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GEOmedia_6_2024

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Rivista bimestrale - anno XXVIII - Numero - 6/2024 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma

TERRITORIO CARTOGRAFIA

GIS

CATASTO

3D CITY

INFORMAZIONE GEOGRAFICA

FOTOGRAMMETRIA EDILIZIA

URBANISTICA DIGITAL TWIN

LASER SCANNING

REMOTE SENSING

GNSS

SPAZIO

RILIEVO AMBIENTE TOPOGRAFIA

LiDAR

GEOBIM

BENI CULTURALI

SMART CITY

anno XXVIII - N°6 2024

Pianificazione Antincendio:

il caso studio della Regione Puglia

DUE CARTOGRAFIE

A CONFRONTO

IL PRIMO “DRONE”

FOTOGRAMMETRICO

REMOTE SENSING E

CARTOGRAFIA ARCHEOLOGICA


Our in-field geographical data is on again!

StudioSit SA is a swiss, former italian company, operating in

geographical data in-field detection activities. We believe our

main goals will affect the eventuality of achieving the full territorial

mapping coverage of southern european countries, one day.

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Dalle competenze locali a

quelle centrali, e viceversa:

il caos della cartografia italiana

Quando, decenni fa, si decise di trasferire alle Regioni molte competenze nazionali, si pensava di

risolvere una serie di problemi legati alla documentazione cartografica del territorio. Il risultato? Gli

Organi Cartografici Nazionali si liberarono in fretta e furia delle proprie responsabilità, limitandosi alla

cartografia su scala nazionale, mentre le Regioni si ritrovarono a gestire il dettaglio all’inizio senza un reale

coordinamento. Sono passati cinquant’anni e ciò che rimane è un disastro che vale la pena analizzare.

Da un lato, l’autonomia regionale ha portato alla degenerazione del settore. Come denuncia Attilio

Selvini, esperto del campo: "La (bassa) politica si impossessò della nuova cartografia, fonte di posti lucrosi e

prestigiosi, e fu il caos: diverse le scale, i formati, i riferimenti, insomma tutto al piacere del più politicamente

forte al momento." In altre parole, il solito teatrino italiano: spartizioni di poltrone, logiche clientelari e

zero visione strategica. Il risultato? Una cartografia disomogenea, arretrata e spesso inutilizzabile.

Nel frattempo, mentre l’Italia affondava nella propria inefficienza, l’Unione Europea percorreva la strada

opposta, imponendo armonizzazione e standardizzazione per garantire l’interscambio dei dati tra Stati.

Basti pensare alla gestione dell’inquinamento di un fiume che attraversa più Paesi: senza regole condivise,

l’analisi dei dati diventa impossibile. Mentre l’Europa insisteva sulla standardizzazione con la direttiva

INSPIRE, le Regioni, ma anche le amministrazioni centrali, continuavano a produrre dati geospaziali

ognuna per conto suo, senza una logica comune.

A un certo punto si provò a rimediare con la creazione del Centro Interregionale, un organismo che avrebbe

dovuto coordinare le Regioni e imporre criteri condivisi. Il tentativo, però, si è rivelato un’altra occasione

sprecata: la sua Rivista del Territorio è sparita, le commissioni e i comitati preposti alla definizione delle

Regole Tecniche sono stati smantellati e l’Agenzia del Territorio che gestiva il Catasto, è stata inghiottita

dall’Agenzia delle Entrate. Fine della storia.

Oggi il quadro è desolante: la cartografia regionale è un mosaico incoerente e spesso obsoleto, nonostante

la normativa prevedesse aggiornamenti biennali con voli aerofotogrammetrici. Quelle poche regole

tecniche ancora in vigore riguardano la produzione di ortofoto e geodatabase cartografici, ma sono ormai

il minimo sindacale in un settore che, nel resto del mondo, evolve rapidamente.

L’unico vero passo avanti è stata la creazione del Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, un servizio

che raccoglie i metadati per facilitare lo scambio delle informazioni geografiche. Ma se oggi un

amministratore pubblico volesse aggiornare o realizzare una nuova cartografia, si troverebbe di fronte

a un muro di incertezze: nessun riferimento chiaro, nessuna guida su specifiche, metodi o standard

industriali da seguire. E guai a parlare di cartografia 3D, fondamentale per la gestione del BIM e delle

analisi urbanistiche spaziali: è semplicemente inesistente nel panorama normativo italiano.

Come denuncia Valerio Zunino nel suo articolo, questa situazione è uno scandalo: "È deprimente chiedersi

perché il Paese più bello del mondo debba accontentarsi di una rappresentazione cartografica così sommaria,

imprecisa e pressoché inutile."

L’Italia non può più permettersi di sperperare risorse in gestioni frammentate e inefficienti. È ora di

investire meno nell’ennesima infrastruttura informatica e più nell’aggiornamento dei dati. Perché senza

informazioni geografiche precise e affidabili, non si può difendere il territorio dalle continue aggressioni

ambientali. Ma finché la cartografia resterà in balia di giochi politici e incompetenza, il Paese continuerà

a essere descritto – e gestito – in modo sommario, approssimativo e del tutto inadeguato.

Buona lettura,

Renzo Carlucci


FOCUS

In questo

numero...

FOCUS

REPORT

AEROFOTOTECA

NON TROPPO

GEOREFERITO

ALTRE

RUBRICHE

22 MERCATO

24 ESA

46 AGENDA

Pianificazione antincendio

nell'interfaccia

urbano-rurale in ambiente

GIS open source:

il caso studio della

Regione Puglia

di Gabriele Nolè, Antonio Lanorte,

Giuseppe Cillis, Francesco Ronco,

Lucio Pirone

6

28

Il Primo "Drone"

Fotogrammetrico

di Attilio Selvini

In copertina un esempio

di individuazione e

perimetrazione delle

aggregazioni degli esposti

con sovrapposizione

dell’edificato (CTR) ed

infrastrutture

su ortofoto

(http://www.sit.puglia.it/).

4 GEOmedia n°6-2024

GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica.

Da oltre 25 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei

processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati,

in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre.

In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici

per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi

geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e

spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI

32

Due Cartografie

Regionali

a confronto

di Attilio Selvini

AVT 23

Codevintec 21

Epsilon 27

Esri 31

GISTAM 23

Gter 33

NAIS 2

Planetek 48

Stonex 47

TechnlogyForAll 15

Teorema 46

Catasto e

Numeri Civici,

ce li chiede

l'Europa

Di Valerio Zunino

34

38

Remote Sensing

e Cartografia

Archeologica:

il Caso Studio

di Vulci

di Giorgio Franco Pocobelli

una pubblicazione

Science & Technology Communication

GEOmedia, la prima rivista italiana di geomatica.

ISSN 1128-8132

Reg. Trib. di Roma N° 243/2003 del 14.05.03

Direttore

RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it

Comitato editoriale

Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Caterina Balletti,

Roberto Capua, Mattia Crespi, Fabio Crosilla, Donatella

Dominici, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi

Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Monica

Sebillo, Attilio Selvini, Donato Tufillaro, Valerio Zunino

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Redazione

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Gianluca Pititto, Maria Chiara Spiezia

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Numero chiuso in redazione il 24 maggio 2024.


FOCUS

Pianificazione antincendio nell'interfaccia

urbano-rurale in ambiente GIS open source:

il caso studio della Regione Puglia

di Gabriele Nolè, Antonio Lanorte, Giuseppe Cillis, Francesco Ronco, Lucio Pirone

Fig. 1 - Incendio del 13-14 Luglio 2021 a Vico del Gargano. Elaborazione immagine Sentinel L2A del 21/07/2021 in RGB e infrarosso

con evidenziata una parte della zona di interfaccia a contatto con l’area incendiata. Dalle due immagini si può notare l’incendio

a sud dell’area abitata e la prossimità con lo stesso (immagine con ortofoto).

Le zone di interfaccia urbano-rurale, dove le strutture

antropiche confinano con le aree naturali o seminaturali, sono

particolarmente vulnerabili agli incendi, rappresentando una

minaccia per persone, edifici e infrastrutture.

Queste aree richiedono interventi pianificatori specifici. Nel 2007,

dopo una stagione estiva caratterizzata da numerosi incendi che

hanno colpito in particolare le aree di interfaccia, il Dipartimento

della Protezione Civile Nazionale ha elaborato le linee guida per

affrontare il rischio incendi in queste aree a scala comunale. Tali

linee guida rappresentano il riferimento per la metodologia che

viene presentata in questo articolo.

La lotta agli incendi di vegetazione

rappresenta una delle principali

sfide degli ultimi decenni, poiché

i cambiamenti climatici e l’abbandono

delle aree rurali in Europa, stanno

rendendo gli eventi più frequenti e ogni

anno vengono colpite sempre più zone

che in passato non erano considerate aree

a rischio. Il 2023 è risultato uno dei peggiori

in Europa visto che sono andati in

fumo poco più di mezzo milioni di ettari

di territorio. In Italia si è riscontrato un

aumento del +36% rispetto al 2022; è

stata colpita da incendi boschivi per una

superficie complessiva di 1073 km 2 . Di

questi, circa il 14% erano rappresentati

da habitat terrestri forestali (ISPRA,

2024).

6 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

Inoltre, particolarmente nei paesi

mediterranei, hanno assunto

notevole importanza le aree di

interfaccia urbano-rurale, dove

la vulnerabilità agli incendi di

vegetazione negli ultimi anni è

aumentata a causa della rapida

urbanizzazione e della contiguità

di aree antropizzate con

aree naturali e seminaturali in

cui si riscontra un aumento di

biomassa. Tutto ciò sottolinea

l'importanza di un approccio integrato

nella gestione del rischio

in queste aree (Darques, 2015).

Una gestione efficiente delle fasi

di previsione, prevenzione, lotta

attiva e post incendio, è essenziale

per rendere i territori meno

vulnerabili e ridurre gli impatti

sulle vite umane. Queste fasi

richiedono una strategia sistemica

per rendere più funzionale a

finalità operative la gestione del

fenomeno.

In questo contesto lo studio

illustra le metodologie speditive

e standardizzate, proposte in un

progetto di ricerca del CNR-

IMAA con la Protezione Civile

della Regione Puglia, al fine di

implementare tecniche e metodi

per migliorare la mappatura del

rischio a scala comunale nell'interfaccia

urbano-rurale. L'analisi

della vulnerabilità agli incendi

nelle aree di interfaccia richiede

l'uso di metodologie avanzate di

valutazione multicriterio, come

dimostrato da diversi autori tra

cui Andersen e Sug (2019), che

hanno applicato un approccio

simile per valutare il rischio

incendi in contesti territoriali

complessi.

Le elaborazioni proposte sono

basate sull'utilizzo del software

open source QGIS. Le metodologie

sono state verificate

attraverso un confronto diretto

con gli strumenti tecnologici

e pianificatori attualmente in

uso presso il Dipartimento di

Protezione Civile della Regione

Puglia.

Fig. 2 - Numero di incendi per ogni anno nel periodo 2012-2021 (Fonte: rielaborazione

dati del Piano AIB Puglia 2023-2025).

Pianificazione AIB e

incendi di interfaccia

Secondo quanto definito dal

“Manuale Operativo per la

predisposizione di un piano

comunale o intercomunale

di protezione civile” (2007),

gli incendi di interfaccia sono

quelli riguardanti aree in cui si

riscontra una stretta interconnessione

tra strutture antropiche

e aree naturali, tali da poter

venire rapidamente in contatto

con la possibile propagazione di

un incendio originato da vegetazione

combustibile (esempio in

Figura 1). Le aree di interfaccia

possono essere quindi definite

Fig. 3 - Numero di incendi boschivi con relativo valore in ettari della superficie boscata e

non boscata incendiata (Fonte: rielaborazione dati del Piano AIB Puglia 2023-2025).

GEOmedia n°6-2024 7


FOCUS

Fig. 4 - Esempio di edificato in formato vettoriale della Carta Tecnica Regionale della

Regione Puglia integrato con i dati di OpenStreetMap.

Fig. 5 - Screenshots dei passaggi per l’applicazione del tool Concave Hull (alpha shapes)

utile per la definizione dell’aggregato urbano.

come quelle zone in cui in caso

di incendio si verifica il primo

contatto tra le aree antropizzate

e il fuoco (Stewart et al., 2007).

La legislazione italiana ribadisce

l'obbligatorietà di prevedere

la pianificazione comunale di

Protezione Civile, in modo che

ogni Comune possa dotarsi di

uno strumento snello e speditivo

che permetta di mettere

in sicurezza la popolazione

nel caso in cui un incendio

boschivo o rurale minacci gli

insediamenti o le infrastrutture

presenti sul proprio territorio.

Il Manuale definisce le linee

guida per un approccio metodologico

con l'obiettivo di

suggerire i requisiti minimi da

soddisfare per la redazione delle

mappe di rischio sul territorio

italiano. In particolare fa

riferimento, nella parte relativa

al rischio incendi, alla definizione

dell'indice di vulnerabilità

relativo agli esposti nelle aree di

interfaccia. Tale aspetto è parte

della fase di previsione, che

insieme alla fase di sorveglianza,

definisce il sistema di allerta

a livello regionale attuato dai

centri operativi. Per pianificare

efficacemente il dispiegamento

delle forze del sistema di Protezione

Civile, è fondamentale

conoscere la localizzazione esatta

degli edifici e delle infrastrutture

e la loro funzione d'uso

all'interno della suddetta area

(Lampin-Mailletet al., 2010).

La conoscenza puntuale dell'area

e con essa del centro urbano

è essenziale per calcolare il

rischio che interessa l'interfaccia

(D’Este et al., 2021). Nel presente

studio, oltre al manuale

operativo, si è fatto riferimento

alle linee guida della Regione

Puglia (Linee guida per la redazione

dei Piani di Protezione

Civile comunali - D.G.R. n.

1414 del 30/07/2019).

8 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

La Puglia e gli incendi

Sulla base dei dati presenti sul

Piano AIB 2023-2025 relativi

all’ultimo anno disponibile (Dipartimento

Protezione Civile

Regione Puglia, 2023), la Puglia

è la quinta Regione italiana per

numero di incendi boschivi e

la quarta (dopo Sicilia, Sardegna

e Calabria) per superficie

boschiva bruciata. Se si limita

l'analisi agli incendi con estensione

superiore ai 30 ettari

(dati EFFIS - https://forest-fire.

emergency.copernicus.eu/)

dal 2008 al 2021, la Puglia si

colloca al sesto posto nazionale

per superficie totale percorsa

dal fuoco. Più nello specifico

in questo arco temporale ci

sono stati circa 120 incendi di

dimensioni superiori a 30 ha,

con una media di circa 150 ha a

evento e 8,5 eventi per anno.

L'analisi delle statistiche degli

ultimi dieci anni conferma il

carattere fortemente stagionale

degli incendi. Infatti il periodo

da giugno a settembre è quello

nel quale sono concentrati quasi

il 93% degli eventi del periodo

2012-2021, ma anche quasi

il 97% della superficie totale

percorsa e oltre il 97% della superficie

boscata. Nelle Figura 2

e Figura 3 sono riportate alcune

statistiche relative al numero

degli incendi e alla superficie

boscata e non boscata per il

periodo di analisi.

La metodologia e le operazioni

preliminari

In questo studio proponiamo

una metodologia preliminare e

speditiva per migliorare l’attuale

protocollo della Protezione

Civile italiana riguardante gli

incendi nelle aree di interfaccia

urbano-rurale. Mediante l'utilizzo

di dati spaziali open e la

successiva definizione di diversi

strati informativi, sono stati

sviluppati un indice di vulnerabilità

e un indice di pericolosità,

che vengono poi combinati per

valutare il rischio nelle zone

di interfaccia. Come caso di

studio, viene presentato il Comune

di San Giovanni Rotondo

(FG) ma la metodologia è stata

applicata all’intera Regione

Puglia. Le elaborazioni spaziali

sono state definite in ambiente

raster, avendo la rappresentazione

continua del territorio e la

discrezionalità spaziale a livello

di pixel, sfruttando le potenzialità

della map algebra.

Fig. 6 - Esempio di individuazione e perimetrazione delle aggregazioni degli esposti con sovrapposizione dell’edificato (CTR) ed infrastrutture

su ortofoto (http://www.sit.puglia.it/).

GEOmedia n°6-2024 9


FOCUS

Dati geografici

Il primo passo consiste nella

ricerca di dati cartografici aggiornati

per individuare la linea

che separa l'aggregato urbano,

costituito da edifici e infrastrutture,

dalla zona di vegetazione,

potenziale area di innesco. Per

stabilire correttamente la presenza

di manufatti si fa riferimento

alla cartografia tecnica.

La Carta Tecnica Regionale

della Puglia è disponibile, nella

versione più recente, per l’anno

2011. Per colmare questa

lacuna, si è fatto ricorso a dati

spaziali aperti, integrandoli con

la cartografia esistente e migliorando

così la rappresentazione

del territorio.

OpenStreetMap (openstreetmap.org)

è il più grande

database di mappe libere disponibile.

Con l'aggiornamento

dei dati di input, è possibile

elaborare mappe tematiche più

rispondenti alla realtà (Figura

4). Tutti gli strati informativi

sono stati elaborati e riproiettati

nel sistema di riferimento

WGS84/UTM zona 33N

(EPSG:32633).

Definizione

dell’aggregato urbano

Al fine di ottenere una mappa

aggiornata degli edifici e delle

infrastrutture, i dati ufficiali

della cartografia tecnica sono

stati incrociati esaminando la tipologia

dell'edificato e lo strato

informativo osm_buildings

di OpenStreetMap, in quanto

quest'ultimo è più aggiornato,

soprattutto nelle aree di espansione

urbana. Una volta definita

la nuova area edificata, l'aggregato

è stato elaborato come

previsto dal manuale operativo,

riducendo le discontinuità tra

gli elementi presenti. Il nuovo

aggregato è stato unito al tema

località dell'ISTAT.

La perimetrazione degli aggregati

può essere effettuata manualmente

con l'ausilio di più

dati cartografici (CTR, Ortofoto,

Istat, Zonizzazione dei Piani

Comunali, ecc.) o utilizzando

funzioni spaziali di aggregazione

come, ad esempio, Concave

hull presente in QGIS (Figura

5). Nel caso di perimetrazione

tramite la funzione sopra citata,

tuttavia, è consigliabile controllare

il risultato ottenuto e, se

necessario, modificare manualmente

il perimetro in modo

che sia il più realistico possibile

(Figura 6).

Definizione e perimetrazione

delle fasce di interfaccia e perimetrale

Il manuale operativo per la

predisposizione di un piano

comunale o intercomunale

di Protezione Civile definisce

l’interfaccia in senso stretto

(o fascia di interfaccia) come

la fascia di contiguità tra le

Fig. 7 - Buffer di 50 m, in evidenza l’edificato CTR -2011 che interseca l’area di interfaccia (ortofoto http://www.sit.puglia.it/ 2016).

10 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

Fig. 8 - Buffer di 50 m (fascia d’interfaccia) e buffer di 200 m (fascia perimetrale) per la definizione del rischio incendi di interfaccia.

Per i piccoli aggregati semi urbanizzati, o di piccola entità, il buffer di interfaccia ingloba tutta l’area (zoom).

strutture antropiche e la vegetazione

a essa adiacente, esposte al

contatto con il probabile fronte

di fuoco. La larghezza di tale

fascia può variare dai 25 ai 50

metri in base alle caratteristiche

fisiche del territorio e alla tipologia

degli insediamenti.

Il manuale definisce anche la fascia

perimetrale come la superficie

che si estende nelle aree non

antropizzate per una lunghezza

indicativa di 200 m dal limite

esterno della fascia d'interfaccia.

Tale fascia viene utilizzata per

la valutazione della pericolosità

ai fini del calcolo del rischio

incendi.

La fascia d’interfaccia è relativa

al calcolo della vulnerabilità e

si sovrappone in parte all’area

antropizzata (Figura 7 e Figura

8), individuando le strutture e

gli edifici più esposti a un possibile

fronte di incendio. Il buffer

di 25-50 metri interessa tutte

quelle strutture che risulterebbero

più esposte a un possibile

incendio.

I piccoli aggregati (Figura 9)

possono essere trattati alla stessa

stregua della fascia di interfaccia

di 25-50 metri, quindi considerando

tutto l’insediamento

come esposto. In questi casi,

con aree ridotte, è inopportuno

creare una fascia di interfaccia

quando la stessa ingloberebbe

totalmente, o quasi, l’intero

nucleo abitato, aggregato o

struttura pubblica (es.

ospedale isolato, case Fattori

disposte linearmente

lungo una strada,

piccoli nuclei abitati,

etc.).

Pericolosità

Il calcolo del pericolo

nella fascia

perimetrale si basa

su diversi fattori.

La Tabella 1 riassume i fattori e

i rispettivi valori. I fattori sono

descritti in dettaglio nei sottoparagrafi

successivi, presentano

variazioni rispetto a quanto suggerito

dal manuale operativo. A

esclusione del Tipo di Contatto,

tutti gli altri fattori sono stati

realizzati per l’intera Regione

Puglia e poi clippati sull’interfaccia.

La mappa di pericolosità

finale è la somma dei raster dei

singoli fattori.

Pericolo vegetazionale 1-6

Pericolo morfologico 1-6

Tipo di contatto 0-1-2-4

Incendi passati 0-8

Pericolo fitoclimatico 1-4

Classificazione AIB 0-2-4

Range di valori

Tab. 1 - Tabella riassuntiva dei valori associati a ogni fattore di

pericolo.

GEOmedia n°6-2024 11


FOCUS

Pericolo vegetazionale

Per la realizzazione del fattore

del pericolo vegetazionale è

utile la Mappa di Fuel Danger,

elaborata sulla base della

mappa dei modelli di combustibile

o, in sua assenza, la

mappa CNAT (Carta della

Natura) elaborata da ISPRA

(2013) che contiene gli habitat

rilevati in Puglia secondo il sistema

di classificazione europeo

CORINE Biotopes. Eventualmente,

possono essere usate

anche altre tipologie di mappe

che contengano una classificazione

di dettaglio della copertura

forestale e vegetazionale.

Categoria Pericolosità

Tree cover density (%)

0-40 40-70 70-100

15.1 2 2 2

15.5 1 1 1

15.6 1 1 1

15.83 1 1 1

16.1 1 1 1

16.21 1 1 1

16.27 2 2 2

16.28 3 6 6

16.29 3 3 1

16.3 1 1 1

17.1 No fuel No fuel No fuel

Fig. 9 - Esempio di piccoli aggregati.

Tab. 2 - Estratto di una tabella utilizzata per l’attribuzione

della pericolosità a ogni categoria del

dataset di Carta della natura.

Fig. 10 - Mappa del pericolo vegetazionale. In legenda il valore NB si riferisce alle aree non incendiabili

per mancanza di vegetazione e quindi di combustibile.

12 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

In questo caso, utilizzando la

Carta della Natura, a ogni tipologia

vegetazionale, suddivisa in

gradi di copertura arborea (dove

presente), è stato attribuito un

indice di pericolosità (da 1 a

6). Questo indice tiene conto

delle caratteristiche pirologiche

che influenzano il comportamento

del fuoco. Si tiene conto

sia del tipo di vegetazione che

della densità di vegetazione,

indicate nel Manuale (Figura

10). A titolo esemplificativo, si

riporta un estratto della tabella

in cui sono riportati, per ogni

categoria (codificato secondo

la classificazione Corine BIO-

TOPES), i valori di pericolosità

(Tabella 2).

Pericolo morfologico

Il fattore di pericolo morfologico

(range 1-6) è proposto come

un approfondimento del semplice

fattore pendenza riportato

nel Manuale in quanto tiene

conto anche dell’esposizione.

L' esposizione influenza l'irraggiamento

solare e il tipo di

vento e, di conseguenza, la temperatura

e l'umidità. La pendenza

e l'esposizione sono state

ricavate da un modello digitale

di elevazione (DEM) con una

risoluzione spaziale di 20 metri.

L'intervallo dei valori reali di

pendenza ed esposizione è stato

normalizzato nell'intervallo di

valori 0-1 (pericolo basso - pericolo

alto). Per quanto riguarda

la pendenza, i valori normalizzati

crescono all'aumentare

del valore reale, mentre i valori

normalizzati dell’esposizione

crescono secondo il seguente ordine:

NW-NE, E-NE, W-NW,

E-SE, W-SW, SE-SW. L'indice

di pericolosità morfologica si

ottiene con la seguente formula:

(Valore Normalizzato Pendenza

*0.7)+(Valore Normalizzato

Esposizione * 0.3). La pendenza

incide con un peso del 70%

mentre l'esposizione contribuisce

per il 30%. I pesi fanno

riferimento a un processo di validazione

statistica che definisce

la relazione tra i fattori morfologici

(pendenza ed esposizione)

e la frequenza degli incendi.

I valori del raster di output

sono riclassificati come interi

da 1 a 6, assegnando alle aree

pianeggianti (che hanno come

risultato della formula il valore

0) il punteggio minimo, ossia

1. Per le altre classi sono stati

equamente assegnati i punteggi

2,3,4,5,6 (Figura 11).

Il fattore Tipo di contatto,

come da Manuale, viene utilizzato

per determinare il valore

sull'intera area suddivisa in

base al tipo di contatto rilevato.

Il valore può essere 0, 1, 2, 4

(Tabella 3).

Operativamente, si deve procedere

a suddividere la fascia

perimetrale in base al tipo di

contatto presente tra la sua

linea interna e l'aggregato. E’

possibile farlo inserendo nel

vettore della striscia perimetrale

Fig. 11 - Mappa del pericolo morfologico.

GEOmedia n°6-2024 13


FOCUS

un valore identificativo del tipo

di contatto e poi tagliandola in

corrispondenza di tale contatto

(Figura 12).

Incendi pregressi

Rappresenta la distanza degli

incendi pregressi dagli insediamenti

e prevede l'assegnazione

di punteggi nell'intervallo tra

Contatto Interfaccia

Pericolosità

nessun contatto 0

contatto discontinuo o limitato 1

contatto continuo a monte o laterale 2

contatto continuo a valle, nucleo abitato 4

Tab. 3 - Valore

della pericolosità

attribuito a

ogni tipologia di

contatto.

Fig. 12 - Mappa del fattore relativo al tipo di contatto.

Fig. 13 - Mappa del fattore incendi pregressi nel caso di vegetazione non omogenea.

14 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

CRITERI

Assenza di incendi 0

100 m < evento < 200 m 4

Evento < 100 m 8

Zona Fitoclimatica (Tipo)

100 e 200 metri e nell'intervallo

inferiore a 100 metri.

Quando non è segnalato nessun

evento, il valore assegnato è 0

(Tabella 4). Il manuale

VALORE PERICOLOSITA’

Tab. 4 - Assegnazione

valore

di pericolosità

sulla base della

distanza dagli

incedi pregressi.

Supratemperato/Mesotemperato/Umido 1

Mesotemperato/Umido/Subumido 2

Mesotemperato/Mesomediterraneo/Umido/Subumido 3

Termomediterraneo/Mesomediterraneo/Inframediterraneo/Secco/Subumido 4

Mesomediterraneo/Termomediterraneo/Secco/Subumido 4

Valore

Tab. 5 - Attribuzione dei valori di pericolosità in funzione della zona Fitoclimatica.

prevede che nel caso di almeno

un evento, il valore da assegnare

è 4 nella prima fascia e 8

nella seconda. Tuttavia, è possibile

definire una gradualità

nell'assegnazione dei punteggi.

In particolare, quando il

numero di eventi è inferiore

al numero di anni della serie

temporale (e

non uguale a 0), si applica una

riscalatura lineare per ottenere

valori graduati e correlati al

numero di eventi verificatisi nel

periodo analizzato (Figura 13).

Questo approccio consente di

modulare i punteggi in base

all'effettivo numero di eventi,

anziché utilizzare valori fissi

predefiniti.

Pericolosità fitoclimatica

La Carta Fitoclimatica d’Italia

(disponibile in formato vettoriale

presso il Geoportale Nazionale

del MATTM) individua

sul territorio pugliese 5 tipi

climatici ai quali viene attribuito

un indice di pericolosità in

base alla seguente Tabella 5. I

valori sono stati successivamente

mappati (Figura 14).

Fig. 14 - Mappa della pericolosità fitoclimatica.

GEOmedia n°6-2024 15


FOCUS

Valore di Pericolosità

Classe di Pericolosità

3<=X<=12 Bassa (1)

12<X<=22 Media (2)

22<X<=32 Alta (3)

Tab. 6 - Attribuzione della classe di pericolosità.

in generale) a subire danni o a

essere compromesso in seguito

a un incendio. In particolare,

l'indice di vulnerabilità rappresenta

un valore che identifica le

aree di interfaccia più esposte

al fronte di fiamma in caso di

incendio.

Fig. 15 - Classificazione del rischio d’incendio a scala comunale (alto = 4, moderato = 2, basso = 0).

Classificazione della

pericolosità AIB

La classificazione del rischio

d’incendio a scala comunale è

quella contenuta nel Piano AIB

Puglia vigente. Per cui è stato

creato uno strato informativo

riportando per ogni Comune il

valore di pericolosità, come da

manuale operativo.

Calcolo della pericolosità

La somma dei punteggi deve

Tipologia di edificio

Edificato continuo e discontinuo 10

Ospedali, scuole, stazioni militari ed edifici strategici 10

Centrali elettriche e rete viaria principale 10

Strade secondarie, infrastrutture di telecomuncazioni,

stazione di monitoraggio

Edifici industriali 8

Aeroporti e stazioni ferroviarie 8

Strutture sportive e ricreative 8

Aree verdi 5

Cimiteri e zone di stoccaggio 2

essere calcolata sui dati raster,

pixel per pixel. Il raster risultante

è riclassificato in tre classi

di pericolosità (bassa, media,

alta) suddividendo equamente

il range dei valori come da linee

guida.

Vullnerabilità

La vulnerabilità al fuoco si riferisce

alla predisposizione di un

determinato elemento (persone,

beni, opere civili e vegetazione

Valore di vulnerabilità

Tab. 7 - Punteggio di vulnerabilità assegnato alle diverse tipologie di edificio sulla base

del manuale operativo.

8

Identificazione delle classi di

vulnerabilità degli edifici

Una volta definito il poligono

dell’ aggregato e il relativo

buffer di 25-50 m (o fascia di

interfaccia), la fase successiva

consiste nella individuazione

degli esposti (per ciascuna classe

di esposto riportata nel manuale

operativo) che ricadono

all’interno del buffer e dell’uso

di ognuno (scuole, ospedali,

palestre, etc.), a cui andrà attribuito

un valore di sensibilità in

base ai suggerimenti delle linee

guida regionali (Tabella 7). La

difficoltà nella discriminazione

di ciascuna categoria (per

esempio ospedale, abitazione,

scuola etc.) può essere superata

soltanto da una conoscenza

puntuale del territorio. E’ ragionevole

considerare che nel caso

di incendio che interessi più

esposti in modo simultaneo, la

vulnerabilità complessiva è data

dalla sovrapposizione dei singoli

esposti, altrimenti considerati

in modo isolato. Nella somma

di tutti i layer, le porzioni

di area che si sovrappongono

determinano un contributo di

vulnerabilità.

Per ogni esposto è stato considerato

un buffer di 50 metri;

ogni buffer viene clippato

16 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

16 - Mappa della pericolosità ottenuta con la somma algebrica dei diversi fattori.

Fig. 17 - Mappa della vulnerabilità degli esposti.

Punteggio di Vulnerabilità

Classe

<20 BASSA (1)

21-40 MEDIA (2)

> 40 ALTA (3)

Tab. 8 - Definizione dei Range di Intervalli per

la riclassificazione dell’indice di vulnerabilità in

tre classi.

sull’area di interfaccia, sommando

i valori nel caso di sovrapposizione.

L'elaborazione produce

un raster dove i valori numerici

rappresentano il grado di sensibilità

alle esposizioni, con valori

maggiori nelle aree con sovrapposizione

e valore nullo nelle

restanti aree.

Calcolo della vulnerabilità

Anche la mappa della vulnerabilità

viene riclassificata in tre

classi seguendo i suggerimenti

GEOmedia n°6-2024 17


FOCUS

Fig. 18 - Mappa del rischio incendi di interfaccia per il Comune di San Giovanni Rotondo (FG).

Nel caso specifico, non vi sono pixel ricadenti nella fascia di rischio 1.

Fig. 19 - Applicazione all’intera Regione Puglia della metodologia proposta con alcuni zoom per

poter apprezzare meglio i risultati.

18 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

delle linee guida regionali (Tabella

8). il valore complessivo di

vulnerabilità è rappresentato da

tre classi (bassa, media e alta) e

raccoglie tutti i valori compresi

tra il minimo e il massimo.

Valutazione del

rischio di incendio

La valutazione del rischio (R =

P x V) richiede l'analisi congiunta

della mappa di pericolosità

nella fascia perimetrale e

dell'indice di vulnerabilità degli

elementi esposti nell'area di

interfaccia.

Per poter calcolare il prodotto

tra la mappa di pericolosità e la

fascia di interfaccia è necessario

che ci sia sovrapposizione dei

pixel delle due mappe. A tal

fine, considerando la contiguità

delle due mappe, è stata utilizzata

una tecnica di 'accrescimento'

dei pixel della mappa di

pericolosità più vicini alla fascia

di interfaccia. Questa operazione,

che ha lo scopo di creare

maggior sovrapposizione dei

pixel delle due mappe (P e V), è

stata realizzata tramite uno specifico

modulo di GRASS GIS

disponibile nel menu Processing

di QGIS (r.grow).

Per la classificazione del rischio

nelle quattro classi, si è fatto

riferimento a quanto indicato

nelle linee guida della Regione

Puglia (Tabella 9).

Pericolosità

Alta Media Bassa

Vulnerabilità Alta R4 R4 R3

Media R4 R3 R2

Bassa R3 R2 R1

Fig. 18 - Mappa del rischio incendi di interfaccia per il Comune di San Giovanni Rotondo

(FG). Nel caso specifico, non vi sono pixel ricadenti nella fascia di rischio 1.

Risultati

Dalla combinazione della

mappa della Pericolosità (Figura

16) e della mappa della Vulnerabilità

(Figura 17) si ottiene la

mappa del rischio in 4 classi:

R1, R2, R3, R4 (Figura 18).

La mappa di rischio così definita

rappresenta, attraverso il

valore contenuto nei pixel, le

classi di rischio nelle aree che

circondano gli ambiti urbani e

negli aggregati.

Conclusioni

La presente ricerca ha sviluppato

una nuova metodologia GIS

per la valutazione del rischio

incendi di interfaccia seguendo

le linee guida regionali e

il Manuale Operativo per la

predisposizione di un piano

comunale o intercomunale di

protezione civile nella Regione

Puglia.

La metodologia è basata sulla

map algebra e introduce variazioni

e approfondimenti delle

diverse fasi analitiche proposte

dal Manuale. L'uso del formato

raster permette un’analisi

spaziale precisa e scalabile,

rendendo possibile l'automazione

delle procedure per una

rapida aggiornabilità dei piani

comunali di protezione civile.

Il modello proposto offre una

maggiore flessibilità e accuratezza

nella delimitazione delle

aree a rischio anche grazie alla

possibilità di integrare una vasta

gamma di dati spaziali, ai quali

possono essere aggiunti i dati satellitari.

Il caso studio applicato

alla Regione Puglia ha dimostrato

l'efficacia di queste tecniche

nella realizzazione di mappe

di pericolosità, vulnerabilità e

rischio, utilizzabili dalle autorità

locali per la pianificazione e per

la gestione degli interventi. Le

mappe ottenute offrono una

visione dettagliata delle aree

più esposte, consentendo una

gestione mirata delle risorse di

Protezione Civile, in modo da

ridurre il rischio di danni alle

persone, alle infrastrutture e agli

ecosistemi.

Tutte le elaborazioni sono state

semplificate e realizzate attraverso

l'uso del software open

source QGIS (molto diffuso

anche nella pubblica amministrazione,

senza costi di licenza,

interoperabile). Il modello

proposto è replicabile in altri

contesti in cui sono presenti

aree di interfaccia urbano-rurale

o urbano-foresta. In considerazione

della complessità di

alcune analisi spaziali, all’interno

del progetto di ricerca per

il quale è stata proposta questa

metodologia, è stato realizzato

uno specifico tutorial.

In futuro, ulteriori miglioramenti

potrebbero riguardare

l'integrazione di nuovi dati relativi

all'incendiabilità degli esposti

e alle vie di fuga, rendendo

le mappe di rischio ancora più

dettagliate e utili in contesti

operativi. In conclusione, questo

lavoro offre un importante

contributo alla pianificazione

della gestione del rischio incendi

di interfaccia, fornendo uno

strumento efficace e accessibile

per migliorare la resilienza delle

comunità locali.

GEOmedia n°6-2024 19


FOCUS

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ISPRA (2024). Incendi forestali da giugno a luglio 2024. Disponibile online: https://www.isprambiente.gov.it/it/news/

incendi-forestali-da-gennaio-a-luglio-2024-in-linea-con-la-media-dal-2006-episodi-piu-gravi-in-sicilia-e-sardegna-avieste-salva-la-copertura-forestale

Darques, R. (2015). Mediterranean cities under fire. A critical approach to the wildland–urban interface, Appl. Geogr.,

59, 10–21, doi.org/10.1016/j.apgeog.2015.02.008.

Andersen, L.M., Sugg, M.M. (2019). Geographic multi-criteriaevaluation and validation: A case study of wildfire vulnerability

in Western North Carolina, USA following the 2016 wildfires. Int. J. Disaster Risk Reduct. 39, 101123. doi.

org/10.1016/j.ijdrr.2019.101123

Dipartimento Protezione Civile (2007). Manuale Operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale

di protezione civile. Disponibile online: https://emergenze.protezionecivile.gov.it/static/aefd7127e73d0ba99d-

2f6a9a6063c39a/Manuale.pdf

Stewart, S.I., Radeloff, V.C., Hammer, R.B., Hawbaker, T.J. (2007). Defining the wildland–urban interface. J. For.

105:201–207.

Lampin-Maillet, C., Mantzavelas, A., Galiana, L., Jappiot, M., Long, M., Herrero, G., Karlsson, O., Apostolopoulou,

I., Lazaridou, T., Partozis, T. (2010). Wildland urban interfaces, fire behaviour and vulnerability: characterization,

mapping and assessment. In: “Towards Integrated Fire Management - Outcomes of the European Project Fire Paradox”

(Silva JS, Rego FC, Fernandes P, Rigolot E eds). European Forest Institute, Research Report 23: 71-92.

D'Este, M., Giannico, V., Lafortezza, R., Sanesi, G., Elia, M. (2021). The wildland-urban interface map of Italy: A

nationwide dataset for wildfire risk management. Data in brief, 38, 107427. doi.org/10.1016/j.dib.2021.107427

Dipartimento Protezione Civile - Regione Puglia (2023). Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro

gli incendi boschivi 2023-2025.

NOTE

La metodologia è stata sviluppata all’interno del progetto MESARIP: Metodologie SAtellitari per il rischio incendi

Puglia. Accordo Regione Puglia- CNR IMAA nell'ambito del POR puglia 2014/2020, Fondo FESR - Asse V - Azione

5.2 “Interventi per la riduzione del rischio incendi e del rischio sismico” Sub Azione 5.2.c.

KEYWORDS

incendi boschivi; interfaccia; GIS; open source; Puglia

ABSTRACT

Urban-rural interface areas, where man-made structures border natural or semi-natural areas, are particularly vulnerable

to fire, posing a threat to people, buildings and infrastructure.

These areas require specific planning interventions. In 2007, after a summer season marked by numerous fires that particularly

affected interface areas, the Department of National Civil Defense developed guidelines to address fire risk in

these areas. These guidelines were the starting point for implementing the methodology that is presented in this paper.In

this paper, a preliminary and expeditious methodology is proposed to improve the current protocol of the Italian Civil

Defense regarding urban-rural interface fires. Specifically, it involves the creation of some information layers based on

the integration of different open data available online. These layers thus created are intended to be considered within a

vulnerability index and a hazard index, in order to combine both to assess the risk within interface zones. The municipality

of San Giovanni Rotondo (FG) was chosen as a real case. All operations performed are based on QGIS software.

AUTORE

Dott. Gabriele Nolè

gabriele.nole@cnr.it

Dott. Antonio Lanorte

antonio.lanorte@cnr.it

Dott. Giuseppe Cillis

giuseppecillis@cnr.it

CNR IMAA Tito Scalo (PZ)

Dott. Francesco Vito Ronco

f.ronco@regione.puglia.it

Dott. Lucio Pirone

lucio.pirone@regione.puglia.it

Regione Puglia

20 GEOmedia n°6-2024


FOCUS

Marine Hazard

Un osservatorio scientifico

a 3.500 metri di profondità.

Photo: Jeremy Bishop-Unsplash

Codevintec ha fornito la sonda multiparametrica

RBR Concerto 3 CTD

e il sistema sismico Nanometrics OBS

Ocean Bottom Seismometer.

Sui fondali del Mar Ionio, un team

di ricercatori di INGV e INFN,

ha realizzato e posizionato una stazione

sismo-acustica ad alta sensibilità per

acquisire suoni e vibrazioni provenienti

dagli abissi del mare.

Come è fatto

questo

osservatorio?

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GEOmedia n°6-2024 21


MERCATO

SENTINEL-1C DIMOSTRA LE SUE CAPACI-

TÀ DI MONITORARE DEFORMAZIONI DEL

SUOLO CON PRECISIONE

A soli due mesi dal suo lancio, il satellite Copernicus

Sentinel-1C sta già dimostrando la sua capacità di mappare

la superficie terrestre con straordinaria accuratezza.

Sebbene sia ancora in fase di commissionamento, i suoi

dati radar si stanno rivelando efficaci nel monitorare la

deformazione del suolo, inclusi subsidenza, sollevamenti,

movimenti dei ghiacciai e disastri naturali come terremoti

e frane.

Dotato di un radar ad apertura sintetica (SAR) in banda

C, Sentinel-1C segue le orme dei suoi predecessori,

continuando l’eredità avviata da Sentinel-1A sin dal suo

lancio nel 2014. Il satellite fornisce immagini ad alta risoluzione

della superficie terrestre, operando giorno e notte,

in qualsiasi condizione meteorologica, per supportare

una vasta gamma di servizi e applicazioni del programma

Copernicus.

Le sue capacità si estendono al monitoraggio del ghiaccio

marino artico, al tracciamento degli iceberg, alla mappatura

routinaria del ghiaccio marino e all'osservazione del

flusso dei ghiacciai. Oltre al monitoraggio ambientale,

Sentinel-1C svolge un ruolo cruciale nella sorveglianza

marittima, supportando la rilevazione di sversamenti di

petrolio, il tracciamento delle navi per la sicurezza marittima

e il monitoraggio delle attività di pesca illegale.

Inoltre, il satellite è ampiamente utilizzato per valutare

le deformazioni del suolo causate da attività geologiche,

contribuendo alla risposta ai disastri e agli sforzi umanitari

a livello globale.

Sentinel-1C impiega la sofisticata tecnica di interferometria

SAR (InSAR) per analizzare i cambiamenti della superficie

con una precisione centimetrica. Questo metodo

prevede la cattura dei segnali radar riflessi dalla superficie

terrestre e la composizione di immagini contenenti sia

dati di ampiezza che di fase. Confrontando due o più immagini

acquisite in momenti diversi, gli scienziati generano

interferogrammi che illustrano gli spostamenti della

superficie, fondamentali per comprendere gli effetti degli

eventi sismici.

Un esempio notevole di questo processo è l’interferogramma

recentemente prodotto dell'altopiano del deserto

di Atacama, nel nord del Cile, creato utilizzando dati

di Sentinel-1A del 19 gennaio e dati di Sentinel-1C del

20 gennaio. Un altro interferogramma della regione di

Antofagasta, derivato esclusivamente da dati Sentinel-1C

acquisiti il 20 gennaio e il 1° febbraio, dimostra il ciclo

orbitale standard di 12 giorni del satellite.

Secondo Dirk Geudtner, responsabile del sistema

Sentinel-1 dell'ESA:

"Sebbene entrambe le immagini siano vivacemente colorate,

non mostrano particolari deformazioni della superficie, ma

piuttosto la topografia del deserto arido e alcune influenze

atmosferiche. In effetti, utilizziamo quest'area per calibrare

il radar di Sentinel-1C. Più importante ancora, questi interferogrammi

dimostrano che i dati di Sentinel-1C e Sentinel-

1A possono essere combinati per analisi interferometriche

inter-satellite, evidenziando l'elevata sincronizzazione temporale

e la stabilità degli strumenti radar di entrambi i satelliti.

Siamo estremamente soddisfatti di questi primi risultati

e ringraziamo il team di calibrazione di Sentinel-1 presso

l'Istituto tedesco DLR per le Microonde e il Radar per la loro

analisi. L'intero processo di questa analisi è molto complesso,

poiché dobbiamo assicurarci che le scansioni radar dei satelliti

siano perfettamente sincronizzate, ma i risultati parlano

da soli. Possiamo affermare con sicurezza che il nuovo satellite

Sentinel-1C sarà in grado di proseguire l’importante missione

di monitoraggio della deformazione del suolo, essenziale

per la risposta ai disastri."

Ramon Torres, responsabile del progetto Sentinel-1

dell'ESA, ha espresso entusiasmo per le prime prestazioni

del satellite, affermando:

"Siamo davvero entusiasti di questi primi interferogrammi

e del funzionamento del satellite Sentinel-1C in questa fase

iniziale della sua missione. La qualità non è mai un caso; è

sempre il risultato di un'intenzione elevata, di un sincero impegno,

di una direzione intelligente e di un'esecuzione abile;

rappresenta la scelta saggia tra molte alternative."

Nel frattempo, Nuno Miranda, responsabile della missione

Sentinel-1 dell'ESA, ha sottolineato l'importanza di

questi risultati, osservando:

"L'interferogramma inter-satellite segna un passo significativo

verso il ripristino della piena capacità della costellazione,

in particolare per i servizi e le applicazioni focalizzati sul

monitoraggio della deformazione della superficie."

Con i primi dati preliminari di Sentinel-1C ora disponibili,

i ricercatori e gli analisti possono iniziare a prepararsi

per applicazioni più ampie. Ulteriori dataset saranno presto

rilasciati per migliorare ulteriormente la comprensione

e l’utilità della missione Sentinel-1C.

FONTE: European Space Agency https://www.esa.

int/Applications/Observing_the_Earth/Copernicus/

Sentinel-1/Sentinel-1C_demonstrates_power_to_map_

land_deformation

22 GEOmedia n°6-2024


WEFLY ITALY

MERCATO

PARTE IL PROGETTO INTERREG MAP

REZIA PER IL MONITORAGGIO DEL

PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

Il 5 febbraio 2025 si è tenuto a Bormio il kick-off meeting

del progetto Interreg MAP-REZIA, dedicato al rafforzamento

della gestione transfrontaliera della biodiversitá nelle

aree protette delle zone di confine fra Italia e Svizzera, in

particolare i Parchi Nazionali dello Stelvio e Svizzero e la Val

Monastero. Il progetto è finanziato dal Programma Interreg

VI Italia-Svizzera 2021-2027.

Il progetto si concentra sulla caratterizzazione degli ecosistemi

di foreste e praterie utilizzando dati di telerilevamento e

sulla mappatura delle popolazioni di grandi erbivori e il loro

impatto sulla biodiversità. Tra gli obbiettivi, MAP-Rezia si

propone di valutare gli scenari forestali futuri in presenza di

cambiamenti climatici, considerando fattori quali la pressione

degli ungulati, i disturbi naturali e le decisioni di gestione e

di integrare i dati spaziali per una strategia di conservazione

transfrontaliera più efficace.

Partner del progetto, AVT Airborne Sensing Italia sarà responsabile

dell’acquisizione di immagini iperspettrali e dati

LiDAR da aereo e drone e la loro elaborazione. Il telerilevamento

iperspettrale permetterà di esaminare la composizione

e la distribuzione delle specie vegetali in foreste e praterie, definire

i loro tratti distintivi, utilizzando la specificità delle firme

spettrali per una mappatura accurata della diversità biologica.

I dati LiDAR saranno invece utilizzati per analizzare la componente

geometrica degli habitat forestali (es. struttura delle

piante, volume di legno morto), legata alla biodiversità.

I risultati ottenuti saranno distribuiti ai partner del progetto

(ERSAF – Direzione Parco Stelvio, EURAC – Istituto

per l’Ambiente Alpino, Libera Università di Bolzano, Parco

Nazionale Svizzero) e combinati con dati

in situ per creare indicatori avanzati e

metriche per delineare le caratteristiche

degli ecosistemi vegetali per valutare la

biodiversità.

Il progetto é cofinanziato dall’Unione

Europea, Fondo Europeo di Sviluppo

Regionale, dallo Stato italiano, Fondo

di Rotazione, dalla Confederazione

elvetica e dai Cantoni nell’ambito del Programma

di Cooperazione Interreg VI-A Italia-Svizzera - CUP

E61G24000230007.

Il Programma Interreg VI-A Italia-Svizzera ha l'obiettivo principale

di favorire gli investimenti sul territorio nell’ambito di 4

priorità strategiche e dell’obiettivo specifico Interreg:

• Un’Europa più intelligente e competitiva

• Un’Europa più verde

• Un’Europa più connessa

• Un’Europa più sociale e inclusiva

• Una migliore governance della cooperazione

AVT-ASI é succursale italiana del gruppo AVT, che ha esperienza

pluridecennale nei servizi di rilievo aerofotogrammetrico

da aereo, elicottero e drone, fotogrammetria aerea e terrestre,

modellazione 3D, telerilevamento, classificazione dei dati

e ha a disposizione piloti, operatori aerei e personale di terra

con esperienza specifica nella realizzazione di rilievi aerei in

Europa con diversi tipi di sensori, tra cui sensori ottici (multispettrali,

termici e iperspettrali) e sensori LiDAR; inoltre

impiega esperti in telerilevamento per il processamento delle

immagini acquisite e la loro trasformazione in dati utilizzabili

dai partner di progetto.

Per informazioni: https://avt-as.eu/

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GEOmedia n°6-2024 23


Isola di

Ross, Antartide

(02 novembre 2024)

Il paesaggio ghiacciato dell'isola di Ross in Antartide è

mostrato in questa immagine ripresa da Copernicus Sentinel-2 il 3

febbraio 2024, durante l'estate australe.

Basandosi sull'orientamento dello scenario il Polo Sud geografico si troverebbe a

circa 1350 km dalla parte superiore dell'immagine.

L'isola di Ross, che ha una superficie di circa 2460 kmq, si trova nell'Antartide orientale ai

margini della vasta Piattaforma di ghiaccio di Ross, una piccola parte della quale è visibile in

alto nell'immagine. L'isola prende il nome dall'esploratore britannico Sir James Clark Ross, che la

scoprì nel 1841 durante la sua ricerca del Polo Sud magnetico.

L’isola è formata da quattro vulcani: il Monte Bird, il Monte Terra Nova, il Monte Terror e il Monte

Erebus. Nell'immagine ne sono chiaramente visibili due: il Monte Terror è quello a sinistra ed il Monte

Erebus - il più grande - è quello a destra.

Anche se il suo nome suggerisce il contrario, il Monte Terror non è così inquietante come potrebbe far

pensare. Sir James Clark Ross battezzò sia il Monte Terror che il Monte Erebus in onore delle sue navi della

spedizione del 1841, la HMS Terror e la HMS Erebus.

Monte Erebus è ancora attivo e si ritiene che sia il vulcano attivo più meridionale del mondo. Con i suoi 3276

m è la vetta più alta dell'isola ed è anche uno dei pochi vulcani al mondo che contengono un lago di lava attivo.

La caldera forma un altopiano sulla sommità del vulcano, dove si possono osservare due crateri. Mentre

il cratere più piccolo è inattivo, il cratere principale contiene un cratere interno più piccolo, dove si trova il

lago di lava.

I bordi frastagliati della lingua di ghiaccio dell'Erebus possono essere osservati estendersi nella baia di

McMurdo. La lingua di ghiaccio è la parte frontale di un ghiacciaio che si origina dalle pendici del

vulcano.

L'isola di Ross è anche uno dei centri di ricerca scientifica più importanti dell'Antartide. Sia

la stazione statunitense di McMurdo che la base Scott della Nuova Zelanda si trovano

sulla estremità della lunga e stretta penisola di Hut Point, visibile nella parte superiore

dell'immagine.

Crediti: contiene dati Sentinel Copernicus (2024) modificati,

processati dall'ESA.

Traduzione: Gianluca Pititto



MERCATO

GLOBAL MAPPER: IL SOFTWARE GIS CHE

PERMETTE DI VISUALIZZARE UNA GRANDE

QUANTITÀ DI FORMATI

Global Mapper® è un software GIS che offre, sia ai neofiti

che ai professionisti esperti nel campo geospaziale, una vasta

gamma di strumenti per l'elaborazione dei dati con l’accesso

ad una varietà di formati senza pari. L'interfaccia grafica intuitiva,

insieme al razionale layout,

facilitano la curva di apprendimento

dell’uso di Global Mapper da

parte degli utenti che, diventando

subito operativi, contribuiranno

al rapido rientro dell’investimento

dell’organizzazione a cui appartengono.

Global Mapper è uno strumento

indispensabile per poter georiferire,

integrare, fondere, visualizzare

e condividere qualsiasi dato geospaziale.

La suite di Global Mapper

comprende le versioni Standard, Pro e Mobile. La versione

Standard di Global Mapper permette di:

• Importare ed esportare i dati geospaziali in oltre 300 formati,

includendo quelli di tipo raster, vettoriali, altimetrici

e nuvole di punti, sia in file locali che nei geodatabase più

diffusi o in Cloud.

• Georiferire in maniera veloce e precisa i dati geospaziali

di qualsiasi natura in tutti i sistemi di riferimento nazionale

come Cassini-Soldner, Gauss-Boaga, UTM/ED50,

UTM/ETRS89, UTM/ETRF2000 e di tutto il Mondo

• Accedere facilmente a Risorse di Dati Territoriali Online

nazionali come: Aerofototeca Nazionale (WFS degli ingombri

dei fotogrammi storici), Geoportale Nazionale

(WCS, WMS e WFS), Agenzia delle Entrate (WMS della

Cartografia Catastale), TINItaly dell’INGV di Pisa (WCS,

WMS, WMTS del DTM a 10m v1.0 e 1.1), Regioni,

Province e a risorse globali come: ASTER GDEM o

SRTM v3, OpenStreetMap, NOAA NODC, GEBCO,

NASA Black Marble, World Imagery, World Topo Map,

etc.

• Importare i file della Cartografia Catastale in formato

CXF, CMF/CML, DXF, GeoJson e dei Punti Fiduciali in

TAF che, esportati in Global Mapper Mobile e con l’ausilio

di idonei dispositivi GPS (iOS o Android), saranno

facilmente individuati sul campo;

• Generare ed esportare Aree di Intervisibilità, Profili

Longitudinali, Sezioni Trasversali e Linee di Vista dai modelli

tridimensionali del terreno

• Analizzare i dati raster, vettoriali, altimetrici e di calcolarne

Aree, Volumi e Statistiche Altimetriche

• Vettorializzare le immagini raster

• Ottimizzare il flusso di lavoro e dell’elaborazione dei dati

geospaziali

La versione Pro di Global Mapper, consente ulteriormente

di:

• Elaborare con la funzionalità Pixel in Punti (Pixels to

Points®) le immagini acquisite da drone/UAV e di creare

nuvole di punti 3D, ortofoto e modelli tridimensionali;

• Classificare automaticamente le nuvole di punti Lidar

come terreno, vegetazione, edifici, linee elettriche e pali;

• Allineare o Calibrare le nuvole di punti automaticamente

oppure con l’ausilio di punti di controllo;

• Estrarre gli oggetti vettoriali dai dati classificati delle nuvole

di punti;

• Modellare il terreno con l’utilizzo di apposite funzionalità

simili a quelle usate per il fotoritocco;

• Vettorializzare in modalità avanzata le immagini raster e i

modelli tridimensionali del terreno;

• Usare l’Apprendimento Profondo

(Beta) integrato per classificare

tramite modelli pre-addestrati di

Intelligenza Artificiale la copertura

del suolo (Land Cover); identificare

rapidamente i veicoli rappresentati

in un’ortofoto e di perfezionare i

modelli in base ai propri dati usati

come riferimento;

• Registrare le azioni e programmare

gli script in linguaggio Python

La versione Mobile di Global

Mapper nella modalità Free, permette

di:

• Essere usato tramite smartphone e tablet basati su Android

o iOS;

• Visualizzare i dati vettoriali, raster e del terreno con il supporto

di stili vettoriali personalizzati, trasparenza raster e

l’ombreggiatura del terreno;

• Usare il GPS integrato nel dispositivo per la localizzazione

e la raccolta di dati in base ai modelli predisposti da

Global Mapper versione desktop;

• Creare punti immagine da foto geotaggate e da foto scattate

sul campo;

• Visualizzare, modificare e ricercare gli attributi degli oggetti

vettoriali;

• Accedere a OpenStreetMap per usare il servizio come

sfondo della mappa;

• Trasferire i dati acquisiti in cloud di terze parti oppure

trasferirli via wireless alla versione desktop

La versione Mobile di Global Mapper nella modalità Pro,

permette ulteriormente di:

• Visualizzare i dati in qualsiasi proiezione cartografica supportata;

• Usare in modalità avanzata il GPS (incluso RTK) per una

maggiore precisione del posizionamento

• Importare ed esportare i dati nel formato GeoPackage

• Usare le funzionalità per l’analisi dei modelli altimetrici,

calcolo del volume, per l’estrazione delle curve di livello e

delle linee di vista

• Visualizzare la distanza e la direzione dalla posizione corrente

verso un determinato punto selezionato

• Accedere a qualsiasi Risorsa Online di Dati Territoriali

oltre a OpenStreetMap

In definitiva, Global Mapper® oggi è sempre più utilizzato

per la gestione, visualizzazione e conversione dei dati territoriali

sia in Italia che in tutto il mondo da analisti GIS, dalle

più grandi aziende private, da studi di ingegneria civile, topografia,

geologia e aziende tecnologiche, da enti pubblici,

dipartimenti di protezione civile, università, centri di ricerca

e sviluppo, etc.

Per saperne di più sugli ultimi aggiornamenti del software

in inglese sul sito della casa madre www.bluemarblegeographics.com.

26 GEOmedia n°6-2024


MERCATO

CARTOGRAFIA

CATASTALE - ITALIA

DISPONIBILE PER IL

DOWNLOAD, MA MAN-

CANO I FABBRICATI

Da qualche giorno si parla

della possibilità di poter scaricare

i dati dell'intero Catasto

Italiano.

Infatti la cartografia catastale italiana è disponibile sia in

download che attraverso il servizio WFS, con licenza CC

BY 4.0, che consente la condivisione e modifica riconoscendo

una menzione di paternità adeguata, fornendo un

link alla licenza e una indicazione se sono state effettuate

delle modifiche.

Si tratta di circa 16 Gb di Open Data disponibili sul sito

opendata.gov.it i cui Metadati sono reperibili sul sito del

Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali. È anche possibile

scaricare i dataset suddivisi per regioni, all'interno dei

quali i dati sono organizzati in cartelle suddivise anche per

Comuni.

Le informazioni presenti sul dato riportano "Il download in

blocco fornisce un file .zip aggiornato con frequenza semestrale

ed ha la seguente struttura: ITALIA.zip contenente REGIONE.

zip contenente PROVINCIA.zip contenente COMUNE.zip

contenente i livelli CadastralParcel.gml, CadastralZoning.gml.

La consultazione attraverso il protocollo wms ed il download

diretto attraverso il protocollo wfs presentano i dati della mappa

catastale all'attualità."

Il Metadato descrittivo cita inoltre quanto segue:

"Le mappe sono ottenute da rilievo topografico o da rilievo aerofotogrammetrico

a partire dalla data della legge istitutiva del

Catasto (legge 1 marzo 1886, n. 3682) o ereditate dai catasti

preunitari (principalmente ricadenti in alcune aree della fascia

pedemontana della Lombardia), e trasformate dai sistemi di

coordinate catastali nel sistema di riferimento ETRF2000. Il

valore dell’accuratezza posizionale è quello che generalmente

viene riferito alle mappe alla scala di 1: 2000 che rappresentano

l'85% del patrimonio cartografico catastale. Nella sezione

relativa alla scala di rappresentazione, è stato indicato che la

scala della mappa del catasto è di 1:2000, nella considerazione

la mappa catastale è multi-scala e che tale scala è stata adottata

per circa l’85% delle mappe."

La parola chiave con cui questo dataset è stato definito recita

"Parcelle catastali", un mera traduzione forse non molto

felice del termine inglese "Cadastral Parcels" che identifica

nel dizionario GEMET (INSPIRE themes, version 1.0),

questo tipo di dato.

Il Sistema di Riferimento è il RDN2008-6706 e l'Accuratezza

Posizionale "media" è di 2m.

Un risultato non trascurabile per una amministrazione quale

quella del Catasto che ha iniziato nel 1982 l'importante

opera di Digitalizzazione di una Cartografia e di un sistema

di aggiornamento di altissimo livello, se consideriamo che

l'aggiornamento di questi dataset è effettuato ogni 6 mesi.

I Fabbricati non compaiono nelle mappe attuali.

Probabilmente si tratta di un rilascio successivo, considerando

che questo primo rilascio non è annunciato dalla

Agenzia delle Entrate e quindi si dovrà attendere una comunicazione

in merito per chiarire se e quando avremo anche

i fabbricati.

C’è vita nel nostro mondo.

Trasformazione e pubblicazione di dati

territoriali in conformità a INSPIRE

Assistenza su Hight Value Datasets,

APIs, Location Intelligence, Data Spaces

INSPIRE Helpdesk

We support all INSPIRE implementers

Epsilon Italia S.r.l.

Viale della Concordia, 79

87040 Mendicino (CS)

Tel. e Fax (+39) 0984 631949

info@epsilon-italia.it

www.epsilon-italia.it

www.inspire-helpdesk.eu

GEOmedia n°6-2024 27


REPORT

IL PRIMO “DRONE” FOTOGRAMMETRICO

di Attilio Selvini

Era la fine del secolo,

anzi del millennio.

Eravamo nella grande

aula magna dell’Università

Tecnica di Stoccarda, in

Keplerstraβe. Molti i partecipanti

ad una delle ultime

“Photogrammetrische

Woche” biennali, governate

da Carl Zeiss sin dall’origine.

Accanto a me c’era

Friedrich Ackermann,

che sino al ’92 era stato

direttore dell’Istituto di

Fotogrammetria ed ora

ne era felice pensionato,

Ci si dava del “tu” (duzen,

in tedesco) sin da quando

era stato, ospite del professor

Luigi Mussio e mio,

nel Politecnico milanese

(ne parlo nel mio librino

“Topografi e fotogrammetri

fra cronaca e storia”, edito

da Maggioli. “Fritz” aveva

due anni meno di me). Sul

palco vi era un nuovo oratore

ed improvvisamente si

alzò per aria una specie di

giocattolo con motori ad elica,

un vero ma piccolissimo

elicottero, fra lo stupore dei

presenti ma non di Fritz che

ne era ben a conoscenza.

Fig. 1 - Drone da guerra.

Oggi purtroppo tutti

parlano di droni, senza

saperne la storia

ma ben consci che si tratta di

strumenti letali, che giungono

a frotte sui fronti ucraini e del

Libano recandovi morte e distruzione.

Ne dirò qualcosa, ma

di quelli fotogrammetrici soltanto;

ne ho già parlato molto

nei miei articoli e nei miei libri.

Noti negli ambienti militari

USA sin dalla metà del ventesimo

secolo, questi “giocattoli”

vennero detti, a partire dal

1945, “droni”, ovvero laggiù

“ape maschio” o “fuco” che

dir si voglia, sostantivo già

prima usato per aerei senza

pilota. Così come dissi nel libro

di Fotogrammetria scritto

con il collega Franco Guzzetti

e pubblicato dalla allora ben

nota UTET di Torino proprio

nell’anno 2000, a cavallo

dei due millenni, era nata

negli “States”, la cosiddetta

“SFAP” (Small Format Aeriaol

Photography) che impiegava camere

generalmente nel formato

(60 x 60) o minori come le

classiche (24 x 36). Si usavano

come piattaforme palloni frenati,

aerei ultraleggeri o addirittura

anche modelli giocattolo

telecomandati. Con l’inizio del

millennio nuovo e col sorgere,

alla faccia dell’ONU, di guerre

sempre più vaste, soprattutto gli

USA costruirono veri droni da

combattimento, usati qua e là

nel povero Medioriente: in figura

1 un modello recente.

A questo punto, mi si lasci ricordare

un bel film degli anni

Sessanta: Il volo della fenice (The

Flight of the Phoenix) diretto

da Robert Aldrich: mi si permetta

anche di riassumerne una

piccola parte.

Durante un volo di trasferimento

l'aereo di una compagnia

petrolifera statunitense, un

bimotore da trasporto Fairchild

C-82 Packet, condotto da Frank

Towns, un pilota veterano di

guerra ormai in declino e afflitto

dai rimorsi, e dal suo ufficiale

di rotta alcolizzato Lew Moran,

segue la rotta che lo deve portare

da una stazione estrattiva

a Giarabub in pieno deserto libico

a Bengasi. A seguito di una

violenta tempesta di sabbia che

28 GEOmedia n°6-2024


REPORT

Fig. 2 (a;b) - Sopra, RPAS ad ala fissa, sotto, ad ala rotante

intasa i motori, il capitano

Towns è costretto a un atterraggio

di fortuna.

A questo punto Dorfmann, uno

dei passeggeri, propone un'idea

a prima vista pazzesca: smantellare

il relitto dell'aeroplano,

utilizzandone i componenti

per realizzare un velivolo più

piccolo, in grado di portare in

salvo i superstiti. Dapprima oggetto

di scherno e incredulità, la

proposta appare via via l'unica

speranza di salvezza, soprattutto

alla luce delle misurazioni e dei

calcoli elaborati dal suo ideatore,

la cui professione è quella di

ingegnere aeronautico.

Un'ulteriore sorpresa attende

però Towns e Moran quando,

parlando casualmente

del suo lavoro di disegnatore,

Dorfmann rivela candidamente

di essere un progettista di aeromodelli

spiegando che però

il principio di funzionamento

è lo stesso di un vero aeroplano;

il progetto è ormai in stato

avanzato e Towns suggerisce a

Dorfmann di non rivelare agli

altri che costruisce "giocattoli".

Questo scatena nuovamente

l'ira di Dorfmann, che considera

un aeromodello qualcosa di

molto diverso da un giocattolo.

Rimasti in sette, i superstiti infondono

le loro ultime energie

nel completamento dell'aereo

e alla fine, dopo un'intensa

sequenza di tentato riavvio del

motore tramite cartucce, Towns

riesce a decollare portando in

salvo tutti ed atterrando in

un'oasi.

Ome non pensare che

Dorfmann fosse l’antesignano

dei produttori di droni? Son

passati circa trent’anni da quella

“PhoWo” della quale ho detto

inizialmente, e l’uso (per fortuna!)

anche fotogrammetrico dei

droni è ormai cosa comune che

ha contribuito, con altre vicende

ed invenzioni, a modificare

la fotogrammetria (e la topografia)

del nuovo millennio. Un

mare di sigle ha inizialmente

inondato la prassi dell’impiego

dei droni:, ovvero questo

unmanned aerial system: UAS,

UAV, RPAS, VLOS, VTOL….

ma poi si è deciso universalmente

di usare solo RPAS, ov-

Fig. 3 - Dispositivo autopilota.

Fig. 4 - Segnali stradali da drone.

GEOmedia n°6-2024 29


REPORT

Fig. 5 - Un drone completo di accessori.

vero Remotely Piloted Aircrcraft

System dato che il volo è sempre

controllato da terra.

Qui sotto vengono indicati i

vari dispositivi usati:

• strutture ad ala fissa,

• strutture rotanti,

• palloni

• aquiloni

• dirigibili

Nella figura 2, i primi due

tipi sopra indicati; sul modello

ad ala fissa, a sinistra il

sensore GPS e a destra la camerella.

Al volo provvedono

autopiloti prodotti da varie

aziende: Micropilot (Canada),

3D Robotics (USA), AeroSpy

(Austria) e altre; dimensioni e

peso sono veramente modesti:

in figura 3 uno di tali arnesi.

Dalle immagini e dai dati della

camera (per esempio Canon

S95, Canon S100) e dalle informazioni

GPS/INS si ottengono

modelli 3D del terreno e modelli

metrici della camera, oltre

alla georeferenziazione. Con l’elaborazione

si ottengono DTM

e DSM, ortomosaici, volumi,

profili e curve di livello e ogni

altro dato tipico delle consuete

restituzioni fotogrammetriche

digitali.

Ovviamente sono necessari

adatti permessi per l’esecuzione

dei voli da RPAS, comprendenti

le quote ammissibili, le

estensioni delle zone riprese e

quelle non sorvolabili. In Italia,

l'Ente Nazionale per l'Aviazione

Civile - ENAC - con delibera

del C.d.A. Nr. 42/2013 in data

16/12/2013 ha stabilito un regolamento

per chiunque utilizzi

mezzi aerei a pilotaggio remoto.

Le regole dettate dall'ENAC

devono essere osservate quindi

anche dai soggetti che realizza-

Fig. 6 - Presa da esacottero. Ortofoto e particolari derivati con prese terrestri.

30 GEOmedia n°6-2024


REPORT

no riprese aeree con l'utilizzo

di questi mezzi volanti, soggetti

che debbono aver seguito corsi

di formazione corrispondenti,

conseguendo i relativi brevetti.

La disponibilità di droni fotogrammetrici

e di programmi relativi,

sta rivoluzionando anche

la normale topografia di dettaglio,

sostituendo o alternandosi

alla celerimensura.

Si veda la figura 4: questo tratto

di segnali stradali ha incertezza

del centimetro, e si ottiene facilmente

con presa da una cinquantina

di metri.

Per gli scopi topografici e cartografici,

quelli che sino ad oeri

erano tipici della celerimensura,

sono oggi disponibili a prezzi

inferiori a quello di un teodolite

elettronico, droni “tascabili” che

fanno di tutto, come quello in

figura 5.

Chi avrebbe pensato, ancora

verso la fine del ventesimo secolo,

di ordinare una presa aerea

per rilevare un manipolo di

case in territorio di montagna?

Si sarebbe fatto ricorso alla celerimensura

e basta. Vent’anni

dopo, il dipartimento ABC del

Politecnico milanese ha rilevato,

nell’ambito di un corso

estivo, un piccolo villaggio in

Valformazza, ovviamente con

drone. La figura 6 ne dà una

sommaria idea. Ecco la fotogrammetria

di oggi! Si pensi

che non servono più nemmeno

i classici punti di appoggio a

terra; la posizione e l’assetto

delle prese sono definiti con

l’incertezza necessaria anche per

la restituzione a grande scala,

dai sistemi già noti e sperimentati

vent’anni fa, così come si

dice per esempio nell’articolo

Fotogrammetria diretta e tradizionale:

un test di confronto

pubblicato sul n° 2 /2008 della

Rivista del Dipartimento del

Territorio.

PAROLE CHIAVE

Droni; RPAS; fotogrammetria; topografia;

storia; SIFET

ABSTRACT

It was the end of the century, or rather the

millennium. We were in the large lecture hall

of the Technical University of Stuttgart, in

Keplerstraβe. Many were the participants in

one of the last biennial “Photogrammetrische

Woche”, governed by Carl Zeiss since the beginning.

Next to me was Friedrich Ackermann, who

until 1992 had been director of the Institute of

Photogrammetry and was now happily retired.

We had been on first name terms (duzen, in

German) ever since he had been a guest of

Professor Luigi Mussio and myself at the Milan

Polytechnic (I talk about it in my little book

“Topografi e fotogrammetri fra cronaca e storia”,

published by Maggioli. “Fritz” was two years

younger than me). There was a new speaker on

the stage and suddenly a kind of toy with propeller

engines rose into the air, a real but very small

helicopter, to the amazement of those present

but not of Fritz who was well aware of it.

AUTORE

Attilio Selvini

attilio.selvini.polimi@gmail.com

già presidente SIFET

GEOmedia n°6-2024 31


REPORT

DUE CARTOGRAFIE REGIONALI

A CONFRONTO

di Attilio Selvini

Tutto ebbe inizio, da noi, alla fine

Fig. 1. Convegno SIFET a Milano 1968

degli anni Sessanta. Sino ad allora,

le uniche cartografie generali

esistenti erano quella dell’IGM in

scala 1. 25000, e quella catastale

al 2000; diverse per rappresentazione,

per riferimento, per scopi

ed insomma per tutto.

Per iniziativa della Società

Italiana di Topografia

e Fotogrammetria,

si tenne a Milano un convegno,

sotto l’egida della

Commissione Regionale per la

Programmazione Economica,

diretta dall’allora presidente

Piero Bassetti, durante la quale

vennero gettate le basi delle future

Carte Tecniche Regionali,

le attuali “CTR”. Di quel fatidico

convegno in fig. 1 appare

una immagine fotografica.

Sta parlando il presidente Piero

Bassetti. Il professor Solaini

è il primo a sinistra. Alla destra

di Bassetti il professor

Mariano Cunietti, il generale

Oreste Manferti comandante

dell’IGM, ed ultimo il professor

Cesare Chiodi. Subito dopo,

nacquero le Regioni, del resto

previste nella Costituzione.

Nelle elezioni regionali del 1970

è stato eletto primo Presidente

della Regione Lombardia, proprio

Piero Bassetti, dal 1970

al 1974, a capo di una giunta

composta da DC, Partito

Socialista, PSDI, e Partito

Repubblicano.

E poi fu il trambusto: nacquero

piccole imprese di aerofotogrammetria

un poco dappertutto

(la maggior parte sparirà

verso la fine del millennio).

Nacquero anche gli uffici cartografici

regionali (il primo fu

quello dell’Emilia Romagna,

coordinato da Cunietti). La

Commissione Geodetica

Italiana tentò di dettare le regole

elementari per la nuova

cartografia, ma nel 1975 la

commissione fu dichiara ente

non utile in base alla legge 20

marzo 1975 n. 70 e quindi soppressa

con il DPR del 4 luglio

1977. (non ricordo che fu il PR

che firmò quel decreto al quale

non aggiungo aggettivi). Siamo

da allora l’unico membro UE

senza un tale organo, nonostante

tentativi diversi di ricostitu-

irlo: una vergogna senza pari!

La (bassa) politica si impossessò

della nuova cartografia, fonte di

posti lucrosi e prestigiosi, e fu il

• Lombardia, ha scelto la scala di 1 :

10.000

• Piemonte, parte al 10.000 e parte al

5.000

• Liguria, aggiornata al 2010

• Veneto, anche qui parte al 10.000 e

parte al 5.000

• Valle d’Aosta, al 10.000

• Friuli Venezia Giulia, aggiornata al

2005

• Toscana, aggiornata al 2015

• Emilia Romagna, aggiornata al 2021

• Marche, scala 1 : 10.000 aggiornata

al 2000

• Umbria, aggiornata al 2019

• Molise aggiornata 2021

• Puglia, aggiornata al 2021

• Calabria, aggiornata al 2008

• Lazio, aggiornata al 2014

• Campania, aggiornata al 2004

• Abruzzo, aggiornata al 2013

• Basilicata, aggiornata al 2013

• Sicilia, aggiornata al 2013

• Sardegna, scala 1 : 10.000

• Trentino ed Alto Adige, scale e carte

diverse nelle due provincie.

32 GEOmedia n°6-2024


REPORT

caos: diverse le scale, i formati,

i riferimenti, insomma tutto al

piacere del più politicamente

forte al momento. Ecco qui

sotto una specie di sommario

assai elementare della situazione

aggiornata a qualche tempo fa.

A parte gli aggiornamenti, vi è

di tutto in quanto a riferimenti,

da Gauss-Boaga a UTM.

Solo per dare una idea delle differenze

fra sistemi cartografici

e geodetici, indico qui sotto

quanto riguarda la “Cascina

Malpensa”, ovvero uno dei

punti salienti dell’aeroporto

intercontinentale oggi intestato

a Silvio Berlusconi; dati presi da

un mio articolo di molti anni

fa:

• A) coordinate cartografiche

GB (Roma40):

E = 1 477 715;

N = 5 054 680 (m)

• B) coordinate cartografiche

UTM (WGS84):

E = 477 690;

N = 5 054 661 (fuso 32) (m)

• C) coordinate geocentriche:

X = 4 457 529,155;

Y = -291 247,256;

Z = 4 537 957,875 (m)

• D) coordinate geografiche

Roma 40:

j = 45° 38’ 40,037”;

l = -3° 44’ 17,857”

• E) coordinate geografiche

WGS84:

j = 45°38’ 42,5”;

l = 8° 42’ 49.3”.

Passiamo ora ad un altro tipo di

cartografia, quella regionale.

Eravamo in piena Repubblica

di Weimar; era il 1923, nella

Germania malridotta. Il

“Beirat für Vermessungswesen

des Reichsamtes für

Landesaufnahme” decise di

produrre una carta al 5.000 di

tutta la Germania. Il Deutsches

Reich venne suddiviso in

144.000 fogli. Passarono gli

anni, Adolf Hitler salì al potere

e nel 1936 venne deciso di chiamare

la carta, già iniziata e detta

Topographische Grundkarte

des Deutschen Reiches 1:5000

semplicemente Deutsche

Grundkarte 1:5000.

Dopo la disastrosa sconfitta del

1945, La nuova amministrazione

della Germania continuò

il lavoro per la formazione

della carta, denominata in sigla

“DGK 5”, ovviamente con origine,

riferimenti, contenuti, formato

identici per ogni “Land”,

dalla Prussia alla Baviera. Fa eccezione,

comprensibile, la patte

delle regioni ex-DDR, che sono

in scala 1:10.000. Il tutto sotto

la vigilanza della Commissione

Geodetica Tedesca, con sede a

Monaco ed a Francoforte sul

Meno.

PAROLE CHIAVE

Cartografia; CTR; sistemi cartografici;

IGM; geodesia; SIFET

ABSTRACT

It all started, here, in the late 1960s.

Until then, the only general cartography

in existence was the IGM at

1.25000 scale, and the cadastral one

at 2000; different in representation,

in reference, in purposes and in short

in everything.

At the initiative of the Italian Society

of Topography and Photogrammetry,

a conference was held in Milan,

under the aegis of the Regional Commission

for Economic Programming,

directed by the then president Piero

Bassetti, during which the foundations

of the future Regional Technical

Maps, the current “CTR”, were laid.

AUTORE

Attilio Selvini

attilio.selvini.polimi@gmail.com

Già presidente SIFET

GEOmedia n°6-2024 33


NON TROPPO GEORIFERITO

CATASTO E NUMERI CIVICI,

CE LI CHIEDE L'EUROPA

di Valerio Zunino

Dopo avere imparato a leggere da sinistra a destra,

sono poi trascorsi anni prima che comprendessi la

rilevanza di saper leggere tra le righe. E dopo 35 anni

di informazione geografica, ora ho imparato anche a

leggere tra i dati.

Oggi tutti noi accogliamo con favore la liberalizzazione

dei dati cartografici catastali, delle visure censuarie

rese possibili anche sulle proprietà altrui, ma dobbiamo

prima o poi chiederci il perchè di tanta richiesta da

parte di un soggetto politico sovraordinato. Poichè se

ora manca all'appello qualche informazione, a completare

il quadro ci penseranno i moduli ed i plugins

generati da una tecnologia tipo LLM, e allora la parola

privacy dovrà restringere, a norma di legge ed ulteriormente,

la propria già magra definizione

Fig. 1 – Arriva il catasto vettoriale per tutti.

Sono nato a Savona, piccola

città ligure famosa per

troppe poche cose, che diventano

pochissime se chi legge

è originario delle regioni italiane

più distanti: ha dato i natali

a Sandro Pertini, il Presidente

più amato, e in un lontano passato

anche a due Papi, Sisto IV

e Giulio II. Ma molto più numerosi

sono i personaggi celebri

che hanno soltanto vissuto per

un po' a Savona, sono passati

lasciando segni indelebili, ricordi,

polemiche, magari sono

stati ospiti per un po' di tempo

senza troppo desiderarlo, oppure

ancora avevano una casa

di villeggiatura da quelle parti:

Cristoforo Colombo, nato a

25 chilometri di distanza, che

alcuni tuttora sostengono fosse

savonese, Giuseppe Mazzini,

Goffredo Mameli, Giuseppe

Garibaldi, e a questo punto

davvero molti altri, tutti liguri,

ma non savonesi.

Un luogo di passaggio dunque,

troppo squadrato sul piano urbanistico

per non sembrare una

città piemontese sul mare, tutto

sommato troppo distante dalla

Francia per sentirne l'accento

ma non per esserne stata per

circa vent'anni parte integrante,

in un Dipartimento transalpino,

quello di Montenotte, epoca

Napoleonica; in quel tempo

riuscimmo a recepirne lo straordinario

Catasto particellare,

che poi si diffuse in tutta Italia

e i cui Fogli di impianto negli

archivi odierni sfiorano, quando

non sono addirittura ancora

quelli, l'appartenenza a quell'epoca.

Già, il Catasto, poi deflagrato

nella suddivisione tra Terreni

e Fabbricati (Edilizio Urbano),

un'intuizione che non è stata

poi accolta da cosi tanti Paesi

europei.

Correvano poi gli anni novanta

del nostro secolo, i primi anni

novanta, se non era il 1991 era

il 1992, e noi savonesi ci lamentavamo

sostanzialmente di due

cose, almeno tra coloro che per

primi ci stavamo già occupando

di cartografia numerica e di

Sistemi Informativi Geografici.

Eravamo un po' assorti e un po'

vittime di due desideri: dell'auspicio

che un bel giorno il cantiere

della variante Aurelia Bis

potesse prendere il via al fine di

togliere traffico alla Via Aurelia

vera e propria, congestionata

ogni mattina dai pendolari; e

di un'altra grande questione

giovanile, che assaliva naturalmente

pochi di noi e che riguardava

la non disponibilità di una

cartografia catastale vettoriale

(in realtà esisteva, a copertura

dei territori di alcune province,

più o meno coincidenti con le

attuali maggiori città metropolitane)

da parte dall'Amministrazione

del Catasto, la quale

nella storia ha cambiato tanti

34 GEOmedia n°6-2024


NON TROPPO GEORIFERITO

nomi che abbiamo quindi riassunto

cosi, con una definizione

neutra. L'assenza del Catasto

Terreni vettoriale, all'epoca, era

in grado da sola di mettere fortemente

in discussione l'efficacia

o addirittura l'esistenza stessa

di quelli che successivamente

vennero chiamati Sistemi

Informativi Territoriali Locali.

"Chissà", dicevamo allora, "se

dovremo attendere l'età pensionabile

per vedere realizzati questi

due piccoli grandi sogni".

Sono trascorsi quasi 35 anni e

l'Aurelia bis, a Savona, è stata

dapprima cantierizzata, qualche

anno fa, per poi fermarsi

nuovamente senza che i lavori

siano in realtà mai davvero

iniziati (mentre a Sanremo il

primo troncone fu invece inaugurato

già nel 1994). Le mappe

catastali invece, quelle, non

solo sono finalmente arrivate,

ma proprio qualche settimana

fa sono state rese disponibili

per la prima volta senza costo,

a beneficio di tutti, e in formato

vettoriale, proprio come desideravamo

da giovani GISers, con

quegli occhi pieni di speranza.

Solo per ricordare un passaggio

recente, la grossa novità introdotta

in tale direzione qualche

anno fa, fu intanto la pubblicazione

di un servizio WMS che

tuttora rappresenta il continuo

territoriale nazionale raster del

Catasto Terreni stesso, e che

fu salutato certamente da tutti

come un bel passo avanti. Oggi,

pochi di noi addetti ai lavori

avrebbero scommesso su di una

pubblicazione dei fogli di mappa

a 360 gradi per il download,

operativa per tutto il territorio

nazionale.

Ora, bisognerebbe un attimo

soffermarsi sui motivi che

hanno indotto l'Agenzia delle

Entrate, finalmente e piuttosto

improvvisamente, a compiere

quest'ultimo step, quello di rendere

scaricabili i vettori dei fogli

di mappa senza limitazioni. E lo

faremo, evidentemente, ma prima

di affrontare questa tematica

abbiamo bisogno di trattarne

un'altra che è decisamente parallela,

che ci fornisce qualche

indizio e ci dà una mano a capire

quella che probabilmente è

la motivazione numero uno che

ha indotto non solo l'Agenzia,

ma anche un altro ente istituzionale

centrale, ISTAT, a dare

un'accelerata di pari valore alla

pubblicazione per il download

di un'altro livello logico di fondamentale

rilevanza a seguito di

un percorso digitale molto simile

al precedente.

Non ricordo bene se nel 2023

o durante lo scorso anno, il

2024, in ogni caso ISTAT e

Agenzia inaugurarono l'atteso

sito web dell'ANNCSU, l'Archivio

Nazionale dei Numeri

Civici e delle Strade Urbane.

Questo archivio era ed è tuttora

alimentato in prevalenza (parte

pubblica) dagli stradari non

georiferiti (ho scritto non georiferiti)

di un numero di comuni

italiani il cui totale è entrato da

parecchi mesi nel novantanovesimo

percentile, mancando oggi

(al momento di questo scritto)

di soli tre comuni in tutto. A

margine di tali conferimenti, un

accordo con HERE Navigation

B.V. consente tuttora e da un

po' di tempo agli utilizzatori

di ANNCSU la consultazione

anche geografica dei numeri civici,

attraverso una modalità da

ricerche singole per indirizzo, le

quali puntano alle coordinate

fornite per l'appunto dagli archivi

geotoponomastici HERE.

Naturalmente per i fruitori di

questa tipologia strategica di

dati geografici e per gli appassionati,

questo momento ha

rappresentato un progresso interessante,

in particolar modo

se paragonato a ciò che era disponibile

prima in materia: nulla.

Poi sono successe altre due cose

importanti, e siamo anche qui

ai giorni nostri, cosi come per

il Catasto: in ottemperanza al

mutato quadro normativo UE,

facente riferimento nella nostra

Fig. 2 - Mercato San Severino (in rosso i civici ANNCSU, in verde i civici StudioSit SA).

GEOmedia n°6-2024 35


NON TROPPO GEORIFERITO

Fig. 3 - La Spezia (i civici ANNCSU non esistono).

fattispecie al concetto introdotto

di "serie di dati di elevato

valore", ove la Commissione

Europea ha individuato sei categorie

tematiche che debbono

essere rese disponibili in formato

aperto e tra le quali figurano i

dati geospaziali (che a loro volta

annoverano anche quelli facenti

riferimento agli indirizzi), ebbene

Agenzia e ISTAT hanno

dapprima finalmente ottenuto

parere positivo del Garante per

la protezione dei dati personali

(dicembre 2024), la cui precedente

posizione, peraltro non

ostativa, era comunque bastata

a impedire per anni la pubblicazione

di qualsivoglia dato toponomastico

civico che implicasse

la presenza di una coppia di coordinate,

ove disponibili.

Dopodichè, decisamente a sorpresa

considerando che HERE

non avrebbe evidentemente mai

autorizzato l'utilizzo dei propri

dati geografici in download a

beneficio del mondo professionale

e della cittadinanza, l'Istituto

di statistica italiano è uscito

con la pubblicazione dei numeri

civici per il download: a

un primo sguardo decisamente

carenti in molte aree del Paese

(fig. 2), poco fruibili a causa di

coordinate geografiche che riferiscono

un grado di accuracy

sommario e che derivano tra

poco vedremo da cosa, disposti

tutti lungo le linee di mezzeria

delle strade invariabilmente

ovunque nel Paese, ma quantomeno

presenti in buon numero,

ancorchè caratterizzati anche da

indirizzi del tutto inesisntenti

(fig. 3), quest'ultima pecca dovuta

in parte al fatto che i comuni,

all'interno dei loro stradari,

sono abituati ad assegnare

i numeri civici ben prima che si

materializzino nuove lottizzazioni,

nuovi edifici e poi nuovi

quartieri comunque previsti. Di

conseguenza, da una parte lo

standard operativo che è stato

utilizzato in ambito ANNCSU

per generare il presente livello

di georeferenziazione ridotta,

purtuttavia contraddistinto almeno

da un carattere di estrema

omogeneità nazionale, non

è in alcun modo riconducibile

all'iniziativa comunale; dall'altra

però, esso trova conforto

dall'informazione municipale

propria della quasi completezza

del numero delle aree di circolazione

rappresentate negli

stradari, dai quali soli però non

è naturalmente possibile conoscere

le coordinate dei numeri

civici.

E allora? Beh, complice anche la

fretta di cui parleremo, ne è derivata

intanto la scelta obbligata

del citato posizionamento dei

punti sparsi a centro strada, indifferentemente

pari o dispari,

ma soprattutto sono conseguite

le necessarie operazioni riconducibili

alle vecchie pratiche di

interpolazione, che hanno condotto

a risultati sufficienti soltanto

in presenza di vie aventi

ridotte dimensioni, oppure una

concentrazione edilizia importante,

mentre altrove, diremmo

quasi dappertutto, i numeri

civici sono finiti a distanze superiori

di almeno venti metri

rispetto alle aperture di riferimento,

con picchi di centinaia e

centinaia di metri. Poi ci sono le

aree di circolazione più recenti,

dove i civici di pertinenza proprio

non ci sono (fig. 4) o sono

stati posizionati gli uni sopra gli

altri, a inizio strada, e tutti, per

quanti essi siano, attribuiti a un

unico punto di coordinate approssimate.

Lo sappiamo molto bene noi di

StudioSit SA, che abbiamo iniziato

negli anni '90 a rilevare sul

campo i numeri civici di tutta

Italia: questa attività è talmente

impegnativa, specie in un Paese

come il nostro, che non si potrebbe

improvvisare proprio

per nessuna ragione, nemmeno

nella necessità di assolvere a un

obbligo di legge.

Ed è proprio qui che cade la seconda

cosa importante, che sta

cominciando a succedere più o

meno mentre state leggendo.

Il Regolamento di esecuzione

(UE) 2023/138 si rivela cogente

per tutta l'Unione, è chiaro, ma

limitando la nostra breve analisi

ai Paesi confinanti con l'Italia

(che sono cinque), non possiamo

non notare almeno tre cose.

1) Francia, Svizzera (che non

appartiene alla UE) e Austria,

36 GEOmedia n°6-2024


NON TROPPO GEORIFERITO

non hanno pubblicato e offerto

a titolo gratuito l'utilizzo dei

dati geografici di elevato valore

semplicemente perchè a chiederlo

era una norma emanata

da un organismo sovraordinato

(che deroga leggi e regolamenti

inferiori, ove esistenti sul medesimo

soggetto), ma per offrire

un servizio alla collettività; ed è

per tale principale ragione che

in questi Paesi sono state investite

risorse pubbliche e formate

qualifiche altrettanto pubbliche

sulla generazione di queste banche

dati cruciali, e che è stato

fatto molto (ma molto) tempo

prima di noi

2) Così operando, oltre a facilitare

il lavoro di molte categorie

professionali che ogni giorno

gestiscono, pianificano, misurano,

comprano e vendono piccole

o grandi porzioni di territorio,

i soggetti coinvolti hanno

avuto il tempo di apprendere,

organizzare e collaudare il flusso

informativo inter-ente che si

trova alla base della realizzazione

delle banche dati stesse, specie

quella dei numeri civici.

3) Per conseguenza, questi Paesi

pubblicano e rendono fruibili

dati geografici di qualità da

parecchi anni, e lo fanno seguendo

meccanismi assolutamente

collaudati. Persino le più

piccole Slovenia e Croazia, pur

essendosi anche loro mosse più

o meno come l'Italia ai fini del

rispetto della Direttiva Inspire,

hanno adottato criteri di georeferenziazione

che seppur non

ottimali (i civici sopra le case

non si mettono), hanno dato

luogo a un geodb toponomastico

e dei numeri civici di tutto

rispetto, per completezza, grado

di aggiornamento e posizione

delle informazioni.

Fig. 4 - Roma (recente edificazione, in rosso i civici ANNCSU, in verde i civici StudioSit SA).

E allora perchè noi no? Ci devono

sempre essere motivazioni

fantasiose, scusanti, ritardi,

intoppi, firme che mancano,

responsabilità che non si prendono,

alla base del fatto che il

Paese più bello del mondo debba

sopportare l'esposizione di

dati che lo descrivano in modo

così approssimato, impreciso e

pressochè inutile? Lasciamo tutto

questo al giudizio dei lettori.

E poi ci sarebbe altro, molto altro.

Perchè l'UE fa questo? Per

quale ragione richiede agli Stati

membri la pubblicazione di dati

aperti con riferimento a banche

dati come il Catasto, che

racconta della proprietà privata

(altro che numeri civici) e che

attraverso le Istituzioni nazionali

che lo gestiscono consente

oggi addirittura la ricerca e la

visurazione da parte di qualunque

utente dei riferimenti di

tutti i diritti reali (proprietà in

testa) esercitati da un qualunque

altro soggetto sul territorio

nazionale? E' normale? Non se

ne potrebbe parlare? Forse si,

è normale, e quasi sicuramente

no, non se ne può parlare.

Perchè "ce lo chiede l'Europa",

un verso in grado di troncare

più o meno tutte le conversazioni,

in Italia e altrove. Dinanzi a

una prossima e rapida presa di

posizione da parte di tecnologie

e metodi di lavoro quali LLM,

è chiaro che ove umanamente

non si possa scaricarle tutte, le

informazioni del Catasto (quelle

censuarie), ci sarebbe comunque

modo di farlo lo stesso. In

sintesi, oggi, quando le si ritiene

che le informazioni siano disponibili

in consultazione, lo sono

comunque per intero, poichè la

macchina è istruita a fare tutta

la porzione del lavoro che era

considerata impensabile fino a

ieri.

PAROLE CHIAVE

Cartografia Numerica; Sistemi Informativi

Geografici; Catasto; Toponomastica;

Numeri Civici; LLM; Privacy

AUTORE

CEO and Founder StudioSit SA

Former Vice President Associazione

AMFM GIS Italia

Former Professor at IUAV, Venezia &

Università di Genova

GEOmedia n°6-2024 37


AEROFOTOTECA

REMOTE SENSING E

CARTOGRAFIA ARCHEOLOGICA:

IL CASO STUDIO DI VULCI

L’Aerofototeca

Nazionale

racconta…

di Giorgio Franco Pocobelli

L'importanza delle fotografie

aeree nello studio

del paesaggio antico, in

particolare quelle storiche

permettono il riconoscimento

di numerose tracce

Fig 1 - Territorio di Vulci. Confronto tra fotografia aerea storica e immagine satellitare: a sinistra

un fotomosaico realizzato con foto RAF del 1944; a destra la situazione attuale (da Bing Maps).

archeologiche oramai

perdute, o meglio, non

più visibili a causa del

forte impatto antropico e

dell'agricoltura intensiva.

In questo articolo si presenta

la ricerca sullefotografie

aeree che hanno

consentito la ricostruzione

dell'urbanistica antica di

Vulci (Montalto di Castro -

VT) e la realizzazione della

carta archeologica.

Le immagini aeree sono

basilari per gli studi sulle

città antiche e sui loro

territori. Ciò è tanto più vero

se prendiamo in considerazione

le fotografie scattate nei

decenni iniziali o intorno alla

metà del ‘900, immagini “storiche”,

unica testimonianza di

una realtà paesaggistica oggi

profondamente mutata per l’espansione

dei centri abitati ed

il diverso assetto agrario realizzato

in Italia a partire dalla

riforma fondiaria del secondo

dopoguerra. Basti pensare alle

differenze tra le foto scattate

dalla Royal Air Force nel 1944

e quanto visibile nelle più mo-

derne immagini satellitari consultabili,

ad esempio, con Bing

Maps (Fig. 1).

Basilare diventa dunque la

consultazione di tali fotografie

aeree storiche che può essere

effettuata presso gli archivi di

Firenze dell’Istituto Geografico

Militare (IGM), dove si conservano

i voli ad alta quota

effettuati per la cartografia

ufficiale dello stato italiano, e

dell’Aerofototeca Nazionale a

Roma, presso la sede dell’Istituto

Centrale del Catalogo e

della Documentazione (AFN-

ICCD).

Non secondari per la ricerca,

ma non sempre di semplice ac-

38 GEOmedia n°6-2024


AEROFOTOTECA

cessibilità, sono anche i fondi

conservati presso le varie società

che realizzano cartografia

per enti pubblici o società

private.

I voli dell’IGM, vista la scala di

ripresa dei singoli fotogrammi

(si pensi che le immagini del

c.d. “volo Base” del 1954/55

sono in scala 1:33.000), si

dimostrano particolarmente

utili per gli studi sulla viabilità

antica e il riconoscimento

delle grandi infrastrutture

(acquedotti, centuriazioni,

ecc.), mentre il patrimonio

fotografico dell’AFN è particolarmente

adatto per gli studi

di dettaglio sugli insediamenti

antichi e sulle necropoli 1 . Esso

è composto da numerose collezioni,

acquistate o donate

nel tempo, tra le quali risulta

di notevole valore documentario

il fondo delle immagini

scattate dalle forze alleate tra il

1943 ed il 1945, genericamente

definito “fondo RAF”, con

il fine di identificare gli obiettivi

da colpire nelle incursioni

aeree (strade, ferrovie, ponti,

industrie, strutture portuali e

aeroportuali, ecc.) e, dunque,

più ravvicinate. In queste fotografie

è possibile osservare un

paesaggio ormai scomparso,

spesso caratterizzato da grandi

tenute agrarie e da un reticolo

viario poco sviluppato per

il rado popolamento, permettendo

di leggere chiaramente

caratteri geomorfologici riconducibili

alle diverse sistemazioni

di epoche precedenti,

oggi non più osservabili per le

modifiche determinate dall’intensa

meccanizzazione dell’agricoltura.

L’importanza delle fotografie

aeree negli studi archeologici,

oltre al valore documentario

accennato, è rappresentata dalla

possibilità di riconoscere le

strutture archeologiche sepolte

attraverso la manifestazione

sui fotogrammi di “tracce”

che possono essere individuate

con una visione dall’alto, tanto

da permettere – ad esempio

– di definire con precisione lo

sviluppo geometrico di edifici

e sepolture o l’andamento dei

tracciati stradali. Al termine

delle operazioni di lettura e

“fotointerpretazione”, lo specialista

provvede a riportare

tutte le tracce archeologiche su

una carta topografica in previsione

della loro localizzazione

sul terreno per le normali attività

di studio, tutela, gestione

e valorizzazione del territorio 2 .

Un recente lavoro basato sullo

studio delle fotografie aeree,

sia storiche che satellitari, ha

portato alla redazione della

carta archeologica di una delle

città più importanti e famose

della dodecapoli etrusca:

Vulci 3 . La città antica, nota soprattutto

per la ricchezza delle

sue necropoli e per il famoso

ciclo pittorico della Tomba

François, sorge su un pianoro

tufaceo posto alla destra idrografica

del fiume Fiora nel territorio

comunale di Montalto

di Castro, a circa 11 km in li-

Fig. 2 - Schema urbanistico di Vulci. In nero sono indicate le strutture e le strade scavate; il puntinato

definisce il perimetro della città; in rosso la traccia della viabilità antica ricostruita grazie

alle fotografie aeree.

GEOmedia n°6-2024 39


AEROFOTOTECA

Fig. 3 - Nelle immagini prospettiche del 1975 la vegetazione evidenzia chiaramente la traccia

delle strutture e delle strade ancora sepolte.

nea d’aria dal mare.

Solo poco più del 2% della

città, estesa circa 94 ettari, è

stata sottoposta ad indagine

archeologica, ma la ricerca

condotta secondo la metodologia

propria degli studi di

topografia antica, con prevalente

utilizzo delle tecniche di

remote sensing (studio multi-

temporale e multiscalare delle

immagini aeree/satellitari e la

restituzione cartografica digitale

delle tracce archeologiche

rilevabili 4 ) che ha portato alla

conoscenza dell’antico assetto

urbanistico e alla localizzazione

delle necropoli circostanti

(Fig. 2).

Fondamentali per la ricostruzione

si sono dimostrate le

immagini conservate presso

l’AFN, sia i già citati voli della

RAF che alcuni fotogrammi

scattati a bassa quota nel 1975,

che hanno permesso di riconoscere

nel dettaglio lo sviluppo

della viabilità antica e l’articolazione

degli ambienti all’interno

delle abitazioni (Figg.

3-4).

La ricerca ha dunque reso possibile

riconoscere il sistema

viario generale della città etrusca,

impostato su due assi principali

che si adeguano all’andamento

orografico del pianoro

(uno nord-sud parallelo

al corso del fiume, il secondo

est-ovest), in uso almeno dalla

prima età del Ferro, ed una

successiva strutturazione urbanistica,

probabilmente di età

arcaica, organizzata seguendo

uno schema regolare, ma non

ortogonale. Il diverso orientamento

degli assi stradali permette

di ipotizzare la presenza

di vari settori urbani adattati

all’articolata conformazione

del pianoro.

Senza una visione dall’alto tale

ricostruzione non sarebbe stata

possibile.

Fig. 4 - In questa immagine prospettica del 1975 risulta facilmente riconoscibile la struttura

urbanistica del settore centrale della città di Vulci, con la strada principale più ampia e la viabilità

secondaria che definisce i vari isolati abitativi.

40 GEOmedia n°6-2024


AEROFOTOTECA

XXIV

suppl.

ATTA suppl. XXIV

2024

VULCI: L’AREA URBANA E IL SUBURBIO

GIORGIO F. POCOBELLI

VULCI

L’AREA URBANA E IL SUBURBIO

«L’ERMA»

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

05/04/24 14:53

NOTE

1 Per approfondire la storia dell’Aerofototeca

Nazionale e la bibliografia relativa è possibile

consultare il sito http://www.iccd.beniculturali.

it/it/Aerofototeca-Nazionale/storia.

2 Sul riconoscimento delle tracce archeologiche

si legga l’articolo in Geomedia n. 6-2020, pp.

42-45. Per le tecniche di restituzione cartografica

in archeologia si veda, con riferimenti bibliografici,

I. Cacciari, G.F. Pocobelli, The contribution

of artificial intelligence to the aerial photointerpretation

of archaeological sites: a comparison between

traditional and machine learning methods, in Archeologia

e Calcolatori 32.1, 2021, pp. 81-98.

3 G.F. Pocobelli, Vulci: l’area urbana e il suburbio.

Evoluzione storica della città e del territorio,

Roma 2024.

4 In questa sede non si approfondiranno gli

aspetti tecnici della ricerca, per i quali si rimanda

a G.F. Pocobelli, Vulci: il contributo della fotografia

aerea alla conoscenza dell’area urbana, in AAerea

I, 2004, pp. 127-144.

PAROLE CHIAVE

Fotografia aerea; fotointerpretazione; archeologia;

cartografia; tracce.

ABSTRACT

The importance of aerial photographs in the study

of the ancient landscape is well known. Especially

the historical ones allow the recognition of

many archaeological marks. Here we will illustrate

the use of photographs that allowed to reconstruct

the ancient urbanism of Vulci (Montalto di Castro

- VT) and to create the archaeological map.

AUTORE

Giorgio Pocobelli

giorgiofranco.pocobelli@cnr.it

Istituto di Scienze del

Patrimonio Culturale (ISPC)

La rubrica L'Aerofototeca racconta..."

è a cura di A. Dell'Anna

GEOmedia n°6-2024 41


AGENDA

1 - 3 APRIL 2025

GISTAM 2025

Porto (Portogallo)

https://linkcuts.com/yo03hgx1

APRIL 7 – 9 2025

4th International TMM_CH

Conference

“Transdisciplinary

Multispectral Modelling

and Cooperation for the

Preservation of Cultural

Heritage, Addressing World

Challenges”

Athens (Greece)

https://www.tmm-ch.com/

8 - 10 APRILE 2025

Commercial UAV Expo

Europe

Amsterdam (The

Netherlands)

https://linkcuts.com/wbbem11r

22 - 25 APRILE 2025

GWF 2025, Spatial

Computing & Digital Twin

Enterprise: Accelerating the

Future Geospatial Ecosystem

Madrid (Spain)

https://linkcuts.com/9kt0zech

05 - 09 MAGGIO 2025

GEO Global Forum

Roma (Italia)

https://linkcuts.com/

ghoswiga

14 - 15 MAGGIO 2025

Conferenza Esri Italia 2025:

GIS-Uniting the world

Roma

https://www.esriitalia.it/

MAY 14 – 16 2025

SALONE DEL RESTAURO

INTERNAZIONALE

Economia, Conservazione,

Tecnologie e Valorizzazione dei

Beni Culturali e Ambientali

https://www.salonedelrestauro.

com/

JUNE 4 – 5 2025

GEObusiness – The Geospatial

Event

London (UK)

https://www.geobusinessshow.

com/

JUNE 17 – 20 JUNE 2025

Convegno Scienza e Beni

Culturali

Bressanone (Italy)

https://scienzaebeniculturali.it/

JUNE 17 – 20 2025

XR SALENTO – International

Conference on eXtended

Reality

OTRANTO (ITALY)

https://www.xrsalento.it/

JUNE 18 – 20 2025

CONVEGNO SIFET 2025

Brindisi (Italy)

https://shorturl.at/P89Fk

SEPTEMBER 8 - 13 2025

Digital Heritage – International

Congress 2025 – Unisi

SIENA (ITALY)

https://digitalheritage2025.

unisi.it/

OCTOBER 8 – 9 2025

LuBeC 2025

Real Collegio (Lucca)

https://www.lubec.it/

OCTOBER 30 –

NOVEMBER 2 2025

BMTA – Borsa Mediterranea

del Turismo Archeologico

Paestum (Salerno, Italy)

https://www.

borsaturismoarcheologico.it/

NOVEMBER 3 – 5 2025

Conference on Cultural

Heritage and New Technologies

VIENNA (Austria)

https://chnt.at/

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