Powertrain 2024-5
Tra gli argomenti di questo numero: PREMI Diesel of the Year 2025: l’evoluzione del Doty Alternative Engine Award: sarà l’alternativo dell’anno AUTOMOTIVE Automobili elettriche, c’è crisi. E le elezioni Camion elettrici in Europa, Usa e Cina STAZIONARI CMG-FPT-Bimotor nel tunnel del Fehmarn VISTI DA VICINO BU Power Italia: il commerciale ai raggi X ELETTRIFICAZIONE Settore minerario: ABB ed Epiroc Carri miscelatori: Bravo, Faresin e Supertino Movimento terra: perplessità sull’heavy-duty Develon: l’e-scavatore e la pala H2 COMPONENTI Forsee Power: in diretta dalla Francia Bosch Rexroth: la famiglia eLion RUBRICHE Editoriale; Hi-Tech; VeT; Oem&motori
Tra gli argomenti di questo numero:
PREMI
Diesel of the Year 2025: l’evoluzione del Doty
Alternative Engine Award: sarà l’alternativo dell’anno
AUTOMOTIVE
Automobili elettriche, c’è crisi. E le elezioni
Camion elettrici in Europa, Usa e Cina
STAZIONARI
CMG-FPT-Bimotor nel tunnel del Fehmarn
VISTI DA VICINO
BU Power Italia: il commerciale ai raggi X
ELETTRIFICAZIONE
Settore minerario: ABB ed Epiroc
Carri miscelatori: Bravo, Faresin e Supertino
Movimento terra: perplessità sull’heavy-duty
Develon: l’e-scavatore e la pala H2
COMPONENTI
Forsee Power: in diretta dalla Francia
Bosch Rexroth: la famiglia eLion
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; VeT; Oem&motori
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OTTOBRE MAGGIO<br />
2023 <strong>2024</strong><br />
N° 10 5<br />
EURO 5,00<br />
A misura di<br />
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VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com<br />
ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
art. 1, comma 1, LO/MI<br />
• AL DIESEL OF THE YEAR SI AFFIANCA<br />
L’ALTERNATIVE ENGINE AWARD<br />
• DIAMO CORRENTE A MIXER, DEVELON,<br />
CANTIERI, FORSEE E BOSCH REXROTH<br />
• C’È POSTA PER BU POWER ITALIA<br />
E PER CGM-FPT INDUSTRIAL-BIMOTOR
Maggio <strong>2024</strong><br />
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La tecnoLogia<br />
giusta adesso<br />
12<br />
Motori a combustione interna a idrogeno<br />
stessa potenza.<br />
stessa affidabiLità.<br />
zero emissioni di carbonio.<br />
Scopri di più.<br />
18<br />
30<br />
22<br />
IL SONDAGGIO<br />
DEL MESE<br />
Il mercato dei data center<br />
ha trovato terreno fertile anche<br />
in Italia?<br />
Rispondi su<br />
powertrainweb.it<br />
Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />
non sono basate su un campione scientifico<br />
LE RISPOSTE DI<br />
APRILE<br />
Importeremo veramente<br />
idrogeno dal Medio Oriente,<br />
invece del petrolio?<br />
26%<br />
sì<br />
74%<br />
no<br />
PREMI<br />
8. Diesel of the Year 2025<br />
L’evoluzione del Doty<br />
10. Alternative Engine Award:<br />
Sarà l’alternativo dell’anno<br />
AUTOMOTIVE<br />
12. Automobili elettriche:<br />
C’è crisi. E le elezioni<br />
14. Camion elettrici:<br />
In Europa, Usa e Cina<br />
STAZIONARI<br />
18. CMG-FPT-Bimotor:<br />
Nel tunnel del Fehmarn<br />
VISTI DA VICINO<br />
22. BU Power Italia:<br />
Il commerciale ai raggi X<br />
ELETTRIFICAZIONE<br />
26. Settore minerario:<br />
ABB ed Epiroc<br />
28. Carri miscelatori:<br />
Bravo, Faresin e Supertino<br />
30. Movimento terra:<br />
Perplessità sull’heavy-duty<br />
34. Develon:<br />
L’e-scavatore e la pala H2<br />
COMPONENTI<br />
38. Forsee Power:<br />
In diretta dalla Francia<br />
40. Bosch Rexroth:<br />
La famiglia eLion<br />
RUBRICHE<br />
4. Editoriale 6. Hi-Tech 42. VeT<br />
50. Oem&motori<br />
SOMMARIO<br />
©<strong>2024</strong> Cummins Inc.<br />
3
L’IA SOGNA MOTORI ELETTRICI?<br />
C<br />
aro Philip K. Dick, sono<br />
trascorsi 56 anni da quando<br />
scrivesti “Ma gli androidi<br />
sognano pecore elettriche?”<br />
(meglio conosciuto come “Il cacciatore<br />
di androidi”). Superfluo contestualizzare<br />
quanta acqua sia passata sotta i ponti da<br />
quel turbolento 68. Arriviamo dunque al<br />
punto: nel <strong>2024</strong> l’intelligenza artificiale<br />
sogna motori elettrici? Istintivamente<br />
verrebbe da dire di sì, dal tanto siamo<br />
impregnati di fiction. In realtà l’IA si<br />
concilia con l’infrastruttura, più che<br />
con la struttura. Insomma, l’intelligenza<br />
artificiale sarebbe un’interprete genuina<br />
e fedele della neutralità tecnologica.<br />
Digitalizzazione, assistenza predittiva,<br />
platooning, controllo elettronico. Senza<br />
scostarci dai paraggi di Philip Dick, la<br />
società 2.0 è ancora lontana dalle atmosfere<br />
di “Blade Runner”. Ciò non toglie che la<br />
formula Bev (Battery electric vehicle),<br />
all’interno di una sinusoide sentimentale<br />
oscillante tra promesse d’amore eterno e<br />
improvvise retromarce, prosegua la sua<br />
scalata all’empireo delle applicazioni,<br />
stradali, industriali e, seppur con maggior<br />
cautela, marine. Ne troverete testimonianza<br />
su questo numero. Sorvoliamo sul<br />
licenziamento del 10% della forza lavoro<br />
di Tesla. La creatura di Elon Musk soffre<br />
il pressing delle emergenti concorrenti<br />
cinesi (e il calo delle azioni, che sfata il<br />
mito dell’impennata perenne). In apertura<br />
vi raccontiamo la contrazione dell’intero<br />
segmento delle automobili elettriche.<br />
Preferiamo però illustrarvi l’andamento<br />
dei veicoli commerciali nell’emisfero<br />
occidentale e in Cina. Nonostante<br />
rappresenti un ambiente ancillare, rispetto<br />
agli autobus urbani, l’e-truck manifesta<br />
segnali di vitalità. Trasferendoci a bordo<br />
strada, tra le macchine mobili industriali,<br />
sventola il tricolore tra i carri miscelatori,<br />
grazie alla lungimiranza di Faresin, Bravo<br />
e Supertino. Per comprendere lo status<br />
quo e le previsioni dell’altra metà del<br />
cielo off-highway, abbiamo raccolto le<br />
valutazioni della rivista e-construction.<br />
Le sintetizziamo con un inciso superpop:<br />
“bene, ma non benissimo”. Develon,<br />
dal canto suo, procede con un menù “all<br />
inclusive”. Vi riportiamo le novità più<br />
elettriche dei coreani, comprese quelle<br />
mostrate all’Intermat (vi ricordiamo che è<br />
stata un’edizione attentissima al fenomeno<br />
“batterie”). Qualora non vi bastasse, vi<br />
riportiamo la versione di Bosch Rexroth<br />
e di Forsee Power, che ci ha accolti nello<br />
stabilimento di Poitiers. In conclusione,<br />
giusto per chiarirci, sappiate che chi scrive<br />
non è ChatGPT, è umano, non un androide,<br />
e sogna ancora le pecore di una volta,<br />
quelle che fanno “beeee”.<br />
EDITORIALE<br />
4
Agco Power si potenzia. A Linnavuori<br />
Fincantieri, Eni e RINA<br />
IL CUORE OLTRE<br />
L’OSTACOLO<br />
Agco Power ha comunicato un<br />
investimento di 70 milioni di euro<br />
nello stabilimento di Linnavuori,<br />
in Finlandia. Batterie ad alta<br />
tensione, celle a combustibile<br />
e sistemi ibridi. Agco produrrà<br />
anche componenti per le<br />
trasmissioni a variazione continua<br />
e si occuperà in questa sede<br />
di rigenerazione dei motori<br />
CHILOMETRO ZERO<br />
Come ha sottolineato l’AD di Fincantieri, l’accordo<br />
che coinvolge queste tre entità di rilievo del tessuto<br />
industriale nazionale deve essere focalizzato sul<br />
principio dell’innovazione “cantierabile”<br />
Eni, Fincantieri e Rina hanno<br />
firmato un accordo per<br />
condurre un’analisi e valutazione<br />
completa delle alternative<br />
più sostenibili che possano<br />
supportare il percorso di decarbonizzazione<br />
marittima, basandosi<br />
anche sullo sviluppo di<br />
soluzioni complementari ai carburanti<br />
già disponibili per altri<br />
settori “hard to abate”. Tra gli<br />
ambiti di interesse anche un’analisi<br />
e uno studio del profilo<br />
infrastrutturale ed energetico<br />
di riferimento e dello sviluppo<br />
di nuove strutture logistiche.<br />
Pierroberto Folgiero, AD e<br />
Direttore Generale di Fincantieri,<br />
ha dichiarato: «Siamo molto<br />
contenti di unire le forze con<br />
Eni e Rina in un’alleanza per<br />
dare concretezza alle soluzioni<br />
esistenti oggi e per tracciare la<br />
strada nel futuro con una ottica<br />
fattiva di ecosistema. Le nuove<br />
tecnologie, infatti, andranno<br />
industrializzate sulla nave, così<br />
come i nuovi combustibili andranno<br />
prodotti e distribuiti in<br />
banchina. Solo con un concetto<br />
di “innovazione cantierabile”<br />
potremmo condurre la nostra<br />
industria e proiettare la nostra<br />
leadership navalmeccanica nel<br />
futuro».<br />
Da sinistra, Carlo<br />
Luzzatto, AD e<br />
Direttore Generale<br />
di Rina; Pierroberto<br />
Folgiero, AD e<br />
Direttore Generale<br />
di Fincantieri;<br />
Giuseppe Ricci,<br />
Deputy del DG<br />
Energy Evolution Eni.<br />
HI-TECH<br />
Agco Power ha annunciato<br />
un investimento di 70<br />
milioni di euro nello stabilimento<br />
di Linnavuori a Nokia,<br />
in Finlandia, per differenziare le<br />
tecnologie propulsive. In altri termini,<br />
una spinta verso un’offerta<br />
meno dipendente dal solo motore<br />
a combustione interna, alimentato<br />
a gasolio fossile. L’investimento<br />
consentirà la costruzione di un<br />
laboratorio per testare le celle<br />
a combustibile. Il potenziamento<br />
della struttura riguarda anche<br />
un centro di formazione e per i<br />
visitatori, un capannone di produzione<br />
per la lavorazione di testate<br />
e componenti di produzione<br />
per trasmissioni automatizzate a<br />
variazione continua (Cvt), un reparto<br />
di verniciatura e strutture di<br />
test per motori rigenerati. I nuovi<br />
edifici ammontano complessivamente<br />
a 11.000 mq e saranno<br />
completati nel corso del <strong>2024</strong><br />
e 2025. Lo stabilimento Agco<br />
Power Linnavuori impiega circa<br />
1.000 dipendenti. Nel novembre<br />
2023, il Presidente della Repubblica<br />
di Finlandia, Sauli Niinistö,<br />
ha esternato apprezzamento sia<br />
per Agco Power che per Valtra,<br />
ubicato a Suolahti. Le risorse infuse<br />
nelle attività dell’impianto<br />
di Agco Power a Linnavuori hanno<br />
totalizzato oltre 100 milioni<br />
di euro, negli ultimi cinque anni.<br />
Oltre ai motori diesel, Agco sta<br />
espandendo il proprio portafoglio<br />
sviluppando motori che utilizzano<br />
carburanti alternativi e varie<br />
soluzioni elettriche.<br />
«Il laboratorio per l’energia<br />
pulita ospiterà diverse celle per<br />
testare i motori a combustione<br />
alimentati con carburanti alternativi,<br />
nonché una gamma di<br />
soluzioni elettriche, come ibridi,<br />
celle a combustibile e tecnologia<br />
delle batterie ad alta tensione»,<br />
ha affermato Juha Tervala, amministratore<br />
delegato di Agco<br />
Power. Essendo stati concepiti<br />
originariamente per applicazioni<br />
intensive e in condizioni climatiche<br />
avverse, la loro durata può<br />
essere prolungata attraverso la<br />
rigenerazione. Il ripristino dei<br />
motori a uno stato pari al nuovo<br />
va ben oltre la possibilità di<br />
riparazione; i prodotti rigenerati<br />
vengono smontati fino ai loro<br />
singoli componenti, ispezionati,<br />
puliti e completamente ricostruiti.<br />
I miglioramenti nelle capacità di<br />
test rigenerati a Linnavuori fanno<br />
parte degli investimenti globali di<br />
Agco nella rigenerazione.<br />
«Rigeneriamo motori usati<br />
nell’ottica di un’economia circolare<br />
dal 1990. I miglioramenti<br />
del prodotto si basano sulla revisione<br />
più recente e al motore riparato,<br />
testato e verniciato viene<br />
concessa una garanzia di fabbrica<br />
completa. Gli investimenti nel<br />
nostro stabilimento di Linnavuori<br />
ci consentiranno di aumentare le<br />
nostre capacità di rigenerazione<br />
per servire clienti globali»,<br />
ha continuato Tervala. Agco sta<br />
centralizzando le attività di produzione<br />
dei suoi componenti di<br />
trasmissione a Linnavuori per<br />
massimizzare la storia di qualità<br />
e competenza della struttura.<br />
Gli investimenti consentiranno<br />
di espandere la produzione di<br />
componenti Cvt con l’intenzione<br />
di produrre più componenti<br />
di trasmissione ad alta precisione<br />
in questa sede. «Attualmente<br />
produciamo circa un milione di<br />
ruote dentate e assali all’anno,<br />
ma si prevede che questo numero<br />
raddoppierà dopo gli investimenti»,<br />
puntualizza Tervala. Il<br />
nuovo capannone di produzione<br />
ospiterà anche una linea di lavorazione<br />
con un elevato grado di<br />
automazione per la produzione<br />
delle testate dei motori Core.<br />
BTS Group e AB Energy: 10 impianti di biometano<br />
BTS e AB Energy hanno siglato<br />
un accordo che prevede lo<br />
stanziamento di oltre 90 milioni di<br />
euro. Si intende così sviluppare<br />
una pipeline di oltre 10 progetti<br />
di upgrading di impianti esistenti<br />
oppure greenfield di proprietà di<br />
BTS nel settore del biometano,<br />
oltre a una cooperazione su<br />
potenziali ulteriori progetti nel<br />
prossimo futuro. Attraverso<br />
questo accordo il Gruppo BTS<br />
e AB contribuiranno al percorso<br />
di decarbonizzazione e al<br />
raggiungimento delle quote di<br />
biometano stabilite a livello<br />
Nel corso dell’anno finanziario 2023<br />
Deutz ha aumentato il suo fatturato del<br />
7,8% a circa 2,1 miliardi di euro. Con<br />
quasi 187.000 motori diesel venduti,<br />
Deutz ha ottenuto una forte crescita<br />
organica nel segmento Classic e ha<br />
aumentato il proprio margine all’8,8%.<br />
L’azienda continua a promuovere il<br />
consolidamento del mercato nel settore<br />
dei classici motori a combustione<br />
attraverso acquisizioni e partnership<br />
mirate. La partnership con Daimler<br />
Truck e la prevista acquisizione delle<br />
attività di assistenza e vendita per<br />
motori mtu di Rolls-Royce Power<br />
nazionale con una produzione<br />
totale stimata in circa 30.000.000<br />
Sm 3 (standard metro cubo)<br />
all’anno sui 10 impianti in cui<br />
Deutz 2023: oltre i 2 miliardi<br />
Systems hanno consentito all’azienda<br />
di compiere un passo importante<br />
verso il suo obiettivo di diventare uno<br />
dei tre principali produttori di motori<br />
indipendenti entro il 2030.<br />
Il primo ordine in serie per il motore a<br />
idrogeno (100 unità per la generazione<br />
sono sbarcati in Cina) conforta l’azienda<br />
di Colonia negli investimenti, che oltre a<br />
orientarsi sull’elettrificazione, insistono<br />
anche sui motori a combustione interna.<br />
I nuovi ordini in America hanno segnato<br />
una leggera crescita. La regione EMEA,<br />
al contrario, ha registrato una riduzione<br />
tangibile, mentre la performance della<br />
collaboreranno, con un beneficio<br />
ambientale notevole grazie ad un<br />
risparmio annuo di circa 63.000<br />
tonnellate di CO 2<br />
.<br />
Germania è stata più confortante della<br />
media europea.<br />
Anche in termini di ambiti applicativi<br />
l’andamento è stato contrastante: in<br />
crescita i segmenti Material Handling<br />
e Servizi; al contrario, i nuovi ordini<br />
di motori per utilizzi stazionari, per<br />
l’agricoltura e movimento terra ed<br />
edilizia si sono attestati nettamente<br />
al di sotto dell’anno precedente.<br />
L’azienda ha notevolmente aumentato<br />
la propria redditività: l’utile rettificato<br />
è aumentato di poco meno del 35%<br />
e il margine è aumentato di 1,1 punti<br />
percentuali al 5,7%.<br />
6<br />
7
diesel of the year. 2025<br />
CAMBIO DI<br />
STAGIONE<br />
Il Diesel of the Year ritorna alle origini. L’edizione<br />
2025 sarà assegnata a novembre, all’Eima di<br />
Bologna. Il premio trasloca dunque dalla primavera<br />
del movimento terra all’autunno dell’agricolo.<br />
Non cambiano l’impostazione e i criteri di<br />
valutazione, che valorizzano l’affidabilità e<br />
la sostenibilità del motore endotermico<br />
Diesel of the year, si cambia! Nessun ripensamento<br />
sulla natura del premio. Il motore<br />
endotermico è in corso di riabilitazione, soprattutto<br />
alle latitudini industriali. Sarà oggetto di<br />
restyling, continue ottimizzazioni del processo di<br />
combustione, sterilizzato nella sua fisiologica tendenza<br />
a produrre NOx e PM dall’azione virtuosa<br />
dei biocombustibili. La sua presenza nel sottopancia<br />
delle macchine operatrici, dei gruppi di continuità<br />
e dei natanti proseguirà ancora per parecchi<br />
anni. Qual è, allora, l’elemento di discontinuità nel<br />
Diesel of the Year? Fatta eccezione per le prime<br />
due edizioni, dal 2008, il premio è sempre stato assegnato<br />
in occasione delle rassegne del movimento<br />
terra. L’alternanza degli eventi del Cece assegnava<br />
il diritto di cittadinanza al Bauma Monaco, all’Intermat<br />
di Parigi e al Samoter di Verona. La cadenza<br />
temporale era infelice, dal momento che cadeva<br />
generalmente ad aprile. L’autorevolezza di questo<br />
genere di vetrine, rutilanti di declinazioni applicative,<br />
si prestava però a rinnovare una premiazione<br />
sfasata temporalmente. Nel 2020, lo sappiamo, si<br />
è abbattuto il ciclone pandemico. Il Bauma Monaco<br />
ha vampirizzato le altre manifestazioni legate<br />
al movimento terra e all’edilizia. Dopo accurata<br />
riflessione, abbiamo dunque pensato di ritornare<br />
alle origini, sfruttando l’alternanza biennale tra<br />
l’Agritechnica di Hannover e l’Eima International<br />
di Bologna. Nonostante le cicliche oscillazioni, la<br />
meccanizzazione agricola gode di maggiore stabilità<br />
e si avvantaggia del seguito degli utilizzatori<br />
finali. Il segmento delle macchine agricole si<br />
dimostra anche quello più fidelizzato al principio<br />
della combustione interna. I contadini faticano ad<br />
affrancarsi dalla dipendenza dai trattori da campo<br />
aperto tutti muscoli e cavalli. Per intenderci, i 6<br />
cilindri con la cara vecchia canna da litro. L’elettrificazione<br />
si manifesta, seppur timidamente, tra<br />
gli specializzati, i telescopici e nelle piccole macchine<br />
da raccolta, soprattutto quelle che operano<br />
principalmente in serra. Ci è sembrato dunque opportuno,<br />
dopo un’accurata riflessione, saltare un<br />
giro, resettare e ripartire dal 2025, a novembre di<br />
quest’anno. Se avessimo invece premiato il Doty<br />
<strong>2024</strong>, quale sarebbe l’identikit del vincitore? La<br />
famiglia Core di Agco Power avrebbe meritato un<br />
premio. Riscrivere da foglio bianco la piattaforma<br />
motoristica vale di per sé una menzione. Certo, il<br />
5 e il 7,5 litri non hanno strappato alla concorrenza<br />
l’Indice Diesel, ma rappresentano unità “fresche”,<br />
con un’accurata messa a punto degli organi vitali,<br />
la sovralimentazione e il sistema d’iniezione.<br />
Sono peraltro attrezzati per convertirsi ai biocombustibili.<br />
A questo punto, un’altra domanda sorge<br />
spontanea: chi riceverà la targa a BolognaFiere?<br />
In merito al tassello mancante, il <strong>2024</strong>, abbiamo<br />
parlato di un 5 e di un 7,5 litri; rilanciamo con<br />
un’altra famiglia motoristica modulare, che ha le<br />
stesse cubature. Stiamo parlando di HD Hyundai,<br />
che al Conexpo, esattamente un anno fa, ha esposto<br />
una teca con le miniature del DX5 e del DX8. Ab-<br />
biamo conferma del lancio della versione in scala<br />
reale, nel corso del <strong>2024</strong>, ma non sappiamo molto<br />
di più delle specifiche. Restiamo a Las Vegas, dove<br />
la premiata ditta Caterpillar e Perkins ha tolto i veli<br />
al 13 litri conosciuto come Cat C13D e Perkins<br />
2606. Sono in corso di definizione le ultime pennellate<br />
al monoblocco, con verifiche sul campo ai<br />
sistemi di filtrazione, per fare un esempio. Dal 2025<br />
saranno disponibili le versioni pilota. C’è un’altra<br />
coppia, in questo caso una coppia “di fatto”, che si<br />
è affacciata alla ribalta con un motore interessante:<br />
John Deere e Deutz. Il 3,9 litri è candidato alla successione<br />
del best seller della scuderia di colonia, il<br />
TCD2.9, fagocitando anche il 4,1 litri. Anche John<br />
Deere Power Systems considera centrale questa cilindrata,<br />
sia per l’assorbimento domestico che per<br />
il mercato dei motori sciolti.<br />
EIMA International,<br />
Padiglioni 14 e<br />
15, la residenza<br />
temporanea<br />
dei motoristi<br />
e della catena<br />
cinematica durante<br />
la rassegna sulla<br />
meccanizzazione<br />
agricola.<br />
Ripartirà da qui,<br />
a novembre, la<br />
parabola del Diesel<br />
of the Year.<br />
Terra<br />
Eima<br />
Eima<br />
2006<br />
2007<br />
JOHN JOHN DEERE<br />
DEERE<br />
Ptp Ptp 6090 6090<br />
CUMMINS<br />
CUMMINS<br />
B3.3 B3.3<br />
Samoter<br />
2008<br />
FPT FPT INDUSTRIAL<br />
INDUSTRIAL<br />
F 32 32<br />
PERKINS<br />
PERKINS<br />
1206E-E70Tta<br />
1206E-E70Tta<br />
Intermat<br />
2009<br />
DEUTZ<br />
DEUTZ<br />
Tcd Tcd 2.9 2.9 L4 L4<br />
Bauma<br />
Samoter<br />
2010<br />
2011<br />
JCB<br />
JCB<br />
Ecomax Ecomax<br />
Intermat<br />
2012<br />
KOHLER<br />
KOHLER<br />
Kdi2504Tcr<br />
Kdi2504Tcr<br />
MTU<br />
MTU<br />
6R 6R 1500 1500<br />
Bauma<br />
2013<br />
FPT FPT INDUSTRIAL<br />
INDUSTRIAL<br />
Cursor Cursor 16 16<br />
KOHLER<br />
KOHLER<br />
Kdi3404Tcr Kdi3404Tcr Scr Scr<br />
MAN<br />
MAN<br />
D3876 D3876<br />
Samoter<br />
Intermat<br />
Bauma<br />
2014<br />
2015<br />
2016<br />
Samoter<br />
2017<br />
LIEBHERR<br />
LIEBHERR<br />
D9812 D9812<br />
DEUTZ<br />
DEUTZ<br />
Tcd9.0 Tcd9.0<br />
Intermat<br />
2018<br />
Bauma<br />
2019<br />
Munich<br />
KUBOTA<br />
KUBOTA<br />
V5009 V5009<br />
FPT FPT INDUSTRIAL<br />
INDUSTRIAL<br />
F28 F28<br />
ConExpo<br />
2020<br />
2021<br />
Samoter<br />
JOHN JOHN DEERE<br />
DEERE<br />
18.0L 18.0L<br />
KOHLER<br />
KOHLER<br />
KSD KSD 1403TCA 1403TCA<br />
SCANIA<br />
SCANIA<br />
Power Power Solutions<br />
Solutions<br />
Next Next Generation Generation DC13 DC13<br />
?<br />
2022<br />
2023<br />
<strong>2024</strong> 2025<br />
8<br />
9
Alternative engine award<br />
LA PRIMA<br />
VOLTA<br />
Abbandonare il motore a combustione interna?<br />
Sulle frequenze di POWERTRAIN l’endotermico,<br />
semmai, raddoppia! Alternative Engine<br />
Award prende spunto dalle opportunità della<br />
decarbonizzazione. Combustibili di origine<br />
biotica e paraffinica, il rilancio del gas, rinfrancato<br />
dall’incentivazione al biometano, le varianti<br />
dell’ibridizzazione e l’asso di briscola, in termini<br />
di emissioni allo scarico, dell’idrogeno. Queste sono<br />
le premesse. Chi si aggiudicherà la prima edizione?<br />
Decarbonizzare è la parola d’ordine di qualsiasi<br />
applicazione motorizzata. Quello che<br />
è diventato un mantra, generalmente monotonale,<br />
era originariamente associato a un’altra<br />
espressione: “neutralità tecnologica”. Le cose,<br />
strada facendo, hanno preso una piega diversa.<br />
L’elettrificazione, almeno all’interno del perimetro<br />
dell’Unione Europea, successivamente di quello<br />
californiano, ha preso il sopravvento nell’agenda<br />
dei decisori. Le ragioni della rivista POWER-<br />
TRAIN scaturiscono proprio da una visione matura<br />
e consapevole della metamorfosi della catena<br />
cinematica. Utilizzatori di energia che diventeranno<br />
anche produttori dell’energia stessa, l’adozione<br />
di un sistema propulsivo all’insegna di valutazioni<br />
tattiche, prima ancora che ingegneristiche e prestazionali<br />
(legate cioè alla presenza di un’infrastruttura<br />
efficiente, che si tratti di gas naturale o<br />
biometano, altri biocombustibili, elettricità o idrogeno),<br />
un delta prezzo che concilia, anzi, impone<br />
il soccorso dell’incentivazione pubblica.<br />
restituire dignità alla parola transizione? Certo, non<br />
disponiamo né potremmo disporre di Hvo e biometano<br />
in misura sufficiente da soddisfare le esigenze<br />
della trazione veicolare. Quanto basta, però, a ridurre<br />
significativamente l’impronta di carbonio, senza<br />
peraltro innescare la spirale inflattiva delle materie<br />
prime destinate all’alimentazione umana. Il gas rappresenta<br />
una tecnologia consolidata che ha trovato<br />
in Italia terreno fertile. Che sia disponibile allo stato<br />
gassoso o a quello liquefatto, il gas ha alimentato<br />
polemiche: i detrattori sostengono infatti che le sue<br />
frazioni incombuste rappresentino una minaccia. I<br />
sostenitori enfatizzano l’assenza di ossidi di azoto e<br />
particolato, nel confronto con il gasolio. Di sicuro,<br />
sosteniamo noi, è una risorsa preziosa e irrinunciabile<br />
nella dieta energetica che ci accompagnerà al traguardo.<br />
Ammesso e non concesso che la transizione<br />
stessa sia il traguardo. Ma in questo caso il ragionamento<br />
di complicherebbe... Per traguardo s’intende<br />
l’emissione zero. Allo stato attuale, significa motore<br />
elettrico con pacco batterie o celle e a combustibile.<br />
Idrogeno fa rima anche con termico. Soprattutto<br />
dopo lo spartiacque del 2020, la formula Ice-H2,<br />
dall’acronimo anglofono, ha scalato rapidamente la<br />
gerarchia delle preferenze. Anche in questo caso, le<br />
voci contro non mancano. Sul banco degli imputati<br />
finisce l’efficienza, che sicuramente penalizza questa<br />
soluzione. Il traguardo del 50% inaugurato dalla<br />
premiata coppia Bosch e Weichai, seguita in ordine<br />
temporale da Scania, quindi da Caterpillar e Perkins,<br />
e via di seguito, fino ad assimilare questo benchmark,<br />
non è certamente replicabile dallo stesso identico<br />
motore a combustione interna, opportunamente rivisitato<br />
per digerire l’idrogeno. Trasformato in combustibile,<br />
conserva un carattere “scorbutico”, ma<br />
enormi potenzialità. È stabile, non genera morchie,<br />
non contiene ossigeno, inibisce la crescita batterica.<br />
Allo scarico concede qualcosa in termini di NOx,<br />
pochissimo, in rapporto alla combustione del diesel.<br />
Soprattutto, l’architettura motoristica è immediatamente<br />
disponibile e potrebbe sfruttare le analogie, e<br />
la relativa compatibilità, con il metano, bio o fossile,<br />
liquido o gassoso. Questo è il quadro introduttivo.<br />
Torniamo a quanto scritto in apertura: l’Alternative<br />
Engine Award si inscrive in una prospettiva olistica.<br />
Concetto che, applicato a un motore endotermico, si<br />
esprime fattivamente in un’unità multi-combustibile.<br />
E all’insegna della versatilità<br />
È sicuramente premiante la versatilità del monoblocco,<br />
che si adatti alla combustione di combustibili<br />
diversi, a partire dal diesel. L’architettura di<br />
un motore di questo genere condivide sicuramente<br />
il basamento e la quasi totalità della componentistica.<br />
I cambiamenti più significativi negli organi<br />
vitali, l’iniezione e la sovralimentazione. Deve<br />
sicuramente prestarsi all’adozione del ciclo Otto,<br />
quindi dell’accensione comandata, per l’alimentazione<br />
in forma gassosa. Deve essere compatibile<br />
all’iniezione in camera dell’idrogeno. Insomma, la<br />
formula ideale sarebbe la seguente: diesel, Hvo e<br />
biodiesel, Cng/Gnl, H2 Ice, magari con l’opzione<br />
del pacco batterie di supporto (Phev/Mhev). Un ritratto<br />
ulteriormente impreziosito da una vocazione<br />
multitasking: come per il convenzionale motore a<br />
ciclo diesel, infatti, la declinazione in una pluralità<br />
di applicazioni sarebbe, come si scrive nei curriculum,<br />
“nice to have”.<br />
Un banco prova<br />
per motori a<br />
idrogeno (a sinistra)<br />
e un esempio di<br />
impianto biogas/<br />
biometano<br />
(Iniziative<br />
Biometano, entrata<br />
nell’orbita di<br />
Snam4Environment).<br />
Idrogeno e<br />
biometano sono<br />
due esempi<br />
cristallini della<br />
vocazione<br />
dell’Alternative<br />
Engine Award.<br />
TERRA<br />
Approccio ecumenico<br />
In questo scenario, POWERTRAIN ha abbracciato<br />
l’approccio Bev con convinzione, ma in modo<br />
estremamente laico. La strada verso l’emancipazione<br />
degli inquinanti allo scarico è lastricata di insidie e<br />
variabili esogene. Perché dunque ostinarsi a ignorare<br />
l’apparato tecnologico più efficiente e collaudato<br />
finora mai applicato? Stiamo parlando, ovviamente,<br />
del motore a combustione interna, che si propone<br />
come alter ego di se stesso. Un endotermico in buona<br />
misura corrisponde al combustibile che sprigiona<br />
l’energia meccanica. Allora, perché non valorizzare<br />
quella pletora di carburanti a bassissimo o nullo tenore<br />
di zolfo e di idrocarburi aromatici che possono<br />
10<br />
11
auto elettriche<br />
CURVA AL<br />
RIBASSO<br />
Vendite a picco e industria automotive con<br />
il motore imballato, mentre le elezioni europee<br />
(a giugno) e quelle Usa (a novembre) minacciano<br />
di ribaltare gli scenari della transizione energetica.<br />
La crescita in doppia cifra è uno dei must di<br />
qualsiasi ufficio marketing. Il calo, in doppia<br />
cifra, rappresenta invece un autentico incubo.<br />
È quanto succede in Europa alle auto elettriche,<br />
le cosiddette Bev (Battery electric vehicle).<br />
Luci e ombre del mercato delle auto “alla spina”<br />
NAVI GARAGE<br />
capaci di sbarcare<br />
oltre 7mila veicoli<br />
elettrici sul<br />
suolo europeo.<br />
Una minaccia<br />
per i costruttori<br />
del Vecchio<br />
Continente e una<br />
spia per quelli<br />
cinesi. Segnala<br />
la contrazione<br />
del mercato del<br />
Dragone.<br />
automotive<br />
Un analista della Reuters ha descritto l’inquietante<br />
prospettiva che nel primo semestre<br />
del <strong>2024</strong> si sta aprendo davanti ai Ceo<br />
dei grandi gruppi europei che costruiscono automobili.<br />
Il primo dato è che nei primi due mesi<br />
del <strong>2024</strong> a livello Ue la quota di auto elettriche<br />
“pure” (Bev) è scesa all’11,3% dell’immatricolato<br />
contro il 15,7% dello stesso periodo dello scorso<br />
anno. Interesse tiepido per le Bev, che è amplificato<br />
anche da alcuni fattori non meno secondari<br />
del delta sul prezzo. A partire dall’infelice scelta<br />
del gigante Volkswagen di proporre le elettriche<br />
ID.3 e ID.4, “sostitutive” di Polo e Golf, con la<br />
sola trazione posteriore (almeno nelle versioni entry<br />
level). Soluzione ben poco gradita all’automobilista<br />
tedesco medio, chiamato a confrontarsi per<br />
almeno cinque mesi all’anno con neve e ghiaccio,<br />
per di più al volante di una Bev che nel caso della<br />
ID.4 pesa già di suo due tonnellate a vuoto. Non è<br />
un caso che proprio gli stabilimenti VW di Emden<br />
e Zwickau, dedicati alle Bev, funzionino a singhiozzo<br />
già dallo scorso novembre. Può sembrare<br />
un paradosso, ma ha contribuito alla frenata delle<br />
vendite di Bev il ribasso del 30% in un anno del<br />
listino Tesla. Nell’automotive finora ribassi che<br />
svalutano l’usato di un terzo non se n’erano visti.<br />
Ecco il motivo per cui Hertz, che nel 2021 aveva<br />
firmato un contratto da 100mila Model 3, dopo il<br />
crollo del valore delle Tesla usate ha annunciato<br />
a fine 2023 di non avere rinnovato l’accordo e di<br />
volersi liberare di almeno un terzo del parco elettrico.<br />
Stesso discorso per i tanti early adopters di<br />
modelli Tesla che, dopo averli usati per un paio<br />
d’anni con cura maniacale, scoprono che la cifra<br />
a cui vorrebbero rivenderli è più alta dell’attuale<br />
prezzo di listino del nuovo. Senza dimenticare, in<br />
Italia, ma non solo, la giungla degli abbonamenti<br />
per la ricarica. Se gli early adopters sono spesso<br />
forniti di un proprio impianto fotovoltaico per<br />
la ricarica notturna, il cliente medio europeo – a<br />
parte chi sceglie Tesla – si trova di fronte un numero<br />
pressoché infinito di gestori delle colonnine<br />
che, a loro volta, rendono disponibili potenze<br />
reali molto diverse da quelle nominali e applicano<br />
tariffe a consumo con enormi variazioni sul<br />
prezzo al kWh.<br />
C’è tanta incertezza<br />
Un quadro di incertezza fotografato da un prospect<br />
di Deloitte di fine febbraio, condotto su un<br />
campione di oltre 20mila persone in ciascuno dei<br />
26 Paesi europei. La propensione per l’acquisto di<br />
una Bev è ferma al 4% come media continentale,<br />
con Germania e Italia a quota 5, la Francia al 6<br />
e la Spagna precipitata al 3%. Quadro che si replica<br />
oltreoceano con Ford e General Motors che<br />
stanno frenando gli investimenti per lo sviluppo<br />
dei nuovi modelli Bev.<br />
Non bastassero i dati di vendita Ue e Usa, le elezioni<br />
europee del 6-9 giugno hanno un orizzonte<br />
tutt’altro che certo, con il rischio concreto che<br />
una brusca svolta a destra nella composizione del<br />
Parlamento Ue metta in discussione l’impostazione<br />
del green deal di Bruxelles. Manfred Weber,<br />
capogruppo del Partito Popolare Europeo, nonostante<br />
il suo partito abbia votato a favore dello<br />
stop ai motori endotermici dal 2035, l’ha già detto<br />
apertamente: «Se il mio gruppo nelle prossime<br />
elezioni riuscirà a ottenere la maggioranza, annulleremo<br />
il divieto». Dietrofront che punterebbe<br />
a un approccio “tecnologicamente neutrale”<br />
lasciando l’ultima decisione «agli ingegneri e al<br />
mercato, non ai politici». Inimmaginabili le conseguenze<br />
per chi ha abbandonato lo sviluppo dei<br />
motori endotermici. Senza neppure citare Akio<br />
Toyoda che da sempre critica le scelte dell’Unione<br />
europea (peraltro estromesso dal ruolo di<br />
Ceo del gruppo Toyota), il riposizionamento di<br />
Mercedes è eloquente: in occasione della presentazione<br />
dei risultati 2023 è emerso che l’updating<br />
dei motori termici proseguirà senza discontinuità<br />
anche oltre la data limite del 2030, nonostante<br />
l’annuncio fatto nel 2021 di volerne fermare la<br />
produzione. Quanto a Trump, se a novembre dovesse<br />
rimettere piede alla Casa Bianca, le sue opinioni<br />
sulla transizione energetica e, in particolare,<br />
le Bev sono arcinote: «Non vanno lontano, costano<br />
troppo e saranno tutte prodotte in Cina» ha<br />
ribadito dopo un incontro-scontro con Elon Musk<br />
in Florida, lo scorso marzo.<br />
Anche il Dragone non ride<br />
E non è tutto: perché anche dalla parte opposta del<br />
mondo, in Cina, non sempre gli ingranaggi girano<br />
nel senso desiderato. Da un lato, nel lanciare il 28<br />
marzo la sua berlina ad alte prestazioni SU7 il debuttante<br />
marchio Xiaomi ha battuto su tutta la linea<br />
i record di Tesla. E ha raccolto 50mila ordini<br />
nei primi 27 minuti successivi alla presentazione<br />
online. Disponibile per il momento soltanto nella<br />
Terra del Dragone, la Speed Ultra 7 (contratto in<br />
SU7) ha un prezzo che parte da 28mila euro pur<br />
essendo sviluppata su una piattaforma a 800 volt<br />
e dotata di optional senza paragone, dai sensori<br />
di parcheggio millimetrici ai lidar per la guida<br />
autonoma. Al punto da far dire a Lei Jun, Ceo<br />
di Xiaomi: «Forse è ora che i proprietari di una<br />
Tesla Model 3 effettuino un upgrade». Dall’altro<br />
però non è solo la gigafactory Tesla di Shanghai<br />
a segnare il passo, visto che nei primi mesi<br />
dell’anno le immatricolazioni di auto elettriche in<br />
Cina, primo mercato al mondo, sono crollate del<br />
38%. Il che spiega l’enfasi con la quale il colosso<br />
cinese BYD, primo produttore al mondo di Bev<br />
e ibride nel 2023, sottolinea l’arrivo in Europa<br />
di navi garage da 7mila unità per volta: con il<br />
mercato domestico in contrazione, lo sbarco nel<br />
Vecchio Continente più che un’opportunità pare<br />
un passo obbligato. Sbarco cui i gruppi europei<br />
reagiscono in ordine sparso. Stellantis e Volkswagen<br />
viste le partnership in corso con Leapmotor<br />
e SAIC non hanno interesse a scatenare guerre<br />
doganali. Ancora meno marchi premium come<br />
Mercedes e BMW le cui ammiraglie vanno alla<br />
grande a Pechino, per di più a prezzi d’affezione:<br />
per aggiudicarsi una versione Maybach personalizzata<br />
della S680 i cinesi più facoltosi staccano<br />
assegni da oltre 300mila euro.<br />
12<br />
13
elettrificazione. Sui camion<br />
PIANO E<br />
LONTANO<br />
In ossequio all’adagio popolare, “chi va piano, va<br />
sano e va lontano”. Con il conforto delle statistiche<br />
sulle immatricolazioni proviamo ad analizzare<br />
l’evoluzione del mercato dei veicoli commerciali a<br />
emissioni zero in Europa, Usa e Cina, le tre aree più<br />
significative a livello globale. Con dinamiche differenti<br />
e un punto in comune: il segno più. I dati raccolti dai<br />
colleghi di Vado e Torno si riferiscono al 2023. Nel<br />
caso degli Usa, ci si ferma a metà anno<br />
automotive<br />
S<br />
gombriamo<br />
immediatamente il campo dai<br />
dubbi: il 2023 non è stato l’anno del “boom”<br />
dei veicoli commerciali a emissioni zero, che<br />
continuano a rappresentare, quasi ovunque a livello<br />
globale, percentuali piuttosto basse sul totale dei<br />
veicoli registrati. Come sempre, però, analizzare<br />
con attenzione i numeri che il mercato ci offre<br />
aiuta a comprendere meglio i trend in atto e a immaginare<br />
come potrebbe essere il prossimo futuro.<br />
Consapevoli del fatto che l’evoluzione delle normative,<br />
soprattutto ma non solo in tema di politiche di<br />
incentivazione, può far pendere l’ago della bilancia<br />
dall’una o dall’altra parte. Allo stesso modo, eventuali<br />
sconvolgimenti delle roadmap finora tracciate<br />
dai decisori politici (più nello specifico, la composizione<br />
del nuovo Parlamento europeo che scaturirà<br />
dalle elezioni di giugno o il “colore” della prossima<br />
amministrazione statunitense) possono senza dubbio<br />
alterare il quadro.<br />
Nell’impossibilità di ricorrere alla sfera di cristallo,<br />
noi abbiamo preferito andare sul sicuro e analizzare<br />
cosa è successo lo scorso anno in quelle che<br />
possono essere considerate le tre aree del mondo<br />
più significative in tema di diffusione dei veicoli<br />
elettrici, cioè Europa, Stati Uniti e Cina. Un’analisi<br />
supportata da alcune delle più autorevoli associazioni<br />
o enti di ricerca internazionali (Acea e Icct<br />
per l’Europa; Calstart per gli Stati Uniti e Interact<br />
Analysis per la Cina) che ci hanno fornito dati,<br />
grafici e anche opinioni. Un’avvertenza prima di<br />
immergerci nelle statistiche: i dati che riguardano<br />
l’Unione europea e la Cina si riferiscono alla fine<br />
del 2023, quindi prendono in esame l’intero anno<br />
solare. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli ultimi<br />
dati disponibili sono aggiornati a giugno 2023.<br />
UNIONE EUROPEA<br />
Partiamo dal quadro generale: in Europa, lo scorso<br />
anno, sono aumentate le immatricolazioni di furgoni<br />
(fino a 3,5 ton) e camion (oltre le 3,5 ton). Secondo<br />
Acea, nei 27 Paesi dell’Unione sono stati immatricolati<br />
quasi 347mila camion (+16,3%) e circa<br />
1,5 milioni di LCVs (+56,8%). Dunque, un mercato<br />
complessivamente in salute, di sicuro in recupero<br />
rispetto agli ultimi anni un po’ balbettanti. Stando<br />
sempre ai dati Acea, i camion “electrically chargeable”,<br />
cioè elettrici o plug-in hybrid, al disopra delle<br />
3,5 ton sono stati 5.279 nel 2023, quasi ugualmente<br />
suddividi tra medium-duty e heavy-duty, in crescita<br />
del 234% su base annua, con i mercati olandese e<br />
tedesco caratterizzati dall’incremento più elevato e<br />
che rappresentano circa il 60% del mercato complessivo.<br />
Numeri apparentemente importanti, ma la<br />
quota di truck elettrici sul totale non è che l’1,5%,<br />
Noi ci abbeveriamo alla fonte<br />
Tendenze e indicazioni sulle<br />
immatricolazioni di veicoli<br />
leggeri e pesanti sul mercato<br />
europeo arrivano da Acea,<br />
l’associazione che riunisce le<br />
maggiori case costruttrici di<br />
veicoli, attualmente presieduta<br />
dal numero uno del gruppo<br />
Renault, Luca De Meo. Anche<br />
Icct, l’International Council<br />
on Clean Transportation,<br />
che opera a livello globale, è<br />
molto attiva nel monitoraggio<br />
del mercato, specialmente<br />
per quanto riguarda i veicoli<br />
a emissioni zero. I numeri del<br />
mercato statunitense dei truck<br />
a emissioni zero li fornisce<br />
Calstart, l’associazione no-profit<br />
americana che opera a tutti i<br />
livelli della mobilità sostenibile,<br />
con i suoi report periodici<br />
“Zeroing in Zero Emission<br />
Trucks”. Uno sguardo attento<br />
e competente sul mercato<br />
cinese lo fornisce l’istituto di<br />
ricerca internazionale Interact<br />
Analysis, che opera in diversi<br />
mercati, tra cui quello della<br />
mobilità commerciale con<br />
puntuali report periodici sul<br />
contesto cinese affidati a<br />
Yvonne Zhang o a Shirly Zhu.<br />
I camion<br />
parzialmente o<br />
integralmente<br />
elettrificati,<br />
immatricolati nel<br />
periodo interessato,<br />
sono stati 5.279.<br />
La percentual<br />
sul totale è<br />
raddoppiata,<br />
rispetto al 2022:<br />
dallo 0,8% all’1,5%.<br />
14<br />
15
automotive<br />
comunque in crescita rispetto al 2022, quando era lo<br />
0,8%. I van elettrici, invece, guadagnano due punti<br />
percentuali sul totale, passando dal 5,4% al 7,4%, in<br />
aumento del 56,8% su base annua grazie soprattutto<br />
a paesi come Olanda, Spagna e Francia.<br />
Un quadro leggermente diverso lo offre Icct, l’International<br />
Council on Clean Transportation, che<br />
nel suo ultimo report offre la suddivisione in heavy<br />
trucks (con massa totale sopra le 12 ton) e “light<br />
and medium trucks” (da 3,5 a 12 ton), con la prima<br />
categoria passata dalle 820 unità immatricolate nel<br />
2022 alle 2.600 del 2023 (0,9% del totale). Guardando<br />
ai singoli Paesi dell’Unione, dominano Germania<br />
e Francia con il 30% circa del totale rispettivamente,<br />
davanti a Olanda (11%) e Svezia (10%).<br />
Interessante quindi notare come Volvo Trucks abbia<br />
il 42% della quota di mercato, con Renault Trucks<br />
appena sopra il 30%, entrambe ben al di sopra della<br />
loro quota guardando al mercato dei camion convenzionali.<br />
L’unico altro costruttore con una percentuale<br />
superiore al 10% è Mercedes-Benz.<br />
La seconda categoria, light and medium, cresce di<br />
un buon 28% rispetto al 2022 per un totale di 3.100<br />
immatricolazioni in Europa, circa la metà delle quali,<br />
peraltro, in Germania. In termini di tipologia di<br />
veicoli, quasi il 60% afferisce ai carri 4x2 e praticamente<br />
la parte restante ai van 4x2. Leader di mercato,<br />
in questo segmento, è Ford E-Transit con poco<br />
meno del 40% delle immatricolazioni complessive,<br />
davanti a Fiat Professional e a Maxus, rispettivamente<br />
sopra il 20% e sopra il 10%. Quindi Iveco e<br />
Mercedes che, viste le quote di mercato tra i veicoli<br />
convenzionali, hanno ampio margine di crescita.<br />
STATI UNITI<br />
Premessa già fatta, vale la pena ripetersi: in questo<br />
caso i dati elaborati da Calstart si riferiscono alla<br />
prima metà del 2023. Considerando tutti i veicoli a<br />
zero emissioni dalle 3,5 ton in su, nella prima metà<br />
dell’anno scorso sono state immatricolate poco più<br />
di seimila unità (6.088), a fronte di un risultato<br />
complessivo nel 2022 di poco inferiore alle 10mila.<br />
Quello statunitense è un mercato ancora molto giovane,<br />
se si pensa che il totale dei truck a emissioni<br />
zero immatricolati fino a giugno 2023 è di 17.734<br />
unità, con la stragrande maggioranza costituita dalla<br />
categoria “cargo van”, vale a dire modelli con massa<br />
compresa tra 3,5 e 4,5 ton circa. Un trend che<br />
non è cambiato nei primi sei mesi del 2023, con<br />
5.297 cargo van immatricolati a fronte, per esempio,<br />
di 441 truck heavy-duty resi disponibili in tutto<br />
il Paese: numeri diversi per i due segmenti più in<br />
crescita, sebbene per ragioni molto diverse, come ci<br />
spiega Jacob Richard, Technical Project Manager,<br />
Trucks di Calstart. «I cargo van hanno barriere di<br />
mercato limitate, grazie a batterie più piccole, costi<br />
iniziali più bassi, volumi di produzione elevati e capacità<br />
di ciclo di lavoro ideali, che li rendono oggi<br />
un segmento ideale per l’elettrificazione. I truck<br />
heavy-duty, invece, godono di maggiori incentivi<br />
e di una maggiore spinta alla decarbonizzazione,<br />
poiché molti di questi veicoli operano in contesti<br />
svantaggiati, in particolare nei pressi dei porti».<br />
Si parlava di incentivi: cruciale per immaginare i<br />
futuri trend è valutare l’impatto della Advanced<br />
Clean Trucks (ACT) regulation, adottata da 11 Stati<br />
federali e che richiede ai produttori di vendere una<br />
percentuale crescente di veicoli a zero emissioni<br />
nel tempo. «La California, che è stata la prima ad<br />
adottare la normativa nel 2022, ha già superato l’obiettivo<br />
di vendita di truck con due anni di anticipo<br />
rispetto alla tabella di marcia e gli Stati che hanno<br />
approvato la normativa ACT rappresentano il 38%<br />
di tutte le immatricolazioni di truck ZE, nonostante<br />
rappresentino solo il 25% delle immatricolazioni<br />
totali», aggiunge Jacob Richard. Altra questione<br />
calda, quella dell’infrastruttura di ricarica, su cui<br />
punta il piano di investimenti immaginato dall’am-<br />
ministrazione Biden-Harris con la promozione di<br />
diversi progetti dedicati. «L’accesso alla ricarica<br />
è un aspetto fondamentale per le flotte interessate<br />
a passare all’elettrico», risponde Richard. «Ci saranno<br />
flotte per le quali non ha senso acquistare e<br />
installare i propri caricatori o affittare i propri depositi,<br />
ma avranno bisogno di strutture di ricarica<br />
lungo il tragitto».<br />
CINA<br />
Molto differente rispetto a quella descritta finora è<br />
la situazione dei veicoli commerciali a zero emissioni<br />
in Cina, dove il “boom”, almeno a livello<br />
numerico, lo si è vissuto negli anni scorsi. Molti<br />
più costruttori sono presenti sul mercato con veicoli<br />
a emissioni zero e gli incentivi statali sono<br />
già stati erogati e ora sono stati parzialmente ridotti.<br />
Nel 2023 (dato che comprende anche i bus)<br />
le immatricolazioni di veicoli commerciali “new<br />
energy”, come da definizione cinese, hanno superato<br />
le 308mila, in crescita del 30% circa. Gran<br />
parte di queste, ovviamente, si riferiscono a LCV<br />
(242mila, in crescita di oltre il 46%), mentre i new<br />
energy truck registrati sono stati circa 34mila, in<br />
aumento del 36% per una quota di mercato del<br />
5,5% sul totale. Interessante notare come nel 2023<br />
sono stati immatricolati in Cina oltre 3.600 camion<br />
fuel cell: numeri inavvicinabili da altre parti<br />
del mondo, sebbene secondo Yvonne Zhang, Research<br />
Associate di Interact Analysis ed esperta<br />
del mercato cinese, la performance dei veicoli<br />
fuel cell sia stata «al di sotto delle aspettative»<br />
per via di «mancanza di infrastrutture e ritardi<br />
nell’erogazione dei sussidi». In grande crescita<br />
anche i camion ibridi, +270% e oltre 5.300 unità<br />
immatricolate lo scorso anno. Sempre secondo<br />
Yvonne Zhang, un incremento dovuto ai vantaggi<br />
di questo tipo di veicoli, cioè «costi inferiori e<br />
flessibilità della ricarica rispetto ai veicoli elettrici<br />
a batteria, per i quali il sussidio nazionale è<br />
stato ritirato». Per l’anno in corso, la penetrazione<br />
dei new energy trucks dovrebbe continuare la sua<br />
scalata, fino a raggiungere «il 7% del mercato totale,<br />
per un totale di oltre 200mila unità registrate<br />
quest’anno». Guardando ai costruttori, lo scorso<br />
anno oltre 190 case hanno venduto new energy<br />
truck in Cina, con il 67% del mercato in mano ai<br />
primi 10 brand. «Geely, Foton, Dongfeng e Series<br />
sono i principali operatori nel mercato dei veicoli<br />
leggeri new energy. Sany, XCMG e Geely sono i<br />
grandi protagonisti degli autocarri pesanti, mentre<br />
Yutong Group e Infore Enviro sono i due principali<br />
player nel mercato dei medi», conferma Yvonne<br />
Zhang. «Nel complesso, questi grandi gruppi, che<br />
sono anche i principali protagonisti del mercato<br />
dei camion termici, sono rimasti in testa negli ultimi<br />
due anni e non prevediamo al momento l’ingresso<br />
di nuovi operatori sul mercato».<br />
In alto, la sagoma<br />
di un Nikola. Alla<br />
sua sinistra, Volta<br />
Trucks, rivitalizzata<br />
dai buoni uffici<br />
di Luxor Capital.<br />
Sotto, il musone<br />
tipicamente<br />
americano di un<br />
Hyzon.<br />
16<br />
17
cgm. Con Bimotor e FPT Industrial<br />
LUCE DEL<br />
TUNNEL<br />
Nel nostro Paese le cosiddette “grandi<br />
opere” fanno discutere. Nel Nord Europa,<br />
il tunnel del Fehmarn Belt metterà in<br />
collegamento diretto Svezia e Germania.<br />
Serve tanta energia, per alimentare<br />
servizi e macchine operatrici. All’uopo è<br />
intervenuta CGM, avvezza a opere così<br />
“audaci”. La motorizzazione è affidata alle<br />
cure di Bimotor, con l’F36 di FPT Industrial.<br />
L’alternatore è MeccAlte<br />
stazionari<br />
Si parla italiano nel cantiere del Fehmarn Belt.<br />
Questa monumentale opera di ingegneria civile<br />
permetterà il collegamento diretto su ruote<br />
tra l’isola danese di Lolland e l’isola tedesca di<br />
Fehmarn (da qui il nome). Un ponte già esistente<br />
consentirà il prolungamento viario da Fehmarn<br />
fino al continente. Cofinanziato dalla Commissione<br />
europea, il tunnel dovrebbe essere ultimato entro il<br />
2029 e si compone di 79 elementi standard e 10 elementi<br />
speciali. Ciascun elemento standard misura<br />
217 metri, ha un peso di 73.500 tonnellate ed è costituito<br />
da due tubi per la sede stradale, due tubi per<br />
la sede ferroviaria e un passaggio di servizio. Trasportati<br />
in situ, gli elementi sono abbassati all’interno<br />
del tunnel, scavato a una profondità di 12 metri<br />
sul fondo marino. È una triade ad occuparsi della<br />
gestione energetica e lo fa, come anticipato, nella<br />
nostra lingua: CGM, FPT Industrial e Bimotor.<br />
Stefano Chilese, managing director di CGM, ci racconta<br />
il coinvolgimento di CGM nel progetto. «Abbiamo<br />
collaborato con il nostro distributore olandese,<br />
che ha assolto alla funzione di collegamento con<br />
la committenza. La fornitura prevede 4 container<br />
da 40 metri cubi ciascuno. La massimizzazione dello<br />
spazio all’interno del container ha rappresentato<br />
la sfida più impellente e provante dell’allestimento<br />
di CGM. Ogni container contiene 5 gruppi da 100<br />
kVA, che ci ha consentito di fornire una potenza<br />
complessiva di 2.000 kVA». E in merito alla motorizzazione?<br />
«La soluzione che ci è sembrata ottimale<br />
è stata l’F36 di FPT Industrial, che eroga,<br />
per l’appunto, 100 kVA e si è rivelato adeguato alle<br />
prescrizioni normative» prosegue Chilese. «Questi<br />
container saranno installati su dei ponteggi in mezzo<br />
al mare, e devono pertanto rispettare dei limiti<br />
stringenti di emissioni, per preservare l’ecosistema<br />
marino. L’alternatore è fornito da MeccAlte, che ci<br />
ha sempre garantito ottimi risultati, soprattutto in<br />
applicazioni particolari, come questa. La paternità<br />
delle centraline è di Comap, che hanno consentito<br />
ai gruppi di lavorare in parallelo e di erogare la<br />
potenza desiderata».<br />
Il sistema di estrazione dell’aria calda è stato concepito<br />
da CGM con un approccio dedicato, tarato<br />
sulle specifiche infrastrutturali, per facilitare il raffreddamento<br />
delle macchine. I gruppi alimentano i<br />
macchinari impegnati nella realizzazione del tunnel.<br />
La società di ingegneria civile che si occupa del<br />
progetto potrà così fornire energia elettrica anche<br />
ad eventuali macchine operatrici integralmente elettriche<br />
o ibridizzate. Il Fehmarn Belt si sviluppa per<br />
16 chilometri e sarà il tunnel sommerso più lungo<br />
d’Europa.<br />
Ci raccontereste altre “missioni impossibili” a<br />
cui avete affidato i vostri gruppi, per intenderci,<br />
“mission critical”?<br />
«Abbiamo fornito in passato altri gruppi destinati<br />
all’installazione su ponteggi nel Mare del Nord. Si<br />
tratta sempre, infatti, di motori certificati Stage V,<br />
anche se con potenze più basse e, di conseguenza,<br />
con cilindrate e ingombri ridotti. Da sempre CGM<br />
è pioniera nell’applicazione dei motori Stage V alla<br />
generazione di potenza. Siamo sempre più attrezzati<br />
per rispondere alle esigenze dei progetti speciali».<br />
Come si dice nel gergo calcistico, passiamo la palla<br />
a Bimotor, che ci parlerà dell’F36 di FPT Industrial.<br />
Per la precisione, il pallone è tra i piedi di Rinaldo<br />
Marengo, direttore commerciale di Bimotor. «Abbiamo<br />
fornito a CGM un motore che risponde alle<br />
La tenacia stazionaria di FPT Industrial<br />
FPT Industrial ha messo<br />
saldamente piede tra le<br />
applicazioni rental, anche<br />
quando destinate a fenomeni<br />
sportivi e a concerti. Come ci<br />
fu espressamente risposto,<br />
in merito alla collaborazione<br />
tecnica durante un evento di<br />
wakeboarding: «Supportiamo<br />
queste attività perché sono le<br />
più demanding». In passato<br />
FPT ha affiancato anche il<br />
concerto di J-AX e Fedez,<br />
eventi di cliff diving, wakeboard<br />
e gare di basket.<br />
Ce lo conferma Francesca<br />
Rinaldi, product marketing<br />
& portfolio manager per la<br />
Power Generation, alla quale<br />
abbiamo chiesto alcuni esempi<br />
di missioni critiche affidate ai<br />
generatori motorizzati da FPT.<br />
«Un’applicazione particolare<br />
è il generatore per eventi<br />
sportivi itineranti. La sfida è<br />
trasportare l’energia in luoghi<br />
che non possono allacciarsi<br />
alla rete e utilizzano questi<br />
motori come fonte di energia<br />
primaria, per servizi di<br />
hospitality. Un progetto che<br />
ci sta coinvolgendo a fondo<br />
garantirà l’erogazione di<br />
elettricità tramite degli N67.<br />
Un’altra applicazione sui<br />
generis riguarda la costruzione<br />
di nuovi edifici residenziali,<br />
comunque ad impiego civile. In<br />
questo ambito sta prendendo<br />
sempre più piede l’utilizzo dei<br />
normative più stringenti in materia di inquinanti<br />
allo scarico, assecondando le richieste del costruttore.<br />
La scelta è andata sul 3,6 litri da 100 kVA,<br />
conforme alle aspettative sia in termini di compat-<br />
motori come generatori, come<br />
backup. L’approvvigionamento<br />
dell’aria e lo smaltimento dei<br />
gas sono concepiti su misura,<br />
anche in considerazione<br />
delle temperature. Facendo<br />
l’esempio di uno scantinato,<br />
i locali sono generalmente<br />
poco aerati. Sono pertanto<br />
assimilabili ad ambienti con<br />
temperature e flussi d’aria<br />
estremi. È una soluzione che<br />
si sta affermando in tutto il<br />
mondo, Europa, America,<br />
Medio Oriente; al posto del<br />
locale caldaia c’è il generatore.<br />
È impensabile rinunciare<br />
all’energia, anche in edifici<br />
piccoli, come le villette a<br />
schiera».<br />
Il Fehmarn Belt<br />
è in corso di<br />
realizzazione<br />
tra Danimarca e<br />
Germania. Sarà il<br />
tunnel sommerso<br />
più lungo del<br />
mondo (17,7 km)<br />
e rappresenterà la<br />
via di collegamento<br />
più veloce tra<br />
la Scandinavia e<br />
l’Europa centrale.<br />
L’opera dovrebbe<br />
essere ultimata<br />
entro il 2029<br />
e si compone<br />
di 79 elementi<br />
standard e 10<br />
elementi speciali.<br />
Ciascun elemento<br />
standard è lungo<br />
217 m, pesa<br />
73.500 tonnellate<br />
ed è costituito<br />
da due tubi per<br />
la sede stradale,<br />
due tubi per la<br />
sede ferroviaria e<br />
un passaggio di<br />
servizio.<br />
18<br />
19
stazionari<br />
tezza che di prestazioni. Rispetta anche i limiti relativi<br />
a dimensioni e masse, dal momento che questi<br />
gruppi sono installati su dei pontoni. Il peso è una<br />
variabile fondamentale.<br />
Questa fascia di potenza prevede l’utilizzo di urea<br />
tecnica e richiede, pertanto, una certa cura nella<br />
predisposizione delle linee di preriscaldo, per evitare<br />
la cristallizzazione dell’urea. Prestiamo la stessa<br />
attenzione alla temperatura dell’acqua, per evitare<br />
che possa congelare. Il motore è equipaggiato con<br />
candelette di serie, che permettono di preriscaldare<br />
l’aria, ulteriore benefit per un’applicazione in quelle<br />
condizioni ambientali. I colleghi dell’Application<br />
hanno fatto una verifica del funzionamento delle linee<br />
durante la fase di validazione. Si è condotto un<br />
lavoro di squadra, insieme a CGM, nello sviluppo<br />
dell’intero progetto, per rispettare le richieste del<br />
committente finale. Ci tengo a ricordare che tutti i<br />
motori di FPT Industrial con la doppia omologazione,<br />
Tier 4 Final e Stage V, sono compatibili con<br />
l’Hvo. Davide Paiola, responsabile dell’Application,<br />
insieme ai clienti verifica sul campo quanto<br />
la richiesta di combustibili alternativi sia importante,<br />
soprattutto per le applicazioni stazionarie,<br />
ambiente applicativo dove sono ancora tollerati<br />
motori non emissionati».<br />
Cosa s’intende per “ATS a vita”?<br />
«Il sistema di trattamento dei gas di scarico di FPT<br />
Industrial è garantito per l’intera vita dei motori.<br />
C’è stata in passato una diatriba su motori più piccoli<br />
dove si usano moduli ATS che prevedono solo<br />
DOC e DPF: in quelle fasce FPT Industrial fornisce<br />
una soluzione “for life”. Da un lato comporta costi<br />
superiori, dall’altro una maggiore affidabilità».<br />
Come agisce la vostra specifica soluzione per la<br />
regolazione idraulica delle valvole?<br />
«Con i motori Stage V, al contrario di quanto è<br />
successo con le versioni precedenti, il numero di<br />
“failure” registrato sul campo è diminuito in maniera<br />
esponenziale. Abbiamo concordato con FPT<br />
Industrial una accurata linea di controlli alla luce<br />
delle problematiche insorte, una su tutte la cristallizzazione<br />
sulla linea di scarico dell’urea, dovuta<br />
secondo noi alla mancata ottimizzazione del<br />
dataset. Siamo partiti dall’F34, all’F36, salendo<br />
di cilindrata con i Nef e i Cursor, per condurre la<br />
fase finale dell’ottimizzazione alla Bimotor. Anche<br />
nelle applicazioni per la generazione, dove i bassi<br />
carichi ci hanno procurato non poche notti insonni,<br />
abbiamo rilevato che il motore funziona egregiamente,<br />
le prestazioni ci sono tutte, riducendo di<br />
gran lunga il numero di errori registrati negli step<br />
emissivi precedenti».<br />
Concludiamo con una considerazione sulla generosa<br />
dotazione del magazzino automatizzato di<br />
Bimotor. Quanti motori G-Drive avete abitualmente<br />
in pancia?<br />
«La generazione di potenza assorbe la metà dello<br />
stock attuale. La parte certificata Stage V è molto<br />
più ampia, rispetto al passato. Bimotor ci crede e<br />
soprattutto nella gamma da 60 a 200 kVA riscontriamo<br />
una grande affidabilità tecnica e una sintonia<br />
con i clienti, in Italia e all’Estero. I costruttori<br />
di gruppi elettrogeni hanno capito che per realizzare<br />
un buon prodotto serve un lavoro di squadra,<br />
tra i tecnici dell’Oem e quelli di Bimotor, per perfezionare<br />
la funzionalità del gruppo. Questa collaborazione<br />
virtuosa ci ha sorpreso positivamente,<br />
come dimostrano i nuovi importanti progetti che<br />
stiamo sviluppando. Prima di affrontare i dettagli<br />
della fornitura del motore ci richiedono un confronto<br />
sulla soluzione tecnica. Tornando al progetto con<br />
CGM per il tunnel del Fehmarn Belt, sottolineo che<br />
stiamo proponendo all’estero un prodotto completamente<br />
italiano, ed è un aspetto che ci riempie di<br />
orgoglio».<br />
L’F36 di FPT<br />
Industrial è un<br />
quadricilindrico che<br />
conserva la valvola<br />
di ricircolo ed<br />
eroga da 65 a 91<br />
chilowatt (73-105<br />
kVA) in continuo.<br />
20<br />
21
U POWER. E la forza vendita<br />
ECONOMIA E<br />
COMMERCIO<br />
GianRomeo Brugnetti ha una formazione<br />
ingegneristica, a Kathryna Soriani e Raffaella<br />
Riunno corrisponde un identikit tecnicocommerciale.<br />
Il titolo non ha niente a<br />
che vedere con gli atenei. BU Power ha<br />
riorganizzato il team motori, che si è trasferito<br />
in una palazzina adiacente alla sede centrale. La<br />
suddivisione si impernia sul target stazionari e<br />
su quello delle unità mobili industriali<br />
terra<br />
Anche i motori hanno un’anima. Sicuramente ce<br />
l’hanno le persone, almeno secondo Sant’Agostino.<br />
Facendo tappa alla BU Power, l’anno<br />
scorso avevamo redatto un botta e risposta tra Stefano<br />
Meneghini e GianRomeo Brugnetti, il “dream<br />
team” del commerciale di BU Power. Il primo, a<br />
dicembre 2023, è andato in pensione. Il secondo ci<br />
ha introdotti al gruppo di lavoro che coordina. Siamo<br />
infatti tornati nei paraggi di Como, al quartier<br />
generale di BU Power Italia, dove incontriamo due<br />
business manager, Kathryna Soriani e Raffaella<br />
Riunno, che abbiamo conosciuto in occasione della<br />
visita ad Energreen.<br />
Soriani: «Mi trovo alla BU dal gennaio del 2018.<br />
Conoscevo BU Power da qualche anno, nelle vesti di<br />
fornitori. Ho infatti lavorato dieci anni per un ex distributore<br />
Perkins di Lugo, nel ravennate. Lì mi sono<br />
formata sui motori Perkins. All’epoca gestivo motori<br />
a regime variabile e vendevo powerpack. In BU ho<br />
ricevuto in dote dalla persona che ho sostituito un<br />
pacchetto di clienti del mondo electric power. Mi<br />
sono quindi spostata sull’altra sponda di business,<br />
occupandomi della vendita di motori per gruppi<br />
elettrogeni. All’epoca eravamo organizzati per settori<br />
applicativi (Industriale ed EP). Successivamente<br />
siamo diventati eclettici, e ho ricevuto l’incarico di<br />
seguire sia clienti della generazione che dell’industriale.<br />
A quel punto è subentrata Raffaella Riunno,<br />
che al tempo gestiva prevalentemente installatori del<br />
settore industriale. Io mi occupavo tendenzialmente<br />
degli EP (all’incirca con un rapporto 80%-20%).<br />
Dal mese di gennaio <strong>2024</strong> siamo ritornati all’antico<br />
assetto commerciale della BU, imperniato sul<br />
criterio della specializzazione, in concomitanza col<br />
pensionamento di Stefano Meneghini e il ritorno di<br />
GianRomeo Brugnetti. Io seguo l’EP, Raffaella l’industriale.<br />
GianRomeo è il key account di entrambi<br />
i business».<br />
Ed è proprio lui a precisare che, «nel <strong>2024</strong>, risolti i<br />
problemi legati alla fornitura, abbiamo nuovamente<br />
approcciato il mercato in maniera proattiva. Durante<br />
il 2022 e il 2023 è stato praticamente impossibile dedicarsi<br />
alla ricerca di nuovi clienti. In questo momento<br />
le perturbazioni produttive sono finite e ci siamo rispecializzati.<br />
Due persone dell’ufficio tecnico seguono<br />
il polo EP, coordinate da Kathryna, altre due si occupano<br />
del polo industriale, sotto l’egida di Raffaella.<br />
Stiamo investendo nelle attività di personalizzazione<br />
dei motori, principalmente nel dei motori a regime variabile.<br />
Partendo da un allestimento standard di Perkins,<br />
riusciamo a customizzare gli allestimenti in base<br />
alle richieste degli Oem. Fanno parte del team anche<br />
una figura responsabile del processo di modifica e un<br />
giovane tecnico. Siamo così in grado di rivolgerci sia<br />
agli Oem strutturati che a quelli sensibili alla personalizzazione<br />
dell’allestimento».<br />
L’asso nella manica del solution provider?<br />
Riunno: «È la capacità di soddisfare le esigenze di<br />
Perkins in trasferta a Dubai. Col 5012<br />
In occasione del Middle East Energy (poi<br />
cancellato), Perkins ha calendarizzato la<br />
presentazione del 5012, capace di erogare<br />
da 1.275 a 1.710 kVA per applicazioni<br />
continue, a 50 Hz, e da 1.250 a 1.500<br />
kW in standby, a 60 Hz. Ha presentato<br />
inoltre una suite ampliata di soluzioni<br />
di connettività per le sue applicazioni di<br />
energia elettrica, tra cui l’API (Application<br />
Programming Interface) per gli Oem che<br />
dispongono già delle proprie soluzioni di<br />
telemetria, nonché un sistema telematico.<br />
Per entrambe le soluzioni Perkins può<br />
fornire il monitoraggio delle condizioni e<br />
scambiare ininterrottamente informazioni<br />
approfondite con Oem e clienti. Disponibile<br />
entro la fine dell’anno, il nuovo motore è<br />
certificato come conforme allo standard<br />
U.S. EPA Tier 2. Il 5012 è progettato<br />
per soddisfare gli standard ISOs G3 e<br />
NFPA110 per gestire le impegnative sfide<br />
di accettazione del carico. Utilizza una<br />
coppia di turbo più piccoli su ciascuna<br />
bancata che riducono i tempi di risposta<br />
transitoria rispetto a una singola unità<br />
BU POWER<br />
GianRomeo<br />
Brugnetti, tra<br />
Kathryna Soriani (a<br />
sinistra) e Raffaella<br />
Riunno (sulla<br />
destra). Sono loro<br />
i coordinatori della<br />
forza commerciale<br />
di BU Power Italia,<br />
sia per gli stazionari<br />
(Soriani) che per<br />
i motori a giri<br />
variabili (Riunno).<br />
di grandi dimensioni. I suoi collettori di<br />
scarico sono progettati per ottimizzare<br />
il flusso di gas ai turbo, riducendo<br />
ulteriormente i tempi di accelerazione<br />
e migliorando l’accettazione del carico.<br />
Il motore utilizza un esclusivo sistema<br />
di alimentazione a bassa pressione<br />
sviluppato appositamente per la Serie<br />
5000 che è più tollerante alle variazioni<br />
della qualità del carburante.<br />
Il 5012 può funzionare con biodiesel fino<br />
a B20 basato su una diluizione del 20%<br />
di biodiesel con diesel standard o con<br />
Hvo100. Gli iniettori a controllo elettronico<br />
utilizzati sul 5012 possono alterare sia<br />
i tempi che la pressione per adattarsi a<br />
diverse temperature ambientali e altitudini,<br />
senza sacrificare le prestazioni.<br />
22<br />
23
quegli Oem che non hanno volumi tali da permettersi<br />
una personalizzazione al loro interno. Un fattore<br />
che li induce alla parcellizzazione della fornitura. Si<br />
aspettano un prodotto plug-in, per non disperdere<br />
risorse e tempo nella progettazione. Siamo flessibili<br />
e ben strutturati, il che ci consente di soddisfare le<br />
loro esigenze».<br />
Ci raccontate il trasferimento nella sede in cui ci<br />
troviamo ora?<br />
Brugnetti: «Il trasferimento nella palazzina al civico<br />
38, dietro la sede storica, ci ha consentito di riunire<br />
il team motori sotto lo stesso tetto: vendite, ufficio<br />
tecnico, amministrazione. BU Power Italia è composta<br />
da 54 risorse, di cui 10 fanno parte del team<br />
diretto di vendita motori. Gli altri gruppi di lavoro<br />
sono legati ad amministrazione, ricambi, logistica,<br />
finance e officina/assistenza (dislocate anche nelle<br />
sedi di Monastier e Imola).<br />
Vorrei sottolineare che, in questo momento di crisi, noi<br />
stiamo investendo per rafforzare il team. Il mercato<br />
non sta attraversando un periodo di grande brillantezza.<br />
Il vantaggio competitivo di BU, oltre agli allestimenti<br />
personalizzati, è la gamma motori di Perkins,<br />
circa tre piattaforme motoristiche declinate in tutte i<br />
livelli di emissioni inquinanti. L’azienda ci crede e ha<br />
investito nel gruppo di lavoro. È stato recentemente<br />
duplicato l’ufficio tecnico e rafforzato l’ufficio vendite.<br />
Per quanto riguarda le modifiche ai motori, abbiamo<br />
ridefinito i processi e allestito una struttura adeguata».<br />
Quali aspettative per l’anno in corso?<br />
terra<br />
Brugnetti: «Realisticamente prevediamo un calo in<br />
doppia cifra, rispetto al 2023. La strategia è tenere<br />
la posizione nel mercato del gruppo elettrogeno,<br />
con la conferma delle percentuali di penetrazione e<br />
la fornitura di qualche prototipo Stage V. Nell’industriale<br />
puntiamo ad allargare la base dei clienti. Abbiamo<br />
privilegiato un rapporto franco e rispondere<br />
negativamente, quando non c’erano le condizioni per<br />
soddisfare le richieste. Adesso ci siamo strutturati<br />
per potere dire sempre di sì».<br />
Soriani: «Il 50% delle vendite, attualmente, riguarda<br />
i motori dai 1.000 kW in su. Perkins è attrezzata per<br />
certificare DCP (Data centre power) rating la serie<br />
4000. La stessa serie sarà a breve sul mercato nella<br />
versione certificata con valori inferiori ai 2.000 mg/<br />
m 3 di NOx, nel range tra 750 e 2.500 kVA».<br />
Brugnetti: «C’è una crasi tra i desiderata e la reale<br />
recettività del mercato. Il gruppo elettrogeno può<br />
essere una valida soluzione per gli eccessi di carico<br />
sulla rete. Dipende da quello che si intende fare, se<br />
proporre un gruppo elettrogeno non emissionato,<br />
oppure uno Stage V, in competizione con motori che<br />
non sono, in fin dei conti, così “green”…».<br />
Riunno: «Le aspettative dipendono dal settore. I<br />
clienti lamentano difficoltà a ricevere nuovi ordini,<br />
perché gli utilizzatori finali sono in attesa di capire<br />
cosa succederà con i nuovi bandi e con il Pnrr. Siamo<br />
in una fase di stallo».<br />
Brugnetti: «Il segmento EP è in stagnazione, mentre<br />
nell’industriale stiamo tenendo le posizioni. Riscontriamo<br />
una continuità nella richiesta di approvvigionamento<br />
nel sollevamento, tra i compressori e<br />
nella manutenzione del verde. L’irrigazione è ferma<br />
perché i clienti hanno fatto tanto magazzino. Fortunatamente,<br />
i nostri interlocutori si muovono su scala<br />
mondiale con delle macchine di nicchia, che distribuiscono<br />
nei vari mercati».<br />
Come siete attrezzati per rispondere a questa de-<br />
licata congiuntura?<br />
Brugnetti: «Perkins è impegnata su tutti i fronti, perché<br />
la soluzione non è elettrica, è eclettica. Ha istituito<br />
un gruppo di lavoro per l’elettrificazione e stanno<br />
testando sia il 7 che il 13 litri alimentati idrogeno.<br />
Le nostre attenzioni sono sempre rivolte anche alla<br />
gamma diesel, in modo che resti aggiornata a livello<br />
di emissioni, che sono notoriamente proporzionate<br />
al consumo».<br />
Annunciato alla stampa durante l’evento allo Shard<br />
di Londra, nel settembre 2023, il progetto Coeus<br />
svilupperà un’unità di potenza industriale Perkins<br />
Serie 1200 da 7 litri con componenti ibridi-elettrici<br />
e controlli avanzati per consentire il funzionamento a<br />
idrogeno. Coeus è sostenuto da un finanziamento del<br />
governo britannico di 11,14 milioni di sterline attraverso<br />
l’Advanced Propulsion Centre UK (APC). Tra<br />
le piste alternative c’è l’Hvo, approvato sull’intera<br />
gamma. Nella lista Perkins dei combustibili di origine<br />
biotica non sono compresi quelli funzionanti con<br />
il ciclo otto, come etanolo, bioetanolo e alcol etilico.<br />
Con una virata sul marino, anticipiamo che Perkins<br />
ha in pancia un 7 litri stage V per gruppi elettrogeni,<br />
per navigazione nelle acque interne.<br />
Concludiamo con un paio di battute sui “best seller”.<br />
Soriani: «Sul lato EP è richiestissima la serie 4000<br />
(potenze da 800 a 2.250 kVA PRP. Per il resto, gli<br />
stock sono pieni».<br />
Riunno: «Dal lato industriale, il 3.6 Stage V è molto<br />
apprezzato. È stata recentemente licenziata la versione<br />
Iopu di Perkins. Un altro motore molto gettonato<br />
è il 403J-E17T- 36kW, per compattezza e densità di<br />
potenza. Tra le nuove installazioni registriamo alcune<br />
macchine specializzate, tra cui un progetto legato<br />
alle centraline oleodinamiche. A giugno motorizzeremo<br />
alcuni carrelli per le fonderie».<br />
Nel 2023 BU Power Italia ha fatturato 60 milioni<br />
di euro.<br />
24<br />
25
abb. Con Epiroc<br />
IL SILENZIO<br />
È D’ORO<br />
La strategia di penetrazione intrapresa da ABB<br />
tra i meandri del sottosuolo, nelle applicazioni<br />
minerarie, produce esiti immediati. Dopo il<br />
prototipo con Hitachi, è la volta di Epiroc. Ci<br />
troviamo in Svezia. I carrelli possono così lavorare<br />
senza rilasciare inquinanti allo scarico e mettendo<br />
la museruola all’inquinamento acustico<br />
TERRA<br />
ABB ed Epiroc, come dire, per alcuni le premesse<br />
non sono sterili promesse. Gli svedesi<br />
ci hanno infatti raccontato del profondo<br />
coinvolgimento nella elettrificazione del settore<br />
minerario, e dell’universo del mobile industriale in<br />
genere. Batterie, convertitori e motori di trazione.<br />
C’è il Battery energy storage system, guaine e gusci<br />
a protezione dei cablaggi e c’è tanto altro nelle corde<br />
dello specialista delle soluzioni elettriche. Come<br />
abbiamo avuto modo di raccontarvi sul numero di<br />
gennaio-febbraio, le intenzioni di ABB per le applicazioni<br />
dell’industria mineraria sono chiare: «Siamo<br />
flessibili dal punto di vista delle soluzioni tecniche,<br />
ci adattiamo a sistemi e applicazioni differenti con<br />
uno sforzo limitato, perché i nostri sistemi sono<br />
modulari. Siamo tra i pochi in questo ambito in<br />
grado di fornire sistemi integrati, che comprendono<br />
convertitore, motore e batterie. Sul sistema di<br />
trazione, tipicamente ci occupiamo della conversione<br />
di potenza. Abbiamo una famiglia di inverter<br />
e convertitori DC/DC, motori di trazione, batterie<br />
di trazione, PLC».<br />
Da Hitachi a Epiroc<br />
Servisse una referenza, prima di addentraci nell’attualità,<br />
potremmo citarvi quella di Hitachi Construction<br />
Machinery. Si tratta del progetto prototipale<br />
di un dumper, affrancato dai combustibili fossili,<br />
flessibile nel ricorso alla modalità elettrica. In salita<br />
un pantografo alimenta il motore e carica il sistema<br />
di accumulo. In discesa, interviene la frenata rigenerativa<br />
per ricaricare la batteria. Sui terreni pianeggianti,<br />
il dumper si avvale della batteria interna.<br />
Arriviamoci, all’attualità, che nel nostro caso si<br />
chiama Epiroc. Le condizioni sono sfidanti, per la<br />
richiesta di coppia spendibile alle ruote e di stabilità<br />
nell’erogazione della potenza. Le condizioni<br />
ambientali impongono una dura e costante messa<br />
alla prova, sia per le macchine impiegate che per<br />
il benessere dei lavoratori. Ci troviamo infatti nella<br />
miniera di Boliden, a Kristineberg, nel nord della<br />
Svezia. Immaginate un percorso di 800 metri alla<br />
pendenza del 13%. Queste sono le condizioni operative<br />
alle quali sono chiamati a rispondere il carrello<br />
a batteria elettrica Minetruck MT42 SG di Epiroc<br />
e l’eMine Trolley System di ABB. Questa operazione<br />
integralmente “Made in Sweden” descrive il<br />
primo sistema di carrelli da miniera completamente<br />
alimentati da batterie elettriche.<br />
Una batteria di commenti<br />
Ce lo spiegano meglio i diretti interessati, a partire<br />
da Peter Bergman, General Manager Boliden Area,<br />
Boliden: «Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato in<br />
stretta collaborazione con i team di ABB ed Epiroc<br />
per compiere un altro passo avanti verso la miniera<br />
elettrica del futuro. La cosa più importante<br />
per noi, naturalmente, è che la tecnologia funzioni<br />
nelle nostre strutture, ma vediamo anche un valore<br />
aggiunto nel fatto che noi, insieme ai nostri partner,<br />
possiamo guidare lo sviluppo della tecnologia<br />
affinché il sistema possa essere utilizzato in altre<br />
miniere. Siamo orgogliosi di aver portato questo<br />
concetto in un impianto reale».<br />
Wayne Symes, President Epiroc Underground Division,<br />
ha voluto precisare: «Insieme, con partnership<br />
molto strette, possiamo accelerare la trasformazione<br />
e la velocità di innovazione nelle tecnologie minerarie<br />
come abbiamo fatto a Kristineberg. In un<br />
breve lasso di tempo abbiamo sviluppato e implementato<br />
la tecnologia non solo per ridurre le emissioni<br />
di CO 2<br />
, ma anche per aumentare notevolmente<br />
la distanza percorsa dai veicoli a batteria su rampe<br />
per trasporti pesanti, diminuire i costi operativi e<br />
migliorare la salute e la sicurezza negli ambienti<br />
minerari».<br />
Passiamo ora la parola a Max Luedtke, Global<br />
Business Line Manager Mining, ABB: «Mettiamo<br />
grande passione e impegno nella realizzazione di<br />
progressi concreti per l’industria estrattiva. Vedere<br />
il primo sistema di carrelli elettrici a batteria in<br />
funzione non è solo il risultato della collaborazione<br />
con Boliden ed Epiroc, ma una vera e propria<br />
svolta per il settore. Abbiamo lanciato i metodi e<br />
le soluzioni del concetto ABB eMine per portare<br />
l’elettrificazione in tutte le attività minerarie, dalla<br />
rete alla ruota, e l’installazione a Kristineberg dimostra<br />
l’efficacia di queste funzionalità».<br />
Succede in tanti sport di squadra, dal calcio alla<br />
pallavolo: le azioni risolutive si finalizzano con tre<br />
passaggi. E tre sono gli attori di questo progetto.<br />
Epiroc ha aggiunto la ricarica dinamica al suo collaudato<br />
carrello a batteria elettrica Minetruck MT42<br />
SG, equipaggiando la soluzione con il convertitore<br />
DC, gli inverter HES880 e i motori AMXE di ABB<br />
per aumentare la potenza. Il carrello è dotato di un<br />
pantografo collegato a una catenaria aerea, una<br />
soluzione particolarmente adatta per rampe molto<br />
lunghe. La linea elettrica offre ulteriore assistenza<br />
al carrello da miniera a batteria sui tratti con pendenza<br />
maggiore a pieno carico, estendendo l’autonomia<br />
e consentendo la rigenerazione della batteria<br />
nelle fasi di “deriva”, aumentando notevolmente la<br />
produttività delle attività minerarie. ABB ha creato<br />
l’infrastruttura dalla rete alla ruota, inclusa la<br />
progettazione del sistema di carrelli elettrici e la<br />
sottostazione di raddrizzamento per il tracciato di<br />
prova. La definizione degli standard e dell’interfaccia<br />
del veicolo è stata realizzata congiuntamente dai<br />
partner del progetto.<br />
Iniziativa svedese. Anche nei finanziamenti<br />
Il progetto è finanziato dall’iniziativa “Industria<br />
sostenibile” dell’agenzia svedese per l’innovazione<br />
Vinnova. Boliden intende implementare un sistema<br />
di carrelli elettrici autonomi su larga scala nella miniera<br />
di Rävliden, un giacimento minerario satellite<br />
che costituisce un’estensione della miniera di Kristineberg,<br />
e ha inviato a Epiroc un ordine per quattro<br />
carrelli Minetruck MT42 SG. La distanza totale<br />
sarà di 5 chilometri a una profondità di 750 metri.<br />
Epiroc e ABB<br />
hanno firmato a<br />
quattro mani la<br />
decarbonizzazione<br />
dei carrelli minerari<br />
all’opera nella<br />
miniera di Boliden,<br />
nel nord ella Svezia.<br />
26<br />
27
elettrificazione. Carri miscelatori<br />
CARRI E BUOI<br />
ALLA SPINA<br />
È completamente italiana l’offerta di<br />
carri miscelatori con motori elettrici che<br />
abbiamo visto alla scorsa edizione di<br />
Fieragricola Verona. Soluzioni dedicate<br />
al comparto zootecnico, altamente<br />
silenziose e adatte a ogni tipologia di<br />
stalla, in ragione della rimozione di<br />
qualsiasi inquinante allo scarico. I nomi<br />
sono quelli di Faresin, Bravo e Supertino<br />
terra<br />
Italia, 8 in pagella all’esame di elettrificazione.<br />
Forse non a tutti è chiaro, ma l’industria nazionale<br />
della meccanizzazione agricola si rivela<br />
addirittura pionieristica, in talune applicazioni. È<br />
il caso della completa elettrificazione dei carri miscelatori.<br />
Sono italiane le tre aziende che durante<br />
l’ultima edizione di Fieragricola, a Veronafiere,<br />
hanno mostrato al pubblico i carri miscelatori elettrici<br />
di nuova concezione. Nello specifico, stiamo<br />
parlando di Faresin, Bravo e Supertino: tre storiche<br />
realtà fortemente radicate nel territorio ma con<br />
un’anima internazionale sempre più spiccata. Ma<br />
andiamo con ordine.<br />
FARESIN<br />
La prima novità elettrica in questo segmento è il<br />
Leader PF 1.14 Full Electric. Con prestazioni non<br />
difformi dalle controparti endotermiche (anch’esse<br />
sfoggiate alla kermesse veronese), il nuovo elettrico<br />
si pone come la soluzione ideale per aziende<br />
agricole di dimensioni contenute, che dispongono<br />
di impianti alimentati da fonti rinnovabili per la<br />
produzione dell’energia elettrica.<br />
L’autonomia, sufficiente a completare almeno<br />
un’intera giornata in un’azienda agricola di medie<br />
dimensioni, è garantita da una batteria al litio-ferro-fosfato<br />
da 91 kW e 210 Ah, installata nel vano<br />
motore posteriore e integrata con telematica Farmatics<br />
per il controllo da remoto. La sua posizione<br />
sul retrotreno permette un’ottimale distribuzione<br />
dei pesi, maggiore praticità operativa come la riduzione<br />
dello sporco nel vano e la facilità di accesso<br />
ai componenti e una serie di vantaggi durante<br />
la guida, come il comfort e la visibilità sul lato<br />
destro. La ricarica della batteria viene effettuata<br />
in assoluta flessibilità grazie al sistema Universal<br />
Charge, un’unica interfaccia plug-in per le alimentazioni<br />
220 V monofase e 400 V trifase.<br />
Il nuovo carro Faresin è spinto da un motore elettrico<br />
da 51 kW posizionato nell’assale posteriore.<br />
Il sistema è dotato di due marce che permettono<br />
spostamenti fino ad una velocità massima di 20<br />
km/h. Esattamente come la controparte endotermica,<br />
il Leader PF Full Electric dispone di quattro<br />
ruote motrici sterzanti che permettono tre tipologie<br />
di sterzatura (concentrica, a granchio e solo anteriore).<br />
Presenti anche sospensioni idropneumatiche<br />
registrabili in altezza attraverso un comando presente<br />
in cabina, che consentono una guida confortevole<br />
e in piena sicurezza. Nonostante le difficoltà<br />
tecniche, Faresin è riuscita a equipaggiare il nuovo<br />
Leader PF Full Electric con una potente fresa con<br />
larghezza di 2000 mm azionata da un motore elettrico<br />
da 45 kW, per consentire il carico autonomo<br />
dei vari componenti della ricetta. La cabina PF, da<br />
sempre punto di forza dei semoventi Faresin, permette<br />
all’operatore di lavorare in una posizione di<br />
assoluto controllo, grazie alle ampie superfici vetrate<br />
e all’ottima visibilità. A bordo i comandi sono<br />
disposti in modo ergonomico per gestire in modo<br />
intuitivo tutte le funzioni della macchina. Il nuovo<br />
display da ben 10” permette una facile navigazione<br />
tra tutti i comandi e permette di visualizzare in<br />
tempo reale tutti i parametri della macchina e i dati<br />
del sistema di analisi NIR integrato.<br />
BRAVO<br />
Forte di una storia che affonda le sue radici negli<br />
anni ’70 nella provincia di Cuneo, anche Bravo<br />
ha sfoggiato la sua ultima novità di prodotto tra i<br />
padiglioni di Fieragricola: stiamo parlando di Rotomix-e,<br />
un carro miscelatore full electric, sviluppato<br />
per lavorare quasi totalmente senza idraulica,<br />
grazie alla possibilità di sfruttare le potenzialità e<br />
le riserve di coppia dei motori elettrici brushless,<br />
ovvero a corrente continua con rotore a magneti<br />
permanenti (che, a differenza di un motore a spazzole,<br />
per funzionare non ha contatti elettrici striscianti<br />
sull’albero del rotore). Tra i vantaggi del<br />
nuovo carro miscelatore – che, va ricordato, prende<br />
in prestito numerose caratteristiche operative dai<br />
modelli endotermici del brand – spicca senza dubbio<br />
la silenziosità, un parametro di fondamentale<br />
importanza, soprattutto all’interno di aziende zootecniche,<br />
che impatta positivamente sulla vita degli<br />
animali. Ma anche il risparmio energetico reso<br />
possibile dalla motorizzazione elettrica (che può<br />
essere portato alle estreme conseguenze se usato in<br />
sinergia coi pannelli solari) e l’assenza di emissioni<br />
nocive all’interno degli ambienti di lavoro.<br />
Nove le possibili botti che la versione elettrica,<br />
come le controparti diesel e biometano, può portare<br />
in dote: da 13,16, 20, 21, 23, 26, 30, 35 e da<br />
40 m 3 . Dieci, invece, i modelli totali presenti nella<br />
gamma Rotomix, che si differenziamo per ingombri<br />
e capacità operativa. In questo carro elettrico,<br />
in sostanza, c’è un motore per ogni componente<br />
meccanico: quindi per fresa, mulino, coclea di miscelazione,<br />
rotazione botte, trazione e centralina<br />
servizi. La potenza è gestita da singoli inverter<br />
che permettono impostazioni mirate e dettagliate,<br />
in base alle necessità degli operatori.<br />
SUPERTINO<br />
Per Supertino, l’approdo nel mondo green va fatto<br />
risalire al 2017, quando il costruttore di Saluzzo<br />
presentò la prima versione del carro miscelatore<br />
elettrico Electra 1, un modello ancora embrionale<br />
che però, ai tempi, rappresentò una mezza rivoluzione<br />
per il settore. L’ultima evoluzione di questo<br />
progetto – l’Electra 2 – nella versione base, monta<br />
un propulsore elettrico da 150 chilowatt di potenza.<br />
La versione top di gamma, invece, porta in<br />
dote un motore maggiorato, da 180 kW. I modelli<br />
disponibili sono nove: il 12, 14, 16, 19, 21, 23<br />
(che rientrano nella categoria “base”) e il 26, 28<br />
e 30 (Electra 2 Maxi), con lunghezze comprese<br />
tra 7.800 e 8.700 mm e larghezze che oscillano<br />
tra 1.100 e 1.250 mm. Questa nuova incarnazione<br />
del progetto Electra garantisce l’autonomia sufficiente<br />
per due cicli di miscelazione mantenendo<br />
una rimanenza del 35% di carica. L’autonomia garantita,<br />
in sostanza, è di oltre due ore ed è ideale<br />
per fresare l’insilato ed effettuare una passata nelle<br />
stalle per “ricaricare” le mangiatoie. Questo è possibile<br />
grazie alla nuova versione di pack-battery la<br />
quale, mantenendo gli ingombri, assicura più del<br />
doppio di autonomia rispetto alla versione Electra<br />
1. Il pacco batterie è stato sviluppato seguendo<br />
una concezione modulare da 16 unità, in modo<br />
da facilitare e soprattutto velocizzare le eventuali<br />
operazioni di riparazione. Il tempo di ricarica dichiarato<br />
è di circa 3 ore.<br />
Panoramica<br />
fotografica dei<br />
magnifici tre<br />
costruttori italiani<br />
di mixer elettrici.<br />
In apertura, Faresin.<br />
In alto, Bravo; qui<br />
a fianco, Supertino.<br />
28<br />
29
ELETTRIFICAZIONE. Movimento terra<br />
PREFERISCO<br />
SCEGLIERE<br />
Elettrico sì, no, forse. Nel construction è un’opzione<br />
autorevole. Abbiamo quindi sondato il punto di<br />
vista della rivista e-construction. Se nelle macchine<br />
compatte è una delle possibili, concrete e attuabili<br />
alternative, l’elettrificazione non si prospetta come<br />
una soluzione in grado di diventare egemone su<br />
quelle di grandi dimensioni<br />
terra<br />
Lo abbiamo osservato a più riprese, trascritto,<br />
ripetuto. Anche su questo numero, influenzato<br />
dall’incombere dell’Intermat: l’elettrico si coniuga<br />
con il verbo industriale soprattutto in cantiere.<br />
Vi riportiamo l’opinione di e-construction, che riflette<br />
su questa questione da una prospettiva ortogonale. In<br />
riferimento a questa tendenza, diventata un imperativo<br />
categorico, sembra essere la parola d’ordine e chi non<br />
segue questo mantra è considerato out. A prescindere<br />
dal fatto che sarebbe corretto parlare di elettrificazione<br />
e non di elettrico, qual è l’attuale situazione del mercato?<br />
Come possono eventualmente orientarsi le imprese<br />
che intendono lavorare con macchine ad emissioni locali<br />
zero? Occorre fare una chiara distinzione e capire<br />
esattamente quali sono le applicazioni, cosa si deve<br />
fare e dove si deve lavorare. Anche perché ci sono<br />
costruttori, come ad esempio Wacker Neuson, che<br />
da oltre dieci anni propongono macchine compatte e<br />
attrezzature ad azionamento elettrico con un ottimo<br />
riscontro del mercato. Questo grazie a tecnologie collaudate<br />
e a una graduale e progressiva introduzione<br />
sul mercato, senza mai rinunciare alle attrezzature e<br />
alle macchine convenzionali ma guidando il cliente<br />
attraverso scelte che sono poi diventate naturali. E<br />
anche con costi di investimento sostenibili da parte<br />
degli utilizzatori finali. Che l’obiettivo di ridurre le<br />
emissioni sia prioritario è evidente e sotto gli occhi<br />
di tutti. Ma che questo debba essere fatto con una<br />
visione non ideologica è altrettanto vero. L’approccio<br />
in modo tecnologicamente non neutro comporta<br />
infatti evidenti difficoltà che, nei fatti, trascinano in<br />
avanti l’obiettivo finale portando a un rallentamento<br />
del processo quando, invece, si potrebbero ottenere<br />
buoni risultati fin da subito andando a migliorare una<br />
situazione oggettivamente critica. Alcuni costruttori<br />
stanno percorrendo questa strada in modo analitico<br />
anche utilizzando tecnologie che potrebbero sembrare<br />
meno evolute ma che, nella realtà, sono alla portata<br />
delle aziende e ampiamente collaudate.<br />
Merlo<br />
Oltre a Wacker Neuson, per esempio, Merlo si è<br />
affacciata al mercato dei telescopici compatti con<br />
una macchina completamente nuova che sfrutta la<br />
tecnologia, conosciuta e impiegata da decenni, delle<br />
batterie al piombo. Un tipo di approccio che ha consentito<br />
di impiegare batterie che provengono ormai<br />
al 90% dal mercato del riciclo e che hanno un impatto<br />
ambientale molto basso. Grazie al dispositivo<br />
di aggancio e sgancio rapido è possibile sostituirle<br />
in meno di cinque minuti garantendo cicli operativi<br />
molto lunghi. Si tratta di un approccio costruttivo<br />
che non solo ha aperto le porte di un nuovo mercato<br />
ma ha anche fatto capire ai propri clienti il potenziale<br />
operativo di un prodotto nuovo.<br />
La parola al mercato<br />
È poi comprensibile che le strategie di alcuni costruttori<br />
vogliano dare un segnale al mercato. Ma laddove<br />
la visione nega l’evidenza fisica, sarà il mercato stesso<br />
ad emettere le proprie sentenze. Dichiarare tempi<br />
di durata della carica delle batterie che non siano<br />
compatibili con i dati stessi della macchina, infatti,<br />
non è sicuramente una strategia lungimirante. Volvo<br />
sta puntando molto sulle proprie macchine elettrificate<br />
con una visione che, però, appare spesso più entusiastica<br />
che realistica. Dimenticando, nel comunicare<br />
i propri dati di durata della ricarica delle batterie,<br />
che la fisica non è un’opinione e che i numeri non<br />
mentono. Se nelle macchine compatte la gestione<br />
della ricarica è però gestibile, nel bene e nel male,<br />
negli ordinari cantieri, sulle grandi macchine questo<br />
passaggio non è affatto automatico.<br />
L’EC230 Electric, a fronte di una capacità della batteria<br />
di 264 kWh per una potenza installata di picco<br />
di 160 kW e in continuo di 105 kW, difficile che<br />
riesca a mantenere un’autonomia di 4 o 5 ore (a seconda<br />
dell’impiego) come dichiarato dal costruttore.<br />
Così come risulta difficile, a patto di non avere in<br />
cantiere un carica batterie da oltre 132 kWh, che in<br />
un paio d’ore si possa effettuare la ricarica. Vero è<br />
che Volvo fornisce in opzione un caricabatterie rapido<br />
da 150 kW con interfaccia CCS2 in grado di caricare<br />
la batteria in circa 90 minuti, ma occorre, cosa<br />
non da poco, avere un allacciamento al cantiere che<br />
sia in grado di alimentare un flusso di questo tipo.<br />
Un cantiere medio ordinario oggi ha tendenzialmente<br />
un fabbisogno di circa 30/40 kW. Stiamo parlando<br />
quindi di grandezze superiori di circa sei volte e che<br />
sarebbero necessarie solo per poter garantire l’uso<br />
di un escavatore per i pochi giorni necessari per le<br />
opere di demolizione o movimento terra.<br />
Oltre l’esercizio di stile<br />
Occorre quindi andare oltre l’esercizio di stile e le<br />
strategie di marketing dove il “green washing” è più<br />
uno slogan che non una visione sostanziale indirizzata<br />
al cliente e alla soluzione di specifiche problematiche<br />
operative. Di fatto il mercato è divisibile<br />
in due grandi categorie dove il compatto viaggia<br />
su un binario a parte e dove l’elettrificazione può<br />
Merlo e Bobcat,<br />
su due applicazioni<br />
agili, assolutamente<br />
compatibili con le<br />
versioni Bev.<br />
30<br />
31
terra<br />
32<br />
avere un senso se si basa su tecnologie “amiche”<br />
dove affidabilità, semplicità di impiego e costi di<br />
investimento accettabili sono i tre elementi di base.<br />
Le grandi macchine sono invece oggi difficilmente<br />
adattabili, se non in casi estremamente specifici,<br />
alle esigenze delle imprese comuni. LiuGong, ad<br />
esempio, è presente con una gamma elettrificata che<br />
prevede anche pale gommate di media dimensione<br />
come la 856HE da 21 tonnellate di peso operativo<br />
per una capacità benna di 3,5 metri cubi. Alcuni<br />
esemplari sono operativi in un impianto di calcestruzzo<br />
di Londra in una tipica applicazione che,<br />
come risaputo, richiede un uso sporadico nel corso<br />
della giornata e quindi in linea con l’autonomia della<br />
batteria in base alla dimensione della macchina.<br />
Si tratta però di applicazioni molto specifiche dove<br />
anche le grandi macchine possono, con determinate<br />
condizioni al contorno, soddisfare i requisiti operativi<br />
richiesti. La stessa Holcim ha appena acquistato<br />
600 macchine elettrificate dalla stessa LiuGong per<br />
l’impiego nei propri stabilimenti produttivi.<br />
Una tecnologia che può avere un futuro?<br />
L’elettrificazione ha sicuramente un futuro nel mercato<br />
delle macchine movimento terra. Tutti i costruttori,<br />
soprattutto nelle macchine compatte, si stanno<br />
infatti impegnando con soluzioni già oggi operative o<br />
con dei concept molto interessanti dove si intravedono<br />
possibili scenari operativi. Come nel caso di Hitachi<br />
che, con la joint-venture EAC insieme a KTEG,<br />
propone sul mercato un mini-escavatore elettrificato<br />
da 5,5 tonnellate a sua volta integrato da modelli che<br />
arrivano fino alla classe delle 15 tonnellate.<br />
Bobcat ha presentato il suo concept completamente<br />
elettrico T7X. Parliamo di elettrico e non di elettrificato<br />
perché non è una macchina idraulica azionata<br />
da un motore elettrico ma un track-loader dove<br />
tutti i movimenti sono azionati da degli attuatori<br />
elettrici. Una vera e propria nuova frontiera che<br />
potrà avere, grazie alla superiore efficienza, sviluppi<br />
interessanti. A patto che gli attuatori, grazie ad<br />
una produzione di serie con grandi numeri, possano<br />
arrivare ad un costo di costruzione accettabile. Per<br />
il modello T7X si parla oggi di circa 25.000 dollari<br />
per attuatore della Moog raggiungendo quindi il<br />
costo di circa 100.000 dollari (a Bobcat) per la sola<br />
movimentazione del braccio.<br />
E le alternative?<br />
Siamo ancora lontani da un impiego diffuso delle<br />
macchine movimento terra elettrificate e fintanto che<br />
non vi sarà una visione di mix tecnologico questo<br />
obiettivo si allontanerà di volta in volta. A fronte di<br />
questo potrebbe invece essere molto proficuo l’impiego<br />
di macchine con tecnologie miste, come vediamo<br />
da tempo su molto grandi macchine da miniera o<br />
su molti impianti mobili di frantumazione e vagliatura,<br />
dove motori a basso impatto ambientale ad Hvo<br />
(a titolo di esempio) alimentino motori elettrici che<br />
azionano impianti idraulici e powertrain. Il tutto con<br />
dei consumi molto bassi, emissioni molto basse ed<br />
un’efficienza decisamente più alta. Vedremo.<br />
Volvo CE (in<br />
basso) sta<br />
investendo anche<br />
nell’elettrificazione<br />
delle macchine più<br />
heavy-duty.<br />
In basso a sinistra,<br />
Wacker Neuson.<br />
Sopra, da sinistra,<br />
Hitachi e LiuGong.<br />
33
DEVELON. E la decarbonizzazione<br />
VISIONE<br />
OLISTICA<br />
Develon è uno degli attori più agguerriti dello<br />
scenario applicativo cantieristico. Si avvale<br />
dell’interazione con le altre aziende del gruppo,<br />
non ultimo il braccio motoristico coreano di<br />
Hyundai. E come interpreta la “chiamata alle<br />
armi” degli Oem nella disfida chiamata “emissioni<br />
zero”? Con la massima apertura e flessibilità,<br />
scandagliando in profondità le interpretazioni<br />
dell’elettrico e dell’idrogeno<br />
terra<br />
D<br />
evelon, per i nostalgici l’ex Doosan Construction<br />
Equipment, non smette di stupire<br />
e conferma il suo spirito innovativo anche<br />
sul tema dei powertrain alternativi. Nell’intervallo<br />
di potenza inferiore a 56 chilowatt, anche<br />
i cantieri, soprattutto nei perimetri urbani, sono<br />
stimolati, quando non espressamente obbligati, ad<br />
adottare soluzioni a zero emissioni allo scarico.<br />
Oslo è stata pionieristica, in questo senso, con il<br />
divieto ai motori a combustione interna, seguita<br />
da Copenhagen, Helsinki e Trondheim. Michelle<br />
Hidalgo, sindaca di Parigi, per i giochi olimpici<br />
del <strong>2024</strong> persegue l’obiettivo di dimezzare<br />
l’impronta di carbonio rispetto alla precedente<br />
edizione. Quindi, Develon, che fa? Per capirlo,<br />
ci affacciamo retrospettivamente al Samoter del<br />
2023, teatro dell’anteprima del marchio coreano<br />
sul suolo europeo.<br />
SCAVARE CON LA SPINA: EREV<br />
Non è passato inosservato alla giuria dell’Innovation<br />
Award il Develon 14W EREV (Extended-<br />
Range Electric Vehicle). L’escavatore gommato<br />
elettrico è sviluppato sulla base del DX100W, ed<br />
è progettato attorno a un sistema di trazione rigenerativo<br />
(eDrive), un impianto di brandeggio<br />
avanzato (eSwing) e sistemi eWorking. Alimentato<br />
da un pacco batterie di 120 kWh (somma<br />
della capacità delle due batterie da 60 kWh), è<br />
in grado di lavorare in autonomia per tre ore. Il<br />
piglio innovativo di questa macchina risiede nella<br />
duplice opzione che ne estende l’operatività. Con<br />
un pacco batterie aggiuntivo si sommano altre<br />
tre ore, che possono essere estese ad oltranza,<br />
se si propende per un range extender, che funge<br />
da generatore, riducendo i consumi del 20%. Il<br />
14W EREV prevede l’azionamento elettrico degli<br />
attrezzi, come i bracci, e svincola l’endotermico<br />
anche dalla rotazione e dalla traslazione. La ricarica<br />
è garantita sia recuperando l’energia cinetica,<br />
che altrimenti andrebbe dispersa durante la<br />
frenata e la rotazione, sia tramite il plug-in, che<br />
riporta la batteria al livello tipicamente funzionale<br />
dell’80% in appena un’ora e mezza. Il 14W<br />
EREV sarà affiancato all’Intermat dal mini-escavatore<br />
DX20ZE, che impiega un pacco batterie<br />
agli ioni di litio da 20,4 kWh, dalla densità di<br />
416Wh/l. I sistemi elettrici e i componenti della<br />
macchina sono stati adattati alle complicazioni<br />
ambientali, saturi di polvere e soggetti a forti sollecitazioni<br />
allo chassis. Anche in questo caso, un<br />
sistema di ricarica rapida consente di riportare la<br />
batteria all’80% della capacità in appena un’ora<br />
e 20 minuti. Il carica batterie di bordo assicura<br />
invece la ricarica completa delle batterie in otto<br />
ore. Stephane Dieu, Product Manager di Develon<br />
Europe per gli escavatori, sostanzialmente conferma<br />
quanto abbiamo anticipato. «Il DX20ZE-7<br />
è progettato per soddisfare la crescente domanda<br />
di macchine elettriche. Infatti, i mezzi compatti<br />
come i mini-escavatori tendono a lavorare soprattutto<br />
in aree urbane o residenziali. Inoltre, i<br />
tipi di lavori li portano quasi sempre vicino ad<br />
altri lavoratori».<br />
MADE IN COREA<br />
Cosa comporta, all’atto pratico, la dicitura “Made<br />
in Corea”? Un vantaggio competitivo, tutt’altro<br />
che trascurabile, è dato dalla competenza endemica<br />
nella progettazione delle batterie, celle<br />
comprese, a partire dalla chimica. La vicinanza<br />
di Samsung si fa sentire, eccome. La stessa Develon<br />
sviluppa internamente il pacco batterie, che<br />
presenta una tensione nominale di 51 Volt e una<br />
capacità di 20,4 kWh. Supporta una corrente di<br />
carica massima di 268 A e una corrente di scarica<br />
massima di 500 A. Le celle utilizzate sono di tipo<br />
cilindrico INR 21700 M50L, in configurazione a<br />
14 serie (14S) e 20 parallele (20P). Ha un grado<br />
IP pari a 65, che indica la protezione dalla polvere<br />
e l’indice di impermeabilizzazione, quindi la<br />
resistenza a getti d’acqua provenienti da qualsiasi<br />
direzione.<br />
RANGE EXTENDER<br />
L’escavatore gommato compatto con range extender<br />
è un tipico esempio di soluzione alternativa<br />
all’imperativo categorico della formula plug-in.<br />
Develon inserisce questa proposta, alla pari delle<br />
altre, che vedremo, in un florilegio di soluzioni<br />
da valutare a quattro mani, insieme ai destinatari.<br />
È sostanzialmente un modo per tastare il polso al<br />
mercato. Lo sviluppo della rete infrastrutturale<br />
elettrica comporterà uno sforzo così imponente<br />
da rendere tutt’altro che banale la possibilità di<br />
alternare, a seconda del contesto, la ricarica elet-<br />
A sinistra,<br />
il DX20ZE,<br />
protagonista allo<br />
stand Develon<br />
dell’Intermat.<br />
Le batterie sono<br />
agli ioni di litio,<br />
da 20,4 kWh.<br />
34<br />
35
terra<br />
trica e il pieno di idrogeno.<br />
LE DUE FACCE DELL’IDROGENO<br />
Develon svelerà all’Intermat un altro asso nella<br />
manica. Sul tavolo della decarbonizzazione non si<br />
può ignorare la carta idrogeno. Si fa presto a scrivere<br />
H2, applicarlo, invece, per alcuni comporta<br />
una sterzata radicale, verso uno o l’altro dei due<br />
paradigmi tecnologici: privilegiare l’endotermico<br />
o le celle a combustibile? Agli inizi del 2023 JCB<br />
ci ha mostrato nella cava di Wardlow il funzionamento<br />
di una terna e di un sollevatore telescopico<br />
equipaggiati dal 4,8 litri di origine Ecomax, alimentato<br />
a idrogeno. Secondo l’ingegneria britannica,<br />
confortata da uno studio esteso su un esaustivo<br />
ventaglio applicativo, le celle a combustibile non<br />
si prestano, alle condizioni attuali, all’impiego<br />
sulle macchine operatrici in cantiere. Da tenere<br />
in debita considerazione i risvolti elettrochimici<br />
e le implicazioni sulle masse radianti e sull’impianto<br />
di filtrazione dell’aria. In Corea la pensano<br />
diversamente. Come? Per utilizzare un terzetto di<br />
termini à la page, in casa Develon abbracciano un<br />
approccio multitasking, una visione olistica e un<br />
credo agnostico. S’intende che le prospettive del<br />
futuro post-dieselistico non affideranno l’esclusiva<br />
al Bev. Soffermandoci sull’idrogeno, l’engineering<br />
coreano batte entrambe le direzioni, quella dell’endotermico<br />
H2 e quella delle celle a combustibile.<br />
In Corea, entrambe le tecnologie sono in agenda.<br />
La Develon è in continua sperimentazione, senza<br />
ipoteca alcuna.<br />
FUEL CELL = DL250 FCEV<br />
Lo dimostra la pala gommata DL250-FCEV (Fuel<br />
Cell Electric Vehicle). Develon ripone fiducia nella<br />
flessibilità, resa possibile dall’equipaggiamento,<br />
che contempla un powerpack a celle a combustibile<br />
a idrogeno oppure un pacco batterie. Si può<br />
dunque convertire, tramite abbassamento idraulico<br />
del modulo posteriore, la pala in un “battery<br />
electric vehicle”. Sostanzialmente, cambia leggermente<br />
la distribuzione dietro il ponte, dove il serbatoio<br />
dell’idrogeno avvicenda il pacco batterie.<br />
Snocciolando le cifre della sezione elettrica della<br />
catena cinematica, abbiamo un pacco batterie di<br />
320 kWh, con un motore di trazione che eroga<br />
83 chilowatt e la pompa del motore 50 chilowatt.<br />
Questa powertrain consente una autonomia di circa<br />
8 ore. Per quanto riguarda le celle a combustibile,<br />
la potenza è di 70 kW, e attingono a un serbatoio<br />
di idrogeno da 20,5 chili (5 accumulatori da 4 chili<br />
l’uno), a 700 bar. Queste premesse, anche in ragione<br />
del ciclo tipico di una pala gommata, autorizzano<br />
l’azienda coreana a suggerire un’autonomia<br />
di circa otto ore. I dati prestazionali e di carico<br />
sono pressoché inalterati, rispetto alla originaria<br />
versione endotermica con una capacità della benna<br />
pari a 2,5 metri cubi. Il motore a combustione<br />
interna è il DL06 di Develon, ex Doosan Infracore,<br />
un esacilindrico con canna da litro scarsa, quasi al<br />
top della gamma di Incheon, che sugli escavatori<br />
cingolati si spinge fino a 141 chilowatt, con un<br />
momento torcente di 805 Newtonmetro.<br />
Al Conexpo 2023 abbiamo toccato con mano il<br />
termico a idrogeno. Un approccio versatile, immediatamente<br />
applicabile ai cofani delle macchine<br />
in circolazione, senza stravolgimenti dimensionali,<br />
quindi nel layout dell’applicazione. La cilindrata<br />
di 11 litri, con 300 chilowatt e 1.700 Newtonmetro<br />
a 2.000 giri, è tranquillamente spendibile su<br />
escavatori da 46 ton equipaggiati con unità da 9 e<br />
11 litri. Certo, il costo dell’idrogeno verde oscilla<br />
nella forbice tra 8 e 10 euro al chilo, per via dei<br />
costi di produzione e compressione e la tecnologia<br />
del motore termico a combustione è ancora molto<br />
costosa (un progetto vale molte decine di milioni<br />
di euro) e non è immediatamente replicabile su<br />
una gamma di motori, laddove l’idrogeno a fuel<br />
cell per via della maggiore diffusione è invece subito<br />
disponibile su una gamma più ampia. L’autentica<br />
nota dolente infatti, come sempre, quando si<br />
ragiona di andare oltre il diesel, riguarda gli oneri<br />
di sviluppo, che impattano in modo drammatico<br />
sul costo finale della macchina.<br />
Gli impieghi, nella fase di start-up di questa declinazione<br />
tecnologica, secondo quanto dichiarato<br />
da Kim Joong-soo, a capo del dipartimento motori<br />
dell’azienda coreana, oltre che alla taglia di Develon<br />
(cantieri, costruzioni, infrastrutture) saranno<br />
rivolti anche ad applicazioni veicolari e stazionarie:<br />
«I motori a combustione interna a idrogeno<br />
saranno utilizzati in veicoli commerciali di medie<br />
e grandi dimensioni, come camion, autobus e macchine<br />
da costruzione e nei generatori di potenza<br />
di medie e grandi dimensioni».<br />
IN CONCLUSIONE<br />
Il punto cruciale, non tanto per Develon quanto<br />
in una visione sistemica, è come rendere effettivamente<br />
fruibile una qualsiasi tecnologia. Non è<br />
possibile identificare, alle attuali condizioni, una<br />
opzione egemone, il famigerato “game changer”.<br />
Dipende dalle applicazioni, dalle reti infrastrutturali,<br />
dalla diffusione e produzione su larga scala<br />
e da altre variabili flottanti, come l’assetto geopolitico<br />
e le decisioni dei legislatori, sia a livello<br />
micro che macro. Solo il futuro potrà dirci quale<br />
tecnologia sarà più trainante di altre. Oggi è il dato<br />
importante è vedere costruttori, come Develon,<br />
che non smettono mai di sperimentare per essere<br />
pronti alle sfide del domani.<br />
Sopra, la pala<br />
gommata DL250<br />
FCEV, direttamente<br />
dall’Intermat.<br />
A sinistra, il 14W<br />
EREV (Extended<br />
Range Electric<br />
Vehicle), sviluppato<br />
sulla base del<br />
DX100W. Nel<br />
“sottopancia”<br />
il motore elettrico<br />
convive con<br />
un ausiliario, il<br />
cosiddetto “range<br />
extender”.<br />
36<br />
37
forsee power. Batterie Made in France<br />
AUTOBUS E<br />
NON SOLO<br />
La sede produttiva presso il quartier generale ha<br />
una capacità installata di 2 GWh, con l’obiettivo di<br />
espandersi a 4 GWh nel 2028. Il settore autobus<br />
copre i due terzi delle vendite. Profitti? Quest’anno si<br />
prospetta l’equilibrio a livello di Ebitda. Il costruttore<br />
francese di moduli batteria è fortemente orientato al<br />
settore autobus e veicoli leggeri, senza trascurare le<br />
applicazioni heavy-duty (camion, movimento terra e<br />
ferroviario). Cronaca di una visita nel cuore pulsante<br />
della produzione, baricentrico tra Parigi e Bordeaux<br />
batterie<br />
Il <strong>2024</strong> sarà l’anno dell’equilibrio a livello di<br />
Ebitda per Forsee Power, costruttore di moduli<br />
batteria “made in France” che ha nel trasporto<br />
pubblico il suo core business (due terzi delle vendite<br />
sono ascrivibili al mondo autobus). A fine<br />
febbraio abbiamo avuto l’opportunità di visitare lo<br />
stabilimento produttivo di Poitiers, dove l’azienda<br />
punta a raddoppiare la capacità produttiva per toccare<br />
quota 4 GWh nel 2028. La fabbrica francese,<br />
inaugurata nel 2022, è il perno di un network globale<br />
di cui fa parte un secondo stabilimento europeo<br />
a Breslavia (Polonia), uno negli Stati Uniti, in<br />
Ohio, e due fabbriche asiatiche: a Pune, in India,<br />
e a Zhongshan, Cina. Lo stabilimento di Poitiers<br />
sorge sulle ceneri di un complesso industriale in<br />
cui il gruppo americano Federal Mogul produceva<br />
pistoni per veicoli diesel prima di cessare le attività<br />
nel 2014. Forsee Power è di fatto in affitto a<br />
Poitiers per un totale di dodici anni. Interamente a<br />
carico del gruppo (che nel 2021 è stato beneficiato<br />
da un prestito di 50 milioni da parte della Bei, la<br />
Banca europea per gli investimenti), invece, è l’equipaggiamento<br />
tecnologico distribuito sui 10mila<br />
metri quadri dedicati alla produzione, ai quali si<br />
aggiungono 2,5 chilometri quadrati consacrati alla<br />
componentistica, alloggiati in un edificio realizzato<br />
da zero. Per concludere il quadro degli spazi, ecco<br />
altri 2mila metri quadri dedicati alle operazioni di<br />
spedizione. Il nostro viaggio sulle linee produttive<br />
dell’azienda parte dal locale dedicato alla sicurezza.<br />
Un drappello di lavoratori dell’azienda è infatti formato<br />
per intervenire in caso di incendio, compresa<br />
l’abilitazione a guidare il carrello elevatore in modo<br />
da spostare con rapidità eventuali componenti critici.<br />
Tra gli edifici trova posto una vasca d’acqua<br />
dove eventualmente gettare “pezzi” sospetti. Una<br />
precauzione, quella della formazione ai lavoratori<br />
addetti a gestire il rischio incendio, che dall’azienda<br />
assicurano essere stata adottata in via del tutto volontaria,<br />
senza che sia richiesta dalle normative. Le<br />
linee produttive, cinque in tutto, presentano un alto<br />
livello di automazione. Il controllo tecnico sull’integrità<br />
e sul buono stato delle celle, primo step del<br />
processo di produzione, è appannaggio di un robot,<br />
così come la disposizione delle celle in “stack” (sorta<br />
di colonna di cella) e di quest’ultimi in moduli<br />
e pacchi batteria. È appannaggio invece della forza<br />
lavoro dell’impianto francese l’installazione della<br />
componentistica elettrica ed elettronica: dai fili alla<br />
Pdu (Power distribution unit), l’infrastruttura elettrica<br />
viene assemblata e controllata manualmente.<br />
Il medesimo approccio è attuato negli stabilimenti<br />
Forsee Power in Cina e Stati Uniti.<br />
Fino a 2 GWh<br />
Lo stabilimento impiega circa 200 lavoratori e ha<br />
una capacità installata tale da rendere possibile toccare<br />
quota 2 GWh annui in caso di operatività massima<br />
(tre turni). Attualmente la fabbrica lavora su<br />
due turni e nel 2022 è stato “sfornato” 1 gigawattora<br />
di batterie (equivalente a oltre 2.500 batterie per<br />
e-bus, assumendo per postulato una verosimile dotazione<br />
di 400 kWh per bus). Il focus di Forsee Power<br />
non è solamente nello sviluppo e realizzazione<br />
di batterie per la cosiddetta “prima vita”, vale a dire<br />
l’utilizzo come accumulatori di trazione per veicoli<br />
elettrici, ma si allarga alla gestione di applicazioni<br />
di “seconda vita”. Fuori dal perimetro dell’azienda<br />
francese rimangono la produzione delle celle (di cui<br />
l’azienda si approvvigiona da una serie di partner<br />
tra cui LG, Toshiba e CALB hanno una posizione di<br />
preminenza, in aggiunta a nomi noti come Samsung<br />
SDI, Northvolt, Panasonic, Blue Solutions) e la gestione<br />
del riciclaggio.<br />
Forsee Power è un gruppo che ha nell’autobus, al<br />
momento, il suo vero core business: il trasporto pubblico<br />
copre i due terzi delle vendite. In Europa ci<br />
sono oggi oltre 3mila e-bus equipaggiati con moduli<br />
Forsee Power. Certo, secondo i dati forniti dalla<br />
stessa azienda, sono 135mila i veicoli equipaggiati<br />
in tutto il mondo, un dato complessivo “drogato” da<br />
ingenti volumi di scooter e veicoli a tre ruote per il<br />
mercato asiatico. Dall’export fuori dai confini europei<br />
proviene circa il 50% del business Forsee Power.<br />
La strategia del gruppo non prevede spazio per il<br />
segmento auto e punta tutto su veicoli pesanti (non<br />
solo autobus e camion ma anche movimento terra<br />
e ferroviario) e leggeri (i summenzionati scooter<br />
e tuk-tuk di cui sono voraci i mercati dell’estremo<br />
oriente). I veicoli commerciali hanno rappresentato<br />
l’85% delle vendite nel 2023, in crescita rispetto al<br />
79% del 2022. È una strategia che di fatto si articola<br />
su mercati ad alto valore aggiunto e ampia<br />
potenzialità di profitto (i pesanti, esclusi i camion)<br />
e applicazioni foriere di grandi volumi e margini più<br />
risicati (i leggeri), con il truck nel mezzo. Dicevamo,<br />
l’autobus è l’applicazione di maggior successo<br />
per il business di Forsee, partner di marchi come<br />
Wrightbus (che si è piazzato al quarto posto nel<br />
mercato europeo degli e-bus 2023), Van Hool, Iveco<br />
Bus (che però affiancherà, sulla nuova gamma, i<br />
moduli realizzati in-house), CaetanoBus, MCV. Dal<br />
punto di vista dell’andamento del business, la crescita<br />
dei ricavi registrata nel 2023 è stata del 54%.<br />
Fatturato? 171 milioni di euro. Come anticipato in<br />
apertura, il <strong>2024</strong> è atteso come il primo anno con<br />
Ebitda in positivo nella storia di Forsee Power, che<br />
ha nella sua struttura azionaria la società di investimento<br />
giapponese Mitsui & Co (azionista di maggioranza<br />
col 26% delle quote) e l’omologa francese<br />
Eurazeo (24%). Presente anche una partecipazione<br />
del 7% da parte del gigante canadese delle fuel cell<br />
Ballard Power Systems. L’obiettivo ambizioso del<br />
gruppo è di toccare quota 7% di margine Ebitda nel<br />
2028. Guardando al dipanarsi delle strategie aziendali<br />
a livello globale, la fabbrica cinese, operativa<br />
dal 2003, ha un analogo target di capacità produttiva<br />
di 4 GWh annui nell’arco di quattro anni, anch’esso<br />
su cinque linee produttive articolate su 10mila<br />
metri quadri di fabbrica. India? Due linee su 2mila<br />
metri quadri, focus su veicoli leggeri (il mercato<br />
dei tuk-tuk elettrici è assai promettente), obiettivo<br />
2 GWh nel 2028, in significativa crescita dallo 0,4<br />
del 2022. Il sito statunitense, medesima estensione<br />
della fabbrica francese, ha iniziato le attività alla fine<br />
del 2023 e quest’anno dovrebbe “partorire” 1 gigawattora<br />
di moduli, per traguardare il 2028 a quota<br />
3. In Polonia Forsee Power mantiene la produzione<br />
di circa un milione di piccoli pacchi batteria per vari<br />
usi, tra cui quello dei service center.<br />
Ventaglio “chimico”<br />
Ampio il portafoglio prodotti: NMC ed LTO<br />
(quest’ultima riservata principalmente ai mezzi fuel<br />
cell o agli elettrici a pantografo, dove è richiesta<br />
un’elevata potenza di ricarica) sono da tempo in<br />
listino, l’ultima novità è l’incursione nel litio-ferro-fosfato,<br />
introdotto a listino dalla seconda metà<br />
del 2023. Una news che risponde a un trend generale<br />
che vede l’LFP guadagnare pesantemente<br />
terreno (analoga mossa ha compiuto recentemente<br />
BorgWarner). Gli analisti di BloombergNef lo scrivevano<br />
nero su bianco due anni fa (“Le batterie<br />
LFP hanno aumentato significativamente il proprio<br />
market share negli ultimi tre anni e si prospetta copriranno<br />
il 40% delle vendite EV nel 2022”).<br />
Tra i “gioiellini” dell’azienda spiccano i moduli Zen<br />
Slim, caratterizzati dal design extra sottile e pensati<br />
per l’integrazione diretta nel telaio. La scelta adottata<br />
da Wrightbus, quasi un must per un doubledecker,<br />
risponde a un trend ben definito che vede<br />
sempre più costruttori puntare a spostare i pesanti<br />
moduli dal tetto alla parte inferiore del veicolo.<br />
Francia, Polonia,<br />
Stati Uniti, India,<br />
Cina. È la geografia<br />
produttiva di<br />
Forsee Power.<br />
I colleghi della<br />
rivista Autobus<br />
si sono recati<br />
in visita nello<br />
stabilimento di<br />
Poitiers. L’obiettivo<br />
è raggiungere la<br />
capacità di 4MWh<br />
nel 2028.<br />
38<br />
39
webinar. Bosch Rexroth<br />
OFF-HIGHWAY<br />
ELETTRICO<br />
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una fortissima<br />
spinta tecnologica nel settore off-highway. In<br />
quest’ottica è nato il portafoglio eLion, pensato<br />
per semplificarne l’elettrificazione. Bosch Rexroth<br />
ne ha parlato diffusamente in un recente webinar,<br />
di cui riportiamo i punti salienti<br />
Elettrico non è<br />
necessariamente<br />
sinonimo di<br />
batterie. È<br />
partendo<br />
da questo<br />
presupposto, e<br />
dalla articolata<br />
richiesta di<br />
personalizzazione<br />
in base<br />
all’applicazione,<br />
che Bosch Rexroth<br />
ha concepito<br />
e sviluppato la<br />
famiglia eLion.<br />
TERRA<br />
Elettrificare una macchina nel settore off-highway<br />
non è semplice come si potrebbe pensare: non<br />
basta sostituire il motore diesel con uno elettrico,<br />
ma bisogna adeguare tutta la componentistica affinché<br />
il risultato sia efficiente, poco inquinante e sicuro: proprio<br />
per questo è nato il portafoglio completo eLion di<br />
Bosch Rexroth, di cui l’azienda ha illustrato i prodotti<br />
e i vantaggi in un recente webinar.<br />
A fare gli onori di casa è Ugo Paternuosto, Head of<br />
sales product management and application di Bosch<br />
Rexroth: «Negli anni passati abbiamo lavorato moltissimo<br />
sulla digitalizzazione delle trasmissioni idrostatiche<br />
delle macchine, affinché potessero diventare<br />
sempre più efficienti, meno inquinanti e soprattutto<br />
più sicure. Oggi però con l’elettrificazione assistiamo<br />
a un passo decisivo verso i temi della sostenibilità e<br />
della riduzione delle emissioni. Ma che cosa significa<br />
elettrificare una macchina mobile? Esistono un’infinità<br />
di combinazioni: diesel-electric, con batteria, senza<br />
batteria, full electric, attuazioni in cui viene richiesta<br />
un’applicazione di motore ruota, o motore su assale,<br />
o motore con gearbox… noi ne abbiamo contate circa<br />
una ventina. Quali sono dunque le sfide nell’andare a<br />
sviluppare un portafoglio di prodotti dedicato al mondo<br />
dell’off-highway?»<br />
Lo conferma Federico Perelli, Head of eLion team:<br />
«Il mercato dell’off-highway è estremamente ampio,<br />
vario e diversificato. Pensiamo ad esempio ai requisiti<br />
richiesti per un trattore, oppure a quelli – diametralmente<br />
opposti – necessari per una spazzatrice stradale<br />
o una macchina sposta container. Sappiamo che ognuna<br />
di queste macchine è già disponibile nel mercato in<br />
varie dimensioni e classi di potenza. Elettrificare non<br />
significa semplicemente scegliere un motore elettrico,<br />
ma vuol dire elettrificare le varie funzioni delle macchine,<br />
ad esempio la parte di trazione (motore elettrico<br />
più riduttore) o la funzione di lavoro (motore elettrico<br />
più pompa). La seconda sfida è il cliente stesso: bisogna<br />
identificare quello che dovrà essere il vero e<br />
proprio Dna della macchina. Quando si parla di elettrico<br />
spesso si pensa a una macchina con batteria, ma<br />
il mercato dell’off-highway in realtà è molto ampio<br />
e proprio per questo è nato il portafoglio elettrico di<br />
Bosch Rexroth chiamato eLion».<br />
A illustrare i prodotti che compongono il portafoglio<br />
è Alessio D’Ingianna, Sales Product Manager eLion:<br />
«Il portafoglio eLion è ampio e completo, proprio per<br />
coprire l’intero processo di elettrificazione, a partire<br />
dalla famiglia di motori-generatori: lo stesso prodotto<br />
può infatti lavorare sia come motore elettrico, fornendo<br />
potenza meccanica, sia come generatore elettrico,<br />
fornendo quindi energia elettrica. Per gestire e controllare<br />
i motori elettrici servono degli inverter, ovviamente<br />
disponibili (come i motori) in diverse taglie e con<br />
diverse potenze per raggiungere i diversi requirement<br />
che arrivano dai nostri clienti. Abbiamo anche aggiornato<br />
i nostri riduttori per poter supportare e sopportare<br />
l’alta velocità di rotazione dei motori elettrici, fino<br />
ai 12.000 giri al minuto. Non dimentichiamo però che<br />
per realizzare un sistema elettrico completo sono fondamentali<br />
anche altri componenti: nel caso di componenti<br />
di macchine a batteria, caricabatterie di bordo,<br />
convertitori di tensione e tutti i cavi sia di potenza sia<br />
di segnale per connettere i prodotti tra di loro. I pilastri<br />
su cui tutto il portafoglio eLion è stato sviluppato sono<br />
tre: doveva essere robusto, scalabile in diverse taglie<br />
e diverse dimensioni per facilitare l’installazione dei<br />
componenti in macchina ma anche per non incorrere<br />
nel rischio di sovradimensionamento o sottodimensionamento,<br />
e infine sicuro dal punto di vista elettrico».<br />
Ma cosa vuol significa scalabilità per i motori elettrici?<br />
A rispondere a questa domanda è sempre D’Ingianna:<br />
i motori elettrici EMS1 si basano sulla tecnologia<br />
dei motori sincroni a magneti permanenti interni che<br />
sfruttano il principio di riluttanza, una tecnologia che<br />
permette di avere un’alta efficienza energetica (fino<br />
al 97%), oltre che di scalare questi motori in diverse<br />
taglie e in diverse lunghezze. «Siamo in grado di<br />
realizzare una soluzione su misura, sulla base della<br />
richiesta di coppia o di velocità che all’atto pratico<br />
è la richiesta di potenza, potenze che nel nostro caso<br />
vanno dagli 11 fino ai 229 kW di potenza nominale<br />
fino a raggiungere una potenza di picco di 530 kW.<br />
La potenza però ha chiaramente bisogno di controllo<br />
e un altro esempio di scalabilità è proprio quello riguardante<br />
i nostri inverter EDS1».<br />
Nel caso degli inverter, sono tre le taglie: 200, 400 e<br />
600A. «Per quanto riguarda gli input e gli output»,<br />
continua D’Ingianna, «abbiamo scelto il protocollo di<br />
comunicazione CAN J1939, che è molto comune nel<br />
mercato, e il firmware a bordo dei nostri inverter deriva<br />
dall’esperienza che abbiamo maturato nell’ambito<br />
industriale. Ci sono poi altri prodotti fondamentali per<br />
sviluppare un sistema elettrico completo. I veicoli a<br />
batteria ad alta tensione hanno la necessità di essere<br />
ricaricati o durante la notte oppure durante le pause<br />
di lavoro ed è questo il compito dell’EOBC, disponibile<br />
in versione monofase o trifase e in grado di<br />
gestire sia la ricarica in corrente alternata sia quella<br />
in corrente continua. Tornando all’esempio di un veicolo<br />
a batteria, nel momento in cui nella macchina<br />
viene a mancare il motore termico, viene a mancare<br />
anche l’alternatore che fornisce la bassa tensione alla<br />
componentistica elettronica. Questa è una delle funzioni<br />
che il convertitore EDCC può svolgere: prendere<br />
l’energia dalla batteria ad alta tensione presente in<br />
macchina e fornirla alla batteria di bassa tensione».<br />
Questo componente è disponibile in due versioni, a 12<br />
e a 24 volt, e ne possono essere utilizzati fino a quattro<br />
in parallelo.<br />
Per quanto riguarda l’integrazione dei componenti<br />
all’interno della macchina, interviene l’ingegnere di<br />
sistema Livia Casaccia, System Development eLion,<br />
che sottolinea l’importanza del dialogo con il cliente<br />
per configurare il dimensionamento di una trazione<br />
elettrica. «Di solito chiediamo se esiste già una versione<br />
idraulica a cui fare riferimento. Una volta noti<br />
tutti i dati che ci servono, tra cui la massima forza di<br />
trazione richiesta allo spunto e la massima velocità che<br />
il veicolo deve raggiungere, inseriamo questi dati nel<br />
nostro programma eFadi che ci permette di visualizzarne<br />
un primo dimensionamento. Ciò che per noi fa la<br />
differenza è proprio conoscere l’applicazione e questo<br />
perché in questo modo sappiamo dove posizionare il<br />
picco delle prestazioni. Unendo il mondo degli azionamenti<br />
elettrici con quello dell’idraulica riusciamo a realizzare<br />
dei sistemi ancora più performanti ed efficienti.<br />
Conoscere il ciclo di lavoro ci permette innanzitutto<br />
di effettuare un calcolo del valore efficace della coppia,<br />
un primo indicatore che funge da sintesi del ciclo di<br />
lavoro che ci fa capire se siamo o meno sulla buona<br />
strada nel nostro dimensionamento. Inoltre siamo in<br />
grado di effettuare delle simulazioni termiche che ci<br />
permettono di ottimizzare ulteriormente la situazione».<br />
Aggiunge Perelli: «Se è vero che la potenza è nulla<br />
senza il controllo, con il nostro nuovo pacchetto software<br />
eLion Syntronix possiamo implementare nuove<br />
logiche di controllo sfruttando questo parametro, questo<br />
grado di libertà aggiuntivo che è la velocità del<br />
motore e l’accoppiamento con una pompa che può<br />
essere fissa o anche variabile. Ciò significa che si possono<br />
introdurre logiche come la limitazione del sovraccarico<br />
del motore elettrico per poi introdurre sistemi<br />
di limitazione delle performance per evitare di incappare<br />
nel surriscaldamento. Grazie a questo software<br />
possiamo guardare al sistema con un unico software<br />
ottimizzando in automatico l’efficienza e minimizzando<br />
anche l’emissione acustica, un tema molto caro a<br />
quelli che sono i veicoli elettrici. Infine possiamo modificare<br />
secondo le necessità dell’operatore quella che<br />
è la dinamica, la reattività del sistema stesso».<br />
40<br />
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VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
Vadoetorno<br />
network<br />
-SUT<br />
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL TRASPORTO ● STRATEGIE<br />
IVECO SVELA I PIANI PER IL FUTURO ● ANTEPRIME VOLVO FH AERO<br />
POKER STELLANTIS NEI COMMERCIALI ● PROVA DAF XD450 EFFICIENCY<br />
CHAMPION ● SUPERTRUCK COL PANTHER 8X8 1.500 CAVALLI<br />
CONTRO IL FUOCO ● POLITICA MEGA TIR VERSUS INTERMODALITÀ<br />
un salto<br />
nell’<br />
hi-tech<br />
APRILE<br />
<strong>2024</strong><br />
MENSILE<br />
€ 3,00<br />
Prima immissione:<br />
5 aprile <strong>2024</strong><br />
4<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />
Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />
in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
APRILE N. 4 - <strong>2024</strong><br />
ANNO 33°- euro 5,00<br />
IN QUESTO NUMERO<br />
ECCO L’INTERCITY ELETTRICO VOLVO,<br />
FOCUS SULL’URBINO 12 ELECTRIC<br />
RINNOVATO, I NUOVI ADAS DI DAIMLER<br />
BUSES, DENTRO LA FABBRICA FORSEE<br />
POWER, MOBILITY MOVE, VERSO NME<br />
Il meglio<br />
dei<br />
due mondi<br />
da Vadoetorno n. 4/<strong>2024</strong> da AUTOBUS n. 4/<strong>2024</strong><br />
ioioni<br />
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />
N.4 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />
APRILE<br />
Sul trono<br />
MERCATO: LE VENDITE DI TRATTORI IN EUROPA. PREVALE IL SEGNO MENO<br />
IN CAMPO: LANDINI REX 4-120 GT DYNAMIC ROBOSHIFT, IL RE DEGLI SPECIALI<br />
da TRATTORI n. 4/<strong>2024</strong><br />
La rivista VADO E TORNO<br />
affonda le radici nel 1962.<br />
Praticamente rappresenta<br />
l’antologia del camion dal<br />
boom economico ai nostri<br />
giorni. Le riviste AUTOBUS<br />
e TRATTORI affiancarono<br />
successivamente VADO E<br />
TORNO nella descrizione<br />
incalzante a aggiornata<br />
di quanto avviene nel<br />
trasporto persone e nella<br />
meccanizzazione agricola.<br />
Mondi che rappresentano,<br />
per noi di POWERTRAIN,<br />
gli scenari di quelle che su<br />
queste pagine chiamiamo<br />
applicazioni. Ad ogni uscita<br />
proporremo la sintesi di<br />
un articolo pubblicato sui<br />
numeri precedenti delle<br />
riviste di VADO E TORNO<br />
EDIZIONI, la nostra casa<br />
comune. Senza timore di<br />
smentita possiamo parlare<br />
di “filiera corta”: la catena<br />
cinematica e le macchine<br />
che la sostanziano.<br />
42<br />
43
VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
un salto<br />
nell’<br />
hi-tech<br />
Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 4, <strong>2024</strong><br />
-SUT<br />
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL TRASPORTO ● STRATEGIE<br />
IVECO SVELA I PIANI PER IL FUTURO ● ANTEPRIME VOLVO FH AERO<br />
POKER STELLANTIS NEI COMMERCIALI ● PROVA DAF XD450 EFFICIENCY<br />
CHAMPION ● SUPERTRUCK COL PANTHER 8X8 1.500 CAVALLI<br />
CONTRO IL FUOCO ● POLITICA MEGA TIR VERSUS INTERMODALITÀ<br />
APRILE<br />
<strong>2024</strong><br />
MENSILE<br />
€ 3,00<br />
Prima immissione:<br />
5 aprile <strong>2024</strong><br />
4<br />
Motore D17 con<br />
potenze fino<br />
a 780 cavalli,<br />
cabina allungata<br />
di 240 mm,<br />
specchi digitali<br />
e in ossequio<br />
alla normativa<br />
in vigore da<br />
luglio un pieno di<br />
sicurezza. Così<br />
si trasforma<br />
l’iconico pesante<br />
svedese<br />
Piccola toccata e fuga per<br />
i nuovi FH Aero in quel<br />
di Sommacampagna, nel<br />
Truck center scaligero di Volvo.<br />
Fermi per una sosta lampo lungo<br />
il percorso attraverso il Vecchio<br />
Continente che li porterà dagli<br />
Aero, il volto nuovo della gamma FH<br />
Non solo<br />
sicurezza<br />
stabilimenti di Göteborg, in Svezia,<br />
fino all’ombra del Partenone,<br />
ad Atene, in Grecia.<br />
Nelle forme dell’FH Aero c’è<br />
tutta la sostanza di un modello<br />
che dopo aver tracciato la strada<br />
negli ultimi trent’anni, inten-<br />
de continuare a farlo anche nel<br />
prossimo futuro. Peraltro, con la<br />
gamma FH Aero, che affianca e<br />
non sostituisce l’FH fin qui conosciuto<br />
e che infatti per differenziarsi<br />
acquisisce il nome Classic,<br />
i progettisti del costruttore di<br />
Göteborg hanno colto l’occasione<br />
per mettere mano alla cabina,<br />
attualizzandola in funzione delle<br />
concessioni introdotte dalla Commissione<br />
europea in materia di<br />
sagoma limite. Strada esplorata<br />
e attuata per primi dagli olandesi<br />
di Daf (con la Serie XG) e che<br />
ora trova applicazione anche su<br />
uno dei modelli più iconici della<br />
storia di Volvo.<br />
Con Aero, termine che volutamente<br />
richiama il concetto di aerodinamica,<br />
il pesante FH cambia<br />
decisamente faccia. E non solo.<br />
Si allunga infatti nella parte frontale<br />
di 240 mm, affina ulteriormente<br />
le linee e il design alla<br />
ricerca del migliore coefficiente<br />
di penetrazione (malgrado l’ineleganza<br />
del braccio dell’antevisore),<br />
aggiorna gli interni, adotta<br />
il sistema di telecamere digitali<br />
Cms (Camera monitor system)<br />
in luogo degli specchi convenzionali,<br />
sposta nella zona bassa<br />
del frontale il logo con barra<br />
trasversale del marchio svedese.<br />
Dal D16 al D17<br />
in tre livelli di potenza<br />
Naturalmente c’è anche dell’altro.<br />
E di particolarmente sostanzioso.<br />
Non ci riferiamo tanto<br />
all’introduzione del pacchetto<br />
di sistemi di sicurezza che tutti<br />
i nuovi autocarri devono implementare<br />
a partire dal prossimo<br />
(e ormai imminente) mese di luglio<br />
(e di cui parliamo nel box di<br />
questa pagina), quanto piuttosto<br />
al cuore del veicolo.<br />
Con la famiglia FH Aero, sull’FH16<br />
Aero (sempre configurabile<br />
con cabina Globetrotter<br />
Xxl), debutta infatti il nuovo<br />
motore D17. Gioiello 6 cilindri<br />
in linea 17 litri con singolo turbo<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 38 di<br />
Vado e Torno Aprile <strong>2024</strong>.<br />
Inquadra il QRcode e<br />
leggi l’articolo integrale.<br />
44<br />
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Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />
in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
APRILE N. 4 - <strong>2024</strong><br />
ANNO 33°- euro 5,00<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />
Estratto da ‘Autobus’ n. 4, <strong>2024</strong><br />
IN QUESTO NUMERO<br />
ECCO L’INTERCITY ELETTRICO VOLVO,<br />
FOCUS SULL’URBINO 12 ELECTRIC<br />
RINNOVATO, I NUOVI ADAS DI DAIMLER<br />
BUSES, DENTRO LA FABBRICA FORSEE<br />
POWER, MOBILITY MOVE, VERSO NME<br />
Il meglio<br />
dei<br />
due mondi<br />
I ricavi da motori<br />
e batterie per<br />
autobus elettrici<br />
sono destinati<br />
a crescere<br />
rapidamente fino<br />
al 2025. E poi?<br />
E poi, secondo<br />
Interact Analysis,<br />
il combinato<br />
disposto tra<br />
l’aspetto<br />
economico e<br />
il passaggio<br />
alla produzione<br />
in-house<br />
potrebbe dare<br />
un (ulteriore)<br />
forte scossone al<br />
comparto...<br />
Inchiesta. Quanto valgono i powertrain elettrici<br />
S<br />
econdo l’ultima ricerca di Interact<br />
Analysis, il fatturato di<br />
componenti, motori e batterie<br />
per e-bus dovrebbe raggiungere<br />
un miliardo di dollari nel 2026 in<br />
Europa (e un miliardo di euro nel<br />
2027, al cambio attuale). Il lasso di<br />
Verso il miliardo<br />
e oltre...<br />
verni, gli autobus elettrici a batteria<br />
hanno raggiunto una posizione di<br />
forza, in quanto la disponibilità del<br />
prodotto, i bassi costi di esercizio e<br />
gli obiettivi climatici rappresentano<br />
un mix perfetto per spianare loro la<br />
strada. In alcuni Paesi, come Olantempo<br />
a crescita più rapida è quella<br />
compreso tra il 2023 e il 2025,<br />
durante il quale gli e-bus diventeranno<br />
la tecnologia preponderante<br />
(rispetto al diesel) in alcuni Paesi<br />
europei. Negli Stati che godono di<br />
un forte sostegno da parte dei go-<br />
da e gran parte della Scandinavia,<br />
l’elettrico a batteria è già la scelta<br />
obbligata per i bus: ci aspettiamo<br />
che nei prossimi anni questo trend<br />
diventi la regola un po’ ovunque, a<br />
partire da Francia, Germania, Italia,<br />
Spagna e Regno Unito.<br />
Europa sempre più elettrica<br />
Ma l’elettrificazione delle flotte<br />
non sta avvenendo solo in Europa<br />
occidentale: anche all’Est si sono<br />
visti alcuni movimenti molto significativi<br />
in questo senso. Quindi,<br />
per capire dove la crescita sarà<br />
più rapida e dove, invece, sarà più<br />
lenta, è probabilmente necessario<br />
analizzare Paese per Paese e città<br />
per città piuttosto che guardare alle<br />
regioni all’interno dell’Europa.<br />
A partire dal 2026 prevediamo un<br />
trend di crescita più lento per gli<br />
autobus elettrici, poiché alcune città<br />
e Paesi avranno già un’alta percentuale<br />
di e-bus a regime. L’Europa,<br />
definita come l’Ue dei 27 più<br />
il Regno Unito, ha previsto vendite<br />
di componenti per drivetrain a zero<br />
emissioni pari a 0,73 miliardi di<br />
dollari nel 2023 (dati preliminari),<br />
con 1,03 miliardi di dollari previsti<br />
per il 2026 e 1,38 miliardi di dollari<br />
per il 2030.<br />
L’Europa insegue il Dragone<br />
La Cina ha già un mercato di componenti<br />
per catene cinematiche di autobus<br />
elettrici forte di oltre 3 miliardi<br />
di dollari all’anno (il dato si riferisce<br />
ai componenti venduti per i bus immatricolati<br />
in Cina e non conteggia i<br />
volumi di autobus o componenti cinesi<br />
in Europa). Si prevede che l’Europa<br />
sia ancora, nel 2026, molto indietro<br />
rispetto alla Cina. Tuttavia, gli<br />
elettrici a batteria in Europa stanno<br />
diventando più comuni che in molte<br />
altre parti del mondo<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 38 di<br />
Autobus Aprile <strong>2024</strong>.<br />
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leggi l’articolo integrale.<br />
46<br />
47
ioioni<br />
N.4 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />
APRILE<br />
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />
Sul trono<br />
Estratto da ‘Trattori’ n. 4, <strong>2024</strong><br />
MERCATO: LE VENDITE DI TRATTORI IN EUROPA. PREVALE IL SEGNO MENO<br />
IN CAMPO: LANDINI REX 4-120 GT DYNAMIC ROBOSHIFT, IL RE DEGLI SPECIALI<br />
Tra i principali<br />
mercati solo in<br />
Francia e Regno<br />
Unito aumentano<br />
le immatricolazioni.<br />
La Germania è<br />
stabile, e per questo<br />
il dato complessivo<br />
delle vendite<br />
in Europa non<br />
tracolla e cala solo<br />
del 5,6 per cento<br />
C’è una buona notizia dalla<br />
lettura dei dati relativi alle<br />
immatricolazioni di trattori<br />
in Europa nel 2023: Francia,<br />
Germania e Gran Bretagna, cioè<br />
tre dei quattro maggiori mercati,<br />
dove in totale vengono vendute<br />
Mercato Europa<br />
Il vento è<br />
cambiato<br />
oltre il 50 per cento delle macchine,<br />
non sono calati o hanno<br />
messo a segno lievi incrementi<br />
rispetto al 2022.<br />
Risultati che hanno permesso di<br />
evitare il tracollo e contenere le<br />
perdite totali del continente entro<br />
pochi punti percentuali, meno 5,6<br />
per cento, passando da poco più<br />
di 162mila a 153mila immatricolazioni.<br />
Novemila trattori in meno<br />
a livello continentale non sono<br />
tantissimi, ma in alcuni Paesi la<br />
situazione è davvero critica, e il<br />
calo del mercato è un sintomo di<br />
un malessere del comparto agricolo<br />
che non per niente è anche<br />
sfociato in noti fatti di cronaca<br />
con proteste e manifestazioni più<br />
o meno pacifiche.<br />
A parte che nei tre succitati Paesi<br />
infatti, solo nei Paesi Bassi, in<br />
Svizzera e in Finlandia si registra<br />
il segno più, ma in termini<br />
assoluti si tratta di una manciata<br />
di trattori. Per il resto il calo delle<br />
immatricolazioni è parecchio<br />
marcato e spesso è un calo in<br />
doppia cifra.<br />
Come nel caso dell’Italia, terza<br />
per numero di trattori immatricolati,<br />
giù del 12,8 per cento<br />
(l’analisi dettagliata del mercato<br />
Italia è sul numero di marzo di<br />
Trattori), della Polonia, che cala<br />
del 12,2 per cento e viene sorpassata<br />
dal Regno Unito al quarto<br />
posto, e della Spagna, dove prosegue<br />
l’emorragia che ha contraddistinto<br />
gli ultimi anni e non<br />
viene raggiunta neanche quota<br />
9.000 immatricolazioni (peraltro<br />
conteggiando anche sollevatori e<br />
Agv).<br />
Vanno male anche i mercati<br />
dell’est, la Repubblica Ceca in<br />
calo del 16,5 per cento, l’Ungheria<br />
addirittura del 35,7, la Bulgaria<br />
dell’11, e dei Balcani, con<br />
la Serbia giù del 14,7 per cento.<br />
Chi invece cresce alla grande è<br />
la Turchia, che geograficamente<br />
fa parte dell’Europa solo per<br />
una piccola parte, ma ha per le<br />
nostre aziende una grande rilevanza<br />
commerciale e quindi non<br />
può essere ignorata. Nel 2023 il<br />
Paese della mezzaluna ha immatricolato<br />
78.503 trattori, ben il<br />
16,6 per cento in più rispetto al<br />
2022.<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 16 di<br />
Trattori di Aprile <strong>2024</strong>.<br />
Inquadra il QRcode e<br />
leggi l’articolo integrale.<br />
48<br />
49
Avoni e Bastelli HTS<br />
POWER<br />
PACK<br />
Flessibilità ed<br />
ingegnerizzazione sono<br />
tra i valori aggiunti di<br />
Bastelli HTS. Insieme<br />
ad Avoni ha creato due<br />
powerpack, con l’F28 e<br />
l’F36 di FPT Industrial<br />
Motori e componenti per OEM<br />
Cultura, tecnica, impieghi<br />
e mercato del motore diesel.<br />
Fondato nel 1986<br />
Direttore responsabile<br />
Maurizio Cervetto<br />
Coordinatore redazionale<br />
Fabio Butturi<br />
In redazione<br />
Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,<br />
Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />
Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,<br />
Cristina Scuteri, Luca Vitali<br />
Ha collaborato<br />
Maria Grazia Gargioni<br />
Impaginazione e grafica<br />
Marco Zanusso<br />
Gestione editoriale<br />
Fabio Zammaretti<br />
Stampa<br />
Industrie Grafiche RGM srl,<br />
Rozzano (Mi)<br />
oem&motori<br />
N<br />
on vi parleremo dell’installazione<br />
di un gruppo<br />
propulsivo, ma dell’allestimento<br />
di un powerpack. Una<br />
creazione a quattro mani, quelle<br />
di Avoni e di Bastelli HTS. È Antonio<br />
Bruno, Project Manager, a<br />
introdurre l’azienda. «La sede<br />
principale di Bastelli HTS è a Bologna,<br />
una realtà all’avanguardia<br />
dotata di tecnologie 4.0 di ultima<br />
generazione. Un’azienda gemella<br />
si trova a Benevento, per garantire<br />
maggiore affidabilità, continuità<br />
e flessibilità ai nostri clienti.<br />
Storicamente Bastelli si occupa di<br />
marmitte, silenziatori industriali<br />
e tubazioni, per veicoli industriali,<br />
movimento terra e per gruppi<br />
elettrogeni. Originariamente era<br />
fornitrice dell’azienda di mio padre,<br />
che l’ha rilevata nel 2014.<br />
Negli anni abbiamo diversificato<br />
in senso orizzontale. In questa<br />
direzione procede anche l’acquisizione<br />
di un’azienda barese che<br />
si occupa di lavorazioni meccaniche,<br />
fresatura e tornitura. Un valore<br />
aggiunto è il nostro processo<br />
di ingegnerizzazione e produzione,<br />
che avviene internamente».<br />
Roberto Paolozzi, Applicator Director<br />
di Avoni Industrial, precisa<br />
che «il powerpack è un’integrazione<br />
orizzontale, che accomuna<br />
la filosofia di Avoni e quella di<br />
Bastelli. Siamo partiti con l’F28<br />
da 55 kW e l’F36 da 105 kW.<br />
Il mercato richiede un prodotto<br />
chiavi in mano, dal volano alla<br />
trasmissione, per applicare qualsiasi<br />
carico. È customizzabile in<br />
base alle esigenze. Possiamo,<br />
per esempio, modulare l’ingresso<br />
dell’aria e la posizione del pannello,<br />
occuparci di cablaggio e<br />
body computer e aumentare la<br />
capacità del serbatoio».<br />
Fotolito<br />
Industrie Grafiche RGM srl,<br />
Rozzano (Mi)<br />
Autorizzazione del tribunale<br />
di Milano n.860 del 18 dicembre 1987<br />
Registro Nazionale della Stampa<br />
n. 4596 del 20/04/1994<br />
n. iscrizione R.O.C. 2880 del 30-11-2001<br />
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. -<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004<br />
n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
VADO E TORNO<br />
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