Waste n. 33 dicembre 2024
Facciamo il filo alla filiera Simbiosi industriale, ottimizzare l’uso delle risorse non basta Falde costiere e salinità. Risparmio idrico come soluzione?
Facciamo il filo alla filiera
Simbiosi industriale, ottimizzare l’uso delle risorse non basta
Falde costiere e salinità. Risparmio idrico come soluzione?
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Anno VIII
Dicembre
2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Facciamo il filo
alla filiera
FILING
Casa Editrice
la fiaccola srl
SIMBIOSI INDUSTRIALE,
OTTIMIZZARE L’USO
DELLE RISORSE
NON BASTA
ISSN 2610-9069
0 0 0 3 3 >
772610 906904
9
FALDE COSTIERE
E SALINITÀ.
RISPARMIO IDRICO
COME SOLUZIONE?
Atlantide
Software per
la gestione
dei rifiuti
Atlantide il software web based per
operatori di settore e produttori, per la
corretta tracciabilità di tutta la filiera,
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2 SOMMARIO
wasteweb.it
waste@fiaccola.it
Stampato su carta FSC
ISSN 2610-9069
Numero 33
Dicembre 2024
EDITORIALE
3
Direttore Responsabile
Lucia Edvige Saronni
lsaronni@fiaccola.it
Direttore Editoriale
Giuseppe Guzzardi
gguzzardi@fiaccola.it
In primo piano
8 Cestino d’oro
Al via il consorzio di Legnoarredo,
anche senza EPR
9 Up e Downcycling
Progetti geniali, idee bizzarre
10 Waste Strategy
Innovazioni e strategie
12 Pillole dal laboratorio
Il fine vita degli PFU
14 App e Sturtup
L’angolo delle nuove idee
15 Welcome to jungle
Opposizioni alla realizzazione
degli impianti
Economia circolare
16 Visto a Ecomondo
La kermesse riminese che
riserva sempre sorprese: tutte
nel solco della circolarità
20 Il punto sulla transizione
Circolarità e gestione rifiuti: dove
siamo arrivati?
24 CircolarMente
Gli scenari legislativi:ecco cosa ci
aspetta
28 Il Pollutec parigino
Piccolo piccolo ma significativo.
Con filiera ambientale e
climatica in primo piano
Energia
32 Fine incentivi
Agevolazioni al termine ma
necessità di revamping. E ora?
34 Agrivoltaico
Nelle vigne faentine il più grande
impianto italiano
Rifiuti solidi
36 PNRR
Come impatta sugli smaltitori di
bonifica
38 Simbiosi industriale
Strumento potente, ma nel
nostro Paese non va
48 Riciclaggio 4.0
Frammenti preziosi, la nuova
avventura di Ecotec
50 Attrezzature sportive
I progetti in essere per il riciclo e
riuso
52 La prima decarbonizzata
A Brescia la prima cementeria a
net-zero con stoccaggio di CO 2
56 Moduli fotovoltaici
Loro gestione, trattamento e
riciclo secondo ERP Italia
Biowaste
58 Utilizzo delle alghe
Microalghe per depurare i reflui:
quanto conviene?
Acque reflue
62 Stress salato
Il problema delle falde costiere
sempre più compromesse
Veicoli&Allestimenti
66 I mezzi green di Ecomondo
Le novità sostenibili, e a
propulsione elettrica, disponibili
per le varie mission
3 Editoriale
6 Numeri e poltrone
22 News economia circolare
31 News energia
40 News rifiuti solidi
60 News biowaste
64 News acque reflue
70 News veicoli&allestimenti
Consulenza Tecnico-Scientifica
Marco Comelli
mcomelli@fiaccola.it
Coordinamento Editoriale
Federica Lugaresi
flugaresi@fiaccola.it
Redazione
Mauro Armelloni, Matthieu Colombo
Fabrizio Parati, Emilia Longoni
waste@fiaccola.it
Collaboratori
Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano
Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana,
Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni,
Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio,
Michele Ragonese, Riccardo Rossi
Segreteria
Jole Campolucci
jcampolucci@fiaccola.it
Amministrazione
Margherita Russo
amministrazione@fiaccola.it
Marzia Salandini
msalandini@fiaccola.it
Abbonamenti
Mariana Serci
Patrizia Zanetti
abbonamenti@fiaccola.it
Traffico e pubblicità
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marketing@fiaccola.it
Marketing e pubblicità
Sabrina Levada (Responsabile estero)
slevada@fiaccola.it
Agenti
Giorgio Casotto
T 0425 34045 - Cell. 348 5121572
info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia,
Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna
(escluse Parma e Piacenza)
Trimestrale - LO-NO/00516/02.2021CONV
Reg. Trib. Milano N. 230 del 19/07/2017
Stampa
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ISCRIZIONE AL REGISTRO NAZIONALE
STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313
21/11/1985 - Roc 32150
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abb. annuo Italia Euro 100,00
abb. annuo Estero Euro 200,00
una copia Euro 20,00
una copia Estero Euro 40,00
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di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa
rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali,
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ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta
alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it
Organo di informazione
e documentazione
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana:
numero di iscrizione 15794
Casa Editrice
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20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37
Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484
fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com
¡AFUERA!
Fine anno. Un tempo (ancora oggi) si buttavano dalla finestra
le cose vecchie, rotte, o che avevano stancato. Noi siamo
ligi ai regolamenti per il ritiro degli ingombranti in vigore
nelle nostre città e cittadine e potremmo semplicemente
portare in disc…, oops, piazzola ecologica, tutto quello non vorremo
più vedere e sentire nel mondo waste nel 2025. Ma siccome
siamo veramente stufi, ricorriamo a metodi più drastici, quindi una
bella chainsaw a motore, come da titolo e da famoso film. Ma tu vuoi un
gioco al massacro. Esatto.
Basta con la litania che non ci sono risorse per realizzare gli investimenti necessari
per la gestione dei rifiuti con la chiusura del ciclo. Nel solo 2023 il gettito non destinato
a finalità ambientali delle imposte “ambientali” è stato di 49,045 miliardi di euro
(l’83% dei 58,9 miliardi totali). Avete letto bene. Basterebbe destinare una percentuale
minima ad alcuni interventi concentrati. Ma lo Stato e i Comuni ci pagano gli stipendi
con questi soldi. Appunto, vedi il titolo.
Anche leggendo che non si fa raccolta differenziata perché costa di più, scatta la
messa in moto. Costa di più a chi? Non certo ai cittadini e alle imprese, visto che il
livello della TARI è inversamente proporzionale alla percentuale di raccolta differenziata
nei comuni. Quindi, dove c’è molto indifferenziato, che finisce in discarica,
perché la stessa proporzione esiste per gli impianti di termovalorizzazione, si paga
di più. Sarà il costo della vita. Intanto l’IVA sui conferimenti in discarica è uscita dal
regime agevolato, quindi i costi aumenteranno ancora.
Un giretto ci sarebbe da fare anche a Bruxelles. Le contraddizioni interne alla normazione
europea stanno raggiungendo livelli di cannibalismo, o forse di autofagia
visto che sono diverse membra della burocrazia che si sbranano. Un
esempio: con il recente Regolamento (UE) 023/2055 (modifica al REACH) si
proibisce a partire dal 17.10.2031, l’uso del polverino di gomma da PFU come
materiale da riempitivo per i campi sportivi in sintetico. Peccato che lo stesso
polverino sia previsto nel regolamento end-of-waste. Ma in questo modo si
combatte l’emergenza delle microplastiche nell’ambiente. Ammesso
che sia così, deve essere un’emergenza al rallentatore (scatta tra 7 anni).
Che ci faremo col polverino di gomma? La burocrazia europea non se
lo chiede, si scarica sulle aziende che ci hanno creduto. ¡AFUERA!
Come accompagnamento musicale argentineggiante, consiglio un
album del 2007 di Arcari, Corsi, Salis, Maras, Lattes (buona parte della
band che accompagnava De Andrè nel tour di Creuza de Mà) dal titolo
Milonga secondo Matteo. Reperibile nei migliori negozi off e online
e anche in streaming. Poi mi dite. Ci leggiamo a febbraio.
Marco Comelli
9
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
4 PARTNERS
AQUAFARM 2025 . . . . . . . . .III Cop
aquafarm.show
BIOENERSYS Srl . . . . . . . . . . . . .5
snam.it
BUSI GROUP Srl . . . . . . . . . . . . .61
busigroup.it
CAP EVOLUTION Srl . . . . . . . . . . .1
capevolution.it
E-TECH 2025 . . . . . . . . . . . . . . .41
e-tech.show
ECOTEC SOLUTION Srl . . . . .45, 47
ecotecsolution.com
EDIL 2025 . . . . . . . . . . . . . . . . . .54
fieraedile.it
FOR REC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .21
forrec.eu
KEY ENERGY 2025 . . . . . . . . . . .69
key-expo.com
NOVELFARM 2025 . . . . . . . . . . .23
novelfarmexpo.it
OLEOMARKET Srl – OLMARK . .43
olmark.com
PALMIERI SpA . . . . . . . . . . . . . .65
palmierigroup.com
TANA ITALIA Srl . . . . . . . . . .IV Cop
tanaitalia.com
WASTE MANAGEMENT
EUROPE 2025 . . . . . . . . . . . . . . .27
wme-expo.com
WOLTERS KLUVER Srl . . . . .II Cop
wolterskluwer.com
XYLEM WATER SOLUTIONS
ITALIA Srl . . . . . . . . . . . . . . . . . .11
xylem.com/it-it/
Anno VIII
Dicembre
2024
Casa Editrice
la fiaccola srl
0 0 0 3 3 >
ISSN 2610-9069
772610 906904
FILING
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Facciamo il filo
alla filiera
SIMBIOSI INDUSTRIALE,
OTTIMIZZARE L’USO
DELLE RISORSE
NON BASTA
FALDE COSTIERE
E SALINITÀ.
RISPARMIO IDRICO
COME SOLUZIONE?
Per gli scarti tessili, dal 1° gennaio 2025
partirà lo tsunami normativo, con l’entrata
in vigore dell’obbligo di raccolta per tutta
la Comunità Europea. La gestione della
frazione non avviabile al riuso, diventa
quindi un problema impellente e sembra
essere l’anello debole della catena.
Ecomondo ha fatto l’occhiolino alle tante
soluzioni e tecnologie proposte per trattare
questi rifiuti e trasformarli in materiali
pronti per il riuso.
RACCOGLIAMO
ENERGIA
PER COSTRUIRE
IL FUTURO
BIOENERYS è la società, controllata al 100% da Snam, che si
occupa di BIOMETANO con l’obiettivo di sviluppare il mercato
attraverso l’incremento dei volumi di produzione contribuendo al
raggiungimento dei target di decarbonizzazione.
La società fa leva sulle competenze delle piattaforme BIOENERYS
Agri e BIOENERYS Ambiente, che progettano, sviluppano e
gestiscono impianti di biometano sia da rifiuti che da scarti
agricoli e della filiera agro-industriale.
Esempio perfetto di ECONOMIA CIRCOLARE, il biometano
permette il completo recupero di scarti organici, agricoli e
agroindustriali come fonte energetica utile nei trasporti e nei
settori industriale, residenziale e terziario. Sfrutta le reti del gas
esistenti e contribuisce a incrementare la produzione nazionale di
energia rinnovabile.
AZIENDE CITATE
A
A2A . . . . . . . . . . . . . . . . . .15
ABB Robotics . . . . . . . . . .44
Agromateriale . . . . . . . . . .60
Althesys . . . . . . . . . . . . . .10
C
Calzedonia . . . . . . . . . . . .42
Casati Flock & Fibers . . . .14
Caviro . . . . . . . . . . . . . . . .34
D
Daf . . . . . . . . . . . . . . . . . .66
Dulevo . . . . . . . . . . . . . . . .68
E
Ecotec Solution . . . . . . . . .48
F
FabBRICK . . . . . . . . . . . . .47
G
Green . . . . . . . . . . . . . . . .55
Gruppo Tesya . . . . . . . . . . .7
I
Isuzu . . . . . . . . . . . . . . . . .68
M
Matrec . . . . . . . . . . . . . . . .24
Moiwus Srl . . . . . . . . . . . .65
P
Piaggio . . . . . . . . . . . . . . .70
R
Ripamonti Group . . . . . . . .40
S
Selle Royale . . . . . . . . . . . .22
V
Versalis . . . . . . . . . . . . . . .43
X
Xylem . . . . . . . . . . . . . . . .81
fiaccola service
WASTE 33
Servizi offerti dalla Casa Editrice
Indicare con una X la voce interessata
❑ Foto Articolo a pag. ..............Titolo ......................................................................................
❑ Estratti Articolo a pag. ..............Titolo ......................................................................................
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CAP PROV Tel./cell. Fax
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P. Iva
Compili e invii per fax o mail a: Casa editrice la fiaccola srl | Via Conca del Naviglio 37 | 20123 Milano | Tel 02 89421350 | Fax 02 89421484 | email: fiaccola@fiaccola.it
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
2 3
4
6 PRIMO PIANO Soluzioni
IN EVIDENZA
1 2 3 4
IN EVIDENZA
PRIMO PIANO
12 3
4
7
Numeri e poltrone
COMMISSIONE
EUROPEA
Transizione
elettrica agevolata?
Nuovo team
presentato
dalla presidente
Ursula von der Leyen
che, nella scelta di
alcune nomine, sembra
dare una spinta
importante alla
transizione energetica.
E infatti nel ruolo di
Vicepresidente “per una
transizione energetica
pulita, giusta e
competitiva” è stata
scelta Teresa Ribera,
politica spagnola, già
responsabile della
concorrenza dell'UE,
nonché ministra per la
transizione ecologica in
Spagna. La
giovanissima Stéphane
Séjourné sarà invece la
nuova Vicepresidente
esecutivo per la
prosperità e la strategia
industriale, ed è
improbabile che si
dissoci dalle politiche
del suo Paese, a favore
delle auto elettriche.
Infine il Commissario
per i trasporti
sostenibili e il turismo
sarà il greco Apostolos
Tzitzikostas, che è
governatore della
regione della Macedonia
centrale dal 2014 e
presidente
dell'Associazione delle
regioni greche dal 2019.
COREPLA
Smentiti i falsi miti
Il Consorzio per
la raccolta,
riciclo e recupero
degli imballaggi in
plastica ci tiene a
demolire le false
convinzioni. Riciclare la
plastica infatti non è un
processo altamente
energivoro ma, nella
realtà, è vero il
contrario: il suo riciclo
infatti necessita di
meno energia di quello
richiesto per la
produzione di plastica
vergine. Nel 2021,
grazie al riciclo Corepla
12 3
4
sono stati risparmiati
10.867 GWh di energia
primaria (pari al 2,5% di
produzione annua in
Italia) al posto di quella
prodotta da sorgenti
fossili.
Anche fare una raccolta
differenziata di qualità
ha un bel peso. La
maggior parte degli
imballaggi in plastica
non viene bruciata
(come credono in molti)
ma avviati al riciclo: nel
2022 oltre 1.050.000 t
mentre solo 437.854 di
queste, sono state
utilizzate per produrre
energia.
CONSORZIO MARMISTI BRESCIANI
Chi lo sapeva?
Non solo nella famosa Carrara,
ma anche nel distretto lapideo
bresciano - che identifica il
secondo bacino estrattivo italiano - si
ricava un prezioso marmo (il botticino). Qui
12 3
4
operano 240 aziende che producono
residui di lavorazione, che ovviamente
vanno gestiti. In virtù di ciò, nasce il
Consorzio Marmisti Bresciani che è
diventato leader a livello nazionale per la
gestione circolare e virtuosa dei residui
lapidei. Ciò è stato possibile grazie alla
sinergia ventennale con il Cementificio
Buzzi Unicem, che ha permesso di
recuperare fino a 100.000 t/anno di fango
filtro-pressato e cocciame di marmo per
produrre cemento. Per gli scarti non idonei
ai cementifici, è in corso il progetto relativo
a piste ciclabili in cui si valorizzerebbe il
sottoprodotto costituito da fango filtropressato
(miscelato in percentuale con lo
scarto di cava) che costituisce la frazione
terrosa inferiore ai 10 mm. Che piste
greeeeentose!
GRUPPO TESYA
Sperimentazioni e
pensiero audace
Un percorso di
crescita che
viene rafforzato.
E’ quanto succede nel
Gruppo Tesya, attivo
nella fornitura di servizi
e soluzioni B2B in
diversi ambiti.
“Tesya Evolution 2025 è
un ambizioso
programma di
trasformazione che ci
sta consentendo di
cogliere importanti
opportunità in differenti
settori e aree
geografiche. Abbiamo
maturato un approccio
fortemente integrato
che ci consentirà di
accelerare la crescita e
di governare i grandi
cambiamenti nei campi
delle costruzioni, della
transizione energetica,
della digitalizzazione,
della sharing economy
e del reclycling” ha
commentato Lino
Tedeschi (Presidente e
CEO del Gruppo Tesya)
in occasione della
nuova nomina di Pierre-
Nicola Fovini. Fovini,
ora ricopre la carica di
Direttore Generale del
Gruppo, ed ha in mano
il coordinamento e
gestione delle 25
società di TESYA,
sparse in 15 Paesi.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
8 PRIMO PIANO Soluzioni
WASTE AWARD
PUNTI COSPICUI
PRIMO PIANO
9
Upcycling e Downcycling
La pagina che sottolinea le notizie più interessanti del momento
ma anche del futuro, in antitesi con baggianate sapienti
e idee fuori moda o che hanno stancato o che lasciano il tempo che trovano
Federica Lugaresi
Marco Comelli
La creazione del
Consorzio Nazionale
Sistema Arredo per
la gestione del fine
vita del mobilio nel
solco delle 4 R
(pilastri
dell’economia
circolare). Questa
l’idea, messa in
pratica da
FederLegno-Arredo,
degna di plauso.
Anche in mancanza
di un EPR ad hoc…
ma per il nostro
Paese, che è leader
mondiale del
settore, è
necessario pensare
avanti!
Cestino d’oro
Legno-arredo, l’EPR non c’è ancora ma il consorzio sì.
Anche il mobilio deve avere una seconda chance
nostro non-premio del 2024 va a
FederLegno-Arredo, la federazione delle
L’ultimo
associazioni della filiera del legno che
tra le altre cose organizza il Salone del Mobile
di Milano, pilastro del Made in Italy. La motivazione
è semplice: la creazione del “Consorzio
Nazionale Sistema Arredo”, per la gestione del
fine vita del mobilio, o meglio per la gestione delle
quattro R dell’economia circolare del settore.
Ricordiamole: riduzione, riuso, riciclo e recupero.
L’approccio del Con sorzio, a giudicare dalle dichiarazioni
del suo presidente, Claudio Feltrin,
che lo è anche di FederlegnoArredo, di Maria
Porro, presidente di Assarredo, e di Roberto
Pompa del consiglio di presidenza di Assarredo,
tutti componenti del consiglio di amministrazione,
va infatti oltre i perimetri tiici dei vari consorzi
attivi nella gestione delle frazioni di legge della
raccolta differenziata, che si concentrano sul recupero
e l’avvio al riciclo.
La natura del prodotto interessato, il mobilio,
spinge in quella direzione. Da secoli i mobili si
riusano (l’antiquariato ne rappresenta solo la
parte più lussuosa), e per farlo si recuperano
e si riparano. Di conseguenza, il riciclo della
materia si attiva solo come ultimo stadio eventuale.
L’impostazione del consorzio del sistema arredo
riprende anche l’impostazione che sembra
prevalere nelle più recenti iniziative europee
di responsabilità estesa del produttore, come
è già chiaro nell’EPR del tessile-abbigliamento
e come lo sarà in quello dell’auto (riuso dei
componenti) e la revisione del RAEE (riparazione).
Anche il regolamento batterie va in
quella direzione, mentre quello sull’Eco design
fornisce una base trasversale.
Italia internazionale
Un terzo driver per l’approccio innovativo adottato
da FederLegno-Arredo sono le tendenze
internazionali. Come ha fatto notare il presidente
Feltrin in una recente intervista, in diversi
Paesi europei non si può partecipare a gare
pubbliche per la fornitura di mobili se l’offerta
non comprende anche una quota di usato;
quindi, se non proponi l’usato non vendi nemmeno
il nuovo.
Cestino d’oro a FLA quindi, tenendo conto che,
anche a livello europeo di EPR per il mobilio
non si parla ancora, forse perché non è percepito
come un’urgenza. Per l’Italia - che è leader
a livello mondiale nel settore - invece è solo
appropriato precorrere i tempi, visto che esportiamo
moltissima parte della nostra produzione
(per certe aziende anche oltre il 90%) e una
eventuale EPR sarebbe difficilissima da gestire
se non si partisse con largo anticipo.
Sembra di capire che il consorzio nasca anche
da questa considerazione. Torneremo sull’argomento
nei prossimi numeri. Intanto, complimenti
a FLA.
l
Dalle scorie delle
scorie
Un’iniziativa smart sposata
da CIAL, per il recupero
di alluminio dalle
ceneri pesanti. È ciò
bleah!
wow
che avviene presso
l’impianto per il trattamento
delle scorie BSB di Noceto
(PR), in cui il Consorzio ha
avviato alcune
sperimentazioni.
Qui infatti sono installate
tecnologie che permettono
di trattare e
recuperare la totalità
delle ceneri conferite
(derivate
dall’incenerimento
dei rifiuti urbani).
Dalle attuali 30.000
tonnellate trattate si
ottengono 25.000 t di
materiale destinato alla
produzione di calcestruzzo,
Presi per i capelli o presi
per il c..lo?
C’è chi dice che sia una risorsa spesso
trascurata, ma anche farsi prendere la
mano sul riutilizzo e riciclo della
qualunque ci sembra troppo. Una delle
tendenze più recenti si riferisce a quello
dei capelli umani: flessibili ed elastici
sembra che siano top per diventare
300 t di metalli non ferrosi (il
65% dei quali è alluminio) e
1.500 t di metalli ferrosi. Le
ceneri, ritirate e gestite da
BSB, provengono dai
termovalorizzatori di Silea
(LC) e di Hera (Rimini, Forlì e
Ravenna).
Per recuperare ed estrarre
tutti i metalli a-magnetici
presenti, le scorie subiscono
un ulteriore trattamento: il
materiale così estratto, e
ricco di alluminio, viene poi
selezionato per migliorarne
la qualità ed eliminare altre
impurità e divenire pronto
per il riciclo in fonderia.
Brucia brucia!
pregiati pennelli da trucco, ma anche
spugne per la pulizia domestica grazie alla
loro struttura porosa che consente di
assorbire liquidi. Addirittura c’è chi li
utilizza per fare cuscinetti capaci di
assorbire gli scarti di lavorazione dei
meccanici (idrocarburi e olio). La Ong
belga Dung Dung avrebbe come obiettivo
di trasformare i capelli in sacchetti
riciclabili, e di donarli alla ricerca per
estrarne cheratina per produrre
trattamenti per ustioni cutanee. Attenzione
perché anche nel fashion c’è chi ci sta
facendo un pensierino: le fibre di cui sono
composti potrebbero fungere da isolante
termico per abbigliamento.
La pensata del riutilizzo dei capelli è
relativa anche al fertilizzante per le piante:
la loro decomposizione infatti è ricca di
azoto, nutriente indispensabile per la
crescita. Diamoci tutti una calmata…
Dicembre 2024
Dicembre 2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
10
PRIMO PIANO
STRATEGIE E NETWORK
Simbiosi industriale
e circolarità
I diversi modelli per un’attività industriale in cui le risorse
circolano senza scarti, generando benefici ambientali
Alessandro Marangoni, economista
e docente universitario, è fondatore e ceo di
Althesys, società professionale indipendente
specializzata nella consulenza strategica
e nello sviluppo di conoscenza.
Opera con competenze di eccellenza nei settori
chiave di ambiente, energia, infrastrutture e
utility, nei quali assiste imprese e istituzioni.
WAS è il think tank italiano sull’industria del waste management e del riciclo. Monitorare
il comparto del waste management e del riciclo, cogliere i trend evolutivi, analizzare le
strategie aziendali e indirizzare le policy è la sua mission. L’osservatorio sviluppa analisi
e studi sulla gestione dei rifiuti, la valorizzazione delle risorse e l’economia circolare,
monitorando il settore con l’Annual Report.
Alessandro Marangoni
Il termine “simbiosi industriale” indica un sistema
dove i rifiuti di un’azienda o di un’attività
industriale diventano input per un’altra
impresa o attività, creando rapporti di interdipendenza
in cui le risorse circolano continuamente
senza che siano generati scarti, con
molteplici benefici ambientali, economici e sociali.
Non sorprende quindi che, negli anni, diversi
governi e operatori abbiano attuato interventi
per promuoverne lo sviluppo.
In generale, esistono tre modelli con cui la simbiosi
industriale può essere implementata. Il
primo è quello dei distretti industriali, per i quali
l’instaurazione si deve a un sistema di relazioni
imprenditoriali e ad accordi spontanei per lo
scambio di risorse.
Un caso in questo ambito è la città danese di
Kalundborg. I parchi ecoindustriali sono invece
progettati e gestiti da apposite normative. In
Cina, ad esempio, la loro diffusione serve anche
a far fronte alla carenza di materie prime
per l’industria causate dalle restrizioni all’import
introdotte a partire dal 2018. Le reti per
la simbiosi industriale, infine, favoriscono l’incontro
tra domanda e offerta di risorse e interlocutori
differenti. Un esempio è il network
promosso da ENEA, per le aziende intenzionate
ad applicare la simbiosi industriale sul territorio
nazionale.
Le norme che aiutano
A livello comunitario, il Pacchetto sull’economia
circolare del 2018 ha raccolto le disposizioni
principali in materia, mentre il Green New Deal
ha evidenziato l’importanza della simbiosi industriale
nel favorire nuovi modelli di produzione
che impiegano più efficientemente le risorse.
In Italia, il D.Lgs. 112/1998 ha introdotto
le “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate”
(APEA), in cui esiste una gestione unitaria dei
servizi ambientali legati ad attività industriali,
con adempimenti amministrativi semplificati.
Il compito di regolare tali sistemi è affidato alle
regioni e, nonostante siano fissati alcuni punti
centrali, la situazione sul territorio nazionale è
piuttosto diversificata.
In generale, le simbiosi sono spesso situate nei
distretti industriali e coinvolgono per lo più piccole
e medie imprese. Nonostante la presenza
di numerosi distretti industriali possa facilitarne
ulteriormente lo sviluppo, esistono ancora diverse
barriere da affrontare (per es. lacune normative
sulla gestione dei rifiuti speciali, la mancanza
di network di imprese e di conoscenze
tecniche, etc.).
l
Dicembre 2024
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
12 PRIMO PIANO Soluzioni
RIFIUTI SPECIALI
RIFIUTI SPECIALI
PRIMO PIANO
13
di Andrea Ballabio,
Donato Berardi,
Antonio Pergolizzi
e Nicolò Valle
LA GESTIONE DEGLI PFU IN ITALIA
Tonnellate e valori percentuali, anno 2022
15.994; 3% 109; 0%
59.634; 11%
Fonte: elaborazionI Laboratorio REF Ricerche su dati ISPRA
Il fine vita degli PFU,
una responsabilità
(estesa) da ripensare
Pneumatici fuori uso. Una panoramica aggiornata sulla loro
gestione e relative criticità in ottica di economia circolare
444.333; 85%
Recupero di materia
Giacenza al 31.12
Coincenerimento
Operazioni di smaltimento
IPFU rappresentano una delle filiere chiave,
ove sostanziare l’economia circolare
Anche perché, l’Italia è la nazione europea
con il maggior numero di auto per abitante:
663/1.000 abitanti (dati Istat, 2019).
Circa le modalità gestionali, prevale il recupero
di materia: 444.333 tonnellate (85,4%).
Seguono la giacenza al 31.12 (59.634 ton,
11,5%) e il coincenerimento (15.994 ton,
3,1%). Queste stime si pongono in parziale
conflitto con i dati comunicati dai principali
consorzi e con i quantitativi di materiale di
recupero di PFU effettivamente in circolazione,
come sostengono le principali aziende
di riciclo di PFU.
A tali volumi, vanno aggiunte circa 84mila
tonnellate esportate all’estero. Il recupero
energetico assorbe la quota prevalente di
gestione dei PFU esportati, con quasi il 55%
del totale, pari a circa 46mila tonnellate.
Le criticità da risolvere
Ai sensi dell’Art. 228 del Testo Unico Am -
bientale (TUA), la gestione degli PFU è affidata
ad uno schema di responsabilità estesa
del produttore (EPR). Tuttavia, la gestione
del fine vita degli PFU versa in uno stato di
crisi da tempo.
I gommisti, l’ultimo anello della catena che
dal produttore arriva agli automobilisti che
sostituiscono gli pneumatici, da diversi anni
sono costretti a convivere con accumuli di
PFU presso i propri magazzini.
Comuni e gestori della raccolta dei rifiuti si
trovano a dover gestire un rifiuto che - ai sensi
della normativa ambientale - è classificato
come rifiuto speciale, quindi originato esclusivamente
da attività produttive. Ulteriori criticità
sono le seguenti. Contrariamente allo
spirito dell’EPR, secondo cui le società consortili
nascono senza scopo di lucro, accade
che alcuni attori svolgano la propria mission
come quella di fornire servizi alle imprese,
non solo di carattere preminentemente ambientale.
I modelli EPR proposti, poi, non hanno sempre
restituito i risultati attesi, poiché non
hanno incentivato adeguatamente il riutilizzo
e le pratiche di prevenzione. Manca, poi, la
rimodulazione del contributo ambientale per
sostenere ecodesign e prevenzione.
Un’ulteriore criticità afferisce agli extra-target
e ai criteri con i quali vengono definiti i
target di raccolta dei singoli gestori.
Tuttavia, circa 30-40mila tonnellate all’anno,
secondo le stime del Ministero dell’Ambiente
e della Sicurezza Energetica (MASE), non vengono
ritirate.
Inoltre, si ha un disallineamento temporale
tra i target fissati a inizio anno (rispetto all’immesso
al mercato dell’anno precedente) e le
entrate da contributo ambientale che si incassano
nell’anno corrente. Anche per la governance
degli PFU, non esiste un vero sistema
di tracciabilità dei flussi, dalla raccolta fino al
recupero/smaltimento.
Anomala è, anche, l’assenza di fidelizzazione
tra gestori e punti di generazione del rifiuto
(gommisti), giustificata dal Legislatore - in
origine - per evitare che gli obblighi EPR si
trasformino in legami commerciali tra i gestori
e i punti di generazione del rifiuto.
Un’ultima criticità può essere rinvenuta nella
possibilità che ciascun gestore possa raggiungere
il target raccogliendo solo in aree
e luoghi di facile accesso.
Un’evenienza, questa, a cui il DM 182 del
2019 ha cercato di porre rimedio, prevedendo
l’obbligo di modulare le raccolte sulla base
LA GESTIONE DEGLI PFU ESPORTATI
Tonnellate e valori percentuali, anno 2022
46.000; 55%
703; 1%
37.000; 44%
Fonte: elaborazionI Laboratorio REF Ricerche su dati ISPRA
di aree geografiche. Per uscire dall’impasse,
serve tornare al senso profondo dell’EPR,
vale a dire che riguarda tutte le filiere, nessuna
esclusa, senza forme di attività finalizzate
a trarre profitto e che garantisce il rispetto
della gerarchia dei rifiuti, puntando
sulla prevenzione in primis e, quindi, sul riuso/preparazione
per il riutilizzo e sul riciclo.
L’EPR dovrebbe essere l’inizio di un lungo
percorso di sostenibilità, non il percorso in
sé, così come la riduzione della produzione
dei rifiuti dovrebbe essere il vero obiettivo,
non un corollario.
Per incentivare la transizione ecologica, servono
quindi strumenti di politica industriale
e scelte coraggiose soprattutto sul lato dell’offerta,
per esempio costruendo nuovi sbocchi
e nuovi mercati per i prodotti di riciclo,
laddove gli schemi di EPR dovrebbero servire
prevalentemente a rispondere a esigenze di
tutela ambientale.
l
Recupero di materia
Recupero di energia
Smaltimento
Il Laboratorio REF
Ricerche è un think tank
che intende riunire
selezionati rappresentanti
del mondo dell´impresa,
delle istituzioni e della
finanza al fine di
rilanciare il dibattito
sul futuro dei Servizi
Pubblici Locali.
Per approfondire
Il fine vita degli
pneumatici: una
responsabilità del
produttore da ripensare
Position Paper n. 274 -
Laboratorio REF,
settembre 2024
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
14 PRIMO PIANO Soluzioni
ANGOLO INNOVAZIONE
WELCOME TO THE JUNGLE NEWS PRIMO PIANO
15
Economia Circolare
App e Startup
Eliana Puccio
PULVERA
Nasce in Brianza da una costola
di Casati Flock & Fibers, ma in
realtà è un progetto che viaggia
con le proprie gambe. Fondata
dalle sorelle Eleonora e Beatrice
Casati, lo scopo è rivoluzionare il
riciclo tessile trasformando gli
scarti in materie prime per nuovi
prodotti di design. Vanta di una
tecnologia basata sulla
polverizzazione: un metodo di
riciclo meccanico poco
conosciuto nel riciclo tessile ma
caratterizzato da un’efficienza
La tecnologia può essere un ottimo alleato dell’uomo,
anche nella raccolta differenziata. Spazio ad app e idee
che generano nuove opportunità di business sostenibile
JUNKER APP
Raccolta differenziata in
maniera semplice,
veloce e soprattutto
senza errori? Una sola
parola:
Junker.
Un'app che fa
parlare direttamente i
prodotti, riconoscendoli
uno per uno grazie al
codice a barre (circa 2
milioni di prodotti finora
censiti). Scansionando il
codice a barre di un prodotto
eccezionale. Gli scarti diventano
polvere, una forma fisica
altamente versatile che può
essere facilmente integrata in
numerose applicazioni e
settori quali tessile,
packaging,
design e
automotive.
Inoltre, è un
processo
meccanico a
basso impatto,
che richiede meno
energia rispetto ad
da gettare, L’app lo riconosce, lo
scompone nelle materie prime che lo
costituiscono e indica in quali bidoni
vanno gettate le varie parti nella propria
zona. E se il codice a barre non c’è?
Junker ha introdotto una funzione
rivoluzionaria: riconosce gli oggetti dalla
loro immagine grazie all’Intelligenza
Artificiale. Inoltre, consente di associare
i prodotti ai materiali di cui sono fatti.
Una serie di informazioni classificate,
verificate e preziose perché spesso è
difficile riconoscere quale sia il materiale
di un poliaccoppiato o di una plastica
argentata, ad esempio.
altre tecnologie di riciclo. Grazie
alle supply chain industriali di
Casati Flock&Fibers, trasforma
il prototipo in un processo
industrializzato e scalabile.
Dicembre 2024
Biometano: falso bersaglio,
ma centrato in pieno
La nostra rubrica per un tema antico. Su questo numero
ci occupiamo del caso di un impianto “parafulmine”
Prendiamo una vicenda che occupa da un
paio d’anni le cronache locali di Cremona
e dintorni, un impianto A2A per la produzione
di biometano. Nella patria di Stradivari,
la multiutility gestisce da anni un impianto di
teleriscaldamento per più di 57.000 abitanti che
viene alimentato in cogenerazione da una centrale
elettrica, da caldaie a metano di picco sparse
sul territorio e dal termovalorizzatore della
città che brucia l’indifferenziato e il residuo non
riciclabile della raccolta differenziata dell’intera
provincia, con autorizzazione in scadenza nel
2029.
Tra alti e bassi
In questo quadro, A2A inserì diversi anni fa nel
proprio piano la realizzazione di un digestore
con upgrading per la produzione di biometano
con una capacità di 3,4 milioni di metri cubi,
interamente immessi in rete. Il progetto andò
avanti tra alti e bassi, caratterizzati da una
scarsa gestione sia dell’opinione pubblica che
delle osservazioni tecniche (per dire, nessuno
si accorse che si sarebbe dovuto modificare il
PGT). Non del Comune, ferreamente favorevole,
i cui vertici politici facevano trapelare una
sorta di scambio: diamo il biometano, spegneranno
il termovalorizzatore (e il rifiuto che
Dicembre 2024
lo alimenta? Sembra non interessasse).
Se la cosa poteva sembrare avere un senso “politico”
di gestione dell’opinione pubblica locale,
non ce lo aveva da quello tecnico, a meno che
non si sottintendesse che il biometano sarebbe
andato a sostituire il metano fossile utilizzato
per le altre alimentazioni del teleriscaldamento.
Ma nelle cronache di questo non c’è traccia. Le
fasi successive vedevano la creazione del classico
comitato, in questo caso con la fantasiosissima
denominazione BiometaNO, riunioni
civiche a nastro, finché la disputa che era sin
dall’inizio politica diventò elettorale. Il partito al
governo della città presentava un candidato nuovo,
in quanto il sindaco non era rieleggibile. Una
volta vinte con sollievo le elezioni, il nuovo amministratore
rilasciava una dichiarazione in cui,
con un giro di parole (copyright Cochi e Renato),
faceva capire che il biometano non interessava
più e che invece il termovalorizzatore era ok anche
dopo lo scadere dell’autorizzazione.
Delusione del comitato, nonostante la vittoria,
che si deve essere sentito gabbato e usato.
Silenzio di A2A, che faceva sapere in generale
di volere seguire “altre traiettorie”. Biometano
a Cremona, colpito e affondato. Era un falso
bersaglio ma nella giungla succede di sbagliare
mira.
l
Marco Comelli
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
16 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
VISTO A ECOMONDO
VISTO A ECOMONDO
ECONOMIA CIRCOLARE
17
Si è appena conclusa la 27°edizione
di Ecomondo, una quattro giorni intensa
e scoppiettante. Incontri, ispirazione
e condivisione: tutti nel solco della circolarità
Ampio spettro
il distretto tessile e relativo palinsesto convegnistico,
su cui il Salone ha spinto e alzato l’asticella.
Ne è emerso che, a fronte di uno “tsunami normativo”,
la filiera cerca di sfruttare ciò che non
è destinato al riuso (puntando ad una corretta
gestione armonizzata) applicando i vari decreti
in tutti i suoi segmenti.
E proprio questo sembra essere l’anello debole
della catena: la raccolta si fa bene, la selezione
pure e la vendita anche.
Ma ancora non è chiaro come gestire la frazione
non avviabile al riutilizzo. Problema che si fa sempre
più impellente anche in virtù dell’obbligo di
raccolta in vigore dal 1°gennaio 2025.
Federica Lugaresi
La strada per la transizione
è tracciata. Non
che ci fossero dubbi,
ma questo Salone ancora
una volta ci ha stupiti sia per
i numeri che per contenuti e
creatività. O meglio, per soluzioni
innovative e iniziative
che mirano a ridurre gli impatti
delle differenti attività, e farle diventare più
circolari e sostenibili. D’altronde, nella classifica
europea, dobbiamo tenere alta la bandiera del
primato assoluto (che deteniamo) nel riciclo dei
rifiuti. Siamo al secondo posto per indice di produttività
dalle risorse e quarto per livello di circolarità
(nel 2022 con il 18,7% dietro a Paese
Bassi, Belgio e Francia) secondo quanto afferma
il documento di analisi di Assoambiente presentato
in occasione della vetrina riminese.
I driver del Salone
“Il consumo mondiale di risorse - minerali metalli,
biomassa e combustibili fossili - è passato
da 12 miliardi di tonnellate nel 1950 a circa 106
L’indice di circolarità misura
la quota di materiale riciclato
reintrodotto nelle produzioni
industriali. Consente di evitare
l’impiego di materie prime
mld di tonnellate nel 2023”
si legge nella Re lazione sullo
Stato della Green Economy.
Ri durre le pressioni antropiche
e ripristinare l’ambiente
diventa quindi imprescindibile:
il consumo di cui sopra,
rappresenta un fattore strategico
limitante per le possibilità
di sviluppo dell’economia attuale e per
quella futura. Ecco perché ridurre il prelievo e il
consumo dei materiali ha identificato senza alcun
dubbio uno dei fil rouge della kermesse.
Non si sapeva dove guardare
Sono state presentate biomanifatture e biotecnologie
per valorizzare i rifiuti elettronici ed elettrici,
ma anche plastica e rifiuti organici in generale.
Non sono mancate tecnologie sofisticate
per la selezione di sfridi industriali e materiali
di recupero, soluzioni per l’efficienza delle filiere,
spesso calcanti il solco dell’ecodesign dei prodotti
per migliorarne la circolarità. In questi termini,
ciò che ci ha dato maggiore soddisfazione è stato
I NOSTRI HIGHLIGHTS
Dream Team
s Da ora è possibile offrire una
soluzione integrata dedicata alla
selezione della zorba, mix di
metalli non ferrosi. Due aziende
(Tomra e Redwave) offrono infatti
ai propri clienti le rispettive
tecnologie di selezione: quella di
ultima generazione XRF
(fluorescenza a raggi X) per
Redwave e la XRT (trasmissione a
raggi X) di Tomra. La costruzione
Acque delle mie brame
Non sono mancate soluzioni e tecnologie per il
riuso delle acque trattate. Anche in questo campo,
dove siamo un po’ acerbi, occorre una filiera
di competenza integrata per centrare l’obiettivo
di preservarle e riutilizzarle. Diversi sono stati i
progetti presentati come Walnut (finanziato
dall’UE), che mira a ridisegnare la catena del valore
dei nutrienti provenienti da acque reflue e
salamoie, per il recupero degli stessi.
La virtuosa Smat, che gestisce le acque torinesi,
ha già in alcuni dei propri impianti una sezione
di riuso non potabile che consente di attuare il
passaggio del ciclo delle acque usate da “ciclo
aperto” a “ciclo chiuso”.
Vanta anche un impianto di depurazione per le
reflue che - mediante trattamenti ultrasofisticati
(tipo ultrafiltrazione su membrane a fibra cava
immerse) - produce un’acqua con proprietà
adeguate ad essere riutilizzata sia da aziende
del territorio che per scopi irrigui.Super interessante
poi il progetto Smartwater (attualmente
in fase di applicazione presso una tintoria
del Biellese) per la gestione sostenibile delle
acque reflue nel settore tessile, che mira a ridurre
del 70% il consumo idrico e del 15% la
produzione dei fanghi.
Sono stati numerosi gli spunti e le riflessioni che
ci ha lasciato questo Ecomondo con, a nostro
avviso, la migliore edizione di sempre.
E c’è stato veramente tanto, tantissimo da vedere:
impossibile curiosare ovunque… ma lasciamo
qualche flash del “visto da Waste”. l
di impianti a tecnologia
combinata, porterà benefici nei
settori dell’automotive ed
elettronica, fornendo materiali
riciclati di alta qualità.
Inoltre con Tomra Textiles,
l’azienda norvegese si affaccia su
nuovi mercati come quello del
tessile, col fine di colmare il
divario tra i tessuti di scarto e
promuovere il riciclo da fibra a
fibra su larga scala. L’azienda sta
Anche la zorba ora potrà essere
selezionata e recuperata tramite le
avanzatissime tecnologie di selezione
di Tomra e Redwave.
s s
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
18 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
VISTO A ECOMONDO
VISTO A ECOMONDO
ECONOMIA CIRCOLARE
19
Esempio di materiali prima
e dopo il processo di lavaggio.
sviluppando tecnologie avanzate
per la selezione e il pretrattamento
dei tessuti post
consumo, attraverso la propria
tecnologia di selezione a sensori.
Inaugurata sullo stand riminese
anche TOMRA B5 Combi (macchina
per il recupero di contenitori per
bevande usate), adatta ai
rivenditori che desiderano iniziare
il loro percorso verso il riciclo
automatizzato di bottiglie in
plastica e lattine.
Universo di circolarità
s L’ecosistema di aziende sotto
il cappello di Haiki, consente di
trasformare i rifiuti in
opportunità.
In particolare, vengono proposte
soluzioni ad hoc per gestire
La nuova macchina “revending”
per il recupero di contenitori
di bevande usate.) Recupero
rottami più efficiente
e migliorato, grazie al nuovo
accordo siglato tra TOMRA
Recycling e REDWAVE.
Rinati dalla… polvere
s Pulv-era. Era della
polvere. La nuova startup
brianzola che sfrutta la
tecnologia dell’azienda
madre (Casati Flock &
Fibers), per impiegare la
polvere ricavata dagli scarti
tessili (flock), nella
realizzazione di nuovi
prodotti. Questa polvere -
che già oggi trova impiego in settori quale moda, automotive,
packaging di lusso e cosmetica – viene utilizzata per materiali
innovativi e soluzioni di design. Gli scarti tessili possono anche
essere plasmati e riconsegnati al committente in una nuova
veste; così facendo, le aziende del settore che hanno in carico il
costo dello smaltimento dei propri rifiuti, ora possono
recuperarli e chiudere il cerchio. Esempio di questa sinergia è il
“Cremino”, un pouf di design nato dalle cover tessili dei
materassi, altrimenti destinate alla discarica.
Esempio di ciò che si può recuperare
e riciclare a partire dalla
polverizzazione di scarti tessili misti.
tipologie di scarti che
appartengono a filiere non
presidiate, o che potrebbero
essere recuperati in maniera più
innovativa.
Rifiuti elettrici ed elettronici,
Il pouf “Cremino” creato dagli scarti
di un materasso, diversamente
destinati alla discarica.
Con una percentuale di polvere
di lana si può creare uba carta
riciclata.
landfill mining (svuotare ed
estrarre materie prime di valore
da vecchie discariche), ma anche
confezionare o stoccare in
sicurezza rifiuti pericolosi,
identificano la loro mission.
Specializzati livello PRO
s E per trattare i materiali più difficili con alti
tassi di contaminazione? Sono state pensate da
Recy Technologies delle linee di lavaggio per
scarto tessile post consumo e post industriale. Il
processo di riciclo prevede una selezione
altamente accurata dei
tessuti, poi una fase di pre
lavaggio e lavaggio - con
sistemi a secco ed in umido
- che rimuovono
completamente i residui più
complessi, quindi sfibratura
e trasformazione dei tessuti
in polvere. Il materiale così
ottenuto è pronto per nuovi
usi industriali.
Oro blu
s Desertificazione e
tropicalizzazione sono fenomeni
che ci toccheranno sempre di più
e in un futuro non troppo remoto.
In ottica di risparmio idrico, a
livello civile e industriale sono
tante le soluzioni per non
sprecare acqua e riusarla il più
possibile. Come i sistemi integrati
di recupero e rilancio per le acque
grigie e acqua piovana, completi
di unità di gestione elettronica e
sistema di sollevamento con
elettropompe di Majitekno, una
startup innovativa nata nel 2014.
Con questi sistemi si possono
recuperare fino a 200 litri di
acqua al giorno.
Il tema del trattamento e
riutilizzo dell’acqua nel contesto
residenziale, sta acquistando
sempre più rilevanza. Per ridurre
il consumo di acqua potabile,
anche Graf propone serbatoi (in
plastica riciclata al 100%) e
trattamenti per acque meteoriche
e reflue, con stoccaggi esterni di
acqua piovana.
Sezione del sistema serbatoio
per il recupero acque grigie.
L’occhio speciale
s Dal cielo, e coi satelliti, si vede
tutto. I dati raccolti consentono di
sorvegliare con precisione gli
impatti del cambiamento
climatico, dissesto idrogeologico,
eventi metereologici estremi e
trasformazioni antropiche
supportando una gestione
predittiva e proattiva. Proprio per
questo Planetek Italia, azienda
italianissima che fa monitoraggio
satellitare a 360°, si è vista
assegnare il premio Lorenzo
Cagnoni Award for Green
Innovation. L’attività di
monitoraggio accurato e
tempestivo fatto coi satelliti -
consente con modalità
rivoluzionaria - una manutenzione
predittiva delle reti e degli
impianti
delle water
utilities.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
20 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
TRASFORMAZIONI IN CORSO
TRASFORMAZIONI IN CORSO
ECONOMIA CIRCOLARE
21
Sentinella, a che punto
è la transizione?
Transizione, transizione, è stata la parola
dell’anno, declinata in ogni modo possibile.
Dove siamo arrivati? Una risposta su due
settori che ci riguardano da vicino
Unonessunocentomila
Quando ci hanno chiesto un punto sullo stato
della transizione abbiamo risposto: quanto
spazio abbiamo? 3700 battute spazi compresi.
Allora ne bastano sette, di battute: dipende.
Non abbiamo intenzione di sfuggire alla domanda,
ma davvero siamo di fronte a due problemi.
Il primo è banale: quale transizione?
Quella nella produzione di energia elettrica,
quella ecologica, di origine francese, quella
della gestione dei rifiuti?
Il secondo è più fondamentale.
Transizione significa andare da una posizione
a un’altra, ma nei casi specifici dove si vuole
andare? Con il corollario: chi ha deciso la destinazione
lo ha fatto per quale obiettivo, e se
ha deciso anche i mezzi per arrivarci lo ha fatto
sulla base della realtà o di fantasie non scientifiche,
il famoso ottimismo della volontà?
Alert discariche
Iniziamo con le risposte: transizione verso la circolarità
nella gestione dei rifiuti. Qui gli obiettivi sono
diversi, ma possiamo prendere come destinazione
quello base, arrivare a conferire in discarica il 10%
al massimo dei rifiuti urbani. Non va malissimo, nel
2022 siamo arrivati al 17,8% su scala nazionale rispetto
al 19% di un anno prima. Però 7 regioni riscontrano
un conferimento superiore al 30% e
l’obiettivo europeo è tra dieci anni. C’è chi come
l’ISTAT pensa che sia un traguardo raggiungibile.
Tecnicamente lo pensiamo anche noi. Ma ci sembra
che manchi la focalizzazione a livello politico-amministrativo.
Il caso dell’Umbria di poche settimane
fa e quello pugliese appena precedente, tutti a favore
del mantenimento e dell’allargamento delle discariche
esistenti, non fa ben sperare, anche perché
si sa che sono gli ultimi passi prima del traguardo
ad essere i più difficili. La priorità è sempre quella
di togliere i rifiuti dalle strade, come ha avuto modo
di spiegare un avvocato pugliese del settore, poi si
vedrà. Quindi la sentinella risponde: benino ma potrebbe
peggiorare.
Riciclo rifiuti
Transizione verso la circolarità nell’impiego delle
risorse. Qui ci perdonerete di non entrare nei dettagli,
ma solo per elencare gli atti europei che stabiliscono
o modificano gli obiettivi dovremmo esaminare:
• La Direttiva Quadro sui Rifiuti (Direttiva 2008/98/CE)
• Il Regolamento (UE) 2024/1252, relativo alle materie
prime critiche (CRM)
• Il Regolamento (UE) 2024/1157 afferente alle spedizioni
dei rifiuti
• Il Regolamento sull’ecodesign
• Le modifiche e gli aggiornamenti della Direttiva
2012/19/UE, relativa ai rifiuti di apparecchiature
elettriche ed elettroniche (RAEE)
• Il Regolamento sui prodotti da costruzione
• Il Regolamento sugli imballaggi e sui prodotti da
imballaggio
• Il Regolamento sui veicoli fuori uso
• Il Regolamento batterie
Usiamo quindi un indice sintetico, il tasso di circolarità.
Qui un confronto a livello europeo è d’obbligo.
Di fronte a un tasso medio dell’11,5%, che la UE
vorrebbe raddoppiare entro il 2030 (23,5%), l’Italia
spicca con un 18,7%, dietro solo a Francia, Belgio
e Olanda. Quindi siamo ben messi, grazie a settori
tradizionalmente forti come i metalli ferrosi e non
ferrosi (retaggio autarchico). Ma questo non significa
che stiamo andando bene. Nel 2020 eravamo abbondantemente
sopra il 20% e da allora continuiamo
a scendere mentre gli altri (Spagna esclusa)
crescono anche se lentamente.
Sembra ci si sia distratti durante la ripresa postpandemica,
eppure un aumento della circolarità
sarebbe utile all’Italia anche da un punto di vista
strategico. Quasi il 50% dei materiali utilizzati in
Italia è d’importazione, il dato più alto tra i Paesi europei
comparabili. La sentinella dice, bene ma con
possibile peggioramento. Ricordando che le transizioni
non finiscono mai.
l
Dicembre 2024
Luglio 2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
22
ECONOMIA CIRCOLARE
NEWS
Pedala e ricicla
Stracciatella, il progetto
di Selle Royale che realizza
le selle della bici riciclando
i materiali di scarto:
copertine in PVC e schiume PU
Irene Boschi
Nome goloso e messaggio
chiaro e sostenibile.
Così come sostenibile è
l’impegno che Selle Royal, azienda vicentina,
fondata nel 1956 da Riccardo Bigolin, che produce
sellini per biciclette, ci ha messo nel realizzare
la tecnologia Stracciatella.
Nulla di commestibile, anche se il nome lascerebbe
trasparire altro.
Si tratta di un innovativo metodo di recupero
degli scarti derivanti dalla produzione delle
selle. I materiali di scarto vengono trasformati
in granuli e integrati nella schiuma di imbottitura
delle nuove selle. Gli scarti “funzionali”
di prodotti semi-lavorati, provenienti dalle selle
stesse, composti da materiali complessi come
copertine in PVC, basi in PP/PA, schiuma in
PU e Royalgel, sono difficili da riciclare a causa
della loro composizione mista.
Perché è stata chiamata stracciatella?
I granuli hanno un colore scuro, tendente al
nero, ma una volta introdotto nelle schiume
bianche o di un colore più chiaro, danno vita a
un materiale che a tutti gli effetti sembra il gelato
alla stracciatella.
Lookin e Lookin Evo
Le iconiche selle saranno le prime a incorporare
la nuova schiuma realizzata con la tecnologia
Stracciatella. Grazie a un design rinnovato, e
pensato di proposito per questo, sulla parte alta
della sella ci sono due finestre trasparenti dalle
quali è possibile vedere il materiale riciclato.
Matteo Mason, Manufacturing & Technology
Director di Selle Royal Group, ha spiegato:
“Abbiamo dovuto trovare un modo per macinare
e riutilizzare materiali complessi e inseparabili,
ispirandoci a settori completamente
diversi dal nostro e adattando i macchinari
per garantire la qualità e il comfort delle nostre
selle“.
l
Dicembre 2024
24 ECONOMIA CIRCOLARE
TSUNAMI NORMATIVO
TSUNAMI NORMATIVO
ECONOMIA CIRCOLARE
25
Circolarmente
Appuntamento con lo spazio dedicato a materiali
e design circolare, nonché alle risorse materiche.
Su questo numero l’intervista
all’arch. Marco Capellini in merito
agli scenari legislativi che ci aspettano
Federica Lugaresi
I nuovi prodotti
dovranno essere
pensati e progettati
tenendo presenti
i diversi aspetti
di circolarità.
del quadro normativo comunitario
in ambito ambientale, negli
L’evoluzione
ultimi anni ha subito una forte accelerazione,
introducendo norme e regolamenti
a cui le imprese sono chiamate ad adeguarsi.
A tal proposito abbiamo fatto due chiacchiere
con il CEO di Matrec.com
Arch. Capellini, lo scenario che si prefigura
è particolarmente articolato e impegnativo.
Come e cosa devono fare le aziende per adeguarsi
alle prossime scadenze?
Si tratta di un quadro normativo che inciderà
non poco sulla progettazione ambientale di
prodotti e servizi. Dalla nuova direttiva imballaggi
al regolamento Ecodesign passando
dall’EUDR (per citarne solo alcuni), i nuovi pro-
dotti devono essere pensati e progettati tenendo
in stretta considerazione gli aspetti di
circolarità. Quello che prima era un principio
di filosofia da parte di alcune aziende ora diventa
un obbligo per tutti. Le tempistiche per
adeguarsi ci sono ma è importante attivarsi
da subito ed evitare, come spesso accade, di
attendere l’ultimo momento.
Le nuove norme comunitarie intendono, in
modo deciso, garantire al consumatore la possibilità
di scegliere in fase di acquisto valutando,
oltre al prezzo, anche gli aspetti di circolarità.
Questo sarà fatto attraverso strumenti
semplici e informazioni messe a disposizione
dal consumatore da parte delle aziende.
Siamo difronte ad una sorta di “rivoluzione
ambientale” che ha l’obiettivo di rendere tra-
sparente il “made of” relativo a materiali e
processi.
Le aziende, innanzi tutto, devono prendere da
subito atto delle possibili implicazioni progettuali
relativamente al proprio settore di attività
e da qui definire un piano operativo per arrivare
preparate alla scadenza. Il percorso può essere
differente da azienda ad azienda, in funzione
dei materiali impiegati e dei processi
produttivi utilizzati.
Il sistema industriale italiano è caratterizzato
principalmente da PMI: come possono queste
aziende arrivare preparate alle prossime scadenze?
È un tema che conosco molto bene e non nascondo
le mie preoccupazioni per la competitività
di queste aziende rispetto alle scadenze
dei prossimi anni. Al momento, per quello che
vediamo come Matrec, ci sono PMI che hanno
iniziato a collaborare con noi attraverso un
percorso graduale e che gli permetterà di arrivare
preparate alla scadenza. L’aspetto interessante
di queste aziende è che acquisendo
informazioni sulle strategie di circolarità per
materiali, processi, scenari di utilizzo e di fine
vita, sono state capaci di proporre da subito
nuovi prodotti con diversi aspetti di circolarità.
Contrariamente a queste, ci sono poi altre PMI
che non vedono, o che non vogliono vedere, le
prossime scadenze legislative come un problema
da affrontare ora. Come ho detto la
transizione verso modelli di circolarità richiede
tempo e risorse: la pianificazione di un percorso
è fondamentale.
Si parla molto di greenwashing e dell’importanza
di comunicare solo claim ambientali
supportati da dati scientifici o da certificazioni.
Quanto inciderà questo aspetto nelle comunicazioni
istituzionali delle aziende?
Stiamo parlando di un altro aspetto molto importante
soprattutto per non ingannare o far
credere al consumatore che determinati prodotti
siano circolari o sostenibili.
Su questo tema la Commissione Europea ci
punta molto, tan to da aver già introdotto la direttiva
2024/825. Questa direttiva stabilisce,
ad esempio, che è vietato esibire un marchio
di sostenibilità che non sia basato su un sistema
di certificazione o non sia stabilito da autorità
pubbliche, oppure formulare un’asserzione
ambientale che riguarda il prodotto nel
suo complesso quando riguarda soltanto un
determinato aspetto del prodotto. A questa
direttiva, penso nel 2026, succederà la direttiva
sui Green Claim che determinerà i requisiti
minimi per l'attestazione e comunicazione
delle asserzioni ambientali esplicite, formulate
su base volontaria nelle pratiche commerciali
tra imprese e consumatori. Vi renderete conto
che a questo punto bisogna fare molta attenzione
a quello che si comunica relativamente
agli aspetti ambientali, in quanto le diverse
autorità europee hanno già iniziato a multare
claim ambientali non veritieri e non supportati
da documentazione attestante la veridicità.
In conclusione posso confermare che si tratti
di una rivoluzione, che però ha il suo fondamento
non solo nella volontà di tutelare il nostro
ambiente ma soprattutto di permettere ai consumatori
di essere maggiormente responsabili
con le proprie scelte di acquisto. l
Nel 2026 arriverà
la direttiva sul Green
Claim. Fisserà
i requisiti minimi
per l’attestazione
delle asserzioni
ambientali.
Il greenwashing,
se ben comunicato,
aiuterà i consumatori
ad essere
più responsabili
con le proprie scelte
d’acquisto.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
26
ECONOMIA CIRCOLARE
NEWS
Che paradosso!
Amigoni (Assomet-Centroal) e Stellini (CIAL)
chiedono alla politica italiana norme
UE che tutelino il riciclo dell’alluminio
materiale riciclabile al cento
per cento ed infinite volte, è al centro
di una forte contraddizione. "Non L’alluminio,
sono disponibili quantità sufficienti di rottami.
Abbiamo una capacità di riciclo sottoutilizzata”.
A dirlo sono il presidente di Assomet-Centroal,
Danilo Amigoni, e il direttore generale di CiAL,
Stefano Stellini, in una conferenza stampa alla
Camera.
Amigoni ha spiegato infatti che i rottami di alluminio
vengono accaparrati sul mercato da
Paesi del Far East, dove vengono lavorati con
bassi standard ambientali e tramite sussidi
che danneggiano l’Europa .
"Chiediamo alla politica italiana di spingere
per l’introduzione in Europa di norme che consentano
la fuoriuscita di rottame solo verso
Paesi terzi in grado di certificare i medesimi
standard ambientali della UE, e dunque i medesimi
oneri a carico delle imprese.
Chiediamo poi una posizione a favore di modifiche
al CBAM, il meccanismo che tassa l’importazione
in UE di materiali ad elevate emissioni,
ma non i prodotti finiti che al loro interno
contengono proprio quei materiali", ha commentato
lo stesso.
Italia capofila anche sulla prevenzione
Uno studio realizzato da CIAL per tracciare la
tendenza evolutiva del packaging in alluminio
a partire dal 2000 dimostra come le imprese
della filiera siano riuscite a risparmiare in media
ogni anno circa 5.350 tonnellate di materiale
(l’equivalente di 51.000 carrozzerie per
auto) per un totale di 107.000 tonnellate pari
a una riduzione complessiva di 936.000 tonnellate
di CO2.
“In Italia – hanno ricordato Amigoni e Stellini
- viene prodotto solo alluminio da riciclo che
garantisce sostenibilità ambientale, decarbonizzazione
ed efficienza energetica.
Il riciclo necessita soltanto il 5% dell’energia richiesta
per la produzione di alluminio primario.
A livello europeo il riciclo dell'alluminio potrebbe
comportare una riduzione delle emissioni di
CO2 del 46% all’anno al 2050”.
l
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Economia Circolare
28
ECONOMIA CIRCOLARE
VISTO A POLLUTEC
VISTO A POLLUTEC ECONOMIA CIRCOLARE 29
Ritorno a Parigi
Alla scoperta dell’evento complementare a Pollutec,
un rendez-vous che propone soluzioni
concrete alle sfide ambientali e climatiche di oggi
Federica Lugaresi
Petit petit
Praticamente una kermesse dal carattere nazionale.
La maggior parte degli espositori erano
francesi e pochissimi gli italiani.
L’area espositiva, sviluppata su di un solo (e parziale)
padiglione, è stata contenuta e quindi visitabile
“a pettine” in un’unica giornata.
Nonostante le dimensioni ridotte, ha comunque
destato interesse e curiosità vista l’affluenza e
la presenza dei visitatori molto densa e vivace in
entrambe le giornate.
In effetti con occhio attento si scopre sempre
qualcosa di nuovo: pensi di aver visto già tutto e
invece…
Le spazzole
in acciaio
vengono
utilizzate
per pulire
e recuperare tutti
i frammenti
di scarti metallici
sui pavimenti
dei riciclatori.
Anne-Manuèle
Hébert, direttrice
di Pollutec,
all’entrata
del Salone.
Parigi, la luna e tu. Dove “tu” starebbe per
il Salone organizzato nella capitale francese
- in virtù della posizione particolarmente
strategica - comoda sia per l’intera
Francia che per gli altri Paesi europei. In effetti,
un’altra bella occasione per esplorare le ultime
tecnologie d’avanguardia applicabili nelle filiere
ambientale e climatica, ormai sempre più interdigitate.
E un’altra opportunità per tuffarsi dentro l’universo
delle soluzioni verdi, che possono ridefinire
il nostro futuro, con occhio sempre attento
agli aggiornamenti normativi.
Gestione dell’acqua, rifiuti, energia ed efficienza,
città ed edifici sostenibili, siti e suoli inquinati,
qualità dell’aria, odori e rumori, mari e
protezione delle coste, biodiversità ma anche
gestione e prevenzione dei rischi sono stati i
settori rappresentati a Pollutec Paris.
Le “scoperte”
C’è chi sviluppa, come Bioprotec, un innovativo
processo per la rigenerazione di diverse tipologie
di catalizzatori, con vantaggi importanti sia in
termini di circolarità che ambientali ed economici.
Tramite la rigenerazione infatti si incrementa
la vita utile dei catalizzatori, con conseguente
risparmio delle materie prime utilizzate
per la loro produzione, riducendo il costo di smaltimento
anche relativo al materiale inquinante
immesso in discarica (pentossido di vanadio).
Per raccogliere, disinquinare e riciclare i mozziconi
di sigaretta, c’è da oggi una filiera innovativa
che consente di trattarli senza l’utilizzo di
acqua (con un sistema brevettato che permette
di eliminare le sostanze tossiche), ed ottenere il
99,7% di fibra pulita da riutilizzare come materiali
performativi quali isolanti termici per gli edifici.
Direttamente dall’Italia, l’azienda Butti propone
una spazzola come sistema di pulizia per raccogliere
rottami metallici (in questo caso dotata
di setole in acciaio) e scarti in altro dalle superfici
dei capannoni di stoccaggio: per la serie
che si recupera tutto e non si butta via niente.
Anche per i boiler dell’acqua calda - che fino
ad oggi venivano trattati solo per recuperarne
i metalli - mediante i sistemi di Coolrec - si
possono ottimizzare le componenti recuperate
Opack, startup
che ha pensato
al packaging
del futuro, ossia
contenitori/buste
riusabili al 100%.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
30 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
VISTO A POLLUTEC
NEWS ENERGIA
31
Economia Circolare
Dai rifiuti
non riciclabili
e non pericolosi,
si ricava un nuovo
materiale:
il granulato
di antropocite
che può sostituire
granulati nella
composizione
del beton.
teriale. Il granulato di Antropocite può così sostituire
granulati naturali nella composizione
di beton non strutturale.
Depurare l’aria senza carboni attivi? Si può fare
anche questo. Da Purenat arriva un tessile costituito
da materiale biomimetico capace di filtrare
e distruggere gli inquinanti dell’aria organici
(virus e batteri) e non (odori, solventi gas) in maniera
permanente.
Tchaomegot
ha pensato
un’intera filiera
per raccogliere,
trattare
e riciclare
i mozziconi
di sigaretta.
Con un sistema
brevettato,
e a secco,
si ottiene
un materiale
per diverse
applicazioni.
come per es. i gas e il poliuretano. Valorizzare
i rifiuti non riciclabili in materiali da costruzione,
si può. Stiamo parlando di scarti non inerti
e non pericolosi da attività commerciali e industriali
da cantiere che, attraverso un processo
a freddo di fossilizzazione accelerata,
vengono valorizzati per diventare un nuovo ma-
Acque e formazione
Da sempre nel DNA di Pollutec, il mondo acque
oggi più che mai è sulla cresta dell’onda. La risorsa
idrica rappresenta in tutti i Paesi un patrimonio
territoriale essenziale ma fragile. In ogni
realtà si dovrebbero muovere delle azioni adeguate
per limitare gli impatti ambientali su questa
risorsa così preziosa ed anche, parallelamente,
sviluppare le competenze per meglio
gestirla.
Il Dipartimento Internazionale dell’acqua, porta
delle soluzioni personalizzate, efficienti e continuative
proprio in questo settore, accompagnando
l’evoluzione delle professioni e competenze.
In pratica è anche una “scuola di formazione”
che fornisce sessioni di aggiornamento continue,
relative ad un vasto panel di tematiche, capaci
di coprire il ciclo dell’acqua integralmente. l
Affacciati alla finestra
Eliana Puccio
Pannelli fotovoltaici non solo sui tetti ma
anche sui balconi. L'azienda spagnola
Tecnalia ha progettato un balcone modulare
per case che consente l’incorporazione
di impianti rinnovabili, sistemi di ventilazione
e un gestore energetico intelligente.
Il progetto consentirà la generazione di spazi
esterni in tutte le case sprovviste di balcone.
Si chiama Balin e si installa rapidamente.
Fa parte del programma Hazitek dell’agenzia
di sviluppo aziendale SPRI del governo basco,
il prototipo è già stato terminato.
Soddisfa i requisiti del CTE (Technical Building
Code, il Codice Tecnico Edilizio spagnolo), con
quelli contenuti nelle normative abitative del
governo basco e quelle dei Piani generali di
Urbanistica delle diverse città dei Paesi Baschi.
Questo progetto è il risultato di una collaborazione
con diverse aziende basche ed è in linea
con le normative locali di abitabilità. Il produttore
del sistema sarà Talleres Gorlan,
l’installatore Construcciones Zabalandi, le
strutture del balcone saranno di Domusa ed
Etxesoft.
Migliora la qualità di vita
L’idea consiste principalmente nell’ottimizzare
il consumo di energia generando elettricità
Dalla Spagna un esempio
di architettura modulare
sostenibile, allineata
con la transizione verso
le energie rinnovabili nella
costruzione di abitazioni
rinnovabile, oltre ad integrare tecnologie termiche
come il riscaldamento avanzato e la
ventilazione.
Il balcone "Balin" non solo migliora la qualità
della vita dei residenti degli appartamenti senza
balconi, ma promuove anche la sostenibilità
urbana riducendo le emissioni di carbonio attraverso
l'autoconsumo solare.
Il sistema è facilmente replicabile in altre città
e regioni, rappresentando una svolta nella riabilitazione
energetica degli edifici urbani.
In futuro, il modello potrebbe espandersi in
modo significativo, contribuendo alla crescita
dell’efficienza energetica negli ambienti urbani.
Chissà, magari lo vedremo presto nei
nostri balconi.
l
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
32 ENERGIA Soluzioni
AIUTI PUBBLICI
AIUTI PUBBLICI
ENERGIA
33
Biogas elettrico agrivoltaico,
c’è vita dopo gli incentivi?
Marco Comelli
Un grande impianto
a biogas
con upgrading
a metano (sulla
destra), che conserva
la produzione
di energia elettrica
(sulla sinistra).
(Credit Corradi &
Ghisolfi)
Migliaia gli impianti di biogas agricolo nati con gli incentivi
introdotti nel 2007. Ora si accavalla la fine
delle agevolazioni e l’esigenza di revamping. Che fare?
Secondo l’ultimo rapporto statistico del
GSE, uscito nel 2023 ma con dati relativi
al 2021, risultavano in esercizio 1800 impianti
di biogas agricolo per la produzione di
energia elettrica e in molti casi anche di calore
(cogenerazione) utilizzando un motore a combustione
interna (con recupero dell’energia termica
dai gas di scarico e dall’impianto di raffreddamento
in caso di cogenerazione). La
potenza elettrica installata teorica era di 1100
MW, con una produzione effettiva di 7 TW/h (rispettivamente
lo 0,85% e il 2,6% del totale italiano
per tutte le fonti nel 2023).
Quasi alla fine
Tra il 2022 ed il 2027 hanno visto o vedranno
esaurirsi gli incentivi originari quindicennali
1125 impianti, per 891 MW di potenza elettrica
teorica. La potenza media è di 792 kW, quindi
nella fascia più alta tra quelli incentivati in origine.
Esiste poi una coda di 218 impianti per 177
MW di potenza elettrica teorica (potenza media
743 kW) che esauriranno l’accesso agli incentivi
dal 2028 al 2032. Per i rimanenti impianti, con
incentivazione più bassa, dimensione media
molto minore (223 kW) e vincoli maggiori per
quanto riguarda la composizione delle matrici
e il recupero dell’energia termica per gli utilizzi
aziendali o in teleriscaldamento, l’orizzonte del
fine incentivo si sposta a partire dal 2032.
Ogni anno il biogas agricolo per la produzione
di energia elettrica genera circa 2 miliardi di euro
di flusso di cassa positivo per le aziende agricole
interessate, essenzialmente quelle dell’allevamento
di bovini, suini e pollame. Ricordiamo che
l’aiuto pubblico all’agricoltura nel suo insieme
nel 2022 (pre-riforma PAC) valeva 12,5 miliardi
di euro. Inoltre, la produzione elettrica da biogas
agricolo, sebbene abbia percentuali piccole, ha
la caratteristica di essere continua e programmabile:
il GSE calcola che in media un impianto
lavora per 6672 ore l’anno su 8760. Un impianto
agrivoltaico, per rimanere nell’ambito, sito nelle
zone tipiche del biogas agricolo, produce in me-
dia per 1100 ore equivalenti. In altre parole, un
kW di biogas agricolo elettrico produce all’anno
sei volte un kW agrivoltaico.
Come convertirli?
Non si può quindi semplicemente buttare via
gli impianti a biogas agricolo, ma cosa farne richiede
una risposta complessa. La soluzione
che possiamo definire standard, propugnata da
associazioni come il CIB, è la conversione totale
o parziale a biometano. Lo stesso PNIEC in vigore
dal 2022 prevede per il biogas l’upgrading
a metano per utilizzo termico in sostituzione del
gas naturale. Tecnicamente, la conversione avviene
affiancando ai digestori un sistema di purificazione
(upgrading) del metano, che poi viene
immesso in rete dopo essere stato portato alla
pressione standard della rete di distribuzione.
Dove questo non è possibile, viene caricato su
carri bombolai. Il resto del biogas, composto in
gran parte di CO 2 , può avere diverse destinazioni,
nel caso migliore purificazione a diversi
livelli e immissione sul mercato. In certi casi
una parte del biogas viene inviato a un motore
(esistente o di nuova installazione) per la produzione
di energia elettrica e termica nell’azienda,
per esempio per far funzionare i compressori
e le colonne di upgrading.
Limiti e difficoltà
Il biometano non è per tutti. Esistono diversi
ostacoli, innanzitutto la dimensione dell’impianto
e la durata residua dell’incentivo. Più l’impianto
è piccolo più la produzione possibile di
biometano non risulta conveniente, nonostante
sia incentivata, anche se tecnicamente oggi
sono disponibili sistemi di upgrading per taglie
piccole, sotto i 300 kW equivalenti. Più difficili
da superare sono la lontananza dalla rete di distribuzione
e la non sostenibilità delle matrici,
in situazioni dove senza immissione di mais,
per esempio, la percentuale di metano risulta
troppo bassa. Infine c’è una problematica economica:
l’inflazione ha colpito anche in questo
settore mentre le tariffe incentivanti non sono
state adeguate da anni. Un sondaggio dello
scorso maggio sugli aderenti al Consorzio
Monviso Agroenergia, che include impianti per
72,6 MW di potenza elettrica, ha rilevato che
solo il 14% della potenza fa capo ad aziende che
hanno avviato il percorso di conversione totale
o parziale e biometano.
Per gli altri, o meglio per quelli il cui regime di
incentivazione terminerà il 31 dicembre 2027,
sono stati introdotti dal DL 57/2023 Art. 3ter i
prezzi minimi garantiti (PMG) di ritiro dell’energia
elettrica, che però coprono solo i costi operativi
e vengono calcolati da ARERA e aggiornati
annualmente sulla base di una formula che tiene
conto di diversi fattori. È una soluzione tampone,
in quanto non consente margini per effettuare
investimenti, dicono le aziende, per
esempio per migliorare le matrici (anche in seguito
alle richieste del cosiddetto Decreto
Sostenibilità dei biocombustibili del 7 agosto
2024) o installare motori più efficienti o semplicemente
meno usurati: un motore a gas ben
tenuto, ossia con manutenzione costante e utilizzo
di biogas “pulito” dai composti dannosi arriva
a 20.000 ore di funzionamento ma poi deve
essere completamente revisionato. Vedremo
se ci sarà una risposta pubblica. Nella FER 2 si
parla di incentivi a nuovi impianti, ma solo su
quelli nuovi, con molti paletti sulla composizione
delle matrici, sulla loro provenienza e sugli utilizzi
dell’energia termica.
Monetizzare velocemente
C’è un’altra strada per i gestori di impianti, il
mercato. Stanno iniziando a presentarsi operatori
per rilevare impianti a biogas elettrico
siti nelle aziende agricole con l’obiettivo di
convertirli per la produzione di biometano. I
proprietari incassano subito e si tolgono il pensiero.
Un esempio è la recente cessione delle
Cascine Valentino, Orlando e dell’Azienda
Agricola Soffiantini, situate nel cremonese, a
una joint venture composta da Blu H-Energy
e Abrdn, che punta a produrre in complesso
1000 smc/ora. Vedremo se diventerà una tendenza.
l
Un piccolo impianto
a biogas.
(Credit Micro Biogas
Italia)
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
34 ENERGIA Soluzioni
AGRIVOLTAICO
AGRIVOLTAICO
ENERGIA
35
Declinazione concreta
Federica Lugaresi
Innovazione, sostenibilità e pragmatismo.
Queste le prerogative dell’impianto agrivoltaico più
grande d’Italia, inaugurato di recente da Caviro
Caratteristiche
dell’impianto
e benefici attesi,
ben visibili
nel pannello
all’entrata del vigneto
sperimentale.
acqua delle piante (con relativa protezione
e ottimizzazione del prelievo anche da falda
acquifera), in percentuale che sarà monitorata
e misurata nei prossimi anni. La gestione
informatica permette parametrizzazioni
specifiche per l’intercettazione luminosa,
monitoraggi prossimali e valutazioni degli
indici da satellite.
Il momento
di apertura della
conferenza stampa
da parte di Carlo
Dalmonte, presidente
Gruppo Caviro.
La presentazione
si è svolta presso
la sede di Forlì.
lo stesso raggio di sole”. Uva,
vino ed ora anche energia. È ciò
“Con
che accade nei vigneti di Caviro,
la quarta maggiore cantina vitivinicola italiana,
e dal fatturato di oltre 420 milioni di euro, che
ha battezzato il nuovo impianto in terra di
Romagna. Già leader in tema di sostenibilità
e circolarità, ora l’azienda vitivinicola sperimenta
l’agrivoltaico.
Si tratta infatti di una filiera ideale per il cosiddetto
uso duale del suolo, per una produzione
sia agricola che energetica. “Con questo progetto
pilota - ha esordito Giampaolo Bassetti,
direttore generale di Caviro - vogliamo capire
se, oltre al vantaggio energetico indiscusso
dell’agrivoltaico, la produttività del vigneto non
venga modificata in termini di qualità e quantità.
In più, si studierà se la copertura fotovoltaica
possa mitigare i danni legati ad eventi
climatici estremi”. Il progetto, è seguito
dall’Università Alma Mater di Bologna che, nei
prossimi cinque anni, metterà a confronto la
crescita delle viti in impianto con quella delle
piante in campo aperto.
Investimento di tutto rispetto
Sono i 63 tracker monoassiali e 1.386 i pannelli
solari bifacciali installati su di una su-
perficie pari a 1,5 ettari - a fronte di un investimento
complessivo di 1,5 milioni di euro
- che produrranno 1.300.000 kWh all’anno
di energia elettrica per totale autoconsumo.
Questo ultimo passo, consente a Caviro di
raggiungere valori di autosufficienza pari al
95% di consumo energetico. L’impianto, che
possiamo definire paradigmatico e in pieno
solco della sostenibilità, è inoltre stato progettato
per reggere ad eventi fortunali (e mai
registrati sino ad ora come le recenti alluvioni
e inondazioni). Assolve a due funzioni
specifiche: la produzione di energia pulita e
rinnovabile, e protegge la vite. Il modello è
stato infatti progettato per restituire la migliore
inclinazione possibile per i pannelli fotovoltaici
e calibrazione ad hoc proteggendo
le viti dai danni di grandine e vento, ma anche
dalle gelate primaverili, non inficiando sul
corretto soleggiamento e apporto luminoso
sufficiente per la fotosintesi.
L’A.I. è imprescindibile
Un software raccoglie e analizza i dati in ingresso
e permette ai pannelli di orientarsi
per ottimizzare l’assorbimento di energia
solare e garantire il giusto bilanciamento tra
ombra e luce. Last but not least, la copertura
consentirà di risparmiare sul fabbisogno di
Le linee guida
Il tema agrivoltaico - che beneficia dei finanziamenti
con i fondi del PNRR - è spesso oggetto
di scontro tra associazioni degli agricoltori
e utilities delle rinnovabili. Ad oggi,
per quanto riguarda i pannelli solari a terra,
il DI Agricoltura che è entrato in vigore a luglio,
definisce che “non possono essere installati
nelle zone agricole, ma solo su stalle
ed edifici”.
Nel caso dell’agrivoltaico, le linee guida del
Crea stabiliscono di piantare i pannelli ad almeno
2 metri di altezza dal suolo (quelli di
Caviro si trovano a 5 metri, permettendo così
anche il passaggio dei mezzi agricoli). l
Foto di gruppo
in vigna delle
personalità presenti
all’evento.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
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Economia Circolare
36 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
NUOVI REGOLAMENTI
NUOVI REGOLAMENTI
RIFIUTI SOLIDI
37
RENTRI, la svolta digitale
nella gestione nazionale
dei rifiuti speciali
Nel contesto di una crescente attenzione
alla sostenibilità ambientale, l’Italia
introdurrà il RENTRI, il Registro Elettronico
Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti
Annalisa Gussoni
Direttore
Commerciale
Pasa Labs srl
Èin arrivo uno strumento innovativo che
si propone di rivoluzionare la gestione
dei rifiuti, semplificando i processi e migliorando
i controlli: si tratta del RENTRI. Nella
pratica, è una piattaforma digitale creata per
monitorare e tracciare i rifiuti speciali (pericolosi
e non pericolosi) e alcune tipologie di rifiuti
urbani. L’obiettivo è garantire trasparenza, legalità
e rispetto delle normative ambientali,
riducendo il rischio di gestione illecita. Il sistema
recepisce le direttive europee e sostituisce,
gradualmente, il precedente sistema cartaceo
(registro di carico e scarico, formulari e Mud),
rendendo obbligatorio il passaggio al digitale
per le aziende iscritte. Qui di seguito schematicamente
tutte le informazioni per comprenderne
il funzionamento.
Come funziona?
RENTRI opera attraverso due principali
strumenti:
1. Registro cronologico elettronico: sostituisce
il registro di carico e scarico, registrando
ogni movimento di rifiuti in
tempo reale.
2. Formulario di identificazione dei rifiuti
(FIR): digitale e compilabile online, segue il
rifiuto dal produttore al destinatario finale.
Chi è obbligato a iscriversi?
• Gli intermediari e commercianti di rifiuti
• I trasportatori di rifiuti
• Gli enti e le imprese che effettuano il
trattamento dei rifiuti
• I Consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio
di particolari tipologie di rifiuti
• Imprese/enti produttori di rifiuti pericolosi
e non pericolosi, da lavorazioni industriali
e artigianali e da trattamento di
rifiuti, fumi e acque
Chi non deve iscriversi
Enti, imprese che hanno fino a 10 dipendenti,
produttori iniziali di soli rifiuti non
pericolosi nell’ambito di lavorazioni:
• industriali
• artigianali
• derivanti dall'attività di recupero e
smaltimento di rifiuti e da trattamento di
rifiuti, fumi e acque
Enti, imprese e soggetti non rientranti in
organizzazione di enti o impresa, a prescindere
dal numero di dipendenti, produttori
iniziali di soli rifiuti non pericolosi:
• nell'ambito delle attività agricole, agro
- industriali e della silvicoltura
• dalle attività di costruzione, demolizione
e scavo
• nell'ambito delle attività commerciali
• nell'ambito delle attività di servizio
• da attività sanitarie
• veicoli fuori uso
Il regolamento prevede 3 finestre d’iscrizione.
La prima dal 15/12/2024 al
13/02/2025. La seconda dal 15/06/2025
al 14/08/2025 e l’ultima finestra dal
15/12/2025 al 13/02/2026.
Nuovi supporti
La seconda novità riguarda i nuovi formati
di registro e formulari. Se per il RENTRI
ci sono delle scadenze temporali, Il D.M.
4 aprile 2023, n. 59 ha introdotto i nuovi
modelli di:
- registro di carico e scarico
- formulario di identificazione dei rifiuti
A decorrere dal 13 febbraio 2025, i modelli
in uso, compresi i VIVIFIR, non potranno
più essere usati.
Unità locali
Per unità locale si intende una sede operativa
nella quale l’operatore esercita stabilmente
una o più attività economiche
da cui deriva l’obbligo di iscrizione. Un
operatore può svolgere le proprie attività
in più luoghi.
Per il cantiere, laddove si verifichino contemporaneamente,
le seguenti condizioni:
a) si determini la produzione di rifiuti pericolosi
b) venga esercitata un’attività stabile
l’operatore avrà l’obbligo di iscrizione al
RENTRI dell’unità locale.
I vantaggi del RENTRI
• Controllo e trasparenza: monitoraggio
di ogni fase, riducendo il rischio di smaltimento
illegale
• Migliore pianificazione: i dati raccolti
permettono di sviluppare strategie più
efficaci per il trattamento e il riciclo
• Semplificazione amministrativa: meno
documenti e procedure più snelle.
• Efficienza: si facilita la gestione interna
e riduce i margini di errore.
• Conformità normativa: le aziende rispettano
le direttive europee e italiane,
evitando sanzioni.
Sfide e prospettive
L’adozione del RENTRI presenta alcune
sfide, tra cui:
• Formazione e adattamento: le imprese
devono investire in formazione e aggiornamento
• Costi iniziali: l’introduzione di nuovi
strumenti tecnologici potrebbe rappresentare
un onere economico per alcune
realtà.
Tuttavia, con il supporto di incentivi e politiche
mirate, RENTRI potrebbe rappresentare
un passo decisivo verso un’economia
circolare e una gestione più
sostenibile dei rifiuti.
Conclusioni
RENTRI rappresenta un’opportunità per le imprese
e l’ambiente. Con il suo approccio innovativo,
il sistema contribuisce a costruire un
futuro più verde e trasparente, in linea con gli
obiettivi europei. Se la vostra azienda è coinvolta
nella filiera, è il momento di prepararsi
a questa rivoluzione digitale e naturalmente
affidarsi a professionisti del settore. l
Rimozione di terreni
contaminati e rifiuti
da C&D.
Gestione dei rifiuti
in fusti. Col RENTRI
anche questa tipologia
potrà essere
monitorata
e tracciata, riducendo
il rischio
di gestione illecita.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
38 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
CIRCOLARITÀ
CIRCOLARITÀ
RIFIUTI SOLIDI
39
Simbiosi industriale,
non va e non può andare
Strumento in teoria molto potente,
ma fermo nel nostro Paese per diversi
motivi, a partire dalle normative sui rifiuti
Giovanni Milio
Il distretto industriale
danese di Kalundborg.
L’unico a seguire
un modello di bottomup
costruito su diversi
attori.
Iniziamo con una definizione da manuale.
Simbiosi industriale rappresenta una strategia
di ottimizzazione dell’uso delle risorse
che coinvolge le industrie, al fine di generare
vantaggi competitivi per le imprese attraverso
il trasferimento di risorse, quali materia, energia,
acqua, spazi, competenze, ecc. (Silvia
Sbaffoni, ENEA, 2018). Il concetto non è affatto
nuovo. Espresso con i termini attualmente in
uso, si fa risalire a Renner, Renner, G.T.
Geography of Industrial Localization. Eco -
nomic Geography 23, no. 3, 1947: pp. 167–189,
un articolo che non per nulla apparve in una
rivista di geografia economica e trattava della
collocazione fisica degli stabilimenti produttivi.
Per continuare a citare “Attraverso la simbiosi
industriale rifiuti e altre risorse inutilizzate generate
dai processi industriali vengono recuperati
per essere utilizzati da un'altra azienda,
in genere operante in un settore produttivo diverso,
generando un reciproco beneficio o simbiosi.
L'approccio può condurre all’ottimizzazione
dei processi industriali, al miglioramento
della logistica e a favorire il trasferimento di
conoscenze, aumentando conseguentemente
la produttività di tutte le risorse disponibili e
generando vantaggi economici e ambientali”.
In parole povere
In modo più semplice e diretto, la simbiosi
industriale è il modo in cui è possibile applicare
I principi di economia circolare all’origine,
ossia senza arrivare alla fine del ciclo
produzione-distribuzione-rifiuto-raccolta-riciclo.
Si risparmia in logistica inversa (per es.
nella raccolta dei rifiuti), si evitano I problemi
di qualità della raccolta, si risparmia nel disassemblaggio,
in quanto la simbiosi industriale
riguarda sfridi, scarti, sottoprodotti,
rottami, cascami, anche immateriali, rarissimamente
prodotti finiti. Una soluzione apparentemente
ideale, tant’è che già nel 1998
venivano definite legislativamente le aree industriali
ecologicamente attrezzate (AEA),
con un approccio tipicamente top-down. Sono
seguite, nella seconda metà degli anni 2010,
altre iniziative, come la creazione della SUN
(Symbiosys Users Network) promossa da
ENEA. I risultati in termini pratici, secondo
tutte le ricerche, sono stati molto scarsi. Si
cita a volte il distretto del bresciano, dove gra-
zie alla collaborazione tra
Confindustria locale e CO-
NOU si è creata una rete di
raccolta e valorizzazione degli
oli minerali industriali,
come quelli diatermici, per
oltre 5000 tonnellate. Ma
non è simbiosi industriale,
è una semplice ottimizzazione
della solita logistica
inversa. Un altro esempio
potrebbe essere il distretto
degli stracci di Prato, che
però non è veramente una
simbiosi in quanto i cascami
e gli avanzi di lavorazione
sono classificati come rifiuti
e non possono essere riutilizzati
nei telai. Sarebbero
50.000 tonnellate l’anno, che
vengono recuperate in downcycling.
Secondo la Cassazione, la loro definizione
come sottoprodotti richiede esame
fattuale analitico con onere della prova che
spetta a chi vorrebbe utilizzarli.
Così è da manuale
Per dare un’illustrazione pratica, basti prendere
il classico esempio di simbiosi industriale
citato da tutti i Sacri Testi, il distretto industriale
di Kalundborg in Danimarca. Esso segue un
modello bottom-up costruito attorno ad una
serie di attori: una centrale elettrica (Asneas),
una raffineria (Statoil), un impianto farmaceutico
(Novo Nordisk), un produttore di cartongesso
(Gyproc A/S), un produttore di enzimi
(Novozymes), un impianto di trattamento dei
rifiuti, il Comune di Kalundborg e altri attori
regionali come agricoltori o piccole società di
gestione dei rifiuti, per un totale di 13 soggetti
con l’ultimo arrivato, la RE Energy Biorefinery
che produce bioetanolo da residui agricoli.
Semplificando (in realtà i flussi sono più di 25
e coinvolgono acqua, energia e materia) la
simbiosi funziona così:
Il vapore in eccesso dalla centrale elettrica
di Asnaes viene trasferito alla centrale termica
di Kalundborg e venduto sia a Statoil
che a Novo Nordisk, che lo utilizzano come
fonte di calore in ingresso per i loro processi
di raffineria e linee di produzione. Le acque
reflue trattate da Statoil vengono conferite
allo stabilimento di Asnaes come acqua di
raffreddamento o vapore condensato. Gyproc
riceve ossido di zolfo proveniente dai depuratori
della centrale elettrica di Aesnea per
la produzione di cartongesso, e riceve anche
gas in eccesso come fonte di energia da
Statoil. Il sottoprodotto del processo di fermentazione
del lievito di Novozymes, utilizzato
per la produzione di insulina da parte
di Novo Nordisk, viene venduto come fertilizzante
agli agricoltori locali o viene convertito
in liquame utilizzato nelle miscele di
mangimi per animali. Chi sa appena un po’
di legislazione ambientale italica, avrà già
capito che è molto probabile che i responsabili
dei partecipanti alla piattaforma simbiotica
di Kalundborg finirebbero sotto processo
in un battibaleno.
Strumento potente ma…
La simbiosi industriale non è sola a trovare
ostacoli nel persistente pan-rifiutismo (tutto
è rifiuto poi si vede) della normativa italiana,
almeno dalla Legge Ronchi. Le fanno compagnia
buona parte delle industrie, che preferiscono
classificare come rifiuto speciale i
propri scarti piuttosto che affrontare la trafila
burocratica - che non accenna a ridursi - dell’onere
della prova richiamato dalla Suprema
Corte di Cassazione. E intanto l’indice di circolarità
del nostro Paese scende. l
Lo schema relativo
all’ecosistema
del distretto
industriale
di Kalundborg
in Danimarca. Un vero
esempio di simbiosi
industriale.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
40
Soluzioni
RIFIUTI SOLIDI
SCARTI VERDI
INDUSTRIA MANIFATTURIERA E TECNOLOGIA DELLE BATTERIE E DEI VEICOLI ELETTRICI
FIERA E CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE BATTERIE AVANZATE E SULLE
TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LA PRODUZIONE E IL RICICLO DI AUTOVEICOLI,
MEZZI DI TRASPORTO, MACCHINARI E VEICOLI INDUSTRIALI ELETTRICI E IBRIDI
Una linfa
dai boschi
I rifiuti verdi devono essere smaltiti
a pagamento in discarica. Ma questi
materiali naturali possono essere riutilizzati
Ginevra Fontana
In alto,la FAE
UMM/S/HP.
Si tratta di una trincia
con rotore a utensili
fissi ad alta
produttività,
che è in grado
di triturare piante
e arbusti,
con tronchi fino a 35
cm di diametro.
Quando parliamo di rifiuti verdi” facciamo
riferimento al legno, foglie e radici.
Per smaltirli occorre portarli in discarica,
a pagamento. Recuperarli trasformandoli
in una vera e propria risorsa è però possibile.
Ripamonti Group, una società con sede in provincia
di Lecco, si occupa proprio di questo.
La società comprende anche una segheria,
un’azienda per la produzione di imballaggi e
una divisione che si occupa di bonifica in conto
terzi per numerose realtà lombarde.
Come nasce l’idea di recupero
Emanuele Ripamonti, titolare dell’azienda insieme
ai cugini, ha raccontato come è stata impostata
quest’attività di recupero dei rifiuti verdi.
“Avendo un'azienda agricola, eravamo ben consapevoli
del problema. Poche aziende della zona
offrivano un servizio di recupero di questi materiali.
Siamo clienti FAE da oltre trent'anni e
nel nostro parco macchine ci sono una fresa forestale
SSH, una macchina multifunzione
MTM/HP acquistata nel 2024 e una trincia forestale
UMM/S/HP che abbiniamo al nostro
trattore Valtra Serie S. Si tratta di macchine
estremamente performanti, che ci accompagnano
in tutte le nostre attività.
Abbiamo pensato di utilizzare la trincia
UMM/S/HP per trattare quei grandi cumuli di
rifiuti verdi che attendevano solo di essere portati
indiscarica.
In poche passate, la trincia FAE ha sminuzzato
finemente tutti i materiali: rami, ramaglie, foglie
e radici sono diventati un composto soffice, fine
e uniforme. Questo composto viene poi lasciato
fermentare per uno o due anni e si trasforma
in un compost naturale e sostenibile, un terriccio
pronto per essere sparso sul terreno come concime
e fertilizzante naturale. I materiali un tempo
considerati rifiuti diventano a tutti gli effetti
una risorsa preziosa per i nostri clienti che, oltre
a risparmiare sulle spese di smaltimento, ottengono
anche dell'ottimo compost che avrebbero
dovuto acquistare a parte. Un altro aspetto
importante è che il materiale non viene spostato
da un luogo all'altro.
Il risparmio è sui costi logistici, ma anche in
termini di inquinamento ambientale”. l
Dicembre 2024
15-16
APRILE
2025
FIERA
BOLOGNA
IN CONTEMPORANEA CON
WWW.E-TECH.SHOW
4 a EDITION
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
42 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
RICICLO COLLANT
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
43
Fashion
goes green
Il debutto di Calzedonia con il progetto
LIFE RE-TIGHTS. L’azienda sigilla il proprio
impegno per un futuro più sostenibile,
preservando la qualità del prodotto
Irene Boschi
Prima volta per Calzedonia ad Ecomondo
dove ha presentato il progetto Life Re-
Tights, sviluppato in collaborazione con
Golden Lady, Company SpA, Union Spa,
Asendia Italy Srl e Ytres d.o.o. Il progetto si
pone l’obiettivo di trovare una soluzione per
trasformare i collant post-consumo in materie
prime, grazie ad un innovativo sistema di separazione
e riciclo delle fibre.
Calzedonia si avvale della tecnologia avanzata
e di un impianto pilota con il quale recupera il
100 per cento della poliammide dai collant
usati, mantenendo inalterata la qualità.
Il progetto ha ottenuto i fondi del programma
europeo LIFE ed è attualmente in fase prototipale.
Mira a diventare parte integrante della
filiera produttiva con l’obiettivo di raccogliere
i collant usati direttamente nei punti vendita
per trasportarli agli stabilimenti e rigenerarli
in nuovi prodotti.
Punto di riferimento
per la moda accessibile
Calzedonia vanta di una forte presenza globale.
Sono 2.200 i punti vendita collocati in 56 Paesi
e una piattaforma e-commerce operativa in 40
nazioni. L’impegno dell’azienda è quello di rispondere
costantemente alle aspettative della
clientela sempre più attenta al tema ambiente.
E non è mica la prima volta. Ricordiamo i collant
realizzati con fibra di Nylon 6,6 ecosostenibile
Q-NOVA by Fulgar®, ottenuta con materie prime
rigenerate, e grazie un processo meccanico
a basso impatto ambientale. Questa fibra, infatti,
è certificata Global Recycled Standard (GRS),
a garanzia di corretti processi di riciclo e riduzione
del consumo di materie prime, acqua,
energia ed emissioni di CO 2 per ogni kg di fibra
prodotta. E ancora, la collezione di costumi dal
tessuto realizzato con un filato ottenuto riciclando
bottiglie di plastica PET.
l
L’ispirazione che crea valore
n Versalis, società chimica di Eni,
ha lanciato il nuovo brand ReUp,
presentato anche durante la fiera
Ecomondo di Rimini. Apre una
porta nel settore dell’arredamento
e dell’home decor. Nasce con lo
scopo di realizzare una filiera che
si avvale della collaborazione di
designer, specialisti del settore e
brand di home decor, e punta a
produrre oggetti di arredo con
plastiche riciclate o di origine
rinnovabile, salvaguardando
qualità, performance e design.
ReUp prende il via con una
collaborazione di rilievo con Vesta,
azienda nata nel 2001, con cui
Versalis ha già realizzato il
restyling della sala riunioni del
sito Versalis a Ravenna.
Un progetto che conferma e
rafforza l’impegno di Versalis nella
realizzazione di soluzioni
innovative e sempre più sostenibili
per il continuo sviluppo di nuovi
mercati e applicazioni.
I collant usati vengono
raccolti nei punti
vendita per essere
poi riciclati.
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
SISTEMA ROBOTICO
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
45
Robot e A.I. per smontare e recuperare
gli scarti elettronici di monitor e TV
Hiro smantella 90
monitor all'ora,
garantendo il 99
per cento di recupero
di materiali preziosi.
Riesce a riconoscere
il prodotto su cui sta
lavorando tramite
l’intelligenza
artificiale.
Che idea geniale!
n Sungai Watch è
un’associazione no-profit
che si batte contro
l’inquinamento da plastica.
Per farlo raccoglie dai fiumi
indonesiani chili di questo
materiale per trasformarli
in arredamento.
Per recuperare i rifiuti
plastici ha installato
barriere galleggianti lungo i
corsi d'acqua.
In Indonesia se ne contano
all'incirca 270. In
particolare, grazie allo
studio Sungai Design ha
realizzato una sedia unica e
sostenibile: Ombak, con la
collaborazione del designer
americano Mike Russek.
La sedia Ombak è
composta da fogli di
sacchetti di plastica lavati,
triturati e pressati. Una
bella iniziativa per la lotta
all’inquinamento marino.
Braccio da ferro
The reliable brand!
Eliana Puccio
Hiro Robotics è una start-up genovese
che punta sulla collaborazione tra uomo
e robot nel trattamento e recupero dei
rifiuti RAEE. Nasce nel 2018 da quattro giovani
ingegneri robotici, Davide Labolani, Jacopo
Lottero, Tomaso Manca e Michele Oliveri con lo
scopo di portare innovazione nei singoli processi
industriali modulando le nuove tecnologie agli
obiettivi di business di ogni settore.
Un nuovo approccio
Un robot di ABB Robotics (tra i principali fornitori
mondiali di automazione e machine automation)
riconosce, grazie all’intelligenza
artificiale, diverse tipologie di TV e monitor e
li smonta per differenziarne i componenti in
un’ottica di riciclo e riutilizzo. Hiro Robotics
riesce non solo ad ottimizzare il recupero di
materie riutilizzabili, ma anche ad aumentare
la quantità dei flussi di rifiuti trattati correttamente,
allargando i profitti ed evitando la dispersione
di sostanze inquinanti nell’ambiente.
Il sistema robotico modulare sfrutta la cooperazione
uomo-robot per trattare fino a 90
monitor all'ora, garantendo il 99 per cento di
recupero di materiali preziosi.
Robotica e intelligenza artificiale si intrecciano
nell’innovativa soluzione offerta dalla start-up,
con l’obiettivo di migliorare i classici processi
dell’automazione industriale grazie ai robot collaborativi,
garantendo efficacia ed efficienza: un
approccio fino ad oggi mai applicato nel settore
del trattamento dei rifiuti.
Il team di Hiro Robotics non intende fermarsi, e
giorno per giorno è a lavoro per avviare nuovi
progetti e costruire partnership per contribuire
a rendere concreto e sostenibile il processo di
trattamento dei RAEE.
l
Dicembre 2024
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PRODUZIONE DI CDR E CSS CON I TRITURATORI PRIMARI E SECONDARI DELLA LINEA UNTHA XR
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
VETRO E DESIGN
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
47
In foto, Gianni Scotti,
Presidente di Coreve.
Eliana Puccio
Din Don Dan
Un modello integrativo
di raccolta, in occasione
del Giubileo 2025,
per gestire i rifiuti prodotti
dai milioni di pellegrini
Coreve ha presentato ad Ecomondo,
all’Agorà Conai, il progetto “Campane
per il vetro nei centri storici. Una sfida
vinta grazie al design”. Roma si prepara ad accogliere
fino a 35 milioni di pellegrini, un numero
che supera i 25 milioni registrati nel Giubileo
del 2000. Un flusso turistico che comporterà
inevitabilmente un incremento della produzione
dei rifiuti con una conseguente organizzazione
capillare per la raccolta e il riciclo dei rifiuti. Da
qui l'idea di posizionare mille nuove campane
di design per la raccolta del vetro nelle zone
centrali della Capitale, frutto della collaborazione
tra Ancitel Energia e Ambiente.
Anche il design conta
Il Progetto Campane Estetiche si propone di affiancare
le tradizionali modalità di raccolta del
vetro come la raccolta stradale e/o porta a porta
per andare sempre più verso una raccolta stradale
di “prossimità”.
Questa garantisce alte performance perché si
concentra sull'intercettazione del rifiuto di vetro,
laddove lo si produce maggiormente e favorisce
il conferimento in specifiche aree cittadine.
Il particolare design contribuisce a migliorare
la raccolta urbana integrandosi con l'ambiente
circostante e generando un impatto visivo positivo
sul paesaggio. Inoltre, sarà possibile personalizzare
le campane integrandone le colorazioni
con l’ambiente circostante e, attraverso
la tecnica del wrapping, utilizzarle per la diffusione
di messaggi di sensibilizzazione ambientale
e sociale.
Gianni Scotti, Presidente di Coreve ha spiegato:
”Oltre a svolgere la sua funzione ecologica di riciclo
del vetro, conferisce un nuovo significato
al concetto di "rifiuto", trasformandolo in un elemento
di valore che ben si sposa con gli ambienti
cittadini caratterizzati da alto valore storico
e artistico. Con una strategia di raccolta di prossimità,
il progetto punta a migliorare l’efficienza
della raccolta del vetro e a sensibilizzare cittadini
e turisti sull’importanza della raccolta differenziata.
Insieme ad AMA Roma e Ancitel Energia
e Ambiente, siamo orgogliosi di contribuire a
un Giubileo che non solo celebra la fede, ma anche
il rispetto per l’ambiente.”
l
Dicembre 2024
Da Parigi, con
la stoffa giusta
n FabBRICK, fondato dalla
giovane architetta parigina
Clarisse Merlet, è un progetto
che trasforma i rifiuti tessili
in un nuovo materiale per
l’interior design. “Ho preso
due magliette, le ho triturate
e mescolate con un collante
naturale e gli ho dato la
forma di un mattone. Ha
funzionato”. Queste le parole
di Merlet che sintetizzano la
sua invenzione per evitare che
i rifiuti tessili post produzione,
post consumo e a fine vita
finiscano a tonnellate nelle
discariche. Si tratta di un
sistema che crea mattoni o
pannelli includendo tutte le
parti del tessile, quindi non si
butta nulla: anche quelle
plastiche o metalliche.
Stessa cosa per i diversi
filati: FabBRICK riesce a
sistematizzare la produzione
in modo specifico per diversi
Dicembre 2024
composti, senza dover
dividere materie prime
naturali e sintetiche. Del
resto, Clarisse ha
semplicemente applicato
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quello per cui ha studiato e
appreso sui banchi di
architettura e design:
inventarsi un materiale da
costruzione nuovo.
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
48 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
RICICLAGGIO 4.0
RICICLAGGIO 4.0
RIFIUTI SOLIDI
49
Grazie alle tecnologie
avanzate, è possibile
recuperare
una percentuale
sempre maggiore
di materiali ad elevata
purezza. La nuova
avventura di Ecotec
Bricchettatrice
metallica LINDEMANN
EtaBriq a doppio
pistone ad alte
prestazioni
per la lavorazione
di quasi tutti i tipi
di trucioli metallici.
n basso,
LINDEMANN ZZ Power
Zerdirator. Trituratore
di metalli
per il riciclaggio
di rottami metallici
fino ai veicoli completi
a fine vita.
Frammenti preziosi
Irene Boschi
In basso a sinistra:
pressa
per balle di rottami
metallici LINDEMANN
EtaPress.
A destra,cesoia
per rottami metallici
LINDEMANN NxtCut.
Ecotec Solution ha avviato la nuova partnership
con LINDEMANN, pioniere tedesco
del mondo del riciclaggio dei
metalli. A darne annuncio è Martin Mairhofer,
Managing Director di Ecotec Solution Srl:
"Siamo orgogliosi di annunciare la distribuzione
di Lindemann, un marchio che incarna
qualità e innovazione. Questo rappresenta
un passo strategico per rafforzare la nostra
presenza sul mercato e ampliare l'offerta di
tecnologie a disposizione del mercato del riciclaggio.
Con Lindemann nel nostro portfolio, non solo
arricchiamo la nostra gamma di soluzioni,
ma abbracciamo anche nuove opportunità di
crescita e innovazione".
Dicembre 2024
Protagonista nello sviluppo di macchinari
per il ciclo integrato dei metalli
LINDEMANN è un progettista, sviluppatore e
produttore di macchinari, impianti e parti originali
di prima classe. L'azienda serve clienti
provenienti dai settori della lavorazione e produzione
di rottami e metalli, dell'industria automobilistica,
nonché fonderie e acciaierie.
Svolge un lavoro eccezionale in questo campo
ininterrottamente da 110 anni. E lo fa ancora
oggi. L'azienda con 20 sedi (filiali e partner
commerciali) in tutto il mondo, con sede a
Düsseldorf, in Germania, offre tecnologie per
l'intera catena del valore del riciclaggio dei metalli
fino alla separazione, alla selezione e alla
depolverizzazione e si qualifica quindi per il
pacchetto climatico "Fit for 55".
Inoltre, Lindemann è sinonimo di un servizio
esperto, affidabile e orientato al cliente, disponibile
24 ore su 24. Fondata nel 1913 da
Waldemar Lindemann, dà alla luce la prima
macchina per il riciclaggio dei metalli nel 1923
e oggi nel mondo ne sono attive più di 2000 che
processano annualmente 185 Milioni di tonnellate
di acciaio.
La gamma è costituita da trituratori, cesoie e
presse, oltre da una cospicua serie di parti originali.
Cesoiatura, imballaggio, triturazione,
frantumazione o bricchettatura: ogni modello
di macchine o di grandi impianti soddisfa i requisiti
più esigenti del mercato del riciclaggio
dei metalli. Sono tutti estremamente veloci,
Dicembre 2024
potenti, efficienti e tecnicamente avanzati e
garantiscono un potente e veloce ritorno dell’investimento.
Il team di assistenza è composto
da persone altamente specializzate che
forniscono consulenza, riparazione e intervento
ottimizzano costantemente le performance
dei macchinari. Direttamente nella sede del
cliente e da remoto via telefono, online tramite
telediagnosi PLC o digitalmente tramite tecnologia
Smart Glass. Sono più di 300.000 i pezzi
in magazzino: lo sviluppo di nuovi sistemi di riciclaggio
Lindemann è infatti associato, da decenni,
allo sviluppo di pezzi di ricambio OEM
appositamente progettati. La durabilità, l'efficienza,
l'affidabilità ed i costi di ogni ricambio
sono già stati testati e approvati in fase di sviluppo
del prodotto.
l
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
50 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
ATTREZZATURE SPORTIVE
ATTREZZATURE SPORTIVE
RIFIUTI SOLIDI
51
Eliana Puccio
Tante iniziative sensibili all’ambiente arrivano dal mondo
dello sport. Grandi e piccole realtà dimostrano
un’attenzione sempre più circolare ai progetti di riciclo e riuso
Protagonista nello sport
In alto, sneakers
raccolte da Esosport.
Grazie all’esosport
bag, si possono
inserire le vecchie
scarpe negli ESObox
(contenitori in cartone
riciclato) presenti
nei punti concordati
con la Pubblica
Amministrazione
e con la quale sono
state stipulate
specifiche
convenzioni.
Scarpe sportive, camere d’aria delle bici,
palline da tennis possono avere una seconda
vita.
Lo sport, infatti, va sempre più a braccetto con
il concetto di riciclo.
Sono sempre di più le aziende, startup e brand
a muoversi in questa direzione.
Tra i pioneri ricordiamo la Nike, con la storica
campagna "Reuse a Shoe" lanciata nel 1993.
L’argomento è ricco di spunti interessanti ma
su questo numero vogliamo soffermarci facendo
qualche esempio di economia circolare.
Esosport
Progetto di Nicolas Meletiou, runner e managing
director di ESO, che si occupa della gestione
dei rifiuti e del loro trattamento/smaltimento.
Nuovi progetti vengono realizzati con
il materiale ricavato dal riciclo di abbigliamento
sportivo dando vita a pavimentazioni per parchi
o piste d’atletica. Per esempio, “i giardini di
Betty” nei parchi gioco di tutta Italia, spazi dedicati
ai più piccoli, con pavimentazione antitrauma
in collaborazione con l’associazione
GoGreen.
Excite Line di Technogym
In collaborazione con Sirmax Group, primo produttore
europeo e tra i primi al mondo di granuli
termoplastici. Qui gli attrezzi da palestra sono
realizzati con una resina termoplastica su base
ABS prodotta da Sirmax, contenente il 60% di
materia prima proveniente dal riciclo meccanico
(RAEE), certificata da IIP (Istituto Italiano Plastici)
Plastica Seconda Vita da Raccolta Differenziata.
L’utilizzo di questa materia prima consente di
recuperare, per ogni attrezzo prodotto, una media
di 7 kg di plastica che altrimenti verrebbe
conferita in discarica o all’incenerimento, e che
invece è riportata a vita in materiali ad alto valore
aggiunto. Segnali dal mondo sportivo continuano
ad arrivare anche in prima visione. Esempi
recenti sono gli Europei di calcio in Germania
(con l'invito della Uefa "Recycle like a Cham -
pion") alle Olimpiadi di Parigi dove i 33.000 metri
quadri di pavimentazione necessaria per campi
di basket, pallamano e pallavolo sono stati posati
senza colla per poterli facilmente trasferirli
alle federazioni e ai club selezionati per dar loro
una seconda vita.
l
Oltre il 60%
dei componenti
plastici, utilizzati
per la realizzazione
del tapis roulant, sono
riciclati
e consentono
la riduzione
di emissioni di CO 2
del 50% rispetto
all’utilizzo
di materiali
tradizionali.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
52 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
DECARBONIZZAZIONE
DECARBONIZZAZIONE
RIFIUTI SOLIDI
53
Damiano Diotti
Grazie al progetto di decarbonizzazione degli impianti
di Heidelberg Materials, la cementeria di Rezzato-Mazzano (BS)
potrebbe essere il primo impianto in Italia a produrre
cemento catturando l’anidride carbonica, quindi net-zero
La prima decarbonizzata
Heidelberg Materials Group - che nel 2016
ha acquisito Italcementi, storica azienda
italiana leader nella produzione del cemento
- è all’avanguardia nello studio e nell’applicazione
a livello industriale delle tecnologie
di cattura della CO 2 . L’impianto Heidelberg
Materials di Brevik, in Norvegia, sarà infatti la
prima cementeria a livello mondiale a produrre,
nel corso del 2025, un cemento net-zero, grazie
alla cattura dell’anidride carbonica attraverso
la tecnologia delle ammine e al suo stoccaggio
nelle profondità marine al largo della Norvegia
(navigate il sito web brevikcss.com).
Oltre all’impianto di Brevik, il Gruppo ha avviato
altri impianti verso percorsi di decarbonizzazione
sia in Europa, sia in Nord America. È in questo
quadro che Heidelberg Materials sta progettando
di far evolvere l’impianto di Rezzato-
Mazzano, che in questo modo diventerebbe la
prima cementeria decarbonizzata d’Italia,
aprendo una nuova prospettiva per la produzione
a livello nazionale di materiali per le costruzioni
sostenibili a bilancio carbonico neutro. Si tratta
di un progetto sfidante e impegnativo, non solo
a livello tecnologico ed industriale, ma anche
finanziario. A tal proposito pare evidente che il
supporto di una strategia nazionale, con cui stabilire
sinergie di filiera, nonché un importante
sostegno di finanziamenti pubblici nazionali ed
europei saranno indispensabili.
Progetto “Ravenna CCS”
Il completamento del processo di decarbonizzazione
prevede l’utilizzo o lo stoccaggio della
CO 2 catturata. Nell’ambito delle opportunità di
stoccaggio, una novità positiva e di rilievo è rap-
presentata dell’avvio della fase uno del progetto
“Ravenna CCS”, realizzato dalla JV paritetica
Eni-Snam. Questo traguardo apre nuovi possibili
scenari anche per il progetto di Rezzato-
Mazzano, che potrebbe partecipare ai futuri processi
di conferimento delle capacità di trasporto
e stoccaggio della CO 2 nei giacimenti di gas
esauriti al largo di Ravenna. A questo proposito,
Heidelberg Materials ha avviato interlocuzioni
con Eni e Snam per sviluppare una valutazione
tecnica preliminare.
La CCS è una leva fondamentale per raggiungere
gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione
europei e nazionali e diventa cruciale nell’ambito
del settore HtA (hard-to-abate) per il massimo
contributo alle azioni di mitigazione del cambiamento
climatico entro il 2050. La cattura della
CO 2 proveniente dal processo di produzione e
il successivo sequestro in siti di stoccaggio permanente
e sicuro, come quelli sotto il fondale
marino, offre, infatti, un grande potenziale per
i settori in cui è più difficile abbattere le emissioni,
come quello della produzione del cemento,
dove due terzi delle emissioni di CO 2 sono
legate alla chimica del processo produttivo.
Grazie alle competenze acquisite nei propri progetti
CCU/S (Carbon Capture Utilization/Storage)
già lanciati e a un ambizioso programma Net
zero, Heidelberg Materials potrà essere un sog-
getto fondamentale per garantire un prezioso
impulso allo sviluppo di questo settore in Italia.
Il cemento evoZero
Heidelberg Materials, leader globale per la
decarbonizzazione degli impianti di produzione
del cemento con gli obiettivi più ambiziosi del
proprio settore industriale, ha identificato nella
CCUS una leva fondamentale, diventando un
punto di riferimento per i settori industriali in
cui è più difficile abbattere le emissioni (hardto-abate).
L’azienda ha così sviluppato diversi
progetti di cattura della CO 2 a livello globale.
Entro il 2030 il gruppo punta a catturare dieci
milioni di tonnellate di CO 2 .
Di recente, Heidelberg Materials ha inoltre
presentato evoZero, il primo cemento Net zero
carbon captured al mondo, grazie all’applicazione
virtuosa della tecnologia di cattura della
CO 2 (poi stoccata al largo delle coste) presso
la cementeria Heidelberg Materials di Brevik
in Norvegia.
l
Il moderno impianto
di Rezzato-Mazzano
che oggi è uno dei più
moderni, sostenibili
e competitivi
d’Europa. È in fase
di studio la possibilità
di catturare
la CO 2 emessa
dai processi
produttivi.
A sinistra,
il cemento evoZero
di Heidelberg
Materials.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
GESTIONALI
RIFIUTI SOLIDI
55
Non mi scappi!
La capacità di monitorare, pianificare e gestire
le attività di raccolta in tempo reale, consente
un servizio di gestione dei rifiuti più efficiente
GREEEN, leader nelle soluzioni innovative
per la gestione dei rifiuti, offre un
sistema di tracciamento delle flotte su
tecnologia GPS.
Si tratta di una soluzione avanzata e innovativa
progettata per ottimizzare e migliorare l’efficienza
delle operazioni di raccolta dei rifiuti.
Integrando tecnologie GPS all’avanguardia nei
veicoli utilizzati per i servizi di raccolta dei rifiuti,
questo sistema propone una serie di funzionalità
che portano numerosi vantaggi sia ai
fornitori di servizi che ai cittadini.
Consente, inoltre, il tracciamento in tempo
reale della posizione di ciascun veicolo su una
mappa digitale, fornendo una panoramica
dell’intera flotta. E ancora, è possibile effettuare
analisi e reporting: registra dati dettagliati
sull’efficienza della raccolta, inclusi i
tempi di raccolta, i volumi di rifiuti gestiti e il
consumo di carburante.
Ogni veicolo è dotato di un dispositivo GPS ad
alta precisione che trasferisce i dati in tempo
reale a una piattaforma centrale.
Punti di forza
A partire dal miglioramento dell'efficienza operativa:
la pianificazione delle rotte ottimizzata e
la gestione in tempo reale portano a tempi di
percorrenza ridotti, risparmi di carburante e un
aumento complessivo della produttività.
A seguito di ciò, ne deriva una riduzione dei costi:
l'efficiente gestione dei contenitori infatti porta
a minori costi operativi, migliorando la redditività
del servizio
Tra i vantaggi si trova anche un servizio tempestivo
ed efficace: la geolocalizzazione in tempo
reale consente risposte rapide a circostanze
impreviste, come cambiamenti nei programmi
di raccolta o richieste urgenti dei cittadini.
E per finire, ma non meno importanti: un minore
impatto ambientale ed un aumento della soddisfazione
degli utenti.
l
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
56 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
MODULI FOTOVOLTAICI
MODULI FOTOVOLTAICI
RIFIUTI SOLIDI
57
Una cura particolare
Come si svolge il processo di riciclo dei moduli
fotovoltaici? Quali sono i passaggi critici?
Il riciclo dei pannelli fotovoltaici, risorsa strategica
per l’economia circolare, si basa su un
flusso operativo strutturato.
È possibile individuare le seguenti fasi:
Raccolta e smistamento: i pannelli a fine vita
vengono raccolti e classificati in base alla tipologia
(silicio, CdTe, CIGS, ecc.) all’interno
degli impianti di trattamento.
La fase di smontaggio: le cornici in alluminio
e le scatole di giunzione, che contengono cavi
e componenti metallici, vengono separate attraverso
operazioni meccaniche o manuali.
Separazione del vetro: a seconda della tecnologia
applicata e dell’impianto, il vetro viene
separato dagli altri materiali.
Frantumazione e separazione: i materiali residui
vengono triturati e trattati con separatori
magnetici e ad aria. Questi dispositivi consentono
di dividere i metalli ferrosi e non ferrosi
dagli altri materiali, ottimizzando il recupero
delle risorse.
Fase finale: recupero chimico degli ultimi componenti.
Eliana Puccio
Daniela Carriera
Sales Marketing
and Business
Development Director
Italy.
La corretta gestione
e il trattamento dei rifiuti
speciali a scopo di riciclo.
La vision e il pensiero
di Daniela Carriera di ERP Italia
Quali i vantaggi di affidarsi a ERP per il riciclo
del fotovoltaico?
ERP Italia Servizi è un intermediario autorizzato
alla gestione dei rifiuti, specializzata in
particolare nella raccolta e trattamento dei
Rifiuti di Moduli Fotovoltaici non coperti da garanzia
di riciclo installati sul mercato prima
del 2012. Il riciclo del modulo fotovoltaico
deve essere gestito da operatori e impianti
di trattamento che siano pienamente
conformi alle normative applicabili e che
dimostrino le valide auto rizzazioni ambientali
affinché si ponga la dovuta attenzione
alla sostenibilità ambientale ed economica
del processo di riciclo utilizzato.
Inoltre, ERP Italia Servizi si occupa della gestione
di tutti i tipi di rifiuti, pericolosi e non, è
iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali
Categoria 8 classe C ed opera su tutto il territorio
nazionale, avvalendosi di una rete di
trasportatori certificati.
Quanta materia prima viene recuperata nel
processo di riciclo dei pannelli fotovoltaici e
in che modo?
A seconda della tipologia di pannello fotovoltaico,
la materia prima recuperata varia.
Considerando pannelli “con cornice” mo -
no/poli cristallini, i materiali recuperati sono:
Cavi e materiale a base RAME: 0,69%;
Alluminio e Al-Based: 15,58%; Plastiche:
14,38%; Silicio: 1,96%; Vetro: 67,39%.
Quali sono le tipologie di pannelli maggiormente
sottoposte a trattamento di riciclo in
Italia? Silicio mono/policristallino/ multicristallino?
Silicio amorfo? Tellururi di cadmio?
CIGS, seleniuro di rame indio gallio?
In Italia, i pannelli fotovoltaici in silicio cristallino,
nelle varianti monocristallino e policristallino,
rappresentano la tecnologia predominante, coprendo
circa il 90% delle installazioni.
Questa diffusione è dovuta al costo relativamente
contenuto e all’elevata efficienza energetica,
che rendono questa tecnologia una scelta
preferenziale per il mercato fotovoltaico.
Il ciclo di vita di questi moduli, stimato tra i 20
e i 30 anni, ha portato molti sistemi installati
nei primi anni 2000 a raggiungere ora la fase
conclusiva della loro operatività.
Quali sono i pannelli che richiedono maggiori
attenzioni sul versante del riciclo?
Il trattamento dei pannelli fotovoltaici basati
su tecnologie a film sottile richiede processi
più complessi e un'attenzione particolare, per
garantire la gestione sicura e il recupero efficiente
dei materiali critici in essi contenuti.
CdTe (Tellururo di Cadmio): questi pannelli includono
cadmio, un metallo pesante altamente
tossico che impone l'adozione di protocolli
di riciclo rigorosi. I processi utilizzati devono
assicurare il recupero del cadmio in condizioni
controllate, prevenendo ogni rischio di dispersione
nell'ambiente.
CIGS (Seleniuro di Rame Indio Gallio): il riciclo
di questa tecnologia è reso complesso dalla
presenza di semiconduttori contenenti indio
e gallio. Questi materiali, pur essendo rari e
preziosi, sono difficili da estrarre e richiedono
tecnologie avanzate per il recupero.
Materiali innovativi: le nuove generazioni di
pannelli, che integrano materiali come perovskiti
o semiconduttori avanzati, rappresentano
una sfida emergente per il sistema di riciclo.
Sebbene attualmente poco diffusi, questi dispositivi
richiederanno in futuro lo sviluppo di
tecnologie di trattamento dedicate. l
Nel processo di riciclo
dei fotovoltaici,
il recupero della
materia prima varia
in base alla tipologia
di pannello.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
58
Soluzioni
BIOWASTE
BIODEPURATORI
BIODEPURATORI
BIOWASTE
59
Alghe depuranti,
quando convengono?
L’utilizzo di colture di microalghe è una
soluzione valida che però deve essere messa
alla prova sia dei costi che dei rendimenti
Marco Comelli
Ne abbiamo parlato diverse volte nella
rivista quindi ci limitiamo a ricordare
che per essere adatte alla depurazione
tramite microalghe, le acque reflue devono
avere un certo numero di caratteristiche, per
cui i reflui ideali sono quelli urbani (acque nere
e grigie), agro-industriali, (zootecnia, birrifici,
distillerie, oleifici, caseifici, processamento
patate/soia/canna da zucchero, acquacultura)
e in alcuni casi quelli tessili e farmaceutici.
In soldoni…
Ogni tipologia necessita di un proprio mix algale
o alghe-batteri, con ampi margini di ottimizzazione
sulla base anche di fattori esogeni quali
la temperatura esterna o l’intensità luminosa.
Oltre che da un punto di vista tecnico, la ficodepurazione
risulta complessa anche da un punto
di vista economico. Mentre con i metodi tradizionali
è relativamente semplice compiere
un’analisi tecnico economica (techno-economic
analysis, TEA) per valutare la sostenibilità economica
di un impianto - sulla base degli obiettivi
che si vogliono raggiungere in termini di eliminazione
degli inquinanti - per le alghe non è così.
Esistono migliaia di studi scientifici (un conteggio
del 2022 ne trovava 5447 dal 2000) ma quelli relativi
alle esperienze pilota sono molti meno
(non arrivano al 4%) e i dati non sono standardizzati,
soprattutto per quanto riguarda le dimensioni
degli impianti.
Solo di recente sono stati effettuati studi su
scala quasi reale. Ne prendiamo in considerazione
due.
La realtà cremonese…
Il primo ha esaminato il caso della depurazione
dei reflui di un allevamento suinicolo di
17.000 animali utilizzando un sistema aperto
(raceway) per 208 giorni continuativi.
L’allevamento si trova in provincia di Cremona.
Il refluo consisteva nella frazione liquida derivata
dalla separazione degli effluenti animali,
dove la frazione solida viene avviata a digestione
anaerobica per la produzione di biogas.
L’impianto pilota era di piccole dimensioni
(meno di 4 m 2 ) ed è servito per accumulare
dati sperimentali relativamente ai risultati in
presenza di un refluo e di condizioni atmosferiche
reali, con le loro variazioni nel tempo.
Incrociando questi dati con quelli storici dell’allevamento
riguardo il contenuto di nutrienti
nei reflui, è stata effettuata una TEA prendendo
a riferimento cinque dimensioni di allevamen-
to: 100, 500, 1000, 5000 e 10.000 suini. Sul fronte
dei costi sono stati calcolati quelli in conto
capitale e quelli operativi, scalati secondo le
diverse dimensioni, mentre su quello dei ricavi
è stato stimato il valore di vendita della biomassa
algale cresciuta utilizzando i reflui, ipotizzando
il suo utilizzo come biofertilizzanti e
biostimolanti. Ricordiamo che la riduzione del
carico di composti azotati immessi in ambiente
è un obbligo di legge per un allevamento
(Direttiva Nitrati); quindi, i relativi costi sono
parte del conto economico dell’azienda.
I risultati della TEA sono stati positivi. I costi in
conto capitale costituiscono la quota maggiore
di quelli totali per gli impianti di maggiori dimensioni,
e gli ammortamenti per quanto riguarda
i costi ricorrenti. La manodopera invece
è di gran lunga la maggiore voce (oltre il 90%)
dei costi ricorrenti per gli impianti piccoli. Il
costo risultante per kg di azoto rimosso è stato,
secondo la dimensione dell’impianto compreso
tra 8.4 e 27.4 €. Per i metodi tradizionali la forchetta
è 1.5 – 14.7 €, per cui la convenienza esiste
per impianti di grandi dimensioni, oltre i
1000 animali. Va considerato che l’impianto utilizzato
come riferimento è aperto, quindi sottoposto
alla pioggia e alle variazioni di temperatura,
che spesso eccedeva l’intervallo
ottimale. Anche solo installando una copertura
a serra, il metabolismo algale sarebbe potenziato.
Lo stesso si può dire per il costo di produzione
della biomassa, che nel caso in questione
è risultato compreso tra 3,4 e 11 € per
kg, con il valore minore riferito agli impianti più
grandi e comprendente anche i processi di recupero
e deidratazione. C’è quindi spazio per
considerare la produzione di biomassa algale
come una compensazione dei costi di esercizio
e forse anche come una giustificazione economica
per integrare un processo ad alghe nella
depurazione dei reflui zootecnici.
…e il caso dei reflui urbani
La seconda esperienza di TEA si riferisce al
trattamento della frazione liquida del digestato
di un impianto di depurazione di reflui urbani,
che serve 220.000 abitanti equivalenti. Sono
state condotte due campagne, una nel 2020
per 103 giorni e una nel 2022 per 200 giorni
con un impianto pilota raceway da meno di 6
metri quadri in sidestream. I dati raccolti sono
stati poi usati per una TEA riguardante un im-
pianto simile ma scalato ad una superficie di
2 ettari, che sarebbe la dimensione necessaria
per depurare l’intero flusso di digestato liquido
in uscita. Il costo della rimozione dell’azoto è
stato calcolato nella forchetta tra 7 e 21 €/kg
secondo i casi considerati (variabili per produttività
e costi in conto capitale da ammortizzare),
con una media di 12 €. Il costo di produzione
della biomassa è risultato nella
forchetta 2.4 – 7.4 €/kg, con una media di 4,3
€/kg, compatibile con l’utilizzo della biomassa
come biostimolante per vegetali. Nel caso migliore,
i costi di depurazione del digestato sono
comparabili con quelli di altri metodi. Entrambi
gli esempi dimostrano che utilizzare le microalghe,
in sinergia con altre colture microbiche,
è fattibile da un punto di vista tecnico (prestazioni
di rimozione di azoto e fosforo). Lo può
essere già oggi anche da quello economico, a
certe condizioni che si possono riassumere in
impianti su grande scala, efficienza dei processi
e valorizzazione della biomassa algale.
Ci sono inoltri ampi margini di miglioramento
utilizzando impianti coperti.
l
L’utilizzo
di microalghe
per la depurazione
di acque reflue
di origine zootecnica,
ha presentato risultati
positivi
ed incoraggianti
in termini di TEA
(Techno-economic
analysis).
(Credit Fernanda
Hayana)
Reflui da allevamento
suinicolo trattati
con microalghe
in un sistema aperto
(raceway).
Dicembre 2024
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
60 BIOWASTE NEWS Soluzioni
NEWS
BIOWASTE
61
Un filler naturale
Ginevra Fontana
Uno sviluppo di applicazioni circolari in cui i rifiuti generati
da una supply chain ritornano nella stessa, come un nuovo
prodotto finito. Il progetto arriva da Modena e Reggio Emilia
AgroMateriae è una di quelle realtà che
fa bene al Pianeta, che fa parte del
Gruppo finanziario Tampieri di Faenza.
Si occupa di trasformare i sottoprodotti
agroindustriali in materie prime sostenibili
di alta qualità. Si avvale quindi di processi
brevettati, e produce biofiller che possono
essere applicati in diversi settori industriali,
dalla plastica al tessile. Nata dopo tre anni
di ricerca condotta nei laboratori dell'Uni -
versità di Modena e Reggio
Emilia, a seguito degli ottimi
risultati ottenuti su scala di laboratorio,
l'azienda ha depositato
domanda di brevetto per
il WPL (2019) ottenendo l'accreditamento
come start-up
innovativa dall'Università di
Modena, con l'obiettivo di trasferire
la propria tecnologia su
scala industriale.
Biofiller tecnologici
Questi vengono recuperati
dalla plastica e servono a valorizzare
gli scarti agro-industriali.
Allo stesso tempo, si
viene a capo allo stesso tempo
del problema di gestione dei
rifiuti delle aziende agro-industriali
e dell’ esigenza di nuovi materiali ecosostenibili
richiesta da molti settori del mondo
plastica.
Esistono diverse tipologie di bioffiler, da quelli
ricavati dalla farina di germe di mais (GTF),
a quelli dai semi di girasole (SFF). E ancora
quelli ottenuti da scarti alimentari pre-consumo
(ESF) e dai sottoprodotti della farina di
vinaccioli (WGS).
l
Dicembre 2024
Grazie ai funghi
n Packaging più sostenibili con una valida
alternativa ai polimeri espansi come il
polistirolo. È il caso di Smush Materials,
azienda incubata nel PoliHub di Milano,
fondata nel 2024 che si occupa di
realizzare imballaggi compostabili
industriali ad alta resistenza (prodotti
fragili o refrigrati), recuperandoli dai
sottoprodotti agricoli. In particolare viene
sfruttata la tecnologia naturale che
risiede nella crescita del micelio fungino,
grazie a un processo di fermentazione
fungina. Gli imballaggi, dopo l’uso,
Luglio 2024
possono tornare nel terreno come
fertilizzanti oppure possono essere
smaltiti come rifiuti organici. Inoltre, il
processo di produzione dei materiali
emette il 90% di CO₂ in meno rispetto alla
produzione di polistirolo.
LEADER NELLE SOLUZIONI INTEGRATE PER
IGIENE URBANA, RACCOLTA, COMPATTAZIONE E TRASPORTO RIFIUTI
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
62
Soluzioni
ACQUE REFLUE
SALINITÀ E FALDE COSTIERE
SALINITÀ E FALDE COSTIERE
ACQUE REFLUE
63
Stress salato
Acque di falda litoranee sempre più
compromesse dal cuneo salino. Occhio
quindi all’uso intenso delle risorse
sia in campo agricolo che industriale
Federica Lugaresi
Rappresentazione del cuneo
salino: particolare stratificazione
delle acque per differenza
di densità.L’acqua marina (più
densa) si infiltra sotto la falda
freatica (acqua dolce a minore
densità).
Sete. Tanta. E non stiamo parlando solo di
quella dell’uomo (ad oggi ogni italiano
consuma per uso domestico circa 200
litri /die di acqua potabile), ma anche di quella
relativa alle attività antropiche come coltivazioni
e processi industriali. Un cane che si morde la
coda, poiché secondo ISPRA, la domanda di
acqua è aumentata di ben sei volte rispetto al
secolo precedente, a fronte di una crescita raddoppiata
della popolazione nel 20° secolo.
Sicuramente, a causa di una mancata gestione
sostenibile dovuta a prelievi indiscriminati
da falda, principalmente per uso agricolo.
Pratiche che hanno generato gravi fenomeni
di danneggiamento della stessa, con pesanti
conseguenze ambientali come la progressiva
salinizzazione per intrusione del cuneo salino
di acqua marina, e l’esaurimento delle riserve
di acqua dolce di alta qualità.
Intrusione salina
Ciò accade sia per cause naturali che antropogeniche.
Il cuneo salino “è la forma particolare di stratificazione
delle acque per differenza di densità,
che si determina quando si ha intrusione
di acqua marina (a densità maggiore per la
presenza di sali minerali), al di sotto di una
falda acquifera (a densità minore)”. Come dicevamo
prima si tratta di un fenomeno naturale
che esiste da sempre, ma diventa di una
certa gravità quando il cuneo salino risale verso
l’entroterra. L’intrusione si verifica per in-
nalzamento del livello del mare, mareggiate
e siccità. Ma, e soprattutto, per eccessivi prelievi
delle acque del sottosuolo che vengono
“sostituite” dal volume di acqua salata sotterranea.
Gli effetti
In caso di contaminazione da parte di acqua
marina della falda freatica, la presenza di cloruri
e sodio diventa importante ai fini agronomici
e pedologici. Infatti i primi sono dannosi
(per tossicità) alle coltivazioni, mentre i secondi
compromettono la fertilità del suolo. Senza
contare il rischio di sopravvivenza per interi
ecosistemi, anche se la tolleranza della salinità
dipende dalle singole specie. Nel nostro
Paese (che conta 8.000 km di coste e quindi
particolarmente esposto al fenomeno), i dati
confrontati da ISPRA nel periodo 2001-2019
e 1971-2000, confermano “una diminuzione
del 15% nella portata del Tevere e di oltre
l'11% per il Po. Quest’ultimo identifica il maggior
fiume italiano che irriga ampi terreni agricoli”.
La riduzione della portata di cui sopra
(parallelamente all’abbassamento progressivo
del letto del fiume) favorisce la penetrazione
dell’acqua salata del mare che, nel 2022, è
avanzata di circa 30 km causando il raddoppio
dei livelli di salinità rispetto agli anni precedenti
con relativi danni all’agricoltura.
Possibili soluzioni
In ottica di risparmio idrico, progressiva siccità
ed aumento delle mareggiate per effetto del
cambiamento climatico - che potrebbero intensificare
il fenomeno del cuneo salino - diverse
sono le proposte per mitigare il fenomeno.
In primis, quella di preservare il più possibile
la falda freatica, minimizzando l’estrazione di
acqua. Come? Per esempio promuovendo il
riuso delle acque grigie (di scarico domestico
o industriale, di fiume e laghi, di origine civile
e commerciale), ottimizzando l’uso di acqua
nell’irrigazione dei terreni agricoli e favorendo
la raccolta di quella piovana attraverso la costruzione
di nuovi invasi.
Ma anche tramite desalinizzazione, con tutti
i problemi che si porta dietro (costo economico
e impatto ambientale). Oggi la tecnologia maggiormente
applicata è quella dell’osmosi inversa
che minimizza la produzione delle salamoie,
quali scarti di processo.
Ma si può agire anche direttamente sui terreni
per ottenere buone performance produttive,
laddove si sia già verificata una certa salinità.
A seguito di monitoraggio periodico ed analisi
di laboratorio, tre sono le strategie più diffuse:
scelta di specie tolleranti (come orzo, barbabietola,
soia, asparago e spinacio); gestione
agronomica dedicata (controllo dell’ombreggiatura
per ridurre l’evapotraspirazione, prelievo
di acqua alla minor profondità possibile,
irrigazioni leggermente abbondanti per evitare
l’accumulo di sali); scelta di fertilizzanti
specifici.
l
© Institute for Environment and Sustainability
Mappa della
situazione
salinizzazione (in rosa
e fucsia)
e sodicizzazione (lilla)
all’interno della
Comunità Europea.
L’irrigazione agricola
è una delle principali
cause di sfruttamento
intenso dell’acqua
di falda
che, abbassandosi,
diventa a rischio
di contaminazione
marina.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
64
ACQUE REFLUE
NEWS
NEWS
ACQUE REFLUE
65
Ginevra Fontana
Un brindisi green
Anche birrifici sono sempre più attenti agli sprechi di acqua
e si avvalgono di tecnologie che impattano il meno possibile
sull’ambiente. Un’innovazione interessante arriva dal Canada
La produzione di birra è un processo ad
alta intensità energetica, tradizionalmente
associato ad un elevato consumo
di acqua ed energia, e a significative emissioni
di CO 2 . Con una sempre più diffusa consapevolezza
ambientale, i birrifici si impegnano
nell’adottare pratiche sostenibili.
È qui che BrewOps interviene, trasformando
il processo di produzione della birra con la
sua tecnologia innovativa. Il birrificio canadese
si avvale di un catalizzatore per la allevamento
sostenibile che consente di ridurre
al minimo il suo impatto ambientale
mantenendo i più alti standard di qualità.
Riduzione di acqua e di C0 2
L'acqua è una risorsa critica nella produzione
di birra, utilizzata in varie fasi, dalla schiacciatura
alla pulizia. BrewOps offre strumenti
come il sistema BrewOps Rinse, che ottimizza
questi processi, riducendo in modo significativo
il consumo di acqua.
Inoltre, offre un sistema intuitivo che semplifica
l’integrazione dei dati in tempo reale nelle
operazioni di produzione quotidiana.
I suoi sensori facili da installare e l'app userfriendly,
portano un nuovo livello di controllo
e comprensione al processo di spurgo dei serbatoi.
Un’ottima alternativa ai processi manuali
che, al contrario, possono essere inefficienti,
pericolosi e dispendiosi, richiedendo
molto tempo e manodopera. In genere, anche
un birrificio ben gestito utilizza circa sette galloni
di acqua per produrre solo un gallone di
birra. I sensori, con i loro dati in tempo reale
e le capacità di automazione, consentono ai
birrifici di monitorare e regolare con precisione
i processi correlati all'acqua, migliorando l'efficienza.
La tecnologia dei sensori consente
di automatizzare il processo per risparmiare
tempo, ridurre i costi e migliorare la consistenza
e la qualità della birra. Il sistema
BrewOps Purge, ad esempio, ottimizza l'utilizzo
di CO 2 nello spurgo del serbatoio, garantendo
uno spreco minimo. Incorporando i loro
sistemi, i birrifici stanno facendo una dichiarazione
d’amore al Pianeta: se ne prendono
cura tanto quanto si preoccupano della qualità
della loro birra. Che dire, un impegno che sta
plasmando una nuova era nel settore della
birra artigianale, dove ogni pinta è un brindisi
a un futuro più verde.
l
COMPATTA
ROBUSTA
Oro blu, una grande risorsa
n MOIWUS S.r.l. è una
startup cleantech che
opera nel settore del
FACILE MANUTENZIONE
VERSATILE
trattamento delle acque
reflue. Ha brevettato
RiPura, un sistema che
non solo purifica l'acqua
ma recupera anche la
biomassa per la
produzione di metano,
dando vita a un perfetto
esempio di economia
circolare. Grazie ad essa è
possibile recuperare acqua
depurata e
microbiologicamente pura
dagli scarichi di vari
settori. Inoltre, è versatile:
lo stesso tipo di impianto
può operare e risolvere le
problematiche di
depurazione dei reflui e di
approvvigionamento nei
più disparati settori.
L’impianto è strutturato
per trattare circa 5,0 m³/h
di refluo con recupero fino
al 80% dell'acqua presente
nel refluo per successivi
utilizzi come acqua diversa
dal consumo umano.
Producing Biogas is easier and faster.
Un innova 琀 vo sistema di pretra 琀 amento ri 昀 u 琀 solidi
urbani in un unica macchina
che vi farà evitare sprechi
e risparmiare spazio,
energia e tempo.
Dicembre 2024
Luglio 2024
ECOMONDO stand D3,121.
palmierigroup.com
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
66 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni
RASSEGNA ECOMONDO
RASSEGNA ECOMONDO
VEICOLI&ALLESTIMENTI
67
Ad Ecomondo, un giro
in giro per gli stand
dedicati ai veicoli.
Nella nostra vetrina
alcune delle novità
elettriche
nel mondo trasporto:
dalle spazzatrici,
alle betoniere,
piattaforme aeree
e furgoni
Electric is better
n E-TRUCK XD Il pluripremiato
DAF XD di Nuova Generazione è il
miglior veicolo DAF che sia mai
stato realizzato con una tecnologia
avanzata che contribuisce a creare
un futuro più sostenibile. Funzioni
di sicurezza avanzate.
Trasmissione all'avanguardia. Un
comfort di guida eccezionale. Tutte
caratteristiche che fanno di XD
Electric il veicolo ideale per la
distribuzione regionale e urbana.
n FM LOW ENTRY
Totalmente elettrico,
ideale per la raccolta
rifiuti, ha un’alta capacità
di carico ed è adatto anche
per la cantieristica o le
consegne. Progettato per
ridurre l’affaticamento
del conducente con
una cabina ergonomica
e spaziosa. Inoltre,
si caratterizza anche
per l’eccellente visibilità.
Irene Boschi
n ENERGYA CIFA È la prima autobetoniera elettrica
plug-in. Offre: meno consumi, meno rumore, meno
inquinamento. ENERGYA si basa su un innovativo
sistema di movimentazione del tamburo
- garantita da un motore
a induzione elettrica - che riceve l'energia da una
batteria agli ioni di litio. Ibrido plug-in significa
che le batterie possono essere caricate sia dalla rete
elettrica, sia da generatore installato a bordo.
n ECONIC È un moderno veicolo con cabina
ribassata in grado di soddisfare i severi requisiti
imposti ai veicoli industriali. Adatto per lavorare
con maggiore efficienza, rispettando i tempi.
Un mezzo versatile per svolgere diversi compiti:
dai servizi municipali, allo smaltimento dei rifiuti,
al trasporto a corto raggio. Fornisce soluzioni
sostenibili al crescente inquinamento da emissioni
nei conglomerati urbani.
n MJE 250 AXON
Piattaforma aerea
telescopica full electric
Multitel su autocarro
e-Daily 50C14 E.
L’alimentazione Full Electric
garantisce il risparmio dei
costi e minor inquinamento;
la circolazione urbana in
tutte le ore del giorno,
senza i vincoli dovuti ai
blocchi del traffico.
n FOTON E MILER L3 100% elettrico e 100% green:
alimentato a batterie LiFePo (litio ferro fosfato) di ultima
generazione, che consentono di percorrere lunghe
distanze, garantendo un’impronta ecosostenibile e una
notevolmente riduzione dei costi. È il fratello minore di
L7. Compatto e versatile e anche molto comodo: la sua
cabina ergonomica e i comandi intuitivi garantiscono
comfort e facilità per lunghe ore sulla strada.
Garantisce un trasporto sicuro in ogni condizione.
n FUSO ECANTER Progettato da zero per un
powertrain elettrificato, offre un’ampia scelta
di varianti. Consente quindi una versatilità
ancora maggiore nelle differenti mission,
essendo compatibile con svariate tipologie
d’allestimento: dal servizio consegne in ambito
urbano, agli impieghi municipali, alla
manutenzione del verde pubblico.
Dicembre 2024
Dicembre 2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
68 VEICOLI&ALLESTIMENTI
RASSEGNA ECOMONDO
n GM400ZE È una spazzatrice completamente elettrica
di Green Force, con un'autonomia fino a 8 ore.
La GM400ze è una macchina per la pulizia senza
emissioni, con sistema di aspirazione a vuoto, dotata
di un dispositivo a ricircolo d'aria che triplica
la potenza di aspirazione, migliorando
significativamente la capacità di filtraggio delle polveri.
n SEVIC V-K3 VEM È un veicolo 100% elettrico
progettato e costruito per integrare le operazioni
di raccolta rifiuti nei centri urbani e nelle zone
a traffico limitato, dove i veicoli più grandi hanno
difficoltà ad accedere.
La vasca ribaltabile in alluminio si svuota in soli 23
secondi e, grazie al volta-contenitori a pettine
singolo, è possibile sollevare bidoni di 120, 240
e 360 litri. Insomma, piccolo ma con tanti muscoli!
Il V-k3 è un mezzo compatto, funzionale e
n DULEVO 6 Apre la strada a una nuova esperienza
di spazzamento. Il suo DNA unico incontra la tecnologia
più evoluta di sempre per ridefinire nuovamente
gli elevati standard della sua categoria. Garantisce
i massimi livelli di performance in ogni contesto,
riducendo i consumi rispetto al passato. L’alta
tecnologia della Dulevo D6 consente di avere
una macchina rispettosa dell’ambiente. Utilizzo facile
e intuitivo. E comunque: che look!
n NRR EV ISUZU Prototipo, è un elettrico di 7,5
tonnellate già commercializzato negli USA.
È dotato di sistemi avanzati di assistenza alla
guida con una capacità di ricarica rapida. Questo
consente maggiore sicurezza e comodità
operativa. Il veicolo ha anche un telaio robusto e
un'aerodinamica migliorata per una maggiore
efficienza e durata.
Dicembre 2024
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni
NEWS
BATTERIE HV VEICOLI&ALLESTIMENTI 71
Economia Circolare
New generation
gra il propulsore elettrico, l'invertir e gli organi
della trasmissione.
Esauste…o quasi
Una nuova motorizzazione a emissioni zero
per il trasporto merci a corto e medio raggio,
anche in aree ad accesso controllato
Ginevra Fontana
Agile, performante sia in portata sia in autonomia,
rispettoso dell’ambiente, silenzioso,
sicuro e confortevole.
Il City Truck di Piaggio si presenta ancora più
Green nella versione elettrica: Porter NPE.
Dotato di nuovi contenuti ADAS e rispettoso
delle norme sulla cybersecurity. Il cuore del
nuovo Porter NPE è la Electric Drive Unit
(EDU), un unico sistema e compatto che inte-
Dimensione ideale
È progettato per massimizzare le capacità di carico
senza rinunciare alla compattezza e all’agilità.
Il sistema di propulsione elettrica spinge Porter
NPE fino a una velocità massima limitata a 90
km/h, perfettamente in linea con la missione di
utilizzo del nuovo City E-Truck. Il veiocolo identifica
la soluzione perfetta per le esigenze professionali
che devono confrontarsi con le limitazioni imposte
da ambienti urbani congestionati e regolati da
norme sempre più severe.
l
Le batterie dei veicoli
elettrificati devono essere
gestite con modalità circolare.
Ma cosa può succedere
dopo il primo ciclo di vita?
Ruolo importante nell’autodemolizione
lo hanno i pacchi di batterie HV. Nello
studio Motus-E “Il riciclo delle batterie
dei veicoli elettrici @2050: scenari evolutivi e
tecnologie abilitanti”, si definisce
lo stato di salute (State of Health,
SoH) come la voce che identifica
in percentuale la capacità residua
(rispetto a quella nominale nuova).
Si fa anche l’ipotesi, nell’orizzonte
temporale di 10 anni di utilizzo,
che il SoH, presenti un
decadimento fino all’80% del valore
medio. Oltre questo periodo
la batteria dovrebbe essere considerata
esausta e terminare il
proprio ciclo di vita.
la batteria a fine vita, mediante una serie di
trattamenti meccanici, termici e chimici (SoH
inferiore al 65%).
Esistono quindi diverse opportunità per ritardarne
lo smaltimento ed allungarne la vita. In
termini di stoccaggio diverse sono i sistemi
per riutilizzarle, come per es. nell’accumulo
di energia da fonti rinnovabili in edifici privati
per massimizzare l’autoconsumo; stabilizzazione
della rete elettrica per garantire la stabilità
di servizio; contrasto dei picchi energetici
in edifici altamente energivori; o stoccaggio
Riccardo Rossi
Fine del palo?
In realtà, vengono applicate delle
strategie di gestione e, in base allo SoH, le batterie
possono andare incontro a:
- riutilizzo (in applicazioni diverse dall’automotive,
quali per es. sistemi di accumulo), tramite
attività di testing e assemblaggio dei pacchi
(SoH pari al 75%-90%).
- disassemblaggio a livello di modulo o cella
con sostituzioni delle parti danneggiate per
ripristinare anche parzialmente la capacità
iniziale (SoH pari al 65%-75%).
- recupero della materia prima contenuta nel-
di energia nelle infrastrutture di ricarica nei
periodi a bassa richiesta ma per utilizzi futuri.
Possono venire riusate anche per i veicoli che
richiedono prestazioni energetiche inferiori,
come nei traghetti e carrelli elevatori.
Ma è solo effettuando una corretta diagnosi
dello stato di salute della batteria, con l’aumento
di utilizzo dei dispositivi ad hoc, che le
applicazioni di seconda vita diventeranno più
diffuse, minimizzando il rischio di riciclare batterie
con alta capacità residua.
l
© Credit:Wikipedia
Dicembre 2024
Dicembre 2024
9
LA RIVISTA TECNICA
SULL’ECONOMIA CIRCOLARE
Anno VIII
Dicembre
2024
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
ISSN 2610-9069
Casa Editrice
la fiaccola srl
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