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RUOTE E MOTORI

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Febbraio 2023

TESTI VELOMOTOR

La nota azienda italiana

ebbe le sue origini a Bologna

nei primi anni 30

per volontà di Erio Testi che, con

grande passione, diede vita ad

una fabbrica per la produzione

di biciclette che si distinsero subito

per le ottime caratteristiche

costruttive. Trascorso oltre un

decennio, superate le innumerevoli

difficoltà imposte dal periodo

bellico, l’azienda decise di

affrontare la nuova epoca della

mobilità motorizzata trasformando

le sue biciclette in ciclomotori

con l’adozione dei motori

Sachs a due velocità. Il cambiamento

degli obiettivi aziendali

fece ulteriormente crescere la

Testi che sul finire degli anni 50

mutò la denominazione in Velomotor

Testi alla cui guida era

Umberto Testi, figlio del fondatore.

Gli anni sessanta videro la

comparsa del primo ciclomotore

da fuoristrada denominato Trail

King cui fece seguito un altro

modello che aveva la possibilità

di ridurre i rapporti per affrontare

percorsi impegnativi. Il primo

vero modello da regolarità, il

Testi Carabo, equipaggiato con

il motore fu presentato ad inizio

degli anni settanta dimostrando

subito di avere le carte in regola

per farsi notare ed ebbe un seguito

evolutivo con nuove versioni

successive tanto da essere ancora

oggi tra i prodotti della nuova Testi,

azienda che dopo la cessazione

della produzione avvenuta nel

1986, è stata oggi riavviata ed è

guidata da Cristina Testi alla quale

orgogliosamente auguriamo di

riuscire a riportare il marchio ita-

Modelli Testi Gitan per il mercato francese

Pagine a cura di Fausto Piombo

liano ai livelli di un tempo.

Alcune note sui modelli Testi da

fuoristrada: il primo ciclomotore

con cui la casa bolognese

si distaccò dagli standard produttivi

dell’epoca, precorrendo i

tempi prima dell’esplosione della

motocross mania, fu il Week

end Cross, un 50ino inedito,

che ricalcava chiaramente l’inconfondibile

stile delle prime

custum-scrambler statunitensi

e che raccolse l’ampio consenso

del mercato conducendo l’azienda

alla produzione, a metà degli

anni sessanta, del già citati Trail

e Trail King. Quest’ultimo, oltre

all’impostazione ciclistica che lo

rendeva idoneo ad un uso su terreni

accidentati, era dotato di un

sistema meccanico che consentiva

il raddoppio delle velocità

del motore. La produzione

di questi tuttoterreno evolse in

modelli che, pur mantenendo

l’impostazione ciclistica iniziale,

furono migliorati sia sotto il profilo

della struttura sia per quanto

riguardava le dotazioni di serie e

la componentistica di prim’ordine,

nonché per la grande affidabilità

dei motori Minarelli con cui

furono equipaggiati. L’ultima creazione

di questa apprezzata serie

fu il Militar 50 che disponeva di

accessori di serie molto particolari,

quali il porta fucile da caccia

ed il porta canna da pesca, nonché

un paio di sci che consentivano

di procedere in sicurezza su

fondo innevato, un potente faro

antinebbia, una bombola per la

riparazione di imprevedibili fo-

rature degli pneumatici. La vera

svolta nel settore fuoristrada fu

indubbiamente segnata dal Carabo

che venne prodotto in diverse

configurazioni e motorizzazioni e

che già nella seconda metà degli

anni settanta esordì con una sospensione

mono-ammortizzata

su forcellone posteriore cantilever,

distinguendosi decisamente

Testi

TGM

dagli altri cinquantini da cross e

regolarità di quegli anni. I motori

alloggiati nei telai dei vai modelli

furono sempre gli italianissimi ed

affidabilissimi Minarelli che, per

gli allestimenti più competitivi,

comprendevano gli inarrivabili

Corsa Corta.

Giacomo Piombo

Quella della TGM è una

storia “recente” rispetto

a quella di altri nomi

famosi che hanno reso celebri

le moto da fuoristrada italiane

nel mondo, infatti le sue origini

risalgono all’inizio degli anni settanta

quando, due giovanissimi

amici uniti da una smisurata ed

incontenibile passione per il fuoristrada,

decisero di realizzare un

sogno comune, la costruzione di

“cinquantino” da cross.

I due giovani amici erano Gabriele

Giovanardi e Claudio

Marchesini e la loro creatura non

poteva che essere denominata

MA-GI. Lo sforzo compiuto dai

due giovani studenti di Parma

non passò inosservato ed un

paio di anni più

tardi si unì a loro

un nuovo compagno

di avventura,

Gianmarco Terzi,

che diede ulteriore

forza alla società

facendo optare per

il nuovo acronimo

TGM che divenne

il marchio definitivo

della società

con sede sede a

Martorano nei

pressi di Parma.

La nuova realtà

dimostrò subito

il suo potenziale

realizzando

autonomamente

una nuova moto da cross di

cilindrata superiore dotata del

propulsore Sachs 125 cc, motore

che in quegli anni dettava legge

nelle piccole cilindrate ventesimo

e ottavo di litro. Gli anni 1974 e

1975, nonostante l’abbandono

della società da parte di Giovanardi,

regalarono al nuovo sodalizio

emiliano i primi successi

nella categoria cadetta in diversi

campionati regionali

Il 1976 fu l’anno del cambio di

passo con l’arrivo del nuovissimo

motore tutto italiano HIRO che

sostituì il Sachs nei modelli 125

e 250, mentre per i cinquantini

venivano utilizzati i propulsori

Sachs e Franco Morini. In quello

stesso periodo la TGM mise

in produzione anche i modelli da

regolarità nelle cilindrate125 e 50

cc. Da quel momento in poi per

il marchio parmense fu un crescendo

di soddisfazioni, sia dal

punto di vista dell’evoluzione dei

mezzi realizzati sia per quanto

riguardò i risultati nelle competizioni

conseguiti nel 1977 da

campioni emergenti quali Rinaldi

e Pirovano portacolori TGM

rispettivamente nella classe 125

cc. yunior e 50 cc. cadetti. La

produzione proseguì sempre più

spedita e due anni dopo, nel 1979,

nello stabilimento di Martorano

fu messo a punto il nuovissimo

modello da 125 cc. dotati dell’innovativo

motore HIRO con raffreddamento

ad acqua. Il 1980 fu

da € 1.100,00

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2

l’inchiostro fresco

Febbraio 2023

di Lanza Alessandro & Enrico

CENTRO REVISIONI

MAGIRUS

Pagine a cura di

TGM 125 R77 - REGOLARITA’

TM

un anno memorabile per la TGM

perché vide il suo pilota Michele

Rinaldi salire sul secondo gradino

del podio del campionato

Mondiale a soli 20 punti dal vincitore

Harry Everts in sella ad una

Suzuki (va ricordato che al termine

del GP d’Austria le operazioni

di pesatura delle motociclette

constatarono che quella del pilota

belga era sottopeso ma non scattò

la sanzione che avrebbe potuto

costargli 30 punti, senza i quali le

sorti del mondiale sarebbe state

diverse).

Negli anni successivi la gamma

produttiva si arricchì di nuovi

modelli nelle cilindrate 50 - 80

(nuovi modelli cross e regolarità

motorizzati Minarelli) – 125 –

250 e 400 cc. ma i sogni di gloria

di quello che fu ed è ancora un

mito italiano stavano per svanire,

soffocati, come accadde per la

moltitudine di produttori italiani

di motociclette di quegli anni,

dall’avanzata dilagante, travolgente

ed inarrestabile della concorrenza

dei colossi industriali

giapponesi. In ogni caso in tutto il

mondo per gli appassionati TGM

è sinonimo di MOTOCROSS.

Fausto Piombo

Quando si dice che i prodotti

italiani sono frutto

della passione genuina

non è mai per caso e la storia

dell’azienda marchigiana ne è

un ulteriore conferma. La TM

nacque infatti dalla smisurata

passione di due amici per le due

ruote tassellate trasformando in

realtà un sogno comune cullato

per anni, un esordio analogo a

quello di tanti altri storici costruttori

italiani di motociclette.

L’unione delle diverse competenze

e conoscenze meccaniche

e tecniche dei due fondatori del

marchio pesarese fu, tra il 1976

ed il 1977, il miglior

terreno da

cui poté germogliare

un prodotto

di altissimo

livello che

aprì i cancelli

del successo ad

un’azienda di

cui ancora oggi

l’Italia può essere

fiera.

TM, nome corto

facilmente

memorizzabile

scaturito, come molti altri marchi

italiani, dall’unione delle iniziali

di due nomi che nello specifico

furono quelle dei figli dei fondatori,

è da quarantasei anni sinonimo

di motociclette da cross e

regolarità (enduro) di altissima

qualità che ancora oggi non temono

la rivalità nemmeno dei

prodotti dei colossi nipponici.

Il primo modello prodotto fu un

125 da cross che si distinse subito

per essere costruito con i migliori

dal 1964

TGM 125 CROSS - 1979

TITAN

Da oggi è anche

meccanica

per qualsiasi

marca di auto

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e riparazioni

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della casa

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La Titan era un’azienda che

negli anni settanta aveva

sede a Serravalle nella Repubblica

di San Marino.

Purtroppo non siamo riusciti a

trovare notizie e documentazione

tale da consentirci di ricostruirne

la storia ma nonostante ciò riportiamo

in queste poche righe i pochi

dettagli acquisiti.

La produzione della casa sanmarinese

comprendeva alcuni ciclomotori

per l’utilizzo urbano

ed alcuni modelli da fuoristrada

motorizzati con i propulsori italiani

Franco Morini e Minarelli

nelle versioni cross e regolarità

con modelli economici in versione

codice e competizione sia da

cross sia da regolarità.

In particolare la Titan produsse

un 50ino, realizzato specificamente

per le competizioni di

cross, motorizzato con il motore

Franco Morini con carter fusi in

terra, che risultò estremamente

competitivo tanto da rappresentare

una vera e propria spina

nel fianco della rivale parmense

TGM.

Non abbiamo indicazioni relative

alla data di fondazione e quella

probabile di cessazione ne dati

più precisi e completi circa gli

anni di produzione ed i modelli

inseriti a catalogo negli anni di

attività, quindi rivolgiamo ai nostri

lettori l’invito a fornirci eventuali

notizie, dati o materiale che

possa consentirci di aggiornare

questa scheda inviando una mail

all’indirizzo della nostra redazione

redazione@inchiostrofresco.it

Giacomo Piombo


l’inchiostro fresco

Febbraio 2023

3

trans ama

Fausto Piombo

TM CROSS 1980 fonte proprietario Luca Versari

materiali e componenti disponibili

ed equipaggiato con un “motore

TM” capace di erogare ben

26 cv a 11.200 g/m. Anche esteticamente

la TM 125 del 1977/78

si distingueva nettamente dalle

concorrenti per un’impostazione

lineare e pulita dove l’armonia

tra i particolari era praticamente

perfetta. Il 1978 fu un anno di

crescita che, come riportato sulla

rivista specializzata dell’epoca

“Motocross” (n. 1 – gennaio 1979

p.37), si chiuse oltre le aspettative

aziendali, considerando che

fu l’anno del lancio del nuovo

marchio italiano, durante il quale

vennero prodotte e commercializzate

circa 60 “macchine” ed

avviata la produzione di motori

per kart e cross. Da quei giorni

il futuro dell’azienda italiana fu

sempre più brillante, anche se

probabilmente non privo di difficoltà,

ed oggi il blasone marchigiano

continua a tenere alto l’orgoglio

italiano nel mondo confermandosi

quale unico costruttore

italiano partecipante al

campionato mondiale di

motocross. Attualmente la

TM produce motociclette

di altissima qualità per il

motocross, la regolarità

(enduro) ed il motard,

nonché motorizzazioni

specifiche per il settore

kart e negli ultimi anni anche

e-bike. Non ci resta che

aggiungere che ricordare a

tutti gli appassionati quanto

sia importante riconoscere

ed apprezzare l’iniziativa

e l’impegno dei costruttori

italiani premiandoli con la

scelta dei loro prodotti

Fausto Piombo

Tra le motociclette che in

gioventù ho avuto la fortuna

di possedere c’è stata

anche una moto assai particolare

che oggi sarebbe una vera rarità.

Era una moto dal nome esotico

che faceva subito pensare alle

strade polverose e deserte americane

ma che in realtà, essendo

prodotta artigianalmente, era più

italiana di molte sue antagoniste

nazionali.

Era una TRANS AMA ed era

stata costruita nella omonima

fabbrica di Pesaro (sembra che

le motociclette stiano a Pesaro

come la filigrana sta a Campo

Ligure n.d.r.) fondata nel 1977

da Edmondo Rossi che, animato

da grande passione, decise di

avviare una piccola fabbrica di

motocicli da fuoristrada. Per la

produzione non previde standard

industriali ma si affidò alla lavorazione

artigianale che avrebbe

dovuto rappresentare una garanzia

di miglior qualità ed accuratezza

costruttiva. I primi modelli

ad uscire dallo fabbrica furono i

modelli da cross e regolarità nelle

cilindrate più richieste dal mercato,

ovvero 50 – 125 – 250 cc. La

scelta dei componenti ricadde su

fornitori italiani come per i motori

Minarelli per i modelli da 1/20

lt ed Hiro per quelli da 1/8 e 1/4

lt. Sul finire degli anni settanta

la proprietà dell’azienda venne

rilevata dai fratelli Campanelli

che proseguirono l’attività fino al

1985, quando, subendo le sorti

della maggior parte dei marchi

italiani, dovettero chiudere i battenti,

sconfitti non da avversari

migliori ma da colossi d’oltreoceano

economicamente più potenti.

Tra i modelli da cross e regolarità

ricordiamo il Wind 50 cc, il

Winning 125 cc. ed il Winner 250

cc. nelle versioni CR e RG, ma,

ritornando alla Trans Ama che

ebbi la fortuna di possedere nei

primissimi anni ottanta, il marchio

pesarese si fece decisamente

notare con un modello da trial indiscutibilmente

innovativo, forse

troppo per quel periodo, la MAL-

TRY 320 TRIAL, nata dal genio

dell’ing. Maltry che progettò un

mezzo da trial che non aveva e

non ha mai avuto eguali.

Si trattava di un modello molto

particolare che presentava soluzioni

inedite per una moto di quel

tipo: il telaio traeva ispirazione da

quelli creati da Egli per le moto

da strada ed era costituito da un

grosso tubo centrale curvato ad

L. Ad esso era letteralmente appeso

il potente motore italiano

Hiro Sammy Miller.da 320 cc ed

il forcellone posteriore consentiva

di variare il passo della moto

per ricercare l’impostazione ideale

in base alle proprie esigenze di

guida e al percorso da affrontare.

Anche il serbatoio del carburante

rappresentava una novità assoluta

per una moto da trial in quanto

era posizionato sotto la sella,

all’interno della triangolatura

centrale, e consentiva di ottenere

un baricentro estremamente

basso. Un’altra soluzione innovativa

era costituita dal sistema

di aspirazione che utilizzava il

grosso tubo centrale del telaio ed

aveva il filtro dell’aria posizionato

nel punto più rialzato del veicolo,

esattamente davanti al canotto

dello sterzo nascosto dal faro anteriore.

Il “vestito” di questa moto

veramente unica era costituito da

una monoscocca in leggerissima

fibra di vetro verniciata che avvolgeva

letteralmente la struttura

portante del mezzo. Infine non

si potevano ignorare l’ampia ed

ineguagliata altezza da terra della

coppa proteggi motore e l’estrema

leggerezza della moto sensibilmente

inferiore a quella delle

altre motociclette da trial contemporanee.

Una moto proiettata

nel futuro, forse non compresa e

che, forse per questo, non ebbe il

successo che meritava ed oggi i

pochi esemplari che restano rappresentano

delle ricercate rarità

per i collezionisti.

Purtroppo al giorno d’oggi è quasi

impossibile che possano realizzarsi

nuove avventure come quella

della Tran Ama e di altri marchi

che hanno fatto conoscere il

genio italiano nel mondo ma per

fortuna possiamo sempre rivivere

tanti entusiasmanti ricordi.

Fausto Piombo

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l’inchiostro fresco

Febbraio 2023

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