ATTUALITÀ ATTUALITÀ NUMERI Welcome to favelas Se ne parla da anni: in Italia servono investimenti per creare stazioni per i bus a misura di passeggeri e rendere, quindi, più attrattive le corriere. Lampugnano, tra i principali hub meneghini, l’esempio di ciò che non può essere accettabile di Tiziana Altieri C’è In apertura, gli stalli dell’autostazione di Lampugnano, base milanese di alcune compagnie di bus. Nella pagina a fianco, immagini che mostrano il degrado del luogo affollato non solo da clochard, ma anche da borseggiatori e venditori abusivi. chi guarda i pannelli elettronici per scoprire da dove partirà il proprio autobus, chi si avvicina ai passanti per avere qualche informazione in più e chi cammina a testa bassa, mani strette alla valigia o alla borsa. Ad accomunarli lo sguardo smarrito, talvolta atterrito. Sta calando la sera e nessuno vuole attardarsi in questa autostazione nota anche come l’hub della paura. Benvenuti a Lampugnano, periferia Nord-Ovest di Milano, principale scalo di autobus di diverse compagnie, da Flixbus a Marino, che collegano il capoluogo lombardo ai <strong>maggio</strong>ri centri italiani ed europei. La capitale economica d’Italia, una delle città (l’altra è Cortina) che ospiterà le Olimpiadi invernali 2026 ‘accoglie’ così ogni giorno migliaia di passeggeri. A Lampugnano stazionano clochard e migranti. Gli anfratti della stazione per molti di loro sono un vero e proprio domicilio da anni. Non disturbano, è vero, ma è difficile sentirsi a proprio agio camminando in mezzo a persone che dormano avvolte in pochi stracci e circondati da tanta sporcizia. Sembra di essere nella New York fine Anni ‘80, primi Anni ‘90, quella precedente alla cura ‘tolleranza zero’ del sindaco Rudy Giuliani. Tolleranza zero invocata dai passeggeri attenti a districarsi, invece, fra borseggiatori, venditori abusivi di biglietti Atm e ambulanti illegali di merci di dubbia provenienza, anzi certissima. Qui scippi e furti sono all’ordine del giorno. Raramente la Polizia pattuglia la zona e quando lo fa c’è ancora la luce del sole. Una situazione di degrado che dura da anni e a poco è servito allontanare il vicino campo Rom. L’ex Palasharp (ma prima Palatrussardi) alle spalle della stazione è stato abbandonato, diventando un rifugio per senzatetto e irregolari. “Le facce che vediamo - fanno sapere i titolari delle attività che gravitano intorno, un bar e un’edicola - sono ormai sempre le stesse. Ci sono molti maghrebini e qualche centrafricano. Quando sono arrivati in Italia, alcuni hanno cercato un lavoro ma senza successo. C’è chi si è lasciato andare: ci sono alcolizzati e tossicodipendenti che hanno dato vita a una vera e propria organizzazione criminale. Rubano le valigie dei viaggiatori meno accorti e ne rivendono praticamente l’intero contenuto. Qui si traffica anche con i documenti”. Un biglietto da visita non certo all’altezza della ‘città da bere’. Il Comune ha messo sul tavolo qualche progetto per cambiare il volto dell’hub. In particolare ‘Natta Nord‘ prevede la risistemazione della piazza della metropolitana e delle aree verdi con la realizzazione di un parco pubblico, un’area commerciale e la nuova sede di Ediltrenno. ‘Natta Sud’, invece, punta sull’edilizia libera e a una quota di social housing. Al momento, però, non si vede nessun cantiere. Non consola il fatto che il Palasharp rischia di essere tagliato fuori dalle Olimpiadi invernali. Scartata, infatti, l’ipotesi di ospitare qui le gare di hockey femminile, troppo elevati i costi per recuperare la struttura ormai allo sfacelo. Servono stazioni strutturate Proprio le autostazioni sono state al centro di uno dei FlixTalk organizzato a Milano da FlixBus. “Oggi, nonostante i volumi di traffico della mobilità su gomma - ha evidenziato Paolo Beria, Direttore Traspol e Professore Associato del Politecnico di Milano - il concetto di ‘autostazione’ è spesso interpretato in maniera molto minimal: una semplice fermata a bordo strada, senza servizi, strutture e presidio. Una tendenza non solo italiana. Per quanto riguarda il nostro Paese bisogna guardare con attenzione al Sud dove, spesso grazie all’impegno dei singoli operatori privati, sono state realizzate autostazioni più strutturate”. Bastano pochi numeri per dare l’idea di quella che è la situazione nel Bel Paese: delle circa <strong>50</strong>0 fermate in Italia della rete FlixBus, solo 29 sono autostazioni, mentre tutte le altre sono aree di fermata su marciapiedi, senza alcun servizio all’utenza. E tra le autostazioni c’è appunto Lampugnano: non certo un esempio da seguire e, purtroppo, non l’unico. Da Padova, ad Adria fino all’Aquila, le cronache sono piene di descrizioni di ‘capolinea’ dove regna sovrano il degrado. Eppure il successo delle corriere passa anche da qui. “È fondamentale - ha sottolineato Tommaso Ferrari, assessore alla Transizione ecologica del Comune di Verona - fare squadra tra pubblico e privato, al fine di migliorare il servizio offerto agli utenti, sia da un punto di vista qualitativo che di sicurezza, e promuovere lo sviluppo futuro della mobilità sostenibile con l’installazione di punti di ricarica per la diffusione delle trazioni alternative”. Un altro tema, l’ennesimo, da mettere sul tavolo delle amministrazioni. lll 20 - <strong>Pullman</strong> <strong>maggio</strong> <strong>2024</strong> www.pullmanweb.com <strong>Pullman</strong> - 21