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In punta di sellino n. 6 - dicembre 2024

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SPECIALE: La vetrina delle meraviglie

N. 6 - Dicembre 2024 www.inpuntadisellino.it

POGACAR ˇ INFINITO

Nel 2025 inseguirà i miti

di Coppi e Merckx

HERVÉ

BARMASSE:

“UNA BICI SALVERÀ IL MONDO”

SARANNO FAMOSI: Lorenzo Mark Finn

LEGGENDE: 1965, l’impresa di Gimondi

CICLI GHEZZI: una passione, un mestiere


2

in punta di sellino

L’IMPRESA

“Una bicicletta cambierà il mondo”

L’alpinista Hervé Barmasse, dopo aver compiuto un’impresa sui percorsi storici della

famosa Maratona dles Dolomites, lancia una sfida: ritornare ad avere un rapporto

buono con l’ambiente e la natura che ci ospitano. Un compito per tutti

Alla scoperta dei passi

del Giro d’Italia

Il percorso della Supermaratona, 284 chilometri,

attraversa 12 passi iconici con

partenza dal comune di Badia: Gardena,

Sella, Duran, Fedaia, Staulanza, Giau, Tre

Croci, Vaparola, Campolongo, Pordoi.

E poi ancora Gardena e Sella. Il dislivello

da affrontare è di 8.208 chilometri. Sul sito

della manifestazione, all’indirizzo https://

www.maratona.it/it/supermaratona, è

possibile scaricare la traccia Gpx. Il percorso

sarà a breve caricato su Strava.

Hervé Barmasse, conosciuto per le sue

imprese sulle vette più alte del mondo

e per l’attività di scrittore e divulgatore,

è guida alpina da quattro generazioni.

Lo abbiamo intervistato anche perché

è il testimonial della Supermaratona,

l’itinerario ciclistico più duro della Maratona

dles Dolomites. L’alpinista valdostano

ha pedalato per primo su un

percorso di oltre 284 km affrontando un

dislivello di 8.208 metri. A breve questo

itinerario, che prevede il passaggio sui

passi alpini più suggestivi delle Dolomiti,

sarà disponibile su Strava e percorribile

da tutti. Si potrà inoltre chiedere il

badge che certificherà di aver effettuato

il percorso.

Visto il profilo altimetrico della

Supermaratona verrebbe da

pensare che lei abbia compiuto una

vera e propria impresa…

Non c’è dubbio che si tratti di una prova

impegnativa che consiglio a persone

piuttosto allenate. Il mio suggerimento è

spezzarla in due o tre parti in modo da

poter diventare una prova alla portata di

molti. Personalmente l’ho trovata difficile

soprattutto per le temperature rigide

che ho incontrato. Il freddo mi ha messo

davvero alla prova. Come avviene per

un alpinista, occorre gestirsi bene anche

mentalmente perché pedali in solitaria e

devi saper affrontare anche i momenti di

crisi che prima o poi possono capitare.

Quanto tempo ha impiegato?

Quindici ore effettive. Visto l’impegno

da sostenere ho affrontato una pausa

per dormire e alimentarmi.

Qual è stata l’esperienza più

appagante?

Direi la possibilità di immergermi a

stretto contatto con la natura, soprattutto

al tramonto, nel periodo di maggiore

quiete quando scompaiono tutti i

rumori e mentre pedali diventi una cosa

sola con l’ambiente che ti circonda.

C’è quel silenzio tipico della montagna e

quel filo di nebbia leggera… Poi anche

pedalare di notte è un’esperienza del

tutto particolare. Ho vissuto momenti

di intenso rapporto con la natura, come

durante la salita al Pordoi in completa

oscurità, dove il silenzio ha creato un’atmosfera

quasi magica. Pedalare sui passi

alpini, di notte, è uno dei ricordi più

belli di questa esperienza. Fra i momenti

più appaganti l’ascesa lungo i tornanti

del Passo Duran, uno scenario incantevole,

anche se forse non è uno dei passi

più celebrati.

Pedalare e camminare in montagna:

quali sono le somiglianze?

Le due attività sono molto simili. Quando

pedali devi trovare il tuo ritmo ideale

e proseguire senza strappare, esattamente

come avviene quando affronti un

ottomila. La bicicletta appartiene peraltro

alla tradizione del grande alpinismo.

Agli albori della disciplina ci si avvicinava

sempre all’attacco delle vette utilizzando

la bici che era il normale mezzo di

spostamento. Pensiamo, ad esempio, ad

Hermann Buhl, uno dei più grandi alpinisti

di tutti i tempi: nel 1952 raggiunse

l’attacco del Pizzo Badile con la sua bicicletta

partendo da Innsbruck; circa 220

chilometri all’andata e altrettanti al ritorno.

Io stesso ho sempre avuto un certo

feeling con la bici, che utilizzo per allenarmi

e mantenermi in forma.

Che cosa si sente di dire a chi vorrà

emularla nel portare a termine la

Supermaratona?

Suggerisco di provarci per fare esperienza

di paesaggi insuperabili. Li si è fra le

montagne più belle del mondo. Utilizzare

la bicicletta significa testimoniare una

volontà di cambiamento per un mondo

più sostenibile che ha a cuore l’ambiente

e la difesa del creato. L’importante,

come penso di aver dimostrato portando

a termine la Supermaratona, è mettersi

alla prova, mettersi in gioco. Solo

facendo fatica si riesce a scavare dentro

sé stessi e a conoscersi veramente.

Angelo De Lorenzi


EDITORIALE | di Angelo De Lorenzi

Un viaggio nel proprio io

in punta di sellino 3

Hervé Barmasse, grande alpinista

e uomo di mondo, racconta

la sua impresa in bicicletta sui

passi leggendari delle Dolomiti, teatri

anche di grandi sfide del Giro d’Italia,

una Supermaratona che, se frazionata

e con l’adeguato allenamento, può essere

alla portata di molti appassionati.

Barmasse è nato ad Aosta il 21 dicembre

1977 in una famiglia profondamente

legata alla tradizione

montana. Guida

alpina del Cervino da

quattro generazioni,

il suo nome è associato

a significative

ascensioni e itinerari di

grande difficoltà realizzati

in tutto il mondo.

Tra le sue imprese più celebri

si annoverano la

via nuova aperta

in solitaria sul

Cervino, la prima

ascensione

della liscia lavagna

granitica

del Cerro Piergiorgio,

e la nuova via sul Cerro San

Lorenzo in Patagonia.

Lo scalatore valdostano, da noi intervistato

in versione ciclistica, ricorda che

ogni pedalata è un viaggio all’interno

del proprio io, alla ricerca dei limiti e

delle possibilità umane. Come insegna

questa avventura raccontata da Barmasse

nella nostra storia di copertina,

la bicicletta è uno straordinario strumento

di relazione con l’ambiente,

la natura, una possibilità in più

data agli uomini e alle donne

per entrare in rapporto con

il creato.

La seconda storia che

proponiamo è sul filo

della memoria; si tratta

del ricordo di un grande

e indimenticabile

campione, Felice

Gimondi,

che proprio

60 anni fa, nel

1965, indossò

la maglia gialla

a Parigi nel Tour

de France del suo

esordio tra i professionisti.

Il ciclismo è sport di generazioni, pesca

nella memoria e ci regala l’emozione

di osservare sbocciare giovani talenti.

È il caso di Lorenzo Mark Finn, il neo

campione del mondo under 18, che abbiamo

salutato alla partenza della Olgiate

Molgora - Madonna del Ghisallo,

dove ha sfoggiato per la prima volta

la maglia iridata. Gli abbiamo dedicato

un rapido ritratto.

Ma non c’è solo Finn, la grande promessa

del ciclismo italiano. Una giovane

ragazza, Sara Casasola, sta facendo

meraviglie nel ciclocross. Arriva dal

Friuli, ha conseguito una laurea in matematica;

la campionessa italiana da

Majano, in provincia di Udine, si è spostata

in Belgio chiamata dalla Crelan

Corendon, una squadra importante.

Parla bene l’inglese e pare una ragazza

umile. Farà carriera.

Promette bene anche il campione del

mondo Juniores di ciclocross, Stefano

Viezzi, approdato dall’Alpecin Deceuninck

Development Team, la formazione

Under 23 della più rinomata

squadra di Mathieu van der Poel.

Contratto sino al 2026. Viezzi gareggerà

anche su strada.

Le pagine centrali sono uno speciale di

In punta di sellino denominato “La

vetrina delle meraviglie” che, in prossimità

delle feste natalizie, offre un’ampia

selezione di prodotti, accessori e

biciclette. Quale miglior regalo per un

appassionato di ciclismo?


4

in punta di sellino

RICORRENZE

Felice Gimondi: 60 anni fa l’impresa

Nel 1965, al suo primo anno da professionista, il bergamasco sorprese tutti.

Era stato mandato al Tour dalla squadra per aiutare Adorni, si ritrovò a indossare

la maglia gialla. La portò sino a Parigi. Il suo motto: “Poche chiacchiere e menare”

Il 2025 sarà l’anno dei gimondiani perché

giusto sessant’anni fa, nel 1965, il

22enne di Sedrina, neoprofessionista e

al suo esordio al Tour, sorprese tutti.

Arrivato per sostituire un compagno infortunato

e con il compito di servire il

suo capitano Vittorio Adorni, si ritrovò

meritatamente leader della squadra

in lizza per la vittoria finale. Il bergamasco

si fece notare subito con un secondo

posto al velodromo di Roubaix. Il giorno

dopo andò in fuga e tagliò per primo

il traguardo a Rouen, conquistando

in un colpo solo maglia gialla, maglia

verde della classifica a punti e maglia

Il 33enne Felice Gimondi, primo a Bergamo, battè allo sprint Eddy Merckx

e Gianbattista Baronchelli, nel vittorioso Giro d’Italia 1976.

Il campione che sfidò Eddy Merckx

Parlare di Felice Gimondi implica fare

più di un cenno al suo grande rivale che

gli ha cambiato l’esistenza condizionandone

la carriera. Stiamo parlando di Eddy

Merckx, considerato il più forte ciclista

della storia del ciclismo con oltre 500

vittorie in carriera. Quella di Felice Gimondi

sarebbe stata ben altra cosa se a

un certo punto non fosse spuntato questo

fenomeno con una forza fisica, una

determinazione e una voglia di vincere

fuori dall’ordinario. Tratta dal libro E

non chiamatemi (più) Cannibale, vita

e imprese di Eddy Merckx, di Angelo

De Lorenzi, per i tipi di Limina, ecco un

estratto dell’intervista a Felice Gimondi,

dal titolo Prima cosa, non prenderle,

che parla del suo rivale. La conversazione

si svolse nel 2002 all’interno del

suo ufficio a Bergamo.

Eddy Merckx, davvero un Cannibale?

Una «bestia» nata per vincere. Senza

dubbio, penso sia stato davvero un Cannibale.

Bisogna precisare un fatto: il

campione, per natura, è egoista. Quando

sei in bici, cioè quando devi vincere,

VINSE TOUR, GIRO E VUELTA

non puoi essere altruista. È una caratteristica

peculiare del campione. Giù dalla

bicicletta i campioni sono molto sensibili,

ma quando corrono…

La prima definizione che ci ha dato è

quella che conta.

Sì, una «bestia» nata per vincere.

Quando si rese conto della sua forza?

Nel 1966 vinse già la Sanremo, quindi

penso abbia iniziato presto a dimostrare

il suo valore. È un belga. I corridori belgi

hanno un gran temperamento, nelle gare

di un giorno corrono all’attacco. Non

li spaventano l’acqua, il vento, la battaglia

furibonda. Alla Sanremo, una gara

sempre combattutissima, lui ci andava

come a nozze. Per quanto mi riguardava,

avevo già accettato il Merckx delle

gare di un giorno, ma non mi sarei mai

immaginato che esplodesse anche nelle

grandi corse a tappe.

Lei infatti, a un certo punto della carriera,

ci rimase davvero male…

Avvenne al Giro del 1968, nella tappa

Felice Gimondi, nato il 29 settembre del 1942 a Sedrina nella bergamasca,

è stato il secondo di sempre a centrare la tripletta Giro, Tour e Vuelta cui

si aggiunge il Mondiale del 1973. Dopo aver vinto, tra i dilettanti, il Tour de

l’Avenir (1964), nel suo primo anno tra i professionisti vinse il Giro di Francia

(1965). Ottenne altri successi in gare a tappe tra cui il Giro d’Italia (1967;

1969; 1976) e il Giro di Spagna (1968). Si è anche imposto in numerose gare

in linea all’estero: Parigi-Roubaix (1966), Parigi-Bruxelles (1966; 1976),

e in Italia: Giro di Lombardia (1966; 1973), Milano-Sanremo (1974). Campione

del mondo su strada nel 1973. Felice si spense mentre si trovava in

vacanza ai Giardini Naxos, nell’estate del 2019.

bianca di miglior giovane.

I piani della sua

squadra, la Salvarani,

inevitabilmente cambiarono,

anche perché

Adorni fu costretto ad

abbandonare la corsa

a causa di un’intossicazione

alimentare.

Gimondi diventò così

l’uomo sul quale puntare

per la vittoria finale.

Il bergamasco tenne

botta al ritorno di

Poulidor nella crono di

delle Tre Cime di Lavaredo. Andai in crisi,

soprattutto dal punto di vista psicologico.

Per seguirlo andai fuori giri io. Sentii

il freddo. La tensione.

Che cosa si pensa in quei momenti?

Quello va forte e io devo rimanergli

attaccato a tutti i costi?

Ho cercato addirittura di anticiparlo. Invece

lui, sulle Tre Cime, ciao ciao, e ha

salutato tutti. Il nostro problema era affrontare

un avversario che andava forte

dal 1° gennaio al 31 dicembre. Non concedeva

spazi a nessuno.

Come condizionò la sua carriera?

Sotto il profilo tattico, dovetti modificare

il mio modo di affrontare le corse. Prima

che arrivasse Eddy, ero più aggressivo

in gara.

Con lui ho dovuto cambiare il mio modo

di correre.

Prima cosa, non prenderle. Se sbagliavi

tattica, lui ti infilava in contropiede. E facevi

anche la figura del ciula. La logica

era difendersi e cercare di arrivare assieme

a lui.

Quante corse avrebbe vinto Gimondi,

senza Merckx?

Credo qualcosa di più. Non dico tantissimo.

Se parliamo di grandi atleti come

Coppi che ha vinto cinque Giri d’Italia e

altrettanti ne ha conquistati Merckx, tre

ne ho vinti io… Senza Eddy altri due Giri

li avrei vinti…

Chateaulin, cedette momentaneamente

la maglia gialla al belga Bernard Van

De Kerckhove, per poi riconquistarla

due giorni dopo. Rimase poi in maglia

gialla fino al podio di Parigi. Il bergamasco

prima resistette all’attacco di

Poulidor sul Mont Ventoux, poi allungò

il vantaggio nelle ultime due prove

a cronometro: quella in salita al Mont

Revard e quella finale a Parigi. Per Gimondi

fu l’inizio di una carriera da protagonista

che lo vedrà trionfare tre volte

al Giro e in un’occasione alla Vuelta

a España. Certo, se non ci fosse stato un

certo Eddy Merckx…

Il podio del Giro d’Italia 1974. Baronchelli perse da

Eddy Merckx per soli 13 secondi. Terzo arrivò Felice

Gimondi.

Quando accaddero i fatti di Savona,

lei fu sodale nei confronti dell’avversario.

Quella celebre intervista rilasciata

a Sergio Zavoli ci sembra perlomeno

patetica, se la guardiamo con

gli occhi disincantati dei nostri giorni.

Un siparietto che fa un po’ sorridere.

Lo avrebbe rifatto? Avrebbe

solidarizzato così con il suo grande

avversario?

Lo rifarei ancora perché c’è una logica

umana dietro a questo gesto. Non si raggiungono

i risultati di Eddy se non si ha

talento. Può essersi aiutato in qualche

passaggio… E poi, parliamoci chiaro, ci

siamo aiutati un po’ tutti con qualche

cosa. La solidarietà nasceva da lì.

Eravate spontanei in quella occasione.

Fra di noi c’è stata grande rivalità ma, in

fondo, anche grande stima.

Di Merckx si dice che voleva vincere dappertutto,

anche i traguardi posti sui cavalcavia.


NOVITÀ

In punta di sellino ora anche sul web

È partita l’avventura on line del nostro giornale:

una sfida guidata dalla passione per la bici e per la scrittura

in punta di sellino 5

Da pochi giorni è online Inpuntadisellino.it,

il sito dedicato agli appassionati

di ciclismo, più la rivista sfogliabile

on line. Sul web trovate già

informazioni aggiornate su gare e

manifestazioni, percorsi, consigli tecnici

per chi ama la bicicletta.

Nel primo piano, in home page, ci sono

le informazioni più “fresche”. Con i

numerosi contenuti che spaziano da

itinerari locali e esperienze internazionali,

diventerà sempre più il punto

di riferimento per i ciclisti di tutti i

livelli, espressione di una community

attiva. È la forza del digitale, bellezza.

Con una velocità simile alla luce il

web insegue gli avvenimenti e le gare

che si succedono nel calendario. Occorre

pedalare, “limare”, prendere fiato

e tornare all’attacco.

Sul sito avremo contenuti sempre

più originali, approfondimenti, interviste,

curiosità; quei dietro le quinte

che incuriosiscono gli appassionati di

ciclismo.

Il sito web sarà l’ulteriore articolazione

e sviluppo di un progetto che incontra

l’interesse degli appassionati

attraverso una rivista che offre

ai lettori contenuti originali, sceglie

con cura gli argomenti, presta sartoriale

attenzione ai dettagli, si prende

il tempo giusto per riflettere sulle cose,

capta gli orientamenti e le tendenze

del momento per offrire contenuti

sempre più interessanti: gare, tecnica,

turismo, eventi, mobilità, informazioni

dalle aziende, interviste

esclusive sono solo alcuni dei contenuti

che già trovate e troverete sempre

di più nella rivista.

Su Inpuntadisellino.it la grafica è

semplice, essenziale, ordinata, utile

al lettore per individuare i contenuti.

Le varie sezioni presenti evidenziano

i temi che intendiamo trattare e approfondire.

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6

in punta di sellino

SARANNO FAMOSI

La terra promessa

Il talento più puro del ciclismo italiano è un ragazzo tranquillo che parla benissimo

l’inglese e che assomiglia tanto a Remco Evenepoel. Ecco a voi Lorenzo Mark Finn

Lorenzo Mark Finn è un campioncino

fatto e finito. Con compostezza ed eleganza

è salito sul gradino più alto del

podio ai Mondiali Juniores nella prova

in linea svoltasi a Zurigo. Non partiva

con i favori del pronostico, ma lui stesso

era convinto di poter salire almeno sul

podio; e così è stato.

Finn vive a Genova, è nato nel dicembre

2006, frequenta il liceo scientifico,

ha un papà ingegnere che arriva

dall’Inghilterra. Il ragazzo corre in

un team tedesco, la Auto Eder, vivaio

della Red Bull-Bora-Hansgrohe, tra le

principali squadre del World Tour, quella

per cui corre per esempio lo sloveno

Primož Roglič, tanto per intenderci.

Lorenzo frequenta il quarto anno del

liceo scientifico e punta a prendere la

maturità, poi chissà, magari proseguire

l’Università.

Ha cominciato con il ciclismo cinque

anni fa, ma i primi risultati

importanti li

ha ottenuti solamente

nel 2023, nella prima

stagione da Juniores,

quando ha vinto

diverse gare spesso dopo

lunghe fughe solitarie,

un po’ alla Remco

Evenepoel, dimostrando

di saper andare forte

in salita, ma anche in discesa e di essere

competitivo pure a cronometro. Gli

esperti dicono che il ragazzo è stato fatto

crescere gradualmente in una squadra

che non spreme i giovani talenti:

allenamenti, gare programmate e tempo

per il recupero. Esattamente l’opposto

di ciò che accade in molte squadre

italiane dove ci si allena durante la settimana

e si corre tutti i week end con

l’obiettivo di portare a casa il risultato.

Forte in salita, ma bravo

anche a cronometro

Che questo ragazzo abbia i numeri è

fuori discussione. Nel 2013, fra gli Juniores,

arrivano le prime vittorie di peso.

Ad aprile il primo successo in provincia

di Arezzo, poi mette in fila le

vittorie nella Sandrigo-Monte Corno,

la cronoscalata Cene-Altino, e le prestigiose

Pian Camuno-Montecampione

e la Collegno-Sestrière. A un certo

punto ama salutare la compagnia e andarsene

dal gruppo, fuggire, arrivare sul

traguardo in solitaria; e in questo, assomiglia

tanto a Remco Evenepoel. La

somiglianza non è solo fisica: nella tappa

finale del Lunigiana, quella di Terre

di Luni, ha alzato le braccia al cielo

battendo, inoltre, il record di scalata del

Montemarcello proprio di Evenepoel:

7’38” il tempo di Finn, 16” più veloce di

Remco, che lo fece nel 2018.

Dopo pochi giorni dalla conquista dell’iride

quest’anno ha vinto la Olgiate

Molgora-Madonna del Ghisallo ribadendo

con i fatti chi è il più forte del

momento, almeno nella sua categoria.

L’impressione, avvicinandolo di persona,

è che sia un ragazzo tranquillo e

sereno e allo stesso tempo determinato.

Bisogna solo aver pazienza e lasciarlo

crescere senza puntare troppo i riflettori

sulla sua persona.

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in punta di sellino 7

NUOVI ORIZZONTI

Tadej Pogačar: “Ci rivediamo a Sanremo”

“Archiviato” un 2024 straordinario, l’iridato non nasconde gli obiettivi per la prossima

stagione: vincere innanzitutto la Classicissima di primavera. E poi c’è il sogno proibito

di qualsiasi corridore: salire sul podio più alto di Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione

Ha la voracità del Cannibale eppure

è simpatico a tutti. Mette d’accordo la

vecchia generazione con la nuova, entusiasma

i bambini sulle strade ai quali

regala borracce, si lancia in attacchi

in solitaria, manco fosse Fausto Coppi.

È lui, Tadej Pogačar, il fenomeno del

momento. Nel 2024 ha dimostrato una

superiorità schiacciante nei confronti

degli avversari. Ha vinto Giro d’Italia,

Tour de France, Campionato del

Mondo e Giro di Lombardia, la classicissima

di fine stagione, senza contare

tutte le altre vittorie del 2024. Quando

non si è classificato sul gradino più alto

del podio si è comunque sempre ben

piazzato. Ha un “fuori giri” adrenalinico

che mette ko gli avversari, quando

decide di attaccare. Poi amministra

il vantaggio e tiene sino all’arrivo. L’unica

difesa è lasciarlo andare e tentare

la rimonta, sperando in una crisi,

un incidente o un accidente o chissà…

Proprio i risultati conseguiti nel 2024

hanno spinto gli addetti ai lavori a paragoni

imbarazzanti. Più forte addirittura

di Merckx e di Coppi? Si fronteggiano

due scuole di pensiero: c’è chi

allarga le braccia di fronte ai risultati

e riconosce il valore assoluto dello sloveno

e c’è chi invita a considerare che

Merckx e Coppi avevano avversari più

competitivi. La discussione da bar, qui,

è infinita. Non manca, ovviamente, chi

pensa che le prestazioni dello sloveno

non siano tutto farina del suo sacco e

adombra sospetti di doping.

Emerge il ricordo di Titta Pasinetti

(1952-2003), il talentuoso inviato – non

solo sportivo – che scriveva le cronache

ciclistiche per Il Giornale. “Era così bello.

Era così roseo. Il Giro, il ciclismo, l’andare,

il vivere tutti insieme in questo circo

viaggiante. Da nemici, da amici, da

confidenti, da amanti. Era bellissima la

faccia lupina di Berzin, era bellissima la

faccia sconvolta di Indurain, erano bellissimi

i silenzi di Bugno, le rabbie di

Chiappucci, le occhiaie rubate, le notti

sognate…”. Che cosa scriverebbe Titta

di Pogačar? Forse che “è tornato a essere

bello il ciclismo, solare e grandioso.

Ci eravamo addormentati, avevamo

perso la voglia di andare a vedere una

corsa sul Ghisallo, ed ora eccoci qua, a

spellarci le mani e a guardare quei quattro

ciuffi ribelli che escono dal casco”.

Una volta il mondo si divideva in due:

chiappucciani e bugnani. I razionali si

identificavano con Bugno, gli irrequieti

con Chiappucci. Pogačar ha scompigliato

il mazzo perché è sia l’uno che

l’altro”.

30 watt che fanno la differenza

Pogačar in salita ha 30 watt in più degli

avversari, sostiene allenamenti durissimi

per i suoi competitor, si alimenta

con metodo e puntiglio, ma non rinuncia

a interpretare le corse con fantasia,

osando e rischiando, forte della consapevolezza

dei propri mezzi. Ha una

DICONO DI LUI...

Remco Evenepoel: “Se c’è qualcuno

che può raggiungere il livello di

Pogačar, sono io”.

Francesco Moser: “È già più forte

di Merckx”.

Giuseppe Saronni: “Può stravolgere

le leggi del ciclismo. Nemmeno

lui sa quanto può alzare l’asticella”.

Gianni Bugno: “È un corridore eccezionale.

Lui vince e gli altri inseguono”.

squadra fortissima, piegata, con poche

concessioni, alla causa: favorire la vittoria

del capitano. Prendiamo lo svizzero

Mark Hirschi (in alto, a sinistra, nella foto)

che ha fatto un finale di stagione da

fuoriclasse: sesto al Mondiale di Zurigo

ha vinto l’Agostoni ed è stato protagonista

in altre gare. Pavel Sivakov ha corso

un Giro di Lombardia da protagonista,

sesto al traguardo, dopo aver compiuto

un lavoro prezioso per il suo capitano.

Se il 2024 è stato meraviglioso allo sloveno

è lecito continuare a sognare in vista

della prossima stagione. La fame di

vittorie non gli fa ancora difetto, continua

ad avere motivazioni agonistiche e

sembra intenzionato a centrare il bersaglio

che ancora gli manca: la Milano -

Sanremo. La classicissima di primavera

per lo sloveno è – oggettivamente – la

corsa più complicata e difficile. Le salite

non sono sufficienti a offrire a Pogačar

il trampolino di lancio ideale per giungere

primo sul traguardo. Il campione

del mondo dovrebbe inventarsi una

strategia, una condotta di gara “scientifica”

per centrare l’obiettivo. C’è chi suggerisce

un attacco forsennato dei compagni

di squadra su una delle ultime

salite per fare veramente selezione e favorire

l’ultimo assalto di Tadej. Il ragionamento

non fa una piega, il difficile è

realizzare quanto pensato a tavolino.

Ragionamenti da marziano

Pogačar è stato tra i protagonisti dell’ultimo

giorno del Festival di Trento, ha

raccontato sul palco i suoi trionfi e ha

anche approfondito un’ipotesi per il futuro

al termine del suo intervento: “Giro

d’Italia, Tour e Vuelta nello stesso anno?

Si possono fare, ma bisogna programmare

la stagione e organizzarla per arrivarci

in condizione. Correre per vincere un

grande giro è ben diverso che correre solo

per finirlo. Per ora non ci penso, ma

un anno potrei anche provare a farli tutti

e tre”. Il vero sogno proibito, dunque, è

proprio questo: vincere le tre più grandi

corse a tappe nella stessa stagione.

Nessuno ci è mai riuscito sino ad oggi,

nemmeno Coppi, neppure Merckx. Forse

così accadrà…

Angelo De Lorenzi


8 in punta di sellino

SERVIZI UTILI

“Archandlaw”, gli esperti della casa

Un architetto supportato da uno staff di professionisti mette a disposizione le proprie

competenze ai proprietari di case. Un servizio di consulenza completa, che spazia

dall’attività più specificamente economica e tecnica a quella legale

Chi non sogna un consulente, un esperto,

in grado di occuparsi di tutto ciò

che riguarda la casa? Le tematiche da

affrontare sono complesse, occorrono

competenze e conoscenze approfondite

del settore, ma anche molta fantasia

e creatività. C’è un operatore, “Archandlaw”,

che si propone come un punto

di riferimento, un vero e proprio “hub”

per i proprietari di case che possono avvalersi

della professionalità dell’architetto

Lucia Bergo, esperta professionista

del settore, che oltre a occuparsi dei

differenti aspetti della progettazione

ambientale, architettonica e di interni,

si dedica alla ricerca immobiliare, alla

gestione patrimoniale, all’amministrazione

condominiale e all’assistenza

legale. Per offrire servizi così qualificati

e di qualità occorre avere una storia solida

e un background qualificato.

Le origini

L’architetto Lucia Bergo ha fondato nel

1988 “Studio di Architettura e Urbanistica”

a Sesto San Giovanni basando

la sua politica sull’approfondimento,

l’aggiornamento e la ricerca innovativa.

Ha lavorato sia nel settore accademico,

sia in quello professionale, affrontando,

in particolare, la riconversione delle

aree industriali dismesse a Milano e a

Sesto San Giovanni. La sua ricerca è stata

presentata alla XVII° Triennale di

Milano nel 1986/87.

Negli anni ’90 ha lavorato come consulente

urbanistico per il Comune di Sesto

San Giovanni, contribuendo al nuovo

P.R.G. e ha collaborato con il Politecnico

di Milano in merito al progetto di

trasferimento del polo universitario a

Bovisa.

Molteplici sono P.R.G.- P.G.T., R.E., Piano

del Verde e del Paesaggio, Piano del

Colore e dell’Arredo urbano, nonché

opere private e pubbliche in campo

residenziale, terziario, ricettivo, sportivo,

viabilità, realizzate anche con fondi

della CE. Ha inoltre lavorato con Gruppi

Immobiliari e Bancari e ha ampliato

recentemente la sua attività con una

divisione dedicata alla Valutazione

Immobiliare.

Sede di Assoedilizia

di Sesto San Giovanni

Dal 1993, inoltre, svolge attività di

consulenza tecnica per “Assoedilizia”,

in qualità di esperto nelle materie

edilizia, urbanistica, catasto e condominio,

e ha ottenuto la qualifica di

Amministratore.

Dal 2022 lo Studio ha cambiato la denominazione

in “Archandlaw”. Su richiesta

del Presidente di Assoedilizia,

l’ Avv. Achille Colombo Clerici e del

Segretario Generale Avv.Cesare Rosselli,

l’architetto Lucia Bergo ha fondato

la nuova “Sede di Delegazione di Assoedilizia

di Sesto San Giovanni”, della

quale è Direttore e Responsabile. La sede,

con un proprio staff di esperti, offre

consulenze tecnico-amministrative e di

diritto, volte alla tutela con riferimento

all’intero mondo immobiliare. I suoi

servizi includono l’organizzazione di

assemblee condominiali online, videoconferenze

tematiche e piena disponibilità

nell’ascoltare i condomini, al fine

di risolvere le varie problematiche che

possono emergere. L’offerta di amministrazione

condominiale e locazione

è territorialmente estesa alle Province

di Milano, Monza e Brianza, Lecco e

Como.

La sede di Archandlaw si trova a Sesto

San Giovanni (MI), in via Podgora 131.

Tel. 02 09950793.

PERCORSI

Le Strade zitte della Bergamasca

Per chi ha la passione degli itinerari di campagna ecco la proposta

dell’associazione Turbolento di Paolo Tagliacarne: itinerari slow

a pochi chilometri per esplorazioni curiose rigorosamente a due ruote

Ci sono luoghi cari, strade frequentate

da bambino. Per chi abita a Milano, ad

esempio, uno di questi posti è Selvino,

nella bergamasca: luogo di villeggiatura

prediletto dai milanesi, a un’oretta

di auto dal capoluogo lombardo. La salita

è un mito per i ciclisti, soprattutto

per quelli locali. L’ultimo tornante è

dedicato a Felice Gimondi. “Re Selvino”,

come lo chiamano da quelle parti,

presenta pendenze del 10% alle prime

rampe in uscita dall’abitato di Nembro

e poi diventa meno impegnativo con

una media del 5%. Da queste parti c’è

chi si è inventato una serie di itinerari

per esploratori curiosi. I percorsi fanno

parte un nuovo e intrigante progetto di

valorizzazione del territorio: Bergamo

Valleys Cycling Experience.

Si tratta di 24 itinerari con base sull’altopiano

Selvino-Aviatico pensati e testati

da Turbolento ThinkBike e parte

della straordinaria raccolta delle Strade

Zitte.

Ci sono percorsi per tutti i gusti e per

tutte le gambe, dai 20 ai 100km con dislivelli

anche importanti. Il tema della

raccolta sono le vecchie miniere sparse

sul territorio prealpino della provincia

di Bergamo, ma non solo. Si tratta

di una proposta particolarmente allettante

per chi abita a Milano e nei suoi

dintorni. Gli itinerari sono disponibili,

scaricabili e pedalabili: viene solo chiesto

di registrarvi in maniera gratuita su

questo sito:

https://turbolento.net/bvce/


Scatto fisso

Una galleria fotografica per fissare alcuni

bei ricordi della stagione ciclistica 2024

IMMAGINI

in punta di sellino 9

GIULIO PELLIZZARI

20 anni, è la sorpresa italiana di questa stagione appena trascorsa. Il corridore

marchigiano della VF Group – Bardiani CSF – Faizanè è arrivato secondo nella

tappa di Santa Cristina Valgardena al Giro d’Italia, dietro a Pogacar. Al Giro di

Lombardia, 14esimo, si è fatto vedere tra i big, bloccato solo dai crampi. È una

promessa. Nel 2025 correrà nella Red Bull – BORA – Hansgrohe.

DOMENICO POZZOVIVO

42 anni, ha terminato la sua lunga e a tratti sfortunata carriera al Giro di Lombardia.

Il lucano ha chiuso il cerchio di una carriera che sicuramente avrebbe potuto

dargli molto di più, se non fosse stato per i numerosi infortuni subiti, dai quali ha

saputo rialzarsi con una determinazione senza uguali. Ottenuta da poco anche

la sua seconda laurea, il Pozzo è pronto alla sua nuova vita. Ha smesso di correre

ma – ha promesso – continuerà ad andare in bicicletta.

GUILLAUME MARTIN

Oltre che ciclista, è laureato in filosofia ed autore

di diversi libri. Il ciclista-filosofo parigino,

è stato insignito dall’Académie française del

Prix Jacques de Fouchier per la sua opera “La

société du peloton: Philosophie de l’individu

dans le groupe” (La società del gruppo, ndr)

edita nel 2021. In questa immagine è al ritrovo

di partenza dell’ultima Coppa Agostoni dopo

la presentazione della sua squadra.

LUCA VERGALLITO

Si è messo quest’anno in grande evidenza in

alcune tappe della Vuelta. Il suo buon rendimento

gli ha procurato il rinnovo del contratto

con la Alpecin. Forte scalatore, il Bandito è collaborativo

all’interno della squadra.

IL GRUPPO

Alcuni dei protagonisti della Coppa Agostoni 2024 in

azione sulla salita del Lissolo, in Brianza.

MARC HIRSCHI

Grande protagonista del finale di stagione, testimonial

alla recente Coppa Agostoni della campagna

di sicurezza per i ciclisti.


10 in punta di sellino

LA VETRINA DELLE MERAVIGLIE

Il boom della pedalata assistita

Versatile, moderna, visionaria, la bici elettrica è protagonista del mercato;

ma non mancano ammalianti novità anche negli altri settori più “tradizionali”

• Fuori strada

SANTA CRUZ HIGHTOWER 4, UNA MOUNTAIN BIKE VERSATILE

La nuova Santa Cruz Hightower 4 è una mountain bike progettata per affrontare

con facilità un’ampia gamma di condizioni di percorso. La combinazione

tra le ruote da 29” ed il nuovo assetto delle sospensioni VPP con

escursione da 150 mm garantisce velocità ed efficienza nelle salite, offrendo

al contempo un’esperienza fluida e controllata nelle discese.

L’aspetto della Hightower è cambiato radicalmente. Tutto questo lavoro

non nasce dall’ambizione di un singolo designer e non è stato pensato semplicemente

per distinguersi sul mercato. Il cambio della posizione del link

inferiore e dell’ammortizzatore - ora più in basso e in avanti - era fondamentale

per abbassare il livello di anti-squat di una bici tanto performante

come l’Hightower 4.

Disponibile in: Carbonio C e CC

Diametro ruote: 29”

Escursione anteriore: 160 mm

Escursione posteriore: 150 mm Vpp

Taglia: SM - MD - LG - XL – XXL

Colorazioni: Gloss Day Green | Matte Deep Purple

• Elettrica

RAIL+ DI TREK PER LUNGHE AVVENTURE

Trek ha lanciato la sua nuovissima Rail+, che si basa sull’apprezzata piattaforma

Rail a lunga escursione e full-assist del marchio e offre ancor più maneggevolezza

oltre al nuovo motore Performance Line CX di Bosch. Con 85 Nm

di coppia, Rail+ rende facile pedalare su salite lunghe e tecniche, mentre con

i 160 mm di escursione anteriore e posteriore supera in agilità qualsiasi ostacolo.

Il tutto è completato da ruote MX e da una geometria regolabile per una

guida sicura e un reale adattamento a qualsiasi ciclista.

Rail+ è dotato dell’ultimo motore Performance Linea CX di Bosch, che vanta

gli stessi 85 Nm di coppia dei precedenti modelli Rail, ma con un supporto

più fluido, raffinato e minor rumore. I ciclisti ottengono tutti i vantaggi di una

e-MTB a piena potenza con una sensazione e un suono più naturali.

Oltre al motore aggiornato, Rail+ riceve anche una nuova batteria Powertube

Bosch con la nuova batteria integrata rimovibile (RIB 2.0) di Trek. La nuova

batteria vanta un’enorme capacità di 800Wh, compatibile con l’estensore di

autonomia PowerMore per sentieri mai affrontati prima. La tecnologia ottimizzata

RIB 2.0 consente ai ciclisti di fissare e rimuovere la batteria con un quarto

di giro di chiave esagonale.

• Strada

STRALI, COME ANDARE DAL SARTO

La Road Opale made in Strali, azienda milanesissima, propone un telaio realizzato

in carbonio T1100 con finitura UD che consente di ridurre al massimo

il peso del telaio senza compromettere la resistenza e la rigidità dello stesso. Il

particolare processo di produzione dei tubi accoppiati all’altissima qualità del

carbonio sfocia in un prodotto artigianale estremamente leggero e rigido senza

trascurare il feeling di guida e la stabilità. Prodotto estremamente performante,

ideale nei percorsi con notevole dislivello.

Su richiesta: Geometria su misura, Colorazione personalizzata, Passaggio cavi

per gruppi meccanici, Laminazione personalizzata del carbonio.

• Fuori pista

MERIDA ENDURANCE GR, UNA GRAVEL DA COMPETIZIONE

La Merida Endurance

Gr è una bicicletta da

strada pensata per

correre sullo sterrato

e pronta a scendere

nell’agone delle gare

gravel. All’interno di

questo mondo, accanto

agli amanti dell’avventura

e del bikepacking,

continua a

crescere la domanda

di biciclette più focalizzate sulle gare, di pari passo all’aumento di competizioni

specifiche e di atleti specializzati nella disciplina. Se la SCULTURA

ENDURANCE di Merida aveva già occupato questo spazio, offrendo una geometria

confortevole e sportiva adatta al fuoristrada, ampio spazio per gli

pneumatici e una velocità ispirata alla SCULTURA, tra le bici più competitive

e capaci su strada, la SCULTURA ENDURANCE GR rappresenta un ulteriore

passo avanti in questa direzione.

Dotata di un telaio in carbonio, presenta le seguenti caratteristiche (in base

a una taglia M): Peso: circa 1124 g; Angolo di sterzo: 73°; Stack: 584 mm;

Reach: 380 mm; Spazio per gli pneumatici: 35 mm.


LA VETRINA DELLE MERAVIGLIE

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• Elettrica

SANTA CRUZ, VALA ABBINA

POTENZA A PRECISIONE

Tutte le leggendarie qualità Santa Cruz - maneggevolezza

suprema, ottime sospensioni e longevità

- abbinate al nuovo motore Bosch Performance

Line CX, leader di categoria. Da questa unione nasce

la Vala: costruita per affrontare i sentieri, quelli

veri, offrendo un feeling di guida ineguagliabile,

senza compromessi. La Vala è una eBike full-power

che offre preci sione e potenza. È fatta per il biker

che cerca prestazioni d’eccellenza. Perfettamente

bilanciata, con sospensioni raffinate e come sempre

la migliore qualità costruttiva. Un telaio in carbonio

leggero e robusto, un nuovo sistema di sospensioni

sviluppato appositamente per una eBike

e una geometria finemente calibrata danno vita a

una piattaforma che va oltre ciò che ci si aspetta da

una vera mountain bike. Tutto è stato curato nel

dettaglio: le scelte tecniche, i materiali, le geometrie

e le distribuzioni dei pesi. Disponibile in: Carbonio

C e CC; Diametro ruote: MX; Escursione anteriore:

160 mm; Escursione posteriore: 150 mm;

Drive Unit: Nuovo Bosch Performance Line CX;

Batteria: 600Wh (possibilità di applicare extender

Bosch 250Wh | aftermarket); Taglia: SM - MD - LG -

XL - XXL; Colorazioni: Midnight Green | Gloss Grey

• Elettrica

NUOVA JAM²

È arrivata la nuova e-MTB full-power: la nuova

JAM². E-MTB per un divertimento illimitato sui sentieri,

in salita e in discesa. È la manifestazione di

una bici da trail che aumenta sicurezza su qualsiasi

sentiero, in salita o in discesa. JAM² offre più

che sufficienti opzioni di capacità della batteria per

concentrarsi completamente sul divertimento sui

trails. Il produttore ha optato per la batteria compatta

da 600 Wh, la rimozione della batteria pivot

e una silhouette sottile come design principale per

la JAM². Il telaio della JAM² può contenere anche la

batteria più grande da 800 Wh, con solo una diversa

cover del tubo obliquo. Inoltre, tutte le dimensioni

sono compatibili con il range extender da 250

Wh, il che porta a quattro possibili configurazioni

della batteria che vanno da 600 Wh a un enorme

1050 Wh.

• Urban

ESPRESSO 500 EQ, MUOVERSI IN CITTÀ

SENZA FATICA

La city e-bike eSPRESSO 500 EQ di Merida si propone

come la compagna ideale per muoversi in città

in modo smart. Un lungo elenco di accessori di

serie come parafanghi, luci, serratura, portapacchi

e cavalletto consentono di essere sempre pronti ad

affrontare le vie urbane, che si tratti di andare al lavoro,

portare la spesa a casa o attraversare la città

per vedere gli amici. Se il raffinato motore Shimano

E6100, abbinato a una batteria a lunga durata da

630 Wh montata internamente, offre una pedalata

assistita fluida che fa risparmiare tempo e fatica, la

trasmissione Shimano a 10 velocità mette a disposizione

un’ampia gamma di marce per tutti i tipi

di terreno. I potenti freni a disco idraulici si dimostrano

affidabili in tutte le condizioni atmosferiche,

mentre le strisce riflettenti sui fianchi migliorano la

sicurezza del ciclista in condizioni di scarsa illuminazione.

La eSPRESSO 500 EQ è disponibile anche

con opzione di telaio a passaggio basso che semplifica

il montaggio e lo smontaggio. Prezzo consigliato

al pubblico: 3.790,00 Euro.

• Elettrica

I MOTORI BOSCH A BORDO DELLA NUOVA

GAMMA MERIDA DI E-MTB E CITY BIKE

Merida lancia eONE-EIGHTY ed eONE-SIXTY SL,

due nuove piattaforme di mountain bike elettriche,

e la city e-bike eFLOAT. Per la prima volta nella

storia del marchio di Taiwan i nuovi modelli saranno

equipaggiati con motore Bosch. Quando ancora

non si viveva il boom delle biciclette a pedalata

assistita, Merida è stata un’azienda pioniera proponendo

le prime e-MTB, con modelli come la eO-

NE-SIXTY e tutti quelli successivi e confermando la

bontà della scelta sia riguardo ai numeri di mercato

che per i numerosi premi riconosciuti a livello

internazionale. Questo spirito innovatore non è

mai mancato, tanto che per la stagione 2025 la casa

ciclistica di Taiwan ha ampliato la propria gamma

di biciclette elettriche introducendo due piattaforme

per mountain bike – le nuove eONE-EIGHTY

ed eONE-SIXTY SL – oltre a una proposta urban – la

nuova eFLOAT – potenziando così il proprio catalogo.

I nuovi modelli sono dotati dei più recenti motori,

batterie, display e controlli Bosch, tra cui l’unità

motrice Performance Line CX appena lanciata.

• Strada

ECLIPSE S 2025, L’ARTE SALE IN SELLA

Guerciotti è il “re” del fango. Chi segue il ciclocross

conosce il debole della casa costruttrice milanese

per la disciplina, ma le bici Guerciotti corrono

spedite anche sulla strada e sanno stupire.

Eclipse S rappresenta l’evoluzione del modello

corsa più performante dell’assortimento dell’azienda

meneghina. Una bici esclusiva nel telaio

e nel look, che nel 2025 si presenta arricchita sia

nei materiali, sia nella veste grafica, estremamente

distintiva. Nella versione “Ride The Art” è disponibile

nel tema di ispirazione naturale Fleur e

nella versione Barcellona, che replica le immagini

delle celebri costruzioni di Gaudì. Nel 2025 ne vedremo

delle belle con una linea di prodotti pensata

per far sognare gli amanti delle due ruote non

solo dal punto di vista delle prestazioni, ma anche

per l’estetica. Eclipse S 2025 è disponibile con una

nuova grafica moderna e accattivante con effetti

radianti, caratterizzata da quattro colorazioni.

• Elettrica

RAIL+ DI TREK PER LUNGHE AVVENTURE

La nuovissima KAIROS PLUS SUB è una e-MTB Hardtail-Front

Suspended con ruote da 27,5” equipaggiata

con piccoli parafanghi e portapacchi, pensata

per affrontare le sfide più dure della città, ma

che - con poche mosse - può naturalmente dedicarsi

anche al Cross Country medio e leggero.

Disponibile in due diversi allestimenti, ha lo stesso

carattere della sorella maggiore (Kairos Plus da

29”), ma è adatta ad una platea più vasta. La nuova

e-MTB Front Kairos Plus Sub ha il telaio in alluminio

idroformato (tecnica che lo rende ancora più

leggero e soprattutto rigidissimo) e, in entrambe le

versioni, le ruote da 27,5”, la forcella Suntour XCR

34 Boost LOR - Travel 110 mm e i freni a disco Shimano

RT10 Center Lock da 180 F - 180 R. Il motore

(centrale) è l’italianissimo OLI Sport Plus, il quale si

integra perfettamente nella parte bassa del telaio e

con i suoi soli 3,3 kg di peso dona grande equilibrio

alla nuova hard-tail di casa MBM, oltre a potenza e

fluidità di erogazione.

AGGIORNAMENTI E NOVITÀ

Per essere sempre più informati sulle novità del mercato

bike date un’occhiata al nostro sito, all’indirizzo:

www.inpuntadisellino.it


12

in punta di sellino

LA VETRINA DELLE MERAVIGLIE

La pedalata non va in vacanza

Ecco una selezione di proposte per gli appassionati del mondo bike

che non si fanno intimorire dall’abbassamento delle temperature,

e che vogliono pedalare in ogni periodo dell’anno

• Cambio

SUPER RECORD S WIRELESS, L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE

Novità in casa Campagnolo: il Super Record S Wireless, incrementa il raggio

d’azione del fratello maggiore offrendo maggiori combinazioni di trasmissione.

Il tutto vestito in un elegante abito nero opaco, in linea con la

tradizionale estetica Campagnolo. A corredo della proposta, per la prima

volta dalla loro nascita, anche le ruote in carbonio Bora WTO si tingono di

nero opaco con giochi di branding tono su tono, creando la “Full Campy

Experience - Matt Edition” che naturalmente può essere estesa all’adozione

del powermeter HPPM.

Il nuovo Super Record S Wireless è

stato pensato per soddisfare le esigenze

dei ciclisti di ogni livello. Nello

specifico, la guarnitura è offerta

in ben sei configurazioni: alle precedenti

45x29, 48x32, 50x34 - confermate

in gamma - la versione “S”

aggiunge le nuove 52x36, 53x39 e 54x39, in un range di combinazioni in grado

di soddisfare il semplice appassionato, l’amatore evoluto o il professionista

esigente. In abbinamento, tre possibilità di scelta per il pacco pignoni:

10/27, 10/29 e la nuova cassetta 11/32. Rapportature più estese rispetto al

Super Record Wireless, ma stessa tecnologia sempre precisa e affidabile: le

cambiate del modello S consentono una rapida salita e discesa della catena,

con una progressione di sviluppo metrico estremamente dolce e fluida, per

garantire una cadenza costante in ogni situazione. E ovviamente non mancano

le recenti tecnologie Made in Campagnolo quali: - sistema Ultra-Torque

per la massima efficienza di trasmissione della potenza - guarnizione

protettiva esterna antipolvere brevettata Pro-Tech - prestazioni di frenata

superiori grazie al collaudato sistema frenante Campagnolo - perfetta ergonomia

dei comandi e totale adattabilità delle leve - interfaccia LED di stato

della batteria altamente visibile - esperienza in bici a 360° tramite l’app

MyCampy 3.0, per controllare le performance in sella o visualizzare lo stato

delle batterie, in qualsiasi momento e luogo.

• Sella

REGAL SHORT PER GRAVEL E BIKEPACKING

Sulle orme dello storico modello Regal, Selle San Marco presenta Regal Short,

la sella dedicata al ciclismo gravel e al bikepacking. Introdotta nel mercato

oltre 40 anni fa da Selle San Marco, la sella Regal è stata a lungo sinonimo

di comodità e qualità, e oggi l’azienda veneta la rilancia con la versione Regal

Short, in una chiara rivisitazione moderna destinata ai ciclisti che cercano

comfort e stile su qualsiasi tipologia di terreno.

Il telaio della Regal Short è costruito con il Bow Rail System, una soluzione

che aumenta la flessibilità della scocca, rendendo la sella particolarmente

adatta ai terreni off-road. Le sollecitazioni dello sterrato vengono inoltre attutite

ulteriormente dagli Shock Absorbers inseriti tra telaio e scocca. Ulteriore

comfort è garantito dall’imbottitura Biofoam, che segue i movimenti del bacino

durante la pedalata.

Regal Short è disponibile con telaio in carbonio o manganese in versione Full-

Fit e Open-Fit. Entrambe le versioni hanno la scocca aperta per alleviare la

pressione nella zona perineale.

• Caschi e occhiali

LA NUOVA GAMMA JULBO PER IL 2025

Julbo ha presentato la nuova gamma 2025 dedicata al ciclismo che include

una linea di caschi, tra i quali spicca il modello Finisher Evo, realizzato in collaborazione

con il team Groupama-FDJ, e i nuovi occhiali Intensity. All’ampia

offerta di lenti, da sempre punto forte del brand francese, si aggiunge la nuova

Spectron 3 HD, per una visione in alta definizione.

Il nuovo casco Finisher Evo è stato sviluppato da Julbo in collaborazione con il

Team Groupama-FDJ e lanciato in occasione del Tour de France 2024. Un modello

innovativo che si distingue per sicurezza, aerodinamicità, comfort, termoregolazione

e leggerezza. Il casco Finisher Evo presenta le stesse caratteristiche

tecniche del modello Finisher, e si distingue per la calotta SpeedShell

che può essere aggiunta in caso di prove veloci per migliorare la penetrazione

aerodinamica del ciclista o in inverno, per proteggere da freddo e pioggia.

Nella gamma caschi di Julbo sono inoltre presenti proposte per la mountain

bike, come il casco Forest e Forest Evo con sistema

di protezione MIPS©, Dual Eyewear Storage

System, 19 prese d’aria per la massima ventilazione,

visiera regolabile e chiusura magnetica Fidlock©.

E per chi sceglie la bici per muoversi in città, Julbo propone

un casco con visiera integrata: Itineraire, pensato per

il commuting e il tempo libero, coniuga sicurezza, protezione

e comfort, garantita dagli inserti riflettenti sul cinturino

e da un fanale posteriore a LED integrato.

• Abbigliamento invernale

ALLENAMENTI ANCHE A BASSE TEMPERATURE

Cinelli presenta la collezione Cinelli Winter Racewear 2024. Ogni capo è

facile da ripiegare, antivento, idrorepellente e garantisce che chi pedala rimanga

asciutto, caldo e comodo anche nelle condizioni meteo più estreme.

Realizzata interamente in Italia con materiali di alta qualità, questa gamma

di abbigliamento offre una combinazione unica di lusso e funzionalità. Vestibilità

perfetta, pannelli antivento e morbidi layer termici lavorano insieme

per la migliore esperienza in bicicletta. La collezione include pantaloncini

cargo performance, calzamaglie con bretelle, jersey a maniche lunghe,

gilet, giacche e accessori. Il tutto progettato per offrire comfort e protezione

ai massimi livelli nelle pedalate invernali.

La gamma Supercorsa rappresenta il top della collezione, con tessuti premium

e una vestibilità racing raffinata. Progettata per velocità, comfort,

performance, la gamma Supercorsa include maglie a maniche lunghe, gilet,

giacche e accessori, perfetti per i ciclisti più esigenti. Questi capi sono

realizzati al 100% in Italia e offrono il massimo della protezione nelle condizioni

più rigide.

La Collezione Tempo, invece,

è incentrata sull’endurance e

sul design più audace, con

pantaloncini cargo ad alte

prestazioni, calzamaglie con

bretelle, maglie a maniche

lunghe e gilet. I colori vivaci

e le stampe grafiche riempiono

di energia i giorni grigi

dell’inverno, garantendo insieme

comfort e protezione.


LA VETRINA DELLE MERAVIGLIE

in punta di sellino 13

• Pedalare sempre

LA NUOVA GIACCA ANTIPIOGGIA

• Comfort

SELLE ITALIA PROPONE LA GT-5 PER LE URBAN E-BIKE

Santini Cycling e Polartec presentano

la giacca impermeabile Magic, realizzata

con l’innovativo e leggerissimo tessuto

Polartec® Power Shield RPM. Le due

aziende hanno unito le forze per creare

una giacca impermeabile unica, dotata

di una membrana monolitica altamente

traspirante e un trattamento Durable

Water Repellent (DWR). Il tessuto Polartec®

Power Shield RPM, realizzato

al 100% in poliestere riciclato, è impermeabile, privo di PFAS, leggero ed

estremamente elastico, rappresentando un ulteriore traguardo nella riduzione

del nostro impatto sul pianeta. La nuova giacca antipioggia Magic di

Santini è realizzata con Polartec® Power Shield RPM, un innovativo tessuto

a due strati in poliestere riciclato, che offre una protezione senza pari

contro le intemperie, garantendo impermeabilità e traspirabilità ai massimi

livelli. Questo materiale assicura anche un’eccezionale elasticità, comfort e

resistenza. Progettata per attività ad alta intensità, la giacca consente una

grande libertà di movimento, rendendola ideale per i ciclisti che non vogliono

scendere a compromessi tra prestazioni e sostenibilità.

• Autunno e inverno in sella

ENDURA LINEA MT500

Un must-have per gli appassionati di mountain bike che non si

fanno intimorire dall’abbassamento delle temperature e che vogliono

pedalare in ogni periodo dell’anno. È la proposta dei capi

della linea MT500 sviluppati da Endura, brand scozzese dedicato

alla mountain bike: una collezione completa per essere sempre

protetti, così da potersi godere ogni sessione in sella anche nelle

stagioni più fredde.

Capo top di gamma di Endura e che proprio per questo viene riproposto

anche nella collezione FW24/25 è la giacca Endura Waterproof

MT500. Un indumento che vanta un’impermeabilità eccezionale

(20K colonne d’acqua) grazie al tessuto ExoShell30DR,

ma allo stesso tempo è traspirante e altamente resistente.

Il rivestimento che lo rende repellente all’acqua garantisce al rider

di rimanere asciutto più a lungo. La giacca presenta poi un cappuccio

compatibile con il casco con regolatori di volume e bottoni

di stivaggio che assicurano un posizionamento corretto. La Endura

Waterproof MT500 possiede spaziose tasche interne ed esterne,

utili per riporre il necessario che non può mancare durante una

pedalata.

Per donare maggior comfort il capo incorpora pannelli elasticizzati

per la migliore libertà di movimento. Per massima traspirabilità, ha

prese d’aria nella zona delle ascelle, e altre compatibili con lo zaino,

che garantiscono che il flusso intorno al corpo non venga compromesso

dagli spallacci e dalla struttura a contatto con la schiena.

Il pantalone Endura MT500 Spray è un capo dalle grandi prestazioni

che sa estendere la sua utilità dalla stagione autunnale a

quella primaverile, rendendosi un must-have nel guardaroba dei

riders off-road.

La vita elasticizzata, con regolatori in velcro e sagomatura

alta nella parte posteriore, offre un’ottima vestibilità.

Endura MT500 Spray è disponibile

in diverse lunghezze della

gamba (30/32/34 pollici) per adattarsi

perfettamente a rider di qualsiasi

altezza. Inoltre, è stato progettato

in modo che possa essere

indossato comodamente con le

ginocchiere. Completano il

capo le tasche con chiusura

a cerniera.

In estate Selle Italia aveva lanciato la nuova sella GT-1 dedicata al mondo urban,

mentre in occasione della fiera IBF – Italian Bike Festival, ha proposto la

seconda nata della famiglia, la sella GT-5. Così come la sorella GT-1, la nuova

sella è frutto di un duplice obiettivo: rinnovare la gamma di selle dedicate al

segmento urban con una particolare attenzione all’ambiente. Ed è proprio per

quest’ultimo aspetto che l’azienda ha brevettato un sistema che ha permesso

di eliminare l’incollaggio delle parti componenti una sella, una delle fasi del

processo produttivo più impattanti sull’ambiente: il Lock-On System permette

infatti di agganciare l’imbottitura alla scocca in modo meccanico, evitando

quindi l’uso di colle e solventi particolarmente inquinanti usati solitamente nel

processo di incollaggio.

GT-5 è quindi realizzata con questo sistema di aggancio meccanico di scocca e

imbottitura, e la cover è integrata in quest’ultima. Il materiale scelto per l’imbottitura

è l’Etilene Vinil Acetato, meglio conosciuto come EVA, un materiale

plastico che rende la sella leggera, ma anche morbida e ammortizzante, garantendo

un ottimale sostegno anche nel lungo periodo. La realizzazione della

scocca della sella tramite processo di sovra-iniezione ha permesso la creazione

di sezioni laterali flessibili, che garantiscono maggiore comodità per il ciclista.

La nuova sella GT-5 è caratterizzata inoltre da una maniglia integrata che può

essere utilizzata per sollevare e più facilmente trasportare la bicicletta. Questo

è particolarmente utile quando si deve salire o scendere le scale oppure quando

si deve caricare o scaricare la bicicletta su un veicolo, come un treno, per

chi, per esempio, fa il pendolare e usa la bici per

recarsi dalla stazione al luogo di lavoro.

Completa il profilo della GT-5 l’inserto rifrangente

3MTM per migliorare la visibilità del ciclista in

condizioni di scarsa illuminazione, come al crepuscolo,

di notte o in situazioni di nebbia. Questo inserto

è progettato per riflettere la luce proveniente

da fonti come i fari delle auto, permettendo ai

conducenti di vedere più facilmente il ciclista.

GT-5 è pensata per coloro che utilizzano la bicicletta

per muoversi in città o per gli spostamenti casa-lavoro,

ed è dedicata in particolare alle e-bike.

• Caschi

IL NUOVO KASK PROTONE

Voler migliorare un casco che, per le sue qualità tecniche e stilistiche

ha influenzato lo sviluppo dell’intero settore merceologico,

è un’impresa coraggiosa, ancora di più quando questo

è uno dei prodotti più titolati del ciclismo su strada. KASK

Protone è stato indossato dai migliori team e atleti internazionali,

aiutandoli a ottenere cinque vittorie assolute al Tour de France, tre al

Giro d’Italia, due alla Vuelta a España e ben quattro medaglie d’oro ai Giochi Olimpici

tra Rio 2016 e Tokio 2020.

I designer di KASK hanno voluto aggiornare Protone mantenendo intatte le caratteristiche

che lo hanno reso un’icona del ciclismo su strada, intervenendo su alcuni aspetti

tecnici, e modernizzandone l’estetica per incrementarne la performance. KASK ha così

annunciato la nascita del nuovo Protone Icon.

L’evoluzione del casco non riguarda solo un remake estetico, ma interventi migliorativi

sulla sua struttura, a partire dal telaio interno che è stato ridisegnato per ottenere una

ancor maggiore sicurezza per l’utente: il risultato così ottenuto consente una ventilazione

migliorata e una aerodinamicità superiore alla precedente versione. Si è intervenuti

migliorando anche il grado di comfort e stabilità del casco grazie all’evoluzione

del sistema di regolazione che ora prende il nome di OCTOFIT+. Questo risulta più ergonomico,

per il nuovo design e per gli inserti in gomma che stabilizzano il casco, e più

“equilibrato”con il nuovo stabilizzatore che aderisce a una superficie più ampia della

nuca. Più facile da usare, grazie alla rotella di dimensioni superiori rispetto alla versione

precedente e rivestita di una apposita gomma che aumenta il grip alla presa delle dita, il

nuovo sistema OCTOFIT+ consente a tutti i ciclisti e le cicliste che hanno i capelli lunghi

di inserire facilmente la propria coda di cavallo. Ultimo, ma non certo per importanza,

l’imbottitura interna, rimovibile e lavabile, è realizzata in CoolMax®, materiale tessile

confortevole e dalla rapida asciugatura.


14 in punta di sellino

IL CICLISTA

“Una passione che arriva da lontano”

Era l’immediato dopoguerra quando Renato Ghezzi apriva una piccola bottega a

Cusano Milanino, vendendo bici e motociclette. Il nipote inizia a frequentare il negozio

e impara il mestiere. Ancora oggi Cicli Ghezzi rimane un indirizzo storico

Nel 2013 ha ricevuto il riconoscimento

di attività storica con oltre 40 anni di

attività dal Comune di Cusano Milanino.

Cicli Ghezzi è il classico negozio che

unisce l’attività di vendita alla riparazione

e alla manutenzione delle bici. Il

colpo d’occhio dà l’idea che ci stia proprio

tutto nel locale: le vetrine, le bici in

vendita, quelle d’esposizione, vere chicche

da collezionista, i memorabilia ciclistici,

le biglie di plastica con le immagini

con cui si giocava sulla spiaggia…

Insomma, un mondo.

A prendere le redini dell’attività iniziata

nell’immediato dopoguerra, Andrea

Costa, diplomato all’Istituto Tecnico Industriale

presso i salesiani di Sesto San

Giovanni: “Il pioniere è stato mio nonno

materno, Renato Ghezzi, che, di ritorno

dal fronte, nel 1946, decide di aprire una

piccola bottega di vendita e riparazione

di cicli e motocicli a cento metri dall’attuale

negozio. Fuori dalla bottega aveva

messo una pompa di benzina e una colonnina

per il gonfiaggio gomme ad uso

dei motociclisti della zona. Siccome mio

nonno era un tipo intraprendente offriva

il servizio di autonoleggio con autista

a chi ne aveva necessità. Ci sono cusanesi

che ancora si ricordano quando una

propria parente è stata portata in stazione

oppure accompagnata in ospedale

da mio nonno perché doveva partorire”.

Spesso capitava così che Renato lasciasse

dietro il banco della bottega la moglie

Albertina, la quale si occupava della

vendita di accessori e del ritiro delle

riparazioni, mentre lui alternava il lavoro

in officina con l’attività di autonoleggio

con autista.

Un lavoro sartoriale

Il negozio si è trasferito nel 1979 nell’attuale

sede di via Marconi 68 con spazi

più ampi e un laboratorio attrezzato

per le riparazioni. Nel frattempo, una

LA BICI SVIZZERA ICONA DEL NOVECENTO

Da qualche cassetto della bottega emerge il Garibaldi, la guida del Giro d’Italia,

poi si vedono alcune copie della rivista Il calcio e il ciclismo illustrato, le

prime pagine disegnate da Walter Molino, dove riconosci i volti di Coppi, Magni,

Poblet e altri campioni. Il dramma di Simpson sul Mont Ventoux. A completare

la “sala giochi” ci sono le biciclette. Alcune appese, altre uscite da chissà

quale anfratto, cantina o retrobottega. C’è l’Ordonnanzfahrrad, modello 05, bici

del 1926 utilizzata dall’esercito svizzero, con doppia targa, una è militare, il

portapompa, la borraccia posta nella parte anteriore del mezzo. Pesava 25 kg e

in discesa andava come una scheggia. Il militare poteva azionare il freno a tampone,

quello a tamburo e, alla bisogna, utilizzare anche il contropedale. La

Ordonnanzfahrrad veniva assegnata dall’esercito svizzero a ogni cittadino abile

alla leva tra i 18 e i 55 anni con il compito di conservarla e poi trasmetterla

a un familiare. Per questo, vera icona del Novecento, è entrata a far parte della

cultura collettiva della Confederazione elvetica.

Oltre alla bici appartenuta al nonno, fanno bella mostra di sé una De Rosa, anni

’90, brand che qui a Cusano è di casa e una Bianchi degli anni ’70, che ricorda

lo stesso modello utilizzato da Felice Gimondi quando conquistò il Mondiale

a Barcellona.

volta diplomato, Andrea inizia a frequentare

la bottega e a imparare un po’

il mestiere. “Ho cominciato ad appassionarmi

al lavoro, per cui ci vuole una buona

manualità e un interesse per il mezzo.

Nel tempo ho imparato a lavorare nel

negozio”. Nel 1998, in seguito alla scomparsa

del fondatore, il testimone passa

al giovane nipote. Abbandonate le motociclette,

l’attività si è concentrata sempre

più sulle bici. “Ci sono tanti ricordi

che legano la figura di mio nonno al ciclismo”.

Renato Ghezzi, infatti, è stato

iscritto ad alcune squadre amatoriali

della città e andava volentieri in bici

nel tempo libero: “In gennaio – racconta

Andrea – si prendeva due settimane di

vacanze e si trasferiva in Liguria dove faceva

lunghi giri in bicicletta”.

Il negozio delle famiglie

Dalla storia al presente. “La figura del

meccanico ciclista è oggi ancora più preziosa

e insostituibile. Molte persone, infatti,

acquistano componenti su internet,

ma spesso hanno bisogno di una persona

esperta, un consulente, che li aiuti ad assemblare

le parti o prendere il pezzo giusto”.

“Ci sono poi operazioni delicate, come

la centratura di una ruota, che solo

un esperto ciclista meccanico è in grado

di eseguire in modo corretto”. “L’assistenza

al cliente, la cosiddetta post vendita

– prosegue Andrea – è fondamentale”.

A chi si rivolge il negozio? Qual è il cliente

tipo? “La famiglia. Abbiamo biciclette

adatte a bambini dai due anni in su.

Per un bambino, specie sotto Natale, la

bicicletta rimane ancora uno dei regali

più graditi. Ci rivolgiamo a un target medio

che utilizza volentieri una mountain

bike o una gravel per pedalare durante

il tempo libero. Abbiamo bici di qualità,

di ottime marche, a prezzi abbordabili”.


MITI

La Saltafoss non va in pensione

in punta di sellino 15

La bici iconica degli anni ’70 rinasce grazie all’intraprendenza di un giovane

creativo che vuole far rivivere una leggenda. Si tratta di un prodotto di nicchia,

sartoriale, per veri intenditori

Saltafoss: era il sogno di ogni ragazzo

negli anni Settanta: una bici super ammortizzata,

sella lunga, fanalone, forcelle

anteriori e sospensioni capaci di

sopportare buche, affrontare discese e

sentieri impervi. Era una bicicletta, ma

assomigliava a una motocicletta e soprattutto

ammaliava i giovani, era una

sorta di status symbol per molti ragazzini.

Oggetto iconico, attestante un’epoca,

la Saltafoss divenne presto una moda,

una passione. Fu un successo nato da

una geniale intuizione.

Il modello, nato a cavallo tra le province

di Varese e Milano, da un’idea di Giulio

Ceriani, divenne un mito per generazioni

di ragazzi. Li faceva sentire più

grandi e più adulti. La pubblicità sulla

rivista Motociclismo contribuì al lancio

del prodotto. La produzione era a Vanzaghello,

nel Milanese, e per una quindicina

d’anni fioccarono le prenotazioni.

Quella bici significava divertimento,

svago, senza nemmeno poi tanti patemi

agonistici. Si stava bene anche fermi,

con un piede appoggiato sul terreno,

per sfidare gli amici bastava uno

sguardo.

Poi arrivò il declino. I gusti cambiarono

e si smise di produrre la Saltafoss, nel

frattempo arrivarono le mountain bike

leste a spartirsi il mercato degli amanti

del fuoristrada. La bici divenne affare

per collezionisti, per i nostalgici di quegli

anni, ma la storia poteva veramente

finire?

Arriviamo così ai nostri giorni. Un giovane

creativo, Marco Cordaro, che collabora

con diversi artisti, brand e aziende

di rilievo, durante il periodo di Covid,

anziché rimuginare sui massimi sistemi

e cadere in depressione, disegna al Cad

qualche cosa di simile alla Saltafoss.

Un’idea, un’intuizione, crea un team

e, passo dopo passo, con Paolo Ceriani

nasce l’azienda “Officine Cordaro”:

nel 2021 fa capolino il primo

modello della nuova

Saltafoss, ovviamente elettrica,

per stare al passo con

i tempi. Ora è pronta la prima

edizione. Il modello si

chiama Saltafoss Serietre:

dell’originale ci sono

gli elementi principali come

il sellone con due grandi

ammortizzatori a molla,

il telaio di acciaio e i parafanghi.

Il mezzo monta

freni Magura eMT5 con dischi da 200

mm. Le ruote da 20” fat ben calzano gli

pneumatici E Huntsman, per intenderci

quelli legati al progetto di VEE Moto.

Il motore si trova nel mozzo posteriore,

è un brushless da 250W; la batteria

estraibile da 696 Wh ha un’autonomia

dichiarata tra i 40/50 km ed è alloggiata

sotto la sella. Il cambio è a 7 rapporti, 5

sono i livelli di assistenza che con quello

della batteria e dei chilometri percorsi

sono monitorati dal cockpit alloggiato

lungo il manubrio dalla parte sinistra. Il

faro tondo all’anteriore e le luci di stop

al Led al posteriore favoriscono la visibilità.

La Saltafoss Serietre pesa 38 kg.

Presto, oltre che la bici, anche un documentario

che racconterà la storia di

questa bici leggendaria.

Il futuro? È dietro alle spalle.

BICICLETTE PER PASSIONE

DAL 1946

CICLI

ACCESSORI

CYCLETTE

VENDITA

ASSISTENZA

Via Marconi 68, Cusano Milanino (MI)

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16

in punta di sellino

IN LIBRERIA

Il talento dei ciclisti

Pedalare aiuta l’ispirazione e salva dal terrore della pagina bianca, come insegna

Guillame Martin-Guyonnet, che quando non fa il corridore

batte forte sulla tastiera del suo computer…

Gli appunti

di un velosofo

È appena uscito in libreria il

primo romanzo scritto

dal corridore professionista

in forze al Team Cofidis

Un ciclista professionista, anche filosofo

e scrittore (è autore di due saggi, Socrate

à vélo: Le Tour de France des

philosophes e La société du peloton:

Philosophie de l’individu dans

le groupe, editi da Grasset) è un fatto

piuttosto singolare. Guillame Martin-Guyonnet,

parigino, 31 anni, corridore

in forze al Team Cofidis, ha

alzato ancora di più l’asticella. A ottobre

è uscito il suo primo romanzo dal titolo

Les gens qui rêvent, edito da Grasset.

Un giovane ciclista si allena sulle strade

della campagna normanna. Il ciclismo

non è ancora la sua professione. Il Tour

de France è ancora una stella lontana.

A quindici anni si sta semplicemente

godendo il momento, la natura e il suo

respiro, che sta appena iniziando ad assestarsi.

Cinquant’anni prima, un contadino

contemplava le stelle in una sera

d’estate, sdraiato in un campo; il suo

cuore era pieno di sogni. Infine, nel XVI

secolo, uno studioso umanista, chino

sulla sua scrivania, è intento a cancellare

i manoscritti davanti al camino della

sua casa padronale. Tre personaggi. Tre

epoche. Tre destini. I secoli li separano,

ma lo stesso luogo li riunisce: la tenuta

di La Boderie, nella Suisse Normande,

uno scrigno di verde, dolcezza e innocenza.

Riusciranno a sfuggire al rumore

del mondo e a ritrovare la strada

delle loro prime illusioni?

Gabriele Brunetti, Alberto Ferraris

Salite d’Italia. Le 100 scalate in bici

da fare almeno una volta nella vita

Ediciclo

Una chicca per chi ama pedalare: la prima

classifica delle 100 più belle salite

italiane, quelle che ogni ciclista

non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Dalle

salite più iconiche, come lo Stelvio o il

Giau, a quelle con più dislivello come il

Blockhaus (+2039 m) o Campo Imperatore

(+1917 m), da quelle con le pendenze

massime più alte, come il Muro

di Sormano (27%) o il Muro dei Matti

(28%), alle salite più lunghe come il

Campo Imperatore (45,8 km) o il Giogo

della Bala (38,6 km)… Si tratta di una

guida turistica e sportiva di 272 pagine

con tanto di cartina “parlante” che

aiuta a individuare il versante migliore,

nonché la descrizione dei luoghi da visitare.

Sergio Giuntini

Vincenzo Torriani e l’Italia del Giro

Prospero Editore

Ci voleva uno storico di professione, Sergio

Giuntini, per raccontare Vincenzo

Torriani, il “patron del Giro”: 398 pagine

che inquadrano lo scenario e l’ambiente.

“Lo sport spesso – come scrive Claudio

Gregori nella frase riportata nella

controcopertina – dà alla lettura della

nostra storia una nuova dimensione”. Attraverso

le vicende raccontate e presentate

nella sua concatenazione, l’autore

ci sorprende con una lettura rigorosa dei

fatti. Attraverso le vicende del novatese

Torriani si leggono in filigrana i fatti storici

e sportivi del nostro Paese.

Tiziano Passera

Piemonte in bicicletta

Editrice Tipografica

Baima-Ronchetti & C

C’è Ganna, ma anche Bertolazzo; Coppi,

come pure Barisone. Un giornalista

di lungo corso, Tiziano Passera, scrive

la storia del ciclismo subalpino attraverso

i profili di 130 corridori, non tutti

di primissima fascia. L’autore dimostra

rispetto per la fatica riportando, per

ognuno, date, vittorie, piazzamenti. Ad

introdurre l’opera la prefazione di Italo

Zilioli, piemontese doc, buon corridore

degli anni ’70.

Paolo Carosini

Raggi di design. Biciclette

tra ingegno arte e innovazione

Ediciclo

Con i libri della Ediciclo di solito si va sul

sicuro. Editore nato dalla passione per

l’andare in bicicletta (non ditelo a Vittorio

Feltri) sforna chicche indirizzate ai

cultori della bici. Raggi di design, di Paolo

Carosini raffinato collezionista, intende

raccontarne l’evoluzione nell’ultimo

secolo, attraverso la descrizione dei

modelli più “iconici” per i materiali usati,

per la bellezza estetica, per l’applicazione

di nuove tecniche, per le emozioni

legate alle imprese di indimenticabili

campioni.

La ricerca di questi aspetti ha condotto

l’Autore a riunire nella “Carosini Collection”

ben 200 esemplari, fra cui ha

selezionato i 50 modelli contenuti nel

libro. Questi sono illustrati con foto che

ne esaltano la bellezza, e descritti nel

dettaglio. Troverete per ogni bicicletta:

la storia del marchio, le curiosità, l’innovazione

nel design, l’ingegno di inventori

visionari, i successi sportivi e la ricerca

di nuove soluzioni tecnologiche. Alcuni

di questi modelli sono esposti nei più

importanti musei internazionali di arte

moderna.


MITI

in punta di sellino 17

1925, l’anno del trombettiere di Cittiglio

Cent’anni fa, con la vittoria del Giro d’Italia, iniziò l’ascesa di Alfredo Binda.

Il suo palmarés lo colloca fra i migliori di tutte le epoche: tre Mondiali, Cinque Giri,

altrettanti Lombardia e due Sanremo

Domenica 7 giugno 1925 Alfredo Binda

si aggiudicò la tredicesima edizione del

Giro d’Italia. Celebreremo perciò tra pochi

mesi il centenario della prima importante

vittoria del trombettiere di Cittiglio

(Stì in dialetto locale), piccolo paese

incuneato tra le valli e i contrafforti delle

Prealpi varesine. Da ragazzo Alfredo

imparò le arti della bicicletta e della

cornetta (mutuando dalla famiglia

la passione per la musica). Ma presto la

sua vita prese delle pieghe imprevedibili,

che lo avrebbero portato a insediarsi

tra i grandissimi della storia del ciclismo.

Cinque Giri, tre mondiali, cinque Lombardia

e due Sanremo: negli anni delle

corse non ebbe rivali. Una volta appesa

la bici al chiodo, da ct della nazionale

ottenne affermazioni a ripetizione con

Coppi e Bartali e tanti altri campioni. E

infine fu dirigente sportivo a livello internazionale…

È impossibile ridurre in poche

righe il personaggio Binda. Quanto

al ciclista, basti l’episodio che il giornalista

Mario Fossati soleva raccontare: «Un

giorno in Toscana, nel corso di un simposio

affollato e tumultuante, bene lavorato

dal vino, Eberardo Pavesi, che ha soppesato

miliardi di pedalate, fino all’epoca

di Coppi, Bartali, Magni e ancora più giù,

che ha conosciuto Merckx, richiesto d’una

precisa opinione, di una valutazione decisa

dei giganti della strada, si laverà le mani,

dichiarando che i confronti tra le varie

generazioni non erano e non sono ciclisticamente

possibili. E poiché io l’avevo aggredito,

pretendendo un giudizio, Pavesi

mi aveva sussurrato: ‘Fossati, zitto, altrimenti

la prima fischiata è nostra: il migliore

l’era il Binda’». Eberardo Pavesi,

corridore dei tempi eroici, per 45 anni è

stato direttore sportivo della Legnano, la

squadra che a lungo ha rivaleggiato per

il primato con la Bianchi. Soprannominato

l’avucatt per la facondia, Pavesi era

stato lo scopritore di Binda, che si era affacciato

alle corse italiane il 3 novembre

1924 al Giro di Lombardia, attirato dal

premio di 500 lire per il vincitore del traguardo

parziale del Ghisallo.

Gli esordi in Costa Azzurra

In precedenza, Alfredo aveva corso in Costa

Azzurra, dove a diciassette anni era

emigrato per fare lo stuccatore alle dipendenze

dell’impresa di uno zio. Era

partito con Primo, il maggiore dei maschi

dei quattordici fratelli Binda, e grazie

a lui aveva conosciuto il passatempo

della bicicletta, da praticare dopo le dieci

ore quotidiane del cantiere (facile a dirsi).

Il giovane Alfredo non ci mise molto

a farsi conoscere per l’agilità di pedalata

e le prestazioni fuori dal comune. E vinse

già nella corsa del debutto, affermazione

che non ha documentazione ufficiale

perché il giovane italien venne squalificato

non avendo risposto all’appello della

partenza. Da lì in poi fu una inarrestabile

serie di successi, culminati il 4 marzo

del 1923 con la vittoria più imprevista e

clamorosa. Nella Nizza-Mont Chauve

Binda prevalse infatti su tutti i campioni

francesi, ma soprattutto sul Campionissimo

dell’epoca, nientemeno che Costante

Girardengo. Scrisse un giornale transalpino:

Le pussin a battu les aigles (il

pulcino ha battuto le aquile). Così le antenne

di Pavesi cominciarono a recepire

segnali interessanti provenienti dalla

Francia: era scoccata la scintilla di una

stima che in vista del 1925 verrà formalizzata

con la firma del campioncino per

la Legnano. All’inizio del nuovo anno

Binda non fu particolarmente fortunato,

ma venne schierato al Giro con libertà

d’azione. I favoriti erano Girardengo e

Brunero. Tra i giornalisti solo Carlo Bergoglio

(detto Carlin), che aveva deciso di

seguire la corsa in viaggio di nozze, scrisse

che anche Binda avrebbe potuto recitare

la parte del favorito. Spinto dal vento favorevole

dei pronostici, il “Gira” cominciò

subito alla grande vincendo due tappe su

quattro. Alla quinta però, la Roma-Napoli,

si scatenò Binda, che staccò il rivale

(vittima di una foratura) e guadagnò i cinque

minuti che risultarono determinanti

fino all’ultima tappa. “Gira” avrebbe vinto

altre quattro tappe, senza però riuscire a

recuperare il tempo perduto.

La passione per la musica

A Napoli, sul prato dell’Arenaccia, Binda

chiese a un musicante la tromba e

per esprimere tutta la sua gioia eseguì

un’aria imparata a Nizza: Retraite aux

flambeaux. Al termine del Giro il giovane

campione poté vantare uno strano

record: fu l’unico corridore a non forare

nemmeno una volta. «Per forza» disse

«montai delle Pirellone da 500 grammi,

come avrebbero potuto tagliarsi?».

Scrisse Bruno Roghi: “La fata benigna

che protegge i campioni gli spolvera i sassi

con il suo magico piumino di cipria”. In

quei giorni Binda si rivelò come un corridore

dallo stile impeccabile (nacque

per lui l’espressione “pedalata rotonda”)

e dalla grande visione strategica combinata

con tanta prudenza. Iniziò così un

dominio assoluto che si sarebbe ripetuto

per anni nelle varie corse e soprattutto

al Giro d’Italia, dalla cui edizione del

1930 il cittigliese sarà addirittura escluso,

dietro pingue rimborso, per evitare che

la sua presenza e la sua scontata vittoria

potessero togliere interesse alla competizione.

Oggi le imprese di Alfredo Binda

sono celebrate nel piccolo museo che a

Cittiglio raccoglie biciclette, trofei, cimeli

vari e documenti di una carriera inimitabile

(per visitarlo rivolgersi con una telefonata

al Comune). Lui, prima di smettere

di pedalare, pensò bene di dare vita

anche a una società sportiva che prese il

suo nome. È la “Alfredo Binda”, che organizza

la Tre Valli Varesine e tante belle

corse del calendario giovanile. Il suo

presidente, Renzo Oldani, artefice dei

Mondiali a Varese nel 2008, nel 2024 ha

compiuto i vent’anni da timoniere. Altra

ricorrenza da celebrare in un anno nel

segno di Binda.

Paolo Costa


18

in punta di sellino

APPUNTAMENTI

La prima Vuelta del Piemonte

Il calendario delle grandi corse a tappe riserva delle sorprese per il 2025. Ancora

incerta la partenza del Giro d’Italia dall’Albania, probabile l’omaggio alla Città

del Vaticano in occasione del Giubileo. Il Giro di Spagna partirà da Venaria Reale

Per il ciclismo sarà una stagione sicuramente

spettacolare perché si annunciano

grandi sfide, in particolare quella fra

Pogačar e Vingegaard, che dovrebbero

riproporre il loro grande duello al Tour

de France. Il calendario delle grandi

corse a tappe inizierà come da tradizione

con l’appuntamento al Giro d’Italia.

La presentazione della corsa, evento che

inizialmente si sarebbe dovuto svolgere

il 12 novembre, si è però trasformato in

un vero e proprio giallo. Con un laconico

comunicato gli organizzatori hanno annunciato

che la manifestazione sarebbe

stata rimandata a data da destinarsi. In

dubbio la partenza dall’Albania, dove

erano in programma tre frazioni. Di sicuro

l’arrivo, il 1° giugno, dopo tre settimane

di corsa, sarà nella Capitale, anche

perché il 2025 è anno giubilare. L’ultima

frazione potrebbe addirittura partire

dalla Città del Vaticano; ma ancora

una volta, in attesa di conferme ufficiali,

siamo nel giallo, giallo Vaticano.

Quest’anno il Tour de France torna alla

tradizione: nessuno sconfinamento, partenza

da Lille, il 5 luglio, gran passerella

finale a Parigi il 27 luglio: due cronometro

di cui una di montagna a Peyragudes,

sette arrivi in salita, tappe mosse

e vallonate, spettacolo assicurato. Nel

complesso è un Tour equilibrato; duro,

ma non durissimo. Dopo undici anni torna

l’arrivo al Mont Ventoux, allora vinse

Chris Froome.

Moltissimi gli omaggi: a Jacques Anquetil

a Rouen, la sua città natale, durante

la quarta giornata della corsa, a

Bernard Hinault nella sua “tana” a Yffiniac

nella settima tappa, e ancora a

Louison Bobet alla partenza da Saint-

Méen-le-Grand il giorno successivo per

il centenario della sua nascita. La Grande

Boucle omaggerà anche Jean Robic

(testa di vetro), Laurent Fignon (il professore)

che vinse due volte sul traguardo

finale degli Champs-Elysées dove la prima

maglia gialla fu Bernard Thévenet

esattamente 50 anni fa. La corsa offrirà

opportunità a corridori dalle caratteristiche

differenti, ma il clou dello spettacolo

sarà la riproposizione del duello Pogačar

- Vingegaard. Il primo, per nulla

sazio di vittorie dopo un 2024 da incorniciare,

parte con i favori del pronostico.

Vedremo, come direbbe Gianni Bugno.

Tanta salita in Africa

I Mondiali di ciclismo su strada

quest’anno si svolgeranno in Ruanda,

su uno dei tracciati più duri della storia

con 5.475 metri di dislivello. La gara maschile

élite si terrà a Kigali, a 1.400 metri

sul livello del mare, sarà lunga 267,5

chilometri e attraverserà il Monte Kigali

e il Mur de Kigali. Si dovranno compiere

15 giri di un circuito diviso in due

tappe per concludere sul pavé gli ultimi

due chilometri. Le caratteristiche del percorso

portano a dire che Pogačar avrà

AL TOUR LA SFIDA VOLLERING-NIEWIADOMA

Il Tour de France Femmes 2025

e in programma dal 26 luglio al 3

agosto. La terza nuova edizione della

corsa targata ASO partirà dalla

Bretagna, a Vannes, per concludersi

nelle Alpi, a Chatel, al termine

di 1.165 chilometri e un dislivello

complessivo di 17.240 metri. Attesa

protagonista sarà Demi Vollering

che da quest’anno corre con la

maglia della FDJ – Suez e che nella

scorsa stagione ha perso il Tour dalla

polacca Kasia Niewiadoma per

soli quattro secondi.

Mont Ventoux.

la possibilità di vincere di nuovo la maglia

iridata, Vingegaard permettendo.

Il Mondiale del ciclismo 2025 in Ruanda

è solo l’ultimo capitolo della rinascita di

una nazione capace di risorgere dopo i

drammatici fatti a metà degli anni ’90, il

massacro fratricida fra le due etnie, Hutu

e Tutsi, che dilaniò il Paese. Da alcuni

anni è avviato un nuovo percorso in

cui lo sport è considerato uno dei componenti

fondamentali di questo progresso.

A Kigali, per esempio, è stato costruito

uno splendido palazzo dello sport che

recentemente ha ospitato i campionati

continentali di pallavolo. E anche in

altre discipline, come il basket, il Paese

ha assunto iniziative significative come

la creazione della Bal, un campionato a

dodici squadre, sponsorizzata da aziende

importanti.

Demi Vollering.

Da Venaria Reale alla Spagna

L’Italia sarà protagonista della terza

grande corsa a tappe, ovvero il Giro

di Spagna. La Vuelta a España 2025

avrà inizio infatti dal Piemonte. La prima

tappa del grande giro spagnolo, secondo

le indiscrezioni, partirà il 23 agosto

dalla reggia di Venaria Reale per

concludersi molto probabilmente in volata

sulle strade di Novara. La seconda

frazione dovrebbe invece essere più mossa

e dal profilo collinare, con partenza da

Cherasco e arrivo ad Alba. Il primo arrivo

in salita dovrebbe essere già alla terza

tappa che, dopo il via da San Maurizio

Canavese, arriverà sulle montagne

nei dintorni di Ceres. La quarta tappa,

quella che segnerà poi il definitivo passaggio

della corsa in Francia in direzione

Spagna, potrebbe invece partire da

Bussoleno.

Reggia di Venaria Reale.


BUONE NOTIZIE

in punta di sellino 19

I SuperEroici che hanno fatto l’impresa

Ecco un progetto importante per favorire l’inclusione attraverso la pratica del ciclismo,

non solo quello amatoriale. Un’idea “visionaria”, ma percorribile che ha iniziato

a pedalare sulle strade bianche dell’Eroica di Gaiole in Chianti

Già eroi è tanta roba, figuriamoci

SuperEroici! L’Eroica di Gaiole

in Chianti, la classicissima per

i pedalatori vintage che si è svolta

quest’anno tra il 5 e il 6 ottobre,

ha accolto trentasette persone tra

giovani con disabilità intellettive,

relazionali o fisiche, preparatori

atletici e volontari, che hanno

partecipato con entusiasmo alla

storica manifestazione, abbattendo

ogni tipo di barriera. Il fine settimana

più atteso per i “SuperEroici”

della Fondazione Allianz UMANA

MENTE è stato un successo.

“L’Eroica”, nata a Gaiole in Chianti,

in provincia di Siena, ha avuto origine

nel 1997 con un gruppo di 92

ciclisti che, per la prima volta, hanno

deciso di cimentarsi in un percorso

unico sulle strade bianche

toscane con biciclette e abbigliamento

d’epoca con la missione di rievocare il

ciclismo storico. Da allora, l’evento è diventato

un appuntamento imperdibile

per migliaia di appassionati, che durante

la prima domenica di ottobre di ogni anno

si ritrovano per ripetere questa straordinaria

esperienza ciclistica.

L’edizione 2024 ha proposto cinque percorsi,

dal più breve di 46 km, al più lungo

di 208 km, attirando ciclisti da ogni

parte del mondo.

Tra i protagonisti, i ciclisti del progetto

“SuperEroica” si sono distinti per il loro

impegno, spirito di squadra e passione.

Dieci atleti con disabilità intellettivo-relazionali

e due atleti con disabilità fisiche

hanno partecipato alla storica corsa, dimostrando

che il ciclismo è uno sport

inclusivo, capace di abbattere le barriere

e valorizzare la diversità. Oltre agli atleti

con disabilità, per il team “SuperEroica”

hanno pedalato anche altre 25 persone,

tra preparatori atletici, atleti paralimpici,

un medico, i volontari e lo staff.

Domenica 6 ottobre, tutti i “SuperEroici”

hanno completato il percorso di 46 km,

mentre un gruppo più ristretto, il giorno

precedente, è riuscito ad affrontare lo sfidante

percorso “Medio – Crete Senesi”

da 135 km, con oltre 2.200 metri di dislivello.

Durante la strada, i ciclisti si sono potuti

ricaricare presso l’“Apesosta”, un punto

di ristoro organizzato da ragazzi con disabilità

e dai loro educatori a Borgo San

Felice - Relais & Châteaux e azienda vinicola

di proprietà del Gruppo Allianz

- e gustare il miele prodotto dalle arnie

e altri prodotti biologici dell’Orto Felice,

un orto sociale progettato dalla Fondazione

Allianz UMANA MENTE, che

mette in sinergia ragazzi con disabilità,

offrendo loro un lavoro, e anziani del territorio

che insegnano le arti della coltivazione

della terra.

Il progetto

L’iniziativa “SuperEroica” è un progetto

di ciclismo sociale avviato dalla Fondazione

Allianz UMANA MENTE finalizzato

a permettere alle persone con disabilità

di prendere parte alla famosa manifestazione

ciclistica delle colline senesi.

La “SuperEroica”, fortemente voluta nel

2022 dal Direttore Generale di Allianz

S.p.A. e Presidente della Fondazione Allianz

UMANA MENTE, Maurizio Devescovi,

è realizzata grazie alla collaborazione

offerta dagli organizzatori de

l’“Eroica”, contribuendo a farla diventare

parte integrante della storica manifestazione

ciclistica al fine di valorizzarne

l’impegno sociale ed inclusivo.

In particolare, la Fondazione Allianz

UMANA MENTE coordina il Team dei

“SuperEroici”, supportandone gli allenamenti

e offrendo loro vitto e alloggio

durante le giornate della manifestazione

ciclistica.

Giancarlo Brocci, ideatore de L’Eroica,

quest’anno ha accolto i “SuperEroici”

al traguardo della 46Km e, dopo un

ringraziamento speciale alla Fondazione

Allianz UMANA MENTE, ha ricordato

che tutto è partito da Piergiorgio Pizzo,

un ragazzo con disabilità dell’Orto Felice,

che anni fa ha esternato alla Fondazione

la sua passione per il ciclismo ed è così

che il progetto “SuperEroica” ha preso

vita. Nel 2024 i “SuperEroici” hanno

potuto contare sul sostegno di Roberto

Lencioni, in arte “Carube”, considerato

uno dei migliori meccanici del ciclismo

professionistico italiano, nonché storico

meccanico di Cipollini, che ha fornito

alcune delle biciclette dei “SuperEroici” e

ne ha curato la supervisione tecnica prima

della gara.

Anche Cicli Drali Milano

al fianco dei SuperEroici

Un altro prezioso supporto è stato dato

da Robert Carrara e Andrea Camerana

di Cicli Drali Milano con la fornitura al

gruppo di altre biciclette e divise, oltre alla

loro partecipazione attiva, pedalando

fianco a fianco con i “SuperEroici”.

Tra i membri del Team “SuperEroica”

2024 spiccano nomi importanti come

Fabio Triboli, medaglia d’oro nel paraciclismo

ai Giochi Paralimpici di Pechino

2008, e Silvia Epis, Direttore Tecnico della

Nazionale Giovanile della Federazione

Ciclistica Italiana.

Infine, grazie all’esperienza maturata

nell’iniziativa “SuperEroica” e al dialogo

avviato dalla Fondazione Allianz UMA-

NA MENTE con la Federazione Ciclistica

Italiana e la Federazione Italiana

Sport Paralimpici degli Intellettivo

Relazionali, quest’anno ha preso avvio

il nuovo progetto “Campionati Italiani

FCI-FISDIR FAUMCUP”, la prima competizione

agonistica ciclistica in Italia per

persone con disabilità intellettivo-relazionali,

che possono così praticare il ciclismo

a livello agonistico e avere una loro

competizione ufficiale.

Supplemento a NordMilano24

N. 6 - Dicembre 2024

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via Canzio 11, 2092 Cinisello Balsamo (MI)

Testi: Angelo De Lorenzi e Paolo Costa

Grafica e impaginazione: Yurij Pezzini

Stampa: La Tipografia - Buccinasco (Mi)

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Immagini: Angelo De Lorenzi (pag. 6, pag. 7, pag. 9, pag. 14), A.S.O. (pag. 18), Carlo Bassignani

(in copertina immagine Pogačar, pag. 7), Cicli Mbm (pag. 11), Fondazione Allianz Umana (pag.

14), Guerciotti (pag. 11), Franco Brambillasca (pag. 4), Lucia Bergo (pag. 8, in alto), Merida (pag.

10, pag. 11), Officine Cordaro (pag. 15), Santa Cruz (pag. 10, pag. 11), Strali (pag. 10) Trek (pag. 10

e copertina), Turbolento (pag. 8), Ufficio stampa Alta Badia (immagine di copertina e pag. 2), VF

Group – Bardiani CSF – Faizanè (pag. 9 le prime due immagini), Wikipedia (pag. 4, pag. 17).


20

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12 DICEMBRE

ore 21 Via Conservatorio 12

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Come una specie di sorriso

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poeti del cantautorato italiano, offerto da un amatissimo artista insieme al suo

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(esclusi diritti di prevendita)

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