Maestri Liguri 800 e 900 - 90ª Edizione
Il catalogo della mostra dei Maestri Liguri '800 e '900
Il catalogo della mostra dei Maestri Liguri '800 e '900
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Galleria Arte Casa<br />
<strong>Maestri</strong> <strong>Liguri</strong> '<strong>800</strong> e '<strong>900</strong>
In copertina<br />
Rubaldo Merello, San Fruttuoso di Camogli, 1910 ca.<br />
19 OTTOBRE - 9 NOVEMBRE 2024<br />
Orario: 10 - 13 / 14,30 - 19 • Tutti i giorni, Domenica 20 e Domenica 27 Ottobre comprese
50 °<br />
1968 • 2018<br />
<strong>Maestri</strong> <strong>Liguri</strong> '<strong>800</strong> e '<strong>900</strong><br />
90 a EDIZIONE<br />
19 OTTOBRE - 9 NOVEMBRE 2024<br />
Galleria Arte Casa<br />
di Diletta Pelizza & C. s.a.s.<br />
Via Garibaldi, 12 - 16124 Genova<br />
010 541433 - 338 6619453<br />
info@galleria-artecasa.it - www.galleria-artecasa.it
Mostra a cura di:<br />
Giacomo Goslino<br />
Tito Pelizza<br />
Schede delle opere:<br />
Giacomo Goslino
Galleria Arte Casa prosegue la stagione espositiva del 2024 con una rinnovata selezione di opere,<br />
condotta nella consapevolezza del profondo legame che unisce arte, cultura e territorio.<br />
La consueta attenzione filologica per gli aspetti qualitativi dei dipinti e delle sculture presentati<br />
segna la strada maestra per un collezionismo oculato e attento.<br />
La volontà di approfondire le vicende artistiche che hanno interessato la <strong>Liguri</strong>a tra XIX e XX<br />
secolo e di mettere in evidenza il contributo di ogni singola personalità tanto nel panorama<br />
regionale, quanto in quello nazionale, dà impulso, ancora una volta, alla ricerca della migliore<br />
arte figurativa dell’epoca.<br />
Entro gli estremi cronologici ormai noti si compone un’ampia antologia di opere, nella quale trovano<br />
collocazione, tra gli altri, quattro esempi di straordinaria rilevanza: i due preziosi oli di Rubaldo<br />
Merello, San Fruttuoso di Camogli e Fra Cala d’oro e San Fruttuoso, la letteraria Onda di Antonio<br />
Discovolo e l’elegante Portofino di Emanuele Rambaldi. Opere in cui convergono le traiettorie stilistiche<br />
dei decenni precedenti e da cui scaturisce la temperie artistica di quelli successivi.<br />
Notevole attenzione viene ancora conferita alla scultura, la cui proposta prende le mosse dal<br />
naturalismo di Bargiggia, si sviluppa nel linearismo secessionista di Prini e Lucarini e culmina<br />
con lo struggente e antichizzante novecentismo di Francesco Messina.
OPERE
1<br />
Franco Bargiggia<br />
Milano 1888 - Sanremo (IM) 1966<br />
Maternità<br />
Fusione in bronzo<br />
Cm 30 x 20 x 16<br />
Firmata sulla base<br />
Probabile datazione: 1936 ca.<br />
Fonderia: Fonderia Artistica Battaglia, Milano<br />
Di carattere intimista e grande forza espressiva, la scultura<br />
è emblematica della poetica di Bargiggia, di frequente<br />
orientata al tema degli affetti e, in particolare,<br />
dell’amore materno.<br />
Affine al grande bronzo conservato presso il Museo<br />
Civico di Sanremo, la scultura se ne differenzia<br />
nel maggiore slancio emotivo, che prende forma<br />
nell’affettuoso abbraccio con cui la madre<br />
cinge il piccolo corpo del bimbo e nel delicato<br />
contatto tra i due volti.<br />
La naturalistica resa dei particolari, caratteristica<br />
ricorrente nell’opera dello scultore, si<br />
coniuga a un impianto formale segnato da linee<br />
morbide e sinuose, memori dell’estetica Liberty<br />
che Bargiggia interpreta alcuni anni prima.<br />
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2 Sexto Canegallo<br />
Sestri Ponente (GE) 1892 - Genova 1966<br />
Armonia agreste<br />
Olio su tela<br />
Cm 45 x 65<br />
Firmato sul retro<br />
Probabile datazione: 1930 ca.<br />
Tipico esempio dell’attitudine del pittore di realizzare variazioni antinaturalistiche sul medesimo<br />
tema, nella fattispecie sul paesaggio boschivo e agreste. I riflessi opalescenti emergono<br />
da una tavolozza costituita da colori tenui, utili all’artista al fine di conferire consistenza oggettuale<br />
agli elementi di una natura immobile.<br />
Superata la fase divisionista e simbolista, Canegallo si mantiene ben oltre la soglia del naturalismo,<br />
permeando la superficie dipinta di un silenzio irreale e ricercando il modo per dare<br />
evidenza visiva alla condizione interiore ed emotiva.<br />
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3 Giuseppe Caselli<br />
Reggio Emilia 1893 - La Spezia 1976<br />
Il Golfo di Spezia<br />
Olio su tela<br />
Cm 50 x 80<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1925 ca.<br />
«Raffinato interprete del paesaggio marino e autorevole vedutista, dipinge, nella lunga carriera,<br />
molteplici e suggestive marine del Golfo della Spezia e delle Cinque Terre» (S. Frangioni<br />
2009). Un esempio significativo è Il Golfo di Spezia, dipinto di ampio respiro e notevole<br />
vivacità cromatica, di cui è doveroso sottolineare la precoce epoca di realizzazione<br />
come elemento qualitativo imprescindibile.<br />
Un’impostazione compositiva classica si accende nelle vibrazioni cromatiche memori della<br />
lezione di Discovolo.<br />
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4 Giuseppe Caselli<br />
Reggio Emilia 1893 - La Spezia 1976<br />
Tellaro<br />
Olio su cartone<br />
Cm 25 x 35,5<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1920 ca.<br />
«...amo Tellaro proprio per questo.<br />
È un posto che non si può attraversare.<br />
È un posto a cui si arriva.<br />
Un po’ la fine, una delle fini del mondo.<br />
Si arriva e basta: si è arrivati.<br />
C’è un senso, unico, di calma e di chiusura»<br />
(M. Soldati, Regione regina, 1987).<br />
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5 Aurelio Craffonara<br />
Gallarate (MI) 1875 - Genova 1945<br />
Giorno di mercato<br />
Acquerello su carta<br />
Cm 30 x 30<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1920 ca.<br />
Il tema del mercato cittadino, affrontato dai pittori capaci di dar prova di virtuosismo tecnico<br />
in composizioni concitate e ricche di figure, viene “alleggerito” da Craffonara grazie alla delicatezza<br />
dell’acquerello.<br />
Nel rappresentare, uomini e donne, contadini e artigiani, il pittore non si distanzia troppo da<br />
quel realismo sociale in voga negli anni a cavallo tra XIX e XX secolo, continuando a testimoniare<br />
i momenti e gli aspetti della vita popolare delle città.<br />
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6 Aurelio Craffonara<br />
Gallarate (MI) 1875 - Genova 1945<br />
Notturno all’Acquasola<br />
Olio su tela<br />
Cm 34,5 x 46<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1925 ca.<br />
Di straordinaria levità materica anche se eseguito a olio, il dipinto evoca un momento di svago<br />
serale della borghesia cittadina dell’epoca, mondana e cosmopolita, intenta a trascorrere il<br />
tempo all’Acquasola e al Giardino d’Italia, emblemi della Belle Époque genovese.<br />
Di concezione impressionista, l’opera presenta la consueta nobiltà disegnativa di Craffonara<br />
nel delineare l’abbigliamento e la postura delle figure, mentre la maggior libertà formale degli<br />
alberi si fonde con il delicato chiaroscuro lunare.<br />
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7 Antonio Discovolo<br />
Bologna 1874 - Bonassola (SP) 1956<br />
Il contrabbandiere<br />
Pastello su carta<br />
Cm 50 x 38<br />
Firmato e datato Manarola 1906 in basso a destra<br />
In basso a destra è presente l’iscrizione: Studio sul quadro “I contrabbandieri”<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Mauro di Scòvolo, Antonio Discovolo, mio padre pittore. Lettere - cronache - memorie dal 1894<br />
al 1956, Editrice Farnesiana Piacenza, Piacenza 1983, riprodotto a pag. 100<br />
- G. Paganelli e T. Pelizza, Antonio Discovolo. Un raggio di sole in una notte di luna piena,<br />
De Ferrari, riprodotto a pag. 11<br />
Capace di esprimere le proprie qualità tecniche anche nei dipinti di figura, nei primi anni<br />
del secolo Discovolo tratteggia un repertorio dell’umanità popolare e marinara incontrata tra<br />
Manarola e Bonassola, realizzando «ritratti puntuali, di un’acutezza verista» (G. Bruno 1981).<br />
Realizzati in gran parte en plein air e con la tecnica del pastello, utile a conferire all’opera precisione<br />
segnica e, al contempo, consistenza vaporosa, tali dipinti costituiscono un momento<br />
rilevante della sua esperienza divisionista.<br />
Tra i “tipi” immortalati dal pittore vi è Il contrabbandiere, nel cui sguardo profondo e severo<br />
individua i segni di un carattere ruvido e scavato dal vento. Sguardo da cui si percepisce,<br />
tuttavia, che le difficoltà di una vita condotta in mare e ai confini della società non ne compromettono<br />
una profonda bontà d’animo.<br />
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8 Antonio Discovolo<br />
Bologna 1874 - Bonassola (SP) 1956<br />
L’onda<br />
Olio su cartone<br />
Cm 34,5 x 39,5<br />
Dedicato A Ettore Cozzani, fratello nel dolore e nella gioia!<br />
datato Bonassola 3 Sett. 910 e firmato<br />
Dedicato nel 1910 a Ettore Cozzani, giovane intellettuale allievo di Pascoli e futuro redattore<br />
della rivista di arte e letteratura L’Eroica, il dipinto è ascrivibile agli anni in cui la poetica simbolista,<br />
in Italia e in Europa, raggiunge livelli di acuta ed elevata intensità.<br />
Seppure il motivo di ispirazione iniziale sia ancora da ricercare nella veemenza del moto ondoso<br />
osservato dal vero - è, appunto, Cozzani a suggerire che «Discovolo i suoi notturni li ha<br />
dipinti all’aria aperta lavorando nottate intere alla brezza [...]. Le sue mareggiate le ha dipinte<br />
nel furore delle libecciate» - , la mano del pittore muove nella direzione di una pittura distante<br />
dalla rappresentazione mimetica della realtà.<br />
In sintonia con le coeve esperienze simboliste di artisti quali Bistolfi e Nomellini, Discovolo<br />
varca il labile confine tra ciò che si vede e ciò che si percepisce oltre la ragione, percorrendo<br />
i terreni inesplorati dell’anima.<br />
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9 Pietro Dodero<br />
Genova 1881 - ivi 1967<br />
Nella villa d’Albaro<br />
Olio su tavola<br />
Cm 56 x 56<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1945 ca.<br />
Tra i protagonisti del Novecento Italiano in <strong>Liguri</strong>a, Pietro Dodero rinuncia al rigore volumetrico<br />
in favore di una ricercatezza disegnativa di precisione saccorottiana, arrivando a esprimere<br />
una pittura forse un po’ meno radicale ma caratterizzata da notevole eleganza formale.<br />
Ancora negli anni Quaranta, l’equilibrio delle forme e dei colori, aspetto paradigmatico della<br />
sua poetica, sembra non aver esaurito la raffinatezza dei decenni precedenti.<br />
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10 Cesare Esposito<br />
Napoli 1886 - Genova 1943<br />
Aggiustando le reti<br />
Olio su tela<br />
Cm 70 x 100<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1920 ca.<br />
Il racconto della vita quotidiana legata al mondo della pesca e della vita in mare si anima<br />
nelle pennellate di un artista dalla spiccata attitudine narrativa.<br />
Realizzato con tutta probabilità sulle spiagge nei dintorni di Santa Margherita Ligure - antico<br />
borgo marinaro dove Esposito decide di stabilirsi una volta giunto in <strong>Liguri</strong>a - il dipinto ne<br />
rievoca la dimensione vivace e laboriosa di inizio secolo<br />
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11 Andrea Figari<br />
Sassari 1858 - Genova 1945<br />
Navi in porto<br />
Olio su cartone<br />
Cm 22 x 33<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1920 ca.<br />
Con grande libertà il pittore crea un efficace dialogo tra le diverse tonalità ed evidenzia, al<br />
contempo, i colori accesi del porto di Genova che emergono dalla cortina dei fumi e dei vapori<br />
delle imbarcazioni.<br />
Realizzato su cartone Lefranc, il supporto utilizzato da pittori della levatura dello spagnolo<br />
Sorolla, il piacevole dipinto si ricollega alla tradizione postimpressionista degli appunti di<br />
piccolo formato molto diffusi in quegli anni e di cui Figari è stato un indiscutibile maestro.<br />
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12 Andrea Figari<br />
Sassari 1858 - Genova 1945<br />
Santa Margherita Ligure<br />
Olio su tela<br />
Cm 40 x 69<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1885 ca.<br />
Epicentro di una fortunata attività turistico alberghiera, già a partire dalla seconda metà del<br />
XIX secolo, l’animata cittadina della riviera di levante diventa soggetto ricorrente dei pittori<br />
che vi transitano.<br />
È così per Andrea Figari, uno dei maggiori marinisti dell’epoca, che con attitudine postimpressionista<br />
e la tipica pennellata briosa, ne registra il carattere allegro e vivace, consegnando ai<br />
posteri l'immagine di una Santa Margherita che non c'è più.<br />
Considerando l’entità e l’elevato livello tecnico e qualitativo dell’opera è ragionevole pensare<br />
che coincida con il dipinto omonimo esposto in occasione della XXXIV Esposizione della<br />
Società Promotrice di Belle Arti di Genova del 1885.<br />
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13 Alberto H. Gagliardo<br />
Genova1893 - ivi 1987<br />
Autoritratto al cavalletto<br />
Olio su tela<br />
Cm 65,5 x 50,5<br />
Firmato, siglato e datato 38 in basso a sinistra<br />
Sul retro: di pugno dell’artista, titolo e firma<br />
Da sempre concepito come il mezzo privilegiato per indagare la propria fisionomia e tratteggiare i<br />
contorni della propria identità, l’autoritratto permette all’artista di comunicare la percezione di sé.<br />
Grande ritrattista - si ricordano, ad esempio, i ritratti di personalità dell’arte e della cultura<br />
ligure quali Firpo, Grosso, Galletti e Lucarini -, in epoche diverse il pittore esplora numerose<br />
volte anche le possibilità espressive dell’autoritratto.<br />
Gagliardo stempera l’efficacia comunicativa di rappresentarsi al cavalletto, nella sobrietà<br />
complessiva di una composizione semplice e immediata. La stessa sobrietà che ha caratterizzato<br />
l’intero percorso biografico e artistico del grande intellettuale genovese.<br />
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14 Alfredo Ubaldo Gargani<br />
Genova 1898 - ivi 1947<br />
Mareggiata a Nervi<br />
Olio su tavola<br />
Cm 50 x 70<br />
Firmato e datato 1943 in basso a destra<br />
Di grande freschezza segnica e cromatica, il dipinto si presenta come il risultato della ricerca<br />
dell’artista, ricettiva degli sviluppi dell’arte italiana della prima metà del XX secolo e condotta<br />
in maniera appassionata e attenta.<br />
Nella Mareggiata a Nervi è possibile cogliere l’eco tanto degli esordi nell’ambito del postimpressionismo,<br />
quanto della fase divisionista, per arrivare a una pittura di superficie, più segnica<br />
che materica, che ricorda l’immediatezza di Filippo De Pisis.<br />
Il pittore, colto e impegnato anche sul fronte curatoriale - sue sono infatti le presentazioni<br />
in catalogo per le mostre allestite presso la Galleria Euro Romano di Genova - condensa gli<br />
spunti e dà prova di grande capacità di rinnovamento, rifuggendo l’esasperazione di stilemi<br />
ripetuti e diventati ormai banali.<br />
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15 Pietro Gaudenzi<br />
Genova 1880 - Anticoli Corrado (RM) 1955<br />
Mia moglie<br />
Olio su tela<br />
Cm 90 x 80<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1910 ca.<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- <strong>Liguri</strong>a&Arte. Pittori dal 1<strong>900</strong> al 1940, Palazzo Ducale, Genova 1994<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- G. Paganelli e T. Pelizza (a cura di), <strong>Liguri</strong>a&Arte. Pittori dal 1<strong>900</strong> al 1940,<br />
catalogo della mostra, Sagep, Genova 1994, riprodotto a pag. 56<br />
- Giuseppe Luigi Marini (a cura di), Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento,<br />
XV <strong>Edizione</strong>, Umberto Allemandi & C., Torino 1998, riprodotto a pag. 323<br />
Le pennellate immediate e spumose di manciniana memoria denotano la maestria del pittore<br />
nell’armonico contrasto tra le linee gentili della figura femminile e la materia magniloquente<br />
del mazzo di fiori.<br />
Una pittura espressiva e solenne, tipica del Gaudenzi pre-novecentista, in cui tuttavia si iniziano<br />
a intravvedere, come nell’arbusto filiforme in secondo piano, le semplificazioni formali<br />
e volumetriche degli anni a venire.<br />
La rilevante esposizione Pietro Gaudenzi. La virtù delle donne, tenutasi al Mart di Rovereto<br />
fino al mese scorso, pone l’accento sul soggetto prediletto della ricerca dell’artista, la figura<br />
femminile, di cui l’intensa opera Mia moglie ne è esempio emblematico.<br />
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16 Cornelio Geranzani<br />
Genova 1880 - ivi 1955<br />
Ramo di pesco<br />
Olio su tela<br />
Cm 45 x 59,5<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1920 ca.<br />
Ascrivibile con tutta probabilità agli Venti - non poche sono infatti le tangenze con le due<br />
Nature morte acquistate dal Comune di Genova alla Promotrice del 1922 e ora conservate<br />
presso la Galleria d’Arte Moderna - il dipinto presenta una straordinaria freschezza compositiva<br />
e coloristica.<br />
La pennellata ampia del Geranzani post - puntinista conferisce all’opera caratteristiche di stilizzazione<br />
déco affini a certe figurazioni della grafica pubblicitaria dell’epoca.<br />
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17 Cornelio Geranzani<br />
Genova 1880 - ivi 1955<br />
Vaso di fiori<br />
Olio su tela<br />
Cm 78 x 57<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1925 ca.<br />
Dopo aver messo in opera, tramite la tecnica puntinista, la sua personale interpretazione del Divisionismo,<br />
il pittore procede a ricomporre i volumi, rimanendo tuttavia sulla strada della semplificazione<br />
formale. Evoluzione stilistica che si rivela in modo particolare in opere quali il Vaso<br />
di fiori, un dipinto ricco di materia e animato da una texture baroccheggiante di colori vividi.<br />
Da sottolineare è inoltre la presenza del vaso in terracotta maiolicata con decorazione a soggetto<br />
mitologico in stile “Antico Savona”. Vaso che, grazie alla fisionomia tondeggiante delle<br />
figure femminili - probabilmente riconducibili alle Nereidi -, è possibile far risalire a Geranzani<br />
stesso, all’epoca della sua attività presso la manifattura La Fenice, cui risulta tra i fondatori<br />
insieme a Manlio Trucco nel 1922.<br />
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18 Raffaele Giannetti<br />
Porto Maurizio 1837 - Genova 1915<br />
Scena fiorentina<br />
Olio su cartone<br />
Cm 26,5 x 36,5<br />
Probabile datazione: 1880 ca.<br />
Sul retro: timbro della catalogazione delle opere dell’artista eseguita nel 1916<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- Mostra retrospettiva di opere del Pittore Cav. Raffaele Giannetti, Palazzo Rosso, Genova 1923<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Catalogo della Mostra retrospettiva di opere del Pittore Cav. Raffaele Giannetti, n° 41 di catalogo,<br />
Stabilimento Grafico Editoriale, Genova 1923<br />
- Vitaliano Rocchiero (a cura di), Scuole, gruppi, pittori dell’Ottocento ligure, Editori Sabatelli,<br />
Savona 1981, tav. n° 107, riprodotto a pag. 414<br />
- Giuseppe Luigi Marini (a cura di), Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento,<br />
XIV <strong>Edizione</strong>, Umberto Allemandi & C., Torino 1997, riprodotto a pag. 301<br />
Oltre ai dipinti di paesaggio e alle scene di vita contadina e agreste, bucoliche o legate ai momenti<br />
che scandiscono la quotidianità delle comunità rurali, Raffaele Giannetti realizza opere<br />
in costume, riconducibili a un passato di fasti che oscilla tra coerenza storica e suggestioni<br />
letterarie.<br />
Quadri realizzati in punta di pennello, composizioni articolate e animate da numerose figure.<br />
La Scena fiorentina, esposta in occasione della celebre mostra allestita a Palazzo Rosso nel<br />
1923 ne è un pregevole esempio.<br />
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19 Adolfo Lucarini<br />
(Genova 1890 - ivi 1959)<br />
Maternità<br />
Scultura in malta patinata<br />
Cm 51,5 x 20 x 12<br />
Siglata sulla base<br />
Probabile datazione: 1928 ca.<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Matteo Fochessati, Antiqua 2024 si conclude con un bilancio positivo, “Il Giornale dell’Arte”,<br />
04/02/2024, riprodotto<br />
Una raffinata variante in malta patinata della Maternità in bronzo esposta in occasione della<br />
mostra Realtà e Magia del Novecento Italiano in <strong>Liguri</strong>a allestita a Palazzo Ducale nel 1995.<br />
Il morbido trattamento della superficie, che la particolare consistenza “visiva” della malta<br />
contribuisce ad aumentare, si accorda con il motivo fitomorfo del tronco, le cui fronde stilizzate<br />
si confondono con la chioma fluente della madre.<br />
Il risultato è una sorta di albero della vita segnato dallo spiccato e sinuoso linearismo di gusto<br />
tardo Liberty.<br />
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20 Adolfo Lucarini<br />
Genova 1890 - ivi 1959<br />
Pudore<br />
Fusione in bronzo<br />
Cm 29 x 10 x 10<br />
Siglata sulla base<br />
Probabile datazione: 1925 ca.<br />
Memore della Fontanina di Baroni - come puntualmente sottolineato da Franco Sborgi - nel Pudore<br />
di Lucarini convergono le direttrici entro le quali ha preso forma la poetica dello scultore.<br />
Il linearismo liberty si coniuga con la stilizzazione di matrice espressionista e con una certa<br />
tensione verso il non finito di michelangiolesca memoria.<br />
Presente alle mostre della Promotrice genovese dal 1917 e alla Mostra Internazionale di Arti<br />
Decorative di Monza nel 1925 e nel 1927, lo scultore rifiuta il monumentalismo tipico di<br />
quegli anni e concentra la sua ricerca plastica nel medio e piccolo formato.<br />
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RUBALDO MERELLO, UN CAPOLAVORO RITROVATO<br />
«Per Merello, San Fruttuoso è il luogo mitico in cui si attua la più completa identificazione tra<br />
linguaggio e natura, in cui i presupposti dell’arte con naturalezza si manifestano sulla configurazione<br />
del contemplato paesaggio» (G. Bruno 1995).<br />
L’entusiasmo di presentare ai collezionisti un dipinto inedito di Rubaldo Merello, si accompagna<br />
alla consapevolezza di aggiungere un rilevante tassello alla conoscenza di un pittore ormai<br />
considerato tra i maggiori divisionisti italiani. Fautore di un Divisionismo non ortodosso, che trae<br />
origine tanto dalla dirompente presenza di Plinio Nomellini in <strong>Liguri</strong>a, quanto da colorismi di<br />
matrice Fauve, Merello trasfigura il paesaggio di Portofino in opere abbaglianti, amate, sofferte.<br />
Rubaldo Merello risiede a San Fruttuoso tra il 1906 e il 1914, dapprima nell’antica Torre dei<br />
Doria e, in seguito, in una piccola casa sul mare, dove saltuariamente riceve le visite degli amici<br />
Olivari e Baroni; sono gli anni dell’isolamento, durante i quali conduce una vita solitaria e<br />
modesta, orientata esclusivamente alla pittura. Ma sono anche gli anni in cui entra in contatto<br />
con il grande mercante d’arte Alberto Grubicy, grazie al quale partecipa al Salon des peintres<br />
divisionnistes italiens di Parigi.<br />
Il suo lungo soggiorno in uno dei luoghi più caratteristici della riviera ligure viene approfondito da<br />
Gianfranco Bruno in occasione della mostra Rubaldo Merello a San Fruttuoso del 1995, allestita in<br />
loco presso il Complesso Monumentale<br />
e, alcuni mesi dopo, traferita<br />
a Palazzo Doria a Genova.<br />
Tanta parte della conoscenza del<br />
pittore si deve, appunto, a Bruno,<br />
storico dell’arte genovese che attraverso<br />
anni di ricerca è riuscito a<br />
ricostruirne minuziosamente la vicenda<br />
umana e artistica, la cronologia<br />
delle opere, l’evoluzione stilistica;<br />
conoscenza che in anni più<br />
recenti è stata arricchita dal contributo<br />
scientifico di Franco Dioli.<br />
Grazie all’approfondita e puntuale<br />
bibliografia riusciamo, in questa<br />
sede, a ricostruire la vicenda<br />
figurativa del dipinto presentato<br />
1. San Fruttuoso, 1907 ca., acquerello su carta, collezione privata che, tra quelli che vedono San<br />
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Fruttuoso come soggetto, presenta<br />
un’angolazione peculiare e caratteristiche<br />
specifiche.<br />
Alcuni denominatori comuni ed<br />
esclusivi permettono di individuare<br />
tre dipinti, conservati in collezioni<br />
private, in cui la medesima<br />
angolazione visiva è immortalata<br />
in differenti condizioni luministiche<br />
e ambientali; dipinti che possono<br />
essere identificati come momenti<br />
diversi del suo sviluppo. È<br />
possibile individuarne la genesi in<br />
San Fruttuoso, piccolo acquerello<br />
su carta (fig. 1), in cui le traiettorie<br />
prospettiche abbozzate nella<br />
tenue impostazione chiaroscurale,<br />
si caricano di colore in selezionati<br />
settori dell’opera, dove il<br />
sole colpisce la roccia e dove la<br />
roccia si inabissa nel mare. Poche<br />
2. San Fruttuoso dal mare, 1907 ca., olio su cartone, collezione privata<br />
linee di grafite e il sommario contorno<br />
monocromo permettono di<br />
intuire, in negativo, i volumi dell’abbazia. Sono questi gli elementi che il pittore sviluppa in San<br />
Fruttuoso dal mare (fig. 2), olio di maggior impegno, in cui l’impeto cromatico dissonante prende<br />
il sopravvento. Un’onda compare in primo piano, prende forma l’emblema simbolista, il cui scatto<br />
vorticoso fatto di occhielli e schiuma, denota l’ispirazione nomelliniana.<br />
La totale libertà di realizzazione e concetto di quest’opera si attenua nel più meditato San Fruttuoso<br />
(fig. 3), il cui rigore compositivo, dettato da una struttura disegnativa più evidente, si coniuga<br />
con la superficie calma del mare e la delicata incidenza della luce solare. La maggior “compostezza”<br />
di quest’ultimo, ci permette di identificarlo, con tutta probabilità, come il precedente<br />
diretto di San Fruttuoso di Camogli.<br />
La rigogliosa gamma cromatica vibra nella finissima tessitura pittorica tipicamente merelliana,<br />
costituita di brevi pennellate incastonate in campiture più ampie, utili a conferire complessità<br />
strutturale a una materia dalle luminescenze cristalline, simili a concrezioni minerarie.<br />
Lirico e visionario, il prezioso dipinto si presenta come un distillato delle caratteristiche tecniche<br />
49
3. San Fruttuoso, 1909 ca., olio su cartone, collezione privata<br />
e delle intenzioni poetiche di Rubaldo<br />
Merello. All’agitazione del<br />
mare in primo piano, è accostata<br />
la superficie calma della baia.<br />
Alla morbidità plastica delle rocce<br />
e degli scogli, come «pagliuzze<br />
vive e quasi incandescenti»<br />
(C. Brandi 1956) sono accostate<br />
le fronde degli alberi e gli arbusti,<br />
di un verde che sembra palpitare<br />
di antica memoria vivente. Una<br />
sottile linea di cielo terso riporta<br />
la calma. I colori complementari,<br />
attraverso accese contrapposizioni<br />
cromatiche, stimolano l’osservazione<br />
dell’opera in un’esaltante<br />
tensione estetica; la presenza<br />
dell’abbazia, immobile, inanimata<br />
e simbolica, ne favorisce la<br />
contemplazione emotiva.<br />
21<br />
Rubaldo Merello<br />
Isolato (SO) 1872 - Santa Margherita Ligure (GE) 1922<br />
San Fruttuoso di Camogli<br />
Olio su tela<br />
Cm 60 x 60<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1910 ca.<br />
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22 Rubaldo Merello<br />
Isolato (SO) 1872 - Santa Margherita Ligure (GE) 1922<br />
Fra Cala d’oro e San Fruttuoso<br />
Olio su tela<br />
Cm 25,5 x 19<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1915 ca.<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- <strong>Maestri</strong> divisionisti in <strong>Liguri</strong>a, Galleria <strong>Liguri</strong>a, Genova 1971<br />
- Rubaldo Merello, Accademia Ligustica di Belle Arti, Genova 1990<br />
- Rubaldo Merello, Palazzo della Permanente, Milano 1991<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Vitaliano Rocchiero, Folle e incendiario colorista di Montefino, “<strong>Liguri</strong>a”, n° 11, Savona,<br />
novembre 1970, riprodotto a pag. 8<br />
- Gianfranco Bruno (a cura di), Rubaldo Merello, ERG, Genova 1970, riprodotto a pag. 102<br />
- AA. VV. (a cura di), Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell’Ottocento, n. 3, Giulio Bolaffi<br />
Editore, Torino 1970, riprodotto a pag. 317<br />
- Vitaliano Rocchiero (a cura di), <strong>Maestri</strong> divisionisti in <strong>Liguri</strong>a, catalogo della mostra, Genova<br />
1971, tav. n° XXXII, n° 62 di catalogo<br />
- G. Bruno e L. Perissinotti (a cura di), Rubaldo Merello, catalogo della mostra, Edizioni Iride,<br />
Genova 1990, n° 56 di catalogo, riprodotto a pag. 95<br />
- Giuseppe Luigi Marini (a cura di), Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento,<br />
XIX <strong>Edizione</strong>, Umberto Allemandi & C., Torino 2002, riprodotto a pag. 511<br />
Sospinto da un senso cromatico primordiale, Rubaldo Merello, colorista «folle e incendiario» (V.<br />
Rocchiero 1970), arriva quasi a varcare la soglia dell’informale e, tessendo un fitto reticolato di<br />
segni e colpi di pennello prevalentemente rossi, blu e neri, libera l’energia inebriante del dipinto.<br />
L’ispirazione ha origine, ancora una volta, nel momento in cui il pittore è immerso nel paesaggio<br />
di Portofino e nel risultato finale «gli aspetti del vero appaiono sicuramente riconoscibili,<br />
ma sono totalmente trasfigurati: immersi in una luce che non è più riflesso d’alba o tramonto,<br />
ma stato illuminante e poetico della coscienza» (G. Bruno 1995).<br />
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23 Francesco Messina<br />
Linguaglossa (CT) 1<strong>900</strong> - Milano 1995<br />
Testa di bimbo<br />
Fusione in bronzo<br />
Cm 25 x 18 x 18<br />
Firmata in prossimità della base<br />
Probabile datazione: 1929 ca.<br />
Delicata versione in bronzo della scultura in gesso donata dall’artista nel 1981 all’allora Presidente<br />
della Repubblica Sandro Pertini e ora conservata presso il museo ad egli intitolato nella<br />
città di Savona.<br />
Come sottolineato da Paola Valenti sul catalogo della mostra Francesco Messina. Sculture, disegni<br />
e poesie, allestita a Palazzo Ducale nel 2003, «questa testa severa, dalla patina preziosa<br />
e liscia ritrae “all’antica” - secondo i dettami di un morbido realismo “alessandrino” filtrato<br />
attraverso la lezione di Gemito - il volto di Richin.<br />
Il bambino è il figlio del custode dello studio che l’amico Saccorotti mette a disposizione di<br />
Messina quando questi lavora al Monumento ai Caduti poi collocato in Piazza Goffredo Villa<br />
a Castelletto. Bambino più volte ritratto dall’artista, probabilmente anche nel Nudo di giovinetto,<br />
oggi conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Genova.<br />
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24 Evasio Montanella<br />
Prà (GE) 1878 - Genova 1940<br />
Il pescato del giorno<br />
Olio su tela<br />
Cm 52 x 66,5<br />
Firmato e datato 1936 in alto a destra<br />
Sul retro: cartiglio della Galleria Pesaro, Milano; cartiglio della Mostra d’Arte Italiana<br />
all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1937<br />
Capace di legittimare la dimensione vernacolare di certi soggetti, il Novecento non ha rappresentato<br />
solamente l’adesione alle istanze sarfattiane ma anche il recupero di una figurazione<br />
semplice e immediata.<br />
I colori vividi e intensi di un piccolo inventario ittico - pagina di pittura di non facile realizzazione<br />
- qualificano un dipinto che ha trovato collocazione nelle sale della Galleria Pesaro di<br />
Milano e che è stato selezionato dal pittore per essere rappresentato fuori dai confini nazionali.<br />
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25 Evasio Montanella<br />
Prà (GE) 1878 - Genova 1940<br />
Calura<br />
Olio su tavola<br />
Cm 40 x 66,5<br />
Firmato e datato 1928 in basso a destra<br />
Sul retro: di pugno dell’artista Pittore E. Montanella. Genova Prà;<br />
cartiglio recante titolo e firma<br />
La presenza del pittore, tra gli anni Venti e Trenta, alla Galleria Pesaro di Milano e alla Quadriennale<br />
d’Arte Nazionale di Roma, ne evidenzia l’adesione al clima di rinnovato interesse<br />
per l’armonia della tradizione figurativa antica che ha segnato il Ritorno all’ordine.<br />
La partecipazione emotiva alla vita quotidiana del Ponente cittadino, ai modi semplici degli<br />
abitanti di Prà e al loro profondo legame con il mondo del mare, prende forma nelle atmosfere<br />
sospese, talvolta quasi metafisiche, che si respirano nei colori accesi dei suoi dipinti.<br />
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26 Ettore Morteo<br />
Alassio (SV) 1874 - Genova 1939<br />
Pescatori di Alassio<br />
Olio su tavola<br />
Cm 25 x 31<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Firmato, titolato e datato 1937 XV sul retro<br />
Ispirandosi alla fortunata tradizione impressionista, il pittore dipinge nel solco tracciato dai<br />
grandi marinisti liguri, raggiungendo esiti di notevole qualità coloristica.<br />
Nelle opere eseguite in riviera, molte delle quali realizzate nei pressi dell’esclusiva località<br />
balneare di Alassio, Morteo dipinge nelle prime ore del giorno o in quelle a ridosso dell’imbrunire,<br />
ricercando la soluzione a quei problemi di natura cromatica che gli permettono di<br />
raggiungere una non scontata originalità linguistica.<br />
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27 Ettore Morteo<br />
Alassio (SV) 1874 - Genova 1939<br />
Pescatori di Alassio<br />
Olio su tavola<br />
Cm 25 x 31<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Firmato, titolato e datato 1937 XV sul retro<br />
«[...] E il mare! Conosco un mare brulicante d’oro dove le vele sono fiamme esili; uno, impalpabile<br />
da credere ad un inganno degli occhi; un mare che è tutto uno zaffiro liquefatto in<br />
cui si vorrebbe stemperarsi. Questo, è una grigia lavagna, appena argentata a levante. Più di<br />
tutti i mari che so; è questo che amo; esso risveglia in me l’anima avventurosa» (C. Sbarbaro,<br />
Trucioli, 1920).<br />
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28 Plinio Nomellini<br />
Livorno 1866 - Firenze 1943<br />
Alla fonte<br />
Olio su tela<br />
Cm 88 x 148<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1915 ca.<br />
Ascrivibile al 1915 circa, ovvero agli anni in cui Nomellini coniuga le atmosfere simboliste<br />
alle accensioni cromatiche maturate in Versilia, il grande capolavoro rivela l’unicità del vocabolario<br />
tecnico e poetico del pittore. L’immaginario agreste e bucolico conferisce evidenza<br />
letteraria a un dipinto dal sapore antico e, al contempo, permeato di elementi di modernità.<br />
L’occhio di chi osserva corre da una pennellata all’altra, scoprendo un inesauribile mosaico di<br />
colori accesi e vibranti, cifra stilistica di un artista che, più di una volta, ha intuito la vertigine<br />
della pittura astratta.<br />
Mentre i raggi di un sole che filtra con determinazione dalle fronde ne illumina l’anatomia<br />
acerba e quasi statuaria, un giovane ragazzo regge un’anfora colma d’acqua ed emerge<br />
dalla vegetazione rigogliosa…<br />
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29 Eugenio Olivari<br />
Genova 1882 - ivi 1917<br />
L’ingresso nel porto<br />
Olio su cartone<br />
Cm 20 x 24,5<br />
Firmato e titolato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1913 ca.<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- Eugenio Olivari, Centro Comunale, Bogliasco 1987<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Editoriale, “Il Secolo XIX”, Genova, 25 febbraio 1967, riprodotto<br />
- Sergio Paglieri, Eugenio Olivari e il suo tempo, Tolozzi Editore, Genova 1969, fig. 63<br />
- G. Bruno e T. Pelizza (a cura di), Eugenio Olivari, catalogo della mostra, Sagep, Genova 1987,<br />
n° 19 di catalogo, riprodotto a pag. 43<br />
Il piccolo olio è lo studio per l’omonimo dipinto inviato da Olivari alla prima mostra della<br />
Secessione romana, esposizione promossa dalla Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti<br />
di Roma in aperta polemica nei confronti della Promotrice capitolina.<br />
In quell’occasione l’opera è entrata a far parte di una collezione di Roma ed è rimasta inedita,<br />
ma le parole con cui Angelo Balbi il 13 marzo del 1913 la descrive sulle colonne de Il Lavoro ne<br />
restituiscono la profondità poetica e le similitudini rispetto allo studio presentato in questa sede.<br />
«… Una ben fine, sobria, delicata opera d’arte. La sensazione della sera vi è resa con intensità<br />
e tutta la tela è materiata di una dolce visione di sogno. L’Olivari è ricercatore paziente<br />
e tenace…».<br />
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30 Eugenio Olivari<br />
Genova 1882 - ivi 1917<br />
Campagna assolata<br />
Olio su tavola<br />
Cm 20 x 24,5<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1910 ca.<br />
Sul retro: cartiglio della Galleria d’Arte Ranzini recante informazioni sull’opera<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- Pittori genovesi dell’<strong>800</strong>, Galleria d’Arte Ranzini, Genova 1945<br />
- Eugenio Olivari, Centro Comunale, Bogliasco 1987<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Sergio Paglieri, Eugenio Olivari e il suo tempo. Pittura ligure tra Ottocento e Novecento,<br />
Tolozzi, Genova 1969, fig. n. 43<br />
- G. Bruno e T. Pelizza (a cura di), Eugenio Olivari, catalogo della mostra, Sagep, Genova<br />
1987, n° 48 di catalogo, riprodotto a pag. 72<br />
«Una visione di Campagna assolata sembra anch’essa rientrare in questo felice momento della<br />
pittura di Olivari» sottolinea Sergio Paglieri nel tentativo di individuare le opere che il pittore<br />
espone alla Promotrice genovese del 1911, delle quali, purtroppo, sono noti solo i titoli.<br />
Il “momento felice” cui accenna il biografo è confermato dalle altre esposizioni - la Promotrice<br />
torinese e la Mostra Internazionale di Roma - cui Olivari partecipa nel 1911 e l’invito, per<br />
l’anno successivo, alla decima Biennale Veneziana.<br />
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31 Eso Peluzzi<br />
Cairo Montenotte (SV) 1894 - Monchiero (CN) 1985<br />
Paesaggio a Montechiaro d’Acqui<br />
Olio su tela<br />
Cm 65 x 89<br />
Firmato e datato 934 in basso a destra<br />
Sul retro: cartiglio dell’artista recante informazioni sull’opera<br />
Nel corso degli anni Trenta il pittore, dopo aver percorso dapprima la strada del Divisionismo<br />
e, in seguito, del Ritorno all’ordine, si riallaccia alla tradizione di quella pittura di paesaggio<br />
che aveva costituito motivo di grande entusiasmo negli anni della sua prima formazione.<br />
Al 1934, anno che vede Peluzzi impegnato dal punto di vista espositivo su più fronti - è presente,<br />
tra le altre occasioni, alla XIX Biennale di Venezia - data il Paesaggio a Montechiaro<br />
d’Acqui, le cui tante tonalità di verdi e azzurri e la calda luminosità dei campi arati ne conferiscono,<br />
utilizzando le parole di Giovanni Arpino «la fisionomia d’un paese ora in sapore di<br />
Piemonte ora sposo di certe arie liguri».<br />
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32 Giovanni Prini<br />
Genova 1877 - Roma 1958<br />
Gli amanti<br />
Fusione in bronzo<br />
Cm 25 x 7,5 x 19<br />
Firmata sulla base<br />
Probabile datazione: 1909 ca.<br />
Versione in bronzo della fortunata scultura Gli amanti, che Prini realizza<br />
intorno alla fine della prima decade del 1<strong>900</strong> ed espone in due versioni.<br />
La prima, in gesso, alla Biennale di Venezia del 1909 e la seconda, in marmo,<br />
alla XCII Esposizione della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti<br />
di Roma e ora conservata presso la Galleria d’Arte Moderna capitolina.<br />
Le due figure, la donna e l’uomo, affusolati e slanciati, si librano nel movimento<br />
ascensionale e arrivano quasi a fondersi in un unico corpo.<br />
Prini interpreta in maniera totalmente originale un soggetto diffuso<br />
nel repertorio iconografico di inizio secolo e persegue la semplificazione<br />
formale tipica del gusto secessionista.<br />
Ligure di nascita e romano di adozione, lo scultore<br />
ritornerà a Genova alcuni anni dopo, chiamato<br />
a lavorare all'apparato scultoreo dell'Arco della<br />
Vittoria progettato da Marcello Piacentini e<br />
inaugurato nel 1931.<br />
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33 Emanuele Rambaldi<br />
Pieve di Teco (IM) 1903 - Savona 1968<br />
La fornace<br />
Olio su tavola<br />
Cm 75 x 99<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1930 ca.<br />
Un brano esemplare della poetica novecentista, con gli elementi di una modernità decadente<br />
che si insinuano nell’ambiente naturale e diventano parte integrante del paesaggio stesso.<br />
L’accentuata verticalità della ciminiera, unico elemento visibile della fabbrica di mattoni, da<br />
simbolo di produttività e di un economia florida ma ancora legata alla dimensione rurale dell’Italia<br />
del tempo, diventa inusuale elemento estetico e di organizzazione compositiva dell’opera.<br />
Le fronde degli alberi permettono all’assolato entroterra di respirare, il silenzio assordante<br />
trascende la realtà.<br />
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34 Emanuele Rambaldi<br />
Pieve di Teco (IM) 1903 - Savona 1968<br />
Realtà e magia<br />
Olio su tavola<br />
Cm 74 x 89<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1934 ca.<br />
Sul retro: autentica a firma di Walchiria Rambaldi, moglie del pittore<br />
Un ordinato catalogo di frutti, libri e oggetti di uso domestico e quotidiano - alcuni di essi<br />
riferibili specificamente alla cultura ligure - trova disposizione sul tavolo di legno e sembra<br />
voler rispondere a un interrogativo di cui non si conosce l’entità.<br />
Le linee di contorno definite e il colori saturi e “troppo” aderenti al reale conducono, come<br />
d’abitudine nella ricerca del pittore, a quella dimensione magica che è stata parte integrante<br />
della poetica novecentista.<br />
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35 Emanuele Rambaldi<br />
Pieve di Teco (IM) 1903 - Savona 1968<br />
Portofino<br />
Olio su tela<br />
Cm 60 x 50<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1930 ca.<br />
Sul retro: dono del pittore alla mostra del 1932<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- XL Mostra <strong>Maestri</strong> <strong>Liguri</strong> fra Ottocento e Novecento, Galleria Arte Casa, maggio 2001<br />
- Emanuele Rambaldi, Villa Faravelli, Imperia 2007<br />
BIBLIOGRAFIA :<br />
- Catalogo della XL Mostra <strong>Maestri</strong> <strong>Liguri</strong> fra Ottocento e Novecento, a cura di G. Paganelli e<br />
T. Pelizza, Galleria Arte Casa, maggio 2001, n° 34 di catalogo, riprodotto a pag. 38<br />
- Franco Ragazzi (a cura di), Emanuele Rambaldi, catalogo della mostra, De Ferrari, Genova<br />
2007, n° 49 di catalogo, riprodotto a pag. 88<br />
La militanza poetica del Rambaldi più schiettamente novecentista cede, in parte, il passo al<br />
disincanto di una pittura solare e gioiosa. La pennellata rapida testimonia il rinnovato interesse<br />
dell’artista per la pittura dal vero e il progressivo venir meno delle direttive artistiche di<br />
sarfattiana memoria indica la strada che Rambaldi intraprenderà negli anni a venire, segnata<br />
da equilibri meno rigorosi e da colorismi accesi e velatamente espressionisti.<br />
Negli anni della “scoperta del mare” da parte dei novecentisti lombardi che raggiungono la<br />
riviera, Rambaldi si trova a condividere idee, suggestioni e soggetti; il coloratissimo borgo di<br />
Portofino diventa l’epicentro di questo rinnovato interesse per il mare e la natura della riviera.<br />
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36 Ernesto Rayper<br />
Genova 1840 - Stella (SV) 1873<br />
Mattino d'autunno<br />
Olio su cartone<br />
Cm 22 x 35<br />
Probabile datazione: 1870 ca.<br />
«L’ispirazione del Rayper si ferma compiacente a pochi rami d’albero, al bizzarro intreccio<br />
delle fronde sullo sfondo del cielo, ai ciuffi d’erba, alle corolle dei fiori di prato, ricchi di grazia<br />
e di colore. Sono ippocastani dalle foglie grandi e membranose, pioppi agili e svelti, tremolanti,<br />
che si profilano nel cielo striato da cirri, spezzato da cumuli, sconvolto dal tramonto,<br />
sereno, specchiantesi nelle limpide e chete acque di fiume o di lago; ancora sono prati umidi<br />
sotto cieli autunnali, brughiere ove la ginestra spicca nel verde lucente, pianure silenziose…»<br />
(O. Grosso).<br />
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37 Paolo Stamaty Rodocanachi<br />
Genova 1891 - ivi 1958<br />
Arenzano<br />
Olio su tavola<br />
Cm 52,5 x 73,5<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1935 ca.<br />
Mediante la semplificazione delle forme, la purezza delle linee e le ampie campiture di colore,<br />
il dipinto evoca quell’atmosfera sospesa e priva di punti di riferimento temporali che ha<br />
costituito uno dei motivi preminenti della poetica di Rodocanachi.<br />
La maggior attitudine naturalistica nella descrizione delle fronde degli alberi attenua la componente<br />
“metafisica” dell’opera e la iscrive alla felice tradizione compositiva del paesaggismo<br />
ligure che, proprio negli anni Trenta, raggiungeva livelli di ineguagliata luminosità coloristica.<br />
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38 Paolo Stamaty Rodocanachi<br />
Genova 1891 - ivi 1958<br />
Gli ulivi<br />
Olio su tavola<br />
Cm 28 x 34<br />
Probabile datazione: 1940 ca.<br />
Sul retro: Dipinto di P. S. Rodocanachi donato a mio padre dal pittore stesso.<br />
In fede Giulietta [...] 12/2/70<br />
«La carica “oggettivamente lirica” e sinesteticamente esaltante del paesaggio è però il contenuto<br />
più congeniale alla sua intima visione della pittura. Egli ne avverte tensioni e respiri,<br />
fremiti, malinconie e vibrazioni, momenti disparati di un’intensa vita interiore che trovano<br />
una logica conclusione nel ritorno, forse più convinto e maturo rispetto alle prime opere, ad<br />
una fissità calma e sottile, dai contorni “astratti” e metafisici, a quella sorta di “contemplazione<br />
gentile” che [...] si dilata in note luminose, in volumi semplificati, in orizzonti profondi»<br />
(M. F. Giubilei 1983).<br />
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39 Oscar Saccorotti<br />
Roma 1898 - Recco (GE) 1986<br />
Galleria del treno a Zoagli<br />
Olio su tavola<br />
Cm 23 x 32<br />
Probabile datazione: 1935 ca.<br />
ESPOSIZIONI:<br />
- Il laboratorio fantastico di Oscar Saccorotti, Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce,<br />
Genova 1994<br />
BIBLIOGRAFIA:<br />
- Guido Giubbini (a cura di), Il laboratorio fantastico di Oscar Saccorotti, catalogo della mostra,<br />
ERG, Torino 1994, n° 37 di catalogo, riprodotto a pag. 91<br />
«Reso popolare dai soggiorni liguri di Tosi e Salietti» (G. Giubbini 1994), lo scorcio di Zoagli<br />
ha costituito un motivo di ispirazione privilegiato dei pittori novecentisti attivi in <strong>Liguri</strong>a in<br />
quegli anni.<br />
Monumentali zzato attraverso l’indugio sulla consistenza formale delle rocce o affrontato nei<br />
suoi aspetti naturalistici attraverso lo studio dell’incidenza della luce solare e dei bagliori del<br />
mare, ha assunto di volta in volta connotazioni formali e poetiche differenti.<br />
Mediante l’utilizzo di colori saturi, tonalità pastello e una pennellata libera e intensa, Saccorotti<br />
raggiunge un compromesso tra le diverse possibilità espressive e sembra muovere verso modalità<br />
compositive di matrice espressionista, forse influenzato dalla presenza di Oskar Kokoschka<br />
in riviera nell’estate del 1933.<br />
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40 Giuseppe Sacheri<br />
Genova 1863 - Pianfei (CN) 1950<br />
Nel Porto di Genova<br />
Olio su tavola<br />
Cm 19 x 30<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1890 ca.<br />
Sul retro: cartiglio e timbri della Galleria d’Arte Cavour, Como<br />
Una nitida istantanea del porto di Genova realizzata en plein air, laddove l’essenzialità figurativa<br />
memore della lezione dei “grigi” è vivacizzata dalle numerose e colorate “figurine” che<br />
animano la banchina e le imbarcazioni a ridosso di essa.<br />
Priva di intenti descrittivi o documentari, la tavoletta sembra scaturire dall’entusiastica ispirazione<br />
dell’esperto marinista ligure, che nella semplicità di uno scorcio portuale percepisce, e<br />
riesce a trasmettere, la sottile poesia del quotidiano.<br />
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41 Alberto Salietti<br />
Ravenna 1892 - Chiavari (GE) 1961<br />
Fiori nel vaso<br />
Tempera su carta<br />
Cm 47,5 x 31<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1920 ca.<br />
«…Salietti è uno di quei pittori in cui il disegno non vive separato dal colore. La sua pasta pittorica<br />
densa e semplice, si adagia su un disegno leggermente accademico, improntato a linee<br />
sobrie, con una tendenza alla geometrizzazione e alla “messa in valore” dei piani essenziali.<br />
Quando il suo colore si accende di un palpito vero, quando uno spunto davvero sentito e<br />
colto felicemente nel vero, l’opera di Salietti ci persuade e ci commuove…» (F. De Pisis 1942).<br />
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42 Antonio Schiaffino<br />
Camogli (GE) 1879 - Genova 1968<br />
Giorno d’estate<br />
Olio su tela<br />
Cm 22 x 36<br />
Firmato in basso a destra<br />
Probabile datazione: 1925 ca.<br />
La chiara e luminosa tavolozza del grande colorista di Camogli trabocca nell’intensità del<br />
piccolo e raffinato olio, la cui immediatezza realizzativa lo assimila al suggestivo Poesia del<br />
mare, un tempo parte della prestigiosa collezione Oberti e ora conservato presso il Museo<br />
dell'Accademia Ligustica.<br />
Caratterizzata da grande sensibilità del tocco e ineguagliabile abilità tecnica, nella sua semplicità<br />
l’opera è con tutta probabilità realizzata en plein air e costituisce un esempio evidente<br />
della sensibilità luministica e compositiva di Antonio Schiaffino, pittore della luce e attento<br />
osservatore degli scenari naturalistici della riviera ligure.<br />
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43 Antonio Varni<br />
Genova 1841 - Sampierdarena (GE) 1908<br />
Navi in porto<br />
Olio su tavola<br />
Cm 21 x 38<br />
Firmato e datato 1888 in basso a destra<br />
Caratterizzato, come spesso accade negli oli di piccole dimensioni di Varni, da un solido<br />
impianto disegnativo, il dipinto è emblematico della capacità del pittore di saper coniugare i<br />
delicati rapporti tonali di derivazione “grigia” alla minuziosa descrizione dei particolari.<br />
Il “motivo” portuale, non così frequente nella produzione dell’artista, è privo di elementi<br />
aneddotici e narrativi, e costituisce l’espediente per studiare i rapporti coloristici e le possibilità<br />
compositive.<br />
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44 Alessandro Viazzi<br />
Alessandria 1872 - Genova 1956<br />
Ponte Andrea Doria<br />
Cm 29 x 42<br />
Firmato in basso a sinistra<br />
Probabile datazione: 1930 ca.<br />
Sul retro: di pugno dell’artista, titolo<br />
«Il nostro interesse per la pittura di Alessandro Viazzi è documentato dalla posizione che il<br />
pittore occupa nei nostri contesti espositivi: è infatti dagli anni Settanta che egli trova posto<br />
nelle mostre della Galleria Arte Casa, con la sua lunga serie dedicata alle immagini del porto<br />
e ai cavalli da traino che costituiscono un interesse speciale poiché illustrano chiaramente la<br />
più autentica e onesta concezione che Viazzi ha dell’arte» (G. Paganelli 2005).<br />
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Ultima di copertina<br />
Emanuele Rambaldi, Portofino, 1930 ca.<br />
Finito di stampare nel mese di Ottobre 2024 da Grafiche G7 - Genova<br />
Foto e Grafica: L’Agorà - Genova<br />
© Galleria Arte Casa, 2024
galleria-artecasa.it