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skilled 2-24 Inclusione

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.

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<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />

Incontro<br />

Jonas Staub, fondatore di Blindspot e specialista di inclusione<br />

«Da noi sono confrontate<br />

con la vita reale»<br />

Intervista: Peter Bader<br />

Il pioniere<br />

Jonas Staub si batte da vent’anni per una maggiore autodeterminazione delle persone<br />

con disabilità. Nei suoi esercizi di ristorazione hanno la possibilità di svolgere<br />

una professione al di fuori dal contesto delle istituzioni protette o di frequentare una<br />

formazione. Un’intervista sulle maggiori sfide nella vita quotidiana, sul crescente<br />

interesse delle aziende e sui limiti dell’inclusione.<br />

Signor Staub, quale fatto avvenuto<br />

recentemente in uno dei suoi<br />

esercizi di ristorazione ricorda in<br />

modo particolare?<br />

In estate un’addetta di ristorazione<br />

ha completato da noi la formazione.<br />

Volevamo assumerla a tutti i costi,<br />

perché si era rivelata essere un grande<br />

supporto. Inizialmente, era considerata<br />

una giovane donna predisposta<br />

per una formazione in un’istituzione<br />

protetta e non per un tirocinio<br />

da noi, nel mercato del lavoro primario.<br />

Quando si è presentata per il tirocinio<br />

di prova, per la timidezza si<br />

nascose dietro un pilastro. Rimase<br />

Jonas Staub, 49 anni, ha completato l’apprendistato<br />

come giardiniere paesaggista e si è poi<br />

formato come educatore sociale e manager di<br />

organizzazioni non profit. Nel 2004 ha fondato<br />

l’organizzazione non profit Blindspot con l’obiettivo<br />

di proporre offerte sportive e ricreative inclusive<br />

per giovani con e senza disabilità. L’impresa gestisce<br />

oggi anche tre ristoranti, due pop up e un food<br />

truck. Nel settore della ristorazione sono impiegate<br />

in tutto 74 persone, di cui un quarto con disabilità.<br />

Per il suo impegno a favore dell’inclusione ha vinto<br />

due volte lo Swiss Diversity Award.<br />

poi ancora un anno nella scuola speciale<br />

e una volta la settimana veniva<br />

da noi. Così facendo ha costruito la<br />

fiducia in sé stessa.<br />

Perché si tratta di un esempio tipico<br />

della vostra azienda?<br />

La nostra visione è: se offri alle persone<br />

la massima normalità possibile,<br />

dai loro la possibilità di svilupparsi al<br />

meglio. A differenza delle istituzioni<br />

protette, da noi le persone con disabilità<br />

sono confrontate con la vita reale,<br />

ossia con ospiti che esigono un<br />

servizio rapido, danno prova di pazienza<br />

o insoddisfazione o che reclamano.<br />

Quali sono le sfide più grandi nella<br />

vita di tutti i giorni?<br />

Il fatto che il personale senza disabilità<br />

debba trattare nel modo più naturale<br />

possibile il personale con disabilità,<br />

integrandolo nella quotidianità<br />

lavorativa in tutte le sue sfaccettature.<br />

Non è immediatamente scontato<br />

per tutte le persone e questo è dovuto<br />

all’inesperienza. Se necessario ricorriamo<br />

ovviamente al supporto pedagogico<br />

esterno, che per ora paghiamo<br />

di tasca nostra, quando non se ne fa<br />

carico l’assicurazione per l’invalidità.<br />

Il problema nel nostro sistema sta proprio<br />

qui.<br />

Cosa intende concretamente?<br />

Sono sempre ancora le istituzioni protette<br />

a ricevere oggi la maggior parte<br />

degli aiuti finanziari e non le persone.<br />

Le persone con disabilità non possono<br />

infatti decidere dove vogliono<br />

lavorare o dove frequentare la loro<br />

formazione.<br />

↑ Jonas Staub ha fondato vent’anni fa l’organizzazione non profit Blindspot per l’integrazione di persone con disabilità nel mercato del lavoro primario.<br />

È questo il motivo per cui si procede<br />

a rilento con l’inclusione nel<br />

mercato del lavoro svizzero? L’indice<br />

dell’inclusione 2023 di<br />

Pro Infirmis ha rilevato che quasi<br />

il 50 per cento delle persone<br />

con disabilità si sente esclusa sul<br />

lavoro.<br />

Sì. Noto tuttavia dei progressi nell’ambito<br />

delle consulenze che forniamo<br />

alle aziende. La volontà di formare e<br />

assumere persone con disabilità è in<br />

crescita. Le grandi aziende creano posti<br />

di questo tipo in quanto possono<br />

permettersi un supporto pedagogico<br />

esterno. Per una realtà aziendale con<br />

15 dipendenti è già più difficile. Ancora<br />

oggi le istituzioni protette si oppongono<br />

con tutte le forze a un cambiamento<br />

del sistema.<br />

Qual è dunque la situazione della<br />

formazione professionale di<br />

persone con disabilità nel mercato<br />

del lavoro primario?<br />

Manca semplicemente l’esperienza.<br />

Abbiamo dovuto anche lottare per ottenere<br />

l’autorizzazione per poter offrire<br />

formazioni con un certificato federale<br />

di formazione pratica (CFP),<br />

perché la paura di annacquare lo standard<br />

è grande. Anche per le associazioni<br />

professionali è sempre difficile<br />

consentire per esempio esami più semplici<br />

per le persone con disabilità. Da<br />

noi lavora una giovane donna con mobilità<br />

ridotta: in un esame finale pratico<br />

non ha senso penalizzarla nella<br />

valutazione, perché è troppo lenta.<br />

Nel suo lavoro è impeccabile, ma molte<br />

cose le può servire usando un braccio<br />

solo. Con il progetto «Erste Ausbildung<br />

im ersten Arbeitsmarkt» (Prima<br />

formazione nel mercato del lavoro primario)<br />

vogliamo ora sensibilizzare altre<br />

aziende con professioni diverse<br />

dalla nostra a offrire posti di formazione<br />

di questo tipo.<br />

«Credo che prima o poi<br />

il mercato del lavoro<br />

secondario scomparirà.»<br />

Quali sono i limiti dell’inclusione?<br />

Non tutte le persone hanno ovviamente<br />

le stesse capacità di integrazione.<br />

Questo vale però anche per le persone<br />

senza disabilità. Sì, una percentuale<br />

di persone con disabilità non può<br />

lavorare nel mercato del lavoro primario.<br />

Parlo però di quelle che lo possono<br />

fare e che sono stufe di infilare<br />

lettere nelle buste in un’istituzione<br />

protetta situata ai confini di un bosco.<br />

Una macchina è mille volte più veloce.<br />

Se questo servizio fosse veramente<br />

necessario, potremmo mettere questa<br />

macchina in un’azienda e farla utilizzare<br />

da persone con disabilità.<br />

Credo che prima o poi il mercato del<br />

lavoro secondario scomparirà, perché<br />

le generazioni più giovani non si fanno<br />

più escludere. Sono consapevole<br />

che queste mie affermazioni saranno<br />

oggetto di dure critiche, ma d’altronde<br />

è sempre stato così.<br />

Ha mai pensato di gettare<br />

la spugna?<br />

Ci sono stati momenti difficili quando<br />

a malapena riuscivamo a pagare<br />

gli stipendi nelle aziende. Ora però sono<br />

redditizie anche senza il sostegno<br />

statale. E le nostre idee vengono sempre<br />

più approvate, persino da alcune<br />

istituzioni protette.<br />

■ Peter Bader, redattore indipendente,<br />

Comunicazione SUFFP<br />

▶ www.blindspot.ch (in tedesco e inglese)<br />

34 35<br />

SUFFP / Ben Zurbriggen

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