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Powertrain 2024-5

Tra gli argomenti di questo numero: PREMI Diesel of the Year 2025: l’evoluzione del Doty Alternative Engine Award: sarà l’alternativo dell’anno AUTOMOTIVE Automobili elettriche, c’è crisi. E le elezioni Camion elettrici in Europa, Usa e Cina STAZIONARI CMG-FPT-Bimotor nel tunnel del Fehmarn VISTI DA VICINO BU Power Italia: il commerciale ai raggi X ELETTRIFICAZIONE Settore minerario: ABB ed Epiroc Carri miscelatori: Bravo, Faresin e Supertino Movimento terra: perplessità sull’heavy-duty Develon: l’e-scavatore e la pala H2 COMPONENTI Forsee Power: in diretta dalla Francia Bosch Rexroth: la famiglia eLion RUBRICHE Editoriale; Hi-Tech; VeT; Oem&motori

Tra gli argomenti di questo numero:

PREMI
Diesel of the Year 2025: l’evoluzione del Doty
Alternative Engine Award: sarà l’alternativo dell’anno
AUTOMOTIVE
Automobili elettriche, c’è crisi. E le elezioni
Camion elettrici in Europa, Usa e Cina
STAZIONARI
CMG-FPT-Bimotor nel tunnel del Fehmarn
VISTI DA VICINO
BU Power Italia: il commerciale ai raggi X
ELETTRIFICAZIONE
Settore minerario: ABB ed Epiroc
Carri miscelatori: Bravo, Faresin e Supertino
Movimento terra: perplessità sull’heavy-duty
Develon: l’e-scavatore e la pala H2
COMPONENTI
Forsee Power: in diretta dalla Francia
Bosch Rexroth: la famiglia eLion
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; VeT; Oem&motori

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OTTOBRE MAGGIO<br />

2023 <strong>2024</strong><br />

N° 10 5<br />

EURO 5,00<br />

A misura di<br />

kWe<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

art. 1, comma 1, LO/MI<br />

• AL DIESEL OF THE YEAR SI AFFIANCA<br />

L’ALTERNATIVE ENGINE AWARD<br />

• DIAMO CORRENTE A MIXER, DEVELON,<br />

CANTIERI, FORSEE E BOSCH REXROTH<br />

• C’È POSTA PER BU POWER ITALIA<br />

E PER CGM-FPT INDUSTRIAL-BIMOTOR


Maggio <strong>2024</strong><br />

SEGUICI SUI<br />

SOCIAL:<br />

powertrainweb.it<br />

La tecnoLogia<br />

giusta adesso<br />

12<br />

Motori a combustione interna a idrogeno<br />

stessa potenza.<br />

stessa affidabiLità.<br />

zero emissioni di carbonio.<br />

Scopri di più.<br />

18<br />

30<br />

22<br />

IL SONDAGGIO<br />

DEL MESE<br />

Il mercato dei data center<br />

ha trovato terreno fertile anche<br />

in Italia?<br />

Rispondi su<br />

powertrainweb.it<br />

Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />

non sono basate su un campione scientifico<br />

LE RISPOSTE DI<br />

APRILE<br />

Importeremo veramente<br />

idrogeno dal Medio Oriente,<br />

invece del petrolio?<br />

26%<br />

sì<br />

74%<br />

no<br />

PREMI<br />

8. Diesel of the Year 2025<br />

L’evoluzione del Doty<br />

10. Alternative Engine Award:<br />

Sarà l’alternativo dell’anno<br />

AUTOMOTIVE<br />

12. Automobili elettriche:<br />

C’è crisi. E le elezioni<br />

14. Camion elettrici:<br />

In Europa, Usa e Cina<br />

STAZIONARI<br />

18. CMG-FPT-Bimotor:<br />

Nel tunnel del Fehmarn<br />

VISTI DA VICINO<br />

22. BU Power Italia:<br />

Il commerciale ai raggi X<br />

ELETTRIFICAZIONE<br />

26. Settore minerario:<br />

ABB ed Epiroc<br />

28. Carri miscelatori:<br />

Bravo, Faresin e Supertino<br />

30. Movimento terra:<br />

Perplessità sull’heavy-duty<br />

34. Develon:<br />

L’e-scavatore e la pala H2<br />

COMPONENTI<br />

38. Forsee Power:<br />

In diretta dalla Francia<br />

40. Bosch Rexroth:<br />

La famiglia eLion<br />

RUBRICHE<br />

4. Editoriale 6. Hi-Tech 42. VeT<br />

50. Oem&motori<br />

SOMMARIO<br />

©<strong>2024</strong> Cummins Inc.<br />

3


L’IA SOGNA MOTORI ELETTRICI?<br />

C<br />

aro Philip K. Dick, sono<br />

trascorsi 56 anni da quando<br />

scrivesti “Ma gli androidi<br />

sognano pecore elettriche?”<br />

(meglio conosciuto come “Il cacciatore<br />

di androidi”). Superfluo contestualizzare<br />

quanta acqua sia passata sotta i ponti da<br />

quel turbolento 68. Arriviamo dunque al<br />

punto: nel <strong>2024</strong> l’intelligenza artificiale<br />

sogna motori elettrici? Istintivamente<br />

verrebbe da dire di sì, dal tanto siamo<br />

impregnati di fiction. In realtà l’IA si<br />

concilia con l’infrastruttura, più che<br />

con la struttura. Insomma, l’intelligenza<br />

artificiale sarebbe un’interprete genuina<br />

e fedele della neutralità tecnologica.<br />

Digitalizzazione, assistenza predittiva,<br />

platooning, controllo elettronico. Senza<br />

scostarci dai paraggi di Philip Dick, la<br />

società 2.0 è ancora lontana dalle atmosfere<br />

di “Blade Runner”. Ciò non toglie che la<br />

formula Bev (Battery electric vehicle),<br />

all’interno di una sinusoide sentimentale<br />

oscillante tra promesse d’amore eterno e<br />

improvvise retromarce, prosegua la sua<br />

scalata all’empireo delle applicazioni,<br />

stradali, industriali e, seppur con maggior<br />

cautela, marine. Ne troverete testimonianza<br />

su questo numero. Sorvoliamo sul<br />

licenziamento del 10% della forza lavoro<br />

di Tesla. La creatura di Elon Musk soffre<br />

il pressing delle emergenti concorrenti<br />

cinesi (e il calo delle azioni, che sfata il<br />

mito dell’impennata perenne). In apertura<br />

vi raccontiamo la contrazione dell’intero<br />

segmento delle automobili elettriche.<br />

Preferiamo però illustrarvi l’andamento<br />

dei veicoli commerciali nell’emisfero<br />

occidentale e in Cina. Nonostante<br />

rappresenti un ambiente ancillare, rispetto<br />

agli autobus urbani, l’e-truck manifesta<br />

segnali di vitalità. Trasferendoci a bordo<br />

strada, tra le macchine mobili industriali,<br />

sventola il tricolore tra i carri miscelatori,<br />

grazie alla lungimiranza di Faresin, Bravo<br />

e Supertino. Per comprendere lo status<br />

quo e le previsioni dell’altra metà del<br />

cielo off-highway, abbiamo raccolto le<br />

valutazioni della rivista e-construction.<br />

Le sintetizziamo con un inciso superpop:<br />

“bene, ma non benissimo”. Develon,<br />

dal canto suo, procede con un menù “all<br />

inclusive”. Vi riportiamo le novità più<br />

elettriche dei coreani, comprese quelle<br />

mostrate all’Intermat (vi ricordiamo che è<br />

stata un’edizione attentissima al fenomeno<br />

“batterie”). Qualora non vi bastasse, vi<br />

riportiamo la versione di Bosch Rexroth<br />

e di Forsee Power, che ci ha accolti nello<br />

stabilimento di Poitiers. In conclusione,<br />

giusto per chiarirci, sappiate che chi scrive<br />

non è ChatGPT, è umano, non un androide,<br />

e sogna ancora le pecore di una volta,<br />

quelle che fanno “beeee”.<br />

EDITORIALE<br />

4


Agco Power si potenzia. A Linnavuori<br />

Fincantieri, Eni e RINA<br />

IL CUORE OLTRE<br />

L’OSTACOLO<br />

Agco Power ha comunicato un<br />

investimento di 70 milioni di euro<br />

nello stabilimento di Linnavuori,<br />

in Finlandia. Batterie ad alta<br />

tensione, celle a combustibile<br />

e sistemi ibridi. Agco produrrà<br />

anche componenti per le<br />

trasmissioni a variazione continua<br />

e si occuperà in questa sede<br />

di rigenerazione dei motori<br />

CHILOMETRO ZERO<br />

Come ha sottolineato l’AD di Fincantieri, l’accordo<br />

che coinvolge queste tre entità di rilievo del tessuto<br />

industriale nazionale deve essere focalizzato sul<br />

principio dell’innovazione “cantierabile”<br />

Eni, Fincantieri e Rina hanno<br />

firmato un accordo per<br />

condurre un’analisi e valutazione<br />

completa delle alternative<br />

più sostenibili che possano<br />

supportare il percorso di decarbonizzazione<br />

marittima, basandosi<br />

anche sullo sviluppo di<br />

soluzioni complementari ai carburanti<br />

già disponibili per altri<br />

settori “hard to abate”. Tra gli<br />

ambiti di interesse anche un’analisi<br />

e uno studio del profilo<br />

infrastrutturale ed energetico<br />

di riferimento e dello sviluppo<br />

di nuove strutture logistiche.<br />

Pierroberto Folgiero, AD e<br />

Direttore Generale di Fincantieri,<br />

ha dichiarato: «Siamo molto<br />

contenti di unire le forze con<br />

Eni e Rina in un’alleanza per<br />

dare concretezza alle soluzioni<br />

esistenti oggi e per tracciare la<br />

strada nel futuro con una ottica<br />

fattiva di ecosistema. Le nuove<br />

tecnologie, infatti, andranno<br />

industrializzate sulla nave, così<br />

come i nuovi combustibili andranno<br />

prodotti e distribuiti in<br />

banchina. Solo con un concetto<br />

di “innovazione cantierabile”<br />

potremmo condurre la nostra<br />

industria e proiettare la nostra<br />

leadership navalmeccanica nel<br />

futuro».<br />

Da sinistra, Carlo<br />

Luzzatto, AD e<br />

Direttore Generale<br />

di Rina; Pierroberto<br />

Folgiero, AD e<br />

Direttore Generale<br />

di Fincantieri;<br />

Giuseppe Ricci,<br />

Deputy del DG<br />

Energy Evolution Eni.<br />

HI-TECH<br />

Agco Power ha annunciato<br />

un investimento di 70<br />

milioni di euro nello stabilimento<br />

di Linnavuori a Nokia,<br />

in Finlandia, per differenziare le<br />

tecnologie propulsive. In altri termini,<br />

una spinta verso un’offerta<br />

meno dipendente dal solo motore<br />

a combustione interna, alimentato<br />

a gasolio fossile. L’investimento<br />

consentirà la costruzione di un<br />

laboratorio per testare le celle<br />

a combustibile. Il potenziamento<br />

della struttura riguarda anche<br />

un centro di formazione e per i<br />

visitatori, un capannone di produzione<br />

per la lavorazione di testate<br />

e componenti di produzione<br />

per trasmissioni automatizzate a<br />

variazione continua (Cvt), un reparto<br />

di verniciatura e strutture di<br />

test per motori rigenerati. I nuovi<br />

edifici ammontano complessivamente<br />

a 11.000 mq e saranno<br />

completati nel corso del <strong>2024</strong><br />

e 2025. Lo stabilimento Agco<br />

Power Linnavuori impiega circa<br />

1.000 dipendenti. Nel novembre<br />

2023, il Presidente della Repubblica<br />

di Finlandia, Sauli Niinistö,<br />

ha esternato apprezzamento sia<br />

per Agco Power che per Valtra,<br />

ubicato a Suolahti. Le risorse infuse<br />

nelle attività dell’impianto<br />

di Agco Power a Linnavuori hanno<br />

totalizzato oltre 100 milioni<br />

di euro, negli ultimi cinque anni.<br />

Oltre ai motori diesel, Agco sta<br />

espandendo il proprio portafoglio<br />

sviluppando motori che utilizzano<br />

carburanti alternativi e varie<br />

soluzioni elettriche.<br />

«Il laboratorio per l’energia<br />

pulita ospiterà diverse celle per<br />

testare i motori a combustione<br />

alimentati con carburanti alternativi,<br />

nonché una gamma di<br />

soluzioni elettriche, come ibridi,<br />

celle a combustibile e tecnologia<br />

delle batterie ad alta tensione»,<br />

ha affermato Juha Tervala, amministratore<br />

delegato di Agco<br />

Power. Essendo stati concepiti<br />

originariamente per applicazioni<br />

intensive e in condizioni climatiche<br />

avverse, la loro durata può<br />

essere prolungata attraverso la<br />

rigenerazione. Il ripristino dei<br />

motori a uno stato pari al nuovo<br />

va ben oltre la possibilità di<br />

riparazione; i prodotti rigenerati<br />

vengono smontati fino ai loro<br />

singoli componenti, ispezionati,<br />

puliti e completamente ricostruiti.<br />

I miglioramenti nelle capacità di<br />

test rigenerati a Linnavuori fanno<br />

parte degli investimenti globali di<br />

Agco nella rigenerazione.<br />

«Rigeneriamo motori usati<br />

nell’ottica di un’economia circolare<br />

dal 1990. I miglioramenti<br />

del prodotto si basano sulla revisione<br />

più recente e al motore riparato,<br />

testato e verniciato viene<br />

concessa una garanzia di fabbrica<br />

completa. Gli investimenti nel<br />

nostro stabilimento di Linnavuori<br />

ci consentiranno di aumentare le<br />

nostre capacità di rigenerazione<br />

per servire clienti globali»,<br />

ha continuato Tervala. Agco sta<br />

centralizzando le attività di produzione<br />

dei suoi componenti di<br />

trasmissione a Linnavuori per<br />

massimizzare la storia di qualità<br />

e competenza della struttura.<br />

Gli investimenti consentiranno<br />

di espandere la produzione di<br />

componenti Cvt con l’intenzione<br />

di produrre più componenti<br />

di trasmissione ad alta precisione<br />

in questa sede. «Attualmente<br />

produciamo circa un milione di<br />

ruote dentate e assali all’anno,<br />

ma si prevede che questo numero<br />

raddoppierà dopo gli investimenti»,<br />

puntualizza Tervala. Il<br />

nuovo capannone di produzione<br />

ospiterà anche una linea di lavorazione<br />

con un elevato grado di<br />

automazione per la produzione<br />

delle testate dei motori Core.<br />

BTS Group e AB Energy: 10 impianti di biometano<br />

BTS e AB Energy hanno siglato<br />

un accordo che prevede lo<br />

stanziamento di oltre 90 milioni di<br />

euro. Si intende così sviluppare<br />

una pipeline di oltre 10 progetti<br />

di upgrading di impianti esistenti<br />

oppure greenfield di proprietà di<br />

BTS nel settore del biometano,<br />

oltre a una cooperazione su<br />

potenziali ulteriori progetti nel<br />

prossimo futuro. Attraverso<br />

questo accordo il Gruppo BTS<br />

e AB contribuiranno al percorso<br />

di decarbonizzazione e al<br />

raggiungimento delle quote di<br />

biometano stabilite a livello<br />

Nel corso dell’anno finanziario 2023<br />

Deutz ha aumentato il suo fatturato del<br />

7,8% a circa 2,1 miliardi di euro. Con<br />

quasi 187.000 motori diesel venduti,<br />

Deutz ha ottenuto una forte crescita<br />

organica nel segmento Classic e ha<br />

aumentato il proprio margine all’8,8%.<br />

L’azienda continua a promuovere il<br />

consolidamento del mercato nel settore<br />

dei classici motori a combustione<br />

attraverso acquisizioni e partnership<br />

mirate. La partnership con Daimler<br />

Truck e la prevista acquisizione delle<br />

attività di assistenza e vendita per<br />

motori mtu di Rolls-Royce Power<br />

nazionale con una produzione<br />

totale stimata in circa 30.000.000<br />

Sm 3 (standard metro cubo)<br />

all’anno sui 10 impianti in cui<br />

Deutz 2023: oltre i 2 miliardi<br />

Systems hanno consentito all’azienda<br />

di compiere un passo importante<br />

verso il suo obiettivo di diventare uno<br />

dei tre principali produttori di motori<br />

indipendenti entro il 2030.<br />

Il primo ordine in serie per il motore a<br />

idrogeno (100 unità per la generazione<br />

sono sbarcati in Cina) conforta l’azienda<br />

di Colonia negli investimenti, che oltre a<br />

orientarsi sull’elettrificazione, insistono<br />

anche sui motori a combustione interna.<br />

I nuovi ordini in America hanno segnato<br />

una leggera crescita. La regione EMEA,<br />

al contrario, ha registrato una riduzione<br />

tangibile, mentre la performance della<br />

collaboreranno, con un beneficio<br />

ambientale notevole grazie ad un<br />

risparmio annuo di circa 63.000<br />

tonnellate di CO 2<br />

.<br />

Germania è stata più confortante della<br />

media europea.<br />

Anche in termini di ambiti applicativi<br />

l’andamento è stato contrastante: in<br />

crescita i segmenti Material Handling<br />

e Servizi; al contrario, i nuovi ordini<br />

di motori per utilizzi stazionari, per<br />

l’agricoltura e movimento terra ed<br />

edilizia si sono attestati nettamente<br />

al di sotto dell’anno precedente.<br />

L’azienda ha notevolmente aumentato<br />

la propria redditività: l’utile rettificato<br />

è aumentato di poco meno del 35%<br />

e il margine è aumentato di 1,1 punti<br />

percentuali al 5,7%.<br />

6<br />

7


diesel of the year. 2025<br />

CAMBIO DI<br />

STAGIONE<br />

Il Diesel of the Year ritorna alle origini. L’edizione<br />

2025 sarà assegnata a novembre, all’Eima di<br />

Bologna. Il premio trasloca dunque dalla primavera<br />

del movimento terra all’autunno dell’agricolo.<br />

Non cambiano l’impostazione e i criteri di<br />

valutazione, che valorizzano l’affidabilità e<br />

la sostenibilità del motore endotermico<br />

Diesel of the year, si cambia! Nessun ripensamento<br />

sulla natura del premio. Il motore<br />

endotermico è in corso di riabilitazione, soprattutto<br />

alle latitudini industriali. Sarà oggetto di<br />

restyling, continue ottimizzazioni del processo di<br />

combustione, sterilizzato nella sua fisiologica tendenza<br />

a produrre NOx e PM dall’azione virtuosa<br />

dei biocombustibili. La sua presenza nel sottopancia<br />

delle macchine operatrici, dei gruppi di continuità<br />

e dei natanti proseguirà ancora per parecchi<br />

anni. Qual è, allora, l’elemento di discontinuità nel<br />

Diesel of the Year? Fatta eccezione per le prime<br />

due edizioni, dal 2008, il premio è sempre stato assegnato<br />

in occasione delle rassegne del movimento<br />

terra. L’alternanza degli eventi del Cece assegnava<br />

il diritto di cittadinanza al Bauma Monaco, all’Intermat<br />

di Parigi e al Samoter di Verona. La cadenza<br />

temporale era infelice, dal momento che cadeva<br />

generalmente ad aprile. L’autorevolezza di questo<br />

genere di vetrine, rutilanti di declinazioni applicative,<br />

si prestava però a rinnovare una premiazione<br />

sfasata temporalmente. Nel 2020, lo sappiamo, si<br />

è abbattuto il ciclone pandemico. Il Bauma Monaco<br />

ha vampirizzato le altre manifestazioni legate<br />

al movimento terra e all’edilizia. Dopo accurata<br />

riflessione, abbiamo dunque pensato di ritornare<br />

alle origini, sfruttando l’alternanza biennale tra<br />

l’Agritechnica di Hannover e l’Eima International<br />

di Bologna. Nonostante le cicliche oscillazioni, la<br />

meccanizzazione agricola gode di maggiore stabilità<br />

e si avvantaggia del seguito degli utilizzatori<br />

finali. Il segmento delle macchine agricole si<br />

dimostra anche quello più fidelizzato al principio<br />

della combustione interna. I contadini faticano ad<br />

affrancarsi dalla dipendenza dai trattori da campo<br />

aperto tutti muscoli e cavalli. Per intenderci, i 6<br />

cilindri con la cara vecchia canna da litro. L’elettrificazione<br />

si manifesta, seppur timidamente, tra<br />

gli specializzati, i telescopici e nelle piccole macchine<br />

da raccolta, soprattutto quelle che operano<br />

principalmente in serra. Ci è sembrato dunque opportuno,<br />

dopo un’accurata riflessione, saltare un<br />

giro, resettare e ripartire dal 2025, a novembre di<br />

quest’anno. Se avessimo invece premiato il Doty<br />

<strong>2024</strong>, quale sarebbe l’identikit del vincitore? La<br />

famiglia Core di Agco Power avrebbe meritato un<br />

premio. Riscrivere da foglio bianco la piattaforma<br />

motoristica vale di per sé una menzione. Certo, il<br />

5 e il 7,5 litri non hanno strappato alla concorrenza<br />

l’Indice Diesel, ma rappresentano unità “fresche”,<br />

con un’accurata messa a punto degli organi vitali,<br />

la sovralimentazione e il sistema d’iniezione.<br />

Sono peraltro attrezzati per convertirsi ai biocombustibili.<br />

A questo punto, un’altra domanda sorge<br />

spontanea: chi riceverà la targa a BolognaFiere?<br />

In merito al tassello mancante, il <strong>2024</strong>, abbiamo<br />

parlato di un 5 e di un 7,5 litri; rilanciamo con<br />

un’altra famiglia motoristica modulare, che ha le<br />

stesse cubature. Stiamo parlando di HD Hyundai,<br />

che al Conexpo, esattamente un anno fa, ha esposto<br />

una teca con le miniature del DX5 e del DX8. Ab-<br />

biamo conferma del lancio della versione in scala<br />

reale, nel corso del <strong>2024</strong>, ma non sappiamo molto<br />

di più delle specifiche. Restiamo a Las Vegas, dove<br />

la premiata ditta Caterpillar e Perkins ha tolto i veli<br />

al 13 litri conosciuto come Cat C13D e Perkins<br />

2606. Sono in corso di definizione le ultime pennellate<br />

al monoblocco, con verifiche sul campo ai<br />

sistemi di filtrazione, per fare un esempio. Dal 2025<br />

saranno disponibili le versioni pilota. C’è un’altra<br />

coppia, in questo caso una coppia “di fatto”, che si<br />

è affacciata alla ribalta con un motore interessante:<br />

John Deere e Deutz. Il 3,9 litri è candidato alla successione<br />

del best seller della scuderia di colonia, il<br />

TCD2.9, fagocitando anche il 4,1 litri. Anche John<br />

Deere Power Systems considera centrale questa cilindrata,<br />

sia per l’assorbimento domestico che per<br />

il mercato dei motori sciolti.<br />

EIMA International,<br />

Padiglioni 14 e<br />

15, la residenza<br />

temporanea<br />

dei motoristi<br />

e della catena<br />

cinematica durante<br />

la rassegna sulla<br />

meccanizzazione<br />

agricola.<br />

Ripartirà da qui,<br />

a novembre, la<br />

parabola del Diesel<br />

of the Year.<br />

Terra<br />

Eima<br />

Eima<br />

2006<br />

2007<br />

JOHN JOHN DEERE<br />

DEERE<br />

Ptp Ptp 6090 6090<br />

CUMMINS<br />

CUMMINS<br />

B3.3 B3.3<br />

Samoter<br />

2008<br />

FPT FPT INDUSTRIAL<br />

INDUSTRIAL<br />

F 32 32<br />

PERKINS<br />

PERKINS<br />

1206E-E70Tta<br />

1206E-E70Tta<br />

Intermat<br />

2009<br />

DEUTZ<br />

DEUTZ<br />

Tcd Tcd 2.9 2.9 L4 L4<br />

Bauma<br />

Samoter<br />

2010<br />

2011<br />

JCB<br />

JCB<br />

Ecomax Ecomax<br />

Intermat<br />

2012<br />

KOHLER<br />

KOHLER<br />

Kdi2504Tcr<br />

Kdi2504Tcr<br />

MTU<br />

MTU<br />

6R 6R 1500 1500<br />

Bauma<br />

2013<br />

FPT FPT INDUSTRIAL<br />

INDUSTRIAL<br />

Cursor Cursor 16 16<br />

KOHLER<br />

KOHLER<br />

Kdi3404Tcr Kdi3404Tcr Scr Scr<br />

MAN<br />

MAN<br />

D3876 D3876<br />

Samoter<br />

Intermat<br />

Bauma<br />

2014<br />

2015<br />

2016<br />

Samoter<br />

2017<br />

LIEBHERR<br />

LIEBHERR<br />

D9812 D9812<br />

DEUTZ<br />

DEUTZ<br />

Tcd9.0 Tcd9.0<br />

Intermat<br />

2018<br />

Bauma<br />

2019<br />

Munich<br />

KUBOTA<br />

KUBOTA<br />

V5009 V5009<br />

FPT FPT INDUSTRIAL<br />

INDUSTRIAL<br />

F28 F28<br />

ConExpo<br />

2020<br />

2021<br />

Samoter<br />

JOHN JOHN DEERE<br />

DEERE<br />

18.0L 18.0L<br />

KOHLER<br />

KOHLER<br />

KSD KSD 1403TCA 1403TCA<br />

SCANIA<br />

SCANIA<br />

Power Power Solutions<br />

Solutions<br />

Next Next Generation Generation DC13 DC13<br />

?<br />

2022<br />

2023<br />

<strong>2024</strong> 2025<br />

8<br />

9


Alternative engine award<br />

LA PRIMA<br />

VOLTA<br />

Abbandonare il motore a combustione interna?<br />

Sulle frequenze di POWERTRAIN l’endotermico,<br />

semmai, raddoppia! Alternative Engine<br />

Award prende spunto dalle opportunità della<br />

decarbonizzazione. Combustibili di origine<br />

biotica e paraffinica, il rilancio del gas, rinfrancato<br />

dall’incentivazione al biometano, le varianti<br />

dell’ibridizzazione e l’asso di briscola, in termini<br />

di emissioni allo scarico, dell’idrogeno. Queste sono<br />

le premesse. Chi si aggiudicherà la prima edizione?<br />

Decarbonizzare è la parola d’ordine di qualsiasi<br />

applicazione motorizzata. Quello che<br />

è diventato un mantra, generalmente monotonale,<br />

era originariamente associato a un’altra<br />

espressione: “neutralità tecnologica”. Le cose,<br />

strada facendo, hanno preso una piega diversa.<br />

L’elettrificazione, almeno all’interno del perimetro<br />

dell’Unione Europea, successivamente di quello<br />

californiano, ha preso il sopravvento nell’agenda<br />

dei decisori. Le ragioni della rivista POWER-<br />

TRAIN scaturiscono proprio da una visione matura<br />

e consapevole della metamorfosi della catena<br />

cinematica. Utilizzatori di energia che diventeranno<br />

anche produttori dell’energia stessa, l’adozione<br />

di un sistema propulsivo all’insegna di valutazioni<br />

tattiche, prima ancora che ingegneristiche e prestazionali<br />

(legate cioè alla presenza di un’infrastruttura<br />

efficiente, che si tratti di gas naturale o<br />

biometano, altri biocombustibili, elettricità o idrogeno),<br />

un delta prezzo che concilia, anzi, impone<br />

il soccorso dell’incentivazione pubblica.<br />

restituire dignità alla parola transizione? Certo, non<br />

disponiamo né potremmo disporre di Hvo e biometano<br />

in misura sufficiente da soddisfare le esigenze<br />

della trazione veicolare. Quanto basta, però, a ridurre<br />

significativamente l’impronta di carbonio, senza<br />

peraltro innescare la spirale inflattiva delle materie<br />

prime destinate all’alimentazione umana. Il gas rappresenta<br />

una tecnologia consolidata che ha trovato<br />

in Italia terreno fertile. Che sia disponibile allo stato<br />

gassoso o a quello liquefatto, il gas ha alimentato<br />

polemiche: i detrattori sostengono infatti che le sue<br />

frazioni incombuste rappresentino una minaccia. I<br />

sostenitori enfatizzano l’assenza di ossidi di azoto e<br />

particolato, nel confronto con il gasolio. Di sicuro,<br />

sosteniamo noi, è una risorsa preziosa e irrinunciabile<br />

nella dieta energetica che ci accompagnerà al traguardo.<br />

Ammesso e non concesso che la transizione<br />

stessa sia il traguardo. Ma in questo caso il ragionamento<br />

di complicherebbe... Per traguardo s’intende<br />

l’emissione zero. Allo stato attuale, significa motore<br />

elettrico con pacco batterie o celle e a combustibile.<br />

Idrogeno fa rima anche con termico. Soprattutto<br />

dopo lo spartiacque del 2020, la formula Ice-H2,<br />

dall’acronimo anglofono, ha scalato rapidamente la<br />

gerarchia delle preferenze. Anche in questo caso, le<br />

voci contro non mancano. Sul banco degli imputati<br />

finisce l’efficienza, che sicuramente penalizza questa<br />

soluzione. Il traguardo del 50% inaugurato dalla<br />

premiata coppia Bosch e Weichai, seguita in ordine<br />

temporale da Scania, quindi da Caterpillar e Perkins,<br />

e via di seguito, fino ad assimilare questo benchmark,<br />

non è certamente replicabile dallo stesso identico<br />

motore a combustione interna, opportunamente rivisitato<br />

per digerire l’idrogeno. Trasformato in combustibile,<br />

conserva un carattere “scorbutico”, ma<br />

enormi potenzialità. È stabile, non genera morchie,<br />

non contiene ossigeno, inibisce la crescita batterica.<br />

Allo scarico concede qualcosa in termini di NOx,<br />

pochissimo, in rapporto alla combustione del diesel.<br />

Soprattutto, l’architettura motoristica è immediatamente<br />

disponibile e potrebbe sfruttare le analogie, e<br />

la relativa compatibilità, con il metano, bio o fossile,<br />

liquido o gassoso. Questo è il quadro introduttivo.<br />

Torniamo a quanto scritto in apertura: l’Alternative<br />

Engine Award si inscrive in una prospettiva olistica.<br />

Concetto che, applicato a un motore endotermico, si<br />

esprime fattivamente in un’unità multi-combustibile.<br />

E all’insegna della versatilità<br />

È sicuramente premiante la versatilità del monoblocco,<br />

che si adatti alla combustione di combustibili<br />

diversi, a partire dal diesel. L’architettura di<br />

un motore di questo genere condivide sicuramente<br />

il basamento e la quasi totalità della componentistica.<br />

I cambiamenti più significativi negli organi<br />

vitali, l’iniezione e la sovralimentazione. Deve<br />

sicuramente prestarsi all’adozione del ciclo Otto,<br />

quindi dell’accensione comandata, per l’alimentazione<br />

in forma gassosa. Deve essere compatibile<br />

all’iniezione in camera dell’idrogeno. Insomma, la<br />

formula ideale sarebbe la seguente: diesel, Hvo e<br />

biodiesel, Cng/Gnl, H2 Ice, magari con l’opzione<br />

del pacco batterie di supporto (Phev/Mhev). Un ritratto<br />

ulteriormente impreziosito da una vocazione<br />

multitasking: come per il convenzionale motore a<br />

ciclo diesel, infatti, la declinazione in una pluralità<br />

di applicazioni sarebbe, come si scrive nei curriculum,<br />

“nice to have”.<br />

Un banco prova<br />

per motori a<br />

idrogeno (a sinistra)<br />

e un esempio di<br />

impianto biogas/<br />

biometano<br />

(Iniziative<br />

Biometano, entrata<br />

nell’orbita di<br />

Snam4Environment).<br />

Idrogeno e<br />

biometano sono<br />

due esempi<br />

cristallini della<br />

vocazione<br />

dell’Alternative<br />

Engine Award.<br />

TERRA<br />

Approccio ecumenico<br />

In questo scenario, POWERTRAIN ha abbracciato<br />

l’approccio Bev con convinzione, ma in modo<br />

estremamente laico. La strada verso l’emancipazione<br />

degli inquinanti allo scarico è lastricata di insidie e<br />

variabili esogene. Perché dunque ostinarsi a ignorare<br />

l’apparato tecnologico più efficiente e collaudato<br />

finora mai applicato? Stiamo parlando, ovviamente,<br />

del motore a combustione interna, che si propone<br />

come alter ego di se stesso. Un endotermico in buona<br />

misura corrisponde al combustibile che sprigiona<br />

l’energia meccanica. Allora, perché non valorizzare<br />

quella pletora di carburanti a bassissimo o nullo tenore<br />

di zolfo e di idrocarburi aromatici che possono<br />

10<br />

11


auto elettriche<br />

CURVA AL<br />

RIBASSO<br />

Vendite a picco e industria automotive con<br />

il motore imballato, mentre le elezioni europee<br />

(a giugno) e quelle Usa (a novembre) minacciano<br />

di ribaltare gli scenari della transizione energetica.<br />

La crescita in doppia cifra è uno dei must di<br />

qualsiasi ufficio marketing. Il calo, in doppia<br />

cifra, rappresenta invece un autentico incubo.<br />

È quanto succede in Europa alle auto elettriche,<br />

le cosiddette Bev (Battery electric vehicle).<br />

Luci e ombre del mercato delle auto “alla spina”<br />

NAVI GARAGE<br />

capaci di sbarcare<br />

oltre 7mila veicoli<br />

elettrici sul<br />

suolo europeo.<br />

Una minaccia<br />

per i costruttori<br />

del Vecchio<br />

Continente e una<br />

spia per quelli<br />

cinesi. Segnala<br />

la contrazione<br />

del mercato del<br />

Dragone.<br />

automotive<br />

Un analista della Reuters ha descritto l’inquietante<br />

prospettiva che nel primo semestre<br />

del <strong>2024</strong> si sta aprendo davanti ai Ceo<br />

dei grandi gruppi europei che costruiscono automobili.<br />

Il primo dato è che nei primi due mesi<br />

del <strong>2024</strong> a livello Ue la quota di auto elettriche<br />

“pure” (Bev) è scesa all’11,3% dell’immatricolato<br />

contro il 15,7% dello stesso periodo dello scorso<br />

anno. Interesse tiepido per le Bev, che è amplificato<br />

anche da alcuni fattori non meno secondari<br />

del delta sul prezzo. A partire dall’infelice scelta<br />

del gigante Volkswagen di proporre le elettriche<br />

ID.3 e ID.4, “sostitutive” di Polo e Golf, con la<br />

sola trazione posteriore (almeno nelle versioni entry<br />

level). Soluzione ben poco gradita all’automobilista<br />

tedesco medio, chiamato a confrontarsi per<br />

almeno cinque mesi all’anno con neve e ghiaccio,<br />

per di più al volante di una Bev che nel caso della<br />

ID.4 pesa già di suo due tonnellate a vuoto. Non è<br />

un caso che proprio gli stabilimenti VW di Emden<br />

e Zwickau, dedicati alle Bev, funzionino a singhiozzo<br />

già dallo scorso novembre. Può sembrare<br />

un paradosso, ma ha contribuito alla frenata delle<br />

vendite di Bev il ribasso del 30% in un anno del<br />

listino Tesla. Nell’automotive finora ribassi che<br />

svalutano l’usato di un terzo non se n’erano visti.<br />

Ecco il motivo per cui Hertz, che nel 2021 aveva<br />

firmato un contratto da 100mila Model 3, dopo il<br />

crollo del valore delle Tesla usate ha annunciato<br />

a fine 2023 di non avere rinnovato l’accordo e di<br />

volersi liberare di almeno un terzo del parco elettrico.<br />

Stesso discorso per i tanti early adopters di<br />

modelli Tesla che, dopo averli usati per un paio<br />

d’anni con cura maniacale, scoprono che la cifra<br />

a cui vorrebbero rivenderli è più alta dell’attuale<br />

prezzo di listino del nuovo. Senza dimenticare, in<br />

Italia, ma non solo, la giungla degli abbonamenti<br />

per la ricarica. Se gli early adopters sono spesso<br />

forniti di un proprio impianto fotovoltaico per<br />

la ricarica notturna, il cliente medio europeo – a<br />

parte chi sceglie Tesla – si trova di fronte un numero<br />

pressoché infinito di gestori delle colonnine<br />

che, a loro volta, rendono disponibili potenze<br />

reali molto diverse da quelle nominali e applicano<br />

tariffe a consumo con enormi variazioni sul<br />

prezzo al kWh.<br />

C’è tanta incertezza<br />

Un quadro di incertezza fotografato da un prospect<br />

di Deloitte di fine febbraio, condotto su un<br />

campione di oltre 20mila persone in ciascuno dei<br />

26 Paesi europei. La propensione per l’acquisto di<br />

una Bev è ferma al 4% come media continentale,<br />

con Germania e Italia a quota 5, la Francia al 6<br />

e la Spagna precipitata al 3%. Quadro che si replica<br />

oltreoceano con Ford e General Motors che<br />

stanno frenando gli investimenti per lo sviluppo<br />

dei nuovi modelli Bev.<br />

Non bastassero i dati di vendita Ue e Usa, le elezioni<br />

europee del 6-9 giugno hanno un orizzonte<br />

tutt’altro che certo, con il rischio concreto che<br />

una brusca svolta a destra nella composizione del<br />

Parlamento Ue metta in discussione l’impostazione<br />

del green deal di Bruxelles. Manfred Weber,<br />

capogruppo del Partito Popolare Europeo, nonostante<br />

il suo partito abbia votato a favore dello<br />

stop ai motori endotermici dal 2035, l’ha già detto<br />

apertamente: «Se il mio gruppo nelle prossime<br />

elezioni riuscirà a ottenere la maggioranza, annulleremo<br />

il divieto». Dietrofront che punterebbe<br />

a un approccio “tecnologicamente neutrale”<br />

lasciando l’ultima decisione «agli ingegneri e al<br />

mercato, non ai politici». Inimmaginabili le conseguenze<br />

per chi ha abbandonato lo sviluppo dei<br />

motori endotermici. Senza neppure citare Akio<br />

Toyoda che da sempre critica le scelte dell’Unione<br />

europea (peraltro estromesso dal ruolo di<br />

Ceo del gruppo Toyota), il riposizionamento di<br />

Mercedes è eloquente: in occasione della presentazione<br />

dei risultati 2023 è emerso che l’updating<br />

dei motori termici proseguirà senza discontinuità<br />

anche oltre la data limite del 2030, nonostante<br />

l’annuncio fatto nel 2021 di volerne fermare la<br />

produzione. Quanto a Trump, se a novembre dovesse<br />

rimettere piede alla Casa Bianca, le sue opinioni<br />

sulla transizione energetica e, in particolare,<br />

le Bev sono arcinote: «Non vanno lontano, costano<br />

troppo e saranno tutte prodotte in Cina» ha<br />

ribadito dopo un incontro-scontro con Elon Musk<br />

in Florida, lo scorso marzo.<br />

Anche il Dragone non ride<br />

E non è tutto: perché anche dalla parte opposta del<br />

mondo, in Cina, non sempre gli ingranaggi girano<br />

nel senso desiderato. Da un lato, nel lanciare il 28<br />

marzo la sua berlina ad alte prestazioni SU7 il debuttante<br />

marchio Xiaomi ha battuto su tutta la linea<br />

i record di Tesla. E ha raccolto 50mila ordini<br />

nei primi 27 minuti successivi alla presentazione<br />

online. Disponibile per il momento soltanto nella<br />

Terra del Dragone, la Speed Ultra 7 (contratto in<br />

SU7) ha un prezzo che parte da 28mila euro pur<br />

essendo sviluppata su una piattaforma a 800 volt<br />

e dotata di optional senza paragone, dai sensori<br />

di parcheggio millimetrici ai lidar per la guida<br />

autonoma. Al punto da far dire a Lei Jun, Ceo<br />

di Xiaomi: «Forse è ora che i proprietari di una<br />

Tesla Model 3 effettuino un upgrade». Dall’altro<br />

però non è solo la gigafactory Tesla di Shanghai<br />

a segnare il passo, visto che nei primi mesi<br />

dell’anno le immatricolazioni di auto elettriche in<br />

Cina, primo mercato al mondo, sono crollate del<br />

38%. Il che spiega l’enfasi con la quale il colosso<br />

cinese BYD, primo produttore al mondo di Bev<br />

e ibride nel 2023, sottolinea l’arrivo in Europa<br />

di navi garage da 7mila unità per volta: con il<br />

mercato domestico in contrazione, lo sbarco nel<br />

Vecchio Continente più che un’opportunità pare<br />

un passo obbligato. Sbarco cui i gruppi europei<br />

reagiscono in ordine sparso. Stellantis e Volkswagen<br />

viste le partnership in corso con Leapmotor<br />

e SAIC non hanno interesse a scatenare guerre<br />

doganali. Ancora meno marchi premium come<br />

Mercedes e BMW le cui ammiraglie vanno alla<br />

grande a Pechino, per di più a prezzi d’affezione:<br />

per aggiudicarsi una versione Maybach personalizzata<br />

della S680 i cinesi più facoltosi staccano<br />

assegni da oltre 300mila euro.<br />

12<br />

13


elettrificazione. Sui camion<br />

PIANO E<br />

LONTANO<br />

In ossequio all’adagio popolare, “chi va piano, va<br />

sano e va lontano”. Con il conforto delle statistiche<br />

sulle immatricolazioni proviamo ad analizzare<br />

l’evoluzione del mercato dei veicoli commerciali a<br />

emissioni zero in Europa, Usa e Cina, le tre aree più<br />

significative a livello globale. Con dinamiche differenti<br />

e un punto in comune: il segno più. I dati raccolti dai<br />

colleghi di Vado e Torno si riferiscono al 2023. Nel<br />

caso degli Usa, ci si ferma a metà anno<br />

automotive<br />

S<br />

gombriamo<br />

immediatamente il campo dai<br />

dubbi: il 2023 non è stato l’anno del “boom”<br />

dei veicoli commerciali a emissioni zero, che<br />

continuano a rappresentare, quasi ovunque a livello<br />

globale, percentuali piuttosto basse sul totale dei<br />

veicoli registrati. Come sempre, però, analizzare<br />

con attenzione i numeri che il mercato ci offre<br />

aiuta a comprendere meglio i trend in atto e a immaginare<br />

come potrebbe essere il prossimo futuro.<br />

Consapevoli del fatto che l’evoluzione delle normative,<br />

soprattutto ma non solo in tema di politiche di<br />

incentivazione, può far pendere l’ago della bilancia<br />

dall’una o dall’altra parte. Allo stesso modo, eventuali<br />

sconvolgimenti delle roadmap finora tracciate<br />

dai decisori politici (più nello specifico, la composizione<br />

del nuovo Parlamento europeo che scaturirà<br />

dalle elezioni di giugno o il “colore” della prossima<br />

amministrazione statunitense) possono senza dubbio<br />

alterare il quadro.<br />

Nell’impossibilità di ricorrere alla sfera di cristallo,<br />

noi abbiamo preferito andare sul sicuro e analizzare<br />

cosa è successo lo scorso anno in quelle che<br />

possono essere considerate le tre aree del mondo<br />

più significative in tema di diffusione dei veicoli<br />

elettrici, cioè Europa, Stati Uniti e Cina. Un’analisi<br />

supportata da alcune delle più autorevoli associazioni<br />

o enti di ricerca internazionali (Acea e Icct<br />

per l’Europa; Calstart per gli Stati Uniti e Interact<br />

Analysis per la Cina) che ci hanno fornito dati,<br />

grafici e anche opinioni. Un’avvertenza prima di<br />

immergerci nelle statistiche: i dati che riguardano<br />

l’Unione europea e la Cina si riferiscono alla fine<br />

del 2023, quindi prendono in esame l’intero anno<br />

solare. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli ultimi<br />

dati disponibili sono aggiornati a giugno 2023.<br />

UNIONE EUROPEA<br />

Partiamo dal quadro generale: in Europa, lo scorso<br />

anno, sono aumentate le immatricolazioni di furgoni<br />

(fino a 3,5 ton) e camion (oltre le 3,5 ton). Secondo<br />

Acea, nei 27 Paesi dell’Unione sono stati immatricolati<br />

quasi 347mila camion (+16,3%) e circa<br />

1,5 milioni di LCVs (+56,8%). Dunque, un mercato<br />

complessivamente in salute, di sicuro in recupero<br />

rispetto agli ultimi anni un po’ balbettanti. Stando<br />

sempre ai dati Acea, i camion “electrically chargeable”,<br />

cioè elettrici o plug-in hybrid, al disopra delle<br />

3,5 ton sono stati 5.279 nel 2023, quasi ugualmente<br />

suddividi tra medium-duty e heavy-duty, in crescita<br />

del 234% su base annua, con i mercati olandese e<br />

tedesco caratterizzati dall’incremento più elevato e<br />

che rappresentano circa il 60% del mercato complessivo.<br />

Numeri apparentemente importanti, ma la<br />

quota di truck elettrici sul totale non è che l’1,5%,<br />

Noi ci abbeveriamo alla fonte<br />

Tendenze e indicazioni sulle<br />

immatricolazioni di veicoli<br />

leggeri e pesanti sul mercato<br />

europeo arrivano da Acea,<br />

l’associazione che riunisce le<br />

maggiori case costruttrici di<br />

veicoli, attualmente presieduta<br />

dal numero uno del gruppo<br />

Renault, Luca De Meo. Anche<br />

Icct, l’International Council<br />

on Clean Transportation,<br />

che opera a livello globale, è<br />

molto attiva nel monitoraggio<br />

del mercato, specialmente<br />

per quanto riguarda i veicoli<br />

a emissioni zero. I numeri del<br />

mercato statunitense dei truck<br />

a emissioni zero li fornisce<br />

Calstart, l’associazione no-profit<br />

americana che opera a tutti i<br />

livelli della mobilità sostenibile,<br />

con i suoi report periodici<br />

“Zeroing in Zero Emission<br />

Trucks”. Uno sguardo attento<br />

e competente sul mercato<br />

cinese lo fornisce l’istituto di<br />

ricerca internazionale Interact<br />

Analysis, che opera in diversi<br />

mercati, tra cui quello della<br />

mobilità commerciale con<br />

puntuali report periodici sul<br />

contesto cinese affidati a<br />

Yvonne Zhang o a Shirly Zhu.<br />

I camion<br />

parzialmente o<br />

integralmente<br />

elettrificati,<br />

immatricolati nel<br />

periodo interessato,<br />

sono stati 5.279.<br />

La percentual<br />

sul totale è<br />

raddoppiata,<br />

rispetto al 2022:<br />

dallo 0,8% all’1,5%.<br />

14<br />

15


automotive<br />

comunque in crescita rispetto al 2022, quando era lo<br />

0,8%. I van elettrici, invece, guadagnano due punti<br />

percentuali sul totale, passando dal 5,4% al 7,4%, in<br />

aumento del 56,8% su base annua grazie soprattutto<br />

a paesi come Olanda, Spagna e Francia.<br />

Un quadro leggermente diverso lo offre Icct, l’International<br />

Council on Clean Transportation, che<br />

nel suo ultimo report offre la suddivisione in heavy<br />

trucks (con massa totale sopra le 12 ton) e “light<br />

and medium trucks” (da 3,5 a 12 ton), con la prima<br />

categoria passata dalle 820 unità immatricolate nel<br />

2022 alle 2.600 del 2023 (0,9% del totale). Guardando<br />

ai singoli Paesi dell’Unione, dominano Germania<br />

e Francia con il 30% circa del totale rispettivamente,<br />

davanti a Olanda (11%) e Svezia (10%).<br />

Interessante quindi notare come Volvo Trucks abbia<br />

il 42% della quota di mercato, con Renault Trucks<br />

appena sopra il 30%, entrambe ben al di sopra della<br />

loro quota guardando al mercato dei camion convenzionali.<br />

L’unico altro costruttore con una percentuale<br />

superiore al 10% è Mercedes-Benz.<br />

La seconda categoria, light and medium, cresce di<br />

un buon 28% rispetto al 2022 per un totale di 3.100<br />

immatricolazioni in Europa, circa la metà delle quali,<br />

peraltro, in Germania. In termini di tipologia di<br />

veicoli, quasi il 60% afferisce ai carri 4x2 e praticamente<br />

la parte restante ai van 4x2. Leader di mercato,<br />

in questo segmento, è Ford E-Transit con poco<br />

meno del 40% delle immatricolazioni complessive,<br />

davanti a Fiat Professional e a Maxus, rispettivamente<br />

sopra il 20% e sopra il 10%. Quindi Iveco e<br />

Mercedes che, viste le quote di mercato tra i veicoli<br />

convenzionali, hanno ampio margine di crescita.<br />

STATI UNITI<br />

Premessa già fatta, vale la pena ripetersi: in questo<br />

caso i dati elaborati da Calstart si riferiscono alla<br />

prima metà del 2023. Considerando tutti i veicoli a<br />

zero emissioni dalle 3,5 ton in su, nella prima metà<br />

dell’anno scorso sono state immatricolate poco più<br />

di seimila unità (6.088), a fronte di un risultato<br />

complessivo nel 2022 di poco inferiore alle 10mila.<br />

Quello statunitense è un mercato ancora molto giovane,<br />

se si pensa che il totale dei truck a emissioni<br />

zero immatricolati fino a giugno 2023 è di 17.734<br />

unità, con la stragrande maggioranza costituita dalla<br />

categoria “cargo van”, vale a dire modelli con massa<br />

compresa tra 3,5 e 4,5 ton circa. Un trend che<br />

non è cambiato nei primi sei mesi del 2023, con<br />

5.297 cargo van immatricolati a fronte, per esempio,<br />

di 441 truck heavy-duty resi disponibili in tutto<br />

il Paese: numeri diversi per i due segmenti più in<br />

crescita, sebbene per ragioni molto diverse, come ci<br />

spiega Jacob Richard, Technical Project Manager,<br />

Trucks di Calstart. «I cargo van hanno barriere di<br />

mercato limitate, grazie a batterie più piccole, costi<br />

iniziali più bassi, volumi di produzione elevati e capacità<br />

di ciclo di lavoro ideali, che li rendono oggi<br />

un segmento ideale per l’elettrificazione. I truck<br />

heavy-duty, invece, godono di maggiori incentivi<br />

e di una maggiore spinta alla decarbonizzazione,<br />

poiché molti di questi veicoli operano in contesti<br />

svantaggiati, in particolare nei pressi dei porti».<br />

Si parlava di incentivi: cruciale per immaginare i<br />

futuri trend è valutare l’impatto della Advanced<br />

Clean Trucks (ACT) regulation, adottata da 11 Stati<br />

federali e che richiede ai produttori di vendere una<br />

percentuale crescente di veicoli a zero emissioni<br />

nel tempo. «La California, che è stata la prima ad<br />

adottare la normativa nel 2022, ha già superato l’obiettivo<br />

di vendita di truck con due anni di anticipo<br />

rispetto alla tabella di marcia e gli Stati che hanno<br />

approvato la normativa ACT rappresentano il 38%<br />

di tutte le immatricolazioni di truck ZE, nonostante<br />

rappresentino solo il 25% delle immatricolazioni<br />

totali», aggiunge Jacob Richard. Altra questione<br />

calda, quella dell’infrastruttura di ricarica, su cui<br />

punta il piano di investimenti immaginato dall’am-<br />

ministrazione Biden-Harris con la promozione di<br />

diversi progetti dedicati. «L’accesso alla ricarica<br />

è un aspetto fondamentale per le flotte interessate<br />

a passare all’elettrico», risponde Richard. «Ci saranno<br />

flotte per le quali non ha senso acquistare e<br />

installare i propri caricatori o affittare i propri depositi,<br />

ma avranno bisogno di strutture di ricarica<br />

lungo il tragitto».<br />

CINA<br />

Molto differente rispetto a quella descritta finora è<br />

la situazione dei veicoli commerciali a zero emissioni<br />

in Cina, dove il “boom”, almeno a livello<br />

numerico, lo si è vissuto negli anni scorsi. Molti<br />

più costruttori sono presenti sul mercato con veicoli<br />

a emissioni zero e gli incentivi statali sono<br />

già stati erogati e ora sono stati parzialmente ridotti.<br />

Nel 2023 (dato che comprende anche i bus)<br />

le immatricolazioni di veicoli commerciali “new<br />

energy”, come da definizione cinese, hanno superato<br />

le 308mila, in crescita del 30% circa. Gran<br />

parte di queste, ovviamente, si riferiscono a LCV<br />

(242mila, in crescita di oltre il 46%), mentre i new<br />

energy truck registrati sono stati circa 34mila, in<br />

aumento del 36% per una quota di mercato del<br />

5,5% sul totale. Interessante notare come nel 2023<br />

sono stati immatricolati in Cina oltre 3.600 camion<br />

fuel cell: numeri inavvicinabili da altre parti<br />

del mondo, sebbene secondo Yvonne Zhang, Research<br />

Associate di Interact Analysis ed esperta<br />

del mercato cinese, la performance dei veicoli<br />

fuel cell sia stata «al di sotto delle aspettative»<br />

per via di «mancanza di infrastrutture e ritardi<br />

nell’erogazione dei sussidi». In grande crescita<br />

anche i camion ibridi, +270% e oltre 5.300 unità<br />

immatricolate lo scorso anno. Sempre secondo<br />

Yvonne Zhang, un incremento dovuto ai vantaggi<br />

di questo tipo di veicoli, cioè «costi inferiori e<br />

flessibilità della ricarica rispetto ai veicoli elettrici<br />

a batteria, per i quali il sussidio nazionale è<br />

stato ritirato». Per l’anno in corso, la penetrazione<br />

dei new energy trucks dovrebbe continuare la sua<br />

scalata, fino a raggiungere «il 7% del mercato totale,<br />

per un totale di oltre 200mila unità registrate<br />

quest’anno». Guardando ai costruttori, lo scorso<br />

anno oltre 190 case hanno venduto new energy<br />

truck in Cina, con il 67% del mercato in mano ai<br />

primi 10 brand. «Geely, Foton, Dongfeng e Series<br />

sono i principali operatori nel mercato dei veicoli<br />

leggeri new energy. Sany, XCMG e Geely sono i<br />

grandi protagonisti degli autocarri pesanti, mentre<br />

Yutong Group e Infore Enviro sono i due principali<br />

player nel mercato dei medi», conferma Yvonne<br />

Zhang. «Nel complesso, questi grandi gruppi, che<br />

sono anche i principali protagonisti del mercato<br />

dei camion termici, sono rimasti in testa negli ultimi<br />

due anni e non prevediamo al momento l’ingresso<br />

di nuovi operatori sul mercato».<br />

In alto, la sagoma<br />

di un Nikola. Alla<br />

sua sinistra, Volta<br />

Trucks, rivitalizzata<br />

dai buoni uffici<br />

di Luxor Capital.<br />

Sotto, il musone<br />

tipicamente<br />

americano di un<br />

Hyzon.<br />

16<br />

17


cgm. Con Bimotor e FPT Industrial<br />

LUCE DEL<br />

TUNNEL<br />

Nel nostro Paese le cosiddette “grandi<br />

opere” fanno discutere. Nel Nord Europa,<br />

il tunnel del Fehmarn Belt metterà in<br />

collegamento diretto Svezia e Germania.<br />

Serve tanta energia, per alimentare<br />

servizi e macchine operatrici. All’uopo è<br />

intervenuta CGM, avvezza a opere così<br />

“audaci”. La motorizzazione è affidata alle<br />

cure di Bimotor, con l’F36 di FPT Industrial.<br />

L’alternatore è MeccAlte<br />

stazionari<br />

Si parla italiano nel cantiere del Fehmarn Belt.<br />

Questa monumentale opera di ingegneria civile<br />

permetterà il collegamento diretto su ruote<br />

tra l’isola danese di Lolland e l’isola tedesca di<br />

Fehmarn (da qui il nome). Un ponte già esistente<br />

consentirà il prolungamento viario da Fehmarn<br />

fino al continente. Cofinanziato dalla Commissione<br />

europea, il tunnel dovrebbe essere ultimato entro il<br />

2029 e si compone di 79 elementi standard e 10 elementi<br />

speciali. Ciascun elemento standard misura<br />

217 metri, ha un peso di 73.500 tonnellate ed è costituito<br />

da due tubi per la sede stradale, due tubi per<br />

la sede ferroviaria e un passaggio di servizio. Trasportati<br />

in situ, gli elementi sono abbassati all’interno<br />

del tunnel, scavato a una profondità di 12 metri<br />

sul fondo marino. È una triade ad occuparsi della<br />

gestione energetica e lo fa, come anticipato, nella<br />

nostra lingua: CGM, FPT Industrial e Bimotor.<br />

Stefano Chilese, managing director di CGM, ci racconta<br />

il coinvolgimento di CGM nel progetto. «Abbiamo<br />

collaborato con il nostro distributore olandese,<br />

che ha assolto alla funzione di collegamento con<br />

la committenza. La fornitura prevede 4 container<br />

da 40 metri cubi ciascuno. La massimizzazione dello<br />

spazio all’interno del container ha rappresentato<br />

la sfida più impellente e provante dell’allestimento<br />

di CGM. Ogni container contiene 5 gruppi da 100<br />

kVA, che ci ha consentito di fornire una potenza<br />

complessiva di 2.000 kVA». E in merito alla motorizzazione?<br />

«La soluzione che ci è sembrata ottimale<br />

è stata l’F36 di FPT Industrial, che eroga,<br />

per l’appunto, 100 kVA e si è rivelato adeguato alle<br />

prescrizioni normative» prosegue Chilese. «Questi<br />

container saranno installati su dei ponteggi in mezzo<br />

al mare, e devono pertanto rispettare dei limiti<br />

stringenti di emissioni, per preservare l’ecosistema<br />

marino. L’alternatore è fornito da MeccAlte, che ci<br />

ha sempre garantito ottimi risultati, soprattutto in<br />

applicazioni particolari, come questa. La paternità<br />

delle centraline è di Comap, che hanno consentito<br />

ai gruppi di lavorare in parallelo e di erogare la<br />

potenza desiderata».<br />

Il sistema di estrazione dell’aria calda è stato concepito<br />

da CGM con un approccio dedicato, tarato<br />

sulle specifiche infrastrutturali, per facilitare il raffreddamento<br />

delle macchine. I gruppi alimentano i<br />

macchinari impegnati nella realizzazione del tunnel.<br />

La società di ingegneria civile che si occupa del<br />

progetto potrà così fornire energia elettrica anche<br />

ad eventuali macchine operatrici integralmente elettriche<br />

o ibridizzate. Il Fehmarn Belt si sviluppa per<br />

16 chilometri e sarà il tunnel sommerso più lungo<br />

d’Europa.<br />

Ci raccontereste altre “missioni impossibili” a<br />

cui avete affidato i vostri gruppi, per intenderci,<br />

“mission critical”?<br />

«Abbiamo fornito in passato altri gruppi destinati<br />

all’installazione su ponteggi nel Mare del Nord. Si<br />

tratta sempre, infatti, di motori certificati Stage V,<br />

anche se con potenze più basse e, di conseguenza,<br />

con cilindrate e ingombri ridotti. Da sempre CGM<br />

è pioniera nell’applicazione dei motori Stage V alla<br />

generazione di potenza. Siamo sempre più attrezzati<br />

per rispondere alle esigenze dei progetti speciali».<br />

Come si dice nel gergo calcistico, passiamo la palla<br />

a Bimotor, che ci parlerà dell’F36 di FPT Industrial.<br />

Per la precisione, il pallone è tra i piedi di Rinaldo<br />

Marengo, direttore commerciale di Bimotor. «Abbiamo<br />

fornito a CGM un motore che risponde alle<br />

La tenacia stazionaria di FPT Industrial<br />

FPT Industrial ha messo<br />

saldamente piede tra le<br />

applicazioni rental, anche<br />

quando destinate a fenomeni<br />

sportivi e a concerti. Come ci<br />

fu espressamente risposto,<br />

in merito alla collaborazione<br />

tecnica durante un evento di<br />

wakeboarding: «Supportiamo<br />

queste attività perché sono le<br />

più demanding». In passato<br />

FPT ha affiancato anche il<br />

concerto di J-AX e Fedez,<br />

eventi di cliff diving, wakeboard<br />

e gare di basket.<br />

Ce lo conferma Francesca<br />

Rinaldi, product marketing<br />

& portfolio manager per la<br />

Power Generation, alla quale<br />

abbiamo chiesto alcuni esempi<br />

di missioni critiche affidate ai<br />

generatori motorizzati da FPT.<br />

«Un’applicazione particolare<br />

è il generatore per eventi<br />

sportivi itineranti. La sfida è<br />

trasportare l’energia in luoghi<br />

che non possono allacciarsi<br />

alla rete e utilizzano questi<br />

motori come fonte di energia<br />

primaria, per servizi di<br />

hospitality. Un progetto che<br />

ci sta coinvolgendo a fondo<br />

garantirà l’erogazione di<br />

elettricità tramite degli N67.<br />

Un’altra applicazione sui<br />

generis riguarda la costruzione<br />

di nuovi edifici residenziali,<br />

comunque ad impiego civile. In<br />

questo ambito sta prendendo<br />

sempre più piede l’utilizzo dei<br />

normative più stringenti in materia di inquinanti<br />

allo scarico, assecondando le richieste del costruttore.<br />

La scelta è andata sul 3,6 litri da 100 kVA,<br />

conforme alle aspettative sia in termini di compat-<br />

motori come generatori, come<br />

backup. L’approvvigionamento<br />

dell’aria e lo smaltimento dei<br />

gas sono concepiti su misura,<br />

anche in considerazione<br />

delle temperature. Facendo<br />

l’esempio di uno scantinato,<br />

i locali sono generalmente<br />

poco aerati. Sono pertanto<br />

assimilabili ad ambienti con<br />

temperature e flussi d’aria<br />

estremi. È una soluzione che<br />

si sta affermando in tutto il<br />

mondo, Europa, America,<br />

Medio Oriente; al posto del<br />

locale caldaia c’è il generatore.<br />

È impensabile rinunciare<br />

all’energia, anche in edifici<br />

piccoli, come le villette a<br />

schiera».<br />

Il Fehmarn Belt<br />

è in corso di<br />

realizzazione<br />

tra Danimarca e<br />

Germania. Sarà il<br />

tunnel sommerso<br />

più lungo del<br />

mondo (17,7 km)<br />

e rappresenterà la<br />

via di collegamento<br />

più veloce tra<br />

la Scandinavia e<br />

l’Europa centrale.<br />

L’opera dovrebbe<br />

essere ultimata<br />

entro il 2029<br />

e si compone<br />

di 79 elementi<br />

standard e 10<br />

elementi speciali.<br />

Ciascun elemento<br />

standard è lungo<br />

217 m, pesa<br />

73.500 tonnellate<br />

ed è costituito<br />

da due tubi per<br />

la sede stradale,<br />

due tubi per la<br />

sede ferroviaria e<br />

un passaggio di<br />

servizio.<br />

18<br />

19


stazionari<br />

tezza che di prestazioni. Rispetta anche i limiti relativi<br />

a dimensioni e masse, dal momento che questi<br />

gruppi sono installati su dei pontoni. Il peso è una<br />

variabile fondamentale.<br />

Questa fascia di potenza prevede l’utilizzo di urea<br />

tecnica e richiede, pertanto, una certa cura nella<br />

predisposizione delle linee di preriscaldo, per evitare<br />

la cristallizzazione dell’urea. Prestiamo la stessa<br />

attenzione alla temperatura dell’acqua, per evitare<br />

che possa congelare. Il motore è equipaggiato con<br />

candelette di serie, che permettono di preriscaldare<br />

l’aria, ulteriore benefit per un’applicazione in quelle<br />

condizioni ambientali. I colleghi dell’Application<br />

hanno fatto una verifica del funzionamento delle linee<br />

durante la fase di validazione. Si è condotto un<br />

lavoro di squadra, insieme a CGM, nello sviluppo<br />

dell’intero progetto, per rispettare le richieste del<br />

committente finale. Ci tengo a ricordare che tutti i<br />

motori di FPT Industrial con la doppia omologazione,<br />

Tier 4 Final e Stage V, sono compatibili con<br />

l’Hvo. Davide Paiola, responsabile dell’Application,<br />

insieme ai clienti verifica sul campo quanto<br />

la richiesta di combustibili alternativi sia importante,<br />

soprattutto per le applicazioni stazionarie,<br />

ambiente applicativo dove sono ancora tollerati<br />

motori non emissionati».<br />

Cosa s’intende per “ATS a vita”?<br />

«Il sistema di trattamento dei gas di scarico di FPT<br />

Industrial è garantito per l’intera vita dei motori.<br />

C’è stata in passato una diatriba su motori più piccoli<br />

dove si usano moduli ATS che prevedono solo<br />

DOC e DPF: in quelle fasce FPT Industrial fornisce<br />

una soluzione “for life”. Da un lato comporta costi<br />

superiori, dall’altro una maggiore affidabilità».<br />

Come agisce la vostra specifica soluzione per la<br />

regolazione idraulica delle valvole?<br />

«Con i motori Stage V, al contrario di quanto è<br />

successo con le versioni precedenti, il numero di<br />

“failure” registrato sul campo è diminuito in maniera<br />

esponenziale. Abbiamo concordato con FPT<br />

Industrial una accurata linea di controlli alla luce<br />

delle problematiche insorte, una su tutte la cristallizzazione<br />

sulla linea di scarico dell’urea, dovuta<br />

secondo noi alla mancata ottimizzazione del<br />

dataset. Siamo partiti dall’F34, all’F36, salendo<br />

di cilindrata con i Nef e i Cursor, per condurre la<br />

fase finale dell’ottimizzazione alla Bimotor. Anche<br />

nelle applicazioni per la generazione, dove i bassi<br />

carichi ci hanno procurato non poche notti insonni,<br />

abbiamo rilevato che il motore funziona egregiamente,<br />

le prestazioni ci sono tutte, riducendo di<br />

gran lunga il numero di errori registrati negli step<br />

emissivi precedenti».<br />

Concludiamo con una considerazione sulla generosa<br />

dotazione del magazzino automatizzato di<br />

Bimotor. Quanti motori G-Drive avete abitualmente<br />

in pancia?<br />

«La generazione di potenza assorbe la metà dello<br />

stock attuale. La parte certificata Stage V è molto<br />

più ampia, rispetto al passato. Bimotor ci crede e<br />

soprattutto nella gamma da 60 a 200 kVA riscontriamo<br />

una grande affidabilità tecnica e una sintonia<br />

con i clienti, in Italia e all’Estero. I costruttori<br />

di gruppi elettrogeni hanno capito che per realizzare<br />

un buon prodotto serve un lavoro di squadra,<br />

tra i tecnici dell’Oem e quelli di Bimotor, per perfezionare<br />

la funzionalità del gruppo. Questa collaborazione<br />

virtuosa ci ha sorpreso positivamente,<br />

come dimostrano i nuovi importanti progetti che<br />

stiamo sviluppando. Prima di affrontare i dettagli<br />

della fornitura del motore ci richiedono un confronto<br />

sulla soluzione tecnica. Tornando al progetto con<br />

CGM per il tunnel del Fehmarn Belt, sottolineo che<br />

stiamo proponendo all’estero un prodotto completamente<br />

italiano, ed è un aspetto che ci riempie di<br />

orgoglio».<br />

L’F36 di FPT<br />

Industrial è un<br />

quadricilindrico che<br />

conserva la valvola<br />

di ricircolo ed<br />

eroga da 65 a 91<br />

chilowatt (73-105<br />

kVA) in continuo.<br />

20<br />

21


U POWER. E la forza vendita<br />

ECONOMIA E<br />

COMMERCIO<br />

GianRomeo Brugnetti ha una formazione<br />

ingegneristica, a Kathryna Soriani e Raffaella<br />

Riunno corrisponde un identikit tecnicocommerciale.<br />

Il titolo non ha niente a<br />

che vedere con gli atenei. BU Power ha<br />

riorganizzato il team motori, che si è trasferito<br />

in una palazzina adiacente alla sede centrale. La<br />

suddivisione si impernia sul target stazionari e<br />

su quello delle unità mobili industriali<br />

terra<br />

Anche i motori hanno un’anima. Sicuramente ce<br />

l’hanno le persone, almeno secondo Sant’Agostino.<br />

Facendo tappa alla BU Power, l’anno<br />

scorso avevamo redatto un botta e risposta tra Stefano<br />

Meneghini e GianRomeo Brugnetti, il “dream<br />

team” del commerciale di BU Power. Il primo, a<br />

dicembre 2023, è andato in pensione. Il secondo ci<br />

ha introdotti al gruppo di lavoro che coordina. Siamo<br />

infatti tornati nei paraggi di Como, al quartier<br />

generale di BU Power Italia, dove incontriamo due<br />

business manager, Kathryna Soriani e Raffaella<br />

Riunno, che abbiamo conosciuto in occasione della<br />

visita ad Energreen.<br />

Soriani: «Mi trovo alla BU dal gennaio del 2018.<br />

Conoscevo BU Power da qualche anno, nelle vesti di<br />

fornitori. Ho infatti lavorato dieci anni per un ex distributore<br />

Perkins di Lugo, nel ravennate. Lì mi sono<br />

formata sui motori Perkins. All’epoca gestivo motori<br />

a regime variabile e vendevo powerpack. In BU ho<br />

ricevuto in dote dalla persona che ho sostituito un<br />

pacchetto di clienti del mondo electric power. Mi<br />

sono quindi spostata sull’altra sponda di business,<br />

occupandomi della vendita di motori per gruppi<br />

elettrogeni. All’epoca eravamo organizzati per settori<br />

applicativi (Industriale ed EP). Successivamente<br />

siamo diventati eclettici, e ho ricevuto l’incarico di<br />

seguire sia clienti della generazione che dell’industriale.<br />

A quel punto è subentrata Raffaella Riunno,<br />

che al tempo gestiva prevalentemente installatori del<br />

settore industriale. Io mi occupavo tendenzialmente<br />

degli EP (all’incirca con un rapporto 80%-20%).<br />

Dal mese di gennaio <strong>2024</strong> siamo ritornati all’antico<br />

assetto commerciale della BU, imperniato sul<br />

criterio della specializzazione, in concomitanza col<br />

pensionamento di Stefano Meneghini e il ritorno di<br />

GianRomeo Brugnetti. Io seguo l’EP, Raffaella l’industriale.<br />

GianRomeo è il key account di entrambi<br />

i business».<br />

Ed è proprio lui a precisare che, «nel <strong>2024</strong>, risolti i<br />

problemi legati alla fornitura, abbiamo nuovamente<br />

approcciato il mercato in maniera proattiva. Durante<br />

il 2022 e il 2023 è stato praticamente impossibile dedicarsi<br />

alla ricerca di nuovi clienti. In questo momento<br />

le perturbazioni produttive sono finite e ci siamo rispecializzati.<br />

Due persone dell’ufficio tecnico seguono<br />

il polo EP, coordinate da Kathryna, altre due si occupano<br />

del polo industriale, sotto l’egida di Raffaella.<br />

Stiamo investendo nelle attività di personalizzazione<br />

dei motori, principalmente nel dei motori a regime variabile.<br />

Partendo da un allestimento standard di Perkins,<br />

riusciamo a customizzare gli allestimenti in base<br />

alle richieste degli Oem. Fanno parte del team anche<br />

una figura responsabile del processo di modifica e un<br />

giovane tecnico. Siamo così in grado di rivolgerci sia<br />

agli Oem strutturati che a quelli sensibili alla personalizzazione<br />

dell’allestimento».<br />

L’asso nella manica del solution provider?<br />

Riunno: «È la capacità di soddisfare le esigenze di<br />

Perkins in trasferta a Dubai. Col 5012<br />

In occasione del Middle East Energy (poi<br />

cancellato), Perkins ha calendarizzato la<br />

presentazione del 5012, capace di erogare<br />

da 1.275 a 1.710 kVA per applicazioni<br />

continue, a 50 Hz, e da 1.250 a 1.500<br />

kW in standby, a 60 Hz. Ha presentato<br />

inoltre una suite ampliata di soluzioni<br />

di connettività per le sue applicazioni di<br />

energia elettrica, tra cui l’API (Application<br />

Programming Interface) per gli Oem che<br />

dispongono già delle proprie soluzioni di<br />

telemetria, nonché un sistema telematico.<br />

Per entrambe le soluzioni Perkins può<br />

fornire il monitoraggio delle condizioni e<br />

scambiare ininterrottamente informazioni<br />

approfondite con Oem e clienti. Disponibile<br />

entro la fine dell’anno, il nuovo motore è<br />

certificato come conforme allo standard<br />

U.S. EPA Tier 2. Il 5012 è progettato<br />

per soddisfare gli standard ISOs G3 e<br />

NFPA110 per gestire le impegnative sfide<br />

di accettazione del carico. Utilizza una<br />

coppia di turbo più piccoli su ciascuna<br />

bancata che riducono i tempi di risposta<br />

transitoria rispetto a una singola unità<br />

BU POWER<br />

GianRomeo<br />

Brugnetti, tra<br />

Kathryna Soriani (a<br />

sinistra) e Raffaella<br />

Riunno (sulla<br />

destra). Sono loro<br />

i coordinatori della<br />

forza commerciale<br />

di BU Power Italia,<br />

sia per gli stazionari<br />

(Soriani) che per<br />

i motori a giri<br />

variabili (Riunno).<br />

di grandi dimensioni. I suoi collettori di<br />

scarico sono progettati per ottimizzare<br />

il flusso di gas ai turbo, riducendo<br />

ulteriormente i tempi di accelerazione<br />

e migliorando l’accettazione del carico.<br />

Il motore utilizza un esclusivo sistema<br />

di alimentazione a bassa pressione<br />

sviluppato appositamente per la Serie<br />

5000 che è più tollerante alle variazioni<br />

della qualità del carburante.<br />

Il 5012 può funzionare con biodiesel fino<br />

a B20 basato su una diluizione del 20%<br />

di biodiesel con diesel standard o con<br />

Hvo100. Gli iniettori a controllo elettronico<br />

utilizzati sul 5012 possono alterare sia<br />

i tempi che la pressione per adattarsi a<br />

diverse temperature ambientali e altitudini,<br />

senza sacrificare le prestazioni.<br />

22<br />

23


quegli Oem che non hanno volumi tali da permettersi<br />

una personalizzazione al loro interno. Un fattore<br />

che li induce alla parcellizzazione della fornitura. Si<br />

aspettano un prodotto plug-in, per non disperdere<br />

risorse e tempo nella progettazione. Siamo flessibili<br />

e ben strutturati, il che ci consente di soddisfare le<br />

loro esigenze».<br />

Ci raccontate il trasferimento nella sede in cui ci<br />

troviamo ora?<br />

Brugnetti: «Il trasferimento nella palazzina al civico<br />

38, dietro la sede storica, ci ha consentito di riunire<br />

il team motori sotto lo stesso tetto: vendite, ufficio<br />

tecnico, amministrazione. BU Power Italia è composta<br />

da 54 risorse, di cui 10 fanno parte del team<br />

diretto di vendita motori. Gli altri gruppi di lavoro<br />

sono legati ad amministrazione, ricambi, logistica,<br />

finance e officina/assistenza (dislocate anche nelle<br />

sedi di Monastier e Imola).<br />

Vorrei sottolineare che, in questo momento di crisi, noi<br />

stiamo investendo per rafforzare il team. Il mercato<br />

non sta attraversando un periodo di grande brillantezza.<br />

Il vantaggio competitivo di BU, oltre agli allestimenti<br />

personalizzati, è la gamma motori di Perkins,<br />

circa tre piattaforme motoristiche declinate in tutte i<br />

livelli di emissioni inquinanti. L’azienda ci crede e ha<br />

investito nel gruppo di lavoro. È stato recentemente<br />

duplicato l’ufficio tecnico e rafforzato l’ufficio vendite.<br />

Per quanto riguarda le modifiche ai motori, abbiamo<br />

ridefinito i processi e allestito una struttura adeguata».<br />

Quali aspettative per l’anno in corso?<br />

terra<br />

Brugnetti: «Realisticamente prevediamo un calo in<br />

doppia cifra, rispetto al 2023. La strategia è tenere<br />

la posizione nel mercato del gruppo elettrogeno,<br />

con la conferma delle percentuali di penetrazione e<br />

la fornitura di qualche prototipo Stage V. Nell’industriale<br />

puntiamo ad allargare la base dei clienti. Abbiamo<br />

privilegiato un rapporto franco e rispondere<br />

negativamente, quando non c’erano le condizioni per<br />

soddisfare le richieste. Adesso ci siamo strutturati<br />

per potere dire sempre di sì».<br />

Soriani: «Il 50% delle vendite, attualmente, riguarda<br />

i motori dai 1.000 kW in su. Perkins è attrezzata per<br />

certificare DCP (Data centre power) rating la serie<br />

4000. La stessa serie sarà a breve sul mercato nella<br />

versione certificata con valori inferiori ai 2.000 mg/<br />

m 3 di NOx, nel range tra 750 e 2.500 kVA».<br />

Brugnetti: «C’è una crasi tra i desiderata e la reale<br />

recettività del mercato. Il gruppo elettrogeno può<br />

essere una valida soluzione per gli eccessi di carico<br />

sulla rete. Dipende da quello che si intende fare, se<br />

proporre un gruppo elettrogeno non emissionato,<br />

oppure uno Stage V, in competizione con motori che<br />

non sono, in fin dei conti, così “green”…».<br />

Riunno: «Le aspettative dipendono dal settore. I<br />

clienti lamentano difficoltà a ricevere nuovi ordini,<br />

perché gli utilizzatori finali sono in attesa di capire<br />

cosa succederà con i nuovi bandi e con il Pnrr. Siamo<br />

in una fase di stallo».<br />

Brugnetti: «Il segmento EP è in stagnazione, mentre<br />

nell’industriale stiamo tenendo le posizioni. Riscontriamo<br />

una continuità nella richiesta di approvvigionamento<br />

nel sollevamento, tra i compressori e<br />

nella manutenzione del verde. L’irrigazione è ferma<br />

perché i clienti hanno fatto tanto magazzino. Fortunatamente,<br />

i nostri interlocutori si muovono su scala<br />

mondiale con delle macchine di nicchia, che distribuiscono<br />

nei vari mercati».<br />

Come siete attrezzati per rispondere a questa de-<br />

licata congiuntura?<br />

Brugnetti: «Perkins è impegnata su tutti i fronti, perché<br />

la soluzione non è elettrica, è eclettica. Ha istituito<br />

un gruppo di lavoro per l’elettrificazione e stanno<br />

testando sia il 7 che il 13 litri alimentati idrogeno.<br />

Le nostre attenzioni sono sempre rivolte anche alla<br />

gamma diesel, in modo che resti aggiornata a livello<br />

di emissioni, che sono notoriamente proporzionate<br />

al consumo».<br />

Annunciato alla stampa durante l’evento allo Shard<br />

di Londra, nel settembre 2023, il progetto Coeus<br />

svilupperà un’unità di potenza industriale Perkins<br />

Serie 1200 da 7 litri con componenti ibridi-elettrici<br />

e controlli avanzati per consentire il funzionamento a<br />

idrogeno. Coeus è sostenuto da un finanziamento del<br />

governo britannico di 11,14 milioni di sterline attraverso<br />

l’Advanced Propulsion Centre UK (APC). Tra<br />

le piste alternative c’è l’Hvo, approvato sull’intera<br />

gamma. Nella lista Perkins dei combustibili di origine<br />

biotica non sono compresi quelli funzionanti con<br />

il ciclo otto, come etanolo, bioetanolo e alcol etilico.<br />

Con una virata sul marino, anticipiamo che Perkins<br />

ha in pancia un 7 litri stage V per gruppi elettrogeni,<br />

per navigazione nelle acque interne.<br />

Concludiamo con un paio di battute sui “best seller”.<br />

Soriani: «Sul lato EP è richiestissima la serie 4000<br />

(potenze da 800 a 2.250 kVA PRP. Per il resto, gli<br />

stock sono pieni».<br />

Riunno: «Dal lato industriale, il 3.6 Stage V è molto<br />

apprezzato. È stata recentemente licenziata la versione<br />

Iopu di Perkins. Un altro motore molto gettonato<br />

è il 403J-E17T- 36kW, per compattezza e densità di<br />

potenza. Tra le nuove installazioni registriamo alcune<br />

macchine specializzate, tra cui un progetto legato<br />

alle centraline oleodinamiche. A giugno motorizzeremo<br />

alcuni carrelli per le fonderie».<br />

Nel 2023 BU Power Italia ha fatturato 60 milioni<br />

di euro.<br />

24<br />

25


abb. Con Epiroc<br />

IL SILENZIO<br />

È D’ORO<br />

La strategia di penetrazione intrapresa da ABB<br />

tra i meandri del sottosuolo, nelle applicazioni<br />

minerarie, produce esiti immediati. Dopo il<br />

prototipo con Hitachi, è la volta di Epiroc. Ci<br />

troviamo in Svezia. I carrelli possono così lavorare<br />

senza rilasciare inquinanti allo scarico e mettendo<br />

la museruola all’inquinamento acustico<br />

TERRA<br />

ABB ed Epiroc, come dire, per alcuni le premesse<br />

non sono sterili promesse. Gli svedesi<br />

ci hanno infatti raccontato del profondo<br />

coinvolgimento nella elettrificazione del settore<br />

minerario, e dell’universo del mobile industriale in<br />

genere. Batterie, convertitori e motori di trazione.<br />

C’è il Battery energy storage system, guaine e gusci<br />

a protezione dei cablaggi e c’è tanto altro nelle corde<br />

dello specialista delle soluzioni elettriche. Come<br />

abbiamo avuto modo di raccontarvi sul numero di<br />

gennaio-febbraio, le intenzioni di ABB per le applicazioni<br />

dell’industria mineraria sono chiare: «Siamo<br />

flessibili dal punto di vista delle soluzioni tecniche,<br />

ci adattiamo a sistemi e applicazioni differenti con<br />

uno sforzo limitato, perché i nostri sistemi sono<br />

modulari. Siamo tra i pochi in questo ambito in<br />

grado di fornire sistemi integrati, che comprendono<br />

convertitore, motore e batterie. Sul sistema di<br />

trazione, tipicamente ci occupiamo della conversione<br />

di potenza. Abbiamo una famiglia di inverter<br />

e convertitori DC/DC, motori di trazione, batterie<br />

di trazione, PLC».<br />

Da Hitachi a Epiroc<br />

Servisse una referenza, prima di addentraci nell’attualità,<br />

potremmo citarvi quella di Hitachi Construction<br />

Machinery. Si tratta del progetto prototipale<br />

di un dumper, affrancato dai combustibili fossili,<br />

flessibile nel ricorso alla modalità elettrica. In salita<br />

un pantografo alimenta il motore e carica il sistema<br />

di accumulo. In discesa, interviene la frenata rigenerativa<br />

per ricaricare la batteria. Sui terreni pianeggianti,<br />

il dumper si avvale della batteria interna.<br />

Arriviamoci, all’attualità, che nel nostro caso si<br />

chiama Epiroc. Le condizioni sono sfidanti, per la<br />

richiesta di coppia spendibile alle ruote e di stabilità<br />

nell’erogazione della potenza. Le condizioni<br />

ambientali impongono una dura e costante messa<br />

alla prova, sia per le macchine impiegate che per<br />

il benessere dei lavoratori. Ci troviamo infatti nella<br />

miniera di Boliden, a Kristineberg, nel nord della<br />

Svezia. Immaginate un percorso di 800 metri alla<br />

pendenza del 13%. Queste sono le condizioni operative<br />

alle quali sono chiamati a rispondere il carrello<br />

a batteria elettrica Minetruck MT42 SG di Epiroc<br />

e l’eMine Trolley System di ABB. Questa operazione<br />

integralmente “Made in Sweden” descrive il<br />

primo sistema di carrelli da miniera completamente<br />

alimentati da batterie elettriche.<br />

Una batteria di commenti<br />

Ce lo spiegano meglio i diretti interessati, a partire<br />

da Peter Bergman, General Manager Boliden Area,<br />

Boliden: «Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato in<br />

stretta collaborazione con i team di ABB ed Epiroc<br />

per compiere un altro passo avanti verso la miniera<br />

elettrica del futuro. La cosa più importante<br />

per noi, naturalmente, è che la tecnologia funzioni<br />

nelle nostre strutture, ma vediamo anche un valore<br />

aggiunto nel fatto che noi, insieme ai nostri partner,<br />

possiamo guidare lo sviluppo della tecnologia<br />

affinché il sistema possa essere utilizzato in altre<br />

miniere. Siamo orgogliosi di aver portato questo<br />

concetto in un impianto reale».<br />

Wayne Symes, President Epiroc Underground Division,<br />

ha voluto precisare: «Insieme, con partnership<br />

molto strette, possiamo accelerare la trasformazione<br />

e la velocità di innovazione nelle tecnologie minerarie<br />

come abbiamo fatto a Kristineberg. In un<br />

breve lasso di tempo abbiamo sviluppato e implementato<br />

la tecnologia non solo per ridurre le emissioni<br />

di CO 2<br />

, ma anche per aumentare notevolmente<br />

la distanza percorsa dai veicoli a batteria su rampe<br />

per trasporti pesanti, diminuire i costi operativi e<br />

migliorare la salute e la sicurezza negli ambienti<br />

minerari».<br />

Passiamo ora la parola a Max Luedtke, Global<br />

Business Line Manager Mining, ABB: «Mettiamo<br />

grande passione e impegno nella realizzazione di<br />

progressi concreti per l’industria estrattiva. Vedere<br />

il primo sistema di carrelli elettrici a batteria in<br />

funzione non è solo il risultato della collaborazione<br />

con Boliden ed Epiroc, ma una vera e propria<br />

svolta per il settore. Abbiamo lanciato i metodi e<br />

le soluzioni del concetto ABB eMine per portare<br />

l’elettrificazione in tutte le attività minerarie, dalla<br />

rete alla ruota, e l’installazione a Kristineberg dimostra<br />

l’efficacia di queste funzionalità».<br />

Succede in tanti sport di squadra, dal calcio alla<br />

pallavolo: le azioni risolutive si finalizzano con tre<br />

passaggi. E tre sono gli attori di questo progetto.<br />

Epiroc ha aggiunto la ricarica dinamica al suo collaudato<br />

carrello a batteria elettrica Minetruck MT42<br />

SG, equipaggiando la soluzione con il convertitore<br />

DC, gli inverter HES880 e i motori AMXE di ABB<br />

per aumentare la potenza. Il carrello è dotato di un<br />

pantografo collegato a una catenaria aerea, una<br />

soluzione particolarmente adatta per rampe molto<br />

lunghe. La linea elettrica offre ulteriore assistenza<br />

al carrello da miniera a batteria sui tratti con pendenza<br />

maggiore a pieno carico, estendendo l’autonomia<br />

e consentendo la rigenerazione della batteria<br />

nelle fasi di “deriva”, aumentando notevolmente la<br />

produttività delle attività minerarie. ABB ha creato<br />

l’infrastruttura dalla rete alla ruota, inclusa la<br />

progettazione del sistema di carrelli elettrici e la<br />

sottostazione di raddrizzamento per il tracciato di<br />

prova. La definizione degli standard e dell’interfaccia<br />

del veicolo è stata realizzata congiuntamente dai<br />

partner del progetto.<br />

Iniziativa svedese. Anche nei finanziamenti<br />

Il progetto è finanziato dall’iniziativa “Industria<br />

sostenibile” dell’agenzia svedese per l’innovazione<br />

Vinnova. Boliden intende implementare un sistema<br />

di carrelli elettrici autonomi su larga scala nella miniera<br />

di Rävliden, un giacimento minerario satellite<br />

che costituisce un’estensione della miniera di Kristineberg,<br />

e ha inviato a Epiroc un ordine per quattro<br />

carrelli Minetruck MT42 SG. La distanza totale<br />

sarà di 5 chilometri a una profondità di 750 metri.<br />

Epiroc e ABB<br />

hanno firmato a<br />

quattro mani la<br />

decarbonizzazione<br />

dei carrelli minerari<br />

all’opera nella<br />

miniera di Boliden,<br />

nel nord ella Svezia.<br />

26<br />

27


elettrificazione. Carri miscelatori<br />

CARRI E BUOI<br />

ALLA SPINA<br />

È completamente italiana l’offerta di<br />

carri miscelatori con motori elettrici che<br />

abbiamo visto alla scorsa edizione di<br />

Fieragricola Verona. Soluzioni dedicate<br />

al comparto zootecnico, altamente<br />

silenziose e adatte a ogni tipologia di<br />

stalla, in ragione della rimozione di<br />

qualsiasi inquinante allo scarico. I nomi<br />

sono quelli di Faresin, Bravo e Supertino<br />

terra<br />

Italia, 8 in pagella all’esame di elettrificazione.<br />

Forse non a tutti è chiaro, ma l’industria nazionale<br />

della meccanizzazione agricola si rivela<br />

addirittura pionieristica, in talune applicazioni. È<br />

il caso della completa elettrificazione dei carri miscelatori.<br />

Sono italiane le tre aziende che durante<br />

l’ultima edizione di Fieragricola, a Veronafiere,<br />

hanno mostrato al pubblico i carri miscelatori elettrici<br />

di nuova concezione. Nello specifico, stiamo<br />

parlando di Faresin, Bravo e Supertino: tre storiche<br />

realtà fortemente radicate nel territorio ma con<br />

un’anima internazionale sempre più spiccata. Ma<br />

andiamo con ordine.<br />

FARESIN<br />

La prima novità elettrica in questo segmento è il<br />

Leader PF 1.14 Full Electric. Con prestazioni non<br />

difformi dalle controparti endotermiche (anch’esse<br />

sfoggiate alla kermesse veronese), il nuovo elettrico<br />

si pone come la soluzione ideale per aziende<br />

agricole di dimensioni contenute, che dispongono<br />

di impianti alimentati da fonti rinnovabili per la<br />

produzione dell’energia elettrica.<br />

L’autonomia, sufficiente a completare almeno<br />

un’intera giornata in un’azienda agricola di medie<br />

dimensioni, è garantita da una batteria al litio-ferro-fosfato<br />

da 91 kW e 210 Ah, installata nel vano<br />

motore posteriore e integrata con telematica Farmatics<br />

per il controllo da remoto. La sua posizione<br />

sul retrotreno permette un’ottimale distribuzione<br />

dei pesi, maggiore praticità operativa come la riduzione<br />

dello sporco nel vano e la facilità di accesso<br />

ai componenti e una serie di vantaggi durante<br />

la guida, come il comfort e la visibilità sul lato<br />

destro. La ricarica della batteria viene effettuata<br />

in assoluta flessibilità grazie al sistema Universal<br />

Charge, un’unica interfaccia plug-in per le alimentazioni<br />

220 V monofase e 400 V trifase.<br />

Il nuovo carro Faresin è spinto da un motore elettrico<br />

da 51 kW posizionato nell’assale posteriore.<br />

Il sistema è dotato di due marce che permettono<br />

spostamenti fino ad una velocità massima di 20<br />

km/h. Esattamente come la controparte endotermica,<br />

il Leader PF Full Electric dispone di quattro<br />

ruote motrici sterzanti che permettono tre tipologie<br />

di sterzatura (concentrica, a granchio e solo anteriore).<br />

Presenti anche sospensioni idropneumatiche<br />

registrabili in altezza attraverso un comando presente<br />

in cabina, che consentono una guida confortevole<br />

e in piena sicurezza. Nonostante le difficoltà<br />

tecniche, Faresin è riuscita a equipaggiare il nuovo<br />

Leader PF Full Electric con una potente fresa con<br />

larghezza di 2000 mm azionata da un motore elettrico<br />

da 45 kW, per consentire il carico autonomo<br />

dei vari componenti della ricetta. La cabina PF, da<br />

sempre punto di forza dei semoventi Faresin, permette<br />

all’operatore di lavorare in una posizione di<br />

assoluto controllo, grazie alle ampie superfici vetrate<br />

e all’ottima visibilità. A bordo i comandi sono<br />

disposti in modo ergonomico per gestire in modo<br />

intuitivo tutte le funzioni della macchina. Il nuovo<br />

display da ben 10” permette una facile navigazione<br />

tra tutti i comandi e permette di visualizzare in<br />

tempo reale tutti i parametri della macchina e i dati<br />

del sistema di analisi NIR integrato.<br />

BRAVO<br />

Forte di una storia che affonda le sue radici negli<br />

anni ’70 nella provincia di Cuneo, anche Bravo<br />

ha sfoggiato la sua ultima novità di prodotto tra i<br />

padiglioni di Fieragricola: stiamo parlando di Rotomix-e,<br />

un carro miscelatore full electric, sviluppato<br />

per lavorare quasi totalmente senza idraulica,<br />

grazie alla possibilità di sfruttare le potenzialità e<br />

le riserve di coppia dei motori elettrici brushless,<br />

ovvero a corrente continua con rotore a magneti<br />

permanenti (che, a differenza di un motore a spazzole,<br />

per funzionare non ha contatti elettrici striscianti<br />

sull’albero del rotore). Tra i vantaggi del<br />

nuovo carro miscelatore – che, va ricordato, prende<br />

in prestito numerose caratteristiche operative dai<br />

modelli endotermici del brand – spicca senza dubbio<br />

la silenziosità, un parametro di fondamentale<br />

importanza, soprattutto all’interno di aziende zootecniche,<br />

che impatta positivamente sulla vita degli<br />

animali. Ma anche il risparmio energetico reso<br />

possibile dalla motorizzazione elettrica (che può<br />

essere portato alle estreme conseguenze se usato in<br />

sinergia coi pannelli solari) e l’assenza di emissioni<br />

nocive all’interno degli ambienti di lavoro.<br />

Nove le possibili botti che la versione elettrica,<br />

come le controparti diesel e biometano, può portare<br />

in dote: da 13,16, 20, 21, 23, 26, 30, 35 e da<br />

40 m 3 . Dieci, invece, i modelli totali presenti nella<br />

gamma Rotomix, che si differenziamo per ingombri<br />

e capacità operativa. In questo carro elettrico,<br />

in sostanza, c’è un motore per ogni componente<br />

meccanico: quindi per fresa, mulino, coclea di miscelazione,<br />

rotazione botte, trazione e centralina<br />

servizi. La potenza è gestita da singoli inverter<br />

che permettono impostazioni mirate e dettagliate,<br />

in base alle necessità degli operatori.<br />

SUPERTINO<br />

Per Supertino, l’approdo nel mondo green va fatto<br />

risalire al 2017, quando il costruttore di Saluzzo<br />

presentò la prima versione del carro miscelatore<br />

elettrico Electra 1, un modello ancora embrionale<br />

che però, ai tempi, rappresentò una mezza rivoluzione<br />

per il settore. L’ultima evoluzione di questo<br />

progetto – l’Electra 2 – nella versione base, monta<br />

un propulsore elettrico da 150 chilowatt di potenza.<br />

La versione top di gamma, invece, porta in<br />

dote un motore maggiorato, da 180 kW. I modelli<br />

disponibili sono nove: il 12, 14, 16, 19, 21, 23<br />

(che rientrano nella categoria “base”) e il 26, 28<br />

e 30 (Electra 2 Maxi), con lunghezze comprese<br />

tra 7.800 e 8.700 mm e larghezze che oscillano<br />

tra 1.100 e 1.250 mm. Questa nuova incarnazione<br />

del progetto Electra garantisce l’autonomia sufficiente<br />

per due cicli di miscelazione mantenendo<br />

una rimanenza del 35% di carica. L’autonomia garantita,<br />

in sostanza, è di oltre due ore ed è ideale<br />

per fresare l’insilato ed effettuare una passata nelle<br />

stalle per “ricaricare” le mangiatoie. Questo è possibile<br />

grazie alla nuova versione di pack-battery la<br />

quale, mantenendo gli ingombri, assicura più del<br />

doppio di autonomia rispetto alla versione Electra<br />

1. Il pacco batterie è stato sviluppato seguendo<br />

una concezione modulare da 16 unità, in modo<br />

da facilitare e soprattutto velocizzare le eventuali<br />

operazioni di riparazione. Il tempo di ricarica dichiarato<br />

è di circa 3 ore.<br />

Panoramica<br />

fotografica dei<br />

magnifici tre<br />

costruttori italiani<br />

di mixer elettrici.<br />

In apertura, Faresin.<br />

In alto, Bravo; qui<br />

a fianco, Supertino.<br />

28<br />

29


ELETTRIFICAZIONE. Movimento terra<br />

PREFERISCO<br />

SCEGLIERE<br />

Elettrico sì, no, forse. Nel construction è un’opzione<br />

autorevole. Abbiamo quindi sondato il punto di<br />

vista della rivista e-construction. Se nelle macchine<br />

compatte è una delle possibili, concrete e attuabili<br />

alternative, l’elettrificazione non si prospetta come<br />

una soluzione in grado di diventare egemone su<br />

quelle di grandi dimensioni<br />

terra<br />

Lo abbiamo osservato a più riprese, trascritto,<br />

ripetuto. Anche su questo numero, influenzato<br />

dall’incombere dell’Intermat: l’elettrico si coniuga<br />

con il verbo industriale soprattutto in cantiere.<br />

Vi riportiamo l’opinione di e-construction, che riflette<br />

su questa questione da una prospettiva ortogonale. In<br />

riferimento a questa tendenza, diventata un imperativo<br />

categorico, sembra essere la parola d’ordine e chi non<br />

segue questo mantra è considerato out. A prescindere<br />

dal fatto che sarebbe corretto parlare di elettrificazione<br />

e non di elettrico, qual è l’attuale situazione del mercato?<br />

Come possono eventualmente orientarsi le imprese<br />

che intendono lavorare con macchine ad emissioni locali<br />

zero? Occorre fare una chiara distinzione e capire<br />

esattamente quali sono le applicazioni, cosa si deve<br />

fare e dove si deve lavorare. Anche perché ci sono<br />

costruttori, come ad esempio Wacker Neuson, che<br />

da oltre dieci anni propongono macchine compatte e<br />

attrezzature ad azionamento elettrico con un ottimo<br />

riscontro del mercato. Questo grazie a tecnologie collaudate<br />

e a una graduale e progressiva introduzione<br />

sul mercato, senza mai rinunciare alle attrezzature e<br />

alle macchine convenzionali ma guidando il cliente<br />

attraverso scelte che sono poi diventate naturali. E<br />

anche con costi di investimento sostenibili da parte<br />

degli utilizzatori finali. Che l’obiettivo di ridurre le<br />

emissioni sia prioritario è evidente e sotto gli occhi<br />

di tutti. Ma che questo debba essere fatto con una<br />

visione non ideologica è altrettanto vero. L’approccio<br />

in modo tecnologicamente non neutro comporta<br />

infatti evidenti difficoltà che, nei fatti, trascinano in<br />

avanti l’obiettivo finale portando a un rallentamento<br />

del processo quando, invece, si potrebbero ottenere<br />

buoni risultati fin da subito andando a migliorare una<br />

situazione oggettivamente critica. Alcuni costruttori<br />

stanno percorrendo questa strada in modo analitico<br />

anche utilizzando tecnologie che potrebbero sembrare<br />

meno evolute ma che, nella realtà, sono alla portata<br />

delle aziende e ampiamente collaudate.<br />

Merlo<br />

Oltre a Wacker Neuson, per esempio, Merlo si è<br />

affacciata al mercato dei telescopici compatti con<br />

una macchina completamente nuova che sfrutta la<br />

tecnologia, conosciuta e impiegata da decenni, delle<br />

batterie al piombo. Un tipo di approccio che ha consentito<br />

di impiegare batterie che provengono ormai<br />

al 90% dal mercato del riciclo e che hanno un impatto<br />

ambientale molto basso. Grazie al dispositivo<br />

di aggancio e sgancio rapido è possibile sostituirle<br />

in meno di cinque minuti garantendo cicli operativi<br />

molto lunghi. Si tratta di un approccio costruttivo<br />

che non solo ha aperto le porte di un nuovo mercato<br />

ma ha anche fatto capire ai propri clienti il potenziale<br />

operativo di un prodotto nuovo.<br />

La parola al mercato<br />

È poi comprensibile che le strategie di alcuni costruttori<br />

vogliano dare un segnale al mercato. Ma laddove<br />

la visione nega l’evidenza fisica, sarà il mercato stesso<br />

ad emettere le proprie sentenze. Dichiarare tempi<br />

di durata della carica delle batterie che non siano<br />

compatibili con i dati stessi della macchina, infatti,<br />

non è sicuramente una strategia lungimirante. Volvo<br />

sta puntando molto sulle proprie macchine elettrificate<br />

con una visione che, però, appare spesso più entusiastica<br />

che realistica. Dimenticando, nel comunicare<br />

i propri dati di durata della ricarica delle batterie,<br />

che la fisica non è un’opinione e che i numeri non<br />

mentono. Se nelle macchine compatte la gestione<br />

della ricarica è però gestibile, nel bene e nel male,<br />

negli ordinari cantieri, sulle grandi macchine questo<br />

passaggio non è affatto automatico.<br />

L’EC230 Electric, a fronte di una capacità della batteria<br />

di 264 kWh per una potenza installata di picco<br />

di 160 kW e in continuo di 105 kW, difficile che<br />

riesca a mantenere un’autonomia di 4 o 5 ore (a seconda<br />

dell’impiego) come dichiarato dal costruttore.<br />

Così come risulta difficile, a patto di non avere in<br />

cantiere un carica batterie da oltre 132 kWh, che in<br />

un paio d’ore si possa effettuare la ricarica. Vero è<br />

che Volvo fornisce in opzione un caricabatterie rapido<br />

da 150 kW con interfaccia CCS2 in grado di caricare<br />

la batteria in circa 90 minuti, ma occorre, cosa<br />

non da poco, avere un allacciamento al cantiere che<br />

sia in grado di alimentare un flusso di questo tipo.<br />

Un cantiere medio ordinario oggi ha tendenzialmente<br />

un fabbisogno di circa 30/40 kW. Stiamo parlando<br />

quindi di grandezze superiori di circa sei volte e che<br />

sarebbero necessarie solo per poter garantire l’uso<br />

di un escavatore per i pochi giorni necessari per le<br />

opere di demolizione o movimento terra.<br />

Oltre l’esercizio di stile<br />

Occorre quindi andare oltre l’esercizio di stile e le<br />

strategie di marketing dove il “green washing” è più<br />

uno slogan che non una visione sostanziale indirizzata<br />

al cliente e alla soluzione di specifiche problematiche<br />

operative. Di fatto il mercato è divisibile<br />

in due grandi categorie dove il compatto viaggia<br />

su un binario a parte e dove l’elettrificazione può<br />

Merlo e Bobcat,<br />

su due applicazioni<br />

agili, assolutamente<br />

compatibili con le<br />

versioni Bev.<br />

30<br />

31


terra<br />

32<br />

avere un senso se si basa su tecnologie “amiche”<br />

dove affidabilità, semplicità di impiego e costi di<br />

investimento accettabili sono i tre elementi di base.<br />

Le grandi macchine sono invece oggi difficilmente<br />

adattabili, se non in casi estremamente specifici,<br />

alle esigenze delle imprese comuni. LiuGong, ad<br />

esempio, è presente con una gamma elettrificata che<br />

prevede anche pale gommate di media dimensione<br />

come la 856HE da 21 tonnellate di peso operativo<br />

per una capacità benna di 3,5 metri cubi. Alcuni<br />

esemplari sono operativi in un impianto di calcestruzzo<br />

di Londra in una tipica applicazione che,<br />

come risaputo, richiede un uso sporadico nel corso<br />

della giornata e quindi in linea con l’autonomia della<br />

batteria in base alla dimensione della macchina.<br />

Si tratta però di applicazioni molto specifiche dove<br />

anche le grandi macchine possono, con determinate<br />

condizioni al contorno, soddisfare i requisiti operativi<br />

richiesti. La stessa Holcim ha appena acquistato<br />

600 macchine elettrificate dalla stessa LiuGong per<br />

l’impiego nei propri stabilimenti produttivi.<br />

Una tecnologia che può avere un futuro?<br />

L’elettrificazione ha sicuramente un futuro nel mercato<br />

delle macchine movimento terra. Tutti i costruttori,<br />

soprattutto nelle macchine compatte, si stanno<br />

infatti impegnando con soluzioni già oggi operative o<br />

con dei concept molto interessanti dove si intravedono<br />

possibili scenari operativi. Come nel caso di Hitachi<br />

che, con la joint-venture EAC insieme a KTEG,<br />

propone sul mercato un mini-escavatore elettrificato<br />

da 5,5 tonnellate a sua volta integrato da modelli che<br />

arrivano fino alla classe delle 15 tonnellate.<br />

Bobcat ha presentato il suo concept completamente<br />

elettrico T7X. Parliamo di elettrico e non di elettrificato<br />

perché non è una macchina idraulica azionata<br />

da un motore elettrico ma un track-loader dove<br />

tutti i movimenti sono azionati da degli attuatori<br />

elettrici. Una vera e propria nuova frontiera che<br />

potrà avere, grazie alla superiore efficienza, sviluppi<br />

interessanti. A patto che gli attuatori, grazie ad<br />

una produzione di serie con grandi numeri, possano<br />

arrivare ad un costo di costruzione accettabile. Per<br />

il modello T7X si parla oggi di circa 25.000 dollari<br />

per attuatore della Moog raggiungendo quindi il<br />

costo di circa 100.000 dollari (a Bobcat) per la sola<br />

movimentazione del braccio.<br />

E le alternative?<br />

Siamo ancora lontani da un impiego diffuso delle<br />

macchine movimento terra elettrificate e fintanto che<br />

non vi sarà una visione di mix tecnologico questo<br />

obiettivo si allontanerà di volta in volta. A fronte di<br />

questo potrebbe invece essere molto proficuo l’impiego<br />

di macchine con tecnologie miste, come vediamo<br />

da tempo su molto grandi macchine da miniera o<br />

su molti impianti mobili di frantumazione e vagliatura,<br />

dove motori a basso impatto ambientale ad Hvo<br />

(a titolo di esempio) alimentino motori elettrici che<br />

azionano impianti idraulici e powertrain. Il tutto con<br />

dei consumi molto bassi, emissioni molto basse ed<br />

un’efficienza decisamente più alta. Vedremo.<br />

Volvo CE (in<br />

basso) sta<br />

investendo anche<br />

nell’elettrificazione<br />

delle macchine più<br />

heavy-duty.<br />

In basso a sinistra,<br />

Wacker Neuson.<br />

Sopra, da sinistra,<br />

Hitachi e LiuGong.<br />

33


DEVELON. E la decarbonizzazione<br />

VISIONE<br />

OLISTICA<br />

Develon è uno degli attori più agguerriti dello<br />

scenario applicativo cantieristico. Si avvale<br />

dell’interazione con le altre aziende del gruppo,<br />

non ultimo il braccio motoristico coreano di<br />

Hyundai. E come interpreta la “chiamata alle<br />

armi” degli Oem nella disfida chiamata “emissioni<br />

zero”? Con la massima apertura e flessibilità,<br />

scandagliando in profondità le interpretazioni<br />

dell’elettrico e dell’idrogeno<br />

terra<br />

D<br />

evelon, per i nostalgici l’ex Doosan Construction<br />

Equipment, non smette di stupire<br />

e conferma il suo spirito innovativo anche<br />

sul tema dei powertrain alternativi. Nell’intervallo<br />

di potenza inferiore a 56 chilowatt, anche<br />

i cantieri, soprattutto nei perimetri urbani, sono<br />

stimolati, quando non espressamente obbligati, ad<br />

adottare soluzioni a zero emissioni allo scarico.<br />

Oslo è stata pionieristica, in questo senso, con il<br />

divieto ai motori a combustione interna, seguita<br />

da Copenhagen, Helsinki e Trondheim. Michelle<br />

Hidalgo, sindaca di Parigi, per i giochi olimpici<br />

del <strong>2024</strong> persegue l’obiettivo di dimezzare<br />

l’impronta di carbonio rispetto alla precedente<br />

edizione. Quindi, Develon, che fa? Per capirlo,<br />

ci affacciamo retrospettivamente al Samoter del<br />

2023, teatro dell’anteprima del marchio coreano<br />

sul suolo europeo.<br />

SCAVARE CON LA SPINA: EREV<br />

Non è passato inosservato alla giuria dell’Innovation<br />

Award il Develon 14W EREV (Extended-<br />

Range Electric Vehicle). L’escavatore gommato<br />

elettrico è sviluppato sulla base del DX100W, ed<br />

è progettato attorno a un sistema di trazione rigenerativo<br />

(eDrive), un impianto di brandeggio<br />

avanzato (eSwing) e sistemi eWorking. Alimentato<br />

da un pacco batterie di 120 kWh (somma<br />

della capacità delle due batterie da 60 kWh), è<br />

in grado di lavorare in autonomia per tre ore. Il<br />

piglio innovativo di questa macchina risiede nella<br />

duplice opzione che ne estende l’operatività. Con<br />

un pacco batterie aggiuntivo si sommano altre<br />

tre ore, che possono essere estese ad oltranza,<br />

se si propende per un range extender, che funge<br />

da generatore, riducendo i consumi del 20%. Il<br />

14W EREV prevede l’azionamento elettrico degli<br />

attrezzi, come i bracci, e svincola l’endotermico<br />

anche dalla rotazione e dalla traslazione. La ricarica<br />

è garantita sia recuperando l’energia cinetica,<br />

che altrimenti andrebbe dispersa durante la<br />

frenata e la rotazione, sia tramite il plug-in, che<br />

riporta la batteria al livello tipicamente funzionale<br />

dell’80% in appena un’ora e mezza. Il 14W<br />

EREV sarà affiancato all’Intermat dal mini-escavatore<br />

DX20ZE, che impiega un pacco batterie<br />

agli ioni di litio da 20,4 kWh, dalla densità di<br />

416Wh/l. I sistemi elettrici e i componenti della<br />

macchina sono stati adattati alle complicazioni<br />

ambientali, saturi di polvere e soggetti a forti sollecitazioni<br />

allo chassis. Anche in questo caso, un<br />

sistema di ricarica rapida consente di riportare la<br />

batteria all’80% della capacità in appena un’ora<br />

e 20 minuti. Il carica batterie di bordo assicura<br />

invece la ricarica completa delle batterie in otto<br />

ore. Stephane Dieu, Product Manager di Develon<br />

Europe per gli escavatori, sostanzialmente conferma<br />

quanto abbiamo anticipato. «Il DX20ZE-7<br />

è progettato per soddisfare la crescente domanda<br />

di macchine elettriche. Infatti, i mezzi compatti<br />

come i mini-escavatori tendono a lavorare soprattutto<br />

in aree urbane o residenziali. Inoltre, i<br />

tipi di lavori li portano quasi sempre vicino ad<br />

altri lavoratori».<br />

MADE IN COREA<br />

Cosa comporta, all’atto pratico, la dicitura “Made<br />

in Corea”? Un vantaggio competitivo, tutt’altro<br />

che trascurabile, è dato dalla competenza endemica<br />

nella progettazione delle batterie, celle<br />

comprese, a partire dalla chimica. La vicinanza<br />

di Samsung si fa sentire, eccome. La stessa Develon<br />

sviluppa internamente il pacco batterie, che<br />

presenta una tensione nominale di 51 Volt e una<br />

capacità di 20,4 kWh. Supporta una corrente di<br />

carica massima di 268 A e una corrente di scarica<br />

massima di 500 A. Le celle utilizzate sono di tipo<br />

cilindrico INR 21700 M50L, in configurazione a<br />

14 serie (14S) e 20 parallele (20P). Ha un grado<br />

IP pari a 65, che indica la protezione dalla polvere<br />

e l’indice di impermeabilizzazione, quindi la<br />

resistenza a getti d’acqua provenienti da qualsiasi<br />

direzione.<br />

RANGE EXTENDER<br />

L’escavatore gommato compatto con range extender<br />

è un tipico esempio di soluzione alternativa<br />

all’imperativo categorico della formula plug-in.<br />

Develon inserisce questa proposta, alla pari delle<br />

altre, che vedremo, in un florilegio di soluzioni<br />

da valutare a quattro mani, insieme ai destinatari.<br />

È sostanzialmente un modo per tastare il polso al<br />

mercato. Lo sviluppo della rete infrastrutturale<br />

elettrica comporterà uno sforzo così imponente<br />

da rendere tutt’altro che banale la possibilità di<br />

alternare, a seconda del contesto, la ricarica elet-<br />

A sinistra,<br />

il DX20ZE,<br />

protagonista allo<br />

stand Develon<br />

dell’Intermat.<br />

Le batterie sono<br />

agli ioni di litio,<br />

da 20,4 kWh.<br />

34<br />

35


terra<br />

trica e il pieno di idrogeno.<br />

LE DUE FACCE DELL’IDROGENO<br />

Develon svelerà all’Intermat un altro asso nella<br />

manica. Sul tavolo della decarbonizzazione non si<br />

può ignorare la carta idrogeno. Si fa presto a scrivere<br />

H2, applicarlo, invece, per alcuni comporta<br />

una sterzata radicale, verso uno o l’altro dei due<br />

paradigmi tecnologici: privilegiare l’endotermico<br />

o le celle a combustibile? Agli inizi del 2023 JCB<br />

ci ha mostrato nella cava di Wardlow il funzionamento<br />

di una terna e di un sollevatore telescopico<br />

equipaggiati dal 4,8 litri di origine Ecomax, alimentato<br />

a idrogeno. Secondo l’ingegneria britannica,<br />

confortata da uno studio esteso su un esaustivo<br />

ventaglio applicativo, le celle a combustibile non<br />

si prestano, alle condizioni attuali, all’impiego<br />

sulle macchine operatrici in cantiere. Da tenere<br />

in debita considerazione i risvolti elettrochimici<br />

e le implicazioni sulle masse radianti e sull’impianto<br />

di filtrazione dell’aria. In Corea la pensano<br />

diversamente. Come? Per utilizzare un terzetto di<br />

termini à la page, in casa Develon abbracciano un<br />

approccio multitasking, una visione olistica e un<br />

credo agnostico. S’intende che le prospettive del<br />

futuro post-dieselistico non affideranno l’esclusiva<br />

al Bev. Soffermandoci sull’idrogeno, l’engineering<br />

coreano batte entrambe le direzioni, quella dell’endotermico<br />

H2 e quella delle celle a combustibile.<br />

In Corea, entrambe le tecnologie sono in agenda.<br />

La Develon è in continua sperimentazione, senza<br />

ipoteca alcuna.<br />

FUEL CELL = DL250 FCEV<br />

Lo dimostra la pala gommata DL250-FCEV (Fuel<br />

Cell Electric Vehicle). Develon ripone fiducia nella<br />

flessibilità, resa possibile dall’equipaggiamento,<br />

che contempla un powerpack a celle a combustibile<br />

a idrogeno oppure un pacco batterie. Si può<br />

dunque convertire, tramite abbassamento idraulico<br />

del modulo posteriore, la pala in un “battery<br />

electric vehicle”. Sostanzialmente, cambia leggermente<br />

la distribuzione dietro il ponte, dove il serbatoio<br />

dell’idrogeno avvicenda il pacco batterie.<br />

Snocciolando le cifre della sezione elettrica della<br />

catena cinematica, abbiamo un pacco batterie di<br />

320 kWh, con un motore di trazione che eroga<br />

83 chilowatt e la pompa del motore 50 chilowatt.<br />

Questa powertrain consente una autonomia di circa<br />

8 ore. Per quanto riguarda le celle a combustibile,<br />

la potenza è di 70 kW, e attingono a un serbatoio<br />

di idrogeno da 20,5 chili (5 accumulatori da 4 chili<br />

l’uno), a 700 bar. Queste premesse, anche in ragione<br />

del ciclo tipico di una pala gommata, autorizzano<br />

l’azienda coreana a suggerire un’autonomia<br />

di circa otto ore. I dati prestazionali e di carico<br />

sono pressoché inalterati, rispetto alla originaria<br />

versione endotermica con una capacità della benna<br />

pari a 2,5 metri cubi. Il motore a combustione<br />

interna è il DL06 di Develon, ex Doosan Infracore,<br />

un esacilindrico con canna da litro scarsa, quasi al<br />

top della gamma di Incheon, che sugli escavatori<br />

cingolati si spinge fino a 141 chilowatt, con un<br />

momento torcente di 805 Newtonmetro.<br />

Al Conexpo 2023 abbiamo toccato con mano il<br />

termico a idrogeno. Un approccio versatile, immediatamente<br />

applicabile ai cofani delle macchine<br />

in circolazione, senza stravolgimenti dimensionali,<br />

quindi nel layout dell’applicazione. La cilindrata<br />

di 11 litri, con 300 chilowatt e 1.700 Newtonmetro<br />

a 2.000 giri, è tranquillamente spendibile su<br />

escavatori da 46 ton equipaggiati con unità da 9 e<br />

11 litri. Certo, il costo dell’idrogeno verde oscilla<br />

nella forbice tra 8 e 10 euro al chilo, per via dei<br />

costi di produzione e compressione e la tecnologia<br />

del motore termico a combustione è ancora molto<br />

costosa (un progetto vale molte decine di milioni<br />

di euro) e non è immediatamente replicabile su<br />

una gamma di motori, laddove l’idrogeno a fuel<br />

cell per via della maggiore diffusione è invece subito<br />

disponibile su una gamma più ampia. L’autentica<br />

nota dolente infatti, come sempre, quando si<br />

ragiona di andare oltre il diesel, riguarda gli oneri<br />

di sviluppo, che impattano in modo drammatico<br />

sul costo finale della macchina.<br />

Gli impieghi, nella fase di start-up di questa declinazione<br />

tecnologica, secondo quanto dichiarato<br />

da Kim Joong-soo, a capo del dipartimento motori<br />

dell’azienda coreana, oltre che alla taglia di Develon<br />

(cantieri, costruzioni, infrastrutture) saranno<br />

rivolti anche ad applicazioni veicolari e stazionarie:<br />

«I motori a combustione interna a idrogeno<br />

saranno utilizzati in veicoli commerciali di medie<br />

e grandi dimensioni, come camion, autobus e macchine<br />

da costruzione e nei generatori di potenza<br />

di medie e grandi dimensioni».<br />

IN CONCLUSIONE<br />

Il punto cruciale, non tanto per Develon quanto<br />

in una visione sistemica, è come rendere effettivamente<br />

fruibile una qualsiasi tecnologia. Non è<br />

possibile identificare, alle attuali condizioni, una<br />

opzione egemone, il famigerato “game changer”.<br />

Dipende dalle applicazioni, dalle reti infrastrutturali,<br />

dalla diffusione e produzione su larga scala<br />

e da altre variabili flottanti, come l’assetto geopolitico<br />

e le decisioni dei legislatori, sia a livello<br />

micro che macro. Solo il futuro potrà dirci quale<br />

tecnologia sarà più trainante di altre. Oggi è il dato<br />

importante è vedere costruttori, come Develon,<br />

che non smettono mai di sperimentare per essere<br />

pronti alle sfide del domani.<br />

Sopra, la pala<br />

gommata DL250<br />

FCEV, direttamente<br />

dall’Intermat.<br />

A sinistra, il 14W<br />

EREV (Extended<br />

Range Electric<br />

Vehicle), sviluppato<br />

sulla base del<br />

DX100W. Nel<br />

“sottopancia”<br />

il motore elettrico<br />

convive con<br />

un ausiliario, il<br />

cosiddetto “range<br />

extender”.<br />

36<br />

37


forsee power. Batterie Made in France<br />

AUTOBUS E<br />

NON SOLO<br />

La sede produttiva presso il quartier generale ha<br />

una capacità installata di 2 GWh, con l’obiettivo di<br />

espandersi a 4 GWh nel 2028. Il settore autobus<br />

copre i due terzi delle vendite. Profitti? Quest’anno si<br />

prospetta l’equilibrio a livello di Ebitda. Il costruttore<br />

francese di moduli batteria è fortemente orientato al<br />

settore autobus e veicoli leggeri, senza trascurare le<br />

applicazioni heavy-duty (camion, movimento terra e<br />

ferroviario). Cronaca di una visita nel cuore pulsante<br />

della produzione, baricentrico tra Parigi e Bordeaux<br />

batterie<br />

Il <strong>2024</strong> sarà l’anno dell’equilibrio a livello di<br />

Ebitda per Forsee Power, costruttore di moduli<br />

batteria “made in France” che ha nel trasporto<br />

pubblico il suo core business (due terzi delle vendite<br />

sono ascrivibili al mondo autobus). A fine<br />

febbraio abbiamo avuto l’opportunità di visitare lo<br />

stabilimento produttivo di Poitiers, dove l’azienda<br />

punta a raddoppiare la capacità produttiva per toccare<br />

quota 4 GWh nel 2028. La fabbrica francese,<br />

inaugurata nel 2022, è il perno di un network globale<br />

di cui fa parte un secondo stabilimento europeo<br />

a Breslavia (Polonia), uno negli Stati Uniti, in<br />

Ohio, e due fabbriche asiatiche: a Pune, in India,<br />

e a Zhongshan, Cina. Lo stabilimento di Poitiers<br />

sorge sulle ceneri di un complesso industriale in<br />

cui il gruppo americano Federal Mogul produceva<br />

pistoni per veicoli diesel prima di cessare le attività<br />

nel 2014. Forsee Power è di fatto in affitto a<br />

Poitiers per un totale di dodici anni. Interamente a<br />

carico del gruppo (che nel 2021 è stato beneficiato<br />

da un prestito di 50 milioni da parte della Bei, la<br />

Banca europea per gli investimenti), invece, è l’equipaggiamento<br />

tecnologico distribuito sui 10mila<br />

metri quadri dedicati alla produzione, ai quali si<br />

aggiungono 2,5 chilometri quadrati consacrati alla<br />

componentistica, alloggiati in un edificio realizzato<br />

da zero. Per concludere il quadro degli spazi, ecco<br />

altri 2mila metri quadri dedicati alle operazioni di<br />

spedizione. Il nostro viaggio sulle linee produttive<br />

dell’azienda parte dal locale dedicato alla sicurezza.<br />

Un drappello di lavoratori dell’azienda è infatti formato<br />

per intervenire in caso di incendio, compresa<br />

l’abilitazione a guidare il carrello elevatore in modo<br />

da spostare con rapidità eventuali componenti critici.<br />

Tra gli edifici trova posto una vasca d’acqua<br />

dove eventualmente gettare “pezzi” sospetti. Una<br />

precauzione, quella della formazione ai lavoratori<br />

addetti a gestire il rischio incendio, che dall’azienda<br />

assicurano essere stata adottata in via del tutto volontaria,<br />

senza che sia richiesta dalle normative. Le<br />

linee produttive, cinque in tutto, presentano un alto<br />

livello di automazione. Il controllo tecnico sull’integrità<br />

e sul buono stato delle celle, primo step del<br />

processo di produzione, è appannaggio di un robot,<br />

così come la disposizione delle celle in “stack” (sorta<br />

di colonna di cella) e di quest’ultimi in moduli<br />

e pacchi batteria. È appannaggio invece della forza<br />

lavoro dell’impianto francese l’installazione della<br />

componentistica elettrica ed elettronica: dai fili alla<br />

Pdu (Power distribution unit), l’infrastruttura elettrica<br />

viene assemblata e controllata manualmente.<br />

Il medesimo approccio è attuato negli stabilimenti<br />

Forsee Power in Cina e Stati Uniti.<br />

Fino a 2 GWh<br />

Lo stabilimento impiega circa 200 lavoratori e ha<br />

una capacità installata tale da rendere possibile toccare<br />

quota 2 GWh annui in caso di operatività massima<br />

(tre turni). Attualmente la fabbrica lavora su<br />

due turni e nel 2022 è stato “sfornato” 1 gigawattora<br />

di batterie (equivalente a oltre 2.500 batterie per<br />

e-bus, assumendo per postulato una verosimile dotazione<br />

di 400 kWh per bus). Il focus di Forsee Power<br />

non è solamente nello sviluppo e realizzazione<br />

di batterie per la cosiddetta “prima vita”, vale a dire<br />

l’utilizzo come accumulatori di trazione per veicoli<br />

elettrici, ma si allarga alla gestione di applicazioni<br />

di “seconda vita”. Fuori dal perimetro dell’azienda<br />

francese rimangono la produzione delle celle (di cui<br />

l’azienda si approvvigiona da una serie di partner<br />

tra cui LG, Toshiba e CALB hanno una posizione di<br />

preminenza, in aggiunta a nomi noti come Samsung<br />

SDI, Northvolt, Panasonic, Blue Solutions) e la gestione<br />

del riciclaggio.<br />

Forsee Power è un gruppo che ha nell’autobus, al<br />

momento, il suo vero core business: il trasporto pubblico<br />

copre i due terzi delle vendite. In Europa ci<br />

sono oggi oltre 3mila e-bus equipaggiati con moduli<br />

Forsee Power. Certo, secondo i dati forniti dalla<br />

stessa azienda, sono 135mila i veicoli equipaggiati<br />

in tutto il mondo, un dato complessivo “drogato” da<br />

ingenti volumi di scooter e veicoli a tre ruote per il<br />

mercato asiatico. Dall’export fuori dai confini europei<br />

proviene circa il 50% del business Forsee Power.<br />

La strategia del gruppo non prevede spazio per il<br />

segmento auto e punta tutto su veicoli pesanti (non<br />

solo autobus e camion ma anche movimento terra<br />

e ferroviario) e leggeri (i summenzionati scooter<br />

e tuk-tuk di cui sono voraci i mercati dell’estremo<br />

oriente). I veicoli commerciali hanno rappresentato<br />

l’85% delle vendite nel 2023, in crescita rispetto al<br />

79% del 2022. È una strategia che di fatto si articola<br />

su mercati ad alto valore aggiunto e ampia<br />

potenzialità di profitto (i pesanti, esclusi i camion)<br />

e applicazioni foriere di grandi volumi e margini più<br />

risicati (i leggeri), con il truck nel mezzo. Dicevamo,<br />

l’autobus è l’applicazione di maggior successo<br />

per il business di Forsee, partner di marchi come<br />

Wrightbus (che si è piazzato al quarto posto nel<br />

mercato europeo degli e-bus 2023), Van Hool, Iveco<br />

Bus (che però affiancherà, sulla nuova gamma, i<br />

moduli realizzati in-house), CaetanoBus, MCV. Dal<br />

punto di vista dell’andamento del business, la crescita<br />

dei ricavi registrata nel 2023 è stata del 54%.<br />

Fatturato? 171 milioni di euro. Come anticipato in<br />

apertura, il <strong>2024</strong> è atteso come il primo anno con<br />

Ebitda in positivo nella storia di Forsee Power, che<br />

ha nella sua struttura azionaria la società di investimento<br />

giapponese Mitsui & Co (azionista di maggioranza<br />

col 26% delle quote) e l’omologa francese<br />

Eurazeo (24%). Presente anche una partecipazione<br />

del 7% da parte del gigante canadese delle fuel cell<br />

Ballard Power Systems. L’obiettivo ambizioso del<br />

gruppo è di toccare quota 7% di margine Ebitda nel<br />

2028. Guardando al dipanarsi delle strategie aziendali<br />

a livello globale, la fabbrica cinese, operativa<br />

dal 2003, ha un analogo target di capacità produttiva<br />

di 4 GWh annui nell’arco di quattro anni, anch’esso<br />

su cinque linee produttive articolate su 10mila<br />

metri quadri di fabbrica. India? Due linee su 2mila<br />

metri quadri, focus su veicoli leggeri (il mercato<br />

dei tuk-tuk elettrici è assai promettente), obiettivo<br />

2 GWh nel 2028, in significativa crescita dallo 0,4<br />

del 2022. Il sito statunitense, medesima estensione<br />

della fabbrica francese, ha iniziato le attività alla fine<br />

del 2023 e quest’anno dovrebbe “partorire” 1 gigawattora<br />

di moduli, per traguardare il 2028 a quota<br />

3. In Polonia Forsee Power mantiene la produzione<br />

di circa un milione di piccoli pacchi batteria per vari<br />

usi, tra cui quello dei service center.<br />

Ventaglio “chimico”<br />

Ampio il portafoglio prodotti: NMC ed LTO<br />

(quest’ultima riservata principalmente ai mezzi fuel<br />

cell o agli elettrici a pantografo, dove è richiesta<br />

un’elevata potenza di ricarica) sono da tempo in<br />

listino, l’ultima novità è l’incursione nel litio-ferro-fosfato,<br />

introdotto a listino dalla seconda metà<br />

del 2023. Una news che risponde a un trend generale<br />

che vede l’LFP guadagnare pesantemente<br />

terreno (analoga mossa ha compiuto recentemente<br />

BorgWarner). Gli analisti di BloombergNef lo scrivevano<br />

nero su bianco due anni fa (“Le batterie<br />

LFP hanno aumentato significativamente il proprio<br />

market share negli ultimi tre anni e si prospetta copriranno<br />

il 40% delle vendite EV nel 2022”).<br />

Tra i “gioiellini” dell’azienda spiccano i moduli Zen<br />

Slim, caratterizzati dal design extra sottile e pensati<br />

per l’integrazione diretta nel telaio. La scelta adottata<br />

da Wrightbus, quasi un must per un doubledecker,<br />

risponde a un trend ben definito che vede<br />

sempre più costruttori puntare a spostare i pesanti<br />

moduli dal tetto alla parte inferiore del veicolo.<br />

Francia, Polonia,<br />

Stati Uniti, India,<br />

Cina. È la geografia<br />

produttiva di<br />

Forsee Power.<br />

I colleghi della<br />

rivista Autobus<br />

si sono recati<br />

in visita nello<br />

stabilimento di<br />

Poitiers. L’obiettivo<br />

è raggiungere la<br />

capacità di 4MWh<br />

nel 2028.<br />

38<br />

39


webinar. Bosch Rexroth<br />

OFF-HIGHWAY<br />

ELETTRICO<br />

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una fortissima<br />

spinta tecnologica nel settore off-highway. In<br />

quest’ottica è nato il portafoglio eLion, pensato<br />

per semplificarne l’elettrificazione. Bosch Rexroth<br />

ne ha parlato diffusamente in un recente webinar,<br />

di cui riportiamo i punti salienti<br />

Elettrico non è<br />

necessariamente<br />

sinonimo di<br />

batterie. È<br />

partendo<br />

da questo<br />

presupposto, e<br />

dalla articolata<br />

richiesta di<br />

personalizzazione<br />

in base<br />

all’applicazione,<br />

che Bosch Rexroth<br />

ha concepito<br />

e sviluppato la<br />

famiglia eLion.<br />

TERRA<br />

Elettrificare una macchina nel settore off-highway<br />

non è semplice come si potrebbe pensare: non<br />

basta sostituire il motore diesel con uno elettrico,<br />

ma bisogna adeguare tutta la componentistica affinché<br />

il risultato sia efficiente, poco inquinante e sicuro: proprio<br />

per questo è nato il portafoglio completo eLion di<br />

Bosch Rexroth, di cui l’azienda ha illustrato i prodotti<br />

e i vantaggi in un recente webinar.<br />

A fare gli onori di casa è Ugo Paternuosto, Head of<br />

sales product management and application di Bosch<br />

Rexroth: «Negli anni passati abbiamo lavorato moltissimo<br />

sulla digitalizzazione delle trasmissioni idrostatiche<br />

delle macchine, affinché potessero diventare<br />

sempre più efficienti, meno inquinanti e soprattutto<br />

più sicure. Oggi però con l’elettrificazione assistiamo<br />

a un passo decisivo verso i temi della sostenibilità e<br />

della riduzione delle emissioni. Ma che cosa significa<br />

elettrificare una macchina mobile? Esistono un’infinità<br />

di combinazioni: diesel-electric, con batteria, senza<br />

batteria, full electric, attuazioni in cui viene richiesta<br />

un’applicazione di motore ruota, o motore su assale,<br />

o motore con gearbox… noi ne abbiamo contate circa<br />

una ventina. Quali sono dunque le sfide nell’andare a<br />

sviluppare un portafoglio di prodotti dedicato al mondo<br />

dell’off-highway?»<br />

Lo conferma Federico Perelli, Head of eLion team:<br />

«Il mercato dell’off-highway è estremamente ampio,<br />

vario e diversificato. Pensiamo ad esempio ai requisiti<br />

richiesti per un trattore, oppure a quelli – diametralmente<br />

opposti – necessari per una spazzatrice stradale<br />

o una macchina sposta container. Sappiamo che ognuna<br />

di queste macchine è già disponibile nel mercato in<br />

varie dimensioni e classi di potenza. Elettrificare non<br />

significa semplicemente scegliere un motore elettrico,<br />

ma vuol dire elettrificare le varie funzioni delle macchine,<br />

ad esempio la parte di trazione (motore elettrico<br />

più riduttore) o la funzione di lavoro (motore elettrico<br />

più pompa). La seconda sfida è il cliente stesso: bisogna<br />

identificare quello che dovrà essere il vero e<br />

proprio Dna della macchina. Quando si parla di elettrico<br />

spesso si pensa a una macchina con batteria, ma<br />

il mercato dell’off-highway in realtà è molto ampio<br />

e proprio per questo è nato il portafoglio elettrico di<br />

Bosch Rexroth chiamato eLion».<br />

A illustrare i prodotti che compongono il portafoglio<br />

è Alessio D’Ingianna, Sales Product Manager eLion:<br />

«Il portafoglio eLion è ampio e completo, proprio per<br />

coprire l’intero processo di elettrificazione, a partire<br />

dalla famiglia di motori-generatori: lo stesso prodotto<br />

può infatti lavorare sia come motore elettrico, fornendo<br />

potenza meccanica, sia come generatore elettrico,<br />

fornendo quindi energia elettrica. Per gestire e controllare<br />

i motori elettrici servono degli inverter, ovviamente<br />

disponibili (come i motori) in diverse taglie e con<br />

diverse potenze per raggiungere i diversi requirement<br />

che arrivano dai nostri clienti. Abbiamo anche aggiornato<br />

i nostri riduttori per poter supportare e sopportare<br />

l’alta velocità di rotazione dei motori elettrici, fino<br />

ai 12.000 giri al minuto. Non dimentichiamo però che<br />

per realizzare un sistema elettrico completo sono fondamentali<br />

anche altri componenti: nel caso di componenti<br />

di macchine a batteria, caricabatterie di bordo,<br />

convertitori di tensione e tutti i cavi sia di potenza sia<br />

di segnale per connettere i prodotti tra di loro. I pilastri<br />

su cui tutto il portafoglio eLion è stato sviluppato sono<br />

tre: doveva essere robusto, scalabile in diverse taglie<br />

e diverse dimensioni per facilitare l’installazione dei<br />

componenti in macchina ma anche per non incorrere<br />

nel rischio di sovradimensionamento o sottodimensionamento,<br />

e infine sicuro dal punto di vista elettrico».<br />

Ma cosa vuol significa scalabilità per i motori elettrici?<br />

A rispondere a questa domanda è sempre D’Ingianna:<br />

i motori elettrici EMS1 si basano sulla tecnologia<br />

dei motori sincroni a magneti permanenti interni che<br />

sfruttano il principio di riluttanza, una tecnologia che<br />

permette di avere un’alta efficienza energetica (fino<br />

al 97%), oltre che di scalare questi motori in diverse<br />

taglie e in diverse lunghezze. «Siamo in grado di<br />

realizzare una soluzione su misura, sulla base della<br />

richiesta di coppia o di velocità che all’atto pratico<br />

è la richiesta di potenza, potenze che nel nostro caso<br />

vanno dagli 11 fino ai 229 kW di potenza nominale<br />

fino a raggiungere una potenza di picco di 530 kW.<br />

La potenza però ha chiaramente bisogno di controllo<br />

e un altro esempio di scalabilità è proprio quello riguardante<br />

i nostri inverter EDS1».<br />

Nel caso degli inverter, sono tre le taglie: 200, 400 e<br />

600A. «Per quanto riguarda gli input e gli output»,<br />

continua D’Ingianna, «abbiamo scelto il protocollo di<br />

comunicazione CAN J1939, che è molto comune nel<br />

mercato, e il firmware a bordo dei nostri inverter deriva<br />

dall’esperienza che abbiamo maturato nell’ambito<br />

industriale. Ci sono poi altri prodotti fondamentali per<br />

sviluppare un sistema elettrico completo. I veicoli a<br />

batteria ad alta tensione hanno la necessità di essere<br />

ricaricati o durante la notte oppure durante le pause<br />

di lavoro ed è questo il compito dell’EOBC, disponibile<br />

in versione monofase o trifase e in grado di<br />

gestire sia la ricarica in corrente alternata sia quella<br />

in corrente continua. Tornando all’esempio di un veicolo<br />

a batteria, nel momento in cui nella macchina<br />

viene a mancare il motore termico, viene a mancare<br />

anche l’alternatore che fornisce la bassa tensione alla<br />

componentistica elettronica. Questa è una delle funzioni<br />

che il convertitore EDCC può svolgere: prendere<br />

l’energia dalla batteria ad alta tensione presente in<br />

macchina e fornirla alla batteria di bassa tensione».<br />

Questo componente è disponibile in due versioni, a 12<br />

e a 24 volt, e ne possono essere utilizzati fino a quattro<br />

in parallelo.<br />

Per quanto riguarda l’integrazione dei componenti<br />

all’interno della macchina, interviene l’ingegnere di<br />

sistema Livia Casaccia, System Development eLion,<br />

che sottolinea l’importanza del dialogo con il cliente<br />

per configurare il dimensionamento di una trazione<br />

elettrica. «Di solito chiediamo se esiste già una versione<br />

idraulica a cui fare riferimento. Una volta noti<br />

tutti i dati che ci servono, tra cui la massima forza di<br />

trazione richiesta allo spunto e la massima velocità che<br />

il veicolo deve raggiungere, inseriamo questi dati nel<br />

nostro programma eFadi che ci permette di visualizzarne<br />

un primo dimensionamento. Ciò che per noi fa la<br />

differenza è proprio conoscere l’applicazione e questo<br />

perché in questo modo sappiamo dove posizionare il<br />

picco delle prestazioni. Unendo il mondo degli azionamenti<br />

elettrici con quello dell’idraulica riusciamo a realizzare<br />

dei sistemi ancora più performanti ed efficienti.<br />

Conoscere il ciclo di lavoro ci permette innanzitutto<br />

di effettuare un calcolo del valore efficace della coppia,<br />

un primo indicatore che funge da sintesi del ciclo di<br />

lavoro che ci fa capire se siamo o meno sulla buona<br />

strada nel nostro dimensionamento. Inoltre siamo in<br />

grado di effettuare delle simulazioni termiche che ci<br />

permettono di ottimizzare ulteriormente la situazione».<br />

Aggiunge Perelli: «Se è vero che la potenza è nulla<br />

senza il controllo, con il nostro nuovo pacchetto software<br />

eLion Syntronix possiamo implementare nuove<br />

logiche di controllo sfruttando questo parametro, questo<br />

grado di libertà aggiuntivo che è la velocità del<br />

motore e l’accoppiamento con una pompa che può<br />

essere fissa o anche variabile. Ciò significa che si possono<br />

introdurre logiche come la limitazione del sovraccarico<br />

del motore elettrico per poi introdurre sistemi<br />

di limitazione delle performance per evitare di incappare<br />

nel surriscaldamento. Grazie a questo software<br />

possiamo guardare al sistema con un unico software<br />

ottimizzando in automatico l’efficienza e minimizzando<br />

anche l’emissione acustica, un tema molto caro a<br />

quelli che sono i veicoli elettrici. Infine possiamo modificare<br />

secondo le necessità dell’operatore quella che<br />

è la dinamica, la reattività del sistema stesso».<br />

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VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

Vadoetorno<br />

network<br />

-SUT<br />

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL TRASPORTO ● STRATEGIE<br />

IVECO SVELA I PIANI PER IL FUTURO ● ANTEPRIME VOLVO FH AERO<br />

POKER STELLANTIS NEI COMMERCIALI ● PROVA DAF XD450 EFFICIENCY<br />

CHAMPION ● SUPERTRUCK COL PANTHER 8X8 1.500 CAVALLI<br />

CONTRO IL FUOCO ● POLITICA MEGA TIR VERSUS INTERMODALITÀ<br />

un salto<br />

nell’<br />

hi-tech<br />

APRILE<br />

<strong>2024</strong><br />

MENSILE<br />

€ 3,00<br />

Prima immissione:<br />

5 aprile <strong>2024</strong><br />

4<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />

Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

APRILE N. 4 - <strong>2024</strong><br />

ANNO 33°- euro 5,00<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

ECCO L’INTERCITY ELETTRICO VOLVO,<br />

FOCUS SULL’URBINO 12 ELECTRIC<br />

RINNOVATO, I NUOVI ADAS DI DAIMLER<br />

BUSES, DENTRO LA FABBRICA FORSEE<br />

POWER, MOBILITY MOVE, VERSO NME<br />

Il meglio<br />

dei<br />

due mondi<br />

da Vadoetorno n. 4/<strong>2024</strong> da AUTOBUS n. 4/<strong>2024</strong><br />

ioioni<br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

N.4 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />

APRILE<br />

Sul trono<br />

MERCATO: LE VENDITE DI TRATTORI IN EUROPA. PREVALE IL SEGNO MENO<br />

IN CAMPO: LANDINI REX 4-120 GT DYNAMIC ROBOSHIFT, IL RE DEGLI SPECIALI<br />

da TRATTORI n. 4/<strong>2024</strong><br />

La rivista VADO E TORNO<br />

affonda le radici nel 1962.<br />

Praticamente rappresenta<br />

l’antologia del camion dal<br />

boom economico ai nostri<br />

giorni. Le riviste AUTOBUS<br />

e TRATTORI affiancarono<br />

successivamente VADO E<br />

TORNO nella descrizione<br />

incalzante a aggiornata<br />

di quanto avviene nel<br />

trasporto persone e nella<br />

meccanizzazione agricola.<br />

Mondi che rappresentano,<br />

per noi di POWERTRAIN,<br />

gli scenari di quelle che su<br />

queste pagine chiamiamo<br />

applicazioni. Ad ogni uscita<br />

proporremo la sintesi di<br />

un articolo pubblicato sui<br />

numeri precedenti delle<br />

riviste di VADO E TORNO<br />

EDIZIONI, la nostra casa<br />

comune. Senza timore di<br />

smentita possiamo parlare<br />

di “filiera corta”: la catena<br />

cinematica e le macchine<br />

che la sostanziano.<br />

42<br />

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VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

un salto<br />

nell’<br />

hi-tech<br />

Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 4, <strong>2024</strong><br />

-SUT<br />

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL TRASPORTO ● STRATEGIE<br />

IVECO SVELA I PIANI PER IL FUTURO ● ANTEPRIME VOLVO FH AERO<br />

POKER STELLANTIS NEI COMMERCIALI ● PROVA DAF XD450 EFFICIENCY<br />

CHAMPION ● SUPERTRUCK COL PANTHER 8X8 1.500 CAVALLI<br />

CONTRO IL FUOCO ● POLITICA MEGA TIR VERSUS INTERMODALITÀ<br />

APRILE<br />

<strong>2024</strong><br />

MENSILE<br />

€ 3,00<br />

Prima immissione:<br />

5 aprile <strong>2024</strong><br />

4<br />

Motore D17 con<br />

potenze fino<br />

a 780 cavalli,<br />

cabina allungata<br />

di 240 mm,<br />

specchi digitali<br />

e in ossequio<br />

alla normativa<br />

in vigore da<br />

luglio un pieno di<br />

sicurezza. Così<br />

si trasforma<br />

l’iconico pesante<br />

svedese<br />

Piccola toccata e fuga per<br />

i nuovi FH Aero in quel<br />

di Sommacampagna, nel<br />

Truck center scaligero di Volvo.<br />

Fermi per una sosta lampo lungo<br />

il percorso attraverso il Vecchio<br />

Continente che li porterà dagli<br />

Aero, il volto nuovo della gamma FH<br />

Non solo<br />

sicurezza<br />

stabilimenti di Göteborg, in Svezia,<br />

fino all’ombra del Partenone,<br />

ad Atene, in Grecia.<br />

Nelle forme dell’FH Aero c’è<br />

tutta la sostanza di un modello<br />

che dopo aver tracciato la strada<br />

negli ultimi trent’anni, inten-<br />

de continuare a farlo anche nel<br />

prossimo futuro. Peraltro, con la<br />

gamma FH Aero, che affianca e<br />

non sostituisce l’FH fin qui conosciuto<br />

e che infatti per differenziarsi<br />

acquisisce il nome Classic,<br />

i progettisti del costruttore di<br />

Göteborg hanno colto l’occasione<br />

per mettere mano alla cabina,<br />

attualizzandola in funzione delle<br />

concessioni introdotte dalla Commissione<br />

europea in materia di<br />

sagoma limite. Strada esplorata<br />

e attuata per primi dagli olandesi<br />

di Daf (con la Serie XG) e che<br />

ora trova applicazione anche su<br />

uno dei modelli più iconici della<br />

storia di Volvo.<br />

Con Aero, termine che volutamente<br />

richiama il concetto di aerodinamica,<br />

il pesante FH cambia<br />

decisamente faccia. E non solo.<br />

Si allunga infatti nella parte frontale<br />

di 240 mm, affina ulteriormente<br />

le linee e il design alla<br />

ricerca del migliore coefficiente<br />

di penetrazione (malgrado l’ineleganza<br />

del braccio dell’antevisore),<br />

aggiorna gli interni, adotta<br />

il sistema di telecamere digitali<br />

Cms (Camera monitor system)<br />

in luogo degli specchi convenzionali,<br />

sposta nella zona bassa<br />

del frontale il logo con barra<br />

trasversale del marchio svedese.<br />

Dal D16 al D17<br />

in tre livelli di potenza<br />

Naturalmente c’è anche dell’altro.<br />

E di particolarmente sostanzioso.<br />

Non ci riferiamo tanto<br />

all’introduzione del pacchetto<br />

di sistemi di sicurezza che tutti<br />

i nuovi autocarri devono implementare<br />

a partire dal prossimo<br />

(e ormai imminente) mese di luglio<br />

(e di cui parliamo nel box di<br />

questa pagina), quanto piuttosto<br />

al cuore del veicolo.<br />

Con la famiglia FH Aero, sull’FH16<br />

Aero (sempre configurabile<br />

con cabina Globetrotter<br />

Xxl), debutta infatti il nuovo<br />

motore D17. Gioiello 6 cilindri<br />

in linea 17 litri con singolo turbo<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 38 di<br />

Vado e Torno Aprile <strong>2024</strong>.<br />

Inquadra il QRcode e<br />

leggi l’articolo integrale.<br />

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Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

APRILE N. 4 - <strong>2024</strong><br />

ANNO 33°- euro 5,00<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />

Estratto da ‘Autobus’ n. 4, <strong>2024</strong><br />

IN QUESTO NUMERO<br />

ECCO L’INTERCITY ELETTRICO VOLVO,<br />

FOCUS SULL’URBINO 12 ELECTRIC<br />

RINNOVATO, I NUOVI ADAS DI DAIMLER<br />

BUSES, DENTRO LA FABBRICA FORSEE<br />

POWER, MOBILITY MOVE, VERSO NME<br />

Il meglio<br />

dei<br />

due mondi<br />

I ricavi da motori<br />

e batterie per<br />

autobus elettrici<br />

sono destinati<br />

a crescere<br />

rapidamente fino<br />

al 2025. E poi?<br />

E poi, secondo<br />

Interact Analysis,<br />

il combinato<br />

disposto tra<br />

l’aspetto<br />

economico e<br />

il passaggio<br />

alla produzione<br />

in-house<br />

potrebbe dare<br />

un (ulteriore)<br />

forte scossone al<br />

comparto...<br />

Inchiesta. Quanto valgono i powertrain elettrici<br />

S<br />

econdo l’ultima ricerca di Interact<br />

Analysis, il fatturato di<br />

componenti, motori e batterie<br />

per e-bus dovrebbe raggiungere<br />

un miliardo di dollari nel 2026 in<br />

Europa (e un miliardo di euro nel<br />

2027, al cambio attuale). Il lasso di<br />

Verso il miliardo<br />

e oltre...<br />

verni, gli autobus elettrici a batteria<br />

hanno raggiunto una posizione di<br />

forza, in quanto la disponibilità del<br />

prodotto, i bassi costi di esercizio e<br />

gli obiettivi climatici rappresentano<br />

un mix perfetto per spianare loro la<br />

strada. In alcuni Paesi, come Olantempo<br />

a crescita più rapida è quella<br />

compreso tra il 2023 e il 2025,<br />

durante il quale gli e-bus diventeranno<br />

la tecnologia preponderante<br />

(rispetto al diesel) in alcuni Paesi<br />

europei. Negli Stati che godono di<br />

un forte sostegno da parte dei go-<br />

da e gran parte della Scandinavia,<br />

l’elettrico a batteria è già la scelta<br />

obbligata per i bus: ci aspettiamo<br />

che nei prossimi anni questo trend<br />

diventi la regola un po’ ovunque, a<br />

partire da Francia, Germania, Italia,<br />

Spagna e Regno Unito.<br />

Europa sempre più elettrica<br />

Ma l’elettrificazione delle flotte<br />

non sta avvenendo solo in Europa<br />

occidentale: anche all’Est si sono<br />

visti alcuni movimenti molto significativi<br />

in questo senso. Quindi,<br />

per capire dove la crescita sarà<br />

più rapida e dove, invece, sarà più<br />

lenta, è probabilmente necessario<br />

analizzare Paese per Paese e città<br />

per città piuttosto che guardare alle<br />

regioni all’interno dell’Europa.<br />

A partire dal 2026 prevediamo un<br />

trend di crescita più lento per gli<br />

autobus elettrici, poiché alcune città<br />

e Paesi avranno già un’alta percentuale<br />

di e-bus a regime. L’Europa,<br />

definita come l’Ue dei 27 più<br />

il Regno Unito, ha previsto vendite<br />

di componenti per drivetrain a zero<br />

emissioni pari a 0,73 miliardi di<br />

dollari nel 2023 (dati preliminari),<br />

con 1,03 miliardi di dollari previsti<br />

per il 2026 e 1,38 miliardi di dollari<br />

per il 2030.<br />

L’Europa insegue il Dragone<br />

La Cina ha già un mercato di componenti<br />

per catene cinematiche di autobus<br />

elettrici forte di oltre 3 miliardi<br />

di dollari all’anno (il dato si riferisce<br />

ai componenti venduti per i bus immatricolati<br />

in Cina e non conteggia i<br />

volumi di autobus o componenti cinesi<br />

in Europa). Si prevede che l’Europa<br />

sia ancora, nel 2026, molto indietro<br />

rispetto alla Cina. Tuttavia, gli<br />

elettrici a batteria in Europa stanno<br />

diventando più comuni che in molte<br />

altre parti del mondo<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 38 di<br />

Autobus Aprile <strong>2024</strong>.<br />

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leggi l’articolo integrale.<br />

46<br />

47


ioioni<br />

N.4 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />

APRILE<br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

Sul trono<br />

Estratto da ‘Trattori’ n. 4, <strong>2024</strong><br />

MERCATO: LE VENDITE DI TRATTORI IN EUROPA. PREVALE IL SEGNO MENO<br />

IN CAMPO: LANDINI REX 4-120 GT DYNAMIC ROBOSHIFT, IL RE DEGLI SPECIALI<br />

Tra i principali<br />

mercati solo in<br />

Francia e Regno<br />

Unito aumentano<br />

le immatricolazioni.<br />

La Germania è<br />

stabile, e per questo<br />

il dato complessivo<br />

delle vendite<br />

in Europa non<br />

tracolla e cala solo<br />

del 5,6 per cento<br />

C’è una buona notizia dalla<br />

lettura dei dati relativi alle<br />

immatricolazioni di trattori<br />

in Europa nel 2023: Francia,<br />

Germania e Gran Bretagna, cioè<br />

tre dei quattro maggiori mercati,<br />

dove in totale vengono vendute<br />

Mercato Europa<br />

Il vento è<br />

cambiato<br />

oltre il 50 per cento delle macchine,<br />

non sono calati o hanno<br />

messo a segno lievi incrementi<br />

rispetto al 2022.<br />

Risultati che hanno permesso di<br />

evitare il tracollo e contenere le<br />

perdite totali del continente entro<br />

pochi punti percentuali, meno 5,6<br />

per cento, passando da poco più<br />

di 162mila a 153mila immatricolazioni.<br />

Novemila trattori in meno<br />

a livello continentale non sono<br />

tantissimi, ma in alcuni Paesi la<br />

situazione è davvero critica, e il<br />

calo del mercato è un sintomo di<br />

un malessere del comparto agricolo<br />

che non per niente è anche<br />

sfociato in noti fatti di cronaca<br />

con proteste e manifestazioni più<br />

o meno pacifiche.<br />

A parte che nei tre succitati Paesi<br />

infatti, solo nei Paesi Bassi, in<br />

Svizzera e in Finlandia si registra<br />

il segno più, ma in termini<br />

assoluti si tratta di una manciata<br />

di trattori. Per il resto il calo delle<br />

immatricolazioni è parecchio<br />

marcato e spesso è un calo in<br />

doppia cifra.<br />

Come nel caso dell’Italia, terza<br />

per numero di trattori immatricolati,<br />

giù del 12,8 per cento<br />

(l’analisi dettagliata del mercato<br />

Italia è sul numero di marzo di<br />

Trattori), della Polonia, che cala<br />

del 12,2 per cento e viene sorpassata<br />

dal Regno Unito al quarto<br />

posto, e della Spagna, dove prosegue<br />

l’emorragia che ha contraddistinto<br />

gli ultimi anni e non<br />

viene raggiunta neanche quota<br />

9.000 immatricolazioni (peraltro<br />

conteggiando anche sollevatori e<br />

Agv).<br />

Vanno male anche i mercati<br />

dell’est, la Repubblica Ceca in<br />

calo del 16,5 per cento, l’Ungheria<br />

addirittura del 35,7, la Bulgaria<br />

dell’11, e dei Balcani, con<br />

la Serbia giù del 14,7 per cento.<br />

Chi invece cresce alla grande è<br />

la Turchia, che geograficamente<br />

fa parte dell’Europa solo per<br />

una piccola parte, ma ha per le<br />

nostre aziende una grande rilevanza<br />

commerciale e quindi non<br />

può essere ignorata. Nel 2023 il<br />

Paese della mezzaluna ha immatricolato<br />

78.503 trattori, ben il<br />

16,6 per cento in più rispetto al<br />

2022.<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 16 di<br />

Trattori di Aprile <strong>2024</strong>.<br />

Inquadra il QRcode e<br />

leggi l’articolo integrale.<br />

48<br />

49


Avoni e Bastelli HTS<br />

POWER<br />

PACK<br />

Flessibilità ed<br />

ingegnerizzazione sono<br />

tra i valori aggiunti di<br />

Bastelli HTS. Insieme<br />

ad Avoni ha creato due<br />

powerpack, con l’F28 e<br />

l’F36 di FPT Industrial<br />

Motori e componenti per OEM<br />

Cultura, tecnica, impieghi<br />

e mercato del motore diesel.<br />

Fondato nel 1986<br />

Direttore responsabile<br />

Maurizio Cervetto<br />

Coordinatore redazionale<br />

Fabio Butturi<br />

In redazione<br />

Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,<br />

Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />

Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,<br />

Cristina Scuteri, Luca Vitali<br />

Ha collaborato<br />

Maria Grazia Gargioni<br />

Impaginazione e grafica<br />

Marco Zanusso<br />

Gestione editoriale<br />

Fabio Zammaretti<br />

Stampa<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

oem&motori<br />

N<br />

on vi parleremo dell’installazione<br />

di un gruppo<br />

propulsivo, ma dell’allestimento<br />

di un powerpack. Una<br />

creazione a quattro mani, quelle<br />

di Avoni e di Bastelli HTS. È Antonio<br />

Bruno, Project Manager, a<br />

introdurre l’azienda. «La sede<br />

principale di Bastelli HTS è a Bologna,<br />

una realtà all’avanguardia<br />

dotata di tecnologie 4.0 di ultima<br />

generazione. Un’azienda gemella<br />

si trova a Benevento, per garantire<br />

maggiore affidabilità, continuità<br />

e flessibilità ai nostri clienti.<br />

Storicamente Bastelli si occupa di<br />

marmitte, silenziatori industriali<br />

e tubazioni, per veicoli industriali,<br />

movimento terra e per gruppi<br />

elettrogeni. Originariamente era<br />

fornitrice dell’azienda di mio padre,<br />

che l’ha rilevata nel 2014.<br />

Negli anni abbiamo diversificato<br />

in senso orizzontale. In questa<br />

direzione procede anche l’acquisizione<br />

di un’azienda barese che<br />

si occupa di lavorazioni meccaniche,<br />

fresatura e tornitura. Un valore<br />

aggiunto è il nostro processo<br />

di ingegnerizzazione e produzione,<br />

che avviene internamente».<br />

Roberto Paolozzi, Applicator Director<br />

di Avoni Industrial, precisa<br />

che «il powerpack è un’integrazione<br />

orizzontale, che accomuna<br />

la filosofia di Avoni e quella di<br />

Bastelli. Siamo partiti con l’F28<br />

da 55 kW e l’F36 da 105 kW.<br />

Il mercato richiede un prodotto<br />

chiavi in mano, dal volano alla<br />

trasmissione, per applicare qualsiasi<br />

carico. È customizzabile in<br />

base alle esigenze. Possiamo,<br />

per esempio, modulare l’ingresso<br />

dell’aria e la posizione del pannello,<br />

occuparci di cablaggio e<br />

body computer e aumentare la<br />

capacità del serbatoio».<br />

Fotolito<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

Autorizzazione del tribunale<br />

di Milano n.860 del 18 dicembre 1987<br />

Registro Nazionale della Stampa<br />

n. 4596 del 20/04/1994<br />

n. iscrizione R.O.C. 2880 del 30-11-2001<br />

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. -<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004<br />

n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

VADO E TORNO<br />

EDIZIONI<br />

DIREZIONE<br />

AMMINISTRAZIONE<br />

via Brembo 27 - 20139 Milano.<br />

Tel. 02/55230950<br />

Sito internet<br />

www.vadoetorno.com<br />

PUBBLICITÀ<br />

Direzione<br />

via Brembo 27<br />

20139 Milano<br />

tel. 02 55230950<br />

e-mail: pubblicita@vadoetornoedizioni.it<br />

Direzione commerciale<br />

Luca Brusegani<br />

Agenti<br />

Roberto Menchinelli (Roma),<br />

Maurizio Candia,<br />

Angelo De Luca,<br />

Emanuele Tramaglino<br />

Abbonamento annuale<br />

Italia 35 euro, estero 55 euro<br />

Abbonamento annuale via aerea<br />

65 euro<br />

Copie arretrate<br />

7 euro<br />

Versamenti<br />

sul conto corrente postale<br />

numero 50292200 intestato a<br />

Vado e Torno Edizioni srl,<br />

via Brembo 27, 20139 Milano.<br />

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Casella postale Internet (e-mail)<br />

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Copyright <strong>2024</strong> Vado e Torno Edizioni<br />

Comunicazione agli abbonati<br />

in relazione a quanto disposto dall’art. 13 del GDPR<br />

679/2016 i dati personali conferiti in occasione della<br />

sottoscrizione dell’abbonamento saranno trattati da VADO<br />

E TORNO EDIZIONI SRL per la gestione dei rapporti tra<br />

editore ed abbonato, secondo le finalità e modalità indicate<br />

nell’informativa disponibile e consultabile sul sito<br />

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