ARCHEOMATICA_4_2024
Archeomatica, a quarterly published since 2009, is the first magazine Italian entirely dedicated to dissemination and promotion and exchange of knowledge on technologies for protection, conservation, enhancement and use of heritage Italian and international culture. Post topics on technologies for surveying and documentation, for analysis and diagnosis, for restoration work or for maintenance and, lastly, for the use linked to the related activities of museums and museums archaeological parks, without neglecting the methods of use advanced of the web with its social networking. Collaborates with all the references in the sector, both Italian and Italian that foreigners, including professionals, institutions, academia, research institutions and public administrations.
Archeomatica, a quarterly published since 2009, is the first magazine Italian entirely dedicated to dissemination and promotion and exchange of knowledge on technologies for protection, conservation, enhancement and use of heritage
Italian and international culture. Post topics on technologies for surveying and documentation, for analysis and
diagnosis, for restoration work or for maintenance and, lastly, for the use linked to the related activities of museums and museums archaeological parks, without neglecting the methods of use advanced of the web with its social networking. Collaborates with all the references in the sector, both Italian and Italian that foreigners, including professionals, institutions, academia, research institutions and public administrations.
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Rivista trimestrale - anno XVI - Numero - 4/2024
Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma
rivista trimestrale, Anno XVI - Numero 4 2024
www.archeomatica.it
ArcheomaticA
Tecnologie per i Beni Culturali
Archeologia
e Tecnologia
Un binomio
che svela
il passato
e illumina
il futuro
Soluzioni di
Machine Learning
Il contributo dell’ASI
per i Beni Culturali
GPR Surveys at Tyndaris
and Gioiosa Guardia
EDITORIALE
Il Piano Nazionale di Digitalizzazione in
Italia: Opportunità e Rischi di Fallimento
L'Italia, con il suo straordinario patrimonio culturale e archeologico, si trova di fronte a una sfida epocale:
preservare e valorizzare le sue ricchezze storiche attraverso la digitalizzazione. Il Piano Nazionale di
Digitalizzazione (PND), in questo contesto, rappresenta una delle iniziative più ambiziose e cruciali per il futuro
del Paese, in particolare per il settore dei beni culturali. Se da un lato il Piano si propone di colmare il gap digitale
in vari ambiti, dall’altro ha l’opportunità unica di trasformare radicalmente la gestione, la conservazione e la
fruizione del nostro passato attraverso l’uso delle nuove tecnologie.
Il Piano, sostenuto da risorse significative provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha
come obiettivo quello di colmare il divario tecnologico che separa l’Italia da altre nazioni europee, favorendo
l’adozione di soluzioni digitali in tutti gli strati della società. Tuttavia, sebbene il piano si presenti come una
grande opportunità, non possiamo ignorare i rischi e le criticità che potrebbero determinare il suo fallimento.
Uno dei maggiori ostacoli per la digitalizzazione dei beni culturali, che non è priva di sfide, riguarda
l’infrastruttura. In primo luogo, l'Italia soffre di un digital divide significativo, soprattutto nelle aree più rurali
e periferiche e nelle regioni ancora lontane dall’avere un’adeguata copertura infrastrutturale per supportare
queste innovazioni. La disponibilità di connessioni internet veloci e affidabili è una condizione imprescindibile
per il successo di ogni iniziativa digitale. La mancanza di connessioni rapide e stabili può limitare l'accesso ai dati
digitalizzati e ostacolare l’efficacia del Piano in alcune aree del Paese. Il PND si scontra con la difficoltà di rendere
le infrastrutture tecnologiche realmente accessibili in tutte le regioni del paese, rischiando di escludere intere
aree dal processo di modernizzazione. La disparità di accesso potrebbe, infatti, rafforzare le disuguaglianze già
esistenti, impedendo a molte persone e a molte imprese di partecipare attivamente alla rivoluzione digitale.
Un altro problema riguarda certamente la formazione: l'adozione delle nuove tecnologie richiede non solo
investimenti in strumenti avanzati, ma anche la creazione di una forza lavoro competente, forza lavoro che
le università faticano a professionalizzare concretamente all’interno del settore impresa. La digitalizzazione
richiede esperti capaci di gestire i dati, proteggere i patrimoni e garantire che la conoscenza archeologica venga
tramandata correttamente. Senza una formazione adeguata, rischiamo di compromettere il processo stesso.
Al di là degli aspetti tecnici, il PND ha anche il potenziale di democratizzare l'accesso alla cultura. Creando una
piattaforma unica di consultazione e fruizione digitale, il Piano mira a rendere i beni culturali accessibili non
solo agli esperti, ma anche ai cittadini e ai turisti di tutto il mondo. Le visite virtuali ai musei, ai siti archeologici
e alle mostre potrebbero, in un futuro non lontano, sostituire o affiancare le esperienze fisiche, offrendo a
chiunque la possibilità di esplorare la storia, anche da remoto.
Allo stesso tempo, la digitalizzazione rappresenta anche una risposta alla sostenibilità. Ridurre il numero di
visite fisiche ai luoghi sensibili del patrimonio culturale potrebbe ridurre l'impatto negativo del turismo di massa,
che in molte località ha causato danni irreparabili. Grazie alle nuove tecnologie, è possibile fare in modo che le
persone possano visitare virtualmente luoghi come Pompei o le Gallerie degli Uffizi, riducendo il rischio di usura
e preservando la bellezza e l'integrità di questi luoghi straordinari.
Nonostante queste opportunità, il rischio di fallimento è concreto. Il PND si trova a dover superare ostacoli
complessi, legati alla burocrazia, alla mancanza di coordinamento tra le varie istituzioni e alla difficoltà di
garantire una distribuzione equa delle risorse, che possa davvero coinvolgere tutte le regioni italiane. Il successo
di questo Piano dipenderà dalla capacità di affrontare con visione strategica le difficoltà infrastrutturali e
organizzative, e dalla volontà di investire non solo in tecnologie, ma anche in competenze e formazione.
Il Piano Nazionale di Digitalizzazione rappresenta, quindi, una straordinaria opportunità per il patrimonio
culturale e archeologico italiano, ma solo se sapremo affrontare le sfide con determinazione e innovazione. La
digitalizzazione può e deve diventare il mezzo per preservare la nostra storia, per farla conoscere e per renderla
fruibile a chiunque, in Italia e nel mondo. Se il Piano riuscirà a superare le difficoltà tecniche, organizzative e
culturali, l’Italia potrà veramente diventare un modello globale di conservazione, innovazione e accessibilità
culturale, unendo passato e futuro in un abbraccio digitale che durerà nel tempo.
Buona lettura,
Valerio Carlucci
IN QUESTO NUMERO
DOCUMENTAZIONE
6 Soluzioni di Machine
Learning per il
Patrimonio Culturale. Il
progetto ArtI4EO
A cura di Nais Solutions
Tecnologia SLAM in azione durante il
Technologyforall Ontheroad a Foligno.
10 Archeologia, Osservazione
della Terra e Intelligenza
Artificiale: il contributo
dell’Agenzia Spaziale Italiana
per il Patrimonio Culturale
di Roberto Angeloni
16 Archeologia e tecnologie
innovative alla ricerca
dell’antica Fulginia
A cura di Redazione Archeomatica
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ArcheomaticA
Tecnologie per i Beni Culturali
Anno XVI, N° 4 - 2024
Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista
italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione
e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,
la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio
culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su
tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la
diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,
in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei
parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione
avanzata del web con il suo social networking e le periferiche
"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani
che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,
enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.
Direttore
Renzo Carlucci
dir@archeomatica.it
Direttore Responsabile
Michele Fasolo
michele.fasolo@archeomatica.it
Comitato scientifico
Giuseppe Ceraudo, Annalisa Cipriani, Maurizio
Forte, Bernard Frischer, Giovanni Ettore
Gigante, Mario Micheli, Stefano Monti,
Luca Papi, Marco Ramazzotti,
Antonino Saggio, Francesca Salvemini,
Rodolfo Maria Strollo
Redazione
Valerio Carlucci
valerio.carlucci@archeomatica.it
redazione@archeomatica.it
Matteo Serpetti
matteo.serpetti@archeomatica.it
Maria Chiara Spezia
chiaraspiezia@archeomatica.it
24 High-Resolution GPR
Surveys at Tyndaris and
Gioiosa Guardia:
preliminary non-invasive
investigations for futu re
archaeological research
By Giuseppe Ceraudo, Veronica
Ferrari, Stefano De Nisi, Sofia Stricchiola, Michele Fasolo
RUBRICHE
38 AGORÀ
Notizie dal mondo delle
Tecnologie dei Beni
Culturali
42 EVENTI
INSERZIONISTI
RIFLESSIONI
30 Perché la tecnologia
ha bisogno
dell’archeologia
di Stefano Monti
Codevintec 33
Esri 42
Gter 41
Halta Definizione 42
Makros 44
Planetek 23
Stonex 15
RECENSIONE
34 Mappematica: un'analisi tra
geodesia, frattali e percezioni
cartografiche nel mondo
contemporaneo
TechnologyForAll 37
Xenia 2
a cura di Michele Fasolo
una pubblicazione
Science & Technology Communication
Science & Technology Communication
Diffusione e Amministrazione
Tatiana Iasillo
t.iasillo@mediageo.it
MediaGEO soc. coop.
Via Palestro, 95
00185 Roma
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fax. 06.62.20.95.10
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Progetto grafico e impaginazione
Daniele Carlucci
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Editore
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Archeomatica è una testata registrata al
Tribunale di Roma con il numero 395/2009
del 19 novembre 2009
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dell’editore.
Data chiusura in redazione: 14 febbraio 2025
DOCUMENTAZIONE
Soluzioni di Machine Learning per il
Patrimonio Culturale. Il progetto ArtI4EO.
a cura di NAIS SOLUTIONS
• Sistemi di gestione multimediale
ad uso turistico che
realizzano ricostruzioni 3D
di spazi abitativi
• Gestione degli accessi al
sito web; servizi di assistenza
ai visitatori, come il rilevamento
della posizione e
le chiamate di emergenza
• Servizio di biglietteria
per visite culturali guidate
in siti specifici
Fig. 1 - Gli obiettivi del Progetto ARTI4EO.
Il sostegno alla conservazione
e fruizione del patrimonio
culturale è un tema di grande
attualità nel territorio europeo,
particolarmente ricco di siti storici
e archeologici. La Commissione
Europea sta dando massima
importanza al tema, richiedendo
grande attenzione alle autorità
locali, promuovendo attività di
tutela e conservazione, cercando
di diffondere la cultura storica
tra i cittadini europei rendendo i
monumenti sempre più fruibili e
accessibili.
Nais, in collaborazione con
aziende partner, sviluppa
nel tempo strategie di
monitoraggio e salvaguardia dei
siti archeologici, sia in ambito
urbano che rurale, rispetto alle
seguenti criticità:
• Rischio antropogenico dovuto
all’impatto umano
sull’ambiente
• Impatto meteorologico sulle
vulnerabilità dei monumenti
• Danni geotecnici e strutturali
causati dalla deformazione
degli edifici e del suolo
Inoltre Nais sviluppa soluzioni
per la tutela e la fruizione di
edifici storici e musei:
Le soluzioni di mercato proposte
da Nais sono il risultato di
una continua collaborazione
con università, centri di ricerca,
enti pubblici e il risultato
di accordi commerciali con le
maggiori industrie.
Nais fornisce i propri servizi ad
enti pubblici e locali, al MiC e
all’ASI nell’ambito della collaborazione
a progetti di ricerca
e sviluppo. In questo articolo
NAIS presenta il progetto ArtI4EO.
IL PROGETTO ARTI4EO
ArtI4EO è un progetto della
durata di 12 mesi promosso su
iniziativa della NAIS con il coinvolgimento
dell’Università degli
Studi di Roma Tor Vergata e si
inserisce nel piano POR-FESR
“Progetti Strategici” promosso
e cofinanziato dalla Regione Lazio.
Tramite ArtI4EO il Team di Progetto
ha voluto esplorare il possibile
impiego di reti neurali basate
su tecniche di ML applicate
a dataset di immagini satellita-
6 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 7
ri, fotografici e da UAV, i) per
una più approfondita descrizione
del contesto nel quale è
collocato un bene archeologico
e ii) per la caratterizzazione di
alcune tipologie di danno presenti
sulla superficie dei beni.
L’utilizzo di tecniche di Machine
Learning e Deep Learning nel
contesto del monitoraggio e
salvaguardia dei beni culturali
costituisce un importante avanzamento
tecnologico. In particolare
disporre di strumenti
e metodologie automatiche di
identificazione dei danni costituisce
un asset strategico di notevole
importanza, soprattutto
se applicato al contesto italiano
caratterizzato da un’incredibile
patrimonio archeologico e architettonico
diffuso.
Il progetto ArtI4EO si inserisce
nell’Area di Specializzazione
dell’Osservazione della Terra”
e, propone, quindi:
1) lo sviluppo di strumenti di
analisi di immagini, basate su
tecniche di Machine Learning
(ML) e Deep Learning (DL),
con l’obiettivo di individuare,
classificare e delineare i danni
presenti sulle superfici di beni
culturali immobili, ad es. monumenti
archeologici o architettonici,
a partire da dati da
osservazione della terra e im-
Fig. 2 – l'addestramento delle Reti Neurali.
Fig. 3 – Detection Automatica per la classificazione delle immagini su cui poter addestrarre le Reti Neurali.
Fig. 4 - Detection automatica di vegetazione (capperi) sulle Mura Aureliane. Immagini acquisite da UAV (1).
magini fotografiche provenienti
da rilievi in-situ (sia da terra
che da drone).
2) la validazione degli algoritmi
su immagini acquisite in-situ.
La caratterizzazione del danno
sulla superficie di un bene è un
elemento di primaria importanza
nelle attività di salvaguardia.
Ad oggi essa viene eseguita da
tecnici attraverso missioni speditive
sul posto, con notevole
dispendio di risorse economiche
ed umane spesso al di là della
portata del gestore del sito.
Inoltre, la complessità strutturale
che spesso contraddistingue
i siti archeologici limita l’intervento
del personale tecnico
alle sole zone ispezionabili. In
ultima analisi è possibile affermare
come ad oggi la valutazione
del danno sia ancora troppo
dipendente dall’intervento e
dal giudizio umano, con relativi
problemi pratici, economici e di
mancanza di oggettività nell’interpretazione
dei dati.
ArtI4EO quindi fornisce agli
esperti di dominio tutte le informazioni,
territoriali e puntuali,
derivate da dataset di
eterogenea natura, al fine di individuare
eventuali correlazioni
tra caratteristiche territoriali e
tipologie di danno diffuso.
Aspetti innovativi individuati:
1) Realizzazione di un dataset
unico nel suo genere tramite
raccolta ed annotazione di immagini
acquisite anche in-situ
anche grazie all’utilizzo di UAV.
Tra i siti archeologici nei quali
è stata effettuata una campagna
di acquisizione di immagini
con impiego di UAV spiccano le
Terme di Caracalla e le Mura Aureliane.
2) Automazione dell’individuazione
di danni dovuti a colonizzazione
biologica (vegetazione,
alghe, muschi e licheni), e identificazione
del danno rispetto
alla superficie acquisita dall’immagine
fotografica
3) Metodologia automatica general-purpose,
utilizzabile sia
su fotografia acquisita da terra,
sia da UAV sia su frame estratti
da video
Fig. 5 - Detection automatica di vegetazione (capperi) sulle Mura Aureliane. Immagini
acquisite da UAV (1).
4) Applicazione di algoritmi di
segmentazione per la detection
di edifici in immagini satellitari
8 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 9
Abstract
Through ArtI4EO, the Project Team
wanted to explore the possible use
of neural networks based on ML
techniques applied to satellite, photographic
and UAV image datasets,
i) for a more in-depth description
of the context in which an archaeological
asset is located and ii) for
the characterization of some types
of damage present on the surface of
the assets. The use of Machine Learning
and Deep Learning techniques
in the context of monitoring and
safeguarding cultural heritage constitutes
an important technological
advancement. In particular, having
automatic tools and methodologies
for identifying damage constitutes
a strategic asset of considerable
importance, especially if applied to
the Italian context characterized by
an incredible widespread archaeological
and architectural heritage.
Parole Chiave
Beni Culturali; Monitoraggio; EO;
Reti neurali; machine Learning
Fig. 6 - Segmentazione di alcuni tipi di colonizzazione biologica su reperti archeologici
(Immagine aCquisita a Villa Adriana).
Autori
A Cura di NAIS SOLUTIONS
Fig. 7 - Elaborazione ed estrazione automatica di edifici applicata ad immagi ad altissima risoluzione (immagini a 50cm acquisite su Roma).
DOCUMENTAZIONE
Archeologia, Osservazione della Terra e Intelligenza
Artificiale: il contributo dell’Agenzia
Spaziale Italiana per il Patrimonio Culturale
di Roberto Angelone
Fig. 1 - Mappatura sistematica su scala regionale dei tumuli archeologici e rilevamento dei saccheggi utilizzando DEM ad alta risoluzione
COSMO-SkyMed e composito multispettrale Sentinel-2 (Graphical Abstract).
(CC BY). Fonte https://www.mdpi.com/2072-4292/13/16/3106 ; https://doi.org/10.3390/rs13163106
Il telerilevamento in campo archeologico ha dimostrato di
essere uno strumento importante per l'identificazione, la
documentazione e la conservazione dei siti archeologici.
L'uso dei dati SAR è in continuo aumento nel monitoraggio
dei siti archeologici. I satelliti COSMO-SkyMed, finanziati
dall'Agenzia Spaziale Italiana, offrono immagini ad alta
risoluzione e la capacità di operare giorno e notte, in qualsiasi
condizione meteorologica. Inoltre, il telerilevamento e
l'intelligenza artificiale, offrono nuove prospettive per
l'archeologia: attraverso l'integrazione di competenze umane
e tecnologie avanzate si stanno definendo nuove opportunità
per approfondire la conoscenza del passato e preservare il
patrimonio archeologico per le generazioni future.
Già dal secolo scorso, il
telerilevamento è stato
di particolare interesse
per gli archeologi. Oggi il campo
interdisciplinare del telerilevamento
per l'archeologia,
(noto con più espressioni, e non
sempre tutte corrette come
Space Archaeology, o Satellite
Archaeology (SA), mentre la più
precisa potrebbe essere “Satellite
Remote Sensing for Archaeology”,
definizioni in italiano
più spesso tradotte con “Archeologia
satellitare” o “Archeologia
dallo spazio”) si è rivelato
fondamentale come tecnologia
10 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 11
complementare per il progresso
delle conoscenze e la conservazione
dei beni culturali.
L’Archeologia satellitare, infatti,
si è rilevata utile per
l’individuazione di tracce archeologiche,
la ricostruzione e
il monitoraggio dei processi naturali
e antropici, l'osservazione
e l'analisi del paesaggio, e per
documentare e preservare il patrimonio
culturale, risolvendo
quesiti archeologici e problemi
conservativi concreti. Da più
di un ventennio gli studi di SA
nelle discipline archeologiche,
stanno registrando un forte incremento
grazie alla sensibile
evoluzione delle tecnologie spaziali
nell’ambito dell’ispezione
visiva e dell’elaborazione delle
immagini, nello sviluppo di metodologie
di fusione dei dati e
nel miglioramento dei metodi di
analisi multitemporale.
Statisticamente la maggior parte
degli studi di SA si occupa
di individuare siti archeologici,
ma non mancano anche quelli
dedicati al loro monitoraggio.
Generalmente le immagini ottiche
sono utilizzate più dei
dati radar ad apertura sintetica
(SAR), mentre le tecniche di
miglioramento dell'immagine e
di interpretazione visiva, sono
impiegate più di altri metodi di
elaborazione dei dati. D’altra
parte negli ultimi decenni i dati
SAR sono sempre più comunemente
applicati nel monitoraggio
dei siti archeologici.
Recentemente il focus delle applicazioni
archeologiche basate
sul telerilevamento, si è concentrato
(oltre che sulle indagini,
mappatura, monitoraggio
e documentazione), sull’estrazione
in profondità di big data
archeologici, sull’analisi dei
modelli di insediamento e sulla
ricostruzione dell'archeopaesaggio.
Questi miglioramenti
e trasformazioni hanno spinto
congiuntamente l'archeologia
del telerilevamento verso una
nuova fase dell'archeologia dallo
spazio.
La geografia dei paesi coinvolti
negli studi di SA, evidenzia che
i gruppi di ricerca interdisciplinari
sono presenti con una maggiore
concentrazione in Europa
e negli Stati Uniti, mentre i siti
esaminati tendono ad essere situati
in aree come il Mediterraneo
e il Medio Oriente.
RIFLESSIONI SU COSMO-SKYMED
E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
APPLICATA IN ARCHEOLOGIA
Grazie alla missione COSMO-
SkyMed (COnstellation of small
Satellites for the Mediterranean
basin Observation), nel corso
degli ultimi anni, l’Agenzia
Spaziale Italiana ha progressivamente
sempre più sostenuto
progetti per favorire lo sviluppo
di prodotti e servizi dedicati al
patrimonio culturale e alla loro
conservazione.
Il programma COSMO-SkyMed
nel 2003 vede l’accordo tra
l’ASI e l’Amministrazione Difesa,
attraverso il quale viene finanziato
e commissionato alle
realtà industriali specializzate,
il sistema a uso duale (civile e
militare) che attualmente è il
più grande investimento italiano
nel campo dell'osservazione
della Terra. Il sistema COSMO-
SkyMed è stato concepito come
una costellazione, unica al mondo,
formata da quattro satelliti
dotati di sensori radar in banda
X. Dal 2007 al 2010 sono stati
lanciati tutti e quattro i satelliti
di prima generazione. Nel dicembre
2019 e nel febbraio 2022
sono stati lanciati i due satelliti
di seconda generazione (CSG).
La seconda generazione è stata
sviluppata per garantire la continuità
operativa della missione.
I nuovi satelliti CSG sono dotati
di un sensore SAR multimodale
operante in banda X, con prestazioni
migliorate in termini
di qualità dell'immagine e polarimetria
(quadrupla), modalità
di acquisizione, agilità della
piattaforma e trasmissione dati.
Recentemente si sta facendo
sempre più ricorso ai dati SAR
Fig. 2 - COSMO-SkyMed SAR and Cultural Heritage Sites (Graphical Abstract).
(CC BY) Fonte https://www.mdpi.com/2072-4292/11/11/1326 ; https://doi.org/10.3390/rs11111326
per lo studio e il monitoraggio
del patrimonio culturale attraverso
analisi multi-temporali,di
interferometria differenziale
(DInSAR), e basate su tecniche
di change detection. Proprio in
questo ambito si inseriscono le
potenzialità offerte dall’ASI con
i satelliti COSMO-SkyMed che
possono operare di giorno e di
notte, con qualsiasi condizione
meteorologica o di visibilità
e con tempi di rivisitazione
molto brevi (tempi di rivisita
fino a 12 ore). Tali prerogative
permettono un intervallo molto
veloce tra la finalizzazione della
richiesta utente per l'acquisizione
di una determinata area
geografica, e il rilascio del prodotto
di telerilevamento (System
Response Time). COSMO-
SkyMed ha permesso lo studio
delle deformazioni strutturali
e del terreno non ottenibili, a
parità di di accuratezza e costi,
con tecniche di rilevamento
tradizionale. Durante la sua
vita operativa COSMO-SkyMed
ha promosso diversi progetti
mirati alla difesa del patrimonio
culturale e archeologico quali:
PALATINO inizio 2012, WHE-
RE (World HEritage monitoring
by Remote sEnsing) 2012, ITA-
CA 2013, ARCHEOCOSMO 2013,
POMPEI 2014 (qui sulla base dei
precedenti eventi di instabilità
catalogati, la metodologia di
monitoraggio interferometrico
satellitare è stata utilizzata per
valutare l'entità e la sensibilità
delle potenziali deformazioni
pre-crollo che potrebbero essere
utilizzate per stabilire soglie
di allarme), APPLICAZIONI CON
DATI MULTI-SENSORE E BIG SAR
DATA 2018, e LARICI 2018. Al
2019, anno in cui è stato istituito
il tavolo tecnico con INGV
e ISPRA, risale un’importante
collaborazione dell’ASI per il
progetto SyPEAH (System for
the Protection and Education of
Archaeological Heritage). Questo
progetto di monitoraggio
statico e dinamico avviato dal
Parco Archeologico del Colosseo
(PArCo), organizzato attraverso
un centro di elaborazione dati
dedicato (a cura della dott.ssa
Irma Della Giovampaola: responsabile
dell’Ufficio Monitoraggio
del PArCo) e costituito
da sei livelli fondamentali di
attività, prevede la realizzazione
di un sistema multiparametrico
di controllo permanente
dell'intera area archeologica.
Saranno analizzati gli indicatori
del livello di rischio per i quali
è necessario l'uso combinato di
Fig. 3 - Confronto di un'immagine COSMO-SkyMed Enhanced Spotlight a 1 m di risoluzione al suolo,
acquisita il 14/08/2018 in modalità discendente, utilizzando un angolo di incidenza di 42°, sul sito
archeologico di Capo Colonna, Italia meridionale. (CC BY).
Fonte https://www.mdpi.com/2072-4292/11/11/1326 ; https://doi.org/10.3390/rs11111326
tecnologie innovative. Il monitoraggio
attraverso tali tecnologie
permette un’efficace opera
di manutenzione programmata
e di conservazione preventiva.
L'Anfiteatro Flavio è stato scelto
come area di ricerca proprio in
quanto particolarmente adatto
al monitoraggio con tecnologie
InSAR, specialmente attraverso
immagini ad alta risoluzione
come quelle in banda X della
costellazione COSMO-SkyMed.
La sperimentazione ha permesso
una validazione a terra
dei dati satellitari, in modo da
poter definire protocolli replicabili
su scala più ampia. I risultati
preliminari inoltre hanno
evidenziato il potenziale di
questa tecnologia satellitare,
in particolare nel monitoraggio
della stabilità delle coperture
e dell'efficacia delle strutture
murarie di sostegno.
Passando al versante dell’Intelligenza
Artificiale, essa già
da alcuni anni sta calamitando
l’attenzione di molte discipline
scientifiche. Tale tecnologia, infatti,
costituisce uno strumento
importante che consente agli
archeologi di cercare e comprendere
i siti Archaeological
and cultural heritage (ACH),
e non solo di scoprirli e monitorarli,
ma anche di risolvere
tipologie di problemi come la
documentazione e la conservazione
del patrimonio culturale.
Per l’archeologia, l’IA, in generale,
permette di acquisire
conoscenze che emergono da
una vasta gamma di dati comunque
rilevati. Gli archeologi
grazie ad essa, sono indirizzati
rispetto alle scelte da assumere
per capire dove è più opportuno
circoscrivere campagne di
scavo all’interno di un contesto
paesaggistico complicato da
molteplici fattori. La prima sfida
nell'impiego dell'intelligenza
artificiale in archeologia riguar-
12 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 13
da la comprensione e la classificazione
dei reperti. Grazie
alla capacità di apprendimento
automatico delle macchine, è
possibile sviluppare algoritmi
in grado di riconoscere diverse
tipologie di manufatti e di
identificarne caratteristiche rilevanti
come materiale, età, e
provenienza geografica. Questo
processo automatizzato consente
di accelerare notevolmente
il lavoro dei ricercatori e di ottenere
risultati più accurati ed
esaustivi.
L'integrazione di queste due discipline
permette di affrontare
in modo innovativo problemi
che altrimenti richiederebbero
un enorme dispendio di tempo
e risorse. L'utilizzo di algoritmi
avanzati e di tecnologie all'avanguardia
consente di analizzare,
interpretare e catalogare
grandi quantità di dati archeologici
in modi che sarebbero altrimenti
impensabili.
Tutti i diversi aspetti evidenziati
che vanno dalla ricerca e innovazione
alle questioni applicative,
quindi dalla scienza ai
servizi, devono essere affrontati
dalla comunità scientifica in
combinazione con le "esigenze
di usi finali" per garantire un'applicabilità
efficace e affidabile.
In questo contesto la costellazione
satellitare COSMO-SkyMed
SAR è stata utilizzata per riportare
casi specifici all’interno di
una strategia per identificare e
classificare preliminarmente le
possibili costruzioni critiche in
un ambiente costruito (l’ambiente
cioè determinato a tutti
i livelli dall’azione antropica).
La costellazione CSM è stata oggetto
di uno studio sullo sfruttamento
congiunto delle misurazioni
satellitari DInSAR e delle
tecniche basate su DBSCAN. L'analisi
dell'evoluzione deformativa
di ciascun cluster edilizio
effettuata, è stata eseguita in
termini di velocità e statistiche
sulle misurazioni DInSAR.
Le mappe sintetiche di deformazione
delle aree sono state
poi recuperate per identificare
gli edifici critici. La metodologia
proposta è stata applicata a
tre aree all'interno della città
di Roma, fotografate dalla costellazione
satellitare COSMO-
SkyMed SAR da orbite ascendenti
e discendenti (nell'intervallo
di tempo 2011-2019). A partire
dalle misurazioni DInSAR, l'algoritmo
DBSCAN ha fornito il clustering
automatico degli edifici
all'interno delle tre aree selezionate.
Analizzando le mappe
di deformazione derivate di
ogni area di studio, si è ottenuta
una prima identificazione e
classificazione degli edifici critici,
confermando così la validità
dell'approccio proposto.
Certo, le potenzialità dell’IA
non possono essere considerate
una panacea per la ricerca ar-
Fig. 4 - VLOS di COSMO-SkyMed PS (marzo 2011-giugno 2013) sui siti archeologici del Palatino, Foro Romano e Colosseo. (CC BY) Fonte:
https://www.mdpi.com/2072-4292/6/12/12593; https://doi.org/10.3390/rs61212593
cheologica. Mentre le capacità
dell'IA sono evidenti, come l'automazione
e l'alta precisione,
le metodologie hanno ancora
alcune importanti limitazioni
da superare nell'ambito della
ricerca archeologica. Il problema
della rappresentatività dei
campioni di addestramento e
validazione dei modelli è particolarmente
importante, poiché
una carenza di dati può influire
negativamente sulle prestazioni
dei modelli stessi. Inoltre, l'eterogeneità
e la complessità dei
siti archeologici possono rappresentare
una sfida per gli algoritmi
di intelligenza artificiale, in
quanto potrebbero non essere in
grado di rilevare e interpretare
in modo accurato tutte le caratteristiche
archeologiche presenti.
Molti approcci di intelligenza
artificiale sono stati sviluppati
principalmente utilizzando
esempi dell'emisfero settentrionale,
mentre un numero limitato
di esempi proviene dall'emisfero
sud. Questa mancanza di
rappresentanza geografica può
influenzare la generalizzazione
e l'applicabilità degli algoritmi a
contesti diversi.
Tuttavia, nonostante queste limitazioni,
le tecnologie di intelligenza
artificiale hanno ancora
un grande potenziale per migliorare
la ricerca archeologica.
L'automazione e la precisione
dei processi di telerilevamento,
ad esempio, possono consentire
agli archeologi di raccogliere
dati in tempi più brevi e con una
maggiore accuratezza. Il futuro
dell'intelligenza artificiale e
delle tecniche di automazione
nell'archeologia spaziale, fanno
presumere che l'utilizzo di sensori
sempre più sofisticati e di
piattaforme di telerilevamento
avanzate, potrà migliorare ulteriormente
la precisione e la
velocità delle rilevazioni archeologiche.
Allo stesso tempo, è importante
sottolineare che l'IA non può e
non deve sostituire completamente
il ruolo degli archeologi,
ma piuttosto supportarli nel
processo decisionale e nell'analisi
dei dati.
In conclusione, sebbene le limitazioni
dell'intelligenza artificiale
siano ridotte e accettabili,
è importante considerare l'IA
come una risorsa complementare
per l’archeologia che può
fornire un supporto prezioso
nella ricerca e nella protezione
del patrimonio archeologico.
L'integrazione di competenze
umane e tecnologie avanzate,
che anche l’Agenzia Spaziale
Italiana sta contribuendo a implementare,
potrà aprire sempre
più nuove opportunità per
approfondire la conoscenza del
passato e preservare il nostro
patrimonio culturale per le future
generazioni.
Bibliografia
• Virelli, M., Coletta, A., Tapete, D. Cigna, F., (2023)
Cosmo-skymed: A satellite tool for monitoring cultural heritage
In: ISPRS Archives, Vol. 48, Issue M-2-2023, pp.1621-1627.
doi: 10.5194/isprs-archives-XLVIII-M-2-2023-1621-2023.
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for the Study of the Human Past." In: Sustainable Conservation
of UNESCO and Other Heritage Sites Through Proactive
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13810-2_29.
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protection and education to archaeological heritage in the
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cultural heritage protection, In: Journal of Remote Sensing,
Vol. 24, Issue 7, pp. 837–841. doi: 10.11834/jrs.20200016.
• Traviglia, A., Torsello, A. (2017) , Landscape pattern detection
in archaeological remote sensing In: Geosciences, 7(4).
doi: 10.3390/geosciences7040128.
the Italian Space Agency, offer high-resolution images
and the ability to operate day and night, in any weather
condition. Remote sensing and Artificial Intelligence
offer new perspectives for archaeology. Through the
integration of human skills and advanced technologies
new opportunities can be offered to deepen knowledge
of the past and preserve our archaeological heritage for
future generations.
Parole Chiave
Archeologia spaziale; Osservazione della Terra; Telerilevamento;
Agenzia Spaziale Italiana; COSMO-SkyMed; SAR;
Intelligenza artificiale; DInSAR; DBSCAN.
Autore
Roberto Angelone
biblioteca@asi.it
Responsabile della gestione della
Biblioteca “Carlo Buongiorno” -
Direzione Sicurezza, Sistemi Informatici e Digitalizzazione
Agenzia Spaziale Italiana
Abstract
Remote sensing in the archaeological field has proved to
be an important tool for the identification, documentation
and conservation of archaeological sites. The use of
SAR data is constantly increasing in the monitoring of archaeological
sites. COSMO-SkyMed satellites funded by
14 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 15
XVS
vSLAM 3D Scanner
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DOCUMENTAZIONE
Archeologia e tecnologie innovative
alla ricerca dell’antica Fulginia
a cura di Redazione
di Archoematica
Esperti e aziende hitech
si sono riuniti nel
complesso museale
di Palazzo Trinci per
tentare di rispondere
a una domanda che
appassiona da decenni
studiosi e cittadini:
l'attuale Foligno sorge
sulle rovine dell'antica
Fulginia?
A
ospitare, lo scorso 25 e
26 ottobre 2024, la seconda
tappa, dopo Tindari
in Sicilia, di “Technology for
All on the Road”, un progetto
itinerante che mette in dialogo
innovazione tecnologica, studio
dell’ambiente, del territorio e
del patrimonio culturale, con
le realtà emergente dinamiche
in questi settori della provincia
italiana, il Palazzo Trinci, una
delle più affascinanti dimore
tardogotiche dell’Italia centrale.
L’evento, intitolato “Foligno
città romana sulla prima Via
Flaminia”, ha visto riuniti istituzioni
accademiche, aziende
leader nel settore tecnologico
e professionisti del patrimonio
culturale, insieme per affrontare
una questione storica:
l’attuale Foligno coincide con
l’antica città romana di Fulginia,
o si tratta di due insediamenti
distinti?
Organizzato dall’associazione
AbOrigine, che si occupa
della divulgazione delle civiltà
preromana e romana e del
loro lascito, in collaborazione
con il Comitato Scientifico del
progetto, il convegno ha visto
la partecipazione di istituzioni
come l’Università di Perugia, il
Consiglio Nazionale delle Ricerche
(CNR) e l’Agenzia Spaziale
Italiana (ASI), con il patrocinio
del Comune e della Diocesi di
Foligno, dell’Istituto Superiore
per la Protezione e Ricerca
Ambientale, del Ministero
dell’Ambiente, del Ministero
delle Infrastrutture e Trasporti,
dell’Agenzia Spaziale Italiana,
del Dipartimento di Ingegneria
Civile e Ambientale (DICA)
dell’Università di Perugia,
dell’Ordine degli Ingegneri di
Perugia, del Collegio dei Geometri
di Perugia (con rilascio
di cfp), dell’Ordine dei Geologi
della Regione Umbria (con rilascio
di cfp), dell’Ordine degli
Architetti di Perugia (con rilascio
di cfp).
FOLIGNO: ANTICA
CITTÀ ROMANA?
Sono diversi gli studi recenti
che suggeriscono che la moderna
Foligno potrebbe essersi
16 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 17
sviluppata su un insediamento
preromano e poi romano preesistente
rilevante, costruito a
ridosso di un guado del fiume
Topino/Tinia, antico tributario,
allora navigabile, del Tevere,
lungo un antico tratturo
una sorta di proto-Flaminia,
che portava gli armenti in transumanza
dalla costa tirrenica
agli Appennini attraversando
la regione umbra dai Monti
Martani e da Todi sino ai pascoli
montani verso E/NE che
proprio al guado si incrociava
con un’altra della transumanza
protostorica che arrivava qui
da Talamone, Chiusi attraverso
Perugia e Assisi.
La città si trovava in una posizione
cruciale tra la Valle Umbra
Sud e la Val Topina, con
una scelta territoriale, tipica
delle colonizzazioni romane,
che permetteva non solo lo sviluppo
urbano, ma anche un’importante
rete di scambi commerciali
via acqua e terrestri.
L’impianto centuriato del territorio
circostante e l’ortogonalità
delle strade testimoniano
un’organizzazione urbanistica
razionale e funzionale tipica
della colonizzazione romana.
Molti gli elementi archeologici
e le evidenze positive a sostegno
dell’ipotesi della continuità
storica degli insediamenti
antico e medievale. La città
attuale mostra innanzitutto
una pianificazione che ricalca
il tipico schema regolare con il
Cardo Massimo (oggi via Saffivia
Palestro), ovvero la strada
vicinale romana Flaminia Maremmana,
e il Decumano Massimo
(oggi via Mazzini). Assi ancora
ben leggibili nella disposizione
urbana.
L’antichità dell’impianto è stata
dedotta anche grazie alla
presenza di numerosi tratti
murari riconoscibili all’interno
della città (un lungo muro
in opera quadrata databile tra
IV e III sec.a.C. in Palazzo Piermarini
lungo la via Gramsci, un
altro breve tratto lungo una
piccola via trasversale alla centrale
Piazza della Repubblica),
e all’esistenza di quattro ponti
lungo il vecchio corso del Topino
che, sebbene molto rimaneggiati,
sono riferibili ad età
romana. Approfondite analisi
archeometriche delle malte,
realizzate dal DiBEST dell’Università
della Calabria guidate
dal prof. Mauro F. La Russa,
hanno riscontrato similitudini
nella composizione anche per il
Ponte cosiddetto della Pietra,
considerato unanimemente di
epoca romana.
E gli studi suggeriscono poi,
non da ultimo, la sovrapposizione
di diversi edifici cristiani
a strutture religiose pagane.
Un esempio è la Cattedrale di
San Feliciano, costruita sopra
un edificio preesistente, probabile
antico tempio di cui resta-
no evidenti deformazioni planimetriche
del transetto sinistro
e un frammento di iscrizione
nella cripta con dedica a Giunone
Regina e Minerva.
Proprio per questi e altri motivi
recentemente è stato presentato
un progetto alla SABA-
PUmbria, nato per la ricerca
archeologica urbana in città
tramite carotaggi geo-archeologici
e indagini geofisiche, non
invasive, per indagare i depositi
archeologici all’interno della
maglia urbana: la città è un sito
archeologico per antonomasia,
pertanto anche per la progettazione
sarebbe fondamentale
la conoscenza delle stratificazioni
che si sono succedute nel
tempo.
Alla luce di queste evidenze
gli archeologi hanno chiesto il
supporto nelle indagini da proseguire
delle tecnologie emergenti
e più innovative dando
luogo a un convegno davvero
ricco di interventi da parte di
numerosi esperti e accademici
per discutere delle ultime scoperte
e delle metodologie più
opportune da utilizzare nell’archeologia
urbana di Foligno.
Legate al riconoscimento in
situ dell’antica città di Fulginia
sono state le problematiche
illustrate da diversi angoli
di lettura nelle relazioni della
sessione iniziale che hanno riassunto
studi già editi a partire
dal 2015-16 in due volumi il
primo (a cura di Giuliana Galli
“Foligno città romana”) che
ha riaperto un vecchio dibattito
sull’ubicazione della città
antica, l’altro (a cura di Paolo
Camerieri e di Giuliana e Giovanna
Galli, insieme a Sergio
Bovini, con ampia introduzione
metodologica di Lucio Fiorini)
che ha puntato l’attenzione
sulla Cattedrale di S.Feliciano.
Si tratta di studiosi, esperti e
accademici, archeologi topografi
dell’antichità, cartografi
e geologi, che hanno condotto
accurate indagini i cui risultati
sono stati riversati su piattaforma
GIS con redazione di
cartografia tematica, tramite
l’analisi della stratificazione
urbana fin dove la si è potuta
rintracciare, anche attraverso
ricerche d’archivio, considerando
le trasformazioni
geologiche che la Valle Umbra
ha subìto nel corso dei secoli
quando ancora era presente il
vasto Lacus Umber.
Con la moderazione dell’ing.
Luca Papi del Dipartimento di
Scienze Umane e Sociali, Patrimonio
Culturale - DSU CNR
di Roma, Lucio Fiorini, archeologo
docente di Metodologia
della Ricerca Archeologica, Dipartimento
di Ingegneria Civile
e Ambientale (DICA) Università
di Perugia, ha aperto i lavori
presentando le nuove prospettive
della ricerca archeologica
nella città, sottolineando
l’importanza di metodologie
integrate nello studio di contesti
complessi con l’intervento
“Prospettive di ricerca di archeologia
urbana a Foligno”.
A seguire, gli archeologi già
Ispettori Onorari del Ministero
della Cultura, Paolo Camerieri
e Giuliana Galli, rispettivamente
socio già Responsabile
dell’Osservatorio Regionale
sulla Qualità del Paesaggio e
la presidente dell’associazione
AbOrigine, hanno esplorato
l’influenza della viabilità
romana sullo sviluppo urbano
di Foligno, presentando mappe
programmatiche elaborate
con sistemi GIS con “La città
romana di Fulginia sulla Via
Flaminia, la viabilità “. La
possibilità che la città romana
possa essersi fondata sul guado
del fiume in pianura anziché
nell’area di S.Maria in Campis,
zona collinare interessata da
ritrovamenti ed evidenze riferibili
al culto di Ercole, è molto
alta. Da qui infatti una piccola
statua del nume tutelare della
pastorizia, un’iscrizione con
dedica dei cultores Herculis
e la viabilità di transumanza,
farebbero propendere più per
18 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 19
un’area santuariale che per la
città di Fulginia .
Il legame indissolubile tra la città
e i suoi fiumi è stato al centro
dell’intervento dell’arch.
Giovanna Galli, Esperta in Beni
Ambientali e Architettonici
della Regione Umbria- Siti Urbani
a carattere archeologico,
con il contributo “La città di
Foligno e i suoi fiumi”, che ha
evidenziato come le caratteristiche
geomorfologiche hanno
modellato la storia urbana.
Approfondendo l’aspetto geologico,
Sergio Bovini geologo
membro dell’associazione AbOrigine,
con “Le caratteristiche
fisiografiche e geomorfologiche
del territorio folignate”,
ha illustrato le caratteristiche
fisiografiche e geomorfologiche
del territorio folignate, mentre
il geologo Pier Luigi Betori ha
catturato l’attenzione dei presenti
con un video ricostruttivo
sulla formazione del conoide
di deiezione del fiume Topino
con l’intervento “La formazione
del conoide di deiezione del
fiume Topino: video ricostruttivo”.
Nella sessione pomeridiana
il moderatore prof. Giovanni
Ettore Gigante, archeometra
del Dipartimento di Scienze di
Base ed Applicate per l’Ingegneria
dell’Università di Roma
“La Sapienza”, ha introdotto
la relazione sul fronte delle
tecnologie costruttive antiche,
con l’ing. Antonella D’Alessandro
docente del Dipartimento
di Ingegneria Civile e Ambientale
dell’Università di Perugia,
che ha sottolineato l’interesse
scientifico nell’analisi dei materiali
storici, evidenziando
come tali studi possano offrire
preziose indicazioni sulla cronologia
e sulle tecniche utilizzate
nel passato con il contributo
“L’interesse scientifico
della ricerca all’interno della
città: tecnologie costruttive e
materiali antichi”.
Le potenzialità dalla modellazione
tridimensionale sono
state illustrate da Marco Arizza
ed Eleonora Scopinaro, rispettivamente
archeologo primo
ricercatore Istituto di Scienze
del Patrimonio Culturale (ISPC)
e architetto assegnista di ricerca
ISPC, Dipartimento Scienze
Umane del CNR di Roma, che
hanno mostrato come i modelli
3D possano supportare efficacemente
la ricerca e la divulgazione,
contribuendo alla valorizzazione
del territorio con
l’intervento “Prospettive di
valorizzazione attraverso i modelli
3D del territorio di Grotte
di Castro (VT). Il contributo
del CNR”.
Il dott. Mario Mazzoli, speleologo
e tecnico per le cavità
artificiali, direttore generale
dell’ASSO (Archeologia Subacquea
Speleologia Organizzazione),
ha poi discusso del potenziale
scientifico e socio-economico
delle cavità artificiali nel
progetto “Foligno città romana”,
sottolineando l’importanza
degli ambienti ipogei nella
comprensione della storia ur-
bana con “Il potenziale scientifico
e socio economico delle
cavità artificiali nell’ambito
del progetto “Foligno città romana””.
Nella seconda giornata con il
moderatore ing. Sandro Cossetto,
già Dirigente di Roma
Capitale, è stata introdotta la
relazione di Michele Fasolo Direttore
Responsabile di Archeomatica
“L’archeologia sta cambiando.
E rapidamente” sulla
rapidità del cambiamento con
cui tutti, e in particolare l’archeologo,
si trova ad operare a
causa delle innovazioni tecnologiche
in continua evoluzione.
Quindi Emanuele Brienza, archeologo
docente di Metodologia
e Tecnica della Ricerca
Archeologica Facoltà di Beni
Culturali, Università Telematica
Internazionale UniNettuno,
con “Identificazione, ricognizione
e scavo stratigrafico di
contesti archeologici. L ‘esempio
dell’Iraq: il ruolo dei droni,
della fotogrammetria SJM e
degli strumenti di smart positioning”
sulle ricerche in Iraq
con l’ausilio dei droni e della
fotogrammetria.
Infine Lorenzo Fornaciari, archeologo
docente di Tecnologie
Digitali per il Rilievo e l’Analisi
Tecnica dei Monumenti Antichi,
Universita’ Telematica Internazionale
UniNettuno, chiude
la parte archeologica con il
contributo “La determinazione
dell’impatto archeologico tramite
l’uso di immagini satellitari
Pleiades, Neo ed opendata,
esempi in Iraq”.
Nella sessione pomeridiana con
la moderazione dell’ing. Aldo
Riggio, civile trasporti, docente
di Topografia in lst. Tecn.
Geometri e di Tecnica Urbanistica
presso l’Università di Tor
Vergata, è stato presentato il
lavoro del dott. Massimo Morigi
“Tecniche di processamento e
analisi di dati di remote sensing
satellitare (multispettrale,
iperspettrale, SAR) per la
diagnostica ed il monitoraggio
in ambito ambientale e dei
beni culturali”.
Il convegno si è concluso affrontando
la delicata interazione
tra infrastrutture moderne
e patrimonio archeologico.
Giancarlo Pastura di Italferr ha
illustrato come l’archeologia
preventiva e le indagini non invasive
siano fondamentali nella
progettazione di infrastrutture
ferroviarie, al fine di evitare
impatti negativi sui siti archeologici
e garantire una progettazione
sostenibile con l’intervento
“Archeologia preventiva
e indagini non invasive nella
progettazione delle infrastrutture
ferroviarie”.
AZIENDE E TECNOLOGIE
AVANZATE
Numerose le aziende specializzate
in tecnologie avanzate
per il rilievo e l’analisi dei beni
culturali, che nel corso del
convegno hanno presentato a
loro volta soluzioni innovative
in grado di rispondere alle esigenze
conoscitive del paesaggio
urbano di Foligno nella sua
dimensione diacronica.
20 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 21
Hexagon Italia ha aperto la
sessione presentando le sue
soluzioni geospaziali 5D per la
gestione e la valorizzazione del
patrimonio culturale e archeologico.
Giovanni Fumia con
“Soluzioni geospaziali 5Dper
la gestione e la valorizzazione
del Patrimonio Culturale e Archeologico”
ha illustrato come
queste tecnologie possono integrare
dati di rilievo, modellazione
3D e analisi geospaziali,
offrendo una comprensione più
profonda dei siti archeologici.
Nicola Berardi di IGR Srl - Studio
GHEOS ha discusso la tecnologia
georadar, evidenziandone
punti di forza e limiti. Ha
mostrato applicazioni pratiche
nella mappatura di reti sotterranee,
manufatti nascosti e cavità,
sottolineando l’importanza
di queste indagini non invasive
per la ricerca archeologica,
con “Tecnologia Georadar:
punti di forza e limiti tecnologici.
Esempi di applicazioni:
mappatura di reti, manufatti e
cavità”.
L’ing. Simone Vecchio di Red
Studio ha approfondito ulteriormente
l’utilizzo del georadar
nell’indagine del sottosuolo,
dimostrando come questa
tecnologia possa rilevare strutture
sepolte senza la necessità
di scavi, rendendo più efficiente
e meno invasiva l’esplorazione
archeologica con l’intervento
“Indagine del sottosuolo
tramite Georadar”.
Matteo Friggi di Dynatech con
“Le nuove frontiere del rilievo
3D”, ha presentato le nuove
frontiere del rilievo 3D attraverso
laser scanner indossabili,
che permettono acquisizioni
rapide e dettagliate anche in
ambienti complessi come quelli
sotterranei. Questa innovazione
apre nuove possibilità per
la documentazione e la conservazione
di siti difficilmente
accessibili.
Paolo Di Giusto di Stonex ha introdotto
strumenti laser scanner
per il rilievo archeologico e
tecnologie SLAM (Simultaneous
Localization and Mapping), ideali
per mappare ambienti dove
il segnale GPS è assente. Queste
soluzioni consentono di ottenere
dati precisi in contesti
sfidanti, migliorando la qualità
delle informazioni raccolte.
Un momento particolarmente
coinvolgente è stato offerto da
JDK, rappresentata da Danilo
Romei e Fabrizio Radica, che ha
offerto un’esperienza immersiva
nel Metaverso. Il progetto
“Meta Versus Culturae”, sostenuto
dall’Università di Ferrara,
mira a costruire il futuro della
cultura nel Metaverso, offrendo
nuove opportunità di apprendimento
e accessibilità ai
beni culturali. Attraverso visori
3D. I partecipanti hanno potuto
immergersi in ricostruzioni virtuali
di scavi archeologici, sperimentando
modalità innovative
di fruizione del patrimonio
culturale e dimostrando come
il metaverso possa diventare un
ponte tra tecnologia e cultura.
Nel corso del forum un pubblico
interessato ha potuto seguire
dimostrazioni pratiche di queste
tecnologie all’avanguardia.
Tra le attività svolte, spiccano
le indagini sul muro in opera
quadrata presso Palazzo Piermarini,
databile al IV-III secolo
a.C., utilizzando in particolare
il laser scanner e le tecnologie
SLAM (Simultaneous Localization
and Mapping) per un rilevamento
accurato teso alla migliore
comprensione delle tecniche
costruttive, dei restauri
antichi e di lesioni strutturali.
Sono state effettuate anche
analisi strutturali sui ponti romani,
come il Ponte San Giovanni
dell’Acqua e il Ponte
della Pietra, per indagarne le
fondazioni e valutare lo stato
di conservazione attraverso
tecniche non invasive. Infine,
sono stati condotti studi ipogei
su antichi pozzi e cisterne negli
ambienti sotterranei di Palazzo
Trinci, utilizzando tecnologie
di rilievo avanzate per mappare
e documentare questi spazi
spesso inaccessibili. Tutte attività
che hanno messo in luce
ancora una volta l’importanza
di problemi della natura, ma lo
costringe a studiarli più approfonditamente”.
Un messaggio
che risuona forte in un’epoca in
cui l’innovazione può diventare
un alleato prezioso nella riscoperta
e nella valorizzazione del
nostro patrimonio culturale.
delle tecnologie innovative nel
campo dell’archeologia e della
conservazione del patrimonio
culturale, aprendo nuove prospettive
per la ricerca archeologica
urbana e per la valorizzazione
dei siti storici come
Foligno.
CONCLUSIONI
Foligno, con la sua ricca stratificazione
storica, si conferma
non solo custode di un passato
millenario, ma anche laboratorio
d’eccellenza per le
nuove frontiere della ricerca
archeologica. La sinergia tra
tecnologia e archeologia apre
nuove prospettive per svelare
i misteri che giacciono sotto le
sue strade, restituendo alla comunità
una parte fondamentale
della sua vicenda e della sua
fisionomia storica.
I numerosi indizi e le ricerche
condotte, attendono un completamento
con la realizzazione
di una buona parte del
progetto, fondata sulle indagini
non invasive geofisiche nel
centro storico, per cercare di
risolvere la questione sull’esatta
collocazione di Fulginia che
resta ancora aperta. L’evento
ha però evidenziato l’importanza
di continuare le indagini,
integrando le competenze di
archeologi, geologi, ingegneri
e tecnologi. La collaborazione
tra enti accademici, istituzioni
locali e aziende private si è rivelata
fondamentale per avanzare
nella ricerca.
Il progetto “Technology for All”
proseguirà con ulteriori tappe,
culminando nell’Expo 2025 a
Roma. L’iniziativa si conferma
e si consolida come un punto
di riferimento per il dialogo tra
scienza, tecnologia e cultura,
promuovendo l’uso di tecnologie
avanzate per la tutela e la
valorizzazione del patrimonio
storico.
La partecipazione attiva della
comunità locale, insieme
al coinvolgimento di giovani
ricercatori e studenti, rappresenta
un elemento chiave per
il successo di questa iniziativa.
Come ha ricordato Renzo
Carlucci, ingegnere e docente,
organizzatore dell’evento, con
un aforisma di Antoine de Saint
Exupéry “La tecnologia non
tiene lontano l’uomo dai gran-
Abstract
Hosting, on 25 and 26 October
2024, the second stage, after
Tindari in Sicily, of "Technology
for All on the Road", a traveling
project that brings together
technological innovation, study
of the environment, territory
and cultural heritage, with
the dynamic emerging realities
in these sectors of the Italian
province, Palazzo Trinci, one of
the most fascinating late Gothic
residences in central Italy. The
event, entitled "Foligno Roman
city on the first Via Flaminia",
brought together academic institutions,
leading companies in the
technology sector and cultural
heritage professionals, together
to address a historical question:
does the current Foligno really
coincide with the ancient Roman
city of Fulginia, or are they two
separate settlements?
Parole Chiave
Archeologia; Foligno; tecnologie
avanzate; ricerca storica;
Autore
Redazione Archeomatica
22 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 23
RIVELAZIONI
High-Resolution GPR Surveys at Tyndaris and
Gioiosa Guardia: preliminary non-invasive
investigations for future archaeological research
by Giuseppe Ceraudo, Veronica Ferrari, Stefano De Nisi, Sofia Stricchiola, Michele Fasolo
This paper presents preliminary
PLACES
A: Tyndaris (E)
B: Gioiosa Guardia (W)
results from non-invasive
geophysical surveys conducted
in the urban area of Tyndaris
and at the archaeological
site of Gioiosa Guardia. The
primary goal was to collect data
guiding future archaeological
investigations and to verify the
continuity of known structures.
A 500 MHz Ground Penetrating
Radar (GPR), specially designed
Fig. 1 –Overview map of Sicily highlighting the two study sites discussed in this article.
for high-resolution surveys in
archaeological contexts, was
used to detect buried features
at depths of approximately
two meters. Following a
pseudo-grid survey design,
data were processed (timezero
correction, background
removal, band-pass filtering,
diffraction-stack migration) to
generate vertical radargrams as
well as 2D and 3D maps.
This brief contribution presents the preliminary outcomes
of non-invasive investigations carried out in the urban
area of Tyndaris and at the site of Gioiosa Guardia (Fig. 1).
These investigations employed geophysical tools, chiefly a 500
MHz Ground Penetrating Radar (GPR) specially tailored for highresolution
work in archaeological settings 1 .
GPR operates by emitting high-frequency electromagnetic waves
that penetrate the ground, allowing users to locate buried objects
at varying depths and to gather insights into the nature and
location of subsurface structures. Its principle hinges on measuring
the travel time of emitted waves as they move through
the ground and bounce back to the surface. By recording these
data, it is possible to distinguish between different materials
and densities, thereby identifying buildings or objects buried in
archaeological contexts.
24 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 25
The collected data can be
displayed as vertical sections
(radargrams) or converted
into raster intensity maps.
Dedicated software also supports
3D visualization of the
data. In archaeology, a 500
MHz frequency typically enables
exploration to depths of
about two meters, detecting
anthropogenic anomalies such
as negative features (ditches,
pits) or positive features (masonry
structures) at intervals of
about 0.5 m 2 .
This study targeted specific
areas at both the urban site
of Tyndaris (Tyndaris) and at
Gioiosa Guardia. At Tyndaris,
an overall area of 1,400 m² was
surveyed, including part of Via
Monsignor Pullano in the small
village bordering the fenced
archaeological area, as well as
two sectors located west and
east of the so-called Basilica 3 .
At Gioiosa Guardia, roughly 400
m² were explored just south of
an archaeological zone excavated
decades ago (Fig. 2) 4 .
OBJECTIVES
The principal aim was to obtain
preliminary data supporting
future archaeological interventions
and to validate the
presence of buried structures,
in addition to confirming the
continuity of known remains.
In both locations, GPR surveys
have uncovered subsurface
features suggestive of buried
structures. This paper thus
emphasizes the potential for
further investigations at both
sites, reinforcing their significance
as areas of considerable
archaeological interest.
TYNDARIS: AN OVERVIEW
The archaeological site of
Tyndaris (38°08’37.62”N –
15°02’35.98”E, 266 m a.s.l.)
is located in Sicily, roughly 45
km southwest of Messina by direct
line, lying between Capo
Milazzo and Capo d’Orlando. It
occupies a promontory towering
above the sea at the northern
end of a ridge extending
from the Peloritani and Nebrodi
mountains, parallel to the
Tyrrhenian coastline. The surrounding
terrain features hilly
and mountainous zones with
steep inclines and short, seasonal
watercourses (fiumare).
The only sizable flat area is the
Milazzo plain. The geological
substrate of the promontory—
where Dionysius I of Syracuse
founded the city in 396 BCE—
consists mostly of metamorphic
rocks and limestones 5 .
Archaeological work began
in 1866–1867, when the then
“Commissione di Antichità e
Belle Arti” conducted initial
excavations and restorations.
Further efforts followed in 1866
and 1867, but it was only in the
1880s that more focused studies
of the major monuments
began. Systematic excavations
took place in the early 1900s,
then again in the 1930s through
the 1960s. A resurgence occurred
in 1987, when four excavation
campaigns were initiated
after several properties
had been expropriated. The
most recent published excavations
date from 1993 to 2007 6 .
There is no documented history
of non-invasive surveys at
Tyndaris prior to this study.
GIOIOSA GUARDIA:
AN OVERVIEW
The archaeological site of Gioiosa
Guardia (38°08’56.39”N –
14°56’00.23”E, 748 m a.s.l.),
TINDARI (ME)
Area investigated with GPR
Gioiosa Guardia (ME)
Area investigated with GPR
Fig. 2 - Panoramic view of the survey areas at Tyndaris and Gioiosa Guardia, highlighting the locations of the archaeological sites and the
sectors examined with GPR.
administratively incorporated
within the Tyndaris Archaeological
Park, is located in the
Nebrodi region of northern Sicily,
about 10 km northwest of
Tyndaris in a straight line. It
spans a plateau of around five
hectares on the eastern slopes
of Monte di Gioiosa (813 m
a.s.l.), at elevations ranging
from 720 m to 760 m, overlooking
the Gulf of Patti with geology
similar to that of nearby
Tyndaris.Steep slopes and challenging
access points played
a critical role in this ancient
site’s strategic—but isolated—
location, offering sweeping
views over both the coast and
the interior.
Discovered in the 1980s, Gioiosa
Guardia is considered a
classic case of a Hellenized indigenous
settlement. Its earliest
village consisted of circular
huts dating to the Protohistoric
period (13th–12th centuries
BCE), a typical hilltop settlement
form in Sicily during the
Protohistoric and Archaic eras.
From the 7th century BCE onward,
under the influence of
nearby Greek colonies (such
as Zancle, modern Messina),
this settlement underwent a
marked urban shift. The circular
huts were replaced by
multi-room rectangular houses
arranged east to west along
the slope and grouped in blocks
separated by narrow stonepaved
lanes with terracotta
roof tiles. Archaeological excavations
revealed approximately
2,500 m² (likely around 5%) of
this settlement, comprising
10–15 houses joined by roads of
various widths, some up to 3.5
m. High-quality ceramics, not
exclusively Greek, were among
the finds 7 .
By the late 5th century BCE,
the site suffered abrupt destruction,
possibly linked to
the founding of Tyndaris and
the Syracusans’ expulsion of
the Carthaginians. Nevertheless,
it was not entirely deserted:
in the 4th century BCE,
burials were introduced among
Fig. 3 - Radargram of the Via Monsignor Pullano section at Tyndaris, showing significant
anomalies attributed to known masonry structures.
the ruined dwellings, signifying
the presence of a residual community.
For centuries thereafter,
Gioiosa Guardia remained
largely abandoned until the
medieval era. In the 11th century,
it passed into the hands
of the Benedictine Convent of
Patti, and in the 18th century,
the Church of San Francesco
and its convent—whose ruins
are still visible—were built. A
separate settlement arose in
the 14th century atop Monte
di Gioiosa, presumably on the
ancient acropolis, but this medieval
town was eventually deserted
by the late 18th century,
when its inhabitants relocated
closer to the coast, founding
Gioiosa Marea 8 . Nowadays, the
archaeological area is in disrepair
and urgently needs maintenance
and restoration for its
preservation.
METHODOLOGY, INSTRUMENTA-
TION, AND DATA ACQUISITION/
PROCESSING
The investigations in both
Tyndaris and Gioiosa Guardia
utilized a GPR system from Sensors
& Software (Canada) with
dual 500 MHz antennas (transmitter
and receiver) 9 . Survey
velocities ranged from 0.14 to
0.10 m/ns, calculated based on
soil type and the heightened
moisture content resulting
from rainfall during the survey
period 10 ; the maximum depth
reached was 2 metres.
Topographical correlation of
the GPR data was facilitated
by a Leica GS18 RTK GNSS receiver,
ensuring precise georeferencing
of each survey line.
Data were collected following
a pseudo-grid design, with parallel
lines oriented north-south
and east-west, overlapping by
about 25% in a zigzag pattern
to maximize coverage 11 . Each
area was divided into two pro-
26 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 27
jects corresponding to the two
primary orientations, and the
resulting datasets were later
merged in final processing.
Both at Tyndaris and Gioiosa
Guardia, geophysical surveys
were complemented by photogrammetric
flights carried out
with a DJI Mavic 2 drone. This
integrated approach allowed
the identification of previously
unknown archaeological traces
and clarified the continuity
of known remains. The combination
of parallel profiling
and pseudo-3D GPR mapping
proved effective for a preliminary
characterization of the
archaeological environment in
both settings, minimizing site
disturbance and providing crucial
information for strategically
planned excavations.
DATA PROCESSING
Raw GPR data were processed
with specialized software,
yielding radar sections that
highlight stratigraphic and
structural anomalies. The typical
workflow included timezero
correction, background
removal, band-pass filtering,
and diffraction-stack migration
to generate horizontal slices,
capturing features at depths of
up to two meters. These steps,
combined with time-to-depth
conversion, facilitate the recognition
and classification of
key anomalies even in the presence
of obscuring elements
(e.g., large stones or roots).
RESULTS TYNDARIS
In the surveyed portion of Via
Monsignor Pullano, data revealed
various utilities within
the upper 0.50 m. At deeper
levels, notably near the western
edge of the roadway, significant
anomalies correlate
with known masonry structures
(Fig. 3).
Near the so-called Basilica, the
surveys revealed multiple linear
anomalies likely attributable
to walls, suggesting the
presence of previously undocumented
structures possibly
linked to the agora (Figs. 4–5).
RESULTS GIOIOSA GUARDIA
In the 400 m² area south of the
previously excavated sectors,
GPR imaging suggests a continuity
of the known habitation
pattern (Fig. 6). Several quadrangular
subsurface features
were detected, along with a
prominent rectilinear anomaly
(Fig. 7) extending northwestsoutheast
through the entire
area at depths of approximately
0,40 m. This feature may
represent a roadway or a wall
integral to the ancient urban
layout.
DISCUSSION
These preliminary outcomes
demonstrate the effectiveness
of geophysical methods
for investigating complex
archaeological settings like
Tyndaris and Gioiosa Guardia.
In Tyndaris, the surveys facilitated
a detailed mapping of
both contemporary and ancient
structures, whereas at Gioiosa
Guardia, newly revealed features
expand our understanding
of the settlement’s spatial
extent.
CONCLUSIONS AND
FUTURE PERSPECTIVES
The geophysical surveys at
Tyndaris and Gioiosa Guardia
Fig. 4 - GPR image of the area adjacent to the so-called Basilica at Tyndaris, revealing linear anomalies potentially linked to undocumented walls.
Fig. 5 - 2D map generated with GPR near the Basilica
at Tyndaris, suggesting the presence of structures
associated with the ancient agora.
Fig. 6 - Radargram of the portion of Gioiosa Guardia south of the excavated areas, highlighting
buried quadrangular structures.
have provided promising initial
findings, emphasizing the
need for more in-depth studies.
At Tyndaris, the investigations
covered areas of both
the modern settlement and the
adjacent archaeological zone,
previously unexplored through
non-invasive means. At Gioiosa
Guardia, GPR prospections
clarified the southern expansion
of the ancient habitation
and offered fresh insights into
potential architectural or infrastructural
elements.
These results form a solid basis
for future research that will
integrate geophysical techniques,
topographic mapping,
and traditional archaeological
analyses to yield a more comprehensive
picture of settlement
history and urban development.
Planned directions
include applying multiple GPR
frequencies and other methods—such
as magnetometry and
expanded photogrammetry—to
provide a thorough perspective
of the stratigraphy and evolution
of both sites.
Fig. 7 - GPR image of the prominent rectilinear anomaly identified at Gioiosa Guardia,
interpreted as a roadway or wall integral to the ancient urban layout.
ACKNOWLEDGMENTS
The authors would like to thank
the researchers and all those
who contributed to these investigations
(Piero Coppolino,
Maria Ravesi, Angela Pipitò,
Domenico Targia, Francesco
Zappia) as well as the entities
and institutions that provided
authorizations, technical expertise,
and logistical support.
In particular, we acknowledge
the Soprintendenza per i Beni
Culturali e Ambientali di Messina,
the Parco Archeologico di
Tyndaris, and mediaGEO for
authorizing and supporting this
study.
28 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 29
Note
1 Goodman, Piro 2013, 26-27; Leucci et al. 2016, 295-296; Leucci, Giannino 2022, 126-129.
2 Boschi 2020, 106-113.
3 Bernabò Brea 1966.
4 Tigano, Coppolino. Martinelli 2008.
5 Fasolo 2013, I.
6 Fasolo 2013, 48-54.
7 Tigano, Coppolino. Martinelli 2008.
8 Minutoli, Lumini 2018 2580-2581.
9 Verdonck et al. 2013, 239-252.
10 The velocity for the Tyndaris site, was calibrated based on the findings outlined in a geological report commissioned by
the Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali of Messina in 2019. This report followed "the execution of two continuous-core
geognostic boreholes, during which samples were collected for subsequent laboratory geotechnical analyses,
as well as an SPT (Standard Penetration Test)." These investigations determined that the soil is predominantly composed of
metamorphic terrains, with a sandy composition up to a depth of 2.45 meters, along with smaller proportions of silt, clay,
and minimal amounts of gravel (Relazione Geo-Service 2019, pp. 4–17).
11 Each stripe covers an approximate 0.25m amount of ground.
Bibliografia
Bernabò Brea (1966) Tindari. Restauro della “Basilica”, in BdA, LI, pp. 114-116.
F. Boschi (2020), Archeologia senza scavo. Geofisica e indagini non invasive, Bologna. Bononia University Press.
M. Fasolo (2013), Tyndaris e il suo territorio I, Introduzione alla carta archeologica del territorio di Tindari, Roma (mediaGEO).
M. Fasolo (2014), Tyndaris e il suo territorio II, Carta archeologica del territorio di Tindari e materiali, Roma (mediaGEO).
F. Giannino, G. Leucci, Electromagnetic Methods in Geophysics Applications in GeoRadar, FDEM, TDEM, and AEM. Hoboken, USA,
(John Wiley & Sons, Inc.), 2022.
D. Goodman, S. Piro, GPR Remote Sensing in Archaeology. (Springer), 2013.
Leucci et al. = G Leucci, L. De Giorgi, G. Di Giacomo, I. Ditaranto, I. Miccoli, G. Scardozzi, HYPERLINK "https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2352409X16301791"3D
GPR survey for the archaeological characterization of the ancient
Messapian necropolis in Lecce, South Italy, in J. Archaeol. Sci. Rep., 2016, 290-302.
G. Minutoli, A. Lumini (2018) Gioiosa Guardia: prime indagini per un progetto di valorizzazione e restauro attraverso metodologia
HBIM in F. Minutoli (ed.) ReUSO, L'intreccio dei saperi per rispettare il passato interpretare il presente ,salvaguardare
il futuro, Roma, Cangemi Editore SpA International, 2580-2581.
G. Tigano, P, Coppolino, M.C. Martinelli (2008), Gioiosa Guardia l’Antiquarium e il sito archeologico, Catanzaro, Rubettino
editrice.
Verdonck et al. 2013 = L. Verdonck, F. Vermeulen, R. Docter, C Meyer, R. Kniess. 2D and 3D ground-penetrating radar surveys
with a modular system: data processing strategies and results from archaeological field tests, in Near Surface Geophysics,
vol. 11, 239-252. https://doi.org/10.3997/1873-0604.2013007.
Abstract
This paper presents preliminary results from non-invasive geophysical surveys conducted in the urban area of
Tyndaris and at the archaeological site of Gioiosa Guardia. The primary goal was to collect data guiding future
archaeological investigations and to verify the continuity of known structures. A 500 MHz Ground Penetrating
Radar (GPR), specially designed for high-resolution surveys in archaeological contexts, was used to detect buried
features at depths of approximately two meters. Following a pseudo-grid survey design, data were processed
(time-zero correction, background removal, band-pass filtering, diffraction-stack migration) to generate vertical
radargrams as well as 2D and 3D maps.
At Tyndaris, investigations revealed significant anomalies associated with modern infrastructure and new architectural
evidence near the so-called Basilica, possibly related to the ancient agora. At Gioiosa Guardia, newly
discovered quadrangular features and a large rectilinear anomaly suggest an extension of the ancient settlement
beyond previously excavated areas. These findings underscore the importance of integrating geophysical methods,
topographic surveys, and traditional archaeological analyses to build a comprehensive picture of settlement dynamics.
Future research will focus on expanding surveys with multiple GPR frequencies, magnetometry, and photogrammetric
data for a more complete understanding of subsurface stratigraphy and site development.
Parole Chiave
Tecnologia; valorizzazione; beni culturali; fruizione; accessibilità; virtual tour; digital twin; fotogrammetria; Lidar; beacon;
modelli 3D; GPR; Magnetometry; Geophysics
Autore
Giuseppe Ceraudo - giuseppe.ceraudo@unisalento.it
Veronica Ferrari - veronica.ferrari@unisalento.it
Stefano De Nisi - stefano.denisi@unisalento.it
Sofia Stricchiola - sofia.stricchiola@studenti.unisalento.it
Università del Salento
Michele Fasolo - michele.fasolo@gmail.com
RIFLESSIONI
Perché la tecnologia ha bisogno
dell’archeologia
di Stefano Monti
a)
c)
Probabilmente nulla più dello sviluppo tecnologico
ha caratterizzato l’ultimo secolo. Dalle ricerche
sulla cibernetica, che ebbero uno slancio incredibile
durante gli anni della seconda guerra mondiale, e che
coinvolsero i più brillanti matematici, psicologi, etologi
e fisici dell’epoca, lo sviluppo tecnologico a supporto
della società contemporanea non ha praticamente
conosciuto battute d’arresto. Ogni elemento della
nostra vita quotidiana è stato coinvolto da questo
processo che ad oggi pare ancora inarrestabile:
dalle comunicazioni all’igiene, dalla produzione alla
conoscenza, dall’entertainment all’etica. Analogamente,
ogni disciplina è stata irrimediabilmente coinvolta dalle
evoluzioni tecnologiche e digitali.
Ciò che spesso si trascura
è, tuttavia, l’impatto
che queste discipline
hanno avuto sullo sviluppo
tecnologico. Nella sua dimensione
più semplice, infatti, il
progresso tecnologico nasce
come risposta a specifici bisogni;
bisogni che talvolta
emergono all’interno delle
stesse discipline che vengono
poi chiamate ad identificare
strumenti e soluzioni, ma che
nella grande maggioranza dei
casi, provengono invece da
criticità ed esigenze che sono
proprie di discipline altre, alle
quali la tecnologia, in quell’interezza
di specializzazioni che
spaziano dalla ricerca dei materiali
fino alla teorizzazione
di sistemi di machine learning,
cerca di fornire risposte.
In questo rapporto di mutua
evoluzione, il binomio archeologia-tecnologia
pare essere
tra i più proficui: avendo l’archeologia
un campo d’indagine
che per propria natura coniuga
dimensioni di conoscenza pura
a dimensioni che sono invece
estremamente concrete, l’elenco
di innovazioni che sono
state sviluppate per l’archeologia,
o che sono state adattate
alle esigenze specifiche
degli archeologi, è veramente
lunghissimo.A ben vedere, per
quanto possa sembrare paradossale,
la disciplina che per
propria natura rivolge la sua
30 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 31
attenzione al nostro passato
remoto, è probabilmente tra i
primi centri di sperimentazione
delle tecnologie innovative
che vengono immesse sul mercato.
Pionieristico è stato l’utilizzo,
da parte dell’Archeologia, degli
strumenti afferenti alla robotica,
con l’utilizzo di robot
(non umanoidi) per perlustrare
territori tendenzialmente pericolosi
per l’essere umano;
altrettanto pionieristico l’utilizzo
delle prime tecnologie di
intelligenza artificiale, per stimare
la presenza di eventuali
reperti archeologici nel sottosuolo
analizzando le immagini
satellitari. Considerazioni analoghe
emergono dall’analisi
dei rapporti tra archeologia e
tecnologia sotto il profilo della
valorizzazione del patrimonio:
le ricostruzioni digitali, siano
essere in realtà virtuale o in
realtà aumentata, sono forse
tra gli esempi meglio riusciti
di utilizzi di tali tecnologie
anche al di fuori del comparto
del gaming. Eppure, il rapporto
tra queste due grandi
aree della conoscenza, questa
grande amicizia tra coloro che
guardano al passato, per capire
quale sia il percorso che l’umanità
ha svolto per giungere
ai nostri giorni, e coloro che
guardano all’oggi, per comprendere
come influenzare
l’umanità del futuro, è molto
spesso più strumentale che di
confronto.
I grandi produttori di tecnologia
(hardware o software)
partecipano alle fiere per
l’archeologia per presentare i
propri strumenti. Fiere in cui
gli archeologi identificano le
soluzioni che meglio risponderebbero
alle proprie esigenze.
In alternativa, i grandi centri
di ricerca archeologica visitano
le fiere tecnologiche per
poter identificare strumenti
che potrebbero essere adattati
ad esigenze specifiche e
contingenti. È invece più raro
che archeologi e “digital maker”,
intendendo con questa
definizione l’insieme di esperti
che partecipano alla costruzione
di prodotti e servizi
innovativi, si confrontino per
identificare gli interrogativi
sul nostro passato che meriterebbero
un’azione congiunta.
O per individuare servizi che
potrebbero essere ancora più
efficaci per la valorizzazione
del patrimonio archeologico.
Si tratta di una circostanza
che, pur comprensibile sotto
alcuni aspetti, è del tutto irrazionale
se analizzata da altri
punti di vista. Perché è senza
dubbio vero che gli archeologi
e i “digital maker” pratichino
linguaggi molto distanti e altrettanto
tecnici, ma è anche
vero che l’archeologia è quella
disciplina in cui la conoscenza
riempie la distanza che esiste
tra un sasso e un castello. Una
disciplina che, affondando nei
principi del metodo scientifico,
restituisce alla società la
magia e la creatività dell’essere
umano nel corso dei secoli.
Tra gli anni 30 e 40 del 900,
la Macy Foundation, negli Stati
Uniti, organizzò quella serie di
incontri da cui sarebbe emersa
la cibernetica, i cui dettami
sono ancora oggi alla base
dello sviluppo tecnologico,
e le cui intuizioni stanno ancora
guidando lo sviluppo del
nostro futuro. A quelle conferenze
parteciparono, tra gli
altri, psichiatri, economisti,
antropologi, matematici, sociologi,
pedagogisti, psicologi,
neuoranatomisti ed ingegneri.
L’unione di riflessioni così
distanti fu alla base di un fenomeno
che quasi cento anni
fa anticipava le riflessioni e i
timori che oggi emergono nei
confronti dell’intelligenza artificiale.
Era il 1948 quando il
matematico Wiener, scrisse il
saggio Cybernetics, or control
and communication in the animal
and the machine, e fu nel
1961, che, nella seconda edizione
del testo, si inserirono
gli studi sull’apprendimento e
l’autoriproduzione delle macchine.
11 anni prima, lo stesso
Wiener Introdusse la cibernetica
con l'aforisma – l’uso umano
di senso. Ben vengano dunque
gli incontri tra domanda ed offerta
di prodotti e di strumenti,
ma ancor più ben vengano
quelle iniziative che siano in
grado di fornire alla tecnologia
delle domande cui non si può
rispondere con una nuova app,
o con un nuovo laser, o con
qualsiasi altra “applicazione”
che è nell’ordine delle cose
venga realizzata. Soprattutto,
l’archeologia sa bene quanto
la tecnologia abbia influenzato
le epoche. Ne conosce gli strumenti.
Le evoluzioni. E può
raccontare, dall’analisi degli
strumenti che oggi abbiamo a
disposizione, quale sia la società
che stiamo costruendo.
La tecnologia è umanesimo
nella misura in cui ambisce a
comprendere in che modo l’analisi
della nostra storia, dai
tempi più remoti a quelli più
vicini, possa avanzare lo sviluppo
del futuro.
degli esseri umani. L’intera nostra
vita tecnologica è stata in
qualche modo influenzata da
quell’insieme di idee e riflessioni
che nacquero dall’unione
tra gli interrogativi di ambito
matematico e gli interrogativi
sorti in discipline umanistiche.
Nelle sue incredibilmente vaste
diramazioni, la tecnologia
contribuirà sicuramente a costruire
nuovi strumenti, che
tuttavia saranno realmente
funzionali allo sviluppo umano
nella misura in cui essi rispondano
ad esigenze concrete e
importanti per la nostra specie.
Una specie, la nostra, che è legata
indissolubilmente al concetto
di cultura: la cultura, le
rappresentazioni simboliche,
sono alcune tra le dimensioni
che più distinguono la specie
sapiens dalle altre specie umane
che hanno abitato il nostro
pianeta.
Le domande che si pone l’archeologia
possono quindi essere
molto più interessanti della
sola soddisfazione di “bisogni
contingenti”. Perché l’archeologia
può far
emergere bisogni
da cui na-
b)
scano strumen-
ti,
ma può anche sollevare ipotesi,
dubbi, domande, che
possano influenzare il modo
in cui questi strumenti vengano
immaginati, costruiti, e le
ragioni per le quali debbano
essere prodotti. La tecnologia
ha bisogno dell’archeologia
non come “elemento di contenuto”,
ma come elemento
Abstract
Probably nothing more than technological
development has characterized the last century.
From research on cybernetics, which
had an incredible momentum during the years
of the Second World War, and that they
involved the most brilliant mathematicians,
psychologists and ethologists and physicists
of the time, the technological development
to support of contemporary society has
practically none known setbacks. Every
element of our daily life has been affected
by this process which today still seems unstoppable:
from communications to hygiene,
from production to knowledge, from
entertainment to ethics. Similarly, every
discipline has been irremediably involved by
technological and digital evolutions.
Parole Chiave
archeologia; tecnologia
Autore
Stefano Monti
Monti&Taft
Cultura Contemporaneo e Sviluppo
https://www.monti-taft.org/
32 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 33
I georadar svelano
un antico segreto ...
La rete di gallerie sotterranee disegnata
da Leonardo è stata individuata grazie
un’indagine tecnologica realizzata dal
Politecnico di Milano insieme al Castello
Sforzesco e con il supporto tecnico di
Codevintec, con l’utilizzo delle tecnologie
georadar e laser scanner.
Sembrava una leggenda.
Oggi arriva la conferma:
tra il Castello Sforzesco
e Santa Maria delle Grazie
c’è un passaggio segreto.
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tel. +39 02 4830.2175 | info@codevintec.it | www.codevintec.it
RECENSIONE
Mappematica:
un'analisi tra
geodesia,
frattali e
percezioni
cartografiche
nel mondo
contemporaneo
Autore: Paulin Rowińska
Mapmatics: a mathematician's
guide to navigating the world
First Belknap Press of Harvard
University Press edition.
Cambridge, Massachusetts : The Belknap
Press of Harvard University Press, 2024.
Traduzione italiana: Michele Piumini
Mondadori, 2024
I
fondamenti matematici
alla base della cartografia
e il loro impatto sulle
nostre percezioni e decisioni
sono un argomento complesso,
spesso percepito come ostico
soprattutto dagli studenti.
Eppure, oggi questa tematica
viene indagata in modo avvincente,
multidisciplinare e con
un sorprendente equilibrio tra
leggerezza divulgativa, rigore
scientifico e precisione tecnica,
nel libro " Mappematica " (
Mapmatics: How We Navigate
the World Through Numbers ).
Lo ha scritto Paulina Rowińska,
dottorato in matematica e statistica
all'Imperial College di
Londra, ma soprattutto divulgatrice
scientifica di base a Varsavia,
con frequentazioni al MIT
di Cambridge.
"Mappematica" è senz'altro un
felice neologismo, coniato per
spingere a guardare tutti noi la
cartografia con occhi diversi:
non più un semplice elaborato
visivo, ma uno spazio dinamico
in cui numeri e geometrie
giocano ruoli complementari e
cruciali.
Il testo si presenta come un
viaggio articolato che conduce
il lettore alla scoperta del legame
profondo fra cartografia e
matematica, ricco di narrazioni
storiche, esempi concreti e applicazioni
pratiche che spaziano
dalla forma della Terra al calcolo
delle montagne, fino alle tecniche
più avanzate per costruire
mappe sempre più precise.
Caratterizza l’autrice una capacità
non comune di intrecciare
storia e scienza in un unico racconto
fluido in cui la matematica
diventa una lente d'ingrandimento
per esplorare il mondo e
affrontarne la complessità. Nonostante
la notevole profondità
34 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 35
dei contenuti - a tratti Paulina
Rowińska sconfina per esempio
nell'esplorazione della “geoid
undulation” (la differenza tra
il geoide e l'ellissoide di riferimento),
uno dei punti più sofisticati
della geodesia moderna
che svela la complessa fisica del
pianeta – Mappematica risulta
accessibile e coinvolgente per
un vasto pubblico.
Rowińska fa spesso ricorso ad
aneddoti storici ed esempi presi
dalla vita di tutti i giorni (pizza,
banana, formiche, ecc.)
per illustrare in modo semplice
concetti complessi come la curvatura
e le dimensioni frattali.
I confini tra scienza e quotidianità
diventano così un terreno
fecondo di scoperte continue.
conservando un tono bilanciato
tra divulgazione e rigore.
La lettura risulta arricchente,
grazie alle tante spiegazioni
che l'autrice offre tramite racconti
chiari e immediati su tematiche
matematiche tutt'altro
che scontate. Ancora una volta,
la presenza di box di approfondimento
(equazioni, biografie
di scienziati), mappe e schemi,
visivi supporta un'introduzione
alla materia che riesce a tenere
desta la curiosità anche nei passaggi
più impegnativi.
Le illustrazioni, gli schemi e i
diagrammi, sono indispensabili
per raffigurare aspetti tecnici
come le proiezioni cartografiche
o la cosiddetta curvatura
gaussiana : un tema che , in
ambito accademico, impatta
anche la geometria differenziale
e il concetto di curvatura
intrinseca (secondo l'originale
intuizione di Carl Friedrich
Gauss, per cui la curvatura di
una superficie può essere misurata
dall'interno, senza alcun riferimento
allo spazio circostante).
Questa impostazione visiva
rappresenta un aiuto prezioso
per un libro che aspira a farsi
leggere da profili eterogenei,
sebbene permanga il rischio di
oscillare tra stile divulgativo e
stile specialistico.
Suddiviso in otto capitoli, introdotti
da una prefazione e seguiti
da una postfazione, il testo
propone un percorso graduale:
si parte dalla comprensione
della curvatura terrestre per
giungere, in ultimo, a “mappare
l'invisibile”, ovvero le profondità
del pianeta e persino lo
spazio.
L'autrice inizia scardinando, nel
primo capitolo, alcuni triti luoghi
comuni del passato, come la
credenza che Cristoforo Colombo
avesse “dimostrato” la rotondità
della Terra, in contrapposizione
a un presunto terrapiattismo
antico e poi medievale.
Mette in luce come il lavoro
di Eratostene e le ricerche di
Gauss (col suo famoso theorema
egregium ) hanno consolidato le
fondamenta per comprendere
la forma (non perfettamente
sferica) del globo. Questo capitolo
conquista il lettore grazie
a numerose digressioni storiche
e alla capacità di rendere
intuitivi concetti geometrici
tutt'altro che banali. Si pensi
alla sfida di rendere comprensibili
nozioni come la trigonometria
sferica o la flessione di
una fetta di pizza per evocare
l'idea di curvatura, espediente
che valorizza la parte divulgativa
dell'opera. Naturalmente,
chi possiede un background più
avanzato potrebbe trovare alcune
semplificazioni un po' riduttive,
ma l'obiettivo primario
di Rowińska — rendere il testo
fruibile a un'ampia platea — è
innegabilmente centrato. La
conferma arriva nei due capitoli
successivi, dove l'autrice si concentra
sulle proiezioni e sulle
misurazioni.
Da Mercatore a Gall-Peters, infatti,
Rowińska analizza i pregi
ei limiti delle proiezioni più
diffuse. Non mancano esempi
moderni, come l'adozione di
Mercatore in Google Maps, con
aggiunte interessanti sul piano
sociopolitico, a sottolineare
quanto la cartografia, come altre
discipline, non sia mai neutrale.
Occorre osservare che avrebbe
giovato forse un capitolo più
approfondito sulle alternative
moderne alle proiezioni classiche
(come Peters o altre soluzioni
all'avanguardia in ambito
geopolitico), poiché alcuni punti
appaiono appena accennati
senza un approfondimento sulle
implicazioni scientifiche, politiche
e persino etiche insite nelle
diverse scelte cartografiche.
Di taglio più specialistico è la
sezione in cui l'autrice introduce
il concetto di misura della
lunghezza di coste e confini e
il ruolo dei frattali. Qui, l'apparente
semplicità della domanda
“quanto è lunga una linea?”
apre un sorprendente orizzonte
di storie e deduzioni matematiche.
Dalle “case delle bambole”,
con cui si spiega come la riduzione
di scala obblighi a semplificare
i dettagli, fino agli studi
di Richardson (pacifista e pioniere
nello studio dei conflitti)
e a quelli di Benoît Mandelbrot,
che con la “frattalità” ha rivoluzionato
il concetto classico
di dimensione geometrica. Il
libro evidenzia le resistenze incontrate
da Mandelbrot: la nozione
di “dimensione frattale”
è apparsa inizialmente troppo
distante dalla geometria standard,
ma la geografia — e in
particolare il cosiddetto “paradosso
costiero” — ha fornito l'e-
sempio perfetto per introdurre
in modo rivoluzionario questa
idea di complessità dimensionale.
Rowińska mostra con chiarezza
come la matematica della
complessità possa dimostrare
l'impossibilità di stabilire con
certezza la “vera” lunghezza
di confini estremamente frastagliati,
soffermandosi anche sul
ruolo cruciale della dimensione
di Hausdorff (un concetto che si
addentra in nozioni raffinate di
misura e analisi geometrica) .
Al contempo, richiama l'attenzione
sull'importanza della scala
non solo in cartografia, ma
anche nella nostra percezione
quotidiana dello spazio e dei
dati.
Procedendo nel suo cammino,
Rowińska si concentra poi sulle
mappe della metropolitana — in
particolare la “Tube map” di
Londra — come esempio paradigmatico
di cartografia “schematica”,
in cui la semplicità nel
mostrare collegamenti e stazioni
prevale sulla fedeltà geografica.
Un'occasione utile per riflettere
su come la distorsione
delle distanze reali, in cambio
di una maggiore leggibilità,
influenzi la nostra percezione
dell'ambiente circostante.
Un capitolo si focalizza sui grafi.
“Nodi” e “archi” di una rete
(ponti, strade, collegamenti)
hanno dato linfa a importanti
sviluppi nella teoria matematica:
dalla storica soluzione dei
“Sette Ponti di Königsberg” di
Eulero, al classico “commesso
viaggiatore”. In tal modo,
il libro sottolinea con efficacia
la potenza della matematica
combinatoria nell'interpretare
lo spazio. Uno degli aspetti più
interessanti del libro è proprio
la dimostrazione, per chi ancora
ne dubitasse, di come la matematica
possa essere un formidabile
strumento per risolvere
problemi complessi e di grande
utilità pratica.
Del resto, “disegnare” una mappa
non è solamente un esercizio
tecnico, ma anche un atto che
incide a livello culturale, sociale
e persino politico. La cartografia,
infatti, non è neutra e
contribuisce a plasmare la società.
È a questo punto che l'autrice
si confronta con il tema
dei confini amministrativi ed
elettorali, offrendo uno spunto
significativo: non si tratta soltanto
di geografia politica, ma
di un campo in cui convergono
metodi cartografici e strumenti
di statistica. Dal “gerrymandering”
alle metriche di segregazione
razziale, Rowińska illustra
come la manipolazione di una
mappa possa produrre ripercussioni
sociali e politiche di vasta
portata. Con grande chiarezza,
spiega come le mappe influenzano
non solo la scienza, ma
anche la percezione culturale e
politica, ribadendo il concetto
chiave che guida il suo lavoro le
mappe non descrivono soltanto
il mondo, ma lo forgiano.
Vi sono poi altri ruoli interessanti
delle “mappe”: gli strumenti
di prevenzione e di indagine. È
probabilmente uno dei capitoli
più avvincenti, in cui l'autrice
adotta un approccio interdisciplinare
che spazia tra sociologia,
epidemiologia e criminologia,
rivelando come mappe e
matematica abbiano offerto e
continuino a farlo soluzioni concrete
su questioni vitali: dalla
lotta contro il colera in epoca
vittoriana (il celebre caso di
John Snow a Londra), alla profilazione
dei criminali seriali,
fino alle rappresentazioni statistiche
dei tassi di criminalità.
Esempi che dimostrano quanto
i dati geografici, combinati con
metodologie adeguate, gestiti
e analizzati su piattaforme GIS,
possano letteralmente fare la
differenza tra vita e morte.
Il “viaggio” si completa con
un'analisi delle profondità oceaniche
e terrestri, menzionando
protagonisti eccellenti della
ricerca — talvolta donne di
scienza trascurate — e illustrando
come la rappresentazione di
ciò che non vediamo, dall'interno
del pianeta fino alla mappa
geofisica, sia ricca di intuizioni
avanzate di tipo matematico e
geofisico (dall'analisi delle onde
sismiche alle tecniche di tomografia
del sottosuolo).
Infine, la postfazione ribadisce
la rilevanza delle mappe, in rapida
evoluzione, esortando il
lettore a mantenere un approccio
critico e consapevole nelle
nuove tecnologie.
Mappematica è dunque un libro
originale, che si distingue per la
capacità di avvincere il lettore
su un tema di nicchia. L'autrice
mostra un approccio creativo e
un'abilità notevole nel rendere
fruibili concetti astratti, rendendolo
perfetto per chi desideri
esplorare la matematica e
la cartografia con un tono fresco
e stimolante. L'ampio respiro
e il taglio storico abbracciano,
nel corso della narrazione,
l'antica Grecia, la tecnologia
GNNS ei Sistemi Informativi Geografici
(GIS).
Ne risulta che la “mappematica”
non è certamente un retaggio
del passato ma uno strumento
centrale e strategico del
nostro presente: un “invito ad
esplorare il mondo con occhi
nuovi, riconoscendo il ruolo
chiave della matematica nella
vita quotidiana.
di Michele Fasolo
36 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 37
AGORÀ
Digital MAB - L'iniziativa di formazione
transdisciplinare rivolta
a musei, archivi e biblioteche
– Digital MAB è una iniziativa
di formazione transdisciplinare
rivolta a musei, archivi e
biblioteche e a tutti gli istituti,
pubblici o privati, che integrano
collezioni digitali museali,
archivistiche e/o bibliografiche.
È parte del programma formativo
«Dicolab. Cultura al digitale»
(PNRR Cultura 4.0), si inserisce
per accompagnare e sostenere i
processi di convergenza digitale
tra Musei, Archivi e Biblioteche.
È elaborata in costante dialogo
con AIB - Associazione italiana
biblioteche, ANAI - Associazione
nazionale archivistica italiana,
ICOM International Council of
Museums Italia. Il programma
Digital MAB L’azione formativa
di Digital MAB intende:
Favorire l’innovazione dei processi
organizzativi.
Creare nuovi modelli di valore
per la cura del patrimonio culturale.
Generare una reale convergenza
digitale tra i tre diversi
domini disciplinari e una reale
integrazione di risorse e servizi.
Il programma Digital MAB
L’azione formativa di Digital
MAB si compone di:
• Digital MAB per le partecipazioni
a bando pubblico per
il finanziamento di ricerche e
azioni.
• Digital MAB per i professionisti
con offerta formativa per i
professionisti di musei, archivi
e biblioteche;
• Programma di visite di studio
nei Paesi Bassi.
Per avere maggiori informazioni
sul bando:
https://dicolab.it/wp-content/
uploads/2024/12/Presentazione-progetto-Digital-MAB.pdf
Il georadar di Codevintec svela
il segreto sotto il Castello Sforzesco
di Milano - L’indagine
condotta da Codevintec evidenzia
un possibile camminamento
tra il Castello e la Basilica di
Santa Maria delle Grazie.
Presente in alcuni disegni di Leonardo
da Vinci, secondo la leggenda
il passaggio sarebbe stato
realizzato da Ludovico il Moro
per visitare l’amata moglie Beatrice
d’Este, morta di parto giovanissima
e sepolta proprio nella
basilica. Ma esisteva davvero?
Per risolvere questo cold-case
storico Codevintec ha fornito
professionisti e strumenti per
l’indagine avviata da una convenzione
tra Politecnico di Milano
e Castello Sforzesco.
L’ing. Maurizio Porcu - specialista
di geofisica terrestre - ha
utilizzato un georadar GSSI a
media frequenza per “vedere”
sotto la pavimentazione dei
corridoi interni, un Georadar
GSSI ad altissima frequenza per
esplorare le pareti e un georadar
Kontur ad array 3D per le
superfici intorno al Castello, nel
fossato e nel parco circostante.
Sono gli stessi strumenti che
vengono impiegati nelle ricerche
archeologiche, per sondare
il terreno prima della costruzione
di strade e cavalcavia e persino
nelle indagini delle forze
dell’ordine, alla ricerca di covi
nascosti o corpi interrati.
“Inviando onde elettromagnetiche
il georadar rileva le differenze
di materiale, quindi
anche le cavità, i possibili ambienti
e passaggi sotterranei”
spiega l’ing. Porcu “L’analisi
delle scansioni rileva evidenze
importanti di camminamenti interrati,
tra i quali potrebbe es-
38 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 39
serci anche il collegamento con
Santa Maria delle Grazie”.
L’impiego dei georadar apre la
strada a nuovi sviluppi, come la
realizzazione di un digital twin
del Castello - modello digitale
che mostra anche le condizioni
del passato - e la realizzazione
di percorsi di realtà aumentata
con finalità turistiche e culturali.
L’indagine è stata memorizzata
nel breve documentario “Il segreto
sotto il Castello Sforzesco”,
prodotto da Codevintec in
collaborazione con Politecnico
di Milano, Castello Sforzesco e
Comune di Milano, per consentire
ad un pubblico sempre più
vasto di familiarizzare con i progressi
della tecnologia digitale
applicati ad ogni ambito.
Università e Italferr per indagini
di remote e proximal
sensing nelle catacombe di
San Callisto a Roma - Strutture
specialistiche Italferr sono
state coinvolte nel progetto
“Metodologie integrate per la
conoscenza e la valorizzazione
del paesaggio religioso della
Via Appia nel suburbio di Roma
(IV-VII sec.) che ha ricevuto un
finanziamento PRIN assegnato
alle Università di Roma Tor Vergata
e della Tuscia di Viterbo.
La restituzione dell' "Esquilino
cristiano fuori le Mura" rappresenta
l'occasione per indagare
sistematicamente il comprensorio
delle catacombe di San
Callisto. La ricerca è finalizzata
a ricostruire, attraverso l'integrazione
di metodologie innovative
e perfezionate in fieri, la
complessa topografia e l'occupazione
dell'area compresa tra
il primo e il terzo miglio della
via Appia, tra questa e la via Ardeatina.
L'obiettivo è ricostruire
il paesaggio e come questo
si è articolato nel passaggio tra
l'Antichità ed il Medioevo, con
particolare attenzione al sistema
viario ed alla nascita delle
strutture religiose, in questo
comparto del suburbium romano.
Il progetto coinvolge, oltre alle
sopracitate Università, anche le
strutture specialistiche Archeologia
e Cartografia di Italferr
(Gruppo Ferrovie dello Stato),
supportate nell’occasione della
società ATS Archeo Tech &
Survey s.r.l.. Nell’ambito del
progetto sono state effettuate
indagini di remote e proximal
sensing su un’area complessiva
di circa 20 Ettari. Nello specifico
sono state eseguite riprese
Lidar, termiche e multispettrali
ad altissima risoluzione e indagini
geofisiche estensive con
metodo magnetometrico e georadar.
A questo riguardo sono
state eseguite ulteriori sperimentazioni
con strumentazione
radar di ultima generazione
messa a disposizione dalla società
IDS GeoRadar S.r.l. – Part
of Hexagon.
Tutte le informazioni acquisite
sono confluite all’interno di un
GIS di progetto che raccoglie
anche lo storico dei dati editi e
inediti che riguardano l’area del
comprensorio callistano, quali
materiali aerofotogrammetrici,
dati di scavo e informazioni
d’archivio. L’analisi combinata
dei dati, oltre a restituire importanti
informazioni che vanno
ad arricchire notevolmente
la conoscenza archeologica
dell’area, ha consentito da
un lato una pianificazione più
consapevole dei saggi di scavo,
aspetto questo di fondamentale
importanza anche nella pratica
dell’archeologia preventiva, e
dall’altro di validare le risposte
delle diverse sensoristiche
grazie
al confronto con
le strutture sepolte
già rilevate con
precedenti indagini.
A questo proposito,
i sondaggi
diagnostici sono
progettati come
strumento di ulteriore
affinamento
dei metodi indiretti.
Nell'immagine:
Parco dell'Appia.
Particolare dell'
elaborazione delle
riprese con sensore
termico e magnetometro.
AGORÀ
Fig. 1 - Localizzazione e immagine satellitare del Santuario di Pachacamac, Perù
Fig. 2 - Collasso del settore settentrionale del Tempio del Sol (Santuario di Pachacamac)
in seguito al terremoto di Ancash M 7.9.
Progetto HUACAS: la salvaguardia
del patrimonio archeologico
peruviano tra Remote
Sensing, modellazione climatica
e intelligenza artificiale
– Il progetto HUACAS rappresenta
un modello di eccellenza
nel campo della cooperazione
internazionale e della ricerca
scientifica, coniugando innovazione
tecnologica e tutela del
patrimonio culturale mondiale.
L'approccio multidisciplinare
dei ricercatori impiega tecniche
avanzate di remote sensing,
modellazione climatica e intelligenza
artificiale per la realizzazione
di mappe previsionali
dei disastri naturali e delle attività
antropiche sul patrimonio
archeologico.
Un team di ricercatori dell’INGV
sta attualmente collaborando
con i principali musei e siti
archeologici del Perù, afferenti
al Ministerio de Cultura del
Perú per valutare l’effetto dei
disastri naturali (come terremoti
e inondazioni legate a El
Niño) e delle attività antropiche
(occupazione dei siti, scavi
illegali, asportazione di materiali)
sul patrimonio archeologico
peruviano, utilizzando approcci
all’avanguardia.
La direttrice della Missione e
ricercatrice INGV Maria Ilaria
Pannaccione Apa afferma che
“il progetto prevede la valutazione
degli effetti di eventi
naturali e azioni antropiche
sul patrimonio archeologico e
storico del Perù, in particolare
sulle strutture architettoniche
presenti lungo la fascia costiera
andina. Questi siti archeologici
di importanza mondiale,
riconosciuti dall’UNESCO e dal
World Monuments Watch, sono
costruiti con materiali estremamente
vulnerabili come gli
adobes, mattoni di argilla, sabbia
e paglia.Tali materiali sono
sensibili a piogge, inondazioni,
forti venti, escursioni termiche
e terremoti. HUACAS integra
monitoraggio, valutazione della
vulnerabilità e studio degli effetti
di futuri episodi distruttivi
attraverso un approccio multidisciplinare
che include tecniche
avanzate di telerilevamento,
modellazione climatica e
intelligenza artificiale”.
Il progetto HUACAS, supportato
dall’INGV e dal Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale, coinvolge
ricercatori italiani, archeologi
peruviani e dell’Università di
Venezia. Guido Ventura, ricercatore
dell’INGV e responsabile
scientifico del progetto, spiega:
“Utilizziamo dati di telerilevamento
remoto per creare
modelli digitali dei siti archeologici.
Questi modelli permettono
di estrarre parametri morfometrici
che, uniti a dati climatici,
ci consentono di produrre
mappe di vulnerabilità. Grazie
all’intelligenza artificiale, possiamo
sviluppare mappe previsionali
dei potenziali danni nei
prossimi decenni, fornendo indicazioni
fondamentali per proteggere
i siti. L’approccio è applicabile
a qualsiasi sito archeologico
e anche alla valutazione
dei danni a costruzioni moderne
compromesse da eventi naturali
come terremoti, frane o azioni
belliche”.
40 ArcheomaticA N°4 2024
40 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per Beni Culturali 41
Tecnologie per i Beni Culturali 41
La ricerca coinvolge l’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
(INGV), l’Università Ca’
Foscari Venezia, il Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale, il Ministerio
de Cultura del Perù e il
Museo Pachacamac.
Leggi l’articolo completo su:
The Application of Remote Sensing
in the Conservation of the
Archaeological Site of Pachacamac
(Second–Sixteenth Century,
Peru).
Fig. 3 - Effetti dell’erosione eolica e di insetti su un muro in adobe (mattoni in argilla,
silt e paglia).
by Denise Pozzi-Escot , Maria
Ilaria Panaccione Apa, Guido
Ventura, Luigi Magnini, Arturo
Peralta, Hernán Chipana, Janet
Oshiro & Rommel Angeles
https://www.mdpi.com/2072-
4292/17/1/67
Fonte: INGV – Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia
Fig. 4 - Valutazione quantitativa del grado di preservazione delle strutture archeologiche
del sito di Pachacamac ottenuta da una analisi morfometrica multiparametrica del
modello digitale del terreno tramite tecniche di AI
EVENTI
APRIL 7 – 9 2025
4th International TMM_CH
Conference
“Transdisciplinary Multispectral
Modelling and Cooperation for the
Preservation of Cultural Heritage,
Addressing World Challenges”
Athens (Greece)
https://www.tmm-ch.com/
JUNE 17 – 20 JUNE 2025
Convegno Scienza e Beni Culturali
Bressanone (Italy)
https://scienzaebeniculturali.it/
JUNE 17 – 20 2025
XR SALENTO – International
Conference on eXtended Reality
OTRANTO (ITALY)
https://www.xrsalento.it/
MAY 14 – 16 2025
SALONE DEL RESTAURO
INTERNAZIONALE
Economia, Conservazione, Tecnologie
e Valorizzazione dei Beni Culturali e
Ambientali
www.salonedelrestauro.com/
SEPTEMBER 8 - 13 2025
Digital Heritage – International
Congress 2025 – Unisi
SIENA (ITALY)
https://digitalheritage2025.unisi.it/
OCTOBER 8 – 9 2025
LuBeC 2025
Real Collegio (Lucca)
https://www.lubec.it/
OCTOBER 30 – NOVEMBER 2 2025
BMTA – Borsa Mediterranea del
Turismo Archeologico
Paestum (Salerno, Italy)
https://www.
borsaturismoarcheologico.it/
NOVEMBER 3 – 5 2025
Conference on Cultural Heritage and
New Technologies
VIENNA (Austria)
https://chnt.at/
42 ArcheomaticA N°4 2024
Tecnologie per i Beni Culturali 43
Un nuovo modo
di vedere l’arte
Giovanni Battista Moroni, Il cavaliere in rosa, 1560, Olio su tela, Palazzo Moroni – Bergamo
© Haltadefinizione Image Bank | Su concessione di FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano
SISTEMI INNOVATIVI DI ARCHIVIAZIONE A PROTEZIONE PASSIVA TOTALE
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