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Waste n. 33 dicembre 2024

Facciamo il filo alla filiera Simbiosi industriale, ottimizzare l’uso delle risorse non basta Falde costiere e salinità. Risparmio idrico come soluzione?

Facciamo il filo alla filiera

Simbiosi industriale, ottimizzare l’uso delle risorse non basta

Falde costiere e salinità. Risparmio idrico come soluzione?

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Anno VIII

Dicembre

2024

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Facciamo il filo

alla filiera

FILING

Casa Editrice

la fiaccola srl

SIMBIOSI INDUSTRIALE,

OTTIMIZZARE L’USO

DELLE RISORSE

NON BASTA

ISSN 2610-9069

0 0 0 3 3 >

772610 906904

9

FALDE COSTIERE

E SALINITÀ.

RISPARMIO IDRICO

COME SOLUZIONE?


Atlantide

Software per

la gestione

dei rifiuti

Atlantide il software web based per

operatori di settore e produttori, per la

corretta tracciabilità di tutta la filiera,

dalla produzione allo smaltimento,

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2 SOMMARIO

wasteweb.it

waste@fiaccola.it

Stampato su carta FSC

ISSN 2610-9069

Numero 33

Dicembre 2024

EDITORIALE

3

Direttore Responsabile

Lucia Edvige Saronni

lsaronni@fiaccola.it

Direttore Editoriale

Giuseppe Guzzardi

gguzzardi@fiaccola.it

In primo piano

8 Cestino d’oro

Al via il consorzio di Legnoarredo,

anche senza EPR

9 Up e Downcycling

Progetti geniali, idee bizzarre

10 Waste Strategy

Innovazioni e strategie

12 Pillole dal laboratorio

Il fine vita degli PFU

14 App e Sturtup

L’angolo delle nuove idee

15 Welcome to jungle

Opposizioni alla realizzazione

degli impianti

Economia circolare

16 Visto a Ecomondo

La kermesse riminese che

riserva sempre sorprese: tutte

nel solco della circolarità

20 Il punto sulla transizione

Circolarità e gestione rifiuti: dove

siamo arrivati?

24 CircolarMente

Gli scenari legislativi:ecco cosa ci

aspetta

28 Il Pollutec parigino

Piccolo piccolo ma significativo.

Con filiera ambientale e

climatica in primo piano

Energia

32 Fine incentivi

Agevolazioni al termine ma

necessità di revamping. E ora?

34 Agrivoltaico

Nelle vigne faentine il più grande

impianto italiano

Rifiuti solidi

36 PNRR

Come impatta sugli smaltitori di

bonifica

38 Simbiosi industriale

Strumento potente, ma nel

nostro Paese non va

48 Riciclaggio 4.0

Frammenti preziosi, la nuova

avventura di Ecotec

50 Attrezzature sportive

I progetti in essere per il riciclo e

riuso

52 La prima decarbonizzata

A Brescia la prima cementeria a

net-zero con stoccaggio di CO 2

56 Moduli fotovoltaici

Loro gestione, trattamento e

riciclo secondo ERP Italia

Biowaste

58 Utilizzo delle alghe

Microalghe per depurare i reflui:

quanto conviene?

Acque reflue

62 Stress salato

Il problema delle falde costiere

sempre più compromesse

Veicoli&Allestimenti

66 I mezzi green di Ecomondo

Le novità sostenibili, e a

propulsione elettrica, disponibili

per le varie mission

3 Editoriale

6 Numeri e poltrone

22 News economia circolare

31 News energia

40 News rifiuti solidi

60 News biowaste

64 News acque reflue

70 News veicoli&allestimenti

Consulenza Tecnico-Scientifica

Marco Comelli

mcomelli@fiaccola.it

Coordinamento Editoriale

Federica Lugaresi

flugaresi@fiaccola.it

Redazione

Mauro Armelloni, Matthieu Colombo

Fabrizio Parati, Emilia Longoni

waste@fiaccola.it

Collaboratori

Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano

Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana,

Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni,

Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio,

Michele Ragonese, Riccardo Rossi

Segreteria

Jole Campolucci

jcampolucci@fiaccola.it

Amministrazione

Margherita Russo

amministrazione@fiaccola.it

Marzia Salandini

msalandini@fiaccola.it

Abbonamenti

Mariana Serci

Patrizia Zanetti

abbonamenti@fiaccola.it

Traffico e pubblicità

Giovanna Thorausch

marketing@fiaccola.it

Marketing e pubblicità

Sabrina Levada (Responsabile estero)

slevada@fiaccola.it

Agenti

Giorgio Casotto

T 0425 34045 - Cell. 348 5121572

info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia,

Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna

(escluse Parma e Piacenza)

Trimestrale - LO-NO/00516/02.2021CONV

Reg. Trib. Milano N. 230 del 19/07/2017

Stampa

Colorshade - Peschiera Borromeo (Mi)

ISCRIZIONE AL REGISTRO NAZIONALE

STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313

21/11/1985 - Roc 32150

Prezzi di vendita

abb. annuo Italia Euro 100,00

abb. annuo Estero Euro 200,00

una copia Euro 20,00

una copia Estero Euro 40,00

È vietata e perseguibile per legge la riproduzione totale o parziale

di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa

rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali,

ecc. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati

rimane esclusivamente agli autori. Il suo nominativo è inserito

nella nostra mailing list esclusivamente per l'invio delle nostre

comunicazioni e non sarà ceduto ad altri, in virtù del nuovo

regolamento UE sulla Privacy N.2016/679. Qualora non desiderasse

ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta

alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it

Organo di informazione

e documentazione

Questo periodico è associato

all’Unione Stampa Periodica Italiana:

numero di iscrizione 15794

Casa Editrice

la fiaccola srl

20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37

Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484

fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com

¡AFUERA!

Fine anno. Un tempo (ancora oggi) si buttavano dalla finestra

le cose vecchie, rotte, o che avevano stancato. Noi siamo

ligi ai regolamenti per il ritiro degli ingombranti in vigore

nelle nostre città e cittadine e potremmo semplicemente

portare in disc…, oops, piazzola ecologica, tutto quello non vorremo

più vedere e sentire nel mondo waste nel 2025. Ma siccome

siamo veramente stufi, ricorriamo a metodi più drastici, quindi una

bella chainsaw a motore, come da titolo e da famoso film. Ma tu vuoi un

gioco al massacro. Esatto.

Basta con la litania che non ci sono risorse per realizzare gli investimenti necessari

per la gestione dei rifiuti con la chiusura del ciclo. Nel solo 2023 il gettito non destinato

a finalità ambientali delle imposte “ambientali” è stato di 49,045 miliardi di euro

(l’83% dei 58,9 miliardi totali). Avete letto bene. Basterebbe destinare una percentuale

minima ad alcuni interventi concentrati. Ma lo Stato e i Comuni ci pagano gli stipendi

con questi soldi. Appunto, vedi il titolo.

Anche leggendo che non si fa raccolta differenziata perché costa di più, scatta la

messa in moto. Costa di più a chi? Non certo ai cittadini e alle imprese, visto che il

livello della TARI è inversamente proporzionale alla percentuale di raccolta differenziata

nei comuni. Quindi, dove c’è molto indifferenziato, che finisce in discarica,

perché la stessa proporzione esiste per gli impianti di termovalorizzazione, si paga

di più. Sarà il costo della vita. Intanto l’IVA sui conferimenti in discarica è uscita dal

regime agevolato, quindi i costi aumenteranno ancora.

Un giretto ci sarebbe da fare anche a Bruxelles. Le contraddizioni interne alla normazione

europea stanno raggiungendo livelli di cannibalismo, o forse di autofagia

visto che sono diverse membra della burocrazia che si sbranano. Un

esempio: con il recente Regolamento (UE) 023/2055 (modifica al REACH) si

proibisce a partire dal 17.10.2031, l’uso del polverino di gomma da PFU come

materiale da riempitivo per i campi sportivi in sintetico. Peccato che lo stesso

polverino sia previsto nel regolamento end-of-waste. Ma in questo modo si

combatte l’emergenza delle microplastiche nell’ambiente. Ammesso

che sia così, deve essere un’emergenza al rallentatore (scatta tra 7 anni).

Che ci faremo col polverino di gomma? La burocrazia europea non se

lo chiede, si scarica sulle aziende che ci hanno creduto. ¡AFUERA!

Come accompagnamento musicale argentineggiante, consiglio un

album del 2007 di Arcari, Corsi, Salis, Maras, Lattes (buona parte della

band che accompagnava De Andrè nel tour di Creuza de Mà) dal titolo

Milonga secondo Matteo. Reperibile nei migliori negozi off e online

e anche in streaming. Poi mi dite. Ci leggiamo a febbraio.

Marco Comelli



9

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

4 PARTNERS

AQUAFARM 2025 . . . . . . . . .III Cop

aquafarm.show

BIOENERSYS Srl . . . . . . . . . . . . .5

snam.it

BUSI GROUP Srl . . . . . . . . . . . . .61

busigroup.it

CAP EVOLUTION Srl . . . . . . . . . . .1

capevolution.it

E-TECH 2025 . . . . . . . . . . . . . . .41

e-tech.show

ECOTEC SOLUTION Srl . . . . .45, 47

ecotecsolution.com

EDIL 2025 . . . . . . . . . . . . . . . . . .54

fieraedile.it

FOR REC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .21

forrec.eu

KEY ENERGY 2025 . . . . . . . . . . .69

key-expo.com

NOVELFARM 2025 . . . . . . . . . . .23

novelfarmexpo.it

OLEOMARKET Srl – OLMARK . .43

olmark.com

PALMIERI SpA . . . . . . . . . . . . . .65

palmierigroup.com

TANA ITALIA Srl . . . . . . . . . .IV Cop

tanaitalia.com

WASTE MANAGEMENT

EUROPE 2025 . . . . . . . . . . . . . . .27

wme-expo.com

WOLTERS KLUVER Srl . . . . .II Cop

wolterskluwer.com

XYLEM WATER SOLUTIONS

ITALIA Srl . . . . . . . . . . . . . . . . . .11

xylem.com/it-it/

Anno VIII

Dicembre

2024

Casa Editrice

la fiaccola srl

0 0 0 3 3 >

ISSN 2610-9069

772610 906904

FILING

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Facciamo il filo

alla filiera

SIMBIOSI INDUSTRIALE,

OTTIMIZZARE L’USO

DELLE RISORSE

NON BASTA

FALDE COSTIERE

E SALINITÀ.

RISPARMIO IDRICO

COME SOLUZIONE?

Per gli scarti tessili, dal 1° gennaio 2025

partirà lo tsunami normativo, con l’entrata

in vigore dell’obbligo di raccolta per tutta

la Comunità Europea. La gestione della

frazione non avviabile al riuso, diventa

quindi un problema impellente e sembra

essere l’anello debole della catena.

Ecomondo ha fatto l’occhiolino alle tante

soluzioni e tecnologie proposte per trattare

questi rifiuti e trasformarli in materiali

pronti per il riuso.

RACCOGLIAMO

ENERGIA

PER COSTRUIRE

IL FUTURO

BIOENERYS è la società, controllata al 100% da Snam, che si

occupa di BIOMETANO con l’obiettivo di sviluppare il mercato

attraverso l’incremento dei volumi di produzione contribuendo al

raggiungimento dei target di decarbonizzazione.

La società fa leva sulle competenze delle piattaforme BIOENERYS

Agri e BIOENERYS Ambiente, che progettano, sviluppano e

gestiscono impianti di biometano sia da rifiuti che da scarti

agricoli e della filiera agro-industriale.

Esempio perfetto di ECONOMIA CIRCOLARE, il biometano

permette il completo recupero di scarti organici, agricoli e

agroindustriali come fonte energetica utile nei trasporti e nei

settori industriale, residenziale e terziario. Sfrutta le reti del gas

esistenti e contribuisce a incrementare la produzione nazionale di

energia rinnovabile.

AZIENDE CITATE

A

A2A . . . . . . . . . . . . . . . . . .15

ABB Robotics . . . . . . . . . .44

Agromateriale . . . . . . . . . .60

Althesys . . . . . . . . . . . . . .10

C

Calzedonia . . . . . . . . . . . .42

Casati Flock & Fibers . . . .14

Caviro . . . . . . . . . . . . . . . .34

D

Daf . . . . . . . . . . . . . . . . . .66

Dulevo . . . . . . . . . . . . . . . .68

E

Ecotec Solution . . . . . . . . .48

F

FabBRICK . . . . . . . . . . . . .47

G

Green . . . . . . . . . . . . . . . .55

Gruppo Tesya . . . . . . . . . . .7

I

Isuzu . . . . . . . . . . . . . . . . .68

M

Matrec . . . . . . . . . . . . . . . .24

Moiwus Srl . . . . . . . . . . . .65

P

Piaggio . . . . . . . . . . . . . . .70

R

Ripamonti Group . . . . . . . .40

S

Selle Royale . . . . . . . . . . . .22

V

Versalis . . . . . . . . . . . . . . .43

X

Xylem . . . . . . . . . . . . . . . .81

fiaccola service

WASTE 33

Servizi offerti dalla Casa Editrice

Indicare con una X la voce interessata

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Il suo nominativo è inserito nella nostra mailing list esclusivamente per

l'invio delle nostre comunicazioni e non sarà ceduto ad altri, in virtù del

nuovo regolamento UE sulla Privacy N.2016/679. Qualora non desideri ricevere

in futuro altre informazioni, può far richiesta alla Casa Editrice la

fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it ❑

www.bioenerys.it



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

2 3

4

6 PRIMO PIANO Soluzioni

IN EVIDENZA

1 2 3 4

IN EVIDENZA

PRIMO PIANO

12 3

4

7

Numeri e poltrone

COMMISSIONE

EUROPEA

Transizione

elettrica agevolata?

Nuovo team

presentato

dalla presidente

Ursula von der Leyen

che, nella scelta di

alcune nomine, sembra

dare una spinta

importante alla

transizione energetica.

E infatti nel ruolo di

Vicepresidente “per una

transizione energetica

pulita, giusta e

competitiva” è stata

scelta Teresa Ribera,

politica spagnola, già

responsabile della

concorrenza dell'UE,

nonché ministra per la

transizione ecologica in

Spagna. La

giovanissima Stéphane

Séjourné sarà invece la

nuova Vicepresidente

esecutivo per la

prosperità e la strategia

industriale, ed è

improbabile che si

dissoci dalle politiche

del suo Paese, a favore

delle auto elettriche.

Infine il Commissario

per i trasporti

sostenibili e il turismo

sarà il greco Apostolos

Tzitzikostas, che è

governatore della

regione della Macedonia

centrale dal 2014 e

presidente

dell'Associazione delle

regioni greche dal 2019.

COREPLA

Smentiti i falsi miti

Il Consorzio per

la raccolta,

riciclo e recupero

degli imballaggi in

plastica ci tiene a

demolire le false

convinzioni. Riciclare la

plastica infatti non è un

processo altamente

energivoro ma, nella

realtà, è vero il

contrario: il suo riciclo

infatti necessita di

meno energia di quello

richiesto per la

produzione di plastica

vergine. Nel 2021,

grazie al riciclo Corepla

12 3

4

sono stati risparmiati

10.867 GWh di energia

primaria (pari al 2,5% di

produzione annua in

Italia) al posto di quella

prodotta da sorgenti

fossili.

Anche fare una raccolta

differenziata di qualità

ha un bel peso. La

maggior parte degli

imballaggi in plastica

non viene bruciata

(come credono in molti)

ma avviati al riciclo: nel

2022 oltre 1.050.000 t

mentre solo 437.854 di

queste, sono state

utilizzate per produrre

energia.

CONSORZIO MARMISTI BRESCIANI

Chi lo sapeva?

Non solo nella famosa Carrara,

ma anche nel distretto lapideo

bresciano - che identifica il

secondo bacino estrattivo italiano - si

ricava un prezioso marmo (il botticino). Qui

12 3

4

operano 240 aziende che producono

residui di lavorazione, che ovviamente

vanno gestiti. In virtù di ciò, nasce il

Consorzio Marmisti Bresciani che è

diventato leader a livello nazionale per la

gestione circolare e virtuosa dei residui

lapidei. Ciò è stato possibile grazie alla

sinergia ventennale con il Cementificio

Buzzi Unicem, che ha permesso di

recuperare fino a 100.000 t/anno di fango

filtro-pressato e cocciame di marmo per

produrre cemento. Per gli scarti non idonei

ai cementifici, è in corso il progetto relativo

a piste ciclabili in cui si valorizzerebbe il

sottoprodotto costituito da fango filtropressato

(miscelato in percentuale con lo

scarto di cava) che costituisce la frazione

terrosa inferiore ai 10 mm. Che piste

greeeeentose!

GRUPPO TESYA

Sperimentazioni e

pensiero audace

Un percorso di

crescita che

viene rafforzato.

E’ quanto succede nel

Gruppo Tesya, attivo

nella fornitura di servizi

e soluzioni B2B in

diversi ambiti.

“Tesya Evolution 2025 è

un ambizioso

programma di

trasformazione che ci

sta consentendo di

cogliere importanti

opportunità in differenti

settori e aree

geografiche. Abbiamo

maturato un approccio

fortemente integrato

che ci consentirà di

accelerare la crescita e

di governare i grandi

cambiamenti nei campi

delle costruzioni, della

transizione energetica,

della digitalizzazione,

della sharing economy

e del reclycling” ha

commentato Lino

Tedeschi (Presidente e

CEO del Gruppo Tesya)

in occasione della

nuova nomina di Pierre-

Nicola Fovini. Fovini,

ora ricopre la carica di

Direttore Generale del

Gruppo, ed ha in mano

il coordinamento e

gestione delle 25

società di TESYA,

sparse in 15 Paesi.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

8 PRIMO PIANO Soluzioni

WASTE AWARD

PUNTI COSPICUI

PRIMO PIANO

9

Upcycling e Downcycling

La pagina che sottolinea le notizie più interessanti del momento

ma anche del futuro, in antitesi con baggianate sapienti

e idee fuori moda o che hanno stancato o che lasciano il tempo che trovano

Federica Lugaresi

Marco Comelli

La creazione del

Consorzio Nazionale

Sistema Arredo per

la gestione del fine

vita del mobilio nel

solco delle 4 R

(pilastri

dell’economia

circolare). Questa

l’idea, messa in

pratica da

FederLegno-Arredo,

degna di plauso.

Anche in mancanza

di un EPR ad hoc…

ma per il nostro

Paese, che è leader

mondiale del

settore, è

necessario pensare

avanti!

Cestino d’oro

Legno-arredo, l’EPR non c’è ancora ma il consorzio sì.

Anche il mobilio deve avere una seconda chance

nostro non-premio del 2024 va a

FederLegno-Arredo, la federazione delle

L’ultimo

associazioni della filiera del legno che

tra le altre cose organizza il Salone del Mobile

di Milano, pilastro del Made in Italy. La motivazione

è semplice: la creazione del “Consorzio

Nazionale Sistema Arredo”, per la gestione del

fine vita del mobilio, o meglio per la gestione delle

quattro R dell’economia circolare del settore.

Ricordiamole: riduzione, riuso, riciclo e recupero.

L’approccio del Con sorzio, a giudicare dalle dichiarazioni

del suo presidente, Claudio Feltrin,

che lo è anche di FederlegnoArredo, di Maria

Porro, presidente di Assarredo, e di Roberto

Pompa del consiglio di presidenza di Assarredo,

tutti componenti del consiglio di amministrazione,

va infatti oltre i perimetri tiici dei vari consorzi

attivi nella gestione delle frazioni di legge della

raccolta differenziata, che si concentrano sul recupero

e l’avvio al riciclo.

La natura del prodotto interessato, il mobilio,

spinge in quella direzione. Da secoli i mobili si

riusano (l’antiquariato ne rappresenta solo la

parte più lussuosa), e per farlo si recuperano

e si riparano. Di conseguenza, il riciclo della

materia si attiva solo come ultimo stadio eventuale.

L’impostazione del consorzio del sistema arredo

riprende anche l’impostazione che sembra

prevalere nelle più recenti iniziative europee

di responsabilità estesa del produttore, come

è già chiaro nell’EPR del tessile-abbigliamento

e come lo sarà in quello dell’auto (riuso dei

componenti) e la revisione del RAEE (riparazione).

Anche il regolamento batterie va in

quella direzione, mentre quello sull’Eco design

fornisce una base trasversale.

Italia internazionale

Un terzo driver per l’approccio innovativo adottato

da FederLegno-Arredo sono le tendenze

internazionali. Come ha fatto notare il presidente

Feltrin in una recente intervista, in diversi

Paesi europei non si può partecipare a gare

pubbliche per la fornitura di mobili se l’offerta

non comprende anche una quota di usato;

quindi, se non proponi l’usato non vendi nemmeno

il nuovo.

Cestino d’oro a FLA quindi, tenendo conto che,

anche a livello europeo di EPR per il mobilio

non si parla ancora, forse perché non è percepito

come un’urgenza. Per l’Italia - che è leader

a livello mondiale nel settore - invece è solo

appropriato precorrere i tempi, visto che esportiamo

moltissima parte della nostra produzione

(per certe aziende anche oltre il 90%) e una

eventuale EPR sarebbe difficilissima da gestire

se non si partisse con largo anticipo.

Sembra di capire che il consorzio nasca anche

da questa considerazione. Torneremo sull’argomento

nei prossimi numeri. Intanto, complimenti

a FLA.

l

Dalle scorie delle

scorie

Un’iniziativa smart sposata

da CIAL, per il recupero

di alluminio dalle

ceneri pesanti. È ciò

bleah!

wow

che avviene presso

l’impianto per il trattamento

delle scorie BSB di Noceto

(PR), in cui il Consorzio ha

avviato alcune

sperimentazioni.

Qui infatti sono installate

tecnologie che permettono

di trattare e

recuperare la totalità

delle ceneri conferite

(derivate

dall’incenerimento

dei rifiuti urbani).

Dalle attuali 30.000

tonnellate trattate si

ottengono 25.000 t di

materiale destinato alla

produzione di calcestruzzo,

Presi per i capelli o presi

per il c..lo?

C’è chi dice che sia una risorsa spesso

trascurata, ma anche farsi prendere la

mano sul riutilizzo e riciclo della

qualunque ci sembra troppo. Una delle

tendenze più recenti si riferisce a quello

dei capelli umani: flessibili ed elastici

sembra che siano top per diventare

300 t di metalli non ferrosi (il

65% dei quali è alluminio) e

1.500 t di metalli ferrosi. Le

ceneri, ritirate e gestite da

BSB, provengono dai

termovalorizzatori di Silea

(LC) e di Hera (Rimini, Forlì e

Ravenna).

Per recuperare ed estrarre

tutti i metalli a-magnetici

presenti, le scorie subiscono

un ulteriore trattamento: il

materiale così estratto, e

ricco di alluminio, viene poi

selezionato per migliorarne

la qualità ed eliminare altre

impurità e divenire pronto

per il riciclo in fonderia.

Brucia brucia!

pregiati pennelli da trucco, ma anche

spugne per la pulizia domestica grazie alla

loro struttura porosa che consente di

assorbire liquidi. Addirittura c’è chi li

utilizza per fare cuscinetti capaci di

assorbire gli scarti di lavorazione dei

meccanici (idrocarburi e olio). La Ong

belga Dung Dung avrebbe come obiettivo

di trasformare i capelli in sacchetti

riciclabili, e di donarli alla ricerca per

estrarne cheratina per produrre

trattamenti per ustioni cutanee. Attenzione

perché anche nel fashion c’è chi ci sta

facendo un pensierino: le fibre di cui sono

composti potrebbero fungere da isolante

termico per abbigliamento.

La pensata del riutilizzo dei capelli è

relativa anche al fertilizzante per le piante:

la loro decomposizione infatti è ricca di

azoto, nutriente indispensabile per la

crescita. Diamoci tutti una calmata…

Dicembre 2024

Dicembre 2024



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

10

PRIMO PIANO

STRATEGIE E NETWORK

Simbiosi industriale

e circolarità

I diversi modelli per un’attività industriale in cui le risorse

circolano senza scarti, generando benefici ambientali

Alessandro Marangoni, economista

e docente universitario, è fondatore e ceo di

Althesys, società professionale indipendente

specializzata nella consulenza strategica

e nello sviluppo di conoscenza.

Opera con competenze di eccellenza nei settori

chiave di ambiente, energia, infrastrutture e

utility, nei quali assiste imprese e istituzioni.

WAS è il think tank italiano sull’industria del waste management e del riciclo. Monitorare

il comparto del waste management e del riciclo, cogliere i trend evolutivi, analizzare le

strategie aziendali e indirizzare le policy è la sua mission. L’osservatorio sviluppa analisi

e studi sulla gestione dei rifiuti, la valorizzazione delle risorse e l’economia circolare,

monitorando il settore con l’Annual Report.

Alessandro Marangoni

Il termine “simbiosi industriale” indica un sistema

dove i rifiuti di un’azienda o di un’attività

industriale diventano input per un’altra

impresa o attività, creando rapporti di interdipendenza

in cui le risorse circolano continuamente

senza che siano generati scarti, con

molteplici benefici ambientali, economici e sociali.

Non sorprende quindi che, negli anni, diversi

governi e operatori abbiano attuato interventi

per promuoverne lo sviluppo.

In generale, esistono tre modelli con cui la simbiosi

industriale può essere implementata. Il

primo è quello dei distretti industriali, per i quali

l’instaurazione si deve a un sistema di relazioni

imprenditoriali e ad accordi spontanei per lo

scambio di risorse.

Un caso in questo ambito è la città danese di

Kalundborg. I parchi ecoindustriali sono invece

progettati e gestiti da apposite normative. In

Cina, ad esempio, la loro diffusione serve anche

a far fronte alla carenza di materie prime

per l’industria causate dalle restrizioni all’import

introdotte a partire dal 2018. Le reti per

la simbiosi industriale, infine, favoriscono l’incontro

tra domanda e offerta di risorse e interlocutori

differenti. Un esempio è il network

promosso da ENEA, per le aziende intenzionate

ad applicare la simbiosi industriale sul territorio

nazionale.

Le norme che aiutano

A livello comunitario, il Pacchetto sull’economia

circolare del 2018 ha raccolto le disposizioni

principali in materia, mentre il Green New Deal

ha evidenziato l’importanza della simbiosi industriale

nel favorire nuovi modelli di produzione

che impiegano più efficientemente le risorse.

In Italia, il D.Lgs. 112/1998 ha introdotto

le “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate”

(APEA), in cui esiste una gestione unitaria dei

servizi ambientali legati ad attività industriali,

con adempimenti amministrativi semplificati.

Il compito di regolare tali sistemi è affidato alle

regioni e, nonostante siano fissati alcuni punti

centrali, la situazione sul territorio nazionale è

piuttosto diversificata.

In generale, le simbiosi sono spesso situate nei

distretti industriali e coinvolgono per lo più piccole

e medie imprese. Nonostante la presenza

di numerosi distretti industriali possa facilitarne

ulteriormente lo sviluppo, esistono ancora diverse

barriere da affrontare (per es. lacune normative

sulla gestione dei rifiuti speciali, la mancanza

di network di imprese e di conoscenze

tecniche, etc.).

l

Dicembre 2024

Il noleggio Xylem

Xylem mette a disposizione le più recenti tecnologie

per il pompaggio e il trattamento delle acque.

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Perché scegliere il noleggio?

1. Elimini tutti i costi legati a manutenzione e stoccaggio

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Applicazioni:

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• Drenaggio in emergenza

• Trattamento acque



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

12 PRIMO PIANO Soluzioni

RIFIUTI SPECIALI

RIFIUTI SPECIALI

PRIMO PIANO

13

di Andrea Ballabio,

Donato Berardi,

Antonio Pergolizzi

e Nicolò Valle

LA GESTIONE DEGLI PFU IN ITALIA

Tonnellate e valori percentuali, anno 2022

15.994; 3% 109; 0%

59.634; 11%

Fonte: elaborazionI Laboratorio REF Ricerche su dati ISPRA

Il fine vita degli PFU,

una responsabilità

(estesa) da ripensare

Pneumatici fuori uso. Una panoramica aggiornata sulla loro

gestione e relative criticità in ottica di economia circolare

444.333; 85%

Recupero di materia

Giacenza al 31.12

Coincenerimento

Operazioni di smaltimento

IPFU rappresentano una delle filiere chiave,

ove sostanziare l’economia circolare

Anche perché, l’Italia è la nazione europea

con il maggior numero di auto per abitante:

663/1.000 abitanti (dati Istat, 2019).

Circa le modalità gestionali, prevale il recupero

di materia: 444.333 tonnellate (85,4%).

Seguono la giacenza al 31.12 (59.634 ton,

11,5%) e il coincenerimento (15.994 ton,

3,1%). Queste stime si pongono in parziale

conflitto con i dati comunicati dai principali

consorzi e con i quantitativi di materiale di

recupero di PFU effettivamente in circolazione,

come sostengono le principali aziende

di riciclo di PFU.

A tali volumi, vanno aggiunte circa 84mila

tonnellate esportate all’estero. Il recupero

energetico assorbe la quota prevalente di

gestione dei PFU esportati, con quasi il 55%

del totale, pari a circa 46mila tonnellate.

Le criticità da risolvere

Ai sensi dell’Art. 228 del Testo Unico Am -

bientale (TUA), la gestione degli PFU è affidata

ad uno schema di responsabilità estesa

del produttore (EPR). Tuttavia, la gestione

del fine vita degli PFU versa in uno stato di

crisi da tempo.

I gommisti, l’ultimo anello della catena che

dal produttore arriva agli automobilisti che

sostituiscono gli pneumatici, da diversi anni

sono costretti a convivere con accumuli di

PFU presso i propri magazzini.

Comuni e gestori della raccolta dei rifiuti si

trovano a dover gestire un rifiuto che - ai sensi

della normativa ambientale - è classificato

come rifiuto speciale, quindi originato esclusivamente

da attività produttive. Ulteriori criticità

sono le seguenti. Contrariamente allo

spirito dell’EPR, secondo cui le società consortili

nascono senza scopo di lucro, accade

che alcuni attori svolgano la propria mission

come quella di fornire servizi alle imprese,

non solo di carattere preminentemente ambientale.

I modelli EPR proposti, poi, non hanno sempre

restituito i risultati attesi, poiché non

hanno incentivato adeguatamente il riutilizzo

e le pratiche di prevenzione. Manca, poi, la

rimodulazione del contributo ambientale per

sostenere ecodesign e prevenzione.

Un’ulteriore criticità afferisce agli extra-target

e ai criteri con i quali vengono definiti i

target di raccolta dei singoli gestori.

Tuttavia, circa 30-40mila tonnellate all’anno,

secondo le stime del Ministero dell’Ambiente

e della Sicurezza Energetica (MASE), non vengono

ritirate.

Inoltre, si ha un disallineamento temporale

tra i target fissati a inizio anno (rispetto all’immesso

al mercato dell’anno precedente) e le

entrate da contributo ambientale che si incassano

nell’anno corrente. Anche per la governance

degli PFU, non esiste un vero sistema

di tracciabilità dei flussi, dalla raccolta fino al

recupero/smaltimento.

Anomala è, anche, l’assenza di fidelizzazione

tra gestori e punti di generazione del rifiuto

(gommisti), giustificata dal Legislatore - in

origine - per evitare che gli obblighi EPR si

trasformino in legami commerciali tra i gestori

e i punti di generazione del rifiuto.

Un’ultima criticità può essere rinvenuta nella

possibilità che ciascun gestore possa raggiungere

il target raccogliendo solo in aree

e luoghi di facile accesso.

Un’evenienza, questa, a cui il DM 182 del

2019 ha cercato di porre rimedio, prevedendo

l’obbligo di modulare le raccolte sulla base

LA GESTIONE DEGLI PFU ESPORTATI

Tonnellate e valori percentuali, anno 2022

46.000; 55%

703; 1%

37.000; 44%

Fonte: elaborazionI Laboratorio REF Ricerche su dati ISPRA

di aree geografiche. Per uscire dall’impasse,

serve tornare al senso profondo dell’EPR,

vale a dire che riguarda tutte le filiere, nessuna

esclusa, senza forme di attività finalizzate

a trarre profitto e che garantisce il rispetto

della gerarchia dei rifiuti, puntando

sulla prevenzione in primis e, quindi, sul riuso/preparazione

per il riutilizzo e sul riciclo.

L’EPR dovrebbe essere l’inizio di un lungo

percorso di sostenibilità, non il percorso in

sé, così come la riduzione della produzione

dei rifiuti dovrebbe essere il vero obiettivo,

non un corollario.

Per incentivare la transizione ecologica, servono

quindi strumenti di politica industriale

e scelte coraggiose soprattutto sul lato dell’offerta,

per esempio costruendo nuovi sbocchi

e nuovi mercati per i prodotti di riciclo,

laddove gli schemi di EPR dovrebbero servire

prevalentemente a rispondere a esigenze di

tutela ambientale.

l

Recupero di materia

Recupero di energia

Smaltimento

Il Laboratorio REF

Ricerche è un think tank

che intende riunire

selezionati rappresentanti

del mondo dell´impresa,

delle istituzioni e della

finanza al fine di

rilanciare il dibattito

sul futuro dei Servizi

Pubblici Locali.

Per approfondire

Il fine vita degli

pneumatici: una

responsabilità del

produttore da ripensare

Position Paper n. 274 -

Laboratorio REF,

settembre 2024

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

14 PRIMO PIANO Soluzioni

ANGOLO INNOVAZIONE

WELCOME TO THE JUNGLE NEWS PRIMO PIANO

15

Economia Circolare

App e Startup

Eliana Puccio

PULVERA

Nasce in Brianza da una costola

di Casati Flock & Fibers, ma in

realtà è un progetto che viaggia

con le proprie gambe. Fondata

dalle sorelle Eleonora e Beatrice

Casati, lo scopo è rivoluzionare il

riciclo tessile trasformando gli

scarti in materie prime per nuovi

prodotti di design. Vanta di una

tecnologia basata sulla

polverizzazione: un metodo di

riciclo meccanico poco

conosciuto nel riciclo tessile ma

caratterizzato da un’efficienza

La tecnologia può essere un ottimo alleato dell’uomo,

anche nella raccolta differenziata. Spazio ad app e idee

che generano nuove opportunità di business sostenibile

JUNKER APP

Raccolta differenziata in

maniera semplice,

veloce e soprattutto

senza errori? Una sola

parola:

Junker.

Un'app che fa

parlare direttamente i

prodotti, riconoscendoli

uno per uno grazie al

codice a barre (circa 2

milioni di prodotti finora

censiti). Scansionando il

codice a barre di un prodotto

eccezionale. Gli scarti diventano

polvere, una forma fisica

altamente versatile che può

essere facilmente integrata in

numerose applicazioni e

settori quali tessile,

packaging,

design e

automotive.

Inoltre, è un

processo

meccanico a

basso impatto,

che richiede meno

energia rispetto ad

da gettare, L’app lo riconosce, lo

scompone nelle materie prime che lo

costituiscono e indica in quali bidoni

vanno gettate le varie parti nella propria

zona. E se il codice a barre non c’è?

Junker ha introdotto una funzione

rivoluzionaria: riconosce gli oggetti dalla

loro immagine grazie all’Intelligenza

Artificiale. Inoltre, consente di associare

i prodotti ai materiali di cui sono fatti.

Una serie di informazioni classificate,

verificate e preziose perché spesso è

difficile riconoscere quale sia il materiale

di un poliaccoppiato o di una plastica

argentata, ad esempio.

altre tecnologie di riciclo. Grazie

alle supply chain industriali di

Casati Flock&Fibers, trasforma

il prototipo in un processo

industrializzato e scalabile.

Dicembre 2024

Biometano: falso bersaglio,

ma centrato in pieno

La nostra rubrica per un tema antico. Su questo numero

ci occupiamo del caso di un impianto “parafulmine”

Prendiamo una vicenda che occupa da un

paio d’anni le cronache locali di Cremona

e dintorni, un impianto A2A per la produzione

di biometano. Nella patria di Stradivari,

la multiutility gestisce da anni un impianto di

teleriscaldamento per più di 57.000 abitanti che

viene alimentato in cogenerazione da una centrale

elettrica, da caldaie a metano di picco sparse

sul territorio e dal termovalorizzatore della

città che brucia l’indifferenziato e il residuo non

riciclabile della raccolta differenziata dell’intera

provincia, con autorizzazione in scadenza nel

2029.

Tra alti e bassi

In questo quadro, A2A inserì diversi anni fa nel

proprio piano la realizzazione di un digestore

con upgrading per la produzione di biometano

con una capacità di 3,4 milioni di metri cubi,

interamente immessi in rete. Il progetto andò

avanti tra alti e bassi, caratterizzati da una

scarsa gestione sia dell’opinione pubblica che

delle osservazioni tecniche (per dire, nessuno

si accorse che si sarebbe dovuto modificare il

PGT). Non del Comune, ferreamente favorevole,

i cui vertici politici facevano trapelare una

sorta di scambio: diamo il biometano, spegneranno

il termovalorizzatore (e il rifiuto che

Dicembre 2024

lo alimenta? Sembra non interessasse).

Se la cosa poteva sembrare avere un senso “politico”

di gestione dell’opinione pubblica locale,

non ce lo aveva da quello tecnico, a meno che

non si sottintendesse che il biometano sarebbe

andato a sostituire il metano fossile utilizzato

per le altre alimentazioni del teleriscaldamento.

Ma nelle cronache di questo non c’è traccia. Le

fasi successive vedevano la creazione del classico

comitato, in questo caso con la fantasiosissima

denominazione BiometaNO, riunioni

civiche a nastro, finché la disputa che era sin

dall’inizio politica diventò elettorale. Il partito al

governo della città presentava un candidato nuovo,

in quanto il sindaco non era rieleggibile. Una

volta vinte con sollievo le elezioni, il nuovo amministratore

rilasciava una dichiarazione in cui,

con un giro di parole (copyright Cochi e Renato),

faceva capire che il biometano non interessava

più e che invece il termovalorizzatore era ok anche

dopo lo scadere dell’autorizzazione.

Delusione del comitato, nonostante la vittoria,

che si deve essere sentito gabbato e usato.

Silenzio di A2A, che faceva sapere in generale

di volere seguire “altre traiettorie”. Biometano

a Cremona, colpito e affondato. Era un falso

bersaglio ma nella giungla succede di sbagliare

mira.

l

Marco Comelli



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

16 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni

VISTO A ECOMONDO

VISTO A ECOMONDO

ECONOMIA CIRCOLARE

17

Si è appena conclusa la 27°edizione

di Ecomondo, una quattro giorni intensa

e scoppiettante. Incontri, ispirazione

e condivisione: tutti nel solco della circolarità

Ampio spettro

il distretto tessile e relativo palinsesto convegnistico,

su cui il Salone ha spinto e alzato l’asticella.

Ne è emerso che, a fronte di uno “tsunami normativo”,

la filiera cerca di sfruttare ciò che non

è destinato al riuso (puntando ad una corretta

gestione armonizzata) applicando i vari decreti

in tutti i suoi segmenti.

E proprio questo sembra essere l’anello debole

della catena: la raccolta si fa bene, la selezione

pure e la vendita anche.

Ma ancora non è chiaro come gestire la frazione

non avviabile al riutilizzo. Problema che si fa sempre

più impellente anche in virtù dell’obbligo di

raccolta in vigore dal 1°gennaio 2025.

Federica Lugaresi

La strada per la transizione

è tracciata. Non

che ci fossero dubbi,

ma questo Salone ancora

una volta ci ha stupiti sia per

i numeri che per contenuti e

creatività. O meglio, per soluzioni

innovative e iniziative

che mirano a ridurre gli impatti

delle differenti attività, e farle diventare più

circolari e sostenibili. D’altronde, nella classifica

europea, dobbiamo tenere alta la bandiera del

primato assoluto (che deteniamo) nel riciclo dei

rifiuti. Siamo al secondo posto per indice di produttività

dalle risorse e quarto per livello di circolarità

(nel 2022 con il 18,7% dietro a Paese

Bassi, Belgio e Francia) secondo quanto afferma

il documento di analisi di Assoambiente presentato

in occasione della vetrina riminese.

I driver del Salone

“Il consumo mondiale di risorse - minerali metalli,

biomassa e combustibili fossili - è passato

da 12 miliardi di tonnellate nel 1950 a circa 106

L’indice di circolarità misura

la quota di materiale riciclato

reintrodotto nelle produzioni

industriali. Consente di evitare

l’impiego di materie prime

mld di tonnellate nel 2023”

si legge nella Re lazione sullo

Stato della Green Economy.

Ri durre le pressioni antropiche

e ripristinare l’ambiente

diventa quindi imprescindibile:

il consumo di cui sopra,

rappresenta un fattore strategico

limitante per le possibilità

di sviluppo dell’economia attuale e per

quella futura. Ecco perché ridurre il prelievo e il

consumo dei materiali ha identificato senza alcun

dubbio uno dei fil rouge della kermesse.

Non si sapeva dove guardare

Sono state presentate biomanifatture e biotecnologie

per valorizzare i rifiuti elettronici ed elettrici,

ma anche plastica e rifiuti organici in generale.

Non sono mancate tecnologie sofisticate

per la selezione di sfridi industriali e materiali

di recupero, soluzioni per l’efficienza delle filiere,

spesso calcanti il solco dell’ecodesign dei prodotti

per migliorarne la circolarità. In questi termini,

ciò che ci ha dato maggiore soddisfazione è stato

I NOSTRI HIGHLIGHTS

Dream Team

s Da ora è possibile offrire una

soluzione integrata dedicata alla

selezione della zorba, mix di

metalli non ferrosi. Due aziende

(Tomra e Redwave) offrono infatti

ai propri clienti le rispettive

tecnologie di selezione: quella di

ultima generazione XRF

(fluorescenza a raggi X) per

Redwave e la XRT (trasmissione a

raggi X) di Tomra. La costruzione

Acque delle mie brame

Non sono mancate soluzioni e tecnologie per il

riuso delle acque trattate. Anche in questo campo,

dove siamo un po’ acerbi, occorre una filiera

di competenza integrata per centrare l’obiettivo

di preservarle e riutilizzarle. Diversi sono stati i

progetti presentati come Walnut (finanziato

dall’UE), che mira a ridisegnare la catena del valore

dei nutrienti provenienti da acque reflue e

salamoie, per il recupero degli stessi.

La virtuosa Smat, che gestisce le acque torinesi,

ha già in alcuni dei propri impianti una sezione

di riuso non potabile che consente di attuare il

passaggio del ciclo delle acque usate da “ciclo

aperto” a “ciclo chiuso”.

Vanta anche un impianto di depurazione per le

reflue che - mediante trattamenti ultrasofisticati

(tipo ultrafiltrazione su membrane a fibra cava

immerse) - produce un’acqua con proprietà

adeguate ad essere riutilizzata sia da aziende

del territorio che per scopi irrigui.Super interessante

poi il progetto Smartwater (attualmente

in fase di applicazione presso una tintoria

del Biellese) per la gestione sostenibile delle

acque reflue nel settore tessile, che mira a ridurre

del 70% il consumo idrico e del 15% la

produzione dei fanghi.

Sono stati numerosi gli spunti e le riflessioni che

ci ha lasciato questo Ecomondo con, a nostro

avviso, la migliore edizione di sempre.

E c’è stato veramente tanto, tantissimo da vedere:

impossibile curiosare ovunque… ma lasciamo

qualche flash del “visto da Waste”. l

di impianti a tecnologia

combinata, porterà benefici nei

settori dell’automotive ed

elettronica, fornendo materiali

riciclati di alta qualità.

Inoltre con Tomra Textiles,

l’azienda norvegese si affaccia su

nuovi mercati come quello del

tessile, col fine di colmare il

divario tra i tessuti di scarto e

promuovere il riciclo da fibra a

fibra su larga scala. L’azienda sta

Anche la zorba ora potrà essere

selezionata e recuperata tramite le

avanzatissime tecnologie di selezione

di Tomra e Redwave.

s s

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

18 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni

VISTO A ECOMONDO

VISTO A ECOMONDO

ECONOMIA CIRCOLARE

19

Esempio di materiali prima

e dopo il processo di lavaggio.

sviluppando tecnologie avanzate

per la selezione e il pretrattamento

dei tessuti post

consumo, attraverso la propria

tecnologia di selezione a sensori.

Inaugurata sullo stand riminese

anche TOMRA B5 Combi (macchina

per il recupero di contenitori per

bevande usate), adatta ai

rivenditori che desiderano iniziare

il loro percorso verso il riciclo

automatizzato di bottiglie in

plastica e lattine.

Universo di circolarità

s L’ecosistema di aziende sotto

il cappello di Haiki, consente di

trasformare i rifiuti in

opportunità.

In particolare, vengono proposte

soluzioni ad hoc per gestire

La nuova macchina “revending”

per il recupero di contenitori

di bevande usate.) Recupero

rottami più efficiente

e migliorato, grazie al nuovo

accordo siglato tra TOMRA

Recycling e REDWAVE.

Rinati dalla… polvere

s Pulv-era. Era della

polvere. La nuova startup

brianzola che sfrutta la

tecnologia dell’azienda

madre (Casati Flock &

Fibers), per impiegare la

polvere ricavata dagli scarti

tessili (flock), nella

realizzazione di nuovi

prodotti. Questa polvere -

che già oggi trova impiego in settori quale moda, automotive,

packaging di lusso e cosmetica – viene utilizzata per materiali

innovativi e soluzioni di design. Gli scarti tessili possono anche

essere plasmati e riconsegnati al committente in una nuova

veste; così facendo, le aziende del settore che hanno in carico il

costo dello smaltimento dei propri rifiuti, ora possono

recuperarli e chiudere il cerchio. Esempio di questa sinergia è il

“Cremino”, un pouf di design nato dalle cover tessili dei

materassi, altrimenti destinate alla discarica.

Esempio di ciò che si può recuperare

e riciclare a partire dalla

polverizzazione di scarti tessili misti.

tipologie di scarti che

appartengono a filiere non

presidiate, o che potrebbero

essere recuperati in maniera più

innovativa.

Rifiuti elettrici ed elettronici,

Il pouf “Cremino” creato dagli scarti

di un materasso, diversamente

destinati alla discarica.

Con una percentuale di polvere

di lana si può creare uba carta

riciclata.

landfill mining (svuotare ed

estrarre materie prime di valore

da vecchie discariche), ma anche

confezionare o stoccare in

sicurezza rifiuti pericolosi,

identificano la loro mission.

Specializzati livello PRO

s E per trattare i materiali più difficili con alti

tassi di contaminazione? Sono state pensate da

Recy Technologies delle linee di lavaggio per

scarto tessile post consumo e post industriale. Il

processo di riciclo prevede una selezione

altamente accurata dei

tessuti, poi una fase di pre

lavaggio e lavaggio - con

sistemi a secco ed in umido

- che rimuovono

completamente i residui più

complessi, quindi sfibratura

e trasformazione dei tessuti

in polvere. Il materiale così

ottenuto è pronto per nuovi

usi industriali.

Oro blu

s Desertificazione e

tropicalizzazione sono fenomeni

che ci toccheranno sempre di più

e in un futuro non troppo remoto.

In ottica di risparmio idrico, a

livello civile e industriale sono

tante le soluzioni per non

sprecare acqua e riusarla il più

possibile. Come i sistemi integrati

di recupero e rilancio per le acque

grigie e acqua piovana, completi

di unità di gestione elettronica e

sistema di sollevamento con

elettropompe di Majitekno, una

startup innovativa nata nel 2014.

Con questi sistemi si possono

recuperare fino a 200 litri di

acqua al giorno.

Il tema del trattamento e

riutilizzo dell’acqua nel contesto

residenziale, sta acquistando

sempre più rilevanza. Per ridurre

il consumo di acqua potabile,

anche Graf propone serbatoi (in

plastica riciclata al 100%) e

trattamenti per acque meteoriche

e reflue, con stoccaggi esterni di

acqua piovana.

Sezione del sistema serbatoio

per il recupero acque grigie.

L’occhio speciale

s Dal cielo, e coi satelliti, si vede

tutto. I dati raccolti consentono di

sorvegliare con precisione gli

impatti del cambiamento

climatico, dissesto idrogeologico,

eventi metereologici estremi e

trasformazioni antropiche

supportando una gestione

predittiva e proattiva. Proprio per

questo Planetek Italia, azienda

italianissima che fa monitoraggio

satellitare a 360°, si è vista

assegnare il premio Lorenzo

Cagnoni Award for Green

Innovation. L’attività di

monitoraggio accurato e

tempestivo fatto coi satelliti -

consente con modalità

rivoluzionaria - una manutenzione

predittiva delle reti e degli

impianti

delle water

utilities.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

20 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni

TRASFORMAZIONI IN CORSO

TRASFORMAZIONI IN CORSO

ECONOMIA CIRCOLARE

21

Sentinella, a che punto

è la transizione?

Transizione, transizione, è stata la parola

dell’anno, declinata in ogni modo possibile.

Dove siamo arrivati? Una risposta su due

settori che ci riguardano da vicino

Unonessunocentomila

Quando ci hanno chiesto un punto sullo stato

della transizione abbiamo risposto: quanto

spazio abbiamo? 3700 battute spazi compresi.

Allora ne bastano sette, di battute: dipende.

Non abbiamo intenzione di sfuggire alla domanda,

ma davvero siamo di fronte a due problemi.

Il primo è banale: quale transizione?

Quella nella produzione di energia elettrica,

quella ecologica, di origine francese, quella

della gestione dei rifiuti?

Il secondo è più fondamentale.

Transizione significa andare da una posizione

a un’altra, ma nei casi specifici dove si vuole

andare? Con il corollario: chi ha deciso la destinazione

lo ha fatto per quale obiettivo, e se

ha deciso anche i mezzi per arrivarci lo ha fatto

sulla base della realtà o di fantasie non scientifiche,

il famoso ottimismo della volontà?

Alert discariche

Iniziamo con le risposte: transizione verso la circolarità

nella gestione dei rifiuti. Qui gli obiettivi sono

diversi, ma possiamo prendere come destinazione

quello base, arrivare a conferire in discarica il 10%

al massimo dei rifiuti urbani. Non va malissimo, nel

2022 siamo arrivati al 17,8% su scala nazionale rispetto

al 19% di un anno prima. Però 7 regioni riscontrano

un conferimento superiore al 30% e

l’obiettivo europeo è tra dieci anni. C’è chi come

l’ISTAT pensa che sia un traguardo raggiungibile.

Tecnicamente lo pensiamo anche noi. Ma ci sembra

che manchi la focalizzazione a livello politico-amministrativo.

Il caso dell’Umbria di poche settimane

fa e quello pugliese appena precedente, tutti a favore

del mantenimento e dell’allargamento delle discariche

esistenti, non fa ben sperare, anche perché

si sa che sono gli ultimi passi prima del traguardo

ad essere i più difficili. La priorità è sempre quella

di togliere i rifiuti dalle strade, come ha avuto modo

di spiegare un avvocato pugliese del settore, poi si

vedrà. Quindi la sentinella risponde: benino ma potrebbe

peggiorare.

Riciclo rifiuti

Transizione verso la circolarità nell’impiego delle

risorse. Qui ci perdonerete di non entrare nei dettagli,

ma solo per elencare gli atti europei che stabiliscono

o modificano gli obiettivi dovremmo esaminare:

• La Direttiva Quadro sui Rifiuti (Direttiva 2008/98/CE)

• Il Regolamento (UE) 2024/1252, relativo alle materie

prime critiche (CRM)

• Il Regolamento (UE) 2024/1157 afferente alle spedizioni

dei rifiuti

• Il Regolamento sull’ecodesign

• Le modifiche e gli aggiornamenti della Direttiva

2012/19/UE, relativa ai rifiuti di apparecchiature

elettriche ed elettroniche (RAEE)

• Il Regolamento sui prodotti da costruzione

• Il Regolamento sugli imballaggi e sui prodotti da

imballaggio

• Il Regolamento sui veicoli fuori uso

• Il Regolamento batterie

Usiamo quindi un indice sintetico, il tasso di circolarità.

Qui un confronto a livello europeo è d’obbligo.

Di fronte a un tasso medio dell’11,5%, che la UE

vorrebbe raddoppiare entro il 2030 (23,5%), l’Italia

spicca con un 18,7%, dietro solo a Francia, Belgio

e Olanda. Quindi siamo ben messi, grazie a settori

tradizionalmente forti come i metalli ferrosi e non

ferrosi (retaggio autarchico). Ma questo non significa

che stiamo andando bene. Nel 2020 eravamo abbondantemente

sopra il 20% e da allora continuiamo

a scendere mentre gli altri (Spagna esclusa)

crescono anche se lentamente.

Sembra ci si sia distratti durante la ripresa postpandemica,

eppure un aumento della circolarità

sarebbe utile all’Italia anche da un punto di vista

strategico. Quasi il 50% dei materiali utilizzati in

Italia è d’importazione, il dato più alto tra i Paesi europei

comparabili. La sentinella dice, bene ma con

possibile peggioramento. Ricordando che le transizioni

non finiscono mai.

l

Dicembre 2024

Luglio 2024



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

22

ECONOMIA CIRCOLARE

NEWS

Pedala e ricicla

Stracciatella, il progetto

di Selle Royale che realizza

le selle della bici riciclando

i materiali di scarto:

copertine in PVC e schiume PU

Irene Boschi

Nome goloso e messaggio

chiaro e sostenibile.

Così come sostenibile è

l’impegno che Selle Royal, azienda vicentina,

fondata nel 1956 da Riccardo Bigolin, che produce

sellini per biciclette, ci ha messo nel realizzare

la tecnologia Stracciatella.

Nulla di commestibile, anche se il nome lascerebbe

trasparire altro.

Si tratta di un innovativo metodo di recupero

degli scarti derivanti dalla produzione delle

selle. I materiali di scarto vengono trasformati

in granuli e integrati nella schiuma di imbottitura

delle nuove selle. Gli scarti “funzionali”

di prodotti semi-lavorati, provenienti dalle selle

stesse, composti da materiali complessi come

copertine in PVC, basi in PP/PA, schiuma in

PU e Royalgel, sono difficili da riciclare a causa

della loro composizione mista.

Perché è stata chiamata stracciatella?

I granuli hanno un colore scuro, tendente al

nero, ma una volta introdotto nelle schiume

bianche o di un colore più chiaro, danno vita a

un materiale che a tutti gli effetti sembra il gelato

alla stracciatella.

Lookin e Lookin Evo

Le iconiche selle saranno le prime a incorporare

la nuova schiuma realizzata con la tecnologia

Stracciatella. Grazie a un design rinnovato, e

pensato di proposito per questo, sulla parte alta

della sella ci sono due finestre trasparenti dalle

quali è possibile vedere il materiale riciclato.

Matteo Mason, Manufacturing & Technology

Director di Selle Royal Group, ha spiegato:

“Abbiamo dovuto trovare un modo per macinare

e riutilizzare materiali complessi e inseparabili,

ispirandoci a settori completamente

diversi dal nostro e adattando i macchinari

per garantire la qualità e il comfort delle nostre

selle“.

l

Dicembre 2024



24 ECONOMIA CIRCOLARE

TSUNAMI NORMATIVO

TSUNAMI NORMATIVO

ECONOMIA CIRCOLARE

25

Circolarmente

Appuntamento con lo spazio dedicato a materiali

e design circolare, nonché alle risorse materiche.

Su questo numero l’intervista

all’arch. Marco Capellini in merito

agli scenari legislativi che ci aspettano

Federica Lugaresi

I nuovi prodotti

dovranno essere

pensati e progettati

tenendo presenti

i diversi aspetti

di circolarità.

del quadro normativo comunitario

in ambito ambientale, negli

L’evoluzione

ultimi anni ha subito una forte accelerazione,

introducendo norme e regolamenti

a cui le imprese sono chiamate ad adeguarsi.

A tal proposito abbiamo fatto due chiacchiere

con il CEO di Matrec.com

Arch. Capellini, lo scenario che si prefigura

è particolarmente articolato e impegnativo.

Come e cosa devono fare le aziende per adeguarsi

alle prossime scadenze?

Si tratta di un quadro normativo che inciderà

non poco sulla progettazione ambientale di

prodotti e servizi. Dalla nuova direttiva imballaggi

al regolamento Ecodesign passando

dall’EUDR (per citarne solo alcuni), i nuovi pro-

dotti devono essere pensati e progettati tenendo

in stretta considerazione gli aspetti di

circolarità. Quello che prima era un principio

di filosofia da parte di alcune aziende ora diventa

un obbligo per tutti. Le tempistiche per

adeguarsi ci sono ma è importante attivarsi

da subito ed evitare, come spesso accade, di

attendere l’ultimo momento.

Le nuove norme comunitarie intendono, in

modo deciso, garantire al consumatore la possibilità

di scegliere in fase di acquisto valutando,

oltre al prezzo, anche gli aspetti di circolarità.

Questo sarà fatto attraverso strumenti

semplici e informazioni messe a disposizione

dal consumatore da parte delle aziende.

Siamo difronte ad una sorta di “rivoluzione

ambientale” che ha l’obiettivo di rendere tra-

sparente il “made of” relativo a materiali e

processi.

Le aziende, innanzi tutto, devono prendere da

subito atto delle possibili implicazioni progettuali

relativamente al proprio settore di attività

e da qui definire un piano operativo per arrivare

preparate alla scadenza. Il percorso può essere

differente da azienda ad azienda, in funzione

dei materiali impiegati e dei processi

produttivi utilizzati.

Il sistema industriale italiano è caratterizzato

principalmente da PMI: come possono queste

aziende arrivare preparate alle prossime scadenze?

È un tema che conosco molto bene e non nascondo

le mie preoccupazioni per la competitività

di queste aziende rispetto alle scadenze

dei prossimi anni. Al momento, per quello che

vediamo come Matrec, ci sono PMI che hanno

iniziato a collaborare con noi attraverso un

percorso graduale e che gli permetterà di arrivare

preparate alla scadenza. L’aspetto interessante

di queste aziende è che acquisendo

informazioni sulle strategie di circolarità per

materiali, processi, scenari di utilizzo e di fine

vita, sono state capaci di proporre da subito

nuovi prodotti con diversi aspetti di circolarità.

Contrariamente a queste, ci sono poi altre PMI

che non vedono, o che non vogliono vedere, le

prossime scadenze legislative come un problema

da affrontare ora. Come ho detto la

transizione verso modelli di circolarità richiede

tempo e risorse: la pianificazione di un percorso

è fondamentale.

Si parla molto di greenwashing e dell’importanza

di comunicare solo claim ambientali

supportati da dati scientifici o da certificazioni.

Quanto inciderà questo aspetto nelle comunicazioni

istituzionali delle aziende?

Stiamo parlando di un altro aspetto molto importante

soprattutto per non ingannare o far

credere al consumatore che determinati prodotti

siano circolari o sostenibili.

Su questo tema la Commissione Europea ci

punta molto, tan to da aver già introdotto la direttiva

2024/825. Questa direttiva stabilisce,

ad esempio, che è vietato esibire un marchio

di sostenibilità che non sia basato su un sistema

di certificazione o non sia stabilito da autorità

pubbliche, oppure formulare un’asserzione

ambientale che riguarda il prodotto nel

suo complesso quando riguarda soltanto un

determinato aspetto del prodotto. A questa

direttiva, penso nel 2026, succederà la direttiva

sui Green Claim che determinerà i requisiti

minimi per l'attestazione e comunicazione

delle asserzioni ambientali esplicite, formulate

su base volontaria nelle pratiche commerciali

tra imprese e consumatori. Vi renderete conto

che a questo punto bisogna fare molta attenzione

a quello che si comunica relativamente

agli aspetti ambientali, in quanto le diverse

autorità europee hanno già iniziato a multare

claim ambientali non veritieri e non supportati

da documentazione attestante la veridicità.

In conclusione posso confermare che si tratti

di una rivoluzione, che però ha il suo fondamento

non solo nella volontà di tutelare il nostro

ambiente ma soprattutto di permettere ai consumatori

di essere maggiormente responsabili

con le proprie scelte di acquisto. l

Nel 2026 arriverà

la direttiva sul Green

Claim. Fisserà

i requisiti minimi

per l’attestazione

delle asserzioni

ambientali.

Il greenwashing,

se ben comunicato,

aiuterà i consumatori

ad essere

più responsabili

con le proprie scelte

d’acquisto.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

26

ECONOMIA CIRCOLARE

NEWS

Che paradosso!

Amigoni (Assomet-Centroal) e Stellini (CIAL)

chiedono alla politica italiana norme

UE che tutelino il riciclo dell’alluminio

materiale riciclabile al cento

per cento ed infinite volte, è al centro

di una forte contraddizione. "Non L’alluminio,

sono disponibili quantità sufficienti di rottami.

Abbiamo una capacità di riciclo sottoutilizzata”.

A dirlo sono il presidente di Assomet-Centroal,

Danilo Amigoni, e il direttore generale di CiAL,

Stefano Stellini, in una conferenza stampa alla

Camera.

Amigoni ha spiegato infatti che i rottami di alluminio

vengono accaparrati sul mercato da

Paesi del Far East, dove vengono lavorati con

bassi standard ambientali e tramite sussidi

che danneggiano l’Europa .

"Chiediamo alla politica italiana di spingere

per l’introduzione in Europa di norme che consentano

la fuoriuscita di rottame solo verso

Paesi terzi in grado di certificare i medesimi

standard ambientali della UE, e dunque i medesimi

oneri a carico delle imprese.

Chiediamo poi una posizione a favore di modifiche

al CBAM, il meccanismo che tassa l’importazione

in UE di materiali ad elevate emissioni,

ma non i prodotti finiti che al loro interno

contengono proprio quei materiali", ha commentato

lo stesso.

Italia capofila anche sulla prevenzione

Uno studio realizzato da CIAL per tracciare la

tendenza evolutiva del packaging in alluminio

a partire dal 2000 dimostra come le imprese

della filiera siano riuscite a risparmiare in media

ogni anno circa 5.350 tonnellate di materiale

(l’equivalente di 51.000 carrozzerie per

auto) per un totale di 107.000 tonnellate pari

a una riduzione complessiva di 936.000 tonnellate

di CO2.

“In Italia – hanno ricordato Amigoni e Stellini

- viene prodotto solo alluminio da riciclo che

garantisce sostenibilità ambientale, decarbonizzazione

ed efficienza energetica.

Il riciclo necessita soltanto il 5% dell’energia richiesta

per la produzione di alluminio primario.

A livello europeo il riciclo dell'alluminio potrebbe

comportare una riduzione delle emissioni di

CO2 del 46% all’anno al 2050”.

l

Dicembre 2024

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Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

28

ECONOMIA CIRCOLARE

VISTO A POLLUTEC

VISTO A POLLUTEC ECONOMIA CIRCOLARE 29

Ritorno a Parigi

Alla scoperta dell’evento complementare a Pollutec,

un rendez-vous che propone soluzioni

concrete alle sfide ambientali e climatiche di oggi

Federica Lugaresi

Petit petit

Praticamente una kermesse dal carattere nazionale.

La maggior parte degli espositori erano

francesi e pochissimi gli italiani.

L’area espositiva, sviluppata su di un solo (e parziale)

padiglione, è stata contenuta e quindi visitabile

“a pettine” in un’unica giornata.

Nonostante le dimensioni ridotte, ha comunque

destato interesse e curiosità vista l’affluenza e

la presenza dei visitatori molto densa e vivace in

entrambe le giornate.

In effetti con occhio attento si scopre sempre

qualcosa di nuovo: pensi di aver visto già tutto e

invece…

Le spazzole

in acciaio

vengono

utilizzate

per pulire

e recuperare tutti

i frammenti

di scarti metallici

sui pavimenti

dei riciclatori.

Anne-Manuèle

Hébert, direttrice

di Pollutec,

all’entrata

del Salone.

Parigi, la luna e tu. Dove “tu” starebbe per

il Salone organizzato nella capitale francese

- in virtù della posizione particolarmente

strategica - comoda sia per l’intera

Francia che per gli altri Paesi europei. In effetti,

un’altra bella occasione per esplorare le ultime

tecnologie d’avanguardia applicabili nelle filiere

ambientale e climatica, ormai sempre più interdigitate.

E un’altra opportunità per tuffarsi dentro l’universo

delle soluzioni verdi, che possono ridefinire

il nostro futuro, con occhio sempre attento

agli aggiornamenti normativi.

Gestione dell’acqua, rifiuti, energia ed efficienza,

città ed edifici sostenibili, siti e suoli inquinati,

qualità dell’aria, odori e rumori, mari e

protezione delle coste, biodiversità ma anche

gestione e prevenzione dei rischi sono stati i

settori rappresentati a Pollutec Paris.

Le “scoperte”

C’è chi sviluppa, come Bioprotec, un innovativo

processo per la rigenerazione di diverse tipologie

di catalizzatori, con vantaggi importanti sia in

termini di circolarità che ambientali ed economici.

Tramite la rigenerazione infatti si incrementa

la vita utile dei catalizzatori, con conseguente

risparmio delle materie prime utilizzate

per la loro produzione, riducendo il costo di smaltimento

anche relativo al materiale inquinante

immesso in discarica (pentossido di vanadio).

Per raccogliere, disinquinare e riciclare i mozziconi

di sigaretta, c’è da oggi una filiera innovativa

che consente di trattarli senza l’utilizzo di

acqua (con un sistema brevettato che permette

di eliminare le sostanze tossiche), ed ottenere il

99,7% di fibra pulita da riutilizzare come materiali

performativi quali isolanti termici per gli edifici.

Direttamente dall’Italia, l’azienda Butti propone

una spazzola come sistema di pulizia per raccogliere

rottami metallici (in questo caso dotata

di setole in acciaio) e scarti in altro dalle superfici

dei capannoni di stoccaggio: per la serie

che si recupera tutto e non si butta via niente.

Anche per i boiler dell’acqua calda - che fino

ad oggi venivano trattati solo per recuperarne

i metalli - mediante i sistemi di Coolrec - si

possono ottimizzare le componenti recuperate

Opack, startup

che ha pensato

al packaging

del futuro, ossia

contenitori/buste

riusabili al 100%.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

30 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni

VISTO A POLLUTEC

NEWS ENERGIA

31

Economia Circolare

Dai rifiuti

non riciclabili

e non pericolosi,

si ricava un nuovo

materiale:

il granulato

di antropocite

che può sostituire

granulati nella

composizione

del beton.

teriale. Il granulato di Antropocite può così sostituire

granulati naturali nella composizione

di beton non strutturale.

Depurare l’aria senza carboni attivi? Si può fare

anche questo. Da Purenat arriva un tessile costituito

da materiale biomimetico capace di filtrare

e distruggere gli inquinanti dell’aria organici

(virus e batteri) e non (odori, solventi gas) in maniera

permanente.

Tchaomegot

ha pensato

un’intera filiera

per raccogliere,

trattare

e riciclare

i mozziconi

di sigaretta.

Con un sistema

brevettato,

e a secco,

si ottiene

un materiale

per diverse

applicazioni.

come per es. i gas e il poliuretano. Valorizzare

i rifiuti non riciclabili in materiali da costruzione,

si può. Stiamo parlando di scarti non inerti

e non pericolosi da attività commerciali e industriali

da cantiere che, attraverso un processo

a freddo di fossilizzazione accelerata,

vengono valorizzati per diventare un nuovo ma-

Acque e formazione

Da sempre nel DNA di Pollutec, il mondo acque

oggi più che mai è sulla cresta dell’onda. La risorsa

idrica rappresenta in tutti i Paesi un patrimonio

territoriale essenziale ma fragile. In ogni

realtà si dovrebbero muovere delle azioni adeguate

per limitare gli impatti ambientali su questa

risorsa così preziosa ed anche, parallelamente,

sviluppare le competenze per meglio

gestirla.

Il Dipartimento Internazionale dell’acqua, porta

delle soluzioni personalizzate, efficienti e continuative

proprio in questo settore, accompagnando

l’evoluzione delle professioni e competenze.

In pratica è anche una “scuola di formazione”

che fornisce sessioni di aggiornamento continue,

relative ad un vasto panel di tematiche, capaci

di coprire il ciclo dell’acqua integralmente. l

Affacciati alla finestra

Eliana Puccio

Pannelli fotovoltaici non solo sui tetti ma

anche sui balconi. L'azienda spagnola

Tecnalia ha progettato un balcone modulare

per case che consente l’incorporazione

di impianti rinnovabili, sistemi di ventilazione

e un gestore energetico intelligente.

Il progetto consentirà la generazione di spazi

esterni in tutte le case sprovviste di balcone.

Si chiama Balin e si installa rapidamente.

Fa parte del programma Hazitek dell’agenzia

di sviluppo aziendale SPRI del governo basco,

il prototipo è già stato terminato.

Soddisfa i requisiti del CTE (Technical Building

Code, il Codice Tecnico Edilizio spagnolo), con

quelli contenuti nelle normative abitative del

governo basco e quelle dei Piani generali di

Urbanistica delle diverse città dei Paesi Baschi.

Questo progetto è il risultato di una collaborazione

con diverse aziende basche ed è in linea

con le normative locali di abitabilità. Il produttore

del sistema sarà Talleres Gorlan,

l’installatore Construcciones Zabalandi, le

strutture del balcone saranno di Domusa ed

Etxesoft.

Migliora la qualità di vita

L’idea consiste principalmente nell’ottimizzare

il consumo di energia generando elettricità

Dalla Spagna un esempio

di architettura modulare

sostenibile, allineata

con la transizione verso

le energie rinnovabili nella

costruzione di abitazioni

rinnovabile, oltre ad integrare tecnologie termiche

come il riscaldamento avanzato e la

ventilazione.

Il balcone "Balin" non solo migliora la qualità

della vita dei residenti degli appartamenti senza

balconi, ma promuove anche la sostenibilità

urbana riducendo le emissioni di carbonio attraverso

l'autoconsumo solare.

Il sistema è facilmente replicabile in altre città

e regioni, rappresentando una svolta nella riabilitazione

energetica degli edifici urbani.

In futuro, il modello potrebbe espandersi in

modo significativo, contribuendo alla crescita

dell’efficienza energetica negli ambienti urbani.

Chissà, magari lo vedremo presto nei

nostri balconi.

l

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

32 ENERGIA Soluzioni

AIUTI PUBBLICI

AIUTI PUBBLICI

ENERGIA

33

Biogas elettrico agrivoltaico,

c’è vita dopo gli incentivi?

Marco Comelli

Un grande impianto

a biogas

con upgrading

a metano (sulla

destra), che conserva

la produzione

di energia elettrica

(sulla sinistra).

(Credit Corradi &

Ghisolfi)

Migliaia gli impianti di biogas agricolo nati con gli incentivi

introdotti nel 2007. Ora si accavalla la fine

delle agevolazioni e l’esigenza di revamping. Che fare?

Secondo l’ultimo rapporto statistico del

GSE, uscito nel 2023 ma con dati relativi

al 2021, risultavano in esercizio 1800 impianti

di biogas agricolo per la produzione di

energia elettrica e in molti casi anche di calore

(cogenerazione) utilizzando un motore a combustione

interna (con recupero dell’energia termica

dai gas di scarico e dall’impianto di raffreddamento

in caso di cogenerazione). La

potenza elettrica installata teorica era di 1100

MW, con una produzione effettiva di 7 TW/h (rispettivamente

lo 0,85% e il 2,6% del totale italiano

per tutte le fonti nel 2023).

Quasi alla fine

Tra il 2022 ed il 2027 hanno visto o vedranno

esaurirsi gli incentivi originari quindicennali

1125 impianti, per 891 MW di potenza elettrica

teorica. La potenza media è di 792 kW, quindi

nella fascia più alta tra quelli incentivati in origine.

Esiste poi una coda di 218 impianti per 177

MW di potenza elettrica teorica (potenza media

743 kW) che esauriranno l’accesso agli incentivi

dal 2028 al 2032. Per i rimanenti impianti, con

incentivazione più bassa, dimensione media

molto minore (223 kW) e vincoli maggiori per

quanto riguarda la composizione delle matrici

e il recupero dell’energia termica per gli utilizzi

aziendali o in teleriscaldamento, l’orizzonte del

fine incentivo si sposta a partire dal 2032.

Ogni anno il biogas agricolo per la produzione

di energia elettrica genera circa 2 miliardi di euro

di flusso di cassa positivo per le aziende agricole

interessate, essenzialmente quelle dell’allevamento

di bovini, suini e pollame. Ricordiamo che

l’aiuto pubblico all’agricoltura nel suo insieme

nel 2022 (pre-riforma PAC) valeva 12,5 miliardi

di euro. Inoltre, la produzione elettrica da biogas

agricolo, sebbene abbia percentuali piccole, ha

la caratteristica di essere continua e programmabile:

il GSE calcola che in media un impianto

lavora per 6672 ore l’anno su 8760. Un impianto

agrivoltaico, per rimanere nell’ambito, sito nelle

zone tipiche del biogas agricolo, produce in me-

dia per 1100 ore equivalenti. In altre parole, un

kW di biogas agricolo elettrico produce all’anno

sei volte un kW agrivoltaico.

Come convertirli?

Non si può quindi semplicemente buttare via

gli impianti a biogas agricolo, ma cosa farne richiede

una risposta complessa. La soluzione

che possiamo definire standard, propugnata da

associazioni come il CIB, è la conversione totale

o parziale a biometano. Lo stesso PNIEC in vigore

dal 2022 prevede per il biogas l’upgrading

a metano per utilizzo termico in sostituzione del

gas naturale. Tecnicamente, la conversione avviene

affiancando ai digestori un sistema di purificazione

(upgrading) del metano, che poi viene

immesso in rete dopo essere stato portato alla

pressione standard della rete di distribuzione.

Dove questo non è possibile, viene caricato su

carri bombolai. Il resto del biogas, composto in

gran parte di CO 2 , può avere diverse destinazioni,

nel caso migliore purificazione a diversi

livelli e immissione sul mercato. In certi casi

una parte del biogas viene inviato a un motore

(esistente o di nuova installazione) per la produzione

di energia elettrica e termica nell’azienda,

per esempio per far funzionare i compressori

e le colonne di upgrading.

Limiti e difficoltà

Il biometano non è per tutti. Esistono diversi

ostacoli, innanzitutto la dimensione dell’impianto

e la durata residua dell’incentivo. Più l’impianto

è piccolo più la produzione possibile di

biometano non risulta conveniente, nonostante

sia incentivata, anche se tecnicamente oggi

sono disponibili sistemi di upgrading per taglie

piccole, sotto i 300 kW equivalenti. Più difficili

da superare sono la lontananza dalla rete di distribuzione

e la non sostenibilità delle matrici,

in situazioni dove senza immissione di mais,

per esempio, la percentuale di metano risulta

troppo bassa. Infine c’è una problematica economica:

l’inflazione ha colpito anche in questo

settore mentre le tariffe incentivanti non sono

state adeguate da anni. Un sondaggio dello

scorso maggio sugli aderenti al Consorzio

Monviso Agroenergia, che include impianti per

72,6 MW di potenza elettrica, ha rilevato che

solo il 14% della potenza fa capo ad aziende che

hanno avviato il percorso di conversione totale

o parziale e biometano.

Per gli altri, o meglio per quelli il cui regime di

incentivazione terminerà il 31 dicembre 2027,

sono stati introdotti dal DL 57/2023 Art. 3ter i

prezzi minimi garantiti (PMG) di ritiro dell’energia

elettrica, che però coprono solo i costi operativi

e vengono calcolati da ARERA e aggiornati

annualmente sulla base di una formula che tiene

conto di diversi fattori. È una soluzione tampone,

in quanto non consente margini per effettuare

investimenti, dicono le aziende, per

esempio per migliorare le matrici (anche in seguito

alle richieste del cosiddetto Decreto

Sostenibilità dei biocombustibili del 7 agosto

2024) o installare motori più efficienti o semplicemente

meno usurati: un motore a gas ben

tenuto, ossia con manutenzione costante e utilizzo

di biogas “pulito” dai composti dannosi arriva

a 20.000 ore di funzionamento ma poi deve

essere completamente revisionato. Vedremo

se ci sarà una risposta pubblica. Nella FER 2 si

parla di incentivi a nuovi impianti, ma solo su

quelli nuovi, con molti paletti sulla composizione

delle matrici, sulla loro provenienza e sugli utilizzi

dell’energia termica.

Monetizzare velocemente

C’è un’altra strada per i gestori di impianti, il

mercato. Stanno iniziando a presentarsi operatori

per rilevare impianti a biogas elettrico

siti nelle aziende agricole con l’obiettivo di

convertirli per la produzione di biometano. I

proprietari incassano subito e si tolgono il pensiero.

Un esempio è la recente cessione delle

Cascine Valentino, Orlando e dell’Azienda

Agricola Soffiantini, situate nel cremonese, a

una joint venture composta da Blu H-Energy

e Abrdn, che punta a produrre in complesso

1000 smc/ora. Vedremo se diventerà una tendenza.

l

Un piccolo impianto

a biogas.

(Credit Micro Biogas

Italia)

Dicembre 2024

Dicembre 2024



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Soluzioni e tecnologie

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Economia Circolare

34 ENERGIA Soluzioni

AGRIVOLTAICO

AGRIVOLTAICO

ENERGIA

35

Declinazione concreta

Federica Lugaresi

Innovazione, sostenibilità e pragmatismo.

Queste le prerogative dell’impianto agrivoltaico più

grande d’Italia, inaugurato di recente da Caviro

Caratteristiche

dell’impianto

e benefici attesi,

ben visibili

nel pannello

all’entrata del vigneto

sperimentale.

acqua delle piante (con relativa protezione

e ottimizzazione del prelievo anche da falda

acquifera), in percentuale che sarà monitorata

e misurata nei prossimi anni. La gestione

informatica permette parametrizzazioni

specifiche per l’intercettazione luminosa,

monitoraggi prossimali e valutazioni degli

indici da satellite.

Il momento

di apertura della

conferenza stampa

da parte di Carlo

Dalmonte, presidente

Gruppo Caviro.

La presentazione

si è svolta presso

la sede di Forlì.

lo stesso raggio di sole”. Uva,

vino ed ora anche energia. È ciò

“Con

che accade nei vigneti di Caviro,

la quarta maggiore cantina vitivinicola italiana,

e dal fatturato di oltre 420 milioni di euro, che

ha battezzato il nuovo impianto in terra di

Romagna. Già leader in tema di sostenibilità

e circolarità, ora l’azienda vitivinicola sperimenta

l’agrivoltaico.

Si tratta infatti di una filiera ideale per il cosiddetto

uso duale del suolo, per una produzione

sia agricola che energetica. “Con questo progetto

pilota - ha esordito Giampaolo Bassetti,

direttore generale di Caviro - vogliamo capire

se, oltre al vantaggio energetico indiscusso

dell’agrivoltaico, la produttività del vigneto non

venga modificata in termini di qualità e quantità.

In più, si studierà se la copertura fotovoltaica

possa mitigare i danni legati ad eventi

climatici estremi”. Il progetto, è seguito

dall’Università Alma Mater di Bologna che, nei

prossimi cinque anni, metterà a confronto la

crescita delle viti in impianto con quella delle

piante in campo aperto.

Investimento di tutto rispetto

Sono i 63 tracker monoassiali e 1.386 i pannelli

solari bifacciali installati su di una su-

perficie pari a 1,5 ettari - a fronte di un investimento

complessivo di 1,5 milioni di euro

- che produrranno 1.300.000 kWh all’anno

di energia elettrica per totale autoconsumo.

Questo ultimo passo, consente a Caviro di

raggiungere valori di autosufficienza pari al

95% di consumo energetico. L’impianto, che

possiamo definire paradigmatico e in pieno

solco della sostenibilità, è inoltre stato progettato

per reggere ad eventi fortunali (e mai

registrati sino ad ora come le recenti alluvioni

e inondazioni). Assolve a due funzioni

specifiche: la produzione di energia pulita e

rinnovabile, e protegge la vite. Il modello è

stato infatti progettato per restituire la migliore

inclinazione possibile per i pannelli fotovoltaici

e calibrazione ad hoc proteggendo

le viti dai danni di grandine e vento, ma anche

dalle gelate primaverili, non inficiando sul

corretto soleggiamento e apporto luminoso

sufficiente per la fotosintesi.

L’A.I. è imprescindibile

Un software raccoglie e analizza i dati in ingresso

e permette ai pannelli di orientarsi

per ottimizzare l’assorbimento di energia

solare e garantire il giusto bilanciamento tra

ombra e luce. Last but not least, la copertura

consentirà di risparmiare sul fabbisogno di

Le linee guida

Il tema agrivoltaico - che beneficia dei finanziamenti

con i fondi del PNRR - è spesso oggetto

di scontro tra associazioni degli agricoltori

e utilities delle rinnovabili. Ad oggi,

per quanto riguarda i pannelli solari a terra,

il DI Agricoltura che è entrato in vigore a luglio,

definisce che “non possono essere installati

nelle zone agricole, ma solo su stalle

ed edifici”.

Nel caso dell’agrivoltaico, le linee guida del

Crea stabiliscono di piantare i pannelli ad almeno

2 metri di altezza dal suolo (quelli di

Caviro si trovano a 5 metri, permettendo così

anche il passaggio dei mezzi agricoli). l

Foto di gruppo

in vigna delle

personalità presenti

all’evento.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

36 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

NUOVI REGOLAMENTI

NUOVI REGOLAMENTI

RIFIUTI SOLIDI

37

RENTRI, la svolta digitale

nella gestione nazionale

dei rifiuti speciali

Nel contesto di una crescente attenzione

alla sostenibilità ambientale, l’Italia

introdurrà il RENTRI, il Registro Elettronico

Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti

Annalisa Gussoni

Direttore

Commerciale

Pasa Labs srl

Èin arrivo uno strumento innovativo che

si propone di rivoluzionare la gestione

dei rifiuti, semplificando i processi e migliorando

i controlli: si tratta del RENTRI. Nella

pratica, è una piattaforma digitale creata per

monitorare e tracciare i rifiuti speciali (pericolosi

e non pericolosi) e alcune tipologie di rifiuti

urbani. L’obiettivo è garantire trasparenza, legalità

e rispetto delle normative ambientali,

riducendo il rischio di gestione illecita. Il sistema

recepisce le direttive europee e sostituisce,

gradualmente, il precedente sistema cartaceo

(registro di carico e scarico, formulari e Mud),

rendendo obbligatorio il passaggio al digitale

per le aziende iscritte. Qui di seguito schematicamente

tutte le informazioni per comprenderne

il funzionamento.

Come funziona?

RENTRI opera attraverso due principali

strumenti:

1. Registro cronologico elettronico: sostituisce

il registro di carico e scarico, registrando

ogni movimento di rifiuti in

tempo reale.

2. Formulario di identificazione dei rifiuti

(FIR): digitale e compilabile online, segue il

rifiuto dal produttore al destinatario finale.

Chi è obbligato a iscriversi?

• Gli intermediari e commercianti di rifiuti

• I trasportatori di rifiuti

• Gli enti e le imprese che effettuano il

trattamento dei rifiuti

• I Consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio

di particolari tipologie di rifiuti

• Imprese/enti produttori di rifiuti pericolosi

e non pericolosi, da lavorazioni industriali

e artigianali e da trattamento di

rifiuti, fumi e acque

Chi non deve iscriversi

Enti, imprese che hanno fino a 10 dipendenti,

produttori iniziali di soli rifiuti non

pericolosi nell’ambito di lavorazioni:

• industriali

• artigianali

• derivanti dall'attività di recupero e

smaltimento di rifiuti e da trattamento di

rifiuti, fumi e acque

Enti, imprese e soggetti non rientranti in

organizzazione di enti o impresa, a prescindere

dal numero di dipendenti, produttori

iniziali di soli rifiuti non pericolosi:

• nell'ambito delle attività agricole, agro

- industriali e della silvicoltura

• dalle attività di costruzione, demolizione

e scavo

• nell'ambito delle attività commerciali

• nell'ambito delle attività di servizio

• da attività sanitarie

• veicoli fuori uso

Il regolamento prevede 3 finestre d’iscrizione.

La prima dal 15/12/2024 al

13/02/2025. La seconda dal 15/06/2025

al 14/08/2025 e l’ultima finestra dal

15/12/2025 al 13/02/2026.

Nuovi supporti

La seconda novità riguarda i nuovi formati

di registro e formulari. Se per il RENTRI

ci sono delle scadenze temporali, Il D.M.

4 aprile 2023, n. 59 ha introdotto i nuovi

modelli di:

- registro di carico e scarico

- formulario di identificazione dei rifiuti

A decorrere dal 13 febbraio 2025, i modelli

in uso, compresi i VIVIFIR, non potranno

più essere usati.

Unità locali

Per unità locale si intende una sede operativa

nella quale l’operatore esercita stabilmente

una o più attività economiche

da cui deriva l’obbligo di iscrizione. Un

operatore può svolgere le proprie attività

in più luoghi.

Per il cantiere, laddove si verifichino contemporaneamente,

le seguenti condizioni:

a) si determini la produzione di rifiuti pericolosi

b) venga esercitata un’attività stabile

l’operatore avrà l’obbligo di iscrizione al

RENTRI dell’unità locale.

I vantaggi del RENTRI

• Controllo e trasparenza: monitoraggio

di ogni fase, riducendo il rischio di smaltimento

illegale

• Migliore pianificazione: i dati raccolti

permettono di sviluppare strategie più

efficaci per il trattamento e il riciclo

• Semplificazione amministrativa: meno

documenti e procedure più snelle.

• Efficienza: si facilita la gestione interna

e riduce i margini di errore.

• Conformità normativa: le aziende rispettano

le direttive europee e italiane,

evitando sanzioni.

Sfide e prospettive

L’adozione del RENTRI presenta alcune

sfide, tra cui:

• Formazione e adattamento: le imprese

devono investire in formazione e aggiornamento

• Costi iniziali: l’introduzione di nuovi

strumenti tecnologici potrebbe rappresentare

un onere economico per alcune

realtà.

Tuttavia, con il supporto di incentivi e politiche

mirate, RENTRI potrebbe rappresentare

un passo decisivo verso un’economia

circolare e una gestione più

sostenibile dei rifiuti.

Conclusioni

RENTRI rappresenta un’opportunità per le imprese

e l’ambiente. Con il suo approccio innovativo,

il sistema contribuisce a costruire un

futuro più verde e trasparente, in linea con gli

obiettivi europei. Se la vostra azienda è coinvolta

nella filiera, è il momento di prepararsi

a questa rivoluzione digitale e naturalmente

affidarsi a professionisti del settore. l

Rimozione di terreni

contaminati e rifiuti

da C&D.

Gestione dei rifiuti

in fusti. Col RENTRI

anche questa tipologia

potrà essere

monitorata

e tracciata, riducendo

il rischio

di gestione illecita.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

38 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

CIRCOLARITÀ

CIRCOLARITÀ

RIFIUTI SOLIDI

39

Simbiosi industriale,

non va e non può andare

Strumento in teoria molto potente,

ma fermo nel nostro Paese per diversi

motivi, a partire dalle normative sui rifiuti

Giovanni Milio

Il distretto industriale

danese di Kalundborg.

L’unico a seguire

un modello di bottomup

costruito su diversi

attori.

Iniziamo con una definizione da manuale.

Simbiosi industriale rappresenta una strategia

di ottimizzazione dell’uso delle risorse

che coinvolge le industrie, al fine di generare

vantaggi competitivi per le imprese attraverso

il trasferimento di risorse, quali materia, energia,

acqua, spazi, competenze, ecc. (Silvia

Sbaffoni, ENEA, 2018). Il concetto non è affatto

nuovo. Espresso con i termini attualmente in

uso, si fa risalire a Renner, Renner, G.T.

Geography of Industrial Localization. Eco -

nomic Geography 23, no. 3, 1947: pp. 167–189,

un articolo che non per nulla apparve in una

rivista di geografia economica e trattava della

collocazione fisica degli stabilimenti produttivi.

Per continuare a citare “Attraverso la simbiosi

industriale rifiuti e altre risorse inutilizzate generate

dai processi industriali vengono recuperati

per essere utilizzati da un'altra azienda,

in genere operante in un settore produttivo diverso,

generando un reciproco beneficio o simbiosi.

L'approccio può condurre all’ottimizzazione

dei processi industriali, al miglioramento

della logistica e a favorire il trasferimento di

conoscenze, aumentando conseguentemente

la produttività di tutte le risorse disponibili e

generando vantaggi economici e ambientali”.

In parole povere

In modo più semplice e diretto, la simbiosi

industriale è il modo in cui è possibile applicare

I principi di economia circolare all’origine,

ossia senza arrivare alla fine del ciclo

produzione-distribuzione-rifiuto-raccolta-riciclo.

Si risparmia in logistica inversa (per es.

nella raccolta dei rifiuti), si evitano I problemi

di qualità della raccolta, si risparmia nel disassemblaggio,

in quanto la simbiosi industriale

riguarda sfridi, scarti, sottoprodotti,

rottami, cascami, anche immateriali, rarissimamente

prodotti finiti. Una soluzione apparentemente

ideale, tant’è che già nel 1998

venivano definite legislativamente le aree industriali

ecologicamente attrezzate (AEA),

con un approccio tipicamente top-down. Sono

seguite, nella seconda metà degli anni 2010,

altre iniziative, come la creazione della SUN

(Symbiosys Users Network) promossa da

ENEA. I risultati in termini pratici, secondo

tutte le ricerche, sono stati molto scarsi. Si

cita a volte il distretto del bresciano, dove gra-

zie alla collaborazione tra

Confindustria locale e CO-

NOU si è creata una rete di

raccolta e valorizzazione degli

oli minerali industriali,

come quelli diatermici, per

oltre 5000 tonnellate. Ma

non è simbiosi industriale,

è una semplice ottimizzazione

della solita logistica

inversa. Un altro esempio

potrebbe essere il distretto

degli stracci di Prato, che

però non è veramente una

simbiosi in quanto i cascami

e gli avanzi di lavorazione

sono classificati come rifiuti

e non possono essere riutilizzati

nei telai. Sarebbero

50.000 tonnellate l’anno, che

vengono recuperate in downcycling.

Secondo la Cassazione, la loro definizione

come sottoprodotti richiede esame

fattuale analitico con onere della prova che

spetta a chi vorrebbe utilizzarli.

Così è da manuale

Per dare un’illustrazione pratica, basti prendere

il classico esempio di simbiosi industriale

citato da tutti i Sacri Testi, il distretto industriale

di Kalundborg in Danimarca. Esso segue un

modello bottom-up costruito attorno ad una

serie di attori: una centrale elettrica (Asneas),

una raffineria (Statoil), un impianto farmaceutico

(Novo Nordisk), un produttore di cartongesso

(Gyproc A/S), un produttore di enzimi

(Novozymes), un impianto di trattamento dei

rifiuti, il Comune di Kalundborg e altri attori

regionali come agricoltori o piccole società di

gestione dei rifiuti, per un totale di 13 soggetti

con l’ultimo arrivato, la RE Energy Biorefinery

che produce bioetanolo da residui agricoli.

Semplificando (in realtà i flussi sono più di 25

e coinvolgono acqua, energia e materia) la

simbiosi funziona così:

Il vapore in eccesso dalla centrale elettrica

di Asnaes viene trasferito alla centrale termica

di Kalundborg e venduto sia a Statoil

che a Novo Nordisk, che lo utilizzano come

fonte di calore in ingresso per i loro processi

di raffineria e linee di produzione. Le acque

reflue trattate da Statoil vengono conferite

allo stabilimento di Asnaes come acqua di

raffreddamento o vapore condensato. Gyproc

riceve ossido di zolfo proveniente dai depuratori

della centrale elettrica di Aesnea per

la produzione di cartongesso, e riceve anche

gas in eccesso come fonte di energia da

Statoil. Il sottoprodotto del processo di fermentazione

del lievito di Novozymes, utilizzato

per la produzione di insulina da parte

di Novo Nordisk, viene venduto come fertilizzante

agli agricoltori locali o viene convertito

in liquame utilizzato nelle miscele di

mangimi per animali. Chi sa appena un po’

di legislazione ambientale italica, avrà già

capito che è molto probabile che i responsabili

dei partecipanti alla piattaforma simbiotica

di Kalundborg finirebbero sotto processo

in un battibaleno.

Strumento potente ma…

La simbiosi industriale non è sola a trovare

ostacoli nel persistente pan-rifiutismo (tutto

è rifiuto poi si vede) della normativa italiana,

almeno dalla Legge Ronchi. Le fanno compagnia

buona parte delle industrie, che preferiscono

classificare come rifiuto speciale i

propri scarti piuttosto che affrontare la trafila

burocratica - che non accenna a ridursi - dell’onere

della prova richiamato dalla Suprema

Corte di Cassazione. E intanto l’indice di circolarità

del nostro Paese scende. l

Lo schema relativo

all’ecosistema

del distretto

industriale

di Kalundborg

in Danimarca. Un vero

esempio di simbiosi

industriale.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

40

Soluzioni

RIFIUTI SOLIDI

SCARTI VERDI

INDUSTRIA MANIFATTURIERA E TECNOLOGIA DELLE BATTERIE E DEI VEICOLI ELETTRICI

FIERA E CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE BATTERIE AVANZATE E SULLE

TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LA PRODUZIONE E IL RICICLO DI AUTOVEICOLI,

MEZZI DI TRASPORTO, MACCHINARI E VEICOLI INDUSTRIALI ELETTRICI E IBRIDI

Una linfa

dai boschi

I rifiuti verdi devono essere smaltiti

a pagamento in discarica. Ma questi

materiali naturali possono essere riutilizzati

Ginevra Fontana

In alto,la FAE

UMM/S/HP.

Si tratta di una trincia

con rotore a utensili

fissi ad alta

produttività,

che è in grado

di triturare piante

e arbusti,

con tronchi fino a 35

cm di diametro.

Quando parliamo di rifiuti verdi” facciamo

riferimento al legno, foglie e radici.

Per smaltirli occorre portarli in discarica,

a pagamento. Recuperarli trasformandoli

in una vera e propria risorsa è però possibile.

Ripamonti Group, una società con sede in provincia

di Lecco, si occupa proprio di questo.

La società comprende anche una segheria,

un’azienda per la produzione di imballaggi e

una divisione che si occupa di bonifica in conto

terzi per numerose realtà lombarde.

Come nasce l’idea di recupero

Emanuele Ripamonti, titolare dell’azienda insieme

ai cugini, ha raccontato come è stata impostata

quest’attività di recupero dei rifiuti verdi.

“Avendo un'azienda agricola, eravamo ben consapevoli

del problema. Poche aziende della zona

offrivano un servizio di recupero di questi materiali.

Siamo clienti FAE da oltre trent'anni e

nel nostro parco macchine ci sono una fresa forestale

SSH, una macchina multifunzione

MTM/HP acquistata nel 2024 e una trincia forestale

UMM/S/HP che abbiniamo al nostro

trattore Valtra Serie S. Si tratta di macchine

estremamente performanti, che ci accompagnano

in tutte le nostre attività.

Abbiamo pensato di utilizzare la trincia

UMM/S/HP per trattare quei grandi cumuli di

rifiuti verdi che attendevano solo di essere portati

indiscarica.

In poche passate, la trincia FAE ha sminuzzato

finemente tutti i materiali: rami, ramaglie, foglie

e radici sono diventati un composto soffice, fine

e uniforme. Questo composto viene poi lasciato

fermentare per uno o due anni e si trasforma

in un compost naturale e sostenibile, un terriccio

pronto per essere sparso sul terreno come concime

e fertilizzante naturale. I materiali un tempo

considerati rifiuti diventano a tutti gli effetti

una risorsa preziosa per i nostri clienti che, oltre

a risparmiare sulle spese di smaltimento, ottengono

anche dell'ottimo compost che avrebbero

dovuto acquistare a parte. Un altro aspetto

importante è che il materiale non viene spostato

da un luogo all'altro.

Il risparmio è sui costi logistici, ma anche in

termini di inquinamento ambientale”. l

Dicembre 2024

15-16

APRILE

2025

FIERA

BOLOGNA

IN CONTEMPORANEA CON

WWW.E-TECH.SHOW

4 a EDITION



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

42 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

RICICLO COLLANT

NEWS

RIFIUTI SOLIDI

43

Fashion

goes green

Il debutto di Calzedonia con il progetto

LIFE RE-TIGHTS. L’azienda sigilla il proprio

impegno per un futuro più sostenibile,

preservando la qualità del prodotto

Irene Boschi

Prima volta per Calzedonia ad Ecomondo

dove ha presentato il progetto Life Re-

Tights, sviluppato in collaborazione con

Golden Lady, Company SpA, Union Spa,

Asendia Italy Srl e Ytres d.o.o. Il progetto si

pone l’obiettivo di trovare una soluzione per

trasformare i collant post-consumo in materie

prime, grazie ad un innovativo sistema di separazione

e riciclo delle fibre.

Calzedonia si avvale della tecnologia avanzata

e di un impianto pilota con il quale recupera il

100 per cento della poliammide dai collant

usati, mantenendo inalterata la qualità.

Il progetto ha ottenuto i fondi del programma

europeo LIFE ed è attualmente in fase prototipale.

Mira a diventare parte integrante della

filiera produttiva con l’obiettivo di raccogliere

i collant usati direttamente nei punti vendita

per trasportarli agli stabilimenti e rigenerarli

in nuovi prodotti.

Punto di riferimento

per la moda accessibile

Calzedonia vanta di una forte presenza globale.

Sono 2.200 i punti vendita collocati in 56 Paesi

e una piattaforma e-commerce operativa in 40

nazioni. L’impegno dell’azienda è quello di rispondere

costantemente alle aspettative della

clientela sempre più attenta al tema ambiente.

E non è mica la prima volta. Ricordiamo i collant

realizzati con fibra di Nylon 6,6 ecosostenibile

Q-NOVA by Fulgar®, ottenuta con materie prime

rigenerate, e grazie un processo meccanico

a basso impatto ambientale. Questa fibra, infatti,

è certificata Global Recycled Standard (GRS),

a garanzia di corretti processi di riciclo e riduzione

del consumo di materie prime, acqua,

energia ed emissioni di CO 2 per ogni kg di fibra

prodotta. E ancora, la collezione di costumi dal

tessuto realizzato con un filato ottenuto riciclando

bottiglie di plastica PET.

l

L’ispirazione che crea valore

n Versalis, società chimica di Eni,

ha lanciato il nuovo brand ReUp,

presentato anche durante la fiera

Ecomondo di Rimini. Apre una

porta nel settore dell’arredamento

e dell’home decor. Nasce con lo

scopo di realizzare una filiera che

si avvale della collaborazione di

designer, specialisti del settore e

brand di home decor, e punta a

produrre oggetti di arredo con

plastiche riciclate o di origine

rinnovabile, salvaguardando

qualità, performance e design.

ReUp prende il via con una

collaborazione di rilievo con Vesta,

azienda nata nel 2001, con cui

Versalis ha già realizzato il

restyling della sala riunioni del

sito Versalis a Ravenna.

Un progetto che conferma e

rafforza l’impegno di Versalis nella

realizzazione di soluzioni

innovative e sempre più sostenibili

per il continuo sviluppo di nuovi

mercati e applicazioni.

I collant usati vengono

raccolti nei punti

vendita per essere

poi riciclati.

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

SISTEMA ROBOTICO

NEWS

RIFIUTI SOLIDI

45

Robot e A.I. per smontare e recuperare

gli scarti elettronici di monitor e TV

Hiro smantella 90

monitor all'ora,

garantendo il 99

per cento di recupero

di materiali preziosi.

Riesce a riconoscere

il prodotto su cui sta

lavorando tramite

l’intelligenza

artificiale.

Che idea geniale!

n Sungai Watch è

un’associazione no-profit

che si batte contro

l’inquinamento da plastica.

Per farlo raccoglie dai fiumi

indonesiani chili di questo

materiale per trasformarli

in arredamento.

Per recuperare i rifiuti

plastici ha installato

barriere galleggianti lungo i

corsi d'acqua.

In Indonesia se ne contano

all'incirca 270. In

particolare, grazie allo

studio Sungai Design ha

realizzato una sedia unica e

sostenibile: Ombak, con la

collaborazione del designer

americano Mike Russek.

La sedia Ombak è

composta da fogli di

sacchetti di plastica lavati,

triturati e pressati. Una

bella iniziativa per la lotta

all’inquinamento marino.

Braccio da ferro

The reliable brand!

Eliana Puccio

Hiro Robotics è una start-up genovese

che punta sulla collaborazione tra uomo

e robot nel trattamento e recupero dei

rifiuti RAEE. Nasce nel 2018 da quattro giovani

ingegneri robotici, Davide Labolani, Jacopo

Lottero, Tomaso Manca e Michele Oliveri con lo

scopo di portare innovazione nei singoli processi

industriali modulando le nuove tecnologie agli

obiettivi di business di ogni settore.

Un nuovo approccio

Un robot di ABB Robotics (tra i principali fornitori

mondiali di automazione e machine automation)

riconosce, grazie all’intelligenza

artificiale, diverse tipologie di TV e monitor e

li smonta per differenziarne i componenti in

un’ottica di riciclo e riutilizzo. Hiro Robotics

riesce non solo ad ottimizzare il recupero di

materie riutilizzabili, ma anche ad aumentare

la quantità dei flussi di rifiuti trattati correttamente,

allargando i profitti ed evitando la dispersione

di sostanze inquinanti nell’ambiente.

Il sistema robotico modulare sfrutta la cooperazione

uomo-robot per trattare fino a 90

monitor all'ora, garantendo il 99 per cento di

recupero di materiali preziosi.

Robotica e intelligenza artificiale si intrecciano

nell’innovativa soluzione offerta dalla start-up,

con l’obiettivo di migliorare i classici processi

dell’automazione industriale grazie ai robot collaborativi,

garantendo efficacia ed efficienza: un

approccio fino ad oggi mai applicato nel settore

del trattamento dei rifiuti.

Il team di Hiro Robotics non intende fermarsi, e

giorno per giorno è a lavoro per avviare nuovi

progetti e costruire partnership per contribuire

a rendere concreto e sostenibile il processo di

trattamento dei RAEE.

l

Dicembre 2024

AFFIDABILITÀ GARANTITA

PRODUZIONE DI CDR E CSS CON I TRITURATORI PRIMARI E SECONDARI DELLA LINEA UNTHA XR

» Massima flessibilità per materiali e pezzatura

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azionamento elettrico

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

VETRO E DESIGN

NEWS

RIFIUTI SOLIDI

47

In foto, Gianni Scotti,

Presidente di Coreve.

Eliana Puccio

Din Don Dan

Un modello integrativo

di raccolta, in occasione

del Giubileo 2025,

per gestire i rifiuti prodotti

dai milioni di pellegrini

Coreve ha presentato ad Ecomondo,

all’Agorà Conai, il progetto “Campane

per il vetro nei centri storici. Una sfida

vinta grazie al design”. Roma si prepara ad accogliere

fino a 35 milioni di pellegrini, un numero

che supera i 25 milioni registrati nel Giubileo

del 2000. Un flusso turistico che comporterà

inevitabilmente un incremento della produzione

dei rifiuti con una conseguente organizzazione

capillare per la raccolta e il riciclo dei rifiuti. Da

qui l'idea di posizionare mille nuove campane

di design per la raccolta del vetro nelle zone

centrali della Capitale, frutto della collaborazione

tra Ancitel Energia e Ambiente.

Anche il design conta

Il Progetto Campane Estetiche si propone di affiancare

le tradizionali modalità di raccolta del

vetro come la raccolta stradale e/o porta a porta

per andare sempre più verso una raccolta stradale

di “prossimità”.

Questa garantisce alte performance perché si

concentra sull'intercettazione del rifiuto di vetro,

laddove lo si produce maggiormente e favorisce

il conferimento in specifiche aree cittadine.

Il particolare design contribuisce a migliorare

la raccolta urbana integrandosi con l'ambiente

circostante e generando un impatto visivo positivo

sul paesaggio. Inoltre, sarà possibile personalizzare

le campane integrandone le colorazioni

con l’ambiente circostante e, attraverso

la tecnica del wrapping, utilizzarle per la diffusione

di messaggi di sensibilizzazione ambientale

e sociale.

Gianni Scotti, Presidente di Coreve ha spiegato:

”Oltre a svolgere la sua funzione ecologica di riciclo

del vetro, conferisce un nuovo significato

al concetto di "rifiuto", trasformandolo in un elemento

di valore che ben si sposa con gli ambienti

cittadini caratterizzati da alto valore storico

e artistico. Con una strategia di raccolta di prossimità,

il progetto punta a migliorare l’efficienza

della raccolta del vetro e a sensibilizzare cittadini

e turisti sull’importanza della raccolta differenziata.

Insieme ad AMA Roma e Ancitel Energia

e Ambiente, siamo orgogliosi di contribuire a

un Giubileo che non solo celebra la fede, ma anche

il rispetto per l’ambiente.”

l

Dicembre 2024

Da Parigi, con

la stoffa giusta

n FabBRICK, fondato dalla

giovane architetta parigina

Clarisse Merlet, è un progetto

che trasforma i rifiuti tessili

in un nuovo materiale per

l’interior design. “Ho preso

due magliette, le ho triturate

e mescolate con un collante

naturale e gli ho dato la

forma di un mattone. Ha

funzionato”. Queste le parole

di Merlet che sintetizzano la

sua invenzione per evitare che

i rifiuti tessili post produzione,

post consumo e a fine vita

finiscano a tonnellate nelle

discariche. Si tratta di un

sistema che crea mattoni o

pannelli includendo tutte le

parti del tessile, quindi non si

butta nulla: anche quelle

plastiche o metalliche.

Stessa cosa per i diversi

filati: FabBRICK riesce a

sistematizzare la produzione

in modo specifico per diversi

Dicembre 2024

composti, senza dover

dividere materie prime

naturali e sintetiche. Del

resto, Clarisse ha

semplicemente applicato

ECOTEC SOLUTION SRL

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quello per cui ha studiato e

appreso sui banchi di

architettura e design:

inventarsi un materiale da

costruzione nuovo.



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

48 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

RICICLAGGIO 4.0

RICICLAGGIO 4.0

RIFIUTI SOLIDI

49

Grazie alle tecnologie

avanzate, è possibile

recuperare

una percentuale

sempre maggiore

di materiali ad elevata

purezza. La nuova

avventura di Ecotec

Bricchettatrice

metallica LINDEMANN

EtaBriq a doppio

pistone ad alte

prestazioni

per la lavorazione

di quasi tutti i tipi

di trucioli metallici.

n basso,

LINDEMANN ZZ Power

Zerdirator. Trituratore

di metalli

per il riciclaggio

di rottami metallici

fino ai veicoli completi

a fine vita.

Frammenti preziosi

Irene Boschi

In basso a sinistra:

pressa

per balle di rottami

metallici LINDEMANN

EtaPress.

A destra,cesoia

per rottami metallici

LINDEMANN NxtCut.

Ecotec Solution ha avviato la nuova partnership

con LINDEMANN, pioniere tedesco

del mondo del riciclaggio dei

metalli. A darne annuncio è Martin Mairhofer,

Managing Director di Ecotec Solution Srl:

"Siamo orgogliosi di annunciare la distribuzione

di Lindemann, un marchio che incarna

qualità e innovazione. Questo rappresenta

un passo strategico per rafforzare la nostra

presenza sul mercato e ampliare l'offerta di

tecnologie a disposizione del mercato del riciclaggio.

Con Lindemann nel nostro portfolio, non solo

arricchiamo la nostra gamma di soluzioni,

ma abbracciamo anche nuove opportunità di

crescita e innovazione".

Dicembre 2024

Protagonista nello sviluppo di macchinari

per il ciclo integrato dei metalli

LINDEMANN è un progettista, sviluppatore e

produttore di macchinari, impianti e parti originali

di prima classe. L'azienda serve clienti

provenienti dai settori della lavorazione e produzione

di rottami e metalli, dell'industria automobilistica,

nonché fonderie e acciaierie.

Svolge un lavoro eccezionale in questo campo

ininterrottamente da 110 anni. E lo fa ancora

oggi. L'azienda con 20 sedi (filiali e partner

commerciali) in tutto il mondo, con sede a

Düsseldorf, in Germania, offre tecnologie per

l'intera catena del valore del riciclaggio dei metalli

fino alla separazione, alla selezione e alla

depolverizzazione e si qualifica quindi per il

pacchetto climatico "Fit for 55".

Inoltre, Lindemann è sinonimo di un servizio

esperto, affidabile e orientato al cliente, disponibile

24 ore su 24. Fondata nel 1913 da

Waldemar Lindemann, dà alla luce la prima

macchina per il riciclaggio dei metalli nel 1923

e oggi nel mondo ne sono attive più di 2000 che

processano annualmente 185 Milioni di tonnellate

di acciaio.

La gamma è costituita da trituratori, cesoie e

presse, oltre da una cospicua serie di parti originali.

Cesoiatura, imballaggio, triturazione,

frantumazione o bricchettatura: ogni modello

di macchine o di grandi impianti soddisfa i requisiti

più esigenti del mercato del riciclaggio

dei metalli. Sono tutti estremamente veloci,

Dicembre 2024

potenti, efficienti e tecnicamente avanzati e

garantiscono un potente e veloce ritorno dell’investimento.

Il team di assistenza è composto

da persone altamente specializzate che

forniscono consulenza, riparazione e intervento

ottimizzano costantemente le performance

dei macchinari. Direttamente nella sede del

cliente e da remoto via telefono, online tramite

telediagnosi PLC o digitalmente tramite tecnologia

Smart Glass. Sono più di 300.000 i pezzi

in magazzino: lo sviluppo di nuovi sistemi di riciclaggio

Lindemann è infatti associato, da decenni,

allo sviluppo di pezzi di ricambio OEM

appositamente progettati. La durabilità, l'efficienza,

l'affidabilità ed i costi di ogni ricambio

sono già stati testati e approvati in fase di sviluppo

del prodotto.

l



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

50 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

ATTREZZATURE SPORTIVE

ATTREZZATURE SPORTIVE

RIFIUTI SOLIDI

51

Eliana Puccio

Tante iniziative sensibili all’ambiente arrivano dal mondo

dello sport. Grandi e piccole realtà dimostrano

un’attenzione sempre più circolare ai progetti di riciclo e riuso

Protagonista nello sport

In alto, sneakers

raccolte da Esosport.

Grazie all’esosport

bag, si possono

inserire le vecchie

scarpe negli ESObox

(contenitori in cartone

riciclato) presenti

nei punti concordati

con la Pubblica

Amministrazione

e con la quale sono

state stipulate

specifiche

convenzioni.

Scarpe sportive, camere d’aria delle bici,

palline da tennis possono avere una seconda

vita.

Lo sport, infatti, va sempre più a braccetto con

il concetto di riciclo.

Sono sempre di più le aziende, startup e brand

a muoversi in questa direzione.

Tra i pioneri ricordiamo la Nike, con la storica

campagna "Reuse a Shoe" lanciata nel 1993.

L’argomento è ricco di spunti interessanti ma

su questo numero vogliamo soffermarci facendo

qualche esempio di economia circolare.

Esosport

Progetto di Nicolas Meletiou, runner e managing

director di ESO, che si occupa della gestione

dei rifiuti e del loro trattamento/smaltimento.

Nuovi progetti vengono realizzati con

il materiale ricavato dal riciclo di abbigliamento

sportivo dando vita a pavimentazioni per parchi

o piste d’atletica. Per esempio, “i giardini di

Betty” nei parchi gioco di tutta Italia, spazi dedicati

ai più piccoli, con pavimentazione antitrauma

in collaborazione con l’associazione

GoGreen.

Excite Line di Technogym

In collaborazione con Sirmax Group, primo produttore

europeo e tra i primi al mondo di granuli

termoplastici. Qui gli attrezzi da palestra sono

realizzati con una resina termoplastica su base

ABS prodotta da Sirmax, contenente il 60% di

materia prima proveniente dal riciclo meccanico

(RAEE), certificata da IIP (Istituto Italiano Plastici)

Plastica Seconda Vita da Raccolta Differenziata.

L’utilizzo di questa materia prima consente di

recuperare, per ogni attrezzo prodotto, una media

di 7 kg di plastica che altrimenti verrebbe

conferita in discarica o all’incenerimento, e che

invece è riportata a vita in materiali ad alto valore

aggiunto. Segnali dal mondo sportivo continuano

ad arrivare anche in prima visione. Esempi

recenti sono gli Europei di calcio in Germania

(con l'invito della Uefa "Recycle like a Cham -

pion") alle Olimpiadi di Parigi dove i 33.000 metri

quadri di pavimentazione necessaria per campi

di basket, pallamano e pallavolo sono stati posati

senza colla per poterli facilmente trasferirli

alle federazioni e ai club selezionati per dar loro

una seconda vita.

l

Oltre il 60%

dei componenti

plastici, utilizzati

per la realizzazione

del tapis roulant, sono

riciclati

e consentono

la riduzione

di emissioni di CO 2

del 50% rispetto

all’utilizzo

di materiali

tradizionali.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

52 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

DECARBONIZZAZIONE

DECARBONIZZAZIONE

RIFIUTI SOLIDI

53

Damiano Diotti

Grazie al progetto di decarbonizzazione degli impianti

di Heidelberg Materials, la cementeria di Rezzato-Mazzano (BS)

potrebbe essere il primo impianto in Italia a produrre

cemento catturando l’anidride carbonica, quindi net-zero

La prima decarbonizzata

Heidelberg Materials Group - che nel 2016

ha acquisito Italcementi, storica azienda

italiana leader nella produzione del cemento

- è all’avanguardia nello studio e nell’applicazione

a livello industriale delle tecnologie

di cattura della CO 2 . L’impianto Heidelberg

Materials di Brevik, in Norvegia, sarà infatti la

prima cementeria a livello mondiale a produrre,

nel corso del 2025, un cemento net-zero, grazie

alla cattura dell’anidride carbonica attraverso

la tecnologia delle ammine e al suo stoccaggio

nelle profondità marine al largo della Norvegia

(navigate il sito web brevikcss.com).

Oltre all’impianto di Brevik, il Gruppo ha avviato

altri impianti verso percorsi di decarbonizzazione

sia in Europa, sia in Nord America. È in questo

quadro che Heidelberg Materials sta progettando

di far evolvere l’impianto di Rezzato-

Mazzano, che in questo modo diventerebbe la

prima cementeria decarbonizzata d’Italia,

aprendo una nuova prospettiva per la produzione

a livello nazionale di materiali per le costruzioni

sostenibili a bilancio carbonico neutro. Si tratta

di un progetto sfidante e impegnativo, non solo

a livello tecnologico ed industriale, ma anche

finanziario. A tal proposito pare evidente che il

supporto di una strategia nazionale, con cui stabilire

sinergie di filiera, nonché un importante

sostegno di finanziamenti pubblici nazionali ed

europei saranno indispensabili.

Progetto “Ravenna CCS”

Il completamento del processo di decarbonizzazione

prevede l’utilizzo o lo stoccaggio della

CO 2 catturata. Nell’ambito delle opportunità di

stoccaggio, una novità positiva e di rilievo è rap-

presentata dell’avvio della fase uno del progetto

“Ravenna CCS”, realizzato dalla JV paritetica

Eni-Snam. Questo traguardo apre nuovi possibili

scenari anche per il progetto di Rezzato-

Mazzano, che potrebbe partecipare ai futuri processi

di conferimento delle capacità di trasporto

e stoccaggio della CO 2 nei giacimenti di gas

esauriti al largo di Ravenna. A questo proposito,

Heidelberg Materials ha avviato interlocuzioni

con Eni e Snam per sviluppare una valutazione

tecnica preliminare.

La CCS è una leva fondamentale per raggiungere

gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione

europei e nazionali e diventa cruciale nell’ambito

del settore HtA (hard-to-abate) per il massimo

contributo alle azioni di mitigazione del cambiamento

climatico entro il 2050. La cattura della

CO 2 proveniente dal processo di produzione e

il successivo sequestro in siti di stoccaggio permanente

e sicuro, come quelli sotto il fondale

marino, offre, infatti, un grande potenziale per

i settori in cui è più difficile abbattere le emissioni,

come quello della produzione del cemento,

dove due terzi delle emissioni di CO 2 sono

legate alla chimica del processo produttivo.

Grazie alle competenze acquisite nei propri progetti

CCU/S (Carbon Capture Utilization/Storage)

già lanciati e a un ambizioso programma Net

zero, Heidelberg Materials potrà essere un sog-

getto fondamentale per garantire un prezioso

impulso allo sviluppo di questo settore in Italia.

Il cemento evoZero

Heidelberg Materials, leader globale per la

decarbonizzazione degli impianti di produzione

del cemento con gli obiettivi più ambiziosi del

proprio settore industriale, ha identificato nella

CCUS una leva fondamentale, diventando un

punto di riferimento per i settori industriali in

cui è più difficile abbattere le emissioni (hardto-abate).

L’azienda ha così sviluppato diversi

progetti di cattura della CO 2 a livello globale.

Entro il 2030 il gruppo punta a catturare dieci

milioni di tonnellate di CO 2 .

Di recente, Heidelberg Materials ha inoltre

presentato evoZero, il primo cemento Net zero

carbon captured al mondo, grazie all’applicazione

virtuosa della tecnologia di cattura della

CO 2 (poi stoccata al largo delle coste) presso

la cementeria Heidelberg Materials di Brevik

in Norvegia.

l

Il moderno impianto

di Rezzato-Mazzano

che oggi è uno dei più

moderni, sostenibili

e competitivi

d’Europa. È in fase

di studio la possibilità

di catturare

la CO 2 emessa

dai processi

produttivi.

A sinistra,

il cemento evoZero

di Heidelberg

Materials.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

GESTIONALI

RIFIUTI SOLIDI

55

Non mi scappi!

La capacità di monitorare, pianificare e gestire

le attività di raccolta in tempo reale, consente

un servizio di gestione dei rifiuti più efficiente

GREEEN, leader nelle soluzioni innovative

per la gestione dei rifiuti, offre un

sistema di tracciamento delle flotte su

tecnologia GPS.

Si tratta di una soluzione avanzata e innovativa

progettata per ottimizzare e migliorare l’efficienza

delle operazioni di raccolta dei rifiuti.

Integrando tecnologie GPS all’avanguardia nei

veicoli utilizzati per i servizi di raccolta dei rifiuti,

questo sistema propone una serie di funzionalità

che portano numerosi vantaggi sia ai

fornitori di servizi che ai cittadini.

Consente, inoltre, il tracciamento in tempo

reale della posizione di ciascun veicolo su una

mappa digitale, fornendo una panoramica

dell’intera flotta. E ancora, è possibile effettuare

analisi e reporting: registra dati dettagliati

sull’efficienza della raccolta, inclusi i

tempi di raccolta, i volumi di rifiuti gestiti e il

consumo di carburante.

Ogni veicolo è dotato di un dispositivo GPS ad

alta precisione che trasferisce i dati in tempo

reale a una piattaforma centrale.

Punti di forza

A partire dal miglioramento dell'efficienza operativa:

la pianificazione delle rotte ottimizzata e

la gestione in tempo reale portano a tempi di

percorrenza ridotti, risparmi di carburante e un

aumento complessivo della produttività.

A seguito di ciò, ne deriva una riduzione dei costi:

l'efficiente gestione dei contenitori infatti porta

a minori costi operativi, migliorando la redditività

del servizio

Tra i vantaggi si trova anche un servizio tempestivo

ed efficace: la geolocalizzazione in tempo

reale consente risposte rapide a circostanze

impreviste, come cambiamenti nei programmi

di raccolta o richieste urgenti dei cittadini.

E per finire, ma non meno importanti: un minore

impatto ambientale ed un aumento della soddisfazione

degli utenti.

l

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

56 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

MODULI FOTOVOLTAICI

MODULI FOTOVOLTAICI

RIFIUTI SOLIDI

57

Una cura particolare

Come si svolge il processo di riciclo dei moduli

fotovoltaici? Quali sono i passaggi critici?

Il riciclo dei pannelli fotovoltaici, risorsa strategica

per l’economia circolare, si basa su un

flusso operativo strutturato.

È possibile individuare le seguenti fasi:

Raccolta e smistamento: i pannelli a fine vita

vengono raccolti e classificati in base alla tipologia

(silicio, CdTe, CIGS, ecc.) all’interno

degli impianti di trattamento.

La fase di smontaggio: le cornici in alluminio

e le scatole di giunzione, che contengono cavi

e componenti metallici, vengono separate attraverso

operazioni meccaniche o manuali.

Separazione del vetro: a seconda della tecnologia

applicata e dell’impianto, il vetro viene

separato dagli altri materiali.

Frantumazione e separazione: i materiali residui

vengono triturati e trattati con separatori

magnetici e ad aria. Questi dispositivi consentono

di dividere i metalli ferrosi e non ferrosi

dagli altri materiali, ottimizzando il recupero

delle risorse.

Fase finale: recupero chimico degli ultimi componenti.

Eliana Puccio

Daniela Carriera

Sales Marketing

and Business

Development Director

Italy.

La corretta gestione

e il trattamento dei rifiuti

speciali a scopo di riciclo.

La vision e il pensiero

di Daniela Carriera di ERP Italia

Quali i vantaggi di affidarsi a ERP per il riciclo

del fotovoltaico?

ERP Italia Servizi è un intermediario autorizzato

alla gestione dei rifiuti, specializzata in

particolare nella raccolta e trattamento dei

Rifiuti di Moduli Fotovoltaici non coperti da garanzia

di riciclo installati sul mercato prima

del 2012. Il riciclo del modulo fotovoltaico

deve essere gestito da operatori e impianti

di trattamento che siano pienamente

conformi alle normative applicabili e che

dimostrino le valide auto rizzazioni ambientali

affinché si ponga la dovuta attenzione

alla sostenibilità ambientale ed economica

del processo di riciclo utilizzato.

Inoltre, ERP Italia Servizi si occupa della gestione

di tutti i tipi di rifiuti, pericolosi e non, è

iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali

Categoria 8 classe C ed opera su tutto il territorio

nazionale, avvalendosi di una rete di

trasportatori certificati.

Quanta materia prima viene recuperata nel

processo di riciclo dei pannelli fotovoltaici e

in che modo?

A seconda della tipologia di pannello fotovoltaico,

la materia prima recuperata varia.

Considerando pannelli “con cornice” mo -

no/poli cristallini, i materiali recuperati sono:

Cavi e materiale a base RAME: 0,69%;

Alluminio e Al-Based: 15,58%; Plastiche:

14,38%; Silicio: 1,96%; Vetro: 67,39%.

Quali sono le tipologie di pannelli maggiormente

sottoposte a trattamento di riciclo in

Italia? Silicio mono/policristallino/ multicristallino?

Silicio amorfo? Tellururi di cadmio?

CIGS, seleniuro di rame indio gallio?

In Italia, i pannelli fotovoltaici in silicio cristallino,

nelle varianti monocristallino e policristallino,

rappresentano la tecnologia predominante, coprendo

circa il 90% delle installazioni.

Questa diffusione è dovuta al costo relativamente

contenuto e all’elevata efficienza energetica,

che rendono questa tecnologia una scelta

preferenziale per il mercato fotovoltaico.

Il ciclo di vita di questi moduli, stimato tra i 20

e i 30 anni, ha portato molti sistemi installati

nei primi anni 2000 a raggiungere ora la fase

conclusiva della loro operatività.

Quali sono i pannelli che richiedono maggiori

attenzioni sul versante del riciclo?

Il trattamento dei pannelli fotovoltaici basati

su tecnologie a film sottile richiede processi

più complessi e un'attenzione particolare, per

garantire la gestione sicura e il recupero efficiente

dei materiali critici in essi contenuti.

CdTe (Tellururo di Cadmio): questi pannelli includono

cadmio, un metallo pesante altamente

tossico che impone l'adozione di protocolli

di riciclo rigorosi. I processi utilizzati devono

assicurare il recupero del cadmio in condizioni

controllate, prevenendo ogni rischio di dispersione

nell'ambiente.

CIGS (Seleniuro di Rame Indio Gallio): il riciclo

di questa tecnologia è reso complesso dalla

presenza di semiconduttori contenenti indio

e gallio. Questi materiali, pur essendo rari e

preziosi, sono difficili da estrarre e richiedono

tecnologie avanzate per il recupero.

Materiali innovativi: le nuove generazioni di

pannelli, che integrano materiali come perovskiti

o semiconduttori avanzati, rappresentano

una sfida emergente per il sistema di riciclo.

Sebbene attualmente poco diffusi, questi dispositivi

richiederanno in futuro lo sviluppo di

tecnologie di trattamento dedicate. l

Nel processo di riciclo

dei fotovoltaici,

il recupero della

materia prima varia

in base alla tipologia

di pannello.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

58

Soluzioni

BIOWASTE

BIODEPURATORI

BIODEPURATORI

BIOWASTE

59

Alghe depuranti,

quando convengono?

L’utilizzo di colture di microalghe è una

soluzione valida che però deve essere messa

alla prova sia dei costi che dei rendimenti

Marco Comelli

Ne abbiamo parlato diverse volte nella

rivista quindi ci limitiamo a ricordare

che per essere adatte alla depurazione

tramite microalghe, le acque reflue devono

avere un certo numero di caratteristiche, per

cui i reflui ideali sono quelli urbani (acque nere

e grigie), agro-industriali, (zootecnia, birrifici,

distillerie, oleifici, caseifici, processamento

patate/soia/canna da zucchero, acquacultura)

e in alcuni casi quelli tessili e farmaceutici.

In soldoni…

Ogni tipologia necessita di un proprio mix algale

o alghe-batteri, con ampi margini di ottimizzazione

sulla base anche di fattori esogeni quali

la temperatura esterna o l’intensità luminosa.

Oltre che da un punto di vista tecnico, la ficodepurazione

risulta complessa anche da un punto

di vista economico. Mentre con i metodi tradizionali

è relativamente semplice compiere

un’analisi tecnico economica (techno-economic

analysis, TEA) per valutare la sostenibilità economica

di un impianto - sulla base degli obiettivi

che si vogliono raggiungere in termini di eliminazione

degli inquinanti - per le alghe non è così.

Esistono migliaia di studi scientifici (un conteggio

del 2022 ne trovava 5447 dal 2000) ma quelli relativi

alle esperienze pilota sono molti meno

(non arrivano al 4%) e i dati non sono standardizzati,

soprattutto per quanto riguarda le dimensioni

degli impianti.

Solo di recente sono stati effettuati studi su

scala quasi reale. Ne prendiamo in considerazione

due.

La realtà cremonese…

Il primo ha esaminato il caso della depurazione

dei reflui di un allevamento suinicolo di

17.000 animali utilizzando un sistema aperto

(raceway) per 208 giorni continuativi.

L’allevamento si trova in provincia di Cremona.

Il refluo consisteva nella frazione liquida derivata

dalla separazione degli effluenti animali,

dove la frazione solida viene avviata a digestione

anaerobica per la produzione di biogas.

L’impianto pilota era di piccole dimensioni

(meno di 4 m 2 ) ed è servito per accumulare

dati sperimentali relativamente ai risultati in

presenza di un refluo e di condizioni atmosferiche

reali, con le loro variazioni nel tempo.

Incrociando questi dati con quelli storici dell’allevamento

riguardo il contenuto di nutrienti

nei reflui, è stata effettuata una TEA prendendo

a riferimento cinque dimensioni di allevamen-

to: 100, 500, 1000, 5000 e 10.000 suini. Sul fronte

dei costi sono stati calcolati quelli in conto

capitale e quelli operativi, scalati secondo le

diverse dimensioni, mentre su quello dei ricavi

è stato stimato il valore di vendita della biomassa

algale cresciuta utilizzando i reflui, ipotizzando

il suo utilizzo come biofertilizzanti e

biostimolanti. Ricordiamo che la riduzione del

carico di composti azotati immessi in ambiente

è un obbligo di legge per un allevamento

(Direttiva Nitrati); quindi, i relativi costi sono

parte del conto economico dell’azienda.

I risultati della TEA sono stati positivi. I costi in

conto capitale costituiscono la quota maggiore

di quelli totali per gli impianti di maggiori dimensioni,

e gli ammortamenti per quanto riguarda

i costi ricorrenti. La manodopera invece

è di gran lunga la maggiore voce (oltre il 90%)

dei costi ricorrenti per gli impianti piccoli. Il

costo risultante per kg di azoto rimosso è stato,

secondo la dimensione dell’impianto compreso

tra 8.4 e 27.4 €. Per i metodi tradizionali la forchetta

è 1.5 – 14.7 €, per cui la convenienza esiste

per impianti di grandi dimensioni, oltre i

1000 animali. Va considerato che l’impianto utilizzato

come riferimento è aperto, quindi sottoposto

alla pioggia e alle variazioni di temperatura,

che spesso eccedeva l’intervallo

ottimale. Anche solo installando una copertura

a serra, il metabolismo algale sarebbe potenziato.

Lo stesso si può dire per il costo di produzione

della biomassa, che nel caso in questione

è risultato compreso tra 3,4 e 11 € per

kg, con il valore minore riferito agli impianti più

grandi e comprendente anche i processi di recupero

e deidratazione. C’è quindi spazio per

considerare la produzione di biomassa algale

come una compensazione dei costi di esercizio

e forse anche come una giustificazione economica

per integrare un processo ad alghe nella

depurazione dei reflui zootecnici.

…e il caso dei reflui urbani

La seconda esperienza di TEA si riferisce al

trattamento della frazione liquida del digestato

di un impianto di depurazione di reflui urbani,

che serve 220.000 abitanti equivalenti. Sono

state condotte due campagne, una nel 2020

per 103 giorni e una nel 2022 per 200 giorni

con un impianto pilota raceway da meno di 6

metri quadri in sidestream. I dati raccolti sono

stati poi usati per una TEA riguardante un im-

pianto simile ma scalato ad una superficie di

2 ettari, che sarebbe la dimensione necessaria

per depurare l’intero flusso di digestato liquido

in uscita. Il costo della rimozione dell’azoto è

stato calcolato nella forchetta tra 7 e 21 €/kg

secondo i casi considerati (variabili per produttività

e costi in conto capitale da ammortizzare),

con una media di 12 €. Il costo di produzione

della biomassa è risultato nella

forchetta 2.4 – 7.4 €/kg, con una media di 4,3

€/kg, compatibile con l’utilizzo della biomassa

come biostimolante per vegetali. Nel caso migliore,

i costi di depurazione del digestato sono

comparabili con quelli di altri metodi. Entrambi

gli esempi dimostrano che utilizzare le microalghe,

in sinergia con altre colture microbiche,

è fattibile da un punto di vista tecnico (prestazioni

di rimozione di azoto e fosforo). Lo può

essere già oggi anche da quello economico, a

certe condizioni che si possono riassumere in

impianti su grande scala, efficienza dei processi

e valorizzazione della biomassa algale.

Ci sono inoltri ampi margini di miglioramento

utilizzando impianti coperti.

l

L’utilizzo

di microalghe

per la depurazione

di acque reflue

di origine zootecnica,

ha presentato risultati

positivi

ed incoraggianti

in termini di TEA

(Techno-economic

analysis).

(Credit Fernanda

Hayana)

Reflui da allevamento

suinicolo trattati

con microalghe

in un sistema aperto

(raceway).

Dicembre 2024

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

60 BIOWASTE NEWS Soluzioni

NEWS

BIOWASTE

61

Un filler naturale

Ginevra Fontana

Uno sviluppo di applicazioni circolari in cui i rifiuti generati

da una supply chain ritornano nella stessa, come un nuovo

prodotto finito. Il progetto arriva da Modena e Reggio Emilia

AgroMateriae è una di quelle realtà che

fa bene al Pianeta, che fa parte del

Gruppo finanziario Tampieri di Faenza.

Si occupa di trasformare i sottoprodotti

agroindustriali in materie prime sostenibili

di alta qualità. Si avvale quindi di processi

brevettati, e produce biofiller che possono

essere applicati in diversi settori industriali,

dalla plastica al tessile. Nata dopo tre anni

di ricerca condotta nei laboratori dell'Uni -

versità di Modena e Reggio

Emilia, a seguito degli ottimi

risultati ottenuti su scala di laboratorio,

l'azienda ha depositato

domanda di brevetto per

il WPL (2019) ottenendo l'accreditamento

come start-up

innovativa dall'Università di

Modena, con l'obiettivo di trasferire

la propria tecnologia su

scala industriale.

Biofiller tecnologici

Questi vengono recuperati

dalla plastica e servono a valorizzare

gli scarti agro-industriali.

Allo stesso tempo, si

viene a capo allo stesso tempo

del problema di gestione dei

rifiuti delle aziende agro-industriali

e dell’ esigenza di nuovi materiali ecosostenibili

richiesta da molti settori del mondo

plastica.

Esistono diverse tipologie di bioffiler, da quelli

ricavati dalla farina di germe di mais (GTF),

a quelli dai semi di girasole (SFF). E ancora

quelli ottenuti da scarti alimentari pre-consumo

(ESF) e dai sottoprodotti della farina di

vinaccioli (WGS).

l

Dicembre 2024

Grazie ai funghi

n Packaging più sostenibili con una valida

alternativa ai polimeri espansi come il

polistirolo. È il caso di Smush Materials,

azienda incubata nel PoliHub di Milano,

fondata nel 2024 che si occupa di

realizzare imballaggi compostabili

industriali ad alta resistenza (prodotti

fragili o refrigrati), recuperandoli dai

sottoprodotti agricoli. In particolare viene

sfruttata la tecnologia naturale che

risiede nella crescita del micelio fungino,

grazie a un processo di fermentazione

fungina. Gli imballaggi, dopo l’uso,

Luglio 2024

possono tornare nel terreno come

fertilizzanti oppure possono essere

smaltiti come rifiuti organici. Inoltre, il

processo di produzione dei materiali

emette il 90% di CO₂ in meno rispetto alla

produzione di polistirolo.

LEADER NELLE SOLUZIONI INTEGRATE PER

IGIENE URBANA, RACCOLTA, COMPATTAZIONE E TRASPORTO RIFIUTI

www.busigroup.it



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

62

Soluzioni

ACQUE REFLUE

SALINITÀ E FALDE COSTIERE

SALINITÀ E FALDE COSTIERE

ACQUE REFLUE

63

Stress salato

Acque di falda litoranee sempre più

compromesse dal cuneo salino. Occhio

quindi all’uso intenso delle risorse

sia in campo agricolo che industriale

Federica Lugaresi

Rappresentazione del cuneo

salino: particolare stratificazione

delle acque per differenza

di densità.L’acqua marina (più

densa) si infiltra sotto la falda

freatica (acqua dolce a minore

densità).

Sete. Tanta. E non stiamo parlando solo di

quella dell’uomo (ad oggi ogni italiano

consuma per uso domestico circa 200

litri /die di acqua potabile), ma anche di quella

relativa alle attività antropiche come coltivazioni

e processi industriali. Un cane che si morde la

coda, poiché secondo ISPRA, la domanda di

acqua è aumentata di ben sei volte rispetto al

secolo precedente, a fronte di una crescita raddoppiata

della popolazione nel 20° secolo.

Sicuramente, a causa di una mancata gestione

sostenibile dovuta a prelievi indiscriminati

da falda, principalmente per uso agricolo.

Pratiche che hanno generato gravi fenomeni

di danneggiamento della stessa, con pesanti

conseguenze ambientali come la progressiva

salinizzazione per intrusione del cuneo salino

di acqua marina, e l’esaurimento delle riserve

di acqua dolce di alta qualità.

Intrusione salina

Ciò accade sia per cause naturali che antropogeniche.

Il cuneo salino “è la forma particolare di stratificazione

delle acque per differenza di densità,

che si determina quando si ha intrusione

di acqua marina (a densità maggiore per la

presenza di sali minerali), al di sotto di una

falda acquifera (a densità minore)”. Come dicevamo

prima si tratta di un fenomeno naturale

che esiste da sempre, ma diventa di una

certa gravità quando il cuneo salino risale verso

l’entroterra. L’intrusione si verifica per in-

nalzamento del livello del mare, mareggiate

e siccità. Ma, e soprattutto, per eccessivi prelievi

delle acque del sottosuolo che vengono

“sostituite” dal volume di acqua salata sotterranea.

Gli effetti

In caso di contaminazione da parte di acqua

marina della falda freatica, la presenza di cloruri

e sodio diventa importante ai fini agronomici

e pedologici. Infatti i primi sono dannosi

(per tossicità) alle coltivazioni, mentre i secondi

compromettono la fertilità del suolo. Senza

contare il rischio di sopravvivenza per interi

ecosistemi, anche se la tolleranza della salinità

dipende dalle singole specie. Nel nostro

Paese (che conta 8.000 km di coste e quindi

particolarmente esposto al fenomeno), i dati

confrontati da ISPRA nel periodo 2001-2019

e 1971-2000, confermano “una diminuzione

del 15% nella portata del Tevere e di oltre

l'11% per il Po. Quest’ultimo identifica il maggior

fiume italiano che irriga ampi terreni agricoli”.

La riduzione della portata di cui sopra

(parallelamente all’abbassamento progressivo

del letto del fiume) favorisce la penetrazione

dell’acqua salata del mare che, nel 2022, è

avanzata di circa 30 km causando il raddoppio

dei livelli di salinità rispetto agli anni precedenti

con relativi danni all’agricoltura.

Possibili soluzioni

In ottica di risparmio idrico, progressiva siccità

ed aumento delle mareggiate per effetto del

cambiamento climatico - che potrebbero intensificare

il fenomeno del cuneo salino - diverse

sono le proposte per mitigare il fenomeno.

In primis, quella di preservare il più possibile

la falda freatica, minimizzando l’estrazione di

acqua. Come? Per esempio promuovendo il

riuso delle acque grigie (di scarico domestico

o industriale, di fiume e laghi, di origine civile

e commerciale), ottimizzando l’uso di acqua

nell’irrigazione dei terreni agricoli e favorendo

la raccolta di quella piovana attraverso la costruzione

di nuovi invasi.

Ma anche tramite desalinizzazione, con tutti

i problemi che si porta dietro (costo economico

e impatto ambientale). Oggi la tecnologia maggiormente

applicata è quella dell’osmosi inversa

che minimizza la produzione delle salamoie,

quali scarti di processo.

Ma si può agire anche direttamente sui terreni

per ottenere buone performance produttive,

laddove si sia già verificata una certa salinità.

A seguito di monitoraggio periodico ed analisi

di laboratorio, tre sono le strategie più diffuse:

scelta di specie tolleranti (come orzo, barbabietola,

soia, asparago e spinacio); gestione

agronomica dedicata (controllo dell’ombreggiatura

per ridurre l’evapotraspirazione, prelievo

di acqua alla minor profondità possibile,

irrigazioni leggermente abbondanti per evitare

l’accumulo di sali); scelta di fertilizzanti

specifici.

l

© Institute for Environment and Sustainability

Mappa della

situazione

salinizzazione (in rosa

e fucsia)

e sodicizzazione (lilla)

all’interno della

Comunità Europea.

L’irrigazione agricola

è una delle principali

cause di sfruttamento

intenso dell’acqua

di falda

che, abbassandosi,

diventa a rischio

di contaminazione

marina.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

64

ACQUE REFLUE

NEWS

NEWS

ACQUE REFLUE

65

Ginevra Fontana

Un brindisi green

Anche birrifici sono sempre più attenti agli sprechi di acqua

e si avvalgono di tecnologie che impattano il meno possibile

sull’ambiente. Un’innovazione interessante arriva dal Canada

La produzione di birra è un processo ad

alta intensità energetica, tradizionalmente

associato ad un elevato consumo

di acqua ed energia, e a significative emissioni

di CO 2 . Con una sempre più diffusa consapevolezza

ambientale, i birrifici si impegnano

nell’adottare pratiche sostenibili.

È qui che BrewOps interviene, trasformando

il processo di produzione della birra con la

sua tecnologia innovativa. Il birrificio canadese

si avvale di un catalizzatore per la allevamento

sostenibile che consente di ridurre

al minimo il suo impatto ambientale

mantenendo i più alti standard di qualità.

Riduzione di acqua e di C0 2

L'acqua è una risorsa critica nella produzione

di birra, utilizzata in varie fasi, dalla schiacciatura

alla pulizia. BrewOps offre strumenti

come il sistema BrewOps Rinse, che ottimizza

questi processi, riducendo in modo significativo

il consumo di acqua.

Inoltre, offre un sistema intuitivo che semplifica

l’integrazione dei dati in tempo reale nelle

operazioni di produzione quotidiana.

I suoi sensori facili da installare e l'app userfriendly,

portano un nuovo livello di controllo

e comprensione al processo di spurgo dei serbatoi.

Un’ottima alternativa ai processi manuali

che, al contrario, possono essere inefficienti,

pericolosi e dispendiosi, richiedendo

molto tempo e manodopera. In genere, anche

un birrificio ben gestito utilizza circa sette galloni

di acqua per produrre solo un gallone di

birra. I sensori, con i loro dati in tempo reale

e le capacità di automazione, consentono ai

birrifici di monitorare e regolare con precisione

i processi correlati all'acqua, migliorando l'efficienza.

La tecnologia dei sensori consente

di automatizzare il processo per risparmiare

tempo, ridurre i costi e migliorare la consistenza

e la qualità della birra. Il sistema

BrewOps Purge, ad esempio, ottimizza l'utilizzo

di CO 2 nello spurgo del serbatoio, garantendo

uno spreco minimo. Incorporando i loro

sistemi, i birrifici stanno facendo una dichiarazione

d’amore al Pianeta: se ne prendono

cura tanto quanto si preoccupano della qualità

della loro birra. Che dire, un impegno che sta

plasmando una nuova era nel settore della

birra artigianale, dove ogni pinta è un brindisi

a un futuro più verde.

l

COMPATTA

ROBUSTA

Oro blu, una grande risorsa

n MOIWUS S.r.l. è una

startup cleantech che

opera nel settore del

FACILE MANUTENZIONE

VERSATILE

trattamento delle acque

reflue. Ha brevettato

RiPura, un sistema che

non solo purifica l'acqua

ma recupera anche la

biomassa per la

produzione di metano,

dando vita a un perfetto

esempio di economia

circolare. Grazie ad essa è

possibile recuperare acqua

depurata e

microbiologicamente pura

dagli scarichi di vari

settori. Inoltre, è versatile:

lo stesso tipo di impianto

può operare e risolvere le

problematiche di

depurazione dei reflui e di

approvvigionamento nei

più disparati settori.

L’impianto è strutturato

per trattare circa 5,0 m³/h

di refluo con recupero fino

al 80% dell'acqua presente

nel refluo per successivi

utilizzi come acqua diversa

dal consumo umano.

Producing Biogas is easier and faster.

Un innova 琀 vo sistema di pretra 琀 amento ri 昀 u 琀 solidi

urbani in un unica macchina

che vi farà evitare sprechi

e risparmiare spazio,

energia e tempo.

Dicembre 2024

Luglio 2024

ECOMONDO stand D3,121.

palmierigroup.com



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

66 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni

RASSEGNA ECOMONDO

RASSEGNA ECOMONDO

VEICOLI&ALLESTIMENTI

67

Ad Ecomondo, un giro

in giro per gli stand

dedicati ai veicoli.

Nella nostra vetrina

alcune delle novità

elettriche

nel mondo trasporto:

dalle spazzatrici,

alle betoniere,

piattaforme aeree

e furgoni

Electric is better

n E-TRUCK XD Il pluripremiato

DAF XD di Nuova Generazione è il

miglior veicolo DAF che sia mai

stato realizzato con una tecnologia

avanzata che contribuisce a creare

un futuro più sostenibile. Funzioni

di sicurezza avanzate.

Trasmissione all'avanguardia. Un

comfort di guida eccezionale. Tutte

caratteristiche che fanno di XD

Electric il veicolo ideale per la

distribuzione regionale e urbana.

n FM LOW ENTRY

Totalmente elettrico,

ideale per la raccolta

rifiuti, ha un’alta capacità

di carico ed è adatto anche

per la cantieristica o le

consegne. Progettato per

ridurre l’affaticamento

del conducente con

una cabina ergonomica

e spaziosa. Inoltre,

si caratterizza anche

per l’eccellente visibilità.

Irene Boschi

n ENERGYA CIFA È la prima autobetoniera elettrica

plug-in. Offre: meno consumi, meno rumore, meno

inquinamento. ENERGYA si basa su un innovativo

sistema di movimentazione del tamburo

- garantita da un motore

a induzione elettrica - che riceve l'energia da una

batteria agli ioni di litio. Ibrido plug-in significa

che le batterie possono essere caricate sia dalla rete

elettrica, sia da generatore installato a bordo.

n ECONIC È un moderno veicolo con cabina

ribassata in grado di soddisfare i severi requisiti

imposti ai veicoli industriali. Adatto per lavorare

con maggiore efficienza, rispettando i tempi.

Un mezzo versatile per svolgere diversi compiti:

dai servizi municipali, allo smaltimento dei rifiuti,

al trasporto a corto raggio. Fornisce soluzioni

sostenibili al crescente inquinamento da emissioni

nei conglomerati urbani.

n MJE 250 AXON

Piattaforma aerea

telescopica full electric

Multitel su autocarro

e-Daily 50C14 E.

L’alimentazione Full Electric

garantisce il risparmio dei

costi e minor inquinamento;

la circolazione urbana in

tutte le ore del giorno,

senza i vincoli dovuti ai

blocchi del traffico.

n FOTON E MILER L3 100% elettrico e 100% green:

alimentato a batterie LiFePo (litio ferro fosfato) di ultima

generazione, che consentono di percorrere lunghe

distanze, garantendo un’impronta ecosostenibile e una

notevolmente riduzione dei costi. È il fratello minore di

L7. Compatto e versatile e anche molto comodo: la sua

cabina ergonomica e i comandi intuitivi garantiscono

comfort e facilità per lunghe ore sulla strada.

Garantisce un trasporto sicuro in ogni condizione.

n FUSO ECANTER Progettato da zero per un

powertrain elettrificato, offre un’ampia scelta

di varianti. Consente quindi una versatilità

ancora maggiore nelle differenti mission,

essendo compatibile con svariate tipologie

d’allestimento: dal servizio consegne in ambito

urbano, agli impieghi municipali, alla

manutenzione del verde pubblico.

Dicembre 2024

Dicembre 2024



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

68 VEICOLI&ALLESTIMENTI

RASSEGNA ECOMONDO

n GM400ZE È una spazzatrice completamente elettrica

di Green Force, con un'autonomia fino a 8 ore.

La GM400ze è una macchina per la pulizia senza

emissioni, con sistema di aspirazione a vuoto, dotata

di un dispositivo a ricircolo d'aria che triplica

la potenza di aspirazione, migliorando

significativamente la capacità di filtraggio delle polveri.

n SEVIC V-K3 VEM È un veicolo 100% elettrico

progettato e costruito per integrare le operazioni

di raccolta rifiuti nei centri urbani e nelle zone

a traffico limitato, dove i veicoli più grandi hanno

difficoltà ad accedere.

La vasca ribaltabile in alluminio si svuota in soli 23

secondi e, grazie al volta-contenitori a pettine

singolo, è possibile sollevare bidoni di 120, 240

e 360 litri. Insomma, piccolo ma con tanti muscoli!

Il V-k3 è un mezzo compatto, funzionale e

n DULEVO 6 Apre la strada a una nuova esperienza

di spazzamento. Il suo DNA unico incontra la tecnologia

più evoluta di sempre per ridefinire nuovamente

gli elevati standard della sua categoria. Garantisce

i massimi livelli di performance in ogni contesto,

riducendo i consumi rispetto al passato. L’alta

tecnologia della Dulevo D6 consente di avere

una macchina rispettosa dell’ambiente. Utilizzo facile

e intuitivo. E comunque: che look!

n NRR EV ISUZU Prototipo, è un elettrico di 7,5

tonnellate già commercializzato negli USA.

È dotato di sistemi avanzati di assistenza alla

guida con una capacità di ricarica rapida. Questo

consente maggiore sicurezza e comodità

operativa. Il veicolo ha anche un telaio robusto e

un'aerodinamica migliorata per una maggiore

efficienza e durata.

Dicembre 2024



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni

NEWS

BATTERIE HV VEICOLI&ALLESTIMENTI 71

Economia Circolare

New generation

gra il propulsore elettrico, l'invertir e gli organi

della trasmissione.

Esauste…o quasi

Una nuova motorizzazione a emissioni zero

per il trasporto merci a corto e medio raggio,

anche in aree ad accesso controllato

Ginevra Fontana

Agile, performante sia in portata sia in autonomia,

rispettoso dell’ambiente, silenzioso,

sicuro e confortevole.

Il City Truck di Piaggio si presenta ancora più

Green nella versione elettrica: Porter NPE.

Dotato di nuovi contenuti ADAS e rispettoso

delle norme sulla cybersecurity. Il cuore del

nuovo Porter NPE è la Electric Drive Unit

(EDU), un unico sistema e compatto che inte-

Dimensione ideale

È progettato per massimizzare le capacità di carico

senza rinunciare alla compattezza e all’agilità.

Il sistema di propulsione elettrica spinge Porter

NPE fino a una velocità massima limitata a 90

km/h, perfettamente in linea con la missione di

utilizzo del nuovo City E-Truck. Il veiocolo identifica

la soluzione perfetta per le esigenze professionali

che devono confrontarsi con le limitazioni imposte

da ambienti urbani congestionati e regolati da

norme sempre più severe.

l

Le batterie dei veicoli

elettrificati devono essere

gestite con modalità circolare.

Ma cosa può succedere

dopo il primo ciclo di vita?

Ruolo importante nell’autodemolizione

lo hanno i pacchi di batterie HV. Nello

studio Motus-E “Il riciclo delle batterie

dei veicoli elettrici @2050: scenari evolutivi e

tecnologie abilitanti”, si definisce

lo stato di salute (State of Health,

SoH) come la voce che identifica

in percentuale la capacità residua

(rispetto a quella nominale nuova).

Si fa anche l’ipotesi, nell’orizzonte

temporale di 10 anni di utilizzo,

che il SoH, presenti un

decadimento fino all’80% del valore

medio. Oltre questo periodo

la batteria dovrebbe essere considerata

esausta e terminare il

proprio ciclo di vita.

la batteria a fine vita, mediante una serie di

trattamenti meccanici, termici e chimici (SoH

inferiore al 65%).

Esistono quindi diverse opportunità per ritardarne

lo smaltimento ed allungarne la vita. In

termini di stoccaggio diverse sono i sistemi

per riutilizzarle, come per es. nell’accumulo

di energia da fonti rinnovabili in edifici privati

per massimizzare l’autoconsumo; stabilizzazione

della rete elettrica per garantire la stabilità

di servizio; contrasto dei picchi energetici

in edifici altamente energivori; o stoccaggio

Riccardo Rossi

Fine del palo?

In realtà, vengono applicate delle

strategie di gestione e, in base allo SoH, le batterie

possono andare incontro a:

- riutilizzo (in applicazioni diverse dall’automotive,

quali per es. sistemi di accumulo), tramite

attività di testing e assemblaggio dei pacchi

(SoH pari al 75%-90%).

- disassemblaggio a livello di modulo o cella

con sostituzioni delle parti danneggiate per

ripristinare anche parzialmente la capacità

iniziale (SoH pari al 65%-75%).

- recupero della materia prima contenuta nel-

di energia nelle infrastrutture di ricarica nei

periodi a bassa richiesta ma per utilizzi futuri.

Possono venire riusate anche per i veicoli che

richiedono prestazioni energetiche inferiori,

come nei traghetti e carrelli elevatori.

Ma è solo effettuando una corretta diagnosi

dello stato di salute della batteria, con l’aumento

di utilizzo dei dispositivi ad hoc, che le

applicazioni di seconda vita diventeranno più

diffuse, minimizzando il rischio di riciclare batterie

con alta capacità residua.

l

© Credit:Wikipedia

Dicembre 2024

Dicembre 2024



9

LA RIVISTA TECNICA

SULL’ECONOMIA CIRCOLARE

Anno VIII

Dicembre

2024

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

ISSN 2610-9069

Casa Editrice

la fiaccola srl

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8 a Edizione

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su acquacoltura, molluschicoltura,

algocoltura e industria della pesca

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Insieme abbiamo

fatto la differenza

Ogni obiettivo raggiunto è un’impronta del nostro lavoro condiviso.

Superare ogni sfida e avanzare uniti riflette il nostro impegno collettivo verso

l’innovazione.

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