GEOmedia 4 2024
Geodati per l'archeologia preventiva
Geodati per l'archeologia preventiva
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Rivista bimestrale - anno XXVIII - Numero - 4/<strong>2024</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />
TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />
GIS<br />
CATASTO<br />
3D CITY<br />
INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />
FOTOGRAMMETRIA EDILIZIA<br />
URBANISTICA DIGITAL TWIN<br />
LASER SCANNING<br />
REMOTE SENSING<br />
GNSS<br />
SPAZIO<br />
RILIEVO AMBIENTE TOPOGRAFIA<br />
LiDAR<br />
GEOBIM<br />
BENI CULTURALI<br />
SMART CITY<br />
anno XXVIII - N°4 <strong>2024</strong><br />
Geodati per<br />
l'Archeologia<br />
Preventiva<br />
ARCHEOLOGIA PREVENTIVA E<br />
SVILUPPO INFRASTRUTTURALE<br />
GEOPORTALE NAZIONALE<br />
PER L’ARCHEOLOGIA<br />
REMOTE E PROXIMAL<br />
SENSING PER L’ARCHEOLOGIA
Geodati per l’archeologia<br />
In questo numero, <strong>GEOmedia</strong> ha scelto di ospitare dei contributi relativi ai temi trattati<br />
durante il convegno di Soriano nel Cimino, Viterbo. Il convegno è stato ideato per affrontare<br />
un tema sempre più rilevante nell'ambito della progettazione infrastrutturale: la conoscenza<br />
preliminare del sottosuolo destinato a ospitare opere che potrebbero impattare profondamente<br />
il substrato archeologico. Da un lato, questi interventi offrono la possibilità di scoprire<br />
eccezionali reperti storici, ma dall'altro possono creare notevoli difficoltà nello sviluppo dei<br />
progetti.<br />
Il convegno intitolato "ARCHEOLOGIA PREVENTIVA: TEORIE, METODI ED<br />
ESPERIENZE", che si terrà il 18-19 ottobre <strong>2024</strong> a Soriano nel Cimino (VT), è stato pensato<br />
come un'occasione per condividere casi di studio, sfide, metodologie e soluzioni. Università<br />
e professionisti si incontreranno per fare il punto sull'archeologia preventiva, considerando<br />
la crescente necessità di una progettazione anticipata in relazione al potenziale archeologico<br />
delle opere pubbliche, e alla luce della nuova normativa di settore.<br />
L'archeologia preventiva occupa oggi un ruolo cruciale per i professionisti del settore,<br />
rappresentando il futuro della ricerca archeologica sia a livello nazionale che internazionale.<br />
Un’importante innovazione maturata in questi anni, soprattutto grazie alla pubblicazione<br />
delle linee guida sull'archeologia preventiva, è il passaggio dell’archeologo da una figura<br />
marginale, coinvolta solo in una fase successiva del progetto, a un attore centrale e attivo<br />
nell'intero processo di pianificazione territoriale.<br />
Mentre in passato l'archeologia preventiva era considerata episodica e straordinaria, oggi si<br />
cerca di promuovere un approccio più strutturato e consapevole, che integri metodologie<br />
rigorose e valorizzi i contesti archeologici scoperti in maniera continuativa.<br />
In questo ambito è testimone principe il Geoportale Nazionale per l’Archeologia nato nel<br />
2018 per creare un sistema nazionale per i risultati dell'archeologia preventiva, che utilizzando<br />
un progetto GIS predefinito, basato su QGIS, rende possibile la gestione e condivisione<br />
dei dati archeologici. Recentemente dotato di un Applicativo per il MARE, anche per i<br />
progetti posizionati nelle 24 miglia marine dalla costa, con un Modulo Progetto raccoglie<br />
le informazioni relative all’intera area interessata dalla realizzazione dell’opera pubblica o<br />
di pubblico interesse. Sempre su mappa un modulo di area/sito archeologico raccoglie le<br />
informazioni relative ai siti/aree archeologiche individuate all’interno dell’area interessata<br />
dalla realizzazione dell’opera pubblica o di pubblico interesse oggetto della procedura.<br />
In questo dinamico panorama si colloca il settore dei Geodati congiunto al rilievo e alla gestione<br />
degli stessi attraverso le varie discipline che compongono il complesso della geomatica. Infatti<br />
alla fine il tutto si riduce in misure e rappresentazioni del sopra e sottosuolo che abbiano la<br />
particolarità di essere precise, accurate e confrontabili su identici metri di misura.<br />
Un tema che eccelle per la sua peculiarità all’interno del percorso evolutivo delle tecnologie<br />
geomatiche.<br />
Buona lettura,<br />
Renzo Carlucci
Convegno di Studi<br />
ARCHEOLOGIA PREVENTIVA:<br />
TEORIE, METODI ED ESPERIENZE<br />
18-19 ottobre <strong>2024</strong> - Soriano nel Cimino (VT)<br />
Presentazione<br />
L’archeologia preventiva occupa un ruolo centrale nel campo della professione dell’archeologo,<br />
rappresentando per molteplici aspetti il futuro della ricerca archeologica in ambito nazionale ed<br />
internazionale. L’innovazione principale maturata in questi anni, specialmente a seguito degli ultimi<br />
aggiornamenti della normativa di settore, risiede nel passaggio della figura dell’archeologo da un<br />
ruolo marginale e per così dire di “secondo tempo”, ad un ruolo invece attivamente inserito nella<br />
catena progettuale delle programmazioni territoriali.<br />
Ai caratteri di episodicità e di straordinarietà delle prime esperienze, oramai piuttosto indietro nel<br />
tempo, l'archeologia preventiva tende oggi a preferire una visione più strutturata, che garantisca<br />
in modo più continuativo e consapevole gli aspetti legati alle metodologie e alla valorizzazione dei<br />
contesti rinvenuti.<br />
In un ambito così dinamico, caratterizzato da una certa varietà di approcci, si inserisce il Master<br />
di II livello in “Archeologia Preventiva e Gestione del Rischio Archeologico” promosso dall’<br />
Università degli Studi della Tuscia, in collaborazione con il Ministero della Cultura (DG Musei, DG<br />
ABAP), ICA (Istituto Centrale per l’ Archeologia), Italferr (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane) e<br />
Archeoimprese (associazione delle imprese archeologiche), con l’obiettivo di armonizzare l’offerta<br />
didattica universitaria con le reali esigenze del mercato del lavoro.<br />
Alcune delle tematiche affrontate nel master, incentrate non solo su tutte le fasi della verifica<br />
preventiva dell’interesse archeologico ma fortemente indirizzate verso aspetti gestionali e di<br />
innovazione metodologica, divengono quindi le sessioni in cui declinare il Convegno.<br />
Al tempo stesso, questa sensibilità nuova alla base del rinnovato interesse per l’archeologia preventiva,<br />
trova uno sbocco nella possibilità di pubblicare i risultati di ricerche di archeologia preventiva nella<br />
ampia sessione dedicata ai poster.<br />
L'opportunità offerta dal convegno di Soriano si pone, quindi, come un necessario momento di<br />
discussione, in cui queste esperienze possano essere presentate e affrontate criticamente.<br />
Obiettivo del convegno, pertanto, è raccogliere e connettere riflessioni ed esperienze relative ai<br />
seguenti ambiti di interesse:<br />
• Remote and proximal sensing applicati all’archeologia preventiva<br />
Il rapporto tra archeologia preventiva e indagini non invasive in Italia non è ancora una pratica ovvia<br />
e consolidata, nonostante il corretto uso di tali metodologie di indagine porti innegabili ai processi di<br />
valutazione archeologica e di validazione del rischio. La sessione non intende dimostrare la necessità<br />
di risolvere le procedure di archeologia preventiva soltanto attraverso la diagnostica non invasiva,<br />
ma accoglie quei contributi dove l’utilizzo di tali metodi concorre ad un approccio che limiti il<br />
ricorso e la portata dell’ispezione diretta, nell’ottica della conservazione del patrimonio sepolto,<br />
del contenimento di tempi e costi dei lavori, e delle varie esigenze progettuali, dove le tempistiche<br />
ricoprono un ruolo sempre più rilevante. L’introduzione di nuove metodologie di indagine, infatti,<br />
sta marcando sempre di più il ruolo dell' archeologia preventiva senza scavo, oramai perfettamente<br />
in grado di restituire il potenziale archeologico di un’area e di indirizzare le indagini dirette, evitando<br />
numeri elevati di saggi sterili.<br />
• Metodi di documentazione dell’archeologia preventiva<br />
L'attendibilità di ogni ricostruzione storica fondata su dati provenienti dal terreno non si fonda<br />
su una astratta conoscenza archeologica, ma sull'interpretazione delle tracce lette sul terreno dagli<br />
archeologi, documentate e infine distrutte, per indagare i livelli sottostanti.<br />
Una corretta applicazione di tecnologie innovative alla ricerca archeologica non può pertanto<br />
ignorare la necessità di creare un rapporto profondo con le metodologie di indagine tradizionali,<br />
costruendo un workflow completo che comprenda i vari step della ricerca.
E' certamente vero che le tecnologie non possono sostituire la corretta metodologia, ma le esigenze<br />
maturate in contesti di archeologia preventiva se la metodologia non possa essere modificata,<br />
accogliendo le novità che le tecnologie offrono ed evitando di rifugiarci in una sorta di “classicismo<br />
metodologico”.<br />
In questa sessione verranno pertanto accolti contributi che evidenzino metodi di documentazione<br />
efficaci e speditivi per facilitare il lavoro dell’archeologo in contesti di archeologia preventiva,<br />
mantenendo una alta qualità nella restituzione del dato.<br />
• Archeologia preventiva come ambito di carriera professionale e occupazionale<br />
Negli ultimi periodi è sempre più evidente come la figura dell’archeologo non sia più un mero<br />
adempimento burocratico dovuto alle normative che disciplinano l’Archeologia Preventiva, ma<br />
un'opportunità per integrare la conoscenza archeologica fin dalle prime fasi di pianificazione,<br />
garantendo così una tutela efficace del Patrimonio Culturale. Questo include la redazione<br />
dell'Archeologia Preventiva, la progettazione degli scavi archeologici, la Direzione Lavori e il collaudo,<br />
evidenziando l'importanza di una sinergia tra professionisti di diverse discipline. Una progettazione<br />
efficace non si limita alla valutazione di rischi o potenzialità archeologiche, ma arriva includere<br />
tutti gli aspetti, compresi quelli di eventuale valorizzazione e disseminazione. L’archeologo pertanto<br />
non è solo colui che ha come missione la ricerca ma, in base al D.M. 154/2017 oggi assorbito<br />
integralmente nell’Allegato II.18 del D.Lgs 36/2023, è riconosciuto legalmente ed è equiparato<br />
ad architetti ed ingegneri per l’ambito di sua competenza, dando vita alla figura professionale<br />
del Progettista Archeologo. In questa sessione vengono accolti quei contributi che, recependo<br />
il palinsesto normativo attualmente vigente, hanno contribuito alla formazione di questa figura<br />
professionale impostando nuove metodologie di lavoro e protocolli operativi.<br />
• Valorizzazione e ruolo sociale dell’archeologia preventiva<br />
E’ innegabile come l’archeologia italiana stia oggi vivendo un momento di rinnovato sviluppo<br />
dovuto principalmente all’affermazione dell’Archeologia Pubblica e dell’Archeologia Preventiva.<br />
Il titolo della sessione, quindi, ne evidenzia la finalità principale, ovvero quella di esplorare un<br />
possibile rapporto tra le diverse fasi della verifica preventiva dell’interesse archeologico connesse alla<br />
realizzazione di un’infrastruttura e le comunità locali.<br />
Inoltre nella sessione saranno accolti contributi che hanno portato alla valorizzazione di contesti di<br />
archeologia preventiva, quali musealizzazioni ed iniziative a carattere divulgativo.<br />
Giancarlo Pastura
FOCUS<br />
In questo<br />
numero...<br />
Pre-atti<br />
convegno<br />
Archeologia<br />
Preventiva<br />
L’archeologia<br />
preventiva come<br />
ambito professionale<br />
di Cristina Anghinetti<br />
6<br />
12<br />
Tra evoluzione<br />
normativa e buone<br />
pratiche: il Geoportale<br />
Nazionale per<br />
l’Archeologia (GNA)<br />
di Valeria Boi<br />
Dall’archeologia<br />
preventiva al<br />
consciuous<br />
planning<br />
di Rodolfo Brancato,<br />
Simona Carosi<br />
14<br />
20 L'archeologia<br />
preventiva:<br />
documentazione,<br />
formazione e<br />
comunicazione<br />
di Elena Calandra<br />
In copertina il<br />
dettaglio della<br />
Carta integrata<br />
del rischio<br />
archeologico del<br />
Collegamento<br />
Aeroporto di<br />
Olbia.<br />
Aquinum, un<br />
caso di studio da<br />
manuale<br />
Di Giuseppe Ceraudo<br />
24<br />
6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2024</strong><br />
<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />
Da oltre 25 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />
processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />
in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />
In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />
per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />
geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />
spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI<br />
30<br />
Metodi per la<br />
documentazione e la<br />
valorizzazione dei<br />
contesti di Archeologia<br />
Preventiva<br />
di Emanuel Demetrescu<br />
Codevintec 29<br />
Epsilon 28<br />
Esri 22<br />
GEO Session 23<br />
Gter 5<br />
Nais Solutions 2<br />
Planetek 48<br />
Stonex 33<br />
TechnologyForAll 15, 39<br />
Teorema 47<br />
Il rapporto tra<br />
Archeologia<br />
Preventiva e sviluppo<br />
Infrastrutturale<br />
di Franecsca Frandi<br />
34<br />
vantaggi e<br />
36<br />
le innovazioni<br />
metodologiche del<br />
remote e del<br />
proximal sensing<br />
nel campo<br />
dell’Archeologia<br />
Preventiva<br />
Costruire la<br />
sostenibilità<br />
sociale<br />
dell'archeologia<br />
preventiva. Un<br />
40<br />
cantiere aperto<br />
di Fabio Pinna, Mattia<br />
Sanna Montanelli 44<br />
Per una carta<br />
del potenziale<br />
Di Giancarlo Pastura<br />
archeologico di Roma<br />
di Mirella Serlorenzi,<br />
Ascanio D’Andrea, Carlo<br />
Rosa, Paolo Rosati,<br />
Daniele Sepio<br />
una pubblicazione<br />
Science & Technology Communication<br />
<strong>GEOmedia</strong>, la prima rivista italiana di geomatica.<br />
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Numero chiuso in redazione il 4 ottobre <strong>2024</strong>.
REPORT<br />
L’archeologia preventiva<br />
come ambito professionale<br />
di Cristina Anghinetti<br />
Fig. 1 - Fontanellato (PR), PUG, Piano Strategico, Tavola P.5 Carta del potenziale archeologico.<br />
Archeologia e<br />
professione:<br />
progettazione e<br />
pianificazione.<br />
L’archeologo come<br />
progettista in<br />
grado di dialogare<br />
in ambiti<br />
multidisciplinari.<br />
Grazie all'archeologia preventiva<br />
si sono aperte nuove e molteplici<br />
possibilità lavorative, dalla<br />
progettazione all'esecuzione,<br />
strettamente connesse all’aumentata<br />
applicazione della normativa.<br />
Nasce quindi una nuova concezione<br />
della figura dell’archeologo<br />
progettista, in grado di dialogare<br />
in maniera interdisciplinare con<br />
le altre professioni specialistiche.<br />
In quest’evoluzione si inseriscono<br />
perfettamente i campi professionali<br />
connessi alla lettura degli alzati<br />
in OG2 e la partecipazione alla<br />
redazione degli strumenti delle<br />
pianificazioni territoriali.<br />
L’Archeologia preventiva e<br />
l’aumento delle possibilità<br />
lavorative e professionali<br />
Le possibilità lavorative e<br />
professionali apertesi grazie<br />
all’archeologia preventiva si<br />
possono definire nuove, grazie<br />
alla relativa giovinezza dalla<br />
prima declinazione ufficiale<br />
(meno di un trentennio dalla<br />
prima applicazione sistematica<br />
e nemmeno un ventennio dalla<br />
normativa relativa), e molteplici<br />
in quanto si è passati dall’applicazione<br />
dell’art. 28 del<br />
Codice dei Beni Culturali al<br />
sistematico studio preliminare,<br />
obbligatorio in tutti i progetti<br />
pubblici.<br />
Sul finire degli anni novanta<br />
del secolo scorso, lungo il progetto<br />
del tracciato del Treno<br />
Alta Velocità (TAV), si andarono<br />
a porre le basi di una nuova<br />
metodologia di gestione dell’archeologia,<br />
interna alle opere<br />
pubbliche. Il concetto di “rischio<br />
archeologico” cominciò a<br />
cambiare significato acquisendo<br />
quello di “metodologia di<br />
gestione”, come fu chiaramente<br />
riportato nell’articolo redatto,<br />
a nome del Gruppo Ferrovie<br />
dello Stato Italiane, all’interno<br />
degli atti della giornata di studi<br />
svoltasi a Roma il 17 ottobre<br />
2001.<br />
Molte delle proposte metodologiche<br />
di quell’articolo divennero<br />
la base per la redazione<br />
della normativa che si ufficializza<br />
con il D.Lgs. del 12 aprile<br />
2006, n. 163, quando per<br />
legge, in tutti i progetti, tranne<br />
poche eccezioni, viene imposto<br />
l’inoltro al “Soprintendete territorialmente<br />
competente, prima<br />
dell'approvazione, copia del<br />
progetto preliminare dell'intervento<br />
o di uno stralcio di esso<br />
sufficiente ai fini archeologici<br />
(...) etc.”. Oggi nel susseguirsi<br />
8 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
delle norme, cambiate le fasi e<br />
le denominazioni dei progetti,<br />
resta il fatto che tra la varia<br />
documentazione da produrre vi<br />
sia obbligatoriamente la parte<br />
archeologica.<br />
Cosa è cambiato da allora?<br />
Sicuramente il valore giuridico<br />
dell’archeologo che da semplice<br />
tecnico specializzato viene finalmente<br />
definito come progettista<br />
autorizzato a partire dall’aprile<br />
del 2019. Anche grazie ad<br />
Archeoimprese, in quella data<br />
(di poco antecedente al D.M.<br />
244/2019) all’art. 46, comma<br />
1, a) del D.Lgs. 50/2016 fu<br />
inserita una modifica apportata<br />
grazie all’art.1, comma 20, lettera<br />
i) della Legge 55 del 2019.<br />
In questi pochi decenni l’archeologia<br />
preventiva ha quindi<br />
visto una sempre maggiore<br />
applicazione, con conseguenze<br />
importanti:<br />
• evidenti, riguardo alla tutela;<br />
• non evidenti, in quanto non<br />
è stata correttamene percepita<br />
l’aumentata necessità di archeologi<br />
professionisti, in grado<br />
di collaborare alla realizzazione<br />
dei progetti.<br />
La mancata evidenziazione<br />
della maggiore richiesta di archeologi,<br />
formati per l’archeologia<br />
preventiva, ha visto come<br />
ricaduta, sicuramente negativa,<br />
l’assenza dell’inserimento sistematico<br />
del relativo insegnamento,<br />
in tutte le sue complesse<br />
declinazioni, in molti<br />
ambiti universitari. Ancor oggi<br />
nel recente allegato A al D.M.<br />
n. 639 del 02-05-<strong>2024</strong> nella<br />
declaratoria delle “Metodologie<br />
della ricerca archeologica” si<br />
nota l’introduzione del tema<br />
“archeologia pubblica” ma non<br />
la citazione dell’archeologia<br />
preventiva, divenuta, invece, di<br />
contro uno dei contesti lavorativi<br />
certi.<br />
Questa normazione a cascata<br />
ha quindi comportato una<br />
maggiore possibilità di prestazione<br />
professionale, dovuta ad<br />
una semplice formula matematica<br />
(+ incarichi = + lavoro = +<br />
possibilità occupazionale), con<br />
ricadute concrete anche per le<br />
successive fasi, fossero queste<br />
prestazioni di scavi archeologici<br />
programmati o attività di sorveglianza<br />
in corso d'opera.<br />
Si è quindi aperto un ambito<br />
professionale legato alla progettazione<br />
suddivisibile in due<br />
momenti:<br />
• l’archeologia preventiva (artt.<br />
95/96 D.Lgs. 163/2016; poi<br />
art. 25 D.Lgs. 50/2016; oggi<br />
art. 38 comma 8 e 41 comma<br />
4 con relativo Allegato I.8 del<br />
D.Lgs. 36/2023) che dovrebbe<br />
essere parte integrata della progettazione;<br />
• la progettazione dei successivi<br />
interventi di scavo archeologico<br />
tramite capitolato normale e<br />
speciale; questi devono essere<br />
progettati esclusivamente da<br />
archeologi, come chiarito a<br />
partire dal suindicato art. 46<br />
del D.Lgs. 50/2016, oggi recepito<br />
nell’art. 66 del D.Lgs.<br />
36/2023, utilizzando l’Allegato<br />
II.18, nel rispetto della normativa<br />
vigente sulla figura dell’archeologo<br />
(art. 9 bis D.Lgs. del<br />
22 gennaio 2004, n. 42 così<br />
come introdotto a seguito della<br />
L. 110/2014 e del suo D.M.<br />
244 del 20 maggio 2019).<br />
Di contro proprio questa programmazione,<br />
che permette<br />
di uscire dal concetto di intervento<br />
emergenziale, vede non<br />
solo la necessita di archeologi<br />
progettisti, specificatamente<br />
formati ed in grado di interagire<br />
alla pari e con linguaggio<br />
condiviso con ingegneri, architetti,<br />
geologi, pianificatori, etc.<br />
ma apre la possibilità o meglio<br />
la necessità che vi siano anche<br />
figure specifiche nella progettazione<br />
come i geo-archeologi<br />
(questi ultimi caldeggiati al<br />
posto della coppia archeologo<br />
+ geologo in Tabella 4 “voce<br />
indagini dirette” del D.P.C.M.<br />
del 14 febbraio 2022) o gli<br />
antropologi che, se necessario,<br />
dovrebbero essere cooptati in<br />
ottemperanza a quanto stabilito<br />
dal D.M. 244/2019 per le fasi<br />
dell’archeologia da concludersi<br />
entro il Progetto Esecutivo (art.<br />
1, comma 10, Allegato I.8,<br />
D.Lgs. 36/2023).<br />
Un’altra forma di archeologia<br />
preventiva: la pianificazione<br />
territoriale<br />
Un altro ambito professionale<br />
che coinvolge un numero progressivamente<br />
in crescita di archeologi<br />
afferisce alla redazione<br />
delle carte di governo territoriali.<br />
Delegata alle Regioni, la<br />
redazione e applicazione delle<br />
norme pertinenti alla pianificazione<br />
territoriale vede un<br />
duplice aspetto:<br />
• la positività di un’autonomia<br />
che tiene conto delle peculiarità<br />
territoriali;<br />
• la discrezionalità circa la<br />
redazione delle carte archeologiche,<br />
lasciata a scelte politicoamministrative,<br />
che in assenza<br />
di obbligatorietà permette al<br />
piano di governo territoriale di<br />
essere approvato e adottato con<br />
la sola carta dai vincoli, deducibili,<br />
questi ultimi, da strumenti<br />
pubblici preesistenti.<br />
Nel caso in cui l’ente sia così<br />
lungimirante da attivare la parte<br />
archeologica si apre un ulteriore<br />
doppio scenario che vede<br />
da una parte la scelta di redigere,<br />
oltre alla cartografa dei vincoli,<br />
la carta dello stato di fatto<br />
(prodotta sulla base della raccolta<br />
di dati confermati, come<br />
vincoli diretti e indiretti, fonti<br />
edite e inedite, risultati d’indagini<br />
e ricerche archeologiche,<br />
etc.), dall’altro l’aggiunta della<br />
carta del potenziale archeologico<br />
(un'elaborazione predittiva<br />
della carta dello stato di fatto,<br />
formulata da archeologi per<br />
"coprire" le porzioni non inda-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 9
REPORT<br />
gate del territorio, ipotizzando<br />
la presenza di elementi archeologici<br />
non ancora scoperti) e in<br />
aggiunta eventuale quelle della<br />
vulnerabilità (a valutare i probabili<br />
rischi di danneggiamento<br />
ai depositi archeologici).<br />
In entrambi i casi l’archeologo<br />
cooptato nella progettazione<br />
del piano di governo deve necessariamente<br />
modificare la<br />
propria capacità professionale<br />
arrivando, anche in questo<br />
caso, ad interagire con gli altri<br />
componenti del gruppo,<br />
siano essi architetti, pianificatori,<br />
paesaggisti, geologi e<br />
ambientalisti. La sfida è inoltre<br />
la creazione di una nuova<br />
impostazione progettuale, che<br />
superi il concetto di "ricerca<br />
umanistica" a favore di una<br />
"progettazione pianificatoria".<br />
Quest’approccio partente<br />
dalla tutela del conosciuto,<br />
concretizzato nella Carta dello<br />
stato di fatto, sviluppa il potenziale<br />
archeologico (Fig. 1 –<br />
Fontanellato (PR), PUG, Piano<br />
Strategico, Tavola P.5 Carta<br />
del potenziale archeologico)<br />
attraverso metodi scientificamente<br />
corretti, possibilmente<br />
supportati dalla tecnologia, restituendolo<br />
tramite un linguaggio<br />
chiaro e condiviso che deve<br />
necessariamente essere:<br />
• integrato in quello utilizzato<br />
dalle altre figure professionali<br />
coautrici dei piani di governo<br />
territoriale;<br />
• redatto da un archeologo che<br />
collabora con altri professionisti,<br />
portando le proprie competenze<br />
all'interno di un team<br />
multidisciplinare;<br />
• facilmente comprensibile<br />
in quanto deve essere letto ed<br />
interpretato da chi quelle carte<br />
dovrà utilizzare nella gestione<br />
del territorio;<br />
• uno strumento che permetta<br />
sia al pubblico (Uffici Tecnici<br />
Comunali, Soprintendenze) che<br />
al privato di avere la parte archeologica<br />
inserita, se possibile insieme<br />
agli altri vincoli e tutele, in<br />
modo da permettere di scegliere<br />
fin dalla fase del Documento<br />
di Indirizzo alla Progettazione<br />
Fig. 2 – Fontevivo (PR), Abbazia, lettura stratigrafica degli alzati per un progetto di<br />
restauro).<br />
(DIP) la strategia migliore, fornendo<br />
altresì una cartografia che<br />
attribuisca un potenziale anche<br />
alle porzioni del territorio prive<br />
di segnalazioni.<br />
Possiamo quindi rimarcare la<br />
necessità di un cambio di prospettiva<br />
che partendo dal concetto<br />
dell'archeologia preventiva,<br />
declini non più per singoli<br />
progetti ma su base territoriale.<br />
Il territorio diviene quindi il<br />
soggetto “del progetto” a cui<br />
l’archeologo non solo collaborerà<br />
con la redazione delle carte<br />
ma partecipando attivamente<br />
a delineare gli obiettivi e le<br />
scelte strategiche di assetto ed<br />
eventuali piani di sviluppo economici.<br />
La progettazione archeologica<br />
“preventiva” all’interno dei<br />
progetti di restauro in OG2<br />
In un tessuto insediativo come<br />
quello italiano ricco di edifici<br />
vincolati o tutelati, per l’archeologo<br />
si stanno aprendo<br />
possibilità di prestazione professionale,<br />
in qualità di aiuto<br />
progettista (così come normato<br />
dall’art. 53 del R.D. n. 2537,<br />
“Approvazione del regolamento<br />
per le professioni d'ingegnere<br />
e di architetto” del 23 ottobre<br />
1925), all’interno della redazione<br />
dei progetti in OG2 (restauro<br />
e manutenzione dei beni<br />
immobili sottoposti a tutela).<br />
Se l’OG2 non è per gli archeologi<br />
un ambito lavorativo<br />
sconosciuto, data l’attività di<br />
assistenza archeologica in corso<br />
d’opera esercitata anche oggi<br />
(seppure in limitati casi definiti<br />
dalla non sistematica prescrizione<br />
delle soprintendenze),<br />
è invece nuova la possibilità<br />
apertasi, sempre grazie alle<br />
sopra descritte modifiche apportate<br />
al valore giuridico della<br />
figura dell’archeologo, di collaborare<br />
alla progettazione del<br />
restauro. Questa, diretta dagli<br />
architetti o da ingegneri (art.<br />
10 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
51, Capo IV, “Dell’oggetto<br />
e dei limiti della professione<br />
d’ingegnere e di architetto”)<br />
prevede, di norma, una lettura<br />
delle superfici e degli alzati che<br />
può, appunto, essere eseguita<br />
da archeologi proprio per la<br />
sua specifica valenza visto che<br />
deve includere l’interpretazione<br />
stratigrafica (comprensiva della<br />
fase della messa in opera e degli<br />
eventuali restauri), l’analisi<br />
delle condizioni di degrado<br />
(dovute anche a terremoti),<br />
l’interpretazione storica e il<br />
riconoscimento dei materiali<br />
utilizzati (Fig. 2).<br />
Quest’analisi, funzionale ad<br />
acquisire dati utili non solo ai<br />
restauratori ma anche e soprattutto<br />
agli architetti e agli ingegneri<br />
che dovranno intervenire<br />
su un tessuto storicizzato, è<br />
quindi uno degli strumenti<br />
“preventivi” da utilizzare per<br />
una corretta progettazione,<br />
permettendo di concordare sin<br />
da subito la localizzazione degli<br />
interventi preliminari di verifica<br />
strutturale o i sondaggi sulla<br />
stratificazione delle superfici e<br />
conseguentemente le successive<br />
attività di restauro vero<br />
e proprio. Anche in questo<br />
contesto diventa fondamentale<br />
comprendere come il dialogo<br />
tra i professionisti sia il primo<br />
punto di partenza e veda il<br />
confronto tra le varie competenze<br />
volto a rimettere in uso<br />
o in sicurezza una struttura,<br />
senza derogarne la tutela.<br />
L’archeologo come progettista<br />
in grado di dialogare in<br />
ambiti multidisciplinari<br />
Il cambio della normativa ha<br />
permesso quindi alla figura<br />
dell’archeologo di ampliare<br />
l’ambito delle proprie attività<br />
professionali, acquisendo a<br />
pieno diritto pari dignità nei<br />
contesti progettuali, siano<br />
questi legati all’archeologia<br />
preventiva, alla pianificazione<br />
territoriale o al restauro.<br />
Analizzando tutte queste nuove<br />
possibilità di attività professionale<br />
possiamo riconoscere<br />
alcune necessità comuni:<br />
• il cambio nella mentalità<br />
dell’archeologo, non più singolo<br />
studioso ma progettista<br />
che trasformi in plusvalore la<br />
propria preparazione e competenza;<br />
• la capacità di adattarsi ai<br />
tempi sempre più ristretti delle<br />
progettazioni tramite la strutturazione<br />
in gruppi di lavoro o<br />
l’utilizzo di nuove e tecnologie;<br />
• l’acquisizione di nuove competenze<br />
e conoscenze, da legarsi<br />
al concetto di formazione in<br />
evoluzione continua, declinata<br />
dall’avvicendarsi delle normative<br />
e delle tecnologie;<br />
• la necessità di lavorare, come<br />
usuale per tutti gli ambiti di<br />
progettazione, in gruppo, sia<br />
questo di soli archeologi che<br />
multidisciplinare;<br />
• il consolidamento di un dialogo,<br />
tramite linguaggi, metodologie<br />
e tecnologie condivise,<br />
con le altre figure professionali<br />
coinvolte nella progettazione;<br />
Si apre quindi un orizzonte<br />
professionale estremamente<br />
interessante che proietta<br />
l’archeologo nel mondo della<br />
progettazione a tutto tondo, in<br />
grado di fornire proposte e soluzioni,<br />
producendo elaborati<br />
interoperabili e perfettamente<br />
comprensibili a tutte le figure<br />
concorrenti, siano esse progettisti<br />
o esecutori. Se saremo in<br />
grado di proseguire in questa<br />
strada, apertasi grazie all’archeologia<br />
preventiva nemmeno<br />
trent’anni fa, cogliendone le<br />
possibilità che ci verranno offerte,<br />
non solo aumenteranno<br />
le possibilità lavorative come<br />
valore numerico ma anche e<br />
soprattutto come possibilità di<br />
carriera professionale.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Trucchi D. (<strong>2024</strong>), La valutazione<br />
di impatto archeologico nella realizzazione<br />
di opere pubbliche e private<br />
volte a modificare il territorio,<br />
in AA.VV., Archeologia: rischio o<br />
valore aggiunto?: atti della giornata<br />
di studi, Roma, 17 ottobre<br />
2001,Voll. 53-54 BdArch, Ed.<br />
<strong>2024</strong>. Ministero per i beni culturali<br />
e ambientali, 2004, pp.19-24<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Archeologia preventiva; archeologo<br />
progettista; progettazione<br />
archeologica;<br />
potenziale archeologico; pianificazione<br />
territoriale.<br />
ABSTRACT<br />
Preventive archaeology has increased<br />
the number of work possibilities<br />
in design and execution.<br />
The archaeologist must acquire a<br />
new professional mentality, open<br />
to dialogue with other professional<br />
figures. This theme includes<br />
collaboration on interventions<br />
in OG2 and participation in the<br />
construction of spatial planning<br />
tools. The open professional horizon<br />
projects the archaeologist into<br />
the world of actual design, putting<br />
him in a position to provide<br />
proposals, solutions and produce<br />
work that can be understood by<br />
other designers and those who will<br />
have to carry out the work.<br />
AUTORE<br />
Cristina Anghinetti<br />
presidente@archeoimprese.it<br />
Archeoimprese<br />
https://www.archeoimprese.it/<br />
Abacus.parma@gmail.com<br />
Abacus srl (PR)<br />
https://abacusparma.it/<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 11
REPORT<br />
Tra evoluzione normativa e buone<br />
pratiche: il Geoportale Nazionale<br />
per l’Archeologia (GNA)<br />
di Valeria Boi<br />
Il GNA è l’hub di dominio che<br />
pubblica i dati esito di qualsiasi<br />
indagine archeologica o studio<br />
Fig. 1– Il “data lifecycle” nel<br />
Geoportale Nazionale per<br />
l’Archeologia. Elaborazione<br />
dell’Autore.<br />
territoriale, attraverso una<br />
piattaforma open data, utilizzando<br />
uno standard condiviso a livello<br />
nazionale e applicativi open<br />
source per la consultazione e il<br />
riuso dei dati.<br />
Negli ultimi anni l’evoluzione<br />
normativa,<br />
dettata da leggi nazionali<br />
o da contingenze di portata<br />
globale, come la pandemia da<br />
COVID 19, ha portato a una<br />
sempre più puntuale definizione<br />
del margine di azione dell’archeologia<br />
preventiva. In un<br />
ambito in cui i tempi destinati<br />
all’indagine archeologica durante<br />
la progettazione risultano compressi,<br />
diventa indispensabile<br />
poter esercitare un’azione mirata<br />
e efficace e, ancora più, disporre<br />
di una approfondita conoscenza<br />
del contesto su cui incidono i<br />
progetti.<br />
Il Geoportale Nazionale per<br />
l’Archeologia costituisce uno<br />
strumento utile a supporto di<br />
tutti coloro che operano in questo<br />
settore, rendendo consultabili<br />
e liberamente riutilizzabili i dati<br />
archeologici raccolti nell’ambito<br />
di tutte le ricerche archeologiche<br />
svolte sul territorio. La sua utilità<br />
cresce ogni giorno, grazie alle<br />
recenti disposizioni che prevedono<br />
l’utilizzo del GNA quale<br />
standard per la consegna dei dati<br />
minimi di tutte le indagini archeologiche<br />
autorizzate o svolte<br />
direttamente da Soprintendenze<br />
o Parchi archeologici e le ricerche<br />
in regime di concessione.<br />
Una carta archeologica<br />
dinamica<br />
La progettazione del Geoportale<br />
Nazionale per l’Archeologia<br />
(GNA), attività centrale dell’Istituto<br />
Centrale per l’Archeologia<br />
(ICA), contribuisce a dare una<br />
risposta concreta alle problematiche<br />
sopra esposte. Il GNA<br />
può essere definito uno “hub di<br />
dominio” che consente di pubblicare<br />
online, in modalità Open<br />
data, gli esiti di qualsiasi ricerca<br />
archeologica. Il progetto, avviato<br />
nel 2019 nella forma di un censimento<br />
dei dati conservati presso<br />
gli archivi delle Soprintendenze,<br />
è entrato nel vivo delle procedure<br />
di archeologia preventiva a<br />
seguito della pubblicazione delle<br />
Linee guida approvate con il<br />
DPCM 14 febbraio 2022(Calandra<br />
2023). Tale norma prevede il<br />
conferimento al GNA della documentazione<br />
raccolta nell’ambito<br />
dello “studio preliminare”<br />
di cui all’art. 25, c. 1 del D.Lgs<br />
50/2016. La grande novità rappresentata<br />
dal GNA, in questa<br />
fase, era la possibilità di strutturare<br />
tutte le informazioni raccolte<br />
(dati d’archivio e bibliografici,<br />
fotointerpretazione, ricognizioni<br />
territoriali) all’interno di un<br />
unico “pacchetto di dati” strutturato<br />
sulla base di uno standard<br />
uniforme a livello nazionale<br />
e interoperabile con ICCD,<br />
12 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
mediante un applicativo GIS<br />
preimpostato, il cosiddetto<br />
template GNA. Non è questa<br />
la sede per entrare nel dettaglio<br />
delle tappe e delle caratteristiche<br />
progettuali, per cui si<br />
rimanda a contributi precedenti<br />
(il già citato Calandra 2023,<br />
Boi 2023 e Eadem <strong>2024</strong>b); l’aspetto<br />
che qui si rileva è il fatto<br />
che, per la prima volta, il GNA<br />
concretizza il dettato delle precedenti<br />
linee guida in materia<br />
di archeologia preventiva, che<br />
erano state pubblicate nel 2012<br />
e nel 2016 attraverso Circolari<br />
ministeriali (rispettivamente la<br />
Circolare 10/2012 dell’allora<br />
Direzione Generale per le Antichità<br />
e la Circolare 1/2016<br />
dell’allora Direzione Generale<br />
Archeologia), predisponendo<br />
una piattaforma per la pubblicazione<br />
ad accesso aperto di<br />
tutti i dati raccolti nell’ambito<br />
degli studi territoriali redatti<br />
durante la fase preliminare delle<br />
procedure di archeologia preventiva.<br />
Una iniziativa volta a<br />
istituire un circolo virtuoso, per<br />
consentire l’accesso pubblico<br />
ai dati raccolti in archivio o su<br />
base bibliografica: fine ultimo,<br />
il potenziamento delle ricadute<br />
positive delle procedure di archeologia<br />
preventiva in termini<br />
di restituzione al pubblico delle<br />
conoscenze sul patrimonio culturale,<br />
secondo quanto già sancito<br />
genericamente dai princìpi<br />
dalla Convenzione di Malta.<br />
Parole chiave: sostenibilità<br />
e…resilienza<br />
La prima fase di adozione del<br />
sistema ha messo in evidenza<br />
sia le potenzialità che i limiti di<br />
questo approccio: le già citate<br />
linee guida del 2022 (tuttora<br />
vigenti, per quanto compatibile<br />
con il D. Lgs 36/2023,<br />
che oggi disciplina la materia<br />
degli appalti pubblici), riguardavano<br />
infatti solo la fase dello<br />
studio preliminare. Ne derivava,<br />
dunque, la costruzione di una<br />
carta archeologica alimentata<br />
sì progressivamente e costantemente,<br />
ma pur sempre carente<br />
dei dati più recenti. Per tale<br />
ragione, si è scelto di estendere<br />
lo standard GNA anche a tutte<br />
le fasi successive dell’archeologia<br />
preventiva (indagini geofisiche<br />
invasive e non invasive, saggi di<br />
scavo, fino agli eventuali scavi in<br />
estensione), ma anche a tutti gli<br />
altri interventi autorizzati o svolti<br />
direttamente dalle Soprintendenze<br />
Archeologia, belle arti e paesaggio<br />
e dai Parchi archeologici,<br />
come formalizzato da due Circolari<br />
del Ministero della Cultura<br />
(MiC) pubblicate nei mesi<br />
scorsi (DG ABAP n. 9/<strong>2024</strong> e<br />
DGABAP-DG-MU n. 22/<strong>2024</strong>,<br />
https://gna.cultura.gov.it/wiki/<br />
index.php?title=Istruzioni_operative):<br />
scavi svolti nell’ambito<br />
dell’assistenza ai lavori, indagini<br />
territoriali o lavori di sintesi<br />
redatti in collaborazione con<br />
enti territoriali, ditte o professionisti<br />
del settore, ma anche<br />
ricerche svolte da tesisti o tirocinanti.<br />
Già dalla fine del 2019,<br />
invece, era stata disciplinata<br />
la raccolta secondo modalità<br />
standardizzate dei dati minimi<br />
delle ricerche svolte in regime<br />
di concessione da Università e<br />
altri enti di ricerca sul territorio<br />
italiano (DG ABAP-DG MU<br />
47/2022, https://ica.cultura.gov.<br />
it/concessioni-di-ricerca/, su cui<br />
si veda anche Falcone 2023), anche<br />
in questo caso con l’obiettivo<br />
della pubblicazione sul GNA,<br />
all’epoca nelle sue fasi iniziali di<br />
progettazione.<br />
Oggi si delinea, quindi, la possibilità<br />
di disporre finalmente<br />
di un quadro progressivamente<br />
sempre più esaustivo delle<br />
conoscenze archeologiche sul<br />
territorio italiano, aggiornato<br />
quasi in tempo reale grazie alla<br />
scelta di prevedere il caricamento<br />
dei dati direttamente da parte<br />
di coloro che li raccolgono sul<br />
campo e, pertanto, sostenibile<br />
sul piano economico e su quello<br />
della frequenza e delle modalità<br />
di aggiornamento. Quello<br />
della sostenibilità è stato un<br />
tema particolarmente sentito<br />
in fase di progettazione, e che<br />
ha portato, ad esempio, anche<br />
alla scelta di curare in particolar<br />
modo l’interoperabilità con gli<br />
altri progetti istituzionali attivi<br />
nella raccolta di dati archeologici<br />
su porzioni di territorio: il progetto<br />
RAPTOR attivo in Italia<br />
settentrionale (https://raptor.<br />
cultura.gov.it/), l’ArcheoDB<br />
dell’Emilia-Romagna (https://<br />
www.patrimonioculturale-er.it/<br />
webgis/) e da pochi giorni anche<br />
il SITAR di Roma (https://www.<br />
archeositarproject.it/). Altri progetti,<br />
nati in ambito specialistico<br />
e quindi non riconducibili allo<br />
standard GNA, svengono pubblicati<br />
in una sezione autonoma<br />
del portale, dedicata alle “altre<br />
banche dati” (https://gna.cultura.gov.it/mappa.html?sezione=<br />
altrebanchedati): a partire da<br />
qui, è possibile consultare dati<br />
con rilevanza topografica, ma<br />
schedati con modalità diverse,<br />
che l’utente può riportare su una<br />
scheda GNA elaborata ex novo,<br />
citandone il database di origine.<br />
Un cenno, infine, alla sostenibilità<br />
del GNA sul piano dell’aggiornamento<br />
delle informazioni<br />
pubblicate: tutte le schede<br />
scaricate dal portale mediante il<br />
template GIS, possono infatti<br />
essere modificate dall’utente, con<br />
lo scopo di aggiornarle, correggerle,<br />
integrarle in tempo reale.<br />
La paternità di tali modifiche è<br />
registrata dal sistema (insieme<br />
al nome del primo autore) e le<br />
schede possono essere pubblicate,<br />
decorsi 30 giorni dall’invio,<br />
anche senza la validazione da<br />
parte del funzionario ministeriale<br />
(eventualmente esplicitata<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 13
REPORT<br />
in un campo dedicato). Grazie<br />
a questo flusso di lavoro, in cui<br />
è particolarmente accentuato<br />
l’elemento collaborativo, il GNA<br />
può prendersi carico dell’intero<br />
“ciclo di vita” dei dati digitali,<br />
garantendo un flusso costante<br />
di aggiornamento (Fig. 1). Tale<br />
“dinamicità” si legge anche<br />
nell’adeguamento del modello<br />
dati e delle soluzioni applicative,<br />
che sono sempre svincolate<br />
dagli strumenti normativi che<br />
le prescrivono, tipicamente più<br />
statici (DPCM e Circolari ministeriali)<br />
e che quindi possono<br />
essere costantemente aggiornati<br />
e ottimizzati a seguito di nuove<br />
esigenze, anche sulla base di<br />
segnalazioni e proposte da parte<br />
degli utenti della piattaforma.<br />
Da quanto fin qui esposto, si<br />
evince con chiarezza che oggi<br />
il GNA costituisce una carta<br />
archeologica dinamica del territorio<br />
nazionale. Le modalità<br />
di raccolta dei dati nella fase di<br />
censimento archivistico iniziale,<br />
i grandi progetti che hanno interessato<br />
il territorio negli ultimi<br />
anni e le altre contingenze legate<br />
a scelte di singoli uffici MiC,<br />
determinano la presenza di aree<br />
popolate in modo più denso<br />
e capillare e di altre coperte in<br />
modo più parziale.<br />
Il lavoro da fare è ancora lungo,<br />
ma quanto fin qui elaborato<br />
costituisce la base per una conoscenza<br />
sempre più accurata del<br />
territorio e, soprattutto, può diventare<br />
un prezioso strumento di<br />
supporto alla tutela in una fase<br />
in cui, come detto in apertura,<br />
si tende a comprimere sempre di<br />
più i tempi concessi all’esecuzione<br />
delle indagini archeologiche<br />
preventive (Boi <strong>2024</strong>a). Allo<br />
stato attuale, disporre di elementi<br />
conoscitivi dettagliati del<br />
potenziale archeologico prima<br />
(e indipendentemente da) uno<br />
specifico progetto è sicuramente<br />
una via che può aiutare a “stare<br />
nei tempi” imposti dalla legge.<br />
Purtroppo, in Italia non è esistita,<br />
fino ad oggi, una politica di<br />
elaborazione di carte archeologiche<br />
ad accesso aperto e su vasta<br />
scala, orientate non solo alla tutela<br />
puntuale ma ad una, seppur<br />
minima, conoscenza del “tessuto<br />
insediativo” antico nella sua<br />
complessità. In alcuni casi, ne<br />
rappresentano un tentativo gli<br />
strumenti di pianificazione paesaggistica<br />
elaborati dagli enti territoriali,<br />
ma sono purtroppo uno<br />
strumento che copre in minima<br />
parte il territorio nazionale ed è<br />
basato spesso su dati non aggiornati.<br />
Manca, quasi sempre, uno<br />
studio integrato da studi geomorfologici<br />
e geo-pedologici,<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Acconcia, V. (2023), La pubblicazione<br />
dei dati nel Geoportale Nazionale per<br />
l'Archeologia. doi:10.60974/GNA_03<br />
Boi, V. (2023a), Standardizzazione e pubblicazione<br />
dei dati esito di indagini non<br />
invasive. Problematiche, prospettive e<br />
proposte per l’elaborazione di buone pratiche,<br />
in Conoscere senza scavare. La storia<br />
del territorio attraverso l’archeologia non<br />
invasiva: risultati e prospettive, Atti del<br />
workshop, Orbetello 12-13 marzo 2022, a<br />
cura di Valeria Acconcia, Valeria Boi, Matteo<br />
Milletti, Enrico Proietti, Bollettino di<br />
Archeologia Online, XIV (1/2023), pp. 69-<br />
81, DOI: 10.60978/BAO_XIV_01_05.<br />
Boi, V. (2023b), Il Geoportale Nazionale<br />
per l'Archeologia (GNA). Standardizzazione<br />
e apertura dei dati. doi:10.60974/<br />
GNA_02<br />
Boi, V. (<strong>2024</strong>). Il Geoportale Nazionale<br />
per l’Archeologia. Presentato il 26 gennaio<br />
<strong>2024</strong> un bilancio del progetto a sei mesi<br />
dalla pubblicazione, in DigItalia, 19(1),<br />
215–219. https://digitalia.cultura.gov.it/<br />
article/view/3059<br />
Calandra, E. (2023), Il Geoportale<br />
Nazionale per l'Archeologia (GNA).<br />
Un'introduzione. doi:10.60974/GNA_01<br />
Falcone, A. (2023), D4GNA. Dematerializzazione<br />
e condivisione in rete dei<br />
dati delle indagini archeologiche svolte<br />
in regime di concessione. Promozione e<br />
condivisione dei dati prodotti dalle missioni<br />
archeologiche italiane all’estero.<br />
doi:10.60974/GNA_04<br />
Gabucci, A. (2023), Un Template QGIS<br />
al servizio del Geoportale Nazionale per<br />
l'Archeologia (GNA). doi:10.60974/<br />
GNA_05<br />
campagne di fotointerpretazione<br />
e indagini geofisiche, che potrebbe<br />
consentire una lettura globale<br />
del territorio e costituire la base<br />
per carte delle potenzialità archeologiche<br />
più affidabili anche a<br />
scala territoriale.<br />
Questa è la principale linea<br />
di sviluppo nella quale si può<br />
espandere la progettazione del<br />
GNA, che in tal modo può<br />
diventare davvero, rispetto alle<br />
attuali criticità normative, uno<br />
strumento di resilienza: parola<br />
oggi abusata, ma qui calzante<br />
nella sua accezione di reazione<br />
alle criticità specifiche insite<br />
nell’attuale quadro normativo,<br />
cogliendo le potenzialità dei limiti<br />
imposti dalla contingenza.<br />
Calandra, E., Boi, V., Falcone, A., Acconcia,<br />
V., Di Giorgio, S., Massara, F. e<br />
Ronzino, P., (2021), Policy and Practice for<br />
Digital Archaeological Archiving in Italy,<br />
in Internet Archaeology 58, 2021. https://<br />
doi.org/10.11141/ia.58.27<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Geoportale Nazionale per<br />
l’Archeologia; GNA; Open Data; Open<br />
Access; WebGIS; preventive archaeology;<br />
ABSTRACT<br />
In recent years the role of preventive archaeological<br />
investigations - and consequently<br />
that of archaeologists -in territorial<br />
and urban transformation became more<br />
and more important; On the other hand,<br />
the time allocated to archaeological investigation<br />
is often severely compressed: so, it<br />
is essential to exercise targeted and effective<br />
action and, even more so, to have in-depth<br />
knowledge of the context on which the<br />
project impacts. The National Geoportal<br />
for Archaeology is a useful tool, making<br />
archaeological data available for consultation<br />
and free reuse. Its usefulness is growing<br />
every day, thanks to recent provisions that<br />
provide for the use of the GNA as a standard<br />
for the delivery of minimum data for all<br />
archaeological investigations.<br />
AUTORE<br />
Valeria Boi<br />
valeria.boi@cultura.gov.it<br />
Istituto Centrale per l’Archeologia<br />
– ICA<br />
https://ica.cultura.gov.it/<br />
https://gna.cultura.gov.it/<br />
14 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
TECHNOLOGYforALL Italian events:<br />
OnTheRoad, Academy, and Expo. A series of traveling exhibitions, training<br />
sessions, and meetings that will combine practical demonstrations, workshops,<br />
and high-level conferences across various locations in Italy. The initiative will<br />
culminate in the Expo, a major exhibition event set to take place in Rome in 2025.<br />
TFA ONTHEROAD<br />
Tindari, Sicilia:<br />
30 May <strong>2024</strong><br />
Foligno, Umbria:<br />
25-26 October <strong>2024</strong><br />
Civitavecchia, Lazio:<br />
Being Defined<br />
Roma, Lazio:<br />
28 November <strong>2024</strong><br />
TFA ACADEMY<br />
L’Aquila, Abruzzo:<br />
January 2025<br />
TFA EXPO<br />
Roma, Lazio:<br />
May/June 2025<br />
technologyforall.it<br />
technologyforall.it<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 15
REPORT<br />
Dall’archeologia preventiva<br />
al consciuous planning<br />
La tutela come occasione di ricerca e valorizzazione<br />
dei paesaggi storici in Etruria e Sicilia<br />
di Rodolfo Brancato, Simona Carosi<br />
Nel corso degli ultimi decenni,<br />
l’Italia è stata protagonista,<br />
da soggetto e<br />
oggetto, nel dibattito internazionale<br />
sul valore pubblico<br />
dell’archeologia preventiva:<br />
la comunità scientifica si<br />
interroga, infatti, su come<br />
valorizzare i risultati dagli<br />
ormai innumerevoli iter di<br />
valutazione archeologica<br />
nell’ambito della realizzazione<br />
di infrastrutture e di<br />
opere per lo sfruttamento di<br />
energie rinnovabili.<br />
Fig. 1 – Lazio, Montalto di Castro (VT): veduta aerea di una porzione di necropoli di<br />
Prataccione.<br />
Dopo alcune esperienze<br />
pionieristiche votate<br />
alla valutazione e alla<br />
pianificazione di un approccio<br />
preventivo, che trovano nella<br />
realizzazione della linea dell’alta<br />
velocità tra Roma e Napoli un<br />
modello paradigmatico, sono<br />
stati fatti passi significativi volti<br />
a stimolare l’interesse anche<br />
dei committenti sul valore<br />
strategico dei dati archeologici<br />
che emergono da ricognizioni<br />
e scavi. I recenti sviluppi delle<br />
tecniche di telerilevamento<br />
oggi a disposizione degli archeologi<br />
sono stati accompagnati<br />
da un cambiamento di prospettiva,<br />
spostando l’attenzione dai<br />
singoli siti al “paesaggio” inteso<br />
alla scala territoriale, contesto<br />
ampio nel quale ora il patrimonio<br />
culturale è da considerare<br />
come elemento centrale della<br />
pianificazione consapevole<br />
(consciuous planning). Pur<br />
rappresentando oggi un binomio<br />
sempre più ricorrente,<br />
nell’ambito dell’archeologia<br />
preventiva le indagini non invasive<br />
rappresentano solo un<br />
passo preliminare delle proce-<br />
dure di tutela (Boschi 2020).<br />
Infatti, a valle della ricerca<br />
archeologica a scala territoriale,<br />
delle ricognizioni di superficie,<br />
delle applicazioni estensive e<br />
intensive della geofisica e del<br />
telerilevamento, nella pratica i<br />
progetti che investono il prezioso<br />
palinsesto dei paesaggi<br />
urbani e rurali impongono la<br />
realizzazione di scavi stratigrafici<br />
di verifica, il cui potenziale<br />
conoscitivo è di straordinaria<br />
rilevanza non solo ai fini della<br />
tutela ma anche della comprensione<br />
del territorio. I risultati<br />
16 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
dell’applicazione sistematica<br />
delle regole dell’archeologia<br />
preventiva dimostrano l’efficacia<br />
di tale complesso processo<br />
amministrativo e conoscitivo<br />
nell’ottica della pianificazione<br />
territoriale pienamente consapevole.<br />
In tal senso il concetto<br />
di conscious planning era in un<br />
qualche modo già tra gli obiettivi<br />
del progetto della Carta<br />
Archeologica d’Italia (CAI),<br />
Forma Italiae (Castagnoli<br />
1978; Marchi 2023). Infatti,<br />
fin dai primi passi nell’Italia<br />
post-unitaria, tra gli scopi principali<br />
del progetto è l’acquisizione<br />
di «[…] un’ampia base<br />
conoscitiva sulla quale impostare<br />
solidamente la programmazione<br />
necessaria alla tutela,<br />
alla gestione e allo sviluppo del<br />
patrimonio archeologico nazionale<br />
[…]» (Quilici, Quilici<br />
Gigli 2004). In tale prospettiva,<br />
bisogna valutare con grande<br />
interesse il possibile contributo<br />
che può derivare alla conoscenza<br />
del territorio dai dati<br />
acquisiti nell’ambito degli<br />
innumerevoli iter di valutazione<br />
Preventiva dell'Interesse<br />
Archeologico (VPIA) prescritte<br />
dalle SABAP per la realizzazione<br />
di opere pubbliche, opere a<br />
rete e infrastrutture energetiche<br />
in genere in tutta Italia: la<br />
VPIA è, infatti, uno strumento<br />
che, attraverso un’analisi approfondita<br />
del territorio, stima<br />
l’impatto dell'opera da realizzare<br />
sui depositi archeologici<br />
conservati nel sottosuolo.<br />
Nelle più recenti riflessioni<br />
sul significato di archeologia<br />
pubblica (Fredheim, Watson<br />
2023; cf. Volpe 2007), è<br />
emersa l’importanza centrale<br />
rivestita proprio dalle ricerche<br />
(ricognizioni e scavi) condotte<br />
“sul” e “nel” territorio. Gli studi<br />
sui paesaggi storici impongono<br />
all’archeologo, infatti,<br />
un approccio dialogico non<br />
soltanto con altre discipline<br />
ma soprattutto con il territorio<br />
e le comunità. In tal senso,<br />
costituiscono un’eccezionale<br />
occasione per promuovere il<br />
patrimonio archeologico che,<br />
come è noto, costituisce un<br />
veicolo fortemente attrattivo<br />
ed evocativo di valori culturali<br />
contestuali e possibile propulsore<br />
di sviluppo.<br />
I risultati straordinari di scavi<br />
realizzati per interventi di archeologia<br />
preventiva in luoghi<br />
distanti dai grandi attrattori<br />
turistici, a volte vere e proprie<br />
“periferie” del Bel Paese,<br />
permettono di consolidare la<br />
consapevolezza del continuum<br />
del paesaggio archeologico:<br />
tali scoperte, a volte mediate<br />
dalla stampa locale in maniera<br />
naïf, permettono di raccontare<br />
l’esistenza di un patrimonio<br />
archeologico complesso e multiforme,<br />
testimone della storia<br />
millenaria del territorio. Di<br />
questo, le comunità sono assai<br />
spesso già consapevoli, ma l’eco<br />
mediatica permette loro una<br />
rinnovata coscienza pubblica<br />
delle ricchezze culturali del<br />
loro paesaggio storico, i cui elementi<br />
archeologici sono segni<br />
di identità. Di questo, i paesaggi<br />
archeologici di Etruria e<br />
Sicilia sono due casi eclatanti.<br />
Negli ultimi anni l’Etruria è<br />
diventata lo scenario prediletto<br />
per una riflessione sull’archeologia<br />
preventiva e paesaggio<br />
antico, rispetto all’impatto più<br />
che “intensivo” degli impianti<br />
da fonti di energia rinnovabile<br />
(fotovoltaici ed eolici),<br />
approvati in sede di VPIA<br />
nazionale che regionale. La<br />
Soprintendenza, che ha inteso<br />
opporsi a questa scomposta<br />
invasione, insieme agli archeologi<br />
che operano sul campo<br />
si sta chiedendo “quale valorizzazione,<br />
a questo punto, è<br />
possibile per l’archeologia della<br />
Tuscia?”, al netto del verificarsi<br />
giorno per giorno di quello che<br />
sempre più appare un ossimoro<br />
tra le attività e le scoperte<br />
sul campo e le necessità dei<br />
Committenti delle grandi<br />
opere.<br />
Se le ricerche bibliografiche<br />
e ricognitive hanno offerto<br />
la possibilità di esprimere e<br />
far valere un rischio medio o<br />
medio-alto in tutto il comparto,<br />
per esempio, tra i più colpiti<br />
dalla foga costruttiva, tra<br />
Tuscania e Montalto di Castro<br />
e si sta rispondendo con l’apposizione<br />
o le proposte di apposizione<br />
di vincoli sia paesaggistici<br />
che monumentali (vedi<br />
quello dell’Arrone), sembra<br />
possibile affermare che, oltre la<br />
tutela, molto ancora è da fare<br />
per una futura valorizzazione<br />
che possa coinvolgere le comunità<br />
locali nei confronti delle<br />
emergenze rinvenute.<br />
A Tuscania, l’archeologia preventiva<br />
ha messo in luce aree di<br />
frammenti fittili, isolate emergenze<br />
di abitato di età etrusca e<br />
romana, settori di necropoli sin<br />
d’ora poco o affatto conosciute,<br />
che possono disegnare nuovi<br />
pattern insediativi e aprire<br />
opportunità di ricerca sui materiali,<br />
anche grazie all’ausilio<br />
delle scienze applicate all’archeologia.<br />
A Canino e Montalto<br />
di Castro, si deve all’archeologia<br />
preventiva la scoperta di<br />
interi settori insediamentali del<br />
vasto territorio che un tempo<br />
era sotto il controllo della città<br />
etrusco-romana di Vulci. In<br />
alcuni casi, come in loc. La<br />
Viola, Prataccione e Due Pini,<br />
le evidenze, per lo più di necropoli<br />
e viabilità, stanno chiarendo<br />
la struttura del paesaggio<br />
antico (Fig. 1). La valorizzazione,<br />
anche in questo caso, si sta<br />
orientando verso la diffusione<br />
e disseminazione nei risultati,<br />
all’interno di convegni, conferenze<br />
e incontri pubblici che<br />
hanno coinvolto e vogliono<br />
coinvolgere sia gli addetti ai la-<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 17
REPORT<br />
vori che il grande pubblico.<br />
L’altra faccia della medaglia è<br />
il continuo incontro/scontro<br />
con una Committenza che<br />
intende guadagnare terreno<br />
per l’impianto e, nel momento<br />
in cui emergono tracce<br />
archeologiche, restituisce il<br />
minimo possibile in merito a<br />
fruibilità pubblica. Pur nella<br />
consapevolezza che nonostante<br />
l’archeologia preventiva, spesso<br />
si tende ad inseguire più che a<br />
realizzare, come si è fatto negli<br />
ultimi anni, una vera e propria<br />
valorizzazione del paesaggio<br />
antico, è necessaria sempre di<br />
più una pianificazione ragionata<br />
delle attività, che coinvolga,<br />
sin dai primi passi, anche gli<br />
stakeholders locali.<br />
Anche in Sicilia, l’archeologia<br />
preventiva negli ultimi<br />
anni è stata protagonista del<br />
dibattito su pianificazione<br />
consapevole e conservazione<br />
del paesaggio storico, in seguito<br />
all’incremento di progetti<br />
finalizzati alla realizzazione di<br />
impianti per la produzione di<br />
energia da fonti rinnovabili.<br />
In tal senso, lo spazio ideale è<br />
nell’entroterra dell’isola, nelle<br />
vaste estensioni tra Enna e<br />
Catania, ma anche in provincia<br />
di Ragusa, nel comprensorio<br />
Fig. 2– Sicilia, Altopiano degli Iblei: A) area del progetto di ricognizione; B.<br />
rurale dell’Altopiano degli<br />
Iblei. In questo caso, tuttavia,<br />
all’incremento di progetti per<br />
la realizzazione di impianti per<br />
la produzione di energia eolica<br />
e solare, si accompagnano i<br />
permessi per lo sfruttamento<br />
di fonti di energia non rinnovabile,<br />
i combustibili fossili,<br />
dal bitume al petrolio e al metano,<br />
che impregnano i porosi<br />
strati calcari dell’altopiano.<br />
L’area iblea rappresenta un<br />
settore nevralgico nell’ambito<br />
della geografia della Sicilia:<br />
il paesaggio, oggi in larga<br />
parte rurale, costituisce un<br />
palinsesto ancora poco noto<br />
per l’assenza di ricognizioni<br />
sistematiche. Nonostante la<br />
sua tutela sia basata, infatti, su<br />
un valido Piano Paesaggistico,<br />
esito delle ricerche condotte<br />
dalla Soprintendenza e dagli<br />
enti di ricerca impegnati nel<br />
territorio, numerose sono ancora<br />
le aree di vacuum. Per tale<br />
ragione, un impulso notevole<br />
alla conoscenza del paesaggio<br />
ibleo deriva dalle ricerche legate<br />
all’attività di tutela della<br />
Soprintendenza di Ragusa. Un<br />
esempio è la carta archeologica<br />
dei territori dei comuni<br />
di Monterosso, Giarratana<br />
e Chiaramonte Gulfi (cf.<br />
Brancato et al. 2023), esito<br />
dell’attività di sorveglianza<br />
prescritta dalla Soprintendenza<br />
per la realizzazione di prospezioni<br />
sismiche a rifrazione<br />
propedeutiche in relazione<br />
a un permesso di ricerca per<br />
lo sfruttamento di idrocarburi.<br />
In seguito alla VPIA, la<br />
Soprintendenza ha prescritto,<br />
infatti, la sorveglianza delle<br />
attività sul campo (2019-2021)<br />
da archeologi, coordinati sul<br />
campo da chi scrive per conto<br />
dell’Università di Catania (Fig.<br />
2) veduta aerea del territorio<br />
compreso tra Chiaramonte<br />
Gulfi e Monterosso Almo,<br />
territorio attraversato dalla via<br />
18 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
Selinuntina. Da Brancato et<br />
al. 2023). Considerato il vasto<br />
areale compreso nel permesso<br />
di ricerca, l’attività, che ha<br />
visto tanto il coinvolgimento<br />
degli studenti ma anche della<br />
comunità locale, ha permesso<br />
la ricognizione di una vasta<br />
porzione di territorio mai prima<br />
ricognito, significativo per<br />
il valore di causalità statistica<br />
del campione analizzato.<br />
Tanto il caso dell’Etruria<br />
quanto quello della Sicilia,<br />
dimostrano che oggi l’archeologia<br />
preventiva costituisce<br />
uno strumento di tutela ma<br />
anche di ricerca attiva sui e nei<br />
paesaggi storici. I progetti di<br />
grandi opere, ma anche i cantieri<br />
di modesta entità, indirettamente<br />
permettono di dare<br />
grande visibilità alla storia di<br />
territori solitamente ai margini.<br />
La scoperta archeologica,<br />
quando adeguatamente approfondita<br />
e studiata nel proprio<br />
contesto, permette alle comunità<br />
di sviluppare opportune<br />
strategie di pianificazione<br />
consapevole e di valorizzazione,<br />
basate sulla conoscenza del<br />
patrimonio culturale.<br />
Un esempio virtuoso sono le<br />
cultural routes che ormai, in<br />
Italia e in Europa, costituiscono<br />
forme originali, di promozione<br />
dal basso dei paesaggi<br />
archeologici. Lo sviluppo di<br />
numerosi percorsi di “archeotrekking”<br />
sia in Etruria sia in<br />
Sicilia costituisce un esempio<br />
di questo approccio, volto a<br />
ricucire ambiti territoriali ricchi<br />
di storia ma marginali rispetto<br />
ai grandi attrattori turistici,<br />
attraverso la fruizione del<br />
patrimonio archeologico nel<br />
contesto dei paesaggi e delle<br />
comunità cui appartiene.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Armao G., 2023, Il governo del territorio tra archeologia pubblica e preventiva,<br />
in Rivista Giuridica Ambiente Diritto.it, 23.2, 1-24.<br />
Boschi, F. 2020. Archeologia senza scavo. Geofisica e indagini non invasive.<br />
Bologna: BUP.<br />
Castagnoli, F. 1974. “La Carta Archeologica d'Italia e gli studi di topografia<br />
antica.” Ricognizione archeologica e documentazione cartografica, Quaderni<br />
dell'Istituto di Topografia Antica dell'Università di Roma, VI: 7-17.<br />
Brancato R., Cozzolino M., Giacoppo F., Mirto V., Oliva M., Scerra S. 2023,<br />
Archeologia preventiva e indagini non invasive per la ricerca sui paesaggi della<br />
Sicilia: la ricognizione del settore occidentale dell’Altopiano Ibleo (Ragusa,<br />
Italia)”, in Landscape 3. Una sintesi di elementi diacronici. Uomo e ambiente<br />
nel mondo antico: un equilibrio possibile? 5-6 maggio 2022, Bologna-Ravenna,<br />
Oxford 2023, pp. 170-188 [DOI 10.32028/9781803277004].<br />
Brancato R., Guarnera V., Messina T., Santospagnuolo P., 2023, Creating<br />
Identity: Hidden Cultural Heritage, Ancient Landscapes and Cultural Routes<br />
in Sicily, in D. Panagiotopoulos, P. Militello (eds.), Modelling Archaeological<br />
Landscapes. Modelling Archaeological Landscapes Bridging Past and<br />
Present in two Mediterranean Islands, Heidelberg University Library, Propylaeum,<br />
Heiderlberg 2023, pp. 343-372 [https://doi.org/10.11588/propylaeum.1212].<br />
Fredheim, H., Watson, S. 2023, Understanding Public Benefit from Development-led<br />
Archaeology. Museum of London Archaeology [https://doi.<br />
org/10.48583/jjhm-je58].<br />
Marchi Maria Luisa, Carte archeologiche e censimenti di beni culturali.<br />
L’esperienza delle Università, in Bollettino Di Archeologia on Line. Direzione<br />
Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio XIV, 2023/Supplemento 1, 15-<br />
35.<br />
Quilici Lorenzo., Quilici Gigli Stefania, Introduzione alla Topografia Antica,<br />
Milano, pp. 63-69.<br />
Volpe, Giuliano. 2007. “L’archeologia globale per ascoltare la storia totale del<br />
paesaggio”. In Sudest 20: 20-32.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Archeologia preventiva; topografia antica; legacy data; public engagement;<br />
conscious planning<br />
ABSTRACT<br />
Protection as an Opportunity for Research and Enhancement of Historical<br />
Landscapes in Etruria and Sicily. Over the last few decades, Italy has been a<br />
key player, both as a subject and object, in the international debate on the<br />
topic of preventive archaeology. After some pioneering experiences dedicated<br />
to the evaluation and planning of a preventive approach, significant steps have<br />
been taken to stimulate the interest of stakeholders as well in the strategic<br />
value of the archaeological data that emerge from surveys and excavations. Despite<br />
recent developments in non-invasive investigative techniques, excavation<br />
intervention remains very often indispensable: the enhancement of the results<br />
implies not only potential advancements in the knowledge of the archaeological<br />
landscape but could also constitute the central element of conscious<br />
planning.<br />
AUTORE<br />
Rodolfo Brancato<br />
rodolfo.brancato@unina.it<br />
Università degli Studi di Napoli Federico II<br />
Dipartimento di Studi Umanistici<br />
Simona Carosi<br />
simona.carosi@cultura.gov.it<br />
SABAP per la Provincia di Viterbo<br />
e per l'Etruria Meridionale<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 19
REPORT<br />
L'archeologia preventiva:<br />
documentazione, formazione<br />
e comunicazione<br />
di Elena Calandra<br />
La verifica preventiva<br />
dell’interesse<br />
archeologico<br />
è lo strumento<br />
normativo e<br />
scientifico che regola<br />
i rapporti tra<br />
i lavori pubblici<br />
e l’archeologia,<br />
e come tale necessita<br />
di essere<br />
correttamente<br />
comunicato dagli<br />
addetti ai lavori.<br />
Fig. 1. - Il procedimento di verifica preventiva dell’interesse archeologico. Grafico realizzato da Valeria<br />
Boi, Istituto Centrale per l’Archeologia<br />
Come noto, il territorio<br />
italiano ha subito e<br />
subisce notevoli trasformazioni<br />
prodotte dalle opere<br />
pubbliche, che soprattutto nella<br />
fase postpandemica hanno visto<br />
la realizzazione di infrastrutture<br />
e di numerosissimi impianti<br />
per la produzione di energia<br />
da fonti rinnovabili e non. Tali<br />
opere hanno un impatto notevole,<br />
con il rischio di distruggere<br />
il patrimonio archeologico<br />
sepolto, se non si attuano le<br />
procedure corrette.<br />
Due istanze opposte si impongono<br />
peraltro ai soggetti che<br />
devono decidere: da un lato,<br />
l’esigenza di tutelare i beni archeologici<br />
ancora custoditi dal<br />
sottosuolo, dall’altro il bisogno<br />
sempre più incalzante di assicurare<br />
tempestivamente servizi ai<br />
cittadini.<br />
La legislazione italiana da tempo<br />
ha provveduto con specifiche<br />
leggi sulla verifica preventiva<br />
dell’interesse archeologico<br />
(brevemente, “archeologia preventiva”),<br />
dal 2005 fino all’attuale<br />
Codice dei Contratti pubblici<br />
del 2023, che sostituisce i<br />
precedenti dispositivi normativi<br />
(Fig. 1), ma da ben prima la<br />
forte sensibilità per la tutela,<br />
insita nell’ordinamento italiano<br />
dei beni culturali, aveva portato<br />
a risultati notevoli in termini di<br />
protezione e conservazione, tenendo<br />
come presupposto anche<br />
la Convenzione della Valletta<br />
del 1992.<br />
La legge attuale, forte di una<br />
tradizione normativa quasi ventennale<br />
in materia, prevede la<br />
verifica preventiva dell’interesse<br />
archeologico, ossia la valutazione<br />
del rischio che per i contesti<br />
archeologici e paleontologici<br />
comporta l’esecuzione di un’opera<br />
pubblica. Tale valutazione<br />
20 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
non è certo semplice, ed è svolta<br />
in collaborazione tra pianificatori,<br />
committenti, soggetti<br />
operanti sul territorio, archeologi,<br />
geologi, paleontologi; la<br />
complessità dell’opera è molto<br />
variabile, se si pensa alle strade<br />
e alle ferrovie o ai progetti che<br />
incidono pesantemente sul sottosuolo,<br />
mentre altri interventi<br />
sono più limitati. Essa consiste<br />
nell’acquisizione dei materiali<br />
bibliografici, documentali ed<br />
esito di indagini nelle aree dove<br />
il progetto prevede la realizzazione<br />
dell’opera pubblica; in<br />
base a tali materiali, si decide se<br />
procedere allo scavo dell’area,<br />
dando appunto corso alla verifica<br />
sul terreno, oppure no.<br />
In caso di ritrovamenti, la legge<br />
prevede vari tipi di soluzione<br />
quando ci si trova di fronte<br />
a evidenze archeologiche: un<br />
contesto archeologico può essere<br />
scavato e documentato per<br />
essere poi rimosso, consentendo<br />
la realizzazione dell’opera; in<br />
altri casi, una volta effettuati gli<br />
scavi, è possibile delocalizzare i<br />
rinvenimenti, per assicurarne la<br />
fruizione in un altro luogo o in<br />
un museo. Vi sono invece casi<br />
in cui i contesti emersi rendono<br />
incompatibile la realizzazione<br />
dell’opera, e di conseguenza<br />
si impone una variante del<br />
progetto iniziale, che viene<br />
spostato, sì che si conservano le<br />
evidenze antiche e le si tutela.<br />
Non mancano infine situazioni<br />
in cui è possibile la compresenza<br />
fra antico e moderno nelle<br />
città di oggi, con una logica di<br />
integrazione fra le architetture<br />
attuali e i ritrovamenti, se correttamente<br />
conservati e offerti<br />
al pubblico.<br />
La spiegazione era necessaria,<br />
se si considera che un gran<br />
numero di cittadini è convinto<br />
che l’archeologia è fattore impediente,<br />
che rallenta i tempi e<br />
impedisce di arrivare al compimento<br />
dell’opera: va precisato<br />
invece prima di tutto che l’archeologia<br />
preventiva viene prima<br />
dei lavori per realizzare l’opera,<br />
ed è comunque solo un segmento,<br />
una parte, di un processo<br />
che si compone di varie fasi,<br />
che partono dalla presentazione<br />
dell’intero progetto proposto<br />
dalla stazione appaltante; in<br />
proposito basta consultare il<br />
sito del Ministero dell’Ambiente<br />
e della Sicurezza Energetica<br />
https://va.mite.gov.it/it-IT) per<br />
riscontrare la complessità e le<br />
tappe della procedura, all’interno<br />
della quale la tempistica<br />
decisionale, anche per la parte<br />
archeologica, è ben precisa.<br />
Spetta allora agli archeologi fare<br />
chiarezza: e qui intervengono<br />
la formazione e la comunicazione,<br />
per evitare pericolosi<br />
fraintendimenti, dannosi della<br />
professione degli archeologi ma<br />
con ripercussioni negative più<br />
ampie. Nella communis opinio,<br />
infatti, l’informazione che perlopiù<br />
passa è di segno opposto<br />
rispetto alla pratica della prevenzione,<br />
tanto che ancor oggi<br />
si sente parlare erroneamente<br />
(purtroppo anche da parte di<br />
archeologi!) di “archeologia<br />
di emergenza”, come se non<br />
vi fosse un lungo e faticoso<br />
lavoro di ricognizione, ricerca<br />
e indagine prima di arrivare a<br />
“scoprire” resti antichi – l’archeologia<br />
di emergenza, va detto,<br />
è una modalità di intervento<br />
che oggi, per fortuna, è ridotta<br />
a casi rarissimi. Le sorprese,<br />
beninteso, possono verificarsi<br />
inaspettatamente, in un Paese<br />
caratterizzato dalla ricchezza di<br />
beni archeologici come l’Italia,<br />
ma sono molto rare; tuttavia<br />
quest’aspetto ha sicuramente<br />
molto appeal sul grande pubblico,<br />
affascinato proprio dal<br />
mistero della scoperta inattesa<br />
e dall’associazione illusoria<br />
(da dissipare) con figure irreali<br />
come Indiana Jones.<br />
La formazione, tramite specifici<br />
insegnamenti, porta a costruire<br />
figure professionali in grado di<br />
lavorare sullo scavo ma anche<br />
preparate alla comunicazione,<br />
contestuale e successiva: se il<br />
“dopo scavo” è dettato dalla<br />
legge (come illustrato sopra), e<br />
deve comprendere naturalmente<br />
la pubblicazione, sia scientifica<br />
sia erga omnes, la parte più<br />
delicata è proprio quella dello<br />
scavo in corso, svolto spesso<br />
sotto gli occhi, o protetto dagli<br />
occhi, dei cittadini, che in<br />
entrambi i casi vogliono essere<br />
informati, o traggono conclusioni<br />
sbagliate su tempi e modi,<br />
e proprio se non informati<br />
avvertono il disagio, il freno,<br />
l’ostacolo. Per evitare equivoci,<br />
lo scavo, soprattutto se in città,<br />
deve essere reso visibile, non<br />
necessariamente sempre, anche<br />
tramite accorgimenti semplici;<br />
ragioni di sicurezza possono<br />
sconsigliare le visite al cantiere,<br />
ma le spiegazioni possono<br />
essere utili, per esempio grazie<br />
a una cartellonistica adeguata,<br />
che mostri le tempistiche illustrando<br />
i dati essenziali esposti<br />
per legge e offra informazioni<br />
di base sui ritrovamenti.<br />
Alla comunicazione in situ,<br />
se e dove possibile affidata ad<br />
archeologi in presenza, si può<br />
aggiungere la valorizzazione digitale:<br />
tramite siti web dedicati<br />
all’intervento, o tramite strumenti<br />
di consultazione più generale.<br />
È stata questa la filosofia<br />
alla base della creazione del<br />
Geoportale Nazionale per l’Archeologia<br />
(https://gna.cultura.<br />
gov.it/), per il quale si rinvia<br />
all’intervento di Valeria Boi in<br />
questi atti: esso rappresenta il<br />
punto di raccolta dei dati relativi<br />
alle indagini archeologiche<br />
in Italia, ed è uno strumento<br />
per gli addetti ai lavori, ma intende,<br />
nel tempo, diventare una<br />
piattaforma di consultazione<br />
frequentata da tutti i cittadini.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 21
REPORT<br />
Quadro normativo<br />
• Codice dei Beni Culturali<br />
e del Paesaggio, Decreto<br />
Legislativo 42/2004, articolo<br />
28, vigente<br />
• Legge 109/2005,<br />
“Conversione in legge, con<br />
modificazioni, del decreto-legge<br />
26 aprile 2005, n. 63, recante<br />
disposizioni urgenti per lo sviluppo<br />
e la coesione territoriale,<br />
nonché per la tutela del diritto<br />
d'autore. Disposizioni concernenti<br />
l'adozione di testi unici in<br />
materia di previdenza obbligatoria<br />
e di previdenza complementare”,<br />
articoli 2 ter e 2 quater,<br />
non più vigente<br />
• Codice dei Contratti pubblici,<br />
Decreto Legislativo 163/2006,<br />
articoli 95 e 96, non più vigente<br />
• Legge 57/2015, “Ratifica ed<br />
esecuzione della Convenzione<br />
europea per la protezione del<br />
patrimonio archeologico, fatta<br />
alla Valletta il 16 gennaio<br />
1992”, vigente<br />
• Codice dei Contratti pubblici,<br />
Decreto Legislativo 50/2016,<br />
non più vigente<br />
• Decreto del Presidente del<br />
Consiglio dei Ministri del<br />
14 febbraio 2022 (Gazzetta<br />
Ufficiale - Serie Generale n.<br />
88 del 14 aprile 2022), “Linee<br />
guida per la procedura di verifica<br />
dell’interesse archeologico e<br />
individuazione di procedimenti<br />
semplificati”, vigente<br />
• Codice dei Contratti pubblici,<br />
Decreto Legislativo 36/2023,<br />
vigente.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Pianificazione territoriale; tutela;<br />
valorizzazione digitale; Geoportale<br />
Nazionale per l’archeologia<br />
ABSTRACT<br />
The preventive assessment of archaeological<br />
interest is law in Italy since<br />
2005, but was practised since well before:<br />
it is the normative and scientific<br />
medium that regulates the relationship<br />
between public works and archaeology,<br />
and as such needs to be properly<br />
communicated by the archaeologists<br />
in charge, so as to interest and involve<br />
citizens.<br />
AUTORE<br />
Elena Calandra<br />
elena.calandra@gmail.com<br />
Istituto Centrale per l’Archeologia<br />
– ICA<br />
https://ica.cultura.gov.it/<br />
22 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 23
REPORT<br />
Aquinum, un caso di studio da manuale<br />
Dalla fotointerpretazione archeologica al rilevamento<br />
di prossimità dei paesaggi storici in Etruria e Sicilia<br />
di Giuseppe Ceraudo<br />
Fig. 1 - Rappresentazione schematica dell'impianto urbano e dei principali monumenti<br />
di Aquinum. Con la lettera A è indicato il tempio Maggiore (cd. Capitolium); le lettere<br />
B1-B2 indicano le domus scavate a Nord della Terme Vecciane; C - Terme Vecciane; D -<br />
Edificio absidato; E - Teatro; F - Porticus duplex; G - Anfiteatro; H - Ninfeo; I - Ludus?;<br />
L - Edificio ottagonale?; M - Tempio; N - Edificio termale.)<br />
La secolare tradizione italiana negli studi di Topografia antica ha<br />
giocato un ruolo significativo nel promuovere la consapevolezza che le<br />
trasformazioni del territorio, risultato dell'interazione costante tra l'uomo<br />
e il paesaggio, richiedono un approccio più approfondito. Piuttosto<br />
che affrontare situazioni occasionali, è essenziale comprendere tali<br />
cambiamenti attraverso analisi topografiche estensive e sistematiche.<br />
Questo processo<br />
dovrebbe essere<br />
basato su una specifica<br />
base informativa che<br />
integri tutte le tecnologie<br />
disponibili, sia tradizionali<br />
che innovative. L'approccio<br />
dovrebbe combinare metodologie<br />
consolidate con<br />
tecnologie all'avanguardia,<br />
al fine di consentire una<br />
pianificazione consapevole e<br />
una valorizzazione delle potenzialità<br />
archeologiche dei<br />
territori.<br />
Le attuali disposizioni di<br />
legge in Italia, focalizzate<br />
sull'archeologia preventiva<br />
e sui piani paesistici 1 , hanno<br />
introdotto l'obbligo di<br />
prestare maggiore attenzione<br />
alla salvaguardia e alla<br />
valorizzazione del territorio<br />
e delle sue componenti<br />
culturali. L'obiettivo non è<br />
semplicemente riconoscere<br />
alcuni beni, ma piuttosto<br />
la ricomposizione in un<br />
quadro organico della poleografia,<br />
della rete viaria,<br />
delle infrastrutture, della<br />
distribuzione e della tipologia<br />
degli insediamenti,<br />
così come le attività umane,<br />
nell'ambito della ricostruzione<br />
del paesaggio naturale<br />
o antropizzato.<br />
Seguendo la teoria dei<br />
procedimenti e le fonti tradizionali<br />
propri della disciplina,<br />
quindi, l’innovativo<br />
approccio metodologico alle<br />
problematiche archeologi-<br />
24 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
che del territorio è supportato<br />
dall’attenzione verso alcune<br />
nuove tecnologie, in particolare<br />
(per ciò che riguarda la mia<br />
personale attività di ricerca)<br />
verso i sistemi di remote e proximal<br />
sensing.<br />
Con l’intento di rinnovare<br />
tale filone di ricerca, pur senza<br />
perdere di vista gli obiettivi<br />
fondamentali di conoscenza<br />
da raggiungere attraverso l’indagine<br />
topografica sul campo,<br />
va ribadito che questo tipo di<br />
attività viene necessariamente<br />
supportato dalle consolidate<br />
tecniche di ricognizione diretta<br />
sul terreno. Infatti, uno<br />
degli elementi che più qualifica<br />
la topografia d’indirizzo<br />
archeologico è proprio la ricognizione<br />
sul campo, meglio<br />
se integrale e sistematica: da<br />
considerare non solo come<br />
momento conoscitivo del territorio,<br />
ma come strumento<br />
indispensabile per il controllo<br />
di dati editi e, soprattutto, per<br />
l’acquisizione di dati inediti:<br />
costituiti da manufatti e tracce<br />
presenti sul terreno collegabili<br />
all’insediamento umano pregresso,<br />
in quanto è proprio sui<br />
dati archeologici che si pone il<br />
fondamento della ricostruzione<br />
storica dei territori 2 . Ad essa<br />
si accompagna, dal punto di<br />
vista metodologico, la raccolta<br />
di ogni tipo di documentazione<br />
(bibliografica, archivistica,<br />
cartografica, iconografica, aerofotografica,<br />
materiali e dati<br />
in musei e magazzini), di dati<br />
acquisiti attraverso nuove tecnologie<br />
e grazie all’apporto di<br />
discipline diverse, per ambiti<br />
coerenti allo scopo, quali ad<br />
esempio quello geografico, geologico,<br />
idrologico, botanico.<br />
L’incentivazione delle ricerche<br />
condotte secondo tale ottica<br />
richiesta dalle nuove disposizioni<br />
ha determinato in questi<br />
ultimi anni approcci diversi<br />
anche da parte di settori di studio<br />
precedentemente estranei<br />
alle problematiche della ricerca<br />
topografica sul campo. Per altro<br />
verso, la disponibilità di nuovi<br />
strumenti derivanti dal progresso<br />
tecnologico e dalla stretta<br />
integrazione con altre discipline,<br />
sia nel campo umanistico che<br />
in quello delle scienze naturali,<br />
ha favorito una evoluzione della<br />
materia, sempre nella continuità<br />
della metodologia di base.<br />
Resta fondamentale il confronto,<br />
pur nelle diverse scelte<br />
operative, per indirizzare la<br />
discussione tesa all’esigenza di<br />
affinamento e di sviluppo, insita<br />
nella ricerca scientifica; con la<br />
speranza (che dovrebbe andare<br />
oltre il semplice auspicio) che<br />
una valida indagine topografica<br />
“di superficie” non scada banalmente<br />
per ragioni di opportunità<br />
o, ancor peggio, di opportunismo,<br />
in una inutile indagine<br />
topografica “superficiale”.<br />
I limiti ed i pregi di questo<br />
strumento di indagine sono in<br />
realtà ben noti da tempo a tutti<br />
coloro che operano regolarmente<br />
nel settore. Alla vecchia<br />
dicitura si sono aggiunte “nuove”<br />
diverse terminologie, tutte<br />
peraltro insite nel concetto e<br />
nella metodologia dell’indagine<br />
topografica sul territorio materia<br />
specifica della “Topografia<br />
antica”, come landscape archaeology,<br />
total archaeology, termini<br />
di per sé ineccepibili anche nella<br />
loro traduzione italiana, forse<br />
più moderni e accattivanti, che<br />
sono indizio del fatto che si è<br />
sentita l’esigenza di esprimere<br />
una certa molteplicità di interventi<br />
sul territorio; questa molteplicità<br />
non sempre si risolve<br />
in un arricchimento ed in una<br />
puntualizzazione, ma talvolta<br />
è sintomo dell’introduzione di<br />
elementi di disordine che purtroppo<br />
non sempre rimangono<br />
soltanto a livello formale ma<br />
che talora rischiano di investire<br />
anche la sostanza della materia.<br />
Dalla terminologia è giustificato<br />
dedurre una certa confusione<br />
tra il mezzo ed il fine, ossia tra i<br />
mezzi di studio e gli strumenti<br />
utili alla ricerca ed i fini e gli<br />
obiettivi scientifici della ricerca<br />
stessa, con un eccesso di valutazione<br />
o uno stravolgimento dei<br />
tradizionali mezzi di indagine<br />
con i quali si ha una consuetudine<br />
ormai secolare. A tale<br />
scopo, ritengo opportuno citare,<br />
ribadendone e sostenendone il<br />
pensiero, le parole di F. Castagnoli,<br />
che dopo oltre cinquanta<br />
anni risultano ancora illuminanti<br />
sull’argomento 3 : «Ma ancora<br />
più importante del recupero alla<br />
scienza archeologica di singoli<br />
monumenti e oggetti, è da considerarsi<br />
il metodo di lavoro, consistente<br />
nella integralità della ricerca:<br />
grazie infatti a questa attenta<br />
ricognizione e alla interpretazione<br />
dei dati – che isolatamente presi<br />
potrebbero sembrare a volte insignificanti<br />
– ci rendiamo conto<br />
come sia possibile ancora oggi ricostruire<br />
con sicurezza (nonostante<br />
le trasformazioni avvenute nei<br />
secoli) la struttura degli antichi<br />
insediamenti, ricomporre la rete<br />
viaria e la distribuzione dei centri<br />
abitati, acquisire concreti elementi<br />
per meglio valutare la storia<br />
economica e i caratteri culturali<br />
delle singole zone».<br />
Questo contributo, senza la<br />
presunzione di voler indicare<br />
le linee guida della materia,<br />
vuole stimolare il dibattito e la<br />
discussione sulle scelte operative<br />
applicate o applicabili in<br />
ambiti diversi, con particolare<br />
attenzione agli affinamenti della<br />
ricerca, ai mezzi di studio e agli<br />
strumenti utilizzati, attraverso<br />
la presentazione di esperienze<br />
dirette condotte sul campo dalle<br />
quali si evincano il progetto<br />
strategico e i relativi risultati e<br />
non astratte teorizzazioni.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 25
REPORT<br />
È essenziale sottolineare, però,<br />
che la semplice disponibilità<br />
di nuove tecnologie o di nuovi<br />
strumenti da applicare nelle<br />
indagini territoriali, non costituisce<br />
necessariamente una<br />
"rivoluzione utile" nel campo<br />
dei beni culturali. Affinché<br />
la tecnologia svolga un ruolo<br />
attivo in tali progressi, deve<br />
essere adattata alle reali esigenze<br />
degli archeologi. Il completo e<br />
corretto sviluppo di una tecnica<br />
dovrebbe permettere la creazione<br />
di procedure innovative<br />
che rispondano alle specifiche<br />
esigenze del settore, agevolando<br />
così la definizione di nuovi<br />
paradigmi, operazioni e metodi<br />
per conseguire autentici avanzamenti<br />
nella acquisizione e nella<br />
comprensione del dato archeologico.<br />
Attualmente, l'utilizzo<br />
di sistemi di documentazione<br />
tridimensionale, la creazione di<br />
modelli navigabili e misurabili,<br />
e le procedure per il trattamento<br />
e la gestione dei dati ci pongono<br />
quasi quotidianamente di<br />
fronte a nuove sfide riguardanti<br />
questioni quali la misurazione,<br />
la documentazione, l'interpretazione<br />
e la mappatura.<br />
A sintetizzare tali concetti, da<br />
mettere in relazione all’indagine<br />
aerotopografica, sono da<br />
sottoscrivere le parole di John<br />
Bradford 4 , uno dei grandi pionieri<br />
sull’impiego della fotografia<br />
aerea in archeologia, riguardo<br />
all’uso di giuste strategie di<br />
azione che potrebbero risultare<br />
inadeguate per quel determinato<br />
contesto territoriale o nell’economia<br />
generale del progetto 5 :<br />
«Successful strategy depends on<br />
the right tactics. There are some<br />
types of site by nature unsuited<br />
for air archaeology; like the use of<br />
a mouse-trap to catch a butterfly,<br />
the metod is inappropriate».<br />
A volte si rischia di costruire<br />
progetti di ricerca intorno a<br />
tecniche e strumenti in quel<br />
momento in voga, quando<br />
sono invece le peculiari caratteristiche<br />
di ogni territorio o<br />
monumento a indirizzare la<br />
Fig. 2 - Veduta aerea prospettica (Archivio Labtaf - 2023) del settore centrale della colonia<br />
triumvirale di Aquinum: sulla destra le Terme Vecciane, a sinistra il Teatro in corso<br />
di scavo. in alto sullo sfondo il massiccio di Monte Cairo<br />
metodologia di indagine più appropriata,<br />
così come è stato nel<br />
recente passato per le prospezioni<br />
geofisiche, o per l’utilizzo<br />
del laser scanner per il rilievo<br />
dei monumenti, o ancora dei<br />
droni impiegati troppo spesso<br />
soltanto per esibire “belle immagini”<br />
a corredo. Oggi va di<br />
moda l’applicazione del LiDAR<br />
con il suo uso “estensivo”, per<br />
cui la ricerca diventa l’utilizzo<br />
stesso del sensore, perdendo di<br />
vista quello che risulta essere il<br />
fine ultimo dell’indagine archeologica,<br />
finalizzata alla lettura<br />
diacronica del territorio e alla<br />
sua conoscenza: l'uso di una<br />
trappola per topi per catturare<br />
una farfalla non dimostra la<br />
bontà dello strumento ma rivela<br />
soltanto che il metodo è inadeguato.<br />
Con questo intervento si intendono<br />
presentare gli esiti<br />
delle più recenti indagini non<br />
invasive effettuate all’interno<br />
dell’area urbana di Aquinum<br />
in questi ultimi anni; indagini<br />
che stanno accompagnando<br />
le annuali campagne di scavo<br />
archeologico, consentendo di<br />
delineare con un sempre maggiore<br />
dettaglio la Forma Urbis<br />
della colonia triumvirale (fig.<br />
1 - Rappresentazione schematica<br />
dell'impianto urbano e dei principali<br />
monumenti di Aquinum.<br />
Con la lettera A è indicato il tempio<br />
Maggiore (cd. Capitolium);<br />
le lettere B1-B2 indicano le domus<br />
scavate a Nord della Terme<br />
Vecciane; C - Terme Vecciane; D<br />
- Edificio absidato; E - Teatro; F<br />
- Porticus duplex; G - Anfiteatro;<br />
H - Ninfeo; I - Ludus?; L - Edificio<br />
ottagonale?; M - Tempio; N<br />
- Edificio termale).<br />
Attraverso l’utilizzo di sistemi<br />
e di sensori di tipo diverso, le<br />
prospezioni aeree e quelle geofisiche<br />
hanno progressivamente<br />
permesso di coprire diverse aree<br />
dell’antica città romana, caratte-<br />
26 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
rizzata come ormai noto da un<br />
impianto urbano regolare ma<br />
non ortogonale, consentendo<br />
di individuare nuovi grandi<br />
complessi monumentali collocati<br />
all’interno della maglia<br />
urbana.<br />
E' con questa breve premessa<br />
che si vuole delineare la storia<br />
recente delle ricerche topografiche<br />
ad Aquinum: ricerche<br />
qualificate da un metodo ormai<br />
consolidato, con attività sul<br />
campo che si caratterizzano per<br />
un approccio multidisciplinare.<br />
Il programma dei lavori è stato<br />
progettato considerando le potenzialità<br />
archeologiche ritenute<br />
significative e le promettenti<br />
prospettive di ricerca che il sito<br />
offriva. Inoltre, gli interventi<br />
esplorativi condotti hanno<br />
tenuto conto dei risultati derivanti<br />
dall'analisi dei dati e della<br />
documentazione relativi alle<br />
ricognizioni sistematiche effettuate<br />
per molti anni dal gruppo<br />
di ricerca del Laboratorio di<br />
Topografia Antica e Fotogrammetria<br />
(LabTAF) dell'Università<br />
del Salento.<br />
Attualmente, la presenza consistente<br />
dei depositi archeologici,<br />
la ricchezza di materiali e i notevoli<br />
reperti scoperti durante<br />
le indagini topografiche in tutto<br />
il territorio dell'antica città<br />
rappresentano chiari segnali<br />
favorevoli per la pianificazione<br />
di interventi di scavo archeologico.<br />
Questi interventi mirano<br />
a confermare e verificare ciò<br />
che è stato identificato attraverso<br />
le ricognizioni sul campo,<br />
l'analisi delle immagini aeree<br />
e le prospezioni geofisiche.<br />
Grazie a queste indagini, è stata<br />
realizzata una nuova ricostruzione<br />
dell'assetto urbanistico di<br />
Aquinum (v. Fig. 1).<br />
Grazie alle regolari campagne<br />
di scavo svolte negli ultimi<br />
quindici anni, il sito di Aquinum<br />
è diventato una parte<br />
Fig. 3 - Veduta aerea verticale del settore centrale della colonia triumvirale di Aquinum: con<br />
le Terme Vecciane e il Teatro in corso di scavo.<br />
significativa del panorama archeologico<br />
italiano. Le maestose<br />
Terme Vecciane portate alla<br />
luce 6 (Fig. 2), insieme al teatro<br />
attualmente oggetto di scavo 7<br />
(Fig. 3), stanno contribuendo<br />
in modo sostanziale alla comprensione<br />
della topografia della<br />
città romana. Questo interesse<br />
suscitato da Aquinum va ben<br />
oltre la comunità accademica,<br />
poiché una serie di straordinarie<br />
scoperte, tra cui pavimenti<br />
musivi, colonne e iscrizioni,<br />
hanno portato l'area archeologica<br />
all'attenzione nazionale e<br />
internazionale, tanto da essere<br />
considerata un sito "fortunato"<br />
nei media e sui social<br />
network8. È importante sottolineare,<br />
tuttavia, che alla base<br />
di queste eccezionali scoperte<br />
c'è stata un'attività di ricerca<br />
pianificata che si è protratta per<br />
oltre due decenni.<br />
Il paesaggio di Aquinum, data<br />
la sua diversità e la complessità<br />
degli elementi che lo compongono,<br />
insieme ai fattori che<br />
contribuiscono alla sua formazione<br />
e trasformazione nel<br />
corso del tempo, può essere descritto<br />
come un sistema geografico<br />
complesso che incorpora<br />
sia elementi naturali che antropici.<br />
Questo paesaggio contiene<br />
dati che consentono la ricostruzione<br />
sempre più dettagliata e<br />
articolata dello spazio antico,<br />
comprendendo l'interpretazione<br />
degli elementi rilevati e<br />
una visione diacronica, che può<br />
essere ottenuta solo attraverso<br />
un approccio metodologico<br />
multidisciplinare.<br />
La complessità della strategia<br />
di ricerca adottata e la vasta<br />
quantità di dati raccolti hanno<br />
reso necessaria l'implementazione<br />
di un Sistema Informativo<br />
Geografico per archiviare,<br />
gestire e analizzare le numerose<br />
informazioni raccolte. Questo<br />
rappresenta una progressione<br />
logica delle ricerche sul territorio,<br />
dell'elaborazione cartografica,<br />
dell'interpretazione delle<br />
immagini aeree e delle applicazioni<br />
di geofisica, contribuendo<br />
in modo significativo alla comprensione<br />
e alla documentazione<br />
del paesaggio e dell'insediamento<br />
antico di Aquinum.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 27
REPORT<br />
NOTE<br />
1 http://www.ic_archeo.beniculturali.it/it/275/archeologia-preventiva<br />
(consultato il 10.12.2023).<br />
2 Castagnoli 1978, p. 270.<br />
3 Castagnoli 1972, p. 474.<br />
4 John Spencer Purvis Bradford è stato un archeologo,<br />
pioniere nell’archeologia dei paesaggi e nell’uso delle fotografie<br />
aeree.<br />
5 Bradford 1957, p. ix.<br />
6 Ceraudo 2019.<br />
7 Ceraudo 2020b, pp. 125-137.<br />
8 Ceraudo 2020a, pp. 249-274.<br />
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BIBLIOGRAFIA<br />
ABradford 1957: J. Bradford, Ancient Landscapes.<br />
Studies in Field Archaeology, London 1957.<br />
Castagnoli 1972: F. Castagnoli, La Carta archeologica<br />
d’Italia, in La ricerca scientifica, 42, n. 4, 1972, pp. 473-<br />
475.<br />
Castagnoli 1978: Castagnoli 1978: F. Castagnoli, La<br />
Carta archeologica d’Italia (Forma Italiae), in Quaderni<br />
de “La ricerca scientifica”, 100, 1978, pp. 269-280.<br />
Ceraudo 2011: G. Ceraudo, 100 anni di Archeologia<br />
Aerea in Italia, in AAerea IV-V (2010-2011), Foggia<br />
2011, pp. 5-15.<br />
Ceraudo 2019: G. Ceraudo, Il balneum di Marcus Veccius<br />
ad Aquinum. Considerazioni sull’edificio termale e<br />
sulle sue potenzialità ricettive, in ATTA 29, 2019, pp.<br />
89-111.<br />
Ceraudo 2020°: G. Ceraudo, Considerazioni topografiche<br />
a margine della scoperta del cosiddetto Cesare di<br />
Aquinum: la fortuna è nel metodo, in RendPontAc XCI,<br />
2020, pp. 249-274.<br />
Ceraudo 2020b: G. Ceraudo, Gli edifici da spettacolo<br />
di Aquinum tra distruzione, ricerca e valorizzazione, in<br />
ATTA 30, 2020, pp. 125-137.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Aquinum; topografia antica; indagini aerotopografiche;<br />
prospezioni geofisiche, aeromobili a pilotaggio<br />
remoto (APR).<br />
ABSTRACT<br />
This contribution, without the presumption of outlining<br />
the guidelines of the field, aims to stimulate debate<br />
and discussion on the operational choices applied or applicable<br />
in different areas of Ancient topography investigations,<br />
with particular attention to the refinements of<br />
research, study methods, and tools used. All of this is<br />
achieved through the presentation of the case study of<br />
Aquinum, a Roman colony in South Latium, highlighting<br />
direct experiences conducted in the field to illustrate<br />
the strategic project and its corresponding results, avoiding<br />
abstract theorizations.<br />
AUTORE<br />
Giuseppe Ceraudo<br />
giuseppe.ceraudo@unisalento.it<br />
Università del Salento - Dipartimento di Beni<br />
Culturali<br />
28 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong><br />
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manutenzione strade<br />
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> mappatura 3D di sottoservizi e cavità<br />
> rilievi pre-scavo, OBI (UXO) e vuoti<br />
ponti e viadotti<br />
> deformazioni o cedimenti<br />
> ispezione strutture, calcestruzzi e parti sommerse<br />
> ricerca di vuoti, ammaloramenti o distacchi<br />
monitoraggio ambientale<br />
> frane, argini, cedimenti o smottamenti<br />
> rilievo di fondali, fiumi e bacini<br />
> ricerca di cavità, discariche, tubi e serbatoi<br />
di stoccaggio abbandonati<br />
> studio di grandi aree inaccessibili<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 29
REPORT<br />
Metodi per la documentazione<br />
e la valorizzazione dei contesti<br />
di Archeologia Preventiva<br />
di Emanuel Demetrescu<br />
Fig. 1 - Ricostruzione piano altimetrica del paesaggio non antropico con sovrapposizione<br />
ideale delle future Mura aureliane; in basso il paesaggio di epoca romana tarda<br />
antica in seguito alla costruzione delle mura stesse.<br />
Dall'analisi delle<br />
stratigrafie territoriali<br />
alla realtà virtuale:<br />
l'evoluzione delle tecniche<br />
di ricostruzione<br />
del paesaggio antico<br />
nell'esperienza della<br />
Metro C di Roma.<br />
Nuove tecnologie e approcci integrati per ricostruire e valorizzare il<br />
paesaggio antico: l'esperienza della Metro C di Roma come caso studio<br />
per lo sviluppo di metodologie innovative nell'ambito dell'archeologia<br />
La costruzione della nuova<br />
linea C della metropolitana<br />
di Roma ha rappresentato<br />
negli ultimi 15 anni<br />
un eccezionale laboratorio per<br />
lo sviluppo e la sperimentazione<br />
di metodologie innovative<br />
nell'ambito dell'archeologia<br />
preventiva e della tutela del patrimonio<br />
sepolto. L'estensione<br />
e la complessità del progetto,<br />
che ha interessato vaste aree<br />
del tessuto urbano esterno alle<br />
Mura aureliane, hanno richiesto<br />
l'elaborazione di approcci<br />
integrati per la documentazione,<br />
l'analisi e la valorizzazione<br />
preventiva e della tutela del patrimonio sepolto.<br />
dei contesti archeologici emersi<br />
durante i lavori.<br />
Il presente contributo intende<br />
illustrare l'evoluzione delle tecniche<br />
e delle metodologie impiegate<br />
per la ricostruzione del<br />
paesaggio antico nell'ambito di<br />
questo grande cantiere urbano,<br />
evidenziando come l'interazione<br />
tra discipline diverse e<br />
l'utilizzo di tecnologie digitali<br />
all'avanguardia abbiano aperto<br />
nuove prospettive sia sul piano<br />
della ricerca scientifica che su<br />
quello della comunicazione e<br />
fruizione del patrimonio culturale.<br />
Metodologie di interpretazione<br />
e ricostruzione del paesaggio<br />
antico<br />
Un aspetto centrale è stato lo<br />
sviluppo di una metodologia<br />
originale per la creazione di<br />
modelli piano-altimetrici relativi<br />
alle diverse fasi di vita<br />
del paesaggio a partire da dati<br />
eterogenei. In particolare, sono<br />
state integrate tre principali categorie<br />
di fonti:<br />
1. Cartografia storica<br />
2. Documentazione di scavi e ritrovamenti<br />
noti dalla letteratura<br />
archeologica e da documenti<br />
d'archivio<br />
3. Letture archeologiche dei sondaggi<br />
a carotaggio continuo<br />
L'elaborazione di questi dati<br />
all'interno di un sistema GIS<br />
ha permesso di ricostruire le<br />
grandi stratigrafie urbane, creando<br />
un "sistema esperto" in<br />
grado di fornire informazioni<br />
dettagliate sulla conformazione<br />
30 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
del territorio nelle diverse epoche<br />
storiche. Questo approccio<br />
si è rivelato fondamentale<br />
non solo per la comprensione<br />
dell'evoluzione del paesaggio,<br />
ma anche come strumento per<br />
la tutela e la progettazione.<br />
Ricostruzione delle<br />
stratigrafie urbane<br />
La metodologia sviluppata ha<br />
permesso di comprendere la<br />
dinamica di costruzione delle<br />
Mura aureliane, evidenziando<br />
come l'edificazione sia stata<br />
preceduta da una massiccia attività<br />
di interro di parte dell'alveo<br />
originario della Marrana<br />
e dallo spostamento del corso<br />
d'acqua verso sud (Fig. 1).<br />
Ogni carotaggio è stato analizzato<br />
considerando due punti di<br />
riferimento principali: il "bocca-foro"<br />
alla quota di calpestio<br />
attuale e, al limite inferiore,<br />
l'inizio del terreno "non antropico".<br />
Tra questi due estremi<br />
sono stati rinvenuti piani pavimentali,<br />
sommità di strutture<br />
murarie e fondazioni di edifici.<br />
La produzione dei modelli digitali<br />
delle grandi stratigrafie<br />
urbane ha dato vita ad un "sistema<br />
esperto" in cui sono confluiti<br />
anche la rappresentazione<br />
3D degli scavi archeologici<br />
noti e il livello informativo del<br />
progetto della metropolitana.<br />
Questo ha permesso di estrarre<br />
sezioni e viste tridimensionali<br />
per valutare l'impatto delle<br />
opere ingegneristiche sul patrimonio<br />
archeologico sepolto.<br />
antico, integrando i dati archeologici<br />
con ricostruzioni paleoambientali.<br />
Un approccio imprescindibile<br />
per la comprensione degli ultimi<br />
secoli di vita di questo settore<br />
della città è stato l'utilizzo<br />
della cartografia storica, che ha<br />
permesso di ricostruire elementi<br />
oggi scomparsi come mulini,<br />
edifici di servizio e viabilità<br />
minore.<br />
L'Extended Matrix come strumento<br />
di ricostruzione stratigrafica<br />
Un ulteriore passo avanti nella<br />
ricostruzione del paesaggio antico<br />
è stato compiuto con l'introduzione<br />
della metodologia<br />
dell'Extended Matrix. Questo<br />
approccio, applicato in particolare<br />
agli scavi delle stazioni<br />
San Giovanni e Amba Aradam,<br />
ha permesso di integrare la<br />
documentazione stratigrafica<br />
tradizionale con ipotesi ricostruttive<br />
virtuali.<br />
L'Extended Matrix offre la<br />
possibilità di rappresentare non<br />
solo le unità stratigrafiche reali,<br />
ma anche quelle virtuali (strutturali<br />
e non strutturali), fornendo<br />
uno strumento potente<br />
per la visualizzazione e l'analisi<br />
delle fasi costruttive e delle trasformazioni<br />
nel tempo. Questo<br />
metodo è stato applicato con<br />
successo nella ricostruzione<br />
delle caserme e della Domus del<br />
comandante nel sito di Amba<br />
Aradam, permettendo di docu-<br />
Ricostruzione paleo-ambientale e<br />
cartografia storica<br />
Parallelamente allo studio stratigrafico,<br />
sono state sviluppate<br />
tecniche innovative per la visualizzazione<br />
e la ricostruzione<br />
virtuale dei contesti archeologici.<br />
L'utilizzo di software di<br />
computer grafica ha permesso<br />
di creare rappresentazioni<br />
tridimensionali del paesaggio<br />
Fig. 2 - Visualizzazione della replica digitale dei proxy (con relativa scala di attendibilità)<br />
e modello di rappresentazione degli ambienti dipinti della c.d. Domus del<br />
comandante.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 31
REPORT<br />
mentare il complesso processo<br />
di ricostruzione dell'evoluzione<br />
del sito archeologico (Fig.<br />
2).<br />
Conclusioni e<br />
prospettive future<br />
L'esperienza maturata nel<br />
contesto della Metro C ha evidenziato<br />
come la ricostruzione<br />
virtuale non sia più solo uno<br />
strumento di visualizzazione e<br />
disseminazione, ma stia diventando<br />
un vero e proprio strumento<br />
conoscitivo nell'ambito<br />
dello studio archeologico. La<br />
creazione di "repliche digitali"<br />
dei siti, che integrano dati di<br />
scavo, rilievi 3D ad alta risoluzione<br />
e ricostruzioni virtuali,<br />
apre nuove possibilità per<br />
l'analisi scientifica e la simulazione<br />
di scenari storici.<br />
Lo sviluppo tecnologico degli<br />
ultimi anni, in particolare nel<br />
campo della computer grafica<br />
in tempo reale, sta portando<br />
a una convergenza tra diversi<br />
ambiti applicativi (GIS, BIM,<br />
industria cinematografica) che<br />
confluiscono verso la creazione<br />
di strumenti unici capaci di<br />
gestire dati eterogenei e offrire<br />
visualizzazioni multidimensionali.<br />
I metodi sviluppati nell'ambito<br />
dell'archeologia preventiva<br />
per la Metro C di Roma sono<br />
pensati per essere replicabili<br />
in contesti simili. L'approccio<br />
interdisciplinare, l'integrazione<br />
di tecnologie digitali avanzate<br />
e la creazione di modelli<br />
virtuali interattivi sono stati<br />
sviluppati specificatamente<br />
per migliorare la comprensione,<br />
la tutela e la valorizzazione<br />
del paesaggio antico, offrendo<br />
al contempo strumenti opensource<br />
riusabili per la pianificazione<br />
urbana e lo studio del<br />
paesaggio antico.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Demetrescu, E. 2015. Archaeological stratigraphy as a formal language<br />
for virtual reconstruction. Theory and practice. Journal of Archaeological<br />
Science, 57: 42-55.<br />
Demetrescu, E. 2020. La ricostruzione dei paesaggi antichi attraverso<br />
l'integrazione di dati, metodologie e tecniche: presente e futuro dagli<br />
esempi della Metro C a Roma. In: Archeologi nelle terre di bonifica.<br />
Paesaggi stratificati e antichi sistemi da riscoprire e valorizzare: 135-151.<br />
Padova: TerrEvolute, 2.<br />
Demetrescu, E., Fontana, S. 2009. Archeo-restituzioni territoriali e urbane,<br />
valutazione del rischio archeologico e software open source. Archeologia<br />
e Calcolatori, 2: 95-106.<br />
Demetrescu, E., Fontana, S. 2011. Metodologia di restituzione delle<br />
stratigrafie archeologiche sepolte. In: R. Rea (ed.) Cantieristica archeologica<br />
e opere pubbliche. La Linea C della Metropolitana di Roma: 111-<br />
120. Milano: Electa.<br />
Demetrescu, E., Fontana, S., Rea, R. 2011. Conoscenze pregresse e nuovi<br />
dati: l'evoluzione del paesaggio. In: R. Rea (ed.) Cantieristica archeologica<br />
e opere pubbliche. La Linea C della Metropolitana di Roma: 61-89.<br />
Milano: Electa.<br />
Morretta, S., Rea, R. 2018. Una nuova caserma alle pendici meridionali<br />
del Celio. In: A. D'Alessio, C. Panella, R. Rea (eds) I Severi. Roma universalis.<br />
L'impero e la dinastia venuta dall'Africa: 190-199. Milano: Electa.<br />
Rea, R. (ed) 2011. Cantieristica archeologica e opere pubbliche. La linea<br />
C della metropolitana di Roma. Milano: Electa.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Archeologia preventiva; Ricostruzione virtuale; Paesaggio antico;<br />
Stratigrafia urbana; Digital replica<br />
ABSTRACT<br />
This paper presents innovative methods for documenting and enhancing<br />
preventive archaeology contexts, drawing from the experience of Rome's<br />
Metro C project. It illustrates the evolution of techniques for reconstructing<br />
ancient landscapes, from GIS-based stratigraphic modeling to photorealistic<br />
3D visualizations. The integration of heterogeneous data sources,<br />
including core samples, historical maps and excavation records, allows<br />
creating comprehensive "digital replicas" of archaeological sites. These<br />
virtual reconstructions, enhanced by the Extended Matrix methodology,<br />
serve both scientific analysis and public dissemination, paving the way for<br />
new approaches in cultural heritage management.<br />
AUTORI<br />
Emanuel Demetrescu<br />
emanuel.demetrescu@cnr.it<br />
CNR-ISPC, Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale, Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche, Roma-Montelibretti<br />
32 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
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REPORT<br />
Il rapporto tra Archeologia<br />
Preventiva e sviluppo Infrastrutturale<br />
di Francesca Frandi<br />
Progettare il domani attraverso<br />
la storia. L’esperienza del Gruppo<br />
Ferrovie dello Stato e di Italferr<br />
Fig. 1 - Linea Palermo- Catania. Lotto 3. I<br />
lavori a Vallelunga Pratameno.<br />
Il Gruppo Ferrovie dello Stato<br />
Italiane è il primo a dotarsi sin dagli<br />
anni ’90, di uno staff di archeologi<br />
professionisti, che gestiscono tutte<br />
le attività archeologiche funzionali<br />
alla progettazione-esecuzione delle<br />
opere ferroviarie, garantendo da<br />
un lato lo sviluppo infrastrutturale,<br />
dall’altro la salvaguardia e la valorizzazione<br />
del patrimonio storicoarcheologico<br />
del nostro Paese, sfruttando<br />
metodologie di indagine sempre<br />
più avanzate e all’avanguardia.<br />
La realizzazione di grandi<br />
infrastrutture è stata ed<br />
è tuttora un’occasione<br />
eccezionale di ricerca scientifica<br />
finalizzata alla conoscenza dei<br />
processi storici di frequentazione<br />
del territorio. Le indagini archeologiche<br />
eseguite in corrispondenza<br />
dei sedimi delle opere consentono<br />
di raccogliere una grande<br />
quantità di dati relativi a tutte le<br />
epoche storiche.<br />
Anche per questi motivi il<br />
Gruppo Ferrovie dello Stato<br />
Italiane è stato il primo a dotarsi,<br />
sin dagli anni ’90, di uno<br />
staff interno di archeologi con<br />
l’obiettivo di promuovere lo sviluppo<br />
infrastrutturale del Paese<br />
garantendo la salvaguardia e la<br />
valorizzazione del patrimonio<br />
storico-archeologico dell’Italia, in<br />
un’ottica di piena sostenibilità.<br />
Gli specialisti archeologi di<br />
FSI intervenendo nell’ambito<br />
della progettazione delle opere<br />
ferroviarie, con la redazione di<br />
studi specialistici, progetti di<br />
indagini ed esecuzione di attività<br />
di campo, seguendo i vari<br />
livelli di approfondimento dei<br />
progetti e condividendo con le<br />
Soprintendenze Archeologiche<br />
territorialmente competenti<br />
entità e modalità di esecuzione<br />
delle attività connesse alla verifica<br />
preventiva dell’interesse archeologico,<br />
hanno creato un approccio<br />
pioneristico che ha visto gradualmente<br />
superare il luogo comune<br />
dell’archeologia come un ostacolo<br />
alla realizzazione delle Grandi<br />
Opere.<br />
Tutto ciò è stato da stimolo alla<br />
nascita di un nuovo modo di fare<br />
archeologia, che ha portato alla<br />
sperimentazione sia di nuovi approcci,<br />
sia di nuove metodologie<br />
di indagine, puntando lo sguardo<br />
verso l’obiettivo primario di<br />
coesistenza tra l’opera pubblica,<br />
spesso di rilevanza nazionale, e la<br />
salvaguardia del patrimonio culturale<br />
archeologico del territorio<br />
italiano.<br />
La costruzione delle linee ferroviarie<br />
ad Alta Velocita / Alta<br />
Capacità ha rappresentato il<br />
primo vero banco di prova, che<br />
ha visto lavorare il Gruppo FSI<br />
con tutte le Soprintendenze<br />
Archeologiche interessate dal<br />
grande progetto. In questa occasione,<br />
per la prima volta, si è<br />
discusso di archeologia preventiva<br />
e si è sentita la necessità di redigere<br />
una normativa che regolasse<br />
tutte le procedure e definisse un<br />
modello operativo, pratico e dettagliato<br />
atto a favorire la ricerca,<br />
la tutela e la valorizzazione dei<br />
beni culturali.<br />
In questo senso è stato fondamentale<br />
il contributo degli<br />
specialisti archeologi del Gruppo<br />
Ferrovie che, a seguito dell’esperienza<br />
sui progetti dell’Alta<br />
Velocità, hanno proposto<br />
una procedura normativa da<br />
cui hanno avuto origine gli<br />
articoli di legge relativi alla<br />
Verifica Preventiva dell’interesse<br />
Archeologico. Tale procedura,<br />
negli anni a venire, ha completamente<br />
rivoluzionato il lavoro<br />
dell’archeologo che oggi, a distanza<br />
di venti anni, vede nell’<br />
Archeologia Preventiva le sue<br />
principali possibilità di occupazione.<br />
Con il tempo la Struttura di<br />
Archeologia - attualmente S.O.<br />
Archeologia sotto la Direzione<br />
Progettazione, U.O. Architettura,<br />
Ambiente e Territorio – di<br />
Italferr, la Società di Ingegneria<br />
del Gruppo FSI, si è arricchita di<br />
professionisti archeologi e di figure<br />
utili alla gestione dei cantieri,<br />
allo scopo di poter coordinare<br />
34 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
tutte le indagini previste dalla verifica<br />
preventiva dell’interesse archeologico<br />
nelle diverse fasi della<br />
progettazione: studio, progettazione<br />
ed esecuzione di indagini<br />
archeologiche e valorizzazione dei<br />
beni archeologici.<br />
Nello specifico, la stretta collaborazione<br />
con le Soprintendenze si<br />
realizza in tutta Italia nelle attività<br />
di redazione e verifica di studi<br />
archeologici, di progettazione di<br />
indagini archeologiche, di esecuzione<br />
di prospezioni geofisiche,<br />
di carotaggi, saggi e scavi archeologici,<br />
anche in estensione, in<br />
coerenza con le diverse fasi di approfondimento<br />
della procedura<br />
della Verifica Preventiva, ma che<br />
può anche proseguire fino alla<br />
valorizzazione dei contesti antichi<br />
rinvenuti.<br />
Le attività della struttura, pienamente<br />
integrate con le fasi<br />
progettuali, sono rivolte principalmente<br />
all’ottimizzazione<br />
dell’interazione tra patrimonio<br />
archeologico e sviluppo infrastrutturale,<br />
con una sempre maggiore<br />
attenzione alla sostenibilità<br />
ambientale delle opere a corredo<br />
di una corretta gestione della<br />
risoluzione delle interferenze e<br />
ottimizzando i costi e i tempi<br />
di lavorazione, per una miglior<br />
amministrazione delle finanze<br />
pubbliche.<br />
Tutto ciò ha permesso di conseguire<br />
negli anni importanti<br />
traguardi, come la riduzione<br />
significativa di rinvenimenti archeologici<br />
rispetto all’esperienza<br />
delle prime Tratte AV/AC e la<br />
sensibile riduzione dei costi delle<br />
attività archeologiche sul campo.<br />
Stessa riduzione va registrata per i<br />
tempi di esecuzione delle indagini<br />
archeologiche.<br />
Il successo è legato anche alla<br />
sinergia messa in atto in Italferr<br />
tra gli archeologi e tutte le altre<br />
componenti specialistiche coinvolte<br />
nella progettazione, quali<br />
ad esempio geologia, cartografia,<br />
opere civili ecc..<br />
Le recenti sfide rappresentate dai<br />
progetti PNRR hanno richiesto<br />
un grande impegno da parte<br />
di tutta la Struttura Operativa<br />
Archeologia, che sta rispondendo<br />
in modo più che positivo a<br />
garantire il rispetto dei tempi<br />
prestabiliti. In questa fase, dove<br />
la priorità è garantire una rapida<br />
esecuzione della fase delle indagini<br />
in modo da rispettare i serrati<br />
tempi del processo amministrativo,<br />
ci si è concentrati nell’applicazione<br />
di indagini più speditive,<br />
specificatamente quelle di remote<br />
sensing e mediante l’uso dei recenti<br />
sensori di prossimità.<br />
La felice sperimentazione, che<br />
si è succeduta ormai in molteplici<br />
cantieri ferroviari in diversi<br />
contesti e regioni d’Italia (Fig. 1 -<br />
Linea Palermo- Catania. Lotto 3.<br />
I lavori a Vallelunga Pratameno),<br />
ha dimostrato come questa sia<br />
la giusta strada da percorrere per<br />
ottenere una dettagliata caratterizzazione<br />
del dato archeologico,<br />
con vantaggi evidenti per i processi<br />
di valutazione e mitigazione<br />
dell’impatto sul patrimonio<br />
antico. Tale metodo ha permesso<br />
un ulteriore guadagno in termini<br />
di velocità di esecuzione, costi,<br />
precisione tecnica e buoni esiti,<br />
obiettivi di fondamentale importanza<br />
per la pratica dell'archeologia<br />
preventiva.<br />
La sinergia esistente tra le<br />
Soprintendenze territorialmente<br />
competenti e la SO Archeologia,<br />
volta a coniugare progettazione e<br />
tutela del territorio, è indirizzata<br />
anche alla valorizzazione archeologica,<br />
che vuole rendere accessibili<br />
al pubblico i contesti archeologici<br />
rinvenuti, promuovendoli<br />
come risorsa turistica e culturale<br />
da lasciare alle future generazioni.<br />
Le sperimentazioni e la ricerca di<br />
nuovi metodi di indagine non si<br />
fermano qui, lo sviluppo tecnologico<br />
impone una continua ricerca<br />
di nuove applicazioni da mettere<br />
in campo per l’archeologia preventiva.<br />
Intelligenza Artificiale<br />
e analisi di immagini satellitari<br />
rappresentano il futuro e non<br />
dobbiamo farci trovare impreparati<br />
di fronte a questa nuova<br />
frontiera.<br />
Per questo Italferr riconosce l'importanza<br />
di conciliare la ricerca<br />
e la formazione accademica con<br />
la tutela del patrimonio culturale<br />
connessa allo sviluppo infrastrutturale<br />
del Paese.<br />
Per questi motivi la struttura<br />
Archeologia di Italferr ha partecipato<br />
attivamente all’istituzione<br />
presso l’Università degli Studi<br />
della Tuscia di Viterbo del Master<br />
Universitario di II livello in<br />
“Archeologia Preventiva e gestione<br />
del rischio archeologico”, organizzato<br />
in collaborazione con la<br />
Direzione Generale Archeologia,<br />
l’Istituto Centrale per l’Archeologia,<br />
la Direzione Generale Musei<br />
e Archeoimprese, ha promosso il<br />
cofinanziamento di dottorati di<br />
ricerca finalizzati all’individuazione<br />
di nuove metodologie di<br />
indagine e sperimenta l’impiego<br />
di nuove tecnologie all’interno<br />
di progetti di ricerca di rilevanza<br />
nazionale ed internazionale.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Frandi F.; Ludovici D. (2020), Archeologia preventiva e progettazione<br />
ferroviaria: la genesi dell’attuale Procedura di Verifica Preventiva<br />
e l’esperienza di 25 anni di best practice, in Atti e Rassegna<br />
Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino,<br />
153-LXXIV, n. 2-3, 63-67.<br />
Comedini M.;Frandi F.;Manfredi E.; Pastura G.; Pericci F.; Sordini<br />
M. (<strong>2024</strong>); Archeologia preventiva e infrastrutture ferroviarie<br />
in Sicilia. Indagini di remote e proximal sensing sulla nuova<br />
linea Palermo-Catania, in Analysis Archaeologica, 8, cds.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Progettazione; Archeologia Preventiva; valorizzazione;<br />
remote sensing; grandi opere,<br />
ABSTRACT<br />
Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, has been the first Italian<br />
engineering company to equip itself, since the 1990s, with its<br />
own staff of professional archaeologists capable of managing all<br />
archaeological activities functional to the design and construction<br />
of railway works and to resolve any interference between new<br />
railway works and the archaeological heritage. The team works<br />
in collaboration with the territorially competent Archaeological<br />
Superintendencies in Italy and is registered in the Ministry of<br />
Culture’s list of operators qualified to draw up the Archaeological<br />
Assessment Document, bringing the latest non-invasive archaeological<br />
investigation methods.<br />
AUTORE<br />
Francesca Frandi<br />
f.frandi@italferr.it<br />
Italferr SpA (Polo Infrastrutture Ferrovie dello Stato)<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 35
REPORT<br />
I vantaggi e le innovazioni metodologiche<br />
del remote e del proximal sensing<br />
nel campo dell’Archeologia Preventiva<br />
Sperimentazioni e risultati nell’ambito della verifica<br />
Preventiva dell’ Interesse Archeologico.<br />
Fig.1 - Le<br />
indagini<br />
non invasive<br />
eseguite<br />
da Italferr<br />
sul territorio<br />
nazionale.<br />
di Giancarlo Pastura<br />
Sin dalle prime applicazioni,gli<br />
archeologi hanno colto il potenziale<br />
di utilizzo dei metodi geofisici per<br />
individuare strutture archeologiche<br />
sepolte sotto la superficie del suolo,<br />
aspetto fondamentale nelle procedure<br />
di archeologia preventiva. Fino a<br />
poco tempo fa, il vero ostacolo era<br />
rappresentato dagli elevati costi e<br />
dalle barriere tecniche rappresentate<br />
dal l'implementazione e dalla raccolta<br />
di dati su larga scala. I recenti<br />
progressi nella tecnologia di imaging<br />
termico, imaging in profondità, droni<br />
e intelligenza artificiale hanno ridotto i<br />
costi e migliorato la qualità e il volume<br />
dei dati raccolti ed elaborati<br />
Entrate nella normativa e<br />
nelle procedure con ritardo<br />
rispetto ad altri Paesi<br />
europei, le tecniche di remote<br />
sensing sono una componente<br />
sempre più presente nelle esperienze<br />
italiane di Archeologia<br />
Preventiva che, salvo poche eccezioni,<br />
ne dimostrano efficacia<br />
e innegabili benefici nell’ottica<br />
della programmazione e della<br />
progettazione consapevole. Benché<br />
ormai da tempo sono noti<br />
limiti e potenzialità dei singoli<br />
metodi di indagine, grazie anche<br />
ad una sempre maggiore sperimentazione<br />
degli stessi in ambito<br />
accademico, ultimi anni si è<br />
continuato a dibattere sul ruolo<br />
effettivo che le tecniche diagnostiche<br />
possono ricoprire all’interno<br />
dei processi di valutazione<br />
archeologica preventiva, specie<br />
quando connessi allo sviluppo<br />
infrastrutturale del Paese.<br />
La recente introduzione delle<br />
Linee Guida per la procedura di<br />
verifica dell’interesse archeologico<br />
(DPCM del 14.02.2022,<br />
pubblicato sulla G.U. del<br />
14.04.22), a cui hanno fatto<br />
seguito le circolari n.53/2022 e<br />
n.1/2023, oggi assorbite nell’Allegato<br />
I.8 del D.Lgs 36/2023,<br />
sono state occasione per la struttura<br />
Archeologia di Italferr (Società<br />
del Polo Infrastrutture Ferrovie<br />
dello Stato) per introdurre<br />
un protocollo operativo che<br />
previlegia l’utilizzo estensivo di<br />
indagini geofisiche con l’obiettivo<br />
di indirizzare, sulla base degli<br />
esiti delle analisi indirette, i saggi<br />
di scavo in maniera più puntuale<br />
e di individuare ulteriori<br />
sistemi di indagine speditivi ed<br />
affidabili in grado di calibrare il<br />
rischio archeologico.<br />
Tale necessità è stata ulteriormente<br />
accentuata dal programma<br />
di investimenti relativo alle<br />
opere infrastrutturali inserite<br />
nel Piano di Ripresa e Resilienza<br />
volte a incrementare ed estendere<br />
la rete ferroviaria nazionale<br />
ad Alta Velocità/Alta Capacità<br />
nonché a potenziare le tratte<br />
regionali, dove l’utilizzo di metodologie<br />
d’indagine speditive<br />
per l’individuazione dei depositi<br />
archeologici, è risultata fondamentale<br />
per garantire tempi<br />
certi di realizzazione.<br />
Tale modo di procedere definisce<br />
in maniera puntuale le aree<br />
36 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
da sottoporre a verifica archeologica,<br />
riducendo al minimo<br />
il numero di saggi e comprimendo<br />
notevolmente le tempistiche<br />
di esecuzione, troppo<br />
spesso vincolate ad aspetti<br />
di difficile gestione, quali ad<br />
esempio l’acquisizione delle<br />
aree, l’occupazione temporanea<br />
del terreno, la presenza di<br />
colture in atto, l’opposizione<br />
dei privati, ecc.<br />
L’applicazione costante di questo<br />
protocollo operativo (fig.1<br />
- Le indagini non invasive eseguite<br />
da Italferr sul territorio<br />
nazionale) ha consentito di<br />
affinare l’utilizzo delle singole<br />
metodologie, di valutarne<br />
limiti e criticità e di sperimentare<br />
ulteriori metodi efficienti<br />
e vantaggiosi nell’ambito della<br />
verifica preventiva dell’interesse<br />
archeologico.<br />
In primo luogo, infatti, si è<br />
proceduto nell’efficientare<br />
l’utilizzo delle metodologie di<br />
remote sensing più tradizionali,<br />
predisponendo degli standard<br />
molto rigidi per la progettazione<br />
delle indagini, dove la.<br />
scelta del tipo di metodologia<br />
da impiegare dipende in primo<br />
luogo dalla composizione<br />
geolitologica dei terreni nei<br />
quali risulta inserito l'elemento<br />
archeologico, dalle condizioni<br />
logistiche dell'area oggetto<br />
dell'intervento di prospezione,<br />
nonché dagli eventuali disturbi<br />
causati dalle infrastrutture dei<br />
centri abitati e industriali, dalle<br />
linee elettriche e ferroviarie.<br />
Inoltre sono stati stabiliti degli<br />
standard per l’interpretazione<br />
e la restituzione dei dati predisponendo<br />
una piattaforma in<br />
ambiente GIS in cui le mappe<br />
generate attraverso le varie<br />
tecniche geofisiche vengono<br />
processate attraverso un’analisi<br />
visiva e una successiva restituzione<br />
delle tracce tramite<br />
disegno vettoriale su feature<br />
poligonali. Ad ogni feature sono<br />
assegnati una serie di attributi<br />
relativi principalmente al tipo<br />
di traccia, al sensore da cui è<br />
estrapolata, all’interpretazione e<br />
al grado di rischio. Questo viene<br />
compilato in una scala di valori<br />
basso – medio – alto a seconda<br />
della ripetitività della traccia<br />
nelle diverse sensoristiche, dalla<br />
sua attendibilità e dal suo inserimento<br />
nel contesto (fig.2 - Collegamento<br />
Aeroporto di Olbia.<br />
Carta integrata del rischio archeologico).<br />
La prima applicazione di questa<br />
modalità operativa si è avuta nel<br />
progetto “Andora- Finale Ligure”<br />
per dove sono state eseguite<br />
numerose indagini con metodo<br />
geoelettrico che hanno consentito<br />
di individuare una serie di<br />
anomalie che hanno trovato<br />
puntuale riscontro nella conseguente<br />
verifica archeologica.<br />
Vista l’affidabilità dei risultati,<br />
in un contesto archeologico<br />
particolarmente complesso individuato<br />
all’interno dello stesso<br />
progetto, sono state eseguite<br />
ulteriori indagini che, in questo<br />
caso, hanno avuto un riscontro<br />
parziale e hanno consentito di<br />
acquisire ulteriori informazioni<br />
per una corretta progettazione<br />
delle indagini geofisiche, specie<br />
in presenza di contesti che necessitano<br />
di una caratterizzazione<br />
puntuale del record sepolto.<br />
Allo stesso tempo altri progetti,<br />
anche piuttosto complessi in<br />
termini di estensione e morfologia,<br />
hanno messo in evidenza<br />
una serie di criticità in relazione<br />
agli obiettivi dichiarati in termini<br />
di speditività e accuratezza; la<br />
scarsa predisposizione di alcune<br />
aree all’indagine, la necessità<br />
di acquisire le autorizzazioni<br />
da parte dei privati proprietari<br />
delle aree, i costi elevati e le<br />
tempistiche necessarie per la<br />
registrazione dei dati si sono<br />
rivelati incompatibili con gli<br />
iter autorizzatori dei progetti,<br />
soprattutto quelli inseriti nel<br />
PNRR.<br />
Un esempio in questo senso è<br />
stata la progettazione del nuovo<br />
collegamento ferroviario con<br />
l’Aeroporto di Olbia “Costa<br />
Smeralda”, che ha dato occasione<br />
per l’avvio di una sinergia tra<br />
la Soprintendenza Archeologia<br />
Fig.2 - Collegamento Aeroporto di Olbia. Carta integrata del rischio archeologico.<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 37
REPORT<br />
Belle Arti e Paesaggio di Sassari<br />
e Nuoro e la struttura Archeologia<br />
di Italferr (Gruppo Ferrovie<br />
dello Stato Italiane) per la sperimentazione<br />
di nuove procedure<br />
operative.<br />
Infatti, rapportate l’estensione<br />
dell’opera e le tempistiche per la<br />
sua realizzazione alle esigenze di<br />
conoscenza e tutela, si è preferito<br />
adottare un approccio innovativo<br />
e di maggior efficacia sia<br />
per i riscontri, sia per i tempi,<br />
anziché percorrere le vie più tradizionali.<br />
Pertanto, si è optato<br />
per l’utilizzo contemporaneo di<br />
diverse metodologie di indagine<br />
strumentale indiretta, eseguiti<br />
per mezzo di drone, quali il<br />
rilievo Lidar, l’acquisizione di<br />
immagini RGB e le analisi<br />
Multispettrali e Termiche.<br />
I risultati di questa sperimentazione<br />
sono stati molto incoraggianti<br />
tanto che è stata ripetuta<br />
anche nelle indagini archeologiche<br />
preventive connesse al<br />
progetto “Nuovo collegamento<br />
Palermo – Catania Lotto 3-Lercara<br />
Dir.- Caltanisetta Xirbi”<br />
dove, vista la complessità delle<br />
opere e la pluristratificazione<br />
archeologica, si è scelto di aggiungere<br />
anche la magnetometria<br />
da drone e quella terrestre,<br />
quest’ultima utilizzata come elemento<br />
di validazione. Questo<br />
termine di paragone si è rivelato<br />
particolarmente interessante<br />
perché se da un lato è emersa<br />
una ancora evidente differenza<br />
qualitativa nella restituzione dei<br />
dati, dall’altro il magnetometro<br />
da drone è stato in grado di cogliere<br />
le anomalie archeologiche<br />
più interferenti con il progetto.<br />
In linea generale si può affermare<br />
che sono stati raggiunti<br />
traguardi di altissima qualità,<br />
soprattutto nel determinare il<br />
miglior equilibrio possibile tra<br />
velocità, costi, precisione tecnica<br />
e buoni esiti, tutti obiettivi<br />
di innegabile importanza nella<br />
pratica dell’archeologia preventiva.<br />
La qualità delle restituzioni<br />
dimostra che le più evolute<br />
tecnologie e strumentazioni<br />
sono ora in grado di fornire una<br />
caratterizzazione dettagliata del<br />
record nascosto, anche a scala<br />
paesaggistica, se consideriamo<br />
l’estensione dell’opera.<br />
Tuttavia la verifica archeologica<br />
ha evidenziato alcune criticità<br />
sulle anomalie generate da alcune<br />
sensoristiche e ha consentito<br />
di valutare soluzioni e nuove<br />
strategie da mettere in atto.<br />
Resta infatti ovvio che le tecniche<br />
di telerilevamento e di<br />
remote sensing hanno dei limiti<br />
sia in termini operativi, poiché<br />
l’applicazione delle varie tecniche<br />
è condizionata dall’uso del<br />
suolo e talvolta dalla geologia,<br />
sia in termini interpretativi,<br />
principalmente per il fatto che<br />
non restituiscono informazioni<br />
dirette sulla cronologia delle<br />
evidenze rilevate. L’integrazione<br />
di più sensori è risultata fondamentale<br />
per superare tali limiti<br />
di ricerca ed è proprio questo<br />
l’aspetto su cui è possibile lavorare,<br />
tenendo conto che le procedure<br />
di archeologia preventiva<br />
non sono programmabili nella<br />
loro ‘stagionalità’.<br />
Questo intervento, infatti, non<br />
intende dimostrare la possibilità<br />
di risolvere le procedure di<br />
archeologia preventiva soltanto<br />
attraverso la diagnostica non<br />
invasiva, ma ribadisce il ruolo<br />
dell'“archeologia preventiva senza<br />
scavo”, oramai perfettamente<br />
in grado di restituire il potenziale<br />
archeologico di un’area e<br />
di indirizzare le indagini dirette,<br />
con l’obiettivo di individuare in<br />
maniera speditiva, con costi ridotti<br />
e con ampia possibilità di<br />
applicazione, eventuali criticità<br />
per la realizzazione di un’opera<br />
per tempi utili ad una riprogettazione.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Campana S. (2018), Mapping the<br />
Archaeological Continuum. Filling<br />
‘Empty’ Mediterranean Landscapes<br />
– SpringerBrief in Archaeology.<br />
Campana S. (2017), Drones in Archaeology.<br />
State-of-the-art and Future<br />
Perspectives, in Archaeological<br />
Prospection - Wiley Online Library<br />
Frandi F.; Ludovici D. (2020), Archeologia<br />
preventiva e progettazione<br />
ferroviaria: la genesi dell’attuale<br />
Procedura di Verifica Preventiva e<br />
l’esperienza di 25 anni di best practice,<br />
in Atti e Rassegna Tecnica della<br />
Società degli Ingegneri e degli Architetti<br />
in Torino, 153-LXXIV, n.<br />
2-3, 63-67.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Remote sensing; proximal sensing;<br />
archeologia preventiva;<br />
progettazione; indagini preventive<br />
ABSTRACT<br />
In recent years the role of preventive<br />
archaeological investigations - and<br />
consequently that of archaeologists<br />
-in territorial and urban transformation<br />
became more and more important;<br />
On the other hand, the time<br />
allocated to archaeological investigation<br />
is often severely compressed:<br />
so, it is essential to exercise targeted<br />
and effective action and, even more<br />
so, to have in-depth knowledge of<br />
the context on which the project<br />
impacts. The National Geoportal for<br />
Archaeology is a useful tool, making<br />
archaeological data available for<br />
consultation and free reuse. Its usefulness<br />
is growing every day, thanks<br />
to recent provisions that provide for<br />
the use of the GNA as a standard for<br />
the delivery of minimum data for all<br />
archaeological investigations.<br />
AUTORE<br />
Giancarlo Pastura<br />
g.pastura@italferr.it<br />
Italferr SpA (Polo Infrastrutture<br />
Ferrovie dello Stato)<br />
38 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
OnTheRoad<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 39
REPORT<br />
Costruire la sostenibilità<br />
sociale dell'archeologia<br />
preventiva. Un cantiere aperto<br />
di Fabio Pinna, Mattia Sanna Montanelli<br />
Dire che l'archeologia preventiva<br />
in Italia considera solo la<br />
sostenibilità ambientale ed economica,<br />
ma non quella sociale,<br />
non sarebbe del tutto corretto.<br />
Tuttavia, la sua componente<br />
sociale è spesso poco visibile<br />
nelle procedure amministrative,<br />
rendendo difficile il coinvolgimento<br />
delle comunità locali<br />
e la trasformazione delle loro<br />
istanze in proposte concrete di<br />
partecipazione.<br />
Archeologia preventiva<br />
e sostenibilità sociale<br />
La tutela del patrimonio culturale,<br />
da cui la stessa archeologia<br />
preventiva discende, offre, in<br />
sé, occasioni di educazione e<br />
consapevolezza, avvicinando le<br />
comunità locali alla storia del<br />
proprio territorio, di crescita<br />
economica, integrando nell’offerta<br />
culturale dei territori nuovi<br />
percorsi culturali, di coesione<br />
sociale, rafforzando anche in<br />
senso intergenerazionale i legami<br />
comunitari e di identità<br />
condivisa, di sostenibilità culturale,<br />
contribuendo a disegnare<br />
una visione della gestione del<br />
territorio che integra armonica-<br />
mente la conservazione del patrimonio<br />
con lo sviluppo infrastrutturale.<br />
Purtuttavia, è vero<br />
che la componente sociale della<br />
sostenibilità di un’opera nelle<br />
procedure di archeologia preventiva<br />
è meno esplicitamente<br />
trattata rispetto alle altre. La tutela,<br />
fuori degli iter amministrativi,<br />
non sempre riesce a trovare<br />
una via per liberare e trasferire<br />
questo suo intrinseco potenziale<br />
sociale alle comunità. Anzi, è<br />
più che concreto il rischio che<br />
espressioni come “archeologia<br />
preventiva” risultino del tutto<br />
irrilevanti per chi, nei territori,<br />
sente profondo il legame col<br />
proprio patrimonio culturale e<br />
40 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
trova difficoltà nel capire perché<br />
mai il passato della propria<br />
comunità debba gestirsi a porte<br />
chiuse, senza che vi sia stata<br />
alcuna possibilità di dir niente<br />
in merito.<br />
L'UNESCO, attraverso l'iniziativa<br />
Culture | 2030, ha<br />
identificato 22 indicatori, sia<br />
qualitativi che quantitativi, che<br />
servono a valutare il contributo<br />
della cultura in relazione<br />
agli “Obiettivi di Sviluppo<br />
Sostenibile” (SDG) (Fig. 1 I<br />
22 “Thematic Indicators for<br />
Culture in the 2030 Agenda”<br />
(da Unesco 2019). Questi<br />
indicatori sono organizzati<br />
in quattro categorie principali:<br />
Ambiente e Resilienza,<br />
Economia e Prosperità, Saperi<br />
e Competenze, Inclusione e<br />
Partecipazione. Per ciascun indicatore,<br />
il documento fornisce<br />
una scheda tecnica dettagliata<br />
che include lo scopo dell'indicatore,<br />
le fonti da cui è possibile<br />
raccogliere i dati e le indicazioni<br />
metodologiche per la sua<br />
costruzione. Tra i più rilevanti,<br />
in relazione alla sostenibilità<br />
sociale dell’archeologia preventiva,<br />
si segnalano:<br />
• Indicatore 4: Infrastrutture culturali.<br />
Misura la disponibilità e<br />
l'accessibilità di infrastrutture<br />
culturali come siti, musei, biblioteche,<br />
centri culturali, che<br />
possono ospitare nuovi contenuti<br />
ed esperienze culturali<br />
anche grazie all’archeologia<br />
preventiva. Esamina la distribuzione<br />
geografica di queste<br />
infrastrutture e il loro accesso<br />
da parte di diverse fasce della<br />
popolazione, con particolare attenzione<br />
ai gruppi vulnerabili o<br />
emarginati. La sua rilevanza per<br />
la sostenibilità sociale risiede<br />
nella capacità di garantire che<br />
tutte le comunità, indipendentemente<br />
dal loro background<br />
socio-economico, abbiano accesso<br />
alla cultura.<br />
• Indicatore 7: Impiego culturale.<br />
Questo indicatore analizza l'occupazione<br />
nel settore culturale,<br />
includendo sia i lavori diretti<br />
(ad esempio, archeologi, operatori<br />
museali, etc.) sia quelli<br />
indiretti (ad esempio, amministrazione<br />
culturale, servizi<br />
connessi). Misura l'inclusività<br />
del settore culturale come datore<br />
di lavoro e il suo contributo<br />
alla prosperità economica. Un<br />
settore culturale che offre opportunità<br />
lavorative contribuisce<br />
alla riduzione delle disuguaglianze<br />
e alla promozione della<br />
giustizia sociale.<br />
• Indicatore 18: Cultura per la<br />
coesione sociale. Questo indicatore<br />
valuta il contributo della<br />
cultura alla coesione sociale,<br />
inclusa la capacità della cultura<br />
di promuovere l'inclusione sociale,<br />
ridurre le disuguaglianze<br />
e migliorare il dialogo interculturale.<br />
L'archeologia preventiva<br />
può contribuire a rilevare il<br />
livello di inclusione di diverse<br />
culture e lingue, promuovendo<br />
la comprensione interculturale.<br />
• Indicatore 21: Partecipazione<br />
culturale. Questo indicatore<br />
monitora il livello di partecipazione<br />
della popolazione alle<br />
attività culturali, sia come spettatori<br />
che come partecipanti attivi<br />
(ad esempio, partecipazione<br />
a corsi, workshop, festival).<br />
L'attenzione è posta sull'inclusione<br />
di tutti i gruppi sociali,<br />
considerando anche le barriere<br />
economiche e fisiche alla partecipazione.<br />
È fondamentale per<br />
valutare come la cultura contribuisca<br />
all'inclusione sociale e<br />
alla coesione.<br />
• Indicatore 22: Processi partecipativi.<br />
Misura l'inclusione dei<br />
cittadini nei processi decisionali<br />
culturali, garantendo che la<br />
gestione della cultura sia partecipativa<br />
e risponda ai bisogni<br />
delle diverse comunità.<br />
Problemi della partecipazione<br />
pubblica ai procedimenti di<br />
archeologia preventiva<br />
Aldilà degli aspetti di contenuto,<br />
vi sono tuttavia almeno due<br />
ordini di problemi fondamentali<br />
che, affrontando il tema<br />
della sostenibilità sociale nel<br />
contesto dell'archeologia preventiva<br />
italiana, sembra necessario<br />
tenere in considerazione:<br />
• il primo, di agibilità amministrativa,<br />
afferente alla sfera<br />
degli spazi che la legge concede<br />
a questi obiettivi di raccordo<br />
sociale,<br />
• ed un secondo, di iniziativa<br />
pubblica, legato a chi spetti, e a<br />
quale titolo di rappresentanza,<br />
assumere l’onere di trasformare<br />
istanze generali diverse provenienti<br />
dalla comunità in proposta<br />
concreta.<br />
Agibilità amministrativa<br />
Nelle procedure di archeologia<br />
preventiva, che talvolta si<br />
applicano anche a opere private<br />
di interesse pubblico (p.e.<br />
edifici ed impianti di interesse<br />
pubblico), la partecipazione<br />
del pubblico è generalmente<br />
passiva, confinata agli accordi<br />
tra il Committente,<br />
la Soprintendenza e la ditta<br />
archeologica incaricata, anche<br />
se, come noto, la formale<br />
responsabilità degli interventi<br />
archeologici rimane in capo<br />
alle Soprintendenze, che assumono<br />
la direzione scientifica<br />
ai sensi dell’art. 88 del D.lgs.<br />
42/2004 (“Codice dei Beni<br />
Culturali e del Paesaggio”). Le<br />
Soprintendenze sono chiamata<br />
a verificare l’eventuale interesse<br />
archeologico di un’area<br />
interessata da opere: in caso<br />
affermativo, il permesso alla<br />
realizzazione dell’opera conterrà<br />
prescrizioni riguardo l’assistenza<br />
archeologica, mentre,<br />
qualora si rinvengano evidenze<br />
di particolare importanza, la<br />
tutela viene esaurita con la<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 41
REPORT<br />
documentazione e la conservazione<br />
dei materiali, entrambi di<br />
appartenenza statale. Per eventuali<br />
testimonianze di elevato<br />
interesse archeologico possono<br />
essere negoziati cambiamenti<br />
progettuali che permettano la<br />
conservazione dei resti. I valori<br />
e gli interessi delle comunità<br />
locali dovrebbero dunque essere<br />
presi in considerazione in<br />
quest’ultimo momento, che<br />
concerne l’identificazione del<br />
patrimonio culturale.<br />
Il D.lgs. n. 36/2023 (“Codice<br />
dei contratti pubblici”) ha confermato<br />
all’art. 40 la possibilità<br />
del “dibattito pubblico”, già<br />
introdotto nel codice del 2016<br />
come misura per mitigare, già<br />
allo stadio di progetto di fattibilità,<br />
possibili conflitti derivanti<br />
dall’impatto delle grandi<br />
opere, le cui ricadute negative<br />
potrebbero ripercuotersi soprattutto<br />
a livello locale. L’allegato<br />
I.6, che nel nuovo Codice regola<br />
transitoriamente il “dibattito<br />
pubblico” nei casi in cui questo<br />
è obbligatorio (opere al di sopra<br />
di una certa soglia dimensionale),<br />
supera il D.P.C.M. n. 76<br />
del 10 maggio 2018, allineando<br />
l’istituto ad altre norme sopravvenute,<br />
come quelle legate<br />
al Piano Nazionale di Ripresa<br />
e Resilienza (PNRR). Alcune<br />
differenze procedurali e l'enfasi<br />
sulla celerità modificano<br />
in senso restrittivo l’efficacia<br />
di questo istituto, come quelle<br />
che riguardano i termini di<br />
partecipazione e di risposta<br />
più stretti, l’istituzione di un<br />
Responsabile del Dibattito<br />
con poteri di intervento che<br />
aumentano la centralizzazione<br />
del processo, l’introduzione obbligatoria<br />
di strumenti digitali,<br />
che possono limitare la capacità<br />
di partecipazione approfondita.<br />
L’allegato, inoltre, esclude il dibattito<br />
pubblico a) per le opere<br />
afferenti alla sicurezza difesa<br />
nazionale; b) per interventi di<br />
manutenzione ordinaria e straordinaria,<br />
restauri, adeguamenti<br />
tecnologici e completamenti;<br />
c) per le opere già sottoposte a<br />
procedure preliminari di consultazione<br />
pubblica sulla base<br />
di norme europee. Per tutte le<br />
altre fattispecie escluse dall’obbligo,<br />
l’indizione del dibattito<br />
pubblico è facoltà della stazione<br />
appaltante o dell’ente concedente,<br />
ove ne ravvisi l’opportunità<br />
in ragione della particolare<br />
rilevanza sociale dell’intervento<br />
e del suo impatto sull’ambiente<br />
e sul territorio, garantendone in<br />
ogni caso la celerità.<br />
Iniziativa pubblica<br />
A chi spetta, e a quale titolo di<br />
rappresentanza, assumere l’onere<br />
di trasformare istanze generali<br />
diverse provenienti dalla<br />
comunità in proposta concreta?<br />
Abbiamo visto come in sede<br />
amministrativa il dibattito pubblico<br />
possa rappresentare, in<br />
precise fattispecie e allo stadio<br />
di progetto di fattibilità, uno<br />
spazio garantito per manifestare<br />
tali istanze. L’allegato I.6,<br />
per le opere di cui alla Tabella<br />
1, di importo compreso tra la<br />
soglia ivi indicata e due terzi<br />
della medesima, attribuisce alla<br />
stazione appaltante o all'ente<br />
concedente il compito di indire<br />
il dibattito pubblico, su<br />
richiesta a) della Presidenza del<br />
Consiglio dei ministri o dei<br />
Ministeri direttamente interessati<br />
alla realizzazione dell'opera;<br />
b) di un Consiglio regionale o<br />
di una provincia o di una città<br />
metropolitana o di un comune<br />
capoluogo di provincia territorialmente<br />
interessati dall'intervento;<br />
c) di uno o più consigli<br />
comunali o di unioni di comuni<br />
territorialmente interessati<br />
dall'intervento, se complessivamente<br />
rappresentativi di<br />
almeno centomila abitanti; d)<br />
di almeno cinquantamila cittadini<br />
elettori nei territori in<br />
cui è previsto l'intervento; e) di<br />
almeno un terzo dei cittadini<br />
elettori per gli interventi che<br />
interessano le isole con non più<br />
di centomila abitanti e per il<br />
territorio di comuni di montagna.<br />
Come fa notare Francesca<br />
Benetti, «non è inverosimile<br />
pensare che l’amministrazione<br />
ABAP (o qualunque altro Ente<br />
locale coinvolto nel dibattito<br />
pubblico, n.d.r.) possa utilizzare<br />
questi incontri per comprendere<br />
più a fondo i valori<br />
attribuiti dalla comunità a un<br />
dato patrimonio archeologico,<br />
conoscibile attraverso le procedure<br />
di archeologia preventiva<br />
– anch’esse attivabili allo stadio<br />
del progetto di fattibilità».<br />
Rischi<br />
Nella prassi, le decisioni<br />
dell'amministrazione SABAP<br />
restano ancora caratterizzate da<br />
un'ampia discrezionalità tecnica,<br />
che non sempre - anche<br />
per ragioni legate a particolari<br />
sofferenze di organico - considera,<br />
o può considerare,<br />
adeguatamente i valori delle<br />
comunità locali, ostacolando<br />
anche la partecipazione passiva<br />
del pubblico. L’articolo 88,<br />
comma 1 del Codice dei Beni<br />
Culturali, d’altra parte, attribuendo<br />
la proprietà dei dati<br />
delle ricerche archeologiche al<br />
Ministero della Cultura, “titolare”<br />
(de facto, non de iure) di<br />
una “riserva di pubblicazione”,<br />
limita la consultazione dei dati<br />
da parte del pubblico e dei<br />
professionisti, alimentando potenziali<br />
occasioni di conflitto.<br />
In contesti già problematici,<br />
ciò rischia di escludere le comunità<br />
locali dalla conoscenza<br />
dei ritrovamenti archeologici,<br />
esacerbando le tensioni. Ben<br />
consapevoli della differenza che<br />
intercorre tra possibili implicazioni<br />
sociali derivanti dalla<br />
realizzazione di una rotonda in<br />
pieno centro urbano e quelle<br />
42 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
prodotte dalla costruzione di un<br />
tracciato ferroviario, va comunque<br />
registrato che la partecipazione<br />
pubblica nelle procedure<br />
di archeologia preventiva può<br />
comunque portare con sé dei<br />
rischi che poco hanno a che<br />
fare con la sostenibilità sociale<br />
del procedimento: la tutela del<br />
patrimonio culturale, infatti,<br />
potrebbe ben prestarsi ad operazione<br />
di cultural washing e<br />
maquillage culturale, per coprire<br />
volontà diverse, che vanno da<br />
quelle tese a mascherare impatti<br />
negativi che riguardano altri<br />
interessi pubblici (p.e. ambientali),<br />
a quelle volte ad ostacolare<br />
la realizzazione un’opera (per<br />
ragioni diverse, politiche, economiche,<br />
etc.).<br />
Incentivare la valorizzazione<br />
sociale dell’archeologia preventiva<br />
Nella convinzione che la valorizzazione<br />
sociale dell’archeologia<br />
preventiva contenga ampi<br />
spazi di mercato per gli archeologi<br />
professionisti, non ancora<br />
del tutto esplorati, si pone a<br />
nostro avviso un’ulteriore necessità,<br />
che è quella di dotare la<br />
domanda di sostenibilità sociale<br />
legata alle procedure di archeologia<br />
preventiva, ben presente<br />
nei territori, di meccanismi di<br />
incentivazione che vadano a<br />
vantaggio di possibili committenti<br />
interessati a sostenerla.<br />
Se nell’ambito della progettazione<br />
di grandi opere pubbliche,<br />
anche in ragione della<br />
scala degli investimenti pubblici<br />
mobilitati, lo stimolo a curare<br />
gli aspetti di sostenibilità sociale<br />
di un’opera potrebbe non<br />
essere strettamente legato a<br />
fattori economici, ma piuttosto<br />
riguardare la possibilità di poter<br />
contare su “archeologi progettisti”<br />
(vale a dire professionisti<br />
formati per intercettare quegli<br />
obiettivi), in molti altri casi<br />
(per esempio nel caso di opere<br />
private di interesse pubblico)<br />
potrebbe essere più facile per<br />
stazioni appaltanti o generici<br />
investitori tener conto della<br />
sostenibilità sociale sapendo<br />
di poter contare anche su altre<br />
forme di incentivazione, come<br />
per esempio misure di fiscalità<br />
agevolata, in grado di generare<br />
riconoscibili benefici reputazionali.<br />
Ed in effetti, giova ricordare<br />
come anche una misura di<br />
successo come l’Art Bonus, che<br />
ha favorito il coinvolgimento<br />
attivo di migliaia di cittadinimecenati<br />
a sostegno di luoghi<br />
della cultura di appartenenza<br />
pubblica, agisca pienamente nel<br />
solco della sostenibilità sociale.<br />
E vale ancora la pena ricordare<br />
come, sulla base di quel modello,<br />
la Regione Toscana sia stata<br />
in grado di attivare una sorta di<br />
“art bonus” regionale, esteso ad<br />
iniziative e progetti culturali riguardanti<br />
anche beni di natura<br />
ecclesiastica, ugualmente fondato<br />
su meccanismi di compensazione<br />
dei versamenti fiscali, da<br />
applicarsi alle imposte regionali<br />
sulle attività produttive.<br />
Considerazioni Finali<br />
In sintesi, l'archeologia preventiva<br />
in Italia incorpora aspetti<br />
della sostenibilità sociale, anche<br />
se queste dimensioni possono<br />
non essere sempre evidenti o<br />
formalmente integrate quanto<br />
quelle ambientali ed economiche.<br />
Tuttavia, non si può<br />
dire che la sostenibilità sociale<br />
sia completamente trascurata.<br />
In alcuni contesti, potrebbe<br />
esserci spazio per un maggiore<br />
riconoscimento e integrazione<br />
degli aspetti sociali nella pratica<br />
dell'archeologia preventiva, specialmente<br />
in termini di partecipazione<br />
pubblica e valorizzazione<br />
del patrimonio culturale<br />
come risorsa per il benessere<br />
sociale.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Benetti, F. (2020), Il diritto di partecipare.<br />
Aspetti giuridici del rapporto tra<br />
pubblico e archeologia. Mantova: SAP.<br />
Güll P. (2011), Verso un'archeologia<br />
sostenibile. Riflessioni a trent'anni da<br />
Rabies archaeologorum, in Risorse naturali<br />
e attività produttive. Ferento a confronto<br />
con altre realtà. II Convegno di<br />
Studi in memoria di Gabriella Maetzke<br />
(Viterbo, 27 - 28 Aprile 2010), Viterbo:<br />
Università della Tuscia, pp. 19-33.<br />
Güll P. (<strong>2024</strong>), Archeologia preventiva<br />
per le stazioni appaltanti. Norme, problemi,<br />
soluzioni, Roma.<br />
Sanna Montanelli, M. (2019) Un ‘Faro’<br />
alla Marina: beni culturali e ‘comunità<br />
patrimoniali’ per una innovazione sociale<br />
nel quartiere portuale di Cagliari,<br />
in R. Martorelli (ed.) Know the sea to<br />
live the sea. Conoscere il mare per vivere<br />
il mare. Atti del Convegno (Cagliari –<br />
Cittadella dei Musei, Aula Coroneo, 7-9<br />
marzo 2019), Perugia, pp. 185-190.<br />
Unesco (2019), Thematic Indicators<br />
for Culture in the 2030 Agenda, Parigi.<br />
[Consultato il 14 luglio <strong>2024</strong>]. Disponibile<br />
da: https://unesdoc.unesco.org/<br />
ark:/48223/pf0000371562.locale=en.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
Archeologia preventiva; Archeologia<br />
Pubblica; Sostenibilità sociale;<br />
Patrimonio culturale; Partecipazione<br />
pubblica<br />
ABSTRACT<br />
Preventive archaeology in Italy integrates<br />
aspects of social sustainability, although<br />
these may be less visible compared to<br />
environmental and economic dimensions.<br />
The protection of cultural heritage,<br />
inherent in preventive archaeology,<br />
offers opportunities for education, community<br />
engagement, and the preservation<br />
of shared identities. However, social<br />
sustainability often remains underemphasized<br />
in administrative processes,<br />
limiting public participation and the<br />
potential for community involvement.<br />
Addressing these challenges requires<br />
both administrative adaptability and<br />
public initiatives to ensure that preventive<br />
archaeology can fully contribute to<br />
social cohesion and sustainable cultural<br />
management.<br />
AUTORI<br />
Fabio Pinna,<br />
Mattia Sanna Montanelli<br />
Università degli Studi di Cagliari<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 43
REPORT<br />
Per una carta del potenziale<br />
archeologico di Roma<br />
Nuovi approcci metodologici in SITAR<br />
di Mirella Serlorenzi, Ascanio D’Andrea, Carlo Rosa, Paolo Rosati, Daniele Sepio<br />
Il progetto ArcheoSITAR,<br />
fondato dalla<br />
“Soprintendenza Speciali<br />
Beni Archeologici Belle<br />
Arti e Paesaggio di Roma<br />
(SSABAP-RM), rappresenta<br />
un significativo passo in<br />
avanti nella digitalizzazione<br />
dei dati archeologici.<br />
L’elaborazione continua<br />
di strumenti pratici per<br />
l’utenza tra cui la “Carta<br />
del Potenziale” rappresenta<br />
la più recente linea di<br />
ricerca su cui si sta focalizzando<br />
il gruppo interdisciplinare<br />
del SITAR.<br />
Il mandato istituzionale<br />
L'obiettivo istituzionale dello<br />
studio e della mappatura del potenziale<br />
archeologico nel SITAR<br />
negli ultimi anni è stato quello<br />
di creare uno strumento efficace<br />
a supporto della pianificazione<br />
urbana e della gestione del patrimonio<br />
culturale: la Mappa del<br />
Potenziale Archeologico di Roma.<br />
La Soprintendenza di Roma<br />
svolge un ruolo cruciale in questo<br />
sforzo, essendo responsabile<br />
della salvaguardia e della valorizzazione<br />
del patrimonio archeologico<br />
della città. Sviluppando<br />
un modello solido di potenziale<br />
archeologico, la Soprintendenza<br />
può anticipare e mitigare l'impatto<br />
dei progetti edilizi, infrastrutture<br />
e sviluppo urbano<br />
pianificati sul sedime dei siti<br />
archeologici. Questo approccio<br />
proattivo garantisce che contesti<br />
archeologici significativi siano<br />
identificati e preservati prima<br />
che vengano danneggiate o distrutte.<br />
Lo strumento faciliterà<br />
un processo decisionale informato<br />
nella pianificazione urbana,<br />
contribuendo a bilanciare le<br />
esigenze dello sviluppo moderno<br />
con la conservazione dei siti<br />
storici. Inoltre, esso sosterrà il<br />
quadro normativo che prevede<br />
valutazioni archeologiche nelle<br />
aree ad alto potenziale, semplificando<br />
i processi amministrativi<br />
e migliorando la conformità con<br />
le normative di tutela del patrimonio.<br />
Nel complesso, la creazione<br />
di un modello efficiente<br />
di potenziale archeologico da<br />
parte della Soprintendenza di<br />
Roma sottolinea l'impegno a<br />
preservare il patrimonio culturale<br />
della città, conciliandolo con<br />
la continua evoluzione urbana.<br />
Potenziale Qualitativo e<br />
Quantitativo<br />
La riflessione sul potenziale archeologico<br />
nel progetto SITAR<br />
mira a sviluppare una conoscenza<br />
predittiva del sottosuolo<br />
di Roma, utile a supportare<br />
e orientare la pianificazione<br />
urbana della città. Poiché la<br />
SSABAP deve autorizzare preventivamente<br />
lo sviluppo di<br />
grandi progetti urbani in una<br />
città dove la conformazione<br />
orografica è quasi interamente<br />
artificiale e modellata dall'attivi-<br />
44 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
tà umana, è essenziale disporre<br />
di uno strumento che integri<br />
il potenziale archeologico nei<br />
processi di progettazione che<br />
contempli quelle che furono le<br />
quote antiche. In questo modo,<br />
il potenziale archeologico viene<br />
considerato una risorsa da valorizzare<br />
piuttosto che un semplice<br />
rischio da gestire.<br />
SITAR negli anni ha approfondito<br />
il concetto di "cluster"<br />
legati a evidenze archeologiche<br />
confermate, utilizzando varie<br />
fonti per passare da una rappresentazione<br />
bidimensionale a<br />
una tridimensionale, offrendo<br />
così una visione più completa e<br />
dettagliata del potenziale archeologico<br />
della città. Il potenziale<br />
archeologico di un'area viene<br />
calcolato attraverso l'analisi<br />
di varie fonti di dati, tra cui<br />
documenti storici, scoperte<br />
archeologiche precedenti e dati<br />
paleoambientali. Il processo<br />
comporta la valutazione della<br />
densità, tipologia e stratigrafia<br />
dei siti noti, nonché del contesto<br />
geomorfologico. Questi<br />
fattori contribuiscono alla creazione<br />
di modelli predittivi che<br />
evidenziano le aree con un'alta<br />
probabilità di contenere evidenze<br />
archeologiche, espresse<br />
all'interno del WebGis in metri.<br />
Dal punto di vista grafico il potenziale<br />
qualitativo si costruisce<br />
e si legge orizzontalmente ed<br />
esprime il suo valore attraverso<br />
la rappresentazione cartografica,<br />
mentre il potenziale quantitativo<br />
è verticale ed esprime il suo<br />
valore in sezione.<br />
L'esigenza di inserire dati in<br />
tempo reale parallelamente al<br />
lavoro di recupero e sistematizzazione<br />
degli archivi correnti<br />
della Soprintendenza, ha spinto<br />
la Soprintendenza Speciale di<br />
Roma a ideare un metodo che<br />
consenta l’immissione nel sistema<br />
delle nuove informazioni<br />
provenienti dagli scavi archeologici<br />
in corso nel territorio di<br />
competenza. La procedura da<br />
un punto di vista amministrativo<br />
prevede in primis l'apertura<br />
dell’Origine dell’Informazione,<br />
ossia il livello del sistema che<br />
oggi viene gestito dall'ufficio<br />
SITAR, il quale sarà reso disponibile<br />
agli utenti esterni accreditati.<br />
Questa apertura permetterà<br />
ai professionisti di interagire direttamente<br />
con la piattaforma,<br />
consentendo loro di inserire i<br />
dati durante o immediatamente<br />
dopo la fine dell'indagine. Al<br />
fine di creare uno strumento<br />
sempre aggiornato per la Carta<br />
del Potenziale, all’interno del<br />
modulo di descrizione sarà<br />
prevista nella sezione “Origine<br />
dell’Informazione” (OI) una<br />
sottosezione per l’inserimento<br />
delle quote. In forma preliminare<br />
sono state definite le tre<br />
quote principali che definiscono<br />
il potenziale archeologico<br />
quantitativo, ossia quota media<br />
del piano di campagna, del csd.<br />
tetto dell’archeologico e del csd.<br />
tetto del geologico.<br />
Potenziale Archeologico<br />
Qualitativo<br />
Il potenziale archeologico<br />
qualitativo valuta il rischio di<br />
scoperte in modo interpretativo,<br />
considerando il contesto<br />
storico, culturale e cronologico.<br />
Analizza i tipi, le fasi e le funzioni<br />
degli elementi archeologici<br />
per ricostruire modelli urbani<br />
coerenti nel tempo. Include<br />
la ricerca archivistica, l'analisi<br />
delle mappe storiche e le interpretazioni<br />
delle attività umane<br />
passate. Questo metodo approfondisce<br />
la rilevanza archeologica<br />
di un'area, evidenziando non<br />
solo i manufatti presenti ma<br />
anche il loro significato storico<br />
e culturale.<br />
Potenziale Archeologico<br />
Quantitativo<br />
L'approccio quantitativo al<br />
potenziale archeologico implica<br />
un metodo sistematico di riclassificazione<br />
dei dati archeologici,<br />
integrandoli con informazioni<br />
geologiche e geomorfologiche.<br />
Questo processo valuta la distribuzione<br />
dei campioni archeologici<br />
sovrapponendo tali dati<br />
sia allo sviluppo urbano attuale,<br />
sia all'erosione del paesaggio<br />
in epoca storica. Un elemento<br />
chiave di questo approccio è la<br />
creazione di Modelli Digitali<br />
di Elevazione (DEM) che rappresentano<br />
la topografia della<br />
superficie in diversi periodi del<br />
passato.<br />
Base dati<br />
Il primo DEM è basato su dati<br />
topografici degli ultimi 20 anni,<br />
principalmente dalla "Carta<br />
Tecnica Regionale del Lazio"<br />
del 2002, ed è arricchito dalle<br />
elevazioni superficiali provenienti<br />
dal database degli scavi<br />
SITAR. Il secondo DEM deriva<br />
dall'interpolazione dei dati provenienti<br />
da oltre 10.000 carotaggi<br />
che raggiungono il primo<br />
strato geologico, analizzati e<br />
interpretati dai geologi.<br />
Questo approccio quantitativo<br />
consente di mappare e modellare<br />
la distribuzione e lo spessore<br />
potenziale dei depositi archeologici<br />
in relazione alle formazioni<br />
geologiche sottostanti e ai<br />
cambiamenti morfologici del<br />
terreno nel tempo, offrendo un<br />
quadro più preciso e dettagliato<br />
per la valutazione del potenziale<br />
archeologico delle diverse aree<br />
della città.<br />
Inoltre, è in fase di sviluppo un<br />
DEM intermedio utilizzando<br />
curve di livello a 1 metro provenienti<br />
da fonti storiche come<br />
il "Piano Regolatore di Roma"<br />
(PRG 1908-1909) (TEULADA<br />
1909) per l'area centrale, il<br />
"Piano Topografico di Roma<br />
e Suburbio" (PTRS 1924)<br />
(COMUNE DI ROMA 1924)<br />
per le aree suburbane vicine,<br />
e mappe storiche con curve di<br />
<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 45
REPORT<br />
livello a 5 metri dell'"Istituto<br />
Topografico Militare" (IGM)<br />
datate tra il 1872 e il 1895<br />
fino ai confini del Comune di<br />
Roma. Questo DEM storico è<br />
completo all'80% all'interno<br />
dell'anello ferroviario urbano di<br />
Roma ed è cruciale per riflettere<br />
accuratamente sulle condizioni<br />
orografiche del passato, assumendo<br />
che siano avvenuti cambiamenti<br />
topografici minimi<br />
tra la fine del mondo antico e il<br />
XIX secolo.<br />
Le principali fonti per l'interpolazione<br />
della "Superficie<br />
Geologica Modificata" di Roma<br />
includono:<br />
• Geologia del Territorio<br />
del Comune di Roma.<br />
Amministrazione Provinciale di<br />
Roma (VENTRIGLIA 2002);<br />
• Database "Laboratorio di<br />
Idrogeologia" (LABDIR),<br />
Dipartimento di Scienze,<br />
Università di Roma Tre<br />
(LABORATORIO DI<br />
IDROGEOLOGIA 2023);<br />
• Database dei carotaggi più<br />
profondi di 30 metri dell'I-<br />
SPRA (acquisiti in conformità<br />
alla Legge 464/84) (ISPRA<br />
2023);<br />
• Carotaggi raccolti nel database<br />
SITAR (SSABAP-RM 2023);<br />
Questi dati e modelli sono<br />
fondamentali per ricostruire le<br />
condizioni orografiche passate<br />
e per ottenere una rappresentazione<br />
accurata della superficie<br />
geologica modificata di Roma,<br />
essenziale per la valutazione del<br />
potenziale archeologico e per la<br />
pianificazione urbana.<br />
Ovviamente il sistema accoglierà<br />
anche le quote principali<br />
delle Partizioni Archeologiche<br />
(PA). Nello specifico per le indagini<br />
che includono carotaggi<br />
le quote principali richieste utilizzando<br />
un lessico comune alle<br />
scienze geologiche sono definite<br />
come segue: quota del boccapozzo,<br />
quota massima dei riporti<br />
archeologici, quota massima<br />
del primo strato geologico.<br />
Conclusioni<br />
La riflessione che la<br />
Soprintendenza Speciale di<br />
Roma sta portando avanti<br />
riguarda la sperimentazione<br />
di una pianta del potenziale<br />
archeologico che contenga al<br />
suo interno molti elementi di<br />
definizione del paesaggio antico<br />
e moderno per individuare<br />
principalmente le qualità dei<br />
luoghi e le specifiche caratteristiche<br />
che andrebbero prese in<br />
considerazione nelle nuove progettazioni.<br />
Il potenziale archeologico<br />
va quindi inteso non solo<br />
come l’area in cui è presente la<br />
possibilità di effettuare nuovi<br />
rinvenimenti, ma come una<br />
definizione del territorio, come<br />
portato culturale di millenni di<br />
storia che può essere ricomposta<br />
seguendo una corretta metodologia<br />
benché per macro sfere di<br />
azione. Occorre cioè superare<br />
la sola valutazione legate alla<br />
qualità e alla cronologia del sito<br />
per ottenere dai dati disponibili<br />
come carotaggi, scavi, studio<br />
delle fonti e dei documenti le<br />
informazioni quantitative sullo<br />
spessore in metri del sedime<br />
archeologico e qualitative sulla<br />
tipologia degli insediamenti<br />
antichi attesi e su come questi<br />
si possono relazionare rispetto<br />
al paesaggio contemporaneo. Il<br />
punto di vista porta con sé un<br />
arricchimento della valutazione<br />
delle prospettive di valorizzazione<br />
dei rinvenimenti archeologici,<br />
già effettuati o ancora<br />
allo stato di mera “potenzialità”,<br />
all’interno del progetto della<br />
città attuale. Esigenza quest’ultima<br />
che nasce proprio dalla<br />
necessità frequente di compiere<br />
delle scelte su cosa conservare,<br />
nel momento in cui i lavori per<br />
la costruzione di opere pubbliche<br />
strategiche impattino con il<br />
patrimonio culturale. Orientare<br />
a monte queste scelte vuol dire<br />
garantire la salvaguardia di quei<br />
contesti che mantengano in sé<br />
una certa integrità e che conservino<br />
la capacità di “dialogare”<br />
con il presente e di inserirsi nel<br />
paesaggio attuale trasmettendoci<br />
ancora il senso della Storia.<br />
46 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>
REPORT<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Comune Di Roma 1924, Piano Topografico di Roma e Suburbio.<br />
Ispra 2023, Database dei Carotaggi. (https://www.isprambiente.gov.it/).<br />
Laboratorio di Idrogeologia U.R.T. Dipartimento di Scienze 2023, Database dei Carotaggi. (http://scienze.uniroma3.it/).<br />
Ssabap-Rm 2023, Geodatabase del Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma (SITAR). (https://www.archeositarproject.it/).<br />
Teulada E.S. Di 1909, Piano Regolatore di Roma del 1908-1909.<br />
Ventriglia U. 2002, Geologia del territorio del Comune di Roma, Rome, Italy, Amministrazione Provinciale di Roma.<br />
PAROLE CHIAVE<br />
SITAR; Potenziale archeologico; Opendata; WebGIS; Roma<br />
ABSTRACT<br />
The Soprintendenza Speciale di Roma is developing a new application to set up a ‘Map of the Archaeological Potential of Rome’ within the<br />
SITAR platform. The research group is developing a solid system for the Rome Archaeological Potential Map, which is based on the great<br />
documentary heritage included in the system, i.e. 25,000 archaeological partitions and over 10,000 cores collected and processed. With a<br />
view to a participatory philosophy, this tool will be implemented through the input of data entered by individual users of the platform. The<br />
final elaboration will soon be available on the SITAR webgis.<br />
AUTORI<br />
Mirella Serlorenzi - mirella.serlorenzi@cultura.gov.it<br />
Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma<br />
Ascanio D’Andrea - ascaniodandrea@gmail.com<br />
SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />
Carlo Rosa - carlorosa62@gmail.com<br />
SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />
Paolo Rosati - archeorosati@gmail.com<br />
SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />
Daniele Sepio - danielesepio2020@gmail.com<br />
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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 47