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skilled 2-24 Inclusione

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

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<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Dalla pratica<br />

Gabriel Weibel, formatore presso l’azienda informatica Gemdat<br />

«Per me lo scetticismo è<br />

sempre stato uno stimolo»<br />

Di Peter Bader<br />

Come formatore in un’azienda IT, Gabriel Weibel cerca il giusto equilibrio tra il ruolo di<br />

capo e di collega. Che sia giunto a svolgere questo ruolo è tutt’altro che scontato, dato<br />

che ha una malattia congenita alla vista. Eppure, la sua presenza si rivela essere un<br />

punto di forza per l’azienda e per le persone in formazione.<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen<br />

A Gabriel Weibel piace fare l’informatico<br />

ma ancora di più apprezza il contatto<br />

con le persone. A ventinove anni<br />

sembra aver trovato il suo posto di<br />

lavoro ideale, dove sono richieste entrambe<br />

le cose: da tre anni è formatore<br />

in azienda alla Gemdat di San Gallo,<br />

specializzata in soluzioni informatiche<br />

per la gestione di terreni e immobili.<br />

Gabriel Weibel segue in media sette<br />

persone in formazione. Crede nell’importanza<br />

di stimolare le competenze<br />

pratiche delle persone in formazione<br />

affiancandole nel loro sviluppo personale.<br />

Per farlo occorre instaurare un<br />

rapporto di fiducia. «Non posso essere<br />

né solo capo né solo collega. La troppa<br />

autorità nuoce alla fiducia e viceversa.<br />

Tutto sta nel trovare la via di<br />

mezzo.» Non è facile poiché le persone<br />

in formazione sono nel pieno della<br />

pubertà. «È una fase in cui vivono<br />

molte cose.»<br />

Vista ridotta al cinque per cento<br />

Gabriel Weibel sa bene come possa essere<br />

difficile la vita. È nato con una patologia<br />

agli occhi, conosciuta come visione<br />

a tunnel. Se all’inizio la sua capacità<br />

visiva era del cinquanta per cento,<br />

oggi è ridotta al cinque. Ciononostante,<br />

era determinato a svolgere una formazione<br />

professionale. Sin da piccolo il<br />

computer di suo padre aveva suscitato<br />

il suo interesse per l’informatica. Prima<br />

di trovare un posto di apprendistato<br />

dovette inviare una trentina di dossier<br />

di candidatura. Resistenza e scetticismo<br />

sono sempre stati per lui «un<br />

grande stimolo a mettersi alla prova e<br />

fare vedere quello che so fare». A rinunciare<br />

non ci ha mai pensato, neanche<br />

quando all’inizio della formazione il direttore<br />

della scuola specializzata superiore<br />

gli espresse chiaramente i suoi<br />

dubbi. Ha concluso la formazione professionale<br />

con un cinque e si è diplomato<br />

con un cinque e mezzo.<br />

«Nel momento in cui devono<br />

prestare aiuto o dare prova<br />

di un maggiore riguardo, le<br />

persone si fanno più attente<br />

e tolleranti.»<br />

Gabriel Weibel passa le sue giornate<br />

lavorative al computer con l’aiuto<br />

di uno screen reader, un programma<br />

che gli legge tutti i contenuti. È sempre<br />

molto attento al fatto che le persone<br />

in formazione che segue lavorino<br />

sempre su progetti reali. «E qui la<br />

mia disabilità porta con sé un valore<br />

aggiunto», afferma Gabriel Weibel.<br />

Quando le persone in formazione riscontrano<br />

difficoltà nel loro lavoro,<br />

sono costrette a esporre dettagliatamente<br />

la questione, poiché lui non riesce<br />

a vedere lo schermo. «In questo<br />

modo analizzano nuovamente il problema<br />

e spesso trovano la soluzione<br />

da sé.» A detta di superiori e colleghe<br />

← Dopo trenta candidature, Gabriel Weibel ha trovato un posto di formazione come informatico.<br />

Ora valuta di intraprendere degli studi in psicologia o in lavoro sociale.<br />

e colleghi, inoltre, la sua presenza rafforza<br />

la coesione del team. «Nel momento<br />

in cui devono prestare aiuto,<br />

le persone si fanno più attente e tolleranti.»<br />

«Le quote ci indeboliscono»<br />

Il sistema svizzero della formazione<br />

professionale è sufficientemente inclusivo?<br />

«Direi di sì», afferma Gabriel<br />

Weibel. Tuttavia, dovrebbero essere<br />

promosse di più le misure di supporto<br />

esistenti, quali le forme di assistenza<br />

personale e la produzione audio di<br />

libri. «Molte persone non sanno dell’esistenza<br />

di questi strumenti». Non ritiene<br />

molto importanti, invece, le quote<br />

destinate a persone con disabilità<br />

nel mercato del lavoro primario. «Anziché<br />

rafforzarci, tendono a indebolirci.<br />

Ciò che vogliamo è essere membri<br />

di un team a tutti gli effetti per l’apporto<br />

che diamo.»<br />

E Gabriel Weibel ci è riuscito. Ha<br />

dovuto interrompere il percorso di<br />

studi universitari in informatica dopo<br />

tre mesi perché era troppo sfidante,<br />

ma ora sta valutando di intraprendere<br />

degli studi in psicologia o in lavoro<br />

sociale. E la sua compagna vuole formare<br />

con lui una famiglia. Insomma,<br />

Gabriel Weibel è approdato nel pieno<br />

della vita.<br />

■ Peter Bader, redattore indipendente,<br />

Comunicazione SUFFP<br />

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