Leseprobe_Baldini_Bd1

ITALO BALDINI
Guida storico-cronologica
del Comune di Greve in Chianti
nel Medioevo
PARTE I
Dalla nascita del mercatale a Greve alla caduta di Siena (1555)
Luoghi, fatti, vicende – Famiglie e personaggi
VOLUME I
Dall’VIII secolo al 1329

Cintoia • Greve • Chianti
10 / I
Collana diretta da
Giovanni Weidinger

ITALO BALDINI
Guida storico-cronologica
del Comune di Greve in Chianti
nel Medioevo
Dalla nascita del mercatale a Greve
sino alla caduta della Repubblica senese (1555).
Luoghi, fatti e vicende
delle principali famiglie e dei personaggi del grevigiano.
VOLUME I
DALL’ VIII ALLA PRIMA METÀ DEL XIV SECOLO

Italo Baldini:
Guida storico-cronologica del Comune di Greve in Chianti nel Medioevo.
Dalla nascita del mercatale a Greve sino alla caduta della Repubblica senese (1555).
Volume I
Vienna: Hollitzer Verlag, 2023
(= Cintoia • Greve • Chianti 10 / I)
Lettorato: Irene Borgheresi (Greve in Chianti), Stefano Cavallerin (Perugia),
Andrea Garuglieri (Greve in Chianti), Silvano Sassolini (Pian di Scò)
Indice Toponomastico e Istituzioni Ecclesiastiche: Marta de Bianchi
(Olevano Romano), Indice Antroponimico: Irene Borgheresi (Greve in Chianti)
Redazione: Kuno Trientbacher (Vienna)
Impaginazione e design copertina: Gabriel Fischer (Vienna)
Copertina: Popolo di Santa Croce a Greve.
La piazza del Mercatale a Greve a fine XVI secolo.
ASFi, Disegni preparatori delle Piante dei Capitani
di Parte Guelfa, Popoli e strade, t. 118, c. 113.
Prodotto nell’UE
© Hollitzer Verlag, Wien 2023
Tutti i diritti riservati.
Hollitzer Verlag
della
Hollitzer Baustoffwerke Graz GmbH
ISBN 978-3-99094-126-3
ISSN 2960-4729

GUIDA STORICO-CRONOLOGICA
DEL COMUNE DI GREVE IN CHIANTI
NEL MEDIOEVO.
Piano dell’opera
Parte I
Dalla nascita del mercatale a Greve alla caduta
di Siena (1555)
Luoghi, fatti, vicende – Famiglie e personaggi
Vol. I Dall’VIII secolo al 1329
Vol. II Dal 1330 al XVI secolo
Vol. III Appendice grevigiana. Bibliografia, Indici
Parte II
Istituzioni ecclesiastiche e caritatevoli
dalla loro nascita a oggi
Vol. IV A – La
Vol. V Le – Pa
Vol. VI Pe – Z
Vol. VII Il clero grevigiano. Note biografiche (903–2024)
Parte III
Vol. VIII
Iconografia grevigiana
Iconografia

A mio padre Carlo,
mia madre Marianna
e mio fratello Massimo

SOMMARIO
VOLUME I
DALL’VIII SECOLO AL 1329
EDITORIALE
PREFAZIONE
.................................................................................................... XV
.................................................................................................... XVII
PROLOGO
790 –1099 Il nome Chianti ....................................................................... 3
941 –1078 La nascita di Greve.................................................................. 7
884 –1578 Chiese grevigiane medievali
delle diocesi di Fiesole e di Firenze ............................... 28
957 –1551 Valle e le sue chiese ................................................................ 38
1003 Il fiume Greve ......................................................................... 42
X SECOLO
957 –1590 I signori del castello di Vicchio de’ Lambardi ................... 53
981 –1361 Il castello di Vicchio dell’Abate o Vicolabate .................... 61
995 –1267 L’istituto del launechild nel grevigiano ................................. 84
998 –1360 Alcune annotazioni sui castelli grevigiani,
in particolare Panzano e Grignano ............................... 111
X–XV secolo Le dimensioni dei castelli grevigiani ................................... 118
VII

SOMMARIO
XI SECOLO
1009 –1172 I Da Montebuoni .................................................................... 123
1016 –1101 I Gotizi di Grignano .............................................................. 132
1044 –1217 I mulini di Passignano
e la situazione finanziaria dell’abbazia ......................... 141
1072 –1115 I Da Cintoia e i Longobardi da Cintoia .............................. 163
1078 –1644 I Gottolini, i Da Uzzano ed il loro castello ........................ 169
1085 –1397 Molino Altare .......................................................................... 181
1086 –1302 Il castello di Montefioralle .................................................... 187
XII SECOLO
1145 –1289 / 1425 I rapporti tra proprietari e coltivatori ................................. 197
1156 –1188 Lo staio di Passignano
e quelli delle altre parrocchie grevigiane ..................... 208
1159 –1195 La badia di Passignano verso i Malapresa
e i Da Vignola ................................................................... 212
1174 –1284 L’inurbamento dei nobili del contado ................................. 229
1176 –1203 I confini tra Firenze e Siena .................................................. 235
1182 Le distruzioni dei castelli a Sud di Firenze ........................ 237
1197-1198 Notizie varie ............................................................................ 240
1183 –1209 I Malapresa e il monastero di Rosano ................................. 242
1184 –1187 I rapporti tra la badia di Montescalari e Mezzano ............ 257
1190 –1233 Zucco di Artovicco
e i Mettefuoco da San Bartolomeo in Valle ................. 262
1192 La badia di Passignano tenta di istituire una parrocchia
a Semifonte ....................................................................... 271
1192 –1220 Il giudice Buono da Passignano ............................................ 273
1192 –1220 Gianni e Alberto da Cintoia ed i loro discendenti ............ 275
1193 –1224 Ranieri di Malatinta da Mugnana ....................................... 277
1195 – 2023 Alcune annotazioni su villa Vignamaggio ......................... 281
1197 –1204 I Pegolotti della Valdema ...................................................... 295
1198 –1209 Le vendite fondiarie di Vescovello, pievano di
Rubbiana, in zona di Altare ........................................... 297
1199 –1233 I milites del castello di Passignano ........................................ 302
VIII

SOMMARIO
XIII SECOLO
1202 La caduta di Semifonte .......................................................... 309
1203 –1223 Cacciaconte da Gavignano .................................................... 312
1205 –1215 Notizie varie ............................................................................ 314
1210 –1320 Ancora sui mulini di Passignano
e sulle vicende di quella comunità ................................ 317
1215 –1216 I Buondelmonti ....................................................................... 331
1217 –1225 Notizie varie ............................................................................ 334
1233 –1305 I Da Vignola di Passignano ................................................... 339
1234 –1260 Notizie varie ............................................................................ 345
1260 Il “Libro di Montaperti”. Le promissioni di grano
in soccorso a Montalcino assediata ............................... 350
1260 –1266 Il Liber extimationum ................................................................ 355
1260 –1349 I danni subiti dalla badia di Passignano per mano
degli Scolari. Loro vicende successive .......................... 361
1260 –1325 La distruzione del castello de Le Stinche
e la sua storia ..................................................................... 364
1263 –1268 Guelfi e Ghibellini ................................................................. 382
1267 –1362 I beni a Grignano e Lucolena dei Franzesi Della Foresta
di Figline Valdarno .......................................................... 384
1274 –1299 Le decime della Chiesa .......................................................... 387
1276 –1299 Notizie varie ............................................................................ 393
1293 Elenco dei nobili grevigiani privati dei diritti politici
a causa degli Ordinamenti di giustizia ......................... 399
1294 –1330 Alcuni giovani apprendisti di Montefioralle
e Bachino da Pratale ........................................................ 404
1298 –1347 Sezzate. La Piacza comunis, il castello, i Da Sezzata,
i Bardi ................................................................................ 407
1300 ca. Il “ponte romano” sulle cascate della Sezzatana ................ 414
IX

SOMMARIO
XIV SECOLO
1300 Gli abitanti di Greve .............................................................. 419
1300 Un importante proprietario fondiario:
Cino di Palmiero da Panzano ........................................ 421
1301 Il pievano dell’Antella prende un prestito
di Papa di Brunaccio da Passignano .............................. 422
1302 –1314 La distruzione dei castelli di Montagliari, Monteacuto,
Montegonzi e Lucolena. Vicende successive ............... 424
1302 –1308 Notizie varie ............................................................................ 448
1302 –1595 I ponti di Greve, altre notizie viarie del comune
e sugli spedali ................................................................... 454
1306 –1439 Le Leghe ................................................................................... 476
1310 –1313 Enrico VII in Italia (1310–1313).
L’assedio di Firenze (settembre–dicembre 1312) .......... 481
1311 –1312 Notizie varie ............................................................................ 490
1312 –1376 Il castello di Musignano
e il milite Manente Buondelmonti ................................ 491
1313 –1314 Notizie varie ............................................................................ 497
1313 Un’interessante costituzione di dote con due poderi
posti nella parrocchia di Cecione .................................. 500
1319 –1323 Notizie varie ............................................................................ 509
1323 Una grossa vendita immobiliare
nella parrocchia di Rugliana .......................................... 513
1323 –1324 Notizie varie ............................................................................ 516
1324 –1326 Castruccio Castracani, i grevigiani alla battaglia
di Altopascio ed altre notizie ......................................... 517
1326 Totto Tedaldi e il fallimento degli Scali ............................. 521
1326 –1329 Notizie varie ............................................................................ 527
1330 ca. (?) Un castello dei Bardi a Strada in Chianti? .......................... 531
X

VOLUME II
DAL 1330 AL XVI SECOLO
1332 –1353 Ciupo degli Scolari da Roffiano .......................................... 535
1335 –1342 Notizie varie ............................................................................ 537
1343 Le imposte dei popoli grevigiani ......................................... 543
1336 –1345 Notizie varie ............................................................................ 546
1343 –1348 I fallimenti delle società dei Bardi e dei Peruzzi.
Arrigo Accorsi da Monteficalli fattore dei Peruzzi.
I beni dei Bardi a Panzano .............................................. 552
1343 –1378 Cione (detto il Pelliccia) e Cece Gherardini
da Vignamaggio ............................................................... 559
1345 –1347 La carestia di grano ................................................................ 566
1346 –1352 La faida tra Firidolfi e Gherardini,
la vendetta a Montici e quella a Prato .......................... 569
1347 –1353 Il mercatale a Greve ............................................................... 584
1350 –1461 Pietre per il Duomo di Firenze ............................................ 588
1352 Ser Luca Da Panzano e la sua breve apparizione
all’assedio di Vertine ....................................................... 597
1352 Il testamento di ser Bene da Rubbiana ................................ 599
1354 V–VIII Fra Moriale .............................................................................. 600
1354 –1367 I rafforzamenti dei castelli grevigiani – I ........................... 604
1300 ca. –1375 Il notaio ser Bartolo di ser Neri de Roffiano ........................ 609
1357 –1362 Notizie varie ............................................................................ 612
1363 –1375 Luca di Totto prigioniero dei lucchesi
e i fatti che seguirono ...................................................... 618
1365 L’estimo del 1365 ..................................................................... 630
1366 –1370 Notizie varie ............................................................................ 632
1369 –1426 Filippo di Stefano di Francesco di Durante di Cecco
di messer Gentile Buondelmonti degli Scolari,
detto “Pippo Spano” ........................................................ 634
1370 –1374 Notizie varie ............................................................................ 636
1370 –1395 La faida tra i Firidolfi ed i Quaratesi ................................... 638
1376 I carcerati grevigiani delle Stinche fiorentine e alcune
annotazioni sul nome Montefioralle ............................ 646
XI

SOMMARIO
1376 –1378 Notizie varie ............................................................................ 648
1378 –1383 I Firidolfi nella rivolta dei Ciompi
e i successivi avvenimenti ............................................... 651
1381 –1384 Notizie varie ............................................................................ 683
1384 –1427 Lo spedale di Montefioralle .................................................. 687
1385 –1414 Notizie varie ............................................................................ 691
1396 –1397 Alberico da Barbiano ............................................................. 693
1397 –1452 I rafforzamenti dei castelli grevigiani – II ......................... 703
1260 –1478 Cronologia panzanese
e proprietà dei Firidolfi nel castello .................................... 717
1190 –1398 I Da Verrazzano ...................................................................... 747
1392 –1414 Notizie varie ............................................................................ 753
1398 –1579 Il vino Chianti ........................................................................ 754
1399 V 10 Uccisione di Matteo di messer Luca il Vecchio
Firidolfi ............................................................................. 771
1399 Le processioni di fine secolo ................................................. 773
1400 Fine secolo tra complotti, guerre e pestilenza ................... 774
XV SECOLO
1404 –1413 La produzione del fil di ferro a Montefioralle ................... 795
1406 –1421 Antonio Da Panzano .............................................................. 796
1411 –1413 Notizie varie ............................................................................ 798
1413 –1443 Michele di Frosino da Panzano, spedalingo dello
Spedale di Santa Maria Nuova ....................................... 800
1414 –1425 Poccia dei Firidolfi da Panzano, Quarantotto da
Le Ripemortoie e Frosino di Cece Da Verrazzano ........ 804
1417 –1436 Il carbone per la cupola del Brunelleschi
e note di viabilità grevigiana medievale ...................... 822
1417 –1435 Debiti dei grevigiani con l’Opera del Duomo ................... 837
1418 –1439 Notizie varie ............................................................................ 843
1420 La vendetta di Luca di Matteo dei Firidolfi da Panzano
a Napoli ............................................................................. 845
1420 Antonio di messer Luca Da Panzano ambasciatore
a Napoli ............................................................................. 852
1421 –1460 Firenze e il mare. I grevigiani navigatori ........................... 855
XII

SOMMARIO
1421 –1484 Vespasiano da Bisticci. Il castello di Bisticci ...................... 863
1423 –1426 Ancora su Pippo Spano .......................................................... 866
1424 –1428 Notizie varie ............................................................................ 872
1427 Catasto del 1427 ...................................................................... 875
1430 –1434 Notizie varie ............................................................................ 884
1430 –1446 I beni di Niccolò Da Uzzano. Il suo testamento,
i suoi eredi, il castello di Uzzano .................................. 888
1434 aprile 9 – Visita Pastorale del vescovo Benozzo Federighi ............... 912
1439 agosto 26
1436 –1441 Notizie varie ............................................................................ 945
1445 –1453 Prima e seconda invasione aragonese .................................. 951
1446 –1454 Notizie varie ............................................................................ 955
1457 –1459 Le opere d’arte di Neri di Bicci nelle chiese grevigiane ... 960
1458 Luca Da Panzano con problemi di tasse
mentre si sposa la figlia Mattea ..................................... 965
1458 –1477 Notizie varie ............................................................................ 968
1461 Il crocifisso ligneo della chiesa di San Cristoforo
a Strada e la bottega di Neri di Bicci ............................ 969
1461 –1476 Notizie varie ............................................................................ 971
1478 –1481 Terza invasione aragonese ..................................................... 979
1480 –1484 Notizie varie ............................................................................ 1002
1480 –1540 Giovanni Mazzuoli da Strada (“lo Stradino”) ................... 1003
1482 –1487 Matteo di Franco della Badessa pievano di Sillano.
La pieve viene declassata a chiesa .................................. 1006
1485 La nascita del navigatore Giovanni Da Verrazzano .......... 1009
1485 –1504 Notizie varie ............................................................................ 1015
XV–XVI secolo Acquisti fondiari dei Da Panzano ........................................ 1020
1498 I maggiori proprietari fondiari di Panzano
alla decima del 1498 ......................................................... 1021
1499 Piero di Banco Da Verrazzano
commissario all’assedio di Pisa ...................................... 1028
XIII

SOMMARIO
XVI SECOLO
1500 –1522 Notizie varie ............................................................................ 1035
1512 –1576 Don Michelangelo Biscioni da Lucolena ............................ 1047
1520 Il banchiere Luca di Frosino di Luca da Panzano
(non dei Firidolfi) e i suoi discendenti .......................... 1051
1523 –1527 I viaggi di Giovanni Da Verrazzano ................................... 1063
1523 –1528 Notizie varie ............................................................................ 1066
1529 Resistenza contro le truppe imperiali di Carlo V ............. 1071
1529 –1555 Notizie varie ............................................................................ 1077
XIV

VOLUME III
APPENDICE GREVIGIANA
BIBLIOGRAFIA, INDICI
APPENDICE
Insediamenti etruschi e romani nel comune
di Greve in Chianti .......................................................... 1089
VIII–XIV secolo Breve guida alle torri e ai castelli delle pievi grevigiane
e alle altre strutture fortificate ...................................... 1094
VIII–XIV secolo Dimensioni delle torri e dei castelli grevigiani
o di quei castelli sul limite dei confini delle
pievi grevigiane ................................................................ 1121
X–XV secolo Tavole genealogiche di famiglie presenti
nel grevigiano ................................................................... 1132
XI secolo Livellari e censuari dell’abbazia di Passignano .................. 1168
1064–1397 Trascrizione di pergamene di varie provenienze
relative a personaggi e luoghi grevigiani ..................... 1171
1121–1368 Cariche civili (rettori, consoli, podestà, capitani).
Elezioni e designazioni ................................................... 1248
1163–1793 Notai originari o residenti nei pivieri del comune
di Greve in Chianti .......................................................... 1266
1234–1238 Elenco degli uomini del comune di Panzano ..................... 1291
1260 Libro di Montaperti ............................................................... 1293
1260 I nomi grevigiani nel libro di Montaperti .......................... 1301
1269 Liber Extimationum ................................................................... 1306
1319 Elezioni dei sindaci di varie parrocchie
fedeli all’imperatore (1-16 novembre) ........................... 1319
1319 Estimo del popolo e università di Passignano .................... 1324
1343 Tassazioni di comunità e popoli grevigiani ....................... 1329
1383 e 1427 Estimo del 1383 e catasto del 1427 del popolo
di San Gaudenzio a Torsoli ............................................ 1332
1417–1436 Carbone grevigiano per l’Opera del Duomo
di Firenze .......................................................................... 1338
1427–1575 Popolazione dei popoli grevigiani ....................................... 1359
XV

SOMMARIO
1431–1494 Elenco dei catasti fiorentini successivi al 1427 ................... 1365
1471 Libro vecchio di strade della Repubblica fiorentina ....................... 1366
1570 ca.–1591 Personale che prese parte ai lavori di ampliamento
e restauro della villa di Vignamaggio e delle case
coloniche della fattoria ................................................... 1370
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti archivistiche ....................................................................................................... 1375
Fonti edite ..................................................................................................................... 1381
Sitografia ....................................................................................................................... 1440
INDICI
Toponimi, idronimi, istituzioni ecclesiastiche ....................................................... 1443
Antroponimi ................................................................................................................. 1511
Immagini ....................................................................................................................... 1617
BIOGRAFIA
Italo Baldini .................................................................................................................. 1631
XVI

EDITORIALE
Lo studio del passato è scomodo perché mette
a nudo il presente, e poi non è pop, non è
fatto di anglicismi, slogan, formule. Lungi da
me il denigrare la scienza: viva le macchine!
Viva i laboratori! (da qualche settimana,
per vivere, vendo ricambi d’auto).
Ma il nostro rifiuto della Storia è vergognoso.
(Massimo Piermattei,
ex storico dell’Integrazione europea)
Questo importante lavoro del Baldini riguardante la storia del comune di Greve che
si svolge, principalmente, nei primi sei secoli del Mille, dimostra il profondo amore
per la terra natìa – ereditato e coltivato assieme al padre – ma anche per la storia,
quella minuta, dei piccoli fatti, dei personaggi coinvolti e dei luoghi ove si svolsero
quelle vicende.
Oltre ad un’opera organica di storia è anche una preziosa miscellanea di notizie in
ordine cronologico che si incrociano tra loro e spesso riescono a far emergere vivide
immagini degli abitanti e delle “terre murate” grevigiane dalla nascita del cosiddetto
mercatale di Greve sino alla resa senese del 1555 dopo il lungo assedio fiorentino.
La cura maniacale della toponomastica storica – elemento fondamentale per la
conoscenza del territorio, delle sue vicende e delle genti che in quei luoghi si succedettero
nei secoli – restituisce nell’indice una mole di nomi di luogo veramente imponente,
al pari di quello dei nomi di persona e che assieme formano una indubbia
ricchezza.
La preziosa e unica guida alle istituzioni ecclesiastiche e caritatevoli grevigiane
dalla loro nascita ad oggi, che occupa quattro corposi volumi, è arricchita da immagini
e foto e comprende le note biografiche del clero originario dei nostri luoghi o
che nei secoli resse le chiese grevigiane.
L’Appendice, così vasta e ricca, offre allo studioso e allo storico una moltitudine
di notizie impressionante: dalle tavole genealogiche di numerose famiglie o personaggi
dei nostri luoghi, alla breve guida ai castelli grevigiani, dai nostri personaggi
nel libro di Montaperti e nel Liber Extimationum, alle elezioni di sindaci, rettori consoli
e podestà e all’elenco dei notai dei pivieri grevigiani.
XVIII

EDITORIALE
La consultazione delle fonti storiche conservate negli archivi e tratte anche dalle pubblicazioni
a stampa, che ha formato una bibliografia di quasi oltre sessanta pagine, dà
un’idea del lavoro che il Baldini ha svolto lungo i dieci anni occorsi a completare
l’opera.
Alcuni anni fa mentre discutevamo su come procedeva la stesura di questo lavoro,
Italo mi disse che un po’ tutti gli storici locali avevano parlato di luoghi, di castelli,
di borghi, di chiese, di case, mentre lui, oltre a ciò, intendeva – appena una notizia
glielo consentiva – accendere una luce in quelle abitazioni (canoniche di chiese comprese),
mettervi dentro le persone e indagare storicamente su di esse, facendo emergere
dai fatti il loro lato buono o quello cattivo, la maniera di pensare e di agire.
Dobbiamo dunque essere grati all’autore che con questa opera contribuisce in
modo così notevole anche a riverificare le proprie origini e dare un senso più compiuto
al nostro presente.
Giovanni Weidinger
XIX

PREFAZIONE
Ma noi scriviamo storia, procediamo
per induzione e troviamo più opportuno
indagare a quale risultato arriviamo.
(Plesner Johan,
Una rivoluzione stradale del Dugento, 1980).
Quando si scrive la storia col prisma
delle passioni, riesce impossibile il non cadere
in gravissimi falli.
(Lomonaco Vincenzo, Storia
de’ principii della legislazione, 1844).
Le sètte e l’ambizione de’ Fiorentini sempre
hanno avute di grandi spese loro e vergogne.
(Marchionne di Coppo Stefani,
Cronaca fiorentina, Rubr. 470).
Le cronache medievali hanno solo valore
per i tempi vissuti dall’autore.
(Fiumi Enrico, Fioritura e decadenza
dell’economia fiorentina, 1977).
Quest’opera vuole essere un chiaro esempio dello studiare la storia “dal basso”, aspetto
che mi ha sempre affascinato e che dunque ha attirato maggiormente la mia attenzione
e il mio interesse. Invece di raccontare soprattutto la storia dei grandi politici,
dei sovrani e dei potenti – che comunque non può mancare in questo lavoro – ho dato
uno sguardo a chi stava dietro di essi o attorno a loro, mettendo a fuoco la nostra
popolazione del Medioevo: il contadino vessato dal padrone, il soldato costretto a
combattere svogliatamente a causa del soldo che si faceva troppo attendere, il boscaiolo-carbonaio
pagato sempre meno del promesso, il servo, la balia, il poveraccio, il
miserabile; insomma, coloro che avevano infiniti problemi nel tirare avanti e stentavano
veramente la loro breve vita.
Veri perdenti. Ma, lo sappiamo, la gente è interessata alla debolezza come alla
forza e i fallimenti sono affascinanti quanto i successi e dunque il protagonista prin-
XX

PREFAZIONE
cipale a volte è proprio il perdente: non occorre essere un papa o un re o un eroe per
meritare un posto nella storia, tutti meritano almeno un angolino in essa.
Un gradino superiore a costoro e troviamo i piccoli possessores terrieri (nell’Ottocento
si sarebbero chiamati possidenti) – che con i loro gruppi familiari, nel quadro
di un percorso di ascesa sociale, riuscivano a coltivare decine di pezzi di terra sparsi
un po’ qui e un po’ là, sempre all’inseguimento di nuove opportunità produttive, e al
contempo commerciare i loro prodotti frequentando i numerosi e vivaci mercati presenti
nell’area – e gli allevatori di animali, pecore in particolare. E poi i parroci, i
monaci, il bottegaio, il maestro, gli artigiani con, in primis, il fabbro-maniscalco, il
calzolaio e il muratore. Altro gradino e abbiamo i medi proprietari fondiari – i quali
spesso riuscivano ad incrementare i loro possedimenti svolgendo localmente anche il
piccolo prestito ad usura – i notai, i cavalieri, i grossisti e gli impiegati nelle grandi
società commerciali, quasi sempre assenti dal territorio, richiamati in Italia e in tutta
Europa dal loro lavoro.
Più sopra, in alto alla piramide sociale, troviamo finalmente i nostri grandi possidenti,
gli uomini pubblici, i commercianti viaggiatori e navigatori, appartenenti
quasi sempre alle più importanti famiglie dei nostri luoghi che fecero la fortuna o la
disgrazia dei loro gruppi aristocratici o signorili di contado, secondo le loro scelte di
fazione politica o economiche. Si seguiranno così, ad esempio, le vicende dei Gherardini,
dei Da Uzzano, dei Da Verrazzano, dei Firidolfi da Panzano, dei Da Grignano,
dei Da Cintoia, dei Cavalcanti de Le Stinche, dei Bardi di Sezzate, di Cintoia e della
zona di Panzano.
Storicamente devo ammettere che i nostri luoghi sono veramente ricchi di tantissime
piccole notizie e particolari (a volte solo di quelli) ma che – saputi ritrovare in
più fonti e ricomposti con ordine e metodo – presi tutti assieme formano un vero
patrimonio, proprio perché, molto spesso, sono lo specchio del nostro essere, del nostro
animo e lì ci ritroviamo, vi riconosciamo i “nostri panni” e ci stiamo bene, noi
campagnoli, a ben vedere da pochissimo tempo (secondo il metro della storia) non
più campagnoli del contado fiorentino.
A volte lo spunto per la notizia o per una serie di notizie lo troviamo in un inventario
parrocchiale o in una lettera commerciale, in una provvisione del Comune di
Firenze, in una delle tante ricordanze familiari – quest’ultime così piene di preziose
informazioni – o, ancora, in una confinazione catastale, in un elenco di testimoni
presenti ad un rogito, in uno stato d’anime e in tanti altri “nascondigli” che i precedenti
storici e studiosi non sono riusciti ad individuare o sono stati costretti a ignorare
per limiti di tempo e di risorse. È la costante frequentazione degli archivi, ossia il
«non fuggire dalla fatica polverosa» di essi – come esorta il genealogista seicentesco
Eugenio Gamurrini –, che consente di trovare quello che stiamo cercando, qualche
XXI

PREFAZIONE
volta con un po’ di fortuna, altre per puro caso (e sono queste che danno la maggiore
soddisfazione).
Da queste ricostruzioni biografiche – collegate ai luoghi, agli eventi locali ed a
quelli più generali – spesso si riesce ad intravedere il pensiero dei nostri avi, il loro
modus operandi, le convenienze che coglievano e le scelte fatte di conseguenza. Una
parte di esse andava a buon fine, secondo il disegno tracciato, ma in opposto un’altra
parte consistente impietosamente naufragava per colpa di malattie, guerre, figli che
non sapevano ben orchestrare gli interessi e dunque non all’altezza dei padri, o nipoti
dalle “mani bucate” e dunque non all’altezza della “fortuna”, piccola o grande, che
avevano ereditato dagli zii o, più in generale – come ben scrive Luca di Matteo di
messer Luca dei Firidolfi da Panzano – «per molte brighe e affanni e volgimenti di
stati».
Sono questi grafi, ossia l’insieme di tali elementi (persone–luoghi–eventi), che ci
forniscono «il senso dell’individualità della storia», secondo la felice definizione che
a me piace tanto dello storico Ernesto Sestan. I ragionamenti più ampi che ho svolto
sui nostri personaggi o sui luoghi, tratti da queste minimalia o da altri eventi più importanti,
sono spesso stimolanti e servono a dare maggior consistenza e robustezza
alle notizie, corroborate altresì da un minimo di dati statistici – quando ho potuto
estrarne – che consentono una più ampia visione e una migliore comprensione delle
cose.
In alcuni casi le conclusioni a cui ero giunto su certi fatti – pur avanzate con le
dovute cautele imposte dalla prudenza – si sono successivamente rivelate errate,
quando ho potuto accedere ad altre fonti storiche che meglio puntualizzavano l’accaduto,
ma per correttezza le ho lasciate nel testo, correggendole, in modo da evidenziare
tutto l’iter del mio ragionamento ed anche per mettermi in guardia dalle deduzioni
che storicamente mantengono il loro valore sino a prova (documentale, meglio
se diretta) contraria e per rendere onore all’affermazione di Sant’Agostino: «Quanto
più siamo sicuri del passato, tanto più siamo attenti del futuro».
XXII

SALUTI ISTITUZIONALI
Esprimo i miei più sentiti ringraziamenti in primo luogo al Dott. Italo Baldini, che
con i suoi interessanti volumi Guida storico-cronologica del Comune di Greve in Chianti
– Dalla nascita del mercatale a Greve sino alla caduta della Repubblica senese (1555). Luoghi,
fatti e vicende delle principali famiglie e dei personaggi del grevigiano prosegue il lavoro di
ricerca storica dedicato al nostro territorio già iniziato dal padre, Carlo Baldini, con
dovizia di particolari, testimonianza della grande passione che, anche in lui, ha animato
questo importante lavoro di ricerca.
Ringrazio con sincera riconoscenza il Barone Weidinger che con la generosità e
la disponibilità sempre mostrate nei confronti della nostra storia e delle nostre tradizioni,
accompagnate dal suo profondo amore per l’Arte e la Cultura, ha permesso la
realizzazione di questa importante opera, sicuramente apprezzata – oltre che dagli
studiosi – anche dai nostri concittadini.
Paolo Sottani
Sindaco di Greve in Chianti
XXIII

Lettorati
Irene Borgheresi
Stefano Cavallerin
Andrea Garuglieri
Silvano Sassolini
Greve in Chianti
Perugia
Greve in Chianti
Pian di Scò
Indici
Marta de Bianchi (Toponomastico e Istituzioni Ecclesiastiche) (Olevano Romano)
Irene Borgheresi (Antroponimico) (Greve in Chianti)
Ringraziamenti
(in ordine alfabetico)
Dino Berlincioni
Enzo Biliotti
Don Isio Cecchini
(direttore),
Lucia Bagoli e
Silvano Sassolini
Massimo Certini
Enzo Chiodini
Giuliano Coccia
Erika Del Bravo
Lucia Donnini
Mauro Giannini
Don Luigi Gori
Maurizio Lotti
Tullio Pratesi
Damiano Romei
Rosella Rosi e
Doriano Giannelli
Paolo Socci
Kuno Trientbacher
Daniela Vannini
Greve in Chianti
Panzano
dell’Archivio Storico
Diocesano di Fiesole
Rufina
Montagliari
Castellinuzza
Greve in Chianti
assieme a tutti gli impiegati della Biblioteca
“Massimo e Carlo Baldini” di Greve in Chianti
San Polo in Chianti
parroco di S. Andrea a Casole e S. Donato a Lamole
Lamole
ultimo mugnaio di Molino Altare
Cerbaia (Firenze)
attuali proprietari di Molino Altare
Lamole
Vienna
Biblioteca della Regione Toscana Pietro Leopoldo
di Firenze
XXIV

Abbreviazioni
b. m. bona memoria
c. condam
D./d.ni
dominus/domini
d. domino
d.na
domina/donna
f./ff.
filius/filia, filii/filie, filios, ecc.
g./gg.
germanus/germani (fratello/fratelli)
ibidem
stessa opera, pagina diversa
ivi
stessa opera, stessa pagina
o. olim
pp. n. n./pp. s. n. pagine non numerate/pagine senza numero
q. quondam
q. (dopo un numero) quintali
q. d. qui dicitur
r. regnante, ossia il periodo rivestito nella carica. Es.
“(r. 1426-1457)”
u. d. ubi dicitur
v. vocatur, vocatus, vocata, vocaris, ecc.
Note
In [ ] i commenti dell’autore della presente opera
In ( ) i commenti di altri autori presenti nelle loro citazioni
Con […] o … le sospensioni dell’autore della presente opera all’interno delle citazioni
Con (…) le sospensioni di altri autori nelle loro citazioni
Il “da” dei toponimici (come ad esempio Da Verrazzano, Da Cintoia, Da Panzano) si
sono posti – anche se impropriamente – con la “D” maiuscola quando il riferimento
è ai personaggi o alla famiglia signorile del luogo, con il solo scopo di distinguere
costoro dagli altri abitanti provenienti dagli stessi luoghi, ma di diversa estrazione e
dunque non appartenenti a quelle aristocrazie di contado.
Per i corsi d’acqua minori si è indicato, ove reperito, l’attuale nome, la lunghezza, i
comuni interessati dal loro attraversamento e l’identificativo univoco del corpo idrico
assegnato dalla Regione Toscana.
XXV

PROLOGO

790–1099 IL NOME CHIANTI
La parola Chianti (Clanti) si trova attestata per la prima volta in una carta di donazione
al Monastero di San Bartolomeo Apostolo in Recavata, presso la chiesa di San
Pietro, a Bagno a Ripoli, il 14 luglio del 790.1 Questa attribuzione di prima volta ha
sollevato dubbi nel Repetti che avanzò l’ipotesi che lo scrivano avesse sbagliato nello
scrivere la parola, che si sarebbe potuta leggere Campi e poi interpreta saligo come
“salice”, piante che nel Chianti non ci sono – afferma sempre l’autore – perché è una
regione asciutta.2 La cosa appare molto campata in aria: la voce salingo è nell’atto con
1 «[…] Item curte in clanti cum integro salingo atque casas et portionis quas ad ipsa curte pertinente. Oliva vero
ex omnibus rebus nobis ad salingo pertinentibus in territorio Florentino per singula loca medietatem offerimus
in ipso sancto monasterio excepto triginta libras olei in antea tollere statuimus nos iamdicti germani vel nostris
heredibus.» Cfr. Brunetti 1833, pp. 280-281. Brunetti, ivi, cita l’antigrafo dell’Archivio Diplomatico
quale fonte del documento e ci avvisa che la carta era già stata pubblicata dall’Ughelli nell’Ist.
S. T. III. col. 22. e dal P. Ab. Soldani nell’Ist. di Passignano Lib. I. p. 5. In ambidue si trovano molte varianti
per esserne stata errata la copia. La Carta è conservata in Archivio di Stato di Firenze (d’ora in poi
ASFi), Diplomatico, Santa Maria d’Acquabella, 790 luglio 14 (74002).
Il numero racchiuso in parentesi tonde (o in parentesi quadre se le tonde sono già aperte per altra
necessità) che segue la data è quello dell’unità archivistica, univoco e progressivo assegnato
dall’Archivio ad ogni documento digitalizzato del fondo Diplomatico, senza soluzione di continuità
rispetto alle provenienze dei singoli documenti.
Il monastero, a quel tempo, apparteneva ad un ordine di suore di clausura e secondo quanto dice
il Repetti: «L’antichità di questo monastero […] rimonterebbe al principio del secolo VIII, se ad
esso applicare dobbiamo […] una carta del 790. È questa una conferma di donazione fatta dai pronipoti
del suo fondatore Adonaldo a favore del monastero di S. Bartolommeo in Recavata nelle
mani di Eufrasia loro zia, badessa di quelle recluse nel tempo stesso che vi si nomina una loro sorella
per succedere al governo del monastero dopo la morte di Eufrasia e di un’altra zia. È ignota
l’epoca, nella quale uscirono di là le monache per entrarvi i religiosi, i quali vi risiedevano nel 10
giug. dell’anno 1092». Repetti 1833, p. 24.
2 «Se non che ci dà occasione di dubitare dell’equivoco di quel nome il trovare i saliceti proprj de’
luoghi umidi e in pianura, mentre la regione del Chianti è asciutta e montuosa; e il sentire ripetere
nell’istrumento medesimo res illa salinga in loco Campi, cioè, nella pianura palustre di Campi, che
è 6 miglia a ponente di Firenze. (Soldani, Histor. Passinian. – Lami, Mon. Eccl. Flor.)». Ib., p. 529.
Giuseppe Clemente Bini avanza una tesi addirittura opposta, che vede il nome Chianti derivare
dalle canne, piante note per il loro habitat umido, se non acquitrinoso: «… Canneto è un villaggio
in Toscana nella Valdelsa; Giuncheto è un luogo del Valdarno di sotto. Ma siccome da Canna si fa
Cannetum, e da Cannabe ne viene Cannabetum, così da Calamus si deriva Calametum e Calamita è una
rana verde che sta tralle canne. Ma secondo la contrazione etrusca Calametum sarà divenuto Clametum
e Clamtum, ed ecco forse l’origine del nome del paese che in Toscana Clantum e Chianti si
appella», anche se nella stessa opera afferma il derivare di Clanti da un nome proprio di uomo. Bini
1744, pp. 113 e 261-262.
I saliceti (salectis) – sin dall’alto Medioevo – rientravano nel frasario notarile usato per la descrizione
generica di case e di terreni, come riportato in una carta di Passignano del 957, relativa ad
una concessione di affitto di un podere posto a Valle nella pieve di Sillano: «… cum casis, et dificiis,
3

790–1099
il significato di origine longobarda “sala” ovvero la residenza del proprietario del
fondo e quindi che il fondo viene condotto direttamente dal proprietario; oggi si
direbbe “a conduzione diretta” ovvero – parallelamente in economia – che il capitalista
è anche lavoratore.3 Saltata la superficiale e frettolosa interpretazione dei salici,
salta anche quella, di simile qualità, di Campi.4
Se rimane una perplessità è unicamente legata al fatto di aver trovato nuovamente
documentata, almeno sino ad ora, la parola Clanti solo 300 anni dopo – e oggettivamente
è da ritenere che sia un intervallo di tempo troppo lungo – nel 1099.5 Ci
solamentis, curtis, ortas, terris, vineis, pratis, pascuis, silvis, salectis, cultum, incultum, devisum et indivisum,
movilibus et inmovilibus …». ASFi Diplomatico, Passignano, 957 settembre … (37).
3 Per il Repetti “sala” ha l’accezione di un resedio campestre ad uso di villa signorile. Repetti 1843, p. 5.
Il Larson attesta Salinghis in italiano preletterario dal 1048 con derivazione dal germanismo sala
“abitazione del signore”. Larson 1996, p. 242.
4 Il datum topico “Sala” è ancor oggi piuttosto diffuso nel comune di Greve e, nel Medioevo, nelle
sue pievi: ve n’era uno (ora perduto) nella pieve di San Pietro a Sillano come luogo detto nel 1007,
un altro (perduto), sempre come luogo detto, nei pressi di Aialta, vicino a Passignano, ricordato in
due carte del 1249 e del 1303. Una Casa Sala si trova nelle parrocchie di Santa Maria a Putignano,
poi appellata Santa Maria Ss. Assunta alla Canonica, di San Pietro a Cintoia (Stato d’Anime 1790
e 1855), di San Pietro alle Stinche, poi inglobata in San Leolino a Panzano ed infine di Sant’Andrea
a Casole (Sala di Sopra e Sala di Sotto, con notizie dal 1332). Vi è anche una Fattoria La Sala ed una
strada vicinale “di Sala”. Lo stesso Salicolti (ossia “Colto del Salingo”, toponimo di Poggio al
Vento, dal 1288, perduto) lo ricorda. Infine Repetti si dimentica della pieve di San Giusto in Salcio
(Sancti Iusti scito Salice) – dove, in una carta della badia di Coltibuono del febbraio 1070, è citato il
vocabolo (in loco qui nominatur a la Sale) – e di tutti gli altri “salici-salci” sparsi un po’ dappertutto
nel Chianti “asciutto”. ASFi, Diplomatico, Passignano, 1007 maggio 30 (171), 1249 settembre 26
(14167), 1303(04) febbraio 7 (28488) e 1287(88) gennaio 22 (22310); Pagliai 1909, pp. 38-39.
Il calendario fiorentino del Medioevo iniziava con il 25 marzo; dunque, le date sopra riportate del
7 febbraio 1303 e del 22 gennaio 1287 erano in realtà il 7 febbraio 1304 e il 22 gennaio 1288 in stile
moderno. La diversità di data verrà sempre evidenziata ponendo le ultime due cifre dell’anno
moderno fra parentesi tonde accosto all’anno del Medioevo fiorentino (così calcolato sino al 31 dicembre
1749, giusto la legge del 20 novembre 1749): 1303(04) febbraio 7 e 1287(88) gennaio 22.
5 D’altronde, tra le pergamene di Coltibuono, assommanti a 556 carte che vanno dal 945 al 1200,
solo due volte compare la parola “Chianti”: nel 1149 (integra omnias terras et res quas nos habemus et
tenemus et alii per nos in Clanti […] in predicto territorio de Clanti) e 119… (integram partem unius castri in
Clanti cum tota curte sua). Nelle carte di Montescalari “Chianti” appare nel 1185: Actum ad Castilione
in Kianti, con riferimento all’odierna Castellina in Chianti (Siena). ASFi, Diplomatico, Coltibuono,
1148(49) febbraio … (4879) e 119… … … (7398); Ib., Montescalari, 1185 novembre 9 (6495).
È del 4 ottobre 1217 l’attestazione dell’uso di questo nome geografico come antroponimo: Chiantes
f. o. Mazzalombardi con possedimenti nel castello di Tornano, oggi in comune di Gaiole in Chianti.
Lami 17582, p. 729. Barberinus olim Chianti de Barberino de Muciello è una seconda attestazione – questa
volta del 1311 – dell’antroponimo Chianti. Archivio Storico Diocesano di Fiesole (d’ora in
poi ASDF), VIII, A, 2, c. 20r. Nel 1322 appare anche l’ablativo “Clanto”: In plebatu Sancti Donati in
Pocis, diocesis Faesulanae, in Clanto. Lami 17582, t. I, p. 222.
4

IL NOME CHIANTI
sembra impossibile che in nessun negozio notarile o altro scritto pubblico o privato
emerga, in quel lungo intervallo, Clanti una seconda volta.
Nelle pergamene di Passignano lo troviamo, appunto, la prima volta, il 30 aprile
1099, in riferimento ad una indicazione generica di confini di beni consegnati a quel
monastero. Era uso, negli atti notarili di quel periodo, quando i beni erano sparsi in
più luoghi distanti tra loro, di indicare dei confini generali al cui interno erano compresi
tutti i beni in questione; così troviamo: «… a finis fluvio Greve usque ad locum
Clanti et in Clanti et in poio de Sancto Cassiano et in castello et curte de Rio Cavo …».6 Va
rilevato al contempo che in questo documento – a nostro parere – la parola Clanti è
usata dal notaio, diciamo, con naturalezza cioè come se già fosse un nome conosciuto
e in uso da molto tempo.
Riguardo all’origine dell’etimo Chianti, Pieri propendeva dal personale etrusco
Clante. Questa attribuzione è stata condivisa dai glottologi successivi, anche se
Mastrelli, una trentina di anni fa, ha fatto notare che potrebbe, invece, riferirsi ad un
coronimo che male si collegherebbe con un nome di persona, ossia riconducibile ad
una base Clanti dal significato di acqua, riferita all’antichissimo nome del torrente
Massellone, che nasce da Montegrossi, attraversa poi l’abitato di Gaiole in Chianti
(Siena) per gettarsi nell’Arbia.7
6 Che tradotto suona così: «… dal fiume Greve sino al luogo Chianti e nel Chianti e nel poggio di
San Casciano e nel castello e corte di Riocavo …». ASFi, Diplomatico, Passignano, 1099 aprile 30
(2791). La pergamena è piuttosto grande (mm 800x130) ed è leggermente mutila su tutto il lato
destro, cosa che non consente la completa lettura di parte delle parole su quel lato. Il donatore è
Donato del fu Giovanni di Grimaldo; il documento – che non è un contratto ma un breve recordationis
et securitatis per futura memoratione – venne redatto presso la chiesa di Santa Trinita vicino alle
mura della città di Firenze; il notaio fu Lamberto che aveva una bella grafia dall’andamento corsiveggiante
e dal tratto morbido – simile alla minuscola cancelleresca – che, purtroppo, quasi mai
possedevano i notai delle campagne della Valdipesa e della Valdigreve i quali redigevano con il
loro trascurato corsivo d’uso. Per le scritture dei notai e dei mercanti fiorentini vedasi: Ceccherini,
Irene, Le scritture dei notai e dei mercanti a Firenze tra Duecento e Trecento: unità, varietà, stile, in Medioevo
e Rinascimento, Annuario del Dipartimento di Studi sul Medioevo e il Rinascimento dell’Università di
Firenze, XXIV / n. s. XXI, 2010, Spoleto, Centro di Studi sull’Alto Medioevo, pp. 29-68.
7 Pieri 1919, p. 29 e Mastrelli 1988, p. 43. Cfr. anche il recente Moretti – Rombai 2015, che riporta
una completa bibliografia.
Agli inizi del 1700, a due miglia dal castello di Panzano, venne rinvenuto in località Mura a Sala
un cippo marmoreo sepolcrale di Larus Arianas – ne parleremo più avanti quando tratteremo le
origini di Panzano – che riporta il nome del defunto MI LARUS ARIANAS ANASNIES KLAN.
Buonarroti F. 1726, in appendice al v. II; Dempster 1723–1724, p. 96; cfr. anche Fabretti 1867,
p. XXXII. Da rilevare quanto quel Klan sia molto simile alla parola Chianti (Clanti e anche
Klanti) per cui si potrebbe pensare che la derivazione del nome Chianti possa aver preso origine
da questo personale.
5

941–1078
Fig. 1: La pergamena dove è riportato per la prima volta il nome „Chianti“ (in clāti). ASFi, Diplomatico,
Santa Maria d’Acquabella, 790 luglio 14 (74002).
Lami nel Settecento così definiva i confini del Chianti:
Chianti è una regione della Toscana che è posta a sud di Firenze, la maggior
parte della quale appartiene alla diocesi di Fiesole. Confina ad occidente con
la Valdelsa, a meridione con la campagna senese. Ad oriente vi è la valle
superiore dell’Arno; a settentrione include la Valdipesa e la Valdigreve. In
queste terre si trovano Radda, Castellina, [San Donato in] Poggio, Panzano,
Monte Fecalle [sic], Gaiole, Santa Maria Novella, Sillano, Passignano,
Pietrafitta e molti altri incluse fattorie o villaggi.8
Con questa annotazione chiudiamo l’argomento sul termine Chianti il cui approfondimento
richiederebbe ancora l’impiego di molte pagine.
8 Lami 17582, p. 727.
6

941–1078 LA NASCITA DI GREVE
Tra la fine del XV e i primi decenni del XVI secolo, il cosiddetto mercatale di Greve
– nato come luogo di mercato del vicino castello di Montefioralle e, di conseguenza,
di quelli di Uzzano, Le Convertoie e Montegonzi – era già una entità consolidata da
almeno trecento anni.9
I terreni pianeggianti sul piano del fiume Greve a valle di Montefioralle erano
coltivati e abitati già nel X secolo. La migliore qualità di quei suoli di natura alluvionale,
che si trovavano su ambedue le sponde del corso d’acqua, anche se soggetti ad
allagamenti ed inondazioni molto più frequentemente rispetto ad oggi, avevano attirato
coltivatori, sicuramente anche del castello di Montefioralle (e naturalmente di
quello di Uzzano) che scendevano la mattina a lavorare i campi del fondovalle per
rientrare nel castello a sera.
Che la nostra plagna fosse già abitata da tempo immemore lo indica l’attestazione
così “precoce” (941) di San Pietro al Pino (Sancti Petri q. d. Pino), minuscola parrocchiale
posta in basso e un po’ decentrata da Montefioralle, in direzione Nord.10
Nel maggio del 1003, presso il fiume Greve, nel luogo detto Buccaria (in loco
Buccaria prope fluvio Greve) viene rogato un atto di vendita di una sorte11 posta nella
9 Sull’etimologia del toponimo si ritiene che la seguente spiegazione sia la più interessante: «Come
il latino gravis si è incrociato con il suo contrario levis dando il toscano “greve”, così forse il lemma
per “alveo acciottolato/alluvionale” (o simili) può essersi scontrato e rapportato con il termine che
indicava le “sponde (del fiume/torrente)”, o meglio “la parte del letto di un fiume/torrente che non
è ricoperta dalle acque ed è sparsa di ciottoli e ghiaia” ossia con greto. Così queste “distese ghiaiose”
e quindi il torrente stesso avrebbe preso il nome non di “Grave” bensì “Greve”. Andrebbero
naturalmente viste anche le prime attestazioni dell’idronimo. In ogni caso, possiamo osservare
che, forse, il lemma “greto” ha dato il nome (proprio in Toscana) ad un torrente come il Torrente
“Gretano”, affluente dell’Ombrone». Cfr. Granucci 2006, p. 295, nota n. 55.
10 ASFi, Diplomatico, Passignano, 941 maggio … (31).
11 Corrisponde all’unità colturale del podere che era tenuto da una o, più raramente, due famiglie di
agricoltori. Viene anche indicata, con la stessa accezione, come sorte massaritia, ovvero, come riporta
Du Cange, massaricia fuisse praedia, quae sub annua praestatione excolenda concedebantur villicis qui
ex iis pro dominorum libitu poterant amoveri. Du Fresne Du Cange – Carpentier – Adelung 1776,
p. 592. La curtis era una «grande proprietà bipartita, costituita da una pars dominica, direttamente
gestita dal dominus tramite manodopera servile, e da una pars massaricia, coltivata da contadini dipendenti
(di condizione libera o servile), gravati da canoni e servizi molto diversificati. Il funzionamento
di questa struttura è assicurato da prestazioni di lavoro o corvè sul dominico dai coloni
dipendenti che coltivano il massaricio e che conferiscono al padrone anche censi in natura e in denaro.
Cortonesi – Pasquali – Piccinni 2002, p. 6.
In generale, sulla proprietà terriera attorno a Passignano, Simone Collavini scrive che spesso «su
un pezzo di terra vantavano diritti più soggetti: il titolare della proprietà eminente, l’utilista, e
spesso uno o più intermediari.», vale a dire il proprietario del bene, il coltivatore e colui che aveva
7

941–1078
vallata accanto, cioè in Valdipesa, nel luogo Camugnano,12 piviere di San Pietro a
Sillano. Il venditore è tale Alberto detto Albizio del fu Tangherado detto Tanghizio
(Tangheradi qui et Tanghizo fuit vocatus), vivente secondo la legge Salica,13 proprietario
della sesta parte del podere Camugnano che, evidentemente, lo aveva acquistato da
altri. L’acquirente si chiama Pietro del fu Teuzzo che paga dieci soldi d’argento di
Lucca. I testimoni sono di origine longobarda e sottostanno a quella legge: Gherardo
recevuto il bene dal proprietario stesso, in affitto o a livello, e lo aveva dato a coltivare ad un terzo.
Cfr. Collavini 2009, p. 187.
12 Camugnano o Camugliano si trovava nel versante della Valdipesa e diede titolo – così afferma il
Repetti – a una parrocchia (Santa Maria a Camugnano) nel piviere di Sillano, ma di questa parrocchia,
almeno nelle carte di Passignano, o in altra documentazione sino ad ora esaminata non vi
è traccia. Il toponimo, come luogo detto, è attestato dal 941 (Camungnano), ma nella pergamena
non viene citata Santa Maria a Camugnano come data topica del rogito, così come sostenuto dal
Repetti, ma bensì eclesia Sancte Marie a ille castello che dovrebbe riferirsi a Santa Maria a Cintoia,
castello richiamato nei primi righi della carta. ASFi, Diplomatico, Passignano, 941 maggio … (31);
Repetti, Appendice, p. 440; Baldini – Baldini 1979, p. 102.
Mentre ancora il Repetti dà per scomparso quel casale, il Conti, nel 1965, scriveva che alla fine del
X secolo con quel nome vi erano almeno due unità di coltura ed altri appezzamenti a sé stanti e
che nel Trecento aveva un nuovo nome assai significativo: La Selva, podere tuttora esistente, la cui casa
colonica è minacciata ancor oggi dal bosco. Effettivamente, molti nomi di appezzamenti agrari presenti
nelle carte passignanesi ricordano che in origine (più o meno recente) erano dei boschi; in particolare
una carta del 1210 – si tratta di una vendita di terre nella parrocchia di San Bartolomeo in
Valle –, su sette nomi di “luogo detto” elencati, ben cinque erano in precedenza terreni boscati:
a La Quercia, nel Quercito, dal Cerrito, ai Quercioli e nel Cerreto. Repetti 1833, p. 342; Conti 1965,
p. 59; ASFi, Diplomatico, Passignano, 1210, agosto 16 (8457).
Un Comugno è attestato anche nella corte di Panzano quale data topica di una vendita di sei
appezzamenti di terra al monastero di Coltibuono (Actus Comugni infra curtem de Panzano). Tra i
toponimi vi è anche Vignamaggio. ASFi, Diplomatico, Coltibuono, 1211 maggio 14 (8542).
13 Spesso le carte di Passignano dell’XI secolo riportano a quale legge si dichiaravano soggetti gli
attori dei rogiti, perché fra esse vi erano differenze relativamente alle regole sull’eredità, sul matrimonio,
sulle doti, sulle donne, ecc. Oltre a quella romana, vi era la legge longobarda (ne vedremo
varie caratteristiche in questo lavoro) e quella salica – ossia dei Franchi che ancora dimoravano
in Italia – la quale, ad esempio, prevedeva la successione dei beni al solo figlio maschio primogenito
e che, in assenza di un maschio in famiglia, nessun bene poteva comunque passare dalla lancia
al fuso, ossia da un maschio ad una femmina, e l’eredità andava al parente maschio più prossimo.
Fino al XIII secolo il sistema della personalità del diritto permetteva la cosiddetta professio iuris,
ossia di vivere secondo le leggi della nazione o della stirpe alla quale si apparteneva, ma eccezionalmente
abbiamo trovato questa dichiarazione addirittura a fine del XIV secolo, in una carta
relativa alla dote di una promessa sposa, nella quale il futuro marito e il futuro suocero, di Caposelvi
– oggi in comune di Montevarchi – volendo vivere secondo la legge longobardica, fanno una donazione
alla medesima per morgincap. ASFi, Diplomatico, Innocenti (ospedale degli), 1388(89) gennaio 14
(81364).
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LA NASCITA DI GREVE
Fig. 2: Popolo di San Cristoforo a Lucolena. La chiesa parrocchiale e nelle sue vicinanze l’abitazione di
tale Francies(c)ho Bicheraro. Pansini 1989, carta 129.
del fu Azzo (Gherardus f. b. m. Aczi vivente alamanorum), Agiprando detto Azzo del fu
Guglielmo (Agiprando qui et Aczo vocatus f. b. m. Uuillelmi viventes alamanorum).14
La carta non parla di alcun agglomerato urbano, di qualsiasi consistenza, che possa
far riferimento all’abitato di Greve, ma indica che quel fondovalle aveva una sua
vitalità agraria e di collegamento, grazie alla presenza per lo più entro 1-2 chilometri,
in ambedue le rive del fiume (ma più marcatamente in riva sinistra), dei castelli di
Montefioralle, Montegonzi, Uzzano, le Convertoje, Melazzano; di altri piccoli insediamenti
quali Zano e Mezzuola e della sede di due importanti e antiche (si intende
che erano antiche già allora) pievi: San Pietro a Sillano e San Cresci a Montefioralle.15
14 ASFi, Diplomatico, Passignano, 1003, maggio … (146). Nel 1067 in una locazione a lavorare della
dodicesima parte di un pezzo di terra posto a Rignana (Rengnana) è precisato qui vocata fuit terra
Alberti: con molta probabilità il riferimento è proprio all’Alberto venditore nella carta del 1003.
Ib., Badia a Ripoli, San Bartolomeo, 1066(67) febbraio … (1139).
15 Nelle campagne, lungo le strade di grande comunicazione o di maggior importanza, erano sorte
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941–1078
Il toponimo Buccaria, nei pressi di Greve è oggi scomparso, sostituito da quello di Le
Fornaci. Il suo ètimo potrebbe richiamare il termine beccheria ed essere così accomunato
alla parola macelleria, ma l’origine di questa denominazione può essere anche
attribuita – forse con maggior fortuna – al cognome longobardo “Behhari” (in quella
lingua la “h” si pronunciava come la nostra “c”) e dunque essere il luogo dove abitava
o vi aveva abitato la famiglia Beccari o Beccaria, i cui appartenenti, probabilmente,
avevano avuto lì delle proprietà o tenuto (nel senso di coltivato) quelle terre.
Una terza attribuzione, anch’essa valida, è il riferimento ad un luogo ove si tenevano
radunati i “becchi”, ovvero i montoni, e l’area de Le Fornaci nel Medioevo si trovava
proprio su un importante snodo viario comprendente anche la strada di raccordo
della transumanza ovina tra le vallate della Pesa e dell’Ema (così come a Citille e al
Passo dei Pecorai).16
Comunque, nelle carte di Piante di popoli e strade di fine Cinquecento troviamo in
località Le Fornaci, proprio lungo la strada che conduceva a Firenze (l’attuale strada
regionale n. 222), due edifici di cui uno osteria e l’altro becheria delle fornacie. Nei suoi
pressi, in sponda opposta della Greve, si gettava il Borro delle Colonbe, l’odierno Borro
del Becherale, che nasce dalle pendici di Monte Fili, e che già nel Settecento si chiamava
Borro del Bacalare.17 Come si vede un’attribuzione univoca dell’ètimo, tra le tre indicate,
rimane difficoltosa. Ancora in dette carte, proprio accosto della chiesa parrocchiale
di San Cristoforo a Lucolena, vi è disegnata la residenza di tale Francies(c)ho
Bicheraro il cui cognome, come si è detto, si potrebbe richiamare alla famiglia dei
Behhari o al mestiere di macellaio ma anche, infine, all’allevamento ovino.18
Nella parrocchia di San Bartolomeo a Musignana, in Val di Rubbiana, nel 1174,
vengono venduti due pezzi di terra nel luogo detto a le Bickarie (oggi Poggio La Becle
pievi, dotate di fonte battesimale (per questo motivo dette anche matrici); il territorio su cui il
pievano esercitava la sua giurisdizione era detto plebato o piviere, nel quale erano presenti le parrocchie
da esso dipendenti (suffraganee).
16 A fine dell’XI secolo Ardinguccio del fu Sturmolo donò alla chiesa di San Pietro a Sillano un
pezzo di terra di sei staia nel luogo detto a la Beciaria nel territorio di Passignano, coltivato da
Martino e Guido massari detti becciari. Anche in questo caso la principale occupazione dei due
agricoltori era sicuramente rivolta all’allevamento ovino o caprino. Un secolo dopo, nel 1191, in
una donazione di beni posti a Zano, su un lato di un pezzo di terra è confinante la famiglia Bacalari,
forse un ramo discendente da quei Behhari longobardi de Le Fornaci. ASFi, Diplomatico,
Passignano 1099 luglio 6 (2801) e 1190(91) gennaio 25 (6743).
17 Il nome “Colombe” verosimilmente ha derivazione dal podere con casa da lavoratore presente in
sponda sinistra, prima della sua immissione nella Greve, oggi appellato Colombole; potrebbe però
essere anche l’inverso.
18 Pansini 1989, carta 129.
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LA NASCITA DI GREVE
cheria, in comune di Figline e Incisa Valdarno, a confine con il comune di Greve,
Coord. EPSG: 25832 X: 692.005 Y: 4.834.880) ed anche in questo caso potrebbe essere
valido il richiamo al montone, tenuto conto, in definitiva, della posizione di quel
luogo, in aperta campagna, a poco meno di 800 m slm, sul crinale, nella direttrice
della transumanza.19 Inoltre, nella stessa parrocchia, nel 1335, troviamo il luogo detto
Fubeccharia.20
Anche in culto del Biccaio, luogo detto nella curia di Roffiano – castello che si ritrova
oggi nel toponimo Ca’ di Pesa, nei pressi di Panzano e il luogo detto Becchaio che
abbiamo rinvenuto in due inventari di beni immobili del 1437 di proprietà della parrocchiale
di Santa Maria a Rignana – potrebbero riferirsi a terreni un tempo coltivato
da un macellaio, o beccaio che dir si voglia ma, nello stesso tempo, anche da un
pecoraio.21
Il 26 febbraio 1073 si ha una sentenza data dalla duchessa Beatrice madre di Matilda
Marchesana di Toscana per assicurazione de’ Beni del Monastero di S. Felicita di Firenze a
tempo della B.[adessa] Berta; questi beni erano situati nei comitati fiorentino e fiesolano,
in vari luoghi e accosto al fiume Ema e nei pressi di Greve, ossia infra Comitatu Florentino,
& Fesulano & in locis nominantes, sancto Donato, Romulana, Caldie, Camporegis,
Legnaria, Iugulo, & iuxta fluvio Ima, et prope Greve, […]. In questo caso potrebbe intendersi
nei pressi del fiume Greve, ossia, juxta fluvio Ima & prope [fluvio] Greve, come indirettamente
indica Muratori nella spiegazione dei toponimi presenti nella carta: «Ima
è il nostro fiume Ema, che mette in Greve, distante circa tre miglia da Firenze».22
Comunque appena cinque anni dopo, nel 1078, si ha la prima notizia certa
dell’esistenza di un luogo chiamato Greve in una carta di Passignano, rimasta sinora
inedita (come, del resto, l’altra del 1003), relativa ad una locazione livellaria,23 fatta
19 ASFi, Diplomatico, Montescalari, 1174 aprile 11 (5877).
20 Ib., Sant’Apollonia (benedettine), 1335 dicembre 10 (43118).
21 Ib., Passignano, 1103 maggio … (3047) e ASDF, XIX-1, 126, c. 1v e 144, c. 1v.
22 La sentenza è riprodotta in Muratori 1738, p. 312, sotto la data 1072 «V. Kalendas Martii Inditione
XI». Si trova anche tra i Monumenti in Ildefonso di San Luigi 1776, pp. 165-166, sotto la data
3 marzo 1072(73) e in Mosiici 1969, pp. 59-62 che riporta la data di questa notitia iudicati al 1073
febbraio 26, Firenze (anno in stile moderno). «Anche il “Torrente Ema”, affluente di sinistra
dell’Arno, ha un nome di etimologia poco chiara ma in ogni caso non ascrivibile al latino né a
realtà di neolatino; quindi, ci riporta a età linguistico-culturali antichissime»; cfr. Granucci
2006, p. 295, nota n. 57.
23 Il contratto di livello è un accordo con il quale chi possiede della terra incolta la può far coltivare
ad altra persona che paga un lieve compenso. Vi è l’obbligo di coltivazione e di miglioramento. Si
tratta di un “dominio semipieno” al pari dell’enfiteusi. Livelli a esigui canoni ed a scadenza lunga
o addirittura perpetui venivano concordati da privati al monastero in quanto era più conveniente
affidare la terra ad un “coltivatore” sicuro – in realtà, lo sappiamo, i monaci non coltivavano – e
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941–1078
dall’abate Giovanni Leto, appartenente alla potente famiglia dei conti Guidi, a Bonizzo
del fu Giovanni e Rainzo del fu Domenico, zio e nipote, di una mansa nel
luogo detto Mezzuola (Mezaula) per l’annuo canone di ventiquattro denari lucchesi
da pagarsi nella settimana di Natale. Venendo ai dettagli delle terre oggetto del negozio,
si precisa che sono poste in alcuni “luoghi detti” – non si tratta, dunque, di un
podere accorpato ma pezzi di terra frammentati, che sommati tutti assieme consentivano
la sopravvivenza a un coltivatore e alla sua famiglia – tra i quali a Zano, vicino
alla strada che viene da Greve.
In realtà il notaio, sbagliando, scrive Uzzano (Uzano) al posto di Zano, ma ricadendo
tutti i terreni interessati nella pieve di San Cresci a Montefioralle (de plebe
Sancti Crisci), come è scritto nello stesso strumento, risulta evidente l’errore (Uzzano
è un luogo non distante da Zano, ma nell’altro versante della vallata e nell’allora plebato
di San Pietro a Cintoia).24 La carta risulta molto maltrattata e macchiata nella
riscuotere da questo una specie di vitalizio piuttosto che ricorrere alla (faticosa) coltivazione
diretta o dipendere dalle rese (a volte inconsistenti o, addirittura, inesistenti e quindi ancor meno
affidabili) del contratto di colonìa. D’altro canto, anche le signorie ecclesiastiche (ossia le curie
vescovili) avevano ceduto a privati le loro proprietà, molte delle quali a livello perpetuo. I livellari
gestivano questi terreni come se fossero i propri e la disponibilità di questi possedimenti poteva
tornare al proprietario solo in assenza di discendenti o in caso di mancato pagamento del
canone ricognitivo, il quale però, a causa dell’inflazione, ogni anno era sempre più irrisorio. A
metà del XII secolo i vescovi avviarono delle operazioni di riscatto oneroso, affittando di nuovo
le stesse proprietà riacquisite, ma con canoni fissi in grano. Cfr. Salvestrini 19982, p. 62 e segg. I
termini livello ed enfiteusi spesso nei rogiti avevano lo stesso valore (enfiteusi perpetua sive ad livellum)
come si legge in uno strumento del 19 luglio 1565 di concessione da parte dei monaci camaldolesi
di B. M. Angelorum di Firenze, su richiesta dell’ex abate di Montemuro, di un predio con
casa da lavoratore e più pezzi di terra lavorativa, boscata e soda, posti nel luogo detto Oratorio di
San Michele de Monte, a Iacobo q. Loctieri Iacobi Gherardis, per nove ducati e mezzo; l’atto è rogato dal
notaio Ludovicum Raphaelis de Ciampolis de Grevis. Archivio Horne di Firenze (d’ora in poi AHF),
Greve. I. Lega di Val di Greve, inv. 2865/1; segn. F.XIV.1, c. 257r.
24 Nel 1758 passò al piviere di San Cresci a Montefioralle, poi, il 12 novembre 1854, a quello di Santa
Croce a Greve. Il nome Cintoia deriva da Centuria (S. Petri sito Centuria è riportato in numerose
carte di Montescalari): la centuriazione era il sistema con cui i romani organizzavano il territorio
agricolo, basato sulla formazione di un reticolo ortogonale composto di strade, canali e appezzamenti
agricoli. Una centuria equivaleva a 200 iugeri da assegnarsi ai soldati romani a fine del loro
servizio. Nella zona vi era dunque un insediamento romano e, prima di esso, etrusco.
Anche il toponimo Guardingo, attestato sin dal 1079 (una petjia de terra, et campo illo qui est in loco
Prato, ubi dicitur Guardingo) richiama una presenza militare con funzioni di controllo di una zona
strategica quale era la vallata di Cintoia. Nel 1329 detto luogo era sempre coltivato ma i tre pezzi
di terra lì venduti erano tutti descritti cum castaneis. Il toponimo Prato (casa) è tutt’oggi esistente.
Nella stessa carta sono richiamati i luoghi Caput Ime, Criuci e Luculina, quest’ultima da non confondersi
con Lucolena, parrocchia in quei tempi suffraganea della pieve di San Romolo a Cortule,
riportata in altra carta dello stesso Diplomatico: Luculina ubi dicitur Castello. Guardingo è successivamente
nominato nel 1109 in una charta offersionis di terre al monastero (a Guardingo). ASFi,
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LA NASCITA DI GREVE
parte destra; la parola Greve si trova nascosta alla fine di un rigo, accanto ad una
macchia che ha sbiadito l’inchiostro. Relativamente agli altri “luoghi detti”, due
sono leggibili (Valle di Sillano e Prato di Bololo) un terzo non lo è (Stupla in Plifichi
[?]).25
Questa carta farebbe supporre che Greve avesse già una sua pur minuscola terra
murata, verosimilmente tra San Francesco e Santa Elisabetta, le più antiche aree di
insediamento del paese.26 Offre una certa sicurezza in ciò il trovare scritto prope via
que venit a Greve, ossia non da un luogo detto Greve o dalla mansa di Greve, ma esattamente
da Greve.
In una carta del 1080 Repetti crede leggervi che sia stata rogata nel distretto di
Greve presso il Castel di Torsoli nel piviere di S. Romolo in Cortule, in realtà l’atto non cita
Torsoli come data topica ma factum est a Greue prope ipso castello. I beni oggetto dell’investitura
ricadevano nel territorio delle pievi di Santa Cecilia a Decimo, Santa Maria
Diplomatico, Montescalari, 1078(79) gennaio 10 (1630), 1098 agosto 13 (2744), 1109 giugno … (3262)
e 1328(29) gennaio 3 (38984).
Tra i primi documenti che riportano il nome della pieve di Cintoia se ne trova uno interessante del
1010 con il quale Arnolfus, arcivescovo di Milano, dà a Gariardo f. q. Aczoni dieci mansi a livello per
29 anni, per venti soldi l’anno di moneta papiense, da consegnarsi a Milano. Detti terreni sono
posti nelle pievi di Santa Maria Novella (località Albola) e di San Pietro a Cintoia. ASFi, Diplomatico,
Coltibuono, 1010 giugno 8 (212).
Con la bolla di papa Pasquale II dell’11 marzo 1102 vengono confermati al vescovo di Fiesole i
possedimenti della sua diocesi tra i quali le nostre plebem S. Miniatis sitam in Rubiano, plebem S. Petri
cum curte sitam Cintoria, Ecclesiam Sancti Iusti sitam in Monte Rantuli, plebem Sancti Petri sitam in Sillano,
plebem Sancti Crescii sitam in Novole (cioè a Monteficalle), plebem Sancti Leonini sitam in Panzano
cum curte, Ecclesiam Sancti Euphrosyni (a Panzano) cum curte. Cfr. Lami 17581, pp. 215-216. Alcune
imperfezioni nel riportare i toponimi (Monte Dantuli per Rantuli, Penzano per Panzano) sono
presenti nel testo della bolla in Gaude 1859, p. 227. Le stesse pievi sono di nuovo confermate dopo
trenta anni nella bolla di Innocenzo II del 16 novembre 1134; cfr. Lami 17581, pp. 216-217. Lami
scrive che la bolla è del 16 dicembre, mentre Ughelli la indica, correttamente, al 16 novembre.
Ughelli 1718, p. 241.
25 ASFi, Diplomatico, Passignano, 1077(78) febbraio 28 (1588).
26 Il nome del toponimo grevigiano di San Francesco deriva dall’aver ospitato discontinuamente,
dalla fine del Quattrocento, un piccolo insediamento monastico dell’Ordine Francescano, all’interno
di un immobile che alcuni autori affermano appartenere nell’XI secolo a Bernardo degli
Uberti (1060–1133) – abate di San Salvi nel 1089, abate generale della congregazione vallombrosana
dell’ordine di San Benedetto e cardinale nel 1099, elevato a santo nel 1139 – il quale, il 1 luglio
del 1085, lo donò alla badia di San Salvi, all’atto del suo ingresso come monaco, assieme ad altri
beni in Arcetri. Il rogito però riporta che le terre insistono nella corte di Greve e il riferimento non
può essere che a Greve di Scandicci ossia a Ponte a Greve, nella parrocchia di Santa Maria a Greve.
Una copia dell’atto privato, stesa dal Lami, è conservata in Biblioteca Riccardiana, Firenze, ms
3813, cc. 75v-76r. Cfr. Ughelli 1718, pp. 67-68 e Galletti – Fonseca de Evora 1773, ambedue
citati da Repetti 1835, p. 512.
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dell’Impruneta e Santo Stefano a Campoli. Tre testimoni dell’atto risiedevano a Pisignano,
Faltignano e Casa Vecchia, tutti toponimi posti nel comune di San Casciano
Val di Pesa. Verosimilmente, quel Greve dovrebbe essere riferito a Ponte a Greve.27
Quattro anni dopo, con un breve investitionis, Ranieri del fu Ranieri e la madre
Ermengarda investono il monastero di Montescalari nel possesso di una terra sulle
rive dell’Ema nel luogo detto Codaccio. Tra i testi si trova Guidi f. Ranieri de loco Greve
e l’atto è rogato nel castello di Montebuoni. Lo stesso teste (Guidonis qui vocatus de
Greve) è ancora in un’altra carta del 1103.28 In questo caso è incerta l’attribuzione della
località Greve a quella nostra o a quella di Scandicci.
Nel 1094 il prete Pietro dona al monastero di Passignano tutti i suoi averi nelle
pievi di San Cresci (infra plebe Sancti Crisci sita in loco Uiclo) e di Cintoia; quest’ultima
in quei tempi aveva giurisdizione sino all’attuale abitato di Greve (et sunt posite terre et
res ipse in loco Aczano cum mea parte de ecclesia Sancti Gregorii idem posita et in loco Uzano29
et Gavignano et Greve et Silva Vallise et […]). Greve è qui riportato come se ci si riferisse
ad un’area ovvero un luogo detto, e così anche per Uzzano che però sappiamo
essere stato un castello con proprio lì vicino la sede parrocchiale di San Martino a
Uzzano, la quale – se seguiamo quanto scrive il notaio – era allora suffraganea di San
Cresci prima di transitare in quella di San Pietro a Cintoia.30
Dunque, è da imputarsi al notaio una certa imprecisione nell’indicazione dei luoghi
relativamente alla loro “consistenza”. Essendo poi quel Uiclo posto nella pieve di
San Cresci non può riferirsi né al castello di Vicchiomaggio (pieve di San Pietro a
Sillano, diocesi di Fiesole) né a quello di Vicchio dell’Abate (pieve di Santo Stefano a
Campoli, diocesi di Firenze) come invece afferma il Repetti, sempre se il notaio non
abbia commesso errori di attribuzione dei pivieri di appartenenza ai vocaboli. Avremo
modo più avanti di approfondire la questione.31
27 Ib., 1841, p. 425; ASFi, Diplomatico, Passignano, 1080 giugno 15 (1778).
28 Ib., Montescalari, 1083(84) marzo 1–24 (1878) e 1102(03) gennaio … (2981).
29 Uzano non è corretto, come non lo sarebbe Zano, in quanto l’oratorio di San Gregorio si trova a
Mezzuola nella parrocchia di Santo Stefano a Montefioralle, anche se spesso lo troviamo indicato
come “a Zano”.
30 Questo passaggio del territorio della parrocchiale di Uzzano alla pieve di Cintoia non è direttamente
documentato, dunque l’appartenenza nell’XI secolo a quella di San Cresci a Monteficalle
sarebbe avvalorata dalle due ora citate pergamene di Passignano: questa del 1094 e la precedente
del 28 febbraio del 1078, riportate anche dal Lami. Rimaniamo però convinti che il notaio abbia
bisticciato con i toponimi Zano-Uzano e che la parrocchia di Uzzano sia sempre appartenuta alla
pieve di Cintoia. Cfr. Lami 17581, pp. 822 e 864.
31 ASFi, Diplomatico, Passignano, 1094 luglio … (2549); Repetti 1843, p. 589.
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