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siciliana

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hanno piuttosto la funzione di riappacificare sentimenti contrastanti<br />

nell’ambito dell’amor cortese: esempi tipici sono gentil ira e dolze pianto.<br />

C’è inoltre un’intera composizione del Notaro, il sonetto «A l’aire claro<br />

ho visto ploggia dare», che si sviluppa intorno a un tema sicuramente<br />

affascinante per l’uomo medievale, la reciproca generazione dei contrari:<br />

le due terzine offrono parimenti paradossi di grande successo, tra<br />

cui quello del v. 12: La vita che mi dè fue la mia morte.<br />

III.5. L’adynaton<br />

L’adynaton descrive gli eventi impossibili ed esprime il paradossale.<br />

Giacomo – come poi il Petrarca – concepisce l’avventura erotica come<br />

una conquista impossibile, una tensione inappagata nei confronti<br />

dell’oggetto del desiderio. Ecco dunque un’altra figura linguistica il<br />

cui compito è portare avanti – insieme al paradosso – la funzione tipica<br />

dell’ossimoro. Nelle composizioni del Notaro emergono situazioni<br />

classiche quali Da donna troppo fera - spero pace da «Guiderdone aspetto<br />

avere» (v. 28) e c’anti vorria morir di spata/ ch’i’ voi vedesse currucciosa da<br />

«La ’namoranza–disïosa» (vv. 43-4): in questi versi è evidente quanto<br />

sia fondamentale la desmesura nel rapporto amante-amata nell’ambito<br />

dell’amor cortese. La figura dell’adynaton ammanta il rapporto uomodonna<br />

– giacché Amore e Madonna sono inflessibili – dell’atmosfera<br />

parossistica dell’amore: così il cuore vive quando more e addirittura more<br />

più spesso e forte/ che no faria di morte - naturale («Madonna, dir vo voglio»,<br />

vv. 7; 11-2), mentre il poeta protagonista si lascia andare ad una<br />

confessione sconcertante: quando sospiro e piango – posar crio (v. 64). Il<br />

Notaro costruisce interamente sugli accumuli di affermazioni adynatiche<br />

«A l’aire claro ho visto plogia dare» e «Lo badalisco a lo specchio<br />

lucente». Nonostante il poeta, in questi due sonetti, abbia tessuto una<br />

tela intricata mediante l’accostamento del paradosso del sentimento<br />

amoroso e di incredibili fenomeni naturali, alla fine egli non è riuscito<br />

a valicare i confini della fedeltà al paradigma.<br />

Infine c’è il caso di «Eo viso – e son diviso – da lo viso», unico<br />

esempio di trobar clus nella produzione <strong>siciliana</strong>, ideale per definire il<br />

mondo linguistico lentiniano. Dal punto di vista della complessità retorica<br />

ci troviamo davanti ad un’imponente opera basata sulla ripetizione<br />

del termine ”viso”. Ritornano il consueto processo di accumula-<br />

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