skilled 2-24 Inclusione
L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.
L’edizione autunnale di «skilled» tratta la questione dell’inclusione nella formazione professionale svizzera. Un numero dedicato alle disuguaglianze e alle barriere, nonché ai modi di superarle per una più ampia equità delle possibilità.
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<strong>skilled</strong> 2/<strong>24</strong><br />
In formazione<br />
Audry Pentassuglia è cuoca e prepara la maturità professionale<br />
«Nella grande frenesia la<br />
situazione in cucina si fa difficile»<br />
Di Peter Bader<br />
Audry Pentassuglia è sorda e ha svolto una formazione professionale come cuoca nella cucina di un ospedale. Una scuola<br />
professionale specializzata di Zurigo le ha offerto un ambiente favorevole, e lì ora frequenta anche i corsi per conseguire la<br />
maturità professionale. Contemporaneamente, si batte per una maggiore comprensione della cultura delle persone sorde.<br />
«Ha molta personalità e vuole andare<br />
sempre a fondo delle cose», dice<br />
Patricia Geiger, assistente di classe di<br />
Audry Pentassuglia. Che ci sia simpatia<br />
e fiducia reciproca tra le due donne,<br />
risulta evidente in questo pomeriggio<br />
alla scuola professionale specializzata<br />
per persone sorde, deboli<br />
di udito e con difficoltà di comunicazione<br />
BSFH di Zurigo.<br />
Patricia Geiger accompagna la cuoca<br />
diciannovenne, sorda dalla nascita,<br />
durante le lezioni, per assicurarsi<br />
che capisca tutto. «Sono molto felice<br />
di avere questo sostegno», dice Audry<br />
Pentassuglia, «così posso concentrarmi<br />
sui contenuti». Nei colloqui faccia<br />
a faccia, comunque, riesce a leggere<br />
molto bene il labiale della persona che<br />
ha di fronte e la sua pronuncia è chiara<br />
e naturale.<br />
Lavorare e capire<br />
Audry Pentassuglia è sorda dalla nascita,<br />
la sola nella sua famiglia. In realtà<br />
avrebbe voluto svolgere una formazione<br />
nel settore delle cure, ma poi<br />
la pandemia di coronavirus ha ostacolato<br />
i suoi piani. Dopo aver inviato una<br />
quarantina di dossier di candidatura,<br />
finalmente ha trovato un posto di apprendistato<br />
come cuoca nella clinica<br />
Hirslanden di Lucerna. Nella famiglia<br />
di Audry Pentassuglia, il cibo ha sempre<br />
rivestito molta importanza. Inoltre,<br />
le piace essere creativa e la pasticceria<br />
e la cucina fredda le si addicono<br />
particolarmente.<br />
«Abbiamo una nostra<br />
cultura della comunicazione<br />
che purtroppo a volte può<br />
anche provocare reazioni di<br />
stizza.»<br />
Per lo più riesce a destreggiarsi bene<br />
nell’apprendistato. Solo quando il<br />
lavoro impone ritmi molto sostenuti<br />
si trova in difficoltà, perché c’è poco<br />
tempo per la comunicazione visiva. In<br />
quei momenti per lei è ancora più difficile<br />
di quanto non lo sia già di per sé<br />
il lavoro in un team di 44 persone. Deve<br />
concentrarsi contemporaneamente<br />
sul lavoro e sulla comprensione.<br />
Per lei la scuola professionale, che<br />
conta all’incirca <strong>24</strong>0 persone in formazione<br />
in 80 professioni, costituisce un<br />
ambiente accogliente frequentato da giovani<br />
persone sorde, deboli di udito, cieche,<br />
ipovedenti o autistiche. Le classi sono<br />
piccole, vi si trovano in media sei persone.<br />
La prorettrice della scuola, Isabel<br />
Schuler, afferma «Nella nostra scuola il<br />
coaching individuale delle persone in<br />
formazione e il loro rapporto con il personale<br />
insegnante sono molto importanti.»<br />
La scuola è l’unica nel suo genere<br />
in tutta la Svizzera tedesca.<br />
«La colla sotto i piedi»<br />
Audry Pentassuglia auspicherebbe un<br />
po’ più di comprensione dalle persone<br />
che non hanno problemi di udito.<br />
«Abbiamo una nostra cultura della comunicazione<br />
che purtroppo a volte<br />
può provocare reazioni di stizza.» E<br />
con ciò intende per esempio che le<br />
persone sorde battono sulle spalle delle<br />
persone per farsi notare e questo<br />
gesto può essere avvertito come invadente.<br />
A volte capita che si rivolgano<br />
alle persone dando loro del tu senza<br />
per questo voler essere maleducate.<br />
«E quando ci incontriamo, abbiamo<br />
la colla sotto i piedi», dice ridendo. «E<br />
non riusciamo quasi più a smettere di<br />
comunicare, perché per noi la comunicazione<br />
è importantissima!»<br />
Allo stesso tempo, sempre più persone<br />
sorde o deboli di udito fruiscono<br />
di protesi acustiche. Purtroppo, con la<br />
loro diffusione accresciuta, la lingua<br />
dei segni perde di importanza, lamenta<br />
Audry. «È il nostro principale mezzo<br />
di comunicazione, che funziona sempre.»<br />
Fino alla prima classe nessuno si<br />
era accorto che fosse sorda. Solo allora<br />
ha imparato la lingua dei segni. «Prima<br />
mi sentivo spesso sola e isolata.»<br />
Audry Pentassuglia ha concluso la<br />
sua formazione l’estate scorsa e ora sta<br />
frequentando la BSFH per conseguire<br />
la maturità professionale. Inoltre, lavora<br />
come assistente in un centro per<br />
persone sorde. E sogna di poter accedere<br />
alla Gallaudet University di Washington,<br />
l’unica università al mondo<br />
per persone sorde o deboli di udito, e<br />
di intraprendere uno studio in ambito<br />
sociale.<br />
■ Peter Bader, redattore indipendente,<br />
Comunicazione SUFFP<br />
→ La cuoca Audry Pentassuglia prepara la maturità professionale e sogna<br />
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di studiare in ambito sociale.<br />
SUFFP / Ben Zurbriggen