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skilled 2-24 Inclusione

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

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<strong>skilled</strong><br />

N°2<br />

20<strong>24</strong><br />

La rivista della Scuola universitaria federale per la formazione professionale<br />

<strong>Inclusione</strong>


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Editoriale<br />

Ciò che voleva dirci<br />

da tempo...<br />

Una formazione professionale<br />

aperta alle diversità<br />

...ora lo può fare in modo semplice.<br />

La sua partecipazione al nostro breve sondaggio su «<strong>skilled</strong>» ci farebbe molto<br />

piacere. Il suo contributo ci permette di continuare a sviluppare la rivista della SUFFP.<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen<br />

«Abbiamo il dovere di realizzare una maggiore<br />

inclusione nella nostra quotidianità formativa<br />

e professionale e di eliminare le barriere nella<br />

nostra mentalità, nei nostri atteggiamenti e<br />

nel nostro agire.»<br />

Partecipo!<br />

Buongiorno,<br />

qual è l’ultima volta che ha provato<br />

un sentimento di esclusione? La vita<br />

ci pone prima o poi davanti a situazioni<br />

di questo tipo. Nel nostro Paese<br />

ci sono però persone che la vivono<br />

quotidianamente. Sono persone che<br />

lottano duramente per essere parte<br />

della nostra società. Persone per cui<br />

la discriminazione è all’ordine del<br />

giorno; perché cieche, la lingua è per<br />

loro una barriera, hanno bisogno di<br />

più tempo per imparare, il loro cervello<br />

funziona in modo diverso rispetto<br />

a quello della maggioranza, o per<br />

altre ragioni.<br />

Lo scorso anno, Pro Infirmis ha<br />

pubblicato un indice dell’inclusione<br />

per la Svizzera. Ha intervistato circa<br />

1400 persone con disabilità. I risultati<br />

per il settore Istruzione e Lavoro<br />

fanno riflettere: due persone intervistate<br />

su tre si sentono limitate nel proprio<br />

percorso di formazione, e questo<br />

vale in particolare nella fascia di età<br />

compresa tra i 16 e i <strong>24</strong> anni. Il 50 per<br />

cento delle persone intervistate ritiene<br />

di non avere praticamente alcuna<br />

opportunità di trovare un’occupazione<br />

nel mercato del lavoro primario.<br />

Possiamo e vogliamo accettare<br />

questo stato delle cose? No. Abbiamo<br />

il dovere di realizzare una maggiore<br />

inclusione nella nostra quotidianità<br />

formativa e professionale e di eliminare<br />

le barriere nella nostra mentalità,<br />

nei nostri atteggiamenti e nel nostro<br />

agire. Ciò significa riflettere maggiormente,<br />

a tutti i livelli, su cosa sia<br />

necessario per garantire l’inclusione<br />

e su come intendiamo viverla.<br />

L’uguaglianza delle opportunità è<br />

una tematica centrale del messaggio<br />

sull’educazione, la ricerca e l’innovazione<br />

per il periodo 2025–2028. Garantire<br />

un’istruzione inclusiva, equa<br />

e di qualità per tutte le persone, è anche<br />

uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo<br />

Sostenibile individuati dall’ONU.<br />

Rispetto, collegialità, assenza di<br />

pregiudizi, partecipazione, una cultura<br />

costruttiva dell’errore e della fiducia:<br />

sono questi i valori da porre al<br />

centro. Approcci pedagogici più flessibili,<br />

individualizzati e differenziati<br />

per l’insegnamento e l’apprendimento<br />

sono un altro presupposto importante.<br />

Con questa edizione di «<strong>skilled</strong>»<br />

vogliamo promuovere il confronto<br />

sull’inclusione nella formazione professionale,<br />

contribuendo a questa tematica<br />

con le nostre conoscenze e<br />

dando voce a chi ha qualcosa da dire<br />

in merito. Non abbiamo ancora raggiunto<br />

l’obiettivo, ma siamo sulla strada<br />

giusta. È nostra responsabilità continuare<br />

a percorrerla, per realizzare<br />

una formazione professionale inclusiva<br />

nel nostro Paese. Una formazione<br />

professionale aperta alle diversità.<br />

Le auguro una lettura ricca di spunti.<br />

Dr. Barbara Fontanellaz,<br />

direttrice SUFFP<br />

↑ Barbara Fontanellaz<br />

sondaggio<br />

1


Progetto<br />

fotografico per «<strong>skilled</strong>»<br />

Una riflessione<br />

sul tema dell’inclusione<br />

Come parlare dell’inclusione tramite il linguaggio della<br />

fotografia? È questa la domanda con cui si sono confrontate<br />

sei persone iscritte alla Scuola specializzata superiore in<br />

fotografia della Scuola di arte applicata di Berna e Bienne per<br />

questo numero di «<strong>skilled</strong>».<br />

Hanno utilizzato, tra l’altro, fiori, colori, orecchie e verdura per tradurre<br />

in immagini i propri pensieri. Ci ha fatto molto piacere lavorare a<br />

questa edizione di «<strong>skilled</strong>» con le loro opere. La redazione di «<strong>skilled</strong>»<br />

ha scelto la fotografia di Céline Richard-Schlumpf per illustrare la<br />

copertina di questa edizione.<br />

Ringraziamo le persone che si sono dedicate a questo<br />

progetto fotografico, e il responsabile del ciclo di studio<br />

Guy Jost, che le ha supportate nel lavoro.<br />

▶ www.sfgb-b.ch<br />

(in tedesco e francese)<br />

Jonas Staub: più autodeterminazione per le persone disabili.<br />

→ Pagina 34<br />

Formazione professionale inclusiva: situazione svizzera<br />

→ Pagina 4<br />

4 Le pari opportunità come esigenza sociopolitica<br />

<strong>Inclusione</strong>: un ideale mancato?<br />

8 Da limite a risorsa<br />

In favore della neurodiversità<br />

10 Didattica inclusiva<br />

La collaborazione è<br />

decisiva per il successo<br />

12 Isabelle Honorez Erard, Ufficio AI Canton Vaud<br />

«Il lavoro in rete è essenziale»<br />

13 Misure di integrazione delle aziende<br />

Disporre della maggior<br />

manodopera qualificata possibile<br />

14 L’interrogativo<br />

Quali sono le premesse per<br />

un’inclusione riuscita?<br />

16 Pretirocinio d’integrazione<br />

Agevolare l’accesso alla formazione<br />

professionale di base<br />

17 Pretirocinio d’integrazione<br />

Accompagnamento in azienda<br />

delle persone rifugiate<br />

18 Ostacoli al successo<br />

La lotta silenziosa per<br />

l’appartenenza<br />

19 Attuazione di un progetto pilota<br />

La Posta verso una formazione<br />

professionale inclusiva<br />

20 Per la pratica: modello per fasi della mediazione<br />

Trasformare il conflitto<br />

in opportunità<br />

22 La Spagna come esempio di politiche di inclusione<br />

Una vita attiva e autonoma grazie<br />

alla formazione professionale<br />

23 Pari opportunità tra i generi<br />

Inserimento professionale ancora<br />

fortemente stereotipato<br />

Audry Pentassuglia, sorda dalla nascita, racconta del suo<br />

apprendistato di cuoca<br />

→ Pagina 36<br />

<strong>24</strong> Consulenti per persone in formazione<br />

Un ruolo essenziale per l’inclusione<br />

26 Formazione professionale di base<br />

Il portfolio delle competenze a<br />

sostegno dello sviluppo personale<br />

27 Carta bianca: Anna Rosenwasser, consigliera nazionale<br />

Comprendere l’esclusione per<br />

realizzare l’inclusione<br />

28 Mobilità nazionale nella creazione di tessuti<br />

Sperimentazioni intrecciate<br />

29 Campionati delle professioni<br />

Dare il massimo per la<br />

formazione professionale<br />

30 Gabriel Weibel, formatore presso Gemdat<br />

«Per me lo scetticismo è<br />

sempre stato uno stimolo»<br />

32 Flessibilità nello studio<br />

Nuovi accordi per l’insegnamento<br />

e l’apprendimento<br />

33 Master of Science in formazione professionale<br />

«La formazione professionale<br />

offre qualcosa a chiunque»<br />

34 Jonas Staub, fondatore di Blindspot, specialista inclusione<br />

«Da noi sono confrontate<br />

con la vita reale»<br />

36 Audry Pentassuglia, cuoca, prepara la maturità professionale<br />

«Nella grande frenesia la situazione<br />

in cucina si fa difficile»<br />

38 Barbara Studer, diplomata BSc in formazione professionale<br />

«L’impegno è stato più<br />

che ripagato»<br />

39 7 domande a: Cédric Dufey, ex apprendista alla SUFFP<br />

«La crescita continua è ciò che<br />

mi ha aiutato maggiormente»<br />

40 Il Consiglio: Oriane Cochand, membro del Consiglio SUFFP<br />

Includere è «fare insieme»<br />

41 Notizie<br />

News dalla SUFFP


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

<strong>Inclusione</strong><br />

Le pari opportunità come esigenza sociopolitica<br />

<strong>Inclusione</strong>:<br />

un ideale mancato?<br />

<strong>Inclusione</strong> è partecipazione di tutti gli individui alla società, alla formazione e al lavoro.<br />

Questa definizione vale per ogni singola persona, indipendentemente dalle esigenze<br />

di formazione, dall’eventuale disabilità, dal sesso o dall’estrazione sociale e dalle origini<br />

culturali. Pensare a una formazione professionale inclusiva vuol dire individuarne<br />

le diseguaglianze e contrastarle, affinché ciascun individuo possa accedervi senza<br />

discriminazioni di sorta. Come stanno le cose in Svizzera?<br />

Di Barbara Duc e Marlise Kammermann<br />

←<br />

Pari opportunità, partecipazione e inclusione sono alcuni<br />

degli obiettivi che si è data l’Organizzazione delle Nazioni<br />

Unite (ONU) nel 2015 attraverso l’Agenda 2030 per<br />

lo Sviluppo Sostenibile. Con l’obiettivo 4 del programma<br />

d’azione, l’ONU intende garantire a tutte le persone entro<br />

il 2030 un’educazione di qualità, equa e inclusiva, nonché<br />

opportunità di apprendimento permanente. Ciò comprende<br />

un accesso equo all’istruzione a qualsiasi livello –<br />

un concetto ripreso anche dagli obiettivi del programma<br />

«Formazione professionale 2030» in Svizzera.<br />

L’allegato statistico al Rapporto intermedio sull’attuazione<br />

della Strategia per lo sviluppo sostenibile 2030 in<br />

Svizzera, relativo al 20<strong>24</strong>, evidenzia tuttavia la distanza<br />

che ci separa dagli obiettivi auspicati, in quanto l’accesso<br />

all’istruzione e al mercato del lavoro continua a dipendere<br />

dal sesso, dall’origine, dalla disabilità o dallo status sociale.<br />

A ciò si aggiunge il fatto che un quarto della popolazione<br />

si sente discriminata in virtù di questi fattori, ma<br />

anche a causa dell’età, della lingua, dello stile di vita, dell’orientamento<br />

sessuale, dell’identità di genere o delle proprie<br />

idee in materia di religione, filosofia o politica.<br />

Fotografia di Claudio Zingarello, Scuola specializzata superiore in<br />

fotografia, Scuola di arte applicata di Berna e Bienne<br />

Misure per promuovere le pari opportunità<br />

Data l’importanza del sistema della formazione professionale<br />

– non solo nella fase successiva alla scuola dell’obbligo<br />

ma anche nel processo di transizione scuola-lavoro –<br />

analizzarlo nell’ottica dell’inclusione può rivelarsi senz’altro<br />

interessante. Terminata la scuola dell’obbligo, la<br />

maggior parte delle persone giovani (63 per cento) opta<br />

per la formazione professionale, con differenze più o meno<br />

marcate in base alle caratteristiche individuali e sociali,<br />

come il ciclo di studio seguito al livello secondario I, il<br />

sesso, l’origine sociale, la nazionalità e lo statuto migratorio,<br />

oltre alla regione linguistica e al comune di residenza.<br />

Per alcune categorie di persone giovani l’accesso alla<br />

formazione postobbligatoria certificante, il successo della<br />

formazione e l’inserimento stabile nel mondo del lavoro<br />

nascondono diverse incognite: le più vulnerabili sono<br />

quelle di origini modeste, con un bagaglio migratorio o<br />

una disabilità fisica, mentale o psichica.<br />

Negli ultimi vent’anni, durante i quali la Confederazione<br />

si è adoperata per far salire dal 90 al 95 per cento il numero<br />

delle persone diplomate del livello secondario II, sono<br />

state attuate molteplici misure per favorire l’inclusione<br />

nel sistema della formazione professionale di questi diversi<br />

gruppi. Ne sono un esempio le formazioni transitorie,<br />

il nuovo ciclo di studio di due anni per la formazione di<br />

chi si appresta a iniziare un apprendistato, propedeutico<br />

all’ottenimento di un certificato federale di formazione<br />

pratica (CFP), il sostegno individuale specializzato (SIS), il<br />

pretirocinio d’integrazione (PTI) per persone rifugiate, le<br />

misure di compensazione degli svantaggi ecc.<br />

Sono inoltre state proposte formazioni non regolamentate<br />

dalla legge federale sulla formazione professionale.<br />

La Formazione pratica svizzera (FPra), per esempio, regolamentata<br />

da INSOS Svizzera – associazione nazionale<br />

di categoria delle istituzioni per persone con disabilità –<br />

è rivolta principalmente alle persone che beneficiano di<br />

una misura di formazione professionale dell’assicurazione<br />

per l’invalidità (AI).<br />

Persistono le diseguaglianze nell’accesso alla<br />

formazione professionale<br />

Malgrado gli sforzi illustrati, gli ultimi dati dell’Ufficio federale<br />

di statistica (UST) sul processo di transizione e sui<br />

percorsi di formazione rivelano che le categorie di persone<br />

giovani citate rischiano più di altre di avere difficoltà<br />

tali da metterne in discussione la transizione dalla scuola<br />

al mondo del lavoro. Uno scenario che si articola su<br />

più livelli: accesso differito, o mancato accesso, a una<br />

<strong>Inclusione</strong> o integrazione?<br />

L’inclusione descrive un sistema sociale, scolastico o un altro sistema<br />

contraddistinto dalla diversità, dalle differenze e dall’uguaglianza dei propri<br />

membri. Tale concetto sta alla base dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo<br />

Sostenibile dell’ONU.<br />

Integrazione significa inserimento delle persone in un dato sistema sociale,<br />

scolastico o altro sistema, il che presuppone persone già integrate in<br />

quest’ultimo e altre che ne sono escluse.<br />

In Svizzera, spesso, questi due termini vengono utilizzati come sinonimi.<br />

Manca tuttavia un dibattito critico sulla diversa concezione di società che<br />

scaturisce da questi due termini. Ciò riguarda in modo particolare la<br />

formazione professionale.<br />

5


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

↑<br />

Fotografia di Claudio Zingarello, Scuola specializzata superiore in fotografia,<br />

Scuola di arte applicata di Berna e Bienne<br />

formazione di livello secondario II, scioglimento del contratto<br />

di tirocinio (SCT) o uscita dal sistema di formazione<br />

senza qualificazione certificata.<br />

Per quanto concerne il primo grado della transizione,<br />

da un lato l’accesso a una formazione di livello secondario<br />

II all’uscita dalla scuola dell’obbligo è differito da uno<br />

a tre anni per il 18,5 per cento delle persone giovani.<br />

Dall’altro, tre anni dopo la conclusione della scuola dell’obbligo<br />

il 3,5 per cento di queste non ha ancora avuto accesso<br />

a una formazione certificante.<br />

Le persone giovani i cui genitori hanno frequentato<br />

soltanto la scuola dell’obbligo e quelle straniere nate all’estero<br />

nonché quelle che escono da un programma d’insegnamento<br />

speciale di livello secondario I rappresentano<br />

i tre gruppi che rischiano più di altri una transizione differita<br />

e perfino di restare fuori dal sistema. Queste sono<br />

inoltre le persone che ritroviamo segnatamente nel ciclo<br />

di studio propedeutico a un certificato di formazione pratica<br />

(CFP), con accesso differito per quasi metà di coloro<br />

che intraprendono questo percorso (48,5 per cento).<br />

Le tre categorie indicate hanno più probabilità di seguire<br />

formazioni transitorie che consentano alla maggior<br />

parte (86 per cento) di accedere a una formazione certificante.<br />

Il restante 14 per cento consiste in persone giovani<br />

che non intraprendono alcuna formazione di livello secondario<br />

II, che hanno avuto accesso a una FPra o a un<br />

avviamento professionale AI o che, tre anni dopo la scuola<br />

dell’obbligo, sono ancora nella formazione transitoria.<br />

Nella maggior parte dei casi, il passaggio nella formazione<br />

transitoria ha quindi assicurato l’accesso, benché differito,<br />

a una formazione certificante di livello secondario<br />

II. Tuttavia, per determinati gruppi di persone giovani, in<br />

particolare coloro che hanno seguito un programma d’insegnamento<br />

speciale, tale passaggio non è sufficiente.<br />

Diseguaglianze e mercato dei posti di tirocinio<br />

Una delle difficoltà che si incontrano nel passaggio dalla<br />

scuola dell’obbligo alla formazione professionale è trovare<br />

un posto di tirocinio. Le logiche di reclutamento del mercato<br />

dei posti di tirocinio e quelle del mercato del lavoro presentano<br />

un’evidente analogia: chi si candida all’apprendistato<br />

deve affrontare concorrenza, discriminazione e diseguaglianze<br />

sociali proprio come se si trattasse di un impiego.<br />

Una delle difficoltà che si incontrano nel<br />

passaggio dalla scuola dell’obbligo<br />

alla formazione professionale è trovare<br />

un posto di tirocinio.<br />

L’inserimento nel mercato dei posti di tirocinio da parte<br />

delle persone giovani di origine straniera potrebbe dunque<br />

rivelarsi complesso. Come evidenziato da Christian<br />

Imdorf, sociologo dell’educazione, oltre alle discriminazioni<br />

subite, le persone migranti di prima generazione,<br />

in particolare, risentono della scarsa conoscenza del sistema<br />

di formazione svizzero e dell’adesione solitamente<br />

sporadica alle reti informali, spesso utilizzate dalle<br />

aziende per trovare una persona in formazione.<br />

Esiste poi un’altra categoria di persone giovani che è<br />

vittima delle diseguaglianze, ma della quale non abbiamo<br />

ancora parlato: quella delle donne. Stante la divisione del<br />

lavoro in base al sesso e la segregazione orizzontale – concentrazione<br />

o sovrarappresentanza delle donne in determinate<br />

professioni – nelle quali è strutturato il mercato<br />

del lavoro, le giovani donne, diversamente dagli uomini,<br />

devono fare i conti con una scelta limitata di professioni,<br />

che genera un fenomeno di sovraselezione nel mercato<br />

dei posti di tirocinio. A questo si aggiungono le discriminazioni<br />

di genere, soprattutto quando le donne si rivolgono<br />

ai settori tradizionalmente occupati da uomini.<br />

Possono inoltre verificarsi discriminazioni indirette, a<br />

causa del peso sempre maggiore delle competenze trasversali<br />

nell’ambito dei criteri di selezione. Queste ultime sono<br />

considerate attributi personali, al pari delle competenze<br />

trasversali e di un certo «saper essere», in quanto fanno<br />

riferimento alla socializzazione primaria nonché a<br />

disposizioni di carattere sociale e culturale. Di fatto, escludono<br />

coloro che non le possiedono e che pertanto non soddisfano<br />

le norme del mercato del lavoro, specialmente le<br />

persone giovani di origine sociale modesta, le persone con<br />

un bagaglio migratorio e talvolta le giovani donne.<br />

Le diseguaglianze persistono e mettono in<br />

discussione l’inclusione di tutte le persone nel<br />

sistema della formazione professionale.<br />

<strong>Inclusione</strong> sostenibile messa in discussione<br />

<strong>Inclusione</strong> vuol dire anche permanenza nella formazione<br />

e successo della medesima. La condizione di vulnerabilità<br />

che accompagna le persone giovani i cui genitori hanno<br />

frequentato soltanto la scuola dell’obbligo, le persone<br />

straniere nate all’estero e quelle che escono da un programma<br />

d’insegnamento speciale di livello secondario I si concretizza<br />

nel rischio di non portare a termine la formazione<br />

e/o di non ottenere il certificato, come dimostra il monitoraggio<br />

dell’UST a cinque o sei anni dall’accesso alla<br />

formazione professionale. Le persone straniere nate all’estero<br />

sono d’altronde maggiormente soggette allo scioglimento<br />

del contratto di tirocinio, oltre alla mancata ripresa<br />

della formazione nei tre anni successivi a tale evento.<br />

Un cantiere aperto<br />

L’accesso alla formazione professionale, l’inserimento<br />

nel mercato dei posti di tirocinio e l’esito della formazione<br />

lo attestano: le diseguaglianze persistono e mettono<br />

in discussione l’inclusione di tutte le persone nel sistema<br />

della formazione professionale.<br />

È pertanto auspicabile adottare misure di sostegno, integrandole<br />

con campagne di sensibilizzazione a favore di<br />

una società inclusiva. Lo scopo è armonizzare selettività ed<br />

esigenze del sistema di formazione, in parte basato sull’inserimento<br />

delle persone in formazione in realtà aziendali<br />

caratterizzate dalla necessità di essere redditizie.<br />

Per un migliore accompagnamento, occorre altresì<br />

studiare l’inclusione di altri gruppi, come le persone rifugiate,<br />

le comunità LGBTIAQ+ nonché le persone in formazione<br />

di talento.<br />

In questo numero di «<strong>skilled</strong>» sono disponibili diversi<br />

esempi che mostrano delle possibili vie per promuovere<br />

l’inclusione di tutte le persone.<br />

■ Barbara Duc, senior researcher del campo di ricerca Processi<br />

d’integrazione e di esclusione, SUFFP ■ Marlise Kammermann,<br />

senior researcher del Servizio di valutazione e del campo di ricerca<br />

Identità professionale e diversità nonché senior lecturer del MSc<br />

in formazione professionale, Formazione, SUFFP<br />

Bibliografia<br />

■ Duc, B., & Lamamra, N. (2022). Recrutement des apprenti·e·s en<br />

Suisse : des critères de sélection à géométrie variable. Formation<br />

emploi, 159. https://doi.org/10.4000/formationemploi.10858<br />

■ Duc, B., & Lamamra, N. (2023). Enjeux et inégalités du système de<br />

formation professionnelle suisse dans le contexte de la transition<br />

école-travail. Éclairage à partir du phénomène des résiliations de<br />

contrat d’apprentissage. Revue suisse de pédagogie spécialisée,<br />

13 (2), pp. 16–21. https://doi.org/10.57161/r2023-02-03<br />

■ Imdorf, C. (2018). Sélection, discrimination et reproduction sociale<br />

par les entreprises formatrices. In J.-L. Berger, N. Lamamra, &<br />

L. Bonoli (dir.), Enjeux de la formation professionnelle en Suisse.<br />

Le « modèle » suisse sous la loupe, (pp. 181–198). Seismo.<br />

■ Ufficio federale di statistica (UST). (2016). La transition à la fin de<br />

l’école obligatoire. OFS. www.bfs.admin.ch/bfs/fr/home/<br />

statistiques/education-science/transitions-parcours-domaineformation/apres-ecole-obligatoire.assetdetail.1520332.html<br />

■ UST. (2023). La transition à la fin de l’école obligatoire. OFS.<br />

www.bfs.admin.ch/bfs/fr/home/statistiques/education-science/<br />

transitions-parcours-domaine-formation/apres-ecole-obligatoire.<br />

assetdetail.28085665.html<br />

■ UST. (2023). Parcours de formation dans le degré secondaire II. OFS.<br />

www.bfs.admin.ch/bfs/fr/home/statistiques/education-science/<br />

transitions-parcours-domaine-formation/secondaire-II.<br />

assetdetail.28066977.html<br />

■ UST. (2023). Résiliation du contrat d’apprentissage, réentrée, statut<br />

de certification. OFS.<br />

www.bfs.admin.ch/bfs/fr/home/statistiques/education-science/<br />

transitions-parcours-domaine-formation/secondaire-II/resiliation.<br />

assetdetail.29365479.html<br />

■ Scharnhorst, U. & Kammermann, M. (2020). Who is included in VET,<br />

who not? Education + Training, 62 (6), pp. 645–658.<br />

https://zenodo.org/records/5776102#.YbcnEseZOF4.<br />

▶ www.suffp.swiss/persone-formazione-cicli-con-basso<br />

▶ www.suffp.swiss/pti-accompagnamento-posto-di-lavoro<br />

▶ www.suffp.swiss/apprendiste-apprendisti-di-talento<br />

6 7<br />

↑<br />

Fotografia di Claudio Zingarello, Scuola specializzata superiore in<br />

fotografia, Scuola di arte applicata di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

Da limite a risorsa<br />

In favore<br />

della neurodiversità<br />

Di Yoann Favre, Marina Fiori e Matilde Wenger<br />

Sindrome neurotipica<br />

o la neurotipicità come percepita<br />

dai neuroatipici<br />

Questo riquadro, scritto da persone neuroatipiche<br />

con un pizzico di umorismo, descrive persone<br />

con un funzionamento neurologico cosiddetto<br />

«normale». Un cambio di prospettiva!<br />

Definizione<br />

La sindrome neurotipica è un disturbo neurobiologico<br />

caratterizzato da preoccupazioni<br />

sociali, manie di superiorità e ossessione per il<br />

conformismo.<br />

Affidabilità, lealtà, cura dei dettagli, competenze specifiche legate a un determinato<br />

interesse: sono solo alcune delle risorse promosse all’attenzione delle aziende per<br />

sensibilizzarle sullo spettro autistico. Questo cambio di prospettiva, che si concentra<br />

sui punti di forza piuttosto che su quelli deboli, è appoggiato dall’Organizzazione<br />

romanda per l’integrazione e la formazione professionale di persone con problemi di<br />

salute o in difficoltà.<br />

mad<br />

Il concetto di neurodiversità comprende,<br />

tra l’altro, lo spettro autistico<br />

(DSA), il deficit di attenzione con o<br />

senza iperattività (ADHD) o la dislessia<br />

e costituisce una rivoluzione nella<br />

nostra comprensione della diversità<br />

umana. Lungi dal rappresentare un<br />

insieme di deficit, denota piuttosto un<br />

ricco spettro di potenzialità, prospettive<br />

uniche e abilità. Nella formazione<br />

professionale aziendale, soprattutto<br />

a livello internazionale, i programmi<br />

di sostegno alla diversità sono<br />

ancora in una fase embrionale, ancorché<br />

in crescita. Le misure che vengono<br />

adottate mirano a compensare gli<br />

svantaggi offrendo un supporto adeguato<br />

durante il processo di formazione.<br />

A livello di basi giuridiche, esistono<br />

differenze significative tra Confederazione<br />

e Cantoni, nonché tra enti<br />

pubblici e privati.<br />

Il successo professionale<br />

delle persone neuroatipiche<br />

richiede accorgimenti<br />

su misura e innovazioni<br />

pedagogiche e tecniche.<br />

Marion Duciel è assistente sociale<br />

presso l’Organizzazione romanda per<br />

l’integrazione e la formazione professionale<br />

di persone con problemi di salute<br />

o in difficoltà (Orif). Lavora con<br />

persone autistiche da circa dieci anni.<br />

A suo avviso, è essenziale adottare<br />

un approccio olistico che riconosca i<br />

punti di forza di queste persone senza<br />

tuttavia nascondersi le sfide.<br />

Un ventaglio di potenzialità<br />

L’obiettivo dei suoi interventi è di «valorizzare<br />

i punti di forza e le risorse,<br />

senza sorvolare sulle difficoltà». Questi<br />

punti di forza, afferma Marion Duciel,<br />

includono la «capacità di andare avanti»,<br />

un rispetto non comune per le regole<br />

e un modo di pensare a rete. Aggiunge<br />

poi che, per sostenere efficacemente<br />

le persone neuroatipiche,<br />

occorre tenere conto degli aspetti professionali<br />

e delle interazioni con la famiglia<br />

e con l’ambiente sociale.<br />

Dal canto suo, Ludovic Salafa ha<br />

completato l’apprendistato come meccanico.<br />

Nonostante un percorso formativo<br />

difficile, vede la sua neuroa tipicità<br />

come una risorsa. Descrive come la<br />

neurodiversità, lungi dall’ostacolarlo,<br />

stimoli un’insaziabile curiosità e la capacità<br />

di approfondire i suoi interessi:<br />

«…Sia il DSA che l’ADHD mi aiutano<br />

molto: l’ADHD mi fa pensare molto e<br />

divagare, mentre il DSA mi ancora a<br />

questioni che mi interessano». Tuttavia,<br />

il caso di Ludovic Salafa non può<br />

essere generalizzato. Ogni persona,<br />

sottolinea, è unica e incontrerà le proprie<br />

difficoltà, richiedendo adattamenti<br />

su misura. Eppure, deplora Marion<br />

Duciel, «ci sono ancora centri professionali<br />

che, nonostante la legislazione<br />

federale, rifiutano tutte le richieste di<br />

adattamento».<br />

Superare le difficoltà<br />

Molti sono gli aneddoti di Marion<br />

Duciel per illustrare la necessità di<br />

una comunicazione chiara e di una<br />

stretta collaborazione tra persone formatrici,<br />

aziende e persone in formazione:<br />

«Un giovane ha imparato presso<br />

l’Orif a cellofanare i pallet avvolgendoli<br />

da destra. Ma in azienda il<br />

processo procedeva da sinistra. Di<br />

conseguenza, per il giovane non era<br />

più la stessa attività. L’azienda si è rivolta<br />

a noi abbastanza rapidamente,<br />

lamentando errori nella preparazione<br />

della merce.» Questo tipo di evento<br />

non è isolato ed evidenzia la necessità<br />

di adattamenti flessibili e di una<br />

continua sensibilizzazione all’interno<br />

degli ambienti professionali ed educativi.<br />

Marion Duciel sottolinea che<br />

«consapevolezza, formazione e flessibilità»<br />

sono i tre pilastri che insieme<br />

costituiscono la base di una strategia<br />

di adattamento efficace.<br />

Pertanto, il successo professionale<br />

delle persone neuroatipiche richiede<br />

accorgimenti su misura e innovazioni<br />

pedagogiche e tecniche. Il fatto<br />

che alcune istituzioni stiano ostacolando<br />

questi adattamenti, nonostante<br />

i loro obblighi legali, evidenzia l’urgente<br />

necessità di un cambiamento<br />

culturale nei nostri sistemi educativi<br />

e professionali.<br />

■ Yoann Favre, junior researcher del campo<br />

di ricerca Processi di apprendimento e<br />

misure di sostegno, SUFFP ■ Marina Fiori,<br />

responsabile del campo di ricerca Processi di<br />

apprendimento e misure di sostegno, SUFFP<br />

■ Matilde Wenger, senior researcher del<br />

campo di ricerca Processi di apprendimento<br />

e misure di sostegno, SUFFP<br />

▶ www.orif.ch (in francese)<br />

↑ Marion Duciel lavora con<br />

8 9<br />

persone autistiche.<br />

↑<br />

Sintomi<br />

Gli individui neurotipici (NT) spesso credono che la<br />

loro esperienza del mondo sia l’unica o l’unica<br />

valida. Sono persone che hanno difficoltà a stare da<br />

sole. Gli individui NT sono spesso intolleranti<br />

nei confronti di piccole differenze altrui, faticano a<br />

comunicare direttamente e molti ricorrono più<br />

frequentemente a bugie rispetto alle persone con<br />

DSA.<br />

Cause<br />

Si ritiene che la sindrome neurotipica sia di origine<br />

genetica. Le autopsie hanno mostrato che i cervelli<br />

delle persone neurotipiche sono generalmente<br />

più piccoli di quelli delle persone con autismo e che<br />

hanno aree legate al comportamento sociale<br />

sovrasviluppate.<br />

Adattamenti<br />

In rari casi, le persone NT possono imparare a<br />

compensare la loro disabilità e interagire normalmente<br />

con le persone autistiche.<br />

Fonte: Orif<br />

Fotografia di Céline Richard-Schlumpf, Scuola specializzata superiore in fotografia, Scuola di arte applicata di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

Didattica inclusiva<br />

La collaborazione è<br />

decisiva per il successo<br />

Di René Wüthrich<br />

Nella formazione professionale di base biennale con certificato federale di formazione<br />

pratica, il corpo insegnante delle scuole professionali non si occupa solo di lezioni,<br />

ma lavora anche in stretta collaborazione con la direzione. Un nuovo studio mostra come,<br />

in un’ottica di inclusione, sia possibile garantire sostegno a tutte le persone in<br />

formazione. Per riuscirci, un efficace lavoro d’équipe di tutte le parti coinvolte e una<br />

cultura comune dell’inclusione sono elementi particolarmente importanti.<br />

Didattica inclusiva per le persone che svolgono una formazione<br />

professionale con CFP<br />

La didattica inclusiva nella formazione professionale di base con CFP è<br />

regolamentata dall’articolo 10 dell’Ordinanza sulla formazione professionale<br />

(OFPr), che definisce le misure didattiche da adottare all’interno delle<br />

lezioni. Queste garantiscono alle persone che frequentano una formazione<br />

professionale con CFP un supporto a 360°.<br />

Il capoverso 1 definisce l’offerta formativa come segue: «Rispetto alle formazioni<br />

professionali di base triennali e quadriennali, la formazione professionale<br />

di base trasmette qualifiche professionali specifiche e più semplici.<br />

Essa tiene conto delle condizioni individuali delle persone in formazione<br />

attraverso un’offerta formativa differenziata e una didattica adeguata.»<br />

I capoversi 4 e 5 descrivono più nel dettaglio l’utilizzo e l’orientamento del<br />

Sostegno individuale specializzato (SIS) come misura di supporto.<br />

È importante che la scuola<br />

professionale sia<br />

improntata a una cultura<br />

dell’inclusione, con<br />

un’impostazione e valori<br />

comuni.<br />

Le lezioni in classe nell’ambito delle formazioni professionali<br />

di base biennali con certificato federale di formazione<br />

pratica (CFP) pongono il corpo insegnante e la direzione<br />

delle scuole professionali di fronte a particolari sfide.<br />

Come può il corpo insegnante creare lezioni inclusive, individualizzate<br />

e differenziate, in modo da consentire a tutte<br />

le persone in formazione di acquisire<br />

nuove conoscenze? L’autore di questo<br />

contributo ha condotto uno studio<br />

per cercare di rispondere a questa domanda.<br />

Nell’ambito della sua tesi, ha<br />

studiato la didattica nella formazione<br />

professionale di base con CFP e il significato<br />

dell’articolo 10 dell’Ordinanza sulla<br />

formazione professionale (vedi riquadro) per il corpo<br />

insegnante e le direzioni delle scuole professionali. Ha condotto<br />

interviste con entrambi i gruppi, partecipato ad alcune<br />

lezioni e analizzato la letteratura in materia.<br />

L’autore descrive un modello di didattica fatto di lezioni<br />

inclusive in gruppi di apprendimento eterogenei. Lo<br />

studio prende in considerazione sia il livello della direzione<br />

scolastica sia dell’insegnamento, mostrando una<br />

cooperazione sistemica tra i due piani,<br />

nonché le condizioni per una collaborazione<br />

efficace.<br />

Sul piano della dirigenza scolastica,<br />

il modello individua i sei campi d’azione<br />

seguenti: assumere insegnanti competenti,<br />

offrire corsi di formazione e<br />

formazione continua mirati, garantire<br />

un sostegno individuale specializzato, sviluppare una cultura<br />

dell’inclusione, supportare la cooperazione tra i luoghi<br />

di formazione e orientarsi ai requisiti di legge.<br />

Sul piano dell’insegnamento, è possibile individuare<br />

quattro campi d’azione che, sommati, possono realizzare<br />

una didattica inclusiva nella formazione professionale<br />

di base con CFP: il corpo insegnante deve disporre di<br />

competenze in materia di inclusione, lavorare sulla propria<br />

impostazione e sul proprio atteggiamento, nonché<br />

sulle proprie competenze in ambito di collaborazione e<br />

possibilità di supporto e, infine, individualizzare la lezione<br />

in gruppi di apprendimento eterogenei.<br />

Migliorare il gioco d’équipe<br />

Lo studio mostra che la dirigenza scolastica è consapevole<br />

delle sfide con cui il corpo insegnante deve confrontarsi.<br />

Si impegna a promuovere azioni per lo sviluppo<br />

professionale, così che il personale insegnante sia all’altezza<br />

dei requisiti di una lezione inclusiva. Tali azioni sono<br />

rappresentate, per esempio, da corsi di perfezionamento<br />

interni alla scuola, conferenze o attività collaborative<br />

in gruppi specializzati.<br />

Ci sono, tuttavia, anche aspetti della cooperazione tra<br />

corpo insegnante e direzione scolastica che ancora risultano<br />

insufficienti. Da un lato, spesso manca una cultura<br />

dell’inclusione, non è presente una comprensione condivisa<br />

di valori e atteggiamenti importanti per introdurre<br />

possibili misure a livello di scuola e di didattica. Dall’altro,<br />

è evidente che la collaborazione tra i luoghi di formazione<br />

non viene sfruttata appieno. Proprio questa collaborazione<br />

può però svolgere un ruolo particolarmente<br />

importante, affinché venga considerata la prospettiva di<br />

tutti e tre i luoghi di formazione e si possa realizzare un<br />

adattamento individualizzato rispetto alle esigenze delle<br />

persone in formazione.<br />

Trovare un’impostazione e un atteggiamento positivi<br />

Il personale insegnante che ha partecipato all’intervista<br />

ha dimostrato di possedere molta esperienza nell’ambito<br />

della didattica inclusiva e di conoscere diversi metodi per<br />

adattare le lezioni su base individuale. Un’impostazione e<br />

un atteggiamento positivi verso la didattica inclusiva di<br />

tutte le parti coinvolte è importante e può contribuire alla<br />

realizzazione dei requisiti previsti dall’articolo 10 dell’Ordinanza<br />

sulla formazione professionale. La capacità di collaborare<br />

e di supportarsi a vicenda è un ulteriore prova<br />

del fatto che le misure intraprese in un’ottica di individualizzazione<br />

sono efficaci. Si tratta di una collaborazione che<br />

coinvolge il corpo insegnante, la direzione scolastica, i diversi<br />

luoghi di formazione e altre figure esperte.<br />

Considerare diversi punti di vista<br />

Un ruolo fondamentale è quello svolto dal lavoro d’équipe<br />

di direzione scolastica e corpo insegnante. È inoltre importante<br />

che la scuola professionale sia improntata a una<br />

cultura dell’inclusione, con un’impostazione e valori comuni.<br />

Serve collaborazione tra il personale insegnante<br />

sul piano della didattica, per esempio tra insegnanti di<br />

conoscenze professionali e di cultura generale. Nell’ambito<br />

della cooperazione tra i luoghi di formazione, questa<br />

collaborazione coinvolge le aziende formatrici e i corsi<br />

interaziendali, nonché altri eventuali attori coinvolti.<br />

In questo modo è possibile garantire l’implementazione<br />

di attività di supporto. La didattica inclusiva si basa sul<br />

lavoro d’équipe di tutte le parti coinvolte e tiene consapevolmente<br />

conto di diversi punti di vista.<br />

■ René Wüthrich, docente, Formazione, SUFFP<br />

Bibliografia<br />

Wüthrich, R. (2023). Didaktisches Handeln von Berufsfachschullehrpersonen<br />

in heterogenen Lerngruppen und die Rolle gesetzlicher<br />

Vorgaben – eine explorative Untersuchung zur Inklusion in der zweijährigen<br />

beruflichen Grundbildung [Tesi di dottorato, Università<br />

di Zurigo]. ZORA.<br />

▶ www.zora.uzh.ch/id/eprint/234851/1/Wuthrich_Rene_<br />

Dissertation.pdf (in tedesco)<br />

10 11<br />

↑<br />

Fotografia di Céline Fischer, Scuola specializzata superiore in fotografia, Scuola di arte applicata di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

Isabelle Honorez Erard, direttrice aggiunta dell’Ufficio dell’assicurazione invalidità del Canton Vaud<br />

«Il lavoro in rete<br />

è essenziale»<br />

Intervista: Sabrina Streuli<br />

Misure di integrazione delle aziende<br />

Disporre della maggior<br />

manodopera qualificata possibile<br />

Di Antje Barabasch<br />

La riforma «Ulteriore sviluppo dell’AI», adottata dal Parlamento federale,<br />

è entrata in vigore nel mese di gennaio 2022. In continuità con le precedenti<br />

revisioni dell’assicurazione invalidità, questo testo è incentrato sulle prestazioni<br />

volte all’integrazione e pone l’accento specificamente sulle persone<br />

giovani e sulle persone che soffrono di malattie psichiche. Isabelle Honorez<br />

Erard, direttrice aggiunta dell’Ufficio dell’assicurazione invalidità del Canton<br />

Vaud, spiega come il suo ufficio attua questa riforma.<br />

«Il telelavoro, per esempio,<br />

che prima non esisteva, per<br />

alcune persone offre delle<br />

prospettive di inclusione.»<br />

Isabelle Honorez Erard, qual è<br />

l’impatto concreto dell’Ulteriore<br />

sviluppo dell’assicurazione<br />

invalidità (AI)?<br />

Per ottimizzare le possibilità di inserimento<br />

professionale delle persone<br />

giovani, l’AI del Canton Vaud dispone<br />

di un pool di consulenza formato da<br />

persone specializzate nella presa in<br />

carico delle persone minori di 25 anni,<br />

chiamato Andiamo. Il nostro ufficio,<br />

inoltre, ha messo a punto delle<br />

misure di prevenzione al fine di sensibilizzare<br />

le aziende rispetto ai problemi<br />

di salute mentale. A sostegno<br />

delle aziende abbiamo attivato una<br />

linea telefonica dedicata e pubblicato<br />

una guida specifica. Abbiamo organizzato<br />

anche dei laboratori di sensibilizzazione,<br />

dei controlli «aziende»<br />

e abbiamo realizzato un podcast.<br />

Non è un’utopia l’inclusione, nel<br />

mondo del lavoro odierno, di<br />

persone che soffrono di problemi<br />

psichici?<br />

È una sfida ma non è un’utopia. Il mercato<br />

del lavoro e le sue forme sono in<br />

continua evoluzione. Il telelavoro, per<br />

esempio, che prima non esisteva, per<br />

alcune persone offre delle prospettive<br />

di inclusione. Il lavoro in rete è essenziale<br />

e per questo collaboriamo al<br />

progetto «Ressort», avviato dal Centro<br />

ospedaliero universitario vodese<br />

(CHUV). Questo progetto offre un sostegno<br />

alle persone che soffrono di<br />

problemi psichici che desiderano tornare<br />

a svolgere un’attività professionale<br />

o una formazione attraverso centri<br />

pluridisciplinari all’interno di istituti<br />

psichiatrici.<br />

Sono in aumento le domande<br />

da parte di giovani che non hanno<br />

ancora intrapreso un’attività<br />

lavorativa o una formazione professionale.<br />

Che soluzioni si<br />

prospettano per loro? A quali soluzioni<br />

possono attingere? Quali<br />

sono le soluzioni disponibili?<br />

Per aiutare le persone giovani nel passaggio<br />

dalla scuola alla vita professionale,<br />

il pool di Andiamo si avvale della<br />

gamma di misure contemplate dall’AI,<br />

che vanno dall’orientamento al collocamento,<br />

passando per il finanziamento<br />

di formazioni e numerosi fornitori<br />

di servizi. Per essere più incisive, queste<br />

misure devono tenere il passo con<br />

lo sviluppo delle professioni ed essere<br />

adattate alla persona e alle aziende.<br />

↑ Isabelle Honorez Erard<br />

Come si arriva alla presa in carico<br />

da parte dell’AI?<br />

Nella maggior parte dei casi, sono i<br />

medici, i datori e le datrici di lavoro o<br />

i familiari e le amicizie a consigliare<br />

alla persona interessata di rivolgersi<br />

all’AI. Per le persone più giovani, sono<br />

gli istituti scolastici specializzati o<br />

anche la «Cellule InterServices (CIS)»,<br />

l’organo (trasversale) attivo all’interno<br />

delle scuole di grado secondario I e II,<br />

che permettono di rilevare le situazioni<br />

in cui è potenzialmente necessario<br />

un intervento dell’AI. Di volta in volta<br />

cerchiamo di individuare le soluzioni<br />

migliori per valorizzare le competenze<br />

esistenti e svilupparne di nuove.<br />

■ Sabrina Streuli, responsabile di progetto,<br />

Centro per lo sviluppo delle professioni,<br />

SUFFP<br />

▶ https://aivd.ch (in francese)<br />

▶ https://sme.aivd.ch (in francese)<br />

mad<br />

La formazione professionale svizzera<br />

è eterogenea e vi è grande consapevolezza<br />

della necessità di coinvolgere<br />

la fetta più ampia possibile della<br />

società. Le aziende adottano misure<br />

di integrazione di vario genere, dando<br />

una possibilità anche alle persone<br />

giovani con esigenze speciali.<br />

Le aziende svizzere necessitano di manodopera<br />

leale e fedele, e per disporre<br />

di personale qualificato sufficiente<br />

si affidano in vari modi anche a giovani<br />

con difficoltà di apprendimento. Per<br />

esempio, come si evince intervistando<br />

dei e delle responsabili di formazione,<br />

le aziende presentano opportunità<br />

di sviluppo interessanti e stabili<br />

attraverso un rapporto di formazione<br />

ben calibrato, un’offerta differenziata<br />

e una formazione flessibile che può<br />

condurre al rapporto di lavoro stabile<br />

o a una formazione superiore.<br />

Aumento degli accessi a bassa soglia<br />

Oltre agli aspetti professionali, la nuova<br />

concezione dello sviluppo delle<br />

competenze punta maggiormente su<br />

competenze trasversali come autonomia,<br />

responsabilità o lavoro d’équipe.<br />

Anche le persone in formazione con<br />

un rendimento piuttosto scarso a scuola<br />

possono dare prova di rapidi progressi<br />

su questo fronte. Nella formazione<br />

professionale svizzera vengono<br />

potenziati gli accessi a bassa soglia, per<br />

esempio allungando la durata delle formazioni<br />

professionali, da due anni a<br />

tre o quattro, o con il pretirocinio di<br />

integrazione. Ne risulta un migliore inserimento<br />

delle persone giovani che<br />

inizialmente si trovano in difficoltà.<br />

L’integrazione riesce in particolare<br />

quando formatori e formatrici dimostrano<br />

comprensione per la situazione<br />

delle persone in formazione. Il loro impegno<br />

e l’esempio che sanno dare sono<br />

fondamentali. Altri elementi importanti<br />

per il successo sono il forte desiderio<br />

di riuscire e una robusta volontà<br />

da parte delle persone in formazione.<br />

Un buon accompagnamento<br />

è essenziale<br />

La riuscita della formazione trae indubbio<br />

giovamento anche da uno<br />

stretto accompagnamento da parte di<br />

formatori e formatrici professionali<br />

e di pratica, supporto sotto forma di<br />

workshop sulla salute mentale, la collaborazione<br />

con punti di contatto<br />

esterni, laboratori di apprendimento<br />

a scuola o in azienda alla presenza di<br />

una o un insegnante o tutoraggio da<br />

parte dell’azienda.<br />

Una sfida, tuttavia, sorge laddove<br />

il personale di accompagnamento è<br />

insufficiente o non si dispone di un<br />

bacino di formatori e formatrici volontari<br />

sufficiente per l’assistenza nella<br />

pratica. I problemi psichici che con<br />

crescente frequenza emergono nella<br />

giovane età adulta presuppongono<br />

una specifica formazione continua<br />

perché sia garantito un accompagnamento<br />

competente.<br />

Altri elementi importanti per il<br />

successo sono il forte desiderio di<br />

riuscire e una robusta volontà da<br />

parte delle persone in formazione.<br />

Che la formazione non sia un ricettacolo<br />

per chi ha un rendimento scarso<br />

e che lo sforzo supplementare possa<br />

valere la pena lo dimostrano le storie<br />

di ex persone in formazione, che<br />

raccontano come si trovassero in difficoltà<br />

a scuola ma poi sono diventate<br />

esse stesse formatori e formatrici in<br />

azienda se non anche dirigenti. Integrando<br />

il maggior numero possibile<br />

di persone differenziando l’offerta, la<br />

formazione professionale contribuisce<br />

anche all’integrazione sociale.<br />

■ Antje Barabasch, responsabile dell’asse<br />

prioritario di ricerca Insegnamento e<br />

apprendimento nella formazione<br />

professionale, SUFFP<br />

Bibliografia<br />

Raemy, P., Widmer, L. & Barabasch, A. (2023).<br />

Ecco come il commercio al dettaglio<br />

favorisce l’avanzamento sociale. Transfer.<br />

Formazione professionale in ricerca e pratica,<br />

8 (10).<br />

12 13<br />

↑<br />

Fotografia di Daniel Fahrni, Scuola<br />

specializzata superiore in fotografia,<br />

Scuola di arte applicata di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

L’interrogativo<br />

Quali sono le premesse per<br />

un’inclusione riuscita?<br />

Sondaggio: Lucia Probst, responsabile di redazione e di progetti comunicazione, SUFFP / Fotografie: mad<br />

Cinque responsabili di aziende e istituzioni, che si impegnano per l’inclusione e la diversità nel<br />

mondo della formazione e del lavoro e la vivono nella propria realtà, hanno raccontato alla<br />

redazione di «<strong>skilled</strong>» quali sono dal loro punto di vista le premesse per un’inclusione riuscita e<br />

arricchente per tutte le parti coinvolte.<br />

’articolo tre della legge federale<br />

«L sulla formazione professionale<br />

sancisce un diritto inderogabile allo sviluppo<br />

personale e professionale dell’individuo.<br />

Tuttavia, per applicarlo appieno<br />

e creare le basi di un’inclusione riuscita,<br />

serve innanzitutto aver interiorizzato la<br />

consapevolezza che ogni individuo è diverso.<br />

Ci vuole, quindi, la volontà di staccarsi<br />

dalle regole convenzionali e saperne<br />

creare di nuove o essere disponibili ad<br />

applicare forme differenziate.<br />

Credo che le parole chiave siano: apertura<br />

mentale, voglia di apprendere strumenti<br />

nuovi, senza dimenticare l’importanza<br />

del supporto di specialiste e specialisti<br />

nel caso di persone con un problema<br />

di salute, e tanta curiosità.<br />

Un’inclusione riuscita è quando c’è una<br />

crescita alla pari, un dare e ricevere bilanciato,<br />

nel rispetto del proprio potenziale,<br />

delle proprie risorse e delle proprie<br />

criticità: chi ha la fortuna di dare – o almeno<br />

pensa di essere in questa condizione<br />

– sarà una persona ricca per quanto<br />

riceverà dall’individuo che ha di fronte,<br />

che forse in realtà è il vero maestro.»<br />

Graziella De Nando, responsabile settore<br />

formazione, inclusione andicap ticino,<br />

Giubiasco<br />

mio avviso, sono due gli ingredienti<br />

imprescindibili per un’inclusio-<br />

«A<br />

ne riuscita nella formazione professionale.<br />

Innanzitutto, la centralità del concetto<br />

di partenariato: ritengo di fondamentale<br />

importanza poter contare su una rete di<br />

partner specializzati e sulle loro competenze.<br />

L’Organizzazione romanda per la<br />

formazione e l’integrazione professionale<br />

Orif, per esempio, ci guida per garantire<br />

la qualità dell’accompagnamento e una risposta<br />

adeguata alle specificità di ciascuna<br />

situazione. È inoltre essenziale creare<br />

un rapporto di fiducia con questi partner<br />

e coordinarsi regolarmente.<br />

In secondo luogo, la trasparenza della<br />

comunicazione: questa assicura che ogni<br />

persona interessata possa esprimere le<br />

proprie esigenze e aspettative. A livello interno,<br />

i team devono essere ben informati<br />

circa le modalità delle diverse misure<br />

integrative per agevolare l’adesione alle<br />

medesime. Per concludere, aggiungerei<br />

che l’inclusione è un motore di sviluppo<br />

e fonte di soddisfazione per tutto il personale.<br />

L’inclusione partecipa al successo<br />

dell’azienda.»<br />

Raffaele Carluccio, responsabile<br />

dell’accompagnamento alle persone in<br />

formazione, Coop Svizzera romanda,<br />

Vufflens-la-Ville<br />

’essere umano occupa un posto<br />

«L centrale nei valori della nostra<br />

azienda, che gli ha sempre attribuito grande<br />

importanza. Questo si traduce in flessibilità<br />

proattiva e rispetto incondizionato<br />

verso ogni singolo individuo, a prescindere<br />

dalle origini o dalle sfide personali.<br />

Altrettanto fondamentali per promuovere<br />

un contesto in cui le singole persone<br />

possano sentirsi valorizzate, e quindi per<br />

un’inclusione riuscita, sono la sensibilizzazione,<br />

il rispetto e la tolleranza.<br />

Presso Colonne Art SA, le persone che<br />

frequentano uno stage hanno potuto contare<br />

su una rete di sostegno solida e un<br />

mentorato dedicato, che hanno permesso<br />

loro di integrarsi appieno nei team e di crescere<br />

professionalmente, arricchendo al<br />

contempo anche il nostro ambiente di lavoro.<br />

Scegliendo di coltivare questi valori,<br />

costruiamo realtà nelle quali l’inclusione<br />

diventa la norma anziché l’eccezione.»<br />

Harley Anderegg, direttore di<br />

Colonne Art SA, Ginevra<br />

avorando con persone giovani è per<br />

«Lnoi importante accettarle per quello<br />

che sono, focalizzandoci sui loro punti<br />

di forza. Durante il periodo di formazione<br />

offriamo sicurezza e apertura, confidando<br />

sempre nel fatto che le cose avanzeranno<br />

fino a raggiungere l’obiettivo dell’ottenimento<br />

del diploma. L’opportunità sta nella<br />

relazione e nella creatività. A volte è importante<br />

infatti analizzare idee non convenzionali<br />

e correre un certo rischio.<br />

Le strutture e il sostegno che aiutano<br />

a centrare gli obiettivi contribuiscono a<br />

creare un ambiente sano. I piccoli successi<br />

rafforzano la fiducia delle persone<br />

in sé stesse. Siamo pertanto sempre in<br />

elle istituzioni per l’integrazione<br />

«Ncome la fondazione Brändi, ogni<br />

singola persona viene preparata al mercato<br />

del lavoro con autodeterminazione e rispetto,<br />

in modo che possa costruirsi una<br />

solida base professionale per il proprio futuro.<br />

L’accompagnamento competente richiede<br />

condizioni quadro adatte ai fini<br />

dell’inclusione, fra cui infrastrutture moderne,<br />

personale specializzato e orientato<br />

al futuro. Il nostro è un percorso che<br />

negli anni si è rilevato vincente e intendiamo<br />

proseguire su questa strada. Lavoriamo<br />

con passione per un futuro inclusivo.<br />

Il nostro obiettivo è vivere ancora<br />

più attivamente l’inclusione, coinvolgendo<br />

maggiormente tutto il personale.<br />

Nell’ambito dell’inclusione viene spesso<br />

posto il focus sul mercato del lavoro primario,<br />

il che va bene. Attualmente assistiamo<br />

però a un dibattito unilaterale. L’inclusione<br />

è possibile solo con l’interazione di entrambi<br />

i mercati del lavoro. Nessuno dei due è<br />

di per sé giusto o sbagliato: traggono beneficio<br />

l’uno dall’altro e si completano a vicenda.<br />

Solo così può riuscire l’inclusione.»<br />

Carlo Piani, responsabile dell’integrazione<br />

professionale, Brändi, Kriens<br />

contatto con le persone in formazione,<br />

dando loro un esempio di autoresponsabilità<br />

e di sicurezza nel proprio operato.<br />

Il nostro atteggiamento di base: un percorso<br />

comune caratterizzato dalla fiducia<br />

reciproca nell’ottenimento del diploma.<br />

Ci sta a cuore che le persone coinvolte<br />

pensino sempre in contesti più ampi, considerandoci,<br />

accanto all’economia, ai partner<br />

e ad altri sistemi di riferimento, come<br />

persone capaci di sviluppare idee e<br />

reti di contatto.»<br />

Nina Diallo, cofondatrice e responsabile di<br />

formazione, diallo the store, Zürich<br />

14 15


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

<strong>Inclusione</strong><br />

<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

<strong>Inclusione</strong><br />

Pretirocinio d’integrazione<br />

Agevolare l’accesso<br />

alla formazione<br />

professionale di base<br />

Di Alexandra Felder e Isabelle Caprani<br />

Pretirocinio d’integrazione<br />

Accompagnamento in<br />

azienda delle persone<br />

rifugiate<br />

Di Laurence Fedrigo, Marlise Kammermann e Letizia Devenn<br />

L’inserimento professionale è una delle principali sfide che affrontano le persone<br />

rifugiate. Per agevolare tale processo, la Confederazione ha attuato il programma<br />

«Pretirocinio d’integrazione» che prepara all’accesso alla formazione professionale<br />

di base. Nell’ambito di uno studio finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la<br />

ricerca scientifica, un gruppo di ricercatrici della SUFFP approfondisce il ruolo delle<br />

pratiche di accompagnamento all’interno delle aziende per lo sviluppo dei tirocini e<br />

dell’agentività, ovvero della capacità di agire sulla realtà.<br />

La formazione duale è un percorso che favorisce<br />

l’inclusione delle persone rifugiate<br />

e delle persone ammesse provvisoriamente<br />

nel mercato del lavoro e nella società.<br />

Per sostenere un inserimento professionale<br />

stabile, anche in risposta alla carenza<br />

di personale qualificato, dal 2018 la Confederazione<br />

propone un programma di transizione<br />

annuale in collaborazione con i<br />

Cantoni e le organizzazioni del mondo del<br />

lavoro. Il pretirocinio d’integrazione (PTI)<br />

è rivolto alle persone rifugiate, alle persone<br />

ammesse a titolo provvisorio nonché ad<br />

altre persone migranti dei Paesi dell’Unione<br />

europea e dell’Associazione europea di<br />

libero scambio sprovviste di un diploma di<br />

livello secondario II e ha come obiettivo<br />

l’acquisizione delle competenze di base in<br />

un campo professionale specifico e lo sviluppo<br />

di competenze linguistiche e scolari<br />

a monte di un’eventuale formazione professionale<br />

di base. Nei primi anni la valutazione<br />

di tale programma è stata positiva,<br />

con l’80 per cento di successi alla fine<br />

dell’anno scolastico. Il 70 per cento circa<br />

delle persone partecipanti prosegue poi la<br />

propria formazione preparandosi al conseguimento<br />

di un certificato federale di formazione<br />

pratica o di un attestato federale<br />

di capacità.<br />

Un motore di sviluppo<br />

Il progetto di ricerca della SUFFP riguarda<br />

l’apprendimento in azienda che consente<br />

alle persone rifugiate di affermarsi<br />

nel mondo del lavoro. Queste persone acquisiscono<br />

così le competenze specifiche<br />

dell’ambito professionale di riferimento<br />

e familiarizzano con norme ed esigenze<br />

del settore. È anche grazie a queste attività<br />

che saranno in grado di costruire la<br />

propria partecipazione alla vita sociale.<br />

Non si tratta infatti soltanto di lavorare<br />

bene, ma anche di potersi costruire una<br />

vita professionale stabile ed evolvere come<br />

persona nella società.<br />

Acquisire nuove evidenze<br />

I risultati forniranno una panoramica delle<br />

pratiche di accompagnamento in azienda<br />

delle persone rifugiate. Illustreranno<br />

inoltre i fattori di successo e le sfide poste<br />

dall’inclusione di queste persone nell’ambito<br />

della formazione professionale e permetteranno<br />

di migliorare le conoscenze<br />

sull’accompagnamento in azienda e il potenziale<br />

delle persone in formazione del<br />

PTI nonché di elaborare raccomandazioni<br />

e proposte per la formazione continua.<br />

■ Alexandra Felder, senior researcher del campo<br />

di ricerca Identità professionale e diversità,<br />

SUFFP ■ Isabelle Caprani, responsabile dell’asse<br />

priori tario di ricerca Integrazione nella<br />

formazione professionale e nel mercato del<br />

lavoro, SUFFP<br />

L’accompagnamento in azienda ha un ruolo chiave nel buon esito dell’inclusione delle<br />

persone rifugiate giovani nell’ambito della formazione professionale e della costruzione<br />

della loro vita in Svizzera. Due aziende impegnate con persone in formazione<br />

che seguono un pretirocinio d’integrazione raccontano la propria esperienza.<br />

Nel corso del pretirocinio d’integrazione<br />

(PTI) le aziende adottano varie pratiche<br />

di accompagnamento per favorire l’inclusione<br />

nella propria azienda delle persone<br />

in formazione rifugiate e per agevolare<br />

l’acquisizione di competenze professionali<br />

specifiche. Le aziende intervistate illustrano<br />

accuratamente le pratiche adottate.<br />

Aziende coinvolte<br />

La prima opera a livello internazionale<br />

nel commercio al dettaglio e impiega in<br />

totale 300 persone, mentre sono 50 le persone<br />

attive nella seconda, specializzata<br />

nel giardinaggio. Entrambe hanno accolto<br />

un apprendista di origine eritrea e si<br />

accertano che siano accompagnati e che<br />

si sentano sostenuti nella loro formazione,<br />

sia sul piano professionale sia su quello<br />

scolastico. Il formatore della prima<br />

azienda è particolarmente attento a «tendere<br />

la mano» quando occorre – un aspetto<br />

che è mancato nel suo percorso di formazione<br />

personale.<br />

Accompagnamento e sostegno<br />

Le due aziende sono accomunate dal fatto<br />

di avere coinvolto il loro personale per accertarsi<br />

che l’inclusione della persona in<br />

formazione andasse a buon fine. Questo<br />

coinvolgimento consiste nella condivisione<br />

delle pause pranzo e nella partecipazione<br />

ad attività sportive o nella valorizzazione<br />

del rispetto all’interno del team.<br />

Entrambe queste persone pianificano,<br />

inoltre, le ore settimanali da dedicare allo<br />

studio delle materie scolastiche durante il<br />

tempo di lavoro. Il primo formatore insiste<br />

nel fornire all’apprendista tutte le opportunità<br />

per formarsi, ricordandogli che<br />

occorre impegnarsi per essere protagonista<br />

del proprio sviluppo. Secondo lui i primi<br />

giorni sono decisivi per la buona riuscita<br />

dell’inclusione: «Cerchiamo subito<br />

di includere le persone in formazione in<br />

azienda affinché si sentano più a proprio<br />

agio, acquistino fiducia, siano libere di<br />

porre domande e scherzino con noi.»<br />

Il secondo formatore sottolinea l’importanza<br />

della comunicazione e si impegna<br />

personalmente nei confronti del suo apprendista:<br />

«Voglio continuare a far sì che<br />

ogni volta che si presenta un problema –<br />

sia con una persona dell’azienda sia a scuola<br />

– ne parli sempre apertamente. Per me<br />

è molto importante essere presente per<br />

lui.»<br />

Con queste premesse, e alla luce dell’impegno<br />

delle persone formatrici nonché del<br />

team, il PTI può fungere da trampolino di<br />

lancio per il futuro delle persone in formazione<br />

rifugiate.<br />

■ Laurence Fedrigo, senior researcher del campo<br />

di ricerca Identità professionale e diversità, SUFFP<br />

■ Marlise Kammermann, senior researcher del<br />

Servizio di valutazione e del campo di ricerca<br />

Identità professionale e diversità nonché Senior<br />

lecturer del MSc in formazione professionale,<br />

Formazione, SUFFP ■ Letizia Devenn, insegnante<br />

presso la scuola professionale di moda e design<br />

BSMG di Zurigo e studentessa del MSc in<br />

formazione professionale della SUFFP<br />

▶ www.suffp.swiss/progetto-PTI<br />

→ Fotografie di Jamie Ngindu, Scuola specializzata superiore in<br />

→ Fotografie di Jamie Ngindu, Scuola specializzata superiore in<br />

16 17<br />

fotografia, Scuola di arte applicata di Berna e Bienne<br />

fotografia, Scuola di arte applicata di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

Ostacoli al successo<br />

La lotta silenziosa per<br />

l’appartenenza<br />

Attuazione di un progetto pilota<br />

La Posta verso una formazione<br />

professionale inclusiva<br />

Di Matthias Böni<br />

Di Claudia Agthe e Mauro Schwegler<br />

↑<br />

In Svizzera le persone rifugiate lottano ogni giorno per l’accettazione sociale e l’integrazione<br />

professionale. I loro racconti evidenziano gli ostacoli dell’integrazione e il peso<br />

emotivo, che spesso rimangono nascosti. Lo dimostra l’analisi di due interviste a cura di<br />

studenti del Bachelor of Science in formazione professionale.<br />

Fotografia di Céline Richard-Schlumpf, Scuola<br />

specializzata superiore in fotografia, Scuola di arte<br />

applicata di Berna e Bienne<br />

Focus sul transfer nella pratica<br />

Le interviste sono state analizzate come casi singoli<br />

sulla base di un modello di risorse teorico<br />

nell’ambito di un modulo del Bachelor da parte di<br />

due studenti. Nel BSc in formazione professionale<br />

la pratica professionale viene esaminata con<br />

modelli teorici, i cui risultati sono poi a loro volta<br />

ricondotti a livello pratico.<br />

«Il mio percorso è stato davvero difficile,<br />

quasi indescrivibile», comincia a<br />

raccontare la giovane donna, fuggita<br />

dall’Eritrea in stato di gravidanza. Anche<br />

se in Svizzera si sente pienamente<br />

integrata a livello professionale grazie<br />

a un apprendistato come impiegata<br />

di ristorazione, dopo nove anni<br />

soffre ancora dell’isolamento sociale.<br />

«Non ho conoscenze svizzere», dichiara<br />

citando poi barriere linguistiche e<br />

culturali. «La lingua è solo uno strumento<br />

per comunicare, non una misura<br />

delle amicizie di una persona»,<br />

spiega. Spesso le sue competenze limitate<br />

in tedesco portano però a malintesi<br />

che la fanno sentire sminuita.<br />

Nonostante tutto, mantiene il senso<br />

dell’umorismo, e ridendo aggiunge:<br />

«Queste persone non sono migliori di<br />

me, e io ho visto la morte in faccia,<br />

questo non è niente [...]». Vuole offrire<br />

alla figlia un futuro migliore: è questo<br />

che la motiva ad andare avanti.<br />

La lingua come barriera e ponte<br />

«Se avessi una sedia collegata a un<br />

cronometro, testimonierebbe il numero<br />

infinito di ore che ho trascorso<br />

seduto a studiare tedesco [...]», racconta<br />

il giovane, fuggito dall’Afghanistan<br />

quando era adolescente. «Purtroppo,<br />

per due anni non ho potuto<br />

imparare la lingua perché ero in attesa<br />

dei miei documenti al centro per<br />

persone rifugiate», racconta dispiaciuto.<br />

Nonostante gli enormi sforzi e<br />

il supporto del suo datore di lavoro,<br />

le sfide linguistiche quotidiane permangono.<br />

Dopo un apprendistato come<br />

installatore di riscaldamenti vorrebbe<br />

diventare ingegnere.<br />

Il risultato di un duro lavoro<br />

Con decisione e grande impegno, queste<br />

due persone hanno fatto di tutto<br />

per integrarsi sul mercato del lavoro:<br />

un risultato notevole, che fa tuttavia<br />

di loro delle eccezioni. I loro racconti<br />

evidenziano che il successo dell’integrazione<br />

non è frutto del caso, ma nasce<br />

da duro lavoro, efficaci sistemi di<br />

supporto e resilienza individuale. I<br />

due esempi testimoniano come l’inclusione<br />

sia realizzabile solo superando<br />

insieme le barriere e costruendo<br />

ponti.<br />

■ Claudia Agthe, insegnante di scuola<br />

professionale, studente del BSc in<br />

formazione professionale della SUFFP<br />

■ Mauro Schwegler, insegnante in diversi<br />

livelli scolastici, studente del BSc in<br />

formazione professionale della SUFFP<br />

▶ www.suffp.swiss/bsc<br />

Con un progetto pilota, la Posta ha raccolto<br />

esperienze sulle modalità per supportare<br />

in modo professionale e sistematico<br />

durante il tirocinio le persone in<br />

formazione con disabilità. Uno studente<br />

del MSc in formazione professionale<br />

della SUFFP ha svolto una valutazione<br />

del progetto, da cui è emerso che<br />

l’introduzione del ruolo di specialista<br />

dell’inclusione contribuisce ad abbattere<br />

le barriere.<br />

Più corsi di formazione e più tempo<br />

per chi forma, ma anche più informazioni<br />

per tutti i soggetti coinvolti:<br />

ecco le raccomandazioni chiave di<br />

una valutazione in merito al progetto<br />

pilota sull’ingresso nel mondo del<br />

lavoro delle persone con disabilità in<br />

formazione presso la Posta. Lo studente<br />

del MSc in formazione professionale<br />

della SUFFP, Matthias Böni,<br />

ha esaminato il progetto nel quadro<br />

della propria tesi di Master dopo aver<br />

svolto in prima persona uno stage alla<br />

Posta.<br />

Le persone formatrici<br />

auspicano in particolare<br />

ulteriori offerte di<br />

formazione.<br />

Nel quadro del progetto pilota, a<br />

partire dalla primavera 2022, la Posta<br />

ha sperimentato l’introduzione del<br />

ruolo di specialista dell’inclusione,<br />

che assiste il personale responsabile<br />

della formazione professionale nel<br />

reclutamento e nella formazione di<br />

persone in formazione con disabilità.<br />

Al tempo stesso, questa figura funge<br />

da referente per chi cerca un posto<br />

di tirocinio e per la sua rete di supporto.<br />

Nel 2022, la Posta ha formato<br />

dieci apprendiste e apprendisti con<br />

disabilità.<br />

Interviste per un quadro della<br />

situazione<br />

La valutazione ha previsto un’intervista<br />

qualitativa a cinque formatori e<br />

formatrici professionali e cinque responsabili<br />

regionali della formazione<br />

professionale, nonché a due persone<br />

in formazione con disabilità e alla responsabile<br />

di progetto. Le persone<br />

formatrici auspicano in particolare<br />

ulteriori offerte di formazione per acquisire<br />

maggiore sicurezza nei confronti<br />

delle persone con disabilità. A<br />

porre le maggiori sfide è l’accompagnamento<br />

di persone giovani con disabilità<br />

psichiche. Per la loro formazione,<br />

la valutazione raccomanda di<br />

offrire alle persone formatrici moduli<br />

specifici e di concedere loro più tempo<br />

per la loro attività di trasmissione.<br />

In un momento successivo si sono<br />

svolti moduli formativi su due temi,<br />

ma finora le risorse orarie sono<br />

rimaste immutate.<br />

Una chiara dichiarazione di intenti<br />

Chi si candida a un tirocinio non sempre<br />

informa l’azienda della propria<br />

disabilità, circostanza che può influire<br />

negativamente sull’andamento della<br />

formazione. Per questo la valutazione<br />

propone di modificare la guida<br />

per i colloqui di candidatura al fine<br />

di comunicare più attivamente l’atteggiamento<br />

inclusivo dell’azienda.<br />

Come raccomandato anche nella valutazione,<br />

la Posta ha introdotto definitivamente<br />

nella sua formazione professionale<br />

il ruolo di specialista dell’inclusione.<br />

Il personale della Posta è<br />

caratterizzato da una grande diversità<br />

sotto molteplici punti di vista, che l’azienda<br />

intende rafforzare in tutte le sue<br />

forme. Plurilinguismo e integrazione<br />

delle persone con disabilità devono essere<br />

aspetti su cui non è nemmeno necessario<br />

interrogarsi.<br />

■ Matthias Böni, responsabile regionale<br />

della formazione professionale presso la<br />

Posta e diplomato del MSc in formazione<br />

professionale della SUFFP<br />

Bibliografia<br />

Böni, M. (2023). Eine wissenschaftliche<br />

Evaluation des Projekts «Lernende mit<br />

Beeinträchtigung bei der Schweizerischen<br />

Post AG» [Tesi di master, SUFFP Zollikofen].<br />

Zenodo. https://zenodo.org/records/8317816<br />

▶ www.suffp.swiss/msc<br />

▶ www.post.ch/it/lavoro/ingresso-nel-mondodel-lavoro/scolari?shortcut=lehrstellen<br />

▶ www.post.ch/it/lavoro/chi-siamo/<br />

diversita-e-inclusione<br />

18 19<br />

↑<br />

Fotografia di Céline Fischer, Scuola<br />

specializzata superiore in fotografia,<br />

Scuola di arte applicata di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> Per la pratica <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> Per la pratica<br />

Modello per fasi della mediazione<br />

Trasformare il conflitto<br />

in opportunità<br />

Di Leo Held<br />

La nostra vita quotidiana è da sempre plasmata da processi di sviluppo<br />

e cambiamento, sia nella sfera privata che in quella formativa e professionale.<br />

Spesso i cambiamenti causano resistenza, che non di rado è associata<br />

a conflitti interiori e con altre persone. Queste pagine centrali di «<strong>skilled</strong>» sono<br />

dedicate a un approccio orientato al futuro e alla ricerca di soluzioni in<br />

tali situazioni, che possono presentarsi di frequente anche nella formazione<br />

professionale di tutti i giorni.<br />

Per i consulenti aziendali ed esperti di mediazione<br />

Rudi Ballreich e Friedrich Glasl, la gestione del conflitto<br />

è il termine ombrello che comprende tutte le<br />

forme della prevenzione del conflitto, la sua elaborazione,<br />

nonché la post-elaborazione dei conflitti<br />

in diversi contesti e campi di applicazione. Nella<br />

letteratura specialistica, i concetti di gestione del<br />

conflitto e mediazione spesso vengono utilizzati come<br />

sinonimi.<br />

Il conflitto è una relazione tra almeno due persone<br />

o gruppi che si caratterizza per un’incompatibilità<br />

effettiva e/o percepita. Se, ad esempio, due membri<br />

del corpo insegnante si scontrano perché hanno<br />

due concezioni molto diverse delle regole sulla puntualità<br />

o sulla collaborazione all’interno di un team,<br />

siamo di fronte a un conflitto di tipo sociale.<br />

L’importanza della prevenzione<br />

La prevenzione del conflitto è un aspetto a cui attribuire<br />

un’elevata priorità. Come si suol dire, è inutile<br />

chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.<br />

Per far sì che ciò non accada, è bene definire chiaramente<br />

i ruoli, i compiti e le competenze, così come<br />

regolare in modo trasparente le forme comportamentali<br />

e le modalità di comunicazione.<br />

L’imparzialità come principio base<br />

Le differenze di percezione, pensiero o sentire, così<br />

come di volontà o aspettative, portano a comportamenti<br />

da parte della persona A che vengono vissuti<br />

dalla persona B come una limitazione. Se si arriva<br />

a un conflitto, a seconda del livello di escalation,<br />

questo non potrà più essere risolto autonomamente<br />

dalle parti in contrapposizione. In questo caso,<br />

è necessario il supporto esterno da una persona che<br />

assume il ruolo di mediatrice, la cui imparzialità<br />

rappresenta un fondamentale principio di base. Ciò<br />

presuppone un atteggiamento di partenza aperto,<br />

orientato al futuro e alla ricerca di soluzioni.<br />

È necessaria la volontà di entrambe le parti<br />

Una mediazione è possibile solo se entrambe le parti<br />

in conflitto intendono mediare. Un altro presupposto<br />

importante per una mediazione efficace è avere<br />

delle regole chiare, elaborate da chi media insieme<br />

alle due parti. Soprattutto se è presente uno<br />

squilibrio di potere, come tra un membro della direzione<br />

e del corpo insegnante, è importante che<br />

le parti possano incontrarsi in una situazione alla<br />

pari all’interno del processo di mediazione. Un altro<br />

aspetto da garantire è la reciprocità, che rappresenta<br />

la base affinché le due parti si ascoltino a vicenda<br />

e si comprendano in modo empatico.<br />

Di seguito viene illustrato il modello per fasi del<br />

possibile svolgimento di una mediazione in sette<br />

passi, sviluppato da Ballreich e Glasl:<br />

1.<br />

2.<br />

Punto di svolta<br />

cognitivo<br />

La persona che si incarica<br />

della mediazione<br />

invita entrambe le parti<br />

ad assumere il punto<br />

di vista dell’altra.<br />

3.<br />

Punto di svolta<br />

iniziale<br />

In questa fase l’obiettivo<br />

è procedere a un chiarimento<br />

e preparare<br />

la mediazione. È anche<br />

importante elaborare<br />

un’analisi della situazione<br />

attuale.<br />

Punto di svolta<br />

emotivo<br />

In questa fase è importante<br />

comprendere in<br />

modo empatico lo stato<br />

d’animo dell’altra parte.<br />

■ Leo Held, responsabile di<br />

progetto senior, Formazione,<br />

SUFFP<br />

Bibliografia<br />

■ Glasl, F. (20<strong>24</strong>).<br />

Konfliktmanagement. Ein<br />

Handbuch für Führung,<br />

Beratung und Mediation (13.<br />

ed. agg.). Haupt.<br />

■ Ballreich, R., & Glasl, F. (2007).<br />

Mediation in Bewegung.<br />

Concadora.<br />

Le principali tecniche<br />

della mediazione: una<br />

cassetta degli attrezzi<br />

Le tecniche e i metodi descritti<br />

in seguito potranno aiutare<br />

chi svolge la mediazione a<br />

fornire un accompagnamento<br />

e un supporto nei singoli passi<br />

descritti nel modello per fasi<br />

della mediazione. Di seguito<br />

vengono illustrati gli strumenti<br />

che l’autore ritiene essenziali:<br />

Apprezzamento e<br />

riconoscimento<br />

In qualsiasi cultura, l’apprezzamento<br />

e il riconoscimento<br />

sono esigenze umane essenziali.<br />

Già la disponibilità ad<br />

affrontare una mediazione e le<br />

relative sfide è un aspetto<br />

degno di riconoscimento che<br />

può rivelarsi estremamente<br />

20 21<br />

4.<br />

Punto di svolta<br />

intenzionale<br />

Il passo decisivo per una<br />

mediazione efficace:<br />

in questa fase diventa<br />

evidente quanto sia<br />

importante riconoscere<br />

le esigenze della<br />

controparte e formularle<br />

con sensibilità.<br />

Illustrazione: Captns<br />

7. Attuazione<br />

A questo punto, l’obiettivo<br />

è attuare le soluzioni<br />

e gli accordi individuati.<br />

In questa fase può<br />

essere utile accordarsi<br />

rispetto a un processo<br />

di feedback, per<br />

non perdere di vista<br />

l’obiettivo.<br />

6. Accordo<br />

In questa fase di decisione<br />

e pianificazione, le<br />

parti in conflitto scelgono<br />

delle soluzioni concrete<br />

tra quelle proposte<br />

e le pianificano. L’obiettivo<br />

è arrivare a un accordo,<br />

anticipando eventuali<br />

resistenze che<br />

potrebbero contrastare<br />

la sua attuazione.<br />

5. Possibilità<br />

di azione<br />

A questo punto, a<br />

entrambe le parti è<br />

richiesto di cercare<br />

insieme delle soluzioni<br />

creative per il loro conflitto,<br />

valutare le soluzioni<br />

trovate e stabilire<br />

un ordine di priorità.<br />

efficace.<br />

Ascolto attivo<br />

Comprendere una persona<br />

con empatia, attraverso<br />

l’ascolto, significa che ho compreso<br />

quella persona non solo<br />

verbalmente, ma che riesco<br />

anche a immedesimarmi in ciò<br />

che prova.<br />

Rispecchiamento e parafrasi<br />

Analogamente a uno specchio,<br />

la tecnica del rispecchiamento<br />

consiste nel rendere quanto<br />

detto dalla persona con cui sto<br />

interloquendo nel modo più<br />

fedele, breve e conciso possibi-<br />

le. Nella parafrasi possono<br />

confluire anche supposizioni<br />

della persona che svolge<br />

la mediazione, che però dovrebbero<br />

essere formulate sotto<br />

forma di domanda.<br />

Visualizzazione<br />

Un metodo utile per calmare<br />

le parti in conflitto è la visualizzazione.<br />

Visualizzare le<br />

informazioni condivise e gli<br />

approcci risolutivi sviluppati<br />

crea trasparenza e prospettiva.


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong> <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> <strong>Inclusione</strong><br />

La Spagna come esempio di politiche di inclusione progressiste<br />

Una vita attiva e autonoma grazie<br />

alla formazione professionale<br />

Di Fernando Marhuenda-Fluixá<br />

Pari opportunità tra i generi<br />

Inserimento professionale ancora<br />

fortemente stereotipato<br />

Di Nadia Lamamra<br />

Il sistema di inclusione spagnolo è all’avanguardia già dal 1982, quando è<br />

entrata in vigore una legge progressista in materia. Da allora, i diritti delle<br />

persone con disabilità intellettive o fisiche sono stati ampliati sempre di più.<br />

Esiste una formazione professionale formale adattata per le persone con disabilità<br />

che hanno completato la scuola dell’obbligo. È inoltre disponibile<br />

un’offerta formativa professionale non formale.<br />

Dagli anni ʼ90, in Spagna, esiste un titolo<br />

formale di formazione professionale<br />

di base riconosciuto per persone<br />

con disabilità o difficoltà legate<br />

all’apprendimento e alla socializzazione.<br />

Questa opportunità è diventata<br />

il percorso non obbligatorio scelto<br />

da diversi gruppi sociali, tra cui anche<br />

persone immigrate o che avevano<br />

abbandonato la scuola. Un fenomeno<br />

descritto esplicitamente in due<br />

leggi sulla formazione professionale<br />

del 2002 e del 2022.<br />

Integrazione o segregazione?<br />

Nonostante anche le scuole professionali<br />

siano coinvolte in questa formazione<br />

di base, sono principalmente<br />

organizzazioni non profit a sviluppare<br />

attivamente programmi e iniziative<br />

in ambito professionale per aumentare<br />

le opportunità di successo<br />

delle persone a cui essi sono rivolti.<br />

Tra queste iniziative, troviamo anche<br />

offerte di consulenza a lungo termine<br />

e strumenti di impiego. Dal 1985 esistono<br />

le cosiddette «Aziende per occupazioni<br />

speciali», dal 1995 le «Scuole<br />

per una seconda opportunità» e dal<br />

2007 anche delle imprese per l’integrazione<br />

lavorativa e l’occupazione assistita<br />

all’interno di aziende tradizionali.<br />

Un’ulteriore misura è rappresentata<br />

dai mercati tutelati o riservati per<br />

alcune di queste imprese.<br />

Il dibattito in merito al fatto se un<br />

percorso di istruzione separato possa<br />

portare all’inclusione o se il percorso<br />

stesso debba già essere di per sé inclusivo<br />

è strettamente collegato alla disponibilità<br />

di figure professionali formate<br />

e di risorse economiche. Ad oggi<br />

pare che le iniziative separate potrebbero<br />

essere più efficaci ed efficienti<br />

per soddisfare i bisogni educativi delle<br />

persone vulnerabili o fragili.<br />

<strong>Inclusione</strong> oltre alla scuola<br />

L’approccio attuale si basa sullo sviluppo<br />

delle capacità, mentre negli anni<br />

ʼ70 l’approccio basato sul deficit era ancora<br />

quello prevalente. Il tema dell’autonomia<br />

fa parte del dibattito sociale<br />

e politico, anche in ambito di formazione<br />

professionale: l’obiettivo è offrire<br />

un supporto strutturale e non solo<br />

individuale. La qualità della vita nel<br />

lungo termine, compresa la capacità<br />

di prendere delle decisioni in autonomia,<br />

è il tema centrale.<br />

L’inclusione si realizza attraverso<br />

la partecipazione attiva al mercato del<br />

lavoro, ma anche attraverso lo sport,<br />

le attività svolte nel tempo libero, la<br />

vita autonoma, la partecipazione politica<br />

o le relazioni sociali e personali.<br />

↑<br />

Fotografia di Stephanie Meier , Scuola<br />

specializzata superiore in fotografia,<br />

Scuola di arte applicata di Berna e Bienne<br />

■ Fernando Marhuenda-Fluixá, professore<br />

presso il dipartimento di didattica e<br />

organizzazione scolastica della Scuola di<br />

filosofia e scienze dell’educazione<br />

dell’Università di Valencia, professore ospite<br />

alla SUFFP di Zollikofen nella primavera e<br />

nell’estate 20<strong>24</strong><br />

Il progetto Trèvol come esempio di inclusione<br />

in Spagna:<br />

▶ www.trevol.org (in spagnolo)<br />

Esempi simili:<br />

▶ www.ortzadar.net (in basco e spagnolo)<br />

▶ www.casaescuelasantiagouno.es<br />

(in spagnolo)<br />

▶ www.lantegibatuak.eus (in spagnolo e<br />

in basco)<br />

Quando si parla di inclusione nella<br />

formazione professionale, la parità<br />

di genere sembra spesso una questione<br />

risolta. Eppure, i divari rimangono<br />

significativi. Al di là delle cifre, dobbiamo<br />

capirne i meccanismi sottostanti,<br />

legati ai contesti di genere in<br />

cui le persone in formazione vengono<br />

formate e alla mancanza di modelli<br />

alternativi.<br />

Ancora nell’agosto 2023, a iniziare una<br />

formazione professionale erano in numero<br />

maggiore i ragazzi (59 per cento),<br />

rispetto alle ragazze (41 per cento).<br />

Come mostra il Barometro della transizione<br />

2023, la scelta delle professioni<br />

resta improntata al genere: professioni<br />

sanitarie, sociali e di servizio per<br />

le giovani donne e professioni tecniche<br />

e artigianali per i giovani uomini.<br />

La commistione è lungi dall’essere realtà.<br />

Delle dieci professioni più richieste,<br />

solo una è condivisa: l’impiego di<br />

commercio. Ciò ha un impatto sulle<br />

esperienze formative e sui percorsi di<br />

carriera.<br />

Top 10 delle professioni<br />

1. Impiegata di commercio<br />

2. Operatrice sociosanitaria<br />

3. Impiegata del commercio<br />

al dettaglio<br />

4. Assistente di farmacia<br />

5. Operatrice socioassistenziale<br />

6. Disegnatrice<br />

7. Assistente di studio medico<br />

8. Assistente di studio veterinario<br />

9. Operatrice per la promozione<br />

dellʼattività fisica e della salute<br />

10. Fiorista<br />

1. Impiegato di commercio<br />

2. Informatico<br />

3. Carpentiere<br />

4. Installatore elettricista<br />

5. Polimeccanico<br />

6. Impiegato in logistica<br />

7. Meccanico di manutenzione<br />

per automobili<br />

8. Operatore in automazione<br />

9. Falegname<br />

10. Metalcostruttore<br />

Fonte: Barometro della transizione 2023,<br />

risultati principali, agosto 2023, gfs Bern<br />

Realtà caratterizzate dal genere<br />

L’esperienza delle persone in formazione<br />

è segnata dal genere, come mostrano<br />

i primi risultati della ricerca<br />

attualmente in corso presso la SUFFP<br />

inerente alla salute sul lavoro. Le giovani<br />

donne sono chiamate ad affrontare<br />

le difficoltà delle professioni relazionali<br />

che richiedono competenze<br />

emotive. La sofferenza fisica o psicologica<br />

viene nascosta per «risparmiare»<br />

clientela o pazientela. I giovani uomini<br />

devono invece fare i conti con<br />

una cultura del lavoro che li incoraggia<br />

a banalizzare i rischi e a ignorare<br />

la salute e la sicurezza. A ciò si aggiungono,<br />

soprattutto per le ragazze, situazioni<br />

di molestie, in particolare<br />

sessuali, da parte di colleghi, clienti<br />

o pazienti. Un inserimento diverso<br />

espone quindi ragazze e ragazzi a rischi<br />

differenti.<br />

In azienda, le persone formatrici<br />

sono importanti figure di identificazione.<br />

Tuttavia, dagli studi più recenti,<br />

risulta che rispetto agli stereotipi<br />

di genere nessuna di loro abbia avuto<br />

una carriera pionieristica. In effetti,<br />

alcuni processi di nomina, paragonabili<br />

a quelli utilizzati per le posizioni<br />

di responsabilità, riproducono logiche<br />

di genere e di disuguaglianza: le donne<br />

si formano in professioni femminilizzate<br />

e gli uomini in professioni<br />

mascolinizzate. La sovra-rappresentazione<br />

delle donne tra le persone formatrici,<br />

che investono molto nella formazione<br />

continua e si interessano a<br />

tutti i tipi di corsi offerti, suggerisce<br />

che si tratta di una strategia per contrastare<br />

le logiche sopra citate e ottenere<br />

riconoscimento per il loro ruolo.<br />

Verso una vera commistione<br />

Di fronte alla carenza di persone in<br />

formazione, alcuni settori stanno cercando<br />

di attirare giovani donne in professioni<br />

tradizionalmente maschili. Affinché<br />

ciò abbia successo, è essenziale<br />

che questi progetti si concentrino<br />

sull’inclusione e su una formazione<br />

professionale egualitaria. Per quanto<br />

riguarda le persone formatrici, oltre<br />

alla sensibilizzazione sulle questioni<br />

di genere, il reclutamento di persone<br />

con un percorso pionieristico fornirebbe<br />

alle persone in formazione modelli<br />

alternativi di identificazione.<br />

■ Nadia Lamamra, responsabile del campo<br />

di ricerca Processi di integrazione e di<br />

esclusione, SUFFP<br />

Bibliografia<br />

Lamamra, N. (2016). Le genre de<br />

l’apprentissage, l’apprentissage<br />

du genre. Quand les arrêts prématurés<br />

révèlent les logiques à l’œuvre en formation<br />

professionnelle initiale. Seismo.<br />

▶ www.suffp.swiss/salute-e-sicurezza-sullavoro<br />

▶ www.suffp.swiss/formatori-formatriciazienda-persone-chiave<br />

▶ www.suffp.swiss/bisogni-formatoriformatrici-aziende<br />

22<br />

Grafico: SUFFP / Captns<br />

23<br />

scelte dai ragazzi scelte dalle ragazze


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

<strong>Inclusione</strong><br />

Consulenti per persone in formazione<br />

Un ruolo essenziale<br />

per l’inclusione<br />

Per le persone in formazione, il passaggio<br />

dalla scuola al mondo del lavoro<br />

si rivela spesso complicato da gestire.<br />

Incontrano, per esempio, ostacoli<br />

a livello di apprendimento della<br />

materia insegnata nella scuola professionale<br />

o nella scelta della formazione,<br />

che può rivelarsi non corrispondente<br />

alle loro aspirazioni. Le<br />

difficoltà possono anche essere di natura<br />

relazionale all’interno dell’azienda<br />

formatrice o della famiglia.<br />

Per dare sostegno a queste persone,<br />

spesso sprovviste degli strumenti<br />

necessari, e far fronte all’aumento e<br />

alla crescente complessità delle difficoltà<br />

sia personali sia socioprofessionali<br />

che incontrano, nel 2001 il<br />

Canton Vaud ha istituito una figura<br />

professionale dedicata alla consulenza<br />

rivolta alle persone in formazione.<br />

Se da un lato va detto che ci sono altri<br />

Cantoni (quali Ginevra, Neuchâtel<br />

e Vallese) che offrono un servizio simile,<br />

va anche constatato che questo<br />

tipo di supporto non è offerto in tutti<br />

i Cantoni svizzeri.<br />

Di Isabelle Caprani e Kerstin Duemmler<br />

A volte, nel corso della formazione, le persone si trovano a dover affrontare difficoltà<br />

importanti che possono compromettere il loro percorso. Per sostenerle, accompagnarle<br />

e dare loro un orientamento, alcuni Cantoni hanno previsto una figura a loro dedicata<br />

con il compito specifico di aiutarle a continuare la formazione. Sulla base di uno studio<br />

commissionato dal Canton Vaud, un gruppo di ricercatrici della SUFFP ha indagato il<br />

ruolo di questa figura di sostegno nell’inclusione sociale e professionale di chi svolge un<br />

apprendistato.<br />

Un sostegno efficace<br />

La funzione del e della consulente per<br />

persone in formazione, poco conosciuta<br />

nonostante la sua centralità<br />

nell’accompagnamento delle persone<br />

in formazione, è stata inserita nella<br />

legge del Canton Vaud sulla formazione<br />

professionale nell’ambito della<br />

vigilanza e dell’accompagnamento<br />

dell’apprendistato. Oltre al monitoraggio<br />

della qualità della pratica della<br />

formazione professionale, le persone<br />

in formazione e le persone formatrici<br />

in azienda possono richiedere<br />

Con l’orientamento e il<br />

sostegno fornito alle<br />

persone in formazione in<br />

situazioni difficili nel corso<br />

dell’apprendistato, chi<br />

ricopre il ruolo di consulente<br />

svolge un compito<br />

fondamentale.<br />

il supporto dei e delle consulenti in<br />

caso di problemi personali, scolastici,<br />

di salute psichica o fisica e di problemi<br />

sociali di natura relazionale o<br />

finanziaria nonché in caso di situazioni<br />

di precarietà o di contesti familiari<br />

fragili.<br />

Sulla base di un’analisi sistematica<br />

della situazione delle persone in formazione<br />

che privilegia il percorso<br />

dell’ascolto, i e le consulenti individuano<br />

tutte le difficoltà che le persone<br />

in formazione stanno attraversando<br />

per poi consigliarle e orientarle<br />

verso strutture adeguate, in grado di<br />

aiutarle ad affrontare le loro difficoltà.<br />

Hanno pertanto una funzione di<br />

sostegno alle persone in formazione<br />

e di mediazione nei confronti delle<br />

persone formatrici.<br />

Proposte ad hoc<br />

Le misure proposte variano a seconda<br />

della problematica. I e le consulenti<br />

offrono, per esempio, un accompagnamento<br />

pedagogico alle persone in<br />

formazione affiancando loro un o una<br />

coach per sostenerle nella parte più<br />

prettamente scolastica o le indirizzano<br />

a una neuropsicologa o a un neuropsicologo<br />

per una valutazione in caso<br />

di difficoltà nell’apprendimento.<br />

Se necessario, i e le consulenti per<br />

persone in formazione collaborano<br />

anche con la rete medica o si occupano<br />

dell’iter burocratico in caso di domande<br />

da inoltrare all’assicurazione<br />

per l’invalidità. In caso di problemi<br />

personali, indirizzano le persone in<br />

formazione verso strutture specifiche,<br />

come quelle che si occupano delle<br />

dipendenze o dell’indebitamento,<br />

oppure le supportano nell’iter di richiesta<br />

all’ufficio che eroga le borse<br />

di studio.<br />

Se le difficoltà sono di natura relazionale<br />

sul posto di lavoro, i e le consulenti<br />

sostengono direttamente le<br />

persone in formazione, se necessario<br />

intervenendo in azienda. Anche in caso<br />

di scioglimento del contratto di tirocinio,<br />

offrono supporto nella ricerca<br />

di un nuovo posto di apprendistato<br />

o nel riorientamento professionale,<br />

normalmente per un periodo di tre<br />

mesi e con l’aiuto del servizio cantonale<br />

di orientamento.<br />

Intermediazione neutra<br />

Il particolare valore della loro attività<br />

consiste nel lavoro di coordinamento<br />

tra i diversi partner della formazione<br />

professionale e le strutture<br />

di sostegno. Che sia con commissarie<br />

e commissari professionali, varie figure<br />

della scuola professionale o con<br />

i servizi esterni di aiuto specifico, i e<br />

le consulenti si definiscono da un lato<br />

come persone intermediarie neutre<br />

tra l’azienda e la persona in formazione<br />

e dall’altro come persone-risorsa<br />

o persone-chiave grazie alla loro<br />

conoscenza della rete. Generalmente<br />

le persone che ricoprono questo ruolo<br />

hanno alle spalle una formazione accademica<br />

nel sociale e devono essere<br />

in possesso di un attestato federale di<br />

capacità AFC con esperienza di accompagnamento<br />

a persone in formazione.<br />

Sono necessari scambi frequenti<br />

per poter offrire un accompagnamento<br />

efficace e mirato. Pertanto, quanto<br />

più sono chiari i compiti delle parti<br />

coinvolte, tanto più sarà collaborativo<br />

il lavoro e l’accompagnamento proficuo.<br />

Nel 2020, l’undici per cento delle<br />

persone in formazione del cantone,<br />

pari a 1738 giovani, ha beneficiato di<br />

questo tipo di sostegno, che interviene<br />

soprattutto all’inizio del percorso<br />

formativo e tende a diminuire nelle<br />

fasi successive.<br />

La chiave del successo<br />

Con l’orientamento e il sostegno fornito<br />

alle persone in formazione in situazioni<br />

difficili nel corso dell’apprendistato,<br />

chi ricopre il ruolo di consulente<br />

svolge un compito fondamentale. Il<br />

lavoro collaborativo di supporto diventa<br />

la chiave di successo per mantenere<br />

le persone nella formazione, salvaguardando<br />

così la loro inclusione non<br />

solo professionale ma anche sociale.<br />

■ Isabelle Capriani, responsabile dell’asse<br />

prioritario di ricerca Integrazione nella<br />

formazione professionale e nel mercato del<br />

lavoro, SUFFP ■ Kerstin Duemmler, senior<br />

researcher del campo di ricerca Identità<br />

professionale e diversità nonché senior<br />

lecturer del Msc in formazione professionale,<br />

Formazione, SUFFP<br />

▶ www.suffp.swiss/bilancio/consulentiapprendiste-e-apprendisti<br />

<strong>24</strong><br />

25<br />

↑<br />

Fotografia di Daniel Fahrni, Scuola specializzata superiore in fotografia, Scuola di arte applicata<br />

di Berna e Bienne


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

<strong>Inclusione</strong><br />

<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Carta bianca<br />

Formazione professionale di base<br />

Il portfolio delle competenze a<br />

sostegno dello sviluppo personale<br />

Di Delia Cattani<br />

Comprendere l’esclusione per<br />

realizzare l’inclusione<br />

Di Anna Rosenwasser<br />

Il portfolio delle competenze raccoglie<br />

le competenze sviluppate durante la<br />

propria vita. Permette a chi lo compila<br />

di valorizzarle e assumere padronanza<br />

sui processi di lifelong learning ed<br />

employability e a formatori e formatrici<br />

di utilizzarlo come strumento di<br />

differenziazione didattica. L’insieme<br />

di questi elementi genera inclusione a<br />

livello sociale, civico e occupazionale.<br />

Competenze chiave per l’apprendimento<br />

permanente<br />

L’apprendimento permanente occupa una posizione<br />

di crescente rilievo per uno sviluppo economico,<br />

sociale e culturale sostenibile e inclusivo.<br />

In questo contesto l’utilizzo del portfolio è uno<br />

strumento strategico e, nella sua funzione formativa,<br />

permette di sviluppare competenze chiave<br />

per il lifelong learning, come la capacità di imparare<br />

ad imparare e le competenze imprenditoriali, di<br />

esercitare cittadinanza attiva e di essere inseriti nel<br />

mercato del lavoro generando inclusione e<br />

partecipazione.<br />

↑<br />

Fotografia di Céline Fischer, Scuola<br />

specializzata superiore in fotografia,<br />

Scuola di arte applicata di Berna e Bienne<br />

La legge federale sulla formazione<br />

professionale sottolinea l’importanza<br />

di saper identificare, valutare, documentare<br />

e argomentare le proprie<br />

competenze. Tramite il portfolio, cartaceo<br />

o digitale, una persona può raccogliere<br />

le competenze sviluppate<br />

lungo la propria vita in ambiti formali,<br />

non formali e informali. Esso risulta<br />

quindi uno strumento per l’occupabilità<br />

sotto forma di dossier o book,<br />

oppure assume funzione formativa,<br />

come nel caso della documentazione<br />

dell’apprendimento in azienda, sviluppando<br />

così le competenze prescritte<br />

dal piano di formazione.<br />

Strategie didattiche inclusive<br />

Nella sua funzione formativa, il portfolio<br />

permette di tracciare una biografia<br />

cognitiva e differenziare la didattica<br />

d’aula secondo le specificità delle<br />

persone apprendenti. Sfruttando gli<br />

spunti derivanti dalle teorie dell’adaptive<br />

learning, un portfolio digitale supportato<br />

da intelligenza artificiale renderebbe<br />

possibile delegare i compiti<br />

di bilancio dell’apprendimento alla<br />

macchina assicurando al e alla docente<br />

i compiti di progettazione e coordinamento<br />

dell’attività didattica.<br />

Sfide per l’implementazione<br />

Per accompagnare il lavoro di portfolio<br />

è bene che docenti e persone formatrici<br />

ricevano una formazione adeguata<br />

per assumere un ruolo di tutorato.<br />

L’utilizzo di un portfolio digitale<br />

richiede inoltre il possesso di competenze<br />

digitali, condizioni strutturali<br />

adeguate e una coerenza tra gli strumenti<br />

previsti dai tre luoghi di formazione.<br />

Per approfondire specificità e sfide<br />

poste dal lavoro di portfolio, il Centro<br />

per lo sviluppo delle professioni<br />

della SUFFP di Lugano sta partecipando<br />

a un programma di studio dedicato<br />

ai collaboratori e alle collaboratrici<br />

SUFFP promosso da Swissuniversities.<br />

A Lugano il focus è sull’utilizzo del<br />

portfolio delle competenze nelle scuole<br />

professionali ticinesi, tramite lo studio<br />

dei modelli esistenti e delle strategie<br />

didattiche attivate, con l’obiettivo<br />

di progettare azioni di accompagnamento<br />

più mirate ai bisogni dei partner<br />

della formazione professionale.<br />

■ Delia Cattani, specialista nel campo<br />

sviluppo delle professioni, Centro per lo<br />

sviluppo delle professioni, SUFFP<br />

↑ Anna Rosenwasser<br />

Scrivo queste righe nella speranza<br />

che in diversi contributi di questo<br />

numero di «<strong>skilled</strong>» si illustri nel dettaglio<br />

la differenza tra integrazione e<br />

inclusione: chi si integra deve adattarsi<br />

alle circostanze e può anche essere<br />

nuovamente escluso, se questo adattamento<br />

non dovesse riuscire. Nell’inclusione<br />

è il sistema ad adattarsi, non<br />

l’individuo. Il punto è che nell’ambito<br />

della formazione professionale e nel<br />

mondo del lavoro dobbiamo adeguare<br />

le condizioni quadro in modo da<br />

rendere questi contesti più accessibili.<br />

Lo dobbiamo, tra l’altro, a persone<br />

la cui vita è segnata da un costante<br />

sforzo di adattamento a un mondo che<br />

non è fatto per loro. O che, di conseguenza,<br />

è fatto per escludere.<br />

Questo cambiamento di mentalità<br />

è importante per un’assunzione di responsabilità<br />

da cui non ci possiamo<br />

esimere. Chi assume responsabilità,<br />

infatti, lo fa pensando anche a chi vive<br />

situazioni di marginalità. Certo, dimenticare<br />

di considerare queste persone<br />

quando si prendono decisioni<br />

non equivale a non includerle consapevolmente;<br />

il risultato, però, è lo<br />

stesso: le si esclude.<br />

Dobbiamo comprendere i<br />

meccanismi psicologici alla<br />

base dell’esclusione per<br />

poter ottenere e realizzare<br />

l’inclusione politica.<br />

Chi ricopre un ruolo decisionale nel<br />

mondo del lavoro e nell’ambito della<br />

formazione professionale ha dunque<br />

in ogni caso la responsabilità di pensare<br />

a diversi gruppi di persone: quanto<br />

sono accessibili le offerte per le persone<br />

colpite dalla povertà? Com’è regolamentata<br />

l’inclusione delle persone<br />

con disabilità fisiche? Esiste un’offerta<br />

adattata per le persone neurodivergenti?<br />

Chi ha potere decisionale è consapevole<br />

della portata e delle ragioni<br />

dell’esclusione delle persone migranti<br />

dal mondo del lavoro, superiore alla<br />

media?<br />

Sono questioni difficili, che richiedono<br />

un elevato livello di conoscenza<br />

ed empatia. L’inclusione nel mondo<br />

della formazione ci richiede però,<br />

soprattutto, di affrontare questi temi<br />

in modo aperto e con curiosità, superando<br />

il nostro atteggiamento difensivo,<br />

spesso di natura personale. Dobbiamo<br />

comprendere i meccanismi<br />

psicologici alla base dell’esclusione<br />

per poter ottenere e realizzare l’inclusione<br />

politica. Solo così sarà possibile<br />

fare spazio all’interno del sistema,<br />

un sistema in cui tutte le persone devono<br />

poter trovare posto.<br />

■ Anna Rosenwasser, autrice e consigliera<br />

nazionale PS (ZH) con particolare attenzione<br />

al femminismo e alle tematiche LGBTQ,<br />

membro della Commissione della scienza,<br />

dell’educazione e della cultura<br />

▶ www.annarosenwasser.ch (in tedesco)<br />

26<br />

27<br />

mad / Alexandre Gonzalez


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Mobilità<br />

<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Formazione<br />

Mobilità nazionale nella creazione di tessuti<br />

Sperimentazioni<br />

intrecciate<br />

Di Claire Veri Sanvito<br />

Campionati delle professioni<br />

Dare il massimo<br />

per la formazione<br />

professionale<br />

Intevista: Claudia Rapold<br />

In una situazione dove ci potrebbe essere una possibile chiusura per proteggere la propria posizione e il proprio mercato,<br />

Textilforum ha voluto cambiare il paradigma aprendosi alla collaborazione e alla sperimentazione di nuovi modelli<br />

di apprendimento e di scambio.<br />

Textilforum è l’associazione nazionale<br />

dei creatori e delle creatrici di tessuti<br />

membro della rete delle piccole<br />

professioni. In tutta la Svizzera le apprendiste<br />

e gli apprendisti che frequentano<br />

ogni anno questa professione<br />

sono da otto a dodici. Diventa dunque<br />

fondamentale conoscersi e poter<br />

collaborare a più livelli. Attualmente<br />

la formazione viene proposta seguendo<br />

due modelli: scuola e azienda soprattutto<br />

in Svizzera tedesca e francese,<br />

e scuola a tempo pieno in Svizzera<br />

italiana.<br />

mad<br />

Nel 2022 nasce l’idea di un progetto<br />

di mobilità nazionale comune per<br />

far interagire apprendiste e apprendisti,<br />

insegnanti e formatori e formatrici<br />

in azienda a livello nazionale. Da un<br />

lato il progetto mira a far sperimentare<br />

tecniche lavorative regionali e specifiche<br />

aziendali, a promuovere lo sviluppo<br />

di competenze linguistiche e trasversali<br />

e a dare una visione d’insieme<br />

dei due modelli formativi. Dall’altro<br />

vuole ampliare la collaborazione tra i<br />

tre luoghi di formazione e le diverse<br />

regioni linguistiche del Paese, far conoscere<br />

aspetti culturali del Cantone<br />

ospite, nonché sostenere la mobilità<br />

a livello nazionale.<br />

Lo scambio in azienda<br />

Nel 2023 debutta il progetto di scambio.<br />

A febbraio le apprendiste e gli apprendisti<br />

del 2° anno a tempo pieno del<br />

Centro scolastico per le industrie artistiche<br />

CSIA si recano per una settimana<br />

nelle aziende formatrici in Svizzera<br />

tedesca e francese per fare un’esperienza<br />

aziendale. «In atelier ho imparato<br />

nuove tecniche, ho tessuto con un<br />

nuovo telaio e mi sono occupata delle<br />

questioni produttive come il confezionamento<br />

di prodotti. Il ritmo qui è molto<br />

diverso da quello a scuola» spiega<br />

l’apprendista Greta Keller. «Le giovani<br />

hanno fornito supporto in azienda, lo<br />

scambio non è stato un onere aggiuntivo<br />

per il formatore» precisa Martina<br />

Heuscher di Textilforum.<br />

Experimental surfaces<br />

A marzo l’insieme delle apprendiste<br />

e degli apprendisti della Svizzera si è<br />

trovato in Ticino allo CSIA per svolgere<br />

il progetto comune Experimental<br />

surfaces, dove vengono sperimentate<br />

diverse tipologie di intrecci, di design<br />

tessile e tecniche di tessitura. «È stato<br />

molto bello vedere la differenza tra<br />

la formazione a scuola e quella nella<br />

mia azienda» afferma Maria Moser.<br />

Elena Müggler aggiunge: «È stata un’esperienza<br />

fantastica poter lavorare<br />

così intensamente per una settimana<br />

senza la pressione di essere valutati<br />

come nei corsi interaziendali».<br />

Per Martina Heuscher e Mariana<br />

Minke, responsabile del progetto presso<br />

lo CSIA, l’esperienza è stata altamente<br />

positiva, poiché si sono creati<br />

rapporti, mescolate lingue e si è praticata<br />

e osata l’indipendenza, il che ha<br />

rafforzato la fiducia nelle proprie capacità.<br />

Inoltre l’intensa esplorazione<br />

congiunta di modi di lavorare, talvolta<br />

nuovi, ha portato a prospettive diverse<br />

anche sulle possibilità insite nella<br />

professione. Il progetto è stato finanziato<br />

da Movetia e sviluppato in collaborazione<br />

con la SUFFP.<br />

■ Claire Veri Sanvito, responsabile di<br />

progetto senior, Centro per lo sviluppo delle<br />

professioni, SUFFP<br />

Martin Erlacher è delegato tecnico dello SwissSkills National<br />

Team e quindi responsabile di tutti gli aspetti tecnici<br />

che riguardano la competizione. Sa ciò che serve per avere<br />

successo ai campionati mondiali delle professioni, poiché<br />

vi ha partecipato lui stesso.<br />

Nel 1999 lei ha partecipato ai<br />

WorldSkills in Canada come<br />

cameriere e si è aggiudicato la<br />

medaglia Excellence. Che cosa ha<br />

imparato da quella competizione?<br />

L’organizzazione è estremamente importante.<br />

Da un punto di vista organizzativo,<br />

purtroppo, all’epoca non<br />

andò tutto per il meglio. Questo mi<br />

ha permesso di acquisire molta esperienza,<br />

di cui ho potuto beneficiare<br />

in seguito, sia nel ruolo di capo perito<br />

d’esame internazionale sia in quello<br />

di delegato tecnico oggi. Allora ho<br />

compreso che per vincere non basta<br />

supportare chi partecipa da un punto<br />

di vista specialistico.<br />

Ai campionati EuroSkills di Danzica<br />

nel 2023 ha ottenuto ottimi<br />

risultati con il team svizzero: quale<br />

ruolo svolgono le perite e i periti<br />

per vittorie come quella?<br />

Risultati del genere sono sempre il<br />

frutto di tutto l’ambiente coinvolto.<br />

Forniamo a chi partecipa alla competizione<br />

una cassetta degli attrezzi, che<br />

può utilizzare in base alla situazione.<br />

Per gli ultimi 10 metri e per raggiungere<br />

il gradino più alto, serve molto.<br />

È un’attività estremamente intensa,<br />

anche per il team di perite e periti,<br />

che prepariamo anche a questo.<br />

Prepariamo chi partecipa<br />

alla competizione in modo<br />

che possa attingere a tutte<br />

le risorse che ha e riesca a<br />

dare il massimo.<br />

Che cosa significa per lei<br />

promuovere i talenti?<br />

Prepariamo chi partecipa alla competizione<br />

in modo che possa attingere<br />

a tutte le risorse che ha e riesca a<br />

dare il massimo. I talenti diventano<br />

poi ambasciatori e ambasciatrici per<br />

i e le giovani nella scelta della professione.<br />

La promozione dei talenti è un<br />

fattore importante per mettere in<br />

buona luce la formazione professionale.<br />

Avere professioniste e professionisti<br />

di alto livello rafforza la formazione<br />

professionale e quindi anche<br />

la nostra economia.<br />

↑ Garante del successo di chi partecipa ai campionati<br />

professionali per la Svizzera: Martin Erlacher<br />

Da due anni la SUFFP offre il CAS<br />

Coach and Expert at International<br />

Skills Competitions, concepito<br />

insieme a SwissSkills. Perché,<br />

secondo lei, questo ciclo di<br />

formazione è importante?<br />

Le nostre perite e i nostri periti rappresentano<br />

il meglio dal punto di vista<br />

tecnico. Nel CAS il focus è rivolto<br />

all’attività di coaching e auto-gestione.<br />

Con le competenze aggiuntive in<br />

ambito di coaching e pianificazione,<br />

sarà possibile fornire un supporto ancora<br />

migliore a chi partecipa.<br />

Cosa serve per vincere un oro ai<br />

campionati mondiali delle<br />

professioni?<br />

Oltre a una cassetta degli attrezzi ben<br />

fornita, serve una buona capacità di<br />

improvvisazione. Su questo siamo<br />

forti, perché anche nel nostro lavoro<br />

di tutti i giorni ci capita spesso di dover<br />

improvvisare. E, ovviamente, ci<br />

vuole anche un pizzico di fortuna.<br />

I campionati WorldSkills di Lione<br />

sono alle porte. Che cosa aspetta<br />

con particolare entusiasmo?<br />

Non vedo l’ora di assistere alla competizione<br />

del nostro team super motivato<br />

e preparato. Sono convinto che<br />

a Lione il team nazionale SwissSkills<br />

darà prova del proprio talento con la<br />

miglior prestazione possibile.<br />

■ Claudia Rapold, responsabile di progetto<br />

senior, Formazione, SUFFP<br />

▶ www.ehb.swiss/cas-coach-andexpert-international-skills-competitions<br />

(in tedesco)<br />

28 ← Progettare con le figurine delle lezioni di disegno.<br />

29<br />

mad


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Dalla pratica<br />

Gabriel Weibel, formatore presso l’azienda informatica Gemdat<br />

«Per me lo scetticismo è<br />

sempre stato uno stimolo»<br />

Di Peter Bader<br />

Come formatore in un’azienda IT, Gabriel Weibel cerca il giusto equilibrio tra il ruolo di<br />

capo e di collega. Che sia giunto a svolgere questo ruolo è tutt’altro che scontato, dato<br />

che ha una malattia congenita alla vista. Eppure, la sua presenza si rivela essere un<br />

punto di forza per l’azienda e per le persone in formazione.<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen<br />

A Gabriel Weibel piace fare l’informatico<br />

ma ancora di più apprezza il contatto<br />

con le persone. A ventinove anni<br />

sembra aver trovato il suo posto di<br />

lavoro ideale, dove sono richieste entrambe<br />

le cose: da tre anni è formatore<br />

in azienda alla Gemdat di San Gallo,<br />

specializzata in soluzioni informatiche<br />

per la gestione di terreni e immobili.<br />

Gabriel Weibel segue in media sette<br />

persone in formazione. Crede nell’importanza<br />

di stimolare le competenze<br />

pratiche delle persone in formazione<br />

affiancandole nel loro sviluppo personale.<br />

Per farlo occorre instaurare un<br />

rapporto di fiducia. «Non posso essere<br />

né solo capo né solo collega. La troppa<br />

autorità nuoce alla fiducia e viceversa.<br />

Tutto sta nel trovare la via di<br />

mezzo.» Non è facile poiché le persone<br />

in formazione sono nel pieno della<br />

pubertà. «È una fase in cui vivono<br />

molte cose.»<br />

Vista ridotta al cinque per cento<br />

Gabriel Weibel sa bene come possa essere<br />

difficile la vita. È nato con una patologia<br />

agli occhi, conosciuta come visione<br />

a tunnel. Se all’inizio la sua capacità<br />

visiva era del cinquanta per cento,<br />

oggi è ridotta al cinque. Ciononostante,<br />

era determinato a svolgere una formazione<br />

professionale. Sin da piccolo il<br />

computer di suo padre aveva suscitato<br />

il suo interesse per l’informatica. Prima<br />

di trovare un posto di apprendistato<br />

dovette inviare una trentina di dossier<br />

di candidatura. Resistenza e scetticismo<br />

sono sempre stati per lui «un<br />

grande stimolo a mettersi alla prova e<br />

fare vedere quello che so fare». A rinunciare<br />

non ci ha mai pensato, neanche<br />

quando all’inizio della formazione il direttore<br />

della scuola specializzata superiore<br />

gli espresse chiaramente i suoi<br />

dubbi. Ha concluso la formazione professionale<br />

con un cinque e si è diplomato<br />

con un cinque e mezzo.<br />

«Nel momento in cui devono<br />

prestare aiuto o dare prova<br />

di un maggiore riguardo, le<br />

persone si fanno più attente<br />

e tolleranti.»<br />

Gabriel Weibel passa le sue giornate<br />

lavorative al computer con l’aiuto<br />

di uno screen reader, un programma<br />

che gli legge tutti i contenuti. È sempre<br />

molto attento al fatto che le persone<br />

in formazione che segue lavorino<br />

sempre su progetti reali. «E qui la<br />

mia disabilità porta con sé un valore<br />

aggiunto», afferma Gabriel Weibel.<br />

Quando le persone in formazione riscontrano<br />

difficoltà nel loro lavoro,<br />

sono costrette a esporre dettagliatamente<br />

la questione, poiché lui non riesce<br />

a vedere lo schermo. «In questo<br />

modo analizzano nuovamente il problema<br />

e spesso trovano la soluzione<br />

da sé.» A detta di superiori e colleghe<br />

← Dopo trenta candidature, Gabriel Weibel ha trovato un posto di formazione come informatico.<br />

Ora valuta di intraprendere degli studi in psicologia o in lavoro sociale.<br />

e colleghi, inoltre, la sua presenza rafforza<br />

la coesione del team. «Nel momento<br />

in cui devono prestare aiuto,<br />

le persone si fanno più attente e tolleranti.»<br />

«Le quote ci indeboliscono»<br />

Il sistema svizzero della formazione<br />

professionale è sufficientemente inclusivo?<br />

«Direi di sì», afferma Gabriel<br />

Weibel. Tuttavia, dovrebbero essere<br />

promosse di più le misure di supporto<br />

esistenti, quali le forme di assistenza<br />

personale e la produzione audio di<br />

libri. «Molte persone non sanno dell’esistenza<br />

di questi strumenti». Non ritiene<br />

molto importanti, invece, le quote<br />

destinate a persone con disabilità<br />

nel mercato del lavoro primario. «Anziché<br />

rafforzarci, tendono a indebolirci.<br />

Ciò che vogliamo è essere membri<br />

di un team a tutti gli effetti per l’apporto<br />

che diamo.»<br />

E Gabriel Weibel ci è riuscito. Ha<br />

dovuto interrompere il percorso di<br />

studi universitari in informatica dopo<br />

tre mesi perché era troppo sfidante,<br />

ma ora sta valutando di intraprendere<br />

degli studi in psicologia o in lavoro<br />

sociale. E la sua compagna vuole formare<br />

con lui una famiglia. Insomma,<br />

Gabriel Weibel è approdato nel pieno<br />

della vita.<br />

■ Peter Bader, redattore indipendente,<br />

Comunicazione SUFFP<br />

31


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Ricerca e sviluppo<br />

<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Formazione<br />

Flessibilità nello studio<br />

Nuovi accordi per l’insegnamento<br />

e l’apprendimento<br />

Di Antje Barabasch e Barbara Fontanellaz<br />

Master of Science in formazione professionale<br />

« La formazione professionale offre<br />

qualcosa a chiunque»<br />

Intervista: Jolanda Kieliger<br />

La stretta collaborazione tra istituzioni<br />

formative e aziende è fondamentale<br />

per rendere le offerte di studio<br />

più flessibili e personalizzate. Partendo<br />

da questa premessa, la SUFFP ha<br />

sviluppato, per conto del fornitore di<br />

formazione Agogis, i principi di base<br />

per un ciclo di studio flessibile in pedagogia<br />

sociale.<br />

I percorsi formativi sono sempre più<br />

individualizzati e il mondo del lavoro<br />

cambia costantemente. Ciò richiede<br />

offerte di formazione e formazione<br />

continua più flessibili. La SUFFP ha<br />

supportato Agogis, un fornitore di formazione<br />

e formazione continua per le<br />

professioni sociali, nella progettazione<br />

di un relativo programma di studio<br />

basato sulla tendenza a un insegnamento<br />

e a un apprendimento più individualizzati<br />

e digitali e focalizzato<br />

sulla flessibilità. Non si tratta soltanto<br />

di setting di insegnamento, di apprendimento<br />

e di lavoro personalizzati. Il<br />

concetto di flessibilità comprende anche<br />

elementi quali l’apertura e la curiosità<br />

come atteggiamento di base, la<br />

modifica delle aspettative di ruolo nei<br />

confronti di vari attori e varie attrici o<br />

la gestione costruttiva delle situazioni<br />

di incertezza e di irritazione.<br />

La pratica determina lo studio<br />

L’idea di base del nuovo programma<br />

di insegnamento è che chi si forma<br />

lo faccia sulla base di questioni derivanti<br />

dalla pratica e che studi in base<br />

ai propri interessi, stabilendo le priorità<br />

e progettando così il proprio percorso<br />

di apprendimento all’interno<br />

del quadro formale definito.<br />

Lo studio non si basa quindi su un<br />

programma d’insegnamento fisso, lineare<br />

e modulare, ma è incentrato<br />

sull’auto-organizzazione, sulla responsabilità<br />

personale e sul riconoscimento<br />

di diversi tipi e forme di apprendimento.<br />

Chi si forma potrà decidere<br />

più autonomamente quando,<br />

e in alcuni casi con quale modalità,<br />

elaborare determinati contenuti. L’obiettivo<br />

è anche quello di formare alla<br />

pratica chi studia basandosi sulle<br />

sue esigenze. In questo modo si creano<br />

spazi di riflessione e di azione<br />

specificamente orientati al rispettivo<br />

contesto lavorativo.<br />

L’apprendimento si fa<br />

più esplorativo<br />

Per attuare questi principi, è essenziale<br />

dare rilievo all’apprendimento<br />

integrato nell’attività lavorativa e guidato<br />

dall’esperienza, nonché all’apprendimento<br />

tra pari. Il processo di<br />

apprendimento si fa più esplorativo,<br />

perché si basa su situazioni pratiche<br />

e il supporto pedagogico è basato sulla<br />

situazione. Ciò richiede una maggiore<br />

collaborazione tra assistenti alla<br />

pratica e insegnanti.<br />

Chi studia si organizza anche in<br />

tandem per imparare maggiormente<br />

con e dalle persone che seguono la<br />

sua stessa formazione. Idealmente,<br />

l’ambito di riflessione e di azione viene<br />

sviluppato e modificato in modo<br />

creativo attraverso il dialogo e quindi<br />

adattato alle rispettive situazioni.<br />

■ Antje Barabasch, responsabile dell’asse<br />

prioritario di ricerca Insegnamento e<br />

apprendimento nella formazione professionale,<br />

SUFFP ■ Barbara Fontanellaz,<br />

direttrice, SUFFP<br />

▶ www.suffp.swiss/flessibilita-degli-studipedagogia-sociale<br />

Captns<br />

Grazie al Master of Science in formazione professionale ottenuto circa dieci anni<br />

fa, Michael Raaflaub ha raggiunto molti obiettivi. Da allora si impegna attivamente<br />

a favore della formazione professionale nazionale, arricchendola di<br />

progetti innovativi. Nell’intervista racconta come un video di un pescatore di<br />

granchi l’abbia ispirato a creare una piattaforma per la scelta della professione.<br />

Signor Raaflaub, lei si occupa di<br />

marketing delle professioni.<br />

Secondo lei, qual è l’aspetto più<br />

bello e quale quello più sfidante<br />

della formazione professionale?<br />

Quello più bello è la gamma infinita<br />

di temi offerti. Lotta contro la povertà,<br />

integrazione, promozione delle<br />

persone con talento, generatore di benessere:<br />

la formazione professionale<br />

offre qualcosa a chiunque. Quello più<br />

sfidante è la varietà di professioni insegnate<br />

e rendere visibili le loro opportunità.<br />

Dieci anni fa ha ottenuto il Master of<br />

Science in formazione professionale<br />

presso la SUFFP. Quali porte le ha<br />

aperto?<br />

I contenuti dell’apprendimento e alcuni<br />

risultati della ricerca mi hanno<br />

reso consapevole della mancanza di<br />

varie offerte. I genitori sono per<br />

esempio gli attori più importanti nella<br />

scelta della professione delle loro<br />

figlie e dei loro figli. Dieci anni fa ho<br />

quindi lanciato con il format Eltern@<br />

Wirtschaft una sorta di stage per genitori.<br />

Finora l’iniziativa ha fatto il<br />

tutto esaurito.<br />

Nella formazione professionale lei è<br />

un networker. Ha ancora contatti<br />

con le persone con cui ha studiato?<br />

Sì. Eltern@Wirtschaft si è tenuto di recente<br />

presso la Fondazione Solina a<br />

Spiez dove il responsabile della formazione<br />

è un ex compagno di studi. Alcuni<br />

di loro li frequento anche privatamente.<br />

Durante lo studio ho persino<br />

conosciuto la mia attuale moglie, per<br />

cui a concludere il Master eravamo in<br />

due Raaflaub. Poco tempo dopo eravamo<br />

in tre e ora siamo in cinque. Il<br />

I genitori sono gli attori più<br />

importanti nella scelta<br />

della professione delle loro<br />

figlie e dei loro figli.<br />

primogenito ha avuto il suo primo incarico<br />

lavorativo nel 20<strong>24</strong> alla borsa<br />

dei posti di tirocinio. Proprio come si<br />

apprende nel modulo di sociologia: la<br />

mela non cade lontano dall’albero.<br />

↑ Si impegna attivamente a favore della formazione<br />

professionale: Michael Raaflaub.<br />

Ha realizzato alcuni progetti<br />

innovativi: dalla rete dei posti di<br />

tirocinio alla piattaforma per la<br />

scelta della professione «Lehrberufe<br />

live!» Come sono nate queste idee?<br />

I bambini finalmente a letto, fissavo<br />

stanco il cellulare scorrendo i video di<br />

TikTok senza avere uno scopo. A un<br />

tratto vidi come un pescatore di granchi<br />

e uno spazzaneve trasmettevano<br />

in streaming il loro lavoro. Ma chi si<br />

mette a guardare un pescatore pescare?<br />

Con mio grande stupore: molte<br />

persone. Capii allora che le professioni<br />

potevano essere mostrate in classe<br />

da una prospettiva del tutto nuova.<br />

Con «Lehrberufe live!» proponiamo<br />

questo tipo di esperienza in diretta.<br />

Da quando il suo cuore batte per la<br />

formazione professionale?<br />

Il libro di Rudolf Strahm del 2010 «Warum<br />

wir so reich sind» (Le ragioni della<br />

nostra ricchezza), in cui sottolinea<br />

la valenza della formazione professionale,<br />

mi ha entusiasmato.<br />

■ Jolanda Kieliger, collaboratrice scientifica<br />

del MSc in formazione professionale,<br />

Formazione, SUFFP<br />

32 33<br />

mad<br />

Michael Raaflaub ha dapprima svolto una formazione<br />

professionale di impiegato di commercio,<br />

conseguendo poi la maturità professionale, un<br />

Bachelor in economia aziendale e infine il Master of<br />

Science in formazione professionale alla SUFFP.<br />

Oggi è direttore dell’associazione Lehrstellennetz,<br />

cotitolare di un’azienda di marketing delle<br />

professioni e responsabile della piattaforma per la<br />

scelta della professione Lehrberufe Live!


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Incontro<br />

Jonas Staub, fondatore di Blindspot e specialista di inclusione<br />

«Da noi sono confrontate<br />

con la vita reale»<br />

Intervista: Peter Bader<br />

Il pioniere<br />

Jonas Staub si batte da vent’anni per una maggiore autodeterminazione delle persone<br />

con disabilità. Nei suoi esercizi di ristorazione hanno la possibilità di svolgere<br />

una professione al di fuori dal contesto delle istituzioni protette o di frequentare una<br />

formazione. Un’intervista sulle maggiori sfide nella vita quotidiana, sul crescente<br />

interesse delle aziende e sui limiti dell’inclusione.<br />

Signor Staub, quale fatto avvenuto<br />

recentemente in uno dei suoi<br />

esercizi di ristorazione ricorda in<br />

modo particolare?<br />

In estate un’addetta di ristorazione<br />

ha completato da noi la formazione.<br />

Volevamo assumerla a tutti i costi,<br />

perché si era rivelata essere un grande<br />

supporto. Inizialmente, era considerata<br />

una giovane donna predisposta<br />

per una formazione in un’istituzione<br />

protetta e non per un tirocinio<br />

da noi, nel mercato del lavoro primario.<br />

Quando si è presentata per il tirocinio<br />

di prova, per la timidezza si<br />

nascose dietro un pilastro. Rimase<br />

Jonas Staub, 49 anni, ha completato l’apprendistato<br />

come giardiniere paesaggista e si è poi<br />

formato come educatore sociale e manager di<br />

organizzazioni non profit. Nel 2004 ha fondato<br />

l’organizzazione non profit Blindspot con l’obiettivo<br />

di proporre offerte sportive e ricreative inclusive<br />

per giovani con e senza disabilità. L’impresa gestisce<br />

oggi anche tre ristoranti, due pop up e un food<br />

truck. Nel settore della ristorazione sono impiegate<br />

in tutto 74 persone, di cui un quarto con disabilità.<br />

Per il suo impegno a favore dell’inclusione ha vinto<br />

due volte lo Swiss Diversity Award.<br />

poi ancora un anno nella scuola speciale<br />

e una volta la settimana veniva<br />

da noi. Così facendo ha costruito la<br />

fiducia in sé stessa.<br />

Perché si tratta di un esempio tipico<br />

della vostra azienda?<br />

La nostra visione è: se offri alle persone<br />

la massima normalità possibile,<br />

dai loro la possibilità di svilupparsi al<br />

meglio. A differenza delle istituzioni<br />

protette, da noi le persone con disabilità<br />

sono confrontate con la vita reale,<br />

ossia con ospiti che esigono un<br />

servizio rapido, danno prova di pazienza<br />

o insoddisfazione o che reclamano.<br />

Quali sono le sfide più grandi nella<br />

vita di tutti i giorni?<br />

Il fatto che il personale senza disabilità<br />

debba trattare nel modo più naturale<br />

possibile il personale con disabilità,<br />

integrandolo nella quotidianità<br />

lavorativa in tutte le sue sfaccettature.<br />

Non è immediatamente scontato<br />

per tutte le persone e questo è dovuto<br />

all’inesperienza. Se necessario ricorriamo<br />

ovviamente al supporto pedagogico<br />

esterno, che per ora paghiamo<br />

di tasca nostra, quando non se ne fa<br />

carico l’assicurazione per l’invalidità.<br />

Il problema nel nostro sistema sta proprio<br />

qui.<br />

Cosa intende concretamente?<br />

Sono sempre ancora le istituzioni protette<br />

a ricevere oggi la maggior parte<br />

degli aiuti finanziari e non le persone.<br />

Le persone con disabilità non possono<br />

infatti decidere dove vogliono<br />

lavorare o dove frequentare la loro<br />

formazione.<br />

↑ Jonas Staub ha fondato vent’anni fa l’organizzazione non profit Blindspot per l’integrazione di persone con disabilità nel mercato del lavoro primario.<br />

È questo il motivo per cui si procede<br />

a rilento con l’inclusione nel<br />

mercato del lavoro svizzero? L’indice<br />

dell’inclusione 2023 di<br />

Pro Infirmis ha rilevato che quasi<br />

il 50 per cento delle persone<br />

con disabilità si sente esclusa sul<br />

lavoro.<br />

Sì. Noto tuttavia dei progressi nell’ambito<br />

delle consulenze che forniamo<br />

alle aziende. La volontà di formare e<br />

assumere persone con disabilità è in<br />

crescita. Le grandi aziende creano posti<br />

di questo tipo in quanto possono<br />

permettersi un supporto pedagogico<br />

esterno. Per una realtà aziendale con<br />

15 dipendenti è già più difficile. Ancora<br />

oggi le istituzioni protette si oppongono<br />

con tutte le forze a un cambiamento<br />

del sistema.<br />

Qual è dunque la situazione della<br />

formazione professionale di<br />

persone con disabilità nel mercato<br />

del lavoro primario?<br />

Manca semplicemente l’esperienza.<br />

Abbiamo dovuto anche lottare per ottenere<br />

l’autorizzazione per poter offrire<br />

formazioni con un certificato federale<br />

di formazione pratica (CFP),<br />

perché la paura di annacquare lo standard<br />

è grande. Anche per le associazioni<br />

professionali è sempre difficile<br />

consentire per esempio esami più semplici<br />

per le persone con disabilità. Da<br />

noi lavora una giovane donna con mobilità<br />

ridotta: in un esame finale pratico<br />

non ha senso penalizzarla nella<br />

valutazione, perché è troppo lenta.<br />

Nel suo lavoro è impeccabile, ma molte<br />

cose le può servire usando un braccio<br />

solo. Con il progetto «Erste Ausbildung<br />

im ersten Arbeitsmarkt» (Prima<br />

formazione nel mercato del lavoro primario)<br />

vogliamo ora sensibilizzare altre<br />

aziende con professioni diverse<br />

dalla nostra a offrire posti di formazione<br />

di questo tipo.<br />

«Credo che prima o poi<br />

il mercato del lavoro<br />

secondario scomparirà.»<br />

Quali sono i limiti dell’inclusione?<br />

Non tutte le persone hanno ovviamente<br />

le stesse capacità di integrazione.<br />

Questo vale però anche per le persone<br />

senza disabilità. Sì, una percentuale<br />

di persone con disabilità non può<br />

lavorare nel mercato del lavoro primario.<br />

Parlo però di quelle che lo possono<br />

fare e che sono stufe di infilare<br />

lettere nelle buste in un’istituzione<br />

protetta situata ai confini di un bosco.<br />

Una macchina è mille volte più veloce.<br />

Se questo servizio fosse veramente<br />

necessario, potremmo mettere questa<br />

macchina in un’azienda e farla utilizzare<br />

da persone con disabilità.<br />

Credo che prima o poi il mercato del<br />

lavoro secondario scomparirà, perché<br />

le generazioni più giovani non si fanno<br />

più escludere. Sono consapevole<br />

che queste mie affermazioni saranno<br />

oggetto di dure critiche, ma d’altronde<br />

è sempre stato così.<br />

Ha mai pensato di gettare<br />

la spugna?<br />

Ci sono stati momenti difficili quando<br />

a malapena riuscivamo a pagare<br />

gli stipendi nelle aziende. Ora però sono<br />

redditizie anche senza il sostegno<br />

statale. E le nostre idee vengono sempre<br />

più approvate, persino da alcune<br />

istituzioni protette.<br />

■ Peter Bader, redattore indipendente,<br />

Comunicazione SUFFP<br />

▶ www.blindspot.ch (in tedesco e inglese)<br />

34 35<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

In formazione<br />

Audry Pentassuglia è cuoca e prepara la maturità professionale<br />

«Nella grande frenesia la<br />

situazione in cucina si fa difficile»<br />

Di Peter Bader<br />

Audry Pentassuglia è sorda e ha svolto una formazione professionale come cuoca nella cucina di un ospedale. Una scuola<br />

professionale specializzata di Zurigo le ha offerto un ambiente favorevole, e lì ora frequenta anche i corsi per conseguire la<br />

maturità professionale. Contemporaneamente, si batte per una maggiore comprensione della cultura delle persone sorde.<br />

«Ha molta personalità e vuole andare<br />

sempre a fondo delle cose», dice<br />

Patricia Geiger, assistente di classe di<br />

Audry Pentassuglia. Che ci sia simpatia<br />

e fiducia reciproca tra le due donne,<br />

risulta evidente in questo pomeriggio<br />

alla scuola professionale specializzata<br />

per persone sorde, deboli<br />

di udito e con difficoltà di comunicazione<br />

BSFH di Zurigo.<br />

Patricia Geiger accompagna la cuoca<br />

diciannovenne, sorda dalla nascita,<br />

durante le lezioni, per assicurarsi<br />

che capisca tutto. «Sono molto felice<br />

di avere questo sostegno», dice Audry<br />

Pentassuglia, «così posso concentrarmi<br />

sui contenuti». Nei colloqui faccia<br />

a faccia, comunque, riesce a leggere<br />

molto bene il labiale della persona che<br />

ha di fronte e la sua pronuncia è chiara<br />

e naturale.<br />

Lavorare e capire<br />

Audry Pentassuglia è sorda dalla nascita,<br />

la sola nella sua famiglia. In realtà<br />

avrebbe voluto svolgere una formazione<br />

nel settore delle cure, ma poi<br />

la pandemia di coronavirus ha ostacolato<br />

i suoi piani. Dopo aver inviato una<br />

quarantina di dossier di candidatura,<br />

finalmente ha trovato un posto di apprendistato<br />

come cuoca nella clinica<br />

Hirslanden di Lucerna. Nella famiglia<br />

di Audry Pentassuglia, il cibo ha sempre<br />

rivestito molta importanza. Inoltre,<br />

le piace essere creativa e la pasticceria<br />

e la cucina fredda le si addicono<br />

particolarmente.<br />

«Abbiamo una nostra<br />

cultura della comunicazione<br />

che purtroppo a volte può<br />

anche provocare reazioni di<br />

stizza.»<br />

Per lo più riesce a destreggiarsi bene<br />

nell’apprendistato. Solo quando il<br />

lavoro impone ritmi molto sostenuti<br />

si trova in difficoltà, perché c’è poco<br />

tempo per la comunicazione visiva. In<br />

quei momenti per lei è ancora più difficile<br />

di quanto non lo sia già di per sé<br />

il lavoro in un team di 44 persone. Deve<br />

concentrarsi contemporaneamente<br />

sul lavoro e sulla comprensione.<br />

Per lei la scuola professionale, che<br />

conta all’incirca <strong>24</strong>0 persone in formazione<br />

in 80 professioni, costituisce un<br />

ambiente accogliente frequentato da giovani<br />

persone sorde, deboli di udito, cieche,<br />

ipovedenti o autistiche. Le classi sono<br />

piccole, vi si trovano in media sei persone.<br />

La prorettrice della scuola, Isabel<br />

Schuler, afferma «Nella nostra scuola il<br />

coaching individuale delle persone in<br />

formazione e il loro rapporto con il personale<br />

insegnante sono molto importanti.»<br />

La scuola è l’unica nel suo genere<br />

in tutta la Svizzera tedesca.<br />

«La colla sotto i piedi»<br />

Audry Pentassuglia auspicherebbe un<br />

po’ più di comprensione dalle persone<br />

che non hanno problemi di udito.<br />

«Abbiamo una nostra cultura della comunicazione<br />

che purtroppo a volte<br />

può provocare reazioni di stizza.» E<br />

con ciò intende per esempio che le<br />

persone sorde battono sulle spalle delle<br />

persone per farsi notare e questo<br />

gesto può essere avvertito come invadente.<br />

A volte capita che si rivolgano<br />

alle persone dando loro del tu senza<br />

per questo voler essere maleducate.<br />

«E quando ci incontriamo, abbiamo<br />

la colla sotto i piedi», dice ridendo. «E<br />

non riusciamo quasi più a smettere di<br />

comunicare, perché per noi la comunicazione<br />

è importantissima!»<br />

Allo stesso tempo, sempre più persone<br />

sorde o deboli di udito fruiscono<br />

di protesi acustiche. Purtroppo, con la<br />

loro diffusione accresciuta, la lingua<br />

dei segni perde di importanza, lamenta<br />

Audry. «È il nostro principale mezzo<br />

di comunicazione, che funziona sempre.»<br />

Fino alla prima classe nessuno si<br />

era accorto che fosse sorda. Solo allora<br />

ha imparato la lingua dei segni. «Prima<br />

mi sentivo spesso sola e isolata.»<br />

Audry Pentassuglia ha concluso la<br />

sua formazione l’estate scorsa e ora sta<br />

frequentando la BSFH per conseguire<br />

la maturità professionale. Inoltre, lavora<br />

come assistente in un centro per<br />

persone sorde. E sogna di poter accedere<br />

alla Gallaudet University di Washington,<br />

l’unica università al mondo<br />

per persone sorde o deboli di udito, e<br />

di intraprendere uno studio in ambito<br />

sociale.<br />

■ Peter Bader, redattore indipendente,<br />

Comunicazione SUFFP<br />

→ La cuoca Audry Pentassuglia prepara la maturità professionale e sogna<br />

36 37<br />

di studiare in ambito sociale.<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> Diplomata <strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong> 7 domande a …<br />

Barbara Studer, diplomata del Bachelor of Science in formazione professionale presso la SUFFP<br />

«L’impegno è stato più<br />

che ripagato»<br />

A cura di Barbara Wildermuth<br />

Cédric Dufey, ex apprendista impiegato di commercio AFC alla SUFFP<br />

«La crescita continua è ciò che mi<br />

ha aiutato maggiormente»<br />

Intervista: Lucia Probst<br />

Si sa, l’appetito vien mangiando. Per<br />

migliorare le proprie chance di carriera,<br />

Barbara Studer ha svolto il Bachelor<br />

of Science in formazione professionale<br />

presso la SUFFP. A seguire<br />

ha scelto un master in lavoro sociale.<br />

Questa combinazione di studi le<br />

garantisce il know-how ottimale per<br />

il suo lavoro che si situa nel punto di<br />

incontro tra formazione professionale<br />

e integrazione.<br />

mad<br />

↑ Barbara Studer ha trovato la combinazione<br />

di studi perfetta per lei.<br />

«Attraverso lo studio mi si è<br />

aperto un mondo: all’inizio<br />

non ero infatti consapevole<br />

di quanto ci fosse ancora da<br />

imparare.»<br />

«Nel corso della mia vita professionale<br />

mi sono resa conto che senza un titolo<br />

universitario le mie prospettive<br />

sarebbero sempre state più limitate.<br />

Come responsabile della formazione<br />

presso l’ospedale universitario di Zurigo,<br />

sono stata inoltre incoraggiata a<br />

frequentare un corso di studi. Mi sono<br />

quindi iscritta al Bachelor of Science<br />

(BSc) in formazione professionale<br />

della SUFFP, che nel 2019 si apprestava<br />

a partire.<br />

Attraverso lo studio mi si è aperto<br />

un mondo: all’inizio non ero infatti<br />

consapevole di quanto ci fosse ancora<br />

da imparare. I moduli legati alla formazione<br />

professionale nel panorama<br />

svizzero, combinati a discipline come<br />

psicologia, progettazione didattica e<br />

promozione dell’apprendimento, mi<br />

hanno rivelato prospettive del tutto<br />

nuove, in particolare nel lavoro con<br />

persone in formazione e persone formatrici.<br />

Lavori e metodi scientifici mi<br />

hanno a volte posto qualche difficoltà.<br />

E fino alla fine ci sono state fasi in<br />

cui ho dovuto stringere i denti. Dopo<br />

tutto, oltre allo studio dovevo continuare<br />

a svolgere un lavoro impegnativo.<br />

Guardando indietro, tuttavia, devo<br />

ammettere che l’impegno è stato<br />

più che ripagato. Già durante lo studio<br />

ho iniziato a lavorare nell’ambito<br />

dell’integrazione. Ben presto mi sono<br />

resa conto che sarei voluta rimanere<br />

in questo ambito. Subito dopo il diploma<br />

di bachelor ho quindi iniziato un<br />

master in lavoro sociale, che ho portato<br />

avanti senza problemi. Ho trovato<br />

un nuovo posto di lavoro nell’accompagnamento<br />

formativo presso<br />

Impulsis AG. In questo modo mi sono<br />

posta ancora di più nel punto di incontro<br />

tra formazione professionale<br />

e integrazione. Nella mia funzione accompagno<br />

nella loro prima formazione<br />

persone giovani seguite dall’assicurazione<br />

per l’invalidità.<br />

Con il master sto acquisendo ancora<br />

una volta una nuova prospettiva. Oggi<br />

mi è più chiaro come Stato e società<br />

influiscono sull’individuo e cosa succede<br />

se le esigenze di singoli gruppi rimangono<br />

inascoltate per lungo tempo.<br />

Personalmente sono chiamata a comprendere<br />

a livello professionale, e spesso<br />

anche a sopportare, le tensioni derivanti<br />

dall’interazione tra i requisiti<br />

statali, le aspettative della persona accompagnata<br />

e il mio ruolo nel contesto<br />

del lavoro sociale. Grazie alla mia combinazione<br />

di studi, ho un approccio diverso<br />

rispetto a colleghe e colleghi senza<br />

il background interdisciplinare del<br />

bachelor in formazione professionale.<br />

■ Barbara Wildermuth, collaboratrice<br />

scientifica del BSc in formazione<br />

professionale, Formazione, SUFFP<br />

▶ www.suffp.swiss/bsc<br />

Cédric Dufey è entrato nel mondo del<br />

lavoro con uno stage e un apprendistato<br />

con certificato federale di formazione<br />

pratica (CFP), per poi svolgere<br />

una formazione professionale come<br />

impiegato di commercio con attestato<br />

federale di capacità (AFC) alla SUFFP.<br />

Ora prosegue la sua attività alla SUFFP<br />

come collaboratore specializzato. Il suo<br />

lavoro gli piace soprattutto quando gli<br />

permette di farsi portatore di nuove<br />

idee.<br />

38 39<br />

1<br />

Cédric Dufey, perché ama<br />

il suo lavoro?<br />

Perché è molto vario. Mi occupo volentieri<br />

di organizzazione, per esempio<br />

in occasione di eventi. Trovo soddisfazione<br />

anche nello svolgere compiti<br />

amministrativi, così come nelle<br />

sperimentazioni con Excel o nella ricerca<br />

di soluzioni innovative per semplificare<br />

qualcosa. Un altro aspetto<br />

che apprezzo molto è il contatto diretto<br />

con la clientela.<br />

2<br />

Dopo la sua formazione come<br />

impiegato di commercio CFP, ha<br />

completato in tre anni la formazione<br />

professionale come impiegato di<br />

commercio AFC: che cosa l’ha<br />

aiutata maggiormente durante<br />

questo percorso?<br />

La crescita continua. Ho completato<br />

la formazione CFP in un contesto protetto<br />

e poi per l’AFC mi sono preso un<br />

anno in più. Questo è coinciso anche<br />

con il passaggio al mercato del lavoro<br />

primario, con il posto di tirocinio<br />

alla SUFFP. La mia famiglia e le mie<br />

persone formatrici mi hanno supportato<br />

moltissimo. Sicuramente, anche<br />

↑ Cédric Dufey<br />

la mia determinazione ha svolto un<br />

ruolo importante. Non ho mai pensato<br />

di mollare.<br />

3<br />

Qual è stata per lei<br />

la sfida più difficile?<br />

Sicuramente il passaggio al mercato<br />

del lavoro primario. Avevo timore che<br />

qualcosa andasse storto. Dal punto di<br />

vista scolastico, ho investito molto<br />

tempo nello studio dell’inglese. Ne è<br />

valsa la pena, anche perché ho ottenuto<br />

un buon voto in questa materia.<br />

4<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen<br />

Qual è il metodo di studio<br />

che predilige?<br />

Utilizzo soprattutto materiali visivi<br />

con Quizlet, riassunti e video didattici.<br />

Spesso studio da solo e poi ripeto<br />

insieme alle compagne e ai compagni.<br />

I momenti dello studio che preferisco<br />

sono quelli in cui mi rendo<br />

conto di aver capito qualcosa e di aver<br />

fatto un passo avanti.<br />

5<br />

C’è stato un momento<br />

particolarmente significativo<br />

nel suo periodo di tirocinio?<br />

Sicuramente il progetto video alla<br />

SUFFP. Insieme ad altre due persone<br />

in formazione, ho prodotto un video<br />

sull’apprendistato per persone in formazione<br />

che esercitano uno sport di<br />

alto livello. È stata una nostra iniziativa,<br />

abbiamo avuto molto piacere nel<br />

realizzarla e ci ha permesso di legare<br />

molto. In generale, per me è stato significativo<br />

aver ricevuto costantemente<br />

la possibilità di crescere e conoscere<br />

molte persone.<br />

6<br />

Dove vorrebbe lavorare<br />

tra dieci anni?<br />

Vorrei continuare a formarmi e mi<br />

piacerebbe poi lavorare in ambito mediatico.<br />

Mi affascina la produzione di<br />

video. Mi piace presentare ciò che ho<br />

realizzato.<br />

7<br />

Da bambino, qual era la<br />

professione dei suoi sogni?<br />

Il mondo dei media mi affascinava già<br />

da piccolo. Il mio padrino ha sempre<br />

girato molti filmati di vacanza e questo<br />

è stato di ispirazione per me. Realizzo<br />

spesso piccoli progetti video,<br />

magari un giorno mi cimenterò in<br />

uno più grande.<br />

■ Lucia Probst, responsabile di redazione e di<br />

progetti comunicazione, SUFFP<br />

Cédric Dufey e Lorin Both hanno<br />

prodotto un video-ritratto del loro<br />

collega, che alla SUFFP sta completando<br />

l’apprendistato di impiegato<br />

di commercio AFC per persone che<br />

praticano uno sport di alto livello<br />

in qualità di mountain biker.


<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Il Consiglio<br />

<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Notizie<br />

Includere è<br />

« fare insieme»<br />

↑ Oriane Cochand<br />

La bellezza e la forza della natura scaturiscono<br />

dalla sua diversità. Lo stesso<br />

vale per la nostra società. Ecco perché<br />

dobbiamo rispettare e valorizzare<br />

ogni persona affinché possa trovare il<br />

suo posto. E per quanto riguarda i<br />

principi di inclusione nell’ambito della<br />

formazione professionale?<br />

Essere inclusivi significa riflettere<br />

sulle nostre regole e strutture: il loro<br />

assetto sul piano normativo facilita<br />

la comprensione del mondo e la relazione<br />

con esso, ma limita l’orizzonte<br />

e condanna all’invisibilità chi non<br />

vi rientra. Le norme devono dunque<br />

essere adattate per fare spazio alle<br />

differenze. I percorsi di formazione<br />

professionale sono però strutturati, i<br />

contenuti e le competenze sono specificati<br />

e le certificazioni sono definite.<br />

Pertanto, a maggior ragione abbiamo<br />

una responsabilità individuale nel<br />

far sì che ogni persona possa sentirsi<br />

accolta, utile e parte della società.<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen<br />

«Abbiamo una responsabilità individuale<br />

nel far sì che ogni persona possa sentirsi<br />

accolta, utile e parte della società.»<br />

In Svizzera, le persone giovani sono<br />

alle prese con problemi finanziari<br />

oppure risentono delle differenze culturali,<br />

e alcune sono emarginate perché<br />

il loro genere non corrisponde<br />

alla norma nella professione scelta,<br />

o ancora, perché lo stato di salute non<br />

permette loro di seguire il percorso<br />

stabilito. Se la formazione professionale<br />

non è in grado di rivedere le proprie<br />

esigenze, occorre allora dare prova<br />

di creatività, agendo sui percorsi.<br />

La prima riflessione deve riguardare<br />

gli strumenti con i quali abbiamo<br />

l’opportunità di accompagnare chi<br />

è in formazione. Abbiamo la facoltà<br />

di offrire sostegno, in particolare attraverso<br />

le figure professionali che si<br />

occupano di consulenza alle persone<br />

in formazione (vedi pp. <strong>24</strong>–25), di insegnamento<br />

specializzato e di sostegno<br />

psicologico, nonché sanitario.<br />

Possiamo immaginare di promuovere<br />

la permeabilità, come quella dal certificato<br />

federale di formazione pratica<br />

all’attestato federale di capacità, o<br />

ancora di proporre formazioni pratiche,<br />

di sviluppare ulteriormente il<br />

pretirocinio d’integrazione… e di progettare<br />

percorsi ancora inesistenti!<br />

Apriamo le nostre menti e riflettiamo<br />

con le persone giovani, affinché<br />

trovino il loro posto nella formazione<br />

e nella società. Insieme possiamo costruire,<br />

perché ciascun individuo porta<br />

con sé la sua unicità che dà forma<br />

alla nostra realtà. La differenza è ricchezza:<br />

mettiamola a frutto affinché<br />

possa prosperare, fino a formare una<br />

variopinta biodiversità professionale.<br />

Oriane Cochand,<br />

membro del Consiglio della SUFFP e<br />

direttrice del Centro Professionale del<br />

Nord Vodese (CPNV)<br />

Direzione delle Scuola universitaria SUFFP<br />

Nuovo responsabile<br />

Services alla SUFFP<br />

Tour de Suisse 20<strong>24</strong><br />

Tappa alla SUFFP<br />

di Zollikofen<br />

40<br />

«<strong>skilled</strong>» vuole essere il più possibile priva di barriere di lettura. La versione elettronica è concepita<br />

Stampato<br />

myclimate.org/05-<strong>24</strong>-717514<br />

↑<br />

Thomas Marty<br />

↑ Il Tour de Suisse Blended Learning fa tappa a Zollikofen.<br />

gati all’insegnamento e apprendimento<br />

digitale saranno presentati, nell’ambito<br />

di workshop, contenuti dalla Formazione,<br />

dalla Ricerca e dallo Sviluppo delle<br />

professioni della SUFFP. «L’obiettivo è<br />

discutere insieme a chi partecipa possibili<br />

scenari per il futuro e di approfittare<br />

dello scambio per un arricchimento<br />

mad<br />

Il Consiglio della SUFFP, su proposta della<br />

direttrice della SUFFP, ha nominato il<br />

Dr. Thomas Marty responsabile nazionale<br />

del dipartimento Services e membro<br />

della Direzione della Scuola universitaria<br />

della SUFFP.<br />

Thomas Marty ha studiato biologia e<br />

ha conseguito un dottorato in genetica.<br />

In seguito è stato borsista «politica e<br />

scienza» presso il Parlamento svizzero,<br />

prima di trasferirsi a Bruxelles in qualità<br />

di responsabile aggiunto di SwissCore.<br />

In Belgio ha inoltre ottenuto un Executive<br />

Master of Business Administration.<br />

Dal 2010 Thomas Marty è stato attivo per<br />

l’azienda di consulenza Berinfor AG, alla<br />

fine come comproprietario. Dal 2011<br />

insegna alle Università di Berna e Zurigo<br />

nell’ambito delle formazioni continue in<br />

gestione. Dal 2020 al 20<strong>24</strong>, ha condotto<br />

con successo l’introduzione del sistema<br />

bibliotecario nazionale «swisscovery», in<br />

qualità di direttore della Piattaforma di<br />

servizi bibliotecari svizzeri (SLSP).<br />

Con la sua entrata in funzione il 1° luglio<br />

20<strong>24</strong>, Thomas Marty avrà la possibilità di<br />

contribuire, nel ruolo chiave di responsabile<br />

nazionale del dipartimento Services,<br />

in modo decisivo allo sviluppo strategico<br />

e operativo della SUFFP come scuola universitaria.<br />

com<br />

Il 10 dicembre 20<strong>24</strong>, il Tour de Suisse<br />

Blended Learning, organizzato dalla<br />

Table Ronde delle scuole professionali in<br />

collaborazione con la SUFFP, farà tappa<br />

alla sede di Zollikofen della SUFFP. Durante<br />

l’evento saranno forniti alcuni input<br />

in merito alle diverse possibilità di<br />

applicazione delle nuove tecnologie nella<br />

formazione professionale.<br />

In che modo è possibile promuovere<br />

un utilizzo competente dei dati presso le<br />

persone in formazione? Come può contribuire<br />

l’intelligenza artificiale a incrementare<br />

l’efficienza e la qualità nella formazione<br />

professionale? E cosa possono<br />

fare le direzioni scolastiche per supportare<br />

la trasformazione digitale della loro<br />

scuola? Su questi e altri interrogativi lereciproco»,<br />

dichiara il sostituto direttore<br />

SUFFP Jean-Pierre Perdrizat in merito<br />

all’evento. com<br />

Informazioni e iscrizione:<br />

▶ www.ehb.swiss/tour-de-suisse-etappe<br />

(in tedesco)<br />

▶ www.sdk-csd.ch<br />

IMPRESSUM <strong>skilled</strong> 2/20<strong>24</strong> ■ La rivista della Scuola universitaria federale per la formazione professionale SUFFP è pubblicata semestralmente in tedesco, francese e italiano ■ 8° anno ■ Prossimo<br />

numero: maggio 2025 ■ www.suffp.swiss/<strong>skilled</strong> Editore Dr. Barbara Fontanellaz, direttrice SUFFP Responsabile della Comunicazione SUFFP Jacques Andres Responsabile della redazione<br />

Lucia Probst Redazione Comunicazione SUFFP, Kirchlindachstrasse 79, 3052 Zollikofen, <strong>skilled</strong>@suffp.swiss Team di redazione Noè Albergati, Isabelle Antenen, Laurène Camenzind, Bruno Chiarelli,<br />

Maria Cos Espuña, Regina Diering, Luca Dorsa, Viviane Ducraux, Sonja Engelage, Stephanie Falk, Beatrice Frick, Eliane Glathé, Miriam Hänni, Miriam Hutter, Jolanda Kieliger, Fabienne Kriesi, Jean-Luc<br />

Miche, Janick Pelozzi, Evelyne Scaffidi Fonti, François-Xavier Viallon Traduzioni Servizio linguistico SUFFP Revisione Silvia Devoti (IT), Transpose SA (FR), Stefanie Lüscher (DE) Layout, grafica e<br />

illustrazioni Captns & Partner GmbH, 3122 Kehrsatz, www.captns.ch Stampa Courvoisier Gassmann, 2501 Biel/Bienne, www.courvoisiergassmann.ch Carta Refutura marchio Angelo Blu 100%<br />

riciclata Tiratura 4350 copie Abbonamenti e gestione indirizzi www.suffp.swiss/<strong>skilled</strong> oppure <strong>skilled</strong>@suffp.swiss ISSN 2504-3226 (versione cartacea), 2504-3250 (versione online) Ci comunichi<br />

la sua opinione <strong>skilled</strong>@suffp.swiss ■ Tutti i diritti riservati. La ristampa e la riproduzione di contenuti sono permessi soltanto con l’approvazione della redazione.<br />

mad


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Bachelor of Science<br />

in formazione professionale<br />

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