COME DIALOGARE CON LE FAMIGLIE - UD3
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ACCADEMIA FORMATIVA DI FIPAV – Sistema Formativo Tecnici<br />
ACCADEMIA FORMATIVA FIPAV<br />
Sviluppo, integrazione e innovazione dei saperi per crescere<br />
Unità didattica n. 3<br />
<strong>COME</strong> <strong>DIALOGARE</strong> <strong>CON</strong> <strong>LE</strong> <strong>FAMIGLIE</strong>. IL<br />
RAPPORTO <strong>FAMIGLIE</strong>-TECNICI<br />
Docente: prof. Marco Braghero
ACCADEMIA FORMATIVA DI FIPAV – Sistema Forma-vo Tecnici<br />
LA RELAZIONE SI PUÒ AL<strong>LE</strong>NARE?<br />
Nostra Amica Pre-Occup-Azione, impariamo ad anticipare i problemi,<br />
Co-costruire Alleanze educative<br />
Anticipare le preoccupazioni è il primo «segreto» per: ridurre la conflittualità, ridurre le ansie, migliorare la<br />
consapevolezza, facilitare le relazioni, migliorare le prestazioni e la performance, progettare il futuro …<br />
Affrontare le PreOccupAzioni<br />
- Cosa succederebbe se tutti i tecnici prendessero in mano le loro preoccupazioni precocemente e in modo<br />
dialogico?<br />
- Che cosa succederebbe se, nella tua rete professionale, le questioni riguardanti gli atleti, le famiglie non<br />
fossero mai discusse alle loro spalle, ma, al contrario, assieme a loro, in dialogo?<br />
- Che cosa succederebbe se i dirigenti e i tecnici riconoscessero che le risorse più importanti per le persone<br />
sono le loro relazioni nella vita quotidiana, le loro reti famigliari e amicali – e organizzassero i loro sforzi di<br />
conseguenza?<br />
Unità didattica n. 3 | Docente: Prof. MARCO BRAGHERO
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L’approccio dialogico verso una nuova alleanza educativa<br />
Affrontare le PreOccupAzioni<br />
1. Riflettere sulle proprie preoccupazioni e valutare in quali casi si abbia davvero bisogno dell’aiuto dei genitori<br />
(o del tutore) e/o dei colleghi e/o degli esperti, etc.;<br />
2. Fare una lista mentale degli aspetti positivi del lavoro con il giovane atleta;<br />
3. Pensare in anticipo, valutare come esprimere gli aspetti positivi e le proprie preoccupazioni senza che<br />
vengano fraintese e interpretate come lamentele o critiche;<br />
4. Anticipare quello che succederà se si agisce nel modo pianificato - come risponderanno, probabilmente, i<br />
genitori?<br />
5. Esercitarsi nella propria parte, mentalmente e/o con un collega, e provare a trovare un modo di esprimersi,<br />
che inviti gli altri a condividere le loro opinioni e le loro idee, incoraggiare lʼascolto degli altri e rafforzare la<br />
continuità della cooperazione;<br />
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L’approccio dialogico verso una nuova alleanza educativa<br />
Affrontare le PreOccupAzioni: Stare sul Processo più che sul Contenuto!<br />
1. Pensare a come ringraziare lʼALTRO per quello che ha fatto e per quello che è stato fatto insieme riguardo al problema<br />
che preoccupa. Cercare di lodare lʼaltro per quello che ha fatto.<br />
2. Prepararsi a dire che si è preoccupati, nonostante i propri sforzi e quelli congiunti. Chiedere aiuto per far diminuire le<br />
preoccupazioni ma <strong>CON</strong> SINCERITÁ. Se non si ha realmente bisogno di aiuto, la richiesta è falsa e perciò suona ed è<br />
percepita come tale. I nostri messaggi non-verbali attraverso il tono di voce, i gesti e altri segnali del linguaggio del corpo -<br />
che le persone sanno leggere perfettamente in modo intuitivo ci smascherano. La discrepanza fra la dolcezza delle parole<br />
e la durezza del linguaggio del corpo non ti aiuta trovare lʼaiuto che si cerca.<br />
3. Provare le proprie parole, sentire come suonano. Prevedere in anticipo come lʼaltro le prenderà. È chiaro che cercare di<br />
assumere la posizione dell’altro vuol dire cercare di raggiungere qualcosa fuori dalla nostra portata, eppure, grazie alla<br />
umana capacità di identificazione (empatia), si ha una possibilità di percepire dentro di sé i sentimenti dell’altro.<br />
4. Se si arriva a capire di aver trovato un approccio rispettoso e non dannoso, lo si mette in pratica e si vede quello che<br />
succede. Tuttavia, le cose importanti, sono successe prima che tu abbia preso in mano le tue preoccupazioni. Il<br />
tentativo di essere rispettosi e di invitare al dialogo si “irradierà” ancor prima che si dica una parola – anche quando ci sia<br />
nervosismo.<br />
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L’approccio dialogico verso una nuova alleanza educativa<br />
ESPLORIAMO <strong>LE</strong> SITUAZIONI PROB<strong>LE</strong>MA: Co-Costruire alleanze educative<br />
Costruire la Fiducia (vista prima)<br />
Gestione dei conflitti<br />
Gestione delle aspettative<br />
Ottenere l’impegno<br />
Accettare e condividere le corresponsabilità: Patto<br />
Focalizzarsi sui risultati di performance più che sulle prestazioni<br />
Co-Costruire l’Alleanza<br />
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Le disfunzioni del team<br />
COSTRUIRE LA FIDUCIA<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
OTTENERE L’IMPEGNO<br />
ACCETTARE <strong>LE</strong> CORRESPONSABILITÀ<br />
CO-COSTRUIRE L’AL<strong>LE</strong>ANZA<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
FOCALIZZARSI SUI RISULTATI<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE e RISOLUZIONE DEI <strong>CON</strong>FLITTI<br />
Il conflitto tra l'allenatore e il genitore si sviluppa spesso quando l'allenatore dà al genitore consigli,<br />
indicazioni e feedback positivi ma critici. Il genitore risponde contestando l'autorità dell'allenatore ("non<br />
sa allenare" o "non capisce mio figlio"). L'allenatore raccoglie la sfida e prende le distanze dal genitore o<br />
con un attacco diretto ("stai soffocando tuo figlio") o indirettamente con l'evitamento o la comunicazione<br />
indiretta. Entrambe le varianti sono deplorevoli perché sottraggono attenzione all'atleta e possono dare<br />
origine a conflitti che a volte si ripercuotono sull'intera squadra o sul programma atletico.<br />
Per evitare questi esiti, sono necessari tre obiettivi:<br />
1. Mantenere un'alleanza di lavoro con il genitore. Considerare il genitore come una<br />
persona con cui lavorare, non contro.<br />
2. Lavorare per ottenere una separazione tra l'atleta e i genitori. L'obiettivo è far sì che<br />
l'atleta pensi e senta con la propria testa.<br />
3. Evitare il conflitto aperto con i genitori o con l'atleta.<br />
L'allenatore raramente vincerà in una lotta per il potere con genitori troppo coinvolti. Al contrario,<br />
l'allenatore dovrebbe invece costruire un'alleanza con loro mostrando interesse per loro e per il loro e del<br />
loro figlio. I genitori troppo coinvolti spesso credono di essere esperti o autorità in materia di sport.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
Un aspetto rilevante, anche se lasciato inesplorato fino alla fine degli anni '90, è il rapporto<br />
sistemico tra allenatore, atleta e genitore (Brackenridge, 1998), che ha come principi cardine il<br />
costruire attorno allo sport delle reti e delle alleanze educative. Secondo Mantegazza (1999), il<br />
compito dell'allenatore è collaborare con i genitori, invece che mettere un "filo spinato" intorno al campo<br />
o alla palestra per non farli entrati, infatti non possono e non devono essere esclusi da discussioni e<br />
confronti che riguardano l'ambito sportivo del figlio.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
Tuttavia ancora oggi il tema della collaborazione tra allenatori e genitori rimane una dimensione critica, in<br />
quanto il coach dovrebbe individuare strategie funzionali al loro coinvolgimento nelle scelte sportive,<br />
per renderli propositivi anziché reattivi e sensibili ai risultati di apprendimento dei loro figli.<br />
Nella loro revisione della letteratura sui genitori nello sport, Wylleman e colleghi (2000) parlano di<br />
coinvolgimento "diretto" e "indiretto" ed elencano le fonti che mostrano influenze genitoriali sia<br />
positive che negative sui giovani atleti. Wylleman ha anche scoperto che il rapporto del bambino con il<br />
padre ha un'influenza particolare sul successo di un atleta di talento. Ciò solleva interrogativi interessanti<br />
sull'assenza di una figura paterna nella vita domestica di un giovane sportivo e sulle implicazioni che ciò<br />
può avere per la gestione dei confini delle relazioni con gli allenatori maschi (Bringer et al., 2006).<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
Questi aspetti dovrebbero essere nelle competenze del coach al fine di riconoscere il contributo positivo<br />
che il genitore può dare, per supportare l'empowerment e costruire una relazione basata sulla fiducia.<br />
Ad esempio, è stato dimostrato che la presenza di entrambi i genitori influenzi le reazioni emotive, in<br />
particolar modo aumenta l'ansia precompetitiva, soprattutto per le ragazze e negli sport individuali,<br />
mentre la loro assenza non è stata associata a livelli inferiori di ansia precompetitiva (Bois et al., 2009).<br />
Nello specifico, da un punto di vista comunicativo si tratta di interazioni che dovrebbero favorire lo<br />
scambio di idee, piuttosto che modalità lineari e istruttive d’interazione che contribuiscono<br />
all'instaurarsi di barriere relazionali. Questo avviene, ad esempio, quando ci si riferisce al genitore<br />
come persona bisognosa di consigli e con competenze e conoscenze sportive ridotte, o quando si cerca<br />
di differenziare le responsabilità educative e distinguere chiaramente tra comportamenti da adottare a<br />
casa e quelli da compiere in ambito sportivo.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
In linea con il modello ecologico di Bronfenbrenner (1979), il sistema familiare e quello sportivo sono contesti di vita<br />
caratteristici per l'educazione dei bambini e degli adolescenti, e sono incoraggiati ad interagire e ad adattarsi.<br />
Lo spazio tra loro, chiamato mesosistema, è da intendersi come uno spazio relazionale in cui costruire la trama di una<br />
possibile corresponsabilità educativa, tra allenatore e genitori, ponendo il giusto accento sui comportamenti adeguati<br />
da avere, dentro e fuori dal campo. Ad esempio, l'eccessivo interesse dei genitori per i risultati dei propri figli o i<br />
comportamenti direttivi possono portare a comportamenti disadattivi con conseguenze negative come una diminuzione<br />
della motivazione e del divertimento, esperienza emotiva negativa e di conseguenza un abbandono precoce.<br />
Per questi motivi è fondamentale capire come coinvolgere i genitori nel contesto sportivo, piuttosto che escluderli.<br />
Il progetto di coeducazione in cui sono coinvolti la famiglia e il contesto sportivo richiede un approfondimento,<br />
soprattutto in vista dell'individuazione di strategie educative e formative adeguate. Non importa infatti quanto i<br />
genitori siano appassionati o coinvolti nei risultati dei loro figli, ma piuttosto dovrebbero essere consapevoli dei loro<br />
comportamenti potenzialmente controproducenti (Bois et al., 2009). Quindi è necessario individuare la Zona Ottimale del<br />
coinvolgimento genitoriale nello Sport e capire come potersi muovere all'interno di questo delicato contesto.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
Nei Team in cui cʼè fiducia reciproca, le persone non hanno paura di coinvolgersi in discussioni accese su questioni e<br />
decisioni rilevanti per il successo dell’organizzazione.<br />
Non esitano ad essere in disaccordo, a sfidarsi e mettersi in discussione, con lo spirito di trovare ledomande migliori<br />
per migliori risposte, di scoprire la verità e prendere ottime decisioni.<br />
Dei conflitti sani tra i membri di un team richiedono fiducia nel fatto che si tratti di discutere questioni cruciali e non<br />
filtrate. Anche nei team migliori i conflitti, a volte, generano disagio.<br />
Le norme per la gestione dei conflitti, pur variando da team a team, devono essere discusse e chiarite all’interno del<br />
team.<br />
Il timore di conflitti occasionali non dovrebbe costituire un deterrente rispetto alla possibilità di discutere in modo<br />
sistematico e produttivo.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE <strong>CON</strong>FLITTI<br />
I Team che si coinvolgono in conflitti senza filtri, riescono a ottenere dei grandi vantaggi dalle decisioni anche<br />
quando vari membri del team inizialmente non sono dʼaccordo.<br />
Ciò accade perché vengono esplicitate e prese in considerazione tutte le opinioni e le idee, confidando nel fatto che<br />
ogni membro del team non abbia lasciato in disparte qualcosa.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
OTTENERE L’IMPEGNO<br />
Lʼimpegno richiede chiarezza e investimento :<br />
• La chiarezza richiede che i team evitino supposizioni e ambiguità e che le discussioni finiscano con la<br />
comprensione chiara di ciò che si è deciso<br />
• Il consenso in un team non è un “must”. I membri di un grande team imparano a dissentire e comunque<br />
tenere fede alla decisione presa<br />
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Le disfunzioni del team<br />
ACCETTARE <strong>LE</strong> CORRESPONSABILITÀ<br />
I Team che si impegnano nelle decisioni e negli standard delle loro performance non esitano ad assumersi<br />
reciprocamente la responsabilità nell’attenersi a quelle decisioni o a quegli standard.<br />
E in più, non si affidano al team leader come fonte primaria di responsabilità, si rivolgono direttamente ai<br />
loro pari.<br />
Co-Costruire un Patto di Corresponsabilità tra giovani Atleti – Famiglia – Tecnici tutti dovranno partecipare<br />
alla co-costruzione e alla sottoscrizione del Patto<br />
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Le disfunzioni del team<br />
ACCETTARE <strong>LE</strong> CORRESPONSABILITÀ<br />
•La responsabilità in un team forte si trova direttamente tra i pari e tra i vari componenti del team famigliari<br />
compresi<br />
•Perché possa far crescere una cultura della responsabilità, un coach-leader deve dimostrarsi disponibile a<br />
confrontarsi con temi impegnativi.<br />
•La migliore opportunità per dimostrare il senso di reciproca responsabilità accade durante le riunioni e<br />
una «revisione regolare di un tabellone segnapunti» fornisce un buon contesto per farlo.<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
Il filosofo francese Edgar Morin nel testo: ”I sette saperi necessari all'educazione del<br />
futuro” scrive: «Siamo esseri infantili, nevrotici, deliranti, pur essendo razionali. Tutto<br />
ciò costituisce la stoffa propriamente umana».<br />
“L’essere umano è un essere ragionevole e irragionevole, capace di misura e di dismisura,<br />
soggetto di un’affettività intensa e instabile; sorride, ride, piange, ma sa anche conoscere<br />
oggettivamente; è un essere serio e calcolatore, ma anche ansioso, angosciato, gaudente,<br />
estatico, è un essere di violenza e di tenerezza, di amore e di odio; è un essere pervaso<br />
dall’immaginario e che può riconoscere il reale; è un essere che conosce la morte e non<br />
può credervi, che serve il mito e la magia, ma anche la scienza e la filosofia.”<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
La scuola perseguirà costantemente l’obiettivo di costruire un’alleanza educativa con<br />
i genitori. Non si tratta di rapporti da stringere solo in momenti critici, ma di relazioni<br />
costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino vicendevolmente nelle<br />
comuni finalità educative» (Indicazioni nazionali per il curricolo, 2012)<br />
Credo che questa indicazione valga anche per tutte le società sportive giovanili.<br />
L’alleanza rivolta verso la comunità “è prassi psico-socio-educativa, a prescindere da<br />
chi la compie, dalle metodologie, dal retroterra teorico, dalla professionalità, poiché è<br />
un insieme di attività che producono apprendimento, cioè educazione, quindi, in<br />
primis, oggetto di attenzione proprio della pedagogia.”<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
I fattori di successo che riteniamo cruciali in questo momento storico per realizzare<br />
questa visione sono:<br />
ü Generare una “nuova alleanza” con la comunità socio-educante. Abbassare il livello di<br />
conflittualità (e contenzioso) con famiglie e gli operatori attraverso un concreto patto di<br />
corresponsabilità e una comunicazione non violenta ed efficace<br />
ü Realizzare “una comunità del dialogo” attraverso le “quotidiane pratiche dialogiche” al fine di<br />
migliorare le relazioni con la comunità tutta.<br />
ü<br />
I Dirigenti, lo staff dei tecnici: un team integrato capace di alleanze generative<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
Il modello di riferimento è quello “dell’approccio dialogico” basato sul dialogo, sulla cooperazione<br />
aperta e anticipata, empatia, impegno, trasparenza e responsabilità. L’approccio dialogico è<br />
proprio di una leadership di servizio.<br />
Il Patto di Corresponsabilità (PdC) prospetta la visione futura, definisce gli obiettivi delle diverse<br />
istituzioni e gruppi e personali, viene condiviso e co-costruito con la comunità. Diventa una<br />
bussola per le società nella loro interezza.<br />
Co-Costruire un Patto Intergenerazionale e Intragenerazionale<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
Una etica della comprensione nella relazione di aiuto, di cura ed educativa.<br />
Ogni allenatore dovrebbe avere una etica della comprensione nella relazione di aiuto con il<br />
giovane atleta; etica della comprensione che si basa su alcuni principi pratici fondamentali:<br />
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ü<br />
comprendere in modo disinteressato (sentire la propria responsabilità nei confronti dell’altro<br />
non in quanto ci interessa, ma in quanto altro)<br />
comprendere l'incomprensione<br />
sapere che la comprensione non scusa e non accusa<br />
avere interiorizzato il principio di tolleranza<br />
Complementarietà Generativa: Compassione - Spietatezza<br />
accettare e riconoscere la complessità di ogni processo di apprendimento<br />
sapere collegare l’universale e il particolare<br />
considerare l'incertezza come una risorsa per la ricerca<br />
fare con e non per<br />
fare partecipare il soggetto disabile alle decisioni che riguardano il proprio progetto<br />
educativo.<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
I genitori, se sono adulti e non “adultescenti”, sono capaci a mettere regole.<br />
Un genitore buono è un genitore “finito”, che non ha rinunciato al suo compito di educatore. Le<br />
regole non possono più essere certamente imposte come accadeva quando eravamo ragazzi noi.<br />
Non è più il tempo per padri padroni, ma questo non vuol dire che non ci sia bisogno di regole.<br />
Discusse, frutto di mediazioni, costruite per quanto possibile con il consenso, ma servono. Sono<br />
gli stessi ragazzi, inconsciamente, a chiederci una guida. Altrimenti, senza una leadership,<br />
neanche la ribellione è possibile, e invece è la cosa più sana che possa succedere a quella età».<br />
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Co-Costruire l’alleanza educativa<br />
«I genitori e i tecnici devono fare il possibile perché i figli/atleti conquistino la loro autonomia e<br />
vadano via di casa, a cominciare la loro vita. Attenzione ai falsi sentimentalismi. Troppo spesso li<br />
tratteniamo dicendo a noi stessi che sono loro a voler restare. Convivenze eccessivamente<br />
lunghe tra generazioni diverse sono innaturali.<br />
Io scolpirei sullo stipite di ogni porta, in ogni casa, una frase di Erik Erikson, lo psichiatra che negli<br />
anni 60 studiò il tema della identità:<br />
“Se i genitori non accettano la propria morte, i figli non potranno entrare nella vita”.<br />
Il più delle volte sbagliamo proprio per questa paura inconscia. Oscuramente avvertiamo che la<br />
loro crescita si accompagna alla nostra fine. E proviamo a impedire entrambe. Perché l’uomo del<br />
Duemila, nel suo delirio di onnipotenza, pretende di vivere come se fosse immortale».<br />
Siamo tutti impermanenti e interdipendenti!<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
La famiglia è il primo contesto di sviluppo personale e il ponte verso le prime socializzazioni all’esterno. Le prime<br />
relazioni sociali sono fortemente controllate e gestite dai genitori; solo successivamente e con l’inserimento in<br />
altri contesti sociali, tra cui le società sportive, la scelta degli amici è determinata dalle preferenze e simpatie dei<br />
figli.<br />
In qualsiasi contesto sociale ed educativo, e nel caso specifico del contesto sportivo, è bene riconoscere come<br />
fondamentale il ruolo del genitore: egli investe il figlio di aspettative riguardo ai suoi successi e insuccessi, ma<br />
queste non sempre risultano tuttavia realistiche. Ciò può essere causa di tensioni con gli allenatori.<br />
Al giorno d’oggi le società sportive sono tra le poche agenzie educative che il territorio possa offrire. L’allenatore,<br />
quindi, diventa un punto di riferimento sia per gli atleti che per le famiglie stesse.<br />
Il dialogo tra allenatore e genitori/famiglie è quindi importantissimo quando è costruttivo ed improntato sui reali<br />
bisogni del ragazzo: non esiste soltanto la Pallavolo (e meno male!) e trovare occasioni di confronto può essere<br />
utile a tutti, soprattutto per la crescita del ragazzo.<br />
Oggi invece vedo papà e mamme sempre presenti ma che analizzano tutto come se fosse un problema. Dal ruolo<br />
in campo o addirittura al numero della maglia, se gioca titolare/riserva o rispetto ai minuti giocati.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Sul suo cammino, l’allenatore può incontrare diversi tipi di famiglie:<br />
•famiglie sottomesse, disposte a qualsiasi cosa (anche uso di sostanze dopanti) affinché il figlio riesca nello sport;<br />
il rischio principale è che la famiglia perda rispetto da parte del figlio<br />
•famiglie chiocce, iperprotettive che tendono a sostituirsi al figlio nella soluzione dei problemi, con il rischio che il<br />
figlio non riesca ad affrontare difficoltà semplici in maniera autonoma<br />
•famiglie proiettivi, che proiettano i propri desideri di successo sui figli, i quali divengono il mezzo per sublimare le<br />
proprie mancanze<br />
•famiglie ipercritiche, che esprimono lodi e giudizi, talvolta irrealistici, sul figlio ed allo stesso tempo si mostrano<br />
estremamente critici e giudicanti nei confronti della prestazione scadente di quest’ultimo<br />
•famiglie disturbatrici, che tendono a sedersi accanto alla panchina, parlano ad alta voce o urlano diventando<br />
fonte di disturbo<br />
•Famiglie-allenatori, che siedono in panchina accanto all’allenatore e che danno suggerimenti in contrasto con<br />
quelli di quest’ultimo<br />
.famiglie disinteressati, che non partecipano alla vita sportiva del figlio e non sono presenti; al contrario, usano la<br />
palestra o il campo sportivo come luogo protetto e sicuro dove lasciare il proprio figlio quando loro non ci sono.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Nello sport, Hellstedt (1987) ha proposto il Parental Involvement Continuum.<br />
Esso prevede che i genitori, nella relazione con il proprio figlio atleta, possono essere coinvolti con 3 differenti<br />
modalità:<br />
1.sotto-coinvolti, cioè con una mancanza di investimento emotivo, finanziario o funzionale da parte dei<br />
genitori nelle attività dei loro figli;<br />
2.moderatamente coinvolti, con una ferma direzione genitoriale ma con flessibilità per consentire all’atleta di<br />
prendere parte al processo decisionale;<br />
3.eccessivamente coinvolti, cioè con un eccessivo coinvolgimento dei genitori nella carriera sportiva dei<br />
propri figli.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Sulla base di un’associazione “Ո” non lineare, i genitori poco coinvolti e sovra coinvolti sono considerati più<br />
disfunzionali. Mentre i genitori moderatamente coinvolti sono percepiti più funzionali per quanto riguarda la<br />
partecipazione sportiva e lo sviluppo del loro bambino.<br />
L’autore ha anche incorporato la triangolazione nel proprio modello sportivo, descrivendo in dettaglio le strategie<br />
specifiche che gli allenatori dovrebbero usare per lavorare con genitori e atleti in base ai tipi di coinvolgimento<br />
(Hellstedt, 1987). Ad esempio, con genitori troppo coinvolti, gli allenatori dovrebbero evitare conflitti aperti e<br />
mantenere un’alleanza di lavoro con loro per rimanere nel triangolo genitore/atleta/allenatore. Con i genitori<br />
poco coinvolti, invece, gli allenatori trarrebbero vantaggio dal coinvolgerli nelle riunioni o invitarli alle gare<br />
per aumentare e migliorare la relazione allenatore-atleta.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
L’applicazione della teoria del sistema familiare ha sostenuto lo sviluppo di un sistema sportivo giovanile integrato<br />
che considera gli atleti parte di:<br />
•un sottosistema familiare (es. figli/e, genitori, fratelli);<br />
•di squadra (es. coetanei e allenatori);<br />
•ambientale (es. club, comunità, società)<br />
Tali sistemi sono reciprocamente interconnessi e si influenzano a vicenda (Dorsch et al., 2020).<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Piuttosto che concentrarsi sulla quantità di coinvolgimento dei genitori, è più importante la qualità e il tipo di<br />
coinvolgimento (Holt & Knight, 2014; Stein et al., 1999).<br />
Questo si basa sulla comprensione che le percezioni del coinvolgimento dei genitori dipendono dalla relazione<br />
unica tra genitori e figli (Knight et al., 2017) e che quindi alcuni genitori possono essere fortemente coinvolti in<br />
modi che funzionano per il loro bambino, avendo un impatto positivo sul loro sviluppo sportivo (Holt et al., 2009;<br />
Wolfenden & Holt, 2005).<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Il modello Bio Ecologico considera l’ambiente ecologico in cui il giovane progredisce e cresce come un insieme<br />
di 5 strutture nidificate e che interagiscono tra di loro (Bronfenbrenner, 2005):<br />
1.il microsistema, che include l’interazione diretta e faccia a faccia della persona in via di sviluppo con l’ambiente<br />
circostante. È all’interno del microsistema (ad es. la famiglia) che avvengono i processi prossimali (cioè la forma<br />
continua di interazioni tra genitori e atleti) per produrre e sostenere lo sviluppo;<br />
2.il mesosistema, che spiega i collegamenti e i processi tra due o più ambienti che contengono l’essere umano in<br />
evoluzione (ad esempio, le relazioni tra casa e società sportiva);<br />
3.l’ecosistema, che comprende i collegamenti e i processi tra due o più ambienti, almeno uno dei quali non<br />
contiene il giovane atleta (per esempio, le relazioni tra la società sportiva e la federazione);<br />
4.il macrosistema, che corrisponde alla cultura, alle risorse materiali, ai sistema di credenze presenti negli altri<br />
sistemi;<br />
5.il cronosistema, cioè i cambiamenti e le consistenze nel tempo delle caratteristiche della persona e<br />
dell’ambiente in cui vive quella persona.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Nello sport, riconoscendo che i genitori e i figli atleti sono influenzati da vari fattori relazionali, personali e specifici<br />
dello sport, numerosi studi hanno attinto al modello bioecologico, in particolare alla configurazione Persona-<br />
Processo-Contesto-Tempo (PPCT), che facilita l’indagine simultanea dei diversi livelli ambientali (Dorsch et al.,<br />
2015, 2016; Holt et al., 2008). Dorsch e colleghi (2015) hanno seguito 4 famiglie durante i primi quindici mesi di<br />
partecipazione sportiva dei loro figli per comprendere i loro processi di socializzazione nello sport giovanile.<br />
Basandosi sul modello PPCT, Dorsch et al. (2015) hanno documentato che il coinvolgimento nello sport ha fornito<br />
l’opportunità a genitori e figli di trascorrere del tempo insieme e condividere esperienze, che a loro volta ha<br />
influenzato positivamente la relazione genitore-atleta. Tale relazione si basa su processi prossimali di interazioni<br />
continue che inducono percezioni soggettive e simultanee di calore, come la tendenza a essere solidale,<br />
affettuoso e sensibile nelle relazioni (associati positivamente alla loro percezione di sostegno da parte dei<br />
genitori), e di conflitto, come la lotta per il potere e l’autorità genitoriale (associati positivamente alla percezione di<br />
pressione).<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Ad oggi, il modello PPCT di Bronfenbrenner (2005) è stato utilizzato principalmente per comprendere i microsistemi all’interno delle<br />
relazioni genitore-atleta con una minore considerazione per le influenze contestuali dei meso, eso e macrosistemi (Harwood et al.,<br />
2019).<br />
Una delle ragioni di questo uso limitato è che, a causa della sua complessità, può essere difficile utilizzare o considerare<br />
efficacemente tutti i livelli del modello.<br />
Tuttavia, la ricerca disponibile fornisce prove che gli atteggiamenti e i comportamenti dei genitori sono influenzati da circostanze<br />
specifiche all’interno dei microsistemi e del contesto sportivo e sociale più ampio (Holt et al., 2008).<br />
Recentemente, tuttavia, è stato suggerito che una maggiore considerazione dei fattori all’interno del macrosistema sarebbe utile<br />
negli studi sul coinvolgimento dei genitori (Harwood et al., 2019). In questa direzione Dorsch et al. (2020) hanno sviluppato<br />
un modello euristico volto a facilitare una comprensione integrata del sistema sportivo giovanile, considerando come le specificità dei<br />
diversi ambienti sportivi possano influenzare i processi, complessi e bidirezionali, all’interno della relazione genitore-atleta e nel<br />
contesto dello sport giovanile organizzato.<br />
Di conseguenza, come suggerito da Hellstedt (2005), le famiglie, e in particolare i genitori, non dovrebbero essere emarginati dalle<br />
organizzazioni sportive in quanto sono una fonte indispensabile di sostegno per i giovani atleti.<br />
Piuttosto, è necessario considerare come interagisce il nucleo familiare con l’ambiente sportivo giovanile e creare degli incontri<br />
formativi specifici e personalizzati.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
In qualsiasi contesto sociale ed educativo il genitore tenderà, in modo più o meno consapevole, ad investire di<br />
aspettative il proprio figlio. Le aspettative dovranno rapportarsi alla realtà e non sempre potranno venire<br />
realizzate dal ragazzo.<br />
Per evitare tensioni derivanti da ciò sarebbe bene imparare a conoscere davvero il proprio figlio e ricorrere ad<br />
aspettative realistiche e realizzabili, rispettando prima di tutto la sua unicità.<br />
In questo discorso, l’allenatore può divenire un punto di riferimento per la famiglia. L’allenatore è una persona che<br />
trascorre diverso tempo con il proprio figlio, ha quindi ampiamente modo di conoscerne punti di forza e debolezza<br />
e può divenire un importante elemento di supporto per l’educazione del ragazzo.<br />
L’allenatore è al centro della comunicazione sia con gli atleti che con i genitori, pertanto risulta essere una sorta di<br />
facilitatore dell’esperienza sportivo-educativa.<br />
Per l’atleta, l’allenatore rappresenta una figura cruciale, spesso diviene un punto di riferimento, sia a livello<br />
sportivo che umano. Talvolta l’allenatore, soprattutto in adolescenza, può rappresentare una sorta di sostituto<br />
delle figure genitoriali, specie laddove carenti.<br />
Per un sano sviluppo delle capacità psicosociali di bambini ed adolescenti, i rapporti tra famiglia ed allenatori<br />
sono cruciali, è fondamentale che essi siano armoniosi.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
GESTIONE DEL<strong>LE</strong> ASPETTATIVE<br />
Vi sono due variabili relazionali profondamente sconsigliate:<br />
• Alleanza allenatore-genitori contro il ragazzo. Ciò, soprattutto nel caso di adolescenti, comprometterebbe la loro<br />
stima e fiducia;<br />
•Alleanza atleta-allenatore contro i genitori/famiglie. I genitori/famiglia potrebbero influire nell’abbandono della<br />
pratica sportiva del proprio figlio o comunque influire sull’evoluzione del rapporto del loro figlio con l’allenatore<br />
Cosa è necessario per creare una buona relazione all’interno del triangolo relazionale atleta, famiglia,<br />
allenatore?<br />
• Fiducia reciproca;<br />
•Diversificazione dei ruoli e degli scopi educativi;<br />
•Stima e collaborazione reciproca tra famiglia e allenatore;<br />
•Assenza di critiche sterili per entrambe le figure formative.<br />
È fondamentale che le due figure di riferimento per il giovane, in accordo con il proprio ruolo, affianchino il<br />
ragazzo nel processo di acquisizione della propria identità individuale, contribuendo anche al riconoscimento e<br />
all’accettazione dei propri punti di forza e punti di debolezza.<br />
Allenatore e genitore/famiglia, dovrebbero quindi, collaborare in maniera coordinata per promuovere la crescita<br />
psicologica, sociale, umana e sportiva del ragazzo.<br />
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Le disfunzioni del team<br />
FOCALIZZARSI SUI RISULTATI<br />
Nei team in cui ci sono fiducia e responsabilità reciproca, ci si coinvolge nei conflitti e nelle decisioni è molto<br />
probabile che le agende ed i bisogni individuali siano messi da parte e ci si focalizzi quasi esclusivamente su ciò<br />
che è meglio per il team.<br />
Non si lasciano prendere dalla tentazione di anteporre il proprio dipartimento e le proprie aspirazioni di status o<br />
carriera ai risultati collettivi, che portano al successo del team.<br />
• La vera misura di un «grande team giovanile» sta nel fatto che raggiunge i risultati che si prefigge.<br />
• Per evitare le distrazioni i membri del team devono dare priorità ai risultati del team rispetto a quelli individuali o<br />
di specifici interessi.<br />
• Per mantenersi focalizzati i team devono chiarire pubblicamente e rendere visibili I<br />
risultati attesi.<br />
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