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Dracula - Le storie mostruose

Il Conte Dracula ne è convinto: la sua fine è vicina. Un fine settimana da solo con i tre nipotini… Come farà a sopravvivere? I tre piccoli trovano un vecchio album di foto e, improvvisamente, nonno Dracula diventa ganzissimo! Solo lui infatti sa che l’enorme yeti è in realtà una lei e sogna di fare la ballerina, che il migliore batterista di tutti i tempi era un lupo mannaro e che una volta un mostro marino infranse un record di nuoto alle Olimpiadi...

Il Conte Dracula ne è convinto: la sua fine è vicina. Un fine settimana da solo con i tre nipotini… Come farà a sopravvivere?
I tre piccoli trovano un vecchio album di foto e, improvvisamente, nonno Dracula diventa ganzissimo! Solo lui infatti sa che l’enorme yeti è in realtà una lei e sogna di fare la ballerina, che il migliore batterista di tutti i tempi era un lupo mannaro e che una volta un mostro marino infranse un record di nuoto alle Olimpiadi...

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© 2020 Coppenrath Verlag GmbH & Co.

© 2021 by

è un marchio

Via Jucker, 28 - Legnano (MI) - Italia

Testo: Jochen Till

Illustrazioni: Wiebke Rauers

Titolo originale: Memento Monstrum

Traduzione dal tedesco di Michela Guardigli

Tutti i diritti sono riservati - Stampato in Turchia


Jochen Till

Ideato e illustrato da Wiebke Rauers


irsi addio è difficile. Ma mai, in tutti i miei 589 anni di

vita, è stato così difficile come oggi. Sono sopravvissuto

a innumerevoli guerre senza riportare alcuna ferita,

i disastri naturali non mi hanno colpito, gli incendi mi hanno

semplicemente sfiorato, persino i numerosi tentativi di assassinio

dell’insidioso Van Helsing sono andati a vuoto. Eppure, chissà

se riuscirò a superare i giorni a venire tutto intero. Come posso

riuscirci senza di lei? Forse un ultimo sguardo implorante dai miei

occhi iniettati di sangue potrebbe convincerla?

Non andare, Selena! Ho bisogno di te! Sono perso senza di te!

«Oh, bacherozzolo, non guardarmi così», dice. «Non è mica la

fine del mondo. Starò via solo due giorni.»

Solo due giorni. Non sono solo due giorni. Normalmente non avrei

problemi a stare senza di lei per due giorni. Passerei tutto il tempo

a poltrire, ad ascoltare vecchi dischi ad alto volume o a guardare i

miei film preferiti mentre mi spazzolo secchiate di gelato all’arancia

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rossa fino a star male. Ma per i prossimi due giorni temo proprio

che non potrò fare nulla di tutto ciò. Anche se sarò senza la mia

amata moglie Selena, infatti, non sarò solo. Perché ci saranno

loro. Per due giorni interi. Non-stop. Non riesco ancora a crederci.

Perché ha deciso di farmi questo? Perché mi lascia così, in balia di

questi... mostri?

«Eh eh», Aima fa una risatina. «Credo che il nonno abbia paura

di voi, ragazzi.»

Fantastico. Ora anche mia figlia mi pugnala alle spalle. Ma non

dovrei essere sorpreso, dopo tutto, è stata lei a cacciarmi in questo

guaio. Tra tutte le cose che poteva regalare alla madre per il suo 400°

compleanno... un weekend di benessere a Parigi con soggiorno nelle

catacombe! Senza chiedermelo! Poi decide anche che devo badare a

questi tre bulletti. E non posso neanche chiuderli in cantina, non è

una buona pratica educativa, dice Aima.

«È vero, nonno?» chiede Rubina, la più piccola, guardandomi con

gli occhi spalancati. «Hai paura di noi?»

«Ma no!», dice Malia, sua sorella. «Il nonno non ha paura di

niente. Tranne che della luce del sole.»

«E delle responsabilità», aggiunge Selena. «Giusto, blattino

mio? Sei solo preoccupato perché non sei mai stato da solo con tre

bambini.»

No. È molto peggio di così. Non sono mai stato solo neanche con

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un bambino. Selena si è sempre occupata di tutto. Non so nulla

di bambini. Non so come nutrirli. O con cosa. O quando devono

lavarsi i denti e per quanto tempo. O quando mandarli a dormire.

Tutto quello che so è che non possono assolutamente uscire durante

il giorno. Ma cosa succede se ne perdo di vista uno? O tutti e tre?

I bambini fanno sempre stupidaggini e non ascoltano gli adulti.

E se, per puro spirito d’avventura, aprissero qualche porta che dà

sull’esterno? La madre troverebbe un mucchietto di cenere al suo

ritorno. E sarebbe colpa mia. In realtà è di questo che ho paura.

«Ma», dico io, «e se mi distraggo per un minuto e loro muoiono?»

«Oh, scarafaggino, ne abbiamo già parlato.» Selena prende la

valigia. «Cosa dovrebbe succedere? Siamo vampiri. Niente può

ucciderci tanto facilmente. Tutto quello che devi fare è metterli

nelle loro bare entro l′alba, ho già preparato tutto nella cripta dei

bambini. Ho messo delle sveglie in tutta la casa per ricordartelo. E

c′è abbastanza sangue surrogato in frigo per una settimana, quindi

non morirete neanche di fame.»

«Ma...», dico con un sospiro. «Perché non può occuparsene

Cassidy?»

È una domanda sensata, no? I doveri di un padre vengono

prima dei doveri di un nonno. I nonni in realtà non hanno alcuna

responsabilità, è questo il bello di essere nonni. Purtroppo, non

funziona così quando la madre è a Parigi e il padre chissà dove.

Aima ha voluto innamorarsi di un vampiro attivista, costantemente

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in giro per il mondo a combattere per la sopravvivenza della nostra

specie.

«Papà è con quegli incompresi», dice la piccola Rubina. «Lì fa un

glucosio.»

«Si dice simposio», la corregge Malia.

«E non sta neanche con gli incompresi, sta con gli irlandesi,

tesoro», aggiunge Aima, poi si rivolge a me. «C’è un congresso

della Società Vampiristica a Dublino sull’efficacia

della protezione solare. Te l’ho già detto al telefono

la settimana scorsa, papà!»

Davvero? Non me lo ricordo. Mi succede

spesso ultimamente. Qualche sera fa ho

deciso di far ripartire le mie ali marce

per la prima volta dopo settimane con

un piccolo volo sulle montagne,

ma ho dimenticato i pantaloni.

Fortunatamente non mi ha visto

nessuno!

«Ho notato che tuo padre è un

po′ smemorato

ultimamente»,

dice Selena. «Si

sta avvicinando ai 600,

dopo tutto.»

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«Proprio per niente!», replico. «Ne mancano ancora undici. E

sono ancora in forma come lo ero a 200 anni. Come minimo.»

«Bene, allora riuscirai facilmente a tenere a bada tre bambini per

due giorni», dice Selena, facendomi l′occhiolino.

«Ti aiuterà Spillo», dice Aima. «È già grandicello. Non è vero,

Spillo?»

Mio nipote non risponde. Non stava ascoltando. Perché continua

a fissare il telefono e picchiettare sullo schermo.

«Spillo?», lo incalza sua madre. «Mi hai sentito? Aiuterai il nonno

a prendersi cura delle tue sorelle. Siamo d’accordo?»

«Ah ah, questa è buona, mamma!» dice Malia ridendo. «Quel

tonto potrebbe accorgersi di noi solo se entrassimo nel suo gioco. E

anche così, probabilmente ci sparerebbe per sbaglio!»

«Tonta sarai tu», replica Spillo senza alzare lo sguardo dal telefono.

«C′è il wifi qui? Ho davvero bisogno di scaricare più proiettili

d′argento o non acciufferò mai tutti quegli stupidi lupi mannari.»

«Perché i lupi mannari sono stupidi?», vuole sapere Rubina. «Non

sono stati attenti a scuola?»

«Non lo so», brontola Spillo. «Sono i nostri nemici e i nemici sono

stupidi. Ecco perché sparo a tutti.»

«Non puoi staccarti da quel videogioco per un minuto?», geme

Aima, infastidita. «Se continui così, diventerai stupido anche tu.

Metti via il telefono. Subito!»

«Ma, mamma, sto per finire il livello!» protesta Spillo.

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«Subito, ho detto!», grida Aima. «Puoi continuare a giocare più

tardi. Ma solo se il nonno te lo permette. E il nonno non è un grande

fan di questo genere di cose. Quindi sbarazzati di quel coso!»

«Ok, ok, lo spengo», brontola Spillo, infilandosi il telefono nella

tasca posteriore.

«Molto bene», dice Aima. «Ora venite a salutarmi e datemi tutti

un grande abbraccio, dolci scoiattolini volanti.»

Le ragazze si appendono al collo della madre e le baciano le guance,

ma con Spillo non è così semplice e Aima deve tirarlo un po’ a sé.

«Fate i bravi», dice lei. «Dormite due volte e sarò già tornata.»

«Giusto», dice Selena con un sorriso, abbracciandomi anche lei.

«Dormi solo due volte e sarò già tornata, mio tignolino.»

«Molto divertente», brontolo.

«Sopravviverai», dice, dandomi un bacio. «E anche i bambini.»

Sì, probabilmente. Solo che non so ancora come.

Io e i bambini accompagniamo Aima e Selena fuori, salutando il

cielo notturno finché non sono fuori dalla nostra vista. Poi resto

solo con i miei nipoti.

«Quindi? Cosa facciamo adesso?», chiedo. «Avete già fatto la

colazione serale?»

«Sì», risponde Malia. «La mamma ci ha preparato dei panini al

sanguinaccio in più per il viaggio.»

«Però ho fame», dice Rubina. «Posso avere un lecca-lecca?»

«Un lecca-lecca non calma per niente la fame», dico con un

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sorriso. «Un lecca-lecca è solo qualcosa da piluccare.»

«Allora voglio qualcosa da piluccare!» Rubina mi guarda con i

suoi grandi occhi a palla. «Lecca-lecca!»

«E va bene», dico io. «Quale gruppo sanguigno ti piace di più?»

«B!» risponde Rubina. «Sono i più gustosi!»

«D'accordissimo!!» Annuisco. «Sono anche i miei preferiti.

Qualcun altro?»

«A, per favore», dice Malia. «B è troppo dolce per me.»

«Spillo?» Guardo il più grande.

È già di nuovo assorbito dal suo telefono e non risponde alla

domanda.

«Spillo?» lo chiamo. «Vuoi anche tu un lecca-lecca?»

«Cosa? Uh... sì, volentieri», borbotta distrattamente. «B, per

favore.»

«Quindi sarebbero due B e un A per voi. E un B per me.» «Ora

devo solo capire dov’è che la nonna ha nascosto i lecca-lecca. Non

vuole che faccia molti spuntini per evitare che i miei livelli ematici

salgano troppo. E dovrei anche stare attento al mio peso in volo.

Come se un lecca-lecca fosse pesante! Ma non preoccupatevi, ormai

conosco quasi tutti i suoi nascondigli. Ci vediamo in biblioteca tra

un minuto. Conoscete la strada?»

«Sì», risponde Malia. «È il mio posto preferito qui al castello. Ci

sono tanti bei libri.»

«Io non so ancora leggere, però», sospira Rubina.

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«Non importa», dice Malia. «Posso leggerti io qualcosa.»

«Evviva!» esulta Rubina. «Mi piace quando mi leggi i libri ad alta

voce!»

«Lo so.» Malia ride.

«Spillo, per favore, vai con le tue sorelle», dico. «Voglio che

restiate insieme. Il castello è così grande che perfino io mi ci perdo

a volte.»

«Ok», dice Spillo, e si incammina senza alzare lo sguardo dal

telefono.

Quando arriva alle scale, inciampa sul primo gradino e riesce ad

aggrapparsi alla ringhiera appena prima di cadere.

«Accidenti!», impreca. «Ora quello stupido lupo mannaro mi è

sfuggito!»

La strada per arrivare al piano di sotto fino alla cucina è lunga.

Selena ha ragione quando dice che il castello è troppo grande per noi.

E troppo vecchio. E troppo costoso. Le sole spese di riscaldamento

invernali sono così alte che l’anno scorso Selena ha dovuto accettare

un lavoro come corriere aereo notturno. Ora usiamo soltanto l’ala

ovest dopo che il tetto ci è crollato sulla testa nell’ala est proprio

mentre stavamo bevendo il tè. Per fortuna è successo poco prima

dell’alba. Soltanto cinque minuti dopo e saremmo stati entrambi

fritti.

Dovremmo vendere il castello, ma non ne ho ancora avuto il

coraggio, sono troppo attaccato a questa vecchia stamberga.

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Arrivato in cucina, cerco sistematicamente la solita scorta di dolci

di Selena e finalmente trovo il bottino nel doppio fondo del cassetto

dell’argenteria. Ah, qui c’è tutto ciò che la mia pancia desidera:

biscotti, cioccolato, orsetti di gomma sanguigna e lecca-lecca. Metto

un po’ di tutto in un piatto grande, apro il frigorifero e mi rendo

conto ancora una volta che ho la moglie migliore del mondo: Selena

ha preparato una caraffa extra di tè freddo all’arancia rossa per noi.

Parto con un vassoio completamente carico di ogni delizia.

Quando arrivo in biblioteca, il vassoio quasi mi scivola dalle

mani per lo shock. Tutta la metà inferiore della mia libreria è

praticamente vuota. I libri sono sparsi sul pavimento e in mezzo

siedono le due ragazze, intente a metterli l’uno sull’altro.

«Che cosa... Che cosa state facendo?» chiedo

inorridito.

«È fantastico, vero, nonno?» dice Malia. «Ho

sempre voluto costruire una casa con i libri. E

tu ne hai così tanti!»

«Sì, una casa di libri!» esclama felice Rubina.

«Avrò una stanza tutta mia!»

Guardo Spillo, seduto sul divano a giocare

con il cellulare.

«Io l’avevo detto che era meglio chiedere

prima a te...», dice evitando di guardarmi.

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«Ma non mi ascoltano mai.»

«Più tardi metteremo tutto a posto», promette Malia.

«Sì», aggiunge Rubina. «Mi ricordo la posizione esatta di ogni

libro!»

«Ehm, ne sono felice.» Appoggio il vassoio per terra, tra le ragazze.

«Servitevi! Ma per favore fate attenzione a non macchiare i libri.»

Prendo due lecca-lecca dal piatto e mi siedo accanto a Spillo sul

divano.

«Tieni», dico porgendogli un lecca-lecca. «Volevi B, giusto?»

«Sì, grazie.» Spillo lo prende con la mano libera mentre continua

a digitare sul telefono con l′altra.

«Mmm, sono deliziosi, vero?» gli dico. Ma come risposta ottengo

solo un cenno assente.

«Quanto dura questo gioco?», chiedo.

«Tanto.»

«E bisogna uccidere dei licantropi?»

«Sì.»

«Hai mai incontrato un licantropo vero?»

Scuote la testa.

Mi rivolgo alle ragazze. Hanno quasi finito la loro casa di libri.

«Manca un tetto, però», noto. «Altrimenti non è una vera casa.»

«Per il tetto, avremmo bisogno di una tavola», dice Malia. «O di

libri più grandi.»

«Ce ne sono molti lassù.» Rubina indica il ripiano superiore di

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uno scaffale. «Ma non ci arriviamo. Puoi aiutarci, nonno? Non

sappiamo ancora volare.»

È vero, i bambini vampiri imparano a volare a 12 anni. Mi ricordo

di quando insegnavo ad Aima, dalla grande finestra all′ultimo

piano dell′ala ovest. Mi sembra ieri, eppure sono già passati più di

cinquant′anni.

«Qui dentro non riesco a volare neanche io», ammetto. «Negli

ultimi due anni ho avuto bisogno di un po′ di vento, altrimenti non

riesco a decollare. Ma in qualche modo ci arriveremo.»

Almeno lo spero. La scala è nella dispensa, in cucina, ma sono

troppo pigro per andarla a prendere. Così afferro una sedia e la

spingo contro lo scaffale.

«Non basta», osserva Malia, e purtroppo ha ragione: mi allungo e

mi stiro, ma manca ancora un bel po′.

«Devi mettere la sedia sul tavolo, nonno», dice Rubina.

Le ragazze mi aiutano a spostare il tavolo vicino allo scaffale e a

metterci sopra la sedia. Mi arrampico. Traballa tutto. Mi appoggio

su una gamba per mantenere l’equilibrio e allungo il braccio verso

l’alto. Prendo uno dei libri tra il pollice e l’indice e lo tiro con forza.

Si muove poco. Allora tiro più forte. Improvvisamente qualcosa

sobbalza, lo scaffale si abbassa leggermente in avanti, il libro scivola

verso di me e con esso tutti gli altri libri della fila superiore.

«Attenzione là sotto!», grido, proteggendomi la testa con le mani.

«Valanga di libri!»

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Attenzione!

Questo libro contiene le memorie

ragionevolmente vere del Conte Dracula.

Comprende numerose creature orribili: giganteschi

yeti, subdoli lupi mannari, viscidi mostri marini…

Meglio non leggerlo! Potreste imparare cose che non

sapevate su questi mostri… cose da far rizzare i capelli, che

fanno sembrare queste creature amichevoli, persino umane.

Ma seguite il mio consiglio! Riponete

questo libro finché siete in

tempo e scappate, prima di

cadere nelle sue grinfie!

I miei ossequi,

Van

Helsing

ISBN 978-88-474-6108-6

e 14,90

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