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In punta di sellino n. 7 - marzo 2025

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FLAVIO GIUPPONI

“Ho vinto un Giro. Quasi...”

N. 7 - Marzo 2025

www.inpuntadisellino.it

LE VIE DEL BIKE

IN ITALIA

RICK VAN LOOY: l’imperatore di Herentals

NUOVO CODICE DELLA STRADA: una riforma che fa discutere

CICLOTURISMO: nelle Fiandre dei campioni


2

in punta di sellino

GLI ANNI ‘80

“Ho vinto un Giro d’Italia. Quasi”

Fra i dilettanti è stato fra i migliori della sua generazione. Maglia bianca all’esordio

nei professionisti, il podio nell’89 ad un passo dalla consacrazione.

Se Torriani non avesse annullato la tappa del Gavia…

Quando passò professionista?

A 21 anni con la Del Tongo diretta da

Pietro Algeri. Il capitano era Giuseppe

Saronni. Ero arrivato in squadra per fare

il gregario, ma di lusso. Partecipai al Giro

d’Italia e conquistai la maglia bianca

di miglior giovane, ma dovetti anche

aiutare il mio capitano, così terminai in

calando e persi il primato. Saronni rimase

in maglia rosa per undici tappe

con l’intermezzo delle due di Giovan

Battista Baronchelli, prima di cederla

definitivamente a Roberto Visentini.

Sul podio con Laurent Fignon

Che ambiente trovò quando passò

professionista?

Da dilettante ero coccolato dai miei direttori

sportivi, in particolare da Domenico

Garbelli e Olivano Locatelli. Il

mondo del professionismo era tutt’altra

cosa, ma ho trovato comunque il modo

di inserirmi perché ho avuto la fortuna

di incontrare dei tecnici preparati nelle

squadre per le quali ho corso.

Insieme a Domenico Garbelli.

“Non è importante quante volte cadi, ma

quante volte cadi e ti rialzi”. Flavio Giupponi,

bergmasco, classe 1964, sintetizza

così la sua carriera, non solo sportiva.

Per colpa del dissesto finanziario della

squadra di cui era manager e corridore,

ha conosciuto l’abisso, ma poi ha saputo

risalire la china. Con tenacia, eleganza,

dignità. “Mola mia”, dicono dalle sue

parti.

Il 1989 è stato il suo anno magico. Era al

top della forma e lo avrebbe vinto quel

Giro, battendo il campione del mondo

del momento, Laurent Fignon. Invece

il sogno svanì per colpa di una tappa

cancellata, quella del Gavia, dove

avrebbe potuto fare la differenza. Lui,

Fabio Giupponi, ora è un uomo felice,

che guarda al passato senza particolari

rimpianti.

Chi è stato Flavio Giupponi come

corridore?

Da dilettante ero tra i più forti della mia

generazione, soprattutto nelle gare a

tappe. Ho vinto il Giro della Valle d’Aosta,

la Settimana Lombarda e il Giro

delle Regioni. Solo un infortunio mi ha

impedito di vincere anche il Giro d’Italia.

Quando sono passato professionista

c’era una certa aspettativa nei miei confronti.

In maglia bianca al Giro 1985.

Torniamo un attimo indietro.

Quando ha iniziato ad andare in

bici?

Presto, a sei anni. È stato un inizio casuale.

Mi divertivo tantissimo, pedalavo

con gli amici, ma avevo una bici scassata,

così mio padre mi portò da un ciclista,

Giacomo Maffioletti, per acquistarne

una nuova. Lui aveva una squadra,

era lo sporting Club di Almé. Mi arruolò

subito. Dopo qualche anno arrivarono

i risultati.

Terre gimondiane…

In effetti Felice Gimondi è stato il punto

di riferimento di noi ragazzini quando

correvamo.

Che cosa accadde nel Giro che

“rischiò” di vincere?

Vinsi la quattordicesima tappa di Corvara.

Partimmo dal lago di Misurina,

il tempo era tremendo. C’erano pioggia

e neve. Precedetti il gruppetto dei migliori

scattando a circa tre chilometri dal

traguardo. Promossi l’azione mentre Fignon

stava cambiando e lo sorpresi. Poi

lui arrivò secondo. Mi trovavo in uno stato

di grazia, ma l’annullamento di una

tappa successiva a me favorevole, quella

del Gavia, mi fece perdere quel Giro. La

delusione fu enorme.

Quali sono stati i traguardi migliori

raggiunti nella sua carriera?

Il secondo posto al Giro del 1989, malgrado

la delusione, è stato un grande risultato.

La vittoria sul traguardo di Corvara

è stata comunque una giornata

indimenticabile. Al Giro mi sono comportato

sempre bene: quinto alla prima

partecipazione, nel 1987, quarto nel

1988. Poi ho vinto il Giro dell’Appennino

nel 1990.

Quando smise di correre?

Nel 1993 ero ancora corridore e intrapresi

anche la carriera di manager con

la Brescialat insieme a Fabio Bordonali

e a Bruno Leali, ma l’avventura durò

poco e nel 1994 lasciai il ciclismo.

Avevo trent’anni. Perdemmo investitori

Alberto Volpi, Olivano Locatelli e Flavio Giupponi.

e sponsor, persi tutti i miei guadagni da

corridore e impiegai dieci anni per saldare

i debiti. La squadra era composta

da 25 persone, fra corridori, meccanici

e personale vario. Trovammo il modo di

far proseguire loro l’attività, ma la squadra

dovette sciogliersi. È stata un’esperienza

molto difficile, ma ho affrontato

la situazione con serietà e alla fine sono

uscito dal tunnel.

Che cosa fa oggi Flavio Giupponi?

Sono un agente di commercio e la mia

professione mi dà molte soddisfazioni,

non solo economiche. Sono in contatto

con l’ambiente medico e questo mi

sprona a documentarmi e a informarmi.

E la bici?

Tra famiglia e lavoro posso dedicarci poco

tempo, ma quando riesco a risalire

sulla bicicletta è sempre un piacere.

Angelo De Lorenzi

Il libro scritto

con Paolo Marabini

La storia di Flavio Giupponi è raccontata

a quattro mani nel libro scritto assieme a

Paolo Marabini, giornalista della Gazzetta

dello Sport, per i tipi della Bolis Edizioni.

Il titolo riassume la parabola agonistica

dell’ex corridore: Ho vinto un giro (quasi).


EDITORIALE | di Angelo De Lorenzi

“Non sono le gambe, ma la voglia”

in punta di sellino 3

La storia di copertina è dedicata

a Flavio Giupponi, corridore di

talento che a causa di una sfortunata

serie di coincidenze, non è riuscito

a raccogliere quanto sembrava

dovesse promettere

fra i dilettanti.

La

mancata

occasione

fu il Giro

d’Italia 1989, sconfitto non tanto dal

grande Laurent Fignon, quanto dalla

tappa del Gavia annullata da Vincenzo

Torriani. Nell’articolo raccontiamo

come è andata. Colpisce della vicenda

di Giupponi il proseguo della carriera

sino al suo abbandono. È una storia di

vittorie, di sconfitte e di risalite.

In questo numero di In punta di sellino

abbiamo dato spazio al cicloturismo,

fenomeno in espansione. Mauro

Fumagalli ha pedalato per più di

9.000 chilometri per le Vie del Bike,

un bel progetto del Ministero del Turismo:

20 regioni ciclabili tracciate e

mappate, 57 schede con tracce scaricabili,

foto e video. L’obiettivo? Offrire

una guida a chi vuole scoprire

l’Italia su due ruote.

Gli articoli dedicati alle

Fiandre ci accompagnano

in una terra

dove la bici e il ciclismo

sono di casa. La

stagione agonistica

sta entrando nel vivo:

ce la farà Tadej Pogačar

a confermare la scorsa stagione

super con aggiunta di altri traguardi

a partire dall’ambitissima Milano

- Sanremo? Lo sloveno punta a

fare il Cannibale, un Eddy Merckx 3.0,

ma ci attende anche tanto da altri protagonisti

del mondo del ciclismo professionistico

a partire da Remco Evenopoel.

Gli italiani? Non abbiamo i

Saronni e i Moser di un tempo, il movimento

sembra arrancare, ma i talenti

comunque non mancano. Un nome

su tutti? Giulio Pellizzari, approdato

alla corte di Primož Roglič nella Red

Bull-Bora-Hansgrohe. Non correrà il

Giro d’Italia, ma avrà comunque modo

di mettersi in mostra durante l’intera

stagione.

A fine 2024 ci ha lasciato Rik Van Looy,

uno dei corridori più vincenti della

storia del ciclismo. Ecco il racconto di

quando venne tradito da uno dei suoi

gregari ai Mondiali di Ronse nel 1963,

quando erano già pronti i festeggiamenti

per l’Imperatore di Herentals.

Un ricordo anche per Giampaolo Ormezzano

che, sino all’ultimo, ha scritto

di ciclismo. È stato un grande giornalista,

di quelli alla vecchia maniera, da

marciapiede, sul marciapiede, dietro i

corridori, vicino ai corridori.

Nell’anno del Giubileo dedichiamo

ben due pagine a Gino Bartali, campione

di ciclismo e testimone di pace e

di speranza: “In montagna uno pedala,

pedala e a un certo punto gli manca il

fiato. Le gambe fanno un male da morire

e dici, io smetto. Mi ritiro. Quello lì è il

momento della voglia”.

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in punta di sellino

AGONISMO

2025, è sfida aperta fra tenori

Tadej Pogačar ha ancora fame di vittorie e vorrebbe togliersi lo sfizio di vincere

la Sanremo. Jonas Vingegaard sarà il suo grande avversario al Tour,

mentre Alberto Bettiol vuole andare al Giro d’Italia…

La nuova stagione ciclistica si annuncia

fra le più interessanti per gli appassionati

di ciclismo. A meno di sorprese e nuove

rivelazioni, un gruppo selezionato

di campioni dovrebbero disputarsi le

corse più importanti del calendario, fra

classiche e grandi Giri. Sarà una stagione

cruciale per Tadej Pogačar, il grande

protagonista del 2024, chiamato non

solo a confermarsi ad altissimi livelli, ma

spronato addirittura a raggiungere nuovi

traguardi. I test d’allenamento, già nei

primi giorni dell’anno, fanno intendere

che siamo definitivamente entrati nel

suo Regno. Il primo obiettivo ambizioso

è aggiudicarsi per la prima volta la Milano-Sanremo,

corsa che sfugge ad ogni

pronostico.

Un gregario in più:

l’Intelligenza Artificiale

Quest’anno lo sloveno potrebbe avere

un alleato in più: l’Intelligenza Artificiale.

Sarà lei infatti a dettare la strategia

in corsa. Lo ha svelato nelle scorse settimane

Jeroen Swart, responsabile della

performance dell’UAE Team Emirates.

Anna è l’intelligenza artificiale che

la squadra di Gianetti ha messo in campo

grazie ad Analog, uno dei suoi partner.

Analog è stato lanciato da G42 negli

Emirati Arabi Uniti, mentre Presight è il

ramo che si occupa dell’analisi dei dati

e del loro sviluppo tramite l’intelligenza

artificiale. Al momento si tratta ancora

di una fase di conoscenza, ma apre

la porta su un futuro di analisi e simulazioni

in cui le squadre cercheranno di

fare previsioni sull’andamento delle gare

e tirare le conseguenze. Allo stato attuale

la difficoltà nell’usare l’Intelligenza

Artificiale consiste nel saper porre le domande

giuste in modo da raggiungere i

risultati sperati. Con la Milano-Sanremo,

QUOTE ROSA

Un passaggio della Coppa Agostoni 2024.

La classe della Longo Borghini, la grinta della Realini

Il 2025 sarà l’anno della rivincita per Demi Vollering, determinata a correre

da protagonista con la nuova maglia della FDJ-Suez. Fra gli obiettivi, oltre

alle classiche, il Tour de France, vinto lo scorso anno dalla polacca Kasia

Nieiadoma. Fra le italiane occorre tenere d’occhio Elisa Longo Borghini. Il

trasferimento all’UAE Team ADQ le darà nuovi stimoli per continuare a essere

una delle atlete più competitive del gruppo. Le campionesse olimpiche

Vittoria Guazzini e Chiara Consonni sono chiamate a confermare i risultati

ottenuti nel 2024. Da Elisa Balsamo ci si aspetta una stagione di rilancio. In

salita le quotazioni di Gaia Realini. La giovane della Lidl Trek correrà in appoggio

alle compagne di squadra, ma avrà anche modo di mettersi in mostra

e puntare a qualche successo.

in particolare, dove è alta la componente

imprevedibilità, sarà un bel match.

Pogačar sembra orientato a puntare

quest’anno, oltre che alla Classicissima

di Primavera, alle Strade Bianche, alla

Liegi e alle altre classiche del Nord. Sarà

sicuramente al Tour de France e dovrà

decidere se partecipare al Giro oppure

alla Vuelta. Scontata, o quasi, la sua presenza

al Mondiale durissimo di Kigali,

Ruanda, su uno dei percorsi più impegnativi

della storia del ciclismo con i suoi

5475 metri di dislivello.

Stagione importante, se non decisiva,

per Remco Evenepoel. L’incidente accadutogli

nel dicembre 2024 lo ha obbligato

a cambiare leggermente i suoi

programmi. Il suo rientro nel gruppo è

previsto per il 18 aprile per la Freccia

del Brabante e con le altre tre Classiche

delle Ardenne dove vuole correre

da protagonista. La sua ambizione lo

porta a mettere nel mirino la vittoria alla

Liegi–Bastogne–Liegi.

Jonas Vingegaard punterà anche

quest’anno al Tour de France, dove rivivremo

l’appassionante duello con Pogačar.

Il danese, attualmente, è l’unico

corridore in grado di tenere testa a Tadej

in una corsa a tappe.

Primož Roglič correrà sia il Giro d’Italia,

sia il Tour de France. Gli anni iniziano

a farsi sentire, ma la classe è ancora

immensa.

Nello stesso squadrone dello sloveno, la

Red Bull, correrà anche il nostro Giulio

Pellizzari. Il giovane marchigiano non

sarà al via del Giro, ma avrà comunque

modo di mettersi in mostra in un calendario

fitto di appuntamenti, magari nelle

brevi corse a tappe.

Wout van Aert, dopo un 2024 sfortunato

a causa di una caduta, punta a fare

bene alle classiche del Nord. Il belga

dovrebbe debuttare al Giro d’Italia dove

sarà impiegato come ultimo uomo di

Olav Kooij e parteciperà anche al Tour

de France.

Tadej Pogačar. Remco Evenepoel. Alberto Bettiol.

Milan per le volate,

Ganna alla Parigi-Roubaix

E gli italiani? Dopo un 2024 ricco di successi

Jonathan Milan vuole confermarsi

anche in questa stagione. Il corridore

della Lidl-Trek ha dimostrato il suo talento

sia su pista, sia su strada. Il friulano,

in particolare, ha conquistato il

titolo di campione del mondo nell’inseguimento

individuale a Ballerup e ha

ottenuto una medaglia di bronzo con

la nazionale italiana alle Olimpiadi di

Parigi. Su strada ha vinto tre tappe del

Giro dimostrando la sua attitudine agli

sprint. Filippo Ganna tralascerà la pista

per dedicarsi completamente alla strada.

Il gigante della Ineos punterà a Sanremo,

alla Parigi-Roubaix e al Tour de

France dove potrà mettersi in evidenza

soprattutto nelle cronometro. Fra i corridori

italiani più talentuosi non vogliamo

dimenticare Alberto Bettiol, che ha dichiarato

di voler essere al via al Giro d’Italia

per sfoggiare la sua maglia tricolore.

La difenderà a giugno.


NOVITÀ

RBS partner di In punta di sellino

in punta di sellino 5

La nuova partnership con la storica radio della Brianza punta a creare un ponte

tra il mondo radiofonico e la comunità ciclistica brianzola. In vista una

programmazione dedicata che includerà non solo la copertura dei grandi eventi ciclistici

Radio e bicicletta: un binomio vincente

che trova la sua massima espressione

nella nuova partnership strategica

avviata tra RBS, la storica radio della

Brianza, e “In punta di sellino”, rivista

di riferimento per gli appassionati delle

due ruote.

La collaborazione, che ha preso il via

nel dicembre 2024, si propone di creare

un ponte comunicativo innovativo

tra il mondo radiofonico e la comunità

ciclistica brianzola, offrendo contenuti

esclusivi e una copertura mediatica

dedicata agli amanti della bicicletta.

“La radio non si ascolta solo in auto”,

- spiega Marcello Peluso, Innovation

Manager di Radio RBS - “ma è la compagna

ideale anche durante le pedalate

attraverso la splendida provincia della

Brianza, sia per chi usa quotidianamente

la bici per gli spostamenti, sia per gli

appassionati che si dedicano alle lunghe

uscite del weekend. La partnership con

In punta di sellino nasce proprio dalla

volontà di essere più vicini a uno degli

sport più amati e praticati sul nostro territorio.”

L’iniziativa prevede una programmazione

dedicata che includerà non solo

la copertura dei grandi eventi ciclistici

internazionali come il Giro d’Italia e il

Tour de France, ma anche approfondimenti

sul ciclismo locale, consigli per

gli appassionati e una selezione musicale

energica pensata specificamente

per accompagnare le pedalate degli

ascoltatori.

Un progetto innovativo

“In punta di sellino - spiega Angelo De

Lorenzi, il suo ideatore - è un progetto

innovativo che punta alla cura dei contenuti,

scritti da appassionati per appassionati.

Vogliamo raggiungere il pubblico

dove c’è, in modo trasversale e con

più canali. La radio è nella tradizione

del ciclismo, quello epico che si abbeverava

alle cronache dei grandi duelli fra

Coppi e Bartali. La collaborazione con

RBS è l’ideale perché parla a un territorio

vicino da sempre al ciclismo, che ha

visto nascere e poi crescere grandi campioni

del calibro del monzese Gianni Bugno

e, ancora in attività, del muggiorese

Giacomo Nizzolo.”

“Vogliamo essere la voce radiofonica di

riferimento per chi si muove in bicicletta”

- continua Fabio Novarino, station

manager di radio RBS - “offrendo un

mix di intrattenimento musicale e informazione

territoriale che arricchisca l’esperienza

dei nostri ascoltatori su due

ruote. We love Biking non è solo uno slogan,

ma rappresenta il nostro impegno

concreto verso la comunità ciclistica.”

La collaborazione prevede anche la realizzazione

di eventi congiunti, podcast

tematici e contenuti cross-mediali che

verranno svelati nei prossimi mesi.

“Questa partnership rappresenta un

passo importante per il futuro della radio

locale” - aggiunge Filippo Nucera,

editore di RBS - “dimostrando come l’innovazione

nei contenuti passa anche attraverso

la specializzazione e l’attenzione

alle passioni del territorio. Come si

suol dire: testa bassa e pedalare!”


6

in punta di sellino

ITINERARI

L’omaggio al ciclismo in dieci murales

Nelle Fiandre il tributo del collettivo Treepack a Remco Evenepoel, Sven Nys

ed Eddy Merckx. Le opere ispirate ai grandi campioni belgi del pedale

sono collegate a percorsi ciclabili e tutti inseriti in cycling routes più ampie

Nelle Fiandre il ciclismo è una religione.

Terra di ciclocross e di grandi classiche,

la cultura, con la street art, rende

omaggio a questa grande passione

collettiva. La provincia del Brabante

Fiammingo, territorio che abbraccia la

capitale Bruxelles, si è trasformata infatti

in un museo a cielo aperto dedicato

alla passione per i campioni delle

due ruote. Dieci murales, realizzati dal

collettivo Treepack, sparsi in tutta la

provincia, ma collegati da percorsi ciclabili

e tutti inseriti in cycling routes

più ampie, creano un percorso che unisce

arte, natura e sport, in pieno stile

fiammingo.

Le opere catturano lo spirito delle gare

e dei loro protagonisti, con figure

iconiche fiamminghe: un murales rende

omaggio a Sven Nys, icona del ciclocross,

un altro a Remco Evenepoel:

un tributo all’amore per il territorio,

con riferimenti non solo agli atleti e allo

sport, ma anche alla cultura locale: ecco

quindi che le pareti dei birrifici che

costellano la zona, tra cui Palm e Oud

Beersel, diventano la tela per raccontare

il legame tra sport e tradizioni fiamminghe.

Lo scorso anno, alla vigilia della

“Settimana Santa del ciclismo”,

che ha avuto inizio domenica 31 marzo

con la Ronde van Vlaanderen, è stata

inaugurata nelle Fiandre la prima opera

di street art dedicata all’icona del ciclismo:

Eddy Merckx. Nel dipinto sono

incorporate parti dei suoi soprannomi,

come “Cannibale”, “Beethoven della

Ronde” e “Il Tamerlano dei pedali”.

La maglia gialla ricorda i tanti trionfi al

Tour de France, mentre il numero 525

rappresenta il totale di vittorie da professionista

che il campione fiammingo

è riuscito a conquistare durante la sua

carriera. L’opera è stata realizzata sulla

facciata del Café ’t Klein Verlet a Kiezegem,

nel cuore del Brabante Fiammingo,

dove Merckx è nato e che oggi

è tappa sia della Eddy Merckx Cycling

Route che della Sven Nys Cycling Route,

dedicata ad un altro grande campione

di questo stesso territorio.

Percorsi gravel

Non manca un richiamo al gravel, una

disciplina sempre più amata nelle Fiandre,

che trova nel Brabante Fiammingo

il suo paradiso. Sentieri di ghiaia, ciottoli

e strade di campagna attraverso i paesaggi

più affascinanti fanno da sfondo

a questa passione. Non a caso, il 5 e 6

ottobre 2024 vi si sono svolti i Mondiali

di Gravel, con partenza da Halle e arrivo

a Lovanio. I ciclisti hanno attraversato

le splendide foreste del Brabante

Fiammingo, da ovest a est, in una sfida

che ha esaltato le bellezze naturali della

regione.

L’E-BIKE URBANA

PROPOSTA DA GUERCIOTTI

Guerciotti, marchio milanesissimo,

propone la nuova urban bike che

si ispira nel design al carattere distintivo

della metropolitana milanese,

nata nel 1964, proprio l’anno

di fondazione dell’azienda. Il telaio

è in alluminio e la forcella in carbonio

dal design unico.

Caratteristiche tecniche: motore

posteriore Mahle X35+ con velocità

massima assistita a 25 km/h, batteria

da 248Wh, 36V Panasonic, cambio

a pignone Pinion sequenziale a

6V, freni a disco idraulico e trasmissione

a cinghia, possibilità di accessori

aggiuntivi quali portapacchi e

seggiolino.

Le migliori bici saranno premiate al Bike Festival Award 2025

FSA Bike Riva del Garda ha aperto le candidature per la seconda edizione del Bike Festival

Award, il riconoscimento che premia le migliori biciclette nelle categorie MTB

(Full Suspension), E-MTB, Gravel e E-Gravel. Una giuria di esperti valuterà i prodotti

candidati nelle quattro categorie dai brand espositori e selezionerà dodici modelli finalisti,

ovvero tre “nomination” per ogni categoria, e tra queste verranno individuati i

vincitori del Bike Festival Award 2025. Inoltre verrà assegnato un premio speciale per

la bicicletta che mostrerà il maggior livello di innovazione.

Tutti i vincitori saranno annunciati il 1° maggio e presentati sul palco principale della

manifestazione.

La premiazione avvenuta lo scorso anno.


SFIDE

Fiandre, il cuore e la tenacia del ciclismo

Il giorno prima della gara dei professionisti si svolge il we ride Flanders,

sullo stesso percorso iconico: strappi, muri, tratti in pavé.

Ci sono tutti gli ingredienti per emulare gli eroi del pedale

in punta di sellino 7

Se non avete visto almeno una volta

in televisione gare come il Giro delle

Fiandre oppure la Gent-Wevelgem

non siete dei veri appassionati di ciclismo.

Le Fiandre sono senza se e senza

ma la culla del cimento ciclistico. Ad

ogni primavera si rinnova il richiamo

per queste gare che si svolgono su strade

tortuose, con salite a pendenza talvolta

brutale. Qui il ciclismo raggiunge

il livello del mito, gloria e fatica e passione.

Per i belgi il Giro delle Fiandre

è una religione, è festa, è anniversario

è come dire Pasqua e Natale assieme.

Nelle Fiandre, l’epiteto di Flandrien è

concesso alle leggende del ciclismo che

hanno dato prova di massima grinta e

resistenza, come Eddy Merckx, Johan

Museeuw e Tom Boonen.

Rivolto ai cicloamatori ben allenati è il

Tour of Flanders Sportive (We Ride

Flanders). L’edizione 2025 si svolgerà

sabato 5 aprile 2025, il giorno che precede

la gara dei professionisti, con partenza

a Oudenaarde. La manifestazione

propone 4 percorsi (242, 179, 144,

80 km) a seconda del livello di allenamento.

Si corre tutto l’anno

Con The Flandrien Challenge è possibile

fare la stessa esperienza in ogni

momento dell’anno. Non c’è una scadenza,

non c’è fretta di completare la

sfida. È sempre il momento giusto per

allenarsi e per sognare quelle strade.

Che sia durante la stagione delle classiche

primaverili oppure in qualunque

altro momento dell’anno la conquista

del pavé delle Fiandre è un must nella

lista di ogni ciclista. Il nome, The Flandrien

Challenge - The Unbelievable

Ride, è già una promessa: un percorso

composto da 59 improbi segmenti, da

completare in 72 ore per vedere il proprio

nome accanto a quello delle leggende

del ciclismo nel Centrum Ronde

van Vlaanderen di Oudenaarde.

A rendere unica The Flandrien Challenge

è la capacità di fondere il mondo

digitale con quello fisico. I 59 segmenti

di Strava si potranno visualizzare non

solo sul GPS, ma anche sulla strada

stessa, dove l’inizio e la fine di ogni segmento

sono delimitati da linee e lettere

bianche.

Per prendere parte a The Flandrien

Challenge, il ciclista dovrà effettuare il

login con Strava e percorrere fisicamente

nelle Fiandre tutti i segmenti in meno

di 72 ore. La partecipazione è gratuita

e i segmenti possono essere percorsi

nella sequenza preferita. Per agevolare

la sfida, tuttavia, vengono suggeriti tre

itinerari che si snodano lungo alcuni

dei luoghi leggendari della regione, come

l’Oude Kwaremont, il Koppenberg

e il Paterberg, tra gli altri.

Ogni ciclista che riuscirà a completare il

percorso nei tempi prestabiliti entrerà

a far parte della leggenda: il suo nome

verrà letteralmente inciso su una pietra,

che ricorda il mitico pavé ed entrerà

inoltre a far parte della Wall of

Fame nel Centrum Ronde Van Vlaanderen,

il museo di Oudenaarde dedicato

alla storia del ciclismo belga, accanto

ai grandi nomi che hanno fatto

la storia del ciclismo.

I tre percorsi suggeriti, integrati nella

piattaforma www.cyclinginflanders.cc,

permettono di godere al meglio di alcuni

dei panorami più impressionanti

della regione.

LA CORSA DEI MURI

Gli elementi che caratterizzano il

Giro delle Fiandre sono i “muri”,

tratti di salita brevi ma molto ripidi,

spesso pavimentati in pavé.

Negli ultimi anni il percorso del

Fiandre si svolge sulla distanza di

250–260 km e attraversa, anche

più di una volta durante la stessa

gara, circa 15-18 muri. Quello

più famoso e difficile è considerato

il Muro di Grammont, o “Muur

van Geraardsbergen” in fiammingo.

Presente nel percorso dal 1969

al 2011, costituiva in genere la penultima

difficoltà della corsa, posta

a circa 15 km dall’arrivo, e molto

spesso uno dei punti decisivi per le

sorti della gara. Lo spostamento del

traguardo, deciso a partire dall’edizione

2012, da Meerbeke, ove si

arrivava dal 1973, a Oudenaarde

ha comportato però l’esclusione

del Muro di Grammont dal percorso.

Nell’edizione del 2017 il Muro

di Grammont è stato reintrodotto

nel percorso di gara. Altri celebri

muri, tutti per intero o almeno

in parte pavimentati in pavé, sono

il Vecchio Kwaremont, o “Oude

Kwaremont”, il Bosberg, inserito

per la prima volta nel 1975 e fino al

2011 ultima asperità della gara, il

Koppenberg, il Molenberg e il Paterberg,

dal 2012 ultimo muro prima

del traguardo dopo l’esclusione

del Bosberg. Scorrendo l’albo d’oro

della manifestazione scopriamo

che i belgi fanno la parte del leone.

Johan Museeuw ha vinto tre edizioni

della corsa, Eddy Merckx ha

primeggiato nel 1969 e nel 1975,

ma anche gli italiani si sono distinti.

Fiorenzo Magni ha conquistato

ben tre edizioni di fila (1949-1950-

1951) conquistando così l’appellativo

di Leone delle Fiandre, poi

troviamo l’affermazione di Dino

Zandegù nel 1967 e quella di Moreno

Argentin nel 1990. Nel 1994

vinse Gianni Bugno. Due anni più

terdi arrivò primo sul traguardo

Michele Bartoli, poi Gianluca Bortolami

nel 2001. Ancora un italiano

l’anno successivo con l’affermazione

di Andrea Tafi, poi nel 2007

vinse Alessandro Ballan. L’ultima

vittoria azzurra è stata quella di Alberto

Bettiol nel 2019.


8

in punta di sellino

IL RICORDO

La leggenda dell’Imperatore di Herentals

Rik Van Looy è stato uno dei corridori più vincenti della storia.

Assoluto protagonista nelle corse di un giorno, arrivò a un passo dal tris iridato

Inventò il “treno” per i velocisti, fu il primo

a vincere le cinque classiche Monumento

prima di Eddy Merckx e di

Roger De Vlaemink. Rik Van Looy,

sulla soglia dei 91 anni, ci ha lasciato

lo scorso novembre. In carriera ha fatto

incetta di vittorie: ben 367 successi.

Uomo veloce, era tagliato per le corse

di un giorno: tra gli anni ‘50 e ‘60 vinse

tre volte la Parigi-Roubaix (1961, 1962,

1965), due volte il Giro delle Fiandre

(1959, 1962), una volta la Milano-Sanremo

(1958), il Giro di Lombardia

(1959) e la Liegi-Bastogne-Liegi (1961),

a cui aggiunse le classiche originali:

Freccia Vallone, Parigi-Tour e Parigi-Bruxelles.

Una carriera lunghissima (1953-1970)

quella del fiammingo, che lo ha visto

duellare al centro della scena con generazioni

di campioni. Guidò lo “squadrone

rosso” che per tanti anni portò sulle

maglie il marchio italiano della Faema.

Negli ultimi anni incontrò un certo Eddy

Merckx destinato di lì a poco esplodere

e diventare il “Cannibale” che conosciamo.

Lo hanno chiamato “Rik II” per distinguerlo

da “Rik I”, Van Steenbergen,

un altro fuoriclasse belga del ciclismo.

La pugnalata di Ronse

L’Imperatore di Herentals, città delle

Fiandre dove ha vissuto, è stato anche

campione del mondo su strada

ANCHE ALLEVATORE DI CAVALLI

nel 1960 (Sachsenring) e nel 1961 (Berna),

mentre nel 1963 si dovette arrendere

a un suo gregario che lo infilò sul

traguardo. Ma si può tradire un Imperatore?

A Ronse, località delle Fiandre

orientali, era tutto apparecchiato per

la festa a Van Looy. L’Imperatore aveva

suggerito ai selezionatori della nazionale

belga chi portare ai Mondiali e chi

lasciare a casa. Van Looy è l’incontrastato

beniamino di casa.

L’Imperatore inseguiva il tris iridato

e voleva anche riscattare la delusione

del 1962 quando a Salò venne scalzato

dall’inatteso Jan Stablinski. La squadra

belga appariva compatta per portare

il capitano a disputare la volata

dopo 278 chilometri di gara. Erano stati

esclusi Noel Foré ed Emile Daems, che

in primavera avevano vinto Giro delle

Fiandre e Parigi-Roubaix

battendo proprio Van

Looy e sarebbero stati

particolarmente adatti

al percorso, così come

Frans Melckenbeck

che si era imposto

alla Liegi-Bastogne-Liegi.

Era invece

della partita

Benoni Beheyt,

giovane e promettente

corridore che

dopo aver fatto in-

Van Looy dopo il ritiro fu anche direttore sportivo, presidente

della squadra di calcio dell’Herentals e commentatore televisivo.

A fine carriera si dedicò con successo anche all’allevamento dei

cavalli, sua grande passione, proprio ad Herentals. Nella

medesima località abita Wout Van Aert, talento belga

ancora in attività. Nella piazza centrale, la Grote Markt,

c’è la statuta di Van Looy ritratto in abiti borghesi.

cetta di vittorie nelle categorie giovanili

aveva iniziato a raccogliere buoni risultati

già alla prima stagione tra i professionisti.

All’esordio tra i “grandi“, nel

1962, aveva infatti trionfato nella Bruxelles-Ingooigem

ed era giunto terzo

alla Parigi-Tours, mentre nell’anno successivo

compì i maggiori progressi, battendo

tutti alla Gand-Wevelgem e al

Giro di Vallonia.

Beheyt era forte in volata, reggeva sugli

strappi, ma allora era solo una giovane

promessa, ovviamente non poteva ambire

al ruolo di capitano, però era stato

convocato nella nazionale belga per

aiutare Van Looy. In corsa, quel giorno,

la concorrenza era agguerrita. C’erano

i francesi Darrigade, Anquetil, Poulidor

e Stablinski, che difendevano il titolo;

gli olandesi Janssen e Post; i tedeschi

Altig e Junkermann; l’inglese

Simpson e gli azzurri Taccone, Adorni

e Zilioli. Ma la corsa era bloccata dalla

compagine belga che sembrava corresse

tutta a sostegno del proprio capitano.

Invece ai meno 4 km contravvenendo

agli ordini di scuderia schizzò fuori

dal gruppo Gilbert Desmet. Beheyt

che aveva il compito di spianare la strada

al suo capitano negli ultimi metri di

corsa in volata ristretta di 28 corridori,

invece corse per sé rimontandolo e beffandolo

sulla linea del traguardo.

L’epilogo fu drammatico e surreale.

Il clima era belga: pioggia e freddo. A

complicare il tutto anche il pavé. Era

andata via una fuga a tre: un francese

(Henry Anglade), un irlandese (Seamus

Elliott) e un italiano (Italo Zilioli).

Vantaggio massimo 1’24”. I belgi

davanti al gruppo a tirare per il loro capitano.

I corridori si ricongiungono. Si

arriva alla volata finale. Van Looy parte

lungo. Ma a una trentina di metri dal

traguardo viene rimontato alla sua sinistra

da un altro belga, Benoni Beheyt.

Van Looy si sposta neanche tanto leggermente

sulla sinistra. Beheyt stacca

la mano destra dal manubrio e l’appoggia

tra il fianco e la schiena di Van

Looy. Forse lo spinge. Fatto sta che lo

passa e sarà il photofinish a stabilire

la vittoria. Van Looy presenta reclamo

che viene bocciato. Beheyt è il

nu ovo campione del mondo. Sul podio,

Beheyt e Van Looy non si stringono

la mano. È il Mondiale dei misteri.

Forse c’era una congiura segreta

nella squadra belga per non far vincere

Van Looy. Beheyt giura di non aver avuto

intenzione di tradire il suo capitano.

Fecero pace

Il vincitore del Mondiale di Ronse fece

una buona stagione nel 1964, confermando

le sue indubbie qualità: primo

al Giro del Belgio e nell’ultima tappa

del Tour de France e secondo al Giro

delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix,

ma il suo destino era segnato. La sua

carriera venne boicottata dalla stampa

e dagli avversari e fu costretto ad abbandonare

il ciclismo a soli 26 anni.

Si arruolò nella Polizia, ma andò incontro

a un dramma che segnò per sempre

la sua esistenza: mentre si stava esercitando

con la pistola davanti a casa gli

partì accidentalmente un colpo verso il

figlioletto che gli stava correndo incontro.

Beheyt tentò invano il suicidio. Dopo

il suo ritiro dalle corse avviò un negozio

di biciclette e negli ultimi anni

è stato anche giudice di corsa in competizioni

professionistiche. Con il tempo

Van Looy e Beheyt tornarono a parlarsi

davanti a un boccale di birra.

Angelo De Lorenzi

LA MAGIA DELLA VICINA

ANVERSA

A nord di Herentals si trova la storica

città di Anversa che mescola

antico e moderno. Qui si possono

scoprire le eclettiche residenze

Art Nouveau fianco a fianco alle

ville neo-rinascimentali, mentre

castelli medievali regalano un

magico sfondo alle centinaia di bar

e caffè che affollano la città. Sono

numerose le attrattive a partire dal

Diamond Square Mile, il quartiere

che da secoli è uno dei più importanti

centri di diamanti al mondo.

Ben l’84% di tutti i diamanti grezzi

al mondo passano sotto lo sguardo

critico degli esperti della città. Anversa

è soprattutto la città di Peter

Paul Rubens, il pittore fiammingo

antesignano del barocco. Il museo

Rubenshuis celebra la vita e l’opera

del maestro. Per chi ama pedalare

segnaliamo che nelle Fiandre ci sono

nove Itinerari Ciclabili Iconici,

quello denominato Kempen si

estende da Anversa a Maasmechelen

ed è ricco di paesaggi variegati.

Attraversa boschi, ampie distese di

brughiera, dune simili al Sahara, i

laghi di Kempen e incontra il patrimonio

minerario industriale lungo

l’antica ferrovia del carbone.


CICLOTURISMO

Viaggio Italiano - Le vie del BIKE

in punta di sellino 9

Lanciato il progetto per la valorizzazione degli itinerari cicloturistici del Belpaese.

Tracciati e mappati i percorsi da fare in bici: oltre 9.000 chilometri pedalati per offrire

una guida a chi desidera scoprire l’Italia su due ruote

20 regioni ciclabili tracciate e mappate,

57 schede con tracce scaricabili,

foto e video (3 ciclovie ciclabili per

regione); circa 9.180 km pedalati; circa

57.000 mt. dislivello; circa 21.000 km di

transfer con furgone; 1 fotografo videomaker;

1 assistente segreteria; 1 grafica;

1 ciclista; 7 mesi di lavoro; 52 tra

hotel e agriturismi, 82 trattorie e osterie,

10 forature, 2 copertoni cambiati, 3

barattoli di sali minerali, 250 borracce.

Risultato: un e ccezionale lavoro di ricerca

e analisi, grazie a un’esplorazione

diretta sul campo da parte di un’équipe

di professionisti, sotto la guida di

Mauro Fumagalli, designer of cycling

destinations per la Miconi Srl, azienda

leader nella creazione di soluzioni innovative

per il turismo. Incaricati della

realizzazione del progetto Le Vie del

BIKE, hanno individuato e mappato tre

percorsi ciclabili per ogni regione italiana,

che consentono di attraversare

l’intera penisola da nord a sud.

La mappatura degli itinerari

Il Ministero del Turismo, infatti, ha

lanciato un’iniziativa davvero straordinaria

che prende il nome di Viaggio

Italiano – Scopri l’Italia che non

sapevi, con l’affascinante obiettivo di

creare una sinergia tra regioni per sviluppare

itinerari e percorsi turistici tematici

che permettano di attraversare

idealmente l’intera penisola idealmente

in un unico viaggio. “Un prodotto

del genere – spiega Mauro Fumagalli

– fino ad oggi non esisteva. Sono state

coinvolte tutte le regioni in un intreccio

di soluzioni per offrire il miglior servizio

al cicloturista”.

Nasce così: Le vie del BIKE, un progetto

curato dalla Regione Marche in

qualità di regione capofila per la promozione

del Turismo Attivo, mediante

la mappatura e la valorizzazione di itinerari

cicloturistici su tutto il Bel Paese,

con l’obiettivo di promuovere anche in

vacanza attività sportive all’aria aperta,

facendo conoscere le ciclovie e le piste

ciclabili più belle e talvolta anche meno

note, di ogni Regione, e valorizzare

così l’immenso patrimonio paesaggistico,

culturale e storico, oltre che

enogastronomico, della Penisola.

L’intento è offrire la possibilità di fare

sport, percorrendo sentieri e scoprendo

luoghi difficilmente raggiungibili in

qualsiasi altro modo, tenendo a mente

i motivi che portano sempre più persone

a scegliere il cicloturismo per le

proprie vacanze o per il weekend. Pedalata

dopo pedalata, ci si immerge in

contesti unici. Non semplici gite in bicicletta,

ma itinerari che attraversano i

territori più evocativi proposti da ogni

regione: dai percorsi costieri – con viste

spettacolari sul mare – alle strade

di campagna costellate da vigneti e uliveti,

fino ai sentieri montani che sanno

regalare panorami mozzafiato: ogni itinerario

è un viaggio unico quanto affascinante

alla scoperta di un’Italia autentica

ed emozionante.

Immagini da cartolina. Mauro Fumagalli ha pedalato

lungo le coste e fiumi alla scoperta di un’Italia inedita.

Info itinerari cicloturistici:

https://www.komoot.com/it-it/collection/2879512/-levie-del-bikesi

Sviluppare temi, creare interessi

Il progetto Viaggio Italiano – Scopri l’Italia

che non sapevi è una strategia di

promozione comune delle Regioni italiane

frutto di un Accordo di programma

tra il Ministero del Turismo e la

Commissione Politiche per il Turismo

– coordinata dalla Regione Abruzzo –

della Conferenza delle Regioni e delle

Province autonome, in collaborazione

con ENIT. Un progetto che vede

il coinvolgimento in qualità di capofila

delle Regioni Emilia-Romagna, Umbria,

Marche e Abruzzo, ognuna per

la valorizzazione di una tematica specifica

(borghi, turismo lento, turismo attivo,

natura e parchi), con quest’ultimo

responsabile anche degli aspetti legati

all’interoperabilità con il Tourism Digital

Hub. A queste si sono unite le Regioni

partner alle quali sono stati affidate

alcune tematiche verticali. Toscana,

Friuli-Venezia Giulia e Campania si

occupano così rispettivamente di enogastronomia,

golf e percorsi e itinerari

di turismo archeologico subacqueo,

il tutto per enfatizzare ulteriormente il

progetto e così anche il prodotto Italia.

Una selezione di percorsi

Tutto il lavoro svolto è stato racchiuso

in un prodotto editoriale composto da

una mappa e una guida cicloturistica,

Le vie del BIKE, che propone una selezione

di itinerari cicloturistici curati con

estrema attenzione, frutto del lavoro

meticoloso di Mauro Fumagalli, guida

esperta che ha pedalato e verificato

ogni percorso. Questo garantisce indicazioni

affidabili e un’esperienza unica

per i cicloturisti. La guida include:

57 ciclovie on QrCode per scaricare le

tracce GPX dei percorsi, 57 schede descrittive

di itinerari unici con info dettagliate,

140 punti d’interesse da scoprire

lungo i percorsi cicloturistici. La

guida, distribuita alle Regioni coinvolte

nel progetto, è disponibile in formato

cartaceo e integra strumenti digitali

moderni grazie ai QR Code, che

permettono di scaricare le tracce GPX

di tutti gli itinerari. Maggiori informazioni

e le tracce GPX, da scaricare gratuitamente,

saranno disponibili a partire

dai prossimi mesi sul sito ufficiale

www.italia.it.


10 in punta di sellino

CICLOTURISMO

Un mercato da 5,5 miliardi di euro

Turismo rigenerativo e gravel sono i nuovi volti del cicloturismo, soprattutto

al femminile, che stanno trasformando il modo di viaggiare contribuendo

a un settore in forte crescita con oltre 56 milioni di presenze

Il cicloturismo non è più solo una semplice

modalità di viaggio, ma un vero e

proprio stile di vita che attrae un pubblico

sempre più vasto e diversificato. La

bicicletta diventa il simbolo di un modo

di viaggiare che pone al centro il percorso,

il rispetto per l’ambiente e il

piacere di rallentare per apprezzare

ogni dettaglio. Uno dei trend più evidenti

secondo Bikenomist, realtà italiana

specializzata nella promozione del

cicloturismo attraverso formazione, comunicazione

e consulenza, è il ruolo

crescente delle donne nel mondo del

cicloturismo, in particolare quelle over

50. Nei prossimi anni queste viaggiatrici

rappresenteranno una delle fasce più

dinamiche, attratte da esperienze avventurose

e autentiche, a contatto con

la natura e le comunità.

La bicicletta diventa per loro uno strumento

per abbracciare nuove sfide, conoscere

persone e vivere un viaggio che

va oltre la semplice vacanza. In questo

scenario si inserisce anche la Fiera del

Cicloturismo, il primo evento in Italia

dedicato al viaggio in bicicletta, che tornerà

a Bologna dal 4 al 6 aprile 2025

per la sua quarta edizione.

Un settore in forte crescita

Il cicloturismo in Italia ha registrato una

crescita significativa negli ultimi anni.

Secondo il Rapporto “Viaggiare con la

bici 2024” di ISNART e Legambiente,

presentato lo scorso anno al Forum del

Cicloturismo durante l’ultima Fiera del

Cicloturismo di Bologna, nel 2023 si sono

contate 56,8 milioni di presenze cicloturistiche,

pari al 6,7% del totale delle

presenze turistiche nel Paese. Questo

LA EBIKE MARATHON DI RIVA DEL GARDA

La FSA Bike Festival di Riva del Garda, dal 1° al 4 maggio, presenta

una novità assoluta: la eBike Marathon che si terrà sabato

3 maggio – lo stesso giorno della tradizionale MTB Bike Marathon

– con partenza alle 7.55 nel cuore del centro storico di Riva

del Garda. Possono partecipare eBike con una velocità non

superiore ai 25 km/h. Il formato non è competitivo, rispettando

lo spirito “Riding Freedom” del Bike Festival 2025: l’obiettivo

principale è divertirsi e vivere l’esperienza del più famoso evento

dell’expo gardesano senza la pressione di una graduatoria

finale.

L’itinerario si sviluppa su una distanza di 48 chilometri con un

dislivello di circa 1.700 metri e combina elementi di due tracciati

della Bike Marathon, la Ronda Piccola e la Ronda Grande. Con

una quota di iscrizione di 50,00 €, i partecipanti alla eBike Marathon

riceveranno gli stessi servizi degli iscritti alla Bike Marathon.

ha generato un impatto economico diretto

di oltre 5,5 miliardi di euro, segnando

un incremento del 35% rispetto

al 2022 e del 19% rispetto al 2019, quando

l’impatto era di 4,6 miliardi di euro.

Il cicloturista medio spende circa 95 euro

al giorno in beni e servizi, una cifra

che sale a 104,5 euro per i turisti stranieri,

valori significativamente superiori

rispetto alla spesa media giornaliera di

59,6 euro dei turisti in generale. Questo

dato sottolinea non solo l’importanza

economica del cicloturismo, ma anche

il suo contributo alla rivitalizzazione

economica di molte aree interne del Paese,

spesso lontane dai tradizionali flussi

turistici. Grazie agli investimenti di imprenditori

locali, tali zone offrono esperienze

e servizi di qualità, rendendo il cicloturismo

una componente sempre più

rilevante dell’offerta turistica italiana.

Tra le modalità di cicloturismo in maggiore

espansione, il gravel si conferma

come uno dei protagonisti del futuro.

Questo stile di ciclismo offre un’esperienza

versatile, accessibile e avventurosa.

Nato dall’idea di combinare la velocità

della bici da strada con la capacità

di affrontare terreni sconnessi, il gravel

non è solo una pratica sportiva, ma

un vero e proprio stile di viaggio, in cui

ogni itinerario permette di esplorare

nuovi territori, lontano dai circuiti turistici

tradizionali, regalando ai viaggiatori

un forte senso di libertà.

BIBLIOTECARI IN BICICLETTA

Si chiama Cyclo-biblio la conferenza

permanente di bibliotecari

francesi, ispirata a una analoga

finlandese, nata per far conoscere

e promuovere il ruolo delle biblioteche

nella società. I componenti

ogni anno pedalano in una regione

della Francia visitando le biblioteche

che incontrano durante il

percorso con l’obiettivo di condividere

idee e conoscenze. Il prossimo

tour sarà a giugno.


EMERGENZA SICUREZZA

Distanza, prudenza, rispetto

in punta di sellino 11

Nel 2024 si sono registrati quasi 200 decessi causati da incidenti stradali

che hanno coinvolto i ciclisti. Non bastano le leggi, occorre sensibilizzare

gli automobilisti sull’importanza di condividere la strada in modo sicuro e rispettoso

Prestazione, velocità, performance. Sono

gli ingredienti per avere soddisfazione

dalla propria bici, ma non basta.

Il tema della sicurezza è diventato

sempre più d’attualità alla luce di alcuni

fatti drammatici accaduti nelle ultime

settimane. Ha colpito, in particolare,

l’incidente a Sara Piffer, giovane atleta

scomparsa sulle strade del Trentino

mentre si stava allenando insieme al fratello

Christian. Chi va in bici vuole strade

più sicure, ciclabili e rispetto da parte

degli automobilisti. C’era aria di mobilitazione.

La misura è colma.

Francesco Moser, che è di Palù di Giovo,

come la sfortunata Sara, ha detto

che “la mattanza deve finire”. Le statistiche

sono allarmanti: nel 2024 si sono

registrati ben 195 decessi causati da

incidenti stradali che hanno coinvolto i

ciclisti. La mancanza di piste ciclabili

dedicate e la condivisione delle strade

con altri veicoli rendono i ciclisti particolarmente

vulnerabili, soprattutto durante

gli allenamenti. Ogni spostamento

d’aria, potenzialmente, può essere pericoloso

e destabilizzare l’atleta.

La campagna 1,5 metri, di distanza

Anche le aziende del comparto bici

hanno preso l’iniziativa. Elastic

Interface, per esempio, marchio

italiano specializzato nella

produzione di imbottiture

innovative e sostenibili per

abbigliamento da ciclismo,

ha lanciato una nuova

campagna di sensibilizzazione

dedicata alla sicurezza

dei ciclisti.

A partire dall’8 gennaio,

sulle strade urbane

e più frequentate dai

ciclisti della provincia

di Treviso, è possibile

avvistare il furgone

aziendale di Elastic

Interface, appositamente

allestito, che

porta affisso sul retro il

messaggio di attenzione

e rispetto nei confronti

dei ciclisti: “Non

guidare d’istinto, ma

distante. Rispetta la distanza

di sicurezza”. Lo slogan è visivamente

supportato dall’immagine di ciclista

e veicolo a 1,5 metri, la distanza da

mantenere per la sicurezza di entrambi.

L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare

automobilisti e ciclisti sull’importanza

di condividere la strada in modo sicuro

e rispettoso.

La sicurezza dei ciclisti su strada è un

tema caro anche all’Ambassador del

brand Paola Gianotti (a sinistra nella

foto), con la quale Elastic Interface ha

festeggiato il decennale di collaborazione

a novembre 2024, in occasione del

10° anniversario dal giro del mondo

dell’atleta. Proprio durante questo

viaggio del 2014, Paola era stata coinvolta

in un incidente stradale ed era stata

investita da un automobilista distratto.

Ripresasi dall’incidente, l’atleta ha così

cominciato a promuovere una campagna

sulla sicurezza del ciclista su strada

affiggendo i suoi cartelli in giro per l’Italia

con la dicitura di rispettare la distanza

di sicurezza dal ciclista e presentando

proposte di legge per rendere obbligatoria

la distanza di 1.5mt in fase di sorpasso.

Segnaliamo, fra le varie iniziative a tutela

dei ciclisti, anche quella di Specialized.

L’azienda ha annunciato una

nuova collaborazione con ZEROSBAT-

TI, un’associazione a promozione sociale

no profit che offre assistenza legale

post-incidente e promuove la cultura

del rispetto dei ciclisti sulla strada. Agli

acquirenti di una bici o di un telaio Specialized,

l’azienda offre assistenza legale

gratuita per un anno.

Come funziona? Se si acquista o si ritira

una Specialized (bici o telaio) presso

un Rivenditore Autorizzato il cliente

riceve una cartolina con un QR code.

Scansionando il QR code, si accede a un

breve modulo digitale che dovrà essere

compilato completo anche di numero

di serie della bici e data di acquisto. Se

si acquista una Specialized (bici o telaio)

dal sito specialized.com con consegna

a casa, si riceverà una mail con il

link per accedere allo stesso modulo da

completare.

L’EDUCAZIONE STRADALE

AL PRIMO POSTO

Che cosa si fa di concreto per proteggere

i ciclisti dalle insidie della

strada? A Varese c’è chi è impegnato

da tempo a diffondere una

mentalità positiva nei confronti di

chi utilizza la bicicletta. Promosso

dalla Cycling Sport Promotion di

Mario Minervino dal 2008, il progetto

“Pedala, Pedala… In sicurezza”

mira a diffondere l’uso

della bici tra i giovani, sensibilizzandoli

sull’educazione stradale.

L’iniziativa è realizzata in collaborazione

con la polizia stradale di

Varese, le polizie locali e i dirigenti

scolastici della provincia

di Varese. Fra gli appuntamenti

in programma c’è quello del 15

marzo a Cittiglio. Qui nel primo

pomeriggio gli alunni delle

scuole di Cittiglio, Gemonio

e Cuveglio si metteranno alla

prova su un circuito allestito

nel Parco Comunale, vicino

alla stazione ferroviaria, per

consolidare le conoscenze acquisite

durante gli incontri formativi.

Al termine, ogni partecipante

riceverà un attestato e

un gadget.


12

in punta di sellino

MOBILITÀ

Il nuovo codice della strada fa discutere

La riforma non soddisfa pienamente chi fa uso abituale della bici per muoversi in città.

Particolarmente critica la Federazione Amici della Bicicletta secondo la quale le nuove

norme avrebbero di fatto fermato l’applicazione dei nuovi dispositivi introdotti nel 2020

COSA CAMBIA CON LE NUOVE REGOLE

La riforma del Codice della strada,

entrata in vigore il 14 dicembre 2024,

riserva alcune novità ai ciclisti, riconosciuti

come utenti deboli della strada.

Viene anzitutto introdotta una distanza

di sicurezza da mantenere quando

si sorpassa una bicicletta mentre si è al

volante di un veicolo a motore. Lo spazio

minimo imposto dal Codice è di 1,5

metri, dove le condizioni della strada lo

consentono. Il mancato rispetto di una

distanza di sicurezza adeguata durante

il sorpasso può comportare sanzioni,

come una multa da 167 a 665 euro.

Quando le condizioni della strada non

consentono di mantenere la distanza di

1,5 metri, pur se non si è sanzionabili, è

consigliabile mantenere la massima distanza

laterale possibile per garantire

la sicurezza dei ciclisti tenendo conto

della possibile instabilità della bici e

delle condizioni della strada. Le nuove

norme riguardano anche i ciclisti nelle

strade extraurbane.

Altra novità, l’istituzione delle “case

avanzate”, ossia stalli indicati con segnaletica

orizzontale che consentono

ai ciclisti di stazionare in prossimità

di un semaforo rosso in una posizione

maggiormente avanzata rispetto

ai veicoli a motore. Stando al Codice,

queste saranno posizionabili solamente

su strade con una corsia per senso di

marcia e limite di velocità non superiore

a 50 km/h, dotate di pista ciclabile

o corsia ciclabile. L’intento è di consentire

ai ciclisti di posizionarsi in una

zona visibile riducendo i rischi legati

agli angoli ciechi dei veicoli e consentire

partenze più sicure, soprattutto

agli incroci trafficati quando il semaforo

diventa verde. Per i ciclisti non c’è comunque

l’obbligo di utilizzare la zona

di attestamento ciclabile, che è però

uno strumento a loro disposizione per

migliorare la sicurezza ai semafori.

Un’altra novità contenuta nel nuovo codice

della strada è il divieto alle bici di

circolare nelle corsie riservate a tram

e bus pubblici.

Altro capitolo importante riguarda le

corsie ciclabili. Innanzitutto una premessa:

le corsie ciclabili sono quelle

che – a differenza delle piste – non sono

separate fisicamente dal traffico veicolare,

possono essere imboccate anche

da altri mezzi a motore, sono delimitate

da strisce tracciate sull’asfalto e, spesso,

sono indicate anche da simboli di biciclette.

Ora, la riforma elimina di fatto

l’applicabilità della precedente legge

120/2020, che aveva introdotto alcune

norme che rendevano più facile ai Comuni

la possibilità di introdurle per incentivare

l’uso della bicicletta. Con le

nuove norme, invece, potranno essere

realizzate solo in strade dove:

• non esiste altra possibilità se non la

creazione di una corsia ciclabile su

strada, anziché una pista.

• Ogni progetto dovrà rispettare criteri

più stringenti di sicurezza e compatibilità

con il traffico veicolare. L’approvazione

sarà vincolata a regolamenti

dettagliati che verranno emanati in

futuro dal Ministero delle Infrastrutture

e dei Trasporti.

Le reazioni

Fin qui la legge. Quali sono state le reazioni

dei ciclisti e delle associazioni che

li rappresentano? Come novità positiva

spicca l’obbligo per gli automobilisti di

mantenere una distanza laterale di un

metro e mezzo durante il sorpasso di

una bicicletta. Sebbene questa norma

sia presentata come un passo avanti

per la sicurezza, resta il dubbio sull’effettiva

applicazione e monitoraggio,

specie nelle città con carreggiate strette,

visto che il metro e mezzo sarà obbligatorio

“ove le condizioni della strada

lo consentano”. Alcuni cambiamenti

introdotti, invece, sembrano limitare la

libertà di circolazione dei ciclisti. È vietato

l’accesso alle corsie riservate ai bus:

una misura che riduce ulteriormente le

opzioni di circolazione sicura per le biciclette

in aree urbane congestionate.

Molto critica la Federazione Amici della

Bicicletta nei confronti della nuova

riforma della strada secondo quanto

riportato sul sito dell’associazione. Secondo

la Fiab, fin da quando è stata

annunciata, «la riforma ha di fatto fermato

l’applicazione dei nuovi dispositivi

introdotti nel 2020: corsie ciclabili,

doppio senso ciclabile, case avanzate, le

strade urbane ciclabili e le corsie “bus+bici”.

Oltre a un comprensibile e condivisibile

obiettivo di riordino dell’apparato normativo

con la rimozione dal codice di

elementi tecnici che dovrebbero trovare

una più appropriata collocazione in atti

secondari, la normativa lascia trasparire

dal suo articolato, dalle relazioni e dalle

discussioni svolte nelle commissioni

parlamentari la volontà di restringere e

irrigidire le modalità applicative delle

fattispecie sopra ricordate.

In sostanza sarà più difficile e costoso

per i Comuni estendere le reti ciclabili

e affrontare concretamente il problema

della sicurezza stradale. Come spiega il

Centro Studi FIAB “Corsie ciclabili, doppio

senso ciclabile, case avanzate, utilizzo

delle corsie bus sono misure applicate

da trent’anni con successo in vari

paesi europei. L’esperienza ha insegnato

come realizzarli, quali sono i vantaggi

e le controindicazioni. Sembra che per il

governo tutto questo non valga nulla”.

Inoltre, le limitazioni all’uso dell’autovelox

e alla creazione e mantenimento

di Zone a Traffico Limitato e di Zone 30,

impediranno di rendere i centri abitati

più sicuri per le biciclette (e per tutti gli

altri utenti della strada)».

Il nuovo Codice vieta a chi si muove con la bici l’utilizzo delle corsie riservate ai mezzi pubblici, limitando così le opzioni

di circolazione in alcune aree urbane.

È stato introdotto l’obbligo per i ciclisti di accendere le luci di posizione anche durante il giorno in condizioni di

scarsa visibilità come pioggia intensa, gallerie o nebbia.

Il Codice introduce le “strade urbane ciclabili”, ovvero strade a unica carreggiata con limite di velocità di 30 km/h, dove

le biciclette hanno priorità. Inoltre, è prevista la possibilità per i ciclisti di circolare contromano su strade a senso

unico con limite di velocità non superiore a 30 km/h, purché siano presenti corsie o piste ciclabili a doppio senso

di marcia.

Le nuova normativa prevede sanzioni più severe per comportamenti scorretti da parte dei ciclisti, come l’uso del cellulare

durante la guida o la mancanza di dispositivi di sicurezza obbligatori.

Per le biciclette elettriche (e-bike), il Codice stabilisce una potenza massima del motore di 250 watt e una velocità assistita

che non superi i 25 km/h. Le e-bike che superano questi limiti sono equiparate ai ciclomotori e soggette alle relative

normative, inclusi obblighi di targa, assicurazione e casco.


GIRO D’ITALIA D’EPOCA

13 tappe tra memoria e futuro

in punta di sellino 13

Un circuito non competitivo per far rivivere i valori autentici del ciclismo, raccontando

la storia di campioni come Bottecchia, Girardengo, Coppi e Bartali, ma anche

per promuovere una nuova cultura di rispetto e sostenibilità

Lo slogan del Giro d’Italia d’epoca –

presentato sabato 25 gennaio nella prestigiosa

cornice del salone d’Onore del

Coni a Roma – è: cicloturismo moderno

con biciclette antiche. Si tratta

di una felice intuizione. Un invito a

riassaporare il gusto delle pedalate su

sterrati, strade bianche, fra borghi noti

e altri da scoprire. La passione è per

il ciclismo delle origini che riporta alla

nostra storia, alla semplicità della fatica,

alla soddisfazione di aver superato

un colle, una salita. Il circuito nazionale

delle migliori manifestazioni ciclostoriche

italiane celebra la tradizione

e i valori del ciclismo di un tempo. L’evento

ha visto la partecipazione di figure

di spicco del mondo sportivo, istituzionale

e culturale, unite dall’impegno

per la promozione della bellezza, della

sostenibilità e della sicurezza sulle

strade italiane.

La cerimonia si è aperta con un minuto

di silenzio in memoria di Sara Piffer,

giovane ciclista della nazionale under

21, vittima di un tragico incidente

stradale. Questo momento di raccoglimento

ha ricordato l’importanza della

sicurezza e della sensibilizzazione sul

tema, pilastri fondamentali per il futuro

del ciclismo.

“Con le ruote nella polvere e lo sguardo

nel futuro”, ha dichiarato Michela

Moretti Girardengo, presidente del

Giro d’Italia d’Epoca. “Questo circuito

non competitivo vuole far rivivere i valori

autentici del ciclismo, raccontando

la storia di campioni come Bottecchia,

Girardengo, Coppi e Bartali, ma anche

promuovendo una nuova cultura di rispetto

e sostenibilità”.

La vicepresidente Gioia Bartali, nipote

del leggendario Gino Bartali (nelle

prossime pagine lo ricordiamo con un

ampio servizio), ha aggiunto: “Il ciclismo

storico è memoria, ma anche futuro.

È un modo per ritrovare il contatto

con il territorio, le sue tradizioni e la

sua bellezza.”

La stagione 2025, di cui RAI e Rai-

News24 sono media partner, prenderà

il via il 16 marzo a Lastra a Signa, in Toscana,

e si concluderà a fine ottobre in

Romagna. Un percorso che attraverserà

l’Italia da nord a sud, toccando regioni

come Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto,

Umbria e Sicilia, con una tappa

internazionale a San Marino e due

eventi speciali in Brasile.

Il racconto del Giro d’Italia d’Epoca, grazie

a un accordo con ASI per la conservazione

del patrimonio veicolare dell’azienda

di telecomunicazione, è stato

impreziosito dalla storica Fiat 1500 del

1966, simbolo di un’epoca indimenticabile

a testimonianza di quanto la RAI

abbia sempre dedicato spazio e memoria

al ciclismo con mezzi iconici come

questa gloriosa macchina, esposta per

l’occasione all’ingresso dello Stadio dei

Marmi, alla presenza di Tiziana Ribichesu

- Vice Direttore relazioni esterne

Rai.

Aria di primavera

La prima tappa del Giro d’Italia d’epoca

muoverà dai dintorni di Firenze, da Lastra.

La LASTRENSE con i suoi 4 percorsi

partirà dal centro di Lastra a Signa,

si snoderà sulle colline circostanti e attraverserà

comuni limitrofi di interesse

culturale turistico naturalistico-ambientale

con alcuni passaggi all’interno di

proprietà private aperte per l’occasione

tra cui Villa Bellosguardo (nota anche

come Villa Caruso), il Castello di Malmantile

e il Castello di Montegufoni.

Il periodo in cui è stata programmata la

ciclostorica, vuole essere un omaggio alla

primavera, uno dei momenti più belli

della vita rurale.

Dalla Toscana all’Emilia per la seconda

frazione. Un omaggio al bien vivre, alla

buona cucina e al bere, con la Lambrustorica

che parte da Novi di Modena

per attraversare le zone tipiche del

Lambrusco tra le province di Modena,

Reggio Emilia e Mantova. Si torna in

Toscana, a Castagneto Carducci, per la

LE TAPPE

• La Lastrense – Lastra a Signa (Fi) 14-15-16 marzo

• La Lambrustorica – Novi di Modena (Mo) 22-23 marzo

• La 99 Curve Vintage – Castagneto Carducci (Li) 3-4 maggio

• La Barocca – Marina di Ragusa (Rg) 17-18 maggio

• La Leopoldina – Follonica (Gr) 30-31 maggio

• La Titanica – San Marino (Rsm) 14-15 giugno

• La Via dei Carraresi – Cittadella (Pd) 21-22 giugno

• La Mitica – Castellania Coppi (Al) 27-28-29 giugno

• La Vinaria – Marlia (Lu) 22-23-24 agosto

• Giro della Romagna – Lugo (Ra) 30-31 agosto

• La Polverosa – Monticelli Terme (Pr) 13-14 settembre

• La Francescana – Foligno (Pg) 19-20-21 settembre

• La Divina – Cervia (Ra) 24-25-26 ottobre

99 Curve Vintage, fra strade bianche e

reminiscenze letterarie. La quinta frazione

del Giro è in Sicilia. La Barocca

parte da Marina di Ragusa, al cospetto

del mare e con il profumo della brezza

mattutina. La Toscana ancora protagonista

con la Leopoldina. La partenza è

da Follonica. Week end per appassionati

di ciclismo alla Via dei Carraresi

che si svolge a Cittadella in provincia di

Padova. Oltre alla ciclo storica sono in

programma altre iniziative come mostre

e spettacoli.

A casa del Campionissimo

La Mitica si svolge sulle strade attorno

a Castellania dove si allenava Fausto

Coppi. Il paesaggio è incantevole e

sarà come calarsi al tempo del Campionissimo.

Merita una visita approfondita

la casa Museo che raccoglie le sue memorie.

Vale la pena indugiare anche in

qualche ristorante della zona per fare

conoscenza delle specialità locali di una

cucina piemontese, ma un po’ di frontiera,

già con influenze liguri.


14 in punta di sellino

L’INTRAMONTABILE

Gino Bartali, il campione della speranza

Nell’anno del Giubileo che invoca la pace fra i popoli il ricordo di un testimone,

esempio per tutti. A venticinque anni dalla sua scomparsa, proponiamo

la storia di un uomo che conviene conoscere

Bartali è in ospedale a curarsi per una

brutta caduta. Incontra una mamma,

disperata e con i sensi di colpa perché

il figliolo si è ferito, vittima di un incidente

domestico causato da lei. Pianti,

singhiozzi: “Il dottore ha detto che non

ha la volontà di guarire”. Il campione si

avvicina al ragazzino.

“Senti dolore?”.

“Sì”.

“Anch’io”.

“Che cosa ti è successo?”

“Mi sono ribaltato con l’automobile”.

“Ascolta Guido, tu lo sai che mi hanno

chiamato Il re della montagna. Tutti

quanti pensano che sia per le mie gambe,

ma è mica vero. Tu lo vuoi sapere il

mio segreto?, Però lo prometti che non lo

dici a nessuno?”

“Lo prometto”

“Non sono le gambe. È la voglia. In montagna

uno pedala, pedala e a un certo

punto gli manca il fiato. Le gambe fanno

un male da morire e dici, basta. Io smetto.

Mi ritiro. Quello lì è il momento della

voglia”.

“Che voglia? La voglia di dare un altro giro

di pedale”.

L’episodio è raccontato nello sceneggiato

televisivo “Gino Bartali. L’intramontabile”

(del regista Alberto Negrin, con

Pierfrancesco Favino nei panni del

protagonista, ndr), ispirato a un fatto

realmente accaduto.

Diceva lo scrittore Paul Claudel a proposito

delle virtù teologali: “la fede è

una sposa fedele. La carità è una madre.

La speranza è una bambina da nulla”.

Gino Bartali è stato l’atleta della speranza:

incarnata, vissuta, sofferta, praticata,

pedalata. Nell’anno del Giubileo

che papa Francesco dedica alla speranza

con il motto “Spes non confundit”,

la speranza non delude, Gino Bartali risulta

uno dei testimoni più credibili e

persuasivi, un modello vincente. Il corridore,

l’uomo innamorato della sua

Adriana, l’atleta che si fermava a pregare

la Madonna nei santuari, il campione

delle sfide con un altro grande, Fausto

Coppi. Bartali non è mai stato “un santino”,

ma un uomo vero.

C’è stato anche un Bartali di cui meno

si parla. L’uomo che il Regime non

amava (eufemismo). Il Minculpop, il

ministero della propaganda, scriveva

così negli anni ‘30: “Parlare di lui solo

come atleta, senza resoconti sulle giornate

da libero cittadino”. Il fascismo aveva

fame di eroi, il campione andava bene.

Il credente no. Lui, l’uomo nuovo del

ciclismo italiano. Terziario francescano,

era devoto a Santa Teresa del Bambin

Gesù e teneva sul comodino la biografia

di Pier Giorgio Frassati, giovane

morto in odore di santità che verrà canonizzato

da Papa Francesco il 3 agosto

di quest’anno, anch’egli uno sportivo,

grande appassionato di montagna.

Bartali non si piegava a nessuno, tanto

meno al Potere di turno, e quando

vinceva non si esibiva nel saluto romano.

Un filo lega il Giubileo 2025 al rivale

di Fausto Coppi, che poi una volta tanto

andrebbe celebrato per quello che

è stato fino in fondo. E non semplicemente

come “quell’altro”. Bartali non

aveva potuto immaginare che Frassati

sarebbe diventato Santo proprio in un

anno giubilare. Ma forse lo avrà desiderato,

visto che lui ha vissuto da protagonista

ogni Giubileo della sua epoca.

Da ricordare la conclusione del Giro

1950, quando in occasione del Giubileo

tutta la carovana venne ricevuta da

Pio XII, Papa che stimava moltissimo il

pio Gino. Perfino dopo la morte, che arrivò

il 5 maggio del 2000, Bartali è stato

al centro degli eventi giubilari. Per celebrare

l’Anno Santo dei ciclisti era stata

preparata in San Pietro una cerimonia

da tenersi alla partenza del Giro d’Italia

e naturalmente il nostro campione

avrebbe voluto parteciparvi. Ma non fu

L’AUTORE

possibile. Così Fiorenzo

Magni, che organizzò una

fiaccolata dal Ghisallo al

Vaticano, volle consegnare

la fiaccola votiva al Papa

dopo aver fatto tappa a

Ponte a Ema, paese natale

di Gino. Il 12 maggio il

ricordo di Giovanni Paolo

II fu particolarmente appassionato:

“Bartali è stato

una grande figura di sportivo,

di cittadino esemplare e

di convinto credente”.

Ecco perché è stato

il più forte di tutti

Su Gino Bartali è stata

scritta un’infinità di libri

che ne ripercorrono la

carriera e le vicende personali.

Uno in particolare,

firmato dall’ingegnere

fiorentino Gianni Castagnoli,

si distingue per avere

266 pagine zeppe di numeri,

grafici e tabelle, con

i risultati di meticolosi calcoli effettuati

pesando le gare in base alle difficoltà e

al valore dei corridori. La conclusione è

che nelle “corse contro l’uomo” Bartali

è stato nettamente superiore persino a

Fausto Coppi. Costui era stato più forte

nelle prove a cronometro, ma - sostiene

l’autore - sommando tutto prevale

Paolo Costa, autore di questo articolo, ha scritto diversi libri dedicati alla storia

del ciclismo. Per i tipi della Ediciclo ha pubblicato Gino Bartali, la vita, le

imprese, le polemiche (2015). Costa è anche l’autore di Chi ti credi di essere, il

Binda?, opera del 1995, pubblicato da Ediz. Parole & Colori con una preziosa

prefazione di Mario Fossati, il decano dei giornalisti di ciclismo e un contributo

di Alfredo Martini. Più recente Sorrisi e fantasia. Il ciclismo di Silvano

Contini, pubblicato per i tipi della Sunrise Media.

Gino (interessante a sostegno della tesi

anche “Il mito oscurato” di Giancarlo

Brocci). In effetti pensiamo quante corse

Bartali avrebbe potuto vincere se la

sua carriera non avesse incrociato, negli

anni migliori, un mondo in subbuglio.

Nel 1937 partecipa per la prima

volta al Tour, finisce in un torrente e ne

esce malconcio. Resiste, si riprende, nelle

tappe successive sembra in grado di

scalare la classifica. Ma un diktat romano

lo costringe a ritirarsi: lo avrebbero

voluto saldamente in testa e non si fidavano

dello stato della sua salute. Altri

diktat e sfortune gli precludono traguardi

alla sua facile portata: nel 1938 non

lo fanno partecipare al Giro in vista del

Tour (che poi vincerà), nel 1939 l’Italia


Pagine bartaliane

L’INTRAMONTABILE

in punta di sellino 15

Il mito di Bartali è stato celebrato e

scandagliato da numerose pubblicazioni.

Paolo Alberati in Gino Bartali, mille

diavoli in corpo, Giunti, 2010, ha il

merito di aver intercettato le testimonianze

a favore di un coinvolgimento

del campione nel salvataggio di centinaia

di ebrei che fuggivano dalle persecuzioni.

L’argomento è stato approfondito

da Aili e Andres Mc Connon ne La

strada del coraggio: Gino Bartali, eroe

silenzioso per i tipi della 66th and 2nd,

Roma (2013). Giancarlo Brocci, inventore

de L’Eroica, è l’autore di Bartali,

un mito oscurato. Il duello del secolo

non lo vinse Coppi, testo del 2000.

Sempre Brocci ha scritto Bartali, l’ultimo

eroico. L’uomo di ferro nato per il

Tour, pubblicato nel 2020 per i tipi della

Giunti. Anche il nostro Paolo Costa si

è cimentato nell’impresa con Gino Bartali.

La vita, le imprese, le polemiche,

pubblicato da Ediciclo nel 2001. Marco

Pastonesi, cantore degli eroi in bicicletta,

è l’autore di Gino Bartali. Ginettaccio

raccontato da chi correva insieme,

contro e soprattutto dietro, pubblicato

da Ediciclo nel 2026. Angelo De Lorenzi

ha scritto per Mimep-Docete di Gino

Bartali un “santo” in bicicletta. La vita,

la fede, le imprese. Il testo, uscito

nel 2019, propone una biografia a tutto

tondo in forma narrativa dell’uomo

e del campione. Un racconto, dal taglio

inedito, di come egli abbia risposto alla

personale chiamata verso la santità

nella vita di tutti i giorni.

Di carattere saggistico sono

due testi scritti da Stefano

Pivato. Il primo: Sia lodato

Bartali, ideologia, cultura

e miti dello sport cattolico

(1936-1948), pubblicato

nel 1985 da Edizioni Lavoro.

Anni dopo, nel 2021, torna

sull’argomento in tandem

con Marco Pivato per confutare

la tesi del salvataggio

degli ebrei del campione di

Ponte a Ema. Il testo è L’ossessione

della memoria:

Bartali e il salvataggio degli

ebrei: una storia inventata,

Castelvecchi, 2021.

Canzoni e film

d’animazione

Il corridore toscano ha ispirato

anche canzoni, pellicole

e testi teatrali. Celeberrimo

il pezzo di Paolo Conte

che disegna a pennellate il

personaggio, evoca l’attesa

dei tifosi che aspettano

dietro una curva spunti un

sogno in forma di ciclista,

usando ad arte la cacofonia

esotica di parole come

“cellophane” o “caucciù” e

consegnando all’eternità

espressioni come “quel naso triste come

una salita”. Il 26 e il 27 marzo 2006

su Rai 1, in prima serata,

andò in onda

L’Intramontabile,

mini serie dedicata

alla figura di Bartali

per la regia di Alberto

Negrin, con

la sceneggiatura di

Massimiliano Governi

e Andrea Porporati.

Pierfrancesco Favino era l’attore

protagonista nei panni del ciclista

toscano. Federica Molteni mette

in scena il monologo Bartali

– eroe silenzioso, che vanta ormai

svariate repliche ed è uno

spettacolo adatto anche ai più

giovani.

Nel 2024 è uscito “La bicicletta

di Bartali”, un film d’animazione

indicato per i ragazzi. Il lungometraggio

porta la firma di

Israel Cesare Moscati con la regia

di Enrico Paolantonio e la

voce di Tullio Solenghi. L’opera

ha come protagonista la bicicletta

con cui Gino Bartali trasportò

documenti falsi per salvare

centinaia di ebrei dalla barbarie

nazifascista nella Toscana del

1943-44. A Gerusalemme, sessant’anni

dopo, la bicicletta di

Bartali diventa il simbolo dell’avventura

di David, un giovane ciclista

ebreo che fa amicizia con

Ibrahim, un ragazzo arabo con

il quale instaura una forte complicità e

sogna di vincere un campionato di ciclismo,

violando le regole, ma portando

pace e tolleranza nelle rispettive comunità.

Il percorso non sarà privo di ostacoli,

ma attraverso lo sport i due giovani

amici impareranno il rispetto reciproco,

la collaborazione, il sacrificio, riconoscendosi

l’uno nell’altro e costruendo un

legame profondo in grado di superare le

divisioni imposte dalla società.

Angelo De Lorenzi

non va al Tour per la situazione di crisi

con la Francia e poi in agosto vengono

annullati i mondiali di Varese, edizione

con un percorso perfettamente adatto a

lui (non cioè il solito circuito piatto che

solitamente veniva servito dalle autorità

ciclistiche). E infine… ecco la guerra,

che Gino attraversa tra i 26 e i 31 anni

di età.

Salvò gli ebrei perseguitati

“Quando si dà la parola - ha raccontato

una volta - è quella. Però anche a me

è capitato di dire una bugia. Durante la

guerra ero andato sulle montagne,

nei boschi vicino a Città di Castello.

Una domenica vado a messa,

e il prete, un prete bartaliano,

mi fa ‘Lei è Bartali?’, e io ‘No, che

non sono Bartali’, e lui ‘Guardi che

dire le bugie è peccato’, e io avevo

appena fatto la comunione!’”.

Sulle vicende della guerra il loquace

Bartali frenava la lingua. E

così non direttamente da lui, ma

da decine di testimoni si è poi saputo

che per mesi e mesi aveva

trasportato nella canna della

bicicletta con cui si allenava

documenti falsi che permettevano

agli ebrei clandestini di

salvarsi. “Il bene si fa, ma non si

dice”, mormorava - anche da anziano

- l’ex campione ora ricordato

nel Giardino dei Giusti

di Gerusalemme. Terminata

la carriera, qualcuno

fece una stima di 600 mila

chilometri percorsi da

Gino e di 964 corse senza

ritiri con una vittoria ogni

sette gare. “Non mollare

mai, casomai attendere il

miracolo, il recupero”, era il suo motto. E

il miracolo si manifestò nel dopoguerra,

quando un atleta ultratrentenne come

lui conquistò nuove, strabilianti e affascinanti

vittorie, molte delle quali contro

un giovane rivale dalle doti eccezionali

come Coppi. Nel 1946 tornò sulle

strade italiane il Giro e Bartali se lo aggiudicò.

L’anno dopo gli altri volavano e

lui no. Gli scrittori al seguito della corsa

rosa decretarono velocemente il De

profundis. Vasco Pratolini dipingeva

il campione fiorentino come “il vecchio

delle montagne” e dal ciglio di una salita

dolomitica Alfonso Gatto scrisse:

“Quando apparve, Bartali era segnato

anche dalla nostra stanchezza”. Ma per

il tenace, orgoglioso, indomabile Gino il

Destino avrebbe riservato

un crepuscolo miracoloso:

le vittorie in tante corse

importanti e soprattutto

al Tour del 1948 (a dieci

anni dalla prima affermazione).

Da incorniciare furono

la volata vincente

nella Sanremo del 1950

(quando bruciò sotto lo striscione tutti

i migliori sprinter) e la maglia tricolore

conquistata nel 1952, a 38 anni. Chiudo

senza resistere alla tentazione di accomunare

nei ricordi i due tenori del ciclismo

post bellico. E lo faccio pescando

dal mazzo delle carte d’archivio un articolino

della Gazzetta dello Sport in cui

Gino rievoca le partite a scopone scientifico

a casa Coppi: “Si giocava in un sotterraneo,

poi lui alle 11 si alzava: vado

a letto. E non c’era verso di cambiare le

abitudini. Che cosa bevevamo? Lui soltanto

acqua, io e Serse un po’ di vino, a

volte anche un dito di whisky. Ma sì, ci

volevamo bene: fuori dalle corse eravamo

amici”.

Paolo Costa


16

in punta di sellino

AMARCORD

Anche Battaglin vinse la Milano-Vignola

Era una classica del calendario ciclistico italiano adatta alle ruote veloci,

ma vinsero anche gli scalatori e i finisseur

A riprova che il ciclismo sia uno sport

imprevedibile si pensi a ciò che è accaduto

alla Milano-Vignola edizione

1980. Primo sul traguardo, beffando

tutti i velocisti, arrivò Giovanni Battaglin,

scalatore doc, che riuscì nell’impresa

di anticipare il gruppo con un’azione

a sorpresa nell’ultimo chilometro.

Al secondo e al terzo posto arrivarono

– per la cronaca – Francesco Moser e

Silvano Contini. La gara in quell’edizione

cambiò tracciato perché si svolse

su un circuito. “La corsa delle ciliegie”

(la città d’arrivo è famosa per la coltivazione

del frutto) è comunque sempre

stata una classica del calendario

italiano adatta ai velocisti, che si disputava

su un percorso privo di rilievi

altimetrici. La prima edizione si svolse

nel 1952, l’ultima nel 1996, poi cambiò

nome e percorso nel 1997 diventando

Gran Premio Bruno Beghelli. Dal

1953 al 1955 la corsa non si disputò,

come anche nel 1957. Pur essendo una

gara adattissima ai velocisti, si prestava

anche agli attacchi a sorpresa di corridori

coraggiosi che seppero anticipare

la volata. La storia della Milano-Vignola

ebbe inizio con la vittoria di Antonio

Bevilacqua, detto Labron, corridore

di classe sopraffina che

fu campione del mondo

su pista nell’inseguimento

individuale nel 1950

e 1951, vincendo inoltre

undici tappe al Giro d’Italia

e la Parigi-Roubaix

nel 1951. L’ultima edizione,

quella del 1996, se la

aggiudicò Fabio Roscioli,

corridore che firmò

un’impresa memorabile

al Tour de France del

1993 quando ottenne uno

dei successi più prestigiosi

conquistando la tappa

di Marsiglia dopo una fuga

solitaria di oltre centottanta

chilometri.

Scorrendo l’albo d’oro della

competizione affiorano nomi importanti

che hanno fatto la storia del ciclismo.

Il campione tedesco Rudy Altig

sfrecciò per primo sul traguardo della

Milano-Vignola nel 1967. Giuseppe Saronni

la vinse nel 1987, Adriano Baffi

si aggiudicò due edizioni di fila, nel

1988 e nel 1989. Non poteva mancare

la firma di Mario Cipollini, che vinse

la gara nel 1990. L’anno successivo fu

la volta di un’altra ruota veloce,

Silvio Martinello. Fra le sorprese

la vittoria di un altro scalatore

doc, Mario Beccia, primo nell’edizione

del 1984. I più vittoriosi

di questa corsa furono Adriano

Durante, Rik Van Linden e Marino

Basso che si aggiudicarono

tre edizioni ciascuno. Curiosità:

la corsa nel 1974, vinta da Enrico

Paolini che precedette Felice

Gimondi, valeva per l’assegnazione

del titolo italiano.

Avete la foto o un ricordo di una

gara ciclistica che non è più in

calendario? Mandate il vostro

materiale in redazione a questo

indirizzo:

inpuntadisellino@gmail.com.

Lo pubblicheremo.

MAESTRI

Gian Paolo Ormezzano, l’inimitabile

Il 26 dicembre 2024 è morto Gian Paolo

Ormezzano, una delle firme più apprezzate

del giornalismo italiano. Aveva

89 anni. Nella sua lunga carriera è stato

direttore di Tuttosport (dal 1974 al

1979), collaboratore de La Stampa fino

alla pensione nel 1991 (ma ne era ancora

collaboratore), del Guerin Sportivo e

di Famiglia Cristiana. È stato testimone

e ha scritto dei principali eventi sportivi

(e non solo), dai Giochi di Roma allo

sbarco sulla Luna, seguito da inviato

a Cape Canaveral, dall’attacco terroristico

ai Giochi di Monaco 1972 al trionfo

mondiale degli azzurri di Bearzot

nel 1982. È stato anche commentatore

in tv e autore di romanzi e saggi, tra cui

Giro d’Italia con delitto e La fine del

campione, oltre ai tre volumi Storia del

ciclismo (vincitore del Bancarella Sport),

Storia dell’atletica e Storia del calcio.

Il merckxismo

Ormezzano ha profondamente amato

il ciclismo. Ha seguito 28 Giri d’Italia e

15 Tour de France. Gpo (era il suo soprannome)

per anni ha fatto il giornalista

nell’accezione tradizionale del reporter,

dell’inviato: vado, vedo e scrivo. E di

scarpe e di suole ne ha consumate parecchie.

Ha scritto sui giornali, sul web,

è stato in televisione. Oggi questo tipo di

giornalista è una rarità, è quasi estinto.

Ha fatto in tempo a conoscere Coppi e

ad applaudire le ultime imprese di Tadej

Pogacar. Era stato inviato, appena 24enne,

non ancora assunto da Tuttosport,

ad assistere ai funerali di Fausto Coppi.

Così descrisse il luogo, proscenio dell’ultimo

viaggio terreno del Campionissimo:

«Castellania, il paese natale di Fausto, pare

messo lì da Dio per distrazione, una

manciata di case, quattrocento anime in

pochi muri. Chissà mai quale segreto

spinge gli uomini a vivere quassù».

Dopo aver scritto quell’articolo venne

assunto dal giornale di cui diventò

direttore.

Fu lui a coniare il termine merckxismo

per definire un’epoca particolare,

quella condizionata dalla presenza

in gruppo del “Cannibale”.

Il paragone con un altro grande,

grandissimo, lo risolse così: “Pensiamo

che la soluzione risieda semplicemente

nell’uso di due aggettivi:

Coppi è stato il più grande di ogni

tempo, Merckx è stato il più forte di

ogni tempo”. Grande tifoso del Torino,

ha discettato verbosamente di

calcio e di varia umanità. Era amico

d’infanzia di quel Livio Berruti

che a Roma nel 1960 conquistò l’oro

olimpico nei 200 metri e lo ha raccontato

come nessuno mai. Era sopravvissuto

a tre Covid, aveva tre stent, aveva subito

una grossa operazione all’aorta. Ha continuato

a scrivere sino all’ultimo.


APPUNTAMENTI

Ecco le fiere per chi ama la bici

in punta di sellino 17

È arrivato il momento di appuntarsi le date delle manifestazioni dedicate ai cicloturisti

nel mezzo della stagione per gli appassionati delle due ruote.

Spazio anche al gravel e alle prime gare del calendario ciclistico

La stagione ciclistica è già iniziata. Fra le

corse più importanti del calendario figura

la Tirreno–Adriatico: come da tradizione,

inizierà con la cronometro individuale

il 10 marzo da Lido di Camaiore

per finire il 16 marzo a San Benedetto

del Tronto. Da scoprire l’inedita salita

di Frontignano, vero e proprio banco di

prova per gli scalatori e per gli uomini di

classifica. Sette tappe, 1.130 km e 14.610

metri di dislivello. Sono questi i numeri

chiave della Tirreno-Adriatico Crédit

Agricole della Corsa dei Due Mari.

Il 25 aprile è in programma la Veneto

Gravel. Sono quattro gli itinerari a scelta.

Il percorso più impegnativo è di 700

km. I punti più estremi sono da una parte

Peschiera del Garda, dall’altro Caorle.

Il tracciato più lungo consente di fare

esperienza del Veneto nelle sue varie

sfaccettature, dalle città alle campagne.

Si passerà per Bassano del Grappa, Belluno,

Vittorio Veneto, Treviso, Padova,

Peschiera del Garda e Verona.

Per info: www.venetogravel.it/.

Bologna ospiterà, dal 4 al 6 aprile 2025,

la quarta edizione della Fiera del cicloturismo:

rivolta a operatori e produttori

di componenti e accessori per la bici,

l’evento consente di incontrare tour operator

e professionisti del settore, ma anche

famiglie, sportivi e amanti delle avventure

a pedali in cerca di ispirazione e

prodotti per il proprio viaggio in bici. La

manifestazione si svolge all’interno della

Fiera.

Alla sua ultima edizione, la Fiera del Cicloturismo

ha registrato la presenza di

121 operatori come espositori e oltre

15.000 visitatori.

Dal 12 al 13 aprile 2025 è in programma

il Bike Experience, il Festival del

Cicloturismo in Piemonte. Il luogo dove

si svolge la manifestazione è presso

Cascina delle Vallere aree protette Po

Piemontese, in Corso Trieste 98 a Moncalieri.

Il Festival pone in primo piano

l’obiettivo del raggiungimento del benessere

attraverso la pratica sportiva. Tanti

stand e novità per il cicloturista: incontri,

personaggi e testimonianze. Elena Giardina

parlerà di Biketherapy, Felicina

Biorci tratterà l’argomento dell’alimentazione

e ci saranno i consigli di Francesco

Gozzolino. Special guests: Monica

Nanetti, Pietro Franzese, Seregna Cugno,

Giorgia Zanetta e tanti altri.

Dall’1 al 4 maggio 2025 si svolgerà la 31ª

edizione FSA Bike Festival Riva del Garda.

Nell’area EXPO di Riva del Garda sono

attesi più di 200 espositori e 400 marchi.

Oltre a poter ammirare le novità e i

migliori prodotti delle principali aziende

nel mondo ciclistico, i visitatori – più di

80.000 nell’edizione passata – avranno

la possibilità di testare le biciclette delle

aziende espositrici sui trail del Garda

Trentino: dalle mountain bike alle bici

gravel, comprese le proposte elettriche.

Come ogni anno, il momento agonistico

clou della FSA Bike Festival Riva del

Garda sarà la Bike Marathon, la prova

mountain bike in programma sabato 3

maggio con partenza dal centro storico

di Riva del Garda e arrivo all’area EXPO. A

disposizione dei partecipanti tre percorsi

di diversa difficoltà. La gara principale

è la Ronda Extrema di 82,77 chilometri

e 3.434 metri di dislivello, in calendario

UCI come prova di categoria C1, dedicata

naturalmente ai biker allenati, attirati

anche dalla possibilità di guadagnare

preziosi punti in classifica. Gli altri due

percorsi sono rivolti ai concorrenti che ricercano

distanze e dislivelli alla propria

portata: la Ronda Grande (59,56 km,

2.406 m di dislivello) per ciclisti esperti;

la Ronda Piccola (30,67 km, 1.065 m di

dislivello) per chi vuole divertirsi godendosi

i panorami del Lago di Garda.

Per info:

https://www.bikefestivalriva.com/it

BAM!: APPUNTAMENTO A PIAZZOLA SUL BRENTA (PD)

BAM!, il grande raduno europeo dei viaggiatori in bicicletta, trova una nuova casa e dà appuntamento a tutti i cicloviaggiatori a Piazzola sul Brenta (PD), nel parco

monumentale di Villa Contarini, tra Padova e Vicenza, dal 6 all’8 giugno 2025.

A ospitare il BAM! sarà dunque una delle più belle ville d’Italia, i cui 50 ettari di parco sono un perfetto biglietto da visita per un territorio e una regione, il Veneto,

che da anni crede molto nel turismo in bicicletta.

Giunto all’undicesima edizione – dopo Livigno, la rocca di Noale, i Monti Lessini e Mantova – BAM! ha scelto una delle aree verdi e storiche più suggestive, dove

troverà posto la famiglia dei viaggiatori in bicicletta, che arriveranno da tutta Europa.

Villa Contarini è posta lungo la Treviso-Ostiglia, una delle ciclabili più famose

in Italia, ed è crocevia di numerosi percorsi ciclabili che uniscono le montagne,

le città d’arte e il mare, ed è un punto di arrivo ideale per i ciclisti.

Bikepacking, gravel, cicloturismo classico, esplorazioni in bicicletta: al BAM! trovano

posto tutte le anime del viaggio su due ruote e ogni anno sono migliaia gli

appassionati che si danno appuntamento per tre giorni, al fine di condividere

storie, passioni, progetti e il desiderio di andare lontano.

Per l’edizione 2025 sono previste molte novità, legate anche ai grandi spazi del

parco di Villa Contarini: ci saranno un’area cinema, uno spazio per i produttori

artigianali di biciclette, ma anche la BAM! Academy, dove si terranno corsi e

workshop di ogni genere, dalla fotografia al disegno, dalla cartografia alla scrittura,

senza dimenticare la zona podcast.

BAM! disporrà di un’area tende, eccezionalmente all’interno del parco della villa:

i posti, a numero chiuso, sono già in vendita nel sito con formula “early bird”,

scontata, fino al 6 gennaio. L’evento, a ingresso libero e gratuito, è patrocinato

dalla Regione Veneto.

Per info www.bameurope.it


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in punta di sellino

IN LIBRERIA

Non solo Coppi e Bartali

La borraccia è l’essenza del ciclismo, come racconta il libro del collettivo Bidon.

Ciclismo allo stato liquido. Le avventure di una donna nella foresta amazzonica

e la storia della bicicletta a partire dalle origini

Bidon

ACQUA PASSATA

People s.r.l.

Alfredo Azzini

ALLE ORIGINI DELLA BICICLETTA 2

Ediciclo

Louise Sutherland

IL VIAGGIO IMPOSSIBILE

Ediciclo

I racconti delle borracce

In francese si dice bidon e allo stesso

modo anche in croato, polacco, portoghese

e spagnolo. I danesi usano il termine

flaske, gli ungheresi kulacs. Per noi

è la borraccia, la parola più iconica del

ciclismo. C’è chi sull’argomento ha scritto

un libro, un’opera a più mani realizzato

da Bidon. Ciclismo allo stato liquido,

un “collettivo” di ciclo autori impegnati,

senza l’assillo dei click, a pubblicare libri,

progettare podcast e format innovativi

per parlare di ciclisti e di ciclismo; Acqua

passata parla di vita, sorte e miracoli

delle borracce nel ciclismo. Filippo

Cauz, ad esempio, con ariosa scrittura, ci

parla del mondo dei collezionisti, delle

loro dolci ossessioni, strategie e desideri.

Racconta del collezionista di borracce

più famoso al mondo, Marcello Murgia,

fondatore del Museo della Borraccia

e del Ciclismo di Torralba, provincia

di Oristano. il suo obiettivo non

è stato solo allestire un’esposizione di cimeli

ciclistici, ma soprattutto omaggiare

il padre Antonino Murgia, il “minatore

ciclista” che da dilettante vinse oltre duecento

corse. Di notte si calava in miniera,

di giorno pedalava e arrivò a essere

selezionato dalla San Pellegrino di Gino

Bartali nel 1958. Rifiutò un incerto

professionismo per rimanere in Sardegna

a lavorare a 500 metri di profondità

per mantenere i dieci figli. Curiose e intriganti

le interviste ai corridori che raccontano,

spesso da gregari, del loro rapporto

con la borraccia.

Il libro racconta, con l’ausilio di testi e di

bellissime immagini d’epoca, l’impatto

che l’invenzione della bicicletta ebbe

sul cambiamento dei costumi, della

cultura, delle leggi e persino sulla nuova

consapevolezza del femminismo e dei

ceti svantaggiati. Se volete conoscere curiosità,

aneddoti e quanto questo abbia

inciso nella società, la lettura di questo

libro è un passo pressoché obbligato. Per

non perdere il quadro generale suggeriamo

la lettura anche del primo volume.

Bruno Reverberi

I MIEI PRIMI 80 ANNI

Kriss Editore

Ottant’anni e non sentirli! Sono quelli di

Bruno Reverberi, direttore della squadra

di ciclismo più longeva della storia

del ciclismo mondiale, oggi conosciuta

con il nome di . VF Group-Bardiani

CSF-Faizanè. Nel volume i ricordi scorrono

senza sosta, in un intreccio tra episodi

familiari e il racconto delle varie tappe

della carriera dirigenziale. Il libro, scritto

con la collaborazione di Angelo Costa, si

apre con la prefazione di Davide Cassani,

passato al professionismo proprio in

maglia Termolan con Reverberi.

Bicicletta è sinonimo di avventura. Louise

Sutherland, una signora poco più che

cinquantenne, un metro e mezzo d’altezza

per 47 chili, si mette in testa di attraversare

la foresta amazzonica in sella

alla sua Peugeot nuova di zecca. Consigliato

a chi non ha il fegato d’imbarcarsi

in un viaggio del genere, ma può viverlo

comodamente attraverso la lettura.

In collaborazione con Paolo Marabini

HO VINTO UN GIRO (QUASI)

Bolis Edizioni

Flavio Giupponi rischiò di vincere il Giro

del 1989. Se gli organizzatori non avessero

annullato una tappa, avrebbe preceduto

Fignon. il sogno svanì per una

tappa cancellata all’ultimo istante, sul

Passo Gavia dove avrebbe fatto la differenza.

Per questo motivo rientra nella

schiera di corridori ai quali non si può

voler bene, come nel caso di un certo

Giovan Battista Baronchelli, battuto

da Merckx per soli 12 secondi al Giro

del 1974. Un libro molto interessante

che racconta il ciclismo dalla pancia del

gruppo. Giupponi, un personaggio da riscoprire.

Potete approfondire la sua storia anche

leggendo l’intervista pubblicata a

pagina 2 su questo fascicolo della rivista.

Emerge la vivacità e la serietà di un

corridore dal grande talento che, forse,

avrebbe potuto cogliere maggiori successi

in carriera se fosse stato aiutato

dalla fortuna.

DOVE TROVARE LE COPIE DELLA RIVISTA www.inpuntadisellino.it

Centro Culturale Il Pertini

P.za Confalonieri 3, Cinisello B. (MI),

tel. 02 6602 3542

Cicli Ghezzi

Viale G. Marconi 68, Cusano Milanino

(MI), tel. 02 619 6117

Velodromo Parco Nord

Bresso (MI)

Upcycle Milano Bike Cafè

Via Andrea Maria Ampère 59, Milano,

tel. 02 83428268

20092 Cafè

P.za Confalonieri 3, Cinisello B. (MI)

La Griffe - Calzature-Abbigliamento-

Accessori Uomo/Donna

Via Mascagni 36/40, Cinisello B. (MI)

tel 02 400 25 922

Sei interessato a distribuire le copie cartacee della rivista? Scrivi a inpuntadisellino@gmail.com


PREMIO SPECIAL FABRIQUE

in punta di sellino 19

De Rosa, premiata l’intelligenza artigianale

Ai Dialoghi del NordMilano un prestigioso riconoscimento

alla storica azienda di biciclette, un marchio affermato a livello internazionale,

un’icona del made in Italy conosciuto in oltre quaranta Paesi

Quest’anno il Premio Special Fabrique,

promosso da NordMilano24 e da

Prima Cooperativa nell’ambito dei Dialoghi

2025, che ha visto protagonista il

tema dell’intelligenza artificiale, è stato

assegnato a De Rosa, storica azienda

di biciclette, situata a Cusano Milanino,

un marchio affermato a livello internazionale

conosciuto in una quarantina di

Paesi, dal Giappone all’Oceania. La premiazione

è avvenuta venerdì 17 gennaio

presso l’Auditorium de Il Pertini a Cinisello

Balsamo. La manifestazione, giunta

alla quinta edizione, è diventato un

appuntamento di richiamo per il Nord

Milano con la partecipazione di aziende,

istituzioni, sindaci e amministratori

del territorio. A ricevere il riconoscimento

è intervenuto Cristiano De Rosa,

amministratore delegato dell’azienda, il

quale ha dichiarato: “Io non ho paura

dell’Intelligenza Artificiale, anzi; noi utilizziamo

l’Intelligenza Artigianale, che secondo

me è l’invenzione migliore, sfruttando

l’Intelligenza Artificiale. Mettiamo

a terra queste grandi novità, non dobbiamo

avere paura, sfruttiamole! Non si

perdono sicuramente dei posti di lavoro,

bisogna crearne di nuovi”. “L’Intelligenza

Artificiale – ha concluso – è solo uno

strumento da sfruttare. Sta tutto nelle

nostre mani: facciamo andare le mani!”.

Fondata da Ugo De Rosa, maestro telaista,

l’azienda è diventata celebre negli

anni ’60 e ‘70 per aver fornito le biciclette

da corsa alle squadre professionistiche

più in voga del tempo. Sulle bici De Rosa

hanno corso fior di campioni, uno su

tutti Eddy Merckx.

L’attività iniziò in via Lanfranco della Pila

al 13, zona Niguarda a Milano, dove

Ugo viveva e dove fondò la Cicli De Rosa

nel lontano 7 aprile del 1953. Successivamente

l’azienda si trasferì a Cusano

Milanino, dove a tutti gli effetti il fondatore

iniziò la sua carriera di abile e illuminato

telaista. A bottega, anzi a “butega”,

sono cresciuti professionalmente

e umanamente i figli, Danilo, Doriano

e Cristiano, che hanno raccolto il testimone

del papà dopo la sua scomparsa

avvenuta nel 2023. Una tradizione di famiglia,

quella dei De Rosa, portata avanti

nel tempo, che ha saputo vivere e affrontare

ogni sfida lanciando sul mercato

nuovi modelli, espressione di un concentrato

di sapienza artigianale e di ingegno

industriale. De Rosa è il brand che ha il

cuore inserito nel logo aziendale, simbolo

di passione per la propria attività.

“In azienda – si legge nella motivazione

del premio – si fa esperienza di come la

creatività, l’inventiva e l’intelligenza artigianale

oggi sappiano allearsi a quella

artificiale al servizio di un prodotto sempre

più innovativo e performante. Le bici

de Rosa, uno dei marchi di biciclette più

conosciuto al mondo, sono ancora oggi

mezzi da competizione usati sia in ambito

professionistico, sia da un esercito di

appassionati cicloamatori”.

Il modello di punta dell’azienda, la Settanta,

è stata progettata dal centro stile e

design di Pininfarina, è un vero gioiello

tecnologico, ed è utilizzato nella stagione

in corso dagli atleti del team VF Group

Bardiani-CSF Faizanè.

QUESTO È UN MANUBRIO

INTELLIGENTE!

È nato in Germania il manubrio

di ultima generazione. Si

chiama Flitedeck e dispone di

un ciclocomputer, un radar

per il rilevamento dei pedoni

e una videocamera posteriore.

Tutto è progettato per garantire

massima sicurezza e controllo,

con funzioni come il sistema di

luci gestibili direttamente dal

manubrio senza mai staccare

le mani.

ACCESSORI

IDMATCH PER MIGLIORARE LA POSIZIONE IN BICI

Un corretto bike fitting è importante per ottenere

il massimo possibile in termini di efficienza

della pedalata, preservando il comfort

in sella ed evitando patologie

causate da cattiva postura.

Da questa esigenza è

nato idmatch, un sistema

per il corretto posizionamento

del ciclista sulla propria

bicicletta che permette

di identificare non solo la taglia ideale della

bici, ma anche di sella e manubrio. Il successo

di una pedalata inizia prima ancora di

salire sulla bici, perché il corretto posizionamento

del ciclista consente di massimizzare

l’efficienza della spinta sui pedali, aumentare

il comfort in sella, e ridurre

i rischi di infortuni e

patologie. Da questa esigenza

nasce idmatch, il sistema

di bike fitting avanzato

che, basandosi su principi

di biomeccanica ed ergonomia,

permette a ogni ciclista – dall’amatore al

professionista – di trovare la posizione ideale

che unisce performance e benessere.

IL COPILOTA CHE

INDICA I PERCORSI

E I LUOGHI DA VEDERE

Naviki è l’app ideata per

non perdere la strada. Basta

inserire il luogo di partenza

e arrivo e sul display

del telefonino appare il percorso

con le informazioni

aggiuntive più importanti,

inclusi i luoghi di interesse

storico e culturale che meritano

una visita. Utile la possibilità

di abilitare i comandi

vocali di navigazione.

Supplemento a NordMilano24

N. 7 - Marzo 2025

Marketing e pubblicità: DeiNaviganti 3453971562 - 3407012503

Editore: Prima Società Cooperativa Sociale a r.l.

via Canzio 11, 2092 Cinisello Balsamo (MI)

Testi: Angelo De Lorenzi e Paolo Costa

Grafica e impaginazione: Yurij Pezzini

Stampa: La Tipografia - Buccinasco (Mi)

www.inpuntadisellino.it

Immagini: Angelo De Lorenzi (pag. 4 in alto e la terza di metà pagina, pag. 14, 15); BAM (pag. 17);

Carlo Bassignani (pag. 4, la prima a metà pagina); Bike Festival Riva del Garda (pag. 6 nel box,

pag. 7, pag. 10 nel box); De Rosa Bikes (pag. 19); Elastic Interface (pag. 11); Fiera del Cicloturismo

(pag. 19); Flavio Giupponi (pag. 2 e copertina); Francesco Gozzolino (pag. 17); Giro d’Italia d’Epoca

(pag. 13); U.S. Legnanese 1913 (pag. 4 la seconda a metà pagina); Wikipedia (pag. 8, pag. 14, pag.

16); Miconi S.r.l. (pag. 9 e copertina); Ossola (pag. 11 nel box); Visit Flanders (prima immagine

in copertina, pag. 6).


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in punta di sellino

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