Powertrain 2024-7/8

Tra gli argomenti di questo numero: ENERGIA Mitsubishi Electric: a ritroso nella filiera elettrica GENERAZIONE FPT Industrial: il “non MEE” e l’R24 G-Drive COVER STORY Gruppo Landi Renzo usa la parola gas al plurale VISTI DA VICINO Bonfiglioli: a quattr’occhi con Stefano Baldi MOVIMENTO TERRA JCB Italia: intervista all’AD Marco Falcone Zoomlion: in fabbrica, a Solferino (MN) Develon: Kubota per il DX10Z-7 COMPONENTI ABB: in cava come a cielo aperto Proton Motor: fuel cell stazionarie Veil Energy interagisce con Bosch Rexroth DIFESA mtu: ibrido e 10 cilindri RUBRICHE Editoriale; Hi-Tech; Automotive; VeT; Oem&motori Tra gli argomenti di questo numero:

ENERGIA
Mitsubishi Electric: a ritroso nella filiera elettrica
GENERAZIONE
FPT Industrial: il “non MEE” e l’R24 G-Drive
COVER STORY
Gruppo Landi Renzo usa la parola gas al plurale
VISTI DA VICINO
Bonfiglioli: a quattr’occhi con Stefano Baldi
MOVIMENTO TERRA
JCB Italia: intervista all’AD Marco Falcone
Zoomlion: in fabbrica, a Solferino (MN)
Develon: Kubota per il DX10Z-7
COMPONENTI
ABB: in cava come a cielo aperto
Proton Motor: fuel cell stazionarie
Veil Energy interagisce con Bosch Rexroth
DIFESA
mtu: ibrido e 10 cilindri
RUBRICHE
Editoriale; Hi-Tech; Automotive; VeT; Oem&motori

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OTTOBRE LUGLIO/AGOSTO 2023 2024 N° 10 7-8 EURO 5,00 Il metano ti dà una mano VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI • COVER STORY. LANDI RENZO E IL GAS: BIOMETANO OGGI, IDROGENO DOMANI? • APPLICAZIONI. FALCONE E JCB, ZOOMLION ITALIA, DEVELON E KUBOTA • CATENA CINEMATICA: LA VISIONE DI BONFIGLIOLI. E ABB, PROTON, VEIL

OTTOBRE LUGLIO/AGOSTO<br />

2023 <strong>2024</strong><br />

N° 10 7-8<br />

EURO 5,00<br />

Il metano ti<br />

dà una mano<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

art. 1, comma 1, LO/MI<br />

• COVER STORY. LANDI RENZO E IL GAS:<br />

BIOMETANO OGGI, IDROGENO DOMANI?<br />

• APPLICAZIONI. FALCONE E JCB,<br />

ZOOMLION ITALIA, DEVELON E KUBOTA<br />

• CATENA CINEMATICA: LA VISIONE DI<br />

BONFIGLIOLI. E ABB, PROTON, VEIL


Luglio-Agosto <strong>2024</strong><br />

SEGUICI SUI<br />

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www.ramamotori.it<br />

14<br />

36<br />

24<br />

28<br />

JD4<br />

63 – 129 kW<br />

(84 – 161 hp)<br />

JD9<br />

205 – 343 kW<br />

(275 – 460 hp)<br />

JD14<br />

300 – 510 kW<br />

(400 – 684 hp)<br />

JD18<br />

522 – 677 kW<br />

(700 – 908 hp)<br />

Discover all our new products at EIMA <strong>2024</strong><br />

IL SONDAGGIO<br />

DEL MESE<br />

Le elezioni europee hanno<br />

sancito la sostanziale tenuta<br />

della maggioranza Ursula. Non<br />

cambierà nulla nelle politiche<br />

comunitarie sul phase-out?<br />

Rispondi su<br />

powertrainweb.it<br />

Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni<br />

non sono basate su un campione scientifico<br />

LE RISPOSTE DI<br />

GIUGNO<br />

Le celle a combustibile sono<br />

comparse anche in Italia.<br />

Secondo voi si tratta di un mero<br />

esercizio di stile?<br />

86%<br />

sì<br />

14%<br />

no<br />

ENERGIA<br />

10. Mitsubishi Electric:<br />

A ritroso nella filiera elettrica<br />

GENERAZIONE<br />

14. FPT Industrial:<br />

Il “non MEE” e l’R24 G-Drive<br />

COVER STORY<br />

16. Gruppo Landi Renzo:<br />

Usa la parola gas al plurale<br />

VISTI DA VICINO<br />

24. Bonfiglioli:<br />

A quattr’occhi con Stefano Baldi<br />

MOVIMENTO TERRA<br />

28. JCB Italia:<br />

Intervista all’AD Marco Falcone<br />

32. Zoomlion:<br />

In fabbrica, a Solferino (MN)<br />

34. Develon:<br />

Kubota per il DX10Z-7<br />

COMPONENTI<br />

36. ABB:<br />

In cava come a cielo aperto<br />

38. Proton Motor:<br />

Fuel cell stazionarie<br />

39. Veil Energy:<br />

Interagisce con Bosch Rexroth<br />

DIFESA<br />

40. mtu:<br />

Ibrido e 10 cilindri<br />

RUBRICHE<br />

4. Editoriale 6. Hi-Tech<br />

8. Automotive 42. VeT<br />

50. Oem&motori<br />

SOMMARIO<br />

3


URSULÌ O URSULÀ?<br />

D<br />

ue tornate elettorali hanno agitato<br />

i sonni degli opinionisti e degli<br />

addetti ai lavori. L’inquilino<br />

della Casa Bianca sarà votato<br />

pochi giorni dopo la celebrazione dei<br />

santi (e pure dei morti, per dovere di<br />

cronaca). Dal 6 al 9 giugno è toccato agli<br />

elettori dell’Unione Europea decidere<br />

quale colorazione conferire all’Euro<br />

Parlamento. Chi temeva l’ondata nera<br />

e chi la auspicava. Nei paraggi delle<br />

applicazioni mobili, stradali e industriali,<br />

senza che da parte nostra ci sia alcuna<br />

attribuzione di nostalgismi e revanscismi,<br />

l’evocata affermazione sovranista avrebbe<br />

significato rimescolare le carte sul tavolo<br />

del phase-out. Due macigni incombono<br />

come spade di ghisa sulle teste di<br />

costruttori di macchine, componentisti,<br />

fornitori di soluzioni e utilizzatori finali.<br />

In prima battuta quell’Euro 7 che ha<br />

fatto storcere tanti nasi, tra cui quello di<br />

Tavares, il capo di Stellantis, che l’ha<br />

etichettato come una norma “senza senso”.<br />

In seconda, le avanzate riflessioni sullo<br />

Stage VI, che dovrebbe dare il colpo di<br />

grazia alle emissioni di CO 2<br />

. Come dire,<br />

un “aiutino” alla accelerazione della<br />

rivoluzione elettrica. Qui si chiude il<br />

cerchio, con la fatidica data del 2035 a<br />

ghigliottinare il motore a combustione<br />

interna. Semplificando, a destra si è<br />

gridato alle follie ideologiche della<br />

sinistra, che ha rilanciato la conversione<br />

a emissioni zero del parco circolante e<br />

il potenziamento del trasporto pubblico.<br />

Come è andata a finire? Ancora non lo<br />

sappiamo. Il nome di Ursula Von der Leyen<br />

è gettonato, al pari di Roberta Metsola,<br />

Mario Draghi, Antonio Costa e altri. In<br />

Germania, l’Afd ha sorpassato il PS del<br />

cancelliere Scholz, in Francia Macron<br />

ha indetto le elezioni legislative di fronte<br />

alla slavina del Rassemblement National<br />

di Marine Lepen, che sbatte la porta in<br />

faccia al Green Deal della UE. Dalle urne<br />

è uscito una relativa condizione di stallo,<br />

con un arretramento della coalizione Ursula<br />

e un’avanzata delle destre, che però non<br />

sfondano la Maginot. Il Ppe ha 186 saggi,<br />

i socialisti 135, i Conservatori europei 73,<br />

Identità e democrazia 58. Quando troverete<br />

questo numero di POWERTRAIN<br />

nella vostra buca delle lettere, forse il<br />

dilemma sarà stato sciolto, e sapremo quali<br />

tonalità policrome avrà assunto Strasburgo,<br />

chi dirigerà la Commissione e quale<br />

direzione prenderà la catena cinematica.<br />

Sarà Ululì o Ululà (citando Mel Brooks),<br />

cioè, Ursulì o Ursulà?<br />

visita il nuovo sito<br />

www.e-construction.org<br />

EDITORIALE<br />

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SETTIMANALE<br />

GRATUITA<br />

4


Volvo D17<br />

Stabilimento Deutz di Colonia<br />

780<br />

CAVALLI<br />

Volvo ha messo a punto una<br />

taratura di 780 cavalli per<br />

l’ammiraglia su strada, l’FH16.<br />

Il cilindro è stato ridisegnato,<br />

aggiungendo 5 millimetri<br />

all’alesaggio del D16, che<br />

conferisce 17,3 litri al 6 cilindri e<br />

gonfia la coppia fino a 3.800 Nm<br />

Volvo Trucks non si accontenta<br />

di accomodarsi nell’empireo<br />

dei super-muscolosi,<br />

insieme ai conterranei di Scania.<br />

Il motore D17, montato sul Volvo<br />

FH16, ha sfondato il muro del<br />

suono: 780 cavalli. Il 17 litri è<br />

disponibile anche in versione per<br />

gruppi. Confrontando il Volvo<br />

FH16, che da 17,3 litri e 573,5<br />

chilowatt (corrispondenti a 780<br />

cavalli) con il suo predecessore, il<br />

aggiunge il 7% di coppia e riduce<br />

del 5% il consumo di carburante<br />

e le emissioni di anidride carbonica.<br />

Il cilindro conferma la corsa<br />

di 165 millimetri e è stato maggiorato<br />

di 5 mm nell’alesaggio.<br />

Il 6 cilindri in linea è disponibile<br />

anche sul Volvo FH16 Aero, che<br />

offre un risparmio di carburante<br />

ancora maggiore se abbinato alla<br />

cabina aerodinamica del camion.<br />

«I nostri ingegneri hanno realizzato<br />

un motore che combina la<br />

coppia e la potenza più elevate<br />

di qualsiasi camion europeo con<br />

un’efficienza dei consumi superiore.<br />

I fatti parlano chiaro: più<br />

coppia e potenza con un significativo<br />

risparmio di carburante e<br />

di CO 2<br />

è un risultato fantastico.<br />

Questo significa che i nostri clienti<br />

possono svolgere i loro compiti<br />

in modo più efficiente e con una<br />

maggiore produttività», ci spiega<br />

Jan Hjelmgren, Responsabile<br />

Gestione Prodotti e Qualità di Volvo<br />

Trucks. Il D17 di Volvo è disponibile<br />

in tre livelli di potenza:<br />

600, 700 e 780 cavalli. I corrispettivi<br />

livelli di coppia sono 3.000<br />

Nm, 3.400 Nm e 3.800 Nm nella<br />

versione top. Il cambio è stato aggiornato<br />

per gestire fino a 3.800<br />

Nm e l’efficienza del cambio interno<br />

è stata ulteriormente migliorata<br />

sulle versioni da 3.000 Nm e<br />

3.400 Nm. Il nuovo motore D17<br />

è certificato per i biocarburanti:<br />

può funzionare con Hvo in tutte<br />

le potenze. La versione da 700<br />

cavalli è certificata anche per il<br />

funzionamento con B100. I Volvo<br />

FH16 e FH16 Aero equipaggiati<br />

con il D17 saranno in produzione<br />

da questo semestre del <strong>2024</strong>.<br />

LINEA 6<br />

Deutz ha dato il via alle danze della linea 6 dello<br />

stabilimento di Colonia. Sarà dedicata ai motori da<br />

4 ad 8 litri della famiglia 2013 V4 e della serie 7.8.<br />

Inizialmente anche per il TCG 7.8 H2<br />

La linea 6 di Deutz è in funzione<br />

a Colonia, al servizio<br />

del 4-8 litri. Anche il TCG<br />

7.8 H2 sarà inizialmente assemblato<br />

su questa linea. «La nuova<br />

linea di montaggio 6 ci offre<br />

una flessibilità molto maggiore<br />

in termini di volume e varianti<br />

di motore, consentendoci di<br />

rispondere in modo più efficace<br />

alle mutevoli esigenze del<br />

mercato. Rappresenta inoltre<br />

CLARIOS E ALTRIS PER LE BATTERIE AL SODIO<br />

Clarios, specialista delle<br />

batterie, e Altris, produttore<br />

svedese di prototipi di batterie<br />

agli ioni di sodio, hanno<br />

siglato un accordo di sviluppo<br />

congiunto per le applicazioni<br />

di mobilità a bassa tensione.<br />

Altris si concentrerà sullo<br />

sviluppo della tecnologia per<br />

applicazioni a bassa tensione,<br />

mentre Clarios si avvarrà della<br />

propria esperienza in sistemi<br />

di gestione della batteria,<br />

software e integrazione di<br />

sistemi per la progettazione<br />

un’ulteriore pietra miliare nella<br />

nostra strategia Dual+», afferma<br />

Petra Mayer, Coo di Deutz.<br />

«La piena produzione del nostro<br />

motore a idrogeno TCG 7.8<br />

H2, che è ora in corso, richiede<br />

solo una regolazione del banco<br />

di prova. I motori possono essere<br />

prodotti sulla stessa linea<br />

di montaggio. Questo è un altro<br />

vantaggio della tecnologia<br />

a combustione interna che è<br />

di sistemi di batterie. A<br />

favore della produzione delle<br />

celle agli ioni di sodio si<br />

usano materiali presenti in<br />

abbondanza in natura, come<br />

sale, legno e ferro. «La nostra<br />

chimica ha il vantaggio unico<br />

di combinare prestazioni a<br />

bassa temperatura acon la<br />

capacità di erogare correnti<br />

elevate, mantenendo una<br />

densità energetica competitiva.<br />

Questo la rende perfetta per le<br />

soluzioni di mobilità», afferma<br />

Björn Mårlid, CEO di Altris.<br />

necessaria nei settori dei nostri<br />

clienti per raggiungere un futuro<br />

a impatto zero sul clima». La<br />

nuova linea di produzione è stata<br />

installata nell’area esistente dello<br />

stabilimento di Porz e offre la<br />

massima flessibilità attualmente<br />

disponibile in termini di varianti<br />

e volumi, consentendo a Deutz<br />

di rispondere alle mutevoli esigenze<br />

senza alcuna perdita di<br />

produttività.<br />

Le maestranze<br />

tagliano il nastro<br />

della linea 6 di<br />

assemblaggio,<br />

recentemente<br />

inaugurata presso<br />

il sito produttivo<br />

di Colonia.<br />

HI-TECH<br />

Batterie green? Se fatte in Europa, sostiene T&E<br />

Insediare in Europa le supply chain della<br />

mobilità elettrica e della produzione<br />

di batterie, grazie alla quota sempre<br />

crescente di elettricità rinnovabile<br />

impiegata nei processi produttivi,<br />

permetterebbe di ridurre l’impronta di<br />

carbonio di una batteria del 62% rispetto<br />

ad una catena del valore interamente<br />

controllata dalla Cina. Tale riduzione<br />

si attesterebbe al 37%, tenendo conto<br />

dell’attuale mix energetico medio in UE:<br />

questo quanto emerge da una nuova<br />

analisi di Transport & Environment<br />

(T&E), organizzazione ambientalista<br />

indipendente europea. L’onshoring della<br />

produzione di celle delle batterie e dei<br />

componenti necessari per soddisfare la<br />

domanda europea di sistemi di accumulo<br />

potrebbe far risparmiare circa 133 Mt di<br />

CO 2<br />

tra il <strong>2024</strong> e il 2030, l’equivalente<br />

delle emissioni annuali totali della<br />

Repubblica Ceca. Il report evidenzia che<br />

solo il 47% della produzione di batterie<br />

agli ioni di litio, pianificata in UE da qui<br />

al 2030, è sicura di vedere la luce. In<br />

Italia, dopo il fallimento del progetto<br />

ItalVolt (con una capacità di 45 GWh) la<br />

capacità produttiva nazionale, seppur<br />

sicura al 100%, è scesa a 48 GWh; è<br />

affidata agli impianti di Teverola (FAAM,<br />

già operativa) e Termoli (ACC, in via di<br />

realizzazione). Finlandia, Regno Unito,<br />

Norvegia e Spagna sono i paesi con la<br />

maggiore quota di impianti pianificati<br />

a rischio medio-alto, specialmente a<br />

causa degli interrogativi sui progetti<br />

rispettivamente di Finnish Minerals<br />

Group, della West Midlands Gigafactory,<br />

di Freyr e di Envision AESC. T&E ha<br />

invitato i legislatori a raddoppiare gli<br />

sforzi a favore della mobilità elettrica,<br />

applicando requisiti di sostenibilità per<br />

le batterie volti a premiare la produzione<br />

locale e rafforzando i finanziamenti a<br />

livello europeo.<br />

6<br />

7


suV. Anche quelli elettrici<br />

BEVONO COME<br />

SPUGNE<br />

Un rapporto IEA punta il dito sulla popolarità<br />

degli Sport utility vehicle. L’Agenzia<br />

Internazionale dell’Energia denuncia: “Se negli<br />

ultimi 12 anni la taglia dell’immatricolato nel<br />

mondo non fosse cresciuta, le emissioni di<br />

CO 2<br />

sarebbero calate del 30% in più”. Un’auto<br />

su quattro si iscrive a questa categoria<br />

AUTOMOTIVE<br />

A<br />

dare ascolto agli storici dell’auto, i Suv sono<br />

nati nell’ottobre del 1962 quando Jeep lanciò<br />

sul mercato la Wagoneer, una lussuosa station<br />

wagon 4WD sviluppata sulla stessa base meccanica<br />

del Cherokee con motori a benzina dal 6 cilindri 4,2<br />

litri al V8 6.6 litri. Ben presto, nella versione Town<br />

& Country con le caratteristiche fiancate pannellate<br />

in legno, divenne l’auto per eccellenza dei newyorkesi<br />

facoltosi sia per spostarsi verso le ville degli<br />

Hamptons d’estate sia per sciare a Lake Placid. Un<br />

debutto che anticipava di otto anni il battesimo, il<br />

17 giugno 1970, della Range Rover. Il punto di riferimento<br />

del mix di qualità in fuoristrada, lusso ed<br />

eleganza che ha fatto la fortuna degli Sport utility<br />

vehicle. Democratizzatisi nei decenni con l’abbandono<br />

della trazione integrale, prima, e delle forme<br />

da wagon poi: Land Rover Evoque e Volkswagen T-<br />

Roc hanno una versione cabrio. La moda dei Suv nel<br />

giro di mezzo secolo ha “cambiato faccia” al mondo<br />

dell’auto. E neppure l’abbandono dei motori diesel<br />

ne ha frenato il successo: nel 2023 hanno rappresentato<br />

il 48% delle vendite globali di auto nel mondo.<br />

Per la felicità dei costruttori che vi hanno trovato<br />

un’ottima fonte di profitti. A parità di powertrain, il<br />

delta di prezzo tra sedan e Suv raramente è inferiore<br />

a 15mila euro. Mezzi ingombranti e pesanti che<br />

hanno innescato le contestazioni degli ecologisti, da<br />

almeno un decennio in prima linea a rimarcarne l’esagerato<br />

impatto ambientale. Gruppi green che hanno<br />

trovato un inatteso – e molto autorevole – alleato<br />

nell’IEA, l’agenzia internazionale dell’energia, di<br />

fatto una costola dell’OCSE, l’Organizzazione per la<br />

cooperazione e lo sviluppo economico. Agenzia che<br />

senza troppi giri di parole ha così intitolato un suo<br />

rapporto del 28 maggio scorso: «I Suv stanno mietendo<br />

record di vendite anno dopo anno, ma anche<br />

di emissioni. Sono responsabili di un incremento di<br />

oltre il 20% delle emissioni globali CO 2<br />

correlate».<br />

Basato sui dati 2023 delle immatricolazioni mondiali,<br />

il report IEA denuncia come la diffusione di questa<br />

tipologia di mezzi rallenti la transizione energetica<br />

non solo nelle versioni con powertrain termico. Detto<br />

che dei circa 500 modelli elettrici disponibili nel<br />

2023 il 60% erano Suv, il loro utilizzo innalzerebbe<br />

artificiosamente la domanda di elettricità come quella<br />

di terre rare per costruirne le batterie. Giusto per<br />

dare una misura, l’analisi IEA stima in un miliardo<br />

di tonnellate le emissioni di CO 2<br />

generate dai Suv,<br />

con un aumento anno su anno del 10% nonostante il<br />

diffondersi delle versioni elettrificate.<br />

I Suv sono un freno alla neutralità carbonica?<br />

Per documentare come la moda dei Suv sta depotenziando<br />

i progressi legati al passaggio alle Bev i<br />

tecnici della IEA sono partiti da un rapporto di GFEI-<br />

Global Fuel Economy Initiative, associazione che ha<br />

tra i fondatori sia l’Onu sia la FIA, che ha valutato<br />

come la penetrazione capillare dei Suv in tutti i principali<br />

mercati ha rallentato la decarbonizzazione del<br />

trasporto privato su gomma. Se nel cambio di powertrain<br />

le auto vendute fossero rimaste della stessa<br />

misura e dello stesso peso, tra il 2010 e il 2022 le<br />

emissioni sarebbero calate del 30% in più. Ma, per<br />

massimizzare i profitti e ripagare gli investimenti in<br />

ricerca sulle batterie, l’industria dell’auto sta puntando<br />

soprattutto su modelli elettrici di grandi dimensioni.<br />

Mezzi che hanno pure l’handicap di costare<br />

di più, rendendo più lenta l’adozione di EV da parte<br />

di chi dispone di redditi medio-bassi. Secondo i dati<br />

elaborati dall’IEA, nel 2023 i Suv elettrici di nuova<br />

immatricolazione sono stati 7,75 milioni, di cui 3,3<br />

milioni nelle economie avanzate e 4,45 nei mercati<br />

emergenti e nelle economie in via di sviluppo. Allo<br />

stesso tempo le nuove targhe di Suv con powertrain<br />

termico hanno sfiorato i 30 milioni di unità (rispettivamente,<br />

16,03 e 13,4 milioni). E la percentuale di<br />

modelli di Suv nel portafoglio globale dei mezzi proposti<br />

resta in forte crescita. «Nelle economie avanzate,<br />

le vendite di Suv nel 2023 hanno raggiunto circa<br />

i 20 milioni, superando per la prima volta la quota<br />

di mercato del 50%. L’interesse per questi veicoli<br />

non risparmia neppure le economie emergenti e in<br />

via di sviluppo, dove la quota di Suv rispecchia questa<br />

tendenza», sottolineano all’IEA. Oggi un’auto su<br />

quattro in circolazione nel mondo è un Suv e sebbene<br />

i Suv elettrici nel 2023 abbiano rappresentato solo<br />

il 5% del parco circolante a livello globale, il segmento<br />

ha costituito il 55% delle vendite di Bev. Se<br />

è vero, argomenta la IEA, che nel 2023 sulle strade<br />

di tutto il mondo circolavano più di 360 milioni di<br />

Suv, con conseguenti emissioni pari a un miliardo di<br />

tonnellate di CO 2<br />

, questo vorrebbe dire un aumento<br />

di circa 100 milioni di tonnellate rispetto all’anno<br />

precedente, ovvero oltre il 20% della crescita delle<br />

emissioni globali legate all’energia lo scorso anno.<br />

L’aumento delle emissioni di CO 2<br />

attribuito all’uso<br />

dei Suv equivale quindi a circa la metà della crescita<br />

delle emissioni derivante dal settore elettrico preso<br />

nel suo complesso. Senza dimenticare che, rispetto<br />

alle auto convenzionali, i Suv danno un ulteriore<br />

contributo di emissioni legato alla maggiore quantità<br />

di materiali utilizzati necessari a fabbricarli.<br />

Il 20% in più<br />

«Nonostante i progressi nell’efficienza dei consumi<br />

e nell’elettrificazione – conclude il rapporto IEA –<br />

la popolarità di veicoli più pesanti e meno efficienti<br />

come i Suv, con livelli di emissioni di circa il 20%<br />

in più rispetto a un’auto di medie dimensioni, ha in<br />

gran parte annullato i miglioramenti nel consumo<br />

energetico e nelle emissioni ottenuti in altre parti<br />

del mondo». Senza entrare nel merito delle problematiche<br />

legate alla sicurezza stradale, specie nei<br />

confronti di pedoni e ciclisti, e al maggiore ingombro<br />

nel traffico, i tecnici IEA sottolineano come «il<br />

passaggio della mobilità individuale da powertrain<br />

termici a quelli elettrici sia una strategia chiave per<br />

raggiungere gli obiettivi internazionali in materia di<br />

energia e clima. Tuttavia, per un futuro sostenibile<br />

sono essenziali anche misure come il corretto dimensionamento<br />

dei pacchi batteria dei veicoli elettrici,<br />

l’adeguamento degli standard di efficienza dei mezzi,<br />

nonché il contenimento della domanda di materiali<br />

per la loro costruzione». Un giro di parole garbato<br />

per mostrare il pollice verso a mezzi come il Cybertruck<br />

di Tesla...<br />

Largo ai SU-TO-MA<br />

“Fate largo al gigante Su-To-Ma”<br />

hanno ironizzato gli ingegneri di<br />

Tesla. Ma l’idea dell’alleanza tra<br />

i tre marchi giapponesi Subaru,<br />

Toyota e Mazda nello sviluppo di<br />

motori termici multifuel ad elevata<br />

efficienza non è peregrina come<br />

potrebbe sembrare. Non solo<br />

è irrealistico voler cancellare<br />

motori a combustione interna,<br />

ma l’Asia è di certo l’area<br />

dove per ragioni oggettive di<br />

arretratezza economica di alcuni<br />

Paesi la transizione elettrica<br />

ha tuttora grandi problemi da<br />

risolvere. Ecco quindi che, pur<br />

mantenendo l’obiettivo della<br />

decarbonizzazione, con la<br />

prossima generazione di motori i<br />

In apertura, la<br />

triade giapponese<br />

composta da<br />

Subaru, Mazda e<br />

Toyota. Obiettivo<br />

comune gli<br />

endotermici multi<br />

combustibile. Sotto,<br />

il 2 litri prototipale<br />

di Toyota. I due<br />

scatti riferiscono al<br />

box, complemento<br />

oggetto e soggetto<br />

al tempo stesso<br />

del testo portante.<br />

Come dire, né<br />

l’elettrico a tutti i<br />

costi né il “puro<br />

diesel” sono una<br />

strada praticabile.<br />

tre partner coinvolti cercheranno<br />

di migliorare le prestazioni<br />

dei termici, e di ottimizzarne<br />

l’integrazione con i motori elettrici.<br />

Motori più potenti, efficienti e<br />

compatti consentiranno infatti di<br />

ridurre gli ingombri meccanici,<br />

ottimizzando l’aerodinamica e<br />

facilitando il rispetto di protocolli<br />

di emissioni ancora più rigidi degli<br />

attuali. Negli intenti dei reparti<br />

ricerca e sviluppo, i nuovi motori<br />

dell’alleanza Subaru Toyota<br />

Mazda saranno resi il più possibile<br />

carbon neutral abbandonando<br />

i combustibili fossili e offrendo<br />

compatibilità con varie alternative,<br />

tra cui l’e-fuel, i biocarburanti e<br />

l’idrogeno liquido.<br />

8<br />

9


ELETTRIFICAZIONE. Mitsubishi Electric<br />

ELIMINARE<br />

GLI SPRECHI<br />

Ripercorriamo a ritroso la filiera, per delineare il<br />

quadro ottimale del processo produttivo delle<br />

batterie. Anche trasferendoci nel “ventre della<br />

balena” ritroviamo il mantra della manutenzione<br />

predittiva. Klaus Petersen, Director Automotive &<br />

Lithium Battery Industries, Factory Automation Emea<br />

ci racconta la ricetta di Mitsubishi Electric<br />

Mitsubishi, entità tentacolare che spazia dalla<br />

produzione di automobili, a quello di<br />

endotermici per applicazioni mobili industriali,<br />

alla climatizzazione. Sintetizziamo le riflessioni<br />

di Klaus Petersen, Director Automotive &<br />

Lithium Battery Industries, Factory Automation<br />

Emea di Mitsubishi Electric, sui fattori che frenano<br />

la diffusione delle batterie. Lo sguardo abbraccia un<br />

orizzonte insolito per i lettori di POWERTRAIN.<br />

Solitamente appollaiati a valle del processo, nel sottopancia<br />

delle macchine, risaliamo a monte, là dove<br />

il processo produttivo ha origine. «L’aumento della<br />

domanda da parte del settore dei veicoli elettrici ha<br />

già contribuito all’espansione del mercato globale<br />

da circa 40 miliardi di dollari nel 2018 a oltre 60<br />

miliardi di dollari nel 2022, e questo tasso di crescita<br />

è destinato ad accelerare. Entro la fine del decennio,<br />

si prevede che il mercato varrà più di un quarto<br />

di trilione di dollari. Tuttavia, la portata di questa<br />

espansione presenta diverse sfide. Il litio, il cobalto<br />

e il nichel devono essere estratti e lavorati prima di<br />

essere utilizzati nella produzione e l’Agenzia internazionale<br />

dell’energia prevede che la domanda totale<br />

di minerali necessari per la produzione di veicoli<br />

elettrici aumenterà di 30 volte tra il 2020 e il 2040».<br />

energia<br />

Controllo qualità<br />

Una delle sfide principali che il settore delle batterie<br />

si trova ad affrontare è l’implementazione di un efficace<br />

controllo di qualità e la lotta agli alti tassi di<br />

spreco. Nonostante si tratti di materiali pregiati, un<br />

impianto tipico può aspettarsi di vedere circa il 10%<br />

dei prodotti finiti al di sotto degli standard minimi<br />

e finire come scarti. In molti casi, questo tasso può<br />

raggiungere il 30%. Questo alto livello di rottamazione<br />

è incredibilmente costoso ed è uno dei motivi<br />

per cui la batteria rappresenta in genere fino al 60%<br />

del costo totale di un veicolo elettrico. La produzione<br />

di batterie agli ioni di litio inizia con la creazione<br />

di nastri (o lamine) di metallo, rame per l’anodo e<br />

alluminio per il catodo. Le dimensioni di questi nastri<br />

possono variare notevolmente, ma in genere sono<br />

lunghi diverse centinaia di metri, si estendono per<br />

oltre un chilometro nei siti produttivi più grandi, con<br />

una larghezza da pochi centimetri a oltre un metro.<br />

Per trasformarli in batterie, i nastri vengono rivestiti<br />

con una sottile pellicola di impasti di materiali attivi.<br />

Il catodo utilizza in genere materiali come l’ossido<br />

di cobalto e litio, il fosfato di ferro o altri ossidi metallici<br />

di litio, mentre l’anodo è rivestito con grafite<br />

o materiali a base di silicio. Indipendentemente dai<br />

materiali utilizzati, lo spessore di questi rivestimenti<br />

ha un impatto importante sulla capacità energetica<br />

e sull’efficienza di trasporto degli ioni della batteria<br />

finita. I rivestimenti più spessi possono immagazzinare<br />

più materiale attivo, aumentando potenzialmente<br />

la capacità complessiva di accumulo di energia<br />

della batteria. Tuttavia, questo vantaggio comporta<br />

un compromesso: rivestimenti troppo spessi possono<br />

ostacolare il movimento degli ioni di litio tra gli elettrodi,<br />

riducendo la velocità di carica e scarica della<br />

batteria. Se un rivestimento è troppo spesso o troppo<br />

sottile, ampie sezioni di un nastro potrebbero non<br />

essere adatte all’uso in un prodotto finito. Sebbene<br />

lo spessore vari a seconda dei requisiti, i rivestimenti<br />

dei catodi sono in genere compresi tra 100 e 200 μm,<br />

mentre i rivestimenti degli anodi tendono a essere<br />

leggermente più sottili, in genere tra 70 e 120 μm. Le<br />

moderne linee di produzione sono dotate di una vasta<br />

gamma di sensori che generano un enorme volume<br />

di dati. Quando questi dati vengono analizzati in<br />

modo efficace, possono essere utilizzati per apportare<br />

miglioramenti significativi al processo produttivo.<br />

Un’applicazione comune è la manutenzione predittiva.<br />

Ad esempio, analizzando le tendenze dei dati, è<br />

10<br />

11


energia<br />

possibile prevedere quando una macchina richiederà<br />

una manutenzione mirata, sulla base di un assorbimento<br />

di corrente leggermente superiore al solito o<br />

di un aumento dell’ampiezza delle oscillazioni. Le<br />

aziende possono utilizzare questo stesso principio per<br />

migliorare lo stato di produzione delle batterie agli<br />

ioni di litio, non solo introducendo la manutenzione<br />

predittiva, ma anche individuando i fattori correlati<br />

alla qualità delle celle. In questo modo è possibile<br />

determinare quali parametri possono essere controllati<br />

per ottenere celle di alta qualità, migliorando il<br />

valore delle batterie funzionali e riducendo la quantità<br />

di materiali che devono essere scartati. Mitsubishi<br />

Electric ha già applicato queste conoscenze alle linee<br />

di produzione di batterie agli ioni di litio del mondo<br />

reale, con risultati impressionanti.<br />

Lo spessore del film<br />

Il gruppo di lavoro si è concentrato sul problema<br />

dello spessore inconsistente del film e ha raccolto<br />

dati da 127 parametri diversi per determinare quali<br />

potessero essere correlati. Con l’aiuto della soluzione<br />

Melsoft MaiLab di Mitsubishi Electric, hanno scoperto<br />

che quattro fattori sono fortemente correlati<br />

alle variazioni di spessore del rivestimento: tensione,<br />

pressione del rivestimento, temperatura eccessiva e<br />

distanza dall’apertura del rivestimento. Grazie a queste<br />

informazioni, il team ha creato una regola diagno-<br />

stica per rilevare lo spessore. Quindi l’ha combinata<br />

con la tecnologia di automazione industriale, come i<br />

controllori di tensione, per monitorare e modificare<br />

attentamente i parametri per garantire che la maggior<br />

parte del nastro sia conforme agli standard di qualità.<br />

L’implementazione degli strumenti, della tecnologia<br />

e delle competenze necessarie per una linea di produzione<br />

digitale non è necessariamente una procedura<br />

complessa, né un cambiamento binario, tutto o<br />

niente, che deve essere introdotto in un’intera linea<br />

di produzione in una sola volta. Tuttavia, si tratta<br />

di un cambiamento che deve essere affrontato con<br />

attenzione. Un’implementazione di successo non richiede<br />

solo l’acquisto dell’attrezzatura appropriata.<br />

Deve essere affrontato contemporaneamente da due<br />

punti di vista: tecnico e operativo.<br />

Dal punto di vista tecnico, un produttore deve avere<br />

accesso agli strumenti giusti. Ciò significa garantire<br />

che tutte le macchine e i sensori dispongano di un’eccellente<br />

connettività e siano collegati a un hub di dati<br />

di alta qualità utilizzando soluzioni di rete industriale<br />

avanzate. Soluzioni come la rete CC-Link IE TSN e<br />

i computer industriali Melipc possono consentire un<br />

campionamento ad alta fedeltà, indispensabile per<br />

lavorare con materiali complessi e mutevoli come le<br />

batterie agli ioni di litio.<br />

Oltre a questo, è importante investire in eccellenti<br />

strumenti di visualizzazione e correlazione, come<br />

quelli inclusi in MaiLab e nella suite Iconics Genesis64.<br />

Questi strumenti permetteranno agli esperti di<br />

sbloccare le intuizioni nascoste in qualsiasi dato e<br />

consentiranno agli algoritmi alimentati dall’intelligenza<br />

artificiale di analizzare masse di informazioni<br />

e scoprire correlazioni che nessun essere umano<br />

avrebbe mai individuato. Uno strumento di gemellaggio<br />

digitale come Melsoft Gemini di Mitsubishi<br />

Electric consente ai produttori di creare una replica<br />

virtuale del processo e di sperimentare eventuali<br />

modifiche. Tuttavia, è importante non farsi prendere<br />

dalla smania di rendere troppo complicato il gemello<br />

digitale, soprattutto nelle prime fasi del percorso digitale<br />

di un’azienda. Non ha molto senso cercare di<br />

modellare un’intera fabbrica quando si è realmente<br />

interessati a un solo macchinario.<br />

Digitalizzazione<br />

A livello operativo, la digitalizzazione nella produzione<br />

di batterie agli ioni di litio inizia con la creazione<br />

di una solida base operativa, essenziale per<br />

sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie.<br />

Piuttosto che una revisione radicale, i produttori dovrebbero<br />

adottare un approccio graduale, avviando<br />

progetti pilota mirati a specifiche aree delle loro attività.<br />

Questi progetti servono come primo passo pratico,<br />

aiutando i gruppi di lavoro a familiarizzare con i nuovi<br />

strumenti e processi in un contesto gestibile, affrontando<br />

eventuali problemi su scala ridotta e dimostrando i<br />

vantaggi tangibili della digitalizzazione. I progetti pilota,<br />

con obiettivi chiari e misurabili, offrono un modo<br />

strategico per mostrare i risultati rapidi, assicurando<br />

il consenso delle parti interessate e aprendo la strada<br />

a un’implementazione più ampia. Questo approccio<br />

metodico consente di integrare senza problemi le<br />

tecnologie di produzione digitale, riducendo i rischi<br />

e migliorando l’efficienza e la qualità del processo<br />

produttivo. Iniziando in piccolo e scalando in base ai<br />

successi ottenuti, i produttori possono garantire una<br />

transizione più efficace verso la produzione digitale,<br />

posizionandosi in modo da soddisfare le richieste in<br />

evoluzione del mercato delle batterie. Con l’aumento<br />

della domanda di veicoli elettrici, l’incremento della<br />

produzione richiede non solo una pianificazione strategica,<br />

ma anche l’adozione di tecnologia e dati per<br />

gestire in modo efficiente queste complessità.<br />

In questo caso, la digitalizzazione consente il monitoraggio<br />

e l’analisi in tempo reale, migliorando il<br />

processo decisionale e la qualità del prodotto e riducendo<br />

gli sprechi. La transizione verso la produzione<br />

digitalizzata richiede investimenti e un cambiamento<br />

di mentalità, ma promette ritorni tangibili. Il cuore<br />

della digitalizzazione consiste nel trasformare l’analogico<br />

in digitale e nell’applicare le conoscenze e le<br />

competenze ingegneristiche per migliorare e ottimizzare<br />

i processi”.<br />

12<br />

13


fpt industrial. E la generazione Raywin<br />

DUBAI OR<br />

NOT DUBAI?<br />

Il “non MEE” per FPT Industrial si è risolto<br />

nell’Energy Meet e in una presentazione<br />

virtuale. Non si poteva perdere l’occasione per<br />

pubblicizzare l’R24, in formato G-Drive, capace di<br />

20, 30 e 40 kVA. La genitorialità è di FPT e Raywin<br />

generazione<br />

14<br />

Lla notizia circolava da tempo, sussurrata nelle anticamere<br />

delle fiere e nelle stanze dei concorrenti.<br />

FPT Industrial ha consolidato la stagione di rilancio<br />

dell’endotermico con un’operazione all’insegna<br />

della conciliazione con il “cost saving” degli Oem.<br />

Una stagione che si riverbera sul panorama della generazione<br />

di potenza, dove il motore diesel la fa da<br />

padrone, e così sarà ancora per diverso tempo a venire.<br />

In questo scenario, FPT Industrial ha stretto un<br />

accordo con Raywin. Il nome è oramai noto ai più,<br />

essendo stata concepita dieci anni or sono da Rato e<br />

Yuchai per “sbrinare” il grande gelo dei costruttori occidentali<br />

nei confronti dei propulsori Made in China.<br />

Un’operazione che è sostanzialmente riuscita, evidenziando<br />

il marchio Raywin nelle grandi fiere europee<br />

dell’industriale. E del marino, considerando che non<br />

dobbiamo spostarci un gran che da Torino per trovare<br />

adepti dalla caratura cristallina. Parliamo di Bimotor,<br />

che ha originariamente utilizzato Raywin per le applicazioni<br />

sprinkler, estendendole ai gruppi di bordo in<br />

ambito marino. Bimotor è concessionaria per il territorio<br />

nazionale, insieme a Valdinoci. Si è prestata a<br />

parlarci di questo accordo Francesca Rinaldi, product<br />

marketing & portfolio per la power generation di FPT<br />

Industrial. Il lancio era atteso in quel di Dubai, dove<br />

è successo quel che è successo. Cosa? Ci rinfresca la<br />

memoria proprio Francesca Rinaldi.<br />

«Purtroppo, è stato ribattezzato “non MEE”. Eravamo<br />

prontissimi, l’allestimento dello stand era stupendo.<br />

Stavamo lì, in attesa che aprissero i cancelli, che non<br />

hanno aperto mai (a Dubai sono piovuti oltre 140 millimetri<br />

di pioggia nell’arco di una giornata. La media<br />

Marca- Modello<br />

FPT Industrial R24<br />

Carta d'identità<br />

A x C mm 87 x 103<br />

N.cil.- dm3 4 - 2,4<br />

Potenza prime kVA @50 Hz 38<br />

Potenza standby kVA @50 Hz 42<br />

Massa kg 265<br />

L * W * H mm<br />

1002x576x813mm<br />

Emissioni<br />

Stage 3A<br />

delle precipitazioni annue è di 95 millimetri, ndr). A<br />

quel punto, abbiamo attinto alle nostre risorse e all’italianità,<br />

organizzando una presentazione virtuale, al<br />

posto di quella in presenza. Sarebbe stato il mio primo<br />

MEE, le aspettative erano alte, anche in ragione della<br />

presentazione del prodotto, ed erano previste anche altre<br />

novità. Ho notato la presenza di tantissimi italiani».<br />

Com’è andata all’Energy Meet, l’evento di networking<br />

organizzato da Generazione Distribuita?<br />

«Nonostante l’uragano ce l’abbiamo fatta! I partecipanti<br />

erano ospitati in strutture alberghiere situate nei<br />

paraggi e ancora agibili. L’evento ha registrato una<br />

grande partecipazione, onestamente oltre le aspettative.<br />

Si è in effetti rivelato un momento di networking<br />

con gli attori della filiera genset, anche con i competitor.<br />

Abbiamo ricevuto diversi stimoli. Come dire, una<br />

bella serata, con l’uragano fuori».<br />

L’identikit dell’ultimogenito, il G-Drive R24?<br />

«L’R24 si propone come un motore concepito e sviluppato<br />

prettamente per la generazione di potenza.<br />

Esce dalle linee di produzione completo di radiatore,<br />

filtro e ventola, in formato G-Drive. Copre i nodi da<br />

20, 30 e 40 kVA, sia per i mercati non regolati che<br />

per quelli Stage IIIA, con l’obiettivo di candidarsi a<br />

soluzione “cost effective”. È un 2,4 litri di cilindrata,<br />

4 cilindri in linea, disponibile sia aspirato, a 20 kVa,<br />

che sovralimentato, a 30 e 40 kVA. L’iniezione è del<br />

tipo meccanico, affidata alla pompa rotativa. Questo<br />

progetto scaturisce dalla cooperazione con Raywin,<br />

che si trova a Chiongqing (come SFH, la joint venture<br />

tra FPT e Snat, Shanghai new power automotive<br />

technology, ndr). L’R24 è assemblato in Cina ma integrato,<br />

brandizzato e distribuito da FPT Industrial e si<br />

integra perfettamente nel portfolio. Questa unità si inserisce<br />

a livello dei bassi nodi di potenza, dove eravamo<br />

scoperti. Cito il 20 kVA, a giri fissi, “switchabile”<br />

da 1.500 a 1.800 giri, per ottimizzare il magazzino dei<br />

clienti, come tutti i motori di FPT Industrial. È “single<br />

side maintenance”, per gestire nel modo migliore gli<br />

spazi sia per lo standby che per il prime power. Le faccio<br />

l’esempio della Turchia, dove un costruttore locale<br />

ha acquistato l’R24 proprio per impieghi in continuo.<br />

Di fronte a queste sfide ci siamo chiesti: perché non<br />

cooperare con un’azienda che già produce un motore<br />

di questo tipo? Così abbiamo fatto. La distribuzione<br />

è a cura del network di FPT».<br />

Longen Power<br />

Ancora il Dragone sullo sfondo,<br />

nell’accordo della filiale cinese di FPT<br />

Industrial con Longen Power. Restiamo<br />

ancorati alla generazione di potenza, con<br />

i NEF da 4,5 e 6,7 litri e le tre cubature<br />

del Cursor. È una collaborazione che<br />

viene da lontano, per la precisione dal<br />

Eventuali integrazioni di gamma nell’attacco del listino?<br />

«Col 20 kVA possiamo ritenerci soddisfatti. È la potenza<br />

più bassa che abbiamo, altrimenti ci scontreremmo<br />

con i motori a benzina e le applicazioni domestiche.<br />

Questo non ci impedisce di monitorare il mercato e<br />

di guardarci intorno per individuare prodotti nuovi e<br />

restare al passo coi tempi. È un motore allineato alle<br />

richieste di mercato».<br />

L’altro piatto forte del “non MEE” sarebbe stato il<br />

Cursor 13.<br />

«La famiglia Cursor è una serie storica di FPT Industrial,<br />

ed è declinata anche sulla generazione, cioè<br />

a 9, a 13 e 16 litri, disponibili in tutte le regolazioni,<br />

China IV compreso. Nato per utilizzi heavy-duty e disponibile<br />

anche G-Drive, ha l’iniezione elettronica. Il<br />

pacchetto di post-trattamento e-SCR 2 ha una struttura<br />

preassemblata con tutti i sensori e i cablaggi.<br />

Come ogni altro motore di questa serie non prevede<br />

l’Egr. L’intervallo di manutenzione è di 600 ore, per<br />

massimizzare l’uptime. A Dubai avremmo presentato<br />

il Cursor 13 da 500 kVA, per utilizzi prime power non<br />

regolato, da 400 kVA, invece, per la versione emissionata».<br />

2017, quando Longen Power ha iscritto<br />

FPT nel “registro fornitori”. I gruppi<br />

motorizzati dai 4 e dai 6 cilindri torinesi<br />

sono destinati sia ai mercati occidentali,<br />

su entrambe le sponde dell’Atlantico, che<br />

alla regione Asia-Pacifico, con vari livelli<br />

di emissioni, tra cui il China IV. Le unità<br />

Qui, a sinistra,<br />

Francesca Rinaldi,<br />

product marketing<br />

& portfolio pwer<br />

generation di<br />

FPT Industrial. In<br />

apertura, l’R24,<br />

l’ultimogenito della<br />

gamma G-Drive di<br />

FPT.<br />

oggetto dell’accordo, firmato da Fang<br />

Tingwang, presidente di Longen Power,<br />

e Riccardo Pavani, Head of China<br />

<strong>Powertrain</strong> Commercial Operations<br />

per FPT Industrial, si rivolgono<br />

principalmente alle applicazioni nelle<br />

aree portuali.<br />

15


landi renzo. Con SAFE e Metatron per...<br />

LE REGOLE<br />

DEI GAS<br />

I regolatori rappresentano solo uno degli<br />

ambienti ingegneristici del Gruppo Landi<br />

Renzo. Le competenze sia nell’ambiente<br />

mobility che in quello infastructure consentono<br />

al gruppo emiliano di qualificarsi come alfiere<br />

della transizione per qualsiasi gas, da quello<br />

“bio” (liquido e gassoso) all’idrogeno<br />

Cavriago, pronvincia<br />

di Reggio Emilia.<br />

La parabola del<br />

Gruppo Landi<br />

comincia da qui.<br />

terra<br />

Precursori della transizione, anzi, azzardiamo,<br />

come il genio civile, un po’ “guastatori”, un<br />

po’ anticipatori e “designer” della mappatura di<br />

“nuovi mondi”. Non è la descrizione dell’astronave<br />

Enterprise ma il ritratto sintetico di Landi Renzo,<br />

che quest’anno ha spento la settantesima candelina.<br />

Dal 1954 a Cavriago, nei paraggi di Reggio Emilia,<br />

sono interpreti della riconversione del parco automobilistico<br />

circolante alle opzioni gassose, che si<br />

tratti di metano o Gpl. Soluzioni efficaci ed efficienti,<br />

associate però nel sentimento comune a un “approccio<br />

Opex-oriented”. Insomma, all’indispettito<br />

brontolare “su quanto sia aumentata la benzina!”,<br />

si risponde con un modesto investimento in retrofit,<br />

che riduce sensibilmente il flusso di cassa domestico.<br />

Il tema dirimente, per quanto ci riguarda, è che<br />

la galassia di Landi Renzo non si riduce a questo.<br />

L’azienda è orientata all’ottimizzazione della catena<br />

cinematica di applicazioni non solo automobilistiche.<br />

Anche l’industriale è inquadrato dal monitor<br />

di Landi Renzo. Non un solo asso di briscola, ma<br />

due (senza barare): la pluridecennale familiarità con<br />

la gestione dei gas, che spalanca le porte all’idrogeno,<br />

e la sinergia tra gli asset “mobility” e “infrastructure”.<br />

Concorrono a questa interazione virtuosa<br />

Safe&CEC e Metatron. Abbiamo auscultato i cuori<br />

pulsanti delle tre aziende con una full immersion<br />

negli stabilimenti di Cavriago (Reggio Emilia), San<br />

Giovanni in Persiceto e Castel Maggiore (Bologna).<br />

Annalisa Stupenengo<br />

Alla plancia di comando troviamo Annalisa Stupenengo.<br />

Sarà lei a introdurci nella galassia Landi<br />

Renzo, senza perdere di vista nemmeno un asteroide.<br />

«Rispetto ad altre società che si sono affacciate<br />

al mondo della transizione energetica» esordisce<br />

Stupenengo, «noi abbiamo fatto della transizione<br />

il nostro leitmotiv, prima che fosse all’ordine del<br />

giorno. Da 70 anni Landi Renzo si occupa di gas<br />

metano e di Gpl. Serve esperienza per gestire questi<br />

gas, un capitale di competenze spendibile anche<br />

nell’idrogeno. In questo scenario rappresentiamo<br />

un unicum, disponendo di un osservatorio privilegiato<br />

sul mercato dettato dalla presenza di Safe.<br />

Lavorando nel mondo dell’infrastruttura, vediamo<br />

in anteprima, da un angolo privilegiato, quello che<br />

effettivamente si sta delineando sul mercato, sia da<br />

un punto di vista teorico che pratico, anticipando<br />

alcune problematiche di gestione che potrebbero<br />

insorgere in corso d’opera. Questa visione d’insieme,<br />

che coagula il punto di vista infrastrutturale e<br />

quello della mobilità, allo stato attuale è un patrimonio<br />

esclusivo del Gruppo Landi. Siamo un passo<br />

in avanti rispetto agli altri, per quello che ci richiede<br />

l’evoluzione tecnologica, con la peculiarità della<br />

flessibilità. Rispetto a società che vivono la gestione<br />

delle nicchie come un problema, perché si portano<br />

dietro ‘importanti’ costi strutturali, abbiamo la<br />

capacità di cucire il sistema su misura. A maggior<br />

ragione, in questa fase di incertezza su quale sia<br />

la soluzione più idonea. Mi riferisco all’utilizzo<br />

dell’elettronica e di componenti integrati, collocati<br />

sul motore o a bordo veicolo. Gestendo una<br />

molteplicità di applicazioni, possiamo suggerire al<br />

Landi regola... l’idrogeno<br />

Landi Renzo alla scoperta<br />

dell’idrogeno. Più che una<br />

scoperta, una conferma,<br />

in ragione della genetica<br />

familiarità col trattamento<br />

dei gas che costituisce il fil<br />

rouge di questa narrazione.<br />

Per i regolatori elettronici di<br />

pressione destinati a veicoli<br />

commerciali medi e pesanti<br />

con motori a combustione<br />

interna alimentati a idrogeno,<br />

Landi Renzo ha trovato un<br />

partner di spessore, Bosch.<br />

Da questa collaborazione ha<br />

preso vita il regolatore che<br />

trovate nella foto. Inserito<br />

nel cuore della linea di<br />

alimentazione del combustibile,<br />

il regolatore di pressione<br />

serve come elemento di<br />

disaccoppiamento tra il sistema<br />

di stoccaggio e il sistema di<br />

introduzione del carburante<br />

nella camera di combustione<br />

del motore. Questo genere<br />

di applicazione richiede<br />

regolatori di pressioni che non<br />

siano solo robusti e affidabili<br />

e dimostrino delle superiori<br />

caratteristiche di performance.<br />

Il regolatore di pressione<br />

EM-H garantisce una gestione<br />

e una calibrazione ottimale<br />

della pressione dell’idrogeno<br />

a seconda dei requisiti del<br />

veicolo accompagnati con un<br />

elevato livello di precisione<br />

e rendimento. Disegnato e<br />

prodotto in Italia, il regolatore<br />

EM-H garantisce le proprie<br />

funzionalità attraverso due<br />

stadi: uno stadio meccanico<br />

che riduce la pressione da<br />

alta a media e un secondo<br />

stadio interamente elettronico<br />

che riduce la pressione da<br />

un livello medio a quello<br />

effettivamente richiesto dal<br />

sistema di iniezione del motore.<br />

Il sistema dispone di valvole<br />

che garantiscono la protezione<br />

sia del regolatore di pressione<br />

sia della linea di alimentazione<br />

del combustibile.<br />

16<br />

17


terra<br />

cliente la soluzione migliore per le sue esigenze.<br />

Vorrei citare un altro enabler, che riguarda l’eterno<br />

dilemma dei flottisti: “come posso affidarmi a una<br />

tecnologia, se non dispongo dell’infrastruttura?”.<br />

I nostri clienti stanno apprezzando la possibilità<br />

di avvalersi delle stazioni di servizio mobili realizzate<br />

da Safe. A San Giovanni realizziamo anche<br />

compressori gas upstream, medium stream e downstream.<br />

Ci occupiamo dell’intera filiera del gas, da<br />

quando viene generato (e soggetto ad upgrade) o<br />

estratto, alla pipeline vera e propria. Quindi, per<br />

capirci, quando chiudo la pipeline intervengo con<br />

i compressori per estrarre il gas e stoccarlo; eseguiamo<br />

quindi l’intervento e reimmettiamo il gas<br />

nei condotti. In caso di “t-junction”, a livello di<br />

confluenza della pipeline stessa, la pressione negli<br />

snodi deve essere coerente. Produciamo anche carri<br />

bombolai e i compressori che trovate all’opera<br />

nelle stazioni di servizio». Insomma, si direbbe un<br />

quadro completo. E invece no, nel senso che siamo<br />

appena all’inizio. Prosegue Stupenengo: «Noi,<br />

a differenza di altri player, abbiamo in esercizio<br />

oltre 330 compressori a idrogeno nel mondo. Le<br />

referenze del mercato sono confortanti. Il cliente<br />

che si rivolge a noi, soprattutto quando si parla di<br />

idrogeno, non ha bisogno di un sistemista, termine<br />

che può voler dire tante cose. Preferisco parlare<br />

di fornitore di soluzioni. Ci sono tante variabili<br />

di incertezza. Le tecnologie legate alla mobility si<br />

stanno evolvendo. Siamo transitati dalle fuel cell<br />

con una pressione bassa. Dal nostro angolo visuale<br />

della mobility abbiamo constatato che la tendenza è<br />

verso pressioni di gestione elevate, per migliorare<br />

l’efficienza delle fuel cell. Se parliamo di motori a<br />

combustione interna a idrogeno, con iniezione diretta,<br />

le alte pressioni sono imprescindibili».<br />

Inteprete dei “due mondi”<br />

La Ceo di Landi Renzo arriva al “dunque” più autentico<br />

dell’azienda. «Questa capacità di riflettere<br />

due mondi così intrinsecamente connessi (mobility<br />

e infrastructure) ci consente di fornire soluzioni<br />

modulari, anche a livello di infrastrutture. Consentiamo<br />

così ai nostri clienti di gestire dei sistemi<br />

aperti, come se fossimo un provider softwaristico,<br />

eventualmente estensibili senza compromettere l’investimento<br />

iniziale. Questa competenza intrinseca<br />

della gestione del gas, che sia metano, biometano<br />

o idrogeno, ci conforta nell’individuare la soluzione<br />

più confacente.<br />

Un’altra peculiarità che rivendichiamo a livello di<br />

mobility è la seguente: siamo in grado di allestire<br />

un sistema completo, con tutti i componenti che costituiscono<br />

il kit, completi di centraline elettroniche.<br />

Possiamo fornire semplicemente componenti sciolti<br />

e le indicazioni di supporto agli interlocutori inap-<br />

E la “CO 2<br />

capture”?<br />

Al volgere dei saluti emerge un elemento tanto<br />

chiacchierato quanto estemporaneo, nell’agenda politica.<br />

Una tecnologia che potrebbe però consacrarpetenti<br />

di powertrain, perché il loro core business<br />

è tutt’altro. Un’attitudine derivante dalla trasformazione<br />

per l’aftermarket, che si trascina un’attenzione<br />

al cliente più spinta di chi ha un approccio<br />

solo di natura Oem. I costruttori sono interlocutori<br />

evoluti, il cliente finale delega la soluzione agli specialisti.<br />

Con l’Oem siamo propositivi, soprattutto<br />

nei mercati meno evoluti. Ad esempio, supportiamo<br />

diversi stati africani con cui collaboriamo storicamente<br />

attraverso la fornitura di soluzioni customizzate<br />

per il territorio. Siamo inoltre in grado di<br />

dare seguito ad esigenze in ambito manufacturing<br />

attraverso la creazione dei cd “yellow plant”. Si<br />

tratta di stabilimenti gemellari, gestiti da noi, che<br />

amministrano e finalizzano la produzione come se<br />

fosse integralmente a carico dell’Oem. Le competenze<br />

nella gestione del gas sono di Landi Renzo».<br />

Cosa le evoca la parola “alternativi”?<br />

«In questo momento ripongo grandi aspettative<br />

nel biometano. Per quanto riguarda il Gpl, è stato<br />

considerato per troppo tempo un combustibile<br />

di serie B, perché non si limita a ridurre i costi<br />

del consumatore finale. Anche il Gpl fornisce un<br />

significativo contributo alla riduzione della CO 2<br />

.<br />

Credo fortemente anche nei combustibili blended.<br />

Miscelare l’idrogeno con il biogas o altre tipologie<br />

di carburanti alternativi non è più un sogno, ma<br />

qualcosa di immediatamente disponibile. Da tempo<br />

testiamo i nostri componenti per essere onnivori e<br />

l’idrogeno può usare le stesse condotte del biometano.<br />

A valle, lo si può dividere alla pompa oppure<br />

usarne la miscela. Siamo impegnati nel “blended<br />

on board” a livello veicolare, per miscelare due<br />

gas direttamente sul veicolo (quello che si definisce<br />

Hythane, mix di idrogeno e biometano)».<br />

18<br />

19


terra<br />

si, agganciando le competenze del Gruppo Landi.<br />

«C’è il tema della “CO 2<br />

capture”», scandisce Annalisa<br />

Stupenengo, «per cui serve necessariamente<br />

un compressore. Si potrebbe ricorrere ai pozzi esausti<br />

da riempire, e alla CO 2<br />

a livello solido. Il salto<br />

di qualità dipenderà dalla normazione della vendita<br />

dei crediti della CO 2<br />

. Se e quando succederà, noi<br />

ci saremo».<br />

Insomma, compressione e decompressione, o, come<br />

precisano quelli di Safe&CEC, di cui parleremo a<br />

breve, “soluzioni applicabili a tutta la catena del<br />

valore del gas naturale e del biometano”. Cosa significa?<br />

Dalla tubazione, o pipeline, ai carri bombolai,<br />

alla stazione di servizio, ai sistemi di sicurezza,<br />

all’impiantistica a bordo macchina. Una valorizzazione<br />

resa possibile dall’interazione di Landi Renzo<br />

con Safe e Metatron. Ci addentriamo in questa filiera<br />

da Cavriago, in compagnia di Mattia Bartoli,<br />

responsabile manufacturing del Gruppo. Un plesso<br />

che coagula in circa 10.000 metri quadrati le due<br />

anime, elettronica e meccanica.<br />

In stabilimento con Mattia Bartoli<br />

Precisa Bartoli, «nel reparto elettronico assembliamo<br />

e collaudiamo componenti delle schede. Si<br />

comincia dalla fase di carico e dall’immersione in<br />

un coating che scongiura il rischio corrosione e di<br />

altre aggressioni ambientali. Seguono una fase di<br />

assemblaggio meccanico, con avvitatura e siliconatura<br />

automatizzata, chiusura, collaudo funzionale<br />

ed installazione del software per la calibrazione<br />

della centralina. Infine, la marcatura laser, a seguito<br />

dell’esito positivo del collaudo, per una completa<br />

tracciabilità». Come a scuola, ci concediamo un<br />

intervallo per la visita a un espositore. La sagoma di<br />

un’automobile visualizza i componenti Landi Renzo.<br />

Si parte da una presa di carico. Una volta aperto<br />

il circuito, un riduttore depressurizza e riscalda il<br />

carburante, che diventa così gassoso e transita negli<br />

iniettori, collegati al collettore di aspirazione del<br />

motore, sotto la supervisione della centralina.<br />

Restituiamo la parola a Bartoli: «I nostri componenti<br />

devono garantire prima di tutto la sicurezza,<br />

quindi la tenuta, per evitare trafilamenti di materiali<br />

infiammabili». Ci indica delle tubazioni blu.<br />

Veicolano l’elio per il collaudo dei riduttori, al termine<br />

del processo che lo prevede al 10% di una<br />

miscela con l’aria. L’elio è “sparato” nel componente<br />

in una camera a tenuta stagna. Riprendiamo<br />

l’anatomia del processo. «Le linee manuali sono<br />

evolute, prevedono degli avvitatori con controllo<br />

di coppie e di angolo e un sistema di encoding,<br />

che blinda la sequenza di avvitatura». Tra i riduttori<br />

metano in fase di assemblaggio notiamo<br />

gli HD, per portate più elevate, e l’NGB, per il<br />

passenger car, concepito per l’aftermarket, attual-<br />

mente di gran voga tra gli Oem. Un rocchettino di<br />

rame costituisce il cuore dell’iniettore: da queste<br />

linee ogni anno ne escono ben più di un milione.<br />

Entriamo nella camera bianca che alla Landi definiscono<br />

grigia (in fin dei conti non si assemblano<br />

disposable per la dialisi): le calibrazioni millesimali<br />

sono molto sensibili all’escursione termica<br />

e occorre una temperatura controllata stabilmente<br />

tra 21 e 23 gradi.<br />

L’iniettore prende forma, la bobina con l’avvolgimento,<br />

il connettore, molla e pin di regolazione della<br />

molla, tre punti di saldatura per garantire la fase<br />

di interferenza e la chiusura completa del pezzo,<br />

fino alla marcatura a laser. Si controlla la corsa, per<br />

la calibrazione desiderata della portata in uscita. Il<br />

rodaggio degli iniettori prevede circa 100.000 cicli,<br />

di apertura e chiusura continua. E il modello a idrogeno?<br />

Il corpo dell’iniettore si direbbe lo stesso, e<br />

lo è a tutti gli effetti. Cambiano i materiali, in conformità<br />

alle caratteristiche del combustibile. Non<br />

più gas metano, ma idrogeno.<br />

Mattia Bartoli: «Ci stiamo muovendo da applicazioni<br />

12 volt a 24 volt. La tendenza a montare il<br />

rail direttamente sul collettore si porta dietro tolleranze<br />

molto strette. La calibrazione verifica, in<br />

funzione della taratura del pin e dell’attivazione<br />

dell’iniettore tramite corrente elettrica, la portata<br />

statica e la portata dinamica. Il rail si differenzia<br />

sostanzialmente per la distanza tra gli ugelli, per<br />

gli ingombri e per l’allineamento ai collettori». Il<br />

percorso si esaurisce nel magazzino automatizzato<br />

di 12 piani, che gestisce 7.000 posti pallet.<br />

Giovanni Maccini e SAFE<br />

Se Landi Renzo fosse il centravanti, le due ali sarebbero<br />

Safe&CEC e Metatron. Studiamo i movimenti<br />

della prima, per restare nella metafora<br />

calcistica, con Giovanni Maccini, Direttore Commerciale<br />

di Safe, che ci introduce alle dinamiche<br />

“hardware” del gruppo. «Ci occupiamo di stoccaggio,<br />

iniezione in rete, trasporto, distribuzione<br />

e applicazioni industriali. Integriamo l’asset Landi<br />

Renzo in ottica B2C. Safe è partita dalle stazioni<br />

di rifornimento metano quando il gas era considerato<br />

l’opzione più economica. Ora siamo percepiti<br />

green e alternativi. La ratio attuale delle stazioni,<br />

soprattutto per le flotte di camion e autobus, è la<br />

sostituzione del diesel con un combustibile più ecocompatibile<br />

ed in generale il fuel più sostenibile per<br />

la missione del cliente. Lavoriamo prevalentemente<br />

con l’estero, in un’ottica ciclica di investimenti a<br />

lungo termine, quindi con una sensibile variabilità<br />

dei mercati, anche in termini applicativi. Il nostro<br />

mondo è fatto dall’idrogeno, dalle biomasse, dal<br />

Cng e dall’oil&gas». Come, “oil&gas”? Safe è<br />

una sorta di angelo custode dell’anima virtuosa di<br />

20<br />

21


terra<br />

questo binomio, stigmatizzato dall’opinione pubblica.<br />

Spiega, infatti, Maccini: «Ci occupiamo di<br />

reiniezione in rete, in particolare i nostri progetti<br />

in questo settore sono volti al recupero di gas<br />

che sarebbe altrimenti disperso in atmosfera. Per<br />

evitare che succeda, intervengono i nostri compressori.<br />

È una sorta di stoccaggio temporaneo.<br />

Proponiamo quattro famiglie di compressori, che<br />

si diversificano per potenze assorbite, fino a 400<br />

chilowatt, e pressione di aspirazione, da 0 a 250<br />

bar. Lo skid è l’oggetto funzionale che svolge il<br />

servizio della compressione, una volta posizionato<br />

all’interno di container, sia per il rifornimento<br />

(Cng) che per l’iniezione in rete (biogas). Nelle<br />

applicazioni a idrogeno può svolgere funzioni quali:<br />

svuotare i carri bombolai, stoccare l’idrogeno,<br />

rifornire veicoli. Nel mondo del biogas sono sorte<br />

anche specifiche esigenze, a titolo di esempio, la<br />

frazione agricola inietta in rete all’interno di tubi<br />

a bassa pressione. Quando la rete va in sovraccarico,<br />

nei punti di smistamento del gas le stazioni<br />

Safe spostano il gas dalla rete di bassa pressione<br />

a quella di alta pressione, garantendo quindi un<br />

lavoro continuo agli impianti di iniezione a vantaggio<br />

dell’auto sostenibilità energetica».<br />

Per Metatron c’è Damiano Micelli<br />

Da San Giovanni in Persiceto ci trasferiamo a Castel<br />

Maggiore, ancorati al quadrante di Bologna.<br />

Damiano Micelli, Cto del Gruppo Landi, ci racconta<br />

di Metatron, che si occupa di regolatori di<br />

pressione e centraline controllo motore per combustibili<br />

alternativi. La fondazione risale al 1998 con<br />

focus integralmente Oem, in origine di supporto<br />

al gruppo Fiat. «Siamo i primi in Europa e Cina<br />

per il metano destinato ad auto e mezzi pesanti»<br />

precisa Micelli. «Questo è l’unico stabilimento,<br />

in sinergia col centro di ricerca di Torino, legato<br />

alla parte di elettronica. Le linee sono quasi<br />

esclusivamente dedicate a medium ed heavy-duty.<br />

Realizziamo due tipologie di regolatori di pressione,<br />

con diverse customizzazioni. Una famiglia di<br />

regolatori è dedicata ai sistemi per gas naturale,<br />

sia Cng che Lng. Siamo stati precursori in Cina,<br />

dove conserviamo la leadership. Dal 2017 ci occupiamo<br />

anche dei regolatori per l’idrogeno. Abbiamo<br />

fatto degli investimenti lungimiranti, come la<br />

camera bianca, che ci ha consentito di realizzare<br />

un regolatore puramente meccanico di pressione<br />

idrogeno a 350 bar in ingresso, con diversi set<br />

point, da 7-8 bar fino a 15-16 bar di uscita, in<br />

base all’utilizzo. Sono impiegati sia sulle fuel cell<br />

che sugli endotermici. Il regolatore più performante<br />

è concepito per una pressione di ingresso a 700<br />

bar, e resiste fino a circa 2.000 bar. Negli ultimi<br />

anni grossi sforzi sono stati dedicati allo sviluppo<br />

di una nuova famiglia di regolatori di pressione<br />

idrogeno, per i quali oltre alla riduzione era necessaria<br />

anche la capacità di variare la pressione<br />

di uscita. Questa nuova famiglia di componenti è<br />

del tipo “meccatronico”. Questi regolatori elettronici<br />

di pressione diventano fondamentali per il<br />

dosaggio dell’idrogeno nelle fuel cell sia, e soprattutto,<br />

per l’alimentazione dell’idrogeno nei<br />

motori a combustione interna. Su tali motori i regolatori<br />

elettronici sono di fondamentale ausilio<br />

alla gestione della pressione del rail degli iniettori<br />

potendo variare la pressione da valori molto<br />

bassi fino a 40-50 bar, garantendo al contempo<br />

un’accuratezza della regolazione che solo l’aiuto<br />

del controllo elettronico può dare. Tutti i componenti<br />

dei regolatori idrogeno sono sottoposti ad<br />

un lavaggio addizionale in una lavatrice chimica<br />

prima di essere utilizzati per il montaggio nella<br />

camera bianca. I regolatori vengono controllati<br />

al 100% sia per le caratteristiche funzionali sia<br />

per la verifica dei trafilamenti a temperature fino<br />

a meno 40 gradi. In continuità con le politiche di<br />

sicurezza e tracciabilità del gruppo, ogni componente<br />

è laserato e dispone di un “serial number”,<br />

che immagazzina tutti i parametri nel server. Il<br />

laboratorio è impiegato a supporto dello sviluppo<br />

dei componenti e per i controlli rinforzati, per<br />

verificare alcune variabili chiave per il successivo<br />

funzionamento su veicolo. È attrezzato con banchi<br />

fluidodinamici e camere termiche».<br />

Il valore dell’elio<br />

In queste camere si replica il passaggio cruciale<br />

che abbiamo osservato allo stabilimento Landi<br />

Renzo: l’elio viene pressurizzato fino alla massima<br />

pressione d’esercizio, quindi la camera viene portata<br />

a -40 gradi per monitorare eventuali perdite<br />

di elio con uno spettrometro di massa.<br />

«I banchi fluidodinamici sono utilizzati per analizzare<br />

il comportamento funzionale dei componenti<br />

per diverse condizioni di esercizio in termini<br />

di pressione e portata. Per tali banchi un booster<br />

è collegato a una serie di bombole di elio e di<br />

azoto esterne ed è utilizzato per comprimere detti<br />

gas fino a 1.000 bar». Su questo passaggio Micelli<br />

pone una comprensibile enfasi: «È un passaggio<br />

fondamentale per l’idrogeno: nel momento in cui<br />

il regolatore deve lavorare a 700 bar di ingresso,<br />

lo testiamo a 1.000 bar per avere un margine ulteriore<br />

di sicurezza». Se vi sembra poco…<br />

Così si chiude il ciclo del Gruppo Landi, mobility<br />

e infrastructure, compressione e decompressione a<br />

disposizione dell’ecosistema gassoso per la trazione.<br />

Volendo utilizzare un’altra espressione inglese<br />

molto in voga, un approccio “well-to-wheel”, dal<br />

pozzo alla ruota. Una visione sistemica.<br />

22<br />

23


BONFIGLIOLI. Insieme a Stefano Baldi<br />

BEN OLTRE<br />

L’OMBELICO<br />

È l’accusa che si muove alle persone scarsamente<br />

lungimiranti. Un difetto che certamente non<br />

appartiene a Bonfiglioli, sempre più diversificata in<br />

termini applicativi e di prospettive. Stefano Baldi ce<br />

lo ha fatto capire chiaramente. Seppur radicata nel<br />

giardino di casa (l’Europa), Bonfiglioli sta cavalcando<br />

le onde più vivaci dei mercati internazionali<br />

Qui, a sinistra,<br />

Simone Baldi. Da<br />

tre lustri è Global<br />

Saled Director<br />

and Business<br />

Development di<br />

Bonfiglioli Riduttori,<br />

nella divisione Unit<br />

Mobile & Wind<br />

Solutions.<br />

terra<br />

Il rapporto tra POWERTRAIN e Bonfiglioli è<br />

all’insegna dell’interazione a sfondo tematico.<br />

Avrete sicuramente letto le nostre interlocuzioni<br />

alle fiere di settore, tipicamente Agritechnica e Bauma<br />

Monaco, oltre ad alcune full immersion, come<br />

quella con Fausto Carboni. Questa volta ci siamo<br />

affidati a Stefano Baldi, che copre da oltre 15 anni<br />

la posizione di Global Sales Director and Business<br />

Development di Bonfiglioli Riduttori, Business<br />

Unit Mobile & Wind Solutions. Con lui abbiamo<br />

spaziato ad ampio raggio, dalle freddure, incisive<br />

e didascaliche, alla visione del mercato, alle riflessioni<br />

sul dettaglio tecnologico e applicativo. Gli<br />

effetti dell’Industria 4.0 si manifestano nel riflusso<br />

del mercato. Le aziende del movimento terra hanno<br />

i magazzini pieni e questo inevitabilmente si riverbera<br />

nella stagnazione delle vendite. Nell’agricolo,<br />

i costruttori europei, soprattutto quelli italiani, stanno<br />

affrontando una congiuntura negativa. Qual è la<br />

visione di Bonfiglioli sul mercato dell’off-highway<br />

nel secondo semestre?<br />

“Quando il somaro non ha sete, non beve”<br />

Questo è l’esordio di Baldi: «Come era solito ripetere<br />

Clementino Bonfiglioli, “quando il somaro non<br />

ha sete, non beve”. Il mercato si è fermato principalmente<br />

in Europa, una frenata considerevole, che<br />

peraltro non si è arrestata, soprattutto in Italia. Il<br />

nostro osservatorio privilegiato è il construction,<br />

dove siamo più forti. Nell’agricolo riscontriamo<br />

problemi diversi. Probabilmente la curva negativa<br />

sta declinando, ma viviamo ancora in una fase<br />

“flat”, dove non si percepisce distintamente come e<br />

quando usciremo dal tunnel. La follia dei due anni<br />

alle nostre spalle ha generato uno stock ingiustificato<br />

e in questo momento l’Europa è completamente<br />

imballata.<br />

Bisogna riconoscere che il mercato era cresciuto<br />

in una maniera irrealistica. In questo momento ci<br />

sono dealer che hanno in pancia 6 o 7 mensilità<br />

di utilizzo prodotto, invece delle convenzionali 3<br />

mensilità. L’Europa è stagnante, altri mercati sono<br />

più dinamici. Operiamo in India da 25 anni, lì occupiamo<br />

un migliaio di risorse, nel novembre del<br />

2023 abbiamo inaugurato un altro stabilimento,<br />

e abbiamo la possibilità di aumentare le nostre<br />

quote. Le aziende diversificano la loro strategia,<br />

riducendo gli investimenti in Cina a favore<br />

dell’India, per aggredire la regione Asia-Pacifico<br />

e talvolta gli stessi mercati occidentali. L’India è<br />

un’alternativa a basso costo, politicamente stabile.<br />

Sebbene i costi siano meno competitivi rispetto<br />

alla Cina, il rischio nell’investimento è basso. Il<br />

Brasile potrebbe aumentare le quote soprattutto<br />

per il consumo interno e, parzialmente, per il Sud<br />

America. Il Nord America rallenta ma sostanzialmente<br />

tiene, nonostante la fortissima crescita registrata<br />

negli ultimi anni. Nota dolente è la Cina,<br />

una grande risorsa per tanti anni, che ora è in<br />

sofferenza. Sarà la grande variabile dei prossimi<br />

anni, per i costruttori di macchine ed anche di<br />

componenti. Il mercato interno cinese ha perso<br />

all’incirca il 70% in due anni; quindi, gli Oem<br />

locali devono trovare altri sfoghi commerciali per<br />

le loro macchine. Nomi che fino a cinque anni fa<br />

erano noti ai soli addetti ai lavori si stanno rita-<br />

gliando visibilità». Stefano Baldi non ripiega in<br />

un pessimismo di maniera. L’analogia con la bolla<br />

immobiliare scoppiata nel 2008/2009 è esemplificativa,<br />

e rassicurante. «La crisi attuale non è paragonabile<br />

a quella della Lehman Brothers, non<br />

è plausibile che si replichino gli stessi strascichi.<br />

Porterà, semmai, a una diversa distribuzione.<br />

Nella sfida con i concorrenti cinesi dovremmo<br />

crescere ancora nella competitività e nella cifra<br />

tecnologica. Confidando che richiedano prodotti<br />

customizzati e più ricercati, che godono di un’eccellente<br />

reputazione sia presso i costruttori locali<br />

che gli utilizzatori europei. I nostri interlocutori,<br />

e i “final user”, del Nord America richiedono un<br />

livello di servizio sensibilmente più alto rispetto<br />

alla media europea».<br />

Rimanendo ovviamente super partes, come possono<br />

incidere negli equilibri di bilancio dei player<br />

coinvolti nella riconversione elettrica, gli eventuali<br />

dietrofront dopo le elezioni nell’Unione europea,<br />

24<br />

25


terra<br />

che hanno indebolito la maggioranza Ursula, e la<br />

possibile vittoria di Trump negli Usa?<br />

Ursula e Donald<br />

«Pare che Trump abbia incassato oltre un miliardo<br />

di dollari per la sua campagna da aziende del<br />

settore petrolchimico, non è quindi plausibile come<br />

sponsor di macchine elettriche e forti politiche<br />

verso il “green”. Francia e Germania escono ridimensionate<br />

dalle elezioni europee. Adesso si parla<br />

di introdurre dazi. In Europa non basta agire sul<br />

dumping per aumentare la competitività, questo è il<br />

punto. C’è un delta prezzo pari a due volte e mezzo<br />

tra termico ed elettrico e l’utilizzatore finale è restio<br />

ad affrontare questa spesa. Un mini-escavatore da<br />

3,5 tonn da 30.000 euro può costare fino a 85.000<br />

euro nella versione Bev. Si ragiona di piccole preserie,<br />

prototipi e di una scarsa serializzazione su<br />

larga scala».<br />

Cambi di marcia nella vostra strategia di elettrificazione?<br />

Cosa è cambiato nella percezione degli Oem<br />

da quando avete inaugurato il polo produttivo sulla<br />

elettromobilità a fine 2018?<br />

Certi numeri non sono poi così “elettrici”<br />

«I numeri della elettrificazione in tanti segmenti del<br />

movimento terra sono stati sensibilmente ridimensionati.<br />

L’obiettivo di Bonfiglioli, in questo momento,<br />

è restare il partner preferito dei nostri attuali<br />

clienti, non solo quando devono sviluppare macchine<br />

“tradizionali”, ma anche quando affrontano<br />

i nuovi progetti con sviluppo di nuove tecnologie,<br />

soprattutto in area elettrificazione. Disponiamo da<br />

oltre vent’anni delle competenze tecnologiche per<br />

lo sviluppo dei motori elettrici e negli ultimi anni<br />

abbiamo aumentato la nostra capacità e competitività<br />

produttiva nello stabilimento in Vietnam. Con<br />

le competenze di Vectron, acquisita 25 anni fa, e di<br />

Selcom, lo scorso anno, abbiamo oggi tutte le carte<br />

per diventare un player importante anche in area<br />

inverter e controlli.<br />

In questa fase siamo fortemente concentrati a sviluppare<br />

quelle soluzioni che i nostri clienti stanno<br />

chiedendo. Infatti, stiamo sviluppando nello stabilimento<br />

di Forlì un numero elevato di progetti e<br />

prototipi e tutte le settimane attingiamo nuove idee<br />

dal mercato. Lo stesso mercato, però, che ha le idee<br />

confuse su quale direzione prendere: sarà una macchina<br />

con motorizzazione ed utenze elettriche, con<br />

i soli assali elettrici o con il motore elettrico senza<br />

intervenire sull’idraulica e sull’oleodinamica? Sviluppiamo<br />

una pletora di soluzioni ma siamo lontani<br />

dalla industrializzazione. Concedetemi una battuta:<br />

andrò in pensione vendendo ad un mercato che<br />

sarà ancora in grande maggioranza di tecnologia<br />

tradizionale con soluzioni oleodinamiche, ma con<br />

grandi prospettive sempre più aperte verso l’elettrifricazione.<br />

Onestamente, il mercato ha registrato<br />

un rallentamento della proposta elettrica, in alcuni<br />

settori veleggia col vento in poppa, per esempio tra<br />

le piattaforme aeree. Anche in questo caso, però,<br />

regna l’incertezza su quali ricette applicare sulle<br />

macchine di taglia maggiore, quattro riduttori sulle<br />

ruote, assali elettrici o altro. Prenda un escavatore<br />

da 20 tonnellate, che da trent’anni utilizza un riduttore<br />

da 30.000 Nm, un motore idraulico tra 150 e<br />

170 cm³ con una pressione di 330 bar. Una formula<br />

consolidata che garantisce efficienza ed efficacia,<br />

messa in discussione da chi propone lo stesso<br />

escavatore in bassa o alta tensione, chi propone<br />

l’idrogeno e… cos’altro? L’elettrificazione attecchirà<br />

sulle macchine compatte, come mini-escavatori<br />

e skid loader». Però, c’è sempre un però, estrinsecato<br />

dall’evoluzione funzionale e applicativa di<br />

queste macchine. «I numeri negli ultimi anni sono<br />

lievitati perché prima svolgevano attività semplici,<br />

poi sono diventate polifunzionali. Questi tool hanno<br />

bisogno di oleodinamica: se hai una macchina<br />

completamente elettrica, devi di conseguenza avere<br />

tool completamente elettrici o una centralina a bordo<br />

macchina che ti permetta di lavorare».<br />

Chiediamo lumi sul ruolo attuale di O&K nel mining<br />

e dintorni. «Siamo riusciti a sostenerne la<br />

crescita fino al 2021, il volano è stato la Cina, che<br />

richiedeva prodotti con tanta coppia e, mi lasci<br />

dire, di qualità tedesca. Nel suo settore, non solo<br />

in Germania, ma anche in Cina, O&K è considerata<br />

come la Mercedes. Quel tipo di applicazione ha<br />

subito una flessione e la concorrenza dei costruttori<br />

locali. Abbiamo dovuto diversificare nel marino,<br />

per il quale prevediamo ampi margini di sviluppo,<br />

anche se si continuerà a presidiare il suo territorio<br />

elettivo, il movimento terra».<br />

Le prospettive di una convivenza<br />

Nell’architettura della riconversione elettrica,<br />

almeno in questa fase, resterà prevalente la<br />

convivenza tra idraulica, elettronica e pacchi<br />

batterie?<br />

«Questa convivenza proseguirà a lungo. In<br />

questa congiuntura, l’elaborazione di soluzioni<br />

oleodinamiche, massimizzando l’utilizzo dell’elettronica,<br />

fa parte della strategia di Bonfiglioli.<br />

Ripeto, la curva di introduzione dell’elettrico<br />

non sarà così veloce come ipotizzato e dobbiamo<br />

rimanere competitivi nelle tecnologie effettivamente<br />

spendibili e richieste dal mercato. Siamo<br />

molto forti in alcuni settori, dove presentiamo<br />

delle soluzioni abbastanza uniche, con prodotti<br />

dedicati. Svilupperemo un’idraulica ancora più<br />

intelligente e integreremo soluzioni elettroniche<br />

e idrauliche. Dovremo essere così bravi da<br />

consegnare prodotti oleodinamici destinati ad<br />

alcuni settori che ne hanno veramente bisogno,<br />

permettendo alle macchine dei nostri clienti di<br />

“over-performare” rispetto alla concorrenza.<br />

Risale al Logimat di Stoccarda, a marzo, la<br />

presentazione al mondo industriale del nostro<br />

primo inverter, di taglia ridotta. È un apripista,<br />

che segna la strada per una futura crescita in<br />

quella direzione».<br />

Quali novità di prodotto per applicazioni mobili<br />

industriali, riduttori e non solo, annuncerete<br />

nell’anno in corso?<br />

«Siamo proiettati al Bauma Monaco del 2025,<br />

dove sveleremo le novità sia idrauliche che alcune<br />

taglie inedite di motori elettrici, per alcuni<br />

nostri mercati di nicchia».<br />

Una visione<br />

“aerea” delle linee<br />

produttive e, a<br />

sinistra, il fermo<br />

immagine di un<br />

Agv (Automated<br />

guided vehicle) in<br />

movimento.<br />

26<br />

27


jcb italia. Intervista all’AD Mario Falcone<br />

QUOTA<br />

100<br />

Come i milioni di fatturato di JCB Italia nel 2023.<br />

Un target che il neo amministratore delegato della<br />

divisione italiana è chiamato a consolidare. Già<br />

a queste latitudini dal 1995 al 2000, proseguirà<br />

nell’opera di potenziamento della rete di filiali e<br />

centri di assistenza. Un’attenzione ecumenica per<br />

i due rami dell’offroad, con la chiara intenzione di<br />

aumentare il market share<br />

Sul numero di giugno vi abbiamo aggiornati<br />

sulla connessione sentimentale e commerciale<br />

tra Pitteri Violini e JCB. Completiamo la<br />

panoramica su come la creatura di Lord Bamford<br />

si è adeguata alle curvature del mercato italiano.<br />

Questa volta i riflettori sono puntati sulla dimensione<br />

di Oem, che ha diffuso il verbo nei cantieri di<br />

mezzo mondo. Senza disdegnare l’agricoltura. Per<br />

noi un cicerone di assoluto rilievo: l’amministratore<br />

delegato di JCB Italia, Marco Falcone. Cominciamo<br />

dalla prospettiva a noi più vicina. Quali sono le<br />

tendenze future anche a livello di motorizzazioni e<br />

energie sostenibili? E l’escavatore a celle a combustibile?<br />

terra<br />

Idrogeno, celle e motori<br />

«Nel medio e lungo periodo penso che il telescopico<br />

full electric possa conquistarsi una fetta di mercato<br />

interessante, soprattutto nel campo delle macchine<br />

compatte che lavorano in ambienti chiusi come<br />

le stalle o negli impieghi municipali. Noi abbiamo<br />

già venduto alcune macchine ma chiaramente<br />

è un processo ad oggi legato alle sovvenzioni.<br />

Sul progetto motorizzazione a idrogeno siamo in<br />

una fase molto avanzata per l’equipaggiamento su<br />

escavatori, terne e telescopici. I serbatoi realizzati<br />

con involucri in parte di metallo e in parte di fibra<br />

di carbonio garantiscono le necessarie doti di<br />

sicurezza, leggerezza e resistenza e l’autonomia è<br />

pari a una giornata lavorativa. Ovviamente servono<br />

ancora piccoli accorgimenti tecnici, ma in termini<br />

prestazionali JCB dichiara di aver ottenuto risultati<br />

assolutamente comparabili a quelli di macchine<br />

equipaggiate con propulsori tradizionali. Per quanto<br />

riguarda l’escavatore a celle a combustibile il<br />

problema attualmente è essenzialmente rappresentato<br />

dall’ingombro sul posteriore della macchina e<br />

dai costi molto elevati, motivo per cui il progetto<br />

sarà probabilmente abbandonato virando su un motore<br />

endotermico a idrogeno».<br />

Insomma, una conferma di quanto ci hanno spiegato<br />

nel Regno Unito, al momento della presentazione<br />

dell’Ecomax a idrogeno. Completiamo l’incursione<br />

motoristica sondando il polso al 672, il 6 cilindri<br />

di gran voga nel mercato indiano e prodotto negli<br />

stabilimenti nel subcontinente.<br />

«Ovviamente il brand sta lavorando sul progetto.<br />

Al momento manca un bacino utile di macchine interne<br />

al gruppo su cui montarli. Non è detto che in<br />

futuro non ci possa essere un’accelerazione anche<br />

in virtù della buona risposta suscitata dall’escavatore<br />

370X».<br />

Rispettiamo le promesse e ascoltiamo le parole di<br />

Falcone in merito a cosa si muove nello scenario<br />

veicolare.<br />

Ritorno al passato. Quali esperienze ha già avuto<br />

precedentemente in JCB e cosa significa gestire una<br />

filiale come quella italiana che compie 40 anni?<br />

«La mia prima esperienza in JCB risale al periodo<br />

tra il 1995 e il 2000. In quegli anni lavoravo nel<br />

marketing e ricordo una realtà già molto ben strutturata<br />

e focalizzata soprattutto sul construction.<br />

Al mio ritorno al fianco del movimento terra ho<br />

trovato una forte specializzazione anche sull’agri,<br />

sia a livello di prodotti che di servizi. Le sfide del<br />

brand sono oggi importanti e stimolanti. JCB sta<br />

crescendo rapidamente su scala mondiale e la presenza<br />

in Italia va sicuramente migliorata. La mia<br />

missione strategica è dunque molto precisa e non<br />

può che essere quella di aumentare la nostra quota<br />

di mercato. Input che riguarda prevalentemente il<br />

mondo construction, mentre in agricoltura a livello<br />

di telescopici siamo già posizionati molto bene».<br />

Com’è andato in Italia il business nel 2023 e quale<br />

la ripartizione tra agri e construction?<br />

«Nel 2023 JCB Italia ha superato i 100 milioni<br />

di euro di fatturato con la ragionevole profittabilità<br />

che deve avere un importatore. Sottolineo<br />

questo termine perché come filiale siamo ovviamente<br />

votati a supportare la nostra distribuzione<br />

e il nostro mercato, non siamo dunque interessati<br />

al profit come driver primario ma a collocare le<br />

macchine e i servizi nella maniera più corretta<br />

ed efficiente possibile. In termini di market share<br />

Marco Falcone dal<br />

18 dicembre 2023<br />

è l’amministratore<br />

delegato di JCB<br />

Italia. Classe 1965,<br />

per lui è un ritorno.<br />

Oltre alla JCB, si<br />

è speso da Still,<br />

Goodyear e Doka.<br />

28<br />

29


sui telescopici abbiamo realizzato una quota nel<br />

construction intorno al 5% che sale in agricoltura<br />

tra il 25 e il 30% mentre se analizziamo il<br />

giro d’affari il rapporto si inverte con il 75% del<br />

nostro business che deriva dalle costruzioni e il<br />

restante 25 dall’agricoltura. Vero che quest’anno<br />

i telehandler agricoli stanno perdendo terreno<br />

ma veniamo da annate molto positive e stiamo comunque<br />

crescendo in quota poiché il nostro calo<br />

nei primi mesi è nettamente inferiore a quello registrato<br />

dal mercato (-35% nel primo trimestre).<br />

Questo grazie al lancio di nuovi prodotti come il<br />

530-60 e il compatto 514-40 e al crescente interesse<br />

verso le macchine a trasmissione Dual Drive in<br />

cui crediamo molto. Ritengo inoltre che il mercato<br />

agricolo abbia ancora margini di crescita importanti<br />

dovuti al fatto che molte aziende che ancora<br />

non si sono rivolte a questa tipologia di mezzo ne<br />

abbiano tutti i presupposti».<br />

terra<br />

Mercato e agricoltura<br />

Qual è l’impatto dell’usato sui vostri mercati e quali<br />

sono le spinte principali al rinnovamento del parco<br />

macchine?<br />

«Dalle informazioni che raccogliamo dalla rete non<br />

ci sarebbe una grandissima richiesta di macchine<br />

usate in ragione del calo del nuovo. La causa del<br />

rallentamento è sostanzialmente legata all’attesa<br />

degli incentivi e dunque all’aspettativa dei clienti<br />

su bandi e agevolazioni ancora abbastanza nebulosi.<br />

Credo che su questo punto chi di dovere dovrebbe<br />

fare chiarezza in una direzione o nell’altra.<br />

Oggi gli investimenti vengono rimandati nella speranza<br />

di usufruire delle agevolazioni col risultato<br />

che le macchine che si stanno sostituendo sono<br />

sostanzialmente quelle giunte a fine vita. I nostri<br />

concessionari stanno ricevendo ordini con la dicitura<br />

“salvo approvazione dell’incentivo”, il che<br />

dice tutto sull’attuale situazione».<br />

I farmer italiano percepiscono i valori aggiunti del<br />

Fastrac in termini di confort, prestazioni sicurezza<br />

e sostenibilità nonostante la limitazione a 40 km/h?<br />

«È essenziale che vengano comprese le peculiarità<br />

del Fastrac anche come macchina da lavoro in<br />

campo e non solo per i trasporti con rimorchio al<br />

seguito. Il trattore ha diverse caratteristiche che<br />

lo rendono unico a partire dal comfort in cabina e<br />

dal sistema di ammortizzazione che si apprezzano<br />

anche e soprattutto nei lavori gravosi ed entro i 40<br />

chilometri orari di velocità. Dai nostri test proprio<br />

grazie alla conformazione esclusiva della macchina<br />

si evincono inoltre prestazioni in termini di consumi<br />

vantaggiose rispetto a trattori convenzionali di pari<br />

potenza. Grazie poi all’introduzione della nuova interfaccia<br />

e agli upgrade a livello digitale il Fastrac<br />

è diventato molto più user-friendly per gli operatori<br />

rispetto al passato. Numericamente per il momento<br />

il nostro obiettivo è quello di arrivare a immatricolare<br />

una cinquantina di macchine all’anno».<br />

Pale gommate, scavatori e skid steer possono rappresentare<br />

un valore aggiunto anche per le aziende<br />

agricole?<br />

«Assolutamente sì. Abbiamo un motto interno che<br />

recita “non solo telescopici per l’agricoltura”.<br />

Recentemente è stato omologato l’Hydradig con<br />

rimorchio anche per il settore agricolo. Una macchina<br />

quest’ultima che richiede un investimento importante<br />

ma che se utilizzata con le attrezzature appropriate<br />

ha grande versatilità e potenzialità anche<br />

nei campi. Sono poi in via di omologazione gli skid<br />

steer ed è già disponibile tutta la serie di pale gommate.<br />

Un altro prodotto in cui crediamo molto è il<br />

Teletruck, poiché in un’azienda agricola strutturata<br />

il terreno anche se non asfaltato è sufficientemente<br />

compattato e quindi tranquillamente percorribile<br />

dal nostro carrello elevatore con braccio telesco-<br />

pico, specie nella versione a quattro ruote motrici.<br />

Grazie alle sue dimensioni estremamente compatte,<br />

al raggio di volta assai ridotto e all’elevata capacità<br />

di carico può essere tranquillamente identificato<br />

come il più piccolo dei telehandler JCB. Inserirei<br />

anche il valore aggiunto della gamma di attrezzature<br />

JCB per telehandler che è stata completata e<br />

prezzata anche per il mercato italiano in modo da<br />

risultare competitiva rispetto alla più quotata concorrenza».<br />

Ci sono novità a livello di rete vendita?<br />

«Attualmente la nostra rete conta 18 dealer per il<br />

segmento agri e 22 per il comparto delle costruzioni.<br />

Stiamo lavorando sia per migliorare la copertura<br />

territoriale che per implementare i processi di<br />

digitalizzazione e i software CRM (Customer Relationship<br />

Management) per uno scambio di informazioni<br />

più strutturato. A inizio anno abbiamo rafforzato<br />

la rete nominando i concessionari Piolanti (per<br />

le Marche e l’Abruzzo) e Raggi macchine agricole<br />

in Emilia-Romagna e stiamo chiudendo adesso con<br />

l’adesione di Tuttoagricoltura di Ragusa. In termini<br />

di assistenza ci concentriamo ovviamente sul monitoraggio<br />

delle tempistiche di intervento grazie anche<br />

al telecontrollo live link in grado di segnalare<br />

i fermi macchina. A eccezione di tre dealer tutto il<br />

network è suddiviso tra i concessionari specializzati<br />

nel construction e quelli focalizzati sull’agricolo.<br />

Questo perché in ambito agricolo è richiesto un livello<br />

di servizio e assistenza 24/7 che va ben oltre<br />

le necessità del construction».<br />

Quando arriveranno gli escavatori convenzionali<br />

con carro da 2,5 metri di larghezza?<br />

«Noi stiamo da tempo chiedendo l’X con la dimensione<br />

in sagoma entro i 2,5 metri, purtroppo l’Italia<br />

è veramente un’anomalia da questo punto di vista<br />

poiché in tutto il resto del mondo di può circolare<br />

con carri fino a 3 metri. Arriveranno ma i tempi<br />

non saranno così brevi».<br />

E le fiere?<br />

JCB crede ancora nelle fiere di settore?<br />

«La strategia di JCB Italia è quella di non partecipare<br />

direttamente, poiché ciò comporta un<br />

investimento di risorse che non è più giustificato.<br />

La nostra strategia è piuttosto quella di portare i<br />

clienti a visitare i nostri stabilimenti e consentirgli<br />

di provare le macchine. Tanto è vero che la casa<br />

madre non partecipa da oltre 10 anni al Bauma,<br />

la più grande fiera europea dedicata al movimento<br />

terra, delegando la filiale tedesca. Ciò non toglie<br />

che siamo ben disposti a supportare i concessionari<br />

che decidono di aderire alle manifestazioni, anche<br />

locali. Questo perché la partecipazione del concessionario<br />

è molto più pratica anziché istituzionale e<br />

quindi funzionale al rapporto con i propri clienti».<br />

Escavatore con<br />

fuel e minipala<br />

Bev, in alto a<br />

sinistra. A fianco, il<br />

cofano durante la<br />

presentazione del<br />

4,8 litri a idrogeno.<br />

Di fianco, il Fastrac.<br />

30<br />

31


ZOOMLION. Ha le radici anche in Italia<br />

PIATTAFORMA<br />

AMBIDESTRA<br />

Cioè sia elettrica che endotermica. Le piattaforme<br />

aeree, che qualcuno riteneva condannate alla<br />

cannibalizzazione dai pacchi batteria, sono<br />

alimentate anche con i motori Kubota. Sulla autogru<br />

RT500 c’è il B6.7 di Cummins. La tecnologia per<br />

l’elettrificazione è affidata agli ioni di litio, per<br />

prestazioni e facilità di gestione e manutenzione<br />

TERRA<br />

32<br />

Scandisci il nome Zoomlion e pensi all’irruzione<br />

dei pacchi batterie nei cantieri, espressione<br />

dell’egemonia cinese. E, invece, scopri che oltre<br />

a gestire il marchio Cifa, Zoomlion ha insediato<br />

in Italia un sito produttivo e centro di distribuzione<br />

di 10.000 metri quadri per l’assemblaggio locale,<br />

la personalizzazione e la distribuzione dei prodotti<br />

ZoomlionLifting. Si trova a Solferino, sulle colline<br />

moreniche mantovane, in odore di Lago di Garda e<br />

di A4. L’altra sorpresa, per i meno attenti alle scrupolose<br />

e pragmatiche logiche di mercato degli operatori<br />

cinesi, riguarda la neutralità dell’approccio tecnologico.<br />

A Solferino si assemblano anche macchine<br />

concepite e pianificate in Italia per l’utenza locale.<br />

La visione di Zoomlion non ha alcun pregiudizio<br />

sull’assetto propulsivo: Il sottopancia si esprime sia<br />

in chilowattora che in chilowatt meccanici, quindi<br />

elettrici e termici. Riassumiamo quello che abbiamo<br />

visto: l’autogrù mobile fuoristrada RTC 500, con una<br />

capacità di carico fino a 500 tonn e un braccio telescopico<br />

di 37,1 metri, equipaggiata da Cummins e<br />

cinque piattaforme aeree, due delle quali elettriche.<br />

Sì, applicazione formalmente mobile, di fatto semistazionaria,<br />

indicata come una della apripista della<br />

formula BEV nella movimentazione e nei cantieri.<br />

Naturalmente elastici<br />

Del resto, lo esplicita a chiare lettere Andrea<br />

Meneghetti, technical manager Zoomlion Italia:<br />

«Dipende dalle applicazioni, i cantieri richiedono<br />

ancora l’endotermico, alla pari di alcune esigenze<br />

prestazionali. Non è ragionevole una scelta aprioristica.<br />

Esistono macchine su misura per le soluzioni<br />

elettrificate, come le “city crane” a tre assi».<br />

Altre professano ancora profonda sintonia con il<br />

motore a combustione interna. È il caso della RTC<br />

500, equipaggiata dal Cummins B6.7, capace di<br />

129 chilowatt a 2.200 giri e di 800 Newtonmetro a<br />

1.400 giri. Come ogni rappresentante della Performance<br />

Series, il 6,7 litri di Columbus dispone di<br />

post-trattamento a modulo singolo, senza valvola di<br />

ricircolo dei gas, con raffreddamento, tubi flessibili<br />

e filtri aria integrati. Lo start&stop permette di sforbiciare<br />

il consumo di gasolio mediamente tra il 5%<br />

e il 10%. Il programma Encompass Extra estende la<br />

garanzia a cinque anni con ore illimitate.<br />

Cummins e Kubota. E gli ioni di litio<br />

Secondo Meneghetti, «Cummins fornisce un prodotto<br />

consolidato nel sollevamento, dallo Stage III<br />

allo Stage V, con una significativa ottimizzazione<br />

del layout motore e un service capillare ed efficiente».<br />

Sulle varianti della catena cinematica, sottolinea<br />

la fondamentale importanza di identificare le<br />

richieste di potenza e assorbimento di una macchina,<br />

in base al ciclo di lavoro. Stanno mettendo alla<br />

In Italia, in Cina e nel mondo<br />

Marco Pollastri, responsabile commerciale,<br />

post-vendita e marketing di<br />

Zoomlion in Italia, ci ha fornito l’identikit<br />

del costruttore cinese, il quinto gruppo<br />

al mondo per dimensioni, macchine<br />

costruzioni e agricole e servizi finanziari<br />

sinergici. Fondato nel 1992 da un<br />

istituto di ricerca cinese, lo Changsha<br />

Institute Construction Machinery, si è<br />

sviluppato tramite acquisizioni fino alla<br />

quotazione a Shenzen nel 2000. Risale<br />

a otto anni dopo lo sbarco nella borsa<br />

internazionale Hong Kong. Cifa è stata<br />

frusta alcune applicazioni, per cucire soluzioni su<br />

misura di driveline, attraverso sistemi di telemetria<br />

da remoto e strumentazioni dirette sulla gru.<br />

Lo sguardo va ben oltre alle estemporanee condizioni<br />

di lavoro e alle logiche commerciali. Precisa, infatti,<br />

Meneghetti: «Il nostro prodotto è sviluppato in Italia,<br />

sebbene a marchio cinese, e non si limita alle funzionalità.<br />

Ci interessa capire quale organizzazione<br />

e quale assistenza fornire agli utilizzatori. Personalizziamo<br />

il software e rispondiamo alle richieste con<br />

estrema velocità nello sviluppo. Forniamo le macchine<br />

in prova. Allo stato attuale, nel sollevamento,<br />

rileviamo una sensibilità orientata a sicurezza,<br />

comfort e facilità di utilizzo, prima che all’elettrificazione<br />

delle macchine. Abbiamo abbandonato le<br />

batterie al piombo e sposato il litio è la tecnologia<br />

migliore per manutenzione, la gestione e lo stoccaggio<br />

sulle macchine». Le piattaforme elettriche sono<br />

la ZS1414AC-Li, a pantografo, portata in cesta di<br />

350 chili, che supera i 15 metri di altezza, e la ZA-<br />

16JERT-Li, a braccio articolato, che raggiunge i 17<br />

metri. Sulle versioni endotermiche, la fa da padrone<br />

Kubota. Sulla piattaforma area a braccio articolato<br />

ZA14J l’erogazione della potenza spetta al quadricilindrico<br />

Kubota V2403, con canna da 600 cc (AxC:<br />

87 x 102,4 mm), omologato Stage V con filtro antiparticolato<br />

a castello sopra il volano, sovralimentato<br />

con aftercooler, da 36 chilowatt a 2.600 giri.<br />

La sessione<br />

introduttiva,<br />

propedeutica<br />

alla visita allo<br />

stabilimento di<br />

Solferino e alle<br />

prove in campo, si<br />

è tenuta all’hotel<br />

Ali del Frassino,<br />

a Peschiera del<br />

Garda.<br />

rilevata bel 2008, risale a dieci anni<br />

più tardi l’inaugurazione di Zoomlion<br />

Italia, a Senago, nel milanese. Nel<br />

2021 l’apertura della sede produttiva di<br />

Solferino. La casa madre nel 2023 ha<br />

fatturato 6,7 miliardi di euro, col supporto<br />

di 10mila addetti e una capacità<br />

produttiva di 20mila unità. L’impronta<br />

all’internazionalizzazione è testimoniata<br />

dalla presenza di stabilimenti e centri<br />

di R&D in Italia, India, Brasile, Germania,<br />

Bielorussia e Stati Uniti. Zoomlion<br />

Italia non è una piattaforma distributiva,<br />

ma dispone di ricerca e sviluppo,<br />

con un portafoglio prodotti progettati e<br />

costruiti in Italia, altri progettati in Italia<br />

e costruiti, o interamente sviluppati, in<br />

Cina. La struttura italiana è ramificata<br />

in un reparto vendita, con specialisti di<br />

prodotto, team marketing, R&D, sviluppo<br />

prodotti e attività di certificazione<br />

CE e parte tecnica e omologazioni<br />

locali e specifiche. Il set di macchine<br />

per il bacino italiano è concentrato su<br />

autogrù, piattaforme aeree, gru a torre,<br />

prioritarie a livello di volumi in Italia.<br />

33


kubota. Motori e trattori<br />

DIECI IN<br />

CONDOTTA<br />

Dieci, come i cavalli del D722 di Kubota che<br />

equipaggia il miniescavatore DX10Z-7 di Develon.<br />

Il 3 cilindri giapponese, con 7,6 chilowatt e 39,1<br />

Newtonmetro si dimostra perfettamente funzionale<br />

per le esigenze cantieristiche del compatto coreano.<br />

Il perfetto testimonial della resilienza dell’endotermico<br />

Il DX10Z-7 è così<br />

maneggevole,<br />

dalla larghezza<br />

così risicata<br />

(703 millimetri),<br />

da operare<br />

agevolemente<br />

attraverso spazi<br />

angusti come<br />

quelle delle<br />

ordinarie soglie<br />

domestiche.<br />

terra<br />

P<br />

iccolo è bello, slogan che esaltava la microimpresa<br />

tipica del distretto industriale italiano<br />

ed appare appannato dal vorticoso turbinio delle<br />

sfide globali. Un assioma che calza a pennello<br />

anche per i motori al di sotto dei 19 chilowatt, là<br />

dove il filtro antiparticolato è considerato dai più<br />

ancora un orpello. Una fascia di potenza particolarmente<br />

esposta alle lusinghe dell’elettrificazione, con<br />

pacchi batteria in grado di ricaricarsi senza ostruire<br />

le fisiologiche attività in campo o, come in questo<br />

caso, in cantiere. Quale caso? Quello del miniescavatore<br />

DX10Z-7 girosagoma da 1 tonnellata di<br />

Develon, che sconfessa le Cassandre più apocalittiche<br />

nei confronti dell’endotermico. La macchina<br />

coreana è infatti equipaggiata dal D722 di Kubota.<br />

Si ragiona, quindi, di un dispari da appena 719 cc,<br />

aspirato, capace di 7,6 chilowatt a 2.050 giri e di<br />

39,1 Newtonmetro.<br />

Dieci cavalli per te<br />

Esattamente una decina di cavalli. Il candidato numero<br />

uno alla “bullizzazione” da parte degli elettrici.<br />

Dall’altra parte, c’è Develon, che di confidenza<br />

con le batterie ne ha, eccome. Basti pensare, per<br />

citarne uno, all’escavatore gommato 14W EREV,<br />

alimentato da un pacco batterie da 120 kWh, di cui<br />

abbiamo parlato sul numero di maggio. A quanto<br />

pare, invece, c’è ancora spazio per i “compattissimi”<br />

anche sulle macchine più evolute. A proposito<br />

di compattezza, per capirci, lo “scavatorino” Develon<br />

ha una silhouette che gli consente di accedere<br />

agli spazi più angusti, come le convenzionali porte<br />

domestiche, come si evince dalla foto che lo ritrae<br />

all’opera. Il DX10Z-7 dispone di cingoli e lama anteriore<br />

completamente retrattili e ha una larghezza<br />

di appena 703 millimetri. Develon ha disegnato un<br />

braccio da 1,45 metri e maggiorato la lunghezza<br />

del bilanciere da 810 a 890 millimetri, rispetto al<br />

modello DX10Z. Tra i benefici, anche il 21,5%<br />

dell’altezza di scarico, che arriva fino a 2.205 millimetri,<br />

e l’aumento dell’8,5% dello sbraccio di<br />

scavo a livello del suolo, a quota 3.355 millimetri.<br />

Il DX10Z-7 offre anche un aumento del 30% della<br />

forza di strappo della benna, che raggiunge 10,8<br />

kN, e del 14% della forza di strappo del bilanciere,<br />

che arriva a 6,3 kN. A questo si aggiunge una maggiore<br />

lunghezza dei cingoli, pari a 1.025 millimetri,<br />

quindi maggiore stabilità, e una forza di trazione<br />

superiore del 31%.<br />

Per fornirvi altri spunti della capacità del Develon,<br />

e di cosa siano in grado di fare quei dieci cavalli<br />

giapponesi di “razza” Kubota, il gruppo di lavoro<br />

del DX10Z-7 è stato progettato con il cilindro sopra<br />

il braccio, che protegge il cilindro stesso e aumenta<br />

la capacità di sollevamento. Il gruppo anteriore del<br />

miniescavatore è dotato di serie di una protezione<br />

per il cilindro della benna. La disposizione ottimale<br />

dei flessibili idraulici li protegge facendoli passare<br />

all’interno della struttura del braccio, in modo da<br />

mitigare il rischio di danni e guasti ai flessibili.<br />

Kubota incontra Mitsubishi e…<br />

Ne nasce un dialogo spontaneo, va da sé,<br />

anche in ragione del fatto che parlano la stessa<br />

lingua. Anche nel campo motoristico, dove i due<br />

interpreti della tradizione ingegneristica del Sol<br />

Levante, rappresentano l’avanguardia dei supercompatti<br />

a 2, 3 e 4 cilindri per le applicazioni<br />

mobili industriali. Ed è nell’agricolo e nel garden<br />

che si sono incontrati. Ci riferiamo alla gamma<br />

di trattori EK1 di Kubota, eredità dell’accordo<br />

con l’indiana Escorts, che annovera un nuovo<br />

modello. Si tratta dell’EK1 221 da 22 cavalli<br />

(16,2 chilowatt), meno potente dell’EK261 da 26<br />

cavalli (19,1 chilowatt) che affianca, e rivolto a un<br />

mercato di primo accesso alla ricerca di prodotti<br />

affidabili ma economici. Il modello in questione<br />

è dotato di un Mitsubishi a 3 cilindri da<br />

950 cc, omologato Stage V, e<br />

monta una trasmissione con<br />

ingranaggi sempre in presa<br />

con 9 rapporti in avanti e 3<br />

retro con leve del cambio<br />

laterali. Pur di dimensioni<br />

molto compatte (è lungo poco<br />

più di un metro e mezzo e<br />

largo 1.025 millimetri) l’EK1<br />

221 offre un buon comfort di<br />

guida, con comandi semplici<br />

ed ergonomici, e grazie a una<br />

capacità di sollevamento di<br />

800 chili è adatto a un’ampia<br />

gamma di attrezzature. Standard<br />

l’impianto idraulico con pompa da 14,5 litri e<br />

un distributore ausiliario a doppio effetto. Per<br />

soddisfare esigenze specifiche il Kubota EK1-221<br />

è offerto con tre opzioni a livello di pneumatici che<br />

possono essere agricoli, industriali e per manto<br />

erboso.<br />

34<br />

35


ABB. Per le applicazioni mobili del mining<br />

CI VUOLE IL<br />

CALIBRO<br />

Per individuare il corretto dimensionamento del<br />

sistema di trazione elettrica in applicazioni stressanti<br />

e stressate come quelle dell'off-highway. ABB dispone<br />

dei "calibri" e delle competenze per usarli. In un altro<br />

seminario online, ideale integrazione del precedente,<br />

i responsabili di prodotto ABB ci hanno aggiornati<br />

sugli sviluppi e sulle potenzialità delle sue gamme<br />

energia<br />

ABB, dove ci eravamo lasciati? «Il tema dell’efficienza<br />

contribuisce in modo significativo al<br />

bilancio complessivo», ha esordito Roberto<br />

Diana, ABB local sales manager Traction Italia, in<br />

occasione di una sessione online di cui abbiamo dato<br />

riscontro sul numero di Gennaio-Febbraio. È ancora<br />

lui, Diana, a specificare nel successivo webinar del 5<br />

giugno che l’intervento ex post di ABB, quello che si<br />

definisce un retrofit, riguarda la trasformazione in full<br />

electric, con pacco batterie e catena di trazione a valle,<br />

compresi convertitori e motori. La trasmissione meccanica<br />

rimane tale e quale, altrimenti la trasformazione<br />

della catena cinematica non sarebbe più economica.<br />

Altro mantra dei nostri tempi, il Tco… I consulenti<br />

di ABB individuano cicli di lavoro espressamente<br />

funzionali a un risparmio effettivo. Portafoglio e coscienza<br />

ambientale alla mano. ABB si è lanciata nel<br />

sottosuolo, saldamente “imbragata” alle sue certezze<br />

applicative, nella missione di diffondere il verbo della<br />

elettrificazione in un ambiente tanto sfidante quanto<br />

bisognoso di amplificare la sicurezza e il benessere<br />

degli operatori. Senza considerare le incoraggianti valutazioni<br />

sull’impatto economico: entro il 2030 il costo<br />

totale di proprietà di un veicolo elettrico a batteria<br />

dovrebbe diminuire del 20% rispetto agli equivalenti<br />

veicoli endotermici.<br />

Augusto Fusari e la Line Drives<br />

Dicevamo, a proposito delle certezze? Sicuramente<br />

batterie, convertitori e motori di trazione. Augusto<br />

Fusari, application manager, business Line Drives, è<br />

stato uno dei relatori del webinar dedicato a Mobile<br />

E-Power di ABB, l’ideale prosecuzione di quanto vi<br />

abbiamo anticipato qualche mese fa. Ha integrato la<br />

linea di fuoco di cui abbiamo fatto cenno, cioè inverter<br />

e batterie di trazione, con le colonnine di ricarica,<br />

i motori elettrici e i sistemi di controllo del mezzo<br />

d’opera. Ritroviamo l’inverter HES880, disponibile in<br />

configurazione on board charger/grid former, con un<br />

solo involucro che consente l’accesso a “firm” diversi,<br />

che permettono di controllare tutti i tipi di motori, sincroni,<br />

asincroni e a riluttanza. La funzione AC/DC per<br />

MOTORI ELETTRICI AMXE<br />

AMXE132 AMXE160 AMXE200 AMXE200<br />

Coppia di picco 360-600 600-1.000 1.100-1.900 3.300<br />

Coppia continua 107-267 300-500 600-900 1.500<br />

Potenza di picco 50-250 60-360 190-500 260-520<br />

Potenza continua 24-78 30-180 90-280 120-240<br />

Diametro mm 270 320 430 475<br />

lunghezza mm 330-430 480-630 530-635 635<br />

Giri 5.000 5.000 5.000 4.000<br />

caricare e scaricare batterie, consentendo di passare da<br />

corrente alternata a corrente continua. Riepiloghiamo<br />

brevemente i tratti salienti dell’inverter, a partire dalla<br />

protezione IP67, il raffreddamento a liquido funzionale<br />

a un’escursione da -40° a + 70° e una temperatura<br />

ambientale da – 40° a + 85°. I connettori a spina disponibili<br />

anche con microswitch per verificare se il<br />

cavo si è staccato. Resistenze a vibrazioni fino a 4 G<br />

e a shock fino a 30 Giga. ABB non si è limitata a un<br />

“refresh”. La sessione web ha svelato l’HES580, che<br />

si dichiara inverter a 3 livelli, prossimo alla serializzazione<br />

e commercializzazione. L’efficienza dichiarata è<br />

superiore al 75% della versione a 2 livelli, soprattutto<br />

per quanto riguarda le perdite intrinseche. Infine, i<br />

motori elettrici per veicoli pesanti, la serie AMXE, in<br />

cinque segmentazioni, dall’AMXE132 all’AMXE250<br />

(vedi tabella). Il raffreddamento è quello ampiamente<br />

testato ad acqua e glicole, per un intervallo di temperatura<br />

ambiente compreso da – 20 C° a + 40 C.<br />

Il pingpong dialettico ha successivamente coinvolto<br />

Lorenzo Gambelli, project leader engineer, che si è<br />

soffermato sul tema caldissimo della sicurezza.<br />

Lorenzo Gambelli e le celle LTO<br />

Le celle al titanato di litio, conosciute con l’acronimo<br />

LTO, non sono suscettibili al runaway termico. Sia la<br />

gestione hardware che software è decentralizzata. Alcune<br />

funzioni di protezione sono demandate a singoli<br />

moduli e stringhe. Altro punto chiave, reiterato anche<br />

in questa sede, è quello della flessibilità, intesa come<br />

facoltà di integrazione sia dal punto di vista meccanico<br />

che da quello elettrico. Imprinting tipico dei fornitori<br />

di soluzioni, in grado di fornire pacchetti chiavi in<br />

mano, vitali per i piccoli e medi Oem e per quelle applicazioni,<br />

come sono tipicamente quelle del mining,<br />

a “tiratura limitata”. Non è del resto la stessa missione<br />

a cui si stanno votando i distributori di endotermici,<br />

ai quali viene richiesta la massima elasticità nel personalizzare<br />

la disposizione di filtri, post-trattamento,<br />

cablaggio, software e mappatura della centralina? Nel<br />

caso di Mobile E-Power, la modularità consente, tra<br />

l’altro, di adattare i livelli di tensione e di interconnessione<br />

idraulica del sistema. Con Gambelli, si ragiona<br />

di sistemi di accumulo, quindi di batterie di trazione: il<br />

driver è la densità di potenza, con performance carica/<br />

scarica in 10 C, continuativa sui 4-5 C (vedi tabella).<br />

Il ciclo di vita è decisamente più longevo rispetto ad<br />

altre tecnologie, con un degrado minore.<br />

Off-highway? Caso per caso<br />

In conclusione, qualche numero sulle tre applicazioni<br />

indicate a titolo esemplificativo di secondo equipaggiamento.<br />

Casi tipici dell’industriale sono il citato<br />

dumper, un trattore e un escavatore.<br />

Cominciamo dai campi, lo scenario attualmente più<br />

refrattario alla elettrificazione. Ipotizzando un ciclo di<br />

lavoro di 4 ore su due turni, la potenza continuativa è di<br />

45 kW a 2.500 giri, 358 V, con 172Nm. Qui, per la trazione,<br />

ABB sterza sull’HES880, convertitore associato<br />

al motore AMXE da 45 kW. Per l’escavatore si valuta<br />

idonea una potenza di 200 kW di potenza continuativa<br />

a 2.300 giri, 463 V. Inverter da 600 Ah e motore di trazione<br />

210 kW, 3 stringhe da 33 kW /cadauna. On board<br />

charger HES880. Infine, il dumper: 600 kW picco, 200<br />

kW potenza continua a 1.500 giri, 463 V.<br />

BORDLINE<br />

Tecnologia della cella<br />

Configurazione<br />

Capacità nominale<br />

Voltaggio nominale<br />

Picco C-Rate (CH e DCH)<br />

RMS C-Rate (CH e DCH)<br />

Raffreddamento<br />

Peso<br />

Dimensioni (LxWxH)<br />

LTO<br />

24s2p<br />

2,54 kWh<br />

55,2 Vdc<br />

8C per 30 secondi<br />

3…4C RMS<br />

Liquido<br />

33 kg<br />

417x466x128 mm<br />

36<br />

37


proton motor fuel cell<br />

Veil. Con Bosch Rexroth<br />

PER LA LOCOMOTIVA<br />

Intesa sia come il<br />

locomotore, interessata<br />

all’applicazione di<br />

Proton Motor, sia come<br />

metafora della Germania,<br />

sebbene ultimamente<br />

sia appannata. Le<br />

ferrovie tedesche hanno<br />

sostituito alcuni genset<br />

con dei moduli a celle a<br />

combustibile. Dal gasolio<br />

all’idrogeno<br />

SVOLTA SOFT...WARE<br />

Non è una svolta ma un’estensione del ventaglio di soluzioni orientate<br />

all’efficientamento energetico quella che ha fatto incontrare Bosch Rexroth e<br />

Veil. C’è infatti lo zampino di Veil nella app che replica le funzioni dell’E-Boost<br />

Pro. A Bolzano hanno valicato il Brennero e inaugurato una sede in Baviera<br />

In alto, l’HyCabinet<br />

S24. In basso,<br />

l’HyModule,<br />

sviluppato per<br />

applicazioni<br />

stazionarie.<br />

energia<br />

L<br />

’ultima volta che Proton Motor ha intercettato<br />

l’attenzione Di <strong>Powertrain</strong> fu un paio di anni<br />

or sono. Allora, però, si ragionava della fornitura<br />

dell’HyShip72 a Fincantieri. Ogni HyShip<br />

72 comprende due moduli Proton Motor PM 400-<br />

120 integrati con un sistema di batterie e di stoccaggio<br />

dell’idrogeno basato sull’idruro di metallo.<br />

Qui, invece, slittiamo alla generazione. Alla fine di<br />

maggio, il Consiglio federale tedesco ha approvato<br />

una legge ad hoc per incentivare la produzione, lo<br />

stoccaggio e l’importazione dell’idrogeno.<br />

Generare a idrogeno<br />

La Deutsche Bahn ha formalizzato l’eliminazione<br />

graduale dei generatori diesel per l’alimentazione<br />

di emergenza entro il 2026. Quale alternativa per<br />

l’erogazione di elettricità in un’applicazione così<br />

estemporanea quanto vitale, nel caso delle ferrovie<br />

per le cabine di segnalazione? Sono disponibili<br />

sistemi a celle a combustibile a idrogeno. Proton<br />

Motor Fuel Cell ha annunciato la consegna di follow-up<br />

stazionario a DB Bahnbau Gruppe di un sistema<br />

completo di alimentazione di riserva a celle<br />

a combustibile a idrogeno, che ha superato il test di<br />

accettazione del sito e i test di serie e operativi. La<br />

fornitura comprende il sistema di celle a combustibile<br />

plug-and-play HyCabinet S24 per uso interno,<br />

composto da tre sistemi HyModule S8 completamente<br />

ridondanti. Un progetto che attecchisce in<br />

un terreno fertile. Il Ministro tedesco dell’Economia<br />

e dell’Energia, Robert Habeck, aveva annunciato<br />

le linee guida della “Strategia Nazionale Idrogeno”<br />

(NWS). In Germania saranno pianificati circa<br />

10.000 chilometri di condutture per una rete centrale<br />

a livello nazionale. Perché l’elemento dirimente<br />

è sempre lo stesso: l’infrastruttura.<br />

Veil ha definitivamente tolto i veli… Un gioco di<br />

parole per sintetizzare la parabola evolutiva della<br />

(ex) start-up di Bolzano, che consacra non solo<br />

formalmente la propria anima veneto-bavarese (la prima<br />

incarnata da Marianna Benetti, la seconda da Klaus<br />

Kress). Una traiettoria che ha valicato i confini del Tirolo<br />

per approdare in Baviera. Veil ha infatti aperto una<br />

sede a Memmingerberg, in Svevia, vicino al confine<br />

col Baden Württemberg. Insomma, come capitalizzare<br />

l’endemico capitale linguistico e di competenze dal<br />

Tecnopolo del capoluogo altoatesino. Marianna Benetti<br />

ci ha snocciolato le cifre di questa continua progressione,<br />

di volumi commerciali, intelligenza ingegneristica<br />

e proiezioni territoriali. «A novembre 2023 abbiamo<br />

assunto un energy manager di origini veronesi disponibile<br />

a trasferirsi a Menningen. A settembre dovrebbe<br />

essere affiancato da una nuova risorsa senior, madrelingua<br />

tedesco». Quali sono la genesi e lo sviluppo<br />

di questa espansione a nord? «Abbiamo lanciato una<br />

campagna di “crowd investing” in Germania, tuttora<br />

in essere (mercoledì 12 giugno, ndr). È equiparabile a<br />

un mini-bond, fruibile dai soli residenti in Germania,<br />

Austria, Svizzera, per finanziare la filiale tedesca, oltre<br />

a due mutui chirografari, garantiti dal fondo centrale<br />

di garanzia: 250mila euro dalla Cassa Risparmio<br />

di Bolzano e altrettanti da Banca Etica (con il crow<br />

funding dovremmo contabilizzare complessivamente<br />

circa 800mila euro). Abbiamo lo sfidante obiettivo di<br />

fatturare 3,3 milioni euro, con un portafoglio di circa<br />

2 milioni di ordini acquisiti. Gemüse Ring ha il siglato<br />

con noi il contratto più articolato. Certificata Iso<br />

50001, è attiva sia nella coltivazione di pomodori in<br />

serre idroponiche, di cavoli e carote, sia nella logistica,<br />

attraverso i magazzini refrigerati. Ci occuperemo<br />

dunque della certificazione energetica e del monitoraggio<br />

di tutti i siti. Per sostenere questa evoluzione<br />

abbiamo assunto una risorsa per il marketing e siamo<br />

alla ricerca di una figura commerciale per l’Italia». Il<br />

fulcro della conversazione riguarda le collaborazioni<br />

instaurate da Veil, tra le quali spicca quella con Bosch<br />

Rexroth. «È scaturita da un contatto in fiera e consiste<br />

nello sviluppo di una app, che si inserisce nell’orbita<br />

del loro ecosistema Control X World. Nel Control X<br />

Store sarà possibile scaricare la nostra app, che sostanzialmente<br />

replica le funzioni del nostro E-Boost<br />

Pro di Veil Energy, per ricevere le e-mail da Veil e far<br />

funzionare il cruscotto. Per noi costituisce un momento<br />

“epico”, ci permette di avere una soluzione scalabile,<br />

utilizzabile dall’utente senza doverci coinvolgere in<br />

presa diretta, sicuramente facile da usare. La parte<br />

dell’interfaccia utente è sfidante. Abbiamo partecipato<br />

ad Hannover Messe nelle vesti di partner, uno dei dieci<br />

ospitati nello stand Bosch Rexroth. Tra questi, anche<br />

Arduino, che si è affacciata al mercato industriale e<br />

con il quale abbiamo inaugurato una partnership ed<br />

esposto congiuntamente all’SPS di Parma».<br />

Marianna Benetti e<br />

Klaus Kress sono gli<br />

artefici della genesi<br />

e dello sviluppo di<br />

Veil. L’inaugurazione<br />

della sede tedesca<br />

in Baviera, gli<br />

accordi con Bosch<br />

Rexroth, Arduino,<br />

e Gemüse Ring<br />

nella ventata di<br />

aria fresca in riva<br />

all’Isarco.<br />

energia<br />

38<br />

39


mtu. Per la difesa terrestre<br />

FUCINA<br />

DI IDEE<br />

Un 10 cilindri e una piattaforma ibrida. Questo è il<br />

contributo all’innovazione della catena cinematica<br />

per l’off-highway e per le istanze di sicurezza militare<br />

di mtu all’Eurosatory di Parigi. Il top di gamma della<br />

Serie 199 si spinge fino a 1.100 chilowatt<br />

TERRA<br />

Raramente POWERTRAIN si è occupata di applicazioni<br />

militari. Eppure, questa è la fonte<br />

alla quale sovente si abbevera l’estro tecnologico,<br />

in ragione delle peculiarità applicative. L’affidabilità,<br />

per dirne una, non è uno slogan, può<br />

essere letteralmente questione di vita o di morte.<br />

Rolls-Royce Power Systems ha presentato all’Eurosatory<br />

di Parigi un powerpack ibrido per speciali<br />

esigenze tattiche e una versione a 10 cilindri della<br />

Serie mtu 199 (compresa nel ventaglio tra 260 e<br />

800 chilowatt). Cominciamo da quest’ultimo, un<br />

insolito 10 cilindri, che consente di alzare l’asticella<br />

della potenza a 1.100 chilowatt per veicoli<br />

tra 50 e 70 tonnellate. In previsione c’è addirittura<br />

l’ulteriore estensione dell’alto di gamma, a 1.200<br />

chilowatt.<br />

Che densità per i 10 cilindri!<br />

Il deca-cilindrico condivide con i modelli a 6 e 8<br />

cilindri della Serie 199 mtu l’alta densità di potenza,<br />

risalita, risposta ai transitori, configurabilità in<br />

base ai requisiti del veicolo, (con un generatore o<br />

altri componenti aggiuntivi) e diverse opzioni per le<br />

prese di forza (anche in questo caso echeggia uno<br />

dei requisiti più discusso e richiesto in determinate<br />

applicazioni mobili industriali). L’anno scorso, in<br />

occasione del Capital Markets Day, Rolls-Royce ha<br />

evidenziato che il settore governativo all’interno di<br />

Power Systems è un’area di crescita futura a breve<br />

termine attraverso investimenti e l’espansione della<br />

portata dei suoi prodotti, compresa la fornitura di<br />

soluzioni più integrate. La Serie 199 mtu è stata<br />

licenziata in circa 4.000 unità dal 2000. Le varianti<br />

a 6 e 8 cilindri sono utilizzate, ad esempio, nel<br />

veicolo gommato Boxer 8x8, nei veicoli cingolati<br />

basati sulla piattaforma Ascod, nei veicoli della famiglia<br />

Ajax, nella prossima generazione di veicoli<br />

da combattimento statunitensi come l’M10 Booker<br />

e nel veicolo da combattimento di fanteria Borsuk.<br />

Secondo Knut Müller, Senior Vice President Global<br />

Governmental Business di Rolls-Royce Power<br />

Systems: «I futuri veicoli corazzati militari terrestri<br />

richiederanno una maggiore potenza per la propulsione<br />

e l’alimentazione di bordo per i sistemi elettronici.<br />

Allo stesso tempo, saranno progettati per<br />

un diverso approccio tattico sul campo». Come si<br />

dice in gergo cinematografico: “buona la prima”. E<br />

pure la seconda, considerando la propulsione ibrida.<br />

Secondo i progettisti, il sistema di propulsione integrato<br />

di mtu richiede uno spazio relativamente ridotto<br />

per l’installazione nel veicolo, al fine di massimizzare<br />

il volume disponibile per le attrezzature e<br />

l’equipaggio. Le medesime problematiche che mtu<br />

riscontra nella sala macchine degli yacht e sotto i<br />

cofani, con un quoziente esponenziale di necessità<br />

(ottimizzare gli spazi per gli equipaggiamenti non<br />

è un plus, è una necessità). Per un funzionamento<br />

silenzioso, ad esempio in una posizione nascosta, le<br />

batterie alimentano i sistemi elettrici ed elettronici<br />

del veicolo, senza il rumore meccanico e l’impronta<br />

termica del diesel e per un periodo più lungo. La<br />

cosiddetta modalità “anti-idling” favorisce la mimetizzazione<br />

del veicolo e riduce in modo significativo<br />

il consumo di carburante quando il veicolo<br />

è in standby.<br />

I vantaggi del “mild-hybrid” sono estrinsecati dalla<br />

trazione combinata nei viaggi lenti, quando i cingoli<br />

del veicolo generano poco rumore. Nel funzionamento<br />

combinato, la propulsione elettrica funge anche<br />

da amplificatore per un’accelerazione altamente<br />

dinamica, per una guida a bassa velocità a bassa rumorosità<br />

o addirittura per una guida ad alta velocità.<br />

Ibrido è un concetto implementabile<br />

Christian Wolf, responsabile dello sviluppo di<br />

motori e sistemi militari di Rolls-Royce Power<br />

Rolls-Royce Power Systems e CATL<br />

I numeri uno al mondo delle<br />

batterie, i cinesi di CATL,<br />

hanno siglato un accordo con<br />

Rolls-Royce Power Systems<br />

per lanciare la linea di prodotti<br />

Tener nel perimetro dell’Unione<br />

Europea e nel Regno Unito.<br />

La strategia congiunta<br />

riguarda i progetti di sistemi di<br />

accumulo di energia a batteria<br />

(i cosiddetti Bess) su larga<br />

scala, principalmente per gli<br />

operatori di rete. È l’ennesimo<br />

passo di Friedrichshafen<br />

verso l’allestimento di smart<br />

grid efficienti. Lo stoccaggio<br />

dell’energia è alla radice<br />

stessa di questa applicazione.<br />

Systems, ha dichiarato: «Questo concetto di propulsione<br />

amplierà le possibilità operative dei<br />

futuri veicoli blindati cingolati in un modo che<br />

prima era difficilmente immaginabile. Per la prima<br />

volta, i costruttori di veicoli saranno in grado<br />

di realizzare concetti di veicoli completamente<br />

nuovi, in quanto il concetto ibrido può essere<br />

implementato in linea di principio con qualsiasi<br />

serie di motori del programma di propulsione<br />

militare mtu».<br />

Le competenze provengono<br />

dalle soluzione di automazione<br />

intelligente di Rolls-Royce,<br />

mtu EnergetIQ, e sulla sua<br />

piattaforma digitale, mtu Go!,<br />

e dalla piattaforma diagnostica<br />

intelligente e sul sistema di<br />

gestione delle batterie di CATL.<br />

L’anno scorso, le due aziende<br />

hanno firmato un accordo<br />

di fornitura a lungo<br />

termine per collaborare<br />

su oltre 10 Gigawattora<br />

di capacità di stoccaggio.<br />

Insieme, le due aziende<br />

hanno instaurato uno<br />

stretto rapporto di<br />

collaborazione per<br />

l’integrazione dei prodotti<br />

Tener in progetti completi<br />

con un’offerta di servizi<br />

chiavi in mano (o EPC, in<br />

base all’acronimo inglese:<br />

Engineering, Procurement<br />

and Construction). A<br />

seconda delle specifiche<br />

e dell’impiego, Tener<br />

dichiara di rispettare<br />

l’ambizioso parametro del<br />

degrado zero nei primi<br />

cinque anni di utilizzo.<br />

A sinistra,<br />

l’ultimogenito<br />

della Serie 199<br />

di Rolls-Royce<br />

Power Systems:<br />

il 10 cilindri è<br />

il top di gamma.<br />

Eroga 1.100 kW<br />

che potrebbero<br />

in futuro salire<br />

a 1.200 kW.<br />

In apertura, la<br />

piattaforma ibrida<br />

cingolata, dove<br />

convivono termico<br />

e batterie.<br />

40<br />

41


VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

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il lampo<br />

che viene<br />

dal nord<br />

GIUGNO<br />

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11 giugno <strong>2024</strong><br />

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GIUGNO N. 6 - <strong>2024</strong><br />

ANNO 33°- euro 5,00<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

ASSTRA E I CONTI DEL TPL,<br />

NME, BUS2BUS, BUSWORLD<br />

INDONESIA, NELLA FABBRICA<br />

YUTONG, IL CROSSWAY NORMAL<br />

FLOOR IBRIDO LEGGERO, SBY<br />

Io intanto<br />

mi porto<br />

avanti<br />

da Vadoetorno n. 6/<strong>2024</strong> da AUTOBUS n. 6/<strong>2024</strong><br />

ioioni<br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

N.6 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />

GIUGNO<br />

Lo scalatore<br />

FOCUS: I SISTEMI DI FOTOVOLTAICO AVANZATO PRENDERANNO PIEDE?<br />

IN CAMPO: MASSEY FERGUSON 3 AL 105. L’UTILITY DALLE MILLE FACCE<br />

da TRATTORI n. 6/<strong>2024</strong><br />

La rivista VADO E TORNO<br />

affonda le radici nel 1962.<br />

Praticamente rappresenta<br />

l’antologia del camion dal<br />

boom economico ai nostri<br />

giorni. Le riviste AUTOBUS<br />

e TRATTORI affiancarono<br />

successivamente VADO E<br />

TORNO nella descrizione<br />

incalzante a aggiornata<br />

di quanto avviene nel<br />

trasporto persone e nella<br />

meccanizzazione agricola.<br />

Mondi che rappresentano,<br />

per noi di POWERTRAIN,<br />

gli scenari di quelle che su<br />

queste pagine chiamiamo<br />

applicazioni. Ad ogni uscita<br />

proporremo la sintesi di<br />

un articolo pubblicato sui<br />

numeri precedenti delle<br />

riviste di VADO E TORNO<br />

EDIZIONI, la nostra casa<br />

comune. Senza timore di<br />

smentita possiamo parlare<br />

di “filiera corta”: la catena<br />

cinematica e le macchine<br />

che la sostanziano.<br />

42<br />

43


VADO E TORNO EDIZIONI www.vadoetorno.com ISSN 0042 2096 Poste Italiane s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

il lampo<br />

che viene<br />

dal nord<br />

Estratto da ‘Vado e Torno’ n. 6, <strong>2024</strong><br />

TRANSPOTEC IL CAMION COME NON L’AVETE MAI VISTO PRIMA<br />

GIUGNO<br />

MISANO IL FASCINO DELLE NOSTRE PROVE IN PISTA - KISS ANCORA TU<br />

<strong>2024</strong><br />

MENSILE<br />

ANTEPRIME SCANIA R/S ELETTRICI - LA GUIDA PREDITTIVA SECONDO € 3,00<br />

MAN - RENAULT MASTER - FORD TRANSIT CUSTOM ELETTRICO - MERCEDES<br />

Prima immissione:<br />

SPRINTER E VITO ● POLITICA BRENNERO: PRIMO ROUND ALL’ITALIA<br />

11 giugno <strong>2024</strong><br />

6<br />

Quasi 400<br />

prove, molte più<br />

dell’anno scorso<br />

e poco meno del<br />

doppio rispetto al<br />

2022. Ancora una<br />

volta i test drive<br />

di Vado e Torno e<br />

Trasportare Oggi,<br />

partner di evenT,<br />

hanno ottenuto<br />

un fantastico<br />

riscontro di<br />

pubblico, con<br />

slot in pista e<br />

su strada andati<br />

esauriti già nella<br />

mattinata di<br />

entrambi i giorni<br />

del weekend<br />

L<br />

e prime avvisaglie il sabato<br />

mattina, quando già di<br />

buon’ora, in un autodromo di<br />

Misano Adriatico che lentamente<br />

andava popolandosi di pubblico,<br />

capannelli di persone stazionavano<br />

davanti al gazebo allestito da<br />

Nei test drive di evenT a Misano<br />

Dieci trattori alla<br />

prova della pista<br />

spicato, ma certamente non così<br />

scontato, che anche quest’anno,<br />

esattamente come quello ben più<br />

travagliato precedente (causa l’alluvione<br />

che ha pesantemente colpito<br />

l’Emilia Romagna) e quello<br />

prima ancora, l’iniziativa promosevenT,<br />

all’interno del paddock, in<br />

attesa di effettuare la registrazione<br />

necessaria per poter accedere alle<br />

prove. Quei capannelli sarebbero<br />

presto diventati lunghe file in paziente<br />

attesa sotto un caldo sole.<br />

Era quello il segnale, atteso e au-<br />

sa da Vado e Torno e Trasportare<br />

Oggi, partner di evenT, avrebbe<br />

avuto successo, confermandosi,<br />

all’interno del programma misanese<br />

imperniato sulla prima gara<br />

dell’European truck racing championship,<br />

un momento molto atteso<br />

e partecipato dal pubblico.<br />

Sempre più prove<br />

in pista e su strada<br />

Peraltro, anche oltre ogni più rosea<br />

aspettativa. Perché gli slot previsti<br />

per la giornata del sabato e per la<br />

domenica, sono in effetti andati<br />

velocemente esauriti in un amen,<br />

per la soddisfazione di chi il suo<br />

preziosissimo turno è riuscito ad<br />

assicurarselo, magari anche raddoppiando,<br />

prenotandosi per il test<br />

su pista e per quello su strada. E<br />

attenzione, non stiamo parlando di<br />

poca cosa: quest’anno, infatti, sono<br />

state quasi 400 le prove complessivamente<br />

effettuate nel weekend dai<br />

dieci trattori messi a disposizione,<br />

due per ogni costruttore, Iveco,<br />

Man e Renault Trucks. A conti fatti,<br />

molte di più rispetto allo scorso<br />

anno e addirittura quasi il doppio<br />

se confrontiamo il dato con quello<br />

del 2022.<br />

Un percorso<br />

tutto nuovo<br />

L’auspicio è di poter ritoccare ancora<br />

verso l’alto il numero delle<br />

prove in programma. Malgrado<br />

l’impegno e la grande disponibilità<br />

dello staff dell’autodromo<br />

diretto da Andrea Albani, si tratta<br />

di un compito non facile, dovendo<br />

inserire ogni singolo slot, in<br />

particolare quelli delle prove in<br />

pista, tra una prova e una gara<br />

dell’Etrc.<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 38 di<br />

Vado e Torno Giugno <strong>2024</strong>.<br />

Inquadra il QRcode e<br />

leggi l’articolo integrale.<br />

44<br />

45


Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.<br />

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

GIUGNO N. 6 - <strong>2024</strong><br />

ANNO 33°- euro 5,00<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste<br />

Estratto da ‘Autobus’ n. 6, <strong>2024</strong><br />

IN QUESTO NUMERO<br />

ASSTRA E I CONTI DEL TPL,<br />

NME, BUS2BUS, BUSWORLD<br />

INDONESIA, NELLA FABBRICA<br />

YUTONG, IL CROSSWAY NORMAL<br />

FLOOR IBRIDO LEGGERO, SBY<br />

Io intanto<br />

mi porto<br />

avanti<br />

Siamo volati<br />

in Cina, a<br />

Zhengzhou,<br />

casa di Yutong,<br />

che ci ha aperto<br />

le porte della<br />

nuova fabbrica,<br />

la più grande del<br />

mondo, capace<br />

a pieno regime di<br />

sfornare 32 pezzi<br />

al giorno, pari a<br />

11.680 l’anno<br />

Abbiamo visitato lo stabilimento Yutong di Zhengzhou<br />

C<br />

’è tanto da raccontare del<br />

nostro viaggio in Cina, in<br />

quel di Zhengzhou, casa di<br />

Yutong, che ha organizzato un e-<br />

vento di quattro giorni dedicato<br />

alla stampa di settore europea,<br />

in cui AUTOBUS è stato l’unico<br />

Nella tana del<br />

Dragone...<br />

media italiano presente.<br />

Ovviamente, non è stata solo occasione<br />

– per quanto interessante<br />

– di interfacciarsi con la cultura e<br />

il cibo cinese, ma anche, per non<br />

dire soprattutto, per conoscere da<br />

vicino, vicinissimo, anzi da dentro,<br />

la realtà del market leader in<br />

madrepatria (share del 28,2 per<br />

cento), nonché più grande costruttore<br />

di bus e coach al mondo per<br />

volumi (10 per cento del mercato<br />

globale, secondo dati della stessa<br />

Yutong). Il gigante non ci ha aperto<br />

solo le porte di casa, ma ci ha spalancato<br />

anche i cancelli del nuovo<br />

stabilimento di Zhengzhou (finanziato<br />

in toto dall’azienda stessa, ci<br />

assicurano), dove abbiamo avuto<br />

modo di visitare una buona parte<br />

dello stabilimento: da una toccata e<br />

fuga nelle infinite linee produttive<br />

altamente robotizzate, ai reparti di<br />

ricerca e sviluppo, passando infine<br />

per l’area dedicata ai test e il circuito<br />

(con tanto di parabolica) per<br />

i test drive dei veicoli.<br />

Fabbrica e numeri da record<br />

Quattro sono le fabbriche di Yutong<br />

in terra cinese, tutte situate a<br />

Zhengzhou e immeditati dintorni:<br />

nel nuovo e moderno stabilimento,<br />

il più grande al mondo per estensione,<br />

dove scorrazzano liberi minibus<br />

a guida autonoma per agevolare<br />

gli spostamenti dei dipendenti<br />

tra un capannone e l’altro, la capacità<br />

produttiva massima giornaliera<br />

è di 32 autobus al giorno, vale a<br />

dire 11.680 unità l’anno: insomma,<br />

quello che il mercato del torpedone<br />

italiano sopra le 8 ton immatricola<br />

in tre anni (e pure di quelli buoni).<br />

Numeri mastodontici, impressionanti,<br />

resi possibili da 3/4 mila<br />

lavoratori, che possono aumentare<br />

anche a 7/8 quando la richiesta di<br />

lavoro si alza. Considerando tutti<br />

e quattro i plant e tutte le tipologie<br />

di veicoli firmati Yutong – e dunque<br />

compresi anche i truck, per<br />

esempio – il marchio è capace<br />

di sfornare fino a, tenetevi forte,<br />

150mila unità annue.<br />

A fronte di una richiesta interna che<br />

sta andando verso la stagnazione, la<br />

produzione di bus&coach nel Paese<br />

del Dragone rimane alta, enorme<br />

e proprio per questa ragione le<br />

case cinesi, Yutong su tutte, hanno<br />

lanciato l’offensiva all’Occidente<br />

esportando in massa i loro prodotti.<br />

A proposito del mercato interno,<br />

giusto due dati: il 95 per cento dei<br />

bus in Cina è Classe I (il restante è<br />

appannaggio dei turistici) e il quindici<br />

per cento di questi sono elettrici;<br />

non esistono di fatto i Classe II, (...)<br />

Prosegue a pag. 18 di<br />

Autobus Giugno <strong>2024</strong>.<br />

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46<br />

47


ioioni<br />

N.6 - <strong>2024</strong> ANNO 29°<br />

GIUGNO<br />

VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 1720-3503 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/ MI - EURO 3,50<br />

Lo scalatore<br />

Estratto da ‘Trattori’ n. 6, <strong>2024</strong><br />

FOCUS: I SISTEMI DI FOTOVOLTAICO AVANZATO PRENDERANNO PIEDE?<br />

IN CAMPO: MASSEY FERGUSON 3 AL 105. L’UTILITY DALLE MILLE FACCE<br />

Una primizia del<br />

tutto inaspettata.<br />

Grande sopresa<br />

allo stand New<br />

Holland della<br />

fiera di Konya, in<br />

Anatolia. Dove<br />

è stato mostrato<br />

il nuovissimo T3<br />

Electric Power.<br />

Che, per ora, sarà<br />

appannaggio del<br />

mercato locale<br />

New Holland<br />

Galeotta fu<br />

la Turchia<br />

re locali, inferiori a kermesse più<br />

blasonate come Eima o Agritechnica<br />

sicuramente, ma comunque<br />

popolate da una pluralità di attori<br />

e sempre in grado di attirare un<br />

pubblico numeroso, anche dai<br />

paesi europei (come dimostrato<br />

Che la Turchia negli ultimi<br />

anni stia diventando<br />

un mercato sempre più<br />

allettante per i produttori di trattori<br />

è ormai un dato consolidato,<br />

rimarcato dai numeri imponenti<br />

messi a segno dalle fiere di settodall’ultima<br />

edizione della Fiera<br />

di Konya). Ma che potesse addirittura<br />

fare da apripista ai trattori<br />

con motorizzazione elettrica, ecco,<br />

questo era sicuramente meno<br />

scontato.<br />

Ma è esattamente quello che<br />

è accaduto con New Holland<br />

che, proprio in occasione della<br />

kermesse di Konya, ha svelato<br />

una vera e propria primizia: per<br />

la prima volta al mondo, infatti,<br />

il pubblico ha potuto vedere (e<br />

toccare con mano) i nuovissimi<br />

T3 Electric Power, il secondo<br />

modello elettrico a marchio New<br />

Holland dopo il T4.<br />

Inaspettatamente elettrico<br />

Modelli che, va detto sin da subito,<br />

per ora saranno esclusivo<br />

appannaggio del mercato nazionale,<br />

e soltanto in futuro, forse,<br />

arriveranno in UE. Ma andiamo<br />

con ordine.<br />

Principale fautore di questa novità<br />

è Türk Traktör, il costruttore<br />

di riferimento per questa area<br />

geografica del gruppo CNH Industrial,<br />

presso i cui stabilimenti<br />

prendono già vita i trattori New<br />

Holland e Case IH. Una realtà<br />

che già da qualche anno è entrata<br />

a far parte nella galassia del<br />

colosso automotive ma che sul<br />

suolo turco opera con grande<br />

autonomia.<br />

Ed è così che, con grande sorpresa<br />

di stampa e addetti, lo<br />

scorso marzo ha fatto il suo debutto<br />

questa innovativa versione<br />

del T3 di New Holland, dotata<br />

di due motori elettrici alimentati<br />

da un pacco batterie di 75 kWh,<br />

in grado di fornire 800 volt per la<br />

propulsione. Uno dei due motori<br />

aziona la trasmissione, mentre<br />

l’altro alimenta l’impianto idraulico<br />

e la presa di forza.<br />

Secondo il produttore, il motore<br />

elettrico per le ruote eroga<br />

una potenza massima di 75 kW,<br />

equivalente a oltre 100 cv. La<br />

trasmissione è robotizzata:<br />

(...)<br />

Prosegue a pag. 40 di<br />

Trattori di Giugno <strong>2024</strong>.<br />

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48<br />

49


Mecalac e Perkins<br />

È REVO<br />

TRUCK<br />

Si chiama proprio così,<br />

Revotruck, il dumper<br />

Mecalac con portata da<br />

6 e da 9 tonnellate.<br />

È motorizzato dal<br />

Syncro Perkins da<br />

2,8 litri e 55 kW<br />

oem&motori<br />

50<br />

Eccolo, il mezzo da lavoro<br />

che si sente a suo agio sia<br />

sui piazzali dei magazzini<br />

edili che spedito in trincea, cioè<br />

tra i polverosi cantieri urbani.<br />

Indifferente all’uno o l’altro scenario,<br />

il 2,8 litri di Perkins eroga<br />

55 chilowatt a 2.400 giri e 380<br />

Newtonmetro a 1.360 giri. Il<br />

904J-E28TA è il fratello minore<br />

del 3,6 litri, antesignano della famiglia<br />

Syncro, che ha restituito a<br />

Perkins gli strumenti per fare presa<br />

sulle macchine compatte, nel<br />

movimento terra e in agricoltura.<br />

Tutto il resto, motore escluso, appartiene<br />

a un dumper di Mecalac.<br />

Il Revotruck è vincitore di cinque<br />

premi, tra cui il Red Dot Design<br />

Award “Best of the Best”, ossia<br />

del massimo riconoscimento fra<br />

le diverse categorie in lizza.<br />

I dumper sono mezzi efficaci<br />

nel trasporto di grandi quantità<br />

di materiale all’interno dei cantieri.<br />

Ciononostante sono anche<br />

responsabili di quasi un terzo<br />

degli incidenti legati a questa<br />

specifica attività. La frequenza<br />

degli incidenti è molto elevata<br />

sulle macchine di peso superiore<br />

a 6 tonnellate. Infatti tra le<br />

aggravanti vi è anche la quantità<br />

di materiale trasportato nel<br />

cassone che limita la visibilità<br />

durante il movimento. Il team di<br />

ricerca e sviluppo di Mecalac ha<br />

lavorato per ridurre al minimo<br />

questo rischio. Tra gli elementi<br />

di pregio, la cabina rotante, che<br />

offre una visibilità ottimale. Gli<br />

operatori mantengono quindi la<br />

massima concentrazione sul lavoro<br />

e sull’ambiente circostante.<br />

La cabina è inoltre dotata di<br />

quattro ampi punti di accesso ad<br />

ogni angolo della postazione di<br />

guida.<br />

Motori e componenti per OEM<br />

Cultura, tecnica, impieghi<br />

e mercato del motore diesel.<br />

Fondato nel 1986<br />

Direttore responsabile<br />

Maurizio Cervetto<br />

Coordinatore redazionale<br />

Fabio Butturi<br />

In redazione<br />

Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,<br />

Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,<br />

Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,<br />

Cristina Scuteri, Luca Vitali<br />

Ha collaborato<br />

Maria Grazia Gargioni<br />

Impaginazione e grafica<br />

Marco Zanusso<br />

Gestione editoriale<br />

Fabio Zammaretti<br />

Stampa<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

Fotolito<br />

Industrie Grafiche RGM srl,<br />

Rozzano (Mi)<br />

Autorizzazione del tribunale<br />

di Milano n.860 del 18 dicembre 1987<br />

Registro Nazionale della Stampa<br />

n. 4596 del 20/04/1994<br />

n. iscrizione R.O.C. 2880 del 30-11-2001<br />

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. -<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004<br />

n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI<br />

VADO E TORNO<br />

EDIZIONI<br />

DIREZIONE<br />

AMMINISTRAZIONE<br />

via Brembo 27 - 20139 Milano.<br />

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Italia 35 euro, estero 55 euro<br />

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679/2016 i dati personali conferiti in occasione della<br />

sottoscrizione dell’abbonamento saranno trattati da VADO<br />

E TORNO EDIZIONI SRL per la gestione dei rapporti tra<br />

editore ed abbonato, secondo le finalità e modalità indicate<br />

nell’informativa disponibile e consultabile sul sito<br />

www.vadoetorno.com<br />

<strong>Powertrain</strong><br />

1<br />

The gentle<br />

EVOLUTION<br />

In UK, where JCB tested hydrogen machines - AGCO Core 75 -<br />

e-way: the tractors scenario and Eleo’s battery plant opening -<br />

H2: NGV, Liebherr, Prinoth&FPT - Comparisons: 11 liter engines<br />

1<br />

1<br />

INTERNATIONAL<br />

<strong>Powertrain</strong><br />

On the<br />

e-WAY<br />

e-<br />

Hungary is going to be the European battery hub - FPT XC13<br />

Do the right<br />

and 13L truck engines comparison - 5L offroad engines -<br />

Preview from Intermat Paris - Electric telescopic handlers<br />

THING<br />

1<br />

1<br />

INTERNATIONAL<br />

INTERNATIONAL<br />

<strong>Powertrain</strong><br />

ACT Expo - Cummins X15 driveline - FPT Industrial e<strong>Powertrain</strong><br />

- IVECO Capital Markets Day - Baudouin for data centres - DPE<br />

& KEY: ABB, MOVe, BU Energy, Siemens - Kohler strategy<br />

Echoes from<br />

TAIWAN<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

www.powertraininternationalweb.com<br />

www.dieseloftheyear.com<br />

ISSN 0042<br />

Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />

Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />

D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />

POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />

March 2023<br />

Powertra<br />

PowertraIN<br />

<strong>Powertrain</strong><br />

Chronicles from Taipei, the city with an electric heart -<br />

E-trucks: Iveco and Nikola take different paths & ACT<br />

Expo - ConExpo: Danfoss, Deere, Kubota, Parker, Volvo<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

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www.dieseloftheyear.com<br />

ISSN 0042<br />

H2 means<br />

LIFE<br />

Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />

Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />

D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />

POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />

March <strong>2024</strong><br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

www.vadoetorno.com<br />

www.powertraininternationalweb.com<br />

www.dieseloftheyear.com<br />

ISSN 0042<br />

Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />

Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />

D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />

POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />

Hydrogen takes the spotlight at Agritechnica: AGCO,<br />

May <strong>2024</strong><br />

Cummins, Deutz, FPT, JCB, Kohler, Kubota, MAN -<br />

Battery Experts Forum - The e-truck start-up crunch<br />

www.powertraininternationalweb.com<br />

INTERNATIO<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

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ISSN 0042<br />

Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />

Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />

D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />

POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />

July 2023<br />

VADO E TORNO EDIZIONI<br />

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www.dieseloftheyear.com<br />

ISSN 0042<br />

Press Register n. 4596 – April 20th 1994<br />

Poste Italiane Inc. – Mail subscription<br />

D.L. 353/2003 (mod. in L. 27/02/2004 n° 46)<br />

Art. 1, subsection 1, LO/MI<br />

POWERTRAIN-Diesel SUPPLEMENT<br />

January <strong>2024</strong>

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