Powertrain 2024-7/8
Tra gli argomenti di questo numero:
ENERGIA
Mitsubishi Electric: a ritroso nella filiera elettrica
GENERAZIONE
FPT Industrial: il “non MEE” e l’R24 G-Drive
COVER STORY
Gruppo Landi Renzo usa la parola gas al plurale
VISTI DA VICINO
Bonfiglioli: a quattr’occhi con Stefano Baldi
MOVIMENTO TERRA
JCB Italia: intervista all’AD Marco Falcone
Zoomlion: in fabbrica, a Solferino (MN)
Develon: Kubota per il DX10Z-7
COMPONENTI
ABB: in cava come a cielo aperto
Proton Motor: fuel cell stazionarie
Veil Energy interagisce con Bosch Rexroth
DIFESA
mtu: ibrido e 10 cilindri
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; Automotive; VeT; Oem&motori
Tra gli argomenti di questo numero:
ENERGIA
Mitsubishi Electric: a ritroso nella filiera elettrica
GENERAZIONE
FPT Industrial: il “non MEE” e l’R24 G-Drive
COVER STORY
Gruppo Landi Renzo usa la parola gas al plurale
VISTI DA VICINO
Bonfiglioli: a quattr’occhi con Stefano Baldi
MOVIMENTO TERRA
JCB Italia: intervista all’AD Marco Falcone
Zoomlion: in fabbrica, a Solferino (MN)
Develon: Kubota per il DX10Z-7
COMPONENTI
ABB: in cava come a cielo aperto
Proton Motor: fuel cell stazionarie
Veil Energy interagisce con Bosch Rexroth
DIFESA
mtu: ibrido e 10 cilindri
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; Automotive; VeT; Oem&motori
OTTOBRE LUGLIO/AGOSTO 2023 2024 N° 10 7-8 EURO 5,00 Il metano ti dà una mano VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI • COVER STORY. LANDI RENZO E IL GAS: BIOMETANO OGGI, IDROGENO DOMANI? • APPLICAZIONI. FALCONE E JCB, ZOOMLION ITALIA, DEVELON E KUBOTA • CATENA CINEMATICA: LA VISIONE DI BONFIGLIOLI. E ABB, PROTON, VEIL
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OTTOBRE LUGLIO/AGOSTO<br />
2023 <strong>2024</strong><br />
N° 10 7-8<br />
EURO 5,00<br />
Il metano ti<br />
dà una mano<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com<br />
ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
art. 1, comma 1, LO/MI<br />
• COVER STORY. LANDI RENZO E IL GAS:<br />
BIOMETANO OGGI, IDROGENO DOMANI?<br />
• APPLICAZIONI. FALCONE E JCB,<br />
ZOOMLION ITALIA, DEVELON E KUBOTA<br />
• CATENA CINEMATICA: LA VISIONE DI<br />
BONFIGLIOLI. E ABB, PROTON, VEIL
Luglio-Agosto <strong>2024</strong><br />
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14<br />
36<br />
24<br />
28<br />
JD4<br />
63 – 129 kW<br />
(84 – 161 hp)<br />
JD9<br />
205 – 343 kW<br />
(275 – 460 hp)<br />
JD14<br />
300 – 510 kW<br />
(400 – 684 hp)<br />
JD18<br />
522 – 677 kW<br />
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IL SONDAGGIO<br />
DEL MESE<br />
Le elezioni europee hanno<br />
sancito la sostanziale tenuta<br />
della maggioranza Ursula. Non<br />
cambierà nulla nelle politiche<br />
comunitarie sul phase-out?<br />
Rispondi su<br />
powertrainweb.it<br />
Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />
non sono basate su un campione scientifico<br />
LE RISPOSTE DI<br />
GIUGNO<br />
Le celle a combustibile sono<br />
comparse anche in Italia.<br />
Secondo voi si tratta di un mero<br />
esercizio di stile?<br />
86%<br />
sì<br />
14%<br />
no<br />
ENERGIA<br />
10. Mitsubishi Electric:<br />
A ritroso nella filiera elettrica<br />
GENERAZIONE<br />
14. FPT Industrial:<br />
Il “non MEE” e l’R24 G-Drive<br />
COVER STORY<br />
16. Gruppo Landi Renzo:<br />
Usa la parola gas al plurale<br />
VISTI DA VICINO<br />
24. Bonfiglioli:<br />
A quattr’occhi con Stefano Baldi<br />
MOVIMENTO TERRA<br />
28. JCB Italia:<br />
Intervista all’AD Marco Falcone<br />
32. Zoomlion:<br />
In fabbrica, a Solferino (MN)<br />
34. Develon:<br />
Kubota per il DX10Z-7<br />
COMPONENTI<br />
36. ABB:<br />
In cava come a cielo aperto<br />
38. Proton Motor:<br />
Fuel cell stazionarie<br />
39. Veil Energy:<br />
Interagisce con Bosch Rexroth<br />
DIFESA<br />
40. mtu:<br />
Ibrido e 10 cilindri<br />
RUBRICHE<br />
4. Editoriale 6. Hi-Tech<br />
8. Automotive 42. VeT<br />
50. Oem&motori<br />
SOMMARIO<br />
3
URSULÌ O URSULÀ?<br />
D<br />
ue tornate elettorali hanno agitato<br />
i sonni degli opinionisti e degli<br />
addetti ai lavori. L’inquilino<br />
della Casa Bianca sarà votato<br />
pochi giorni dopo la celebrazione dei<br />
santi (e pure dei morti, per dovere di<br />
cronaca). Dal 6 al 9 giugno è toccato agli<br />
elettori dell’Unione Europea decidere<br />
quale colorazione conferire all’Euro<br />
Parlamento. Chi temeva l’ondata nera<br />
e chi la auspicava. Nei paraggi delle<br />
applicazioni mobili, stradali e industriali,<br />
senza che da parte nostra ci sia alcuna<br />
attribuzione di nostalgismi e revanscismi,<br />
l’evocata affermazione sovranista avrebbe<br />
significato rimescolare le carte sul tavolo<br />
del phase-out. Due macigni incombono<br />
come spade di ghisa sulle teste di<br />
costruttori di macchine, componentisti,<br />
fornitori di soluzioni e utilizzatori finali.<br />
In prima battuta quell’Euro 7 che ha<br />
fatto storcere tanti nasi, tra cui quello di<br />
Tavares, il capo di Stellantis, che l’ha<br />
etichettato come una norma “senza senso”.<br />
In seconda, le avanzate riflessioni sullo<br />
Stage VI, che dovrebbe dare il colpo di<br />
grazia alle emissioni di CO 2<br />
. Come dire,<br />
un “aiutino” alla accelerazione della<br />
rivoluzione elettrica. Qui si chiude il<br />
cerchio, con la fatidica data del 2035 a<br />
ghigliottinare il motore a combustione<br />
interna. Semplificando, a destra si è<br />
gridato alle follie ideologiche della<br />
sinistra, che ha rilanciato la conversione<br />
a emissioni zero del parco circolante e<br />
il potenziamento del trasporto pubblico.<br />
Come è andata a finire? Ancora non lo<br />
sappiamo. Il nome di Ursula Von der Leyen<br />
è gettonato, al pari di Roberta Metsola,<br />
Mario Draghi, Antonio Costa e altri. In<br />
Germania, l’Afd ha sorpassato il PS del<br />
cancelliere Scholz, in Francia Macron<br />
ha indetto le elezioni legislative di fronte<br />
alla slavina del Rassemblement National<br />
di Marine Lepen, che sbatte la porta in<br />
faccia al Green Deal della UE. Dalle urne<br />
è uscito una relativa condizione di stallo,<br />
con un arretramento della coalizione Ursula<br />
e un’avanzata delle destre, che però non<br />
sfondano la Maginot. Il Ppe ha 186 saggi,<br />
i socialisti 135, i Conservatori europei 73,<br />
Identità e democrazia 58. Quando troverete<br />
questo numero di POWERTRAIN<br />
nella vostra buca delle lettere, forse il<br />
dilemma sarà stato sciolto, e sapremo quali<br />
tonalità policrome avrà assunto Strasburgo,<br />
chi dirigerà la Commissione e quale<br />
direzione prenderà la catena cinematica.<br />
Sarà Ululì o Ululà (citando Mel Brooks),<br />
cioè, Ursulì o Ursulà?<br />
visita il nuovo sito<br />
www.e-construction.org<br />
EDITORIALE<br />
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4
Volvo D17<br />
Stabilimento Deutz di Colonia<br />
780<br />
CAVALLI<br />
Volvo ha messo a punto una<br />
taratura di 780 cavalli per<br />
l’ammiraglia su strada, l’FH16.<br />
Il cilindro è stato ridisegnato,<br />
aggiungendo 5 millimetri<br />
all’alesaggio del D16, che<br />
conferisce 17,3 litri al 6 cilindri e<br />
gonfia la coppia fino a 3.800 Nm<br />
Volvo Trucks non si accontenta<br />
di accomodarsi nell’empireo<br />
dei super-muscolosi,<br />
insieme ai conterranei di Scania.<br />
Il motore D17, montato sul Volvo<br />
FH16, ha sfondato il muro del<br />
suono: 780 cavalli. Il 17 litri è<br />
disponibile anche in versione per<br />
gruppi. Confrontando il Volvo<br />
FH16, che da 17,3 litri e 573,5<br />
chilowatt (corrispondenti a 780<br />
cavalli) con il suo predecessore, il<br />
aggiunge il 7% di coppia e riduce<br />
del 5% il consumo di carburante<br />
e le emissioni di anidride carbonica.<br />
Il cilindro conferma la corsa<br />
di 165 millimetri e è stato maggiorato<br />
di 5 mm nell’alesaggio.<br />
Il 6 cilindri in linea è disponibile<br />
anche sul Volvo FH16 Aero, che<br />
offre un risparmio di carburante<br />
ancora maggiore se abbinato alla<br />
cabina aerodinamica del camion.<br />
«I nostri ingegneri hanno realizzato<br />
un motore che combina la<br />
coppia e la potenza più elevate<br />
di qualsiasi camion europeo con<br />
un’efficienza dei consumi superiore.<br />
I fatti parlano chiaro: più<br />
coppia e potenza con un significativo<br />
risparmio di carburante e<br />
di CO 2<br />
è un risultato fantastico.<br />
Questo significa che i nostri clienti<br />
possono svolgere i loro compiti<br />
in modo più efficiente e con una<br />
maggiore produttività», ci spiega<br />
Jan Hjelmgren, Responsabile<br />
Gestione Prodotti e Qualità di Volvo<br />
Trucks. Il D17 di Volvo è disponibile<br />
in tre livelli di potenza:<br />
600, 700 e 780 cavalli. I corrispettivi<br />
livelli di coppia sono 3.000<br />
Nm, 3.400 Nm e 3.800 Nm nella<br />
versione top. Il cambio è stato aggiornato<br />
per gestire fino a 3.800<br />
Nm e l’efficienza del cambio interno<br />
è stata ulteriormente migliorata<br />
sulle versioni da 3.000 Nm e<br />
3.400 Nm. Il nuovo motore D17<br />
è certificato per i biocarburanti:<br />
può funzionare con Hvo in tutte<br />
le potenze. La versione da 700<br />
cavalli è certificata anche per il<br />
funzionamento con B100. I Volvo<br />
FH16 e FH16 Aero equipaggiati<br />
con il D17 saranno in produzione<br />
da questo semestre del <strong>2024</strong>.<br />
LINEA 6<br />
Deutz ha dato il via alle danze della linea 6 dello<br />
stabilimento di Colonia. Sarà dedicata ai motori da<br />
4 ad 8 litri della famiglia 2013 V4 e della serie 7.8.<br />
Inizialmente anche per il TCG 7.8 H2<br />
La linea 6 di Deutz è in funzione<br />
a Colonia, al servizio<br />
del 4-8 litri. Anche il TCG<br />
7.8 H2 sarà inizialmente assemblato<br />
su questa linea. «La nuova<br />
linea di montaggio 6 ci offre<br />
una flessibilità molto maggiore<br />
in termini di volume e varianti<br />
di motore, consentendoci di<br />
rispondere in modo più efficace<br />
alle mutevoli esigenze del<br />
mercato. Rappresenta inoltre<br />
CLARIOS E ALTRIS PER LE BATTERIE AL SODIO<br />
Clarios, specialista delle<br />
batterie, e Altris, produttore<br />
svedese di prototipi di batterie<br />
agli ioni di sodio, hanno<br />
siglato un accordo di sviluppo<br />
congiunto per le applicazioni<br />
di mobilità a bassa tensione.<br />
Altris si concentrerà sullo<br />
sviluppo della tecnologia per<br />
applicazioni a bassa tensione,<br />
mentre Clarios si avvarrà della<br />
propria esperienza in sistemi<br />
di gestione della batteria,<br />
software e integrazione di<br />
sistemi per la progettazione<br />
un’ulteriore pietra miliare nella<br />
nostra strategia Dual+», afferma<br />
Petra Mayer, Coo di Deutz.<br />
«La piena produzione del nostro<br />
motore a idrogeno TCG 7.8<br />
H2, che è ora in corso, richiede<br />
solo una regolazione del banco<br />
di prova. I motori possono essere<br />
prodotti sulla stessa linea<br />
di montaggio. Questo è un altro<br />
vantaggio della tecnologia<br />
a combustione interna che è<br />
di sistemi di batterie. A<br />
favore della produzione delle<br />
celle agli ioni di sodio si<br />
usano materiali presenti in<br />
abbondanza in natura, come<br />
sale, legno e ferro. «La nostra<br />
chimica ha il vantaggio unico<br />
di combinare prestazioni a<br />
bassa temperatura acon la<br />
capacità di erogare correnti<br />
elevate, mantenendo una<br />
densità energetica competitiva.<br />
Questo la rende perfetta per le<br />
soluzioni di mobilità», afferma<br />
Björn Mårlid, CEO di Altris.<br />
necessaria nei settori dei nostri<br />
clienti per raggiungere un futuro<br />
a impatto zero sul clima». La<br />
nuova linea di produzione è stata<br />
installata nell’area esistente dello<br />
stabilimento di Porz e offre la<br />
massima flessibilità attualmente<br />
disponibile in termini di varianti<br />
e volumi, consentendo a Deutz<br />
di rispondere alle mutevoli esigenze<br />
senza alcuna perdita di<br />
produttività.<br />
Le maestranze<br />
tagliano il nastro<br />
della linea 6 di<br />
assemblaggio,<br />
recentemente<br />
inaugurata presso<br />
il sito produttivo<br />
di Colonia.<br />
HI-TECH<br />
Batterie green? Se fatte in Europa, sostiene T&E<br />
Insediare in Europa le supply chain della<br />
mobilità elettrica e della produzione<br />
di batterie, grazie alla quota sempre<br />
crescente di elettricità rinnovabile<br />
impiegata nei processi produttivi,<br />
permetterebbe di ridurre l’impronta di<br />
carbonio di una batteria del 62% rispetto<br />
ad una catena del valore interamente<br />
controllata dalla Cina. Tale riduzione<br />
si attesterebbe al 37%, tenendo conto<br />
dell’attuale mix energetico medio in UE:<br />
questo quanto emerge da una nuova<br />
analisi di Transport & Environment<br />
(T&E), organizzazione ambientalista<br />
indipendente europea. L’onshoring della<br />
produzione di celle delle batterie e dei<br />
componenti necessari per soddisfare la<br />
domanda europea di sistemi di accumulo<br />
potrebbe far risparmiare circa 133 Mt di<br />
CO 2<br />
tra il <strong>2024</strong> e il 2030, l’equivalente<br />
delle emissioni annuali totali della<br />
Repubblica Ceca. Il report evidenzia che<br />
solo il 47% della produzione di batterie<br />
agli ioni di litio, pianificata in UE da qui<br />
al 2030, è sicura di vedere la luce. In<br />
Italia, dopo il fallimento del progetto<br />
ItalVolt (con una capacità di 45 GWh) la<br />
capacità produttiva nazionale, seppur<br />
sicura al 100%, è scesa a 48 GWh; è<br />
affidata agli impianti di Teverola (FAAM,<br />
già operativa) e Termoli (ACC, in via di<br />
realizzazione). Finlandia, Regno Unito,<br />
Norvegia e Spagna sono i paesi con la<br />
maggiore quota di impianti pianificati<br />
a rischio medio-alto, specialmente a<br />
causa degli interrogativi sui progetti<br />
rispettivamente di Finnish Minerals<br />
Group, della West Midlands Gigafactory,<br />
di Freyr e di Envision AESC. T&E ha<br />
invitato i legislatori a raddoppiare gli<br />
sforzi a favore della mobilità elettrica,<br />
applicando requisiti di sostenibilità per<br />
le batterie volti a premiare la produzione<br />
locale e rafforzando i finanziamenti a<br />
livello europeo.<br />
6<br />
7
suV. Anche quelli elettrici<br />
BEVONO COME<br />
SPUGNE<br />
Un rapporto IEA punta il dito sulla popolarità<br />
degli Sport utility vehicle. L’Agenzia<br />
Internazionale dell’Energia denuncia: “Se negli<br />
ultimi 12 anni la taglia dell’immatricolato nel<br />
mondo non fosse cresciuta, le emissioni di<br />
CO 2<br />
sarebbero calate del 30% in più”. Un’auto<br />
su quattro si iscrive a questa categoria<br />
AUTOMOTIVE<br />
A<br />
dare ascolto agli storici dell’auto, i Suv sono<br />
nati nell’ottobre del 1962 quando Jeep lanciò<br />
sul mercato la Wagoneer, una lussuosa station<br />
wagon 4WD sviluppata sulla stessa base meccanica<br />
del Cherokee con motori a benzina dal 6 cilindri 4,2<br />
litri al V8 6.6 litri. Ben presto, nella versione Town<br />
& Country con le caratteristiche fiancate pannellate<br />
in legno, divenne l’auto per eccellenza dei newyorkesi<br />
facoltosi sia per spostarsi verso le ville degli<br />
Hamptons d’estate sia per sciare a Lake Placid. Un<br />
debutto che anticipava di otto anni il battesimo, il<br />
17 giugno 1970, della Range Rover. Il punto di riferimento<br />
del mix di qualità in fuoristrada, lusso ed<br />
eleganza che ha fatto la fortuna degli Sport utility<br />
vehicle. Democratizzatisi nei decenni con l’abbandono<br />
della trazione integrale, prima, e delle forme<br />
da wagon poi: Land Rover Evoque e Volkswagen T-<br />
Roc hanno una versione cabrio. La moda dei Suv nel<br />
giro di mezzo secolo ha “cambiato faccia” al mondo<br />
dell’auto. E neppure l’abbandono dei motori diesel<br />
ne ha frenato il successo: nel 2023 hanno rappresentato<br />
il 48% delle vendite globali di auto nel mondo.<br />
Per la felicità dei costruttori che vi hanno trovato<br />
un’ottima fonte di profitti. A parità di powertrain, il<br />
delta di prezzo tra sedan e Suv raramente è inferiore<br />
a 15mila euro. Mezzi ingombranti e pesanti che<br />
hanno innescato le contestazioni degli ecologisti, da<br />
almeno un decennio in prima linea a rimarcarne l’esagerato<br />
impatto ambientale. Gruppi green che hanno<br />
trovato un inatteso – e molto autorevole – alleato<br />
nell’IEA, l’agenzia internazionale dell’energia, di<br />
fatto una costola dell’OCSE, l’Organizzazione per la<br />
cooperazione e lo sviluppo economico. Agenzia che<br />
senza troppi giri di parole ha così intitolato un suo<br />
rapporto del 28 maggio scorso: «I Suv stanno mietendo<br />
record di vendite anno dopo anno, ma anche<br />
di emissioni. Sono responsabili di un incremento di<br />
oltre il 20% delle emissioni globali CO 2<br />
correlate».<br />
Basato sui dati 2023 delle immatricolazioni mondiali,<br />
il report IEA denuncia come la diffusione di questa<br />
tipologia di mezzi rallenti la transizione energetica<br />
non solo nelle versioni con powertrain termico. Detto<br />
che dei circa 500 modelli elettrici disponibili nel<br />
2023 il 60% erano Suv, il loro utilizzo innalzerebbe<br />
artificiosamente la domanda di elettricità come quella<br />
di terre rare per costruirne le batterie. Giusto per<br />
dare una misura, l’analisi IEA stima in un miliardo<br />
di tonnellate le emissioni di CO 2<br />
generate dai Suv,<br />
con un aumento anno su anno del 10% nonostante il<br />
diffondersi delle versioni elettrificate.<br />
I Suv sono un freno alla neutralità carbonica?<br />
Per documentare come la moda dei Suv sta depotenziando<br />
i progressi legati al passaggio alle Bev i<br />
tecnici della IEA sono partiti da un rapporto di GFEI-<br />
Global Fuel Economy Initiative, associazione che ha<br />
tra i fondatori sia l’Onu sia la FIA, che ha valutato<br />
come la penetrazione capillare dei Suv in tutti i principali<br />
mercati ha rallentato la decarbonizzazione del<br />
trasporto privato su gomma. Se nel cambio di powertrain<br />
le auto vendute fossero rimaste della stessa<br />
misura e dello stesso peso, tra il 2010 e il 2022 le<br />
emissioni sarebbero calate del 30% in più. Ma, per<br />
massimizzare i profitti e ripagare gli investimenti in<br />
ricerca sulle batterie, l’industria dell’auto sta puntando<br />
soprattutto su modelli elettrici di grandi dimensioni.<br />
Mezzi che hanno pure l’handicap di costare<br />
di più, rendendo più lenta l’adozione di EV da parte<br />
di chi dispone di redditi medio-bassi. Secondo i dati<br />
elaborati dall’IEA, nel 2023 i Suv elettrici di nuova<br />
immatricolazione sono stati 7,75 milioni, di cui 3,3<br />
milioni nelle economie avanzate e 4,45 nei mercati<br />
emergenti e nelle economie in via di sviluppo. Allo<br />
stesso tempo le nuove targhe di Suv con powertrain<br />
termico hanno sfiorato i 30 milioni di unità (rispettivamente,<br />
16,03 e 13,4 milioni). E la percentuale di<br />
modelli di Suv nel portafoglio globale dei mezzi proposti<br />
resta in forte crescita. «Nelle economie avanzate,<br />
le vendite di Suv nel 2023 hanno raggiunto circa<br />
i 20 milioni, superando per la prima volta la quota<br />
di mercato del 50%. L’interesse per questi veicoli<br />
non risparmia neppure le economie emergenti e in<br />
via di sviluppo, dove la quota di Suv rispecchia questa<br />
tendenza», sottolineano all’IEA. Oggi un’auto su<br />
quattro in circolazione nel mondo è un Suv e sebbene<br />
i Suv elettrici nel 2023 abbiano rappresentato solo<br />
il 5% del parco circolante a livello globale, il segmento<br />
ha costituito il 55% delle vendite di Bev. Se<br />
è vero, argomenta la IEA, che nel 2023 sulle strade<br />
di tutto il mondo circolavano più di 360 milioni di<br />
Suv, con conseguenti emissioni pari a un miliardo di<br />
tonnellate di CO 2<br />
, questo vorrebbe dire un aumento<br />
di circa 100 milioni di tonnellate rispetto all’anno<br />
precedente, ovvero oltre il 20% della crescita delle<br />
emissioni globali legate all’energia lo scorso anno.<br />
L’aumento delle emissioni di CO 2<br />
attribuito all’uso<br />
dei Suv equivale quindi a circa la metà della crescita<br />
delle emissioni derivante dal settore elettrico preso<br />
nel suo complesso. Senza dimenticare che, rispetto<br />
alle auto convenzionali, i Suv danno un ulteriore<br />
contributo di emissioni legato alla maggiore quantità<br />
di materiali utilizzati necessari a fabbricarli.<br />
Il 20% in più<br />
«Nonostante i progressi nell’efficienza dei consumi<br />
e nell’elettrificazione – conclude il rapporto IEA –<br />
la popolarità di veicoli più pesanti e meno efficienti<br />
come i Suv, con livelli di emissioni di circa il 20%<br />
in più rispetto a un’auto di medie dimensioni, ha in<br />
gran parte annullato i miglioramenti nel consumo<br />
energetico e nelle emissioni ottenuti in altre parti<br />
del mondo». Senza entrare nel merito delle problematiche<br />
legate alla sicurezza stradale, specie nei<br />
confronti di pedoni e ciclisti, e al maggiore ingombro<br />
nel traffico, i tecnici IEA sottolineano come «il<br />
passaggio della mobilità individuale da powertrain<br />
termici a quelli elettrici sia una strategia chiave per<br />
raggiungere gli obiettivi internazionali in materia di<br />
energia e clima. Tuttavia, per un futuro sostenibile<br />
sono essenziali anche misure come il corretto dimensionamento<br />
dei pacchi batteria dei veicoli elettrici,<br />
l’adeguamento degli standard di efficienza dei mezzi,<br />
nonché il contenimento della domanda di materiali<br />
per la loro costruzione». Un giro di parole garbato<br />
per mostrare il pollice verso a mezzi come il Cybertruck<br />
di Tesla...<br />
Largo ai SU-TO-MA<br />
“Fate largo al gigante Su-To-Ma”<br />
hanno ironizzato gli ingegneri di<br />
Tesla. Ma l’idea dell’alleanza tra<br />
i tre marchi giapponesi Subaru,<br />
Toyota e Mazda nello sviluppo di<br />
motori termici multifuel ad elevata<br />
efficienza non è peregrina come<br />
potrebbe sembrare. Non solo<br />
è irrealistico voler cancellare<br />
motori a combustione interna,<br />
ma l’Asia è di certo l’area<br />
dove per ragioni oggettive di<br />
arretratezza economica di alcuni<br />
Paesi la transizione elettrica<br />
ha tuttora grandi problemi da<br />
risolvere. Ecco quindi che, pur<br />
mantenendo l’obiettivo della<br />
decarbonizzazione, con la<br />
prossima generazione di motori i<br />
In apertura, la<br />
triade giapponese<br />
composta da<br />
Subaru, Mazda e<br />
Toyota. Obiettivo<br />
comune gli<br />
endotermici multi<br />
combustibile. Sotto,<br />
il 2 litri prototipale<br />
di Toyota. I due<br />
scatti riferiscono al<br />
box, complemento<br />
oggetto e soggetto<br />
al tempo stesso<br />
del testo portante.<br />
Come dire, né<br />
l’elettrico a tutti i<br />
costi né il “puro<br />
diesel” sono una<br />
strada praticabile.<br />
tre partner coinvolti cercheranno<br />
di migliorare le prestazioni<br />
dei termici, e di ottimizzarne<br />
l’integrazione con i motori elettrici.<br />
Motori più potenti, efficienti e<br />
compatti consentiranno infatti di<br />
ridurre gli ingombri meccanici,<br />
ottimizzando l’aerodinamica e<br />
facilitando il rispetto di protocolli<br />
di emissioni ancora più rigidi degli<br />
attuali. Negli intenti dei reparti<br />
ricerca e sviluppo, i nuovi motori<br />
dell’alleanza Subaru Toyota<br />
Mazda saranno resi il più possibile<br />
carbon neutral abbandonando<br />
i combustibili fossili e offrendo<br />
compatibilità con varie alternative,<br />
tra cui l’e-fuel, i biocarburanti e<br />
l’idrogeno liquido.<br />
8<br />
9
ELETTRIFICAZIONE. Mitsubishi Electric<br />
ELIMINARE<br />
GLI SPRECHI<br />
Ripercorriamo a ritroso la filiera, per delineare il<br />
quadro ottimale del processo produttivo delle<br />
batterie. Anche trasferendoci nel “ventre della<br />
balena” ritroviamo il mantra della manutenzione<br />
predittiva. Klaus Petersen, Director Automotive &<br />
Lithium Battery Industries, Factory Automation Emea<br />
ci racconta la ricetta di Mitsubishi Electric<br />
Mitsubishi, entità tentacolare che spazia dalla<br />
produzione di automobili, a quello di<br />
endotermici per applicazioni mobili industriali,<br />
alla climatizzazione. Sintetizziamo le riflessioni<br />
di Klaus Petersen, Director Automotive &<br />
Lithium Battery Industries, Factory Automation<br />
Emea di Mitsubishi Electric, sui fattori che frenano<br />
la diffusione delle batterie. Lo sguardo abbraccia un<br />
orizzonte insolito per i lettori di POWERTRAIN.<br />
Solitamente appollaiati a valle del processo, nel sottopancia<br />
delle macchine, risaliamo a monte, là dove<br />
il processo produttivo ha origine. «L’aumento della<br />
domanda da parte del settore dei veicoli elettrici ha<br />
già contribuito all’espansione del mercato globale<br />
da circa 40 miliardi di dollari nel 2018 a oltre 60<br />
miliardi di dollari nel 2022, e questo tasso di crescita<br />
è destinato ad accelerare. Entro la fine del decennio,<br />
si prevede che il mercato varrà più di un quarto<br />
di trilione di dollari. Tuttavia, la portata di questa<br />
espansione presenta diverse sfide. Il litio, il cobalto<br />
e il nichel devono essere estratti e lavorati prima di<br />
essere utilizzati nella produzione e l’Agenzia internazionale<br />
dell’energia prevede che la domanda totale<br />
di minerali necessari per la produzione di veicoli<br />
elettrici aumenterà di 30 volte tra il 2020 e il 2040».<br />
energia<br />
Controllo qualità<br />
Una delle sfide principali che il settore delle batterie<br />
si trova ad affrontare è l’implementazione di un efficace<br />
controllo di qualità e la lotta agli alti tassi di<br />
spreco. Nonostante si tratti di materiali pregiati, un<br />
impianto tipico può aspettarsi di vedere circa il 10%<br />
dei prodotti finiti al di sotto degli standard minimi<br />
e finire come scarti. In molti casi, questo tasso può<br />
raggiungere il 30%. Questo alto livello di rottamazione<br />
è incredibilmente costoso ed è uno dei motivi<br />
per cui la batteria rappresenta in genere fino al 60%<br />
del costo totale di un veicolo elettrico. La produzione<br />
di batterie agli ioni di litio inizia con la creazione<br />
di nastri (o lamine) di metallo, rame per l’anodo e<br />
alluminio per il catodo. Le dimensioni di questi nastri<br />
possono variare notevolmente, ma in genere sono<br />
lunghi diverse centinaia di metri, si estendono per<br />
oltre un chilometro nei siti produttivi più grandi, con<br />
una larghezza da pochi centimetri a oltre un metro.<br />
Per trasformarli in batterie, i nastri vengono rivestiti<br />
con una sottile pellicola di impasti di materiali attivi.<br />
Il catodo utilizza in genere materiali come l’ossido<br />
di cobalto e litio, il fosfato di ferro o altri ossidi metallici<br />
di litio, mentre l’anodo è rivestito con grafite<br />
o materiali a base di silicio. Indipendentemente dai<br />
materiali utilizzati, lo spessore di questi rivestimenti<br />
ha un impatto importante sulla capacità energetica<br />
e sull’efficienza di trasporto degli ioni della batteria<br />
finita. I rivestimenti più spessi possono immagazzinare<br />
più materiale attivo, aumentando potenzialmente<br />
la capacità complessiva di accumulo di energia<br />
della batteria. Tuttavia, questo vantaggio comporta<br />
un compromesso: rivestimenti troppo spessi possono<br />
ostacolare il movimento degli ioni di litio tra gli elettrodi,<br />
riducendo la velocità di carica e scarica della<br />
batteria. Se un rivestimento è troppo spesso o troppo<br />
sottile, ampie sezioni di un nastro potrebbero non<br />
essere adatte all’uso in un prodotto finito. Sebbene<br />
lo spessore vari a seconda dei requisiti, i rivestimenti<br />
dei catodi sono in genere compresi tra 100 e 200 μm,<br />
mentre i rivestimenti degli anodi tendono a essere<br />
leggermente più sottili, in genere tra 70 e 120 μm. Le<br />
moderne linee di produzione sono dotate di una vasta<br />
gamma di sensori che generano un enorme volume<br />
di dati. Quando questi dati vengono analizzati in<br />
modo efficace, possono essere utilizzati per apportare<br />
miglioramenti significativi al processo produttivo.<br />
Un’applicazione comune è la manutenzione predittiva.<br />
Ad esempio, analizzando le tendenze dei dati, è<br />
10<br />
11
energia<br />
possibile prevedere quando una macchina richiederà<br />
una manutenzione mirata, sulla base di un assorbimento<br />
di corrente leggermente superiore al solito o<br />
di un aumento dell’ampiezza delle oscillazioni. Le<br />
aziende possono utilizzare questo stesso principio per<br />
migliorare lo stato di produzione delle batterie agli<br />
ioni di litio, non solo introducendo la manutenzione<br />
predittiva, ma anche individuando i fattori correlati<br />
alla qualità delle celle. In questo modo è possibile<br />
determinare quali parametri possono essere controllati<br />
per ottenere celle di alta qualità, migliorando il<br />
valore delle batterie funzionali e riducendo la quantità<br />
di materiali che devono essere scartati. Mitsubishi<br />
Electric ha già applicato queste conoscenze alle linee<br />
di produzione di batterie agli ioni di litio del mondo<br />
reale, con risultati impressionanti.<br />
Lo spessore del film<br />
Il gruppo di lavoro si è concentrato sul problema<br />
dello spessore inconsistente del film e ha raccolto<br />
dati da 127 parametri diversi per determinare quali<br />
potessero essere correlati. Con l’aiuto della soluzione<br />
Melsoft MaiLab di Mitsubishi Electric, hanno scoperto<br />
che quattro fattori sono fortemente correlati<br />
alle variazioni di spessore del rivestimento: tensione,<br />
pressione del rivestimento, temperatura eccessiva e<br />
distanza dall’apertura del rivestimento. Grazie a queste<br />
informazioni, il team ha creato una regola diagno-<br />
stica per rilevare lo spessore. Quindi l’ha combinata<br />
con la tecnologia di automazione industriale, come i<br />
controllori di tensione, per monitorare e modificare<br />
attentamente i parametri per garantire che la maggior<br />
parte del nastro sia conforme agli standard di qualità.<br />
L’implementazione degli strumenti, della tecnologia<br />
e delle competenze necessarie per una linea di produzione<br />
digitale non è necessariamente una procedura<br />
complessa, né un cambiamento binario, tutto o<br />
niente, che deve essere introdotto in un’intera linea<br />
di produzione in una sola volta. Tuttavia, si tratta<br />
di un cambiamento che deve essere affrontato con<br />
attenzione. Un’implementazione di successo non richiede<br />
solo l’acquisto dell’attrezzatura appropriata.<br />
Deve essere affrontato contemporaneamente da due<br />
punti di vista: tecnico e operativo.<br />
Dal punto di vista tecnico, un produttore deve avere<br />
accesso agli strumenti giusti. Ciò significa garantire<br />
che tutte le macchine e i sensori dispongano di un’eccellente<br />
connettività e siano collegati a un hub di dati<br />
di alta qualità utilizzando soluzioni di rete industriale<br />
avanzate. Soluzioni come la rete CC-Link IE TSN e<br />
i computer industriali Melipc possono consentire un<br />
campionamento ad alta fedeltà, indispensabile per<br />
lavorare con materiali complessi e mutevoli come le<br />
batterie agli ioni di litio.<br />
Oltre a questo, è importante investire in eccellenti<br />
strumenti di visualizzazione e correlazione, come<br />
quelli inclusi in MaiLab e nella suite Iconics Genesis64.<br />
Questi strumenti permetteranno agli esperti di<br />
sbloccare le intuizioni nascoste in qualsiasi dato e<br />
consentiranno agli algoritmi alimentati dall’intelligenza<br />
artificiale di analizzare masse di informazioni<br />
e scoprire correlazioni che nessun essere umano<br />
avrebbe mai individuato. Uno strumento di gemellaggio<br />
digitale come Melsoft Gemini di Mitsubishi<br />
Electric consente ai produttori di creare una replica<br />
virtuale del processo e di sperimentare eventuali<br />
modifiche. Tuttavia, è importante non farsi prendere<br />
dalla smania di rendere troppo complicato il gemello<br />
digitale, soprattutto nelle prime fasi del percorso digitale<br />
di un’azienda. Non ha molto senso cercare di<br />
modellare un’intera fabbrica quando si è realmente<br />
interessati a un solo macchinario.<br />
Digitalizzazione<br />
A livello operativo, la digitalizzazione nella produzione<br />
di batterie agli ioni di litio inizia con la creazione<br />
di una solida base operativa, essenziale per<br />
sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie.<br />
Piuttosto che una revisione radicale, i produttori dovrebbero<br />
adottare un approccio graduale, avviando<br />
progetti pilota mirati a specifiche aree delle loro attività.<br />
Questi progetti servono come primo passo pratico,<br />
aiutando i gruppi di lavoro a familiarizzare con i nuovi<br />
strumenti e processi in un contesto gestibile, affrontando<br />
eventuali problemi su scala ridotta e dimostrando i<br />
vantaggi tangibili della digitalizzazione. I progetti pilota,<br />
con obiettivi chiari e misurabili, offrono un modo<br />
strategico per mostrare i risultati rapidi, assicurando<br />
il consenso delle parti interessate e aprendo la strada<br />
a un’implementazione più ampia. Questo approccio<br />
metodico consente di integrare senza problemi le<br />
tecnologie di produzione digitale, riducendo i rischi<br />
e migliorando l’efficienza e la qualità del processo<br />
produttivo. Iniziando in piccolo e scalando in base ai<br />
successi ottenuti, i produttori possono garantire una<br />
transizione più efficace verso la produzione digitale,<br />
posizionandosi in modo da soddisfare le richieste in<br />
evoluzione del mercato delle batterie. Con l’aumento<br />
della domanda di veicoli elettrici, l’incremento della<br />
produzione richiede non solo una pianificazione strategica,<br />
ma anche l’adozione di tecnologia e dati per<br />
gestire in modo efficiente queste complessità.<br />
In questo caso, la digitalizzazione consente il monitoraggio<br />
e l’analisi in tempo reale, migliorando il<br />
processo decisionale e la qualità del prodotto e riducendo<br />
gli sprechi. La transizione verso la produzione<br />
digitalizzata richiede investimenti e un cambiamento<br />
di mentalità, ma promette ritorni tangibili. Il cuore<br />
della digitalizzazione consiste nel trasformare l’analogico<br />
in digitale e nell’applicare le conoscenze e le<br />
competenze ingegneristiche per migliorare e ottimizzare<br />
i processi”.<br />
12<br />
13
fpt industrial. E la generazione Raywin<br />
DUBAI OR<br />
NOT DUBAI?<br />
Il “non MEE” per FPT Industrial si è risolto<br />
nell’Energy Meet e in una presentazione<br />
virtuale. Non si poteva perdere l’occasione per<br />
pubblicizzare l’R24, in formato G-Drive, capace di<br />
20, 30 e 40 kVA. La genitorialità è di FPT e Raywin<br />
generazione<br />
14<br />
Lla notizia circolava da tempo, sussurrata nelle anticamere<br />
delle fiere e nelle stanze dei concorrenti.<br />
FPT Industrial ha consolidato la stagione di rilancio<br />
dell’endotermico con un’operazione all’insegna<br />
della conciliazione con il “cost saving” degli Oem.<br />
Una stagione che si riverbera sul panorama della generazione<br />
di potenza, dove il motore diesel la fa da<br />
padrone, e così sarà ancora per diverso tempo a venire.<br />
In questo scenario, FPT Industrial ha stretto un<br />
accordo con Raywin. Il nome è oramai noto ai più,<br />
essendo stata concepita dieci anni or sono da Rato e<br />
Yuchai per “sbrinare” il grande gelo dei costruttori occidentali<br />
nei confronti dei propulsori Made in China.<br />
Un’operazione che è sostanzialmente riuscita, evidenziando<br />
il marchio Raywin nelle grandi fiere europee<br />
dell’industriale. E del marino, considerando che non<br />
dobbiamo spostarci un gran che da Torino per trovare<br />
adepti dalla caratura cristallina. Parliamo di Bimotor,<br />
che ha originariamente utilizzato Raywin per le applicazioni<br />
sprinkler, estendendole ai gruppi di bordo in<br />
ambito marino. Bimotor è concessionaria per il territorio<br />
nazionale, insieme a Valdinoci. Si è prestata a<br />
parlarci di questo accordo Francesca Rinaldi, product<br />
marketing & portfolio per la power generation di FPT<br />
Industrial. Il lancio era atteso in quel di Dubai, dove<br />
è successo quel che è successo. Cosa? Ci rinfresca la<br />
memoria proprio Francesca Rinaldi.<br />
«Purtroppo, è stato ribattezzato “non MEE”. Eravamo<br />
prontissimi, l’allestimento dello stand era stupendo.<br />
Stavamo lì, in attesa che aprissero i cancelli, che non<br />
hanno aperto mai (a Dubai sono piovuti oltre 140 millimetri<br />
di pioggia nell’arco di una giornata. La media<br />
Marca- Modello<br />
FPT Industrial R24<br />
Carta d'identità<br />
A x C mm 87 x 103<br />
N.cil.- dm3 4 - 2,4<br />
Potenza prime kVA @50 Hz 38<br />
Potenza standby kVA @50 Hz 42<br />
Massa kg 265<br />
L * W * H mm<br />
1002x576x813mm<br />
Emissioni<br />
Stage 3A<br />
delle precipitazioni annue è di 95 millimetri, ndr). A<br />
quel punto, abbiamo attinto alle nostre risorse e all’italianità,<br />
organizzando una presentazione virtuale, al<br />
posto di quella in presenza. Sarebbe stato il mio primo<br />
MEE, le aspettative erano alte, anche in ragione della<br />
presentazione del prodotto, ed erano previste anche altre<br />
novità. Ho notato la presenza di tantissimi italiani».<br />
Com’è andata all’Energy Meet, l’evento di networking<br />
organizzato da Generazione Distribuita?<br />
«Nonostante l’uragano ce l’abbiamo fatta! I partecipanti<br />
erano ospitati in strutture alberghiere situate nei<br />
paraggi e ancora agibili. L’evento ha registrato una<br />
grande partecipazione, onestamente oltre le aspettative.<br />
Si è in effetti rivelato un momento di networking<br />
con gli attori della filiera genset, anche con i competitor.<br />
Abbiamo ricevuto diversi stimoli. Come dire, una<br />
bella serata, con l’uragano fuori».<br />
L’identikit dell’ultimogenito, il G-Drive R24?<br />
«L’R24 si propone come un motore concepito e sviluppato<br />
prettamente per la generazione di potenza.<br />
Esce dalle linee di produzione completo di radiatore,<br />
filtro e ventola, in formato G-Drive. Copre i nodi da<br />
20, 30 e 40 kVA, sia per i mercati non regolati che<br />
per quelli Stage IIIA, con l’obiettivo di candidarsi a<br />
soluzione “cost effective”. È un 2,4 litri di cilindrata,<br />
4 cilindri in linea, disponibile sia aspirato, a 20 kVa,<br />
che sovralimentato, a 30 e 40 kVA. L’iniezione è del<br />
tipo meccanico, affidata alla pompa rotativa. Questo<br />
progetto scaturisce dalla cooperazione con Raywin,<br />
che si trova a Chiongqing (come SFH, la joint venture<br />
tra FPT e Snat, Shanghai new power automotive<br />
technology, ndr). L’R24 è assemblato in Cina ma integrato,<br />
brandizzato e distribuito da FPT Industrial e si<br />
integra perfettamente nel portfolio. Questa unità si inserisce<br />
a livello dei bassi nodi di potenza, dove eravamo<br />
scoperti. Cito il 20 kVA, a giri fissi, “switchabile”<br />
da 1.500 a 1.800 giri, per ottimizzare il magazzino dei<br />
clienti, come tutti i motori di FPT Industrial. È “single<br />
side maintenance”, per gestire nel modo migliore gli<br />
spazi sia per lo standby che per il prime power. Le faccio<br />
l’esempio della Turchia, dove un costruttore locale<br />
ha acquistato l’R24 proprio per impieghi in continuo.<br />
Di fronte a queste sfide ci siamo chiesti: perché non<br />
cooperare con un’azienda che già produce un motore<br />
di questo tipo? Così abbiamo fatto. La distribuzione<br />
è a cura del network di FPT».<br />
Longen Power<br />
Ancora il Dragone sullo sfondo,<br />
nell’accordo della filiale cinese di FPT<br />
Industrial con Longen Power. Restiamo<br />
ancorati alla generazione di potenza, con<br />
i NEF da 4,5 e 6,7 litri e le tre cubature<br />
del Cursor. È una collaborazione che<br />
viene da lontano, per la precisione dal<br />
Eventuali integrazioni di gamma nell’attacco del listino?<br />
«Col 20 kVA possiamo ritenerci soddisfatti. È la potenza<br />
più bassa che abbiamo, altrimenti ci scontreremmo<br />
con i motori a benzina e le applicazioni domestiche.<br />
Questo non ci impedisce di monitorare il mercato e<br />
di guardarci intorno per individuare prodotti nuovi e<br />
restare al passo coi tempi. È un motore allineato alle<br />
richieste di mercato».<br />
L’altro piatto forte del “non MEE” sarebbe stato il<br />
Cursor 13.<br />
«La famiglia Cursor è una serie storica di FPT Industrial,<br />
ed è declinata anche sulla generazione, cioè<br />
a 9, a 13 e 16 litri, disponibili in tutte le regolazioni,<br />
China IV compreso. Nato per utilizzi heavy-duty e disponibile<br />
anche G-Drive, ha l’iniezione elettronica. Il<br />
pacchetto di post-trattamento e-SCR 2 ha una struttura<br />
preassemblata con tutti i sensori e i cablaggi.<br />
Come ogni altro motore di questa serie non prevede<br />
l’Egr. L’intervallo di manutenzione è di 600 ore, per<br />
massimizzare l’uptime. A Dubai avremmo presentato<br />
il Cursor 13 da 500 kVA, per utilizzi prime power non<br />
regolato, da 400 kVA, invece, per la versione emissionata».<br />
2017, quando Longen Power ha iscritto<br />
FPT nel “registro fornitori”. I gruppi<br />
motorizzati dai 4 e dai 6 cilindri torinesi<br />
sono destinati sia ai mercati occidentali,<br />
su entrambe le sponde dell’Atlantico, che<br />
alla regione Asia-Pacifico, con vari livelli<br />
di emissioni, tra cui il China IV. Le unità<br />
Qui, a sinistra,<br />
Francesca Rinaldi,<br />
product marketing<br />
& portfolio pwer<br />
generation di<br />
FPT Industrial. In<br />
apertura, l’R24,<br />
l’ultimogenito della<br />
gamma G-Drive di<br />
FPT.<br />
oggetto dell’accordo, firmato da Fang<br />
Tingwang, presidente di Longen Power,<br />
e Riccardo Pavani, Head of China<br />
<strong>Powertrain</strong> Commercial Operations<br />
per FPT Industrial, si rivolgono<br />
principalmente alle applicazioni nelle<br />
aree portuali.<br />
15
landi renzo. Con SAFE e Metatron per...<br />
LE REGOLE<br />
DEI GAS<br />
I regolatori rappresentano solo uno degli<br />
ambienti ingegneristici del Gruppo Landi<br />
Renzo. Le competenze sia nell’ambiente<br />
mobility che in quello infastructure consentono<br />
al gruppo emiliano di qualificarsi come alfiere<br />
della transizione per qualsiasi gas, da quello<br />
“bio” (liquido e gassoso) all’idrogeno<br />
Cavriago, pronvincia<br />
di Reggio Emilia.<br />
La parabola del<br />
Gruppo Landi<br />
comincia da qui.<br />
terra<br />
Precursori della transizione, anzi, azzardiamo,<br />
come il genio civile, un po’ “guastatori”, un<br />
po’ anticipatori e “designer” della mappatura di<br />
“nuovi mondi”. Non è la descrizione dell’astronave<br />
Enterprise ma il ritratto sintetico di Landi Renzo,<br />
che quest’anno ha spento la settantesima candelina.<br />
Dal 1954 a Cavriago, nei paraggi di Reggio Emilia,<br />
sono interpreti della riconversione del parco automobilistico<br />
circolante alle opzioni gassose, che si<br />
tratti di metano o Gpl. Soluzioni efficaci ed efficienti,<br />
associate però nel sentimento comune a un “approccio<br />
Opex-oriented”. Insomma, all’indispettito<br />
brontolare “su quanto sia aumentata la benzina!”,<br />
si risponde con un modesto investimento in retrofit,<br />
che riduce sensibilmente il flusso di cassa domestico.<br />
Il tema dirimente, per quanto ci riguarda, è che<br />
la galassia di Landi Renzo non si riduce a questo.<br />
L’azienda è orientata all’ottimizzazione della catena<br />
cinematica di applicazioni non solo automobilistiche.<br />
Anche l’industriale è inquadrato dal monitor<br />
di Landi Renzo. Non un solo asso di briscola, ma<br />
due (senza barare): la pluridecennale familiarità con<br />
la gestione dei gas, che spalanca le porte all’idrogeno,<br />
e la sinergia tra gli asset “mobility” e “infrastructure”.<br />
Concorrono a questa interazione virtuosa<br />
Safe&CEC e Metatron. Abbiamo auscultato i cuori<br />
pulsanti delle tre aziende con una full immersion<br />
negli stabilimenti di Cavriago (Reggio Emilia), San<br />
Giovanni in Persiceto e Castel Maggiore (Bologna).<br />
Annalisa Stupenengo<br />
Alla plancia di comando troviamo Annalisa Stupenengo.<br />
Sarà lei a introdurci nella galassia Landi<br />
Renzo, senza perdere di vista nemmeno un asteroide.<br />
«Rispetto ad altre società che si sono affacciate<br />
al mondo della transizione energetica» esordisce<br />
Stupenengo, «noi abbiamo fatto della transizione<br />
il nostro leitmotiv, prima che fosse all’ordine del<br />
giorno. Da 70 anni Landi Renzo si occupa di gas<br />
metano e di Gpl. Serve esperienza per gestire questi<br />
gas, un capitale di competenze spendibile anche<br />
nell’idrogeno. In questo scenario rappresentiamo<br />
un unicum, disponendo di un osservatorio privilegiato<br />
sul mercato dettato dalla presenza di Safe.<br />
Lavorando nel mondo dell’infrastruttura, vediamo<br />
in anteprima, da un angolo privilegiato, quello che<br />
effettivamente si sta delineando sul mercato, sia da<br />
un punto di vista teorico che pratico, anticipando<br />
alcune problematiche di gestione che potrebbero<br />
insorgere in corso d’opera. Questa visione d’insieme,<br />
che coagula il punto di vista infrastrutturale e<br />
quello della mobilità, allo stato attuale è un patrimonio<br />
esclusivo del Gruppo Landi. Siamo un passo<br />
in avanti rispetto agli altri, per quello che ci richiede<br />
l’evoluzione tecnologica, con la peculiarità della<br />
flessibilità. Rispetto a società che vivono la gestione<br />
delle nicchie come un problema, perché si portano<br />
dietro ‘importanti’ costi strutturali, abbiamo la<br />
capacità di cucire il sistema su misura. A maggior<br />
ragione, in questa fase di incertezza su quale sia<br />
la soluzione più idonea. Mi riferisco all’utilizzo<br />
dell’elettronica e di componenti integrati, collocati<br />
sul motore o a bordo veicolo. Gestendo una<br />
molteplicità di applicazioni, possiamo suggerire al<br />
Landi regola... l’idrogeno<br />
Landi Renzo alla scoperta<br />
dell’idrogeno. Più che una<br />
scoperta, una conferma,<br />
in ragione della genetica<br />
familiarità col trattamento<br />
dei gas che costituisce il fil<br />
rouge di questa narrazione.<br />
Per i regolatori elettronici di<br />
pressione destinati a veicoli<br />
commerciali medi e pesanti<br />
con motori a combustione<br />
interna alimentati a idrogeno,<br />
Landi Renzo ha trovato un<br />
partner di spessore, Bosch.<br />
Da questa collaborazione ha<br />
preso vita il regolatore che<br />
trovate nella foto. Inserito<br />
nel cuore della linea di<br />
alimentazione del combustibile,<br />
il regolatore di pressione<br />
serve come elemento di<br />
disaccoppiamento tra il sistema<br />
di stoccaggio e il sistema di<br />
introduzione del carburante<br />
nella camera di combustione<br />
del motore. Questo genere<br />
di applicazione richiede<br />
regolatori di pressioni che non<br />
siano solo robusti e affidabili<br />
e dimostrino delle superiori<br />
caratteristiche di performance.<br />
Il regolatore di pressione<br />
EM-H garantisce una gestione<br />
e una calibrazione ottimale<br />
della pressione dell’idrogeno<br />
a seconda dei requisiti del<br />
veicolo accompagnati con un<br />
elevato livello di precisione<br />
e rendimento. Disegnato e<br />
prodotto in Italia, il regolatore<br />
EM-H garantisce le proprie<br />
funzionalità attraverso due<br />
stadi: uno stadio meccanico<br />
che riduce la pressione da<br />
alta a media e un secondo<br />
stadio interamente elettronico<br />
che riduce la pressione da<br />
un livello medio a quello<br />
effettivamente richiesto dal<br />
sistema di iniezione del motore.<br />
Il sistema dispone di valvole<br />
che garantiscono la protezione<br />
sia del regolatore di pressione<br />
sia della linea di alimentazione<br />
del combustibile.<br />
16<br />
17
terra<br />
cliente la soluzione migliore per le sue esigenze.<br />
Vorrei citare un altro enabler, che riguarda l’eterno<br />
dilemma dei flottisti: “come posso affidarmi a una<br />
tecnologia, se non dispongo dell’infrastruttura?”.<br />
I nostri clienti stanno apprezzando la possibilità<br />
di avvalersi delle stazioni di servizio mobili realizzate<br />
da Safe. A San Giovanni realizziamo anche<br />
compressori gas upstream, medium stream e downstream.<br />
Ci occupiamo dell’intera filiera del gas, da<br />
quando viene generato (e soggetto ad upgrade) o<br />
estratto, alla pipeline vera e propria. Quindi, per<br />
capirci, quando chiudo la pipeline intervengo con<br />
i compressori per estrarre il gas e stoccarlo; eseguiamo<br />
quindi l’intervento e reimmettiamo il gas<br />
nei condotti. In caso di “t-junction”, a livello di<br />
confluenza della pipeline stessa, la pressione negli<br />
snodi deve essere coerente. Produciamo anche carri<br />
bombolai e i compressori che trovate all’opera<br />
nelle stazioni di servizio». Insomma, si direbbe un<br />
quadro completo. E invece no, nel senso che siamo<br />
appena all’inizio. Prosegue Stupenengo: «Noi,<br />
a differenza di altri player, abbiamo in esercizio<br />
oltre 330 compressori a idrogeno nel mondo. Le<br />
referenze del mercato sono confortanti. Il cliente<br />
che si rivolge a noi, soprattutto quando si parla di<br />
idrogeno, non ha bisogno di un sistemista, termine<br />
che può voler dire tante cose. Preferisco parlare<br />
di fornitore di soluzioni. Ci sono tante variabili<br />
di incertezza. Le tecnologie legate alla mobility si<br />
stanno evolvendo. Siamo transitati dalle fuel cell<br />
con una pressione bassa. Dal nostro angolo visuale<br />
della mobility abbiamo constatato che la tendenza è<br />
verso pressioni di gestione elevate, per migliorare<br />
l’efficienza delle fuel cell. Se parliamo di motori a<br />
combustione interna a idrogeno, con iniezione diretta,<br />
le alte pressioni sono imprescindibili».<br />
Inteprete dei “due mondi”<br />
La Ceo di Landi Renzo arriva al “dunque” più autentico<br />
dell’azienda. «Questa capacità di riflettere<br />
due mondi così intrinsecamente connessi (mobility<br />
e infrastructure) ci consente di fornire soluzioni<br />
modulari, anche a livello di infrastrutture. Consentiamo<br />
così ai nostri clienti di gestire dei sistemi<br />
aperti, come se fossimo un provider softwaristico,<br />
eventualmente estensibili senza compromettere l’investimento<br />
iniziale. Questa competenza intrinseca<br />
della gestione del gas, che sia metano, biometano<br />
o idrogeno, ci conforta nell’individuare la soluzione<br />
più confacente.<br />
Un’altra peculiarità che rivendichiamo a livello di<br />
mobility è la seguente: siamo in grado di allestire<br />
un sistema completo, con tutti i componenti che costituiscono<br />
il kit, completi di centraline elettroniche.<br />
Possiamo fornire semplicemente componenti sciolti<br />
e le indicazioni di supporto agli interlocutori inap-<br />
E la “CO 2<br />
capture”?<br />
Al volgere dei saluti emerge un elemento tanto<br />
chiacchierato quanto estemporaneo, nell’agenda politica.<br />
Una tecnologia che potrebbe però consacrarpetenti<br />
di powertrain, perché il loro core business<br />
è tutt’altro. Un’attitudine derivante dalla trasformazione<br />
per l’aftermarket, che si trascina un’attenzione<br />
al cliente più spinta di chi ha un approccio<br />
solo di natura Oem. I costruttori sono interlocutori<br />
evoluti, il cliente finale delega la soluzione agli specialisti.<br />
Con l’Oem siamo propositivi, soprattutto<br />
nei mercati meno evoluti. Ad esempio, supportiamo<br />
diversi stati africani con cui collaboriamo storicamente<br />
attraverso la fornitura di soluzioni customizzate<br />
per il territorio. Siamo inoltre in grado di<br />
dare seguito ad esigenze in ambito manufacturing<br />
attraverso la creazione dei cd “yellow plant”. Si<br />
tratta di stabilimenti gemellari, gestiti da noi, che<br />
amministrano e finalizzano la produzione come se<br />
fosse integralmente a carico dell’Oem. Le competenze<br />
nella gestione del gas sono di Landi Renzo».<br />
Cosa le evoca la parola “alternativi”?<br />
«In questo momento ripongo grandi aspettative<br />
nel biometano. Per quanto riguarda il Gpl, è stato<br />
considerato per troppo tempo un combustibile<br />
di serie B, perché non si limita a ridurre i costi<br />
del consumatore finale. Anche il Gpl fornisce un<br />
significativo contributo alla riduzione della CO 2<br />
.<br />
Credo fortemente anche nei combustibili blended.<br />
Miscelare l’idrogeno con il biogas o altre tipologie<br />
di carburanti alternativi non è più un sogno, ma<br />
qualcosa di immediatamente disponibile. Da tempo<br />
testiamo i nostri componenti per essere onnivori e<br />
l’idrogeno può usare le stesse condotte del biometano.<br />
A valle, lo si può dividere alla pompa oppure<br />
usarne la miscela. Siamo impegnati nel “blended<br />
on board” a livello veicolare, per miscelare due<br />
gas direttamente sul veicolo (quello che si definisce<br />
Hythane, mix di idrogeno e biometano)».<br />
18<br />
19
terra<br />
si, agganciando le competenze del Gruppo Landi.<br />
«C’è il tema della “CO 2<br />
capture”», scandisce Annalisa<br />
Stupenengo, «per cui serve necessariamente<br />
un compressore. Si potrebbe ricorrere ai pozzi esausti<br />
da riempire, e alla CO 2<br />
a livello solido. Il salto<br />
di qualità dipenderà dalla normazione della vendita<br />
dei crediti della CO 2<br />
. Se e quando succederà, noi<br />
ci saremo».<br />
Insomma, compressione e decompressione, o, come<br />
precisano quelli di Safe&CEC, di cui parleremo a<br />
breve, “soluzioni applicabili a tutta la catena del<br />
valore del gas naturale e del biometano”. Cosa significa?<br />
Dalla tubazione, o pipeline, ai carri bombolai,<br />
alla stazione di servizio, ai sistemi di sicurezza,<br />
all’impiantistica a bordo macchina. Una valorizzazione<br />
resa possibile dall’interazione di Landi Renzo<br />
con Safe e Metatron. Ci addentriamo in questa filiera<br />
da Cavriago, in compagnia di Mattia Bartoli,<br />
responsabile manufacturing del Gruppo. Un plesso<br />
che coagula in circa 10.000 metri quadrati le due<br />
anime, elettronica e meccanica.<br />
In stabilimento con Mattia Bartoli<br />
Precisa Bartoli, «nel reparto elettronico assembliamo<br />
e collaudiamo componenti delle schede. Si<br />
comincia dalla fase di carico e dall’immersione in<br />
un coating che scongiura il rischio corrosione e di<br />
altre aggressioni ambientali. Seguono una fase di<br />
assemblaggio meccanico, con avvitatura e siliconatura<br />
automatizzata, chiusura, collaudo funzionale<br />
ed installazione del software per la calibrazione<br />
della centralina. Infine, la marcatura laser, a seguito<br />
dell’esito positivo del collaudo, per una completa<br />
tracciabilità». Come a scuola, ci concediamo un<br />
intervallo per la visita a un espositore. La sagoma di<br />
un’automobile visualizza i componenti Landi Renzo.<br />
Si parte da una presa di carico. Una volta aperto<br />
il circuito, un riduttore depressurizza e riscalda il<br />
carburante, che diventa così gassoso e transita negli<br />
iniettori, collegati al collettore di aspirazione del<br />
motore, sotto la supervisione della centralina.<br />
Restituiamo la parola a Bartoli: «I nostri componenti<br />
devono garantire prima di tutto la sicurezza,<br />
quindi la tenuta, per evitare trafilamenti di materiali<br />
infiammabili». Ci indica delle tubazioni blu.<br />
Veicolano l’elio per il collaudo dei riduttori, al termine<br />
del processo che lo prevede al 10% di una<br />
miscela con l’aria. L’elio è “sparato” nel componente<br />
in una camera a tenuta stagna. Riprendiamo<br />
l’anatomia del processo. «Le linee manuali sono<br />
evolute, prevedono degli avvitatori con controllo<br />
di coppie e di angolo e un sistema di encoding,<br />
che blinda la sequenza di avvitatura». Tra i riduttori<br />
metano in fase di assemblaggio notiamo<br />
gli HD, per portate più elevate, e l’NGB, per il<br />
passenger car, concepito per l’aftermarket, attual-<br />
mente di gran voga tra gli Oem. Un rocchettino di<br />
rame costituisce il cuore dell’iniettore: da queste<br />
linee ogni anno ne escono ben più di un milione.<br />
Entriamo nella camera bianca che alla Landi definiscono<br />
grigia (in fin dei conti non si assemblano<br />
disposable per la dialisi): le calibrazioni millesimali<br />
sono molto sensibili all’escursione termica<br />
e occorre una temperatura controllata stabilmente<br />
tra 21 e 23 gradi.<br />
L’iniettore prende forma, la bobina con l’avvolgimento,<br />
il connettore, molla e pin di regolazione della<br />
molla, tre punti di saldatura per garantire la fase<br />
di interferenza e la chiusura completa del pezzo,<br />
fino alla marcatura a laser. Si controlla la corsa, per<br />
la calibrazione desiderata della portata in uscita. Il<br />
rodaggio degli iniettori prevede circa 100.000 cicli,<br />
di apertura e chiusura continua. E il modello a idrogeno?<br />
Il corpo dell’iniettore si direbbe lo stesso, e<br />
lo è a tutti gli effetti. Cambiano i materiali, in conformità<br />
alle caratteristiche del combustibile. Non<br />
più gas metano, ma idrogeno.<br />
Mattia Bartoli: «Ci stiamo muovendo da applicazioni<br />
12 volt a 24 volt. La tendenza a montare il<br />
rail direttamente sul collettore si porta dietro tolleranze<br />
molto strette. La calibrazione verifica, in<br />
funzione della taratura del pin e dell’attivazione<br />
dell’iniettore tramite corrente elettrica, la portata<br />
statica e la portata dinamica. Il rail si differenzia<br />
sostanzialmente per la distanza tra gli ugelli, per<br />
gli ingombri e per l’allineamento ai collettori». Il<br />
percorso si esaurisce nel magazzino automatizzato<br />
di 12 piani, che gestisce 7.000 posti pallet.<br />
Giovanni Maccini e SAFE<br />
Se Landi Renzo fosse il centravanti, le due ali sarebbero<br />
Safe&CEC e Metatron. Studiamo i movimenti<br />
della prima, per restare nella metafora<br />
calcistica, con Giovanni Maccini, Direttore Commerciale<br />
di Safe, che ci introduce alle dinamiche<br />
“hardware” del gruppo. «Ci occupiamo di stoccaggio,<br />
iniezione in rete, trasporto, distribuzione<br />
e applicazioni industriali. Integriamo l’asset Landi<br />
Renzo in ottica B2C. Safe è partita dalle stazioni<br />
di rifornimento metano quando il gas era considerato<br />
l’opzione più economica. Ora siamo percepiti<br />
green e alternativi. La ratio attuale delle stazioni,<br />
soprattutto per le flotte di camion e autobus, è la<br />
sostituzione del diesel con un combustibile più ecocompatibile<br />
ed in generale il fuel più sostenibile per<br />
la missione del cliente. Lavoriamo prevalentemente<br />
con l’estero, in un’ottica ciclica di investimenti a<br />
lungo termine, quindi con una sensibile variabilità<br />
dei mercati, anche in termini applicativi. Il nostro<br />
mondo è fatto dall’idrogeno, dalle biomasse, dal<br />
Cng e dall’oil&gas». Come, “oil&gas”? Safe è<br />
una sorta di angelo custode dell’anima virtuosa di<br />
20<br />
21
terra<br />
questo binomio, stigmatizzato dall’opinione pubblica.<br />
Spiega, infatti, Maccini: «Ci occupiamo di<br />
reiniezione in rete, in particolare i nostri progetti<br />
in questo settore sono volti al recupero di gas<br />
che sarebbe altrimenti disperso in atmosfera. Per<br />
evitare che succeda, intervengono i nostri compressori.<br />
È una sorta di stoccaggio temporaneo.<br />
Proponiamo quattro famiglie di compressori, che<br />
si diversificano per potenze assorbite, fino a 400<br />
chilowatt, e pressione di aspirazione, da 0 a 250<br />
bar. Lo skid è l’oggetto funzionale che svolge il<br />
servizio della compressione, una volta posizionato<br />
all’interno di container, sia per il rifornimento<br />
(Cng) che per l’iniezione in rete (biogas). Nelle<br />
applicazioni a idrogeno può svolgere funzioni quali:<br />
svuotare i carri bombolai, stoccare l’idrogeno,<br />
rifornire veicoli. Nel mondo del biogas sono sorte<br />
anche specifiche esigenze, a titolo di esempio, la<br />
frazione agricola inietta in rete all’interno di tubi<br />
a bassa pressione. Quando la rete va in sovraccarico,<br />
nei punti di smistamento del gas le stazioni<br />
Safe spostano il gas dalla rete di bassa pressione<br />
a quella di alta pressione, garantendo quindi un<br />
lavoro continuo agli impianti di iniezione a vantaggio<br />
dell’auto sostenibilità energetica».<br />
Per Metatron c’è Damiano Micelli<br />
Da San Giovanni in Persiceto ci trasferiamo a Castel<br />
Maggiore, ancorati al quadrante di Bologna.<br />
Damiano Micelli, Cto del Gruppo Landi, ci racconta<br />
di Metatron, che si occupa di regolatori di<br />
pressione e centraline controllo motore per combustibili<br />
alternativi. La fondazione risale al 1998 con<br />
focus integralmente Oem, in origine di supporto<br />
al gruppo Fiat. «Siamo i primi in Europa e Cina<br />
per il metano destinato ad auto e mezzi pesanti»<br />
precisa Micelli. «Questo è l’unico stabilimento,<br />
in sinergia col centro di ricerca di Torino, legato<br />
alla parte di elettronica. Le linee sono quasi<br />
esclusivamente dedicate a medium ed heavy-duty.<br />
Realizziamo due tipologie di regolatori di pressione,<br />
con diverse customizzazioni. Una famiglia di<br />
regolatori è dedicata ai sistemi per gas naturale,<br />
sia Cng che Lng. Siamo stati precursori in Cina,<br />
dove conserviamo la leadership. Dal 2017 ci occupiamo<br />
anche dei regolatori per l’idrogeno. Abbiamo<br />
fatto degli investimenti lungimiranti, come la<br />
camera bianca, che ci ha consentito di realizzare<br />
un regolatore puramente meccanico di pressione<br />
idrogeno a 350 bar in ingresso, con diversi set<br />
point, da 7-8 bar fino a 15-16 bar di uscita, in<br />
base all’utilizzo. Sono impiegati sia sulle fuel cell<br />
che sugli endotermici. Il regolatore più performante<br />
è concepito per una pressione di ingresso a 700<br />
bar, e resiste fino a circa 2.000 bar. Negli ultimi<br />
anni grossi sforzi sono stati dedicati allo sviluppo<br />
di una nuova famiglia di regolatori di pressione<br />
idrogeno, per i quali oltre alla riduzione era necessaria<br />
anche la capacità di variare la pressione<br />
di uscita. Questa nuova famiglia di componenti è<br />
del tipo “meccatronico”. Questi regolatori elettronici<br />
di pressione diventano fondamentali per il<br />
dosaggio dell’idrogeno nelle fuel cell sia, e soprattutto,<br />
per l’alimentazione dell’idrogeno nei<br />
motori a combustione interna. Su tali motori i regolatori<br />
elettronici sono di fondamentale ausilio<br />
alla gestione della pressione del rail degli iniettori<br />
potendo variare la pressione da valori molto<br />
bassi fino a 40-50 bar, garantendo al contempo<br />
un’accuratezza della regolazione che solo l’aiuto<br />
del controllo elettronico può dare. Tutti i componenti<br />
dei regolatori idrogeno sono sottoposti ad<br />
un lavaggio addizionale in una lavatrice chimica<br />
prima di essere utilizzati per il montaggio nella<br />
camera bianca. I regolatori vengono controllati<br />
al 100% sia per le caratteristiche funzionali sia<br />
per la verifica dei trafilamenti a temperature fino<br />
a meno 40 gradi. In continuità con le politiche di<br />
sicurezza e tracciabilità del gruppo, ogni componente<br />
è laserato e dispone di un “serial number”,<br />
che immagazzina tutti i parametri nel server. Il<br />
laboratorio è impiegato a supporto dello sviluppo<br />
dei componenti e per i controlli rinforzati, per<br />
verificare alcune variabili chiave per il successivo<br />
funzionamento su veicolo. È attrezzato con banchi<br />
fluidodinamici e camere termiche».<br />
Il valore dell’elio<br />
In queste camere si replica il passaggio cruciale<br />
che abbiamo osservato allo stabilimento Landi<br />
Renzo: l’elio viene pressurizzato fino alla massima<br />
pressione d’esercizio, quindi la camera viene portata<br />
a -40 gradi per monitorare eventuali perdite<br />
di elio con uno spettrometro di massa.<br />
«I banchi fluidodinamici sono utilizzati per analizzare<br />
il comportamento funzionale dei componenti<br />
per diverse condizioni di esercizio in termini<br />
di pressione e portata. Per tali banchi un booster<br />
è collegato a una serie di bombole di elio e di<br />
azoto esterne ed è utilizzato per comprimere detti<br />
gas fino a 1.000 bar». Su questo passaggio Micelli<br />
pone una comprensibile enfasi: «È un passaggio<br />
fondamentale per l’idrogeno: nel momento in cui<br />
il regolatore deve lavorare a 700 bar di ingresso,<br />
lo testiamo a 1.000 bar per avere un margine ulteriore<br />
di sicurezza». Se vi sembra poco…<br />
Così si chiude il ciclo del Gruppo Landi, mobility<br />
e infrastructure, compressione e decompressione a<br />
disposizione dell’ecosistema gassoso per la trazione.<br />
Volendo utilizzare un’altra espressione inglese<br />
molto in voga, un approccio “well-to-wheel”, dal<br />
pozzo alla ruota. Una visione sistemica.<br />
22<br />
23
BONFIGLIOLI. Insieme a Stefano Baldi<br />
BEN OLTRE<br />
L’OMBELICO<br />
È l’accusa che si muove alle persone scarsamente<br />
lungimiranti. Un difetto che certamente non<br />
appartiene a Bonfiglioli, sempre più diversificata in<br />
termini applicativi e di prospettive. Stefano Baldi ce<br />
lo ha fatto capire chiaramente. Seppur radicata nel<br />
giardino di casa (l’Europa), Bonfiglioli sta cavalcando<br />
le onde più vivaci dei mercati internazionali<br />
Qui, a sinistra,<br />
Simone Baldi. Da<br />
tre lustri è Global<br />
Saled Director<br />
and Business<br />
Development di<br />
Bonfiglioli Riduttori,<br />
nella divisione Unit<br />
Mobile & Wind<br />
Solutions.<br />
terra<br />
Il rapporto tra POWERTRAIN e Bonfiglioli è<br />
all’insegna dell’interazione a sfondo tematico.<br />
Avrete sicuramente letto le nostre interlocuzioni<br />
alle fiere di settore, tipicamente Agritechnica e Bauma<br />
Monaco, oltre ad alcune full immersion, come<br />
quella con Fausto Carboni. Questa volta ci siamo<br />
affidati a Stefano Baldi, che copre da oltre 15 anni<br />
la posizione di Global Sales Director and Business<br />
Development di Bonfiglioli Riduttori, Business<br />
Unit Mobile & Wind Solutions. Con lui abbiamo<br />
spaziato ad ampio raggio, dalle freddure, incisive<br />
e didascaliche, alla visione del mercato, alle riflessioni<br />
sul dettaglio tecnologico e applicativo. Gli<br />
effetti dell’Industria 4.0 si manifestano nel riflusso<br />
del mercato. Le aziende del movimento terra hanno<br />
i magazzini pieni e questo inevitabilmente si riverbera<br />
nella stagnazione delle vendite. Nell’agricolo,<br />
i costruttori europei, soprattutto quelli italiani, stanno<br />
affrontando una congiuntura negativa. Qual è la<br />
visione di Bonfiglioli sul mercato dell’off-highway<br />
nel secondo semestre?<br />
“Quando il somaro non ha sete, non beve”<br />
Questo è l’esordio di Baldi: «Come era solito ripetere<br />
Clementino Bonfiglioli, “quando il somaro non<br />
ha sete, non beve”. Il mercato si è fermato principalmente<br />
in Europa, una frenata considerevole, che<br />
peraltro non si è arrestata, soprattutto in Italia. Il<br />
nostro osservatorio privilegiato è il construction,<br />
dove siamo più forti. Nell’agricolo riscontriamo<br />
problemi diversi. Probabilmente la curva negativa<br />
sta declinando, ma viviamo ancora in una fase<br />
“flat”, dove non si percepisce distintamente come e<br />
quando usciremo dal tunnel. La follia dei due anni<br />
alle nostre spalle ha generato uno stock ingiustificato<br />
e in questo momento l’Europa è completamente<br />
imballata.<br />
Bisogna riconoscere che il mercato era cresciuto<br />
in una maniera irrealistica. In questo momento ci<br />
sono dealer che hanno in pancia 6 o 7 mensilità<br />
di utilizzo prodotto, invece delle convenzionali 3<br />
mensilità. L’Europa è stagnante, altri mercati sono<br />
più dinamici. Operiamo in India da 25 anni, lì occupiamo<br />
un migliaio di risorse, nel novembre del<br />
2023 abbiamo inaugurato un altro stabilimento,<br />
e abbiamo la possibilità di aumentare le nostre<br />
quote. Le aziende diversificano la loro strategia,<br />
riducendo gli investimenti in Cina a favore<br />
dell’India, per aggredire la regione Asia-Pacifico<br />
e talvolta gli stessi mercati occidentali. L’India è<br />
un’alternativa a basso costo, politicamente stabile.<br />
Sebbene i costi siano meno competitivi rispetto<br />
alla Cina, il rischio nell’investimento è basso. Il<br />
Brasile potrebbe aumentare le quote soprattutto<br />
per il consumo interno e, parzialmente, per il Sud<br />
America. Il Nord America rallenta ma sostanzialmente<br />
tiene, nonostante la fortissima crescita registrata<br />
negli ultimi anni. Nota dolente è la Cina,<br />
una grande risorsa per tanti anni, che ora è in<br />
sofferenza. Sarà la grande variabile dei prossimi<br />
anni, per i costruttori di macchine ed anche di<br />
componenti. Il mercato interno cinese ha perso<br />
all’incirca il 70% in due anni; quindi, gli Oem<br />
locali devono trovare altri sfoghi commerciali per<br />
le loro macchine. Nomi che fino a cinque anni fa<br />
erano noti ai soli addetti ai lavori si stanno rita-<br />
gliando visibilità». Stefano Baldi non ripiega in<br />
un pessimismo di maniera. L’analogia con la bolla<br />
immobiliare scoppiata nel 2008/2009 è esemplificativa,<br />
e rassicurante. «La crisi attuale non è paragonabile<br />
a quella della Lehman Brothers, non<br />
è plausibile che si replichino gli stessi strascichi.<br />
Porterà, semmai, a una diversa distribuzione.<br />
Nella sfida con i concorrenti cinesi dovremmo<br />
crescere ancora nella competitività e nella cifra<br />
tecnologica. Confidando che richiedano prodotti<br />
customizzati e più ricercati, che godono di un’eccellente<br />
reputazione sia presso i costruttori locali<br />
che gli utilizzatori europei. I nostri interlocutori,<br />
e i “final user”, del Nord America richiedono un<br />
livello di servizio sensibilmente più alto rispetto<br />
alla media europea».<br />
Rimanendo ovviamente super partes, come possono<br />
incidere negli equilibri di bilancio dei player<br />
coinvolti nella riconversione elettrica, gli eventuali<br />
dietrofront dopo le elezioni nell’Unione europea,<br />
24<br />
25
terra<br />
che hanno indebolito la maggioranza Ursula, e la<br />
possibile vittoria di Trump negli Usa?<br />
Ursula e Donald<br />
«Pare che Trump abbia incassato oltre un miliardo<br />
di dollari per la sua campagna da aziende del<br />
settore petrolchimico, non è quindi plausibile come<br />
sponsor di macchine elettriche e forti politiche<br />
verso il “green”. Francia e Germania escono ridimensionate<br />
dalle elezioni europee. Adesso si parla<br />
di introdurre dazi. In Europa non basta agire sul<br />
dumping per aumentare la competitività, questo è il<br />
punto. C’è un delta prezzo pari a due volte e mezzo<br />
tra termico ed elettrico e l’utilizzatore finale è restio<br />
ad affrontare questa spesa. Un mini-escavatore da<br />
3,5 tonn da 30.000 euro può costare fino a 85.000<br />
euro nella versione Bev. Si ragiona di piccole preserie,<br />
prototipi e di una scarsa serializzazione su<br />
larga scala».<br />
Cambi di marcia nella vostra strategia di elettrificazione?<br />
Cosa è cambiato nella percezione degli Oem<br />
da quando avete inaugurato il polo produttivo sulla<br />
elettromobilità a fine 2018?<br />
Certi numeri non sono poi così “elettrici”<br />
«I numeri della elettrificazione in tanti segmenti del<br />
movimento terra sono stati sensibilmente ridimensionati.<br />
L’obiettivo di Bonfiglioli, in questo momento,<br />
è restare il partner preferito dei nostri attuali<br />
clienti, non solo quando devono sviluppare macchine<br />
“tradizionali”, ma anche quando affrontano<br />
i nuovi progetti con sviluppo di nuove tecnologie,<br />
soprattutto in area elettrificazione. Disponiamo da<br />
oltre vent’anni delle competenze tecnologiche per<br />
lo sviluppo dei motori elettrici e negli ultimi anni<br />
abbiamo aumentato la nostra capacità e competitività<br />
produttiva nello stabilimento in Vietnam. Con<br />
le competenze di Vectron, acquisita 25 anni fa, e di<br />
Selcom, lo scorso anno, abbiamo oggi tutte le carte<br />
per diventare un player importante anche in area<br />
inverter e controlli.<br />
In questa fase siamo fortemente concentrati a sviluppare<br />
quelle soluzioni che i nostri clienti stanno<br />
chiedendo. Infatti, stiamo sviluppando nello stabilimento<br />
di Forlì un numero elevato di progetti e<br />
prototipi e tutte le settimane attingiamo nuove idee<br />
dal mercato. Lo stesso mercato, però, che ha le idee<br />
confuse su quale direzione prendere: sarà una macchina<br />
con motorizzazione ed utenze elettriche, con<br />
i soli assali elettrici o con il motore elettrico senza<br />
intervenire sull’idraulica e sull’oleodinamica? Sviluppiamo<br />
una pletora di soluzioni ma siamo lontani<br />
dalla industrializzazione. Concedetemi una battuta:<br />
andrò in pensione vendendo ad un mercato che<br />
sarà ancora in grande maggioranza di tecnologia<br />
tradizionale con soluzioni oleodinamiche, ma con<br />
grandi prospettive sempre più aperte verso l’elettrifricazione.<br />
Onestamente, il mercato ha registrato<br />
un rallentamento della proposta elettrica, in alcuni<br />
settori veleggia col vento in poppa, per esempio tra<br />
le piattaforme aeree. Anche in questo caso, però,<br />
regna l’incertezza su quali ricette applicare sulle<br />
macchine di taglia maggiore, quattro riduttori sulle<br />
ruote, assali elettrici o altro. Prenda un escavatore<br />
da 20 tonnellate, che da trent’anni utilizza un riduttore<br />
da 30.000 Nm, un motore idraulico tra 150 e<br />
170 cm³ con una pressione di 330 bar. Una formula<br />
consolidata che garantisce efficienza ed efficacia,<br />
messa in discussione da chi propone lo stesso<br />
escavatore in bassa o alta tensione, chi propone<br />
l’idrogeno e… cos’altro? L’elettrificazione attecchirà<br />
sulle macchine compatte, come mini-escavatori<br />
e skid loader». Però, c’è sempre un però, estrinsecato<br />
dall’evoluzione funzionale e applicativa di<br />
queste macchine. «I numeri negli ultimi anni sono<br />
lievitati perché prima svolgevano attività semplici,<br />
poi sono diventate polifunzionali. Questi tool hanno<br />
bisogno di oleodinamica: se hai una macchina<br />
completamente elettrica, devi di conseguenza avere<br />
tool completamente elettrici o una centralina a bordo<br />
macchina che ti permetta di lavorare».<br />
Chiediamo lumi sul ruolo attuale di O&K nel mining<br />
e dintorni. «Siamo riusciti a sostenerne la<br />
crescita fino al 2021, il volano è stato la Cina, che<br />
richiedeva prodotti con tanta coppia e, mi lasci<br />
dire, di qualità tedesca. Nel suo settore, non solo<br />
in Germania, ma anche in Cina, O&K è considerata<br />
come la Mercedes. Quel tipo di applicazione ha<br />
subito una flessione e la concorrenza dei costruttori<br />
locali. Abbiamo dovuto diversificare nel marino,<br />
per il quale prevediamo ampi margini di sviluppo,<br />
anche se si continuerà a presidiare il suo territorio<br />
elettivo, il movimento terra».<br />
Le prospettive di una convivenza<br />
Nell’architettura della riconversione elettrica,<br />
almeno in questa fase, resterà prevalente la<br />
convivenza tra idraulica, elettronica e pacchi<br />
batterie?<br />
«Questa convivenza proseguirà a lungo. In<br />
questa congiuntura, l’elaborazione di soluzioni<br />
oleodinamiche, massimizzando l’utilizzo dell’elettronica,<br />
fa parte della strategia di Bonfiglioli.<br />
Ripeto, la curva di introduzione dell’elettrico<br />
non sarà così veloce come ipotizzato e dobbiamo<br />
rimanere competitivi nelle tecnologie effettivamente<br />
spendibili e richieste dal mercato. Siamo<br />
molto forti in alcuni settori, dove presentiamo<br />
delle soluzioni abbastanza uniche, con prodotti<br />
dedicati. Svilupperemo un’idraulica ancora più<br />
intelligente e integreremo soluzioni elettroniche<br />
e idrauliche. Dovremo essere così bravi da<br />
consegnare prodotti oleodinamici destinati ad<br />
alcuni settori che ne hanno veramente bisogno,<br />
permettendo alle macchine dei nostri clienti di<br />
“over-performare” rispetto alla concorrenza.<br />
Risale al Logimat di Stoccarda, a marzo, la<br />
presentazione al mondo industriale del nostro<br />
primo inverter, di taglia ridotta. È un apripista,<br />
che segna la strada per una futura crescita in<br />
quella direzione».<br />
Quali novità di prodotto per applicazioni mobili<br />
industriali, riduttori e non solo, annuncerete<br />
nell’anno in corso?<br />
«Siamo proiettati al Bauma Monaco del 2025,<br />
dove sveleremo le novità sia idrauliche che alcune<br />
taglie inedite di motori elettrici, per alcuni<br />
nostri mercati di nicchia».<br />
Una visione<br />
“aerea” delle linee<br />
produttive e, a<br />
sinistra, il fermo<br />
immagine di un<br />
Agv (Automated<br />
guided vehicle) in<br />
movimento.<br />
26<br />
27
jcb italia. Intervista all’AD Mario Falcone<br />
QUOTA<br />
100<br />
Come i milioni di fatturato di JCB Italia nel 2023.<br />
Un target che il neo amministratore delegato della<br />
divisione italiana è chiamato a consolidare. Già<br />
a queste latitudini dal 1995 al 2000, proseguirà<br />
nell’opera di potenziamento della rete di filiali e<br />
centri di assistenza. Un’attenzione ecumenica per<br />
i due rami dell’offroad, con la chiara intenzione di<br />
aumentare il market share<br />
Sul numero di giugno vi abbiamo aggiornati<br />
sulla connessione sentimentale e commerciale<br />
tra Pitteri Violini e JCB. Completiamo la<br />
panoramica su come la creatura di Lord Bamford<br />
si è adeguata alle curvature del mercato italiano.<br />
Questa volta i riflettori sono puntati sulla dimensione<br />
di Oem, che ha diffuso il verbo nei cantieri di<br />
mezzo mondo. Senza disdegnare l’agricoltura. Per<br />
noi un cicerone di assoluto rilievo: l’amministratore<br />
delegato di JCB Italia, Marco Falcone. Cominciamo<br />
dalla prospettiva a noi più vicina. Quali sono le<br />
tendenze future anche a livello di motorizzazioni e<br />
energie sostenibili? E l’escavatore a celle a combustibile?<br />
terra<br />
Idrogeno, celle e motori<br />
«Nel medio e lungo periodo penso che il telescopico<br />
full electric possa conquistarsi una fetta di mercato<br />
interessante, soprattutto nel campo delle macchine<br />
compatte che lavorano in ambienti chiusi come<br />
le stalle o negli impieghi municipali. Noi abbiamo<br />
già venduto alcune macchine ma chiaramente<br />
è un processo ad oggi legato alle sovvenzioni.<br />
Sul progetto motorizzazione a idrogeno siamo in<br />
una fase molto avanzata per l’equipaggiamento su<br />
escavatori, terne e telescopici. I serbatoi realizzati<br />
con involucri in parte di metallo e in parte di fibra<br />
di carbonio garantiscono le necessarie doti di<br />
sicurezza, leggerezza e resistenza e l’autonomia è<br />
pari a una giornata lavorativa. Ovviamente servono<br />
ancora piccoli accorgimenti tecnici, ma in termini<br />
prestazionali JCB dichiara di aver ottenuto risultati<br />
assolutamente comparabili a quelli di macchine<br />
equipaggiate con propulsori tradizionali. Per quanto<br />
riguarda l’escavatore a celle a combustibile il<br />
problema attualmente è essenzialmente rappresentato<br />
dall’ingombro sul posteriore della macchina e<br />
dai costi molto elevati, motivo per cui il progetto<br />
sarà probabilmente abbandonato virando su un motore<br />
endotermico a idrogeno».<br />
Insomma, una conferma di quanto ci hanno spiegato<br />
nel Regno Unito, al momento della presentazione<br />
dell’Ecomax a idrogeno. Completiamo l’incursione<br />
motoristica sondando il polso al 672, il 6 cilindri<br />
di gran voga nel mercato indiano e prodotto negli<br />
stabilimenti nel subcontinente.<br />
«Ovviamente il brand sta lavorando sul progetto.<br />
Al momento manca un bacino utile di macchine interne<br />
al gruppo su cui montarli. Non è detto che in<br />
futuro non ci possa essere un’accelerazione anche<br />
in virtù della buona risposta suscitata dall’escavatore<br />
370X».<br />
Rispettiamo le promesse e ascoltiamo le parole di<br />
Falcone in merito a cosa si muove nello scenario<br />
veicolare.<br />
Ritorno al passato. Quali esperienze ha già avuto<br />
precedentemente in JCB e cosa significa gestire una<br />
filiale come quella italiana che compie 40 anni?<br />
«La mia prima esperienza in JCB risale al periodo<br />
tra il 1995 e il 2000. In quegli anni lavoravo nel<br />
marketing e ricordo una realtà già molto ben strutturata<br />
e focalizzata soprattutto sul construction.<br />
Al mio ritorno al fianco del movimento terra ho<br />
trovato una forte specializzazione anche sull’agri,<br />
sia a livello di prodotti che di servizi. Le sfide del<br />
brand sono oggi importanti e stimolanti. JCB sta<br />
crescendo rapidamente su scala mondiale e la presenza<br />
in Italia va sicuramente migliorata. La mia<br />
missione strategica è dunque molto precisa e non<br />
può che essere quella di aumentare la nostra quota<br />
di mercato. Input che riguarda prevalentemente il<br />
mondo construction, mentre in agricoltura a livello<br />
di telescopici siamo già posizionati molto bene».<br />
Com’è andato in Italia il business nel 2023 e quale<br />
la ripartizione tra agri e construction?<br />
«Nel 2023 JCB Italia ha superato i 100 milioni<br />
di euro di fatturato con la ragionevole profittabilità<br />
che deve avere un importatore. Sottolineo<br />
questo termine perché come filiale siamo ovviamente<br />
votati a supportare la nostra distribuzione<br />
e il nostro mercato, non siamo dunque interessati<br />
al profit come driver primario ma a collocare le<br />
macchine e i servizi nella maniera più corretta<br />
ed efficiente possibile. In termini di market share<br />
Marco Falcone dal<br />
18 dicembre 2023<br />
è l’amministratore<br />
delegato di JCB<br />
Italia. Classe 1965,<br />
per lui è un ritorno.<br />
Oltre alla JCB, si<br />
è speso da Still,<br />
Goodyear e Doka.<br />
28<br />
29
sui telescopici abbiamo realizzato una quota nel<br />
construction intorno al 5% che sale in agricoltura<br />
tra il 25 e il 30% mentre se analizziamo il<br />
giro d’affari il rapporto si inverte con il 75% del<br />
nostro business che deriva dalle costruzioni e il<br />
restante 25 dall’agricoltura. Vero che quest’anno<br />
i telehandler agricoli stanno perdendo terreno<br />
ma veniamo da annate molto positive e stiamo comunque<br />
crescendo in quota poiché il nostro calo<br />
nei primi mesi è nettamente inferiore a quello registrato<br />
dal mercato (-35% nel primo trimestre).<br />
Questo grazie al lancio di nuovi prodotti come il<br />
530-60 e il compatto 514-40 e al crescente interesse<br />
verso le macchine a trasmissione Dual Drive in<br />
cui crediamo molto. Ritengo inoltre che il mercato<br />
agricolo abbia ancora margini di crescita importanti<br />
dovuti al fatto che molte aziende che ancora<br />
non si sono rivolte a questa tipologia di mezzo ne<br />
abbiano tutti i presupposti».<br />
terra<br />
Mercato e agricoltura<br />
Qual è l’impatto dell’usato sui vostri mercati e quali<br />
sono le spinte principali al rinnovamento del parco<br />
macchine?<br />
«Dalle informazioni che raccogliamo dalla rete non<br />
ci sarebbe una grandissima richiesta di macchine<br />
usate in ragione del calo del nuovo. La causa del<br />
rallentamento è sostanzialmente legata all’attesa<br />
degli incentivi e dunque all’aspettativa dei clienti<br />
su bandi e agevolazioni ancora abbastanza nebulosi.<br />
Credo che su questo punto chi di dovere dovrebbe<br />
fare chiarezza in una direzione o nell’altra.<br />
Oggi gli investimenti vengono rimandati nella speranza<br />
di usufruire delle agevolazioni col risultato<br />
che le macchine che si stanno sostituendo sono<br />
sostanzialmente quelle giunte a fine vita. I nostri<br />
concessionari stanno ricevendo ordini con la dicitura<br />
“salvo approvazione dell’incentivo”, il che<br />
dice tutto sull’attuale situazione».<br />
I farmer italiano percepiscono i valori aggiunti del<br />
Fastrac in termini di confort, prestazioni sicurezza<br />
e sostenibilità nonostante la limitazione a 40 km/h?<br />
«È essenziale che vengano comprese le peculiarità<br />
del Fastrac anche come macchina da lavoro in<br />
campo e non solo per i trasporti con rimorchio al<br />
seguito. Il trattore ha diverse caratteristiche che<br />
lo rendono unico a partire dal comfort in cabina e<br />
dal sistema di ammortizzazione che si apprezzano<br />
anche e soprattutto nei lavori gravosi ed entro i 40<br />
chilometri orari di velocità. Dai nostri test proprio<br />
grazie alla conformazione esclusiva della macchina<br />
si evincono inoltre prestazioni in termini di consumi<br />
vantaggiose rispetto a trattori convenzionali di pari<br />
potenza. Grazie poi all’introduzione della nuova interfaccia<br />
e agli upgrade a livello digitale il Fastrac<br />
è diventato molto più user-friendly per gli operatori<br />
rispetto al passato. Numericamente per il momento<br />
il nostro obiettivo è quello di arrivare a immatricolare<br />
una cinquantina di macchine all’anno».<br />
Pale gommate, scavatori e skid steer possono rappresentare<br />
un valore aggiunto anche per le aziende<br />
agricole?<br />
«Assolutamente sì. Abbiamo un motto interno che<br />
recita “non solo telescopici per l’agricoltura”.<br />
Recentemente è stato omologato l’Hydradig con<br />
rimorchio anche per il settore agricolo. Una macchina<br />
quest’ultima che richiede un investimento importante<br />
ma che se utilizzata con le attrezzature appropriate<br />
ha grande versatilità e potenzialità anche<br />
nei campi. Sono poi in via di omologazione gli skid<br />
steer ed è già disponibile tutta la serie di pale gommate.<br />
Un altro prodotto in cui crediamo molto è il<br />
Teletruck, poiché in un’azienda agricola strutturata<br />
il terreno anche se non asfaltato è sufficientemente<br />
compattato e quindi tranquillamente percorribile<br />
dal nostro carrello elevatore con braccio telesco-<br />
pico, specie nella versione a quattro ruote motrici.<br />
Grazie alle sue dimensioni estremamente compatte,<br />
al raggio di volta assai ridotto e all’elevata capacità<br />
di carico può essere tranquillamente identificato<br />
come il più piccolo dei telehandler JCB. Inserirei<br />
anche il valore aggiunto della gamma di attrezzature<br />
JCB per telehandler che è stata completata e<br />
prezzata anche per il mercato italiano in modo da<br />
risultare competitiva rispetto alla più quotata concorrenza».<br />
Ci sono novità a livello di rete vendita?<br />
«Attualmente la nostra rete conta 18 dealer per il<br />
segmento agri e 22 per il comparto delle costruzioni.<br />
Stiamo lavorando sia per migliorare la copertura<br />
territoriale che per implementare i processi di<br />
digitalizzazione e i software CRM (Customer Relationship<br />
Management) per uno scambio di informazioni<br />
più strutturato. A inizio anno abbiamo rafforzato<br />
la rete nominando i concessionari Piolanti (per<br />
le Marche e l’Abruzzo) e Raggi macchine agricole<br />
in Emilia-Romagna e stiamo chiudendo adesso con<br />
l’adesione di Tuttoagricoltura di Ragusa. In termini<br />
di assistenza ci concentriamo ovviamente sul monitoraggio<br />
delle tempistiche di intervento grazie anche<br />
al telecontrollo live link in grado di segnalare<br />
i fermi macchina. A eccezione di tre dealer tutto il<br />
network è suddiviso tra i concessionari specializzati<br />
nel construction e quelli focalizzati sull’agricolo.<br />
Questo perché in ambito agricolo è richiesto un livello<br />
di servizio e assistenza 24/7 che va ben oltre<br />
le necessità del construction».<br />
Quando arriveranno gli escavatori convenzionali<br />
con carro da 2,5 metri di larghezza?<br />
«Noi stiamo da tempo chiedendo l’X con la dimensione<br />
in sagoma entro i 2,5 metri, purtroppo l’Italia<br />
è veramente un’anomalia da questo punto di vista<br />
poiché in tutto il resto del mondo di può circolare<br />
con carri fino a 3 metri. Arriveranno ma i tempi<br />
non saranno così brevi».<br />
E le fiere?<br />
JCB crede ancora nelle fiere di settore?<br />
«La strategia di JCB Italia è quella di non partecipare<br />
direttamente, poiché ciò comporta un<br />
investimento di risorse che non è più giustificato.<br />
La nostra strategia è piuttosto quella di portare i<br />
clienti a visitare i nostri stabilimenti e consentirgli<br />
di provare le macchine. Tanto è vero che la casa<br />
madre non partecipa da oltre 10 anni al Bauma,<br />
la più grande fiera europea dedicata al movimento<br />
terra, delegando la filiale tedesca. Ciò non toglie<br />
che siamo ben disposti a supportare i concessionari<br />
che decidono di aderire alle manifestazioni, anche<br />
locali. Questo perché la partecipazione del concessionario<br />
è molto più pratica anziché istituzionale e<br />
quindi funzionale al rapporto con i propri clienti».<br />
Escavatore con<br />
fuel e minipala<br />
Bev, in alto a<br />
sinistra. A fianco, il<br />
cofano durante la<br />
presentazione del<br />
4,8 litri a idrogeno.<br />
Di fianco, il Fastrac.<br />
30<br />
31
ZOOMLION. Ha le radici anche in Italia<br />
PIATTAFORMA<br />
AMBIDESTRA<br />
Cioè sia elettrica che endotermica. Le piattaforme<br />
aeree, che qualcuno riteneva condannate alla<br />
cannibalizzazione dai pacchi batteria, sono<br />
alimentate anche con i motori Kubota. Sulla autogru<br />
RT500 c’è il B6.7 di Cummins. La tecnologia per<br />
l’elettrificazione è affidata agli ioni di litio, per<br />
prestazioni e facilità di gestione e manutenzione<br />
TERRA<br />
32<br />
Scandisci il nome Zoomlion e pensi all’irruzione<br />
dei pacchi batterie nei cantieri, espressione<br />
dell’egemonia cinese. E, invece, scopri che oltre<br />
a gestire il marchio Cifa, Zoomlion ha insediato<br />
in Italia un sito produttivo e centro di distribuzione<br />
di 10.000 metri quadri per l’assemblaggio locale,<br />
la personalizzazione e la distribuzione dei prodotti<br />
ZoomlionLifting. Si trova a Solferino, sulle colline<br />
moreniche mantovane, in odore di Lago di Garda e<br />
di A4. L’altra sorpresa, per i meno attenti alle scrupolose<br />
e pragmatiche logiche di mercato degli operatori<br />
cinesi, riguarda la neutralità dell’approccio tecnologico.<br />
A Solferino si assemblano anche macchine<br />
concepite e pianificate in Italia per l’utenza locale.<br />
La visione di Zoomlion non ha alcun pregiudizio<br />
sull’assetto propulsivo: Il sottopancia si esprime sia<br />
in chilowattora che in chilowatt meccanici, quindi<br />
elettrici e termici. Riassumiamo quello che abbiamo<br />
visto: l’autogrù mobile fuoristrada RTC 500, con una<br />
capacità di carico fino a 500 tonn e un braccio telescopico<br />
di 37,1 metri, equipaggiata da Cummins e<br />
cinque piattaforme aeree, due delle quali elettriche.<br />
Sì, applicazione formalmente mobile, di fatto semistazionaria,<br />
indicata come una della apripista della<br />
formula BEV nella movimentazione e nei cantieri.<br />
Naturalmente elastici<br />
Del resto, lo esplicita a chiare lettere Andrea<br />
Meneghetti, technical manager Zoomlion Italia:<br />
«Dipende dalle applicazioni, i cantieri richiedono<br />
ancora l’endotermico, alla pari di alcune esigenze<br />
prestazionali. Non è ragionevole una scelta aprioristica.<br />
Esistono macchine su misura per le soluzioni<br />
elettrificate, come le “city crane” a tre assi».<br />
Altre professano ancora profonda sintonia con il<br />
motore a combustione interna. È il caso della RTC<br />
500, equipaggiata dal Cummins B6.7, capace di<br />
129 chilowatt a 2.200 giri e di 800 Newtonmetro a<br />
1.400 giri. Come ogni rappresentante della Performance<br />
Series, il 6,7 litri di Columbus dispone di<br />
post-trattamento a modulo singolo, senza valvola di<br />
ricircolo dei gas, con raffreddamento, tubi flessibili<br />
e filtri aria integrati. Lo start&stop permette di sforbiciare<br />
il consumo di gasolio mediamente tra il 5%<br />
e il 10%. Il programma Encompass Extra estende la<br />
garanzia a cinque anni con ore illimitate.<br />
Cummins e Kubota. E gli ioni di litio<br />
Secondo Meneghetti, «Cummins fornisce un prodotto<br />
consolidato nel sollevamento, dallo Stage III<br />
allo Stage V, con una significativa ottimizzazione<br />
del layout motore e un service capillare ed efficiente».<br />
Sulle varianti della catena cinematica, sottolinea<br />
la fondamentale importanza di identificare le<br />
richieste di potenza e assorbimento di una macchina,<br />
in base al ciclo di lavoro. Stanno mettendo alla<br />
In Italia, in Cina e nel mondo<br />
Marco Pollastri, responsabile commerciale,<br />
post-vendita e marketing di<br />
Zoomlion in Italia, ci ha fornito l’identikit<br />
del costruttore cinese, il quinto gruppo<br />
al mondo per dimensioni, macchine<br />
costruzioni e agricole e servizi finanziari<br />
sinergici. Fondato nel 1992 da un<br />
istituto di ricerca cinese, lo Changsha<br />
Institute Construction Machinery, si è<br />
sviluppato tramite acquisizioni fino alla<br />
quotazione a Shenzen nel 2000. Risale<br />
a otto anni dopo lo sbarco nella borsa<br />
internazionale Hong Kong. Cifa è stata<br />
frusta alcune applicazioni, per cucire soluzioni su<br />
misura di driveline, attraverso sistemi di telemetria<br />
da remoto e strumentazioni dirette sulla gru.<br />
Lo sguardo va ben oltre alle estemporanee condizioni<br />
di lavoro e alle logiche commerciali. Precisa, infatti,<br />
Meneghetti: «Il nostro prodotto è sviluppato in Italia,<br />
sebbene a marchio cinese, e non si limita alle funzionalità.<br />
Ci interessa capire quale organizzazione<br />
e quale assistenza fornire agli utilizzatori. Personalizziamo<br />
il software e rispondiamo alle richieste con<br />
estrema velocità nello sviluppo. Forniamo le macchine<br />
in prova. Allo stato attuale, nel sollevamento,<br />
rileviamo una sensibilità orientata a sicurezza,<br />
comfort e facilità di utilizzo, prima che all’elettrificazione<br />
delle macchine. Abbiamo abbandonato le<br />
batterie al piombo e sposato il litio è la tecnologia<br />
migliore per manutenzione, la gestione e lo stoccaggio<br />
sulle macchine». Le piattaforme elettriche sono<br />
la ZS1414AC-Li, a pantografo, portata in cesta di<br />
350 chili, che supera i 15 metri di altezza, e la ZA-<br />
16JERT-Li, a braccio articolato, che raggiunge i 17<br />
metri. Sulle versioni endotermiche, la fa da padrone<br />
Kubota. Sulla piattaforma area a braccio articolato<br />
ZA14J l’erogazione della potenza spetta al quadricilindrico<br />
Kubota V2403, con canna da 600 cc (AxC:<br />
87 x 102,4 mm), omologato Stage V con filtro antiparticolato<br />
a castello sopra il volano, sovralimentato<br />
con aftercooler, da 36 chilowatt a 2.600 giri.<br />
La sessione<br />
introduttiva,<br />
propedeutica<br />
alla visita allo<br />
stabilimento di<br />
Solferino e alle<br />
prove in campo, si<br />
è tenuta all’hotel<br />
Ali del Frassino,<br />
a Peschiera del<br />
Garda.<br />
rilevata bel 2008, risale a dieci anni<br />
più tardi l’inaugurazione di Zoomlion<br />
Italia, a Senago, nel milanese. Nel<br />
2021 l’apertura della sede produttiva di<br />
Solferino. La casa madre nel 2023 ha<br />
fatturato 6,7 miliardi di euro, col supporto<br />
di 10mila addetti e una capacità<br />
produttiva di 20mila unità. L’impronta<br />
all’internazionalizzazione è testimoniata<br />
dalla presenza di stabilimenti e centri<br />
di R&D in Italia, India, Brasile, Germania,<br />
Bielorussia e Stati Uniti. Zoomlion<br />
Italia non è una piattaforma distributiva,<br />
ma dispone di ricerca e sviluppo,<br />
con un portafoglio prodotti progettati e<br />
costruiti in Italia, altri progettati in Italia<br />
e costruiti, o interamente sviluppati, in<br />
Cina. La struttura italiana è ramificata<br />
in un reparto vendita, con specialisti di<br />
prodotto, team marketing, R&D, sviluppo<br />
prodotti e attività di certificazione<br />
CE e parte tecnica e omologazioni<br />
locali e specifiche. Il set di macchine<br />
per il bacino italiano è concentrato su<br />
autogrù, piattaforme aeree, gru a torre,<br />
prioritarie a livello di volumi in Italia.<br />
33
kubota. Motori e trattori<br />
DIECI IN<br />
CONDOTTA<br />
Dieci, come i cavalli del D722 di Kubota che<br />
equipaggia il miniescavatore DX10Z-7 di Develon.<br />
Il 3 cilindri giapponese, con 7,6 chilowatt e 39,1<br />
Newtonmetro si dimostra perfettamente funzionale<br />
per le esigenze cantieristiche del compatto coreano.<br />
Il perfetto testimonial della resilienza dell’endotermico<br />
Il DX10Z-7 è così<br />
maneggevole,<br />
dalla larghezza<br />
così risicata<br />
(703 millimetri),<br />
da operare<br />
agevolemente<br />
attraverso spazi<br />
angusti come<br />
quelle delle<br />
ordinarie soglie<br />
domestiche.<br />
terra<br />
P<br />
iccolo è bello, slogan che esaltava la microimpresa<br />
tipica del distretto industriale italiano<br />
ed appare appannato dal vorticoso turbinio delle<br />
sfide globali. Un assioma che calza a pennello<br />
anche per i motori al di sotto dei 19 chilowatt, là<br />
dove il filtro antiparticolato è considerato dai più<br />
ancora un orpello. Una fascia di potenza particolarmente<br />
esposta alle lusinghe dell’elettrificazione, con<br />
pacchi batteria in grado di ricaricarsi senza ostruire<br />
le fisiologiche attività in campo o, come in questo<br />
caso, in cantiere. Quale caso? Quello del miniescavatore<br />
DX10Z-7 girosagoma da 1 tonnellata di<br />
Develon, che sconfessa le Cassandre più apocalittiche<br />
nei confronti dell’endotermico. La macchina<br />
coreana è infatti equipaggiata dal D722 di Kubota.<br />
Si ragiona, quindi, di un dispari da appena 719 cc,<br />
aspirato, capace di 7,6 chilowatt a 2.050 giri e di<br />
39,1 Newtonmetro.<br />
Dieci cavalli per te<br />
Esattamente una decina di cavalli. Il candidato numero<br />
uno alla “bullizzazione” da parte degli elettrici.<br />
Dall’altra parte, c’è Develon, che di confidenza<br />
con le batterie ne ha, eccome. Basti pensare, per<br />
citarne uno, all’escavatore gommato 14W EREV,<br />
alimentato da un pacco batterie da 120 kWh, di cui<br />
abbiamo parlato sul numero di maggio. A quanto<br />
pare, invece, c’è ancora spazio per i “compattissimi”<br />
anche sulle macchine più evolute. A proposito<br />
di compattezza, per capirci, lo “scavatorino” Develon<br />
ha una silhouette che gli consente di accedere<br />
agli spazi più angusti, come le convenzionali porte<br />
domestiche, come si evince dalla foto che lo ritrae<br />
all’opera. Il DX10Z-7 dispone di cingoli e lama anteriore<br />
completamente retrattili e ha una larghezza<br />
di appena 703 millimetri. Develon ha disegnato un<br />
braccio da 1,45 metri e maggiorato la lunghezza<br />
del bilanciere da 810 a 890 millimetri, rispetto al<br />
modello DX10Z. Tra i benefici, anche il 21,5%<br />
dell’altezza di scarico, che arriva fino a 2.205 millimetri,<br />
e l’aumento dell’8,5% dello sbraccio di<br />
scavo a livello del suolo, a quota 3.355 millimetri.<br />
Il DX10Z-7 offre anche un aumento del 30% della<br />
forza di strappo della benna, che raggiunge 10,8<br />
kN, e del 14% della forza di strappo del bilanciere,<br />
che arriva a 6,3 kN. A questo si aggiunge una maggiore<br />
lunghezza dei cingoli, pari a 1.025 millimetri,<br />
quindi maggiore stabilità, e una forza di trazione<br />
superiore del 31%.<br />
Per fornirvi altri spunti della capacità del Develon,<br />
e di cosa siano in grado di fare quei dieci cavalli<br />
giapponesi di “razza” Kubota, il gruppo di lavoro<br />
del DX10Z-7 è stato progettato con il cilindro sopra<br />
il braccio, che protegge il cilindro stesso e aumenta<br />
la capacità di sollevamento. Il gruppo anteriore del<br />
miniescavatore è dotato di serie di una protezione<br />
per il cilindro della benna. La disposizione ottimale<br />
dei flessibili idraulici li protegge facendoli passare<br />
all’interno della struttura del braccio, in modo da<br />
mitigare il rischio di danni e guasti ai flessibili.<br />
Kubota incontra Mitsubishi e…<br />
Ne nasce un dialogo spontaneo, va da sé,<br />
anche in ragione del fatto che parlano la stessa<br />
lingua. Anche nel campo motoristico, dove i due<br />
interpreti della tradizione ingegneristica del Sol<br />
Levante, rappresentano l’avanguardia dei supercompatti<br />
a 2, 3 e 4 cilindri per le applicazioni<br />
mobili industriali. Ed è nell’agricolo e nel garden<br />
che si sono incontrati. Ci riferiamo alla gamma<br />
di trattori EK1 di Kubota, eredità dell’accordo<br />
con l’indiana Escorts, che annovera un nuovo<br />
modello. Si tratta dell’EK1 221 da 22 cavalli<br />
(16,2 chilowatt), meno potente dell’EK261 da 26<br />
cavalli (19,1 chilowatt) che affianca, e rivolto a un<br />
mercato di primo accesso alla ricerca di prodotti<br />
affidabili ma economici. Il modello in questione<br />
è dotato di un Mitsubishi a 3 cilindri da<br />
950 cc, omologato Stage V, e<br />
monta una trasmissione con<br />
ingranaggi sempre in presa<br />
con 9 rapporti in avanti e 3<br />
retro con leve del cambio<br />
laterali. Pur di dimensioni<br />
molto compatte (è lungo poco<br />
più di un metro e mezzo e<br />
largo 1.025 millimetri) l’EK1<br />
221 offre un buon comfort di<br />
guida, con comandi semplici<br />
ed ergonomici, e grazie a una<br />
capacità di sollevamento di<br />
800 chili è adatto a un’ampia<br />
gamma di attrezzature. Standard<br />
l’impianto idraulico con pompa da 14,5 litri e<br />
un distributore ausiliario a doppio effetto. Per<br />
soddisfare esigenze specifiche il Kubota EK1-221<br />
è offerto con tre opzioni a livello di pneumatici che<br />
possono essere agricoli, industriali e per manto<br />
erboso.<br />
34<br />
35
ABB. Per le applicazioni mobili del mining<br />
CI VUOLE IL<br />
CALIBRO<br />
Per individuare il corretto dimensionamento del<br />
sistema di trazione elettrica in applicazioni stressanti<br />
e stressate come quelle dell'off-highway. ABB dispone<br />
dei "calibri" e delle competenze per usarli. In un altro<br />
seminario online, ideale integrazione del precedente,<br />
i responsabili di prodotto ABB ci hanno aggiornati<br />
sugli sviluppi e sulle potenzialità delle sue gamme<br />
energia<br />
ABB, dove ci eravamo lasciati? «Il tema dell’efficienza<br />
contribuisce in modo significativo al<br />
bilancio complessivo», ha esordito Roberto<br />
Diana, ABB local sales manager Traction Italia, in<br />
occasione di una sessione online di cui abbiamo dato<br />
riscontro sul numero di Gennaio-Febbraio. È ancora<br />
lui, Diana, a specificare nel successivo webinar del 5<br />
giugno che l’intervento ex post di ABB, quello che si<br />
definisce un retrofit, riguarda la trasformazione in full<br />
electric, con pacco batterie e catena di trazione a valle,<br />
compresi convertitori e motori. La trasmissione meccanica<br />
rimane tale e quale, altrimenti la trasformazione<br />
della catena cinematica non sarebbe più economica.<br />
Altro mantra dei nostri tempi, il Tco… I consulenti<br />
di ABB individuano cicli di lavoro espressamente<br />
funzionali a un risparmio effettivo. Portafoglio e coscienza<br />
ambientale alla mano. ABB si è lanciata nel<br />
sottosuolo, saldamente “imbragata” alle sue certezze<br />
applicative, nella missione di diffondere il verbo della<br />
elettrificazione in un ambiente tanto sfidante quanto<br />
bisognoso di amplificare la sicurezza e il benessere<br />
degli operatori. Senza considerare le incoraggianti valutazioni<br />
sull’impatto economico: entro il 2030 il costo<br />
totale di proprietà di un veicolo elettrico a batteria<br />
dovrebbe diminuire del 20% rispetto agli equivalenti<br />
veicoli endotermici.<br />
Augusto Fusari e la Line Drives<br />
Dicevamo, a proposito delle certezze? Sicuramente<br />
batterie, convertitori e motori di trazione. Augusto<br />
Fusari, application manager, business Line Drives, è<br />
stato uno dei relatori del webinar dedicato a Mobile<br />
E-Power di ABB, l’ideale prosecuzione di quanto vi<br />
abbiamo anticipato qualche mese fa. Ha integrato la<br />
linea di fuoco di cui abbiamo fatto cenno, cioè inverter<br />
e batterie di trazione, con le colonnine di ricarica,<br />
i motori elettrici e i sistemi di controllo del mezzo<br />
d’opera. Ritroviamo l’inverter HES880, disponibile in<br />
configurazione on board charger/grid former, con un<br />
solo involucro che consente l’accesso a “firm” diversi,<br />
che permettono di controllare tutti i tipi di motori, sincroni,<br />
asincroni e a riluttanza. La funzione AC/DC per<br />
MOTORI ELETTRICI AMXE<br />
AMXE132 AMXE160 AMXE200 AMXE200<br />
Coppia di picco 360-600 600-1.000 1.100-1.900 3.300<br />
Coppia continua 107-267 300-500 600-900 1.500<br />
Potenza di picco 50-250 60-360 190-500 260-520<br />
Potenza continua 24-78 30-180 90-280 120-240<br />
Diametro mm 270 320 430 475<br />
lunghezza mm 330-430 480-630 530-635 635<br />
Giri 5.000 5.000 5.000 4.000<br />
caricare e scaricare batterie, consentendo di passare da<br />
corrente alternata a corrente continua. Riepiloghiamo<br />
brevemente i tratti salienti dell’inverter, a partire dalla<br />
protezione IP67, il raffreddamento a liquido funzionale<br />
a un’escursione da -40° a + 70° e una temperatura<br />
ambientale da – 40° a + 85°. I connettori a spina disponibili<br />
anche con microswitch per verificare se il<br />
cavo si è staccato. Resistenze a vibrazioni fino a 4 G<br />
e a shock fino a 30 Giga. ABB non si è limitata a un<br />
“refresh”. La sessione web ha svelato l’HES580, che<br />
si dichiara inverter a 3 livelli, prossimo alla serializzazione<br />
e commercializzazione. L’efficienza dichiarata è<br />
superiore al 75% della versione a 2 livelli, soprattutto<br />
per quanto riguarda le perdite intrinseche. Infine, i<br />
motori elettrici per veicoli pesanti, la serie AMXE, in<br />
cinque segmentazioni, dall’AMXE132 all’AMXE250<br />
(vedi tabella). Il raffreddamento è quello ampiamente<br />
testato ad acqua e glicole, per un intervallo di temperatura<br />
ambiente compreso da – 20 C° a + 40 C.<br />
Il pingpong dialettico ha successivamente coinvolto<br />
Lorenzo Gambelli, project leader engineer, che si è<br />
soffermato sul tema caldissimo della sicurezza.<br />
Lorenzo Gambelli e le celle LTO<br />
Le celle al titanato di litio, conosciute con l’acronimo<br />
LTO, non sono suscettibili al runaway termico. Sia la<br />
gestione hardware che software è decentralizzata. Alcune<br />
funzioni di protezione sono demandate a singoli<br />
moduli e stringhe. Altro punto chiave, reiterato anche<br />
in questa sede, è quello della flessibilità, intesa come<br />
facoltà di integrazione sia dal punto di vista meccanico<br />
che da quello elettrico. Imprinting tipico dei fornitori<br />
di soluzioni, in grado di fornire pacchetti chiavi in<br />
mano, vitali per i piccoli e medi Oem e per quelle applicazioni,<br />
come sono tipicamente quelle del mining,<br />
a “tiratura limitata”. Non è del resto la stessa missione<br />
a cui si stanno votando i distributori di endotermici,<br />
ai quali viene richiesta la massima elasticità nel personalizzare<br />
la disposizione di filtri, post-trattamento,<br />
cablaggio, software e mappatura della centralina? Nel<br />
caso di Mobile E-Power, la modularità consente, tra<br />
l’altro, di adattare i livelli di tensione e di interconnessione<br />
idraulica del sistema. Con Gambelli, si ragiona<br />
di sistemi di accumulo, quindi di batterie di trazione: il<br />
driver è la densità di potenza, con performance carica/<br />
scarica in 10 C, continuativa sui 4-5 C (vedi tabella).<br />
Il ciclo di vita è decisamente più longevo rispetto ad<br />
altre tecnologie, con un degrado minore.<br />
Off-highway? Caso per caso<br />
In conclusione, qualche numero sulle tre applicazioni<br />
indicate a titolo esemplificativo di secondo equipaggiamento.<br />
Casi tipici dell’industriale sono il citato<br />
dumper, un trattore e un escavatore.<br />
Cominciamo dai campi, lo scenario attualmente più<br />
refrattario alla elettrificazione. Ipotizzando un ciclo di<br />
lavoro di 4 ore su due turni, la potenza continuativa è di<br />
45 kW a 2.500 giri, 358 V, con 172Nm. Qui, per la trazione,<br />
ABB sterza sull’HES880, convertitore associato<br />
al motore AMXE da 45 kW. Per l’escavatore si valuta<br />
idonea una potenza di 200 kW di potenza continuativa<br />
a 2.300 giri, 463 V. Inverter da 600 Ah e motore di trazione<br />
210 kW, 3 stringhe da 33 kW /cadauna. On board<br />
charger HES880. Infine, il dumper: 600 kW picco, 200<br />
kW potenza continua a 1.500 giri, 463 V.<br />
BORDLINE<br />
Tecnologia della cella<br />
Configurazione<br />
Capacità nominale<br />
Voltaggio nominale<br />
Picco C-Rate (CH e DCH)<br />
RMS C-Rate (CH e DCH)<br />
Raffreddamento<br />
Peso<br />
Dimensioni (LxWxH)<br />
LTO<br />
24s2p<br />
2,54 kWh<br />
55,2 Vdc<br />
8C per 30 secondi<br />
3…4C RMS<br />
Liquido<br />
33 kg<br />
417x466x128 mm<br />
36<br />
37
proton motor fuel cell<br />
Veil. Con Bosch Rexroth<br />
PER LA LOCOMOTIVA<br />
Intesa sia come il<br />
locomotore, interessata<br />
all’applicazione di<br />
Proton Motor, sia come<br />
metafora della Germania,<br />
sebbene ultimamente<br />
sia appannata. Le<br />
ferrovie tedesche hanno<br />
sostituito alcuni genset<br />
con dei moduli a celle a<br />
combustibile. Dal gasolio<br />
all’idrogeno<br />
SVOLTA SOFT...WARE<br />
Non è una svolta ma un’estensione del ventaglio di soluzioni orientate<br />
all’efficientamento energetico quella che ha fatto incontrare Bosch Rexroth e<br />
Veil. C’è infatti lo zampino di Veil nella app che replica le funzioni dell’E-Boost<br />
Pro. A Bolzano hanno valicato il Brennero e inaugurato una sede in Baviera<br />
In alto, l’HyCabinet<br />
S24. In basso,<br />
l’HyModule,<br />
sviluppato per<br />
applicazioni<br />
stazionarie.<br />
energia<br />
L<br />
’ultima volta che Proton Motor ha intercettato<br />
l’attenzione Di <strong>Powertrain</strong> fu un paio di anni<br />
or sono. Allora, però, si ragionava della fornitura<br />
dell’HyShip72 a Fincantieri. Ogni HyShip<br />
72 comprende due moduli Proton Motor PM 400-<br />
120 integrati con un sistema di batterie e di stoccaggio<br />
dell’idrogeno basato sull’idruro di metallo.<br />
Qui, invece, slittiamo alla generazione. Alla fine di<br />
maggio, il Consiglio federale tedesco ha approvato<br />
una legge ad hoc per incentivare la produzione, lo<br />
stoccaggio e l’importazione dell’idrogeno.<br />
Generare a idrogeno<br />
La Deutsche Bahn ha formalizzato l’eliminazione<br />
graduale dei generatori diesel per l’alimentazione<br />
di emergenza entro il 2026. Quale alternativa per<br />
l’erogazione di elettricità in un’applicazione così<br />
estemporanea quanto vitale, nel caso delle ferrovie<br />
per le cabine di segnalazione? Sono disponibili<br />
sistemi a celle a combustibile a idrogeno. Proton<br />
Motor Fuel Cell ha annunciato la consegna di follow-up<br />
stazionario a DB Bahnbau Gruppe di un sistema<br />
completo di alimentazione di riserva a celle<br />
a combustibile a idrogeno, che ha superato il test di<br />
accettazione del sito e i test di serie e operativi. La<br />
fornitura comprende il sistema di celle a combustibile<br />
plug-and-play HyCabinet S24 per uso interno,<br />
composto da tre sistemi HyModule S8 completamente<br />
ridondanti. Un progetto che attecchisce in<br />
un terreno fertile. Il Ministro tedesco dell’Economia<br />
e dell’Energia, Robert Habeck, aveva annunciato<br />
le linee guida della “Strategia Nazionale Idrogeno”<br />
(NWS). In Germania saranno pianificati circa<br />
10.000 chilometri di condutture per una rete centrale<br />
a livello nazionale. Perché l’elemento dirimente<br />
è sempre lo stesso: l’infrastruttura.<br />
Veil ha definitivamente tolto i veli… Un gioco di<br />
parole per sintetizzare la parabola evolutiva della<br />
(ex) start-up di Bolzano, che consacra non solo<br />
formalmente la propria anima veneto-bavarese (la prima<br />
incarnata da Marianna Benetti, la seconda da Klaus<br />
Kress). Una traiettoria che ha valicato i confini del Tirolo<br />
per approdare in Baviera. Veil ha infatti aperto una<br />
sede a Memmingerberg, in Svevia, vicino al confine<br />
col Baden Württemberg. Insomma, come capitalizzare<br />
l’endemico capitale linguistico e di competenze dal<br />
Tecnopolo del capoluogo altoatesino. Marianna Benetti<br />
ci ha snocciolato le cifre di questa continua progressione,<br />
di volumi commerciali, intelligenza ingegneristica<br />
e proiezioni territoriali. «A novembre 2023 abbiamo<br />
assunto un energy manager di origini veronesi disponibile<br />
a trasferirsi a Menningen. A settembre dovrebbe<br />
essere affiancato da una nuova risorsa senior, madrelingua<br />
tedesco». Quali sono la genesi e lo sviluppo<br />
di questa espansione a nord? «Abbiamo lanciato una<br />
campagna di “crowd investing” in Germania, tuttora<br />
in essere (mercoledì 12 giugno, ndr). È equiparabile a<br />
un mini-bond, fruibile dai soli residenti in Germania,<br />
Austria, Svizzera, per finanziare la filiale tedesca, oltre<br />
a due mutui chirografari, garantiti dal fondo centrale<br />
di garanzia: 250mila euro dalla Cassa Risparmio<br />
di Bolzano e altrettanti da Banca Etica (con il crow<br />
funding dovremmo contabilizzare complessivamente<br />
circa 800mila euro). Abbiamo lo sfidante obiettivo di<br />
fatturare 3,3 milioni euro, con un portafoglio di circa<br />
2 milioni di ordini acquisiti. Gemüse Ring ha il siglato<br />
con noi il contratto più articolato. Certificata Iso<br />
50001, è attiva sia nella coltivazione di pomodori in<br />
serre idroponiche, di cavoli e carote, sia nella logistica,<br />
attraverso i magazzini refrigerati. Ci occuperemo<br />
dunque della certificazione energetica e del monitoraggio<br />
di tutti i siti. Per sostenere questa evoluzione<br />
abbiamo assunto una risorsa per il marketing e siamo<br />
alla ricerca di una figura commerciale per l’Italia». Il<br />
fulcro della conversazione riguarda le collaborazioni<br />
instaurate da Veil, tra le quali spicca quella con Bosch<br />
Rexroth. «È scaturita da un contatto in fiera e consiste<br />
nello sviluppo di una app, che si inserisce nell’orbita<br />
del loro ecosistema Control X World. Nel Control X<br />
Store sarà possibile scaricare la nostra app, che sostanzialmente<br />
replica le funzioni del nostro E-Boost<br />
Pro di Veil Energy, per ricevere le e-mail da Veil e far<br />
funzionare il cruscotto. Per noi costituisce un momento<br />
“epico”, ci permette di avere una soluzione scalabile,<br />
utilizzabile dall’utente senza doverci coinvolgere in<br />
presa diretta, sicuramente facile da usare. La parte<br />
dell’interfaccia utente è sfidante. Abbiamo partecipato<br />
ad Hannover Messe nelle vesti di partner, uno dei dieci<br />
ospitati nello stand Bosch Rexroth. Tra questi, anche<br />
Arduino, che si è affacciata al mercato industriale e<br />
con il quale abbiamo inaugurato una partnership ed<br />
esposto congiuntamente all’SPS di Parma».<br />
Marianna Benetti e<br />
Klaus Kress sono gli<br />
artefici della genesi<br />
e dello sviluppo di<br />
Veil. L’inaugurazione<br />
della sede tedesca<br />
in Baviera, gli<br />
accordi con Bosch<br />
Rexroth, Arduino,<br />
e Gemüse Ring<br />
nella ventata di<br />
aria fresca in riva<br />
all’Isarco.<br />
energia<br />
38<br />
39
mtu. Per la difesa terrestre<br />
FUCINA<br />
DI IDEE<br />
Un 10 cilindri e una piattaforma ibrida. Questo è il<br />
contributo all’innovazione della catena cinematica<br />
per l’off-highway e per le istanze di sicurezza militare<br />
di mtu all’Eurosatory di Parigi. Il top di gamma della<br />
Serie 199 si spinge fino a 1.100 chilowatt<br />
TERRA<br />
Raramente POWERTRAIN si è occupata di applicazioni<br />
militari. Eppure, questa è la fonte<br />
alla quale sovente si abbevera l’estro tecnologico,<br />
in ragione delle peculiarità applicative. L’affidabilità,<br />
per dirne una, non è uno slogan, può<br />
essere letteralmente questione di vita o di morte.<br />
Rolls-Royce Power Systems ha presentato all’Eurosatory<br />
di Parigi un powerpack ibrido per speciali<br />
esigenze tattiche e una versione a 10 cilindri della<br />
Serie mtu 199 (compresa nel ventaglio tra 260 e<br />
800 chilowatt). Cominciamo da quest’ultimo, un<br />
insolito 10 cilindri, che consente di alzare l’asticella<br />
della potenza a 1.100 chilowatt per veicoli<br />
tra 50 e 70 tonnellate. In previsione c’è addirittura<br />
l’ulteriore estensione dell’alto di gamma, a 1.200<br />
chilowatt.<br />
Che densità per i 10 cilindri!<br />
Il deca-cilindrico condivide con i modelli a 6 e 8<br />
cilindri della Serie 199 mtu l’alta densità di potenza,<br />
risalita, risposta ai transitori, configurabilità in<br />
base ai requisiti del veicolo, (con un generatore o<br />
altri componenti aggiuntivi) e diverse opzioni per le<br />
prese di forza (anche in questo caso echeggia uno<br />
dei requisiti più discusso e richiesto in determinate<br />
applicazioni mobili industriali). L’anno scorso, in<br />
occasione del Capital Markets Day, Rolls-Royce ha<br />
evidenziato che il settore governativo all’interno di<br />
Power Systems è un’area di crescita futura a breve<br />
termine attraverso investimenti e l’espansione della<br />
portata dei suoi prodotti, compresa la fornitura di<br />
soluzioni più integrate. La Serie 199 mtu è stata<br />
licenziata in circa 4.000 unità dal 2000. Le varianti<br />
a 6 e 8 cilindri sono utilizzate, ad esempio, nel<br />
veicolo gommato Boxer 8x8, nei veicoli cingolati<br />
basati sulla piattaforma Ascod, nei veicoli della famiglia<br />
Ajax, nella prossima generazione di veicoli<br />
da combattimento statunitensi come l’M10 Booker<br />
e nel veicolo da combattimento di fanteria Borsuk.<br />
Secondo Knut Müller, Senior Vice President Global<br />
Governmental Business di Rolls-Royce Power<br />
Systems: «I futuri veicoli corazzati militari terrestri<br />
richiederanno una maggiore potenza per la propulsione<br />
e l’alimentazione di bordo per i sistemi elettronici.<br />
Allo stesso tempo, saranno progettati per<br />
un diverso approccio tattico sul campo». Come si<br />
dice in gergo cinematografico: “buona la prima”. E<br />
pure la seconda, considerando la propulsione ibrida.<br />
Secondo i progettisti, il sistema di propulsione integrato<br />
di mtu richiede uno spazio relativamente ridotto<br />
per l’installazione nel veicolo, al fine di massimizzare<br />
il volume disponibile per le attrezzature e<br />
l’equipaggio. Le medesime problematiche che mtu<br />
riscontra nella sala macchine degli yacht e sotto i<br />
cofani, con un quoziente esponenziale di necessità<br />
(ottimizzare gli spazi per gli equipaggiamenti non<br />
è un plus, è una necessità). Per un funzionamento<br />
silenzioso, ad esempio in una posizione nascosta, le<br />
batterie alimentano i sistemi elettrici ed elettronici<br />
del veicolo, senza il rumore meccanico e l’impronta<br />
termica del diesel e per un periodo più lungo. La<br />
cosiddetta modalità “anti-idling” favorisce la mimetizzazione<br />
del veicolo e riduce in modo significativo<br />
il consumo di carburante quando il veicolo<br />
è in standby.<br />
I vantaggi del “mild-hybrid” sono estrinsecati dalla<br />
trazione combinata nei viaggi lenti, quando i cingoli<br />
del veicolo generano poco rumore. Nel funzionamento<br />
combinato, la propulsione elettrica funge anche<br />
da amplificatore per un’accelerazione altamente<br />
dinamica, per una guida a bassa velocità a bassa rumorosità<br />
o addirittura per una guida ad alta velocità.<br />
Ibrido è un concetto implementabile<br />
Christian Wolf, responsabile dello sviluppo di<br />
motori e sistemi militari di Rolls-Royce Power<br />
Rolls-Royce Power Systems e CATL<br />
I numeri uno al mondo delle<br />
batterie, i cinesi di CATL,<br />
hanno siglato un accordo con<br />
Rolls-Royce Power Systems<br />
per lanciare la linea di prodotti<br />
Tener nel perimetro dell’Unione<br />
Europea e nel Regno Unito.<br />
La strategia congiunta<br />
riguarda i progetti di sistemi di<br />
accumulo di energia a batteria<br />
(i cosiddetti Bess) su larga<br />
scala, principalmente per gli<br />
operatori di rete. È l’ennesimo<br />
passo di Friedrichshafen<br />
verso l’allestimento di smart<br />
grid efficienti. Lo stoccaggio<br />
dell’energia è alla radice<br />
stessa di questa applicazione.<br />
Systems, ha dichiarato: «Questo concetto di propulsione<br />
amplierà le possibilità operative dei<br />
futuri veicoli blindati cingolati in un modo che<br />
prima era difficilmente immaginabile. Per la prima<br />
volta, i costruttori di veicoli saranno in grado<br />
di realizzare concetti di veicoli completamente<br />
nuovi, in quanto il concetto ibrido può essere<br />
implementato in linea di principio con qualsiasi<br />
serie di motori del programma di propulsione<br />
militare mtu».<br />
Le competenze provengono<br />
dalle soluzione di automazione<br />
intelligente di Rolls-Royce,<br />
mtu EnergetIQ, e sulla sua<br />
piattaforma digitale, mtu Go!,<br />
e dalla piattaforma diagnostica<br />
intelligente e sul sistema di<br />
gestione delle batterie di CATL.<br />
L’anno scorso, le due aziende<br />
hanno firmato un accordo<br />
di fornitura a lungo<br />
termine per collaborare<br />
su oltre 10 Gigawattora<br />
di capacità di stoccaggio.<br />
Insieme, le due aziende<br />
hanno instaurato uno<br />
stretto rapporto di<br />
collaborazione per<br />
l’integrazione dei prodotti<br />
Tener in progetti completi<br />
con un’offerta di servizi<br />
chiavi in mano (o EPC, in<br />
base all’acronimo inglese:<br />
Engineering, Procurement<br />
and Construction). A<br />
seconda delle specifiche<br />
e dell’impiego, Tener<br />
dichiara di rispettare<br />
l’ambizioso parametro del<br />
degrado zero nei primi<br />
cinque anni di utilizzo.<br />
A sinistra,<br />
l’ultimogenito<br />
della Serie 199<br />
di Rolls-Royce<br />
Power Systems:<br />
il 10 cilindri è<br />
il top di gamma.<br />
Eroga 1.100 kW<br />
che potrebbero<br />
in futuro salire<br />
a 1.200 kW.<br />
In apertura, la<br />
piattaforma ibrida<br />
cingolata, dove<br />
convivono termico<br />
e batterie.<br />
40<br />
41
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queste pagine chiamiamo<br />
applicazioni. Ad ogni uscita<br />
proporremo la sintesi di<br />
un articolo pubblicato sui<br />
numeri precedenti delle<br />
riviste di VADO E TORNO<br />
EDIZIONI, la nostra casa<br />
comune. Senza timore di<br />
smentita possiamo parlare<br />
di “filiera corta”: la catena<br />
cinematica e le macchine<br />
che la sostanziano.<br />
42<br />
43
VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
il lampo<br />
che viene<br />
dal nord<br />
Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 6, <strong>2024</strong><br />
TRANSPOTEC IL CAMION COME NON L’AVETE MAI VISTO PRIMA<br />
GIUGNO<br />
MISANO IL FASCINO DELLE NOSTRE PROVE IN PISTA - KISS ANCORA TU<br />
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SPRINTER E VITO ● POLITICA BRENNERO: PRIMO ROUND ALL’ITALIA<br />
11 giugno <strong>2024</strong><br />
6<br />
Quasi 400<br />
prove, molte più<br />
dell’anno scorso<br />
e poco meno del<br />
doppio rispetto al<br />
2022. Ancora una<br />
volta i test drive<br />
di Vado e Torno e<br />
Trasportare Oggi,<br />
partner di evenT,<br />
hanno ottenuto<br />
un fantastico<br />
riscontro di<br />
pubblico, con<br />
slot in pista e<br />
su strada andati<br />
esauriti già nella<br />
mattinata di<br />
entrambi i giorni<br />
del weekend<br />
L<br />
e prime avvisaglie il sabato<br />
mattina, quando già di<br />
buon’ora, in un autodromo di<br />
Misano Adriatico che lentamente<br />
andava popolandosi di pubblico,<br />
capannelli di persone stazionavano<br />
davanti al gazebo allestito da<br />
Nei test drive di evenT a Misano<br />
Dieci trattori alla<br />
prova della pista<br />
spicato, ma certamente non così<br />
scontato, che anche quest’anno,<br />
esattamente come quello ben più<br />
travagliato precedente (causa l’alluvione<br />
che ha pesantemente colpito<br />
l’Emilia Romagna) e quello<br />
prima ancora, l’iniziativa promosevenT,<br />
all’interno del paddock, in<br />
attesa di effettuare la registrazione<br />
necessaria per poter accedere alle<br />
prove. Quei capannelli sarebbero<br />
presto diventati lunghe file in paziente<br />
attesa sotto un caldo sole.<br />
Era quello il segnale, atteso e au-<br />
sa da Vado e Torno e Trasportare<br />
Oggi, partner di evenT, avrebbe<br />
avuto successo, confermandosi,<br />
all’interno del programma misanese<br />
imperniato sulla prima gara<br />
dell’European truck racing championship,<br />
un momento molto atteso<br />
e partecipato dal pubblico.<br />
Sempre più prove<br />
in pista e su strada<br />
Peraltro, anche oltre ogni più rosea<br />
aspettativa. Perché gli slot previsti<br />
per la giornata del sabato e per la<br />
domenica, sono in effetti andati<br />
velocemente esauriti in un amen,<br />
per la soddisfazione di chi il suo<br />
preziosissimo turno è riuscito ad<br />
assicurarselo, magari anche raddoppiando,<br />
prenotandosi per il test<br />
su pista e per quello su strada. E<br />
attenzione, non stiamo parlando di<br />
poca cosa: quest’anno, infatti, sono<br />
state quasi 400 le prove complessivamente<br />
effettuate nel weekend dai<br />
dieci trattori messi a disposizione,<br />
due per ogni costruttore, Iveco,<br />
Man e Renault Trucks. A conti fatti,<br />
molte di più rispetto allo scorso<br />
anno e addirittura quasi il doppio<br />
se confrontiamo il dato con quello<br />
del 2022.<br />
Un percorso<br />
tutto nuovo<br />
L’auspicio è di poter ritoccare ancora<br />
verso l’alto il numero delle<br />
prove in programma. Malgrado<br />
l’impegno e la grande disponibilità<br />
dello staff dell’autodromo<br />
diretto da Andrea Albani, si tratta<br />
di un compito non facile, dovendo<br />
inserire ogni singolo slot, in<br />
particolare quelli delle prove in<br />
pista, tra una prova e una gara<br />
dell’Etrc.<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 38 di<br />
Vado e Torno Giugno <strong>2024</strong>.<br />
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leggi l’articolo integrale.<br />
44<br />
45
Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />
in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
GIUGNO N. 6 - <strong>2024</strong><br />
ANNO 33°- euro 5,00<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />
Estratto da ‘Autobus’ n. 6, <strong>2024</strong><br />
IN QUESTO NUMERO<br />
ASSTRA E I CONTI DEL TPL,<br />
NME, BUS2BUS, BUSWORLD<br />
INDONESIA, NELLA FABBRICA<br />
YUTONG, IL CROSSWAY NORMAL<br />
FLOOR IBRIDO LEGGERO, SBY<br />
Io intanto<br />
mi porto<br />
avanti<br />
Siamo volati<br />
in Cina, a<br />
Zhengzhou,<br />
casa di Yutong,<br />
che ci ha aperto<br />
le porte della<br />
nuova fabbrica,<br />
la più grande del<br />
mondo, capace<br />
a pieno regime di<br />
sfornare 32 pezzi<br />
al giorno, pari a<br />
11.680 l’anno<br />
Abbiamo visitato lo stabilimento Yutong di Zhengzhou<br />
C<br />
’è tanto da raccontare del<br />
nostro viaggio in Cina, in<br />
quel di Zhengzhou, casa di<br />
Yutong, che ha organizzato un e-<br />
vento di quattro giorni dedicato<br />
alla stampa di settore europea,<br />
in cui AUTOBUS è stato l’unico<br />
Nella tana del<br />
Dragone...<br />
media italiano presente.<br />
Ovviamente, non è stata solo occasione<br />
– per quanto interessante<br />
– di interfacciarsi con la cultura e<br />
il cibo cinese, ma anche, per non<br />
dire soprattutto, per conoscere da<br />
vicino, vicinissimo, anzi da dentro,<br />
la realtà del market leader in<br />
madrepatria (share del 28,2 per<br />
cento), nonché più grande costruttore<br />
di bus e coach al mondo per<br />
volumi (10 per cento del mercato<br />
globale, secondo dati della stessa<br />
Yutong). Il gigante non ci ha aperto<br />
solo le porte di casa, ma ci ha spalancato<br />
anche i cancelli del nuovo<br />
stabilimento di Zhengzhou (finanziato<br />
in toto dall’azienda stessa, ci<br />
assicurano), dove abbiamo avuto<br />
modo di visitare una buona parte<br />
dello stabilimento: da una toccata e<br />
fuga nelle infinite linee produttive<br />
altamente robotizzate, ai reparti di<br />
ricerca e sviluppo, passando infine<br />
per l’area dedicata ai test e il circuito<br />
(con tanto di parabolica) per<br />
i test drive dei veicoli.<br />
Fabbrica e numeri da record<br />
Quattro sono le fabbriche di Yutong<br />
in terra cinese, tutte situate a<br />
Zhengzhou e immeditati dintorni:<br />
nel nuovo e moderno stabilimento,<br />
il più grande al mondo per estensione,<br />
dove scorrazzano liberi minibus<br />
a guida autonoma per agevolare<br />
gli spostamenti dei dipendenti<br />
tra un capannone e l’altro, la capacità<br />
produttiva massima giornaliera<br />
è di 32 autobus al giorno, vale a<br />
dire 11.680 unità l’anno: insomma,<br />
quello che il mercato del torpedone<br />
italiano sopra le 8 ton immatricola<br />
in tre anni (e pure di quelli buoni).<br />
Numeri mastodontici, impressionanti,<br />
resi possibili da 3/4 mila<br />
lavoratori, che possono aumentare<br />
anche a 7/8 quando la richiesta di<br />
lavoro si alza. Considerando tutti<br />
e quattro i plant e tutte le tipologie<br />
di veicoli firmati Yutong – e dunque<br />
compresi anche i truck, per<br />
esempio – il marchio è capace<br />
di sfornare fino a, tenetevi forte,<br />
150mila unità annue.<br />
A fronte di una richiesta interna che<br />
sta andando verso la stagnazione, la<br />
produzione di bus&coach nel Paese<br />
del Dragone rimane alta, enorme<br />
e proprio per questa ragione le<br />
case cinesi, Yutong su tutte, hanno<br />
lanciato l’offensiva all’Occidente<br />
esportando in massa i loro prodotti.<br />
A proposito del mercato interno,<br />
giusto due dati: il 95 per cento dei<br />
bus in Cina è Classe I (il restante è<br />
appannaggio dei turistici) e il quindici<br />
per cento di questi sono elettrici;<br />
non esistono di fatto i Classe II, (...)<br />
Prosegue a pag. 18 di<br />
Autobus Giugno <strong>2024</strong>.<br />
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46<br />
47
ioioni<br />
N.6 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />
GIUGNO<br />
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />
Lo scalatore<br />
Estratto da ‘Trattori’ n. 6, <strong>2024</strong><br />
FOCUS: I SISTEMI DI FOTOVOLTAICO AVANZATO PRENDERANNO PIEDE?<br />
IN CAMPO: MASSEY FERGUSON 3 AL 105. L’UTILITY DALLE MILLE FACCE<br />
Una primizia del<br />
tutto inaspettata.<br />
Grande sopresa<br />
allo stand New<br />
Holland della<br />
fiera di Konya, in<br />
Anatolia. Dove<br />
è stato mostrato<br />
il nuovissimo T3<br />
Electric Power.<br />
Che, per ora, sarà<br />
appannaggio del<br />
mercato locale<br />
New Holland<br />
Galeotta fu<br />
la Turchia<br />
re locali, inferiori a kermesse più<br />
blasonate come Eima o Agritechnica<br />
sicuramente, ma comunque<br />
popolate da una pluralità di attori<br />
e sempre in grado di attirare un<br />
pubblico numeroso, anche dai<br />
paesi europei (come dimostrato<br />
Che la Turchia negli ultimi<br />
anni stia diventando<br />
un mercato sempre più<br />
allettante per i produttori di trattori<br />
è ormai un dato consolidato,<br />
rimarcato dai numeri imponenti<br />
messi a segno dalle fiere di settodall’ultima<br />
edizione della Fiera<br />
di Konya). Ma che potesse addirittura<br />
fare da apripista ai trattori<br />
con motorizzazione elettrica, ecco,<br />
questo era sicuramente meno<br />
scontato.<br />
Ma è esattamente quello che<br />
è accaduto con New Holland<br />
che, proprio in occasione della<br />
kermesse di Konya, ha svelato<br />
una vera e propria primizia: per<br />
la prima volta al mondo, infatti,<br />
il pubblico ha potuto vedere (e<br />
toccare con mano) i nuovissimi<br />
T3 Electric Power, il secondo<br />
modello elettrico a marchio New<br />
Holland dopo il T4.<br />
Inaspettatamente elettrico<br />
Modelli che, va detto sin da subito,<br />
per ora saranno esclusivo<br />
appannaggio del mercato nazionale,<br />
e soltanto in futuro, forse,<br />
arriveranno in UE. Ma andiamo<br />
con ordine.<br />
Principale fautore di questa novità<br />
è Türk Traktör, il costruttore<br />
di riferimento per questa area<br />
geografica del gruppo CNH Industrial,<br />
presso i cui stabilimenti<br />
prendono già vita i trattori New<br />
Holland e Case IH. Una realtà<br />
che già da qualche anno è entrata<br />
a far parte nella galassia del<br />
colosso automotive ma che sul<br />
suolo turco opera con grande<br />
autonomia.<br />
Ed è così che, con grande sorpresa<br />
di stampa e addetti, lo<br />
scorso marzo ha fatto il suo debutto<br />
questa innovativa versione<br />
del T3 di New Holland, dotata<br />
di due motori elettrici alimentati<br />
da un pacco batterie di 75 kWh,<br />
in grado di fornire 800 volt per la<br />
propulsione. Uno dei due motori<br />
aziona la trasmissione, mentre<br />
l’altro alimenta l’impianto idraulico<br />
e la presa di forza.<br />
Secondo il produttore, il motore<br />
elettrico per le ruote eroga<br />
una potenza massima di 75 kW,<br />
equivalente a oltre 100 cv. La<br />
trasmissione è robotizzata:<br />
(...)<br />
Prosegue a pag. 40 di<br />
Trattori di Giugno <strong>2024</strong>.<br />
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48<br />
49
Mecalac e Perkins<br />
È REVO<br />
TRUCK<br />
Si chiama proprio così,<br />
Revotruck, il dumper<br />
Mecalac con portata da<br />
6 e da 9 tonnellate.<br />
È motorizzato dal<br />
Syncro Perkins da<br />
2,8 litri e 55 kW<br />
oem&motori<br />
50<br />
Eccolo, il mezzo da lavoro<br />
che si sente a suo agio sia<br />
sui piazzali dei magazzini<br />
edili che spedito in trincea, cioè<br />
tra i polverosi cantieri urbani.<br />
Indifferente all’uno o l’altro scenario,<br />
il 2,8 litri di Perkins eroga<br />
55 chilowatt a 2.400 giri e 380<br />
Newtonmetro a 1.360 giri. Il<br />
904J-E28TA è il fratello minore<br />
del 3,6 litri, antesignano della famiglia<br />
Syncro, che ha restituito a<br />
Perkins gli strumenti per fare presa<br />
sulle macchine compatte, nel<br />
movimento terra e in agricoltura.<br />
Tutto il resto, motore escluso, appartiene<br />
a un dumper di Mecalac.<br />
Il Revotruck è vincitore di cinque<br />
premi, tra cui il Red Dot Design<br />
Award “Best of the Best”, ossia<br />
del massimo riconoscimento fra<br />
le diverse categorie in lizza.<br />
I dumper sono mezzi efficaci<br />
nel trasporto di grandi quantità<br />
di materiale all’interno dei cantieri.<br />
Ciononostante sono anche<br />
responsabili di quasi un terzo<br />
degli incidenti legati a questa<br />
specifica attività. La frequenza<br />
degli incidenti è molto elevata<br />
sulle macchine di peso superiore<br />
a 6 tonnellate. Infatti tra le<br />
aggravanti vi è anche la quantità<br />
di materiale trasportato nel<br />
cassone che limita la visibilità<br />
durante il movimento. Il team di<br />
ricerca e sviluppo di Mecalac ha<br />
lavorato per ridurre al minimo<br />
questo rischio. Tra gli elementi<br />
di pregio, la cabina rotante, che<br />
offre una visibilità ottimale. Gli<br />
operatori mantengono quindi la<br />
massima concentrazione sul lavoro<br />
e sull’ambiente circostante.<br />
La cabina è inoltre dotata di<br />
quattro ampi punti di accesso ad<br />
ogni angolo della postazione di<br />
guida.<br />
Motori e componenti per OEM<br />
Cultura, tecnica, impieghi<br />
e mercato del motore diesel.<br />
Fondato nel 1986<br />
Direttore responsabile<br />
Maurizio Cervetto<br />
Coordinatore redazionale<br />
Fabio Butturi<br />
In redazione<br />
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Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />
Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,<br />
Cristina Scuteri, Luca Vitali<br />
Ha collaborato<br />
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Impaginazione e grafica<br />
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Stampa<br />
Industrie Grafiche RGM srl,<br />
Rozzano (Mi)<br />
Fotolito<br />
Industrie Grafiche RGM srl,<br />
Rozzano (Mi)<br />
Autorizzazione del tribunale<br />
di Milano n.860 del 18 dicembre 1987<br />
Registro Nazionale della Stampa<br />
n. 4596 del 20/04/1994<br />
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n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />
VADO E TORNO<br />
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nell’informativa disponibile e consultabile sul sito<br />
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<strong>Powertrain</strong><br />
1<br />
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EVOLUTION<br />
In UK, where JCB tested hydrogen machines - AGCO Core 75 -<br />
e-way: the tractors scenario and Eleo’s battery plant opening -<br />
H2: NGV, Liebherr, Prinoth&FPT - Comparisons: 11 liter engines<br />
1<br />
1<br />
INTERNATIONAL<br />
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e-WAY<br />
e-<br />
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Do the right<br />
and 13L truck engines comparison - 5L offroad engines -<br />
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1<br />
1<br />
INTERNATIONAL<br />
INTERNATIONAL<br />
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www.powertraininternationalweb.com<br />
www.dieseloftheyear.com<br />
ISSN 0042<br />
Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />
Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />
D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />
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March 2023<br />
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E-trucks: Iveco and Nikola take different paths & ACT<br />
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www.vadoetorno.com<br />
www.powertraininternationalweb.com<br />
www.dieseloftheyear.com<br />
ISSN 0042<br />
H2 means<br />
LIFE<br />
Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />
Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />
D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />
POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />
March <strong>2024</strong><br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
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www.powertraininternationalweb.com<br />
www.dieseloftheyear.com<br />
ISSN 0042<br />
Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />
Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />
D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />
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Hydrogen takes the spotlight at Agritechnica: AGCO,<br />
May <strong>2024</strong><br />
Cummins, Deutz, FPT, JCB, Kohler, Kubota, MAN -<br />
Battery Experts Forum - The e-truck start-up crunch<br />
www.powertraininternationalweb.com<br />
INTERNATIO<br />
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www.powertraininternationalweb.com<br />
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Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />
POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />
July 2023<br />
VADO E TORNO EDIZIONI<br />
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Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />
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D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />
Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />
POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />
January <strong>2024</strong>