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skilled 2-24 Inclusione

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

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<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

<strong>Inclusione</strong><br />

<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Carta bianca<br />

Formazione professionale di base<br />

Il portfolio delle competenze a<br />

sostegno dello sviluppo personale<br />

Di Delia Cattani<br />

Comprendere l’esclusione per<br />

realizzare l’inclusione<br />

Di Anna Rosenwasser<br />

Il portfolio delle competenze raccoglie<br />

le competenze sviluppate durante la<br />

propria vita. Permette a chi lo compila<br />

di valorizzarle e assumere padronanza<br />

sui processi di lifelong learning ed<br />

employability e a formatori e formatrici<br />

di utilizzarlo come strumento di<br />

differenziazione didattica. L’insieme<br />

di questi elementi genera inclusione a<br />

livello sociale, civico e occupazionale.<br />

Competenze chiave per l’apprendimento<br />

permanente<br />

L’apprendimento permanente occupa una posizione<br />

di crescente rilievo per uno sviluppo economico,<br />

sociale e culturale sostenibile e inclusivo.<br />

In questo contesto l’utilizzo del portfolio è uno<br />

strumento strategico e, nella sua funzione formativa,<br />

permette di sviluppare competenze chiave<br />

per il lifelong learning, come la capacità di imparare<br />

ad imparare e le competenze imprenditoriali, di<br />

esercitare cittadinanza attiva e di essere inseriti nel<br />

mercato del lavoro generando inclusione e<br />

partecipazione.<br />

↑<br />

Fotografia di Céline Fischer, Scuola<br />

specializzata superiore in fotografia,<br />

Scuola di arte applicata di Berna e Bienne<br />

La legge federale sulla formazione<br />

professionale sottolinea l’importanza<br />

di saper identificare, valutare, documentare<br />

e argomentare le proprie<br />

competenze. Tramite il portfolio, cartaceo<br />

o digitale, una persona può raccogliere<br />

le competenze sviluppate<br />

lungo la propria vita in ambiti formali,<br />

non formali e informali. Esso risulta<br />

quindi uno strumento per l’occupabilità<br />

sotto forma di dossier o book,<br />

oppure assume funzione formativa,<br />

come nel caso della documentazione<br />

dell’apprendimento in azienda, sviluppando<br />

così le competenze prescritte<br />

dal piano di formazione.<br />

Strategie didattiche inclusive<br />

Nella sua funzione formativa, il portfolio<br />

permette di tracciare una biografia<br />

cognitiva e differenziare la didattica<br />

d’aula secondo le specificità delle<br />

persone apprendenti. Sfruttando gli<br />

spunti derivanti dalle teorie dell’adaptive<br />

learning, un portfolio digitale supportato<br />

da intelligenza artificiale renderebbe<br />

possibile delegare i compiti<br />

di bilancio dell’apprendimento alla<br />

macchina assicurando al e alla docente<br />

i compiti di progettazione e coordinamento<br />

dell’attività didattica.<br />

Sfide per l’implementazione<br />

Per accompagnare il lavoro di portfolio<br />

è bene che docenti e persone formatrici<br />

ricevano una formazione adeguata<br />

per assumere un ruolo di tutorato.<br />

L’utilizzo di un portfolio digitale<br />

richiede inoltre il possesso di competenze<br />

digitali, condizioni strutturali<br />

adeguate e una coerenza tra gli strumenti<br />

previsti dai tre luoghi di formazione.<br />

Per approfondire specificità e sfide<br />

poste dal lavoro di portfolio, il Centro<br />

per lo sviluppo delle professioni<br />

della SUFFP di Lugano sta partecipando<br />

a un programma di studio dedicato<br />

ai collaboratori e alle collaboratrici<br />

SUFFP promosso da Swissuniversities.<br />

A Lugano il focus è sull’utilizzo del<br />

portfolio delle competenze nelle scuole<br />

professionali ticinesi, tramite lo studio<br />

dei modelli esistenti e delle strategie<br />

didattiche attivate, con l’obiettivo<br />

di progettare azioni di accompagnamento<br />

più mirate ai bisogni dei partner<br />

della formazione professionale.<br />

■ Delia Cattani, specialista nel campo<br />

sviluppo delle professioni, Centro per lo<br />

sviluppo delle professioni, SUFFP<br />

↑ Anna Rosenwasser<br />

Scrivo queste righe nella speranza<br />

che in diversi contributi di questo<br />

numero di «<strong>skilled</strong>» si illustri nel dettaglio<br />

la differenza tra integrazione e<br />

inclusione: chi si integra deve adattarsi<br />

alle circostanze e può anche essere<br />

nuovamente escluso, se questo adattamento<br />

non dovesse riuscire. Nell’inclusione<br />

è il sistema ad adattarsi, non<br />

l’individuo. Il punto è che nell’ambito<br />

della formazione professionale e nel<br />

mondo del lavoro dobbiamo adeguare<br />

le condizioni quadro in modo da<br />

rendere questi contesti più accessibili.<br />

Lo dobbiamo, tra l’altro, a persone<br />

la cui vita è segnata da un costante<br />

sforzo di adattamento a un mondo che<br />

non è fatto per loro. O che, di conseguenza,<br />

è fatto per escludere.<br />

Questo cambiamento di mentalità<br />

è importante per un’assunzione di responsabilità<br />

da cui non ci possiamo<br />

esimere. Chi assume responsabilità,<br />

infatti, lo fa pensando anche a chi vive<br />

situazioni di marginalità. Certo, dimenticare<br />

di considerare queste persone<br />

quando si prendono decisioni<br />

non equivale a non includerle consapevolmente;<br />

il risultato, però, è lo<br />

stesso: le si esclude.<br />

Dobbiamo comprendere i<br />

meccanismi psicologici alla<br />

base dell’esclusione per<br />

poter ottenere e realizzare<br />

l’inclusione politica.<br />

Chi ricopre un ruolo decisionale nel<br />

mondo del lavoro e nell’ambito della<br />

formazione professionale ha dunque<br />

in ogni caso la responsabilità di pensare<br />

a diversi gruppi di persone: quanto<br />

sono accessibili le offerte per le persone<br />

colpite dalla povertà? Com’è regolamentata<br />

l’inclusione delle persone<br />

con disabilità fisiche? Esiste un’offerta<br />

adattata per le persone neurodivergenti?<br />

Chi ha potere decisionale è consapevole<br />

della portata e delle ragioni<br />

dell’esclusione delle persone migranti<br />

dal mondo del lavoro, superiore alla<br />

media?<br />

Sono questioni difficili, che richiedono<br />

un elevato livello di conoscenza<br />

ed empatia. L’inclusione nel mondo<br />

della formazione ci richiede però,<br />

soprattutto, di affrontare questi temi<br />

in modo aperto e con curiosità, superando<br />

il nostro atteggiamento difensivo,<br />

spesso di natura personale. Dobbiamo<br />

comprendere i meccanismi<br />

psicologici alla base dell’esclusione<br />

per poter ottenere e realizzare l’inclusione<br />

politica. Solo così sarà possibile<br />

fare spazio all’interno del sistema,<br />

un sistema in cui tutte le persone devono<br />

poter trovare posto.<br />

■ Anna Rosenwasser, autrice e consigliera<br />

nazionale PS (ZH) con particolare attenzione<br />

al femminismo e alle tematiche LGBTQ,<br />

membro della Commissione della scienza,<br />

dell’educazione e della cultura<br />

▶ www.annarosenwasser.ch (in tedesco)<br />

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mad / Alexandre Gonzalez

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