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PS_1991-1992_025

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DIRETTORE/DIRIGENT

ALUN

FRANCIS

PIANISTA/PIANIST

ROBERTO

CAPPELLO

10. Il BOLZANO/BOZEN

Haus der Kultur - ore 20.30 Uhr

11.11 TRENTO

Auditorium S. Chiara - ore 20.45

12. Il ORTISEI/ST. ULRICH

P. dei Congressi/Kongreßhaus

ore 20.30 Uhr

Leonore - Ouverture Nr. 1

Concerto nr. 3

per pianoforte ed orchestra

Klavierkonzert Nr. 3

ORCHESTRA

HAYDN

O R C H E S T E R

Sinfonia/Symphonie Nr. 4


ALUN FRANCIS

direttore principale

Alun Francis è Direttore Principale

della Symphonisches Orchester di

Berlino e dell’Orchestra Haydn di

Bolzano e Trento.

Negli ultimi 25 anni Francis ha diretto

più di 90 orchestre ed opere in più di

25 paesi. Ha diretto le maggiori

orchestre britanniche, incluse quelle

della BBC, la City of Birmingham

Symphony Orchestra, la Scottish

National Orchestra, la Bournemouth

Symphony Orchestra e la Halle

Orchestra. Le sue registrazioni con la

London Symphony Orchestra, la Royal

Philarmonic Orchestra, la Philarmonia,

la English Chamber Orchestra e la

London Mozart Players sono state

accolte con successo dalla critica. Nel

1983 gli è stato conferito il “Best

Classical Recording of 1983" dal

Sunday Times di Londra.

Alun Francis si dedica anche alla

musica del XX secolo, con un

repertorio che va da Berio e

Stockhausen fino a un considerevole

numero di prime mondiali di

compositori meno noti. Le sue

composizioni sinfoniche, teatrali e per

film sono pubblicate a Londra e New

York.

ALUN FRANCIS

Hauptdirigent

Alun Francis ist Hauptdirigent des

Symphonischen Orchesters von Berlin

und des Haydn-Orchester von Bozen

und Trient.

In den letzten 25 Jahren hat er über

90 Klangkörper dirigiert und

Opernaufführungen in mehr als 25

Ländern geleitet. Er hat am Pult der

bedeutensten britischen Orchester

einschließlich desjenigen der BBC,

des Symphony Orchestra der City von

Birmingham, des Scottish National

Orchestra, des Bournemouth

Symphony Orchestra und des Halle

Orchestra gestanden. Seine mit dem

London Symphony, dem Royal

Philarmonic Orchestra, dem

Philarmonia, dem English Chamber

Orchestra und den London Mozart

Players durchgeführten Einspielungen

wurden von der Kritik sehr

wohlwollend aufgenommen. 1983

wurde ihm von der Londoner Sunday

Times der Preis für die “Best Classical

Recording of 1983”, d.h. für die beste

im betreffenden Jahr durchgeführte

Aufnahme klassischer Werke

zuerkannt.

Alun Francis befaßt sich auch mit der

Musik des zwanzigsten Jahrhunderts;

hier reicht sein Repertoire von Berio

bis Stockhausen und schließt eine

beachtliche Zahl Uraufführungen von

Werken weniger bekannter

Komponisten mit ein. Seine eigenen

Kompositionen (Symphonien,

Bühnenwerke, Filmmusik) sind in

London und New York veröffentlicht

worden.


PROGRAMMA/PROGRAMM

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)

Leonore: Ouverture Nr. 1 Op. 138

Andante con moto, Allegro con brio, Adagio, ma non troppo

Concerto nr. 3 per pianoforte e orchestra in do min. op. 37

Konzert Nr. 3 für Klavier und Orchester in c-moll Op. 37

Allegro con brio - Largo - Rondò: Allegro

Pianista/Pianist

ROBERTO CAPPELLO

Sinfonia nr. 4 in si bem. magg. op. 60

Symphonie Nr. 4 in B-Dur Op. 60

Adagio, Allegro vivace - Adagio - Allegro vivace - Allegro ma non troppo

Direttore/Dirigent

ALUN FRANCIS

Nel concerto di Bolzano/im Konzert Bozen

Pianoforte KAWAI Klavier


ROBERTO CAPPELLO

pianista

Roberto Cappello, nato a Capri

Salentina nel 1951, ha iniziato gli studi

musicali con il padre, suonando fin da

giovanissimo sia il pianoforte che il

violino.

A sei anni ha esordito in pubblico

nella prestigiosa sala della

Konzerthaus di Vienna ed in altre città

europee, riscuotendo ovunque grande

entusiasmo di pubblico e di critica.

Ha proseguito gli studi di pianoforte

con il Maestro Rodolfo Caporali

presso l’Accademia di Santa Cecilia,

dove si è diplomato nel 1974.

Nel 1975 ha vinto il primo premio al

Concorso Internazionale di Treviso e

nel 1976 gli è stato assegnato il primo

premio al prestigioso Concorso

“Ferruccio Busoni” di Bolzano, premio

che da venticinque anni non veniva

assegnato ad un pianista italiano.

Ha inciso per la Fonit Cetra, etichetta

Italia e recentemente ha inciso i

Valzer di Strauss nelle trascrizioni dei

più famosi pianisti del passato.

È docente di pianoforte principale al

Conservatorio di Parma.

ROBERTO CAPPELLO

Pianist

1951 in der Provinz Lecce geboren,

begann schon in frühester Jugend

unter Leitung des Vaters sein Studium

der Musik, und zwar Klavierspiel und

Geige. Später war er in Rom Schüler

Rodolfo Caporalis, bei dem er sich

auch nach der Erwerbung des

Diploms am Konservatorium Santa

Cecilia vervollkommnete. 1975 nahm

er an zahlreichen Wettbewerben teil

und erhielt auch den 2. Preis von

Barcellona und Seregno und den

ersten von Senigallia; außerdem

gewann er den Wettbewerb von

Treviso und 1976 den «Busoni»-Preis

von Bozen, der seit vierundzwanzig

Jahren keinem Italiener mehr

verliehen worden war.

Er hat Plattenaufnahmen für die Fonit

Cetra gemacht, und letztlich die

Walzer von Strauß, mit der

Umarbeitung einiger der bekanntesten

Pianisten der Vergangenheit

aufgenommen.

Er ist Hauptklavierlehrer am

Konservatorium von Parma.


NOTE AL PROGRAMMA

BEETHOVEN:

Leonore Ouverture nr. 1

La travagliata vicenda compositiva

delle quattro ouverture al “Fidelio”

si ripercuote anche sulla esatta cronologia

della “Leonora nr. 1”, pubblicata

postuma nel 1838 col titolo di

“Ouverture caratteristica” e il numero

d’opera 138. Indipendentemente dal

fatto se sia stata effettivamente eseguita

alla prima sfortunata esecuzione

dell’opera, nel 1805 (come vorrebbe

il Misch contro chi sostiene invece

che non fu mai usata come introduzione

all’opera), la “Leonora nr. 1”

rappresenta in ogni caso un esempio

di brillante sinfonismo, ispirato ma

non condizionato dai temi dell’opera

(il tormento del prigioniero Florestano,

la brutalità del despota Bizzarro,

il coraggio e l’amore di Leonora, il

gioioso trionfo finale della giustizia).

All’introduzione lenta, basata sulle

sonorità luminose degli archi, fa seguito

un “Allegro” insieme vigoroso

e cordiale che sembra anticipare il

clima espressivo dell’“Ottava” e un

“Adagio ma non troppo” che propone

il tema dell’Aria di Florestano in carcere.

La ripresa della prima parte, in

una prospettiva di sintesi conclusiva,

presenta un caratteristico “crescendo”

quasi rossiniano.

BEETHOVEN: Concerto nr. 3

Il Concerto n. 3 in do minore op. 37,

scritto fra il 1800 e il 1803 ed eseguito

dall’autore a Vienna il 5 aprile 1803,

configura già il grande stile sinfonico

di Beethoven, proiettato in una di-

AN MERKUNGEN ZUM PROGRAMM

BEETHOVEN:

Leonore - Ouverture Nr. 1

Aufgrund der ganz allgemein bewegten

Entstehungsgeschichte der vier

“Fidelio”-Ouvertüren ist auch der

Zeitpunkt, zu dem “Leonore 1” geschrieben

wurde, nicht genauer bekannt;

feststeht nur, daß sie 1838 postum

veröffentlicht wurde, und zwar

als “charakteristische Ouvertüre” Op.

138. Nach Misch wurde sie bei der

ersten, wenig erfolgreichen Aufführung

des “Fidelio” im Jahr 1805 gespielt;

andere wieder vertreten den

Standpunkt, sie sei nie als Einleitung

zu dieser Oper benützt worden. Wie

dem auch sei, handelt es sich doch

um ein brillantes symphonisches

Werk, dessen Konzeption von den

Sujets der zugehörigen Oper - den

Leiden des eingekerkerten Florestan,

der Brutalität des Tyrannen Bizzarro,

dem Mut und der Liebe Leonorens

und dem durch den Sieg der Gerechtigkeit

gekennzeichneten freudigen

Ende - zwar nicht bedingt, wohl aber

angeregt worden ist.

Einer langsamen, vom lichtvollen

Klang der Streicher bestimmten Einleitung

folgt ein kraftvolles und

gleichzeitig herzhaft inniges “Allegro”,

welches die Ausdrucksatmosphäre

der achten Symphonie vorwegzunehmen

scheint, dann ein

“Adagio ma non troppo”; in diesem

klingt das Thema der von Florestan

im Kerker gesungenen Arie an. Die

Reprise, welche den ersten Teil in

zusammengefaßter Form bringt und

auf den Abschluß vorbereitet, weist

ein charakteristisches, an Rossini gemahnendes

Crescendo auf.


mensione dialettica e drammatica,

pur conservando una strutturazione

solista-orchestra di stampo mozartiano.

Ma il modello cui riferirsi non è

più quello settecentesco basato su toni

colloquiali e discorsivi, ma quello

denso di tensioni e allusioni tragiche

dei Concerti in tonalità minore di

Mozart, il K 466 (re minore) e il K

491 (do minore). Beethoven ne assume

e allo stesso tempo ne esaspera i

caratteri, ponendosi insieme come

punto di arrivo di un epoca ed inizio

di una nuova. Mai prima d’ora il pianoforte

aveva esordito in un Concerto

in questo modo. Non vi è continuità

tra l’esposizione orchestrale e l’entrata

solistica, nè l’orchestra si spegne

per favorire l’esordio del pianoforte.

L’orchestra svolge invece uno splendido

pezzo chiuso, quasi una teatrale

ouverture in cui presenta i due temi

fondamentali su cui si basa tutto

l’“Allegro”. Quindi l’orchestra tace,

intensificando l’effetto dell’entrata di

bravura, imperiosa e drammatica,

dello strumento solista. E qui nasce

l’epoca nuova, l’epoca in cui alla collaborazione-integrazione

mozartiana

tra solista e orchestra si aggiunge la

contrapposizione-separazione che

culminerà nella concezione romantica

del Concerto. Il “Largo” centrale,

nella lontana tonalità di mi maggiore,

sviluppa un unico tema di spiritualità

quasi religiosa in un’atmosfera riappacificata

e luminosa. Il “Rondò” finale

si avvia dalla tonalità di do minore,

ormai chiarificata a quella

ottimistica di do maggiore in un percorso

umoristico-giocoso che sa conciliare

“la satira con la dottrina, il

virtuosismo con il gioco intellettuale”

(Della Croce).

BEETHOVEN: Klavierkonzert Nr. 3

Beethovens drittes Klavierkonzert in

c-Moll Op. 37 entstand zwischen

1800 und 1803 und wurde am 5. April

des letztgenannten Jahres in Wien aus

der Taufe gehoben; der Komponist

selbst spielte dabei den Solopart. Das

Werk läßt in allem bereits den ureigenen

Stil des Bonner Meisters mit seiner

charakteristichen Dialektik erkennen;

nur in der Beziehung

zwischen Klavier und Orchester

weist es noch Mozartsche Züge auf,

allerdings nicht den liebenswürdigen

Plauderton der früheren Konzerte des

Salzburger Komponisten, sondern

die dramatische Spannung derjenigen

im Mollgeschlecht wie K.-V. 466 (d-

Moll) und K.-V. 491 (c-Moll). Diese

besonderen Mozartschen Merkmale

übernimmt Beethoven in gesteigerter

Form; in diesem Sinne steht er dabei

gleichsam an der Wende zwischen

zwei musikgeschichtlichen Perioden.

Der Anfang des Konzerts ist völlig

neuartig. Es besteht keinerlei Kontinuität

zwischen dem Einsatz des Klaviers

und der vorhergehenden Exposition

des Orchesters; auch klingt

dieses nicht, wie üblich, aus, um jenem

Raum zu bieten; vielmehr trägt

es ein prächtiges, in sich abgeschlossenes

Stück vor, eine Art Opernvorspiel,

in dem die beiden Grundthemen

des “Allegro” aufscheinen.

Dann erst schweigt es, wodurch die

Wirkung des bravourösen, gebieterisch

und dramatisch wirkenden Vortrags

des Klaviers entsprechend verstärkt

wird. An die Stelle des

Mozartschen Zusammenwirkens

zwischen Soloinstrument und Orche-


BEETHOVEN: Sinfonia nr. 4

La produzione sinfonica di Beethoven

presenta delle opere “gemelle”

in riferimento al loro periodo di concezione:

la Quarta e la Quinta, la Settima

e l’Ottava. La composizione della

sua Quinta Sinfonia fu interrotta

per scrivere la Quarta e ripresa dopo

il completamento di quest’ultima.

Nell’ordine definitivo delle sinfonie

si stabilisce così un principio dialettico,

di contrasto: a composizioni eroiche,

possenti e appassionate seguono

lavori contemplativi, calmi, sereni.

Soprattutto nell’Ottocento si identificò

unilateralmente Beethoven con

l’Eroica, la Quinta, la Nona, sottovalutando

le sinfonie di numerazione

pari. In realtà esse sono altrettanto

autenticamente beethoveniane, rispecchiando

in modo ugualmente significativo

la sua personalità sempre

in bilico fra demoniaco ed idilliaco.

La Quarta Sinfonia nasce, insieme

all’“Appassionata”, nell’estate del

1806 durante il soggiorno a Martonvasar

nel castello dei conti Brunsvick.

Allo stesso periodo risalgono il Quarto

Concerto per pianoforte e il Concerto

per violino, tutte opere accumunate

da un carattere di serena e

panteistica comunione universale,

vissuto dall’autore con il consueto ardore

filosofico. “Sto scrivendo un lavoro

- confessò Beethoven alla amata

contessina Josephine Brunsvick - lo

sento in me, davanti a me, ovunque

vada, ovunque resti. Mai mi sono trovato

ad una tale altezza. Tutto è luce,

purezza, chiarità.” Semplicità e intensificazione

espressiva: sono questi

i tratti salienti della Quarta. Di straordinaria

semplicità è il tema dell’“Allester

und des gegenseitigen Sich-Ergänzens

der beiden ist so als völlig

neues Element deren Widerstreit getreten,

in dem das Trennende stärker

wirkt als das Verbindende. Es ist dies

in ihren Grundzügen bereits jene

Vorstellung vom Wesen des Konzertes,

die in der Romantik bis zur letzten

Konsequenz durchgeführt werden

sollte.

BEETHOVEN: Symphonie Nr. 4

Die vierte Symphonie entstand zugleich

mit der unter der Bezeichnung

“Appassionata” bekannten Klaviersonate

im Sommer 1806, und zwar

während eines Aufenthalts des Komponisten

in Martonväsär, im Schloß

des Grafen Brunsvick. Aus derselben

Schaffensperiode stammen auch das

vierte Klavier- und das Violinkonzert,

und diesen wie den vorgenannten

Werken eignet ein abgeklärter,

von einer pantheistischen Weltanschauung

und einem Gefühl des Verbundenseins

mit dem gesamten Menschengeschlecht

bestimmter Charakter.

Dieser spricht auch aus einem

Bekenntnis Beethovens gegenüber

der geliebten Komteß Josephine

Brunsvick: Er arbeite, so heißt es

dort, an einem Werk, das er in sich

reifen fühle, das ihm ständig gegenwärtig

sei, wohin er auch gehe. Noch

nie habe er ein so gehobenes Gefühl

empfunden, noch nie die Welt so

lichtvoll, klar und rein gesehen... Einfachheit

und Intensität des Ausdrucks:

dies sind die hervorstechenden

Merkmale der Vierten. Höchst

einfach ist schon das Thema des ersten

Satzes (“Allegro vivace”); wie


grò vivace” iniziale, preceduto, come

già nella Prima e nella Seconda, da

un “Adagio” misterioso e sospeso. La

tonalità di si bemolle maggiore rischiara

l’atmosfera di luminosità festosa

e lo sviluppo si avvia verso una

incantata e misteriosa rarefazione basata

sulla frammentazione del primo

motivo. Nell’“Adagio”, afferma Berlioz,

“sin dalla prime battute si è colti

da un’emozione che alla fine per la

sua intensità diviene opprimente”. In

effetti, il discorso è di un lirismo intenso

e melodioso, di un’aura quasi

mozartiana, ma l’elemento ritmico

ostinato dei timpani che ne sta alla

base finisce per creare un effetto di

fisicità conturbante. Il successivo

“Allegro vivace (Menuetto)” è armonicamente

iridescente e colpisce per

l’ambiguità ritmica della frase principale

che pone moduli binari in battute

ternarie, creando spezzettamenti e

rimbalzi fantasiosi.

L’“Allegro ma non troppo” finale è

quasi un “lieto fine” alla Haydn, con

il virtuosistico moto perpetuo degli

archi in cui si inseriscono scansioni

umoristiche e scarti gioiosi, vivi di

una amabile letizia spirituale.

Maxia Zandonai

in der Ersten und Zweiten geht ihm

eine langsame Einleitung - hier ein

mysteriöses, unentschlossen voranschreitendes

“Adagio” - voraus. Die

Tonart B-Dur bewirkt eine freudige

Aufhellung der Atmosphäre; in der

Durchfhrung erzielt der Komponist

dann durch entsprechendes Zergliedern

des ersten Motivs eine Verknappung,

die geheimnisvoll faszinierend

anmutet. Was das “Adagio” betrifft,

so “bemächtigt sich des Hörers darin

schon von den ersten Takten an eine

starke Gemütsbewegung; gegen das

Ende hin wird diese fast bedrückend”

(Berlioz). Die musikalische Aussage

ist in diesem Satz denn auch zutiefst

lyrisch und melodiös, fast mozartisch,

doch wirkt der beharrliche

Rhythmus der Pauken, der sie untermalt,

im Sinne einer Ernüchterung

und im weiteren Verlauf beunruhigend.

Das folgende “Allegro vivace

(Menuetto)” ist durch eine schillernde

Harmonik gekennzeichnet; in seiner

Hauptphrase nimmt sich zudem

die durch den Einbau zweiteiliger

Tongebilde in eine dreizählige Taktform

erzielte Doppeldeutigkeit der

Rhythmik mit der darausfolgenden

Zerstückelung der Melodie und Verlagerung

der Betonung eigenartig

reizvoll aus. Das Finale (“Allegro ma

non troppo”) mutet mit seinem virtuosen,

an humoristischen Einschüben

reichen Perpetuum mobile der

Streicher fast wie einer der happyend-artigen

Schlußsätze Haydns an.


^ DIRETTORE/DIRIGENT

ALUN

FRANCIS

PIANISTA/PIANIST

ROBERTO

CAPPELLO

10. Il BOLZANO/BOZEN

Haus der Kultur - ore 20.30 Uhr

11. II TRENTO

Auditorium S. Chiara - ore 20.45

12. Il ORTISEI/ST. ULRICH

P. dei Congressi/Kongreßhaus

ore 20.30 Uhr

Leonore - Ouverture Nr. 1

Concerto nr. 3

per pianoforte ed orchestra

Klavierkonzert Nr. 3

ORCHESTRA

HAYDN

O R C H E S T E R

D

Sinfonia/Symphonie Nr. 4

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