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Il mistero del lago nero

“Gente di ogni dove, preparatevi alla verità…” Mentre la piccola e intrepida Lucy Sladan continua a indagare sugli strani avvenimenti che si succedono a Sticky Pines, la sua piccola cittadina natale, il suo amico Milo Fisher trova qualcosa di misterioso in agguato nell’inquietante Lago Nero. Qualcosa di enorme e sconvolgente. Milo sa che questa mostruosa scoperta potrebbe aiutarlo a battere Lucy in quella che ormai è diventata una gara tra piccoli ma audaci detective! Ma non sa che Lucy si sta avvicinando a un mistero che si rivelerà ancor più spaventoso e avvincente!

“Gente di ogni dove, preparatevi alla verità…”
Mentre la piccola e intrepida Lucy Sladan continua a indagare sugli strani avvenimenti che si succedono a Sticky Pines, la sua piccola cittadina natale, il suo amico Milo Fisher trova qualcosa di misterioso in agguato nell’inquietante Lago Nero.
Qualcosa di enorme e sconvolgente. Milo sa che questa mostruosa scoperta potrebbe aiutarlo a battere Lucy in quella che ormai è diventata una gara tra piccoli ma audaci detective!
Ma non sa che Lucy si sta avvicinando a un mistero che si rivelerà ancor più spaventoso e avvincente!

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DOVE TUTTO

È MISTERO!


DOVE TUTTO

È MISTERO!


“Geniale”

Konnie Huq, conduttrice radiofonica e televisiva e autrice di Cookie and the Most

Annoying Boy in the World

“Ho letto Sticky Pines: Il mistero del Lago Nero in un giorno. Una volta aperto il

libro non sono più riuscita a chiuderlo.”

Julie Pike, autrice di The Last Spell Breather

“Libro della settimana: una divertentissima e intrigante serie di fantascienza con

un grande fascino.”

The South Wales Evening Post

“Dashe Roberts riesce a coniugare con grande intelligenza fenomeni paranormali,

teorie del complotto e creature misteriose in un libro caleidoscopico che si merita

di diventare un cult per i ragazzi dai 9 anni in su”

Armadillo Magazine

“Il libro più divertente che abbia letto quest’anno.”

Mr Ripleys Enchanted Books blog

“Sticky Pines: Il mistero del Lago Nero vi farà fare le ore piccole. È il libro perfetto

da leggere alla luce di una torcia sotto le coperte, dopo aver fatto finta di essere

andati a dormire.”

Louie Stowell, autrice di Un drago in biblioteca

“Perfetto per gli appassionati di Stranger Things! Un’avventura da brividi, con

colpi di scena e risate e dal ritmo travolgente.”

Aisling Fowler, autrice di Fireborn

“Mi sono innamorata di questo libro: ha una voce fresca e spassosa, davvero

spassosa. È il fantastico mistero di fantascienza che stavo aspettando e non vedo

l’ora di leggere il prossimo episodio della serie e quello successivo.”

Rashmi Sirdeshpande, autrice di How To Be Extraordinary


© 2020 by Nosy Crow Ltd

© 2021 by

è un marchio

Via Jucker, 28 - Legnano (MI) - Italia

© 2020 Dashe Roberts per i testi

© 2020 Bill Bragg per le illustrazioni di copertina e interni

Titolo originale: The Thing at Black Hole Lake

Traduzione dall'inglese di Gioia Sartori

Tutti i diritti sono riservati

Stampato in Croazia


CAPITOLO 1

Alla luce

dei fari

VVVVRUUUUM! Il padre di Milo Fisher

pigiò sull’acceleratore della macchina

sportiva blu cobalto, e lui si ritrovò incollato

allo schienale del sedile. Il rombo del motore

risuonò per tutte le Dentalia Mountains.

Il signor Fisher cambiò marcia e imboccò un

tornante a gran velocità, rompendo i lenzuoli

di nebbia che si levavano dal sottobosco

ricoperto di foglie color ruggine.

«Hai visto che tenuta di strada?» Mentre

sfrecciavano lungo la strada sterrata che si

snodava nel vasto terreno della New Co.

Fisher rivolse al figlio un sorriso smagliante.

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«Ti sei mai sentito così vivo?»

Milo deglutì. Mi chiedo come si sentirebbe

papà se vomitassi il succo d’ananas e le uova

in camicia nella sua ridicola macchina. «È

fantastico» disse, cercando di sembrare più

allegro che terrorizzato. Si aggrappò al bordo

del sedile mentre l’auto correva giù per la

ripida discesa.

Il signor Fisher aveva comprato una Aston

Martin per festeggiare il lancio dell’ultima

lucrosa iniziativa della sua società. Dopo

la catastrofe finita su tutti i giornali del

Newcralosio, un dolcificante a base di resina di

pini, Fisher stava dando una “svolta” alla New

Co. Milo sapeva solo che la nuova impresa

lo occupava giorno e notte: l’aveva persino

costretto a cancellare il viaggio a Vancouver

per una mostra di fotografia naturalistica a

cui Milo teneva moltissimo. Ma bisognava far

quadrare i conti.

Come premio di consolazione, Fisher aveva

svegliato il figlio prima dell’alba per un giro a

sorpresa sull’auto nuova fiammante. «Guidare

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una macchina di grossa cilindrata su una

strada in mezzo alla natura è più americano di

un’apple pie» disse Fisher facendo l’occhiolino.

Ma l’apple pie non è un dolce tipico inglese?

pensò Milo.

Guardò fuori dalla finestra. Al passaggio

della coupé uno stormo di corvi si alzò in volo

da un groviglio di rami secchi con un gran

baccano, disegnando un’onda di puntini neri

tra le nuvole rosa.

Se solo potessi volarmene via anch’io.

Il sole spuntò oltre il profilo frastagliato

delle montagne, illuminando il paesaggio

recentemente segnato dalla deforestazione.

La New Co. si espandeva sempre più nel

territorio Sticky Pines.

«Potresti andare un po’ più piano?» Milo

abbassò il finestrino. «Comincio ad avere la

nausea.»

Il signor Fisher rallentò. «Così va meglio?»

Milo rispose con un titubante pollice in su.

Quello era il primo momento “di qualità” che

lui e il padre passavano insieme da un mese

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a quella parte. A lui erano sempre piaciute

le gite, ma negli ultimi tempi le cose si erano

fatte un po’…complicate.

Ripensò agli strani eventi di alcune

settimane prima: una sostanza appiccicosa e

dorata, terribili bestie pelose e l’espressione

decisa di una ragazza con gli occhiali e i capelli

viola – un viso a cui negli ultimi giorni si era

sforzato di non pensare.

Il signor Fisher frenò bruscamente all’inizio

di un sentiero di montagna. «Credi che

possiamo farcela, amico?». Con una scintilla

negli occhi imboccò con l’auto la stradina

sterrata. Lui e Milo attraversarono i pini dagli

aghi blu, con i tronchi grigi su cui luccicava la

rarissima resina nera che aveva fatto la fortuna

della la New Co.

Sta facendo lo sbruffone o cosa? «Non

dovremmo rimanere sull’asfalto?». Milo infilò

le mani nelle tasche del suo bomber nero.

Il signor Fisher allungò la mano e gli arruffò

i capelli color sabbia. «Siamo in una proprietà

privata, ragazzo. Qui le regole non valgono.

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E poi», aggiunse, «la foresta non resterà qui

ancora per molto. Le stiamo dando l’ultimo

saluto, per così dire.»

Milo guardò la collina spelacchiata. «Devi

proprio abbatterli tutti?»

«Nulla è per sempre», rispose Fisher. «La

resina di Sticky Pines viene pagata a peso

d’oro. Può essere usata nell’edilizia, nella

medicina, nel settore tecnologico e in molti

altri campi. Che cos’è una manciata di alberi

in confronto a tutto questo?»

Fisher diede un’occhiata ai due orologi che

portava al polso. Uno era il suo solito Rolex di

platino, l’altro un orologio digitale nero che

aveva cominciato a indossare di recente. Non

indicava l’ora, ma mostrava una password

ad alta sicurezza che cambiava ogni trenta

secondi. Milo non sapeva a cosa servisse.

«Devi andare al lavoro tra poco, vero?» chiese

Milo.

«Sì, purtroppo.»

Va bene che non è riuscito a portarmi alla

mostra di fotografia, ma poteva almeno

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prendersi una mezza giornata libera. «Allora è

meglio che io vada a scuola.»

Milo sprofondò sul sedile. La scuola gli

sembrava un campo minato in quei giorni.

Aveva cominciato a portarsi il pranzo in

classe per non incontrare Lucy Sladan e Tex

Archipov, i suoi ex amici. Ma andava bene

così. Conosceva molte altre persone. Forse non

interessanti, cocciute o divertenti come Lucy

e Tex, ma molto più compatibili con i suoi

obiettivi e i suoi interessi. Persone “popolari”,

“sportive”, “alla moda”, che non smettevano

da un giorno all’altro di credere nei loro

presunti principi e non avevano tradito la sua

fiducia dopo il rischio che lui aveva corso per

loro.

«Ah, eccoci qui.» Il signor Fisher trascinò

l’auto lungo lo sterrato. «Abbiamo appena

completato i lavori per la strada.»

Oltrepassarono un gruppetto di felci viola

e proseguirono lungo la striscia d’asfalto

sull’orlo del promontorio che si tuffava nel

Lago Nero, il torbido e profondo cerchio

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d’acqua quasi perfetto e sempre velato di

nebbia al centro della Big Crater Valley.

«Sai una cosa?» disse Fisher, mentre

accelerava lungo la strada liscia. «Perché non

salti la scuola e non ti fai un giro qui intorno,

vicino al lago? Posso chiedere a Kaitlyn di

portare la moto d’acqua.»

«Fa freddo fuori» rispose Milo. «Sarebbe da

pazzi andare in acqua adesso.»

Sembrava una delle folli idee di Lucy. Milo

rise e si ricordò quella stramba ragazza che

correva impavida nei boschi, con i capelli viola

al vento, alle calcagna di un mostro. Ritornò

serio quando si ricordò dov’era finita quel

giorno: il pavimento freddo della fabbrica, la

mani di suo padre alla gola.

«Allora dimmi» proseguì il padre. «Cos’hai

intenzione di fare oggi?». Cambiò marcia e

sfrecciò su una curva pericolosamente vicina

allo strapiombo.

Milo fece una smorfia. «Portami a casa. Mi

guarderò un film o qualcosa del genere.»

«È più di un mese che te ne stai a casa tutto

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imbronciato» disse Fisher. «Non fa bene alla

salute.»

«C’è una festa di Halloween in città» disse

Milo. «Magari potresti portarmici stasera?»

«Devo lavorare fino a tardi.» Fisher strinse il

volante. «Può portarti la tua matrigna.»

«Capisco.» Milo incrociò le braccia sul petto.

Fisher si rivolse al figlio. «Ascolta» disse.

«Mi dispiace essere stato così impegnato negli

ultimi tempi, ma devi capire, è…»

BAM!

La macchina si scontrò con qualcosa di

grosso e ci fu un gran frastuono. Milo sentì

l’impatto vibrargli nelle ossa. L’auto perse il

controllo e sbandò verso il ciglio della strada,

mentre dal parabrezza si vedeva sempre più

cielo.

«Accidentaccio…» sbraitò Fisher mentre

cercava di governare l’automobile, ormai fuori

controllo.

Rotolarono nella foresta e poi, con un

orrendo CRASH la fiancata sbatté contro il

tronco di un albero. L’urlo di Milo fu attutito

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dagli airbag che lo circondavano.

Dal tetto dell’auto usciva fumo, e il motore

emetteva un inquietante scoppiettio.

Con un mugugno Fisher spense la macchina

e si slacciò la cintura. Girò il collo a destra e

a sinistra, ma sembrava non essersi fatto un

graffio.

A Milo girava la testa e sentiva il cuore

pulsare nei timpani. L’incidente era stato

improvviso, ma al tempo stesso gli sembrava

che tutto si fosse svolto al rallentatore. L’aria

puzzava di gomma bruciata e a lui sembrava di

avere una guancia rovente. Quando si mosse,

gli caddero sulle ginocchia i vetri infranti

del finestrino, come minuscole schegge di

ghiaccio.

«Tutto bene?» gli chiese il padre.

Ottima domanda. Milo armeggiò con lo

specchietto. Aveva metà del viso arrossata

per l’attrito con l’airbag, ma non sanguinava.

«Sto bene, credo.» Prese un gran respiro

per rallentare i battiti del cuore. «Che cos’è

successo?»

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Sulla faccia di Fisher si dipinse

un’espressione di terrore. «La Aston Martin.»

Sgattaiolò fuori per valutare il danno.

La portiera dal lato di Milo era bloccata

dal tronco di un albero sorprendentemente

robusto. Il ragazzo si fece strada tra gli airbag

afflosciati e uscì dal lato del guidatore.

Il signor Fisher si guardò intorno e si passò

le mani tra i folti capelli brizzolati. La piccola

automobile si era schiantata contro una solida

quercia. La ruota anteriore destra era scivolata

su una radice nodosa che usciva dall’asfalto

come un dito nocchiuto.

Milo si sgranchì la spalla destra, che gli

bruciava. «Ti sembra spacciata?»

«No.» Fisher aveva la mandibola serrata. «Si

ripara tutto, con un po’ di forza di volontà.»

Milo si spostò davanti al cofano. Il tetto era

tutto ammaccato. «Papà, con cosa ci siamo

scontrati?»

«Uno stupido cervo» borbottò Fisher. Si

accovacciò per esaminare le ruote. «È spuntato

fuori dal nulla.»

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«Hai investito un cervo?» chiese Milo,

sbalordito. «E dov’è?» Guardò la strada alla

ricerca dell’animale ferito, ma non vide nulla.

Che sia caduto nel burrone? Sentì un groppo in

gola.

«È stata quell’idiota di una bestia a colpire

noi» abbaiò Fisher.

«Te l’ho detto che andavi troppo veloce!»

Milo corse giù fino allo strapiombo e guardò

in basso, esaminando la ripida discesa fino alla

riva del lago. Dov’è finito? Il suo fiato nell’aria

fredda di ottobre era come un segnale di fumo.

Alla fine vide qualcosa. Laggiù, circa

cinquanta metri più in basso, un cervo

bianco era steso vicino a una roccia. All’inizio

sembrava immobile, ma poi Milo lo vide

alzare la testa.

«Ho visto il cervo» disse al padre. «È ferito,

ma è vivo!»

«Lascialo perdere» disse Fisher, mentre

armeggiava con il telefonino. «Gli animali

feriti sono pericolosi. Tanto non possiamo

farci niente.»

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Pensavo che tutto si riparasse, con un po’ di

forza di volontà. «Dobbiamo aiutarlo» insisté

Milo.

Con cautela scese lungo il terrapieno,

facendo scorrere rivoli di fango lungo l’argine.

Quando arrivò in fondo, si avvicinò al cervo.

Era molto più grande di quanto apparisse

dall’altro, aveva quasi la stazza di un cavallo.

Milo rimase colpito da quella bellezza insolita

e spettrale.

L’animale ansimava e aveva le zampe

anteriori piegate in modo innaturale. Sono

rotte. Mentre si avvicinava, Milo si rese conto

di quanto fossero imponenti le sue corna.

Avrebbero dovuto portare quella povera

creatura da un veterinario, ma come?

«Non ti farò del male» disse Milo, facendo

un passo avanti.

All’improvviso l’animale si rizzò sulle

zampe, sbuffando dalle narici dei fiotti di aria

calda nel vento gelido.

Milo indietreggiò e cadde sulla ghiaia.

L’immensa bestia fece un passo incerto verso

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di lui, con le ginocchia tremanti. Per un attimo

il ragazzo e il cervo si guardarono circospetti.

Poi Milo fece un sorriso. «Riesci a

camminare» disse. Il cervo inclinò la testa e un

raggio di sole si rifletté sulle sue corna d’avorio.

«Che cosa fai?» rimbombò la voce di Mr

Fisher. «Te l’ho detto: quell’animale è

pericoloso.»

Milo guardò il padre sulla strada. «Papà,

aspetta, così lo spaventi!»

Ma era troppo tardi: Fisher stava già

correndo giù per la discesa. «Vattene! VAI!»

gridava, agitando le braccia.

Terrorizzato, il cervo fece qualche passo

indietro e barcollò verso la riva del lago.

Il signor Fisher si avvicinò a Milo e lo aiutò

a rialzarsi. «Che è successo?» chiese. «Ti ha

aggredito?»

«No, sto bene.» Milo si voltò e vide l’animale

entrare in acqua. Oh no, i cervi non sanno

nuotare!

Padre e figlio guardarono la bestia nuotare

verso il centro del grande lago. Sembrava

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diretto a una piccola isola avvolta nebbia,

grande circa quanto la dépendance da otto

stanze della famiglia Fisher.

Quell’isola è troppo lontana. Milo ebbe una

fitta al cuore. Non ci arriverà mai!

I suoi timori erano giustificati. Un minuto

dopo il cervo apparve in difficoltà: la sua

testa continuava a entrare e uscire dall’acqua.

Faceva soltanto fatica a nuotare? A Milo

sembrò che qualcosa lo stesse trascinando a

picco…

Con le mani dietro la testa, Milo osservò

le magnifiche corna bianche dell’animale

scomparire all’improvviso negli abissi, senza

lasciare altro che una leggera increspatura

sulla superficie del lago.

Il cervo non riemerse.

Milo, che fino a quel momento aveva

trattenuto il fiato, fece un respiro. Non c’era

più niente da fare.

Il signor Fisher si schiarì la gola. «In ogni

caso non sarebbe sopravvissuto, figliolo» disse

in tono gentile. «È così che va il mondo. Sono

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cose che possono succedere.»

Ma è successo solo perché tu l’hai investito.

«Forse dovremmo fare una donazione a un

rifugio per animali in suo onore» disse Milo.

Fisher fece una risatina. «Certo.» Strinse a sé

il figlio. «Anch’io ero un po’ hippy alla tua età.

Non ti preoccupare, supererai questa fase.»

Gli diede una strizzata. «Siamo io e te ragazzo.

Noi due contro il mondo. Come sempre.»

«Già» rispose Milo. «Come sempre.»

Ne siamo proprio sicuri?

Rimasero lì in silenzio mentre il sole nascente

piano piano scioglieva la nebbia mattutina

sul lago. Per un attimo Milo pensò di vedere

una grande sagoma scura sotto la superficie

dell’acqua, nel punto in cui era scomparso

il cervo. Ma era troppo grande per trattarsi

dell’animale. Sarà l’ombra di una nuvola…

«Forza» disse Fisher. «Murl arriverà con

il carro attrezzi da un momento all’altro. Ti

portiamo a casa?»

«Portami a scuola.»

«Ne sei sicuro?» chiese Fisher.

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«No» rispose Milo. «Per niente.» Senza

aggiungere altro salì verso la strada

raccogliendo manciate di fango mentre si

arrampicava.

Fisher lo seguì tenendo le mani libere per

sorreggere il figlio, in caso fosse scivolato.

Sotto di loro, in lontananza, un usignolo

si lanciò in picchiata sulla superficie del lago

per acchiappare un insetto. In un baleno,

dalle torbide profondità, emerse un viscido

tentacolo. Afferrò l’uccello e lo trascinò giù

con uno strattone, lasciando solo una nuvola di

piume sulla superficie fumosa del Lago Nero.

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pOpOlI dEL mOnDO, pReParaTeVI

A cOnOsCeRE lA vErITÀ

Milo Fisher ha individuato una strana creatura nei

fondali del Lago Nero: una spaventosa scoperta

che lascerebbe a bocca aperta la sua ex amica Lucy

Sladan... se solo fossero ancora amici! Ma anche

Lucy sta indagando sui misteri del lago e sta per

svelare un segreto ancora più minaccioso…

ISBN 978-88-474-6058-4

10,00

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