a cura di Gisella Modica - Mezzocielo
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mafiacamorrandrangheta<br />
Sicilia Calabria Campania<br />
Eretiche scatenate<br />
contro la mafia<br />
“Le donne uccise dalla mafia sono più <strong>di</strong><br />
150. Morte per impegno politico, vittime <strong>di</strong><br />
delitti d’onore o “suicidate”. La prima è del<br />
1896, Emanuela Sansone, uccisa a Palermo<br />
da mafiosi per ritorsione nei confronti della<br />
madre che li aveva denunciati. Aveva <strong>di</strong>ciotto<br />
anni anni. Il rapporto tra donne e<br />
mafia <strong>di</strong>venta sempre più centrale”. Lo scrivono<br />
nel dossier “S<strong>di</strong>sonorate”, pubblicato<br />
<strong>di</strong> recente, Irene Cortese e Celeste Costantino.<br />
L’iniziativa <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care l’8 marzo u.s.<br />
alle donne calabresi collaboratrici <strong>di</strong> giustizia,<br />
promossa dal Quoti<strong>di</strong>ano della Calabria,<br />
che <strong>Mezzocielo</strong> ha fatto sua, conferma la<br />
centralità dell’argomento. “Centralità sommersa”<br />
definiscono Principato e Dino<br />
(Mafia Donna, Flaccovio) la presenza invisibile<br />
delle donne <strong>di</strong> mafia dentro Cosa Nostra,<br />
fatta <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza cieca. Cinghia <strong>di</strong><br />
trasmissione alle figlie del “pensiero del<br />
padre che le vuole mute, sottomesse e prive<br />
<strong>di</strong> desideri”. Merce <strong>di</strong> scambio nelle politiche<br />
matrimoniali, ma “senza la cui complicità<br />
attiva la signoria sul territorio da parte<br />
della mafia non potrebbe essere agita”( Siebert).<br />
Qualcosa però è cambiato.<br />
Di fronte all’emergenza pentiti e all’avvento<br />
della droga – sostanza che può essere spacciata<br />
e maneggiata in casa – le donne<br />
“hanno assunto una <strong>di</strong>fferente valenza legata<br />
a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Gisella</strong> Mo<strong>di</strong>ca<br />
3 mezzocielo aprile-maggio 2012<br />
mafiacamorrandrangheta<br />
alla nuova strategia comunicativa della<br />
mafia” (Dino). Un inserimento sempre più<br />
sistematico. Le donne, facili ad adattarsi a<br />
nuovi ambienti, si sono rivelate all’altezza.<br />
Feroci e violente nel rinnegare i propri<br />
figli/e che si pentono, sia nel ven<strong>di</strong>carne la<br />
morte. Si tratta <strong>di</strong> emancipazione? Si chiedono<br />
Siebert, Dino, Massari e Gribau<strong>di</strong> nel<br />
numero 67 <strong>di</strong> Meri<strong>di</strong>ana de<strong>di</strong>cato alle<br />
Donne <strong>di</strong> Mafia: “Questione tutt’altro che<br />
retorica se consideriamo che le organizzazioni<br />
mafiose sono vere e proprie società parallele<br />
annidate nella società civile”.<br />
Si conviene che no, non lo è. Si tratta <strong>di</strong><br />
pseudoemancipazione. “Psichica” la definisce<br />
Siebert. Una sorta <strong>di</strong> “evoluzione”, <strong>di</strong><br />
reinterpretazione <strong>di</strong> ruoli tra<strong>di</strong>zionali già<br />
presenti nel territorio (Gribau<strong>di</strong>). Donne<br />
moderne nell’apparenza e nel consumo,tra<strong>di</strong>zionali<br />
nella sfera più intima. Involuzione<br />
la chiama Proto nell’ intervista in questo numero.<br />
Che non si tratti <strong>di</strong> emancipazione, intesa<br />
come autodeterminazione, lo spiega<br />
Ingrascì: “Sia che <strong>di</strong>stribuiscano armi, che<br />
facciano da palo negli omici<strong>di</strong> o siano esse<br />
stesse ad or<strong>di</strong>narlo, sia che <strong>di</strong>ventino reggenti<br />
è sempre il ruolo biologico che permette<br />
alla donna <strong>di</strong> contare all’interno<br />
dell’universo mafioso”.<br />
Comunque la si chiami, il fenomeno per-<br />
dossier