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GEOmedia 4 2024

Geodati per l'archeologia preventiva

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Rivista bimestrale - anno XXVIII - Numero - 4/<strong>2024</strong> - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma<br />

TERRITORIO CARTOGRAFIA<br />

GIS<br />

CATASTO<br />

3D CITY<br />

INFORMAZIONE GEOGRAFICA<br />

FOTOGRAMMETRIA EDILIZIA<br />

URBANISTICA DIGITAL TWIN<br />

LASER SCANNING<br />

REMOTE SENSING<br />

GNSS<br />

SPAZIO<br />

RILIEVO AMBIENTE TOPOGRAFIA<br />

LiDAR<br />

GEOBIM<br />

BENI CULTURALI<br />

SMART CITY<br />

anno XXVIII - N°4 <strong>2024</strong><br />

Geodati per<br />

l'Archeologia<br />

Preventiva<br />

ARCHEOLOGIA PREVENTIVA E<br />

SVILUPPO INFRASTRUTTURALE<br />

GEOPORTALE NAZIONALE<br />

PER L’ARCHEOLOGIA<br />

REMOTE E PROXIMAL<br />

SENSING PER L’ARCHEOLOGIA


Geodati per l’archeologia<br />

In questo numero, <strong>GEOmedia</strong> ha scelto di ospitare dei contributi relativi ai temi trattati<br />

durante il convegno di Soriano nel Cimino, Viterbo. Il convegno è stato ideato per affrontare<br />

un tema sempre più rilevante nell'ambito della progettazione infrastrutturale: la conoscenza<br />

preliminare del sottosuolo destinato a ospitare opere che potrebbero impattare profondamente<br />

il substrato archeologico. Da un lato, questi interventi offrono la possibilità di scoprire<br />

eccezionali reperti storici, ma dall'altro possono creare notevoli difficoltà nello sviluppo dei<br />

progetti.<br />

Il convegno intitolato "ARCHEOLOGIA PREVENTIVA: TEORIE, METODI ED<br />

ESPERIENZE", che si terrà il 18-19 ottobre <strong>2024</strong> a Soriano nel Cimino (VT), è stato pensato<br />

come un'occasione per condividere casi di studio, sfide, metodologie e soluzioni. Università<br />

e professionisti si incontreranno per fare il punto sull'archeologia preventiva, considerando<br />

la crescente necessità di una progettazione anticipata in relazione al potenziale archeologico<br />

delle opere pubbliche, e alla luce della nuova normativa di settore.<br />

L'archeologia preventiva occupa oggi un ruolo cruciale per i professionisti del settore,<br />

rappresentando il futuro della ricerca archeologica sia a livello nazionale che internazionale.<br />

Un’importante innovazione maturata in questi anni, soprattutto grazie alla pubblicazione<br />

delle linee guida sull'archeologia preventiva, è il passaggio dell’archeologo da una figura<br />

marginale, coinvolta solo in una fase successiva del progetto, a un attore centrale e attivo<br />

nell'intero processo di pianificazione territoriale.<br />

Mentre in passato l'archeologia preventiva era considerata episodica e straordinaria, oggi si<br />

cerca di promuovere un approccio più strutturato e consapevole, che integri metodologie<br />

rigorose e valorizzi i contesti archeologici scoperti in maniera continuativa.<br />

In questo ambito è testimone principe il Geoportale Nazionale per l’Archeologia nato nel<br />

2018 per creare un sistema nazionale per i risultati dell'archeologia preventiva, che utilizzando<br />

un progetto GIS predefinito, basato su QGIS, rende possibile la gestione e condivisione<br />

dei dati archeologici. Recentemente dotato di un Applicativo per il MARE, anche per i<br />

progetti posizionati nelle 24 miglia marine dalla costa, con un Modulo Progetto raccoglie<br />

le informazioni relative all’intera area interessata dalla realizzazione dell’opera pubblica o<br />

di pubblico interesse. Sempre su mappa un modulo di area/sito archeologico raccoglie le<br />

informazioni relative ai siti/aree archeologiche individuate all’interno dell’area interessata<br />

dalla realizzazione dell’opera pubblica o di pubblico interesse oggetto della procedura.<br />

In questo dinamico panorama si colloca il settore dei Geodati congiunto al rilievo e alla gestione<br />

degli stessi attraverso le varie discipline che compongono il complesso della geomatica. Infatti<br />

alla fine il tutto si riduce in misure e rappresentazioni del sopra e sottosuolo che abbiano la<br />

particolarità di essere precise, accurate e confrontabili su identici metri di misura.<br />

Un tema che eccelle per la sua peculiarità all’interno del percorso evolutivo delle tecnologie<br />

geomatiche.<br />

Buona lettura,<br />

Renzo Carlucci


Convegno di Studi<br />

ARCHEOLOGIA PREVENTIVA:<br />

TEORIE, METODI ED ESPERIENZE<br />

18-19 ottobre <strong>2024</strong> - Soriano nel Cimino (VT)<br />

Presentazione<br />

L’archeologia preventiva occupa un ruolo centrale nel campo della professione dell’archeologo,<br />

rappresentando per molteplici aspetti il futuro della ricerca archeologica in ambito nazionale ed<br />

internazionale. L’innovazione principale maturata in questi anni, specialmente a seguito degli ultimi<br />

aggiornamenti della normativa di settore, risiede nel passaggio della figura dell’archeologo da un<br />

ruolo marginale e per così dire di “secondo tempo”, ad un ruolo invece attivamente inserito nella<br />

catena progettuale delle programmazioni territoriali.<br />

Ai caratteri di episodicità e di straordinarietà delle prime esperienze, oramai piuttosto indietro nel<br />

tempo, l'archeologia preventiva tende oggi a preferire una visione più strutturata, che garantisca<br />

in modo più continuativo e consapevole gli aspetti legati alle metodologie e alla valorizzazione dei<br />

contesti rinvenuti.<br />

In un ambito così dinamico, caratterizzato da una certa varietà di approcci, si inserisce il Master<br />

di II livello in “Archeologia Preventiva e Gestione del Rischio Archeologico” promosso dall’<br />

Università degli Studi della Tuscia, in collaborazione con il Ministero della Cultura (DG Musei, DG<br />

ABAP), ICA (Istituto Centrale per l’ Archeologia), Italferr (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane) e<br />

Archeoimprese (associazione delle imprese archeologiche), con l’obiettivo di armonizzare l’offerta<br />

didattica universitaria con le reali esigenze del mercato del lavoro.<br />

Alcune delle tematiche affrontate nel master, incentrate non solo su tutte le fasi della verifica<br />

preventiva dell’interesse archeologico ma fortemente indirizzate verso aspetti gestionali e di<br />

innovazione metodologica, divengono quindi le sessioni in cui declinare il Convegno.<br />

Al tempo stesso, questa sensibilità nuova alla base del rinnovato interesse per l’archeologia preventiva,<br />

trova uno sbocco nella possibilità di pubblicare i risultati di ricerche di archeologia preventiva nella<br />

ampia sessione dedicata ai poster.<br />

L'opportunità offerta dal convegno di Soriano si pone, quindi, come un necessario momento di<br />

discussione, in cui queste esperienze possano essere presentate e affrontate criticamente.<br />

Obiettivo del convegno, pertanto, è raccogliere e connettere riflessioni ed esperienze relative ai<br />

seguenti ambiti di interesse:<br />

• Remote and proximal sensing applicati all’archeologia preventiva<br />

Il rapporto tra archeologia preventiva e indagini non invasive in Italia non è ancora una pratica ovvia<br />

e consolidata, nonostante il corretto uso di tali metodologie di indagine porti innegabili ai processi di<br />

valutazione archeologica e di validazione del rischio. La sessione non intende dimostrare la necessità<br />

di risolvere le procedure di archeologia preventiva soltanto attraverso la diagnostica non invasiva,<br />

ma accoglie quei contributi dove l’utilizzo di tali metodi concorre ad un approccio che limiti il<br />

ricorso e la portata dell’ispezione diretta, nell’ottica della conservazione del patrimonio sepolto,<br />

del contenimento di tempi e costi dei lavori, e delle varie esigenze progettuali, dove le tempistiche<br />

ricoprono un ruolo sempre più rilevante. L’introduzione di nuove metodologie di indagine, infatti,<br />

sta marcando sempre di più il ruolo dell' archeologia preventiva senza scavo, oramai perfettamente<br />

in grado di restituire il potenziale archeologico di un’area e di indirizzare le indagini dirette, evitando<br />

numeri elevati di saggi sterili.<br />

• Metodi di documentazione dell’archeologia preventiva<br />

L'attendibilità di ogni ricostruzione storica fondata su dati provenienti dal terreno non si fonda<br />

su una astratta conoscenza archeologica, ma sull'interpretazione delle tracce lette sul terreno dagli<br />

archeologi, documentate e infine distrutte, per indagare i livelli sottostanti.<br />

Una corretta applicazione di tecnologie innovative alla ricerca archeologica non può pertanto<br />

ignorare la necessità di creare un rapporto profondo con le metodologie di indagine tradizionali,<br />

costruendo un workflow completo che comprenda i vari step della ricerca.


E' certamente vero che le tecnologie non possono sostituire la corretta metodologia, ma le esigenze<br />

maturate in contesti di archeologia preventiva se la metodologia non possa essere modificata,<br />

accogliendo le novità che le tecnologie offrono ed evitando di rifugiarci in una sorta di “classicismo<br />

metodologico”.<br />

In questa sessione verranno pertanto accolti contributi che evidenzino metodi di documentazione<br />

efficaci e speditivi per facilitare il lavoro dell’archeologo in contesti di archeologia preventiva,<br />

mantenendo una alta qualità nella restituzione del dato.<br />

• Archeologia preventiva come ambito di carriera professionale e occupazionale<br />

Negli ultimi periodi è sempre più evidente come la figura dell’archeologo non sia più un mero<br />

adempimento burocratico dovuto alle normative che disciplinano l’Archeologia Preventiva, ma<br />

un'opportunità per integrare la conoscenza archeologica fin dalle prime fasi di pianificazione,<br />

garantendo così una tutela efficace del Patrimonio Culturale. Questo include la redazione<br />

dell'Archeologia Preventiva, la progettazione degli scavi archeologici, la Direzione Lavori e il collaudo,<br />

evidenziando l'importanza di una sinergia tra professionisti di diverse discipline. Una progettazione<br />

efficace non si limita alla valutazione di rischi o potenzialità archeologiche, ma arriva includere<br />

tutti gli aspetti, compresi quelli di eventuale valorizzazione e disseminazione. L’archeologo pertanto<br />

non è solo colui che ha come missione la ricerca ma, in base al D.M. 154/2017 oggi assorbito<br />

integralmente nell’Allegato II.18 del D.Lgs 36/2023, è riconosciuto legalmente ed è equiparato<br />

ad architetti ed ingegneri per l’ambito di sua competenza, dando vita alla figura professionale<br />

del Progettista Archeologo. In questa sessione vengono accolti quei contributi che, recependo<br />

il palinsesto normativo attualmente vigente, hanno contribuito alla formazione di questa figura<br />

professionale impostando nuove metodologie di lavoro e protocolli operativi.<br />

• Valorizzazione e ruolo sociale dell’archeologia preventiva<br />

E’ innegabile come l’archeologia italiana stia oggi vivendo un momento di rinnovato sviluppo<br />

dovuto principalmente all’affermazione dell’Archeologia Pubblica e dell’Archeologia Preventiva.<br />

Il titolo della sessione, quindi, ne evidenzia la finalità principale, ovvero quella di esplorare un<br />

possibile rapporto tra le diverse fasi della verifica preventiva dell’interesse archeologico connesse alla<br />

realizzazione di un’infrastruttura e le comunità locali.<br />

Inoltre nella sessione saranno accolti contributi che hanno portato alla valorizzazione di contesti di<br />

archeologia preventiva, quali musealizzazioni ed iniziative a carattere divulgativo.<br />

Giancarlo Pastura


FOCUS<br />

In questo<br />

numero...<br />

Pre-atti<br />

convegno<br />

Archeologia<br />

Preventiva<br />

L’archeologia<br />

preventiva come<br />

ambito professionale<br />

di Cristina Anghinetti<br />

6<br />

12<br />

Tra evoluzione<br />

normativa e buone<br />

pratiche: il Geoportale<br />

Nazionale per<br />

l’Archeologia (GNA)<br />

di Valeria Boi<br />

Dall’archeologia<br />

preventiva al<br />

consciuous<br />

planning<br />

di Rodolfo Brancato,<br />

Simona Carosi<br />

14<br />

20 L'archeologia<br />

preventiva:<br />

documentazione,<br />

formazione e<br />

comunicazione<br />

di Elena Calandra<br />

In copertina il<br />

dettaglio della<br />

Carta integrata<br />

del rischio<br />

archeologico del<br />

Collegamento<br />

Aeroporto di<br />

Olbia.<br />

Aquinum, un<br />

caso di studio da<br />

manuale<br />

Di Giuseppe Ceraudo<br />

24<br />

6 <strong>GEOmedia</strong> n°2-<strong>2024</strong><br />

<strong>GEOmedia</strong>, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.<br />

Da oltre 25 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei<br />

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,<br />

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.<br />

In questo settore <strong>GEOmedia</strong> affronta temi culturali e tecnologici<br />

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi<br />

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,<br />

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e<br />

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI<br />

30<br />

Metodi per la<br />

documentazione e la<br />

valorizzazione dei<br />

contesti di Archeologia<br />

Preventiva<br />

di Emanuel Demetrescu<br />

Codevintec 29<br />

Epsilon 28<br />

Esri 22<br />

GEO Session 23<br />

Gter 5<br />

Nais Solutions 2<br />

Planetek 48<br />

Stonex 33<br />

TechnologyForAll 15, 39<br />

Teorema 47<br />

Il rapporto tra<br />

Archeologia<br />

Preventiva e sviluppo<br />

Infrastrutturale<br />

di Franecsca Frandi<br />

34<br />

vantaggi e<br />

36<br />

le innovazioni<br />

metodologiche del<br />

remote e del<br />

proximal sensing<br />

nel campo<br />

dell’Archeologia<br />

Preventiva<br />

Costruire la<br />

sostenibilità<br />

sociale<br />

dell'archeologia<br />

preventiva. Un<br />

40<br />

cantiere aperto<br />

di Fabio Pinna, Mattia<br />

Sanna Montanelli 44<br />

Per una carta<br />

del potenziale<br />

Di Giancarlo Pastura<br />

archeologico di Roma<br />

di Mirella Serlorenzi,<br />

Ascanio D’Andrea, Carlo<br />

Rosa, Paolo Rosati,<br />

Daniele Sepio<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

<strong>GEOmedia</strong>, la prima rivista italiana di geomatica.<br />

ISSN 1128-8132<br />

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03<br />

Direttore<br />

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it<br />

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Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Caterina Balletti,<br />

Roberto Capua, Mattia Crespi, Fabio Crosilla, Donatella<br />

Dominici, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi<br />

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Redazione<br />

Gabriele Bagnulo, Valerio Carlucci, Massimo Morigi<br />

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Numero chiuso in redazione il 4 ottobre <strong>2024</strong>.


REPORT<br />

L’archeologia preventiva<br />

come ambito professionale<br />

di Cristina Anghinetti<br />

Fig. 1 - Fontanellato (PR), PUG, Piano Strategico, Tavola P.5 Carta del potenziale archeologico.<br />

Archeologia e<br />

professione:<br />

progettazione e<br />

pianificazione.<br />

L’archeologo come<br />

progettista in<br />

grado di dialogare<br />

in ambiti<br />

multidisciplinari.<br />

Grazie all'archeologia preventiva<br />

si sono aperte nuove e molteplici<br />

possibilità lavorative, dalla<br />

progettazione all'esecuzione,<br />

strettamente connesse all’aumentata<br />

applicazione della normativa.<br />

Nasce quindi una nuova concezione<br />

della figura dell’archeologo<br />

progettista, in grado di dialogare<br />

in maniera interdisciplinare con<br />

le altre professioni specialistiche.<br />

In quest’evoluzione si inseriscono<br />

perfettamente i campi professionali<br />

connessi alla lettura degli alzati<br />

in OG2 e la partecipazione alla<br />

redazione degli strumenti delle<br />

pianificazioni territoriali.<br />

L’Archeologia preventiva e<br />

l’aumento delle possibilità<br />

lavorative e professionali<br />

Le possibilità lavorative e<br />

professionali apertesi grazie<br />

all’archeologia preventiva si<br />

possono definire nuove, grazie<br />

alla relativa giovinezza dalla<br />

prima declinazione ufficiale<br />

(meno di un trentennio dalla<br />

prima applicazione sistematica<br />

e nemmeno un ventennio dalla<br />

normativa relativa), e molteplici<br />

in quanto si è passati dall’applicazione<br />

dell’art. 28 del<br />

Codice dei Beni Culturali al<br />

sistematico studio preliminare,<br />

obbligatorio in tutti i progetti<br />

pubblici.<br />

Sul finire degli anni novanta<br />

del secolo scorso, lungo il progetto<br />

del tracciato del Treno<br />

Alta Velocità (TAV), si andarono<br />

a porre le basi di una nuova<br />

metodologia di gestione dell’archeologia,<br />

interna alle opere<br />

pubbliche. Il concetto di “rischio<br />

archeologico” cominciò a<br />

cambiare significato acquisendo<br />

quello di “metodologia di<br />

gestione”, come fu chiaramente<br />

riportato nell’articolo redatto,<br />

a nome del Gruppo Ferrovie<br />

dello Stato Italiane, all’interno<br />

degli atti della giornata di studi<br />

svoltasi a Roma il 17 ottobre<br />

2001.<br />

Molte delle proposte metodologiche<br />

di quell’articolo divennero<br />

la base per la redazione<br />

della normativa che si ufficializza<br />

con il D.Lgs. del 12 aprile<br />

2006, n. 163, quando per<br />

legge, in tutti i progetti, tranne<br />

poche eccezioni, viene imposto<br />

l’inoltro al “Soprintendete territorialmente<br />

competente, prima<br />

dell'approvazione, copia del<br />

progetto preliminare dell'intervento<br />

o di uno stralcio di esso<br />

sufficiente ai fini archeologici<br />

(...) etc.”. Oggi nel susseguirsi<br />

8 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

delle norme, cambiate le fasi e<br />

le denominazioni dei progetti,<br />

resta il fatto che tra la varia<br />

documentazione da produrre vi<br />

sia obbligatoriamente la parte<br />

archeologica.<br />

Cosa è cambiato da allora?<br />

Sicuramente il valore giuridico<br />

dell’archeologo che da semplice<br />

tecnico specializzato viene finalmente<br />

definito come progettista<br />

autorizzato a partire dall’aprile<br />

del 2019. Anche grazie ad<br />

Archeoimprese, in quella data<br />

(di poco antecedente al D.M.<br />

244/2019) all’art. 46, comma<br />

1, a) del D.Lgs. 50/2016 fu<br />

inserita una modifica apportata<br />

grazie all’art.1, comma 20, lettera<br />

i) della Legge 55 del 2019.<br />

In questi pochi decenni l’archeologia<br />

preventiva ha quindi<br />

visto una sempre maggiore<br />

applicazione, con conseguenze<br />

importanti:<br />

• evidenti, riguardo alla tutela;<br />

• non evidenti, in quanto non<br />

è stata correttamene percepita<br />

l’aumentata necessità di archeologi<br />

professionisti, in grado<br />

di collaborare alla realizzazione<br />

dei progetti.<br />

La mancata evidenziazione<br />

della maggiore richiesta di archeologi,<br />

formati per l’archeologia<br />

preventiva, ha visto come<br />

ricaduta, sicuramente negativa,<br />

l’assenza dell’inserimento sistematico<br />

del relativo insegnamento,<br />

in tutte le sue complesse<br />

declinazioni, in molti<br />

ambiti universitari. Ancor oggi<br />

nel recente allegato A al D.M.<br />

n. 639 del 02-05-<strong>2024</strong> nella<br />

declaratoria delle “Metodologie<br />

della ricerca archeologica” si<br />

nota l’introduzione del tema<br />

“archeologia pubblica” ma non<br />

la citazione dell’archeologia<br />

preventiva, divenuta, invece, di<br />

contro uno dei contesti lavorativi<br />

certi.<br />

Questa normazione a cascata<br />

ha quindi comportato una<br />

maggiore possibilità di prestazione<br />

professionale, dovuta ad<br />

una semplice formula matematica<br />

(+ incarichi = + lavoro = +<br />

possibilità occupazionale), con<br />

ricadute concrete anche per le<br />

successive fasi, fossero queste<br />

prestazioni di scavi archeologici<br />

programmati o attività di sorveglianza<br />

in corso d'opera.<br />

Si è quindi aperto un ambito<br />

professionale legato alla progettazione<br />

suddivisibile in due<br />

momenti:<br />

• l’archeologia preventiva (artt.<br />

95/96 D.Lgs. 163/2016; poi<br />

art. 25 D.Lgs. 50/2016; oggi<br />

art. 38 comma 8 e 41 comma<br />

4 con relativo Allegato I.8 del<br />

D.Lgs. 36/2023) che dovrebbe<br />

essere parte integrata della progettazione;<br />

• la progettazione dei successivi<br />

interventi di scavo archeologico<br />

tramite capitolato normale e<br />

speciale; questi devono essere<br />

progettati esclusivamente da<br />

archeologi, come chiarito a<br />

partire dal suindicato art. 46<br />

del D.Lgs. 50/2016, oggi recepito<br />

nell’art. 66 del D.Lgs.<br />

36/2023, utilizzando l’Allegato<br />

II.18, nel rispetto della normativa<br />

vigente sulla figura dell’archeologo<br />

(art. 9 bis D.Lgs. del<br />

22 gennaio 2004, n. 42 così<br />

come introdotto a seguito della<br />

L. 110/2014 e del suo D.M.<br />

244 del 20 maggio 2019).<br />

Di contro proprio questa programmazione,<br />

che permette<br />

di uscire dal concetto di intervento<br />

emergenziale, vede non<br />

solo la necessita di archeologi<br />

progettisti, specificatamente<br />

formati ed in grado di interagire<br />

alla pari e con linguaggio<br />

condiviso con ingegneri, architetti,<br />

geologi, pianificatori, etc.<br />

ma apre la possibilità o meglio<br />

la necessità che vi siano anche<br />

figure specifiche nella progettazione<br />

come i geo-archeologi<br />

(questi ultimi caldeggiati al<br />

posto della coppia archeologo<br />

+ geologo in Tabella 4 “voce<br />

indagini dirette” del D.P.C.M.<br />

del 14 febbraio 2022) o gli<br />

antropologi che, se necessario,<br />

dovrebbero essere cooptati in<br />

ottemperanza a quanto stabilito<br />

dal D.M. 244/2019 per le fasi<br />

dell’archeologia da concludersi<br />

entro il Progetto Esecutivo (art.<br />

1, comma 10, Allegato I.8,<br />

D.Lgs. 36/2023).<br />

Un’altra forma di archeologia<br />

preventiva: la pianificazione<br />

territoriale<br />

Un altro ambito professionale<br />

che coinvolge un numero progressivamente<br />

in crescita di archeologi<br />

afferisce alla redazione<br />

delle carte di governo territoriali.<br />

Delegata alle Regioni, la<br />

redazione e applicazione delle<br />

norme pertinenti alla pianificazione<br />

territoriale vede un<br />

duplice aspetto:<br />

• la positività di un’autonomia<br />

che tiene conto delle peculiarità<br />

territoriali;<br />

• la discrezionalità circa la<br />

redazione delle carte archeologiche,<br />

lasciata a scelte politicoamministrative,<br />

che in assenza<br />

di obbligatorietà permette al<br />

piano di governo territoriale di<br />

essere approvato e adottato con<br />

la sola carta dai vincoli, deducibili,<br />

questi ultimi, da strumenti<br />

pubblici preesistenti.<br />

Nel caso in cui l’ente sia così<br />

lungimirante da attivare la parte<br />

archeologica si apre un ulteriore<br />

doppio scenario che vede<br />

da una parte la scelta di redigere,<br />

oltre alla cartografa dei vincoli,<br />

la carta dello stato di fatto<br />

(prodotta sulla base della raccolta<br />

di dati confermati, come<br />

vincoli diretti e indiretti, fonti<br />

edite e inedite, risultati d’indagini<br />

e ricerche archeologiche,<br />

etc.), dall’altro l’aggiunta della<br />

carta del potenziale archeologico<br />

(un'elaborazione predittiva<br />

della carta dello stato di fatto,<br />

formulata da archeologi per<br />

"coprire" le porzioni non inda-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 9


REPORT<br />

gate del territorio, ipotizzando<br />

la presenza di elementi archeologici<br />

non ancora scoperti) e in<br />

aggiunta eventuale quelle della<br />

vulnerabilità (a valutare i probabili<br />

rischi di danneggiamento<br />

ai depositi archeologici).<br />

In entrambi i casi l’archeologo<br />

cooptato nella progettazione<br />

del piano di governo deve necessariamente<br />

modificare la<br />

propria capacità professionale<br />

arrivando, anche in questo<br />

caso, ad interagire con gli altri<br />

componenti del gruppo,<br />

siano essi architetti, pianificatori,<br />

paesaggisti, geologi e<br />

ambientalisti. La sfida è inoltre<br />

la creazione di una nuova<br />

impostazione progettuale, che<br />

superi il concetto di "ricerca<br />

umanistica" a favore di una<br />

"progettazione pianificatoria".<br />

Quest’approccio partente<br />

dalla tutela del conosciuto,<br />

concretizzato nella Carta dello<br />

stato di fatto, sviluppa il potenziale<br />

archeologico (Fig. 1 –<br />

Fontanellato (PR), PUG, Piano<br />

Strategico, Tavola P.5 Carta<br />

del potenziale archeologico)<br />

attraverso metodi scientificamente<br />

corretti, possibilmente<br />

supportati dalla tecnologia, restituendolo<br />

tramite un linguaggio<br />

chiaro e condiviso che deve<br />

necessariamente essere:<br />

• integrato in quello utilizzato<br />

dalle altre figure professionali<br />

coautrici dei piani di governo<br />

territoriale;<br />

• redatto da un archeologo che<br />

collabora con altri professionisti,<br />

portando le proprie competenze<br />

all'interno di un team<br />

multidisciplinare;<br />

• facilmente comprensibile<br />

in quanto deve essere letto ed<br />

interpretato da chi quelle carte<br />

dovrà utilizzare nella gestione<br />

del territorio;<br />

• uno strumento che permetta<br />

sia al pubblico (Uffici Tecnici<br />

Comunali, Soprintendenze) che<br />

al privato di avere la parte archeologica<br />

inserita, se possibile insieme<br />

agli altri vincoli e tutele, in<br />

modo da permettere di scegliere<br />

fin dalla fase del Documento<br />

di Indirizzo alla Progettazione<br />

Fig. 2 – Fontevivo (PR), Abbazia, lettura stratigrafica degli alzati per un progetto di<br />

restauro).<br />

(DIP) la strategia migliore, fornendo<br />

altresì una cartografia che<br />

attribuisca un potenziale anche<br />

alle porzioni del territorio prive<br />

di segnalazioni.<br />

Possiamo quindi rimarcare la<br />

necessità di un cambio di prospettiva<br />

che partendo dal concetto<br />

dell'archeologia preventiva,<br />

declini non più per singoli<br />

progetti ma su base territoriale.<br />

Il territorio diviene quindi il<br />

soggetto “del progetto” a cui<br />

l’archeologo non solo collaborerà<br />

con la redazione delle carte<br />

ma partecipando attivamente<br />

a delineare gli obiettivi e le<br />

scelte strategiche di assetto ed<br />

eventuali piani di sviluppo economici.<br />

La progettazione archeologica<br />

“preventiva” all’interno dei<br />

progetti di restauro in OG2<br />

In un tessuto insediativo come<br />

quello italiano ricco di edifici<br />

vincolati o tutelati, per l’archeologo<br />

si stanno aprendo<br />

possibilità di prestazione professionale,<br />

in qualità di aiuto<br />

progettista (così come normato<br />

dall’art. 53 del R.D. n. 2537,<br />

“Approvazione del regolamento<br />

per le professioni d'ingegnere<br />

e di architetto” del 23 ottobre<br />

1925), all’interno della redazione<br />

dei progetti in OG2 (restauro<br />

e manutenzione dei beni<br />

immobili sottoposti a tutela).<br />

Se l’OG2 non è per gli archeologi<br />

un ambito lavorativo<br />

sconosciuto, data l’attività di<br />

assistenza archeologica in corso<br />

d’opera esercitata anche oggi<br />

(seppure in limitati casi definiti<br />

dalla non sistematica prescrizione<br />

delle soprintendenze),<br />

è invece nuova la possibilità<br />

apertasi, sempre grazie alle<br />

sopra descritte modifiche apportate<br />

al valore giuridico della<br />

figura dell’archeologo, di collaborare<br />

alla progettazione del<br />

restauro. Questa, diretta dagli<br />

architetti o da ingegneri (art.<br />

10 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

51, Capo IV, “Dell’oggetto<br />

e dei limiti della professione<br />

d’ingegnere e di architetto”)<br />

prevede, di norma, una lettura<br />

delle superfici e degli alzati che<br />

può, appunto, essere eseguita<br />

da archeologi proprio per la<br />

sua specifica valenza visto che<br />

deve includere l’interpretazione<br />

stratigrafica (comprensiva della<br />

fase della messa in opera e degli<br />

eventuali restauri), l’analisi<br />

delle condizioni di degrado<br />

(dovute anche a terremoti),<br />

l’interpretazione storica e il<br />

riconoscimento dei materiali<br />

utilizzati (Fig. 2).<br />

Quest’analisi, funzionale ad<br />

acquisire dati utili non solo ai<br />

restauratori ma anche e soprattutto<br />

agli architetti e agli ingegneri<br />

che dovranno intervenire<br />

su un tessuto storicizzato, è<br />

quindi uno degli strumenti<br />

“preventivi” da utilizzare per<br />

una corretta progettazione,<br />

permettendo di concordare sin<br />

da subito la localizzazione degli<br />

interventi preliminari di verifica<br />

strutturale o i sondaggi sulla<br />

stratificazione delle superfici e<br />

conseguentemente le successive<br />

attività di restauro vero<br />

e proprio. Anche in questo<br />

contesto diventa fondamentale<br />

comprendere come il dialogo<br />

tra i professionisti sia il primo<br />

punto di partenza e veda il<br />

confronto tra le varie competenze<br />

volto a rimettere in uso<br />

o in sicurezza una struttura,<br />

senza derogarne la tutela.<br />

L’archeologo come progettista<br />

in grado di dialogare in<br />

ambiti multidisciplinari<br />

Il cambio della normativa ha<br />

permesso quindi alla figura<br />

dell’archeologo di ampliare<br />

l’ambito delle proprie attività<br />

professionali, acquisendo a<br />

pieno diritto pari dignità nei<br />

contesti progettuali, siano<br />

questi legati all’archeologia<br />

preventiva, alla pianificazione<br />

territoriale o al restauro.<br />

Analizzando tutte queste nuove<br />

possibilità di attività professionale<br />

possiamo riconoscere<br />

alcune necessità comuni:<br />

• il cambio nella mentalità<br />

dell’archeologo, non più singolo<br />

studioso ma progettista<br />

che trasformi in plusvalore la<br />

propria preparazione e competenza;<br />

• la capacità di adattarsi ai<br />

tempi sempre più ristretti delle<br />

progettazioni tramite la strutturazione<br />

in gruppi di lavoro o<br />

l’utilizzo di nuove e tecnologie;<br />

• l’acquisizione di nuove competenze<br />

e conoscenze, da legarsi<br />

al concetto di formazione in<br />

evoluzione continua, declinata<br />

dall’avvicendarsi delle normative<br />

e delle tecnologie;<br />

• la necessità di lavorare, come<br />

usuale per tutti gli ambiti di<br />

progettazione, in gruppo, sia<br />

questo di soli archeologi che<br />

multidisciplinare;<br />

• il consolidamento di un dialogo,<br />

tramite linguaggi, metodologie<br />

e tecnologie condivise,<br />

con le altre figure professionali<br />

coinvolte nella progettazione;<br />

Si apre quindi un orizzonte<br />

professionale estremamente<br />

interessante che proietta<br />

l’archeologo nel mondo della<br />

progettazione a tutto tondo, in<br />

grado di fornire proposte e soluzioni,<br />

producendo elaborati<br />

interoperabili e perfettamente<br />

comprensibili a tutte le figure<br />

concorrenti, siano esse progettisti<br />

o esecutori. Se saremo in<br />

grado di proseguire in questa<br />

strada, apertasi grazie all’archeologia<br />

preventiva nemmeno<br />

trent’anni fa, cogliendone le<br />

possibilità che ci verranno offerte,<br />

non solo aumenteranno<br />

le possibilità lavorative come<br />

valore numerico ma anche e<br />

soprattutto come possibilità di<br />

carriera professionale.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Trucchi D. (<strong>2024</strong>), La valutazione<br />

di impatto archeologico nella realizzazione<br />

di opere pubbliche e private<br />

volte a modificare il territorio,<br />

in AA.VV., Archeologia: rischio o<br />

valore aggiunto?: atti della giornata<br />

di studi, Roma, 17 ottobre<br />

2001,Voll. 53-54 BdArch, Ed.<br />

<strong>2024</strong>. Ministero per i beni culturali<br />

e ambientali, 2004, pp.19-24<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Archeologia preventiva; archeologo<br />

progettista; progettazione<br />

archeologica;<br />

potenziale archeologico; pianificazione<br />

territoriale.<br />

ABSTRACT<br />

Preventive archaeology has increased<br />

the number of work possibilities<br />

in design and execution.<br />

The archaeologist must acquire a<br />

new professional mentality, open<br />

to dialogue with other professional<br />

figures. This theme includes<br />

collaboration on interventions<br />

in OG2 and participation in the<br />

construction of spatial planning<br />

tools. The open professional horizon<br />

projects the archaeologist into<br />

the world of actual design, putting<br />

him in a position to provide<br />

proposals, solutions and produce<br />

work that can be understood by<br />

other designers and those who will<br />

have to carry out the work.<br />

AUTORE<br />

Cristina Anghinetti<br />

presidente@archeoimprese.it<br />

Archeoimprese<br />

https://www.archeoimprese.it/<br />

Abacus.parma@gmail.com<br />

Abacus srl (PR)<br />

https://abacusparma.it/<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 11


REPORT<br />

Tra evoluzione normativa e buone<br />

pratiche: il Geoportale Nazionale<br />

per l’Archeologia (GNA)<br />

di Valeria Boi<br />

Il GNA è l’hub di dominio che<br />

pubblica i dati esito di qualsiasi<br />

indagine archeologica o studio<br />

Fig. 1– Il “data lifecycle” nel<br />

Geoportale Nazionale per<br />

l’Archeologia. Elaborazione<br />

dell’Autore.<br />

territoriale, attraverso una<br />

piattaforma open data, utilizzando<br />

uno standard condiviso a livello<br />

nazionale e applicativi open<br />

source per la consultazione e il<br />

riuso dei dati.<br />

Negli ultimi anni l’evoluzione<br />

normativa,<br />

dettata da leggi nazionali<br />

o da contingenze di portata<br />

globale, come la pandemia da<br />

COVID 19, ha portato a una<br />

sempre più puntuale definizione<br />

del margine di azione dell’archeologia<br />

preventiva. In un<br />

ambito in cui i tempi destinati<br />

all’indagine archeologica durante<br />

la progettazione risultano compressi,<br />

diventa indispensabile<br />

poter esercitare un’azione mirata<br />

e efficace e, ancora più, disporre<br />

di una approfondita conoscenza<br />

del contesto su cui incidono i<br />

progetti.<br />

Il Geoportale Nazionale per<br />

l’Archeologia costituisce uno<br />

strumento utile a supporto di<br />

tutti coloro che operano in questo<br />

settore, rendendo consultabili<br />

e liberamente riutilizzabili i dati<br />

archeologici raccolti nell’ambito<br />

di tutte le ricerche archeologiche<br />

svolte sul territorio. La sua utilità<br />

cresce ogni giorno, grazie alle<br />

recenti disposizioni che prevedono<br />

l’utilizzo del GNA quale<br />

standard per la consegna dei dati<br />

minimi di tutte le indagini archeologiche<br />

autorizzate o svolte<br />

direttamente da Soprintendenze<br />

o Parchi archeologici e le ricerche<br />

in regime di concessione.<br />

Una carta archeologica<br />

dinamica<br />

La progettazione del Geoportale<br />

Nazionale per l’Archeologia<br />

(GNA), attività centrale dell’Istituto<br />

Centrale per l’Archeologia<br />

(ICA), contribuisce a dare una<br />

risposta concreta alle problematiche<br />

sopra esposte. Il GNA<br />

può essere definito uno “hub di<br />

dominio” che consente di pubblicare<br />

online, in modalità Open<br />

data, gli esiti di qualsiasi ricerca<br />

archeologica. Il progetto, avviato<br />

nel 2019 nella forma di un censimento<br />

dei dati conservati presso<br />

gli archivi delle Soprintendenze,<br />

è entrato nel vivo delle procedure<br />

di archeologia preventiva a<br />

seguito della pubblicazione delle<br />

Linee guida approvate con il<br />

DPCM 14 febbraio 2022(Calandra<br />

2023). Tale norma prevede il<br />

conferimento al GNA della documentazione<br />

raccolta nell’ambito<br />

dello “studio preliminare”<br />

di cui all’art. 25, c. 1 del D.Lgs<br />

50/2016. La grande novità rappresentata<br />

dal GNA, in questa<br />

fase, era la possibilità di strutturare<br />

tutte le informazioni raccolte<br />

(dati d’archivio e bibliografici,<br />

fotointerpretazione, ricognizioni<br />

territoriali) all’interno di un<br />

unico “pacchetto di dati” strutturato<br />

sulla base di uno standard<br />

uniforme a livello nazionale<br />

e interoperabile con ICCD,<br />

12 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

mediante un applicativo GIS<br />

preimpostato, il cosiddetto<br />

template GNA. Non è questa<br />

la sede per entrare nel dettaglio<br />

delle tappe e delle caratteristiche<br />

progettuali, per cui si<br />

rimanda a contributi precedenti<br />

(il già citato Calandra 2023,<br />

Boi 2023 e Eadem <strong>2024</strong>b); l’aspetto<br />

che qui si rileva è il fatto<br />

che, per la prima volta, il GNA<br />

concretizza il dettato delle precedenti<br />

linee guida in materia<br />

di archeologia preventiva, che<br />

erano state pubblicate nel 2012<br />

e nel 2016 attraverso Circolari<br />

ministeriali (rispettivamente la<br />

Circolare 10/2012 dell’allora<br />

Direzione Generale per le Antichità<br />

e la Circolare 1/2016<br />

dell’allora Direzione Generale<br />

Archeologia), predisponendo<br />

una piattaforma per la pubblicazione<br />

ad accesso aperto di<br />

tutti i dati raccolti nell’ambito<br />

degli studi territoriali redatti<br />

durante la fase preliminare delle<br />

procedure di archeologia preventiva.<br />

Una iniziativa volta a<br />

istituire un circolo virtuoso, per<br />

consentire l’accesso pubblico<br />

ai dati raccolti in archivio o su<br />

base bibliografica: fine ultimo,<br />

il potenziamento delle ricadute<br />

positive delle procedure di archeologia<br />

preventiva in termini<br />

di restituzione al pubblico delle<br />

conoscenze sul patrimonio culturale,<br />

secondo quanto già sancito<br />

genericamente dai princìpi<br />

dalla Convenzione di Malta.<br />

Parole chiave: sostenibilità<br />

e…resilienza<br />

La prima fase di adozione del<br />

sistema ha messo in evidenza<br />

sia le potenzialità che i limiti di<br />

questo approccio: le già citate<br />

linee guida del 2022 (tuttora<br />

vigenti, per quanto compatibile<br />

con il D. Lgs 36/2023,<br />

che oggi disciplina la materia<br />

degli appalti pubblici), riguardavano<br />

infatti solo la fase dello<br />

studio preliminare. Ne derivava,<br />

dunque, la costruzione di una<br />

carta archeologica alimentata<br />

sì progressivamente e costantemente,<br />

ma pur sempre carente<br />

dei dati più recenti. Per tale<br />

ragione, si è scelto di estendere<br />

lo standard GNA anche a tutte<br />

le fasi successive dell’archeologia<br />

preventiva (indagini geofisiche<br />

invasive e non invasive, saggi di<br />

scavo, fino agli eventuali scavi in<br />

estensione), ma anche a tutti gli<br />

altri interventi autorizzati o svolti<br />

direttamente dalle Soprintendenze<br />

Archeologia, belle arti e paesaggio<br />

e dai Parchi archeologici,<br />

come formalizzato da due Circolari<br />

del Ministero della Cultura<br />

(MiC) pubblicate nei mesi<br />

scorsi (DG ABAP n. 9/<strong>2024</strong> e<br />

DGABAP-DG-MU n. 22/<strong>2024</strong>,<br />

https://gna.cultura.gov.it/wiki/<br />

index.php?title=Istruzioni_operative):<br />

scavi svolti nell’ambito<br />

dell’assistenza ai lavori, indagini<br />

territoriali o lavori di sintesi<br />

redatti in collaborazione con<br />

enti territoriali, ditte o professionisti<br />

del settore, ma anche<br />

ricerche svolte da tesisti o tirocinanti.<br />

Già dalla fine del 2019,<br />

invece, era stata disciplinata<br />

la raccolta secondo modalità<br />

standardizzate dei dati minimi<br />

delle ricerche svolte in regime<br />

di concessione da Università e<br />

altri enti di ricerca sul territorio<br />

italiano (DG ABAP-DG MU<br />

47/2022, https://ica.cultura.gov.<br />

it/concessioni-di-ricerca/, su cui<br />

si veda anche Falcone 2023), anche<br />

in questo caso con l’obiettivo<br />

della pubblicazione sul GNA,<br />

all’epoca nelle sue fasi iniziali di<br />

progettazione.<br />

Oggi si delinea, quindi, la possibilità<br />

di disporre finalmente<br />

di un quadro progressivamente<br />

sempre più esaustivo delle<br />

conoscenze archeologiche sul<br />

territorio italiano, aggiornato<br />

quasi in tempo reale grazie alla<br />

scelta di prevedere il caricamento<br />

dei dati direttamente da parte<br />

di coloro che li raccolgono sul<br />

campo e, pertanto, sostenibile<br />

sul piano economico e su quello<br />

della frequenza e delle modalità<br />

di aggiornamento. Quello<br />

della sostenibilità è stato un<br />

tema particolarmente sentito<br />

in fase di progettazione, e che<br />

ha portato, ad esempio, anche<br />

alla scelta di curare in particolar<br />

modo l’interoperabilità con gli<br />

altri progetti istituzionali attivi<br />

nella raccolta di dati archeologici<br />

su porzioni di territorio: il progetto<br />

RAPTOR attivo in Italia<br />

settentrionale (https://raptor.<br />

cultura.gov.it/), l’ArcheoDB<br />

dell’Emilia-Romagna (https://<br />

www.patrimonioculturale-er.it/<br />

webgis/) e da pochi giorni anche<br />

il SITAR di Roma (https://www.<br />

archeositarproject.it/). Altri progetti,<br />

nati in ambito specialistico<br />

e quindi non riconducibili allo<br />

standard GNA, svengono pubblicati<br />

in una sezione autonoma<br />

del portale, dedicata alle “altre<br />

banche dati” (https://gna.cultura.gov.it/mappa.html?sezione=<br />

altrebanchedati): a partire da<br />

qui, è possibile consultare dati<br />

con rilevanza topografica, ma<br />

schedati con modalità diverse,<br />

che l’utente può riportare su una<br />

scheda GNA elaborata ex novo,<br />

citandone il database di origine.<br />

Un cenno, infine, alla sostenibilità<br />

del GNA sul piano dell’aggiornamento<br />

delle informazioni<br />

pubblicate: tutte le schede<br />

scaricate dal portale mediante il<br />

template GIS, possono infatti<br />

essere modificate dall’utente, con<br />

lo scopo di aggiornarle, correggerle,<br />

integrarle in tempo reale.<br />

La paternità di tali modifiche è<br />

registrata dal sistema (insieme<br />

al nome del primo autore) e le<br />

schede possono essere pubblicate,<br />

decorsi 30 giorni dall’invio,<br />

anche senza la validazione da<br />

parte del funzionario ministeriale<br />

(eventualmente esplicitata<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 13


REPORT<br />

in un campo dedicato). Grazie<br />

a questo flusso di lavoro, in cui<br />

è particolarmente accentuato<br />

l’elemento collaborativo, il GNA<br />

può prendersi carico dell’intero<br />

“ciclo di vita” dei dati digitali,<br />

garantendo un flusso costante<br />

di aggiornamento (Fig. 1). Tale<br />

“dinamicità” si legge anche<br />

nell’adeguamento del modello<br />

dati e delle soluzioni applicative,<br />

che sono sempre svincolate<br />

dagli strumenti normativi che<br />

le prescrivono, tipicamente più<br />

statici (DPCM e Circolari ministeriali)<br />

e che quindi possono<br />

essere costantemente aggiornati<br />

e ottimizzati a seguito di nuove<br />

esigenze, anche sulla base di<br />

segnalazioni e proposte da parte<br />

degli utenti della piattaforma.<br />

Da quanto fin qui esposto, si<br />

evince con chiarezza che oggi<br />

il GNA costituisce una carta<br />

archeologica dinamica del territorio<br />

nazionale. Le modalità<br />

di raccolta dei dati nella fase di<br />

censimento archivistico iniziale,<br />

i grandi progetti che hanno interessato<br />

il territorio negli ultimi<br />

anni e le altre contingenze legate<br />

a scelte di singoli uffici MiC,<br />

determinano la presenza di aree<br />

popolate in modo più denso<br />

e capillare e di altre coperte in<br />

modo più parziale.<br />

Il lavoro da fare è ancora lungo,<br />

ma quanto fin qui elaborato<br />

costituisce la base per una conoscenza<br />

sempre più accurata del<br />

territorio e, soprattutto, può diventare<br />

un prezioso strumento di<br />

supporto alla tutela in una fase<br />

in cui, come detto in apertura,<br />

si tende a comprimere sempre di<br />

più i tempi concessi all’esecuzione<br />

delle indagini archeologiche<br />

preventive (Boi <strong>2024</strong>a). Allo<br />

stato attuale, disporre di elementi<br />

conoscitivi dettagliati del<br />

potenziale archeologico prima<br />

(e indipendentemente da) uno<br />

specifico progetto è sicuramente<br />

una via che può aiutare a “stare<br />

nei tempi” imposti dalla legge.<br />

Purtroppo, in Italia non è esistita,<br />

fino ad oggi, una politica di<br />

elaborazione di carte archeologiche<br />

ad accesso aperto e su vasta<br />

scala, orientate non solo alla tutela<br />

puntuale ma ad una, seppur<br />

minima, conoscenza del “tessuto<br />

insediativo” antico nella sua<br />

complessità. In alcuni casi, ne<br />

rappresentano un tentativo gli<br />

strumenti di pianificazione paesaggistica<br />

elaborati dagli enti territoriali,<br />

ma sono purtroppo uno<br />

strumento che copre in minima<br />

parte il territorio nazionale ed è<br />

basato spesso su dati non aggiornati.<br />

Manca, quasi sempre, uno<br />

studio integrato da studi geomorfologici<br />

e geo-pedologici,<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Acconcia, V. (2023), La pubblicazione<br />

dei dati nel Geoportale Nazionale per<br />

l'Archeologia. doi:10.60974/GNA_03<br />

Boi, V. (2023a), Standardizzazione e pubblicazione<br />

dei dati esito di indagini non<br />

invasive. Problematiche, prospettive e<br />

proposte per l’elaborazione di buone pratiche,<br />

in Conoscere senza scavare. La storia<br />

del territorio attraverso l’archeologia non<br />

invasiva: risultati e prospettive, Atti del<br />

workshop, Orbetello 12-13 marzo 2022, a<br />

cura di Valeria Acconcia, Valeria Boi, Matteo<br />

Milletti, Enrico Proietti, Bollettino di<br />

Archeologia Online, XIV (1/2023), pp. 69-<br />

81, DOI: 10.60978/BAO_XIV_01_05.<br />

Boi, V. (2023b), Il Geoportale Nazionale<br />

per l'Archeologia (GNA). Standardizzazione<br />

e apertura dei dati. doi:10.60974/<br />

GNA_02<br />

Boi, V. (<strong>2024</strong>). Il Geoportale Nazionale<br />

per l’Archeologia. Presentato il 26 gennaio<br />

<strong>2024</strong> un bilancio del progetto a sei mesi<br />

dalla pubblicazione, in DigItalia, 19(1),<br />

215–219. https://digitalia.cultura.gov.it/<br />

article/view/3059<br />

Calandra, E. (2023), Il Geoportale<br />

Nazionale per l'Archeologia (GNA).<br />

Un'introduzione. doi:10.60974/GNA_01<br />

Falcone, A. (2023), D4GNA. Dematerializzazione<br />

e condivisione in rete dei<br />

dati delle indagini archeologiche svolte<br />

in regime di concessione. Promozione e<br />

condivisione dei dati prodotti dalle missioni<br />

archeologiche italiane all’estero.<br />

doi:10.60974/GNA_04<br />

Gabucci, A. (2023), Un Template QGIS<br />

al servizio del Geoportale Nazionale per<br />

l'Archeologia (GNA). doi:10.60974/<br />

GNA_05<br />

campagne di fotointerpretazione<br />

e indagini geofisiche, che potrebbe<br />

consentire una lettura globale<br />

del territorio e costituire la base<br />

per carte delle potenzialità archeologiche<br />

più affidabili anche a<br />

scala territoriale.<br />

Questa è la principale linea<br />

di sviluppo nella quale si può<br />

espandere la progettazione del<br />

GNA, che in tal modo può<br />

diventare davvero, rispetto alle<br />

attuali criticità normative, uno<br />

strumento di resilienza: parola<br />

oggi abusata, ma qui calzante<br />

nella sua accezione di reazione<br />

alle criticità specifiche insite<br />

nell’attuale quadro normativo,<br />

cogliendo le potenzialità dei limiti<br />

imposti dalla contingenza.<br />

Calandra, E., Boi, V., Falcone, A., Acconcia,<br />

V., Di Giorgio, S., Massara, F. e<br />

Ronzino, P., (2021), Policy and Practice for<br />

Digital Archaeological Archiving in Italy,<br />

in Internet Archaeology 58, 2021. https://<br />

doi.org/10.11141/ia.58.27<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Geoportale Nazionale per<br />

l’Archeologia; GNA; Open Data; Open<br />

Access; WebGIS; preventive archaeology;<br />

ABSTRACT<br />

In recent years the role of preventive archaeological<br />

investigations - and consequently<br />

that of archaeologists -in territorial<br />

and urban transformation became more<br />

and more important; On the other hand,<br />

the time allocated to archaeological investigation<br />

is often severely compressed: so, it<br />

is essential to exercise targeted and effective<br />

action and, even more so, to have in-depth<br />

knowledge of the context on which the<br />

project impacts. The National Geoportal<br />

for Archaeology is a useful tool, making<br />

archaeological data available for consultation<br />

and free reuse. Its usefulness is growing<br />

every day, thanks to recent provisions that<br />

provide for the use of the GNA as a standard<br />

for the delivery of minimum data for all<br />

archaeological investigations.<br />

AUTORE<br />

Valeria Boi<br />

valeria.boi@cultura.gov.it<br />

Istituto Centrale per l’Archeologia<br />

– ICA<br />

https://ica.cultura.gov.it/<br />

https://gna.cultura.gov.it/<br />

14 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

TECHNOLOGYforALL Italian events:<br />

OnTheRoad, Academy, and Expo. A series of traveling exhibitions, training<br />

sessions, and meetings that will combine practical demonstrations, workshops,<br />

and high-level conferences across various locations in Italy. The initiative will<br />

culminate in the Expo, a major exhibition event set to take place in Rome in 2025.<br />

TFA ONTHEROAD<br />

Tindari, Sicilia:<br />

30 May <strong>2024</strong><br />

Foligno, Umbria:<br />

25-26 October <strong>2024</strong><br />

Civitavecchia, Lazio:<br />

Being Defined<br />

Roma, Lazio:<br />

28 November <strong>2024</strong><br />

TFA ACADEMY<br />

L’Aquila, Abruzzo:<br />

January 2025<br />

TFA EXPO<br />

Roma, Lazio:<br />

May/June 2025<br />

technologyforall.it<br />

technologyforall.it<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 15


REPORT<br />

Dall’archeologia preventiva<br />

al consciuous planning<br />

La tutela come occasione di ricerca e valorizzazione<br />

dei paesaggi storici in Etruria e Sicilia<br />

di Rodolfo Brancato, Simona Carosi<br />

Nel corso degli ultimi decenni,<br />

l’Italia è stata protagonista,<br />

da soggetto e<br />

oggetto, nel dibattito internazionale<br />

sul valore pubblico<br />

dell’archeologia preventiva:<br />

la comunità scientifica si<br />

interroga, infatti, su come<br />

valorizzare i risultati dagli<br />

ormai innumerevoli iter di<br />

valutazione archeologica<br />

nell’ambito della realizzazione<br />

di infrastrutture e di<br />

opere per lo sfruttamento di<br />

energie rinnovabili.<br />

Fig. 1 – Lazio, Montalto di Castro (VT): veduta aerea di una porzione di necropoli di<br />

Prataccione.<br />

Dopo alcune esperienze<br />

pionieristiche votate<br />

alla valutazione e alla<br />

pianificazione di un approccio<br />

preventivo, che trovano nella<br />

realizzazione della linea dell’alta<br />

velocità tra Roma e Napoli un<br />

modello paradigmatico, sono<br />

stati fatti passi significativi volti<br />

a stimolare l’interesse anche<br />

dei committenti sul valore<br />

strategico dei dati archeologici<br />

che emergono da ricognizioni<br />

e scavi. I recenti sviluppi delle<br />

tecniche di telerilevamento<br />

oggi a disposizione degli archeologi<br />

sono stati accompagnati<br />

da un cambiamento di prospettiva,<br />

spostando l’attenzione dai<br />

singoli siti al “paesaggio” inteso<br />

alla scala territoriale, contesto<br />

ampio nel quale ora il patrimonio<br />

culturale è da considerare<br />

come elemento centrale della<br />

pianificazione consapevole<br />

(consciuous planning). Pur<br />

rappresentando oggi un binomio<br />

sempre più ricorrente,<br />

nell’ambito dell’archeologia<br />

preventiva le indagini non invasive<br />

rappresentano solo un<br />

passo preliminare delle proce-<br />

dure di tutela (Boschi 2020).<br />

Infatti, a valle della ricerca<br />

archeologica a scala territoriale,<br />

delle ricognizioni di superficie,<br />

delle applicazioni estensive e<br />

intensive della geofisica e del<br />

telerilevamento, nella pratica i<br />

progetti che investono il prezioso<br />

palinsesto dei paesaggi<br />

urbani e rurali impongono la<br />

realizzazione di scavi stratigrafici<br />

di verifica, il cui potenziale<br />

conoscitivo è di straordinaria<br />

rilevanza non solo ai fini della<br />

tutela ma anche della comprensione<br />

del territorio. I risultati<br />

16 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

dell’applicazione sistematica<br />

delle regole dell’archeologia<br />

preventiva dimostrano l’efficacia<br />

di tale complesso processo<br />

amministrativo e conoscitivo<br />

nell’ottica della pianificazione<br />

territoriale pienamente consapevole.<br />

In tal senso il concetto<br />

di conscious planning era in un<br />

qualche modo già tra gli obiettivi<br />

del progetto della Carta<br />

Archeologica d’Italia (CAI),<br />

Forma Italiae (Castagnoli<br />

1978; Marchi 2023). Infatti,<br />

fin dai primi passi nell’Italia<br />

post-unitaria, tra gli scopi principali<br />

del progetto è l’acquisizione<br />

di «[…] un’ampia base<br />

conoscitiva sulla quale impostare<br />

solidamente la programmazione<br />

necessaria alla tutela,<br />

alla gestione e allo sviluppo del<br />

patrimonio archeologico nazionale<br />

[…]» (Quilici, Quilici<br />

Gigli 2004). In tale prospettiva,<br />

bisogna valutare con grande<br />

interesse il possibile contributo<br />

che può derivare alla conoscenza<br />

del territorio dai dati<br />

acquisiti nell’ambito degli<br />

innumerevoli iter di valutazione<br />

Preventiva dell'Interesse<br />

Archeologico (VPIA) prescritte<br />

dalle SABAP per la realizzazione<br />

di opere pubbliche, opere a<br />

rete e infrastrutture energetiche<br />

in genere in tutta Italia: la<br />

VPIA è, infatti, uno strumento<br />

che, attraverso un’analisi approfondita<br />

del territorio, stima<br />

l’impatto dell'opera da realizzare<br />

sui depositi archeologici<br />

conservati nel sottosuolo.<br />

Nelle più recenti riflessioni<br />

sul significato di archeologia<br />

pubblica (Fredheim, Watson<br />

2023; cf. Volpe 2007), è<br />

emersa l’importanza centrale<br />

rivestita proprio dalle ricerche<br />

(ricognizioni e scavi) condotte<br />

“sul” e “nel” territorio. Gli studi<br />

sui paesaggi storici impongono<br />

all’archeologo, infatti,<br />

un approccio dialogico non<br />

soltanto con altre discipline<br />

ma soprattutto con il territorio<br />

e le comunità. In tal senso,<br />

costituiscono un’eccezionale<br />

occasione per promuovere il<br />

patrimonio archeologico che,<br />

come è noto, costituisce un<br />

veicolo fortemente attrattivo<br />

ed evocativo di valori culturali<br />

contestuali e possibile propulsore<br />

di sviluppo.<br />

I risultati straordinari di scavi<br />

realizzati per interventi di archeologia<br />

preventiva in luoghi<br />

distanti dai grandi attrattori<br />

turistici, a volte vere e proprie<br />

“periferie” del Bel Paese,<br />

permettono di consolidare la<br />

consapevolezza del continuum<br />

del paesaggio archeologico:<br />

tali scoperte, a volte mediate<br />

dalla stampa locale in maniera<br />

naïf, permettono di raccontare<br />

l’esistenza di un patrimonio<br />

archeologico complesso e multiforme,<br />

testimone della storia<br />

millenaria del territorio. Di<br />

questo, le comunità sono assai<br />

spesso già consapevoli, ma l’eco<br />

mediatica permette loro una<br />

rinnovata coscienza pubblica<br />

delle ricchezze culturali del<br />

loro paesaggio storico, i cui elementi<br />

archeologici sono segni<br />

di identità. Di questo, i paesaggi<br />

archeologici di Etruria e<br />

Sicilia sono due casi eclatanti.<br />

Negli ultimi anni l’Etruria è<br />

diventata lo scenario prediletto<br />

per una riflessione sull’archeologia<br />

preventiva e paesaggio<br />

antico, rispetto all’impatto più<br />

che “intensivo” degli impianti<br />

da fonti di energia rinnovabile<br />

(fotovoltaici ed eolici),<br />

approvati in sede di VPIA<br />

nazionale che regionale. La<br />

Soprintendenza, che ha inteso<br />

opporsi a questa scomposta<br />

invasione, insieme agli archeologi<br />

che operano sul campo<br />

si sta chiedendo “quale valorizzazione,<br />

a questo punto, è<br />

possibile per l’archeologia della<br />

Tuscia?”, al netto del verificarsi<br />

giorno per giorno di quello che<br />

sempre più appare un ossimoro<br />

tra le attività e le scoperte<br />

sul campo e le necessità dei<br />

Committenti delle grandi<br />

opere.<br />

Se le ricerche bibliografiche<br />

e ricognitive hanno offerto<br />

la possibilità di esprimere e<br />

far valere un rischio medio o<br />

medio-alto in tutto il comparto,<br />

per esempio, tra i più colpiti<br />

dalla foga costruttiva, tra<br />

Tuscania e Montalto di Castro<br />

e si sta rispondendo con l’apposizione<br />

o le proposte di apposizione<br />

di vincoli sia paesaggistici<br />

che monumentali (vedi<br />

quello dell’Arrone), sembra<br />

possibile affermare che, oltre la<br />

tutela, molto ancora è da fare<br />

per una futura valorizzazione<br />

che possa coinvolgere le comunità<br />

locali nei confronti delle<br />

emergenze rinvenute.<br />

A Tuscania, l’archeologia preventiva<br />

ha messo in luce aree di<br />

frammenti fittili, isolate emergenze<br />

di abitato di età etrusca e<br />

romana, settori di necropoli sin<br />

d’ora poco o affatto conosciute,<br />

che possono disegnare nuovi<br />

pattern insediativi e aprire<br />

opportunità di ricerca sui materiali,<br />

anche grazie all’ausilio<br />

delle scienze applicate all’archeologia.<br />

A Canino e Montalto<br />

di Castro, si deve all’archeologia<br />

preventiva la scoperta di<br />

interi settori insediamentali del<br />

vasto territorio che un tempo<br />

era sotto il controllo della città<br />

etrusco-romana di Vulci. In<br />

alcuni casi, come in loc. La<br />

Viola, Prataccione e Due Pini,<br />

le evidenze, per lo più di necropoli<br />

e viabilità, stanno chiarendo<br />

la struttura del paesaggio<br />

antico (Fig. 1). La valorizzazione,<br />

anche in questo caso, si sta<br />

orientando verso la diffusione<br />

e disseminazione nei risultati,<br />

all’interno di convegni, conferenze<br />

e incontri pubblici che<br />

hanno coinvolto e vogliono<br />

coinvolgere sia gli addetti ai la-<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 17


REPORT<br />

vori che il grande pubblico.<br />

L’altra faccia della medaglia è<br />

il continuo incontro/scontro<br />

con una Committenza che<br />

intende guadagnare terreno<br />

per l’impianto e, nel momento<br />

in cui emergono tracce<br />

archeologiche, restituisce il<br />

minimo possibile in merito a<br />

fruibilità pubblica. Pur nella<br />

consapevolezza che nonostante<br />

l’archeologia preventiva, spesso<br />

si tende ad inseguire più che a<br />

realizzare, come si è fatto negli<br />

ultimi anni, una vera e propria<br />

valorizzazione del paesaggio<br />

antico, è necessaria sempre di<br />

più una pianificazione ragionata<br />

delle attività, che coinvolga,<br />

sin dai primi passi, anche gli<br />

stakeholders locali.<br />

Anche in Sicilia, l’archeologia<br />

preventiva negli ultimi<br />

anni è stata protagonista del<br />

dibattito su pianificazione<br />

consapevole e conservazione<br />

del paesaggio storico, in seguito<br />

all’incremento di progetti<br />

finalizzati alla realizzazione di<br />

impianti per la produzione di<br />

energia da fonti rinnovabili.<br />

In tal senso, lo spazio ideale è<br />

nell’entroterra dell’isola, nelle<br />

vaste estensioni tra Enna e<br />

Catania, ma anche in provincia<br />

di Ragusa, nel comprensorio<br />

Fig. 2– Sicilia, Altopiano degli Iblei: A) area del progetto di ricognizione; B.<br />

rurale dell’Altopiano degli<br />

Iblei. In questo caso, tuttavia,<br />

all’incremento di progetti per<br />

la realizzazione di impianti per<br />

la produzione di energia eolica<br />

e solare, si accompagnano i<br />

permessi per lo sfruttamento<br />

di fonti di energia non rinnovabile,<br />

i combustibili fossili,<br />

dal bitume al petrolio e al metano,<br />

che impregnano i porosi<br />

strati calcari dell’altopiano.<br />

L’area iblea rappresenta un<br />

settore nevralgico nell’ambito<br />

della geografia della Sicilia:<br />

il paesaggio, oggi in larga<br />

parte rurale, costituisce un<br />

palinsesto ancora poco noto<br />

per l’assenza di ricognizioni<br />

sistematiche. Nonostante la<br />

sua tutela sia basata, infatti, su<br />

un valido Piano Paesaggistico,<br />

esito delle ricerche condotte<br />

dalla Soprintendenza e dagli<br />

enti di ricerca impegnati nel<br />

territorio, numerose sono ancora<br />

le aree di vacuum. Per tale<br />

ragione, un impulso notevole<br />

alla conoscenza del paesaggio<br />

ibleo deriva dalle ricerche legate<br />

all’attività di tutela della<br />

Soprintendenza di Ragusa. Un<br />

esempio è la carta archeologica<br />

dei territori dei comuni<br />

di Monterosso, Giarratana<br />

e Chiaramonte Gulfi (cf.<br />

Brancato et al. 2023), esito<br />

dell’attività di sorveglianza<br />

prescritta dalla Soprintendenza<br />

per la realizzazione di prospezioni<br />

sismiche a rifrazione<br />

propedeutiche in relazione<br />

a un permesso di ricerca per<br />

lo sfruttamento di idrocarburi.<br />

In seguito alla VPIA, la<br />

Soprintendenza ha prescritto,<br />

infatti, la sorveglianza delle<br />

attività sul campo (2019-2021)<br />

da archeologi, coordinati sul<br />

campo da chi scrive per conto<br />

dell’Università di Catania (Fig.<br />

2) veduta aerea del territorio<br />

compreso tra Chiaramonte<br />

Gulfi e Monterosso Almo,<br />

territorio attraversato dalla via<br />

18 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

Selinuntina. Da Brancato et<br />

al. 2023). Considerato il vasto<br />

areale compreso nel permesso<br />

di ricerca, l’attività, che ha<br />

visto tanto il coinvolgimento<br />

degli studenti ma anche della<br />

comunità locale, ha permesso<br />

la ricognizione di una vasta<br />

porzione di territorio mai prima<br />

ricognito, significativo per<br />

il valore di causalità statistica<br />

del campione analizzato.<br />

Tanto il caso dell’Etruria<br />

quanto quello della Sicilia,<br />

dimostrano che oggi l’archeologia<br />

preventiva costituisce<br />

uno strumento di tutela ma<br />

anche di ricerca attiva sui e nei<br />

paesaggi storici. I progetti di<br />

grandi opere, ma anche i cantieri<br />

di modesta entità, indirettamente<br />

permettono di dare<br />

grande visibilità alla storia di<br />

territori solitamente ai margini.<br />

La scoperta archeologica,<br />

quando adeguatamente approfondita<br />

e studiata nel proprio<br />

contesto, permette alle comunità<br />

di sviluppare opportune<br />

strategie di pianificazione<br />

consapevole e di valorizzazione,<br />

basate sulla conoscenza del<br />

patrimonio culturale.<br />

Un esempio virtuoso sono le<br />

cultural routes che ormai, in<br />

Italia e in Europa, costituiscono<br />

forme originali, di promozione<br />

dal basso dei paesaggi<br />

archeologici. Lo sviluppo di<br />

numerosi percorsi di “archeotrekking”<br />

sia in Etruria sia in<br />

Sicilia costituisce un esempio<br />

di questo approccio, volto a<br />

ricucire ambiti territoriali ricchi<br />

di storia ma marginali rispetto<br />

ai grandi attrattori turistici,<br />

attraverso la fruizione del<br />

patrimonio archeologico nel<br />

contesto dei paesaggi e delle<br />

comunità cui appartiene.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Armao G., 2023, Il governo del territorio tra archeologia pubblica e preventiva,<br />

in Rivista Giuridica Ambiente Diritto.it, 23.2, 1-24.<br />

Boschi, F. 2020. Archeologia senza scavo. Geofisica e indagini non invasive.<br />

Bologna: BUP.<br />

Castagnoli, F. 1974. “La Carta Archeologica d'Italia e gli studi di topografia<br />

antica.” Ricognizione archeologica e documentazione cartografica, Quaderni<br />

dell'Istituto di Topografia Antica dell'Università di Roma, VI: 7-17.<br />

Brancato R., Cozzolino M., Giacoppo F., Mirto V., Oliva M., Scerra S. 2023,<br />

Archeologia preventiva e indagini non invasive per la ricerca sui paesaggi della<br />

Sicilia: la ricognizione del settore occidentale dell’Altopiano Ibleo (Ragusa,<br />

Italia)”, in Landscape 3. Una sintesi di elementi diacronici. Uomo e ambiente<br />

nel mondo antico: un equilibrio possibile? 5-6 maggio 2022, Bologna-Ravenna,<br />

Oxford 2023, pp. 170-188 [DOI 10.32028/9781803277004].<br />

Brancato R., Guarnera V., Messina T., Santospagnuolo P., 2023, Creating<br />

Identity: Hidden Cultural Heritage, Ancient Landscapes and Cultural Routes<br />

in Sicily, in D. Panagiotopoulos, P. Militello (eds.), Modelling Archaeological<br />

Landscapes. Modelling Archaeological Landscapes Bridging Past and<br />

Present in two Mediterranean Islands, Heidelberg University Library, Propylaeum,<br />

Heiderlberg 2023, pp. 343-372 [https://doi.org/10.11588/propylaeum.1212].<br />

Fredheim, H., Watson, S. 2023, Understanding Public Benefit from Development-led<br />

Archaeology. Museum of London Archaeology [https://doi.<br />

org/10.48583/jjhm-je58].<br />

Marchi Maria Luisa, Carte archeologiche e censimenti di beni culturali.<br />

L’esperienza delle Università, in Bollettino Di Archeologia on Line. Direzione<br />

Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio XIV, 2023/Supplemento 1, 15-<br />

35.<br />

Quilici Lorenzo., Quilici Gigli Stefania, Introduzione alla Topografia Antica,<br />

Milano, pp. 63-69.<br />

Volpe, Giuliano. 2007. “L’archeologia globale per ascoltare la storia totale del<br />

paesaggio”. In Sudest 20: 20-32.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Archeologia preventiva; topografia antica; legacy data; public engagement;<br />

conscious planning<br />

ABSTRACT<br />

Protection as an Opportunity for Research and Enhancement of Historical<br />

Landscapes in Etruria and Sicily. Over the last few decades, Italy has been a<br />

key player, both as a subject and object, in the international debate on the<br />

topic of preventive archaeology. After some pioneering experiences dedicated<br />

to the evaluation and planning of a preventive approach, significant steps have<br />

been taken to stimulate the interest of stakeholders as well in the strategic<br />

value of the archaeological data that emerge from surveys and excavations. Despite<br />

recent developments in non-invasive investigative techniques, excavation<br />

intervention remains very often indispensable: the enhancement of the results<br />

implies not only potential advancements in the knowledge of the archaeological<br />

landscape but could also constitute the central element of conscious<br />

planning.<br />

AUTORE<br />

Rodolfo Brancato<br />

rodolfo.brancato@unina.it<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II<br />

Dipartimento di Studi Umanistici<br />

Simona Carosi<br />

simona.carosi@cultura.gov.it<br />

SABAP per la Provincia di Viterbo<br />

e per l'Etruria Meridionale<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 19


REPORT<br />

L'archeologia preventiva:<br />

documentazione, formazione<br />

e comunicazione<br />

di Elena Calandra<br />

La verifica preventiva<br />

dell’interesse<br />

archeologico<br />

è lo strumento<br />

normativo e<br />

scientifico che regola<br />

i rapporti tra<br />

i lavori pubblici<br />

e l’archeologia,<br />

e come tale necessita<br />

di essere<br />

correttamente<br />

comunicato dagli<br />

addetti ai lavori.<br />

Fig. 1. - Il procedimento di verifica preventiva dell’interesse archeologico. Grafico realizzato da Valeria<br />

Boi, Istituto Centrale per l’Archeologia<br />

Come noto, il territorio<br />

italiano ha subito e<br />

subisce notevoli trasformazioni<br />

prodotte dalle opere<br />

pubbliche, che soprattutto nella<br />

fase postpandemica hanno visto<br />

la realizzazione di infrastrutture<br />

e di numerosissimi impianti<br />

per la produzione di energia<br />

da fonti rinnovabili e non. Tali<br />

opere hanno un impatto notevole,<br />

con il rischio di distruggere<br />

il patrimonio archeologico<br />

sepolto, se non si attuano le<br />

procedure corrette.<br />

Due istanze opposte si impongono<br />

peraltro ai soggetti che<br />

devono decidere: da un lato,<br />

l’esigenza di tutelare i beni archeologici<br />

ancora custoditi dal<br />

sottosuolo, dall’altro il bisogno<br />

sempre più incalzante di assicurare<br />

tempestivamente servizi ai<br />

cittadini.<br />

La legislazione italiana da tempo<br />

ha provveduto con specifiche<br />

leggi sulla verifica preventiva<br />

dell’interesse archeologico<br />

(brevemente, “archeologia preventiva”),<br />

dal 2005 fino all’attuale<br />

Codice dei Contratti pubblici<br />

del 2023, che sostituisce i<br />

precedenti dispositivi normativi<br />

(Fig. 1), ma da ben prima la<br />

forte sensibilità per la tutela,<br />

insita nell’ordinamento italiano<br />

dei beni culturali, aveva portato<br />

a risultati notevoli in termini di<br />

protezione e conservazione, tenendo<br />

come presupposto anche<br />

la Convenzione della Valletta<br />

del 1992.<br />

La legge attuale, forte di una<br />

tradizione normativa quasi ventennale<br />

in materia, prevede la<br />

verifica preventiva dell’interesse<br />

archeologico, ossia la valutazione<br />

del rischio che per i contesti<br />

archeologici e paleontologici<br />

comporta l’esecuzione di un’opera<br />

pubblica. Tale valutazione<br />

20 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

non è certo semplice, ed è svolta<br />

in collaborazione tra pianificatori,<br />

committenti, soggetti<br />

operanti sul territorio, archeologi,<br />

geologi, paleontologi; la<br />

complessità dell’opera è molto<br />

variabile, se si pensa alle strade<br />

e alle ferrovie o ai progetti che<br />

incidono pesantemente sul sottosuolo,<br />

mentre altri interventi<br />

sono più limitati. Essa consiste<br />

nell’acquisizione dei materiali<br />

bibliografici, documentali ed<br />

esito di indagini nelle aree dove<br />

il progetto prevede la realizzazione<br />

dell’opera pubblica; in<br />

base a tali materiali, si decide se<br />

procedere allo scavo dell’area,<br />

dando appunto corso alla verifica<br />

sul terreno, oppure no.<br />

In caso di ritrovamenti, la legge<br />

prevede vari tipi di soluzione<br />

quando ci si trova di fronte<br />

a evidenze archeologiche: un<br />

contesto archeologico può essere<br />

scavato e documentato per<br />

essere poi rimosso, consentendo<br />

la realizzazione dell’opera; in<br />

altri casi, una volta effettuati gli<br />

scavi, è possibile delocalizzare i<br />

rinvenimenti, per assicurarne la<br />

fruizione in un altro luogo o in<br />

un museo. Vi sono invece casi<br />

in cui i contesti emersi rendono<br />

incompatibile la realizzazione<br />

dell’opera, e di conseguenza<br />

si impone una variante del<br />

progetto iniziale, che viene<br />

spostato, sì che si conservano le<br />

evidenze antiche e le si tutela.<br />

Non mancano infine situazioni<br />

in cui è possibile la compresenza<br />

fra antico e moderno nelle<br />

città di oggi, con una logica di<br />

integrazione fra le architetture<br />

attuali e i ritrovamenti, se correttamente<br />

conservati e offerti<br />

al pubblico.<br />

La spiegazione era necessaria,<br />

se si considera che un gran<br />

numero di cittadini è convinto<br />

che l’archeologia è fattore impediente,<br />

che rallenta i tempi e<br />

impedisce di arrivare al compimento<br />

dell’opera: va precisato<br />

invece prima di tutto che l’archeologia<br />

preventiva viene prima<br />

dei lavori per realizzare l’opera,<br />

ed è comunque solo un segmento,<br />

una parte, di un processo<br />

che si compone di varie fasi,<br />

che partono dalla presentazione<br />

dell’intero progetto proposto<br />

dalla stazione appaltante; in<br />

proposito basta consultare il<br />

sito del Ministero dell’Ambiente<br />

e della Sicurezza Energetica<br />

https://va.mite.gov.it/it-IT) per<br />

riscontrare la complessità e le<br />

tappe della procedura, all’interno<br />

della quale la tempistica<br />

decisionale, anche per la parte<br />

archeologica, è ben precisa.<br />

Spetta allora agli archeologi fare<br />

chiarezza: e qui intervengono<br />

la formazione e la comunicazione,<br />

per evitare pericolosi<br />

fraintendimenti, dannosi della<br />

professione degli archeologi ma<br />

con ripercussioni negative più<br />

ampie. Nella communis opinio,<br />

infatti, l’informazione che perlopiù<br />

passa è di segno opposto<br />

rispetto alla pratica della prevenzione,<br />

tanto che ancor oggi<br />

si sente parlare erroneamente<br />

(purtroppo anche da parte di<br />

archeologi!) di “archeologia<br />

di emergenza”, come se non<br />

vi fosse un lungo e faticoso<br />

lavoro di ricognizione, ricerca<br />

e indagine prima di arrivare a<br />

“scoprire” resti antichi – l’archeologia<br />

di emergenza, va detto,<br />

è una modalità di intervento<br />

che oggi, per fortuna, è ridotta<br />

a casi rarissimi. Le sorprese,<br />

beninteso, possono verificarsi<br />

inaspettatamente, in un Paese<br />

caratterizzato dalla ricchezza di<br />

beni archeologici come l’Italia,<br />

ma sono molto rare; tuttavia<br />

quest’aspetto ha sicuramente<br />

molto appeal sul grande pubblico,<br />

affascinato proprio dal<br />

mistero della scoperta inattesa<br />

e dall’associazione illusoria<br />

(da dissipare) con figure irreali<br />

come Indiana Jones.<br />

La formazione, tramite specifici<br />

insegnamenti, porta a costruire<br />

figure professionali in grado di<br />

lavorare sullo scavo ma anche<br />

preparate alla comunicazione,<br />

contestuale e successiva: se il<br />

“dopo scavo” è dettato dalla<br />

legge (come illustrato sopra), e<br />

deve comprendere naturalmente<br />

la pubblicazione, sia scientifica<br />

sia erga omnes, la parte più<br />

delicata è proprio quella dello<br />

scavo in corso, svolto spesso<br />

sotto gli occhi, o protetto dagli<br />

occhi, dei cittadini, che in<br />

entrambi i casi vogliono essere<br />

informati, o traggono conclusioni<br />

sbagliate su tempi e modi,<br />

e proprio se non informati<br />

avvertono il disagio, il freno,<br />

l’ostacolo. Per evitare equivoci,<br />

lo scavo, soprattutto se in città,<br />

deve essere reso visibile, non<br />

necessariamente sempre, anche<br />

tramite accorgimenti semplici;<br />

ragioni di sicurezza possono<br />

sconsigliare le visite al cantiere,<br />

ma le spiegazioni possono<br />

essere utili, per esempio grazie<br />

a una cartellonistica adeguata,<br />

che mostri le tempistiche illustrando<br />

i dati essenziali esposti<br />

per legge e offra informazioni<br />

di base sui ritrovamenti.<br />

Alla comunicazione in situ,<br />

se e dove possibile affidata ad<br />

archeologi in presenza, si può<br />

aggiungere la valorizzazione digitale:<br />

tramite siti web dedicati<br />

all’intervento, o tramite strumenti<br />

di consultazione più generale.<br />

È stata questa la filosofia<br />

alla base della creazione del<br />

Geoportale Nazionale per l’Archeologia<br />

(https://gna.cultura.<br />

gov.it/), per il quale si rinvia<br />

all’intervento di Valeria Boi in<br />

questi atti: esso rappresenta il<br />

punto di raccolta dei dati relativi<br />

alle indagini archeologiche<br />

in Italia, ed è uno strumento<br />

per gli addetti ai lavori, ma intende,<br />

nel tempo, diventare una<br />

piattaforma di consultazione<br />

frequentata da tutti i cittadini.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 21


REPORT<br />

Quadro normativo<br />

• Codice dei Beni Culturali<br />

e del Paesaggio, Decreto<br />

Legislativo 42/2004, articolo<br />

28, vigente<br />

• Legge 109/2005,<br />

“Conversione in legge, con<br />

modificazioni, del decreto-legge<br />

26 aprile 2005, n. 63, recante<br />

disposizioni urgenti per lo sviluppo<br />

e la coesione territoriale,<br />

nonché per la tutela del diritto<br />

d'autore. Disposizioni concernenti<br />

l'adozione di testi unici in<br />

materia di previdenza obbligatoria<br />

e di previdenza complementare”,<br />

articoli 2 ter e 2 quater,<br />

non più vigente<br />

• Codice dei Contratti pubblici,<br />

Decreto Legislativo 163/2006,<br />

articoli 95 e 96, non più vigente<br />

• Legge 57/2015, “Ratifica ed<br />

esecuzione della Convenzione<br />

europea per la protezione del<br />

patrimonio archeologico, fatta<br />

alla Valletta il 16 gennaio<br />

1992”, vigente<br />

• Codice dei Contratti pubblici,<br />

Decreto Legislativo 50/2016,<br />

non più vigente<br />

• Decreto del Presidente del<br />

Consiglio dei Ministri del<br />

14 febbraio 2022 (Gazzetta<br />

Ufficiale - Serie Generale n.<br />

88 del 14 aprile 2022), “Linee<br />

guida per la procedura di verifica<br />

dell’interesse archeologico e<br />

individuazione di procedimenti<br />

semplificati”, vigente<br />

• Codice dei Contratti pubblici,<br />

Decreto Legislativo 36/2023,<br />

vigente.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Pianificazione territoriale; tutela;<br />

valorizzazione digitale; Geoportale<br />

Nazionale per l’archeologia<br />

ABSTRACT<br />

The preventive assessment of archaeological<br />

interest is law in Italy since<br />

2005, but was practised since well before:<br />

it is the normative and scientific<br />

medium that regulates the relationship<br />

between public works and archaeology,<br />

and as such needs to be properly<br />

communicated by the archaeologists<br />

in charge, so as to interest and involve<br />

citizens.<br />

AUTORE<br />

Elena Calandra<br />

elena.calandra@gmail.com<br />

Istituto Centrale per l’Archeologia<br />

– ICA<br />

https://ica.cultura.gov.it/<br />

22 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

October 22-24, <strong>2024</strong><br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 23


REPORT<br />

Aquinum, un caso di studio da manuale<br />

Dalla fotointerpretazione archeologica al rilevamento<br />

di prossimità dei paesaggi storici in Etruria e Sicilia<br />

di Giuseppe Ceraudo<br />

Fig. 1 - Rappresentazione schematica dell'impianto urbano e dei principali monumenti<br />

di Aquinum. Con la lettera A è indicato il tempio Maggiore (cd. Capitolium); le lettere<br />

B1-B2 indicano le domus scavate a Nord della Terme Vecciane; C - Terme Vecciane; D -<br />

Edificio absidato; E - Teatro; F - Porticus duplex; G - Anfiteatro; H - Ninfeo; I - Ludus?;<br />

L - Edificio ottagonale?; M - Tempio; N - Edificio termale.)<br />

La secolare tradizione italiana negli studi di Topografia antica ha<br />

giocato un ruolo significativo nel promuovere la consapevolezza che le<br />

trasformazioni del territorio, risultato dell'interazione costante tra l'uomo<br />

e il paesaggio, richiedono un approccio più approfondito. Piuttosto<br />

che affrontare situazioni occasionali, è essenziale comprendere tali<br />

cambiamenti attraverso analisi topografiche estensive e sistematiche.<br />

Questo processo<br />

dovrebbe essere<br />

basato su una specifica<br />

base informativa che<br />

integri tutte le tecnologie<br />

disponibili, sia tradizionali<br />

che innovative. L'approccio<br />

dovrebbe combinare metodologie<br />

consolidate con<br />

tecnologie all'avanguardia,<br />

al fine di consentire una<br />

pianificazione consapevole e<br />

una valorizzazione delle potenzialità<br />

archeologiche dei<br />

territori.<br />

Le attuali disposizioni di<br />

legge in Italia, focalizzate<br />

sull'archeologia preventiva<br />

e sui piani paesistici 1 , hanno<br />

introdotto l'obbligo di<br />

prestare maggiore attenzione<br />

alla salvaguardia e alla<br />

valorizzazione del territorio<br />

e delle sue componenti<br />

culturali. L'obiettivo non è<br />

semplicemente riconoscere<br />

alcuni beni, ma piuttosto<br />

la ricomposizione in un<br />

quadro organico della poleografia,<br />

della rete viaria,<br />

delle infrastrutture, della<br />

distribuzione e della tipologia<br />

degli insediamenti,<br />

così come le attività umane,<br />

nell'ambito della ricostruzione<br />

del paesaggio naturale<br />

o antropizzato.<br />

Seguendo la teoria dei<br />

procedimenti e le fonti tradizionali<br />

propri della disciplina,<br />

quindi, l’innovativo<br />

approccio metodologico alle<br />

problematiche archeologi-<br />

24 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

che del territorio è supportato<br />

dall’attenzione verso alcune<br />

nuove tecnologie, in particolare<br />

(per ciò che riguarda la mia<br />

personale attività di ricerca)<br />

verso i sistemi di remote e proximal<br />

sensing.<br />

Con l’intento di rinnovare<br />

tale filone di ricerca, pur senza<br />

perdere di vista gli obiettivi<br />

fondamentali di conoscenza<br />

da raggiungere attraverso l’indagine<br />

topografica sul campo,<br />

va ribadito che questo tipo di<br />

attività viene necessariamente<br />

supportato dalle consolidate<br />

tecniche di ricognizione diretta<br />

sul terreno. Infatti, uno<br />

degli elementi che più qualifica<br />

la topografia d’indirizzo<br />

archeologico è proprio la ricognizione<br />

sul campo, meglio<br />

se integrale e sistematica: da<br />

considerare non solo come<br />

momento conoscitivo del territorio,<br />

ma come strumento<br />

indispensabile per il controllo<br />

di dati editi e, soprattutto, per<br />

l’acquisizione di dati inediti:<br />

costituiti da manufatti e tracce<br />

presenti sul terreno collegabili<br />

all’insediamento umano pregresso,<br />

in quanto è proprio sui<br />

dati archeologici che si pone il<br />

fondamento della ricostruzione<br />

storica dei territori 2 . Ad essa<br />

si accompagna, dal punto di<br />

vista metodologico, la raccolta<br />

di ogni tipo di documentazione<br />

(bibliografica, archivistica,<br />

cartografica, iconografica, aerofotografica,<br />

materiali e dati<br />

in musei e magazzini), di dati<br />

acquisiti attraverso nuove tecnologie<br />

e grazie all’apporto di<br />

discipline diverse, per ambiti<br />

coerenti allo scopo, quali ad<br />

esempio quello geografico, geologico,<br />

idrologico, botanico.<br />

L’incentivazione delle ricerche<br />

condotte secondo tale ottica<br />

richiesta dalle nuove disposizioni<br />

ha determinato in questi<br />

ultimi anni approcci diversi<br />

anche da parte di settori di studio<br />

precedentemente estranei<br />

alle problematiche della ricerca<br />

topografica sul campo. Per altro<br />

verso, la disponibilità di nuovi<br />

strumenti derivanti dal progresso<br />

tecnologico e dalla stretta<br />

integrazione con altre discipline,<br />

sia nel campo umanistico che<br />

in quello delle scienze naturali,<br />

ha favorito una evoluzione della<br />

materia, sempre nella continuità<br />

della metodologia di base.<br />

Resta fondamentale il confronto,<br />

pur nelle diverse scelte<br />

operative, per indirizzare la<br />

discussione tesa all’esigenza di<br />

affinamento e di sviluppo, insita<br />

nella ricerca scientifica; con la<br />

speranza (che dovrebbe andare<br />

oltre il semplice auspicio) che<br />

una valida indagine topografica<br />

“di superficie” non scada banalmente<br />

per ragioni di opportunità<br />

o, ancor peggio, di opportunismo,<br />

in una inutile indagine<br />

topografica “superficiale”.<br />

I limiti ed i pregi di questo<br />

strumento di indagine sono in<br />

realtà ben noti da tempo a tutti<br />

coloro che operano regolarmente<br />

nel settore. Alla vecchia<br />

dicitura si sono aggiunte “nuove”<br />

diverse terminologie, tutte<br />

peraltro insite nel concetto e<br />

nella metodologia dell’indagine<br />

topografica sul territorio materia<br />

specifica della “Topografia<br />

antica”, come landscape archaeology,<br />

total archaeology, termini<br />

di per sé ineccepibili anche nella<br />

loro traduzione italiana, forse<br />

più moderni e accattivanti, che<br />

sono indizio del fatto che si è<br />

sentita l’esigenza di esprimere<br />

una certa molteplicità di interventi<br />

sul territorio; questa molteplicità<br />

non sempre si risolve<br />

in un arricchimento ed in una<br />

puntualizzazione, ma talvolta<br />

è sintomo dell’introduzione di<br />

elementi di disordine che purtroppo<br />

non sempre rimangono<br />

soltanto a livello formale ma<br />

che talora rischiano di investire<br />

anche la sostanza della materia.<br />

Dalla terminologia è giustificato<br />

dedurre una certa confusione<br />

tra il mezzo ed il fine, ossia tra i<br />

mezzi di studio e gli strumenti<br />

utili alla ricerca ed i fini e gli<br />

obiettivi scientifici della ricerca<br />

stessa, con un eccesso di valutazione<br />

o uno stravolgimento dei<br />

tradizionali mezzi di indagine<br />

con i quali si ha una consuetudine<br />

ormai secolare. A tale<br />

scopo, ritengo opportuno citare,<br />

ribadendone e sostenendone il<br />

pensiero, le parole di F. Castagnoli,<br />

che dopo oltre cinquanta<br />

anni risultano ancora illuminanti<br />

sull’argomento 3 : «Ma ancora<br />

più importante del recupero alla<br />

scienza archeologica di singoli<br />

monumenti e oggetti, è da considerarsi<br />

il metodo di lavoro, consistente<br />

nella integralità della ricerca:<br />

grazie infatti a questa attenta<br />

ricognizione e alla interpretazione<br />

dei dati – che isolatamente presi<br />

potrebbero sembrare a volte insignificanti<br />

– ci rendiamo conto<br />

come sia possibile ancora oggi ricostruire<br />

con sicurezza (nonostante<br />

le trasformazioni avvenute nei<br />

secoli) la struttura degli antichi<br />

insediamenti, ricomporre la rete<br />

viaria e la distribuzione dei centri<br />

abitati, acquisire concreti elementi<br />

per meglio valutare la storia<br />

economica e i caratteri culturali<br />

delle singole zone».<br />

Questo contributo, senza la<br />

presunzione di voler indicare<br />

le linee guida della materia,<br />

vuole stimolare il dibattito e la<br />

discussione sulle scelte operative<br />

applicate o applicabili in<br />

ambiti diversi, con particolare<br />

attenzione agli affinamenti della<br />

ricerca, ai mezzi di studio e agli<br />

strumenti utilizzati, attraverso<br />

la presentazione di esperienze<br />

dirette condotte sul campo dalle<br />

quali si evincano il progetto<br />

strategico e i relativi risultati e<br />

non astratte teorizzazioni.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 25


REPORT<br />

È essenziale sottolineare, però,<br />

che la semplice disponibilità<br />

di nuove tecnologie o di nuovi<br />

strumenti da applicare nelle<br />

indagini territoriali, non costituisce<br />

necessariamente una<br />

"rivoluzione utile" nel campo<br />

dei beni culturali. Affinché<br />

la tecnologia svolga un ruolo<br />

attivo in tali progressi, deve<br />

essere adattata alle reali esigenze<br />

degli archeologi. Il completo e<br />

corretto sviluppo di una tecnica<br />

dovrebbe permettere la creazione<br />

di procedure innovative<br />

che rispondano alle specifiche<br />

esigenze del settore, agevolando<br />

così la definizione di nuovi<br />

paradigmi, operazioni e metodi<br />

per conseguire autentici avanzamenti<br />

nella acquisizione e nella<br />

comprensione del dato archeologico.<br />

Attualmente, l'utilizzo<br />

di sistemi di documentazione<br />

tridimensionale, la creazione di<br />

modelli navigabili e misurabili,<br />

e le procedure per il trattamento<br />

e la gestione dei dati ci pongono<br />

quasi quotidianamente di<br />

fronte a nuove sfide riguardanti<br />

questioni quali la misurazione,<br />

la documentazione, l'interpretazione<br />

e la mappatura.<br />

A sintetizzare tali concetti, da<br />

mettere in relazione all’indagine<br />

aerotopografica, sono da<br />

sottoscrivere le parole di John<br />

Bradford 4 , uno dei grandi pionieri<br />

sull’impiego della fotografia<br />

aerea in archeologia, riguardo<br />

all’uso di giuste strategie di<br />

azione che potrebbero risultare<br />

inadeguate per quel determinato<br />

contesto territoriale o nell’economia<br />

generale del progetto 5 :<br />

«Successful strategy depends on<br />

the right tactics. There are some<br />

types of site by nature unsuited<br />

for air archaeology; like the use of<br />

a mouse-trap to catch a butterfly,<br />

the metod is inappropriate».<br />

A volte si rischia di costruire<br />

progetti di ricerca intorno a<br />

tecniche e strumenti in quel<br />

momento in voga, quando<br />

sono invece le peculiari caratteristiche<br />

di ogni territorio o<br />

monumento a indirizzare la<br />

Fig. 2 - Veduta aerea prospettica (Archivio Labtaf - 2023) del settore centrale della colonia<br />

triumvirale di Aquinum: sulla destra le Terme Vecciane, a sinistra il Teatro in corso<br />

di scavo. in alto sullo sfondo il massiccio di Monte Cairo<br />

metodologia di indagine più appropriata,<br />

così come è stato nel<br />

recente passato per le prospezioni<br />

geofisiche, o per l’utilizzo<br />

del laser scanner per il rilievo<br />

dei monumenti, o ancora dei<br />

droni impiegati troppo spesso<br />

soltanto per esibire “belle immagini”<br />

a corredo. Oggi va di<br />

moda l’applicazione del LiDAR<br />

con il suo uso “estensivo”, per<br />

cui la ricerca diventa l’utilizzo<br />

stesso del sensore, perdendo di<br />

vista quello che risulta essere il<br />

fine ultimo dell’indagine archeologica,<br />

finalizzata alla lettura<br />

diacronica del territorio e alla<br />

sua conoscenza: l'uso di una<br />

trappola per topi per catturare<br />

una farfalla non dimostra la<br />

bontà dello strumento ma rivela<br />

soltanto che il metodo è inadeguato.<br />

Con questo intervento si intendono<br />

presentare gli esiti<br />

delle più recenti indagini non<br />

invasive effettuate all’interno<br />

dell’area urbana di Aquinum<br />

in questi ultimi anni; indagini<br />

che stanno accompagnando<br />

le annuali campagne di scavo<br />

archeologico, consentendo di<br />

delineare con un sempre maggiore<br />

dettaglio la Forma Urbis<br />

della colonia triumvirale (fig.<br />

1 - Rappresentazione schematica<br />

dell'impianto urbano e dei principali<br />

monumenti di Aquinum.<br />

Con la lettera A è indicato il tempio<br />

Maggiore (cd. Capitolium);<br />

le lettere B1-B2 indicano le domus<br />

scavate a Nord della Terme<br />

Vecciane; C - Terme Vecciane; D<br />

- Edificio absidato; E - Teatro; F<br />

- Porticus duplex; G - Anfiteatro;<br />

H - Ninfeo; I - Ludus?; L - Edificio<br />

ottagonale?; M - Tempio; N<br />

- Edificio termale).<br />

Attraverso l’utilizzo di sistemi<br />

e di sensori di tipo diverso, le<br />

prospezioni aeree e quelle geofisiche<br />

hanno progressivamente<br />

permesso di coprire diverse aree<br />

dell’antica città romana, caratte-<br />

26 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

rizzata come ormai noto da un<br />

impianto urbano regolare ma<br />

non ortogonale, consentendo<br />

di individuare nuovi grandi<br />

complessi monumentali collocati<br />

all’interno della maglia<br />

urbana.<br />

E' con questa breve premessa<br />

che si vuole delineare la storia<br />

recente delle ricerche topografiche<br />

ad Aquinum: ricerche<br />

qualificate da un metodo ormai<br />

consolidato, con attività sul<br />

campo che si caratterizzano per<br />

un approccio multidisciplinare.<br />

Il programma dei lavori è stato<br />

progettato considerando le potenzialità<br />

archeologiche ritenute<br />

significative e le promettenti<br />

prospettive di ricerca che il sito<br />

offriva. Inoltre, gli interventi<br />

esplorativi condotti hanno<br />

tenuto conto dei risultati derivanti<br />

dall'analisi dei dati e della<br />

documentazione relativi alle<br />

ricognizioni sistematiche effettuate<br />

per molti anni dal gruppo<br />

di ricerca del Laboratorio di<br />

Topografia Antica e Fotogrammetria<br />

(LabTAF) dell'Università<br />

del Salento.<br />

Attualmente, la presenza consistente<br />

dei depositi archeologici,<br />

la ricchezza di materiali e i notevoli<br />

reperti scoperti durante<br />

le indagini topografiche in tutto<br />

il territorio dell'antica città<br />

rappresentano chiari segnali<br />

favorevoli per la pianificazione<br />

di interventi di scavo archeologico.<br />

Questi interventi mirano<br />

a confermare e verificare ciò<br />

che è stato identificato attraverso<br />

le ricognizioni sul campo,<br />

l'analisi delle immagini aeree<br />

e le prospezioni geofisiche.<br />

Grazie a queste indagini, è stata<br />

realizzata una nuova ricostruzione<br />

dell'assetto urbanistico di<br />

Aquinum (v. Fig. 1).<br />

Grazie alle regolari campagne<br />

di scavo svolte negli ultimi<br />

quindici anni, il sito di Aquinum<br />

è diventato una parte<br />

Fig. 3 - Veduta aerea verticale del settore centrale della colonia triumvirale di Aquinum: con<br />

le Terme Vecciane e il Teatro in corso di scavo.<br />

significativa del panorama archeologico<br />

italiano. Le maestose<br />

Terme Vecciane portate alla<br />

luce 6 (Fig. 2), insieme al teatro<br />

attualmente oggetto di scavo 7<br />

(Fig. 3), stanno contribuendo<br />

in modo sostanziale alla comprensione<br />

della topografia della<br />

città romana. Questo interesse<br />

suscitato da Aquinum va ben<br />

oltre la comunità accademica,<br />

poiché una serie di straordinarie<br />

scoperte, tra cui pavimenti<br />

musivi, colonne e iscrizioni,<br />

hanno portato l'area archeologica<br />

all'attenzione nazionale e<br />

internazionale, tanto da essere<br />

considerata un sito "fortunato"<br />

nei media e sui social<br />

network8. È importante sottolineare,<br />

tuttavia, che alla base<br />

di queste eccezionali scoperte<br />

c'è stata un'attività di ricerca<br />

pianificata che si è protratta per<br />

oltre due decenni.<br />

Il paesaggio di Aquinum, data<br />

la sua diversità e la complessità<br />

degli elementi che lo compongono,<br />

insieme ai fattori che<br />

contribuiscono alla sua formazione<br />

e trasformazione nel<br />

corso del tempo, può essere descritto<br />

come un sistema geografico<br />

complesso che incorpora<br />

sia elementi naturali che antropici.<br />

Questo paesaggio contiene<br />

dati che consentono la ricostruzione<br />

sempre più dettagliata e<br />

articolata dello spazio antico,<br />

comprendendo l'interpretazione<br />

degli elementi rilevati e<br />

una visione diacronica, che può<br />

essere ottenuta solo attraverso<br />

un approccio metodologico<br />

multidisciplinare.<br />

La complessità della strategia<br />

di ricerca adottata e la vasta<br />

quantità di dati raccolti hanno<br />

reso necessaria l'implementazione<br />

di un Sistema Informativo<br />

Geografico per archiviare,<br />

gestire e analizzare le numerose<br />

informazioni raccolte. Questo<br />

rappresenta una progressione<br />

logica delle ricerche sul territorio,<br />

dell'elaborazione cartografica,<br />

dell'interpretazione delle<br />

immagini aeree e delle applicazioni<br />

di geofisica, contribuendo<br />

in modo significativo alla comprensione<br />

e alla documentazione<br />

del paesaggio e dell'insediamento<br />

antico di Aquinum.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 27


REPORT<br />

NOTE<br />

1 http://www.ic_archeo.beniculturali.it/it/275/archeologia-preventiva<br />

(consultato il 10.12.2023).<br />

2 Castagnoli 1978, p. 270.<br />

3 Castagnoli 1972, p. 474.<br />

4 John Spencer Purvis Bradford è stato un archeologo,<br />

pioniere nell’archeologia dei paesaggi e nell’uso delle fotografie<br />

aeree.<br />

5 Bradford 1957, p. ix.<br />

6 Ceraudo 2019.<br />

7 Ceraudo 2020b, pp. 125-137.<br />

8 Ceraudo 2020a, pp. 249-274.<br />

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BIBLIOGRAFIA<br />

ABradford 1957: J. Bradford, Ancient Landscapes.<br />

Studies in Field Archaeology, London 1957.<br />

Castagnoli 1972: F. Castagnoli, La Carta archeologica<br />

d’Italia, in La ricerca scientifica, 42, n. 4, 1972, pp. 473-<br />

475.<br />

Castagnoli 1978: Castagnoli 1978: F. Castagnoli, La<br />

Carta archeologica d’Italia (Forma Italiae), in Quaderni<br />

de “La ricerca scientifica”, 100, 1978, pp. 269-280.<br />

Ceraudo 2011: G. Ceraudo, 100 anni di Archeologia<br />

Aerea in Italia, in AAerea IV-V (2010-2011), Foggia<br />

2011, pp. 5-15.<br />

Ceraudo 2019: G. Ceraudo, Il balneum di Marcus Veccius<br />

ad Aquinum. Considerazioni sull’edificio termale e<br />

sulle sue potenzialità ricettive, in ATTA 29, 2019, pp.<br />

89-111.<br />

Ceraudo 2020°: G. Ceraudo, Considerazioni topografiche<br />

a margine della scoperta del cosiddetto Cesare di<br />

Aquinum: la fortuna è nel metodo, in RendPontAc XCI,<br />

2020, pp. 249-274.<br />

Ceraudo 2020b: G. Ceraudo, Gli edifici da spettacolo<br />

di Aquinum tra distruzione, ricerca e valorizzazione, in<br />

ATTA 30, 2020, pp. 125-137.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Aquinum; topografia antica; indagini aerotopografiche;<br />

prospezioni geofisiche, aeromobili a pilotaggio<br />

remoto (APR).<br />

ABSTRACT<br />

This contribution, without the presumption of outlining<br />

the guidelines of the field, aims to stimulate debate<br />

and discussion on the operational choices applied or applicable<br />

in different areas of Ancient topography investigations,<br />

with particular attention to the refinements of<br />

research, study methods, and tools used. All of this is<br />

achieved through the presentation of the case study of<br />

Aquinum, a Roman colony in South Latium, highlighting<br />

direct experiences conducted in the field to illustrate<br />

the strategic project and its corresponding results, avoiding<br />

abstract theorizations.<br />

AUTORE<br />

Giuseppe Ceraudo<br />

giuseppe.ceraudo@unisalento.it<br />

Università del Salento - Dipartimento di Beni<br />

Culturali<br />

28 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong><br />

Epsilon Italia S.r.l.<br />

Viale della Concordia, 79<br />

87040 Mendicino (CS)<br />

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REPORT<br />

Sottocontrollo<br />

Georadar, droni e tecnologie<br />

per infrastrutture e aree<br />

circostanti<br />

Tecnologie anche a noleggio per:<br />

manutenzione strade<br />

> analisi spessore delle pavimentazioni<br />

> mappatura 3D di sottoservizi e cavità<br />

> rilievi pre-scavo, OBI (UXO) e vuoti<br />

ponti e viadotti<br />

> deformazioni o cedimenti<br />

> ispezione strutture, calcestruzzi e parti sommerse<br />

> ricerca di vuoti, ammaloramenti o distacchi<br />

monitoraggio ambientale<br />

> frane, argini, cedimenti o smottamenti<br />

> rilievo di fondali, fiumi e bacini<br />

> ricerca di cavità, discariche, tubi e serbatoi<br />

di stoccaggio abbandonati<br />

> studio di grandi aree inaccessibili<br />

Tecnologie<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 29


REPORT<br />

Metodi per la documentazione<br />

e la valorizzazione dei contesti<br />

di Archeologia Preventiva<br />

di Emanuel Demetrescu<br />

Fig. 1 - Ricostruzione piano altimetrica del paesaggio non antropico con sovrapposizione<br />

ideale delle future Mura aureliane; in basso il paesaggio di epoca romana tarda<br />

antica in seguito alla costruzione delle mura stesse.<br />

Dall'analisi delle<br />

stratigrafie territoriali<br />

alla realtà virtuale:<br />

l'evoluzione delle tecniche<br />

di ricostruzione<br />

del paesaggio antico<br />

nell'esperienza della<br />

Metro C di Roma.<br />

Nuove tecnologie e approcci integrati per ricostruire e valorizzare il<br />

paesaggio antico: l'esperienza della Metro C di Roma come caso studio<br />

per lo sviluppo di metodologie innovative nell'ambito dell'archeologia<br />

La costruzione della nuova<br />

linea C della metropolitana<br />

di Roma ha rappresentato<br />

negli ultimi 15 anni<br />

un eccezionale laboratorio per<br />

lo sviluppo e la sperimentazione<br />

di metodologie innovative<br />

nell'ambito dell'archeologia<br />

preventiva e della tutela del patrimonio<br />

sepolto. L'estensione<br />

e la complessità del progetto,<br />

che ha interessato vaste aree<br />

del tessuto urbano esterno alle<br />

Mura aureliane, hanno richiesto<br />

l'elaborazione di approcci<br />

integrati per la documentazione,<br />

l'analisi e la valorizzazione<br />

preventiva e della tutela del patrimonio sepolto.<br />

dei contesti archeologici emersi<br />

durante i lavori.<br />

Il presente contributo intende<br />

illustrare l'evoluzione delle tecniche<br />

e delle metodologie impiegate<br />

per la ricostruzione del<br />

paesaggio antico nell'ambito di<br />

questo grande cantiere urbano,<br />

evidenziando come l'interazione<br />

tra discipline diverse e<br />

l'utilizzo di tecnologie digitali<br />

all'avanguardia abbiano aperto<br />

nuove prospettive sia sul piano<br />

della ricerca scientifica che su<br />

quello della comunicazione e<br />

fruizione del patrimonio culturale.<br />

Metodologie di interpretazione<br />

e ricostruzione del paesaggio<br />

antico<br />

Un aspetto centrale è stato lo<br />

sviluppo di una metodologia<br />

originale per la creazione di<br />

modelli piano-altimetrici relativi<br />

alle diverse fasi di vita<br />

del paesaggio a partire da dati<br />

eterogenei. In particolare, sono<br />

state integrate tre principali categorie<br />

di fonti:<br />

1. Cartografia storica<br />

2. Documentazione di scavi e ritrovamenti<br />

noti dalla letteratura<br />

archeologica e da documenti<br />

d'archivio<br />

3. Letture archeologiche dei sondaggi<br />

a carotaggio continuo<br />

L'elaborazione di questi dati<br />

all'interno di un sistema GIS<br />

ha permesso di ricostruire le<br />

grandi stratigrafie urbane, creando<br />

un "sistema esperto" in<br />

grado di fornire informazioni<br />

dettagliate sulla conformazione<br />

30 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

del territorio nelle diverse epoche<br />

storiche. Questo approccio<br />

si è rivelato fondamentale<br />

non solo per la comprensione<br />

dell'evoluzione del paesaggio,<br />

ma anche come strumento per<br />

la tutela e la progettazione.<br />

Ricostruzione delle<br />

stratigrafie urbane<br />

La metodologia sviluppata ha<br />

permesso di comprendere la<br />

dinamica di costruzione delle<br />

Mura aureliane, evidenziando<br />

come l'edificazione sia stata<br />

preceduta da una massiccia attività<br />

di interro di parte dell'alveo<br />

originario della Marrana<br />

e dallo spostamento del corso<br />

d'acqua verso sud (Fig. 1).<br />

Ogni carotaggio è stato analizzato<br />

considerando due punti di<br />

riferimento principali: il "bocca-foro"<br />

alla quota di calpestio<br />

attuale e, al limite inferiore,<br />

l'inizio del terreno "non antropico".<br />

Tra questi due estremi<br />

sono stati rinvenuti piani pavimentali,<br />

sommità di strutture<br />

murarie e fondazioni di edifici.<br />

La produzione dei modelli digitali<br />

delle grandi stratigrafie<br />

urbane ha dato vita ad un "sistema<br />

esperto" in cui sono confluiti<br />

anche la rappresentazione<br />

3D degli scavi archeologici<br />

noti e il livello informativo del<br />

progetto della metropolitana.<br />

Questo ha permesso di estrarre<br />

sezioni e viste tridimensionali<br />

per valutare l'impatto delle<br />

opere ingegneristiche sul patrimonio<br />

archeologico sepolto.<br />

antico, integrando i dati archeologici<br />

con ricostruzioni paleoambientali.<br />

Un approccio imprescindibile<br />

per la comprensione degli ultimi<br />

secoli di vita di questo settore<br />

della città è stato l'utilizzo<br />

della cartografia storica, che ha<br />

permesso di ricostruire elementi<br />

oggi scomparsi come mulini,<br />

edifici di servizio e viabilità<br />

minore.<br />

L'Extended Matrix come strumento<br />

di ricostruzione stratigrafica<br />

Un ulteriore passo avanti nella<br />

ricostruzione del paesaggio antico<br />

è stato compiuto con l'introduzione<br />

della metodologia<br />

dell'Extended Matrix. Questo<br />

approccio, applicato in particolare<br />

agli scavi delle stazioni<br />

San Giovanni e Amba Aradam,<br />

ha permesso di integrare la<br />

documentazione stratigrafica<br />

tradizionale con ipotesi ricostruttive<br />

virtuali.<br />

L'Extended Matrix offre la<br />

possibilità di rappresentare non<br />

solo le unità stratigrafiche reali,<br />

ma anche quelle virtuali (strutturali<br />

e non strutturali), fornendo<br />

uno strumento potente<br />

per la visualizzazione e l'analisi<br />

delle fasi costruttive e delle trasformazioni<br />

nel tempo. Questo<br />

metodo è stato applicato con<br />

successo nella ricostruzione<br />

delle caserme e della Domus del<br />

comandante nel sito di Amba<br />

Aradam, permettendo di docu-<br />

Ricostruzione paleo-ambientale e<br />

cartografia storica<br />

Parallelamente allo studio stratigrafico,<br />

sono state sviluppate<br />

tecniche innovative per la visualizzazione<br />

e la ricostruzione<br />

virtuale dei contesti archeologici.<br />

L'utilizzo di software di<br />

computer grafica ha permesso<br />

di creare rappresentazioni<br />

tridimensionali del paesaggio<br />

Fig. 2 - Visualizzazione della replica digitale dei proxy (con relativa scala di attendibilità)<br />

e modello di rappresentazione degli ambienti dipinti della c.d. Domus del<br />

comandante.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 31


REPORT<br />

mentare il complesso processo<br />

di ricostruzione dell'evoluzione<br />

del sito archeologico (Fig.<br />

2).<br />

Conclusioni e<br />

prospettive future<br />

L'esperienza maturata nel<br />

contesto della Metro C ha evidenziato<br />

come la ricostruzione<br />

virtuale non sia più solo uno<br />

strumento di visualizzazione e<br />

disseminazione, ma stia diventando<br />

un vero e proprio strumento<br />

conoscitivo nell'ambito<br />

dello studio archeologico. La<br />

creazione di "repliche digitali"<br />

dei siti, che integrano dati di<br />

scavo, rilievi 3D ad alta risoluzione<br />

e ricostruzioni virtuali,<br />

apre nuove possibilità per<br />

l'analisi scientifica e la simulazione<br />

di scenari storici.<br />

Lo sviluppo tecnologico degli<br />

ultimi anni, in particolare nel<br />

campo della computer grafica<br />

in tempo reale, sta portando<br />

a una convergenza tra diversi<br />

ambiti applicativi (GIS, BIM,<br />

industria cinematografica) che<br />

confluiscono verso la creazione<br />

di strumenti unici capaci di<br />

gestire dati eterogenei e offrire<br />

visualizzazioni multidimensionali.<br />

I metodi sviluppati nell'ambito<br />

dell'archeologia preventiva<br />

per la Metro C di Roma sono<br />

pensati per essere replicabili<br />

in contesti simili. L'approccio<br />

interdisciplinare, l'integrazione<br />

di tecnologie digitali avanzate<br />

e la creazione di modelli<br />

virtuali interattivi sono stati<br />

sviluppati specificatamente<br />

per migliorare la comprensione,<br />

la tutela e la valorizzazione<br />

del paesaggio antico, offrendo<br />

al contempo strumenti opensource<br />

riusabili per la pianificazione<br />

urbana e lo studio del<br />

paesaggio antico.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Demetrescu, E. 2015. Archaeological stratigraphy as a formal language<br />

for virtual reconstruction. Theory and practice. Journal of Archaeological<br />

Science, 57: 42-55.<br />

Demetrescu, E. 2020. La ricostruzione dei paesaggi antichi attraverso<br />

l'integrazione di dati, metodologie e tecniche: presente e futuro dagli<br />

esempi della Metro C a Roma. In: Archeologi nelle terre di bonifica.<br />

Paesaggi stratificati e antichi sistemi da riscoprire e valorizzare: 135-151.<br />

Padova: TerrEvolute, 2.<br />

Demetrescu, E., Fontana, S. 2009. Archeo-restituzioni territoriali e urbane,<br />

valutazione del rischio archeologico e software open source. Archeologia<br />

e Calcolatori, 2: 95-106.<br />

Demetrescu, E., Fontana, S. 2011. Metodologia di restituzione delle<br />

stratigrafie archeologiche sepolte. In: R. Rea (ed.) Cantieristica archeologica<br />

e opere pubbliche. La Linea C della Metropolitana di Roma: 111-<br />

120. Milano: Electa.<br />

Demetrescu, E., Fontana, S., Rea, R. 2011. Conoscenze pregresse e nuovi<br />

dati: l'evoluzione del paesaggio. In: R. Rea (ed.) Cantieristica archeologica<br />

e opere pubbliche. La Linea C della Metropolitana di Roma: 61-89.<br />

Milano: Electa.<br />

Morretta, S., Rea, R. 2018. Una nuova caserma alle pendici meridionali<br />

del Celio. In: A. D'Alessio, C. Panella, R. Rea (eds) I Severi. Roma universalis.<br />

L'impero e la dinastia venuta dall'Africa: 190-199. Milano: Electa.<br />

Rea, R. (ed) 2011. Cantieristica archeologica e opere pubbliche. La linea<br />

C della metropolitana di Roma. Milano: Electa.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Archeologia preventiva; Ricostruzione virtuale; Paesaggio antico;<br />

Stratigrafia urbana; Digital replica<br />

ABSTRACT<br />

This paper presents innovative methods for documenting and enhancing<br />

preventive archaeology contexts, drawing from the experience of Rome's<br />

Metro C project. It illustrates the evolution of techniques for reconstructing<br />

ancient landscapes, from GIS-based stratigraphic modeling to photorealistic<br />

3D visualizations. The integration of heterogeneous data sources,<br />

including core samples, historical maps and excavation records, allows<br />

creating comprehensive "digital replicas" of archaeological sites. These<br />

virtual reconstructions, enhanced by the Extended Matrix methodology,<br />

serve both scientific analysis and public dissemination, paving the way for<br />

new approaches in cultural heritage management.<br />

AUTORI<br />

Emanuel Demetrescu<br />

emanuel.demetrescu@cnr.it<br />

CNR-ISPC, Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale, Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche, Roma-Montelibretti<br />

32 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


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REPORT<br />

Il rapporto tra Archeologia<br />

Preventiva e sviluppo Infrastrutturale<br />

di Francesca Frandi<br />

Progettare il domani attraverso<br />

la storia. L’esperienza del Gruppo<br />

Ferrovie dello Stato e di Italferr<br />

Fig. 1 - Linea Palermo- Catania. Lotto 3. I<br />

lavori a Vallelunga Pratameno.<br />

Il Gruppo Ferrovie dello Stato<br />

Italiane è il primo a dotarsi sin dagli<br />

anni ’90, di uno staff di archeologi<br />

professionisti, che gestiscono tutte<br />

le attività archeologiche funzionali<br />

alla progettazione-esecuzione delle<br />

opere ferroviarie, garantendo da<br />

un lato lo sviluppo infrastrutturale,<br />

dall’altro la salvaguardia e la valorizzazione<br />

del patrimonio storicoarcheologico<br />

del nostro Paese, sfruttando<br />

metodologie di indagine sempre<br />

più avanzate e all’avanguardia.<br />

La realizzazione di grandi<br />

infrastrutture è stata ed<br />

è tuttora un’occasione<br />

eccezionale di ricerca scientifica<br />

finalizzata alla conoscenza dei<br />

processi storici di frequentazione<br />

del territorio. Le indagini archeologiche<br />

eseguite in corrispondenza<br />

dei sedimi delle opere consentono<br />

di raccogliere una grande<br />

quantità di dati relativi a tutte le<br />

epoche storiche.<br />

Anche per questi motivi il<br />

Gruppo Ferrovie dello Stato<br />

Italiane è stato il primo a dotarsi,<br />

sin dagli anni ’90, di uno<br />

staff interno di archeologi con<br />

l’obiettivo di promuovere lo sviluppo<br />

infrastrutturale del Paese<br />

garantendo la salvaguardia e la<br />

valorizzazione del patrimonio<br />

storico-archeologico dell’Italia, in<br />

un’ottica di piena sostenibilità.<br />

Gli specialisti archeologi di<br />

FSI intervenendo nell’ambito<br />

della progettazione delle opere<br />

ferroviarie, con la redazione di<br />

studi specialistici, progetti di<br />

indagini ed esecuzione di attività<br />

di campo, seguendo i vari<br />

livelli di approfondimento dei<br />

progetti e condividendo con le<br />

Soprintendenze Archeologiche<br />

territorialmente competenti<br />

entità e modalità di esecuzione<br />

delle attività connesse alla verifica<br />

preventiva dell’interesse archeologico,<br />

hanno creato un approccio<br />

pioneristico che ha visto gradualmente<br />

superare il luogo comune<br />

dell’archeologia come un ostacolo<br />

alla realizzazione delle Grandi<br />

Opere.<br />

Tutto ciò è stato da stimolo alla<br />

nascita di un nuovo modo di fare<br />

archeologia, che ha portato alla<br />

sperimentazione sia di nuovi approcci,<br />

sia di nuove metodologie<br />

di indagine, puntando lo sguardo<br />

verso l’obiettivo primario di<br />

coesistenza tra l’opera pubblica,<br />

spesso di rilevanza nazionale, e la<br />

salvaguardia del patrimonio culturale<br />

archeologico del territorio<br />

italiano.<br />

La costruzione delle linee ferroviarie<br />

ad Alta Velocita / Alta<br />

Capacità ha rappresentato il<br />

primo vero banco di prova, che<br />

ha visto lavorare il Gruppo FSI<br />

con tutte le Soprintendenze<br />

Archeologiche interessate dal<br />

grande progetto. In questa occasione,<br />

per la prima volta, si è<br />

discusso di archeologia preventiva<br />

e si è sentita la necessità di redigere<br />

una normativa che regolasse<br />

tutte le procedure e definisse un<br />

modello operativo, pratico e dettagliato<br />

atto a favorire la ricerca,<br />

la tutela e la valorizzazione dei<br />

beni culturali.<br />

In questo senso è stato fondamentale<br />

il contributo degli<br />

specialisti archeologi del Gruppo<br />

Ferrovie che, a seguito dell’esperienza<br />

sui progetti dell’Alta<br />

Velocità, hanno proposto<br />

una procedura normativa da<br />

cui hanno avuto origine gli<br />

articoli di legge relativi alla<br />

Verifica Preventiva dell’interesse<br />

Archeologico. Tale procedura,<br />

negli anni a venire, ha completamente<br />

rivoluzionato il lavoro<br />

dell’archeologo che oggi, a distanza<br />

di venti anni, vede nell’<br />

Archeologia Preventiva le sue<br />

principali possibilità di occupazione.<br />

Con il tempo la Struttura di<br />

Archeologia - attualmente S.O.<br />

Archeologia sotto la Direzione<br />

Progettazione, U.O. Architettura,<br />

Ambiente e Territorio – di<br />

Italferr, la Società di Ingegneria<br />

del Gruppo FSI, si è arricchita di<br />

professionisti archeologi e di figure<br />

utili alla gestione dei cantieri,<br />

allo scopo di poter coordinare<br />

34 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

tutte le indagini previste dalla verifica<br />

preventiva dell’interesse archeologico<br />

nelle diverse fasi della<br />

progettazione: studio, progettazione<br />

ed esecuzione di indagini<br />

archeologiche e valorizzazione dei<br />

beni archeologici.<br />

Nello specifico, la stretta collaborazione<br />

con le Soprintendenze si<br />

realizza in tutta Italia nelle attività<br />

di redazione e verifica di studi<br />

archeologici, di progettazione di<br />

indagini archeologiche, di esecuzione<br />

di prospezioni geofisiche,<br />

di carotaggi, saggi e scavi archeologici,<br />

anche in estensione, in<br />

coerenza con le diverse fasi di approfondimento<br />

della procedura<br />

della Verifica Preventiva, ma che<br />

può anche proseguire fino alla<br />

valorizzazione dei contesti antichi<br />

rinvenuti.<br />

Le attività della struttura, pienamente<br />

integrate con le fasi<br />

progettuali, sono rivolte principalmente<br />

all’ottimizzazione<br />

dell’interazione tra patrimonio<br />

archeologico e sviluppo infrastrutturale,<br />

con una sempre maggiore<br />

attenzione alla sostenibilità<br />

ambientale delle opere a corredo<br />

di una corretta gestione della<br />

risoluzione delle interferenze e<br />

ottimizzando i costi e i tempi<br />

di lavorazione, per una miglior<br />

amministrazione delle finanze<br />

pubbliche.<br />

Tutto ciò ha permesso di conseguire<br />

negli anni importanti<br />

traguardi, come la riduzione<br />

significativa di rinvenimenti archeologici<br />

rispetto all’esperienza<br />

delle prime Tratte AV/AC e la<br />

sensibile riduzione dei costi delle<br />

attività archeologiche sul campo.<br />

Stessa riduzione va registrata per i<br />

tempi di esecuzione delle indagini<br />

archeologiche.<br />

Il successo è legato anche alla<br />

sinergia messa in atto in Italferr<br />

tra gli archeologi e tutte le altre<br />

componenti specialistiche coinvolte<br />

nella progettazione, quali<br />

ad esempio geologia, cartografia,<br />

opere civili ecc..<br />

Le recenti sfide rappresentate dai<br />

progetti PNRR hanno richiesto<br />

un grande impegno da parte<br />

di tutta la Struttura Operativa<br />

Archeologia, che sta rispondendo<br />

in modo più che positivo a<br />

garantire il rispetto dei tempi<br />

prestabiliti. In questa fase, dove<br />

la priorità è garantire una rapida<br />

esecuzione della fase delle indagini<br />

in modo da rispettare i serrati<br />

tempi del processo amministrativo,<br />

ci si è concentrati nell’applicazione<br />

di indagini più speditive,<br />

specificatamente quelle di remote<br />

sensing e mediante l’uso dei recenti<br />

sensori di prossimità.<br />

La felice sperimentazione, che<br />

si è succeduta ormai in molteplici<br />

cantieri ferroviari in diversi<br />

contesti e regioni d’Italia (Fig. 1 -<br />

Linea Palermo- Catania. Lotto 3.<br />

I lavori a Vallelunga Pratameno),<br />

ha dimostrato come questa sia<br />

la giusta strada da percorrere per<br />

ottenere una dettagliata caratterizzazione<br />

del dato archeologico,<br />

con vantaggi evidenti per i processi<br />

di valutazione e mitigazione<br />

dell’impatto sul patrimonio<br />

antico. Tale metodo ha permesso<br />

un ulteriore guadagno in termini<br />

di velocità di esecuzione, costi,<br />

precisione tecnica e buoni esiti,<br />

obiettivi di fondamentale importanza<br />

per la pratica dell'archeologia<br />

preventiva.<br />

La sinergia esistente tra le<br />

Soprintendenze territorialmente<br />

competenti e la SO Archeologia,<br />

volta a coniugare progettazione e<br />

tutela del territorio, è indirizzata<br />

anche alla valorizzazione archeologica,<br />

che vuole rendere accessibili<br />

al pubblico i contesti archeologici<br />

rinvenuti, promuovendoli<br />

come risorsa turistica e culturale<br />

da lasciare alle future generazioni.<br />

Le sperimentazioni e la ricerca di<br />

nuovi metodi di indagine non si<br />

fermano qui, lo sviluppo tecnologico<br />

impone una continua ricerca<br />

di nuove applicazioni da mettere<br />

in campo per l’archeologia preventiva.<br />

Intelligenza Artificiale<br />

e analisi di immagini satellitari<br />

rappresentano il futuro e non<br />

dobbiamo farci trovare impreparati<br />

di fronte a questa nuova<br />

frontiera.<br />

Per questo Italferr riconosce l'importanza<br />

di conciliare la ricerca<br />

e la formazione accademica con<br />

la tutela del patrimonio culturale<br />

connessa allo sviluppo infrastrutturale<br />

del Paese.<br />

Per questi motivi la struttura<br />

Archeologia di Italferr ha partecipato<br />

attivamente all’istituzione<br />

presso l’Università degli Studi<br />

della Tuscia di Viterbo del Master<br />

Universitario di II livello in<br />

“Archeologia Preventiva e gestione<br />

del rischio archeologico”, organizzato<br />

in collaborazione con la<br />

Direzione Generale Archeologia,<br />

l’Istituto Centrale per l’Archeologia,<br />

la Direzione Generale Musei<br />

e Archeoimprese, ha promosso il<br />

cofinanziamento di dottorati di<br />

ricerca finalizzati all’individuazione<br />

di nuove metodologie di<br />

indagine e sperimenta l’impiego<br />

di nuove tecnologie all’interno<br />

di progetti di ricerca di rilevanza<br />

nazionale ed internazionale.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Frandi F.; Ludovici D. (2020), Archeologia preventiva e progettazione<br />

ferroviaria: la genesi dell’attuale Procedura di Verifica Preventiva<br />

e l’esperienza di 25 anni di best practice, in Atti e Rassegna<br />

Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino,<br />

153-LXXIV, n. 2-3, 63-67.<br />

Comedini M.;Frandi F.;Manfredi E.; Pastura G.; Pericci F.; Sordini<br />

M. (<strong>2024</strong>); Archeologia preventiva e infrastrutture ferroviarie<br />

in Sicilia. Indagini di remote e proximal sensing sulla nuova<br />

linea Palermo-Catania, in Analysis Archaeologica, 8, cds.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Progettazione; Archeologia Preventiva; valorizzazione;<br />

remote sensing; grandi opere,<br />

ABSTRACT<br />

Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, has been the first Italian<br />

engineering company to equip itself, since the 1990s, with its<br />

own staff of professional archaeologists capable of managing all<br />

archaeological activities functional to the design and construction<br />

of railway works and to resolve any interference between new<br />

railway works and the archaeological heritage. The team works<br />

in collaboration with the territorially competent Archaeological<br />

Superintendencies in Italy and is registered in the Ministry of<br />

Culture’s list of operators qualified to draw up the Archaeological<br />

Assessment Document, bringing the latest non-invasive archaeological<br />

investigation methods.<br />

AUTORE<br />

Francesca Frandi<br />

f.frandi@italferr.it<br />

Italferr SpA (Polo Infrastrutture Ferrovie dello Stato)<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 35


REPORT<br />

I vantaggi e le innovazioni metodologiche<br />

del remote e del proximal sensing<br />

nel campo dell’Archeologia Preventiva<br />

Sperimentazioni e risultati nell’ambito della verifica<br />

Preventiva dell’ Interesse Archeologico.<br />

Fig.1 - Le<br />

indagini<br />

non invasive<br />

eseguite<br />

da Italferr<br />

sul territorio<br />

nazionale.<br />

di Giancarlo Pastura<br />

Sin dalle prime applicazioni,gli<br />

archeologi hanno colto il potenziale<br />

di utilizzo dei metodi geofisici per<br />

individuare strutture archeologiche<br />

sepolte sotto la superficie del suolo,<br />

aspetto fondamentale nelle procedure<br />

di archeologia preventiva. Fino a<br />

poco tempo fa, il vero ostacolo era<br />

rappresentato dagli elevati costi e<br />

dalle barriere tecniche rappresentate<br />

dal l'implementazione e dalla raccolta<br />

di dati su larga scala. I recenti<br />

progressi nella tecnologia di imaging<br />

termico, imaging in profondità, droni<br />

e intelligenza artificiale hanno ridotto i<br />

costi e migliorato la qualità e il volume<br />

dei dati raccolti ed elaborati<br />

Entrate nella normativa e<br />

nelle procedure con ritardo<br />

rispetto ad altri Paesi<br />

europei, le tecniche di remote<br />

sensing sono una componente<br />

sempre più presente nelle esperienze<br />

italiane di Archeologia<br />

Preventiva che, salvo poche eccezioni,<br />

ne dimostrano efficacia<br />

e innegabili benefici nell’ottica<br />

della programmazione e della<br />

progettazione consapevole. Benché<br />

ormai da tempo sono noti<br />

limiti e potenzialità dei singoli<br />

metodi di indagine, grazie anche<br />

ad una sempre maggiore sperimentazione<br />

degli stessi in ambito<br />

accademico, ultimi anni si è<br />

continuato a dibattere sul ruolo<br />

effettivo che le tecniche diagnostiche<br />

possono ricoprire all’interno<br />

dei processi di valutazione<br />

archeologica preventiva, specie<br />

quando connessi allo sviluppo<br />

infrastrutturale del Paese.<br />

La recente introduzione delle<br />

Linee Guida per la procedura di<br />

verifica dell’interesse archeologico<br />

(DPCM del 14.02.2022,<br />

pubblicato sulla G.U. del<br />

14.04.22), a cui hanno fatto<br />

seguito le circolari n.53/2022 e<br />

n.1/2023, oggi assorbite nell’Allegato<br />

I.8 del D.Lgs 36/2023,<br />

sono state occasione per la struttura<br />

Archeologia di Italferr (Società<br />

del Polo Infrastrutture Ferrovie<br />

dello Stato) per introdurre<br />

un protocollo operativo che<br />

previlegia l’utilizzo estensivo di<br />

indagini geofisiche con l’obiettivo<br />

di indirizzare, sulla base degli<br />

esiti delle analisi indirette, i saggi<br />

di scavo in maniera più puntuale<br />

e di individuare ulteriori<br />

sistemi di indagine speditivi ed<br />

affidabili in grado di calibrare il<br />

rischio archeologico.<br />

Tale necessità è stata ulteriormente<br />

accentuata dal programma<br />

di investimenti relativo alle<br />

opere infrastrutturali inserite<br />

nel Piano di Ripresa e Resilienza<br />

volte a incrementare ed estendere<br />

la rete ferroviaria nazionale<br />

ad Alta Velocità/Alta Capacità​<br />

nonché a potenziare le tratte<br />

regionali, dove l’utilizzo di metodologie<br />

d’indagine speditive<br />

per l’individuazione dei depositi<br />

archeologici, è risultata fondamentale<br />

per garantire tempi<br />

certi di realizzazione.<br />

Tale modo di procedere definisce<br />

in maniera puntuale le aree<br />

36 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

da sottoporre a verifica archeologica,<br />

riducendo al minimo<br />

il numero di saggi e comprimendo<br />

notevolmente le tempistiche<br />

di esecuzione, troppo<br />

spesso vincolate ad aspetti<br />

di difficile gestione, quali ad<br />

esempio l’acquisizione delle<br />

aree, l’occupazione temporanea<br />

del terreno, la presenza di<br />

colture in atto, l’opposizione<br />

dei privati, ecc.<br />

L’applicazione costante di questo<br />

protocollo operativo (fig.1<br />

- Le indagini non invasive eseguite<br />

da Italferr sul territorio<br />

nazionale) ha consentito di<br />

affinare l’utilizzo delle singole<br />

metodologie, di valutarne<br />

limiti e criticità e di sperimentare<br />

ulteriori metodi efficienti<br />

e vantaggiosi nell’ambito della<br />

verifica preventiva dell’interesse<br />

archeologico.<br />

In primo luogo, infatti, si è<br />

proceduto nell’efficientare<br />

l’utilizzo delle metodologie di<br />

remote sensing più tradizionali,<br />

predisponendo degli standard<br />

molto rigidi per la progettazione<br />

delle indagini, dove la.<br />

scelta del tipo di metodologia<br />

da impiegare dipende in primo<br />

luogo dalla composizione<br />

geolitologica dei terreni nei<br />

quali risulta inserito l'elemento<br />

archeologico, dalle condizioni<br />

logistiche dell'area oggetto<br />

dell'intervento di prospezione,<br />

nonché dagli eventuali disturbi<br />

causati dalle infrastrutture dei<br />

centri abitati e industriali, dalle<br />

linee elettriche e ferroviarie.<br />

Inoltre sono stati stabiliti degli<br />

standard per l’interpretazione<br />

e la restituzione dei dati predisponendo<br />

una piattaforma in<br />

ambiente GIS in cui le mappe<br />

generate attraverso le varie<br />

tecniche geofisiche vengono<br />

processate attraverso un’analisi<br />

visiva e una successiva restituzione<br />

delle tracce tramite<br />

disegno vettoriale su feature<br />

poligonali. Ad ogni feature sono<br />

assegnati una serie di attributi<br />

relativi principalmente al tipo<br />

di traccia, al sensore da cui è<br />

estrapolata, all’interpretazione e<br />

al grado di rischio. Questo viene<br />

compilato in una scala di valori<br />

basso – medio – alto a seconda<br />

della ripetitività della traccia<br />

nelle diverse sensoristiche, dalla<br />

sua attendibilità e dal suo inserimento<br />

nel contesto (fig.2 - Collegamento<br />

Aeroporto di Olbia.<br />

Carta integrata del rischio archeologico).<br />

La prima applicazione di questa<br />

modalità operativa si è avuta nel<br />

progetto “Andora- Finale Ligure”<br />

per dove sono state eseguite<br />

numerose indagini con metodo<br />

geoelettrico che hanno consentito<br />

di individuare una serie di<br />

anomalie che hanno trovato<br />

puntuale riscontro nella conseguente<br />

verifica archeologica.<br />

Vista l’affidabilità dei risultati,<br />

in un contesto archeologico<br />

particolarmente complesso individuato<br />

all’interno dello stesso<br />

progetto, sono state eseguite<br />

ulteriori indagini che, in questo<br />

caso, hanno avuto un riscontro<br />

parziale e hanno consentito di<br />

acquisire ulteriori informazioni<br />

per una corretta progettazione<br />

delle indagini geofisiche, specie<br />

in presenza di contesti che necessitano<br />

di una caratterizzazione<br />

puntuale del record sepolto.<br />

Allo stesso tempo altri progetti,<br />

anche piuttosto complessi in<br />

termini di estensione e morfologia,<br />

hanno messo in evidenza<br />

una serie di criticità in relazione<br />

agli obiettivi dichiarati in termini<br />

di speditività e accuratezza; la<br />

scarsa predisposizione di alcune<br />

aree all’indagine, la necessità<br />

di acquisire le autorizzazioni<br />

da parte dei privati proprietari<br />

delle aree, i costi elevati e le<br />

tempistiche necessarie per la<br />

registrazione dei dati si sono<br />

rivelati incompatibili con gli<br />

iter autorizzatori dei progetti,<br />

soprattutto quelli inseriti nel<br />

PNRR.<br />

Un esempio in questo senso è<br />

stata la progettazione del nuovo<br />

collegamento ferroviario con<br />

l’Aeroporto di Olbia “Costa<br />

Smeralda”, che ha dato occasione<br />

per l’avvio di una sinergia tra<br />

la Soprintendenza Archeologia<br />

Fig.2 - Collegamento Aeroporto di Olbia. Carta integrata del rischio archeologico.<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 37


REPORT<br />

Belle Arti e Paesaggio di Sassari<br />

e Nuoro e la struttura Archeologia<br />

di Italferr (Gruppo Ferrovie<br />

dello Stato Italiane) per la sperimentazione<br />

di nuove procedure<br />

operative.<br />

Infatti, rapportate l’estensione<br />

dell’opera e le tempistiche per la<br />

sua realizzazione alle esigenze di<br />

conoscenza e tutela, si è preferito<br />

adottare un approccio innovativo<br />

e di maggior efficacia sia<br />

per i riscontri, sia per i tempi,<br />

anziché percorrere le vie più tradizionali.<br />

Pertanto, si è optato<br />

per l’utilizzo contemporaneo di<br />

diverse metodologie di indagine<br />

strumentale indiretta, eseguiti<br />

per mezzo di drone, quali il<br />

rilievo Lidar, l’acquisizione di<br />

immagini RGB e le analisi<br />

Multispettrali e Termiche.<br />

I risultati di questa sperimentazione<br />

sono stati molto incoraggianti<br />

tanto che è stata ripetuta<br />

anche nelle indagini archeologiche<br />

preventive connesse al<br />

progetto “Nuovo collegamento<br />

Palermo – Catania Lotto 3-Lercara<br />

Dir.- Caltanisetta Xirbi”<br />

dove, vista la complessità delle<br />

opere e la pluristratificazione<br />

archeologica, si è scelto di aggiungere<br />

anche la magnetometria<br />

da drone e quella terrestre,<br />

quest’ultima utilizzata come elemento<br />

di validazione. Questo<br />

termine di paragone si è rivelato<br />

particolarmente interessante<br />

perché se da un lato è emersa<br />

una ancora evidente differenza<br />

qualitativa nella restituzione dei<br />

dati, dall’altro il magnetometro<br />

da drone è stato in grado di cogliere<br />

le anomalie archeologiche<br />

più interferenti con il progetto.<br />

In linea generale si può affermare<br />

che sono stati raggiunti<br />

traguardi di altissima qualità,<br />

soprattutto nel determinare il<br />

miglior equilibrio possibile tra<br />

velocità, costi, precisione tecnica<br />

e buoni esiti, tutti obiettivi<br />

di innegabile importanza nella<br />

pratica dell’archeologia preventiva.<br />

La qualità delle restituzioni<br />

dimostra che le più evolute<br />

tecnologie e strumentazioni<br />

sono ora in grado di fornire una<br />

caratterizzazione dettagliata del<br />

record nascosto, anche a scala<br />

paesaggistica, se consideriamo<br />

l’estensione dell’opera.<br />

Tuttavia la verifica archeologica<br />

ha evidenziato alcune criticità<br />

sulle anomalie generate da alcune<br />

sensoristiche e ha consentito<br />

di valutare soluzioni e nuove<br />

strategie da mettere in atto.<br />

Resta infatti ovvio che le tecniche<br />

di telerilevamento e di<br />

remote sensing hanno dei limiti<br />

sia in termini operativi, poiché<br />

l’applicazione delle varie tecniche<br />

è condizionata dall’uso del<br />

suolo e talvolta dalla geologia,<br />

sia in termini interpretativi,<br />

principalmente per il fatto che<br />

non restituiscono informazioni<br />

dirette sulla cronologia delle<br />

evidenze rilevate. L’integrazione<br />

di più sensori è risultata fondamentale<br />

per superare tali limiti<br />

di ricerca ed è proprio questo<br />

l’aspetto su cui è possibile lavorare,<br />

tenendo conto che le procedure<br />

di archeologia preventiva<br />

non sono programmabili nella<br />

loro ‘stagionalità’.<br />

Questo intervento, infatti, non<br />

intende dimostrare la possibilità<br />

di risolvere le procedure di<br />

archeologia preventiva soltanto<br />

attraverso la diagnostica non<br />

invasiva, ma ribadisce il ruolo<br />

dell'“archeologia preventiva senza<br />

scavo”, oramai perfettamente<br />

in grado di restituire il potenziale<br />

archeologico di un’area e<br />

di indirizzare le indagini dirette,<br />

con l’obiettivo di individuare in<br />

maniera speditiva, con costi ridotti<br />

e con ampia possibilità di<br />

applicazione, eventuali criticità<br />

per la realizzazione di un’opera<br />

per tempi utili ad una riprogettazione.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Campana S. (2018), Mapping the<br />

Archaeological Continuum. Filling<br />

‘Empty’ Mediterranean Landscapes<br />

– SpringerBrief in Archaeology.<br />

Campana S. (2017), Drones in Archaeology.<br />

State-of-the-art and Future<br />

Perspectives, in Archaeological<br />

Prospection - Wiley Online Library<br />

Frandi F.; Ludovici D. (2020), Archeologia<br />

preventiva e progettazione<br />

ferroviaria: la genesi dell’attuale<br />

Procedura di Verifica Preventiva e<br />

l’esperienza di 25 anni di best practice,<br />

in Atti e Rassegna Tecnica della<br />

Società degli Ingegneri e degli Architetti<br />

in Torino, 153-LXXIV, n.<br />

2-3, 63-67.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Remote sensing; proximal sensing;<br />

archeologia preventiva;<br />

progettazione; indagini preventive<br />

ABSTRACT<br />

In recent years the role of preventive<br />

archaeological investigations - and<br />

consequently that of archaeologists<br />

-in territorial and urban transformation<br />

became more and more important;<br />

On the other hand, the time<br />

allocated to archaeological investigation<br />

is often severely compressed:<br />

so, it is essential to exercise targeted<br />

and effective action and, even more<br />

so, to have in-depth knowledge of<br />

the context on which the project<br />

impacts. The National Geoportal for<br />

Archaeology is a useful tool, making<br />

archaeological data available for<br />

consultation and free reuse. Its usefulness<br />

is growing every day, thanks<br />

to recent provisions that provide for<br />

the use of the GNA as a standard for<br />

the delivery of minimum data for all<br />

archaeological investigations.<br />

AUTORE<br />

Giancarlo Pastura<br />

g.pastura@italferr.it<br />

Italferr SpA (Polo Infrastrutture<br />

Ferrovie dello Stato)<br />

38 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 39


REPORT<br />

Costruire la sostenibilità<br />

sociale dell'archeologia<br />

preventiva. Un cantiere aperto<br />

di Fabio Pinna, Mattia Sanna Montanelli<br />

Dire che l'archeologia preventiva<br />

in Italia considera solo la<br />

sostenibilità ambientale ed economica,<br />

ma non quella sociale,<br />

non sarebbe del tutto corretto.<br />

Tuttavia, la sua componente<br />

sociale è spesso poco visibile<br />

nelle procedure amministrative,<br />

rendendo difficile il coinvolgimento<br />

delle comunità locali<br />

e la trasformazione delle loro<br />

istanze in proposte concrete di<br />

partecipazione.<br />

Archeologia preventiva<br />

e sostenibilità sociale<br />

La tutela del patrimonio culturale,<br />

da cui la stessa archeologia<br />

preventiva discende, offre, in<br />

sé, occasioni di educazione e<br />

consapevolezza, avvicinando le<br />

comunità locali alla storia del<br />

proprio territorio, di crescita<br />

economica, integrando nell’offerta<br />

culturale dei territori nuovi<br />

percorsi culturali, di coesione<br />

sociale, rafforzando anche in<br />

senso intergenerazionale i legami<br />

comunitari e di identità<br />

condivisa, di sostenibilità culturale,<br />

contribuendo a disegnare<br />

una visione della gestione del<br />

territorio che integra armonica-<br />

mente la conservazione del patrimonio<br />

con lo sviluppo infrastrutturale.<br />

Purtuttavia, è vero<br />

che la componente sociale della<br />

sostenibilità di un’opera nelle<br />

procedure di archeologia preventiva<br />

è meno esplicitamente<br />

trattata rispetto alle altre. La tutela,<br />

fuori degli iter amministrativi,<br />

non sempre riesce a trovare<br />

una via per liberare e trasferire<br />

questo suo intrinseco potenziale<br />

sociale alle comunità. Anzi, è<br />

più che concreto il rischio che<br />

espressioni come “archeologia<br />

preventiva” risultino del tutto<br />

irrilevanti per chi, nei territori,<br />

sente profondo il legame col<br />

proprio patrimonio culturale e<br />

40 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

trova difficoltà nel capire perché<br />

mai il passato della propria<br />

comunità debba gestirsi a porte<br />

chiuse, senza che vi sia stata<br />

alcuna possibilità di dir niente<br />

in merito.<br />

L'UNESCO, attraverso l'iniziativa<br />

Culture | 2030, ha<br />

identificato 22 indicatori, sia<br />

qualitativi che quantitativi, che<br />

servono a valutare il contributo<br />

della cultura in relazione<br />

agli “Obiettivi di Sviluppo<br />

Sostenibile” (SDG) (Fig. 1 I<br />

22 “Thematic Indicators for<br />

Culture in the 2030 Agenda”<br />

(da Unesco 2019). Questi<br />

indicatori sono organizzati<br />

in quattro categorie principali:<br />

Ambiente e Resilienza,<br />

Economia e Prosperità, Saperi<br />

e Competenze, Inclusione e<br />

Partecipazione. Per ciascun indicatore,<br />

il documento fornisce<br />

una scheda tecnica dettagliata<br />

che include lo scopo dell'indicatore,<br />

le fonti da cui è possibile<br />

raccogliere i dati e le indicazioni<br />

metodologiche per la sua<br />

costruzione. Tra i più rilevanti,<br />

in relazione alla sostenibilità<br />

sociale dell’archeologia preventiva,<br />

si segnalano:<br />

• Indicatore 4: Infrastrutture culturali.<br />

Misura la disponibilità e<br />

l'accessibilità di infrastrutture<br />

culturali come siti, musei, biblioteche,<br />

centri culturali, che<br />

possono ospitare nuovi contenuti<br />

ed esperienze culturali<br />

anche grazie all’archeologia<br />

preventiva. Esamina la distribuzione<br />

geografica di queste<br />

infrastrutture e il loro accesso<br />

da parte di diverse fasce della<br />

popolazione, con particolare attenzione<br />

ai gruppi vulnerabili o<br />

emarginati. La sua rilevanza per<br />

la sostenibilità sociale risiede<br />

nella capacità di garantire che<br />

tutte le comunità, indipendentemente<br />

dal loro background<br />

socio-economico, abbiano accesso<br />

alla cultura.<br />

• Indicatore 7: Impiego culturale.<br />

Questo indicatore analizza l'occupazione<br />

nel settore culturale,<br />

includendo sia i lavori diretti<br />

(ad esempio, archeologi, operatori<br />

museali, etc.) sia quelli<br />

indiretti (ad esempio, amministrazione<br />

culturale, servizi<br />

connessi). Misura l'inclusività<br />

del settore culturale come datore<br />

di lavoro e il suo contributo<br />

alla prosperità economica. Un<br />

settore culturale che offre opportunità<br />

lavorative contribuisce<br />

alla riduzione delle disuguaglianze<br />

e alla promozione della<br />

giustizia sociale.<br />

• Indicatore 18: Cultura per la<br />

coesione sociale. Questo indicatore<br />

valuta il contributo della<br />

cultura alla coesione sociale,<br />

inclusa la capacità della cultura<br />

di promuovere l'inclusione sociale,<br />

ridurre le disuguaglianze<br />

e migliorare il dialogo interculturale.<br />

L'archeologia preventiva<br />

può contribuire a rilevare il<br />

livello di inclusione di diverse<br />

culture e lingue, promuovendo<br />

la comprensione interculturale.<br />

• Indicatore 21: Partecipazione<br />

culturale. Questo indicatore<br />

monitora il livello di partecipazione<br />

della popolazione alle<br />

attività culturali, sia come spettatori<br />

che come partecipanti attivi<br />

(ad esempio, partecipazione<br />

a corsi, workshop, festival).<br />

L'attenzione è posta sull'inclusione<br />

di tutti i gruppi sociali,<br />

considerando anche le barriere<br />

economiche e fisiche alla partecipazione.<br />

È fondamentale per<br />

valutare come la cultura contribuisca<br />

all'inclusione sociale e<br />

alla coesione.<br />

• Indicatore 22: Processi partecipativi.<br />

Misura l'inclusione dei<br />

cittadini nei processi decisionali<br />

culturali, garantendo che la<br />

gestione della cultura sia partecipativa<br />

e risponda ai bisogni<br />

delle diverse comunità.<br />

Problemi della partecipazione<br />

pubblica ai procedimenti di<br />

archeologia preventiva<br />

Aldilà degli aspetti di contenuto,<br />

vi sono tuttavia almeno due<br />

ordini di problemi fondamentali<br />

che, affrontando il tema<br />

della sostenibilità sociale nel<br />

contesto dell'archeologia preventiva<br />

italiana, sembra necessario<br />

tenere in considerazione:<br />

• il primo, di agibilità amministrativa,<br />

afferente alla sfera<br />

degli spazi che la legge concede<br />

a questi obiettivi di raccordo<br />

sociale,<br />

• ed un secondo, di iniziativa<br />

pubblica, legato a chi spetti, e a<br />

quale titolo di rappresentanza,<br />

assumere l’onere di trasformare<br />

istanze generali diverse provenienti<br />

dalla comunità in proposta<br />

concreta.<br />

Agibilità amministrativa<br />

Nelle procedure di archeologia<br />

preventiva, che talvolta si<br />

applicano anche a opere private<br />

di interesse pubblico (p.e.<br />

edifici ed impianti di interesse<br />

pubblico), la partecipazione<br />

del pubblico è generalmente<br />

passiva, confinata agli accordi<br />

tra il Committente,<br />

la Soprintendenza e la ditta<br />

archeologica incaricata, anche<br />

se, come noto, la formale<br />

responsabilità degli interventi<br />

archeologici rimane in capo<br />

alle Soprintendenze, che assumono<br />

la direzione scientifica<br />

ai sensi dell’art. 88 del D.lgs.<br />

42/2004 (“Codice dei Beni<br />

Culturali e del Paesaggio”). Le<br />

Soprintendenze sono chiamata<br />

a verificare l’eventuale interesse<br />

archeologico di un’area<br />

interessata da opere: in caso<br />

affermativo, il permesso alla<br />

realizzazione dell’opera conterrà<br />

prescrizioni riguardo l’assistenza<br />

archeologica, mentre,<br />

qualora si rinvengano evidenze<br />

di particolare importanza, la<br />

tutela viene esaurita con la<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 41


REPORT<br />

documentazione e la conservazione<br />

dei materiali, entrambi di<br />

appartenenza statale. Per eventuali<br />

testimonianze di elevato<br />

interesse archeologico possono<br />

essere negoziati cambiamenti<br />

progettuali che permettano la<br />

conservazione dei resti. I valori<br />

e gli interessi delle comunità<br />

locali dovrebbero dunque essere<br />

presi in considerazione in<br />

quest’ultimo momento, che<br />

concerne l’identificazione del<br />

patrimonio culturale.<br />

Il D.lgs. n. 36/2023 (“Codice<br />

dei contratti pubblici”) ha confermato<br />

all’art. 40 la possibilità<br />

del “dibattito pubblico”, già<br />

introdotto nel codice del 2016<br />

come misura per mitigare, già<br />

allo stadio di progetto di fattibilità,<br />

possibili conflitti derivanti<br />

dall’impatto delle grandi<br />

opere, le cui ricadute negative<br />

potrebbero ripercuotersi soprattutto<br />

a livello locale. L’allegato<br />

I.6, che nel nuovo Codice regola<br />

transitoriamente il “dibattito<br />

pubblico” nei casi in cui questo<br />

è obbligatorio (opere al di sopra<br />

di una certa soglia dimensionale),<br />

supera il D.P.C.M. n. 76<br />

del 10 maggio 2018, allineando<br />

l’istituto ad altre norme sopravvenute,<br />

come quelle legate<br />

al Piano Nazionale di Ripresa<br />

e Resilienza (PNRR). Alcune<br />

differenze procedurali e l'enfasi<br />

sulla celerità modificano<br />

in senso restrittivo l’efficacia<br />

di questo istituto, come quelle<br />

che riguardano i termini di<br />

partecipazione e di risposta<br />

più stretti, l’istituzione di un<br />

Responsabile del Dibattito<br />

con poteri di intervento che<br />

aumentano la centralizzazione<br />

del processo, l’introduzione obbligatoria<br />

di strumenti digitali,<br />

che possono limitare la capacità<br />

di partecipazione approfondita​.<br />

L’allegato, inoltre, esclude il dibattito<br />

pubblico a) per le opere<br />

afferenti alla sicurezza difesa<br />

nazionale; b) per interventi di<br />

manutenzione ordinaria e straordinaria,<br />

restauri, adeguamenti<br />

tecnologici e completamenti;<br />

c) per le opere già sottoposte a<br />

procedure preliminari di consultazione<br />

pubblica sulla base<br />

di norme europee. Per tutte le<br />

altre fattispecie escluse dall’obbligo,<br />

l’indizione del dibattito<br />

pubblico è facoltà della stazione<br />

appaltante o dell’ente concedente,<br />

ove ne ravvisi l’opportunità<br />

in ragione della particolare<br />

rilevanza sociale dell’intervento<br />

e del suo impatto sull’ambiente<br />

e sul territorio, garantendone in<br />

ogni caso la celerità.<br />

Iniziativa pubblica<br />

A chi spetta, e a quale titolo di<br />

rappresentanza, assumere l’onere<br />

di trasformare istanze generali<br />

diverse provenienti dalla<br />

comunità in proposta concreta?<br />

Abbiamo visto come in sede<br />

amministrativa il dibattito pubblico<br />

possa rappresentare, in<br />

precise fattispecie e allo stadio<br />

di progetto di fattibilità, uno<br />

spazio garantito per manifestare<br />

tali istanze. L’allegato I.6,<br />

per le opere di cui alla Tabella<br />

1, di importo compreso tra la<br />

soglia ivi indicata e due terzi<br />

della medesima, attribuisce alla<br />

stazione appaltante o all'ente<br />

concedente il compito di indire<br />

il dibattito pubblico, su<br />

richiesta a) della Presidenza del<br />

Consiglio dei ministri o dei<br />

Ministeri direttamente interessati<br />

alla realizzazione dell'opera;<br />

b) di un Consiglio regionale o<br />

di una provincia o di una città<br />

metropolitana o di un comune<br />

capoluogo di provincia territorialmente<br />

interessati dall'intervento;<br />

c) di uno o più consigli<br />

comunali o di unioni di comuni<br />

territorialmente interessati<br />

dall'intervento, se complessivamente<br />

rappresentativi di<br />

almeno centomila abitanti; d)<br />

di almeno cinquantamila cittadini<br />

elettori nei territori in<br />

cui è previsto l'intervento; e) di<br />

almeno un terzo dei cittadini<br />

elettori per gli interventi che<br />

interessano le isole con non più<br />

di centomila abitanti e per il<br />

territorio di comuni di montagna.<br />

Come fa notare Francesca<br />

Benetti, «non è inverosimile<br />

pensare che l’amministrazione<br />

ABAP (o qualunque altro Ente<br />

locale coinvolto nel dibattito<br />

pubblico, n.d.r.) possa utilizzare<br />

questi incontri per comprendere<br />

più a fondo i valori<br />

attribuiti dalla comunità a un<br />

dato patrimonio archeologico,<br />

conoscibile attraverso le procedure<br />

di archeologia preventiva<br />

– anch’esse attivabili allo stadio<br />

del progetto di fattibilità».<br />

Rischi<br />

Nella prassi, le decisioni<br />

dell'amministrazione SABAP<br />

restano ancora caratterizzate da<br />

un'ampia discrezionalità tecnica,<br />

che non sempre - anche<br />

per ragioni legate a particolari<br />

sofferenze di organico - considera,<br />

o può considerare,<br />

adeguatamente i valori delle<br />

comunità locali, ostacolando<br />

anche la partecipazione passiva<br />

del pubblico. L’articolo 88,<br />

comma 1 del Codice dei Beni<br />

Culturali, d’altra parte, attribuendo<br />

la proprietà dei dati<br />

delle ricerche archeologiche al<br />

Ministero della Cultura, “titolare”<br />

(de facto, non de iure) di<br />

una “riserva di pubblicazione”,<br />

limita la consultazione dei dati<br />

da parte del pubblico e dei<br />

professionisti, alimentando potenziali<br />

occasioni di conflitto.<br />

In contesti già problematici,<br />

ciò rischia di escludere le comunità<br />

locali dalla conoscenza<br />

dei ritrovamenti archeologici,<br />

esacerbando le tensioni. Ben<br />

consapevoli della differenza che<br />

intercorre tra possibili implicazioni<br />

sociali derivanti dalla<br />

realizzazione di una rotonda in<br />

pieno centro urbano e quelle<br />

42 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

prodotte dalla costruzione di un<br />

tracciato ferroviario, va comunque<br />

registrato che la partecipazione<br />

pubblica nelle procedure<br />

di archeologia preventiva può<br />

comunque portare con sé dei<br />

rischi che poco hanno a che<br />

fare con la sostenibilità sociale<br />

del procedimento: la tutela del<br />

patrimonio culturale, infatti,<br />

potrebbe ben prestarsi ad operazione<br />

di cultural washing e<br />

maquillage culturale, per coprire<br />

volontà diverse, che vanno da<br />

quelle tese a mascherare impatti<br />

negativi che riguardano altri<br />

interessi pubblici (p.e. ambientali),<br />

a quelle volte ad ostacolare<br />

la realizzazione un’opera (per<br />

ragioni diverse, politiche, economiche,<br />

etc.).<br />

Incentivare la valorizzazione<br />

sociale dell’archeologia preventiva<br />

Nella convinzione che la valorizzazione<br />

sociale dell’archeologia<br />

preventiva contenga ampi<br />

spazi di mercato per gli archeologi<br />

professionisti, non ancora<br />

del tutto esplorati, si pone a<br />

nostro avviso un’ulteriore necessità,<br />

che è quella di dotare la<br />

domanda di sostenibilità sociale<br />

legata alle procedure di archeologia<br />

preventiva, ben presente<br />

nei territori, di meccanismi di<br />

incentivazione che vadano a<br />

vantaggio di possibili committenti<br />

interessati a sostenerla.<br />

Se nell’ambito della progettazione<br />

di grandi opere pubbliche,<br />

anche in ragione della<br />

scala degli investimenti pubblici<br />

mobilitati, lo stimolo a curare<br />

gli aspetti di sostenibilità sociale<br />

di un’opera potrebbe non<br />

essere strettamente legato a<br />

fattori economici, ma piuttosto<br />

riguardare la possibilità di poter<br />

contare su “archeologi progettisti”<br />

(vale a dire professionisti<br />

formati per intercettare quegli<br />

obiettivi), in molti altri casi<br />

(per esempio nel caso di opere<br />

private di interesse pubblico)<br />

potrebbe essere più facile per<br />

stazioni appaltanti o generici<br />

investitori tener conto della<br />

sostenibilità sociale sapendo<br />

di poter contare anche su altre<br />

forme di incentivazione, come<br />

per esempio misure di fiscalità<br />

agevolata, in grado di generare<br />

riconoscibili benefici reputazionali.<br />

Ed in effetti, giova ricordare<br />

come anche una misura di<br />

successo come l’Art Bonus, che<br />

ha favorito il coinvolgimento<br />

attivo di migliaia di cittadinimecenati<br />

a sostegno di luoghi<br />

della cultura di appartenenza<br />

pubblica, agisca pienamente nel<br />

solco della sostenibilità sociale.<br />

E vale ancora la pena ricordare<br />

come, sulla base di quel modello,<br />

la Regione Toscana sia stata<br />

in grado di attivare una sorta di<br />

“art bonus” regionale, esteso ad<br />

iniziative e progetti culturali riguardanti<br />

anche beni di natura<br />

ecclesiastica, ugualmente fondato<br />

su meccanismi di compensazione<br />

dei versamenti fiscali, da<br />

applicarsi alle imposte regionali<br />

sulle attività produttive.<br />

Considerazioni Finali<br />

In sintesi, l'archeologia preventiva<br />

in Italia incorpora aspetti<br />

della sostenibilità sociale, anche<br />

se queste dimensioni possono<br />

non essere sempre evidenti o<br />

formalmente integrate quanto<br />

quelle ambientali ed economiche.<br />

Tuttavia, non si può<br />

dire che la sostenibilità sociale<br />

sia completamente trascurata.<br />

In alcuni contesti, potrebbe<br />

esserci spazio per un maggiore<br />

riconoscimento e integrazione<br />

degli aspetti sociali nella pratica<br />

dell'archeologia preventiva, specialmente<br />

in termini di partecipazione<br />

pubblica e valorizzazione<br />

del patrimonio culturale<br />

come risorsa per il benessere<br />

sociale.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Benetti, F. (2020), Il diritto di partecipare.<br />

Aspetti giuridici del rapporto tra<br />

pubblico e archeologia. Mantova: SAP.<br />

Güll P. (2011), Verso un'archeologia<br />

sostenibile. Riflessioni a trent'anni da<br />

Rabies archaeologorum, in Risorse naturali<br />

e attività produttive. Ferento a confronto<br />

con altre realtà. II Convegno di<br />

Studi in memoria di Gabriella Maetzke<br />

(Viterbo, 27 - 28 Aprile 2010), Viterbo:<br />

Università della Tuscia, pp. 19-33.<br />

Güll P. (<strong>2024</strong>), Archeologia preventiva<br />

per le stazioni appaltanti. Norme, problemi,<br />

soluzioni, Roma.<br />

Sanna Montanelli, M. (2019) Un ‘Faro’<br />

alla Marina: beni culturali e ‘comunità<br />

patrimoniali’ per una innovazione sociale<br />

nel quartiere portuale di Cagliari,<br />

in R. Martorelli (ed.) Know the sea to<br />

live the sea. Conoscere il mare per vivere<br />

il mare. Atti del Convegno (Cagliari –<br />

Cittadella dei Musei, Aula Coroneo, 7-9<br />

marzo 2019), Perugia, pp. 185-190.<br />

Unesco (2019), Thematic Indicators<br />

for Culture in the 2030 Agenda, Parigi.<br />

[Consultato il 14 luglio <strong>2024</strong>]. Disponibile<br />

da: https://unesdoc.unesco.org/<br />

ark:/48223/pf0000371562.locale=en.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

Archeologia preventiva; Archeologia<br />

Pubblica; Sostenibilità sociale;<br />

Patrimonio culturale; Partecipazione<br />

pubblica<br />

ABSTRACT<br />

Preventive archaeology in Italy integrates<br />

aspects of social sustainability, although<br />

these may be less visible compared to<br />

environmental and economic dimensions.<br />

The protection of cultural heritage,<br />

inherent in preventive archaeology,<br />

offers opportunities for education, community<br />

engagement, and the preservation<br />

of shared identities. However, social<br />

sustainability often remains underemphasized<br />

in administrative processes,<br />

limiting public participation and the<br />

potential for community involvement.<br />

Addressing these challenges requires<br />

both administrative adaptability and<br />

public initiatives to ensure that preventive<br />

archaeology can fully contribute to<br />

social cohesion and sustainable cultural<br />

management.<br />

AUTORI<br />

Fabio Pinna,<br />

Mattia Sanna Montanelli<br />

Università degli Studi di Cagliari<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 43


REPORT<br />

Per una carta del potenziale<br />

archeologico di Roma<br />

Nuovi approcci metodologici in SITAR<br />

di Mirella Serlorenzi, Ascanio D’Andrea, Carlo Rosa, Paolo Rosati, Daniele Sepio<br />

Il progetto ArcheoSITAR,<br />

fondato dalla<br />

“Soprintendenza Speciali<br />

Beni Archeologici Belle<br />

Arti e Paesaggio di Roma<br />

(SSABAP-RM), rappresenta<br />

un significativo passo in<br />

avanti nella digitalizzazione<br />

dei dati archeologici.<br />

L’elaborazione continua<br />

di strumenti pratici per<br />

l’utenza tra cui la “Carta<br />

del Potenziale” rappresenta<br />

la più recente linea di<br />

ricerca su cui si sta focalizzando<br />

il gruppo interdisciplinare<br />

del SITAR.<br />

Il mandato istituzionale<br />

L'obiettivo istituzionale dello<br />

studio e della mappatura del potenziale<br />

archeologico nel SITAR<br />

negli ultimi anni è stato quello<br />

di creare uno strumento efficace<br />

a supporto della pianificazione<br />

urbana e della gestione del patrimonio<br />

culturale: la Mappa del<br />

Potenziale Archeologico di Roma.<br />

La Soprintendenza di Roma<br />

svolge un ruolo cruciale in questo<br />

sforzo, essendo responsabile<br />

della salvaguardia e della valorizzazione<br />

del patrimonio archeologico<br />

della città. Sviluppando<br />

un modello solido di potenziale<br />

archeologico, la Soprintendenza<br />

può anticipare e mitigare l'impatto<br />

dei progetti edilizi, infrastrutture<br />

e sviluppo urbano<br />

pianificati sul sedime dei siti<br />

archeologici. Questo approccio<br />

proattivo garantisce che contesti<br />

archeologici significativi siano<br />

identificati e preservati prima<br />

che vengano danneggiate o distrutte.<br />

Lo strumento faciliterà<br />

un processo decisionale informato<br />

nella pianificazione urbana,<br />

contribuendo a bilanciare le<br />

esigenze dello sviluppo moderno<br />

con la conservazione dei siti<br />

storici. Inoltre, esso sosterrà il<br />

quadro normativo che prevede<br />

valutazioni archeologiche nelle<br />

aree ad alto potenziale, semplificando<br />

i processi amministrativi<br />

e migliorando la conformità con<br />

le normative di tutela del patrimonio.<br />

Nel complesso, la creazione<br />

di un modello efficiente<br />

di potenziale archeologico da<br />

parte della Soprintendenza di<br />

Roma sottolinea l'impegno a<br />

preservare il patrimonio culturale<br />

della città, conciliandolo con<br />

la continua evoluzione urbana.<br />

Potenziale Qualitativo e<br />

Quantitativo<br />

La riflessione sul potenziale archeologico<br />

nel progetto SITAR<br />

mira a sviluppare una conoscenza<br />

predittiva del sottosuolo<br />

di Roma, utile a supportare<br />

e orientare la pianificazione<br />

urbana della città. Poiché la<br />

SSABAP deve autorizzare preventivamente<br />

lo sviluppo di<br />

grandi progetti urbani in una<br />

città dove la conformazione<br />

orografica è quasi interamente<br />

artificiale e modellata dall'attivi-<br />

44 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

tà umana, è essenziale disporre<br />

di uno strumento che integri<br />

il potenziale archeologico nei<br />

processi di progettazione che<br />

contempli quelle che furono le<br />

quote antiche. In questo modo,<br />

il potenziale archeologico viene<br />

considerato una risorsa da valorizzare<br />

piuttosto che un semplice<br />

rischio da gestire.<br />

SITAR negli anni ha approfondito<br />

il concetto di "cluster"<br />

legati a evidenze archeologiche<br />

confermate, utilizzando varie<br />

fonti per passare da una rappresentazione<br />

bidimensionale a<br />

una tridimensionale, offrendo<br />

così una visione più completa e<br />

dettagliata del potenziale archeologico<br />

della città. Il potenziale<br />

archeologico di un'area viene<br />

calcolato attraverso l'analisi<br />

di varie fonti di dati, tra cui<br />

documenti storici, scoperte<br />

archeologiche precedenti e dati<br />

paleoambientali. Il processo<br />

comporta la valutazione della<br />

densità, tipologia e stratigrafia<br />

dei siti noti, nonché del contesto<br />

geomorfologico. Questi<br />

fattori contribuiscono alla creazione<br />

di modelli predittivi che<br />

evidenziano le aree con un'alta<br />

probabilità di contenere evidenze<br />

archeologiche, espresse<br />

all'interno del WebGis in metri.<br />

Dal punto di vista grafico il potenziale<br />

qualitativo si costruisce<br />

e si legge orizzontalmente ed<br />

esprime il suo valore attraverso<br />

la rappresentazione cartografica,<br />

mentre il potenziale quantitativo<br />

è verticale ed esprime il suo<br />

valore in sezione.<br />

L'esigenza di inserire dati in<br />

tempo reale parallelamente al<br />

lavoro di recupero e sistematizzazione<br />

degli archivi correnti<br />

della Soprintendenza, ha spinto<br />

la Soprintendenza Speciale di<br />

Roma a ideare un metodo che<br />

consenta l’immissione nel sistema<br />

delle nuove informazioni<br />

provenienti dagli scavi archeologici<br />

in corso nel territorio di<br />

competenza. La procedura da<br />

un punto di vista amministrativo<br />

prevede in primis l'apertura<br />

dell’Origine dell’Informazione,<br />

ossia il livello del sistema che<br />

oggi viene gestito dall'ufficio<br />

SITAR, il quale sarà reso disponibile<br />

agli utenti esterni accreditati.<br />

Questa apertura permetterà<br />

ai professionisti di interagire direttamente<br />

con la piattaforma,<br />

consentendo loro di inserire i<br />

dati durante o immediatamente<br />

dopo la fine dell'indagine. Al<br />

fine di creare uno strumento<br />

sempre aggiornato per la Carta<br />

del Potenziale, all’interno del<br />

modulo di descrizione sarà<br />

prevista nella sezione “Origine<br />

dell’Informazione” (OI) una<br />

sottosezione per l’inserimento<br />

delle quote. In forma preliminare<br />

sono state definite le tre<br />

quote principali che definiscono<br />

il potenziale archeologico<br />

quantitativo, ossia quota media<br />

del piano di campagna, del csd.<br />

tetto dell’archeologico e del csd.<br />

tetto del geologico.<br />

Potenziale Archeologico<br />

Qualitativo<br />

Il potenziale archeologico<br />

qualitativo valuta il rischio di<br />

scoperte in modo interpretativo,<br />

considerando il contesto<br />

storico, culturale e cronologico.<br />

Analizza i tipi, le fasi e le funzioni<br />

degli elementi archeologici<br />

per ricostruire modelli urbani<br />

coerenti nel tempo. Include<br />

la ricerca archivistica, l'analisi<br />

delle mappe storiche e le interpretazioni<br />

delle attività umane<br />

passate. Questo metodo approfondisce<br />

la rilevanza archeologica<br />

di un'area, evidenziando non<br />

solo i manufatti presenti ma<br />

anche il loro significato storico<br />

e culturale.<br />

Potenziale Archeologico<br />

Quantitativo<br />

L'approccio quantitativo al<br />

potenziale archeologico implica<br />

un metodo sistematico di riclassificazione<br />

dei dati archeologici,<br />

integrandoli con informazioni<br />

geologiche e geomorfologiche.<br />

Questo processo valuta la distribuzione<br />

dei campioni archeologici<br />

sovrapponendo tali dati<br />

sia allo sviluppo urbano attuale,<br />

sia all'erosione del paesaggio<br />

in epoca storica. Un elemento<br />

chiave di questo approccio è la<br />

creazione di Modelli Digitali<br />

di Elevazione (DEM) che rappresentano<br />

la topografia della<br />

superficie in diversi periodi del<br />

passato.<br />

Base dati<br />

Il primo DEM è basato su dati<br />

topografici degli ultimi 20 anni,<br />

principalmente dalla "Carta<br />

Tecnica Regionale del Lazio"<br />

del 2002, ed è arricchito dalle<br />

elevazioni superficiali provenienti<br />

dal database degli scavi<br />

SITAR. Il secondo DEM deriva<br />

dall'interpolazione dei dati provenienti<br />

da oltre 10.000 carotaggi<br />

che raggiungono il primo<br />

strato geologico, analizzati e<br />

interpretati dai geologi.<br />

Questo approccio quantitativo<br />

consente di mappare e modellare<br />

la distribuzione e lo spessore<br />

potenziale dei depositi archeologici<br />

in relazione alle formazioni<br />

geologiche sottostanti e ai<br />

cambiamenti morfologici del<br />

terreno nel tempo, offrendo un<br />

quadro più preciso e dettagliato<br />

per la valutazione del potenziale<br />

archeologico delle diverse aree<br />

della città.<br />

Inoltre, è in fase di sviluppo un<br />

DEM intermedio utilizzando<br />

curve di livello a 1 metro provenienti<br />

da fonti storiche come<br />

il "Piano Regolatore di Roma"<br />

(PRG 1908-1909) (TEULADA<br />

1909) per l'area centrale, il<br />

"Piano Topografico di Roma<br />

e Suburbio" (PTRS 1924)<br />

(COMUNE DI ROMA 1924)<br />

per le aree suburbane vicine,<br />

e mappe storiche con curve di<br />

<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 45


REPORT<br />

livello a 5 metri dell'"Istituto<br />

Topografico Militare" (IGM)<br />

datate tra il 1872 e il 1895<br />

fino ai confini del Comune di<br />

Roma. Questo DEM storico è<br />

completo all'80% all'interno<br />

dell'anello ferroviario urbano di<br />

Roma ed è cruciale per riflettere<br />

accuratamente sulle condizioni<br />

orografiche del passato, assumendo<br />

che siano avvenuti cambiamenti<br />

topografici minimi<br />

tra la fine del mondo antico e il<br />

XIX secolo.<br />

Le principali fonti per l'interpolazione<br />

della "Superficie<br />

Geologica Modificata" di Roma<br />

includono:<br />

• Geologia del Territorio<br />

del Comune di Roma.<br />

Amministrazione Provinciale di<br />

Roma (VENTRIGLIA 2002);<br />

• Database "Laboratorio di<br />

Idrogeologia" (LABDIR),<br />

Dipartimento di Scienze,<br />

Università di Roma Tre<br />

(LABORATORIO DI<br />

IDROGEOLOGIA 2023);<br />

• Database dei carotaggi più<br />

profondi di 30 metri dell'I-<br />

SPRA (acquisiti in conformità<br />

alla Legge 464/84) (ISPRA<br />

2023);<br />

• Carotaggi raccolti nel database<br />

SITAR (SSABAP-RM 2023);<br />

Questi dati e modelli sono<br />

fondamentali per ricostruire le<br />

condizioni orografiche passate<br />

e per ottenere una rappresentazione<br />

accurata della superficie<br />

geologica modificata di Roma,<br />

essenziale per la valutazione del<br />

potenziale archeologico e per la<br />

pianificazione urbana.<br />

Ovviamente il sistema accoglierà<br />

anche le quote principali<br />

delle Partizioni Archeologiche<br />

(PA). Nello specifico per le indagini<br />

che includono carotaggi<br />

le quote principali richieste utilizzando<br />

un lessico comune alle<br />

scienze geologiche sono definite<br />

come segue: quota del boccapozzo,<br />

quota massima dei riporti<br />

archeologici, quota massima<br />

del primo strato geologico.<br />

Conclusioni<br />

La riflessione che la<br />

Soprintendenza Speciale di<br />

Roma sta portando avanti<br />

riguarda la sperimentazione<br />

di una pianta del potenziale<br />

archeologico che contenga al<br />

suo interno molti elementi di<br />

definizione del paesaggio antico<br />

e moderno per individuare<br />

principalmente le qualità dei<br />

luoghi e le specifiche caratteristiche<br />

che andrebbero prese in<br />

considerazione nelle nuove progettazioni.<br />

Il potenziale archeologico<br />

va quindi inteso non solo<br />

come l’area in cui è presente la<br />

possibilità di effettuare nuovi<br />

rinvenimenti, ma come una<br />

definizione del territorio, come<br />

portato culturale di millenni di<br />

storia che può essere ricomposta<br />

seguendo una corretta metodologia<br />

benché per macro sfere di<br />

azione. Occorre cioè superare<br />

la sola valutazione legate alla<br />

qualità e alla cronologia del sito<br />

per ottenere dai dati disponibili<br />

come carotaggi, scavi, studio<br />

delle fonti e dei documenti le<br />

informazioni quantitative sullo<br />

spessore in metri del sedime<br />

archeologico e qualitative sulla<br />

tipologia degli insediamenti<br />

antichi attesi e su come questi<br />

si possono relazionare rispetto<br />

al paesaggio contemporaneo. Il<br />

punto di vista porta con sé un<br />

arricchimento della valutazione<br />

delle prospettive di valorizzazione<br />

dei rinvenimenti archeologici,<br />

già effettuati o ancora<br />

allo stato di mera “potenzialità”,<br />

all’interno del progetto della<br />

città attuale. Esigenza quest’ultima<br />

che nasce proprio dalla<br />

necessità frequente di compiere<br />

delle scelte su cosa conservare,<br />

nel momento in cui i lavori per<br />

la costruzione di opere pubbliche<br />

strategiche impattino con il<br />

patrimonio culturale. Orientare<br />

a monte queste scelte vuol dire<br />

garantire la salvaguardia di quei<br />

contesti che mantengano in sé<br />

una certa integrità e che conservino<br />

la capacità di “dialogare”<br />

con il presente e di inserirsi nel<br />

paesaggio attuale trasmettendoci<br />

ancora il senso della Storia.<br />

46 <strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong>


REPORT<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Comune Di Roma 1924, Piano Topografico di Roma e Suburbio.<br />

Ispra 2023, Database dei Carotaggi. (https://www.isprambiente.gov.it/).<br />

Laboratorio di Idrogeologia U.R.T. Dipartimento di Scienze 2023, Database dei Carotaggi. (http://scienze.uniroma3.it/).<br />

Ssabap-Rm 2023, Geodatabase del Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma (SITAR). (https://www.archeositarproject.it/).<br />

Teulada E.S. Di 1909, Piano Regolatore di Roma del 1908-1909.<br />

Ventriglia U. 2002, Geologia del territorio del Comune di Roma, Rome, Italy, Amministrazione Provinciale di Roma.<br />

PAROLE CHIAVE<br />

SITAR; Potenziale archeologico; Opendata; WebGIS; Roma<br />

ABSTRACT<br />

The Soprintendenza Speciale di Roma is developing a new application to set up a ‘Map of the Archaeological Potential of Rome’ within the<br />

SITAR platform. The research group is developing a solid system for the Rome Archaeological Potential Map, which is based on the great<br />

documentary heritage included in the system, i.e. 25,000 archaeological partitions and over 10,000 cores collected and processed. With a<br />

view to a participatory philosophy, this tool will be implemented through the input of data entered by individual users of the platform. The<br />

final elaboration will soon be available on the SITAR webgis.<br />

AUTORI<br />

Mirella Serlorenzi - mirella.serlorenzi@cultura.gov.it<br />

Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma<br />

Ascanio D’Andrea - ascaniodandrea@gmail.com<br />

SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />

Carlo Rosa - carlorosa62@gmail.com<br />

SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />

Paolo Rosati - archeorosati@gmail.com<br />

SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />

Daniele Sepio - danielesepio2020@gmail.com<br />

SITAR - Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma<br />

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<strong>GEOmedia</strong> n°4-<strong>2024</strong> 47

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