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siciliana

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Erla o il canonico Thomasin von Zirclaere 37 ). Certo l’unica testimonianza<br />

documentaria della presenza presso Federico di un testo in volgare<br />

romanzo resta il Palamèdes secondo la citazione in una lettera in<br />

registro risalente al 1239-1240: tuttavia gli studi più recenti ci hanno<br />

portato oggi ad ampliare lo sfondo, a riconoscere ben altri scritti concreti<br />

quale l’insieme del codice vaticano Chigi E. VIII. 251 (traduzioni<br />

scotiane del De animalibus di Aristotele e dell’ Adbreviatio Avicenne dello<br />

stesso trattato aristotelico) o la traccia di un’Odissea che ci conduce a<br />

quel grande centro librario che fu il monastero pugliese di San Nicola<br />

di Casole (codice Pal. Gr. 45 di Heidelberg). E così il passo successivo<br />

dell’ inchiesta, a fronte di una straordinaria circolazione di sollecitazioni<br />

culturali-librarie, porta a rispondere a un’ulteriore domanda: dove<br />

e chi leggeva (e scriveva) letteratura e poesia in volgare italiano al<br />

tempo di Federico II?.<br />

Passo passo si evidenzia dunque il ruolo che nella scrittura volgare<br />

duecentesca ebbe il settentrione d’Italia, dirimpetto alla Toscana<br />

dei canzonieri, a rendere legittima e proficua la verifica di un percorso<br />

Sicilia-Nord-Est dell’Italia (via Bologna o no).<br />

Il saccheggio quindi dei canzonieri provenzali da parte di vari<br />

poeti federiciani fa intendere quanto pure Giacomino sia stato parte del<br />

progetto vasto di una letteratura volgare che si potesse legare senza equivoci<br />

di sorta, come un’insegna di potere, all’azione dell’imperatore:<br />

sì da poter estendere una riflessione in merito all’interpretazione dantesca<br />

anche del personaggio Sordello, colpevole evidentemente agli occhi<br />

del poeta della Commedia non solo e non tanto di aver optato per la lingua<br />

d’oc, quanto piuttosto per non aver aderito giusto al suddetto progetto<br />

politico-letterario che dotò l’Italia di una Curia, la poesia italiana<br />

di un’aula: e dunque in modo da farci intravedere con anche superiore<br />

chiarezza l’esistenza di un progetto di politica culturale denso e definito,<br />

col quale molti intellettuali si trovarono davvero a fare i conti.<br />

37 Conosciuto quest’ultimo anche con il nome italianizzato di Tommasino de’<br />

Cerchiari, proveniente forse da Cividale. Trasferitosi in Germania compose un trattato<br />

sulla cortesia e alcuni insegnamenti contro la falsità, su richiesta di una donna<br />

sconosciuta. La figura di Tommasino è importante soprattutto perché è lui stesso ad<br />

informarci della presenza in Germania, agli inizi del Duecento, del Cligés di Chrétien<br />

de Troyes tradotto in tedesco e da lui considerato un’ ottima lettura edificante per i<br />

giovani (Vanasco 1979:44-45).<br />

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