Turismo del Gusto Magazine - Luglio 2024
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N°27
Rivista bimestrale
Settembre/Ottobre 2024
Questo magazine è un allegato del sito www.turismodelgusto.com
Direttore Responsabile Roberto Rabachino
La Via del Sale
Sicilia terra emozionante e suggestiva
Cuvée de Prestige
la Maison Louis Roederer compie 50 anni
Cardenal Mendoza
Elements Edition
RÉVA Resort e il ristorante FRE
Una bella storia di successo
Alessandro Scardina
Il cuoco dei contrasti a La Pista di Torino
Editore e Amministrazione ADV SRLS – Torino – Italia
Direttore Responsabile
Roberto Rabachino
direttore@turismodelgusto.com
Redazione Centrale:
Gladys Torres Urday
Paolo Alciati
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Grafica e Impaginazione
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Collaborazioni:
Paolo Alciati, Enza D’Amato, Franca Dell’Arciprete Scotti, Silvia
Donatiello, Jimmy Pessina e Redazione Centrale
Immagini:
Paolo Alciati, Franca Dell’Arciprete Scotti, Redazione Centrale,
Enza D’Amato, Jimmy Pessina, Consorzio Tutela Prosecco
DOC, Azienda Provinciale Turismo di Trapani, @EdA, Valeria
Aksakova, Wolfgang, Chepté Cormani
Credit Cover
Alfio Garozzo - Azienda Provinciale Turismo di Trapani
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Legge 8 febbraio 1948, n.4.
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Contenuti
#TuttoDrink
#TuttoFood
8 La cuvée de Prestige della Maison Louis Roederer
compie 50 anni
16 Venezia: Serenissima ammaliatrice
20 Taste of the City: un Viaggio Sensoriale sui Binari
alla scoperta di Don Papa Rum
28 RÉVA Resort e il ristorante FRE, una bella storia
di successo
#TuttoOk
#TuttoTravel
38 Cantina Sociale di Quistello, filiera certificata da
Equalitas
42 25 anni di eccellenza: auguri, Amorim Cork Italia!
48 Cardenal Mendoza presenta Elements Edition,
masterpiece della cantina Sánchez Romate di Jerez
54 La Via del Sale
60 Cipro e la magia dell’Eterna Giovinezza
66 Lione, una grande città ancora a misura d’uomo
– 1° parte
72 L’Aquila verso il 2026
6 TuttoDrink
# TuttoDrink
8 La cuvée de Prestige della
Maison Louis Roederer compie
50 anni
16 Venezia: Serenissima
ammaliatrice
20 Taste of the City: un
Viaggio Sensoriale sui Binari alla
scoperta di Don Papa Rum
TuttoDrink
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8 TuttoDrink
La cuvée de Prestige della Maison
Louis Roederer compie 50 anni
1974-2024, 50 sfumature di Cristal rosé
A cura di Redazione Centrale TdG
La celebrazione di questi primi cinquanta anni della prestigiosa cuvée
rappresenta un percorso di riflessione, di crescita e di trasformazione.
La cuvée racconta le vendemmie, i cambiamenti delle tecniche di vinificazione
e degli approcci alla vigna. Anni di stupore.
La cuvée rappresenta il primo lavoro di ricerca
verso il raggiungimento della massima finezza,
un lavoro iniziato nel 1974 con le prime
selezioni parcellari e la messa a punto di una tecnica
rivoluzionaria, pioneristica: quella dell’infusione.
Seguita nella decade successiva, tra il 1998 e il 2006,
dallo studio più approfondito del terroir e il perfezionamento
dei protocolli di vinificazione. Sono gli anni in cui
il cambiamento climatico inizia a dare i primi segnali
sui diversi stadi di maturazione delle uve. Cambiamento
che impone altri cambiamenti, in vigneto soprattutto.
Roederer inizia il percorso di conversione biologica
nel 2000 con l’arrivo nelle cantine dello chef de cave
Jean-Baptiste Lécaillon.
Agronomo ed Enologo, affina la sua tecnica d’infusione
dolce facendola diventare una pratica pioneristica.
Con l’arrivo del 2008, una delle più belle annate del
secolo, si rinnovano le parcelle storiche impiegate per
il blend.
Cristal Rosé entra in una nuova dimensione, la Maison
sviluppa una ricerca all’avanguardia sul patrimonio
vegetale, sulla selezione massale delle viti in Champagne
sfociato nel progetto “In Vinifera æternitas”.
TuttoDrink
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Questa storia in evoluzione del Cristal Rosé segue
in parallelo quella della Maison e instaura un dialogo
continuo tra i vigneti e le cantine. Jean-Claude Rouzaud
è stato il primo ad aver capito le implicazioni di
questa doppia corrispondenza, gettando le basi di una
reinterpretazione costante.
La ricerca dell’eccellenza e l’accentuazione delle
tecniche sono poi proseguite, migliorando incessantemente
la precisione e la finezza dei vini. È questa
abile intersezione, questo botta e risposta continuo
tra la realtà dei vigneti e la libertà creativa attraverso
la vinificazione, a definire l’unicità di questa Maison
de Champagne a conduzione familiare.
La storia
Creato nel 1974 da Jean-Claude Rouzaud, il Cristal
Rosé riscuote un immediato successo tra i grandi
appassionati diventando un’iconica espressione del
Cristal, che sfoggia energia, una texture concentrata e
fine. Un’intuizione di Jean-Claude Rouzaud, all’epoca
responsabile dei vigneti e delle cantine, che seleziona
Pinot Noir ad Aÿ e Chardonnay di Avize e a Le Mesnil-sur-Oger.
Nasce così, dalla vendemmia del 1974,
il primo assemblaggio del Cristal Rosé.
Le prime selezioni parcellari
Soprannominata “la Musigny della Champagne”,
la zona delle Bonottes, ad Aÿ, è il cuore del Domaine
Cristal. Le sue dorsali calcaree danno vita a Pinot Noir
ricchi di texture e di succhi, dai profumi incantevoli, con
un meraviglioso equilibrio tra finezza e concentrazione.
È in questa zona che furono selezionate le prime
parcelle di Pinot Noir del Cristal Rosé, quelle che maturano
più precocemente: la Bonotte Pierre Robert, la
Gargeotte e la Côte du Moulin.
Più tardi, queste parcelle storiche diventeranno la
fonte principale del progetto “In Vinifera æternitas”
sulla selezione massale delle viti. Per contrastare e
affinare i sapori di questi Pinot Neri dall’eccezionale
concentrazione, sono stati assemblati Chardonnay
un po’ più gessosi e salini, raccolti a fine vendemmia
negli appezzamenti di Montmartin (Mesnil-sur- Oger)
e Pierre Vaudón (Avize).
10 TuttoDrink
I primi effetti del cambiamento
climatico
Gli inizi degli anni 2000 portano a una constatazione:
il cambiamento climatico è in atto e occorre mettere
mano al materiale vegetale. Impegnandosi molto presto
nell’adozione di pratiche agricole sostenibili e virtuose,
la Maison dà il via alla sua grande evoluzione. Dal 1998,
una nuova parcella a un’altitudine superiore sulla collina
di Aÿ e più tardiva, La Villiers, viene reimpiantata dopo
diversi anni di maggese con giovani piante provenienti
dalla selezione massale. È l’inizio di una ridefinizione
continua delle parcelle del Cristal Rosé.
Questa selezione rigorosa delle migliori viti, provenienti
dai vigneti storici del Cristal Rosé, si basa
infatti sulla scelta di selezioni massali che portano a
basse rese, a uve dense e dai profumi più concentrati.
Contemporaneamente, la transizione verso una coltivazione
biologica rigenerativa ha inizio nel 2006 dalle
parcelle del Domaine Cristal Rosé.
Questa nuova pratica permette di rafforzare l’effetto
terroir: le viti sono più bilanciate, le rese più basse e le
uve raggiungono una maturazione più compiuta con
succhi più concentrati, più ricchi di materia e di sali
minerali; questo cambio di viticoltura rappresenta un
punto di svolta importante nella storia del Cristal Rosé
poiché, attraverso una migliore espressione del suo
terroir, il vino rivela più profumi, sfumature ed energia.
L’infusione dolce, una tecnica
rivoluzionaria
un’estrazione controllata e rapida dei Pinot Noir, in
fase liquida, senza interventi meccanici, sfrut- tando
solamente la pressione osmotica del succo d’uva. Questa
prima fase consente di conservare la delicatezza degli
aromi del Pinot Noir senza rischiare di estrarre tannini
che potrebbero sembrare troppo intensi a contatto
con l’alcol. I succhi vengono poi separati dalle bucce
e assemblati con succhi di Chardonnay prima della
fase di rilas- cio degli aromi, che avviene durante la
fermentazione alcolica.
Dalla metà degli anni Novanta, gli effetti del cambiamento
climatico portano a un’intensificazione della
maturazione e alla concentrazione della materia. Le
infusioni brevi, della durata di uno o due giorni, ad alta
temperatura (25-30°) lasciano gradualmente il posto a
infusioni a temperatura più bassa (18-26°) che facilitano
l’estrazione delle materie e del colore.
L’obiettivo è anche quello di limitare l’ossidazione dei
succhi per preservare la massima finezza aromatica: i
succhi vengono quindi protetti con anidride carbonica
nella fase d’infusione, che si protrae per 3-4 giorni. Un
gioco di equilibri, consentito e incoraggiato dalle risorse
tecniche e dagli anni di riflessione.
Se l’espressione degli aromi del Cristal Rosé era già
magnificata dalla tecnica dell’infusione, applicata sin
dalle origini della cuvée, si è reso necessario spingersi
oltre, separando in modo ancora più preciso le due fasi
di infusione e di fermentazione.
La prima annata del Cristal Rosé è uno sfaccettato
assemblaggio fatto di contrasti, proveniente dalle parcelle
più vecchie e meglio esposte della Maison Louis
Roederer. È anche il frutto di un metodo particolare
e pionieristico, l’infusione dolce, diventato il tratto
distintivo della cuvée.
L’infusione è un nuovo intento nel mondo dello
champagne rosé: per estrarre i pre- cursori aromatici
più nobili contenuti nelle bucce delle uve, si effettua
TuttoDrink
11
Jean-Baptiste Lécaillon, Chef de Caves e responsabile
dei vigneti dal 1999, riesce a progredire la tecnica,
ispirandosi in particolare al lavoro dei grandi Maestri
del tè giapponesi, che padroneggiano l’arte della preparazione
e dell’infusione delle foglie di tè per estrarre
succhi ancora più freschi, precisi e brillanti. Questo
lavoro prosegue da quasi 25 anni, sottoposto a continue
riflessioni, per garantire una purezza sempre maggiore
dell’infusione.
che segna la trasformazione della natura dell’infusione e
del paradigma. Sostenuto dalla bel- lezza del millesimo
e dai cambiamenti nella viticoltura e nella vinificazione,
il Cristal Rosé 2008 rimane un valore assoluto nella
storia della cuvée.
Nel 2008 nasce una nuova cantina sperimentale,
dotata di attrezzature all’avan- guardia per preparare,
con ancora più precisione, la materia prima dell’inizio
dell’infusione. Le uve vengono vendemmiate in piccole
cassette prima di essere rapidamente raffreddate per
rallentare il processo ossidativo e preservare così l’intensità
e la purezza del frutto originario.
Vengono poi selezionare meticolosamente per eliminare
le parti non abbastanza mature o che sono state
colpite dai capricci del clima; si eliminano i raspi, gli
steli e le foglie erbacee e gli acini vengono “spuntati”
al momento del trasferimento nei fusti per permettere
la fuoriuscita del succo necessario per l’infusione.
Protette in questo modo dall’ossidazione, le infusioni
si alleggeriscono e si protraggono fino a 6-7 giorni
prima di essere separate dalle bucce e unite ai succhi
di Chardonnay.
Se l’infusione diventa più dolce, la fermentazione
viene invece reinventata per diventare più dinamica
ed espressiva: i lieviti rivelano gli aromi con un tratto
netto, deciso e preciso, sviluppando una texture vellutata
e perfettamente integrata, dal finale salino: intenso!
Nel 2008 viene così introdotto il processo di infusione
dolce. I succhi ottenuti sono più profumati e più
freschi, i colori più luminosi. La parte aromatica cattura
la freschezza del frutto e la capacità d’invecchiamento
del vino aumenta.
Il 2008 un anno cruciale e trionfale per due motivi:
è un’annata leggendaria, sicura- mente una delle più
grandi annate del Cristal Rosé mai realizzate; è l’anno
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Il rinnovo delle parcelle storiche
Le parcelle del Domaine Cristal Rosé sono curate
come un giardino, un laboratorio di idee e di innovazioni
dal quale si sviluppano i grandi progressi culturali
della Maison.
Nel 2016 viene attuato un piano di rinnovo dei vigneti
per garantire il futuro del Cristal Rosé; La Gargeotte
viene così reimpiantata con le selezioni massali del
Cristal Rosé. Questi lavori nei vigneti prefigurano e
danno inizio al lungo percorso di sperimentazione della
Maison Louis Roederer, impegnata nella conservazione
del patrimonio vegetale.
La storia del Cristal Rosé s’intreccia con quella della
Maison Louis Roederer e delle sue trasformazioni. 50
anni fa, le parcelle utilizzate per l’assemblaggio del
Cristal Rosé erano quelle con le viti più vecchie, con
uve dalla maturazione ottimale. L’esistenza stessa di
questa nuova cuvée ha consentito la loro conservazione
e, qualche anno dopo, la pratica della selezione massale,
iniziando proprio da queste piante storiche.
Oggi siamo convinti che sia necessario salvaguardare
le piante storiche e le tecniche utilizzate, preservare
l’eredità patrimoniale e vegetale per trasmetterla alle
generazioni future. Il Cristal Rosé ha avuto un ruolo
determinante nella storia della Maison.
Il progetto della selezione massale,
“IN VINIFERA ÆTERNITAS”
La Maison ha sempre creduto fermamente nella
necessità di accompagnare la natura con dolcezza e di
mettere in atto le pratiche più virtuose: conservazione
della diversità genetica delle piante attraverso la selezione
massale, la coltivazione dei portainnesti – la
pianta sulla quale è innestata la vite – direttamente
nei Domaine (un lavoro da vi- vaisti a tutti gli effetti),
la potatura nel rispetto del flusso della linfa, la manutenzione
di siepi e muretti, l’introduzione di arnie, la
presenza di alberi da frutto (vecchie varietà di peschi,
peri e meli), l’alternanza tra coltivazione e maggese, la
conservazione delle parcelle come un prezioso mosaico
geologico.
Il 2018 rappresenta una tappa importante della conservazione
del nostro patrimonio e della vegetazione.
Infatti, ci sono voluti vent’anni affinché le viti di La
Villers, impiantate nel 1998, sviluppassero il loro apparato
radicale in profondità sullo zoc- colo calcareo.
Dall’annata 2018, La Villers diventa il cuore delle viti
di Pinot Noir del Cristal Rosé.
Nel 2021, la parcella di Bonotte Pierre Robert viene
reimpiantata con densità di impianto maggiori e siepi
a foglia più importanti per concentrare ulteriormente
gli aromi delle uve. Le piante scelte hanno inoltre beneficiato
dell’immenso lavoro di selezione massale svolto
dalle équipe della Maison: la loro particolarità è quella
di avere grappoli più piccoli ma abbastanza diradati per
prolungare il processo di maturazione.
Ricordiamo che dalla fine degli anni ‘90, per iniziativa
della famiglia Rouzaud e di Jean-Baptiste Lécaillon,
è stata portata avanti una riflessione sul futuro della
viticoltu- ra. “Era necessario rigenerare il materiale vegetale
e ritrovare una parte dell’unicità del nostro stile attraverso la
selezione massale” – spiega Jean-Baptiste Lécaillon.
La Maison Louis Roederer ha attinto dalle vecchie
viti preclonali del Domaine Cristal, impiantate prima
degli anni ‘60, in modo fa creare una serra di piante e
un proprio vivaio. Nel 2015 fu realizzata una collezione
di 112 viti sane e lo stesso lavoro è ora in corso con
i portainnesti.
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Cronologia
• 1776 | fondazione della Maison Louis Roederer
• 1841 | acquisto delle prime viti da parte di Louis
Roederer Padre, tre ettari a Verzenay
• 1876 | creazione della cuvée Cristal
• 1974 | creazione del Cristal Rosé
• 2000 | inizio delle pratiche biologiche e introduzione
di un approccio geologico dei vigneti; creazione di
un vivaio all’interno della Maison e di 4 serre per
la riproduzione delle piante (selezione massale)
• 2006 | conversione delle parcelle; Cristal alla coltivazione
biologica
• 2007 | creazione di una nuova cantina a Reims
• 2021 | certificazione biologica (AB) di 115 ettari
• 2023 | certificazione biologica (AB) di 135 ettari,
ovvero oltre la metà dei 250 ettari di vigneti della
Maison Louis Roederer (che in questo modo diventa
il più vasto vigneto della Champagne con certificazione
di agricoltura biologica)
• 2024 | celebrazione dei 50 anni della creazione del
Cristal Rosé
• Le annate del Cristal Rosé realizzate durante il suo
mezzo secolo di esistenza: 1974, 1975, 1976, 1978,
1981, 1982, 1983, 1985, 1988, 1989, 1990, 1995, 1996,
1999, 2000, 2002, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008,
2009, 2012, 2013, 2014
Info: www.sagna.it
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Serenissima ammaliatrice
La Serenissima è la capitale dell’aperitivo, che si consuma
nei tipici bacari tra uno Spritz, rigorosamente a
base di Prosecco DOC, Select e un’oliva verde a coronare
il tutto, e un cicchetto
A cura di Redazione Centrale TdG
16 TuttoDrink Venezia:
Dopo averla visitata per la prima volta, vi
verrà sempre voglia di tornare. Venezia ha
il fascino e l’autenticità di una città d’acqua,
magnetica e schietta. L’acqua che ha portato per secoli
mercanti e innovazioni, che l’ha resa famosa in tutto
il mondo per essere un crocevia multiculturale e all’avanguardia,
è l’elemento che la rispecchia in tutto e per
tutto. Venezia, come la sua acqua, cambia volto e forma
a seconda di come la si guarda.
Non è facile scegliere i suoi monumenti più significativi,
solo Piazza San Marco, con la sua Basilica, è un
insieme di meraviglie. Una visita a Palazzo Ducale è un
viaggio nel tempo alla scoperta dei tesori storici della
Serenissima. E poi il Ponte di Rialto, il Guggheneim, il
Teatro la Fenice e la Libreria Acqua Alta.
Ma Venezia è anche cibo, una tradizione culinaria
che ha preso il meglio da tutti i popoli che l’hanno attraversata.
La Serenissima è la capitale dell’aperitivo,
che si consuma nei tipici bacari tra uno Spritz, rigorosamente
a base di Prosecco DOC, Select e un’oliva verde
a coronare il tutto, e un cicchetto.
Da provare quelli dell’Osteria Bancogiro, tra cui non
può mancare il prelibato e tipico baccalà mantecato e
le tradizionali polpette di carne. La Cantina Do Spade
propone cicchetti della tradizione e una selezione di
vini accurata, tra cui spicca il Prosecco DOC, bollicina
ufficiale della città. Questo vino si adatta perfettamente
a un piatto di sarde in saor, un guazzetto di cozze o
ai tipici bigoli in salsa, formato tipico di pasta lunga
accompagnata da un sugo a base di acciughe e cipolla
bianca di Chioggia.
Il ristorante Zanze XVI propone una cucina creativa,
nel rispetto della tradizione. Nulla è lasciato al caso e
gli ingredienti del territorio sono rivisitati alla luce di
tecniche di cottura e preparazioni di Paesi anche molto
lontani. Per gli amanti della cucina contemporanea è
d’obbligo provare l’insegna stellata Glam, che porta la
firma dello chef Enrico Bartolini. I due menu degustazione
“Arte, orti e laguna”, con una serie di piatti che
omaggiano Venezia e tutta la sua ricchezza gastronomica
e “I Classici del Glam”, con i piatti iconici della carriera
dello chef sono un vero e proprio viaggio sensoriale.
Residenze storiche, alberghi diffusi, palazzi asburgici
ed ex conventi. Quando si tratta di pernottamento
Venezia offre un’infinita gamma di possibilità tutte
da scoprire. La Locanda Casa dei Querini è un palazzo
del 1500 a cinque minuti da Piazza San Marco. Un b&b
dall’atmosfera rilassata le cui 6 camere, affacciate sul
pittoresco Campo San Giovanni Novo, hanno il fascino
di arredi in puro stile veneziano. Villa Laguna, sull’Isola
di Lido, è invece un hotel affacciato sul mare Adriatico.
Romantico e perfetto per vivere un’esperienza più appartata.
Per un viaggio più avventuroso e meno lussuoso,
la Foresteria Levi è un’ottima soluzione.
La Serenissima, inoltre, è bella tutto l’anno. D’inverno
il Carnevale colora le sue strade di maschere e
tradizioni, la primavera arriva con l’inaugurazione
della Biennale di Venezia, mentre l’estate è il momento
migliore per godersi i concerti e le aperture notturne
di chiese e musei. L’autunno è la stagione della Regata
storica, uno dei momenti più spettacolari e coinvolgenti
della vita cittadina e del Festival del Cinema, tra i più
importanti a livello internazionale. A Natale, poi, la città
si accende indossando le sue meravigliose luminarie e
ognuna di queste occasioni è buona per brindare con
un calice di Prosecco DOC.
Insomma, passeggiando tra i canali e osservando le
facciate dei suoi palazzi, perdendosi nei suoi giardini
e nei suoi vicoli nascosti, non sarà difficile capire come
mai Venezia occupa spesso le prime posizioni quando si
tratta di decretare quale sia la città più bella al mondo.
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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso
in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è
un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E
proveniente dal territorio unico delle nove province di
Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del
Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine
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SPONSOR OF MILANO CORTINA 2026
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Taste of the City: un Viaggio
Sensoriale sui Binari alla
scoperta di Don Papa Rum
Milano, dal 9 al 15 settembre, si prepara a vivere un’esperienza
unica e coinvolgente: Sugarlandia, la terra di origine
del rum filippino Don Papa prende vita sui binari della città
A cura di Redazione Centrale TdG
Un viaggio attraverso i sapori e i colori arriva
nel cuore della capitale dello stile e dell’innovazione,
offrendo agli appassionati l’opportunità
di immergersi nell’essenza esotica e vibrante di
Don Papa Rum. Taste of the City, il progetto che unisce
tradizione e innovazione, trasformerà un tram storico in
un’autentica oasi tropicale. Tra degustazioni esclusive,
esperienze di mixology e atmosfere suggestive, questo
evento non solo affascinerà nuovi consumatori, ma
rafforzerà anche la presenza del brand nel panorama
italiano.
Un appuntamento da non perdere, dove il fascino di
Don Papa si mescolerà all’eleganza milanese, creando
un’esperienza multisensoriale indimenticabile. Il tram
partirà da Piazza Castello e attraverserà Porta Venezia,
Porta Romana e il Duomo, offrendo un percorso
affascinante attraverso i luoghi più iconici di Milano.
20 TuttoDrink
TuttoDrink
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Programma
Masterclass per Bartender
il 9 Settembre
Milano si trasforma in un’aula a cielo aperto con
due esclusivi viaggi in tram, pensati per un gruppo
selezionato di bartender che avranno l’opportunità
unica di immergersi nell’arte della mixology grazie a
masterclass guidate dai Brand Ambassador di Don Papa
Pauline Audibert (Francia) e Paolo Vercellis (Italia) e la
Bar Manager di Gesto Milano Alessia Bellafante.
A bordo del tram, i maestri della mixology utilizzeranno
l’ambiente dinamico per creare una vera e propria
lezione itinerante. Condivideranno le loro esperienze
e tecniche con il prodotto, svelando le infinite potenzialità
del rum Don Papa, ispirando i partecipanti a
sperimentare nuove creazioni. Un’occasione imperdibile
per scoprire le qualità uniche di questo rum filippino
in un contesto che unisce tradizione e innovazione.
I primi 30 partecipanti alla masterclass riceveranno
un kit di servizio esclusivo Don Papa, comprensivo di
shaker, bar spoon, strainer, jigger e una bottiglia di
rum Un’ opportunità unica di arricchire l’esperienza
con strumenti professionali e un prodotto premium.
Gli orari di partenza, presso Piazza Castello, delle
due corse sono previsti alle ore 13 e alle ore 15.
Per i bartender si richiede prenotazione alla mail:
eventi@rinaldi1957.it.
Attività Esclusive dal 10 al 15 settembre
Inoltre, per chi si registra, saranno disponibili assaggi
gratuiti e gadget fino ad esaurimento scorte.
• 11 settembre – Viaggi sul Tram: Due viaggi esclusivi
a bordo del tram Don Papa, uno alle 18:30 e uno alle
20:30, con un massimo di 40 partecipanti per corsa.
Durante il tragitto, gli ospiti potranno immergersi in
DJ set, drink preparati da Alessia Bellafante, trasformando
il tram in una vera festa su rotaie. Per la partecipazione
agli eventi la prenotazione è obbligatoria.
• 12 settembre – Viaggi sul Tram e Serata da Il Nemico:
Altri due esclusivi viaggi sul tram vi attendono,
alle 18:30 e alle 20:30. Questa volta, i cocktail saranno
firmati da Robi Tardelli, talentuoso bartender
de Il Nemico. E non finisce qui: a partire dalle 19:30,
la serata proseguirà presso Il Nemico (Via Piacenza,
20), dove gli ospiti potranno continuare a gustare
drink d’autore e ricevere, per chi si è registrato,
assaggi gratuiti e gadget fino ad esaurimento scorte.
• 13 settembre – Viaggi sul Tram e Serata da Dhole:
Ultima giornata di viaggi sul tram, con partenze alle
18:30 e alle 20:30. A preparare i drink sarà Luca Versace,
bartender di Dhole. Dalle 19:30 in poi, il mondo
di Don Papa vi aspetta al Dhole (Via Gerolamo Tiraboschi,
2) con assaggi gratuiti e gadget in omaggio,
fino a esaurimento scorte, previa registrazione.
• Il 14 e 15 settembre il tram percorrerà le vie della
città, portando i colori e l’atmosfera di Sugarlandia
e di conseguenza di Don Papa Rum a tutti coloro
che lo incontreranno.
• 10 settembre – Serata da Gesto Milano: Alessia
Bellafante di Gesto Milano (Via Giuseppe Sirtori
15), insieme al suo staff, avrà l’onore di ospitare
Peppe Doria di Volare, l’iconico locale di Bologna
dal fascino rétro anni ’60. A partire dalle 19:30, gli
ospiti potranno degustare cocktail d’autore creati
appositamente per l’occasione, offrendo un’esperienza
che fonde l’arte della mixology con l’eccellenza
e la creatività distintive del mondo Don Papa.
22 TuttoDrink
Dettagli per la partecipazione
Per tutti gli eventi è necessaria la registrazione. I locali
coinvolti (Gesto, Il Nemico e Dhole) saranno aperti
regolarmente al pubblico senza restrizioni, e i gadget
saranno riservati esclusivamente a chi si presenta con
la registrazione. Link Eventbrite
In collaborazione con Mr. Dee Still per la selezione
dei bartender e la mixology.
Don Papa
Don Papa è un rum premium prodotto nelle Filippine,
in un luogo noto come Sugarlandia. Realizzato con canne
da zucchero di alta qualità e invecchiato sulle fertili
pendici del vulcano Mt. Kanlaon, Don Papa Rum è una
celebrazione dell’artigianato e della tradizione locale.
Ogni bottiglia offre un’esperienza ricca e complessa,
che trasporta i sensi in un mondo di eleganza e mistero.
Rinaldi 1957
La distribuzione in Italia è affidata alla casa bolognese
Rinaldi 1957 SpA, capitanata da Giuseppe Tamburi.
Rinaldi è riconosciuto come uno dei più dinamici importatori
e distributori di alcolici e vini in Italia che
si contraddistingue per l’empatia e l’attenzione nei
confronti dei clienti e dei brand owner. La sensibilità
e la gentilezza dello staff Rinaldi contribuiscono alla
crescita continua del portfolio.
TuttoDrink
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SUGARLANDIA
IS CALLING
single island rum. aged, blended
& bottled in the philippines
Distribuito da
BEVI RESPONSABILMENTE
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TuttoFood
28 RÉVA Resort e il ristorante
FRE, una bella storia di successo
TuttoFood
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RÉVA Resort e il ristorante FRE,
una bella storia di successo
È un racconto che potrebbe cominciare così: ci sono un italiano, un ceco e un
francese… No, non è una barzelletta, ma una gran bella storia di imprenditoria
di successo realizzata in terra italica, per la precisione in Piemonte, a
Monforte d’Alba in Località San Sebastiano
A cura di Paolo Alciati e Enza D’Amato
L’italiano, il trait d’union, si chiama Daniele
Scaglia, l’imprenditore ceco è Miroslav Lekes
e il francese, grande chef, è il tristellato Yannick
Alléno. Ma andiamo con ordine.
“Questa storia inizia nel 2011”, racconta Miroslav Lekes
(Miro per gli amici), “quando in una cena con amici sono stato
come folgorato sulla via del Barolo perché ho degustato questo
grande vino abbinato a dei piatti di alto livello e ho deciso che
sarei diventato un grande produttore e il ‘grappolo’ (Réva in
Ceco) sarebbe stato il simbolo della mia nuova vita!”
Detto e fatto: nel 2013 Miro acquista una tenuta a
Monforte d’Alba, la ristruttura con grande cura per
rivolgersi all’enoturista di fascia alta e nel 2016 inaugura
il Réva Resort, elegante struttura ricettiva con 12
tra camere e suites immersa nel verde, con noccioleti
e vigneti e una parte di bosco a circondarla.
Ovviamente, per essere indentificata come struttura
di alto livello è stato previsto anche un campo da golf
executive pitch da 9 buche -ma sono anche convenzionati
con il vicino Golf Club di Cherasco-, un centro
benessere con sauna, bagno turco, idromassaggio e
zona relax e due piscine di cui una esterna a sfioro e
l’altra più grande situata nelle antiche cantine della
tenuta con una lunga serie di vetrate con rilassante
vista sull’anfiteatro di colline circostanti e sui vigneti
posti proprio di fronte. Un paio d’anni dopo entra in
28 TuttoFood
scena Daniele Scaglia e mai incontro fu così proficuo.
In realtà Miro conosceva già Daniele, ma sotto un’altra
veste, quella di pilota di aerei Business dei cui voli si era
servito in più di una occasione. Il prestigioso lavoro di
Scaglia -trasportare per ogni dove importanti politici
e industriali- lo aveva portato a conoscere i migliori
ristoranti delle principali città del mondo e, ovviamente,
a frequentare i rispettivi chef stellati.
Ed è proprio con uno dei cuochi più conosciuti del
pianeta, Yannick Alléno, suo grande amico e al quinto
posto al mondo come numero di stelle Michelin conquistate,
che Daniele si impegna a portarlo al Réva. Scocca
la scintilla e Alléno collabora all’impostazione e al varo
del “progetto ristorazione” con il ristorante “Fre”, che
significa fabbro in piemontese perché un tempo in quel
luogo c’era la fucina di un fabbro.
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Classe ’68, Yannik Alléno è un mostro sacro della
ristorazione francese e tra i più grandi chef al mondo:
nel 1999 prende la prima stella Michelin, che raddoppia
nel 2002; tra il 2003 e i 2007 conquista la terza stella al
Le Meurice di Parigi. Nel 2014 rileva il Pavillon Ledoyen
a Parigi dove apre Alléno Paris e in soli sette mesi gli
assegnano tre stelle Michelin; nel 2017 il suo ristorante
“Le 1947 a Cheval Blanc” a Courchevel viene premiato
con la terza stella Michelin…un riconoscimento storico
per lo chef che da quel momento ha ben due ristoranti
con tre stelle Michelin ciascuno.
Conquista un’altra stella nel suo ristorante a Seul
nel 2018 e nel 2019 arriva la prima stella a L’Abysse,
ristorante all’interno del Pavillon Ledoyen, che guadagnerà
la seconda stella l’anno successivo. Contemporaneamente,
al terzo locale aperto in quella struttura,
il Pavyllon, viene assegnata la prima stella Michelin
portando il gruppo del Pavillon Ledoyen ad essere il
locale indipendente più stellato al mondo.
E sempre nel 2020, anche il progetto italiano con il
ristorante Fre al comando dell’allievo Francesco Marchese
-che era nella sua brigata al Pavillon Ledoyenviene
insignito con la stella. Un vero rullo compressore
del fine dining! Inarrestabile!
Tranquillità, immersione nella natura e grande cucina
diventano quindi il leitmotiv che Miroslav Lekes,
in unità di intenti con Daniele Scaglia, porta avanti con
determinazione. E i risultati gli danno ragione. Ma,
ovviamente, nessun bravo imprenditore è statico e si
culla sui successi raggiunti. Il successo più importante è
quello di avere ancora voglia di progettare per ottenerne
ancora di nuovi!
E la forza di Réva è l’offerta che migliora ogni anno
con l’aggiunta di nuovi progetti e nuove proposte. Il
piccolo universo Réva è cresciuto rispetto agli inizi e
ad oggi conta, oltre al Resort e al ristorante, anche un
residence a Monforte, la cantina Reva Winery, un’enoteca
a La Morra e una a Neive.
Francesco Marchese è bravo, davvero bravo. Ha 34
anni, ma ne dimostra molti di meno, con quell’aria da
primo della classe (sarà per gli occhiali che lo fanno
rassomigliare un pochino a Harry Potter), ma di quei
compagni che tutti ammirano perché sono anche simpatici
e ti aiutano nei compiti in classe.
30 TuttoFood
L’esperienza, però, c’è tutta: terminato l’alberghiero
si tuffa subito nei ristoranti della sua regione, il Veneto,
poi decide di farsi le ossa in Francia e ci rimane dieci
anni di cui gli ultimi da chef Alléno che, come detto
prima, lo porta al Fre permettendogli di volare con le
sue ali…e che ali!
La sua cucina è sicuramente influenzata dagli anni
passati in Francia: le salse, le creme, i condimenti non
sono un decoro ma parte complementare dei suoi piatti
senza, però, essere invasive anzi, esaltano i suoi piatti.
Esaltando ad esempio la croccantezza delle verdure
freschissime abbinate alla frutta nell’antipasto “Zucchina”
-crudité di verdure, olio di prezzemolo, crema
leggera di pistacchio di Bronte e pesca- e qui, l’influenza
di Alléno con l’abbinamento frutta-verdura c’è tutta;
oppure vengono utilizzate per il “Riso” che, in aggiunta
alla mantecatura di Castelmagno, presenta una crema
densa di mandorle su salsa di soia iodata o per il “Vitello”
con porcino farcito, che viene nappato da una delle più
classiche salse della cucina francese, la poulette.
Francesco ha le idee chiare, sia sui prodotti, soprattutto
vegetali, sia sull’impostazione del menù: “Al momento
non ho in carta un menù vegetariano ma eticamente è corretto
spostarsi più sul vegetale” -spiega Francesco Marchese- “mi
piace che ci sia soprattutto negli antipasti e nelle prime portate
anche perché, oltre ad utilizzare le verdure di un orto qui nei
pressi, la vicinanza con la Liguria fa sì che, in stagione, in un
paio d’ore noi abbiamo basilico, carciofi di Albenga, asparagi
violetti, zucchine trombetta… Riguardo al menù non abbiamo
dei cambi prefissati, seguiamo la stagionalità, quando termina
una verdura la sostituiamo con un’altra fresca e lo stesso per le
carni…prima avevamo l’agnello, ora il vitello”.
Una gesto simpatico che ci fa piacere segnalare: al
nostro arrivo a tavola ci hanno portato una piccola
cocotte di porcellana che conteneva un lievitato crudo
da accudire, il nostro compito è stato aiutare l’ultima
parte della lievitazione scaldando di tanto in tanto il
contenitore con le mani e verso fine cena, passato in
cottura, abbiamo finalmente potuto gustare il frutto di
cotante coccole…una calda, morbida e fragrante brioche
con un delizioso profumo di vaniglia!
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32 TuttoFood Una cucina concreta, la sua, coadiuvato da una squadra
di una dozzina di collaboratori -6 in cucina e 6 in
sala- che si muovono in modo discreto e coordinato,
sempre sorridenti, molto attenti senza essere pressanti
e che presentano i piatti e i vini in modo garbato ed
esaustivo.
Una equipe giovane che dal 2020 è stata capace di
aggiudicarsi la stella Michelin per cinque anni consecutivi
e, in ultimo, nell’edizione 2024 della Guida,
il premio “Passion Dessert”. E questo conferma che
Yannick Alléno aveva intuito e ben valutato le grandi
potenzialità di Francesco.
”Voglio ringraziare chef Alléno per aver creduto in me e per
avermi dato questa grande possibilità. Non dimenticherò mai
gli insegnamenti del mio Maestro e continuerò a volerlo rendere
fiero del mio lavoro, perché è grazie a lui se oggi posso esprimere
qui a Monforte d’Alba la mia idea di cucina” dice Francesco
Marchese.
Ma Réva vuol dire anche ottimi vini: oltre 35 ettari di
proprietà, di cui 23 vitati, a conduzione biologica: sei
diversi terroir, le Langhe del Barolo e l’Alta Langa… Un
panorama viticolo che abbraccia aree assai differenti
fra loro e rappresenta tutte le sfaccettature dei vini
del territorio, dai Barolo classici e “monumentali” di
Cannubi e Lazzarito, fino alle espressioni balsamiche
ed eleganti del Ravera, giungendo alle fresche e inedite
note dei Nebbiolo e Barbera.
La particolarità dei loro vini è che la vinificazione
è separata per ogni vigneto in modo da assemblarli
successivamente per caratteristiche singole, e lo fanno
addirittura sul singolo vigneto ma con esposizioni
diverse per esaltare e valorizzare le diverse caratteristiche
di ognuno.
A fine serata una piacevole sorpresa… Miro si è rivelato
un ospite eccezionale perché, saputo della nostra
predilezione per i Riesling, è tornato appositamente
al termine della nostra cena per degustare insieme a
noi e a Daniele Scaglia alcune ottime bottiglie della
sua riserva personale di Riesling austriaci della valle
di Wachau, dissertando di idrocarburi e frutta esotica,
di confronti con Mosella e Alsazia per poi sconfinare
in degustazioni di Champagne. In quasi quarant’anni
di “duro lavoro sul campo” ci è capitato poche volte.
Chapeau!
RISTORANTE FRE
Venerdì, sabato e domenica aperto a pranzo e cena
12:30 – 14:00 | 19:30 – 21:00
Giovedì aperto a cena
19:30 – 21:00
CHIUSO: lunedì, martedì e mercoledì
RÉVA RESORT
Località San Sebastiano 68
Monforte d’Alba (Cuneo)
Tel. 0173 789269
www.revamonforte.com
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38 Cantina Sociale di
Quistello, filiera certificata da
Equalitas
42 25 anni di eccellenza:
auguri, Amorim Cork Italia!
48 Cardenal Mendoza
presenta Elements Edition,
masterpiece della cantina
Sánchez Romate di Jerez
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Cantina Sociale di Quistello,
filiera certificata da Equalitas
Il mercato si muove velocemente e una realtà come quella della Cantina
di Quistello deve essere attenta a cogliere questi mutamenti
A cura di Redazione Centrale TdG
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La Cantina Sociale di Quistello si fregia di un
prodotto d’eccellenza ovvero di quel Lambrusco
Mantovano che deriva dalla terra e dal lavoro
degli oltre 120 soci che, conferendo mediamente 40.000
quintali di uva, contribuiscono ad una produzione che
varia dalle 600.000 alle 700.000 bottiglie; numeri che
fanno della Cantina quistellese un riferimento per tutto
l’Oltrepò della provincia mantovana.
Dalla vite alla bottiglia
La cooperativa quistellese ribadisce la qualità della
sua filiera anche attraverso una Certificazione come
quella di Equalitas. Sostenibilità la parola chiave, non
solo ambientale ma anche etica ed economica. Inoltre
tale percorso è stato proseguito estendendolo a tutti i
Soci della filiera: dal campo fino alla bottiglia.
Questo avviene su tutte le etichette; una scelta radicale
e rigorosa ritenuta necessaria per dare un valore
aggiunto a tutti i prodotti, al processo che sta dietro e
anche al territorio. Il mercato vitivinicolo è in continua
evoluzione per affrontare le sfide del futuro, questa è
la principale di tante iniziative che la Cantina quistellese
porterà avanti per far conoscere ai consumatori la
qualità e le tipologie dei vini.
Situazioni che spostano le preferenze dei consumatori
verso i vini a bassa gradazione: il nostro Lambrusco
rientra tra questi e dunque abbiamo una solida base su
cui lavorare.cere ai consumatori la qualità e le tipologie
dei vini.
Educare e coinvolgere
Come? Educando il consumatore alle caratteristiche
del prodotto, spiegandogli che un vino come il nostro,
se consumato coscienziosamente, non fa male, anzi!
E sostenendo una serie di iniziative che ormai hanno
sempre più successo come la manifestazione annuale
“Cantine Aperte” a cui aderiamo o i percorsi di degustazione
dedicati ai piccoli gruppi fino alle serate-evento
che attraggono sempre più persone interessate sì al vino,
ma anche a esperienze diverse che la Cantina propone.
L’interesse verso prodotti di qualità come il nostro
non manca: lo certificano i numeri di traffico sui nostri
canali social e web in costante incremento. E’ importante
intercettare questo interesse.
Il nostro lambrusco è pronto per le sfide
del mercato, degustazioni per coinvolgere
il consumatore
Il consumo del vino negli ultimi anni è cambiato. Il
mercato si muove velocemente e una realtà come quella
della Cantina di Quistello deve essere attenta a cogliere
questi mutamenti.
Aldilà della sempre più complicata situazione geopolitica
che influisce soprattutto sulle vendite all’estero,
ci sono altri fattori che hanno influenzato il consumo:
dalla quasi tolleranza zero dei controlli stradali fino
alla tendenza che vede un apprezzamento sempre più
marcato per i cocktail, dove il vino è presente ma in
quantità minime.
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BITTER GRAN MILANO
Elaborato dopo diversi mesi di studio e di assaggi
questo liquore unico e di grande personalità vuole
essere un'ottima e grande base per la preparazione
di cocktail come il Negroni e l’Americano.
Il colore acceso e una maggiore gradazione alcolica,
pari a 26,2%, sono le principali caratteristiche che lo
differenziano dal prodotto leader del mercato.
In miscelazione riesce a mantenere una nota
aromatica molto consistente anche dopo l’aggiunta
di ghiaccio.
Rosso brillante con al naso una spiccata
freschezza dovuta all’infuso di rosmarino
accompagnata da una elegante morbidezza
e un intenso profumo di erbe e spezie
accuratamente miscelate tra cui troviamo
china, assenzio romano, radice di genziana,
cardamomo e zenzero.
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25 anni di eccellenza: auguri,
Amorim Cork Italia!
Operativa dal 1999 sul territorio italiano, l’azienda leader nella produzione
e vendita di tappi in sughero ha unito ricerca scientifica, produzione
all’avanguardia e sostenibilità
A cura di Redazione Centrale TdG
Era l’11 novembre 1999 quando a Conegliano
metteva le radici Amorim Cork Italia, oggi
la filiale più grossa del Gruppo Amorim. Una
storia d’eccellenza, dal momento che la casa madre in
Portogallo, quando ha deciso di investire nel nostro
Paese, ha scelto una crescita organica, senza acquisti
di aziende similari.
Ha operato una scelta lungimirante, creando da zero
quella che oggi è una realtà a cui guarda tanto chi punta
a una produzione di performance, qualitativa e quantitativa,
quanto chi cerca un riferimento di economia
circolare, visto che è tra le prime in Italia ad averne
completata una.
Nel 2001 erano già 100 milioni i tappi che uscivano
dalla filiera coneglianese, con l’ambizione di arrivare a
triplicare la produzione viene chiesto un finanziamento
alla casa madre per arrivare a rendere ancora più operativa
l’azienda: 2,4 milioni di investimento, danno
vita alla sede attuale, inaugurata il 25 agosto 2003.
Nel 2009, quando arriva in Italia Americo Amorim,
l’imprenditore più importante del Portogallo e patron
dell’azienda, i 300 milioni di tappi sono già raggiunti,
l’obiettivo, così, si affina e punta al mezzo miliardo di
pezzi per la filiale italiana, così piena di energia e qualità
riconosciuta su un territorio nazionale sensibile al
settore enologico, tra le punte del Made in Italy.
L’eccellenza chiede di essere temprata, in Italia è il
2011, l’anno in cui arrivano gli effetti della recessione,
una crisi che vede Amorim Cork Italia prendere una
decisione che sembra controcorrente: ha il coraggio
di osare un investimento per l’aumento delle capacità
produttive del 30%.
A infondere fiducia, il sempre impeccabile servizio
ai clienti, che oltre a un prodotto di qualità, assicurava
di essere competitivi a livello umano. Un plusvalore
intangibile, che già delinea la particolare attenzione
dell’azienda nel tessere reti di relazioni, linea di conduzione
che l’accompagnerà fino ad oggi.
Il percorso si mantiene lineare e in continua crescita,
di fatturato ma anche di reputazione, fino a un altro
momento storico complesso, il biennio 2020-2021
quando la pandemia da Covid-19 si abbatte a livello
globale su sistemi produttivi e società. Un periodo in
cui Amorim Cork Italia, forte della sua affidabilità e
del fatto che sia rimasto attivo il comparto food di cui
fa parte, ha sempre lavorato.
Quando nel 2022 il post-pandemia ha visto una sorta
di ritorno alla vita, il settore è esploso, la gente con la
voglia di vivere ha aumentato infatti i consumi, anche
enologici, in modo esponenziale. Questo ha comportato
un aumento dell’inflazione, dei prezzi e dei tassi
di interesse.
Il 2023 è l’anno della morigeratezza, con le famiglie
che contengono le spese, ma in Amorim si assiste invece
ad un aumento della produzione: viene inserito il
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secondo turno di lavoro, ma manca lo spazio di stoccaggio.
Per l’azienda è il momento di replicare l’azione
di coraggio del 2011, ovvero rispondere alla crisi con un
nuovo investimento: “Abbiamo deciso così di allargarci
e acquistare ben tre capannoni nei pressi della nostra
sede. – afferma l’a.d. Carlos Veloso dos Santos – Si tratta
di 6,4 milioni di euro di investimento, tra acquisizione
e rifacimento del layout produttivo, che porteranno a
100 milioni di euro di fatturato in più nei prossimi 3-4
anni. Significa, anche, potenziare quanto già facciamo
in Italia, passando da 1,2 milioni di tappi al giorno a 1,8
milioni di tappi al giorno, ovvero il +50% della capacità
produttiva”.
Una visione che oggi, nel 2024, non manca di avere
un lungo orizzonte, continua infatti l’a.d.: “L’obiettivo
per i prossimi 25 anni è essere un partner sempre più strategico
per le cantine. Lavoriamo molto sul customer care, perché non
vogliamo essere solo fornitori di materiali, la parte del servizio è
fondamentale. Inoltre, desideriamo essere sempre più un esempio
di sostenibilità trasversale a più settori, una vera e propria
azienda esemplare.
Per questo sono davvero tanti i percorsi che intraprendiamo in
tal senso (come i riconoscimenti Family Audit, Organizzazione
Positiva, Parità Genere): è giusto crescere in modo consapevole
e responsabile. Nascono da questo intento anche progetti come
quelli di qualità ambientale, quello della collezione SUBER
per il riciclo dei tappi usati e la rivalorizzazione della granina,
iniziative di giustizia sociale come il welfare interno, ma anche
culturali: in occasione dei 25 anni, infatti, abbiamo in previsione
un omaggio al territorio, che sveleremo dopo l’estate.”
Obiettivi di business concreti affiancano i pilastri
dell’economia circolare, in Amorim Cork Italia, azienda
capace di osare, che augura a sé e ai suoi dipendenti,
collaboratori, clienti, 25 (e più) di questi anni. Una realtà
che si dimostra ogni giorno il vero consulente del
cliente, progettando al suo fianco e offrendo un servizio
“taylor made”.
Conclude a tal proposito Carlos Veloso dos Santos:
“Per noi, dotare Conegliano di una maggior capacità industriale
significa rispondere ancora di più just in time e just in place alle
necessità dei nostri clienti, sempre di più assillati dalla mancanza
di programmazione e dal dover rispondere in modo molto veloce
alle sollecitazioni del mercato.”
Il Gruppo Amorim è la prima azienda al mondo
nella produzione di tappi in sughero, in grado di coprire
da sola nel 202 il 45% del mercato mondiale di questo
comparto e il 28% del mercato globale di chiusure per
vino; conta un totale di 56 filiali di cui 22 distribuite nei
principali Paesi produttori di vino. Il Gruppo Amorim
esporta in più di 100 Paesi e ha le sue aziende in 28 Paesi
nei cinque continenti.
Amorim Cork Italia, con sede a Conegliano (Treviso),
filiale italiana del Gruppo Amorim, si è confermata nel
2023 azienda leader del mercato del Paese. Con i suoi
75 dipendenti, nel 2023 ha registrato oltre 633 milioni
di tappi venduti per un fatturato di 77 milioni di euro,
pari al +2,5% rispetto all’anno precedente.
La leadership di Amorim è dovuta ad una solida rete
tecnico-commerciale distribuita su tutto il territorio
della penisola, ad un efficace servizio di assistenza pre e
post vendita ma anche all’avanguardia dei suoi sistemi
produttivi e gestionali e soprattutto del suo reparto
Ricerca&Sviluppo, al quale si associa una spiccata
sensibilità per la tutela dell’ambiente e in particolare
per la salvaguardia delle foreste da sughero. Accento
vigoroso anche quello sulle risorse umane, con una
serie di iniziative di work-life balance per una migliore
armonia tra vita personale e lavorativa della grande
famiglia Amorim.
Tra gli ultimi grandi traguardi raggiunti, infine, il
compimento perfetto dell’economia circolare grazie alla
linea SUBER, arredo di design nato dalla granina dei
tappi raccolti dalle onlus del progetto ETICO (di Amorim
stessa) e riciclati. Un’opera di sostenibilità divenuta
anche culturale grazie alla Mostra “SUG_HERO – Metaforme
– Le mille vite di uno straordinario dono della
natura, il sughero”, esposizione nata per valorizzare e
testimoniare i valori che animano l’azienda.
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La tecnologia più ecologica e più efficace
al mondo contro il TCA per i tappi in
sughero naturale.
Ispirato dallo straordinario lavoro che la Natura ha fatto con il sughero, abbiamo creato Naturity®, un processo
interamente naturale che rimuove il TCA e altri composti di deviazioni sensoriali dai nostri tappi in sughero naturale.
Sviluppato dall’Università NOVA di Lisbona e da Amorim Cork, Naturity® è una tecnologia rivoluzionaria progettata
per massimizzare la performance dei nostri tappi senza comprometterne la natura. Grazie ad un processo avanzato
che combina tempi, pressione, temperatura e acqua purificata, siamo ora in grado di separare le molecole del TCA e
altre molecole volatili dalla struttura cellulare dei tappi in sughero naturale, attraverso un metodo non invasivo che
mantiene intatte le caratteristiche cruciali di questo materiale unico.
amorimcorkitalia
La scelta naturale TuttoOk
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Cardenal Mendoza presenta
Elements Edition, masterpiece della cantina
Sánchez Romate di Jerez
Da vera opera d’arte, l’edizione limitata del prestigioso brandy spagnolo
sarà protagonista al Museo Bagatti Valsecchi, durante l’evento aperto al
pubblico In Arte Veritas: Brandy Edition
A cura di Redazione Centrale TdG
L’11 settembre presso il Museo Bagatti Valsecchi
di Milano in Via Gesù 5 dalle 20:30 si
terrà l’evento In Arte Veritas: Brandy Edition,
dove verrà presentata la capsule collection Cardenal
Mendoza Elements Edition.
Cardenal Mendoza rivela i suoi 12 elementi
attraverso un’originale edizione
limitata
Cardenal Mendoza, fiore all’occhiello della cantina
Sánchez Romate, fondata nel 1887, è un riferimento
internazionale nel mondo dei brandy più esclusivi. La
sua produzione artigianale, basata su metodo solera,
gestito ancora oggi manualmente, ne è concreta testimonianza.
“Cardenal Mendoza Elements Edition” nasce da
un’idea originale e inclusiva, ovvero un confronto
a Jerez tra importatori, distributori, bartender e
consumatori di tutto il mondo. Persone di diversi
paesi, con un’opinione condivisa: come il lento passare
del tempo influenzi l’evoluzione e l’integrazione degli
elementi in questo brandy. Non più quindi l’azienda,
ma i Cardenal Mendoza lover che interagiscono
e individuano i 12 elementi che caratterizzano di
più questo straordinario brandy: mogano, rovere,
uvetta, prugna, noce, nocciola, cacao, caramello, miele,
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vaniglia, cannella, tabacco. Per celebrare il lancio di
questo masterpiece, si è scelto l’incantevole museo
Bagatti Valsecchi: l’evento è aperto al pubblico e
offre un’opportunità unica di degustare un prodotto
straordinario nel suo genere, creato con maestria e
passione. I posti disponibili sono solo 40 e il costo
dell’ingresso è di 30 euro.
Un’esperienza unica dove l’arte si assapora a 360°: i
visitatori saranno accompagnati negli ambienti quattro-cinquecenteschi
della Casa Museo in un dialogo tra
il Direttore del Museo, Antonio D’Amico che racconterà
la storia di alcune opere e il Brand Ambassador
Cardenal Mendoza, Paolo Vercellis, che racconterà
la storia di Elements Edition in una degustazione
itinerante di cocktail e tapas.
Cardenal Mendoza
Nel cuore pulsante di Jerez de la Frontera, dove le
brezze dell’Atlantico s’incontrano con il calore del
Mediterraneo, nasce un’essenza che incapsula più di un
secolo di tradizione, arte e nobiltà: il Cardenal Mendoza.
Rinaldi 1957 SPA
Cardenla Mendoza è distribuito da Rinaldi 1957 SPA,
uno dei più dinamici importatori e distributori di alcolici
e vini in Italia che si contraddistingue per l’empatia e
l’attenzione nei confronti dei clienti e dei brand owner.
La sensibilità e la gentilezza dello staff Rinaldi contribuiscono
alla crescita continua del portfolio.
Il Museo Bagatti Valsecchi
Casa museo neorinascimentale situata nel cuore
del Quadrilatero della Moda di Milano, frutto di una
straordinaria vicenda collezionistica di fine Ottocento
ad opera dei due fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti
Valsecchi, vanta un patrimonio artistico conservato
com’era in origine: pareti elegantemente decorate,
preziose collezioni di mobili, avorio e ferro battuto
dorato, maioliche, armature, vetri, produzioni tessili
pregiate e dipinti di notevole fattura, tra cui opere di
Gentile e Giovanni Bellini e Giampietrino.
Fondato dalla famiglia Sánchez Romate Hnos, il brandy
Cardenal Mendoza è un tributo vivente al Cardinal
Pedro Gonzáles de Mendoza, che con la sua visione e
supporto rese possibile il viaggio di Cristoforo Colombo
verso il Nuovo Mondo.
Ogni bottiglia di Cardenal Mendoza è un’opera d’arte,
sigillata a mano con cura e dedizione, testimoniando
l’impegno della distilleria nel preservare l’autenticità
e l’eccellenza del suo brandy.
Brandy Romate rappresenta una moderna rivisitazione
del classico brandy, promettendo un’esperienza
gustativa persistente e piacevolmente equilibrata da
provare in abbinamento al caffè, sigari, dolci o come
ingrediente chiave in cocktail raffinati.
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DISTRIBUITO
IN ITALIA TuttoOk DA 51
52 TuttoTravel
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TuttoTravel
54 La Via del Sale
60 Cipro e la magia
dell’Eterna Giovinezza
66 Lione, una grande città
ancora a misura d’uomo – 1°
parte
72 L’Aquila verso il 2026
TuttoTravel
53
54 TuttoTravel
La Via del Sale
“Chi di sale vuole veramente discorrere occorre che giunga qui,
nell’occidente della Sicilia, vecchie, vecchissime saline fondate
già dai Fenici”, scriveva Voltaire
A cura di Jimmy Pessina
La Sicilia è forse la terra più suggestiva ed emozionante
del Mediterraneo dove s’incontrano
miti, leggende e tradizioni millenarie che ne
hanno fatto una delle culle della civiltà.
Unica, come il suo popolo, quest’’isola straordinaria
ha saputo custodire e conservare la sua specifica individualità
culturale attraverso i secoli e le varie dominazioni,
dai Fenici, ai Greci, ai Romani, successivamente
Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi,
Spagnoli, Sabaudi, Austriaci e Borboni.
Nella provincia di Trapani le culture del passato
hanno lasciato testimonianze di grande valore archeologico,
monumentale, artistico, architettonico e
enogastronomico.
Alla cultura trapanese appartengono le saline. Che
sono opera dell’uomo nel corso dei secoli. La tradizione
orale racconta che in origine fu il Padreterno a crearle
su degli scogli appiattiti che venivano completamente
sommersi dall’alta marea.
Quando il mare si ritraeva, negli avvallamenti e nelle
piccole conche naturali della spianata, ristagnava l’acqua
salmastra che il vento di scirocco e il sole a picco
asciugavano lentamente lasciando agli uomini il piacere
della scoperta di straordinari cristalli di un argento
abbacinante, utilizzati per insaporire e conservare i
cibi. Un vero dono divino che consentì di risolvere i
problemi legati alla gestione delle scorte alimentari da
utilizzare ciclicamente nel corso dell’anno.
Come per tutte le grandi scoperte, probabilmente
il caso e lo spirito di osservazione hanno consentito
di conservare le carni, in particolare il pesce che non
imputridiva se coperto dal sale, così come per i capperi
che nelle Trinacria sono di casa. Una soluzione d’ acqua
e sale, la salamoia trovò il primo impiego proprio
qui a iniziare dalle olive, prodotte in abbondanza e di
ottima qualità.
Furono i Fenici a strappare la terra al mare, a creare
le prime vasche arrivando a spostare la linea di costa
iniziale di diverse miglia. Così ebbero inizio le miniere
“d’argento” di Trapani. Si tenga presente che i le saline
del trapanese sono in assoluto le più importanti d’Europa
per quantità e qualità. Può far sorridere parlare
di qualità del sale marino. Eppure, è così. Quello prodotto
a Trapani, rispetto alle altre produzioni, sia pur
di eccellenza, è il più ricco di iodio e di oligominerali.
Questo inestimabile patrimonio di cultura e il lavoro
rappresenta un fiore all’occhiello della Sicilia e l’area di
Trapani, la città dei due mari, tra Tirreno e Mediterraneo
e tutelato e valorizzato dalle Riserve naturali della
Regione Siciliana, che si estendono per oltre ottocento
ettari L’area, lungo la “via del sale” era certamente più
vasta alla fine dell’Ottocento, gli impianti erano più di
quaranta e il sale prodotto si esportava in ogni angolo
del mondo.
Ora si ritorna all’antico splendore: i granelli argentei
hanno la dignità di piccole pietre preziose: Le saline,
forzieri di questo tesoro, si srotolano lente lungo la
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litoranea che da Trapani si allunga fino a Marsala, tra
minuscoli arcipelaghi e mulini a vento che assicurano
l’energia, veramente pulita, per il funzionamento di
tutti gli impianti, completamente autosufficienti.
Le saline e la coltivazione del sale, in questa area in
cui mare e terra si confondono, hanno determinato nel
corso dei secoli un unicum ambientale e paesaggistico di
grande valenza culturale, antropologica ed economica.
Di particolare interesse l’itinerario denominato la
“Via del Sale” con i suoi tanti mulini, cinque dei quali
recentemente restaurati, i cumuli di sale ricoperti di
tegole di terracotta ed il Museo del sale a Nubia nel
territorio di Pacco. Proseguendo sulla strada per Marsala,
si incontrano le Saline di Ettore e Infersa con tre
mulini funzionanti che spiccano nella laguna dello
Stagnone, di fronte all’isola di Mozia, da non perdere
una visita al museo.
Sorprendentemente la natura si manifesta in tutto il,
suo splendore rivelando una ricchezza non indifferente,
specialmente in primavera quando gli argini delle saline
e i camminamenti si ricoprono di fioriture tanto spettacolari
quanto inaspettate di crisantemi, margherite,
violacciocche, fumarie, silene, e viperine.
Altrettanta importanza rivestono le saline dal punto
di vista faunistico, in quanto costituiscono luogo di sosta
e nidificazione per numerosissime specie di uccelli,
talune rarissime. Qui si possono osservale l’elegante
Damigella di Numidia, una gru africana, e il multicolore
Pulcinella di mare, proveniente dai mari del Nord, oltre
alle anatre selvatiche e Mignattai, Cavalieri d’Italia,
aironi rosa e cinerini.
L’aeroporto di Trapani Birgi è collegato con i principali
scali nazionali e internazionali da diverse compagnie”
low-cost”.
Le saline, di proprietà privata e a conduzione tradizionale,
producono sale integrale, ricco di iodio, fluoro,
magnesio, potassio, ideale per l’alimentazione. Le fasi
della lavorazione rappresentano uno spettacolo unico
e vario in ogni momento dell’anno. Interessante la paziente
e sapiente raccolta del sale, da giugno a settembre,
in una successione di piccoli cumuli, di un argento
brillante. E il mulino a vento è un’opera d’arte del ‘500,
completamente restaurato nei suoi ingranaggi in legno.
Da qui si può iniziare la scoperta della “cultura del
sale marino”: www.salineettoreinfersa.com
Una delle attrazioni più suggestive a Erice dove è
possibile osservare è il tramonto sulle sottostanti saline
che appaiono come una immensa scacchiera cui il calare
del sole conferisce prodigiose colorazioni: dal porpora
al rubino, dal vermiglio al blu intenso.
Non meno suggestivo è passeggiare lungo gli argini,
sulle sponde, sugli isolotti delle saline dalle quali,
qua e là, emergono quasi magicamente altri mulini a
vento, affascinanti reperti di archeologia industriale. È
paesaggio grandioso e solo apparentemente inospitale.
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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso
in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è
un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E
proveniente dal territorio unico delle nove province di
Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del
Prosecco DOC ti dà il benvenuto su www.prosecco.wine
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Cipro e la magia
dell’Eterna Giovinezza
Il turismo potrebbe far crollare l’ultimo muro d’Europa
A cura di Jimmy Pessina
“Da Cipro avanzando veleggia la nave crociata latina…”,
scriveva Carducci nella romanza che narra l’amore
struggente di Jaufrè Rudel per la bella Melisenda,
contessa di Tripoli, vagheggiata per anni scrutando il
limpido orizzonte.
A quattrocento chilometri da Rodi, a settanta dalle
coste della Turchia, a poco più i cento dalla Siria e dal
Libano, un po’ più grande della Corsica ma meno imponente
della Sicilia e della Sardegna, la terza isola del
Mediterraneo è Cipro, la punta estrema dell’Europa.
Solo evocare il suo nome dà un senso di mistero e
magia. Ma il mistero di quest’isola del Mediterraneo
affonda le sue radici nella cultura dell’antica Grecia.
Dietro ogni angolo i miti e le leggende si rincorrono:
Cipro è l’isola che ha dato i natali ad Afrodite (o Venere),
la dea dell’amore, scaturita dalle onde del mare e approdata
su una spiaggia dominata da due grandi scogli,
oggi nota come Petra tou Romiou (scogli dei Romani).
Coloro che credono ancora nelle leggende, nelle
fiabesche tradizioni popolari, si possono imbattere,
per esempio, nelle vicinanze di Polis, nella straordinaria
fontana magica chiamata Bagni di Afrodite, le cui
acque, secondo la credenza locale, assicurano il dono
miracoloso dell’eterna giovinezza.
Non meno priva di fascino la ricerca delle rovine
romane di Kurium o dei mosaici bizantini di Pathos.
La posizione strategica, di Cipro, importante baluardo
dell’Occidente sull’Asia, ha favorito, negli anni,
l’insediamento nell’isola delle basi dello spionaggio
internazionale, concentrate, in particolare a Limassol,
luogo di appuntamento di agenti segreti, un po’ come
fu Salonicco durante la Prima guerra mondiale, o Lisbona
e Casablanca nella seconda. Verità e fantasia si
intrecciano in enigmatiche spy story del Medio Oriente
che hanno alimentato l’editoria mondiale.
Oggetto del desiderio di tutti, Cipro ha subito, nel
corso della sua travagliata storia, che si perde nella
notte dei tempi, le più svariate dominazioni straniere.
Cominciarono le popolazioni asiatiche, seguirono i
micenei, che vi portarono da Creta artigiani e commercianti
e in più la lingua, il greco, che tuttora si parla.
A questi seguirono i fenici, poi i persiani, gli assiri,
addirittura Alessandro Magno e, correndo velocemente
nel tempo, i Crociati che ne avevano fatto un’autentica
“testa di ponte” verso la Terrasanta. Da ricordare che
Riccardo Cuor di Leone, proprio nel castello di Limassol
impalmò la bella Berengaria.
Il legame di Cipro con il cristianesimo è sempre stato
molto forte. La Terra Santa è a di là del mare. A poche ore
di nave da Pafos. Dopo la crocifissione di Gesù, giunge
a Salamina l’apostolo San Paolo, che nel 45 dopo Cristo
converte il proconsole romano Sergio Paolo. Cipro
diviene cosi il primo luogo governato da un cristiano.
E ancora la Serenissima, che per un secolo fece di
Cipro una formidabile roccaforte veneziana. E così nei
secoli un’alternanza di dominatori, ottomani compresi.
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Una storia travagliata, fino ai giorni nostri, che ha portato
alla spaccatura dell’isola in due parti: quella a nord
occupata dall’esercito turco, e quella a sud, indipendente
e sovrana, che parla greco. La capitale è dolorosamente
divisa a metà come tutta Cipro.
Fra la Nicosia greco-cipriota e quella turco-cipriota c’è
una spettrale terra di nessuno, con case completamente
disabitate da oltre 50 anni. Da una postazione isolata
spuntano le insegne dell’ONU, poco più lontano ecco
le bandiere della Turchia e della Repubblica di Cipro,
un’entità che non è mai stata ufficialmente riconosciuta.
Oggi la presenza della “linea di Attila” o “green linee”,
controllata dai militari dell’ONU, è la paradossale dimostrazione
dei limiti che hanno sempre condizionato
lo Stato cipriota, anche se, da alcuni anni, è possibile
varcare la frontiera con meno burocrazia.
Mura veneziane da una parte, minareti dall’altra, in
mezzo un muro. La contrapposizione fra cristianesimo
e islamismo ha trovato a Cipro l’occasione di ripetersi
sempre tragicamente uguale a sé stessa. In tutta l’isola,
però, l’ospitalità è generosa e autenticamente dimostrata,
come elemento culturale.
Questa incantevole perla del Mediterraneo, poco
più di novemila km quadrati dalle montagne innevate,
è famosa soprattutto per il sole e il mare da cartolina
illustrata. Le spiagge bellissime, i fondali cristallini e
incontaminati, le insenature dai nomi difficili da dimenticare,
hanno conosciuto, negli ultimissimi anni,
un grande successo turistico, grazie alla costruzione di
grandi alberghi delle più famose catene internazionali
che hanno fiutato l’affare, essendo entrata a far parte
dell’Unione Europea.
Straordinario personaggio religioso, al tempo stesso
politico, Mihail Christodoulou Mouskos, più noto appunto
come arcivescovo Makarios III, fu il vero e geniale
architetto dell’unità cipriota. Il sogno dell’arcivescovo
è durato solo 14 anni e si è infranto proprio su quelle
contrapposte ambizioni di Grecia e Turchia.
Passeggiando per la capitale Nicosia, fra le mura
veneziane, la piccola cattedrale di San Giovanni e i
vicoli del centro storico, si notano due minareti: sono
quelli della moschea Selimiye, ex cattedrale gotica di
Santa Sofia, trasformata nel 1571 dagli ottomani in un
proprio centro di culto.
Ma i minareti sono al di là del muro. Già! Il muro
di Berlino è crollato da un pezzo, ma quello di Nicosia
resiste a testimonianza di un’assurda situazione che
non ha alcun senso. Chi crede negli ideali dell’Europa
dei popoli e la componente greco-cipriota ne è convinta
assertrice, ritiene che la reciproca conoscenza, favorita
dal turismo, possa determinare una svolta decisiva per
lasciare le sofferte barriere medievali solo al ricordo e
nei libri.
Cipro con l’ingresso nell’Unione Europea ha esorcizzato
il dramma della divisione e la sua civiltà è lì a
mostrare come sia possibile cercare un’intesa tra culture
e popolazioni diverse. Cipro ha fatto tesoro della sua
lunga storia che ha trasformato in un vero e proprio
culto. A cominciare dai musei, il più grande e il più ricco
dei quali è certamente quello di Nicosia, la capitale. Ma
anche Larnaca, Limassol e Pafos hanno i loro preziosi
scrigni che si dischiudono agli occhi ammaliati dei
visitatori, sempre più numerosi e consapevoli.
Vacanze distensive in un ambiente naturale ancora
fiabesco, incastonato nei secoli e secoli di civiltà differenti
che, stratificandosi, hanno lasciato indelebili e
significative impronte. Una testimonianza è all’interno
dell’isola, sui monti Troods, dove sorge il monastero
di Kikko. Ebbene questo luogo è legato al protagonista
della recente storia di Cipro: l’arcivescovo Makarios.
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SUMMER VIBES
PANAREA GIN
A Bot a n i c al t o uch of It aly, Lo ndo n D r y
Un Gin tutto italiano, frutto delle
origini siciliane degli Inga, una famiglia
che vanta una lunga tradizione
liquoristica in Piemonte risalente al
1832. Entrambi i Gin prodotti, Island
e Sunset, si ispirano all’isola di Panarea
e infatti, ad eccezione del ginepro
(del Piemonte e in parte della Toscana),
tutte le botaniche provengono
dalla Sicilia.
La speciale forma della bottiglia,
caratterizzata da una spalla più larga,
presenta un’etichetta la cui grafica
richiama un fregio esclusivo che ricorda
l’arte barocca siciliana, già presente
in molti monumenti di Noto, città
natale della famiglia.
ISLAND: è il primo nato e si presenta
con caratteristiche nette e pulite.
È ben bilanciato, secco e persistente,
con una gradazione alcolica poco al
di sopra la media ma che all’assaggio
non si avverte. Questo gin è ottimo
per qualsiasi tipo di miscelazione
(cocktail).
SUNSET: è un gin a cui sono state
aggiunte 2 fragranze (scorze di pompelmo
e basilico) in più rispetto all’Island
che lo rendono più fresco, più
“estivo”. Considerata la sua grande
morbidezza, in un Gin & Tonic e nei
Long Drink in generale, si consiglia
di impiegare una Tonica non aromatizzata
per esaltarne le qualità.
gin
“Il
island
gin è un distillato che negli ultimi 20 anni ha avuto non solo una riscoperta, ma un’evoluzione
qualitativa enorme, diventando uno degli spiriti (distillati) più in voga, apprezzato da tutte le
fasce di età.” Luca Picchi
sunset
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Lione, una grande città ancora a
misura d’uomo – 1° parte
Un variegato panorama gastronomico
A cura di Paolo Alciati & Enza D’Amato
Uno chef tristellato Michelin, Mauro Colagreco
del Mirazur di Menton, tre cuochi con due
stelle e ben cinque con una stella, questo
il Parterre de Rois che ha preso parte a metà giugno
scorso all’ottava edizione del Lyon Street Food Festival
che ha coinvolto circa 120 tra cuochi e pasticceri, talenti
emergenti e artigiani dello street food di varie nazioni e
filosofie di cucina: la regione della Nouvelle-Aquitaine
con la sua autenticità, diversità e consapevolezza ambientale;
l’audacia e l’inventiva della cucina coreana, che
aggiunge un tocco esotico; la generosa terra di Spagna
e le note speziate e il cibo artigianale del Messico.
Inoltre qualche stand di street food italiano -con
l’immmancabile pizza- e altri di cucina cinese, giapponese,
tailandese, nepalese, vietnamita e di Hong Kong.
Il più grande festival di cucina in Francia -lo scorso
anno sono intervenuti quasi 40.000 visitatori- è stato
l’evento principale di Lione con quattro giorni di cibo,
presentazioni di oltre 200 ricette esclusive, ben 400
laboratori gratuiti, musica, cultura e divertimento con
oltre 60 tra spettacoli, concerti e DJ set nei 40.000 m²
dell’ex fabbrica Fagor-Brandt.
Se la cucina è l’espressione di una diversità di culture,
territori, professioni, l’ambizione del Lyon Street Food
Festival è quella di far crescere e onorare la cultura del
cibo attraverso degli incontri gastronomici e ha come
scopo principale quello di promuovere il territorio francese
e la cucina mondiale per condividere e far rivivere
questo immenso patrimonio in un momento di festa!
Il Lyon Street Food Festival è la celebrazione di tutte
le cucine, l’incontro di tutte le regioni, il desiderio di
riunire tutti i pubblici, dalle famiglie alle migliaia di
ragazzi e adulti desiderosi di gustare insolite proposte
gastronomiche.
Unico nel suo genere, è un evento che mette in risalto
le influenze culinarie provenienti da tutto il mondo
nella città francese leader per la gastronomia offrendo a
tutti l’opportunità di scoprire la buona cucina in modo
accessibile e facendo vivere un’esperienza di gusto che
sia allo stesso tempo autentica e culturale… un vero e
proprio stile di vita! L’appuntamento per la nona edizione
è dal 26 al 29 giugno 2025.
Terza città di Francia dopo Parigi e Marsiglia -ma seconda
se si considera l’agglomerato urbano e suburbano
metropolitano con quasi 2.500.000 di abitanti- Lione è
considerata la “Capitale mondiale della gastronomia”,
titolo che le venne dato nel 1935 dal celebre critico culinario
Maurice Edmond Sailland meglio conosciuto
con lo pseudonimo di Curnonsky e soprannominato
il Principe della Gastronomia.
I lionesi dicono che nella loro città si trova un ristorante
in ogni angolo. Non è propriamente così, ma
l’offerta è comunque enorme e variegata, ce ne sono
oltre 4.000 e di ogni tipo: dai ristoranti raffinati alle
Bistronomiee ai bouchon, passando per le cucine del
mondo e i fast food per arrivare ai mercati (sì, si mangia
anche lì) e alle crêperie.
La fama gourmet di Lione risale all’antichità, quando
Lugdunum -l’antico nome di Lione ai tempi della
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dominazione romana in Gallia- aveva il monopolio
del commercio del vino e un cuoco rinomato che si
chiamava Septimanus.
Bisogna precisare che Lione si trova nel cuore di una
regione in grado di fornire una grande abbondanza e
varietàdi prodotti: bovini di razza Charolaise, pollo di
Bresse, formaggi di Auvergne, pesci dei laghi alpini,
vini Coteaux du Lyonnais e della Drôme, carne della
Dombes… Senza dimenticare la vicinanza ai grandi
territori del vino: Borgogna, Côtes Rôties e Condrieu,
Côtes du Rhône…
La gastronomia di Lione deve molto alle donne, le
“Mères lyonnaises”, le Mamme di Lione. All’inizio erano
le cuoche delle grandi famiglie borghesi, poi si misero
in proprio nel 19° secolo. In questo modo hanno fatto
scoprire una cucina semplice ma raffinata.
La Mère Brazier, il famoso buchon creato da Eugénie
Brazier -conosciuta come “la madre della cucina francese”
e prima cuoca al mondo ad ottenere le tre stelle
Michelin nel 1933 per ciascuno dei suoi due ristorantiaccoglie
i buongustai sin dal 1921. Paul Bocuse, il più
famoso chef del mondo e tra i fondatori della “Nouvelle
Cuisine”, ha cominciato come garzone di cucina
proprio da lei e da lei imparò i fondamentali di questo
duro mestiere.
E a proposito di ristoranti stellati l’Auvergne-Rhône-Alpes
è la regione più stellata della Francia con 96
stelle, di cui 19 a Lione e dintorni: Paul Bocuse**, Mathieu
Viannay (La Mère Brazier) **, Christophe Roure
(Neuvième art)**, Guy Lassausaie* e Christian Têtedoie*
sono tra gli chef più celebri così come Georges Blanc***
a Vonnas, Patrick Henriroux (la Pyramide) a Vienne**,
Pierre Troisgros*** a Roanne e Yannick Alleno*** a
Courchevel, chef rinomati a livello internazionale
che hanno contribuito alla fama della cucina di Lione
e dell’intera nazione.
Giovani e talentuosi chef dalla grande inventiva
raccolgono il testimone: Jérémy Galvan*, Gaëtan Gentil
(Prairial)*, Terrasses de Lyon*, Les Loges*, Takao Ta-
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nako**. Paul Bocuse è stata la figura di spicco nonché
ambasciatore di Lione nel mondo. Eletto “Cuisinier
du Siècle” e “pape de la cuisine” da Gault & Millau, ha
avuto 3 stelle Michelin per oltre 50 anni di seguito! Ha
saputo ispirare il desiderio di trasmissione del sapere
soprattutto con la creazione dell’Institut Paul Bocuse
e il concorso mondiale di cucina del Bocuse d’Or che si
svolge ogni anno a Lione durante il SIRHA.
Ad un gradino più in basso dei ristoranti fine dining
si trovano le Bistronomie, crasi tra le parole bistrot e
gastronomia. Nei ristoranti bistronomici i cuochi reinterpretano
i piatti classici in modo creativo, realizzandoli
con prodotti di qualità e stagionali: la cucina è più
semplice, meno raffinata che in un ristorante stellato
e molto più conveniente e l’atmosfera più rilassata.
Se invece si vuole vivere l’atmosfera dell’autentica
cucina “lyonnais” è d’obbligo andare in uno dei tanti
“bouchons”, le tipiche e deliziose trattorie cittadine
che propongono piatti della tradizione realizzati con
frattaglie, quinto quarto e carni meno nobili a costi piuttosto
contenuti. Sono piatti dai sapori decisi: quenelles
-gnocchi di luccio-, fegatini, andouillette -le salsicce a
base di intestino di maiale-, rillettes di guancia di maiale,
trippa, cervelle de canut -formaggio fresco aromatizzato
con scalogno, aglio e vino rosso-…da gustare, dicono i
lionesi, rigorosamente in abbinamento con Beaujolais
bianco o rosso a seconda del piatto.
È composto da 56 stand che difendono la memoria
del gusto delle regioni francesi e non solo: si possono
trovare i più ricercati salumi, carni, pesci, crostacei e
formaggi, i migliori vini e l’alta pasticceria, tutto si può
acquistare e consumare all’interno dei 13.500 metri
quadrati su tre livelli. È un luogo straordinario, un
piccolo paradiso gastronomico…dove ci si sente come
un bambino in un enorme negozio di giocattoli!
Un mercato coperto unico nel suo genere dove batte
il cuore gourmet di una città che ha fatto del buono e
del bello la fucina della sua cultura, della sua storia e
del suo futuro.
Info
www.lyonstreetfoodfestival.com
www.visiterlyon.com
www.visiterlyon.com/se-regaler
Per evitare le cosiddette “trappole per i turisti” bisogna
cercare il marchio di qualità “Bouchon Lyonnais”,
creato dalla Camera di Commercio e Industria di Lione
in collaborazione con Lyon Tourism e i “bouchons” di
Lione. All’interno dei locali si troveranno tovaglie a quadretti
bianchi e rossi, mobili in legno, tavoli ravvicinati
per favorire la convivialità, pentole di rame appese alle
pareti, vecchi manifesti e, naturalmente, i rumori e gli
odori della cucina che fanno venire l’acquolina in bocca!
Lione, dicevamo, ha anche i mercati e il più famoso
è “Le Halles de Lyon Paul Bocuse” in onore del cuoco
simbolo della cucina francese nel mondo ed emblema
dell’eccellenza gastronomica locale e nazionale.
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L’Aquila verso il 2026
Un ricco programma culturale, mostre, installazioni, capolavori
di arte e architettura sono le attrazioni della futura Capitale della
Cultura
A cura di Franca Dell’Arciprete Scotti
Proiettata verso l’evento clou del 2026, L’Aquila
presenta tutta la sua ricca e variegata offerta
culturale. Nel 2026 infatti L’aquila sarà Capitale
della Cultura con il progetto “L’Aquila Città
Multiverso”.
E’ questo un ambizioso programma di sperimentazione
artistica per la creazione di un modello di rilancio
socioeconomico territoriale a base culturale, capace di
proiettare la città verso il futuro seguendo i 4 assi della
Nuova Agenda Europea della Cultura: coesione sociale,
salute pubblica benessere, creatività e innovazione,
sostenibilità socio-ambientale.
Immaginare L’Aquila come una città multiverso significa
vederla come una realtà complessa in cui convivono
e interagiscono molteplici dimensioni parallele, una
città che apre possibilità inesplorate di creatività artistica
e rigenerazione urbana. L’Aquila Città Multiverso
potrà così costituire un modello di sviluppo sostenibile
che sappia rimodulare con intelligenza il rapporto tra
il centro urbano e una costellazione di piccoli centri
dalla forte identità sociale e culturale. Un territorio,
in tal senso, ancora vitale e capace di immaginare un
progetto di futuro, ma che ha bisogno di una spinta
decisiva per aprire un nuovo, vero ciclo generativo.
Eventi e manifestazioni specifici sono già allo studio
e promettono un palinsesto davvero attraente. Ma le
attrattive culturali dell’Aquila sono una realtà costante
per tutti i visitatori che la scelgono fin da ora. Non dimentichiamo
tra l’altro che il 2025, anno del Giubileo,
abbinerà Roma e L’Aquila. Fu già del grande Celestino
V° infatti, la fondazione del primo Giubileo della storia.
Ma chi era Celestino V? Un nome imprescindibile
per chi va a visitare L’Aquila. L’eremita Pietro da Morrone,
incoronato Papa con il nome di Celestino V, fu
immortalato da Dante nella Commedia come il Papa
del “gran rifiuto”. Proprio lui nel 1294 emanò una bolla
pontificia, con la quale concesse un’indulgenza plenaria
e universale, la cosiddetta Perdonanza, a tutti coloro
che fossero entrati nella basilica di Collemaggio tra le
sere del 28 e del 29 agosto di ogni anno, fondando così
il primo Giubileo della storia e la prima Porta Santa
del mondo.
E la Perdonanza celestiniana, che richiama migliaia
di persone a L’Aquila ogni anno nell’ultima
settimana di agosto, è diventata patrimonio immateriale
dell’Unesco dal 2019, come testimonianza
ininterrotta di una tradizione che giunge a noi direttamente
dal Medioevo.
Sempre a Celestino V° si deve la costruzione della
magnifica basilica di Santa Maria di Collemaggio, grande
esempio di arte romanica, con un prezioso portale
ornato da un grande rosone, tabernacoli e statue e
la facciata nell’inconfondibile pietra bianco-rosata.
Anche la pavimentazione richiama l’attenzione, con i
suoi motivi labirintici ed esoterici, di grande ricchezza
simbolica.
Splendida anche la basilica di San Bernardino, dal
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prezioso soffitto a cassettoni intagliato e ornato di
oro zecchino, la facciata e la scalinata monumentale.
Tanti i tesori all’interno, dagli immensi quadri, al ricco
mausoleo del Santo, patrono della città, all’imponente
organo. Proprio il meraviglioso organo ci ricorda come
la cultura musicale sia una delle costanti nella vita
degli aquilani, appassionati cultori di questa arte. Un
famoso Conservatorio, un vivace cartellone musicale
hanno sempre contraddistinto la vita della città, che
ha ospitato artisti di fama mondiale.
E anche i palazzi privati ospitano importanti eventi
musicali, come ad esempio l’Oratorio De Nardis,
un piccolo gioiello barocco, ricco di uno stupefacente
altare in maiolica di Castelli e di un organo appunto,
protagonista di concerti speciali. L’oratorio dei Cavalieri
De Nardis ci ricorda la presenza all’Aquila di nobili famiglie
storiche, a cui appartengono magnifici palazzi,
imponenti e severi, talora appartati o nascosti, talora
di grande effetto al centro delle piazze.
D’altronde gli stessi De Nardis hanno il titolo di
patrizi aquilani, titolo più ambito dei classici titoli nobiliari.
Patrizi aquilani sarebbero infatti i discendenti
di quelle famose 99 famiglie castellane che nel XIII
secolo avrebbero fondato L’Aquila.
A ricordo dell’evento, il numero 99 ricorre più volte,
a cominciare dalla famosa Fontana delle 99 cannelle,
situata a Borgo Rivera, una delle zone più antiche del
centro storico a ridosso del fiume Aterno, ornata da
curiosi mascheroni. Accanto alla Fontana si apre la sede
temporanea del Mund’A, il Museo Nazionale d’Abruzzo
che conserva preziose opere del ‘400, statuaria
in legno e terracotta, polittici in oro dipinti su tavola.
A breve, proprio per il 2026, si prevede che il Mund’A
torni nella sede originaria, il potente Castello cinquecentesco
che ricorda la lunga dominazione spagnola,
monumento iconico di L’Aquila. Qui oggi l’attrazione più
interessante, sia per grandi che per piccoli, è l’enorme
Mammuth Meridionalis, vissuto 1.300.000 anni fa e
ritrovato quasi intero, tranne una zanna, da muratori
in una cava di argilla. A dimostrazione del fatto che
allora la conca dell’Aquila era un’enorme palude che
favoriva la vita dei grandi mammiferi.
L’arte ha una presenza forte anche sulla contemporaneità:
ne dà testimonianza il MAXXI – Museo
nazionale delle arti del XXI secolo, sede distaccata del
MAXXI di Roma, che ospita mostre estemporanee e
un’unica opera permanente, la Colonna nel vuoto di
Ettore Spalletti. ( https://maxxilaquila.art/)
La storia del territorio è millenaria e va ben oltre il
XIII secolo, quando nacque la città. A pochi chilometri
da l’Aquila sorge l’area archeologica di Amiternum,
costituita dalle zone del teatro e dell’anfiteatro, separate
dal percorso del fiume Aterno, parte di un impianto
urbano di grande importanza nella prima età augustea.
La grandiosità di questa città è testimoniata anche dalla
presenza di necropoli extraurbane, con monumenti
sepolcrali ricchi di importanti rilievi scultorei.
Arte e artigianato
La creatività e l’ingegnosità abruzzese si manifestano
a L’Aquila, capoluogo della regione, in tante attività. Ad
esempio nell’arte del ricamo a tombolo. L’Associazione
Il Miracolo Bianco delle Mani – Presidente Signora
Rita Fattore – tramanda l’autenticità del merletto a
tombolo “punto antico aquilano”, nato nella seconda
metà del Quattrocento, attraverso i rapporti commerciali
con Venezia e le Fiandre.
Per merito della passione di signore volontarie si tengono
corsi e dimostrazioni dal vivo. Un altro esempio è
l’eccellenza pasticciera del Fratelli Nurzia, creatori del
famoso Torrone. La ditta è nella sua sede in Piazza del
Duomo fin dalla fondazione nel 1835 e il locale merita
da solo una visita, con i suoi preziosi decori liberty.
Prodotto di punta il Torrone Tenero al Cioccolato con
nocciole, simbolo delle festività abruzzesi. E si prepara
ancora nello storico laboratorio, con antichi sistemi di
lavorazione (www.torronenurzia.it). La gastronomia
conferma la vocazione all’autenticità e al rispetto della
tradizione.
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Tra i locali da consigliare per lunghe o
brevi soste in città:
• Rever: in una location sorprendente, menu ricercato
e di eccellente qualità – https://ristoranterever.it
• William Zonfa – Il Ristorante: grande ricerca
di accostamenti e sapori, in un ambiente di atmosfera.
Palazzo Micheletti – William Zonfa – info@
williamzonfaristorante.it
• Makkaroni, tipica cucina abruzzese in pieno centro
storico
• Antica Trattoria dei Gemelli: piena tradizione
aquilana, anche rivisitata in chiave attuale
Per alloggiare:
Sofisticato e di atmosfera il Ginevra Boutique Rooms:
hotel diffuso, che appartiene alle Residenze
d’Epoca, dimore storiche e residenze d’epoca di pregio
con almeno 100 anni di storia. – https://ginevraboutiquerooms.com
Info turistiche:
• www.quilaquila.it
• www.welcomeaq.com
• www.tastefromabruzzo.com
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Un mondo unico di tradizioni, bellezza e stile racchiuso
in ogni calice di Prosecco DOC. Ecco perché Prosecco DOC è
un vino speciale che puoi trovare solo in bottiglia. E
proveniente dal territorio unico delle nove province di
Veneto e Friuli-Venezia Giulia: la Dreamland. La regione del
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