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«Penso ai cinque milioni di sfollati interni e agli otto milioni di espatriati.
Vedo abitazioni rase al suolo o anziani rimasti senza nessuno. Non
possiamo lasciare solo il popolo ucraino. Però occorre prendere atto che
purtroppo la dimensione umanitaria è ormai parzialmente trascurata».
Riccardi è consapevole che ci possa essere il pericolo di assuefarsi al
conflitto. «È fisiologico che lo slancio degli europei si affievolisca con il
tempo, invece di rafforzarsi di fronte ai bisogni crescenti. E mi sembra
di avvertire un distacco fra le scelte politiche dei governi e il sentire
dell’opinione pubblica. Perciò ribadisco che l’Ucraina non deve sparire
dai nostri orizzonti. Certo, non possiamo limitarci a “dare”: serve anche
“dire”, ossia soccorrere con le parole. Qui il popolo ha necessità di
solidarietà umanitaria e umana. Sant’Egidio lo sperimenta con la sua
presenza in moltissime località». Riccardi entra a Leopoli nella chiesa
greco-cattolica della cappellania militare dove una madre accarezza
l’immagine del figlio-soldato ucciso al fronte oppure sosta davanti alle
foto dei caduti che compaiono sulle mura esterne del monastero dorato di
San Michele a Kiev. «Non possiamo rassegnarci all’idea che sull’Ucraina
incomba lo spettro della Siria. Allora dico che occorre la pace subito». E
cita un’espressione del presidente francese Emmanuel Macron al Meeting
di Sant’Egidio dello scorso ottobre a Roma: «C’è bisogno di una pace
pura». Poi aggiunge: «Grazie al cielo abbiamo la voce del Papa che ci
ricorda l’urgenza della pace. Ormai, però, è una voce unica nel
panorama internazionale. Perché i politici ritengono che la parola “pace”
sia unicamente sinonimo di cedimento ai russi». Una voce scomoda e
inascoltata, almeno finora. «Durante le due guerre mondiali – osserva lo
storico – i Papi sono sempre stati invisi alle diverse parti in campo. Infatti
chi parla di pace è impopolare mentre domina il fragore delle armi. Ma la
storia ricorderà il nome papa Francesco, come ricordiamo quello di
Benedetto XV con il suo monito contro l’“inutile strage” nel corso
della Grande guerra. La Chiesa, forte della sua esperienza in umanità,
come diceva Paolo VI, sa che la guerra è un male assoluto e rappresenta
un’avventura senza ritorno. Qualche volta il Papa lo comprende meglio
delle stesse Chiese locali che possono essere travolte dal nazionalismo,
com’è plausibile che avvenga. Inoltre Francesco ci propone di cambiare
punto di vista sul conflitto ucraino, invitandoci a guardarlo non in modo
polarizzato ma a partire dalle sofferenze della gente e andando oltre il
contingente. Così interroga ciascuno di noi: qual è il futuro? Ancora
guerra?».
Di G. Gambassi, da Avvenire del 28/04/2023
La traccia
Parrocchia di San Giacomo Apostolo
14 maggio 2023 n. 20
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SINTONIZZARSI CON DIO
E’ lo Spirito Santo, il Paràclito, a guidare i discepoli e la Chiesa intera. I
discepoli annunciavano il Cristo, imponevano le mani ai pagani convertiti,
e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Pietro nella seconda lettura indica le
modalità dell’annuncio cristiano: dolcezza, rispetto, con retta coscienza.
Soffrire operando il bene piuttosto che facendo il male, questa è la volontà
di Dio. Nel vangelo, Gesù continua a rassicurare i suoi nel discorso di
addio. Li rassicura che non rimarranno orfani, ma che una volta ricevuto lo
Spirito Santo questi rimarrà con loro per sempre, anzi, sarà dentro di loro.
Non un’aggiunta, ma una essenza che definisce il discepolo. Il mondo
distratto e indifferente non lo vede e non lo conosce.
Il “Paràclito”, è il nome dato dall’evangelista Giovanni allo Spirito Santo
dopo la Pasqua. Questi ha la funzione di insegnare. Nel tempo della
Chiesa, Egli rende presente l’Assente, assumendo le funzioni svolte da
Gesù prima della Pasqua. Paràclito letteralmente significa “chiamato
vicino”, da cui l’equivalente latino ad-vocatus, cioè “avvocato”, inteso
come difensore o soccorritore e, per estensione, “consolatore”. Il contesto
in cui si usa questo termine nei testi profani è quello del processo, e indica
“colui che sta al lato dell’accusato” per difenderlo. Il primo “paràclito” è
Gesù stesso, perciò nel testo lo Spirito è appellato con “altro” paràclito. Il
significato è chiaro: Dio c’è sempre. Da parte nostra bisogna attivare la
connessione proprio come si fa quando bisogna collegare un dispositivo
alla rete dati. Disponibilità ad aprire la connessione del proprio cuore per
sintonizzarsi con Dio. Questa predisposizione personale è lo Spirito di Dio
che già abita in me. Dio Spirito mi mette in comunicazione con il mondo
di Dio, Padre e Figlio, affinchè io possa vivere della vita stessa di Dio. Il
mondo non riesce a collegarsi perché gli manca la password: la fede in
Gesù. C’è un esercizio che ci può aiutare ad entrare in connessione con il
divino: la preghiera. Quando ci concentriamo nel cuore, portando
consapevolmente la nostra attenzione al centro del petto, siamo in grado di
influenzare l’attività cerebrale, rendendo l’energia del cuore dominante
rispetto al cervello stesso. Quando la mente è calma, rilassata, libera da
pensieri e riusciamo a percepire l’energia che si sprigiona dal nostro cuore
– ossia l’Amore di Dio -, ci apriamo all’azione di Dio e ad una visione più
profonda, sia del mondo che di noi stessi.
Sabato 13
B.V. Maria di Fatima
Domenica 14
VI^ di Pasqua
S. Mattia
SANTE MESSE DAL 13 AL 21 MAGGIO 2023
19.00 Def.to Canal Franco
8.30
10.30
Lunedì 15 17.00
Martedì 16 17.00
Mercoledì 17 17.00
Giovedì 18
S. Giovanni I
17.00
Def.ta Rizzo Caterina
Def.to Dal Bo’ Domenico, ann.
Celebrazione della Prima Comunione
Venerdì 19 17.00 Def.ti Famiglie Spinazzè Cecchin
Sabato 20
S. Bernardino da
Siena
Domenica 21
Ascensione del
Signore
19.00 Def.ti Famiglia Dan Giorgio
Def.to Da Dalt Mauro
Def.ta Fava Luigia
8.30
10.30
Def.ti Dal Tio Giuseppe e Manuela
Def.ti Zambon Angelo, Ernesto e Augusta
Chiusura anno catechistico
Domenica 21 maggio 2023 : Ascensione del Signore
I^ lettura: At 1,1-11 Salmo: 46
II^ Lettura: Ef 1,17-23 Vangelo: Mt 28,16-20
AVVISI SETTIMANALI
Lunedì 15 – ore 20.30 in oratorio incontro Commissione liturgia foraniale
Martedì 16 – ore 20.00 incontro catechiste delle medie
Mercoledì 17 – ore 20.30 incontro Genitori e Padrini dei Cresimandi in
oratorio
Giovedì 18 – dalle 16 alle 17 in chiesa Adorazione e preghiera per le
vocazioni
Sabato 20 – alle ore 16.00 in Cattedrale ordinazione presbiterale di due
diaconi: don Marco Gaiotti e don Gabriele Pancotto
Continua la recita del Rosario per il mese di maggio in chiesa ogni sera alle ore
16.20, cui segue la Santa Messa alle ore 17.00
Volevamo poi chiedere a Tutti un momento di “evangelizzazione”: portare il
foglietto “La Traccia” alle persone vicine di casa per renderle partecipi della vita
della parrocchia.
OFFERTE DELLA SETTIMANA
Offerte San Fermo, aprile, € 45,27;in memoria di Dal Gobbo Giacomo,
dalla Famiglia € 100; per comunione € 20.
Il parroco e la comunità intera ringraziano di cuore tutti coloro che danno
generosamente per le necessità urgenti della parrocchia.
“AIUTI SI’, MA PER LA RESISTENZA UMANA
«La prospettiva di un cessate il fuoco non è lontana, è
lontanissima». Andrea Riccardi visita l’«Ucraina ferita», come la
definisce, e tocca con mano la resistenza di un popolo. «Una resistenza
umana intensissima», sottolinea il fondatore della Comunità di
Sant’Egidio, che però sembra non imporsi sulla scena mondiale come
quella bellica, ben più amplificata. «In Occidente si investe molto sulle
armi – racconta da Kiev –. Ma c’è un preoccupante disequilibrio fra
l’investimento militare e quello negoziale. Se non si promuove la
diplomazia, che è ricerca di una soluzione contro ogni speranza di incontro
e dialogo, quale sarà lo sbocco? L’era della globalizzazione ci mostra come
ormai le guerre non si concludano, ma si eternizzino. Ed è un dramma.
L’Ucraina corre il rischio di dover convivere con un focolaio, che in realtà
è un incendio, per anni e anni. Se il prossimo mese sarà come quello
passato, perché non pensare che il prossimo anno sarà uguale a quello
appena trascorso?».
Da sabato a oggi Riccardi incontra la rete di Sant’Egidio alla prese
con un «impegno solidale che è uno degli sforzi maggiori fatti dalla
Comunità nella sua storia», spiega. E fa tappa nei luoghi dell’orrore e
della speranza del Paese aggredito: dall’hub degli aiuti a Leopoli che
Sant’Egidio anima ed è un riferimento per i profughi, alle cittadine di
Bucha e Irpin, simboli del male e della distruzione intorno alla capitale con
le loro fosse comuni e le case che ancora portano i segni dei
bombardamenti. A Kiev l’ex ministro si ferma nella sede dei “Giovani per
la pace” colpita dai frammenti di un missile nel marzo di un anno fa,
durante i giorni dell’assedio della metropoli. E poi fra gli anziani accanto a
cui operano i volontari della Comunità. «Accade che le persone che sono
state aiutate abbiano chiesto a loro volta di aiutare – riflette –. Il popolo
ucraino ci racconta con i suoi gesti che cos’è davvero lo spirito di
condivisione. È un popolo che soffre ma sa rimboccarsi le maniche. E la
reputo una risposta al nostro vittimismo occidentale».
È un viaggio personale quello del fondatore di Sant’Egidio. Fra la
gente sulle cui spalle «grava tutto il peso della guerra», afferma. Nelle
sue giornate a Kiev incontra gli sfollati di Mariupol o Kharkiv, la prima nei
territori occupati dall’esercito di Mosca, la seconda a cinquanta chilometri
dal confine russo che continua a essere un bersaglio costante dei razzi
targati Cremlino.
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