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L'alba dei draghi ombra

L’Alba dei Draghi Ombra è l’emozionante secondo capitolo della saga inaugurata da La Leggenda del Drago. Tredici anni dopo il ritorno dei draghi ad Arcosi, nuove minacce incombono sull’isola. Un’avventura mozzafiato per un giovane protagonista che dovrà affrontare i propri demoni se vorrà salvare se stesso, i suoi amici e i draghi. “Jowan vuole solo una cosa: un drago tutto suo. Ma quando gli eventi precipitano, il suo mondo diventa d’un tratto un luogo cupo e pericoloso. Una nuova amica e un’incredibile scoperta potrebbero condurlo a ciò che ha sempre desiderato… se solo sarà pronto ad avere fede, a spiccare il balzo e tentare l’impossibile. Deve agire in fretta, però: un vulcano si sta risvegliando!”

L’Alba dei Draghi Ombra è l’emozionante secondo capitolo della saga inaugurata da La Leggenda del Drago.
Tredici anni dopo il ritorno dei draghi ad Arcosi, nuove minacce incombono sull’isola.
Un’avventura mozzafiato per un giovane protagonista che dovrà affrontare i propri demoni se vorrà salvare se stesso, i suoi amici e i draghi.

“Jowan vuole solo una cosa: un drago tutto suo. Ma quando gli eventi precipitano, il suo mondo diventa d’un tratto un luogo cupo e pericoloso. Una nuova amica e un’incredibile scoperta potrebbero condurlo a ciò che ha sempre desiderato… se solo sarà pronto ad avere fede, a spiccare il balzo e tentare l’impossibile.
Deve agire in fretta, però: un vulcano si sta risvegliando!”

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Altri libri di Liz Flanagan

LA LEGGENDA DEL DRAGO



© 2020 by David Fickling Books

© 2020 by

è un marchio

Via Jucker, 28 - Legnano (MI) - Italia

Titolo originale: Rise of the Shadow Dragons

© 2020 Liz Flanagan per i testi

© 2018 Angelo Rinaldi per la grafica di copertina

© 2020 Paul Duffield per la grafica interni

Fotografie © Sarah Mason Photography

Traduzione dall’inglese di Daniela Marchiotti

Tutti i diritti sono riservati - Stampato in Serbia

Il diritto di Liz Flanagan a essere identificata

come autore di quest’opera è stato accertato

ai sensi del Copyright, Designs and Patents Act del 1998.


Per Christoph, naturalmente.



e i mari circostanti

sartola

ARCOSI

Striscia d’Ombra

Palazzo

Giardini

Sala del Drago

Cance li del palazzo

Cortile

Orti

Casa Gialla

Via principale

Mura de la ci tà

Magazzini

Porte della città

Piazza del mercato

Muraglione

Moli

Tempio in riva al mare

Porto



PROLOGO

Due draghi volavano nell’oscurità. Il loro respiro era

affannato, ansimante. Le ali sbattevano con fatica, e ogni

battito richiedeva loro un enorme sforzo. I fianchi squamosi

erano striati di sangue.

«I draghi devono riposare» urlò Milla, con i capelli neri

che le sfuggivano dalla sciarpa blu. Il suo volto era incrostato

di polvere e cenere. «Non ce la faranno.»

«Sì, invece! Devono farcela!» esclamò Thom con voce roca

e un’espressione cupa in viso. «Milla, dobbiamo arrivare ad

Arcosi, prima che sia troppo tardi.»

Come a riprova delle sue parole, un enorme getto di vapore

si levò dai pendii sottostanti, mancando di un soffio il suo

drago rosso. Milla si inclinò bruscamente, perdendo quasi il

controllo.

«Thom!» urlò. «Stai bene?» Si piegò di lato e fece abbassare

il suo drago blu, scrutando l’oscurità.

La voce di Thom le arrivò dall’oscurità sotto di lei. «Hai

visto? Il vulcano sta eruttando. Ora! Non c’è più tempo.

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Dobbiamo tentare!»

Chini e tesi sulle groppe dei loro draghi, i cavalieri

puntarono verso ovest, incitando gli esausti animali a

compiere un ultimo sforzo.

Milla non smetteva di sussurrare parole di incoraggiamento:

«Veloce, Iggie, più veloce! Fosse l’ultima cosa che facciamo,

dobbiamo avvertirli del pericolo. Dobbiamo dire loro cosa

fare.»

Alle loro spalle, il cielo era striato di scintille rosse e dorate.


PARTE PRIMA - ARIA

Part One

ARIA

FUOCO

EARTH

ACQUA

TERRA



CAPITOLO UNO

Sei mesi prima

J

owan Thornsen stava sognando di volare. Si teneva

stretto con le mani a un collo viola e squamoso, il vento gli

scompigliava i capelli e il mare luccicava sotto di lui, mentre

il suo drago sfrecciava nel cielo...

Quando si svegliò, Joe stava ancora sorridendo. Il sogno

era svanito e lui si tirò a sedere di scatto, ricordandosi di

che giorno era. La Cerimonia della Schiusa coincideva con

il suo dodicesimo compleanno. I suoi amici Amina e Conor

dicevano che gli avrebbe portato fortuna. E ora aveva sognato

un drago? Doveva essere un buon segno. Quello era il giorno

in cui la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Entro sera,

avrebbe potuto stringere un legame con un drago appena

nato. Avrebbe vissuto nella Scuola dei Draghi di Arcosi. La

sua valigia era pronta. Sentì l’eccitazione crescere dentro di lui

e non riuscì a stare seduto un minuto di più.

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Saltò giù dal letto e si infilò la camicia e i pantaloni

stropicciati del giorno prima, lasciando intonsi i nuovi

vestiti bianchi che gli avevano preparato: quelli erano per

la cerimonia. Aveva voglia di correre, cantare e urlare, ma

era ancora presto, così sgattaiolò di sotto, evitando le assi

scricchiolanti e saltando in una volta sola gli ultimi tre scalini.

Dalla camera dei suoi genitori non proveniva il minimo

rumore.

Fuori, il fumo si alzava dal camino della cucina verso il

cielo azzurro chiazzato di nuvole rosa. Sbirciò dalla fessura

della porta. Nessun segno di Matteo, il cuoco, solo un grosso

vassoio di rotoli alla cannella lasciato sul banco di lavoro. I

suoi preferiti. Joe entrò e ne prese due, scottandosi le dita.

Se li infilò in tasca, sentendo il calore attraverso il tessuto

consunto. Uscì di soppiatto dalla porta sul retro, attraversò in

fretta il giardino e montò sull’alto muro di cinta del cortile per

l’addestramento, dove passava ore a esercitarsi con la spada.

Restò appollaiato là come un colombo, perso a osservare

i tetti di Arcosi sotto di lui, mentre il vento sulla faccia gli

riportava alla mente il suo sogno. Allargò le braccia come ali

e il suo cuore prese il volo. Fece spaziare lo sguardo oltre le

navi ormeggiate al porto, fino al mare pallido che si estendeva

in tutte le direzioni. Quel giorno, avrebbe avuto la sua prima

possibilità di legarsi a un drago. Guardò il mare e immaginò

di sorvolarlo. Era così vicino che se lo sentiva sulle labbra.

Sarebbe stato come nel suo sogno.

In quel momento, tutto si fece buio al passaggio di un drago

sopra la sua testa, con le ali spalancate color dello zaffiro.

Atterrò proprio fuori dal cortile per l’addestramento con un

forte battito d’ali e uno scricchiolio del terreno.

«Milla!» Joe saltò giù dal muro e andò a salutare sua

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cugina. «Pensavo fossi troppo occupata per venire, oggi.»

«Non sono mai troppo occupata per il tuo compleanno,

Joe!» Milla smontò dal drago e il ragazzo l’abbracciò.

«Denti di drago! Giurerei che ti sei alzato ancora nell’ultima

settimana.»

Era vero. Joe stava crescendo così velocemente che le

gambe gli facevano male tutte le notti, e lui continuava a

sbattere dappertutto, non ancora abituato ai cambiamenti

del suo corpo. Non era solo quello a essere diverso: si sentiva

investito da stati d’animo nuovi e intensi, come forti temporali.

Passavano veloci come erano arrivati, così non ne parlava,

sperando che nessuno se ne accorgesse.

«Sei così alto che adesso sei tu che puoi prendere me per

le braccia e farmi girare intorno.» Milla si sciolse dal suo

abbraccio, con gli occhi che luccicavano e i riccioli neri che

le incorniciavano il viso. «Ma non provarci, o ti aizzo contro

Iggie.»

Lui rise al quel suo tono semiserio. Anche se era una

dei primi cavalieri dei draghi di Arcosi e aveva ormai quasi

venticinque anni, sua cugina era sempre pronta allo scherzo, e

lui l’adorava per questo.

Joe allungò la mano per accarezzare Iggie, l’enorme drago

blu di Milla, che ricambiò entusiasta il saluto con sbuffi,

scintille e tante testate che il ragazzo dovette stare attento a

non cadere. Iggie era grosso quasi il doppio del più grande

dei cavalli da soma dell’isola e le sue ali erano possenti. Joe

fece scivolare le mani sul suo collo squamoso, riflettendo

che, entro il tramonto, anche lui avrebbe potuto avere un

drago tutto suo. Reale e vivo, tra le sue braccia. Che regalo di

compleanno sarebbe stato!

«Anch’io mi sedevo spesso lì» disse Milla, indicando il

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muro. «La vista sulla città è spettacolare. Saliamo?»

Si arrampicarono e si sedettero fianco a fianco. La luna

piena, ormai pallida, stava cedendo il passo al sole nascente e

l’aria era ancora fredda.

«Buon compleanno, Joe. Questo è per te.» Milla gli passò

un piccolo borsello di cuoio.

«Grazie» disse lui, sciogliendo il legaccio. Rovesciò il

contenuto facendo molta attenzione, e qualcosa di piccolo e

lucente gli cadde nel palmo. Sembrava una moneta, legata a

una catena d’argento.

«È uguale alla mia» disse Milla, sfiorando con il dito il

medaglione che portava sempre al collo.

Joe sollevò il dischetto d’argento. C’era un’incisione: un

cerchio che rappresentava la luna piena e, sotto, un drago in

volo. Era l’emblema della loro famiglia, gli antichi cavalieri

dei draghi di Arcosi. «Oh, Milla.» Non riuscì a trovare le

parole. «È perfetta. La porterò oggi, come portafortuna.»

«Lascia che ti aiuti.» Milla gliela agganciò dietro al collo,

scostandogli le ciocche di capelli neri. «Ecco! Proprio come

dovrebbe essere.»

Lui la sfiorò, tastando il metallo freddo appoggiato sulla

pelle. «E qui c’è qualcosa per te: la colazione!» Joe le porse un

rotolo di cannella e iniziò a spezzettare il suo.

«Oh, appena sfornato. Scotta. Matteo li fa buoni

proprio come Josi» disse lei, ringraziandolo con un cenno

della testa.

«Ma meglio se non lo dici alla mamma.» Joe le rivolse un

largo sorriso. Il temperamento di sua madre era leggendario,

tanto quanto la sua cucina. Ora Josi, riconosciuta come una

discendente dell’antica famiglia reale, apparteneva all’alta

società di Arcosi, ma quando Milla era bambina, era stata

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la cuoca in quella casa, e aveva tenuto nascosta la sua vera

identità.

«Allora» disse Milla, strascicando la parola. «È il grande

giorno?»

«Ah-ah» bofonchiò Joe con la bocca piena.

«Pronto?» chiese.

«Mi sento pronto.» Esitò, e si rese conto che, nel momento

stesso in cui decise di dirle tutto, il suo cuore si mise a battere

più forte. «Stamattina, ho sognato un drago. Era viola. A te

era successo, con Iggie?»

Lei sorrise al ricordo. «Sì, più di una volta. Non riuscivo

a vederlo, non proprio. Ma sapevo che era blu, e sapevo che

avremmo volato insieme.»

«Sì!» disse Joe sollevato. «Ho provato la stessa sensazione.»

E in un impeto di entusiasmo, la implorò: «C’è un uovo viola?

Quanti ce ne sono? Tu li hai visti, non è vero? Ti prego, Milla,

dimmelo!»

«Sai che non posso farlo.» Gli occhi marroni di Milla

sostennero lo sguardo del cugino, scintillanti di vita e di

allegria.

Lui lo prese per un sì. C’era davvero un uovo viola! Lo

sapeva.

Milla fece un vistoso sbadiglio e, per la prima volta, Joe

notò le occhiaie. «Stai bene?» chiese.

«Non ho dormito molto la notte scorsa» rispose lei. «Ci

sono stati disordini nella città bassa. Tarya ha dovuto inviare

dei cavalieri dei draghi per dare rinforzo alle truppe.»

«C’è di mezzo la Confraternita?» indovinò Joe.

«Chi altri?» disse Milla con una smorfia.

Dopo il ritorno dei draghi, proprio prima che Joe nascesse,

l’esercito di Arcosi era stato dimezzato: l’isola non aveva più

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bisogno di tanti soldati, con i draghi a difenderla. Metà di

loro era stata pagata e congedata. Alcuni, quelli che covavano

risentimento, si erano uniti in quella che ora chiamavano la

Confraternita. Si aggiravano per l’isola, gettando insulti a

destra e a manca e recando disturbo, ma nessuno li prendeva

sul serio.

«Non è colpa di Tarya!» esclamò Joe prendendo le difese

di sua sorella, il generale dell’isola. «È stata generosa con i

soldati che hanno lasciato l’esercito.» Aveva sentito suo padre

ripeterlo tante volte.

«Lo è ancora, è questo il problema» sospirò Milla.

«Capisco che non possa bandirli, con il rischio che diventino

più popolari, ma...» si interruppe.

«Cosa vuoi dire?» Ricordò di avere visto quegli uomini, che

indossavano ancora le loro uniformi nere, lacere e sbiadite. Si

radunavano agli angoli delle strade, bevendo in pieno giorno,

cercando di farsi ascoltare dalla gente. «Sono innocui... no?»

«Mi dispiace, Joe.» Milla gli mise una mano sulla spalla.

«Non dovrei parlare di quello che mi preoccupa, non il giorno

del tuo compleanno. Non lasciare che ti rovini il Giorno della

Schiusa. La tua prima volta. Come ti senti?»

Joe rimase un attimo in silenzio, riflettendo sulla domanda.

«Emozionato? Un po’ nervoso.»

«Non preoccuparti... Tutti i draghi sono in salute adesso.»

«Sei sicura?» chiese con trepidazione.

Quella era solo la seconda covata dalla Grande Perdita.

Due anni prima, una terribile epidemia aveva colpito le sale del

drago di Arcosi, uccidendo più della metà dei draghi. Il fratello

di Joe, Isak, uno dei primi cavalieri insieme a Milla, era il

Comandante della Guardia del Drago di Arcosi. Dallo shock,

gli erano venuti i capelli bianchi da un giorno con l’altro.

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«Isak è stato attentissimo» disse Milla. «Ha badato a

queste uova come se fossero sue.»

Doveva essere un giorno di grande tensione anche per tutti

loro, capì improvvisamente Joe. Durante la Grande Perdita,

nessuno era riuscito a salvare quei draghi: Milla con tutte le

sue arti di guarigione, Isak con tutta la sua saggezza, Tarya

con tutte le sue abilità di guerriera, o il duca Vigo, nonostante

il suo potere. Joe aveva sentito quello che diceva la gente, che

era la prova che quei ragazzini non avevano idea di quello che

stavano facendo e che qualcun altro avrebbe dovuto governare

la città. Quindi avevano tutti bisogno che le cose andassero

bene.

Ma non quanto lui.

Joe abbassò lo sguardo e si rese conto di stare stringendo

forte il medaglione d’argento tra le dita. Ti prego, fa che sia

io oggi, desiderò. Ti prego, non farmi diventare un terragno!

Era una parola offensiva per chi non riusciva a creare un

legame con un drago. Qualcuno che era inchiodato a terra:

un terragno. Qualcuno che non avrebbe mai cavalcato un

drago. I bambini lo sussurravano prima di ogni cerimonia.

Non era una parola da dire ad alta voce. La maggior parte

degli abitanti dell’isola erano terragni. Solo pochi fortunati

diventavano dei cavalieri dei draghi. Questo non impediva che

ogni bambino pregasse, sognasse, desiderasse di essere uno

dei prescelti.

Da quando i draghi erano tornati, ogni membro della

famiglia di Joe si era legato a uno di loro. «Oh, Milla, spero

che tutti i piccoli stiano bene. Chiunque sceglieranno.»

«Andrà tutto bene, Joe» disse Milla, con uno sguardo

colmo di affetto e comprensione. «Il tuo destino non ti volterà

le spalle.»

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Lui annuì, rassicurato.

«Forza, andiamo. È ora di prepararsi.» Si avvicinò al bordo

del muro e saltò giù, atterrando agilmente su entrambi i piedi.

Joe seguì la cugina, sentendosi di nuovo elettrizzato. L’aria

odorava di salsedine e fumo dei camini; in lontananza sentiva

i richiami dei pescatori al porto, i suoni della città che si

risvegliava.

Iggie si alzò dal posticino in cui si era sdraiato a sonnecchiare

ai primi raggi del sole. Con sorpresa di Joe, andò prima da lui

e gli appoggiò la fronte sul petto.

«Ti sta augurando buona fortuna» spiegò Milla. «Da parte

di tutti e due...»

Joe grattò Iggie dietro le orecchie blu, grato per la sua

premura, ma ben consapevole che il suo cuore apparteneva

interamente a sua cugina. «Grazie, Ig» sussurrò in modo che

solo lui potesse sentire. «Più tardi, speriamo che ci sia un

piccolo drago viola da presentarti.»

Iggie socchiuse i grandi occhi verdi e ringhiò dolcemente.

Joe sentì dei brividi lungo tutto il corpo.

Si rilassò. Sarebbe andato tutto bene. Sarebbe stato il

miglior compleanno di sempre.

Mentre correva su per la scalinata principale della Casa

Gialla per andare a cambiarsi, Joe sentì i suoi genitori che

parlavano di lui, accompagnati dalla cadenza metallica del

bastone di suo padre che camminava su e giù.

«Perché non è qui, allora?» stava dicendo. «Cosa potrebbe

esserci di più importante?»

«Nestan, amore» rispose sua madre. «Non agitarti. Non

arriverà in ritardo. È così emozionato che sta contando i

giorni! Forse è solo...»

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«Sono qui!» Joe spalancò la porta della sua stanza.

«Scusatemi, ho perso la cognizione del tempo. Stavo parlando

con Milla.»

Sua madre corse per prima ad abbracciarlo. «Buon

compleanno, Joe!» Lo strinse forte tra le braccia,

schioccandogli un bacio sulla guancia. Era già vestita di tutto

punto: un abito cremisi e un foulard di seta dello stesso colore

sui capelli neri. «Ecco il nostro regalo» disse indicando il letto.

Accanto ai vestiti bianchi per la cerimonia, era posato un

grosso pacco.

Joe lo raggiunse di slancio e cominciò a scartarlo eccitato.

Conteneva un cappello di pelliccia con dei lunghi guanti in

pelle, foderati di seta, comodi e caldi. Si poteva prendere

freddo volando... Milla lo aveva detto tante volte. Ne

avrebbe avuto bisogno, non appena il suo drago fosse stato

abbastanza grande da portarlo in groppa. I cavalieri dei

draghi si vestivano sempre degli stessi colori dei loro draghi.

E il cappello e i guanti erano... viola! Lo stesso viola scuro e

intenso del sogno.

Come facevano a saperlo?

«Grazie» sussurrò, scoppiando di gioia a quella

dimostrazione di fiducia.

«Li puoi provare più tardi, dopo...» disse Josi.

«Buon compleanno, Joe» disse suo padre, cingendolo con

un braccio. «E c’è anche questo, adesso che hai dodici anni.»

Aveva una sacca cilindrica legata a una cinghia di cuoio che

gli pendeva dalla spalla. Se la tolse e la porse a suo figlio.

Joe la prese. Il peso e la levigatezza gli erano famigliari.

Un ricordo gli riaffiorò alla mente, dei giorni in cui seguiva

suo padre come una piccola ombra, facendogli un’infinità di

domande e ricevendo pazienti risposte, incessantemente.

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Era in piedi, nello studio di suo padre, tanto piccolo che a

malapena riusciva a vedere sopra la scrivania.

«Che cos’è?» aveva chiesto Joe, indicando un cilindro di

cuoio nero e liscio.

«È il mio kit di sopravvivenza in mare» gli aveva detto

Nestan. «Mi ha salvato la vita ben tre volte.»

«Come?» aveva chiesto Joe, senza capire.

«Quando una nave affonda, il tempo non c’è» aveva

spiegato suo padre, prendendo in mano la sacca. «Tre cose

mi hanno salvato: la fortuna, l’essere un buon nuotatore e

questo.»

«Cosa c’è dentro?»

«Una pietra focaia e uno stoppino, delle lenze, degli ami,

tela cerata, una bussola...» Nestan l’aveva aperto e aveva

rovesciato il contenuto sulla scrivania. «Tutto quello che ti

serve per sopravvivere.»

E ora Joe teneva in mano quello stesso kit di sopravvivenza.

«Wow, grazie, papà» disse commosso, per poi stuzzicarlo:

«Pensi che ne avrò bisogno?»

«È una tradizione. La nostra è gente di mare» rispose

Nestan, con l’ombra di un sorriso e un’aria divertita negli

occhi azzurri. «In passato, ogni bambino Norlander riceveva

il proprio kit di sopravvivenza in mare il giorno del suo

dodicesimo compleanno. Tienilo stretto e spera di non doverlo

mai usare.»

«Bè, almeno non oggi.» Joe lo mise sulla mensola e osservò

i vestiti bianchi che avrebbe indossato quella mattina, simili

a una pergamena in attesa di essere scritta non appena il suo

drago viola si fosse legato a lui.

«Di questo, penso possiamo essere sicuri. Adesso, se

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ti cambi alla svelta, forse arriviamo in tempo.» Nestan si

grattò la barba bianca con una mano, mentre con l’altra si

appoggiava al bastone. «Tuo fratello e tua sorella ti staranno

aspettando.» Ma non si mosse, non ancora.

Josi cinse la vita di Nestan con il braccio. I suoi genitori

erano lì, insieme, e lo guardavano in modo strano, con un

sorriso tremulo.

«Che c’è?» Il ragazzo li fissò. «Non andavamo di fretta?

C’è qualcosa che non va?»

«Oh, non c’è niente che non va, Joe!» disse Josi. «È solo

che siamo orgogliosi di te.»

Joe non se lo sarebbe immaginato. «Non ho ancora fatto

niente.»

«Siamo orgogliosi di te» ripeté suo padre, strizzando gli

occhi e schiarendosi la gola. «Qualunque cosa succeda oggi.»

La madre di Joe si asciugò una lacrima dalla guancia. «Oh,

ma guardatemi! Mi rovinerò la sciarpa di seta, e la cerimonia

non è nemmeno iniziata.» Tirò su con il naso e si asciugò la

faccia sulla manica della camicia di suo marito.

«Andate avanti, scendo tra un secondo. Non arriveremo

in ritardo, promesso!» Joe si voltò per nascondere la sua

espressione mentre cominciava a capire: se fosse andato tutto

bene, non avrebbe mai più vissuto sotto lo stesso tetto dei suoi

genitori. Era stato così preso a pensare al suo drago, che se

ne era dimenticato. Con un altro tuffo al cuore, si rese conto

di essere pronto a tutto quello che doveva venire: pronto a

crescere, a lasciarsi alle spalle la sua famiglia, a rendere

orgogliosi i suoi genitori e, senza ombra di dubbio, pronto per

il suo drago.

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“Dall’ombra nascerà l’eroe più grande”

ISBN 978-88-474-6026-3

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