WineCouture 5-6/2024
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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Massimo<br />
Reggiani<br />
NUMERO 5/6<br />
Anno 5 | Giugno-Luglio <strong>2024</strong><br />
Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />
IL FUTURO DELL'HORECA<br />
TRA PROSPETTIVE DI BUSINESS E SOSTENIBILITÁ. LA VISION DI PARTESA<br />
Alessandro<br />
Rossi
2<br />
Il valore della sostenibilità<br />
Cos’è oggi realmente la sostenibilità? Una domanda che capita proprio a<br />
tutti di farsi davanti a roboanti annunci che sempre più affollano i canali<br />
della comunicazione. Per rispondere a questa domanda è il caso di partire<br />
dal chiarirsi i termini di un altro quesito ad esso connesso: la sostenibilità<br />
è un trend o una moda? Una moda è qualcosa di effimero, fatuo innamoramento<br />
che tenderà a scemare col passare dei giorni innanzi a un nuovo<br />
colpo di fulmine che sarà pronto a sostituirsi a lui. Con un trend, invece,<br />
occorre farci i conti, perché si tratta di qualcosa destinato a restare, ma soprattutto<br />
a crescere e svilupparsi. Ecco, quello della sostenibilità è un trend<br />
che chi produce, ma anche chi distribuisce e chi vende, non può più e non<br />
deve ignorare. Non può per fattori interni innanzitutto: perché ognuno di<br />
noi è chiamato, a ogni livello, a seguire pratiche virtuose che generino frutti<br />
per sé ma anche per chi ci sta attorno, sia un dipendente o la collettività.<br />
Ma soprattutto, quello della sostenibilità è fattore che non può essere ignorato<br />
perché già anima il dibattito che regola il vivere comune: lo dimostrano<br />
le legislazioni, a iniziare dalle indicazioni europee, ma anche il mutato<br />
sentiment dei consumatori. Il futuro è sostenibile, per tutti. Lo è che si<br />
parli di economia circolare, che si faccia riferimento a una gestione sempre<br />
più armonica della quotidianità aziendale, che si guardi all’ambiente<br />
o che si parli di un nuovo prodotto. Viva, dunque, la sostenibilità che si fa<br />
non più annuncio sbandierato, ma impegno concreto, come testimoniano<br />
le molte storie che scoprirete in queste prossime pagine. Buona lettura.<br />
08 Dossier. Benvenuti a Casa Valdo, un<br />
progetto che va oltre l’idea di enoturismo<br />
11 Dossier. Allegrini Wines: il futuro è green<br />
per la realtà di Fumane<br />
12 Dossier. Consorzio Barbera d’Asti e Vini<br />
del Monferrato: uniti nella diversità<br />
SOMMARIO<br />
18 Focus On. Prosit Group presenta<br />
la collezione della Gherardesca<br />
24 Giramondo. Domaines Ott*: la Provenza<br />
del vino senza compromessi<br />
26 Champagne. La rivoluzione Héritage<br />
firmata da Laurent-Perrier<br />
WINECOUTURE - winecouture.it<br />
Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />
Direttore editoriale Luca Figini<br />
Coordinamento Matteo Borré (matteoborre@nelsonsrl.com)<br />
Marketing & Operations Roberta Rancati<br />
Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello,<br />
Irene Forni<br />
Art direction Inventium s.r.l.<br />
Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />
Sociale Onlus (Novara)<br />
Editore Nelson Srl<br />
Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />
Telefono 02.84076127<br />
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Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />
del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />
Iscrizione ROC n° 33940 del 5 Febbraio 2020<br />
Periodico bimestrale<br />
Anno 5 - Numero 5/6 - Giugno - Luglio <strong>2024</strong><br />
Abbonamento Italia per 6 numeri annui 30,00 €<br />
L’editore garantisce la massima riservatezza<br />
dei dati personali in suo possesso.<br />
Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />
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commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />
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Responsabile dati Riccardo Colletti<br />
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20149 Milano
4<br />
semplicità ordini (1.800 al giorno) e burocrazia e ricevono<br />
un supporto ancora maggiore dai venditori che, liberi dalle<br />
attività di routine, possono dedicarsi alla consulenza personalizzata.<br />
La consulenza è un altro nostro tratto distintivo:<br />
investiamo nella formazione continua di venditori e Wine<br />
Specialist perché accompagnino i gestori dei locali ad ogni<br />
passo, dalla selezione delle referenze all’orientamento delle<br />
scelte strategiche. A fare da fil rouge a questo ampio spettro<br />
di attività è la strategia basata sulla centralità del cliente e<br />
guidata dalla mission di “disegnare il futuro dell’Horeca”.<br />
Come affrontate il tema della sostenibilità?<br />
La sostenibilità è un tema centrale per tutto il Gruppo Heineken,<br />
che si pone l’ambizioso obiettivo di creare valore<br />
sostenibile per l’azienda, gli stakeholder, le comunità in cui<br />
operiamo e il pianeta, impegnandosi a ridurre l’impatto<br />
ambientale delle attività, a contribuire a diffondere comportamenti<br />
positivi, nonché a promuovere iniziative di sostenibilità<br />
ambientale e sociale. La sostenibilità, del resto,<br />
è il futuro e spesso va nella stessa direzione della digitalizzazione.<br />
In ambito logistico, automatizziamo le operazioni<br />
in magazzino con un sistema WMS (Warehouse Management<br />
System), sostituendo alla carta terminali portatili e<br />
sistemi audio integrati con lettori ottici, e ci avvaliamo di<br />
una piattaforma digitale che aiuta a prevedere i picchi di<br />
domanda e a ottimizzare carichi e viaggi, e del sistema Proof<br />
of Delivery che digitalizza tutti i documenti di consegna<br />
e ottimizza la gestione di vuoti e resi. Le nuove tecnologie<br />
permettono un importante recupero di efficienza, che può<br />
avere risvolti positivi anche in termini di sostenibilità.<br />
PRIMO PIANO<br />
“Così disegniamo il<br />
futuro dell’Horeca”<br />
A tu per tu con Massimo Reggiani,<br />
amministratore delegato di Partesa<br />
Un’offerta di oltre 7mila referenze, 35 anni di<br />
expertise, un servizio che abbraccia davvero<br />
ogni esigenza del “fuoricasa”, per una consulenza<br />
che scommette sui prodotti e sulla formazione.<br />
Massimo Reggiani, amministratore<br />
delegato di Partesa, ci racconta i tanti volti di uno tra i<br />
leader italiani della distribuzione Horeca.<br />
Come nasce il progetto Partesa e<br />
come è arrivato a proporre un’offerta<br />
di oltre 7mila referenze?<br />
Partesa nasce nel 1989, con una serie<br />
di acquisizioni di distributori<br />
indipendenti di bevande che ci ha<br />
lanciato alla costruzione del primo<br />
network nazionale nel mondo del<br />
“fuoricasa”. Nel 2014 ci strutturiamo<br />
come una One Legal Entity e nel 2015<br />
siamo l’Official Beverages Distributor di<br />
Expo Milano. In questi ultimi anni abbiamo<br />
concentrato l’attenzione sulle nuove tecnologie e su<br />
una digitalizzazione al servizio delle persone. Sono proprio<br />
le nostre persone il vero motore di Partesa ed è merito loro<br />
se oggi possiamo contare 35mila clienti in 15 regioni italiane,<br />
a cui offriamo oltre 7mila prodotti di qualità: parliamo<br />
di circa 900 referenze birra tra confezionato e fusto, 3.200<br />
etichette di vini di oltre 130 cantine italiane ed estere, e un<br />
migliaio di Spirits dai livelli standard ai superpremium, a<br />
DI RICCARDO COLLETTI<br />
cui si aggiungono bevande analcoliche e food secco. È un<br />
portfolio vasto e variegato, che continuiamo ad arricchire,<br />
focalizzandoci sulle categorie ad alto valore e sulla scelta<br />
dei migliori partner, per sostenere la crescita del business<br />
nostro e dei nostri clienti.<br />
Qual è il plus che definisce la cifra distintiva<br />
della filosofia Partesa e il servizio che<br />
offrite ai vostri partner?<br />
Partesa oggi è un’azienda leader e ritengo<br />
che la sua cifra distintiva risieda nella<br />
capacità di soddisfare e fidelizzare i<br />
clienti e di rinnovarsi seguendo le esigenze<br />
del mercato con un approccio<br />
pionieristico e una politica commerciale<br />
innovativa. Lo diciamo sempre:<br />
vogliamo essere veri e propri partner<br />
per gli operatori del fuoricasa. L’obiettivo<br />
è creare valore condiviso per crescere<br />
insieme. Per questo, oltre a quelle che consideriamo<br />
le “basi”, ovvero ampio assortimento, presenza<br />
capillare sul territorio e una logistica solida e impeccabile,<br />
offriamo numerosi servizi. Come “eazle”, il brand globale<br />
che raggruppa le 40 realtà di e-commerce B2B del Gruppo<br />
Heineken nel mondo, che consente ai gestori dei locali<br />
di ordinare e pagare online 24/7, ricevere premi fedeltà,<br />
promozioni, suggerimenti, consultare catalogo, fatture e<br />
storico degli acquisti. I suoi 23mila utenti gestiscono con<br />
Quanto oggi il consumatore è attento alla sostenibilità<br />
di un prodotto quando si parla di Wine &<br />
Spirits e a riconoscere sotto il profilo economico<br />
il prezzo di tali scelte a livello di filiera?<br />
Siamo felici di rilevare che la sensibilità dei consumatori<br />
verso la sostenibilità sia crescente e concreta. È un tema<br />
che si intreccia con quello della “premiumness”, trasversale<br />
a categorie di prodotto, punti e momenti di consumo: per i<br />
momenti di convivialità fuoricasa, i consumatori richiedono<br />
referenze di qualità superiore. Alla base c’è una sempre<br />
più solida “cultura del buon bere”, che porta i consumatori<br />
ad informarsi su territorialità, ingredienti, produzione. Ma,<br />
sebbene la sostenibilità resti un fattore importante, non rappresenta<br />
ancora una discriminante nelle scelte di consumo.<br />
Partesa è anche formazione: come nascono le<br />
idee del Wine Lab e di Wine Cube?<br />
Crediamo molto nella formazione continua. Abbiamo ideato<br />
la “Heineken Italia University” per le nostre persone e<br />
percorsi formativi dedicati per i Wine Specialist, e apriamo<br />
anche ai nostri partner e clienti i corsi di Università della<br />
Birra, per approfondire la cultura di prodotto e rafforzare le<br />
competenze commerciali, manageriali e digitali. A questi si<br />
aggiungono i momenti formativi nel corso degli eventi Partesa<br />
dedicati alle singole categorie, come, in ambito vino,<br />
“Wine Cube - A Great Experience”, l’evento nazionale che<br />
eleva al cubo l’esperienza del vino tra Degustazione, Formazione<br />
e Comunicazione, e i Wine Lab, gli eventi territoriali<br />
per far conoscere ai gestori dei locali il nostro assortimento<br />
vino. Si tratta di format innovativi che riuniscono<br />
grandi esperti, decine di produttori e migliaia di operatori,<br />
offrendo opportunità di incontro e di business.<br />
Liq.ID e Ruadh Mhor sono esempi di un nuovo<br />
approccio che vi vede protagonisti in prima persona<br />
con referenze tailor made: avete in cantiere<br />
altri progetti simili per il prossimo futuro?<br />
Gli Spirits di qualità sono un segmento sempre più strategico<br />
nell’Horeca italiano: la Premium Collection Liq.ID<br />
nasce per rispondere ai consolidati trend di premiumness<br />
e mixology, mentre Ruadh Mhor anticipa un interessante<br />
ritorno del Whisky. Proseguiremo in questa direzione,<br />
ampliando la nostra offerta per rispondere alle richieste, in<br />
continua evoluzione, dei gestori dei locali in ogni momento<br />
e occasione di consumo.
5<br />
Nuovi trend, un’estate che si auspica sempre<br />
più “italiana”, l’importanza di non confondere<br />
il concetto di sostenibilità con quello,<br />
molto diverso, di naturalità del vino e i colpi<br />
in vista per rinforzare il portfolio di Partesa<br />
for Wine. Alessandro Rossi, National Category Manager<br />
Wine di Partesa a tutto campo.<br />
Cosa stanno bevendo in questo inizio d’anno gli<br />
italiani e quali nuovi trend stanno emergendo?<br />
Si sta consolidando l’interesse verso vini in purezza<br />
e verso vini a Denominazione, capaci di esprimere al<br />
meglio le peculiarità della terra d’origine. In parallelo,<br />
lo stile della nouvelle vague degli enologi italiani si fa<br />
sempre più moderno, con vini meno densi e corposi, ed<br />
è in crescita la preferenza per gli sparkling e per i bianchi,<br />
soprattutto quelli con maggiori acidità e verticalità,<br />
comunque vini di grandissima bevibilità. È un contesto<br />
estremamente favorevole per alcune produzioni in particolare,<br />
come quelle campane, ma anche da altre aree<br />
geografiche nel resto d’Italia, che oggi stilisticamente si<br />
avvicinano maggiormente alla “perfezione” richiesta da<br />
consumatore finale.<br />
È tornata “sete” di prodotto italiano al mondo<br />
Horeca tricolore, come avevi auspicato in un’intervista<br />
online con <strong>WineCouture</strong> a inizio anno?<br />
Il vino italiano, con quello francese, è senza dubbio il<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
più apprezzato nel mondo. Qui in Italia, però, continua<br />
a prevalere una sorta di esterofilia che si può leggere anche<br />
nelle carte vini dei ristoranti italiani: un terzo circa<br />
viene spesso dedicato alle produzioni internazionali. E,<br />
ça va sans dire, i francesi fanno la parte del leone. Ad<br />
ogni modo, in un momento particolarmente difficile<br />
sotto il profilo economico per le famiglie italiane, sempre<br />
di più emerge il grande rapporto qualità-prezzo dei<br />
vini italiani. Il che comporta una riscoperta di quello<br />
che l’ampelografia italiana può regalare in termini di<br />
estrema qualità.<br />
Che primo semestre si sta chiudendo per Partesa<br />
sotto il profilo dell’andamento di mercato e che<br />
estate sarà per il vino in Italia?<br />
Si avverte ancora qualche strascico di un 2023 nel segno<br />
della stabilizzazione, dopo la grande ripresa dei consumi<br />
fuoricasa del post-pandemia che ha segnato il 2022. Ma<br />
anche nel segno dell’incertezza: sia climatica, con una primavera<br />
molto piovosa al Nord e calda e siccitosa al Sud,<br />
sia più generale, legata alla delicata situazione geopolitica<br />
e alle dinamiche inflattive, andando ad incidere sul tradizionale<br />
andamento dei consumi fuoricasa in questo periodo.<br />
Sapevamo comunque che aprile sarebbe stato uno<br />
spartiacque. E dopo un maggio incerto, ci aspettiamo che<br />
l’arrivo della bella stagione dia un nuovo impulso ai consumi<br />
fuoricasa. Ma a due condizioni: primo, che non sia<br />
un’estate troppo calda che rischierebbe invece di limitar-<br />
“Una selezione<br />
di fuoriclasse”<br />
Il <strong>2024</strong> del vino nella vision di Alessandro Rossi,<br />
National Category Manager Wine di Partesa<br />
li; secondo, che più italiani trascorrano le vacanze in Italia,<br />
dopo due anni di “esodo” all’estero. I nostri connazionali,<br />
infatti, consumano tendenzialmente di più a tavola<br />
rispetto ai turisti stranieri e la loro presenza rappresenta<br />
quindi una variabile di grande importanza. Ci aspettiamo<br />
poi un autunno di stabilità e una fine dell’anno positiva,<br />
anche se non con particolari exploit, che introdurrà un<br />
2025 di consolidamento e di lenta ripresa nei prossimi tre<br />
anni. Molto, però, dipenderà anche da come evolverà la<br />
situazione geopolitica a livello internazionale.<br />
Parlando di strategie: su quali etichette e tipologie<br />
di prodotto avete deciso di puntare per il<br />
<strong>2024</strong>?<br />
La nostra strategia segue il punto di bevuta del consumatore<br />
e ci ha portato a rivolgere un’importante attenzione<br />
allo stile di produzione del Sud Italia che sta performando<br />
particolarmente bene sia sui bianchi sia sui rossi. In<br />
parallelo, prosegue il lavoro sulle grandi regioni classiche,<br />
dove le Denominazioni continuano a portare un valore<br />
sostanziale a livello qualitativo. Infine, presidiamo il<br />
mondo sparkling con un’ampia e variegata offerta da tutta<br />
Italia. Continueremo, quindi, ad interpretare e anticipare<br />
le esigenze del consumatore finale, e, per il futuro,<br />
cercheremo sempre più, per ogni area geografica, brand<br />
estremamente importanti e solidi, anche sotto il profilo<br />
comunicativo.<br />
La sostenibilità ambientale è un tema che oggi<br />
conta per il vino nelle scelte lungo la filiera, dalla<br />
produzione all’acquisto?<br />
La sostenibilità è certamente un tema centrale e molti<br />
produttori, come i loro fornitori, si sono mossi già da<br />
tempo per adottare buone pratiche che minimizzino il<br />
loro impatto sull’ambiente, dalla vigna fino alla bottiglia.<br />
Più complesso il discorso per la valle della filiera: i punti<br />
di consumo devono conciliare la sostenibilità con la praticità<br />
e la domanda dei loro avventori, e i consumatori<br />
con la disponibilità di spesa. Ci tengo poi a ricordare che<br />
c’è ancora una certa confusione nel consumatore finale,<br />
che spesso fa coincidere il concetto di sostenibilità con<br />
quello, molto diverso, di naturalità del vino: è un punto<br />
su cui è necessario lavorare, a diversi livelli della filiera,<br />
per fare la dovuta chiarezza.<br />
PRIMO PIANO<br />
Dobbiamo attenderci anche lato vino lo sviluppo<br />
di iniziative come quelle che vi vedono protagonisti<br />
sul fronte degli Spirits con Liq.ID e Ruadh<br />
Mhor?<br />
Partesa ha già una linea di vini private label, B.Simple,<br />
nata per rispondere a precise esigenze dei ristoratori,<br />
come del resto Liq.ID nel mondo Spirits, e dotata di un<br />
apprezzabile livello qualitativo e di una grande versatilità,<br />
che permette di impiegarli anche nella mixology. Tuttavia,<br />
B.Simple non è un progetto così strategico come Liq.<br />
ID, perché, come accennavo, nel mondo vino ci stiamo<br />
concentrando su produzioni di più alto profilo. Occorre<br />
però dire che le private label nella Grande distribuzione,<br />
come i vini di primo prezzo, creati anche da grandi brand,<br />
nel fuoricasa, sono chiave per facilitare l’avvicinamento<br />
delle nuove generazioni di wine lover.<br />
L’estate è dietro l’angolo e in Italia sotto l’ombrellone<br />
il soggetto principe è da sempre il calciomercato:<br />
avete in serbo qualche colpo e nuova<br />
firma per la squadra di Partesa for Wine?<br />
Lo scorso anno abbiamo dato il benvenuto a numerose<br />
e importanti cantine italiane e straniere, inclusa la prima<br />
da oltreoceano: la californiana Elizebeth Spencer. Ora la<br />
squadra conta oltre 130 produttori di qualità. Continueremo<br />
a lavorare con l’obiettivo di allargarla ulteriormente,<br />
puntando ai fuoriclasse di ogni regione italiana, e di diventare<br />
il punto di riferimento nel nostro Paese per i vini<br />
statunitensi: già in autunno, potremo schierare in campo<br />
le produzioni di altre due cantine californiane. E non<br />
mancheranno altri colpi di mercato… Stay tuned!
6<br />
DOSSIER<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
La sostenibilità in vigna paga? A guardare i<br />
più recenti trend delle vendite all’incanto,<br />
la risposta è positiva. Così almeno evidenziano<br />
i dati del Barometro iDealwine, appuntamento<br />
annuale dedicato alle principali<br />
tendenze nei fine wines dal leader mondiale delle<br />
aste di vini online e prima casa d’aste in Francia per la<br />
vendita di vini e distillati di prestigio. Il termometro,<br />
infatti, ha segnato nel 2023 una temperatura in rialzo,<br />
con tenute certificate biologiche o biodinamiche o<br />
comunque gestite secondo metodi naturali ad aver fatto<br />
segnare nuovi record. A iniziare dall’Italia, per cui<br />
rappresentano l’11% delle bottiglie vendute sul portale<br />
d’aste francese e il 15% del valore. Negli scorsi 12 mesi,<br />
proprio tra le etichette tricolore, si è assistito a una crescita<br />
del prezzo medio quando si parla di vino in chiave<br />
green, attestatosi a 129 euro, a fronte di un valore<br />
leggermente superiore a quanto registrato in termini<br />
generali (100 euro).<br />
Ma l’onda del bio, biodinamico e/o naturale monta<br />
con ancor più decisione Oltralpe. Per il 2023 la quota<br />
a valore della categoria di vini afferenti al metodo biologico<br />
e/o biodinamico è aumentata dal 25% al 28,5%<br />
rispetto al 2022. Per quanto riguarda i vini naturali<br />
(alcuni dei quali sono conteggiati anche come biologici/biodinamici),<br />
la loro quota è rimasta stabile: attorno<br />
al 6,5%. Ma la dinamica di maggiore interesse<br />
da evidenziare è come nel 2023 si sia nuovamente assistito<br />
a una parziale convergenza tra le etichette più<br />
costose di questa categoria e la classifica generale. Ed<br />
è la Borgogna, come d’abitudine quando si parla dei<br />
vini più pregiati, a farla da padrona, grazie a quattro<br />
Côte de Nuits e due Bourgogne bianco. I nomi? Romanée-Conti<br />
(in prima piazza), Leroy (secondo), Auvenay<br />
(terzo), Leflaive (quarto), Comte Liger-Belair<br />
(quinto) e Dujac (sesto). Ma se si allarga l’orizzonte<br />
alla Top 20, è il 70% delle etichette in graduatoria (14)<br />
a essere originarie della vocata regione. E i prezzi sono<br />
da capogiro, ben distanti dalla pur performante Italia:<br />
la classifica dei migliori 20 fa segnare un importo complessivo<br />
di 107.337 euro, per una media di 5.367 euro a<br />
vino, rendendola il secondo elenco più costoso del Barometro<br />
iDealwine dopo quello, ça va sans dire, della<br />
Côte de Nuits. Un raffronto, quest’ultimo, che apre a<br />
una riflessione parallela: se non tutti i vini più costosi<br />
sono bio e/o biodinamici, tante tra le tenute che li<br />
producono hanno optato di percorrere una di queste<br />
strade. Il che fa comprendere come quello innanzi a<br />
cui ci si trovi ormai sia ben più di un fatuo innamoramento,<br />
che si parli di produttori o di acquirenti, ma<br />
di un vero mutamento nei paradigmi, dalla vigna al<br />
calice. Ma in questo scenario idilliaco occorre anche<br />
notare qualche inevitabile zona d’ombra, dettata dalle<br />
dinamiche che scandiscono gli andamenti del mercato<br />
e dell’economia. Alcune tra le etichette in classifica<br />
nel 2022 hanno assistito, nei risultati alle aste del<br />
La sostenibilità<br />
paga<br />
Nelle aste iDealwine, monta l’onda dei vini bio,<br />
biodinamici e/o naturali<br />
2023, a un sensibile calo nei prezzi di battuta. Il caso<br />
più emblematico è quello di Romanée-Conti 2015,<br />
che ha lasciato per strada il 28% del suo valore. Ma è<br />
più in generale il prezzo medio della classifica ad aver<br />
segnato una contrazione del 22% rispetto all’anno precedente,<br />
a fronte di un prezzo medio generale sceso del<br />
21,5%. Un interessante excursus è quello che si apre in<br />
relazione al mondo del vino naturale, dove si assiste<br />
a una maggiore eterogeneità tanto si parli di prezzi,<br />
quanto delle origini delle etichette. Nella Top 20, si<br />
spazia dai 5.008 euro di un Échézeaux 2009 di Bizot<br />
ai 595 euro dello Champagne Brut Nature Gamin du<br />
Terroir di Romain Henin, con 12 vini ad aver varcato<br />
la soglia dei 1.000 euro. Nella graduatoria a convivere<br />
sono sei vini dalla Borgogna, sei del Jura, due vini stranieri<br />
(uno spagnolo e uno svizzero), due della Loira,<br />
due Champagne, uno del Rodano e uno della Savoia.<br />
Eterogeneità si riscontra anche nel colore: in classifica<br />
compaiono 10 vini rossi, sei bianchi, due a testa tra<br />
dolci e bollicine. Ma chi, tra i frequentatori delle aste<br />
iDealwine, sceglie i vini bio, biodinamici e/o naturali?<br />
Evitando generalizzazioni, al top una parte significativa<br />
della platea è composta da appassionati francesi,<br />
che si sono aggiudicati sei dei 20 lotti all’incanto nella<br />
classifica delle più costose etichette bio e/o biodinamiche,<br />
otto se si guarda la lista dei vini naturali. Una<br />
particolare predilezione è dimostrata da operatori e<br />
privati europei e asiatici per i vini bio e/o biodinamici,<br />
mentre i buyer americani, all’opposto, guardano con<br />
maggiore interesse al mondo dei naturali, mirando a<br />
bottiglie particolari per la gran parte difficilmente reperibili<br />
altrove.<br />
Ultima curiosità, che fa comprendere come quello green<br />
sia universo di interessanti opportunità e orizzonti,<br />
è dettata dal prezzo medio, sistematicamente superiore<br />
nelle due categorie prese a riferimento a quel che è il<br />
valore generale: si attesta a 234 euro per i vini naturali<br />
e 191 euro per i vini bio e/o biodinamici, con la sorpresa<br />
che raggiunge “solo” i 155 euro per le etichette<br />
che combinano entrambi i criteri, un importo quest’ultimo<br />
molto prossimo, nelle aste 2023, ai 152 euro del<br />
dato generale.
Battito<br />
emiliano<br />
Il gusto dell’eccellenza passa attraverso una passione<br />
condivisa: quella per un sapore raffinato, che con le sue<br />
note fresche e floreali continua a legarsi alla migliore delle<br />
tradizioni vitivinicole. Vigna del Cristo. Cuore pulsante d’Emilia.
8<br />
DOSSIER<br />
Benvenuti<br />
a Casa Valdo<br />
La famiglia Bolla firma a Valdobbiadene un progetto<br />
che si spinge oltre l’idea di enoturismo<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Giunta quasi alle soglie del suo centenario, una realtà simbolo dal 1926<br />
di Valdobbiadene ha scelto di mettere su casa al cuore del paesaggio<br />
da sogno delle colline oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità<br />
Unesco. È un progetto che va ben oltre l’idea di enoturismo quello<br />
sviluppato, che unisce al calore del focolare domestico la salvaguardia<br />
di un territorio, grazie a quella che si configura anche come una vera e propria oasi di<br />
biodiversità. In questo <strong>2024</strong>, la primavera ha portato in dono con sé l’apertura ufficiale<br />
delle porte di Casa Valdo. Un luogo che scrive innanzitutto un nuovo capitolo nella<br />
storia enologica e imprenditoriale della famiglia Bolla. Perché è proprio il presidente<br />
di Valdo Spumanti ad aver per primo insistito affinché il vigneto di un ettaro e mezzo<br />
con annesso cascinale acquisito nel 2015 si trasformasse in qualcosa di più. “All’epoca”,<br />
spiega Pierluigi Bolla a <strong>WineCouture</strong>, “già realizzavamo un Metodo Classico: il<br />
Numero 10. Con l’acquisizione del vigneto, la scelta è stata non solo quella di dare vita<br />
a una seconda produzione, che affinasse però sui lieviti per 24 mesi, ma anche di dare<br />
forma a una biblioteca del Prosecco, andando a recuperare i cloni storici dei vitigni di<br />
Valdobbiadene legati alla tradizione enologica del territorio”. Proprio il Vigna Pradase,<br />
toponimo storicamente registrato, Valdobbiadene Docg Brut single vineyard comparso<br />
per la prima volta col millesimo 2017, ha rappresentato il primo germoglio di un progetto<br />
poi destinato a sbocciare e fiorire col passare degli anni. Nata con l’idea di dare<br />
vita a una foresteria per i clienti e i partner di passaggio a Valdobbiadene, Casa Valdo si<br />
è presto trasformata in qualcosa di diverso. “Un’elegante Coutry House con sei camere<br />
a disposizione, per la precisione, che ha subito ottenuto i cinque leoni, massima valutazione<br />
ottenibile in quella che è la classificazione regionale veneta che norma questo<br />
tipologia di alloggio destinato all’ospitalità”, sottolinea Bolla. “Chi viene qui, anche se<br />
a pagamento, è come se entrasse in casa nostra”. Questo lo spirito che definisce i tratti<br />
di un’esperienza che ha quale sua stella polare proprio il “gusto” della famiglia Bolla.<br />
Ogni camera, unica nel suo genere, presenta un’ispirazione diversa e porta il nome delle<br />
più pregiate etichette Valdo Spumanti: Numero 10, Fondatore, Pradase, Boj, Marca<br />
Oro e 1926. Dotate di ogni comfort per rendere ogni soggiorno un’esperienza unica e<br />
rigenerante, sono calde e accoglienti, decorate nei toni pastello in abbinamento a materiali<br />
naturali e moderni. “Per restare in termini di bollicine, definirei Casa Valdo una<br />
perfetta cuvée enoturistica che unisce l’ospitalità tipica della mia famiglia – curata in<br />
ogni dettaglio, dove anche alcuni pezzi di antiquariato provengono da una nostra casa<br />
di campagna – a un concetto di cuvée espressione di esperienza enologica”, evidenzia<br />
il presidente di Valdo Spumanti. Un nuovo progetto, questo promosso dalla storica<br />
azienda, che s’inserisce alla perfezione all’interno di un territorio, come il Conegliano<br />
Valdobbiadene, oggi tra le mete più apprezzate e in crescita per il turismo del vino. Uno<br />
scenario in cui Casa Valdo s’innesta come privilegiato punto d’appoggio per dare il via<br />
a una visita delle colline Patrimonio dell’Umanità Unesco, tra degustazioni e attività<br />
all’aperto come tour in bicicletta, trekking e passeggiate tra i vigneti. Ma non solo:<br />
nelle vicinanze si possono visitare diversi luoghi del trevigiano ricchi di arte e cultura:<br />
Asolo, Possagno con la gipsoteca del Canova, Follina e la stessa città di Treviso. È un<br />
progetto enoturistico a tutto tondo, come detto, quello che si sviluppa attorno all’antico<br />
podere dell’Ottocento e alle sue sei camere, di cui due junior suite, con vista su<br />
filari che tratteggiano i contorni di un’oasi di biodiversità. Oltre alla vigna, infatti, un<br />
giardino di lavanda, fiori e piante tipiche della zona collinare prealpina avvolge di profumi<br />
Casa Valdo. Ma è la “biblioteca del Prosecco” che sorge al cuore della proprietà la<br />
particolarità a rendere unico il wine relais. Il vigneto che abbraccia la struttura ha uno<br />
speciale valore storico e simbolico, per via del sapere e del patrimonio culturale che custodisce:<br />
cloni antichi e autoctoni di uva Glera e anche di Verdiso, Bianchetta e Perera,<br />
ormai rari nella Denominazione, recuperati e messi a dimora. Un luogo che per Valdo<br />
Spumanti è fonte di ispirazione, ricerca, conferme ma anche di continue scoperte.<br />
Come quella che ha condotto alla nascita del Metodo Classico millesimato Vigna Pradase<br />
Valdobbiadene Docg Brut, cuvée molto speciale che prevede un uvaggio di 85%<br />
Glera Tonda e Glera Lunga e 15% Verdiso, Bianchetta e Perera: una vera rarità, prodotta<br />
in quantità limitata e dedicata ai più appassionati intenditori.
9<br />
Esistono diversi modi per esplicitare la propria<br />
appartenenza a un territorio. È normalmente<br />
qualcosa che per una cantina passa innanzitutto<br />
da un calice, con le variopinte sfumature<br />
degli angoli più vocati di una Denominazione<br />
a venire sapiente racchiuse in bottiglia. Ma quella che è<br />
la strada della vera sostenibilità, oltre la mera accezione<br />
ambientale, fa spesso rima con solidarietà.<br />
È quel che accade sulle vocate Colline<br />
del Prosecco Superiore, proclamate il<br />
7 luglio 2019 Patrimonio Mondiale<br />
dell’Umanità Unesco. Qui, a metà<br />
strada tra le Dolomiti e Venezia, la<br />
cantina Le Manzane è radicata da<br />
oltre 40 anni. Tra le più dinamiche<br />
e interessanti realtà oggi nel panorama<br />
enologico del Conegliano Valdobbiadene,<br />
l’azienda di San Pietro di<br />
Feletto guidata dalla famiglia Balbinot<br />
è protagonista da più di un decennio della<br />
“Vendemmia Solidale - Festa e Beneficenza<br />
nella Terra del Prosecco Superiore”. Un appuntamento<br />
aperto a tutti che, da ormai 13 edizioni, è momento privilegiato<br />
per una doppia raccolta: quella manuale delle<br />
uve, che fa rivivere l’antico rito contadino in queste campagne,<br />
è quella di fondi, occasione per supportare le attività<br />
delle numerose organizzazioni sostenute nel corso<br />
degli anni. Un trait d’union tra i gesti che definiscono la<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
quotidianità del lavoro in vigna, la salvaguardia di una<br />
tradizione che non è lasciata appassire e orizzonti che<br />
conducono ben oltre i filari e la cantina. Un impegno<br />
di cui quest’anno beneficerà C’è Da Fare, associazione<br />
non profit fondata nel 2023 dal popolare attore e comico<br />
genovese Paolo Kessisoglu, nata con lo scopo di creare<br />
progetti di sostegno psicologico per gli adolescenti in<br />
difficoltà. Una nuova causa che si va a sommare<br />
a quelle che fino ad oggi hanno condotto<br />
migliaia di appassionati a prendere parte<br />
a una giornata che consente anche<br />
un’immersione nella fatica “eroica”<br />
che da sempre definisce le bollicine<br />
che prendono forma sui declivi di<br />
queste impervie colline, determinandone<br />
il carattere. Come dimostra<br />
Springo, la linea che Le Manzane<br />
dedica ad esplorare l’essenza e<br />
i terroir del Conegliano Valdobbiadene<br />
Prosecco Superiore Docg, in un viaggio in<br />
bottiglia che spazia tra la specificità di ciascuna<br />
delle Rive scelte proprio per le loro anime non replicabili,<br />
il pentagono d’oro dei 106 ettari del Cartizze e metodi<br />
ancestrali che ritornano a fare capolino per moderni e<br />
inediti racconti.<br />
Il primo, in ordine di tempo, a dare il via alla gamma è<br />
stato, nel 2015, Springo Bronze, Conegliano Prosecco<br />
Superiore Rive di Manzana Docg Dry: il frutto delle uve<br />
L’orizzonte<br />
di un’appartenenza<br />
Vendemmia Solidale e linea Springo: Le Manzane<br />
e il racconto delle Colline del Prosecco Superiore<br />
Glera ricche in aromi e acidità selezionate sulla Collina<br />
di Manzana nel comune di Vittorio Veneto, una delle 43<br />
Rive elette ed autorizzate in tutta la zona a Denominazione.<br />
Il risultato è un vino straordinario dal profumo<br />
intenso, con carattere, che ripaga della fatica e del lavoro<br />
delle donne e degli uomini che hanno creduto fortemente<br />
nella scelta di far nascere dalle viti aggrappate<br />
sulle colline più scoscese una bollicina che stupisce per il<br />
sapore fresco, ma cremoso, armonico, persistente ed avvolgente.<br />
Un’espressione che è stata affiancata, nel 2016,<br />
da Springo Blue, edizione limitata caratterizzata da un<br />
residuo zuccherino di 2 g/l, Conegliano Prosecco Superiore<br />
Rive di Formeniga Docg Extra Brut “messo a nudo”<br />
per mostrare l’istantanea più autentica di questo speciale<br />
terroir, anch’esso situato all’interno del comune di Vittorio<br />
Veneto. Il carattere è lo stesso di chi l’ha preceduto:<br />
esuberante e carismatico. Per uno spumante elegante che<br />
stuzzica i sensi e regala emozioni, grazie al gusto fresco,<br />
sapido ed armonico. Un assaggio totalmente diverso da<br />
quello che è stato, nel 2022, il terzo capitolo scritto dalla<br />
famiglia Balbinot, con la linea che si è arricchita con l’arrivo<br />
di Springo Green. In questo caso, non delle peculiarità<br />
di una specifica sfumatura di Rive si parla, ma di una<br />
ricerca delle proprie origini: Conegliano Prosecco Superiore<br />
Docg Brut Nature Sui Lieviti, racchiude nel calice i<br />
segreti tramandati da Osvaldo Balbinot, papà di Ernesto<br />
e nonno di Marco e Anna. “Un ritorno al passato, ma con<br />
le conoscenze enoiche di oggi”, sottolinea Ernesto Balbinot<br />
in merito a Springo Green. “Una versione sostenibile<br />
del nostro Prosecco Superiore, la più integra possibile,<br />
ma sicuramente non la più semplice da ottenere”. Infatti,<br />
anche questa è edizione a tiratura limitata, da uve, raccolte<br />
a settembre inoltrato in leggera surmaturazione per<br />
dare spessore ed intensità al vino, che provengono da un<br />
vigneto condotto secondo i criteri di sostenibilità Sqnpi<br />
nel borgo di San Michele, una frazione del Comune di<br />
San Pietro di Feletto dove ha sede l’azienda: una vigna<br />
con terreno rossastro, ricco di ferro, dalle caratteristiche<br />
uniche che si traduce nel calice con profumi floreali e delicati.<br />
Una creazione che parla di tradizione sulle Colline<br />
del Prosecco Superiore, esattamente come l’ultimo nato<br />
della linea, nel 2023: Springo Gold. È questo, infatti, il<br />
nome del Valdobbiadene Prosecco Superiore di Cartizze<br />
Docg firmato Le Manzane, per cui la cantina ha scelto di<br />
optare per la più tipica tra le interpretazioni, la versione<br />
Dry, che si è soliti dare al luogo di elezione principe per<br />
la maturazione delle uve Glera. L’apice qualitativo della<br />
Denominazione che si svela con la sua straordinaria<br />
complessità: al naso, protagonisti sono i sentori di glicine,<br />
mela verde, pera, pesca, albicocca e note di frutti<br />
tropicali, particolarità che deriva dal terreno ricco di minerali<br />
di origine marina che contraddistingue il famoso<br />
pentagono d’oro del Prosecco Superiore. In bocca, poi,<br />
Springo Gold si distingue per il sapore ricco, pieno e consistente.<br />
Elegante ed armonico, si configura come un’esperienza<br />
sensoriale unica ed esclusiva, che conduce,<br />
come le altre etichette targate della linea più prestigiosa<br />
di Le Manzane, a immergersi nella straordinaria bellezza<br />
di un territorio che domanda solo di essere ascoltato.<br />
DOSSIER
10<br />
DOSSIER<br />
La grandezza<br />
di ogni piccolo gesto<br />
Serena Wines 1881 traccia il suo terzo<br />
Bilancio di Sostenibilità<br />
Da grandi numeri derivano grandi responsabilità.<br />
E l’impegno sostenibile di un’azienda<br />
si misura innanzitutto dai benefici<br />
che genera, al suo interno, quanto esternamente.<br />
Spesso la parola sostenibilità,<br />
in una visione fortemente limitata della sua lettura, è accostata<br />
esclusivamente al piccolo. Ma sarebbe un grave<br />
errore non contare nel novero dei virtuosi<br />
quelle realtà che, per dimensioni e capacità<br />
operative, impattano maggiormente sui<br />
contesti, ambientali, economici e sociali,<br />
in cui sono inserite. A testimoniarlo<br />
è il cammino di un’azienda<br />
come Serena Wines 1881. Realtà familiare<br />
intimamente legata al territorio<br />
di Conegliano e alla produzione<br />
di Prosecco Doc e Docg, da anni<br />
muove spedita proprio in direzione del<br />
raggiungimento degli obiettivi Agenda<br />
2023 per lo sviluppo sostenibile. Rispetto per<br />
il territorio, sostegno della collettività e garanzia di<br />
elevati standard qualitativi, tutto nel segno della massima<br />
trasparenza: questo l’onere assunto in tempi non sospetti.<br />
Ed è così che, passo dopo passo, a venire posti in sequenza<br />
sono stati i molteplici traguardi raggiunti. Propositi messi<br />
nero su bianco con la scelta responsabile e volontaria<br />
di redigere annualmente un Bilancio di Sostenibilità a illustrare<br />
quanto progressivamente conseguito. Stimolata<br />
DI ROBERTA RANCATI<br />
dal raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle<br />
Nazioni Unite, Serena Wines 1881 è per l’appunto da<br />
qualche anno che ha fatto propri gli standard produttivi<br />
stabiliti da Equalitas per quanto riguarda i processi interni<br />
- che comprendono le fasi dalla lavorazione della materia<br />
prima all’imbottigliamento fino alla vendita del prodotto<br />
finito – facendo analizzare gli impatti delle attività aziendali<br />
attraverso le tre dimensioni fondamentali e<br />
inscindibili di questa certificazione: sostenibilità<br />
sociale, ambientale ed economica.<br />
“Siamo orgogliosi, come azienda<br />
e come famiglia, di presentare oggi<br />
il terzo Bilancio di Sostenibilità”,<br />
spiega Luca Serena, amministratore<br />
delegato e quinta generazione alla<br />
guida di Serena Wines 1881. “Da<br />
anni operiamo con costante attenzione<br />
verso il nostro territorio, i nostri collaboratori<br />
e i nostri clienti e cerchiamo di<br />
fare impresa per migliorare la collettività e offrire<br />
allo stesso tempo un servizio sempre all’altezza<br />
degli standard che ci siamo prefissati”. Punto di partenza<br />
per lo sviluppo a 360° di una realtà è certamente la crescita<br />
economica e Serena Wines 1881, negli ultimi anni, ha assistito<br />
ad un aumento continuo del fatturato che nel 2023 si<br />
è chiuso a quota 108 milioni di euro per un totale di 32,5<br />
milioni di bottiglie prodotte. “Veniamo da una tradizione<br />
di famiglia che trova le sue radici nel 1881”, prosegue Luca<br />
Serena. “Da allora abbiamo fatto molta strada, e arrivati<br />
a questo punto il mio desiderio è che il nostro approccio<br />
alla sostenibilità diventi sempre più reale, anche in ogni<br />
piccolo gesto quotidiano oltre che nelle parole e sulla carta”.<br />
Proprio in relazione a questo, i numeri contano: come<br />
evidenzia il trend particolarmente positivo dell’export<br />
per Serena Wines 1881 nel 2023, dove ha raggiunto un<br />
+4,92% in volumi sull’anno precedente e un +12,25% in<br />
fatturato. Un risultato importante, che ha permesso alla<br />
famiglia Serena d’investire con lungimiranza un totale di<br />
circa 570mila euro tra gennaio e dicembre 2023 in favore<br />
del progresso nei diversi ambiti di sostenibilità: dal personale<br />
all’introduzione di nuovi brand, fino agli interventi<br />
e a nuove tecnologie per la diminuzione dell’impatto ambientale<br />
(come il revamping del depuratore e il potenziamento<br />
del generatore di azoto). Da ricordare, inoltre, sono<br />
anche il miglioramento delle performance dei processi<br />
aziendali e dei sistemi di magazzinaggio, fino allo sviluppo<br />
di software per il monitoraggio dei consumi e delle non<br />
conformità. “Mi piacerebbe che la nostra azienda si facesse<br />
portavoce di esempi concreti e virtuosi di una convivenza<br />
in armonia con ciò che ci circonda e mantenesse vivo il<br />
dialogo con le nuove generazioni”, evidenzia Luca Serena.<br />
“Perché il futuro del nostro meraviglioso territorio e più<br />
in generale del pianeta è nelle loro mani”. Tra i riconosciuti<br />
leader di mercato, Serena Wines 1881 conserva tuttora<br />
una gestione familiare, valore fondante che custodisce<br />
gelosamente, oltre ad un grande rispetto per la tradizione<br />
locale e per il suo territorio. Lo sguardo è quindi sempre<br />
attento e proiettato all’innovazione e ad un futuro capace<br />
di salvaguardare i valori aziendali, ad ogni livello. Infatti,<br />
attraverso le diverse certificazioni che qualificano prodotti<br />
a marchio (fusti, imbottigliato e sfuso) – Brcgs, Ifs Food,<br />
Vini Bio, VeganOk, Lavoro Sicuro, Sedex ed Equalitas<br />
(dal 2022) –, Serena Wines 1881 mantiene fede ai propri<br />
principi di riferimento. Al fine di offrire sempre un prodotto<br />
di prima qualità, non solo il vino arriva da fornitori<br />
selezionati ma vengono anche eseguiti molteplici controlli<br />
sulle certificazioni in possesso dei conferitori, oltre a test<br />
analitici ed organolettici da parte di una commissione di<br />
enologi dedicata che esamina il vino durante tutto il suo<br />
percorso in azienda. Per garantire una verifica puntuale<br />
tutte le fasi di controllo sono revisionate ed aggiornate e<br />
per ciascun prodotto vengono svolte e registrate 15 analisi<br />
chimico fisiche e 10 test organolettici. La scelta di produrre<br />
in modo sostenibile si traduce anche nella ricerca di<br />
materiali a basso impatto ambientale, come il composto<br />
proveniente dagli scarti di estrazione mineraria del marmo<br />
utilizzato nelle etichette del brand di punta Ville d’Arfanta,<br />
ad abbracciare la filosofia dell’economia circolare.<br />
Attraverso accurati piani di prodotto, Serena Wines 1881<br />
controlla dettagliatamente i vari passaggi che compongono<br />
la filiera produttiva: tutti i processi, consumi di materie<br />
prime e acqua e, di recente integrazione, la produzione di<br />
rifiuti. Inoltre, dal 2018, la realtà di Conegliano aderisce<br />
al progetto di economia circolare RafCycle di proprietà<br />
di Upm Raflatac, che prevede la raccolta negli ambienti<br />
produttivi degli scarti delle etichette autoadesive che poi<br />
non vengono più conferite in discarica (come imballaggi<br />
misti) ma riciclate presso le cartiere del gruppo Upm per<br />
la produzione di nuova carta per etichette. Ma sostenibilità<br />
per Serena Wines 1881 fa rima anche con impegno<br />
sociale: diversi sono, infatti, i progetti benefici e di ricerca<br />
sostenuti dall’azienda, come Welfare Care per la prevenzione<br />
del tumore al seno e l’iniziativa di trasporto solidale<br />
promossa dall’Associazione Con.T.E.A. Un altro progetto<br />
di cui Serena Wines è stata promotrice riguarda la collaborazione<br />
con l’Università Ca’ Foscari di Venezia per lo<br />
sviluppo di celle fotovoltaiche a base di scarti della lavorazione<br />
del vino per la produzione di energia rinnovabile<br />
e sostenibile. Ma l’azienda veneta crede molto anche nei<br />
valori dello sport e per questo nel corso degli anni è stata<br />
sponsor di diverse squadre del territorio: Imoco Volley<br />
di Conegliano, Treviso Basket, Hockey Cortina solo per<br />
citarne alcune. Perché la grandezza di un impegno sostenibile<br />
si conta e si misura in ogni piccolo gesto.
11<br />
Un’assonanza, a svelare con un felice gioco<br />
di parole il racconto di un impegno<br />
nel segno della sostenibilità. Una scelta<br />
chiara, per un corso che rimanda a una<br />
tradizione di famiglia scandita da scelte<br />
e azioni che fin dalle origini hanno definito un modo<br />
preciso di pensare il vino e il lavoro quotidiano in vigna<br />
e in cantina.<br />
“Allegreen” è il marchio registrato che dallo scorso<br />
anno racconta alla perfezione la strada intrapresa dalla<br />
famiglia Allegrini che vede porre al centro del proprio<br />
operato il territorio. Radici che sono tutelate in quanto<br />
testimone ricevuto da chi ha preceduto e lascito da tramandare<br />
alle generazioni che verranno. E non si parla<br />
soltanto di salvaguardia ambientale, ma anche sociale.<br />
“Obiettivo di Allegrini Wines è di produrre vini di alta<br />
qualità, che riescano, da un lato ad esprimere la tipicità<br />
del territorio dal quale nascono, dall’altro che contribuiscano<br />
ad apportare beneficio alla natura, attraverso<br />
il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e della<br />
comunità di cui l’azienda è parte integrante”, spiega<br />
Francesco Allegrini, Ceo della storica realtà della Valpolicella<br />
che guida insieme ai fratelli Giovanni e Matteo<br />
e alla cugina Silvia. Ed è seguendo questa rotta che<br />
nel corso del tempo quelle che erano state le iniziali felici<br />
intuizioni di nonno Giovanni, poi sono state codificate<br />
in buone pratiche agronomiche, disciplinate ora<br />
da diverse certificazioni come Equalitas, Biodiversity<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Friend e Beekeeping. È una connessione profonda con<br />
il territorio, che spazia dalla Valpolicella al Lugana, a<br />
ispirare ogni azione e decisione di Allegrini Wines, riflettendo<br />
l’amore e il rispetto per la propria terra da<br />
parte dell’azienda e di chi la guida. Un costante migliorarsi,<br />
come evidenzia ad esempio il passaggio dalla<br />
prima valutazione di 76/100 nel 2017 all’ultima di 93<br />
nel 2023 a definire l’impegno assunto legato al protocollo<br />
Biodiversity Friend. Ma ancor prima, anche la<br />
promozione di obiettivi qualitativi e valoriali comuni,<br />
al fine di garantire lo stesso standard, che ha condotto<br />
Allegrini a farsi capofila del progetto Arnia, rete d’impresa<br />
che unisce i suoi conferitori d’uva nel segno della<br />
sostenibilità ambientale. “Si tratta di un’altra iniziativa<br />
voluta fortemente da mio padre Franco, affinché a essere<br />
messe in rete fossero innanzitutto le sperimentazioni<br />
che davano frutto, così che a beneficiarne fosse<br />
anche chi possedeva un vigneto più piccolo”, evidenzia<br />
Francesco Allegrini. “Il protocollo agronomico dell’azienda<br />
verso un modello di agricoltura sostenibile si<br />
basa su importanti obiettivi da tempo raggiunti: l’assenza<br />
d’uso di diserbanti, sostituiti dalla lavorazione<br />
attenta del sottofila; il divieto d’uso degli insetticidi,<br />
rimpiazzato dalla tecnica della confusione sessuale;<br />
la concimazione di origine naturale ed organica, così<br />
non inquinare le falde acquifere sottostanti; l’utilizzo<br />
dell’impianto di irrigazione a goccia per ottenere un<br />
risparmio di acqua”. Poi c’è il tema delle generazioni<br />
Allegrini Wines:<br />
il futuro è green<br />
L’impegno sostenibile della realtà di Fumane<br />
e il suo impatto oltre il vigneto<br />
future a fare capolino, perfettamente rappresentato<br />
dall’attenzione da parte della realtà di Fumane a garantire<br />
la tutela delle api e, più in generale, degli insetti<br />
impollinatori, con gli alveari presenti nei vigneti<br />
Allegrini Wines. “Quello della tutela del territorio e<br />
della sua bellezza è un insegnamento che abbiamo ricevuto<br />
da nostra padre Franco, che ha sempre pensato<br />
di avere una responsabilità nei confronti dei luoghi in<br />
cui viveva e lavorava”, sottolinea Francesco Allegrini.<br />
“I nostri vigneti rappresentano anche un patrimonio<br />
sociale delle comunità in cui si trovano, come testimonia<br />
il caso di Villa Cavarena, situato a Mazzurega,<br />
una frazione a nord-ovest di Fumane, a un’altitudine<br />
di 500 metri s.l.m. Qui, dove nascono le uve che danno<br />
forma al Palazzo della Torre, il vigneto è stato recuperato<br />
da uno stato di abbandono nei primi anni del<br />
nuovo millennio, restaurando anche i muretti storici,<br />
sotto il Patrimonio Unesco, chiamati Marogne”. Ma<br />
non è il solo esempio. “C’è anche il caso di Marezzane,<br />
vigneto situato all’interno del Parco Naturalistico della<br />
Valpolicella che s’inserisce in un progetto di riqualificazione<br />
di un’ex area industriale estrattiva. Buona<br />
parte delle sue uve è raccolta in cassetta, componendo<br />
così la selezione dei migliori frutti destinati all’appassimento”.<br />
Un tema, quello della riqualifica delle aree<br />
dismesse nel comprensorio, da sempre caro alla famiglia<br />
Allegrini. “Penso a Terre di Fumane, oggi Società<br />
consortile agricola e centro d’avanguardia per la ricerca<br />
proprio sull’appassimento delle uve della Valpolicella”,<br />
prosegue Francesco Allegrini. “Nata su impulso<br />
del legame tra mio padre e il prof. Roberto Ferrarini,<br />
un tempo fabbrica ex York che produceva batterie, poi<br />
dismessa, è uno spazio che è stato restituito alla comunità<br />
con la scelta di Franco di recuperare qualcosa che<br />
già esisteva ma era abbandonato, proprio sulla strada<br />
su cui transitava tutti i giorni per andare da casa all’azienda,<br />
piuttosto che erigere nuove costruzioni e impattare<br />
sul paesaggio”. Un’ulteriore testimonianza che<br />
dietro ogni calice di vino, c’è sempre tanto di più da<br />
raccontare. “Mio padre Franco si è continuamente impegnato<br />
per migliorare la qualità che ha sempre distinto<br />
i nostri vini, prendendosi cura della nostra terra”,<br />
conclude Francesco Allegrini. “Oggi vogliamo essere<br />
i custodi della nostra eredità perpetuando la sua visione.<br />
Lo faremo con il progetto che sintetizza in un unico<br />
luogo tutti gli insegnamenti che abbiamo ricevuto<br />
da chi ci ha preceduto: la nuova struttura produttiva<br />
Tenuta Merigo in costruzione a Fumane. Uno spazio<br />
all’avanguardia nel segno della massima sostenibilità,<br />
che si svilupperà su 10mila mq vicino alla nostra storica<br />
sede. Un’opportunità per l’intero territorio e per la<br />
comunità che qui risiede, grazie alle occasioni che si<br />
creeranno, dal punto di vista dell’impiego fino all’accoglienza<br />
legata all’enoturismo, tema tanto caro anche<br />
a mio nonno che ci ha insegnato ad aprire le porte della<br />
cantina e a raccontare i nostri vini”. Con il futuro di<br />
questo angolo di Valpolicella pronto a colorarsi sempre<br />
più di verde.<br />
DOSSIER
12<br />
DOSSIER<br />
Unità<br />
nella diversità<br />
Il cammino sostenibile, dalla vigna all’etichetta,<br />
del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato<br />
DI ROBERTA RANCATI<br />
U<br />
na nuova consapevolezza di sé, che passa da quella “unità<br />
nella diversità” che celebra l’identità stessa di un territorio.<br />
Una nuova immagine per raccontare ancor più nel dettaglio,<br />
attraverso le nuove etichette consortili, l’unicità del mosaico<br />
che delinea l’eccellenza del vino piemontese che fa capo<br />
al Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. È, infatti,<br />
ben più di una semplice rivisitazione grafica quella che ci<br />
pone oggi innanzi ai volti e alle anime delle Denominazioni<br />
tutelate dall’ente istituito nel 1946 e che ancora oggi salvaguardia<br />
e promuove 14 prestigiose Denominazioni: quattro<br />
Docg e 10 Doc. Tra le prime figurano Barbera d’Asti<br />
Docg, Nizza Docg, Ruché di Castagnole Monferrato Docg<br />
e Terre Alfieri Docg; tra le seconde, troviamo Albugnano<br />
Doc, Calosso Doc, Cortese dell’Alto Monferrato Doc, Dolcetto<br />
d’Asti Doc, Freisa d’Asti Doc, Grignolino d’Asti Doc,<br />
Loazzolo Doc, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Doc,<br />
Monferrato Doc e Piemonte Doc. Per quella che a tutti gli<br />
effetti si configura come un racconto condiviso che narra<br />
al contempo di essenziali peculiarità a definire un universo<br />
capace di mostrare tutta la sua bellezza frutto della biodi-<br />
versità di queste terre. Una zona ad alta densità vocazionale,<br />
il Monferrato, quando si parla di vino ma non solo: proprio<br />
come dimostra il fatto che ci sia vita – e che vita! – al di là<br />
della Barbera d’Asti. Merito di molteplici volti, espressioni<br />
di altrettante eccellenze, di una zona che sempre più sta scalando<br />
posizioni per gradimento nel calice sia tra neofiti del<br />
vino alle prime armi sia tra esperti appassionati. “Parlare di<br />
identità significa riconoscere e valorizzare le peculiarità di<br />
ogni Denominazione, ma anche tessere queste diversità in<br />
un tessuto comune piemontese, coeso e unitario”, esordisce<br />
il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato,<br />
Vitaliano Maccario. “La Barbera non è solo il cuore<br />
dei nostri vini, ma anche il vitigno da cui scaturisce la nostra<br />
tradizione vinicola. La nuova grafica si propone come un<br />
simbolo forte di questa visione: l’impronta digitale sul logo<br />
non solo certifica l’autenticità e l’unicità del territorio, ma<br />
simbolizza anche la comunità – ogni produttore, ogni cittadino<br />
che contribuisce alla ricchezza della nostra identità<br />
collettiva”. Ecco che il vino è viatico a qualcosa di più grande:<br />
è filo che intesse la trama di un intero territorio e di una<br />
sostenibilità che è, di conseguenza, ambientale, sociale ed<br />
economica al medesimo tempo.<br />
La contemporaneità dei vini del Monferrato<br />
Non è un caso, d’altronde, se è davvero una straordinaria<br />
biodiversità in vigna quella a definire una terra proclamata<br />
Patrimonio dell’Umanità Unesco. Una zona di vini capaci<br />
non soltanto di trasporre in bottiglia il valore e la storia<br />
di queste aree, ma anche di rispondere a quelli che sono i<br />
nuovi indirizzi nei consumi. “La Barbera d’Asti, con la sua<br />
innata freschezza e immediata bevibilità, si rivela essere in<br />
effetti un vino particolarmente apprezzato dalle nuove generazioni”,<br />
evidenzia il presidente Maccario. “Queste sue<br />
caratteristiche la rendono un eccellente punto di partenza<br />
per quanti desiderino esplorare la ricca tradizione enologi-
13<br />
ca del Monferrato”. Ed è così che a far capolino ritornano a<br />
essere espressioni che stanno vivendo una seconda giovinezza,<br />
è proprio il caso di dirlo.<br />
“Denominazioni come il Grignolino d’Asti Docg e il Ruché<br />
di Castagnole Monferrato Docg”, prosegue Maccario,<br />
“stanno registrando un’interessante ascesa di popolarità tra<br />
i giovani consumatori. La loro riscoperta può essere attribuita<br />
alla tendenza verso vini che si distinguono per leggerezza<br />
e freschezza, caratteristiche ideali per occasioni conviviali e<br />
meno formali. Queste produzioni, grazie alla loro accessibilità<br />
e al loro profilo gustativo poco impegnativo, rappresentano<br />
veri e propri ponti culturali che invitano i giovani a innamorarsi<br />
non solo delle specifiche etichette ma dell’intero<br />
panorama enologico del Monferrato e dell’astigiano”. Ecco,<br />
dunque, che la stessa sostenibilità economica e sociale che<br />
fa vivere queste aree, si tramuta in principio d’innovazione.<br />
I nuovi orizzonti della cooperazione<br />
tra uomo e natura<br />
La salvaguardia e l’attenta custodia di tradizioni vitivinicole<br />
tramandate di generazione in generazione per lungo tempo,<br />
e che oggi riemergono vive come mai prima, si sono<br />
trasformate in un impegno che, giorno dopo giorno, sta<br />
conducendo ben oltre la preservazione e la celebrazione<br />
dell’unicità di un territorio e delle sue inestimabili Denominazioni.<br />
“È manifesta, qui, la bellezza incontrastata dei<br />
nostri territori. E il riconoscimento da parte dell’Unesco<br />
è sicuramente un importante valore aggiunto che negli<br />
ultimi anni ci ha permesso di portare, ancor di più, nel<br />
mondo la conoscenza dei nostri vini”, spiega Maccario. “È,<br />
però, fondamentale ricordarsi che tale unicità è possibile<br />
solo grazie a una costante cooperazione tra uomo e natura.<br />
È il frutto del lavoro di centinaia di anni portato avanti<br />
dai nostri uomini e dalle nostre donne che hanno saputo<br />
mantenere, ma anche interpretare secondo i tempi, la tradizione<br />
vitivinicola, nel rispetto della storia e del paesaggio”.<br />
Ecco, allora, il vino farsi così ambasciatore e simbolo<br />
in cui trova sintesi il volto più rappresentativo della vocazione<br />
storica di un territorio, grazie a cui il valore della sostenibilità<br />
acquisisce concretezza e centralità, non solo in<br />
termini ambientali ma anche sociali. Tradizioni centenarie<br />
e un approccio che si concentra sulla conservazione della<br />
bellezza naturale, in una costante rinnovarsi di sinergie e<br />
connessioni. “La nostra mission, oggi, deve essere quella di<br />
consolidare quanto di grande fatto nel corso del tempo sul<br />
territorio, ma aprirci sempre più al mondo, internazionalizzandoci”,<br />
continua Maccario. Il Consorzio Barbera d’Asti<br />
e Vini del Monferrato, d’altronde, sempre più si muove<br />
spingendo in direzione di un allargamento degli orizzonti,<br />
valorizzando e promuovendo il Monferrato non solo come<br />
eccellenza vitivinicola, ma anche come destinazione enoturistica<br />
a 360°, ricca di tradizioni gastronomiche e culturali.<br />
“Grazie al costante impegno dei nostri viticoltori e alla strategica<br />
visione di promozione e valorizzazione delle piccole<br />
Denominazioni emergenti, stiamo assistendo a un incoraggiante<br />
recupero”, sottolinea Maccario in merito ai trend<br />
che hanno definito questo primo semestre che volge alla<br />
conclusione. “I dati preliminari sull’imbottigliamento del<br />
<strong>2024</strong> indicano infatti un segno più, dimostrazione di una<br />
resilienza che alimenta la fiducia per un anno di riscatto. In<br />
particolare, la Barbera d’Asti Docg continua a distinguersi,<br />
frutto di un meticoloso lavoro di squadra focalizzato sulla<br />
qualità, che ci fa guardare al futuro con ottimismo e la convinzione<br />
che il <strong>2024</strong> segnerà un momento importante per il<br />
nostro territorio e i nostri vini. La fiducia che nutriamo nei<br />
confronti del futuro del Monferrato e delle sue Denominazioni<br />
deriva non solo da un ottimismo innato ma anche da<br />
una serie di dati concreti e successi accumulati: negli ultimi<br />
10 anni, abbiamo assistito infatti a una crescita esponenziale,<br />
non solo in termini di volume produttivo ma anche per<br />
quanto riguarda la qualità e la reputazione dei nostri vini<br />
sui mercati nazionali e internazionali”. Uno slancio positivo<br />
che, come evidenziato, trova un riflesso nel rafforzamento<br />
dell’identità territoriale, che poi si traduce in quella cura del<br />
territorio che porta a un rafforzamento della sostenibilità<br />
ambientale attraverso l’innovazione, come evidenzia il caso<br />
del progetto NoviAgri.<br />
L’intelligenza artificiale<br />
al servizio della Barbera del futuro<br />
La Barbera del futuro, ma non solo, nasce in vigna. E lo fa<br />
attraverso test sul campo che tratteggiano i contorni di un<br />
progetto pionieristico che mira a migliorare e ottimizzare<br />
il controllo delle malattie in vigneto, quali Flavescenza Dorata<br />
e Mal dell’Esca. Lo fa attraverso scelte d’avanguardia,<br />
con l’impiego avanzato di tecnologie e intelligenza artificiale,<br />
tra cui un’applicazione mobile e un Decision Support<br />
System (DSS). Avviato con l’intento di ridurre l’impatto<br />
ambientale e i costi di gestione in vigneto, grazie a una minore<br />
dispersione dei trattamenti fitosanitari, NoviAgri ha<br />
già dimostrato risultati promettenti. “Siamo estremamente<br />
orgogliosi dei progressi compiuti con il progetto”, evidenzia<br />
Vitaliano Maccario. “L’integrazione dell’intelligenza artificiale<br />
nella viticoltura non è solo il futuro, ma è già una realtà<br />
nel nostro territorio, dimostrando che l’innovazione tecnologica<br />
può andare di pari passo con la tradizione e la manualità<br />
dei nostri viticoltori”. Sostenibilità, a tutto tondo. Per un<br />
approccio multidisciplinare, sinergia tra pubblico e privato,<br />
fondamentale per affrontare le sfide della viticoltura moderna.<br />
“Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato<br />
continuerà con entusiasmo il suo percorso di innovazione<br />
e sostenibilità”, chiosa Maccario, “confermando il proprio<br />
impegno non solo verso la qualità eccezionale dei suoi<br />
prodotti, ma anche verso la tutela dell’ambiente e la salute<br />
dei consumatori”. Per un cerchio che si chiude, mostrando<br />
tutta la forza di un universo proiettato al domani.<br />
DOSSIER
14<br />
stenibilità è un tema centrale poiché va di pari passo con<br />
la nostra idea di progettualità a lungo termine”. E quanto<br />
pesa invece per il consumatore finale? “Quando parliamo<br />
di Wine & Spirits possiamo dividere i consumatori in due<br />
macrocategorie: da un lato ci sono giovani under 30, in cui<br />
soprattutto le donne dimostrano un certo interesse verso<br />
i prodotti certificati, aperti alle nuove tendenze, ma che<br />
non sempre riconoscono il valore<br />
economico, a causa di una<br />
bassa propensione al consumo;<br />
dall’altra, troviamo un target<br />
più maturo che accoglie con<br />
maggiore consapevolezza prodotti<br />
che rientrano in questa<br />
categoria, siano essi di nicchia<br />
o più disponibili nel mercato”.<br />
DOSSIER<br />
Il costo di una<br />
scelta virtuosa<br />
Il consumatore finale è realmente disposto<br />
a pagare la sostenibilità?<br />
La comunicazione dell’asset sostenibilità presenta<br />
oggi ampi margini di miglioramento, almeno<br />
per il mondo del vino tricolore. Questo<br />
è quanto evidenzia l’ultima Indagine sul settore<br />
vinicolo in Italia firmata dall’Area Studi Mediobanca.<br />
Solo il 34,9% delle maggiori cantine del Belpaese,<br />
infatti, redige un Bilancio di Sostenibilità. Dato che progredisce<br />
a 38,6% tra i produttori con più di 50 milioni di<br />
fatturato. Le principali motivazioni sono: complessità del<br />
processo di validazione o consuntivazione (per il 26,8%<br />
delle imprese), mancanza di benchmark o best practice<br />
di riferimento (14,3%), difficoltà a coinvolgere le funzioni<br />
aziendali rilevanti e carenza di competenze specifiche<br />
(10,7%). Ma all’utente finale, cosa arriva di quello che è<br />
l’impegno di un produttore per essere sostenibile? E soprattutto:<br />
quanto il consumatore è disposto a riconoscere<br />
sotto il profilo economico il prezzo di scelte virtuose assunte<br />
lungo la filiera? L’abbiamo domandato ad alcuni dei<br />
protagonisti della distribuzione Horeca in Italia.<br />
Alessandro Sarzi Amadè: “Sostenibilità è scelta<br />
senza compromessi”<br />
“Personalmente pongo sempre la qualità dei vini come primo<br />
criterio di selezione delle cantine da distribuire”, esordisce<br />
Alessandro Sarzi Amadè, titolare di Sarzi Amadè con<br />
la sorella Claudia e il padre Nicola. “Ovviamente sono sempre<br />
colpito e sostengo l’impegno di una realtà che si spende<br />
per produrre vini sani, con criteri sostenibili e rispettosi,<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
cosa che mi sembra sempre più diffusa e affrontata con<br />
convinzione”. E i consumatori? “Sicuramente il consumatore<br />
è sempre più attento alla scelta di un prodotto sostenibile,<br />
anche se non sempre è così semplice essere a conoscenza<br />
delle pratiche messe in atto dalle cantine”, prosegue<br />
Sarzi Amadè. “È decisamente più semplice individuare un<br />
vino Bio o Vegan, e qui sicuramente l’attenzione nella scelta<br />
da parte del consumatore è<br />
crescente e consolidata”. Ma<br />
l’utente finale è realmente disposto<br />
a pagare di più? “In linea<br />
di massima direi di sì. Si tratta<br />
di una scelta che va fatta senza<br />
compromessi, consapevoli<br />
che si debba fare un sacrificio<br />
dal punto di vista economico”.<br />
Leonardo Sagna: “Sostenibilità tema centrale<br />
per una progettualità a lungo termine”<br />
Leonardo Sagna, quarta generazione di Sagna S.p.A., distribuzione<br />
torinese diretta insieme al padre Massimo e il<br />
fratello Carlo Alberto, spiega: “Il tema della sostenibilità ci<br />
coinvolge trasversalmente da diversi anni e acquisterà sempre<br />
maggior peso in futuro. Noi, lo viviamo già da molto<br />
attraverso l’impegno di diverse aziende che rappresentiamo,<br />
come Louis Roederer, Querciabella, Ronchi di Cialla,<br />
Domaines Ott e Rhum J.M. E proprio nella valutazione<br />
dell’inserimento di nuove realtà a catalogo, quello della so-<br />
Pietro Pellegrini: “La sostenibilità paga, entro<br />
certi limiti”<br />
“Oggi si parla moltissimo di sostenibilità, ma ovviamente<br />
la maggior parte delle scelte devono essere fatte dai<br />
produttori più che da noi distributori, che abbiamo il<br />
compito di supportarli”, sottolinea Pietro Pellegrini, presidente<br />
di Pellegrini S.p.A. “Per quanto riguarda la nostra<br />
selezione, tutti i prodotti che distribuiamo derivano da<br />
progetti agricoli di alta qualità e attenti a questo tema,<br />
sia in merito alle lavorazioni nel vigneto che in cantina<br />
e successivamente per la scelta dei dettagli del prodotto<br />
finito, come ad esempio l’utilizzo di bottiglie meno pesanti”.<br />
Ma che riscontro si ottiene in tema dal consumatore<br />
finale? “Si parla talmente tanto di sostenibilità che<br />
il consumatore ne è sicuramente attento, pur lasciando<br />
in primo piano la qualità, ritenuta<br />
ancora l’elemento fondamentale”.<br />
Ma è un’attenzione<br />
che poi paga? “Si, entro certi<br />
limiti, anche se il valore della<br />
marca rimane insieme alla relazione<br />
tra domande offerta il<br />
fattore principale a determinare<br />
il livello del prezzo”.<br />
Fabio Torretta: “Sostenibilità driver che guida<br />
gli acquisti”<br />
La chiosa è di Fabio Torretta, general manager di Compagnia<br />
dei Caraibi. “La sostenibilità è un criterio centrale per<br />
Compagnia dei Caraibi, che influenza non solo la selezione<br />
dei prodotti ma anche la scelta dei fornitori, l’adozione<br />
di un Codice Etico e la preferenza per produttori che dimostrano<br />
un impegno concreto in tema”, evidenzia. “Oggi<br />
sempre più ci troviamo di fronte a consumatori consapevoli<br />
e responsabili, che preferiscono brand e prodotti capaci<br />
di rispecchiare i loro valori personali, inclusi quelli legati<br />
alla sostenibilità ambientale e sociale”, prosegue Torretta.<br />
“Anche nel segmento di Spirits e vini, è diventata un driver<br />
che guida gli acquisti, con le aziende che adottano pratiche<br />
sostenibili che beneficiano sia di un’immagine positiva sia<br />
di una maggiore fidelizzazione”. Scelte che pagano, ad avviso<br />
del general manager di Compagnia dei Caraibi. “I consumatori<br />
più informati e sensibili sono disposti a pagare un<br />
premium price per prodotti che rispecchiano i valori della<br />
sostenibilità ambientale e sociale. Ad influenzare positivamente<br />
la disponibilità a pagare di più sono inoltre la percezione<br />
della qualità, generalmente più alta se parliamo di<br />
prodotti sostenibili, e la fascia demografica di appartenenza.<br />
I consumatori più giovani, come i Millennials e la Gen<br />
Z, tendono a essere più sensibili alle questioni ambientali e<br />
sociali e più propensi a investire<br />
in questa categoria di prodotti.<br />
Infine, la disponibilità economica<br />
è un fattore determinante:<br />
i consumatori con un reddito<br />
più elevato sono naturalmente<br />
più predisposti a sostenere i<br />
costi aggiuntivi associati ai prodotti<br />
sostenibili”.
15<br />
ratterizzano l’offerta: per un catalogo come il nostro, questa<br />
tendenza ci fa guardare ai mesi futuri con ottimismo.<br />
I consumatori sono disposti oggi a riconoscere<br />
sotto il profilo economico il prezzo di scelte sostenibili<br />
a livello produttivo e di filiera?<br />
CM – Parlando di Wine & Spirits ma non solo, il consumatore<br />
non è incline a spendere di più per dare seguito a<br />
quello che può essere uno specifico impegno sostenibile<br />
da parte di un produttore: questa è la dura realtà. Però,<br />
oggi, quella della sostenibilità è una componente che<br />
viaggia di pari passo con la qualità: è una sorta di garanzia<br />
che viene quasi data per assodata. Nei nostri cataloghi è<br />
proprio questo quel che ritroviamo: prodotti di qualità,<br />
che rispettano l’ambiente e che sono frutto di pratiche sostenibili<br />
a ogni livello.<br />
“È l’anno<br />
dei distributori”<br />
Il <strong>2024</strong> dell’Horeca e di Gruppo Meregalli<br />
nell’analisi di Marcello Meregalli e Corrado Mapelli<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Ma come, nelle sue molteplici sfaccettature, il<br />
tema della sostenibilità oggi condiziona l’operato<br />
di un distributore?<br />
MM – Come Meregalli siamo da sempre attenti, anche<br />
internamente, a offrire un nostro contributo in tema di<br />
sostenibilità a 360°: dall’impegno per il raggiungimento<br />
della Carbon Neutrality a livello aziendale ai pannelli solari,<br />
che abbiamo scelto per rispondere al fabbisogno energetico<br />
della nostra sede toscana e dei centri logistici. Tutti<br />
progetti autofinanziati, proprio perché non cerchiamo<br />
applausi ma crediamo realmente che sia giusto operare<br />
in maniera sostenibile a ogni livello, fissando dei traguardi<br />
concreti. È per questo che nel 2023 Gruppo Meregalli<br />
è diventato Società Benefit, per cui, oltre agli obiettivi di<br />
profitto, nell’oggetto sociale è inserito anche l’impegno di<br />
perseguire nel lungo periodo un impatto favorevole su società<br />
ed ecosistemi.<br />
Cosa implica la vostra recente scelta di adottare<br />
il sistema Blockchain per garantire la tracciabilità<br />
della vostra distribuzione?<br />
MM – Abbiamo scelto di ispirarci ad altri mondi, dove<br />
queste pratiche sono da tempo in uso, per garantire ancora<br />
più sicurezza ai nostri clienti rispetto ai prodotti che vendiamo,<br />
ma al contempo salvaguardare il nostro di lavoro.<br />
Certificando il percorso di ogni bottiglia dal produttore<br />
fino alla tavola di chi la berrà, riusciamo a offrire un servizio<br />
più puntuale ai nostri partner in caso di problemi, ma anche<br />
di tutelarci laddove ci siano referenze sul mercato che<br />
non facciano diretto riferimento alle nostre assegnazioni.<br />
DOSSIER<br />
d’inizio d’anno, l’importanza di affidarsi<br />
ai servizi di un distributore, i trend che<br />
si vanno imponendo sul mercato, ma anche i<br />
temi centrali della sostenibilità e dell’innovazione.<br />
Con Marcello Meregalli, amministrato-<br />
L'andamento<br />
re delegato, e Corrado Mapelli, direttore generale, tracciamo<br />
un primo bilancio del <strong>2024</strong> di Gruppo Meregalli.<br />
Che <strong>2024</strong> è stato finora per Gruppo Meregalli?<br />
CM – È un anno più prudente, quello che stiamo vivendo,<br />
rispetto ai passati. In questo primo semestre <strong>2024</strong> assistiamo<br />
a una coda della prudenza che ha connotato il finale<br />
2023. Per noi, significa una crescita più importante per la<br />
componente vino rispetto agli Spirits: parliamo di un incremento<br />
del +4% per la prima e una parità sostanziale per<br />
la seconda in termini di andamenti. Stanno funzionando<br />
bene, in questo contesto di mercato, i marchi e i prodotti<br />
consolidati che il consumatore conosce. Non abbiamo, tuttavia,<br />
rinunciato a nuovi inserimenti di aziende che in questo<br />
particolare frangente possono aver bisogno di un distributore<br />
e del suo know how: tutte realtà con un certo peso<br />
specifico, cui andiamo a fornire posizionamento, capillarità<br />
di distribuzione, branding e supporto commerciale.<br />
Come prosegue il progetto Visconti43 e che risposte<br />
hanno avuto le novità inserite a catalogo?<br />
MM – Visconti43 sta andando molto bene nel suo complesso<br />
su tutto l’Horeca italiano. I nuovi inserimenti stanno<br />
funzionando, anche perché, come accennato, in questo<br />
frangente di mercato così prudenziale il sostegno che offre<br />
con il suo servizio e la sua capillarità un distributore facilita<br />
l’evasione anche di piccoli ordini frequenti. Ora andiamo<br />
incontro a quello che prevediamo essere un secondo<br />
semestre dove sarà più facile registrare incrementi significativi<br />
su tutti i fronti in raffronto all’andamento 2023, in<br />
cui si era assistito a un’iniziale coda di euforia post-Covid<br />
cui ha fatto seguito un Natale non così spumeggiante.<br />
Si è assistito all’emergere di qualche nuovo trend<br />
in questo inizio d’anno?<br />
MM – Prosegue il trend dei vini bianchi che ha caratterizzato<br />
il 2023. Si consolida anche il rinnovato gusto per le<br />
produzioni in bianco più importanti. Anche se in questi<br />
mesi e settimane in cui la stagione estiva fatica a fare capolino,<br />
ci stiamo trovando davanti a un’Italia spaccata in<br />
due in termini di consumi: a Nord ancora si bevono grandi<br />
rossi “invernali”, mentre a Sud è già partita la stagione<br />
per i vini bianchi.<br />
CM – Se guardiamo ai luoghi di consumo, invece, si riconferma<br />
il trend dell’Hôtellerie: le aperture in essere o già in<br />
agenda per il prossimo futuro nelle località di punta, come<br />
Portofino, Roma, Costa Smeralda o Versilia, sono tantissime<br />
e il livello è notevolmente cresciuto. I cinque stelle e<br />
i resort di lusso rappresentano location importanti a cui<br />
guardiamo con profondo interesse proprio per il carattere<br />
delle bottiglie, di livello medio alto e premium, che ne ca-<br />
Nel vostro percorso evolutivo come distribuzione<br />
al passo con le ultime innovazioni tecnologiche<br />
s’inserisce la novità Siom: di cosa si tratta?<br />
CM – È un’interfaccia operativa che collega la nostra forza<br />
vendite con l’azienda e che entrerà in funzione dal 1° settembre.<br />
Per l’agente, si tratta di un’evoluzione, lo step 2.0,<br />
della trasmissione degli ordini telematico. Questo consente<br />
una visione ancora più chiara del profilo di ogni cliente,<br />
favorendo una reale attività di consulenza. Introduciamo<br />
così un sistema davvero evoluto di gestione, costruito con<br />
un’importante casa informatica e che, nei progetti, un domani<br />
vede la possibilità di vendere il software anche ad<br />
altre realtà con una rete vendite strutturata: non siamo,<br />
infatti, gelosi, perché riteniamo che se tutti abbiamo l’occasione<br />
di migliorare, il settore non può solo che giovarne.<br />
Quali sono le prospettive per la seconda parte<br />
dell’anno per il mondo Horeca e il sistema distributivo<br />
Meregalli?<br />
CM – In attesa del vero inizio d’estate, siamo assolutamente<br />
positivi sul prosieguo del <strong>2024</strong>. Siamo ottimisti<br />
innanzitutto per quel che si diceva prima rispetto all’andamento<br />
2023: la seconda metà dell’anno, infatti, è stata una<br />
fase caratterizzata da un rallentamento, il che offre oggi<br />
più prospettive di crescita in un confronto. Basta davvero<br />
poco, poi, per far ripartire quella generale fiducia che<br />
rappresenta sempre il traino decisivo nei consumi per il<br />
mondo del fuoricasa.
16<br />
DOSSIER<br />
Un nuovo modo<br />
di raccontare il vino<br />
Cantine Riunite & Civ sfata i pregiudizi<br />
su Lambrusco e Prosecco coi suoi Brand Ambassador<br />
Il racconto del vino è da sempre tema complesso.<br />
Lo è soprattutto quando sul tavolo sono poste<br />
produzioni che, per le più svariate motivazioni,<br />
vivono il pregiudizio di una narrazione passata<br />
da cui si fatica a distaccarle. È il caso di due riferimenti<br />
enologici tricolore come Lambrusco e Prosecco,<br />
che nelle loro molteplici sfumature si ritrovano spesso<br />
“ostaggio” di una serie di preclusioni che ne danneggiano<br />
poi l’immagine agli occhi del<br />
consumatore finale. È per questo che,<br />
mai come oggi, per le aziende è fondamentale<br />
la figura di chi, costantemente<br />
in prima fila, si dedichi a spiegare<br />
agli attori della filiera i perché<br />
dietro ogni prodotto, tratteggiando<br />
le distintività e facendo toccare con<br />
mano quanto sbagliati possano essere<br />
certi consolidati pregiudizi. Proprio<br />
in quest’ottica, tre anni fa, è nata<br />
la figura del Brand Ambassador &<br />
Sell Out di Cantine Riunite & Civ per il canale Horeca.<br />
Trait d’union tra commerciale e marketing, non si limita<br />
a raccontare il vino, ma è anche latore di preziose informazioni,<br />
riportando quel che succede nel mondo fuori<br />
dall’azienda e raccogliendo riscontri diretti e voci lungo<br />
la filiera, dal grossista al consumatore finale. “Il nostro<br />
obiettivo con la creazione della struttura dei Brand Ambassador<br />
& Sell Out”, spiega Francesca Benini, Sales &<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Marketing Director di Cantine Riunite & Civ, “è stato<br />
quello di aiutare a far conoscere a livello nazionale i prodotti<br />
che compongono le linee Horeca di Albinea Canali,<br />
Cavicchioli e Maschio dei Cavalieri”. Si è formata<br />
così nel tempo una “squadra” oggi composta da cinque<br />
professionisti coordinati da Stefania Vitullo. “Il mondo<br />
del vino, che è un universo frammentato, vive di una<br />
domanda che porta a consumare in ogni ambito territoriale<br />
principalmente i vini della zona”,<br />
prosegue Francesca Benini. “L’unico<br />
vitigno trasversale in Italia è la Glera,<br />
che sotto forma di Prosecco si beve<br />
dal Trentino alla Sicilia. Ma noi siamo<br />
anche specialisti del Lambrusco,<br />
che riteniamo possa rappresentare<br />
un’altra tipologia adatta a un consumo<br />
lungo tutta la penisola, ma al contempo<br />
per cui sussistono delle remore<br />
nel consumatore. Da qui la necessità<br />
di farlo conoscere, assaggiare, ma soprattutto<br />
spiegarlo nelle sue diverse sfumature”. Questo<br />
è compito dei Brand Ambassador & Sell Out di Cantine<br />
Riunite & Civ. “Tanto il Prosecco quanto il Lambrusco<br />
non sono ancora percepiti nell’immaginario comune<br />
come prodotti Premium”, evidenzia Stefania Vitullo.<br />
“Vengono, infatti, visti come vini da pasto, con un rimando<br />
ancorato alle loro passate origini contadine”. Il<br />
Lambrusco, in particolare, rimane così letto dal consu-<br />
matore come adatto esclusivamente ad accompagnare<br />
piatti della tradizione emiliana. “Il nostro obiettivo è<br />
cambiare questo percepito tra i clienti”, prosegue Stefania<br />
Vitullo. “Il Lambrusco, infatti, assaggiato libero da<br />
vincoli, poi piace. D’altronde la sua è una storia antichissima,<br />
tra le più nobili in Italia: è il vero autoctono, che si<br />
esprime con diverse varietà di uve, che noi come Riunite<br />
& Civ abbiamo poi la capacità di vinificare in numerose<br />
forme. Spaziamo, tra tecniche che si adattano a ogni<br />
occasione, dallo spumante al frizzante, fino ad arrivare<br />
all’ancestrale: a seconda del gusto del cliente siamo così<br />
sempre in grado di offrire qualcosa di unico”. Ma il lavoro<br />
del Brand Ambassador & Sell Out di Cantine Riunite<br />
& Civ non è semplicemente presentare e far assaggiare il<br />
contenuto di una bottiglia. “Occorre anche spiegarlo il<br />
mondo del Lambrusco, che è particolarmente articolato<br />
spaziando dal Reggiano al Sorbara fino al Grasparossa,<br />
avendo poi ogni varietà una specifica storia legata al terroir<br />
d’origine”, sottolinea Francesca Benini. Ed è proprio<br />
questo l’obiettivo a cui mirano i Brand Ambassador<br />
& Sell Out di Cantine Riunite & Civ: arrivare a far comprendere,<br />
al ristoratore e al grossista in primis, al consumatore<br />
di riflesso, la storia del prodotto e il suo legame<br />
col territorio. “Tutte informazioni che non sono trasmissibili<br />
attraverso il retro di un’etichetta o un leaflet, per<br />
quanto ben fatti”, aggiunge Francesca Benini. Questi<br />
“evangelisti” dei prodotti e dei valori di Cantine Riunite<br />
& Civ sono così protagonisti durante l’anno di degustazioni,<br />
eventi pubblici o formazione per la forza vendite.<br />
“Nel tempo, poi, si sono aggiunti anche compiti di natura<br />
più commerciale, come la mappatura dei territori e le<br />
indagini sul campo su cosa funzioni meglio di altro tra le<br />
diverse etichette che proponiamo al canale Horeca. Ma<br />
anche l’analisi della concorrenza e lo stimolo della vendita<br />
poi che sarà finalizzata dal capoarea di zona”, spiega<br />
Francesca Benini. Oggi la struttura è composta da cinque<br />
Brand Ambassador & Sell Out suddivisi per aree geografiche,<br />
tra Milano, Emilia-Romagna, Roma e Napoli,<br />
più un jolly, Carlo Cavicchioli, che lavora in maniera più<br />
trasversale in qualità di rappresentante del marchio che<br />
rimanda alla storia della sua famiglia. “Stiamo provano<br />
a innovare, tanto col Lambrusco quanto col Prosecco,<br />
in termini di narrazione e anche di bevuta, sviluppando<br />
un progetto che ha coinvolto anche la mixology”, interviene<br />
Stefania Vitullo. “Per il Lambrusco, in particolare,<br />
usiamo ricette che sfruttano le creazioni originali di un<br />
nostro bartender e che spaziano tra tipologie, stagioni,<br />
fino al gusto delle persone cui è proposto. Puntiamo<br />
così a spostare la focalizzazione dall’abbinamento con<br />
la mera cucina tradizionale emiliana, allargando gli<br />
orizzonti dei consumi anche all’aperitivo e, perché no, il<br />
dopocena”. D’altronde, con una gradazione alcolica non<br />
alta, una bollicina che invoglia a farsi bere e la possibilità<br />
di trasformarli in altro con la mixology, le tipologie<br />
di prodotto al centro dell’offerta di Cantine Riunite &<br />
Civ per l’Horeca hanno tutto oggi per potersi rilanciare<br />
come referenze di tendenza. “Una cosa che abbiamo sperimentato<br />
sul campo è che se si parla di bollicina rossa,<br />
ad esempio, il percepito rispetto al Lambrusco cambia”,<br />
sottolinea Stefania Vitullo. “È l’approccio che muta, soprattutto<br />
in questo periodo estivo, dove è importante<br />
bere il Lambrusco servito fresco. Ed è proprio così che va<br />
raccontato: come una bevuta rifrescante, piacevole, profumata,<br />
fragrante, adatta a ogni occasione”. È un racconto<br />
2.0 di un ricordo che si rinnova, quello oggi presentato.<br />
Con i pregiudizi a venire spazzati via anche da nuovi<br />
approcci, come il Metodo Classico che eleva il Lambrusco,<br />
tra Rosé del Cristo e Lo Scarlatto di Umberto con<br />
Cavicchioli, o la scelta distintiva di una vinificazione che<br />
parte da mosto e consente di mantenere la freschezza<br />
nel tempo, per Maschio dei Cavalieri e il suo Prosecco.<br />
“C’è spesso il pregiudizio rispetto a un passato che non<br />
si cancella, ma poi con l’assaggio il percepito muta sempre<br />
radicalmente”, chiosa Francesca Benini. Perché oggi,<br />
nel grande oceano del vino, è importante sapere cosa<br />
rende unici e inimitabili, ma soprattutto spiegarlo.
serenawines1881<br />
www.serenawines.it
18<br />
FOCUS ON<br />
Il nuovo volto nobile<br />
del vino di Toscana<br />
Prosit Group presenta la collezione della Gherardesca:<br />
quattro etichette per un brand alto di gamma<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
ti dalla squadra di enologi e wine maker di Prosit Group,<br />
con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare le tipicità<br />
delle singole Denominazioni ma con uno stile innovativo.<br />
Una “nobile” partnership per Prosit Group<br />
L’investimento nel nuovo brand rappresenta da parte<br />
di Prosit, che opera in Toscana attraverso la controllata<br />
Cantina di Montalcino, acquisita nel maggio 2022<br />
per un valore superiore ai 12 milioni di euro, una dichiarazione<br />
di fiducia nel futuro del settore, grazie ad<br />
un modello di business unico che salvaguarda la forte<br />
identità regionale tipica delle realtà che compongono<br />
il gruppo. “Si tratta di una partnership che mette al<br />
centro una nuova produzione vinicola in un territorio<br />
prestigioso, capace di offrire prodotti di grande<br />
Prosit Group punta in alto. La realtà del comparto<br />
vitivinicolo tricolore, fondata nel 2018<br />
per affrontare, grazie a un business model innovativo,<br />
le sfide del vino italiano in un mercato<br />
globale sempre più competitivo, annuncia<br />
una nuova “nobile” partnership. Lo scorso 15 maggio,<br />
infatti, nel corso di un evento nello splendido scenario del<br />
Castello di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno,<br />
è stata presenta la collezione della Gherardesca.<br />
Un nuovo brand di prestigio<br />
con cui Prosit Group si pone l’obiettivo<br />
di presidiare anche l’alto di gamma. Una<br />
grande novità che prende forma dalla<br />
visione congiunta del gruppo vinicolo e<br />
della nobile famiglia di Castagneto Carducci,<br />
nella persona del Conte Gaddo<br />
della Gherardesca, custode di una storia<br />
che ha plasmato il paesaggio e la cultura di<br />
Bolgheri. Per una collezione che si compone<br />
di etichette capaci di raccontare la<br />
Toscana da prospettive e territori diversi,<br />
con nomi che richiamano i membri della famiglia: “Gaddo<br />
della Gherardesca”, un Bolgheri Rosso Doc 2022, e “Sibilla<br />
della Gherardesca”, Toscana Rosé Igt 2023, oltre a “Le Vedute<br />
- della Gherardesca”, Vermentino Toscana Igt 2023, e<br />
a “Della Gherardesca”, Brunello di Montalcino Docg 2019.<br />
Tutti vini, quelli a colorare una gamma davvero nobile<br />
tanto nella veste quanto nel calice, che sono stati sviluppavalore”,<br />
sottolinea Sergio Dagnino, Ceo & Founder<br />
di Prosit Group nel presentare il nuovo progetto. “Il<br />
nostro modello di business si sposa perfettamente con<br />
la tradizione e la visione di una storica famiglia, anche<br />
grazie all’attitudine del Conte Gaddo di guardare<br />
sempre avanti”.<br />
La partnership con la famiglia della Gherardesca,<br />
che si fonda su un contratto di licenza produttiva e<br />
distributiva mondiale in esclusiva,<br />
è volta a consolidare la posizione di<br />
Prosit Group quale player di mercato<br />
innovativo dalla gestione agronomica<br />
dei vigneti alla progettualità di marketing<br />
anticipando così le aspettative<br />
dei consumatori più esigenti e consapevoli.<br />
“Ho scelto Prosit Group per<br />
competenza e visione strategica e per<br />
partecipare attivamente alla produzione<br />
di vini unici, prestigiosi e capaci di<br />
rappresentare al meglio un territorio,<br />
quello di Bolgheri e della Toscana, che<br />
negli anni ha visto la mia famiglia protagonista”, spiega<br />
il Conte Gaddo della Gherardesca.<br />
“Con Prosit e con la visione di Dagnino, la possibilità<br />
di rinnovarsi si fa concreta dandomi la possibilità, finalmente,<br />
di mettere il nostro nome su una collezione<br />
importante, visto il legame che da sempre la mia famiglia<br />
ha con il vino”.
19<br />
Un nuovo brand per presidiare<br />
anche l’alto di gamma<br />
Il nuovo progetto nel segno della Toscana e di Bolgheri<br />
che fa il suo ingresso ad arricchire l’offerta Prosit<br />
Group si colloca perfettamente in scia a quella che è<br />
la strategia che l’innovativa realtà vitivinicola guidata<br />
da Sergio Dagnino, attualmente composta da Cantina<br />
di Montalcino (Toscana), Torrevento (Puglia), Nestore<br />
Bosco (Abruzzo), Tenuta di Collalbrigo (Veneto)<br />
e Casa Vinicola Caldirola (Lombardia), sta portando<br />
avanti fin dalla sua nascita. Nella scelta dei brand-partner,<br />
Prosit Group persegue un obiettivo di composizione<br />
di un portfolio di marchi completo e sinergico, focalizzato<br />
sulle principali Denominazioni italiane. Oltre<br />
al modello di business distintivo, con il pieno controllo<br />
della catena del valore per fornire un posizionamento<br />
di mercato unico, il gruppo si distingue per operare da<br />
leader in un contesto globale in crescita e sempre più<br />
interessato ai vini premium italiani. Esattamente come<br />
quelli che definiscono la collezione della Gherardesca.<br />
La collezione della Gherardesca: scorci di<br />
Toscana nel calice da Bolgheri a Montalcino<br />
La famiglia della Gherardesca ha radici antichissime<br />
e si lega in tutto e per tutto alla storia della Toscana.<br />
Come uno sguardo lungo che da Bolgheri a Castagneto<br />
Carducci arriva fino a città importanti come Pisa e<br />
Firenze e poi fino alla costa, quello della nobile casata<br />
è sempre stato sinonimo di amore per la terra, di unicità<br />
del gusto, di arte di vivere e di interpretare la vita<br />
lungo i secoli. Un legame, questo, che si mostra chiaro<br />
a Castello di Castagneto Carducci, vera quintessenza<br />
e scorcio di una Toscana che i della Gherardesca hanno<br />
sempre contribuito a preservare, far vivere e spesso<br />
ripensare, anche attraverso il vino. È proprio la nobile<br />
famiglia ad aver dato inizio alle prime forme di viticoltura<br />
razionale già nel 1600, plasmando con vigneti<br />
alternati a boschi di rara bellezza le zone di Bolgheri<br />
e di Castagneto Carducci. Ed è in onore a un legame<br />
trasformatosi in indissolubile lungo il corso dei secoli,<br />
che oggi ha preso vita la collezione di vini firmati<br />
della Gherardesca. Un progetto che mostra etichette<br />
che spaziano tra prospettive e territori diversi, di cui<br />
cercheranno, di anno in anno, di esprimerne le specificità<br />
con continuità di approccio e stile.<br />
Il cuore è a Bolgheri, dove nasce il “Gaddo della Gherardesca”,<br />
Bolgheri Rosso dal carattere forte e dal profilo<br />
suadente. Un blend di 40% Cabernet Sauvignon,<br />
30% Merlot, 25% Cabernet Franc e 5% Petit Verdot,<br />
figlio di uve provenienti da vigneti in pianura, sulla<br />
Strada Bolgherese. Al naso, le note balsamiche e speziate<br />
accompagnano sfumature di mora e ciliegia. In<br />
bocca, è fine e complesso, di buona trama e tannino<br />
fitto e potente.<br />
Vibrante, leggiadro ed elegante, “Sibilla” è un rosé<br />
dalla personalità forte e per questo porta il nome di<br />
Sibilla della Gherardesca, sorella di Gaddo e figura<br />
centrale nella Firenze e nella Toscana degli ultimi<br />
decenni. 70% Syrah, 30% Sangiovese, è interpretazione<br />
in rosa secondo uno stile leggiadro e concreto al<br />
tempo stesso. Le uve provengono da Cerreto Guidi,<br />
precisamente da Fattoria Montalbano, una zona ottima<br />
per bianchi e rosati, caratterizzata dalle brezze<br />
marine che risalgono dall’Arno e da una buona escursione<br />
termica. Nasce così un vino che al naso è sferico,<br />
equilibrato e le note floreali ricordano soprattutto la<br />
rosa fresca, appena sbocciata. In bocca è fresco, integro<br />
e di buona struttura. Le note agrumate sono le più<br />
evidenti.<br />
Spazio, poi, al re dell’estate, quel Vermentino che racconta<br />
della Toscana più solare, ventosa e spensierata.<br />
“Le Vedute” tratteggia nel calice una prospettiva<br />
capace di stupire nell’immediato, ma anche di farsi<br />
ricordare: proprio come una visione dal Castello di<br />
Castagneto Carducci che si apre su paesaggi di bosco,<br />
di vigneto, di mare in lontananza. Al naso è ricco e minerale,<br />
con sentori di albicocca e pompelmo, di salvia,<br />
di pietra focaia. Con l’invecchiamento, poi, emergeranno<br />
note di idrocarburo e miele. In bocca, la sapidità<br />
e la vivacità sono sostenute da una buona struttura.<br />
A completare la collezione non poteva mancare il Brunello<br />
di Montalcino, icona del vino italiano, qui prodotto<br />
in tirature limitatissime. Sangiovese 100%, rosso<br />
prodotto da una attentissima selezione di uve dei<br />
viticoltori più virtuosi di Cantina di Montalcino, da<br />
vigneti situati nei quattro quadranti di Montalcino. Al<br />
naso, emergono profumi di viola, vaniglia, Bourbon e<br />
geranio. In bocca, poi, vellutato e suadente, è sorretto<br />
da una succulenta nota acida. I tannini sono profondi<br />
e setosi, il finale è lungo e avvolgente. La perfetta pennellata<br />
finale di un affresco dove a fare capolino sono<br />
vini intrisi di tradizione già proiettati nel futuro, con<br />
quel tocco d’irriverenza e grazia tipici della famiglia<br />
della Gherardesca.<br />
FOCUS ON
20<br />
Il Domaine de la Rectorie La Goudie Collioure Rosé 2022 ci porta nel sud della Francia, con un Rosé<br />
dai toni brillanti, 100% Grenache Noir. Marc e Thiery Parcé hanno ereditato il Domaine fondato nel<br />
1904 dalla famiglia e nel 1984, anno della prima messa in bottiglia, le uve provenivano solo dalle vigne<br />
della loro nonna, Thérèse Parcé, che per quasi mezzo secolo se ne era occupata dopo la prematura scomparsa<br />
del marito Jean nel 1913. Tra vecchie vigne, basse rese e soprattutto il mantenimento dei vecchi<br />
vitigni, a essere mantenuta anche in bottiglia è l’armonia e l’identità con il territorio.<br />
Ne nasce così un vino fresco, croccante e sapido sul finale,<br />
perfetto da abbinare con piatti dove a dominare è la barbabietola rossa.<br />
COLLECTION<br />
Il Château Romassan Rosé 2023 Aoc Bandol è un Rosé avvolgente, fresco ed estremamente armonioso: 50%<br />
Mourvèdre, 30% Cinsault e 20% Grenache, racconta del sole e del mare di Provenza. Il frutto di 90 ettari di<br />
vigneto che si estendono negli otto comuni della Denominazione, su terreni marnosi e calcarei particolarmente<br />
adatti al Mourvèdre, conciliando i due principali tipi di clima. Nella valle, le uve donano più succo che fragranza,<br />
mentre sulle colline, in quota e sui terrazzamenti, regalano più corpo e struttura. Per un vino che si presenta<br />
con una piacevole tinta pesca che ricorda l’oro rosa. Al palato l’attacco è franco, caratterizzata da note di frutti<br />
rossi, in particolare fragola e lampone. Il centro bocca è particolarmente teso, di grande armonia e freschezza.<br />
L’insieme è invitante e porta a un finale dall’equilibrio delicato e profumato dalla presenza del pomelo. Da<br />
portare in tavola con un leggero e saporito potage di verdure.
21<br />
Nel cuore della Napa Valley, a Rutherford Cross Road, si trova uno<br />
storico ufficio postale in mattoni del 1872 che ospita uno vero e proprio<br />
gioiello, il cuore dell’azienda Elizabeth Spencer. Qui è cresciuto<br />
nel tempo il sogno di Spencer Graham e di sua moglie Elizabeth<br />
Pressler, attraverso una serie di collaborazioni con prestigiosi viticoltori<br />
che hanno portato a produrre una moltitudine di vini provenienti<br />
da ogni parte della American Viticultural Area, ma non solo. L’Elizabeth<br />
Spencer Sauvignon Blanc North Coast si presenta con una<br />
tonalità dorata e un palato che regala sensazioni che spaziano dagli<br />
agrumi freschi in ingresso a un crescendo caratterizzato da croccanti<br />
strati di mela verde. Magistralmente equilibrato, con la sua mineralità<br />
raffinata, un’acidità perfettamente integrata e un finale brillante è<br />
da sposare a una squisita insalata di granchio e carciofi.<br />
L’ESTATE A TAVOLA<br />
Arriva dall’altro capo del mondo uno dei pairing perfetti per l’asparago bianco di<br />
Cimadolmo Igp: più precisamente dalla Nuova Zelanda. Il Chapel Peak Sauvignon<br />
Blanc Marlborough si presenta con una bocca molto generosa che ricorda i<br />
frutti esotici, soprattutto l’ananas maturo, evidenziato da un tocco di pompelmo,<br />
equilibrato e fine, e sottile mineralità. Per una bottiglia che unisce Vecchio e Nuovo<br />
Mondo, interpretazione dello straordinario potenziale di una terra lontana da parte<br />
della famiglia Bourgeois, una tra i massimi protagonisti dei vini della Loira.
22<br />
Il vigneto Achleiten è un angolo leggendario nella<br />
città di Weißenkirchen e presenta muretti a secco<br />
che risalgono al XII secolo. Altrettanto impressionante<br />
è il Grüner Veltliner che vi cresce, capace di<br />
regalare vini che mostrano tutto il loro potenziale<br />
d’invecchiamento anche oltre i 10 anni. Come nel<br />
caso del Domäne Wachau Grüner Veltliner Smaragd<br />
Ried Achleiten, un vero simbolo di queste<br />
terre premiato dai più importanti critici internazionali.<br />
Bianco elegante ma complesso, si abbina alla<br />
perfezione al sapore intenso della cucina asiatica,<br />
come prova il matrimonio con un Som Tam, un’insalata<br />
thailandese piccante a base di papaya verde.<br />
COLLECTION<br />
Rotolando verso Sud con un calice in mano e un occhio alla<br />
sostenibilità, principio guida di questa azienda da sempre attenta<br />
alla comunità locale e ai suoi bisogni. Il Ken Forrester Old Vine<br />
Reserve Chenin Blanc è un vino bianco sudafricano che si abbina<br />
alla perfezione a variegati piatti speziati: dal pad thai vegano alle<br />
polpette di cavolfiore e ceci al forno, rivisitazione italiana dei falafel.<br />
In bocca a emergere sono aromi di melone e speziati di mela cotta.<br />
Note minerali esaltate da fragranze di honeycomb e di caramello<br />
derivanti dal contatto con le fecce. Per un armonico equilibrio raggiunto<br />
dai sapori di frutta e dai delicati aromi di rovere e vaniglia,<br />
morbido e persistente al palato.
23<br />
La famiglia Humbrecht è una dei più antichi produttori alsaziani, ma è solo nel 1959 che ha dato vita al Domaine<br />
Zind-Humbrecht. Oggi riconosciuto come uno dei più grandi produttori di vini bianchi al mondo, regala straordinarie<br />
interpretazioni di queste terre vocate come il Domaine Zind Humbrecht Gewürztraminer Turckheim 2021. Dal colore<br />
giallo paglierino, questo vino al palato è elegante e vibrante, mostrando una rinfrescante acidità nel finale. Lungo e<br />
godibile, è un Gewürztraminer sorprendente, pronto per essere gustato subito ma che migliora anche con il passare<br />
tempo. Una proposta vincente da abbina alle ricette speziate tipiche della tradizione indiana e marocchina.<br />
L’ESTATE A TAVOLA<br />
Chanson dal 1750 è una delle più antiche Maison produttrice di vini in<br />
Borgogna. La cantina si trova nel centro storico di Beaune, in un bastione<br />
risalente al XV secolo e possiede un unico comprensorio di Premier e<br />
Grand Crus a Beaune, Savigny-les-Beaune, Pernand-Vergelesses e sulla<br />
collina di Corton. Ed è da un’antica proprietà dei Duca di Borgogna che<br />
fu annessa dal Re Luigi XI alla morte di Carlo il Temerario che nasce il<br />
Domaine Chanson Beaune Premier Cru Clos du Roi 2021, Pinot Noir<br />
figlio di un’annata fresca che lo rende particolarmente adatto a un abbinamento<br />
con delle proposte nel piatto vegetali. Bella struttura, equilibrata<br />
e complessa. Texture densa e cesellata. Bella combinazione aromatica.<br />
Tannini ben integrati. Finale lungo con accenno speziato. Il compagno<br />
perfetto a tavola con delle crespelline di ceci agli agretti o un gazpacho.
24<br />
È<br />
il 1896, Marcel Ott, ingegnere d’origine alsaziana, s’innamora<br />
dei paesaggi di Provenza e decide d’iniziare a<br />
produrre vino in quella che si sarebbe trasformata lungo<br />
il corso del successivo secolo la terra eletta dei Rosé.<br />
Fin da principio, nel rispetto degli equilibri della natura,<br />
sceglie la via della valorizzazione delle varietà più<br />
nobili dei vitigni tipici della zona. È una presa di posizione<br />
netta, quella del fondatore di Domaines Ott*, che<br />
non ammetterà mai compromessi. Tanto che a distanza<br />
di quasi 130 anni, questa azienda a gestione familiare,<br />
oggi guidata da Jean-François Ott, la quarta generazione,<br />
continua il suo percorso attraverso una costante ricerca<br />
dell’eccellenza, non essendosi mai discostata dai<br />
precetti di chi le ha dato il primo impulso. Fin dalle origini,<br />
infatti, quella di Domaines Ott*è una viticoltura e<br />
una vinificazione naturali, senza prodotti chimici. Ma<br />
è anche epopea del Rosé Côtes de Provence, essendo<br />
stato proprio Marcel Ott il primo a pensare e sviluppare<br />
il rosato come un grande vino, a far data dagli anni<br />
‘10 del XX secolo. Quella che ci viene restituita oggi è<br />
così una fotografia di Provenza, tra cielo, mare e orizzonti<br />
dominati da distese di ulivi e campi di lavanda,<br />
dove i profumi della natura si uniscono a quelli del<br />
Mediterraneo. Istantanee che nel calice si traducono<br />
in vini rivoluzionari, simboli di freschezza, eleganza e<br />
libertà. Oggi parte del gruppo Louis Roederer, distribuito<br />
in Italia da Sagna S.p.A., sono tre le tenute sotto<br />
il nome Domaines Ott*. Se da un lato Château de Selle<br />
e Clos Mireille si trovano nell’Aoc Côtes de Provence,<br />
dall’altro Château Romassan è situato nell’Aoc Bandol.<br />
Ognuno dei tre Domaines vanta una personalità propria<br />
e singolare, esprimendo le caratteristiche dei suoli<br />
e dei microclimi su cui insiste. 261 ettari totali di superfici,<br />
di cui 229 coltivati, i tre volti di Domaines Ott*<br />
raccontano la Provenza storica con Château de Selle,<br />
quella idilliaca con Clos Mireille e quella autentica con<br />
Château Romassan. A fare da trait d’union, il denominatore<br />
comune degli stessi trattamenti ed attenzioni<br />
nella coltivazione della vite e della vinificazione. Una<br />
viticultura naturale, rispettosa e durevole che garantisce<br />
una qualità elevata in tutti i terroir di Domaines<br />
Ott. Ed è proprio questo il punto di forza di un’offerta<br />
che rappresenta una goccia nel Mare Magnum della<br />
produzione di Provenza, lontano dagli standard delle<br />
grandi aziende della zona. I Domaines Ott*, infatti,<br />
hanno scelto di limitare i propri volumi al servizio<br />
dell’eccellenza. Sono così commercializzate 1,5 milioni<br />
di bottiglie all’anno, di cui oltre la metà – il 52% per la<br />
precisione – sono vini ottenuti esclusivamente da uve<br />
di proprietà. I conti sono presto fatti: con Domaines<br />
Ott* a dare vita a 800mila bottiglie, di cui 670mila di<br />
Rosé, mentre sono 740mila quelle firmate By.Ott. Ed<br />
è in questo dato uno dei punti di forza e al contempo<br />
di arrivo di una filosofia che ha individuato il proprio<br />
coerente sviluppo sostenibile.<br />
Rispetto del suolo e sostegno al ciclo della vite:<br />
le pratiche di Domaines Ott*<br />
Sostenibilità: parola che calza alla perfezione quando<br />
si volge lo sguardo sulla Provenza del vino di Domaines<br />
Ott*, dove sin dall’impianto ogni vite è coltivata<br />
nel rispetto del suolo. Non esistono d’altronde grandi<br />
vini senza uve di qualità impeccabile. E quelle ottenute<br />
a Domaines Ott* ogni anno sono un concentrato di<br />
gusto grazie proprio all’impegno profuso verso una viticoltura<br />
naturale e alla cura sartoriale dei vitigni, con<br />
un impressionante lavoro di adattamento che coinvolge<br />
anche la forma di allevamento delle viti ai tipi di terroir<br />
e ai profili di frutti desiderati. Ma a definire in tutta la<br />
sua concretezza queste parole è sufficiente tornare una<br />
volta ancora ai numeri: sono 600, infatti, le ore di lavoro<br />
annue per ogni ettaro nella storica realtà provenzale<br />
impiegate in pratiche specifiche per sostenere il ciclo<br />
della vite, in confronto alle 200 o 300 della media in<br />
Provenza. A iniziare dalla pratica, attuata da ormai 15<br />
anni, di una potatura dolce e sostenibile che rispetta il<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
GIRAMONDO<br />
Domaines Ott*: la Provenza<br />
del vino senza compromessi<br />
La viticoltura rispettosa e sostenibile<br />
di un pioniere della terra eletta dei Rosé
25<br />
flusso della linfa. Un metodo innovativo e meticoloso,<br />
implementato anche nei vigneti Louis Roederer, che<br />
garantisce alla vite longevità e buona salute, ne accresce<br />
la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici, le<br />
permette di difendersi meglio da diverse malattie e ne<br />
favorisce la qualità intrinseca delle uve.<br />
Lo “Stile Ott” e l’ottenimento della<br />
certificazione di Agricoltura Biologica<br />
L’alta qualità delle uve prodotte nei vigneti permette un<br />
processo di vinificazione poco interventista, ma molto<br />
esigente nei risultati enologici. Con un vero e proprio<br />
decalogo che sintetizza lo “Stile Ott”, che prevede, nei<br />
diversi passaggi, uve raccolte a mano che vengono refrigerate<br />
durante la notte, pigiatura soffice, l’utilizzo di<br />
grappolo intero e mosto fiore ottenuto naturalmente<br />
per gravità, la pressatura di 160 chili di uva, ovvero 30<br />
in più rispetto alla media della Provenza, per ottenere<br />
100 litri di succo. E poi, controllo delle temperature<br />
in ogni fase della vinificazione per non ricorrere mai<br />
a prodotti enologici sostitutivi e affinamenti lunghi<br />
rispettando le caratteristiche dell’annata. Una serie di<br />
attenzioni e pratiche virtuose a cui si è aggiunto nel<br />
2022 l’ottenimento della certificazione di Agricoltura<br />
Biologica, che riguarda sia sia la viticoltura sia la vinificazione,<br />
a convalidare la lunga storia d’impegno ambientale<br />
della famiglia Ott, pioniera in Provenza per la<br />
produzione di vino che è da sempre frutto di una viticoltura<br />
rispettosa e sostenibile che va oltre il bio stesso,<br />
da sempre concorrendo alla costante ricerca d’eccellenza<br />
dei vini prodotti.<br />
Domaines Ott* e By.Ott: due volti di un vino di<br />
Provenza che non ammette compromessi<br />
L’ambizione di Domaines Ott*, d’altronde, è sempre<br />
stata quella di produrre i migliori vini rosati del mondo<br />
e i più grandi vini della Provenza. Per questo, come<br />
spiegato prima, la storica realtà si è sempre tenuta lon-<br />
tana dagli standard delle grandi aziende della zona<br />
in cui insiste. Una decisione che non ha ostacolato in<br />
alcun modo nella missione di rivelare l’eccellenza dei<br />
tre terroir dove troviamo Château de Selle, la prima<br />
tenuta acquistata nel 1912 dalla famiglia Ott, in cui<br />
sorge la nuova cantina costruita nel 2017 che offre una<br />
tecnologia avanzata per una vinificazione sempre più<br />
precisa, Clos Mireille, secondo acquisto nel 1936, e<br />
Château Romassan, proprietà che si<br />
è unita alla compagine nel 1956.<br />
Qui prendono vita i vini d’autore<br />
Domaines Ott*, alta gamma<br />
realizzata al 100% con uve di proprietà.<br />
In controtendenza con un<br />
mercato del vino in cui il rosato è<br />
troppo spesso confinato in un’unica<br />
categoria, quella dei vini senza<br />
pretese, le etichette Domaines<br />
Ott* rientrano innegabilmente<br />
nella categoria dei Rosé dal profilo<br />
ibrido, tra piacevolezza immediata<br />
e facilità di cantina. Sono<br />
pensati e vinificati in questo<br />
senso, per offrire soddisfazione<br />
ai consumatori, mantenendo<br />
freschezza, frutto e struttura,<br />
indipendentemente dall’anno<br />
e dal luogo di consumo.<br />
By.Ott, invece, rappresenta<br />
la porta d’accesso alla<br />
scoperta dei Domaines<br />
Ott*. Catalogabile come<br />
vino più accessibile, figlio<br />
in parte dei frutti<br />
di Château de Selle e<br />
Clos Mireille, cui si<br />
aggiungono le uve e<br />
vini acquistati dai viticoltori<br />
partner, soci la<br />
cui qualità è assicurata<br />
ogni anno da una serie<br />
d’impegni reciproci. Per<br />
un’offerta dalla qualità<br />
che rimane elevata e in<br />
continua evoluzione, grazie<br />
al savoir-faire di questi<br />
viticoltori artigiani che<br />
naturalmente affina, annata<br />
dopo annata.<br />
GIRAMONDO
26<br />
CHAMPAGNE<br />
Rivoluzione<br />
Héritage<br />
Laurent-Perrier presenta il primo Champagne Brut<br />
composto al 100% da vini di riserva<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Una nuova rivoluzione delle bollicine, da stappare e scoprire, è appena giunta<br />
in Italia dalla Champagne. A firmarla è Laurent-Perrier. La Maison di Tourssur-Marne<br />
presenta il primo Champagne Brut composto al 100% da vini di<br />
riserva, forte del savoir-faire che dal 1812 a oggi l’ha condotto a dare vita a<br />
icone come la prestigiosa cuvée numerata (e non millesimata, questa la sua<br />
unicità) Grand Siècle, l’Ultra Brut pioniere nella categoria degli Champagne Nature e il<br />
ricercato Millésimé Rosé Alexandra. È stata battezzata Héritage la nuova<br />
etichetta, assemblaggio complesso di diverse vendemmie dei migliori Cru<br />
e di due vitigni: Chardonnay e Pinot Noir. Un incontro, nella prima release<br />
oggi all’esordio, tra vini di riserva selezionati per la loro alta qualità e complementarità,<br />
dove a fare capolino sono questa volta le annate 2019, 2018,<br />
2016 e 2014. “È l’esperienza di Grand Siècle a essere messa a frutto con la<br />
creazione di Héritage”, spiega Stefano Della Porta, direttore commerciale<br />
di Laurent-Perrier Italia. “In particolare, quella legata alla gestione del nostro<br />
patrimonio di vini di riserva, fondamento della sua architettura”. Ottenuto<br />
da vini di riserva che si distinguono per la loro freschezza, eleganza e<br />
complessità, Héritage è Champagne di grande purezza e perfetta maturità.<br />
“La difficoltà nella preparazione, conservazione e gestione dei vini di riserva<br />
risiede nella capacità da parte dello Chef de Cave di prevedere quale<br />
sia il potenziale d’invecchiamento di ciascuna annata e parcella fin dai vin<br />
clair: ma su questo Michel Fauconnet è un vero maestro”, sottolinea Della<br />
Porta. Ci si trova così oggi innanzi a un’innovazione di prodotto che sfrutta<br />
appieno il potenziale di archivio di una storica realtà come Laurent-Perrier. “Non esiste<br />
un’annata di base prevalente a definire la ricetta di Héritage, che allarga il proprio orizzonte<br />
anche nella selezione degli ingredienti andando a coinvolgere 40 Crus, esclusivamente<br />
Grand Crus e Premier Crus, con un apporto almeno del 50% di vini provenienti da Grand<br />
Crus”. Per una new entry che si va a sommare alla già profilata proposta della maison. Un<br />
nuovo approccio, sublimazione dell’arte dell’assemblaggio, che è anche risposta alle sem-<br />
pre più frequenti problematiche che affliggono le annate e le vendemmie, in Champagne<br />
ma non solo. Poi c’è uno stile, che racconta la cifra distintiva di Laurent-Perrier, realtà che<br />
sul perfetto stoccaggio dei vini di riserva ha costruito molto del suo successo. “Possiamo<br />
dire che con Héritage arriva una novità, già disponibile in Italia da giugno, che rimanda<br />
alle origini dello Champagne: al concetto di cuvée, letto e reinterpretato ancora una volta<br />
in maniera unica da Laurent-Perrier”, evidenzia Della Porta. “Un naso che offre note di<br />
limone, pesca bianca e frutta sciroppata seguite da aromi di pane tostato e mandorle<br />
tostate. In bocca, un attacco fresco che lascia il posto ad un palato vivace, elegante<br />
e complesso con aromi di frutti bianchi e scorza di agrumi”: così è descritto<br />
Héritage, Champagne che offre un equilibrio tra freschezza, eleganza e maturità<br />
con note di miele di fiori. Un vino che esalta piatti come una torta di volatili, una<br />
pasta sfoglia ai funghi o un rombo con salsa allo Champagne. Ma il <strong>2024</strong> non sarà<br />
solo l’anno di Héritage. “Sono altre due le novità da Laurent-Perrier”, ci svela<br />
Della Porta. “La prima è l’arrivo con cambio d’abito del Brut Millésimé 2015,<br />
che si presenta nella nuova storica bottiglia scudata che definisce l’iconografia<br />
della Maison, uniformandosi a una linea che ora include con la stessa<br />
veste Blanc de Blancs, Rosé ed Héritage. Poi per Natale arriverà la nuova<br />
Grand Siècle Itération N°24 Magnum”. Laurent-Perrier millesima molto<br />
raramente: meno di un’annata su due, mentre il mercato si attesta a più di<br />
tre su quattro. Realizzato esclusivamente con i migliori Cru di Chardonnay<br />
dalla Côte des Blancs (Chouilly, Oger, Cramant, Oiry) e Pinot Noir dalla<br />
Montagne de Reims (Tours-sur-Marne, Aÿ, Tauxières, Verzenay, Ambonnay),<br />
il Brut Millésimé 2015 è ottenuto da un assemblaggio dei due vitigni in<br />
parti uguali. A definirlo, un naso di grande complessità che offre note di cera d’api, limone<br />
candito, caprifoglio e biancospino seguite da aromi di pane tostato e arancia. In bocca,<br />
un attacco vivace che lascia il posto ad un palato cremoso ed elegante con note di limone<br />
candito e caprifoglio. Per una bollicina che si abbina bene con il carpaccio di capesante<br />
agli agrumi, la spigola in crosta di erbe o il pollo arrosto agli agrumi e pan di zenzero.
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28<br />
CHAMPAGNE<br />
Ci vuole tempo per dare vita a uno Champagne,<br />
è risaputo. Sì è presa tutto il tempo necessario<br />
Krug – sette anni, per la precisione,<br />
quanto la durata dell’affinamento nelle cantine<br />
di una Édition di Krug Grande Cuvée<br />
– per sviluppare soluzioni su misura, rispondere a ogni criticità<br />
palesatasi lungo il cammino, soddisfare necessità specifiche<br />
e dare forma a Joseph 2.0, la sua nuova “casa”. Quello<br />
che si apre oggi è un nuovo capitolo di una Maison,<br />
ma soprattutto del sogno da cui, grazie<br />
alla visionaria intuizione di Joseph Krug,<br />
nel 1843 ha preso vita. Quel che però<br />
rappresenta il nuovo centro produttivo<br />
Krug situato al cuore di Ambonnay,<br />
proprio innanzi a uno dei suoi celebri<br />
Clos, è molto di più che una struttura<br />
all’avanguardia: “È un atto di trasmissione”,<br />
come ci ha spiegato la Chef de Caves,<br />
Julie Cavil, in occasione della nostra visita<br />
in anteprima, dove l’investimento promosso ha<br />
significato individuare per ogni aspetto esclusivamente il<br />
massimo in una visione che avesse quale orizzonte non soltanto<br />
il lavoro dell’oggi, ma anche quello del futuro. “Poter<br />
offrire il migliore Champagne al mondo, anno dopo anno,<br />
a prescindere dalle variazioni meteorologiche”: questo il<br />
credo da sempre che muove Maison Krug. Una realtà che<br />
ha fatto dell’arte dell’assemblaggio e della ricerca del massimo<br />
piacere nel calice i cardini di un’architettura che in ol-<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Joseph<br />
2.0<br />
tre 180 anni l’ha condotta nell’Olimpo della Champagne.<br />
“Perpetuare il sogno di Joseph Krug nel futuro significa rispettare<br />
i suoi principi cardine con gli strumenti e le risorse<br />
di oggi e domani”, sottolinea Julie Cavil. Ed è così che ha<br />
preso forma il progetto della nuova cantina Joseph, avviato<br />
nel 2017. La nuova sede al cuore di Ambonnay centralizza<br />
tutte le attività di vinificazione, dalla ricezione dei mosti<br />
fino all’imbottigliamento. Un vero e proprio “Paradiso” in<br />
termini d’innovazione per chi fa vino, in grado di<br />
offrire le condizioni ideali alla produzione vinicola,<br />
sia per le persone che vi lavorano sia<br />
per l’ambiente. Il nuovo sito Joseph 2.0,<br />
possiamo dire, consente a quanti quotidianamente<br />
impegnati all’interno della<br />
cantina di avere a disposizione tutti gli<br />
strumenti per regolare al meglio la melodia<br />
e il tono di ogni partitura, ovvero delle<br />
diverse cuvée che dall’orchestra al solista<br />
definiscono la gamma della Maison. Con un<br />
click, ad esempio, grazie all’app Krug Black Book è<br />
possibile ottenere un profilo dettagliato di ciascun grappolo<br />
raccolto o vin clair realizzato. “Questo progetto è simile<br />
alla creazione di una sala per concerti con un‘acustica ideale,<br />
in cui poter eseguire l’audizione dei nostri vini”, spiega<br />
Julie Cavil. “Il luogo perfetto per la musica e per chi la interpreta”.<br />
Nel cuore della Montagne de Reims, è una musica<br />
inconfondibile a ingentilire il terroir di Ambonnay, storico<br />
cru famoso per il suo carattere unico e l’eccezionale qualità<br />
La nuova casa di Maison Krug<br />
ad Ambonnay<br />
dei suoi vigneti di Pinot Noir. Un angolo di Champagne costante<br />
fonte di ispirazione per Krug, che lo ha scelto per la<br />
sua nuova “casa” proprio dove nel 1994 Henri e Rémi Krug<br />
hanno individuato il secondo solista Krug da affianca al celebre<br />
Clos du Mesnil. Joseph 2.0, infatti, si affaccia sui filari<br />
del Clos d’Ambonnay. Con un’estensione di circa 9.500 metri<br />
quadri di superficie totale e otto cantine indipendenti,<br />
cinque impianti di vinificazione sotterranee e 330 serbatoi<br />
singoli firmati dall’italiana Defranceschi, il nuovo centro<br />
fornisce le migliori condizioni possibili per accordare gli<br />
strumenti ed esprimere ogni nota, prima di orchestrarli<br />
nell’inimitabile musica degli Champagne Krug. “La nostra<br />
priorità è l’eccellenza, creata dalla passione di tutto il nostro<br />
personale che si è riunito per realizzare questo straordinario<br />
progetto”, sottolinea Manuel Reman, presidente e Ceo<br />
di Maison Krug. Ed è una reale avventura umana guidata<br />
dai talenti di Krug e da tutti coloro che li hanno supportati<br />
– architetti, ingegneri e artigiani – quella che si respira tra le<br />
mura di Joseph 2.0. “Le persone sono il cuore del progetto.<br />
La sede è stata progettata da e per i suoi utenti”, evidenzia<br />
Julie Cavil. Ogni fase della costruzione del nuovo centro<br />
produttivo è stata meticolosamente studiata, nel desiderio<br />
di fondersi armoniosamente con il paesino di Ambonnay,<br />
ma anche di sviluppare una complessiva revisione delle<br />
procedure quotidiane, migliorando le abitudini, superando<br />
i limiti e individuando ogni possibilità di ottimizzazione. In<br />
particolare, sono state eliminate le operazioni in altezza, con<br />
la creazione di un accesso più ergonomico ai barili, riducendo<br />
al minimo la necessità di movimentarli. Di conseguenza,<br />
lo spazio disponibile della sede è raddoppiato rispetto<br />
alle dimensioni iniziali. Test e collaudi completi eseguiti nel<br />
corso degli ultimi sette anni, poi, hanno condotto alla scelta<br />
della gravità per la svinatura, oltre a temperature indipendenti<br />
e controlli igrometrici in ciascuna delle otto cantine.<br />
Le procedure di pulizia dei barili sono state standardizzate e<br />
gli utensili sono ora mobili, adattandosi all’uomo e alle azioni<br />
che deve svolgere. Con Joseph 2.0, Maison Krug ha realizzato<br />
una struttura su misura in simbiosi con l’ambiente<br />
naturale e con chi lo vive nella quotidianità, donando alle future<br />
generazioni, già oggi, gli strumenti necessari per continuare<br />
ad orchestrare un sogno immortale e a celebrare ogni<br />
anno la più generosa espressione dello Champagne.
29<br />
Cantina Puiatti<br />
lancia il primo spumante con un<br />
tappo che protegge gli oceani<br />
Marilisa Allegrini:<br />
Andrea Lonardi<br />
nuovo ceo del Gruppo<br />
Colpo di mercato per Marilisa Allegrini, a soli due mesi<br />
dalla presentazione del nuovo Gruppo che porta il suo<br />
nome e che abbraccia tutte e tre le aziende di famiglia: Villa<br />
Della Torre, Poggio Al Tesoro e San Polo. Il 21 maggio, a<br />
sorpresa, l’annuncio che Andrea Lonardi, secondo Master<br />
of Wine tricolore in ordine di tempo, sarà il nuovo Ceo del<br />
Gruppo. La collaborazione instaurata con Lonardi non è<br />
in esclusiva, ha precisato l’azienda di Lady Amarone.<br />
Euda: un nuovo Pinot Nero<br />
dal Collio firmato<br />
Borgo Conventi<br />
Una nuova e inedita sfumatura di rosso, che reca impressa<br />
la firma dell’enologo di fama internazionale Riccardo<br />
Cotarella, colora il Collio di Borgo Conventi, tenuta di<br />
Farra d’Isonzo (Gorizia) di proprietà della famiglia Moretti<br />
Polegato. Grazie a un vino che fin dalla sua speciale<br />
etichetta, premiata già al debutto in occasione del Vinitaly<br />
Design Award, e anche nel nome è tributo al genio di<br />
Amedeo Modigliani. In attesa della sua release ufficiale,<br />
che non avverrà prima di settembre, ha fatto il suo debutto<br />
a Vinitaly in anteprima il nuovo Euda, Pinot Nero<br />
Collio Doc 2021 di Borgo Conventi. Una sfumatura di<br />
rosso che racconta perfettamente il carattere e le tonalità<br />
della terra in cui prende vita. Per un<br />
vino dal corpo elegante e delicato.<br />
Un Pinot Nero che fin dal<br />
primo sguardo seduce con il<br />
suo colore rosso rubino con<br />
riflessi violacei, per poi presentarsi<br />
al palato leggermente<br />
tannico, armonico e persistente.<br />
Salvaguardare gli oceani passa anche da scelte consapevoli<br />
e dall’innovazione. In occasione della giornata<br />
mondiale degli oceani, l’8 giugno, Cantina Puiatti ha<br />
lanciato un’edizione limitata del suo iconico Ribolla<br />
Gialla Metodo Classico con tappo Nomacorc Pops<br />
Ocean. Una novità assoluta: si tratta infatti della prima<br />
cantina al mondo ad aver scelto di utilizzare questo<br />
tappo sostenibile da economia circolare, realizzato<br />
utilizzando rifiuti di plastica riciclata, chiamati Ocean<br />
Bound Plastic, ossia OBP, destinata a finire negli oceani.<br />
La classifica del vino italiano<br />
2023 di Mediobanca<br />
Ecco il podio<br />
L’Area Studi Mediobanca ha pubblica l’Indagine sul settore<br />
vinicolo in Italia che riguarda 253 principali società di<br />
capitali italiane con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni<br />
di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi di euro, pari<br />
all’88,4% del fatturato nazionale del settore. La leadership<br />
di vendite nel 2023 resta appannaggio<br />
del gruppo Cantine Riunite & Civ<br />
e Giv, con fatturato a 670,6 milioni<br />
di euro (-3,4% sul 2022).<br />
Al secondo posto si conferma<br />
il polo vinicolo Argea (449,5<br />
milioni di euro, -1,2%), seguita<br />
da IWB con 429,1 milioni<br />
di euro (-0,3% sul 2022).<br />
E ancora...<br />
Marchesi Frescobaldi: Fabrizio Dosi è il nuovo ceo del<br />
Gruppo. Puntabella: arriva dal lago Trasimeno il primo<br />
rosato di Arnaldo Caprai. Col Vetoraz: Loris Dall’Acqua<br />
tra i Top 100 Winemaker per The Drinks Business.<br />
Vino dealcolato: Etilika apre la prima sezione online<br />
dedicata. Elena Walch conquista la Certificazione Viva.<br />
Osservatorio Uiv: export di vino italiano in crescita nel<br />
primo trimestre nonostante la flessione di marzo. Nasce<br />
Granit 960, Il nuovo Kerner della Valle Isarco affinato<br />
nel granito. Tedeschi: in uno studio la firma aromatica<br />
dei suoi vini della Valpolicella. Harmonia<br />
Mundi: primo spumante<br />
Santa Margherita dai filari<br />
millenari di San Francesco<br />
della Vigna a Venezia. Kylie<br />
Minogue Wines celebra il<br />
quarto anniversario con il<br />
lancio di un nuovo Prosecco<br />
Doc firmato Zonin1821.<br />
Le prospettive <strong>2024</strong><br />
del vino italiano:<br />
tutti i numeri<br />
L’indagine sul settore vinicolo in Italia firmata<br />
dall’Area Studi Mediobanca ha tracciato un’istantanea<br />
sulle prospettive <strong>2024</strong>, con le previsioni per<br />
l’anno che parlano di un bicchiere mezzo pieno<br />
grazie a vendite in aumento del +2,6%, in particolare<br />
per il successo oltreconfine delle bollicine,<br />
ambito dove i ricavi sono segnati in crescita del<br />
+3,7%, con +6,8% per l’export. Un mondo del<br />
vino italiano che deve fare i conti con margini che<br />
restano stabili per le principali società di capitali<br />
tricolori con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni<br />
di euro, ma che sul fronte consumi assiste a un inesorabile<br />
dinamica: si beve meno (-4,5% le quantità<br />
vendute) ma meglio (+12,7% i vini di fascia molto<br />
alta). Da non sottovalutare, in questo scenario, il<br />
possibile apporto dell’enoturismo, capace di far<br />
registrare +15% di ricavi nel 2023. Le prospettive<br />
<strong>2024</strong> dei maggiori produttori di vino italiano indicano<br />
di una crescita delle vendite complessive del<br />
+2,6%, +3% l’export. Non si arresta l’ottimismo<br />
delle bollicine, come detto, mentre i vini fermi<br />
si aspettano un +2,3% (+2,2% l’export). Il 2023<br />
dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso<br />
senza variazioni significative (-0,2% sul 2022) con<br />
un leggero peggioramento sul mercato interno<br />
(-0,7%) rispetto a quello estero (+0,3%). A spiccare<br />
sono le buone performance oltreconfine dei<br />
vini frizzanti (+2,5%). L’inflazione ha eroso il potere<br />
d’acquisto delle famiglie penalizzando i vini di<br />
fascia intermedia (-10,1% sul 2022) a conferma di<br />
una maggiore polarizzazione del mercato. In leggero<br />
calo i vini di fascia bassa (-1,7%, con una market<br />
share del 44,2%). Per un mercato che si fa sempre<br />
più premium (+12,7% i vini di fascia molto<br />
alta sul 2022; market share<br />
del 18,6%) e sostenibile<br />
(+1,4% i vini biologici,<br />
5,4% di market<br />
share; +9,6% i vini<br />
vegani, 2,7% market<br />
share, +1,8% i vini<br />
naturali, m.s. dell’1%).<br />
TITOLI DI CODA
30<br />
Ginarte, il marchio di Gin che incarna arte, eleganza ed<br />
eccellenza, presenta una nuova tappa del suo viaggio attraverso<br />
il mondo della cultura e del design. Nasce così la prestigiosa<br />
collaborazione con Modulnova, azienda di riferimento nel<br />
design made in Italy di alta gamma e nella creazione di ambienti<br />
indoor e outdoor dallo stile ricercato e innovativo. Il risultato<br />
di questa unione è una nuova bottiglia realizzata per essere la<br />
sintesi perfetta dei valori che accomunano le due aziende. È il<br />
Sahara Noir, un marmo nero di origini africane con eleganti<br />
venature bianche e dorate, a ispirare l’etichetta laterale<br />
serigrafata della special release. Con la bottiglia Ginarte per<br />
Mudulnova a racchiudere un blend di botaniche selezionate:<br />
ginepro toscano, nepitella, cartamo, robbia,<br />
reseda odorosa, guado di Montefeltro,<br />
angelica, lavanda, ibisco, sambuco,<br />
germogli di pino, pino mugo e<br />
aghi di pino.<br />
Una cifra universale che riformula<br />
il rapporto tra gusto e valori: è con<br />
questa filosofia che 207 Amaro<br />
Locale ha conquistato esperti e<br />
consumatori a livello globale, tanto<br />
da essere consacrato come miglior<br />
amaro del mondo <strong>2024</strong>. “Note piccanti<br />
di tè freddo e artemisia creano<br />
un profilo meravigliosamente<br />
equilibrato e complesso. Il sapore è<br />
ben gestito ed equilibrato, con una<br />
nota prominente di artemisia che<br />
aggiunge profondità all’esperienza<br />
gustativa complessiva. Il liquore<br />
ha un finale lungo che persiste al<br />
palato e contribuisce all’esperienza<br />
complessiva e rende la bevanda memorabile”.<br />
Sono le parole con cui<br />
la giuria internazionale dei World<br />
Drinks Awards lo ha descritto.<br />
DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />
Un Vermouth Dolce da Medaglia d’Oro, il migliore<br />
al mondo ai World Vermouth Awards <strong>2024</strong>.<br />
A firmarlo è la neonata start-up Essenza Mediterranea,<br />
riprendendo le fila di una tradizione antica.<br />
Interpretazione autentica e originale, grazie al vino<br />
rosso Dattilo Ceraudo ottenuto da 100% uve Gaglioppo,<br />
l’autoctono calabrese per eccellenza, il nuovo Vermouth<br />
Rosso Giacobini esprime pienamente il territorio, con un<br />
carattere mediterraneo conferito da botaniche come assenzio, foglie<br />
di ulivo, carciofo, cardo selvatico, alloro, eucalipto, liquirizia, mandarino, arancia e limetta di<br />
Calabria. Realizzato con materie prime da agricoltura biologica, ha una grande struttura e un<br />
colore rosso ramato, distinguendosi per il gusto avvolgente, vellutato, amaricante, di grande<br />
carattere ed eleganza, con un perfetto equilibrio tra morbidezza e freschezza.<br />
La rivoluzione dell’aperitivo si tinge di blu con<br />
Venturo Aperitivo Mediterraneo, il nuovo liquore<br />
base per l’aperitivo creato dal team innovation di<br />
Diageo e ispirato alla bellezza e all’eleganza dei<br />
profumi e dei sapori delle coste del Mediterraneo.<br />
Un inno allo stile e alla convivialità italiana<br />
a partire dal perfect serve, il Venturo Spritz, che<br />
rivisita l’iconico cocktail conferendogli tutte le<br />
tonalità turchesi e smeraldo. Merito di un liquore<br />
innovativo lontano dai soliti bitter con un inedito<br />
color turchese a ricordare le acque del Mediterraneo,<br />
che determina l’identità di Venturo e dei<br />
suoi ingredienti come i limoni italiani, il sale<br />
marino, il rosmarino e la camomilla blu.
31<br />
Tassoni lancia<br />
il Bitter del Lago<br />
Tassoni prosegue nel suo percorso di sviluppo<br />
con il lancio del Bitter del Lago - omaggio<br />
al legame con il Lago di Garda e alla tradizione<br />
dell’azienda - presentato al Roma Bar<br />
Show. Una novità che nasce da una ricetta<br />
antica della spezieria Tassoni, combinando<br />
botaniche amaricanti con l’infusione di<br />
cedro diamante della Calabria. Tra gli ingredienti<br />
selezionati dal Mastro Erborista<br />
Tassoni spiccano il colombo, radice proveniente<br />
dal Sudafrica, il rabarbaro secco e il<br />
macis, fiore della noce moscata. Per addolcire<br />
il bitter e conferire un gusto più complesso,<br />
la ricetta include he bacche di vaniglia e<br />
cannella. La bottiglia<br />
da 700 ml, elegante<br />
nel suo rosso rubino<br />
vibrante, propone una<br />
superficie ruvida e brillante,<br />
con il pattern a “buccia<br />
d’agrume”, che richiama<br />
l’intera collezione Tassoni.<br />
Velier: Triple Entente,<br />
esclusivo cofanetto di Rum<br />
in 600 esemplari<br />
Presentato da Velier il progetto Triple Entente, cofanetto<br />
in edizione limitata di 600 esemplari, che raccoglie<br />
tre rum bianchi provenienti da altrettanti territori e distillerie<br />
indipendenti: Foursquare, Neisson e Hampden.<br />
Rappresentano le peculiarità di tre regioni diverse - Barbados,<br />
Martinica e Giamaica - utilizzando materie prime<br />
differenti come succo di canna, melassa o un mix, e<br />
metodi di distillazione vari. Il nome Triple Entente evoca<br />
una cooperazione tra famiglie unite dalla materia prima,<br />
dall’obiettivo della trasparenza e dalle sfide comuni delle<br />
distillerie familiari. Ma ecco i tre Rum esclusivi nel cofanetto<br />
Triple Entente. Hampden Jamaica pure single<br />
rum (<strong>2024</strong>, 62%): la distilleria ha creato un mark speciale,<br />
RH, in onore di Ruth Hussey, madre di Andrew,<br />
che con il marito Lawrence ha acquistato Hampden nel<br />
2009. Questo rum, con un’alta concentrazione di esteri<br />
(800-900 gr/hlpa), è potente e presenta forti note di<br />
smalto e frutta tropicale. Neisson Martinique rhum<br />
blanc agricole (<strong>2024</strong>, 52.5%): offre un rhum agricole<br />
conforme alle linee guida Aoc, con fermentazioni lunghe<br />
da 96 a 124 ore e otto varietà di canna da zucchero.<br />
Ridotto lentamente a 52,5%, riposa per tre mesi in tini<br />
di acciaio inox, risultando in un rum vegetale con note<br />
di erbe aromatiche e frutta fermentata, dove il succo di<br />
canna è protagonista. Foursquare Barbados pure single<br />
rum (<strong>2024</strong>, 62%): distillato esclusivamente in double<br />
retort pot still, questo rum è fermentato con melassa di<br />
canna da zucchero e succo di canna appena macinato.<br />
La fermentazione della melassa dura circa 72 ore con un<br />
unico ceppo coltivato, mentre<br />
quella del succo fresco avviene<br />
con lieviti naturali per diverse<br />
settimane. Il risultato è un<br />
rum fruttato, pieno e oleoso,<br />
con un equilibrio sorprendente<br />
nonostante l’alta gradazione.<br />
Belvedere Vodka<br />
e Volcàn De Mi Tierra<br />
per le star del calcio<br />
Belvedere Vodka e Volcàn De Mi Tierra hanno celebrato<br />
le star del calcio ai Globe Soccer Awards, andati in scena<br />
in Costa Smeralda in Sardegna. Per questa prima edizione<br />
europea del premio, il gruppo Moët Hennessy ha firmato<br />
alcuni drink esclusivi. Tra quelli a base vodka, The Mule,<br />
cocktail evergreen realizzato con Belvedere Vodka, Angostura<br />
Bitters e succo lime, e The Blue One che, grazie<br />
all’irriverente colore blu ed al suo carattere agrumato. E<br />
ancora: tra quelli a base Tequila, il Valoma, rivisitazione di<br />
uno dei cocktail più famosi in Messico, il Paloma, a base di<br />
Volcán De Mi Tierra Blanco, lime e pompelmo, ammorbiditi<br />
da un touch di agave. Per gli amanti delle note spicy,<br />
infine, Tommy’s on Fire a base di Volcán De Mi Tierra.<br />
Glenmorangie esalta<br />
il cremoso single-estate<br />
whisky<br />
La quarta edizione di The Cadboll Estate Batch 4 di Glenmorangie<br />
esalta ulteriormente il carattere cremoso dei<br />
whisky single-estate della distilleria. Questa serie, che porta<br />
il single malt dal campo al bicchiere, rende omaggio agli<br />
aromi e ai sapori delle Highlands, dove ha sede la distilleria.<br />
Ricco e setoso, il Batch 4 porta il whisky single-estate di<br />
Glenmorangie a nuove vette di delizia. Prodotto con orzo<br />
coltivato su un appezzamento di soli 26 ettari nella tenuta<br />
della distilleria, questo whisky “dal chicco al bicchiere”<br />
cattura gli aromi delle Highlands, terra natale del whisky<br />
scozzese. Invecchiato per 15 anni in botti di bourbon dal<br />
design innovativo, progettate per esaltare la cremosità del<br />
single malt, il Batch 4 è ricco e rotondo, con note di frutta<br />
e miele. La tenuta di Cadboll, situata nella fertile penisola<br />
di Easter Ross, a pochi passi dalla distilleria, è un luogo di<br />
grande bellezza naturale con cieli immensi, campi d’orzo<br />
e spiagge incantevoli, frequentato da pochi residenti e ancor<br />
meno visitatori. I creatori di whisky di Glenmorangie,<br />
desiderosi di condividere l’essenza della distilleria con<br />
appassionati di tutto il mondo, hanno dato vita alla serie<br />
The Cadboll Estate. Ogni edizione nasce dall’orzo coltivato<br />
e raccolto nella tenuta secondo le specifiche della<br />
distilleria, conferendo al single<br />
malt una cremosità unica.<br />
Per celebrare il raccolto del<br />
2007, Glenmorangie ha deciso<br />
di far maturare il whisky in<br />
botti innovative, realizzate a<br />
mano con querce bianche<br />
americane accuratamente<br />
selezionate, essiccate<br />
all’aria e impregnate di<br />
bourbon. Dopo 15 anni<br />
in queste botti pregiate,<br />
il quarto lotto di Glenmorangie<br />
The Cadboll<br />
Estate è pieno e setoso,<br />
con note di nido d’ape,<br />
albicocche e pere.<br />
Herbalis: nuovo amaro<br />
Poli Distillerie<br />
da 15 botaniche officinali<br />
Debutta un nuovo amaro, frutto di una sapienza tecnica<br />
liquoristica antica oltre 200 anni e delle competenze<br />
erboristiche che rimandano alla tradizione: si chiama<br />
Herbalis. La novità ha preso forma dalla collaborazione<br />
tra una delle distillerie più storiche d’Italia, quella oggi<br />
guidata da Jacopo Poli, e il team di Meregalli Spirits,<br />
che ne distribuisce i prodotti da oltre 35 anni. Herbalis,<br />
l’ultima creazione delle Poli Distillerie, ottenuto da<br />
un’infusione magistrale, in brandy invecchiato tre anni,<br />
di 15 tra erbe e piante che, nella consolidata tradizione<br />
erboristica, hanno una comprovata funzione digestiva.<br />
Una novità perfetta da degustare liscia, ma anche per<br />
regalare un twist di gusto ai più classici tra i cocktail.<br />
Compagnia dei Caraibi<br />
presenta Komos il tequila<br />
ultra-premium<br />
Compagnia dei Caraibi presenta Komos, il tequila ultra-premium,<br />
importato e distribuito in esclusiva in<br />
Italia con la sua gamma di quattro referenze: Reposado<br />
Rosa, Añejo Cristalino, Añejo Reserva, Extra Añejo.<br />
Creato dal sommelier Richard Betts fonde maestria<br />
delle tradizioni tequiliere di Jalisco e tecniche innovative<br />
con uno sguardo alla sostenibilità. Seguendo i processi<br />
tradizionali di produzione Tequila Komos utilizza<br />
unicamente la polpa d’agave blu Weber, raccolta a<br />
mano sulle alture e nelle piane di Jalisco, in Messico.<br />
La cottura avviene in forno tradizionale a pietra vulcanica;<br />
segue l’unione con acqua<br />
di sorgente e la distillazione in<br />
alambicchi di rame. L’affinamento<br />
avviene in botti di ex<br />
vino francese, sherry, bourbon<br />
e whiskey, per conferire<br />
ad ogni distillato della gamma<br />
il proprio gusto distintivo.<br />
DISTILLATI – LIQUORI – AMARI
www.colvetoraz.it<br />
EXTRA BRUT CUVÉE 5.<br />
SINFONIA N.2<br />
DI COL VETORAZ.<br />
L’armonia del Valdobbiadene DOCG<br />
Interpreti d’eccellenza del Valdobbiadebe DOCG, produciamo<br />
spumanti di grande equilibrio, armonia ed eleganza, ovvero la<br />
chiave della piacevolezza. Il Valdobbiadene DOCG Extra Brut<br />
Cuvée 5 è ottenuto dalla selezione di uve provenienti da 5 vigne su<br />
102, che vengono vinificate separatamente e solo successivamente<br />
unite per creare le cuvées. Nonostante un basso residuo zuccherino<br />
di 5 g/l riesce a conservare espressioni rotonde, ma al contempo<br />
dimostrando un carattere di grande trasversalità.<br />
Col Vetoraz Spumanti Spa - Strada delle Treziese, 1 - Santo Stefano di Valdobbiadene (TV) - Tel. (+39) 0423.975291<br />
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