Waste n. 34 marzo 2025
Biocarburanti, nuovi feedstock per decarbonizzare i trasporti Il Water Reuse dei reflui di cantina nei periodi siccitosi
Biocarburanti, nuovi feedstock per decarbonizzare i trasporti
Il Water Reuse dei reflui di cantina nei periodi siccitosi
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Anno IX
Marzo
2025
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
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È TUTTO
VE(T)RO
ISSN 2610-9069
772610 906904
9
BIOCARBURANTI,
NUOVI FEEDSTOCK
PER DECARBONIZZARE
I TRASPORTI
Casa Editrice
la fiaccola srl
IL WATER REUSE
DEI REFLUI
DI CANTINA NEI PERIODI
SICCITOSI
DOPPIO TAMBURO,
UNICA IMPRONTA
Meno passaggi,
risultati eccellenti.
L’impronta del doppio tamburo parla
chiaro: minor numero di passaggi
e una compattazione uniforme.
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per gestire e compattare in discarica
ogni tipologia di rifiuto, garantendo
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nelle condizioni più difficili, con
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minimo rischio.
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2 SOMMARIO
wasteweb.it
waste@fiaccola.it
Stampato su carta FSC
ISSN 2610-9069
Numero 34
Marzo 2025
EDITORIALE
3
In primo piano
8 Cestino d’oro
Al manuale per la gestione
e demolizione dei BEV
9 Up e Downcycling
Progetti geniali, idee bizzarre
10 Waste Strategy
La fotografia del WAS Annual
Report
12 Pillole dal laboratorio
Contratti di servizio e PEFA
14 App e Sturtup
L’angolo delle buone idee
15 Welcome to jungle
Biodigestori interessati da
proposte di espansione...
16 Consuntivo riciclo
Anche quest’anno, e coi numeri
alla mano, facciamo il punto
sul riciclo in Italia nel 2023
21 Scaffale Circolare
I libri che ispirarano un futuro
sostenibile
Economia circolare
24 CircolarMente
Il delicato equilibrio tra vantaggi
e svantaggi delle fibre naturali
26 Circular value Forum
Protagoniste le città smart
e circolari
28 Fattore A
Svolta green per il settore
dell’arredamento con il nuovo
consorzio dedicato
Energia
32 Next generation
Biocarburanti di seconda e terza
generazione. Uno strumento per
decarbonizzare i trasporti?
Rifiuti solidi
36 Tra luci e riflessi
L’intervista al Presidente del
Consorzio Recupero Vetro
38 Batterie esauste
Le domande sulla loro gestione:
Tradizionali o agli ioni di litio?
48 Un’ottima scelta
Trituratori 4.0 per ottimizzare
la lavorazione delle zinco
50 Bisogna farlo bene
Impianti al top per il trattamento
dell’umido da FORSU
52 Riconversione colossale
Un nuovo polo logistico al posto
della storica acciaieria di Trieste,
grazie a frantumazioni in sito
56 Cambio di paradigma
Atlantide, il software che si
interdigita col RENTRI
Biowaste
58 Biogas e normative
Chiusi i primi bandi per i nuovi
impianti in regime FER 2
Acque reflue
62 Non solo vino
Reflui di cantina come risorsa
ulteriore di acqua
64 Il trio perfetto
Aqua, Novel e AlgaeFarm
a Pordenone
Veicoli&Allestimenti
66 “4R”uote
La rubrica sulla circolarità
nell’automotive
68 LetExpo
La quarta edizione a VeronaFiere
3 Editoriale
6 Numeri e poltrone
22 News economia circolare
34 News energia
35 News rifiuti solidi
60 News biowaste
61 News acque reflue
70 News veicoli&allestimenti
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Lucia Edvige Saronni
lsaronni@fiaccola.it
Direttore Editoriale
Giuseppe Guzzardi
gguzzardi@fiaccola.it
Consulenza Tecnico-Scientifica
Marco Comelli
mcomelli@fiaccola.it
Coordinamento Editoriale
Federica Lugaresi
flugaresi@fiaccola.it
Redazione
Mauro Armelloni, Matthieu Colombo
Fabrizio Parati, Emilia Longoni
waste@fiaccola.it
Collaboratori
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Segreteria
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Amministrazione
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(escluse Parma e Piacenza)
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Stampa
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NON
SMETTERE
DI
CREDERCI
Da qualche numero insistiamo, qui e in altre parti della rivista,
sulle contraddizioni interne che stanno minando a mio parere
le politiche verdi della UE. Esempi ne abbiamo già fatti e ne faremo,
ma forse non è nemmeno quello il dilemma da affrontare
per chi vuole ridurre l’impatto delle attività umane sul pianeta
senza rinunciare a quello che ci rende così diversi dai nostri antenati
(almeno dalla stragrande maggioranza di essi).
Il punto è che tutti dobbiamo capire che anche in questo ambito bisogna
fare scelte, avere una gerarchia di valori. Affermare che si lavora
per i valori della sostenibilità, della circolarità, ha significato prossimo allo zero
(oggi sono ottimista) se non li si definiscono, si cercano gli obiettivi (sono diversi dai valori,
eh, sì) e si trovano gli strumenti per raggiungerli.
Prima che vi annoiate, prendiamo l’esempio dell’ecodesign, nato dal quadro concettuale
del design-for-x, che oggi viene applicato alla sostenibilità.
Se ci affidiamo alle 4 R, la riduzione, visto che abbiamo detto che non si rinuncia a prodotti
disponibili al maggior numero di persone, si traduce in design for durability, che implica
non solo l’utilizzo di materiali robusti, ma include almeno altre X, con la riparazione. Così
abbiamo design for maintenance, con l’appendice del design for upgrading (aggiungere
funzionalità ad un prodotto). La prima è abbastanza intuitiva, se non si dimentica che la
manutenzione deve essere conveniente. L’upgrading implica che il prodotto consenta
l’aggiunta di elementi e che il suo software sia aggiornabile ed estendibile. Un tempo si
diceva architettura aperta.
Riuso. Il riuso del prodotto intero non è ovviamente un fattore, il mercato dell’usato esiste
da millenni, anche se bisogna fare attenzione a certe tendenze. Ma il riuso delle singole
componenti è sicuramente un obiettivo, perchè permette la riduzione. Però, il costo per
rimuovere le componenti non deve essere eccessivo, e deve prima di tutto essere possibile.
Quindi design for disassembly. Veniamo al riciclo. Vale la stessa cosa del riuso con
in più il fatto che i materiali devono essere riciclabili molte volte (usare materiali
di riciclo che poi non sono più riciclabili confina col greenwashing). Ne conseguono
tecniche di assemblaggio reversibili. Benissimo. Se guardiamo però le altre componenti
della sostenibilità ci scontriamo con design for lightness, design for assembly,
design for affordability, e l’oscuro design for environment. Tutte che sono
in maggioranza incompatibili nel mondo reale con le altre X. Non ci credete?
Pensateci.
Ma il titolo? Un po’ c’entra con il testo, ma soprattutto deriva dal fatto che in
questa domenica lavorativa sto riascoltando canzoni e il mio spirito è stato
elevato da un pezzo dei Journey, Don’t stop believing. L’anno scorso Forbes
l’ha definita la canzone rock più grande di tutti i tempi. Sicuramente è una
grande canzone. Vi consiglio la versione live registrata a Houston (TX) nel
1981, la voce di Steve Perry in stato di grazia, con tutto il gruppo.
Come scrisse quello, da ascoltare al massimo vo lu me.
https://youtu.be/VcjzHMhBtf0?si=Age_uOuRoVXU6_fo
Marco Comelli
9
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
4 PARTNERS
BRUMOLA . . . . . . . . . . . . . . . . .31
brumola.com
INDECO SpA . . . . . . . . . . . . .IV Cop
indeco.it
Anno IX
Marzo
2025
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
BUSI GROUP Srl . . . . . . . . . . . . .61
busigroup.it
MITAMBIENTE Srl . . . . . . . . . . . .1
mitambiente.it
È TUTTO
VE(T)RO
ISSN 2610-9069
0 0 0 3 4 >
772610 906904
CIRCULAR VALUE FORUM . . . . .27
circularvalueforum.it
SCAI SpA . . . . . . . . . . . . . . .III Cop
scaispa.it
CONEXPO 2026 . . . . . . . . . . . . .41
conexpoconagg.com
E-TECH 2025 . . . . . . . . . . . . . . .47
e-tech.show
ECOTEC SOLUTION Srl . . . . . . .23
ecotecsolution.com
EDIL 2025 . . . . . . . . . . . . . . . . . .69
fieraedile.it
FOR REC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .35
forrec.eu
STADLER ANLAGENBAU . . . . . .11
stadler-italia.com
SUM 2025 . . . . . . . . . . . . . . . . . .71
sumsymposium.it
TANA ITALIA Srl . . . . . . . . . .II Cop
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WASTE MANAGEMENT
EUROPE 2025 . . . . . . . . . . . . . . .45
wme-expo.com
WOLTERS KLUWER ITALIA Srl . . .5
wolterskluwer.com
Casa Editrice
la fiaccola srl
BIOCARBURANTI,
NUOVI FEEDSTOCK
PER DECARBONIZZARE
I TRASPORTI
IL WATER REUSE
DEI REFLUI
DI CANTINA NEI PERIODI
SICCITOSI
L’Italia è il terzo fabbricante mondiale di
imballaggi in vetro: uno dei motivi per cui
il suo riciclo è così importante. Non solo
stiamo parlando di un materiale sostenibile,
ma anche riciclabile infinite volte e
capace di mantenere le proprie performance
inalterate. All’interno del numero,
l’intervista a Gianni Scotti, Presidente di
Coreve.
(Photo Credit: Coreve)
AZIENDE CITATE
A
Althesys . . . . . . . . . . . . . . .9
Assarredo . . . . . . . . . . . . .28
FederlegnoArredo . . . . . . .28
Flexis . . . . . . . . . . . . . . . . .70
G
Green Alliance . . . . . . . . . . .6
Green Independence . . . . .14
M
My Fire . . . . . . . . . . . . . . . .6
O
Oceanic Environmental
Cables . . . . . . . . . . . . . . . .61
S
SEAS . . . . . . . . . . . . . . . . .65
Servizi Ospedalieri Spa . . .22
SID . . . . . . . . . . . . . . . . . .52
Sparkle . . . . . . . . . . . . . . .61
Swappie . . . . . . . . . . . . . .44
B
Balli . . . . . . . . . . . . . . . . . .35
E
Esa-Com . . . . . . . . . . . . . .14
F
F.lli Rossi . . . . . . . . . . . . . .48
H
Haiki Plus S.p.A . . . . . . . . .55
I
Igers Srl . . . . . . . . . . . . . .55
L
La Ricci Pietro . . . . . . . . . . .6
P
Pasa Labs . . . . . . . . . . . . .38
Poste italiane . . . . . . . . . .42
R
RE2sources . . . . . . . . . . . .50
Renault . . . . . . . . . . . . . . .70
U
Untha . . . . . . . . . . . . . . . .48
V
Volvo . . . . . . . . . . . . . . . . .70
W
Woodtech . . . . . . . . . . . . . .6
fiaccola service
WASTE 34
Servizi offerti dalla Casa Editrice
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
2 3
4
6 PRIMO PIANO Soluzioni
IN EVIDENZA
1 2 3 4
IN EVIDENZA
PRIMO PIANO
12 3
4
7
Numeri e poltrone
GREEN ALLIANCE
L’accendiamo
Un’Alleanza tra
le principali
imprese italiana
del settore della
distribuzione delle
biomasse legnose.
Stiamo parlando di
Green Alliance, una
nuova realtà nello
sviluppo delle energie
rinnovabili, in
particolare delle
biomasse combustibili.
La Ricci Pietro, il gruppo
Woodtech e la My Fire,
sono le tre imprese
italiane coinvolte
nell’operazione.
I tre imprenditori delle
tre aziende - Daniele
Rigamonti (Gruppo
Woodtech), Francescop
Fabbri (Ricci Pietro) e
Pietro Di Sarno (My Fire)
- assumeranno il ruolo
di soci operativi di Green
Alliance, mantenendo la
guida delle loro società.
Il tutto si inserisce in un
panorama in rapida
evoluzione del settore
delle biomasse, con
l’obiettivo di rafforzare il
ruolo dell’Italia nella
distribuzione di energia
rinnovabile da fonti
legnose a livello
europeo. Daniele
Rigamonti ha
dichiarato: “L’unione
delle tre principali
realtà italiane delle
biomasse combustibili
ci consente di
consolidare la nostra
leadership e di offrire ai
consumatori una
fornitura sicura,
sostenibile e
competitiva”.
PEPPER WIND
Vai col vento
Un impianto eolico
da 50,5 milioni di
euro, localizzato in
Basilicata e a produzione
di energia rinnovabile, è in
fase di costruzione nei
comuni di Ferrandina (MT),
Salandra (MT) e Garaguso
(MT).
Ha una capacità installata
complessiva di 32 MW ed
una produzione annua
stimata di circa 72 GWh,
che consentirà di
soddisfare i fabbisogni
energetici annui di 71 mila
persone.
Una volta in esercizio – si
prevede che lo sarà entro il
12 3
4
2025 - l’impianto sarà in
grado di evitare emissione
di 52 mila tonnellate di
CO 2 . L’impianto esisterà
grazie ad un finanziamento,
certificato green e che
beneficia dei fondi BEI
(Banca Europea degli
Investimenti) dedicati alla
transizione energetica.
Questo asset energetico,
“grazie all’impatto positivo
in termini di mitigazione
del cambiamento climatico
e aumento della sicurezza
energetica nazionale,
rientra negli obiettivi
dell’EU Green New Deal”.
STATI UNITI
Casa Bianca,
che paura…
Possiamo
dire LA
poltrona per
eccellenza, quella
del neo Presidente
americano Trump.
E adesso? I segnali
non sono quelli dei
migliori, visto che
verrà abbandonato
l’accordo sul clima
di Parigi, firmando
un ordine esecutivo
nel suo primo
giorno di ritorno
alla presidenza,
dichiarandolo
“ingiusto e
unilaterale”. E’
stata firmata anche
una lettera alle
nazioni Unite per
informare
dell’uscita degli
Usa, dando il via
all’iter formale di
ritiro “dall
principale
sforzo
mondiale al
mitigamento
degli impatti
della crisi
climatica”.
Perché,
sembra che
rappresenti un
vincolo
all’espansione
economica degli
Stati Uniti: in
pratica avanti con
le trivellazioni
(anche nell’Artico),
e con le automobili
più inquinanti,
bloccando
l’offshore eolico. A
questo punto quale
potrà essere il
contributo
dell’America alla
crisi climatica, è
difficile da dire. Ma
sicuramente ne
vedremo delle
belle.
CIRCULARYARD
Cantieri puliti
Nasce CircularYard, la newco di
Fincantieri e Gruppo Hera per la gestione
dei rifiuti in tutti i cantieri di Fincantieri in
Italia e estero. Sono 13 milioni di euro previsti
come investimento nella progettazione e
costruzione di nuovi impianti, infrastrutture e
attrezzature in ottica di economia circolare, che
porteranno da subito, ad una riduzione del 15% di
scarti indifferenziati diversamente destinati allo
smaltimento. Grazie alle competenze delle
società della partnership, CircularYard introdurrà
soluzioni innovative che garantiranno un maggior
controllo sui fornitori, a vantaggio di trasparenza
e qualità lungo tutta la filiera. Si prevede che, a
regime, verranno trattate 100 mila tonnellate
l’anno di scarti industriali, con focus sulla loro
12 3
4
valorizzazione di gestione, smaltimenti e residui
recuperabili (in particolare ferro, legno, plastica e
carta). Verranno anche studiati interventi mirati
per il riuso e trattamento delle acque o il
recupero del rame. Pierroberto Folgiero,
Amministratore Delegato e Direttore Generale di
Fincantieri, ha commentato: “CircularYard
rappresenta un progetto che unisce know-how
complementari e ci consente di applicare le
migliori pratiche e l’innovazione tecnologica nella
gestione e nella valorizzazione dei rifiuti e degli
scarti di produzione”.
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
8 PRIMO PIANO Soluzioni
WASTE AWARD
PUNTI COSPICUI
PRIMO PIANO
9
Upcycling e Downcycling
Marco Comelli
Collettore e collante
delle normative
guida per la
valorizzazione del
fine vita del veicolo
elettrificato. Questo
lo scopo del report
pubblicato da ADQ
(Associazione
Demolitori di
Qualità), in
collaborazione con
la società di
consulenza NOMOS.
Un faro nella nebbia
che non solo
riassume le buone
pratiche, ma che è
anche utile a fini
formativi.
Cestino d’oro
Un manuale per la gestione e la demolizione dei BEV
che è anche guida a fini formativi. Per una filiera più circolare
dell’automotive procede,
anche se il suo principale simbolo, l’auto
a batterie, BEV, stenta. Ma veicoli L’elettrificazione
elettrificati non significa solo BEV. Gli ibridi di
ogni tipo sono in crescita rapida, anche in Italia,
e presentano molte delle caratteristiche tecniche
che rendono la gestione del loro fine vita
diversa, e secondo molti, problematica, rispetto
ai veicoli tradizionali. Anzi, certi tipi di ibridi contengono
sistemi di accumulo dell’energia anche
più sfidanti, viste le densità energetiche, di quelli
dei BEV.
Un faro nella nebbia
Abbiamo scritto diverse volte in passato sull’allarme
che le auto elettriche (si intendono le BEV)
sta sollevando nella filiera della demolizione,
soprattutto dal punto di vista
dell’insostenibilità economica
dell’attività di fronte alla riduzione
dei componenti e della concentrazione
del valore e del peso
nei pacchi batteria, la cui gestione
sfugge al campo d’azione che
la normativa riserva ai centri di
raccolta e demolizione. Le preoccupazioni
però sono anche
tecniche e riguardano pure gli
ibridi: che apparecchiature bisogna
avere per demolire un veicolo
elettrificato? Come
deve essere strutturata
l’officina? Che formazioni e certificazioni devono
avere i lavoratori? Dove vanno stoccate le batterie?
Se mi arriva un veicolo incidentato, con sospetto
danno alle batterie, cosa devo fare?
Spesso non ci sono normative chiare e definite,
o se esistono sono sparse in un pulviscolo di
standard, regolamenti, buone pratiche.
Quindi, assegniamo il nostro Cestino d’Oro all’iniziativa
che l’ADQ, Associazione Demolitori di
Qualità, in collaborazione con la società di consulenza
NOMOS, ha concepito per creare il report
“Valo rizzazione del fine vita del veicolo elettrificato”.
Non si tratta di un manuale nel vero
senso della parola, ma con successo individua
le condizioni operative necessarie per operare
in sicurezza ed esplora le attrezzature necessarie
per il controllo, lo smontaggio e la movimentazione
delle componenti
critiche dei veicoli elettrificati a
fine vita, come batterie, inverter
e motori elettrici. La pubblicazione
può essere utilizzata anche a
fini formativi. Di particolare interesse
ci sembra il capitolo dedicato
all’esame delle opportunità
di recupero e riuso delle componenti
dei veicoli elettrificati. 201
pagine di lettura interessante,
utilizzabili anche in consultazione.
Il volume non è in commercio
ma può essere richiesto
ad ADQ.
l
Marzo 2025
La pagina che sottolinea le notizie più interessanti del momento
ma anche del futuro, in antitesi con baggianate sapienti e idee
fuori moda o che hanno stancato o che lasciano il tempo che trovano
Patto circolare
Un accordo smart. Per
davvero. Quello tra Aliplast
(Gruppo Hera) e Sacme
(leader nella produzione di
buste in plastica) che dà la
Pussa via
Il tessile è uno dei
settori più inquinanti.
L’industria
dell’abbigliamento è tra
quelle da cui arrivano
più rifiuti. In Europa,
ogni anno vengono
prodotti dalle singole
persone più di 15 kg di
rifiuti tessili. Va bene.
Lo sappiamo. Ma le
fibre vergini sono
Marzo 2025
wow
bleah!
possibilità alle catene della
Gdo di “trasformare il
proprio film da imballaggio
in sacchi pattumiera per
rifiuti venduti come private
label”, all’interno della
stessa catena che ha
prodotto lo scarto. Un
bell’esempio di economia
intoccabili e non
potranno mai essere
sostituite
(completamente) da
materiali riciclabili. C’è
invece chi ci prova con
Infinna - una fibra
tessile a
circolare dove il produttore
di materia prima seconda
vede realmente quelli che
sono i suoi consumatori
finali. In pratica funziona
così: Aliplast raccoglie lo
scarto che trasforma in
Ldpe rigenerato, e che
viene utilizzato da Sacme
per realizzare i sacchi
pattumiera che
contengono almeno l’80
per cento di materiale
riciclato. I sacchi vengono
poi venduti all’interno dei
Gdo partner, e sono pure
verificati nella tracciabilità
del prodotto. Niente da
dire… tranne che chapeau!
base di cellulosa
riciclabile e
biodegradabile - che
deriva da riciclo di
scarti ad alta
percentuale di cotone
(contenuto per non
meno dell’88%). Un
Federica Lugaresi
rimpastone da cui si
ricava un filato che
sembra abbia la
percezione tattile
analoga al cotone, tanto
che Patagonia la sta
sperimentando nelle
magliette. Ma il punto è:
verrà assicurata
realmente la massima
longevità a prodotti e
materiali,
posticipandone il loro
fine vita? Infinna non è
cotone riciclato ma
qualcosa che gli
somiglia molto
lontanamente. Il cotone
è cotone e può durare
decenni. Funzionerà? Le
perplessità sono tante…
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
10
PRIMO PIANO
COMPARTO E CAMBIAMENTI
L’industria dei rifiuti
nella fotografia
del WAS Annual Report
L’innovazione tecnologica ha consentito nuove
soluzioni per la raccolta e il recupero dei rifiuti,
ma anche facilitato il recupero dei materiali più complessi,
attraendo così nuovi player da settori diversi
Alessandro Marangoni
Alessandro Marangoni, economista
e docente universitario, è fondatore e ceo di
Althesys, società professionale indipendente
specializzata nella consulenza strategica
e nello sviluppo di conoscenza.
Opera con competenze di eccellenza nei settori
chiave di ambiente, energia, infrastrutture e
utility, nei quali assiste imprese e istituzioni.
Nell’arco di oltre un decennio, il settore italiano
del waste management ha visto cambiamenti
significativi, affrontando diversi
contesti economici e industriali in un’evoluzione
che, da un lato, ha dato una nuova fisionomia al
comparto e, dall’altro, ha portato a nuove sfide e
opportunità per le imprese.
Qualche numero
Il valore della produzione (VP) dei principali 120
operatori della raccolta, trattamento e/o smaltimento
dei rifiuti urbani (RU), sia pubblici che
privati, ha raggiunto nel 2023 gli 11,8 miliardi di
euro, in aumento del 3,8 per cento rispetto all’anno
precedente. Il 92% si deve ai 110 player
della raccolta e trattamento, che hanno coperto
oltre 4.800 Comuni (61% delle municipalità italiane),
e servito più di 46 milioni di abitanti (78%
della popolazione nazionale), mentre il restante
8% è stato generato dagli operatori del solo
smaltimento. Nel settore operano numerose
piccole-medie aziende e pochi grandi gruppi, ma
WAS è il think tank italiano sull’industria del waste management e del riciclo. Monitorare
il comparto del waste management e del riciclo, cogliere i trend evolutivi, analizzare le
strategie aziendali e indirizzare le policy è la sua mission. L’osservatorio sviluppa analisi
e studi sulla gestione dei rifiuti, la valorizzazione delle risorse e l’economia circolare,
monitorando il settore con l’Annual Report.
è in atto un progressivo consolidamento, che ha
portato il VP medio delle aziende rilevate da 94,4
milioni a 98 milioni di euro tra 2022 e 2023.
Al contempo, gli investimenti delle maggiori 120
aziende raggiungono gli 1,1 miliardi di euro nel
2023, in crescita dell’8,6% rispetto all’anno precedente,
quando si erano attestati sui 987 milioni
di euro. La componente principale, con un peso
del 55%, è rappresentata dagli impianti. Nel settore
dei rifiuti speciali, invece, gli operatori esaminati
sono 59 e, nell’anno, hanno un valore della
produzione aggregato di 4,7 miliardi di euro, in
aumento del 12% rispetto al 2022. In questo caso,
l’industria è composta per lo più da piccoli e
medi operatori diversificati e piccole imprese
specializzate, che incidono insieme per l’83%
del totale. Come nel comparto dei RU, tuttavia,
è in atto un consolidamento, con il VP medio delle
Top 59 che sale da 70 a 80 milioni di euro solo
tra 2022 e 2023.
Scenario scoppiettante
In questo quadro, l’innovazione tecnologica ha
portato a nuove soluzioni per la raccolta, il trattamento
e il recupero, ottimizzando i processi e
facilitando il recupero dei materiali più complessi.
Ne sono scaturite opportunità che hanno attratto
player da settori diversi, che hanno acquisito
operatori del waste management e stretto
accordi di collaborazione per condividere risorse
e know-how con le aziende storiche del comparto.
Cresce, inoltre, l’interesse del mondo finanziario,
con l’affacciarsi di investitori istituzionali
e l’aumento del credito per gli investimenti
volti alla crescita delle imprese.
l
Marzo 2025
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
12 PRIMO PIANO Soluzioni
NORMATIVE E CONTRATTI
NORMATIVE E CONTRATTI
PRIMO PIANO
13
Contratti di servizio, bandi
di gara e PEFA: quale futuro
per la gestione dei rifiuti urbani?
PEFA, PEFA DI GARA E PEFA DI OFFERTA A CONFRONTO
PEFA PEFA DI GARA PEFA DI OFFERTA
Provvedimento Allegato al contratto Schema tipo di bando di gara Schema tipo di bando di gara
di servizio adeguato allo schema tipo
Soggetto che Gestore Ente territorialmente competente Gestore
elabora il PEFA
Schema tipo di PEFA Metodo tariffario pro tempore vigente (MTR) Metodo tariffario pro tempore vigente (MTR) Metodo tariffario pro tempore vigente (MTR)
Documentazione Piano tariffario, conto economico, rendiconto Sviluppo dell’andamento dei costi di gestione Piano tariffario, conto economico,
finanziario e stato patrimoniale e di investimento e previsione annuale rendiconto finanziario e stato patrimoniale
dei proventi in tariffa, corredato da schema
(semplificato) di conto economico, rendiconto
finanziario e stato patrimoniale
Contenuti - Programma degli interventi - Programma degli interventi -Programma degli interventi
e piano finanziario degli investimenti e piano finanziario degli investimenti e piano finanziario degli investimenti
- Specifica di beni, strutture e servizi disponibili - Specifica di beni, strutture e servizi disponibili - Specifica di beni, strutture e servizi disponibili
per l’effettuazione del servizio (anche di terzi) per l’effettuazione del servizio (anche di terzi) per l’effettuazione del servizio (anche di terzi)
- Risorse finanziarie necessarie - Risorse finanziarie necessarie - Risorse finanziarie necessarie
per effettuare il servizio per effettuare il servizio per effettuare il servizio
Andrea Ballabio,
Nicoletta Barabaschi,
Donato Berardi,
Giovanni Salpietro,
Samir Traini e Nicolò
Valle
Il Laboratorio REF
Ricerche è un think tank
che intende riunire
selezionati rappresentanti
del mondo dell’impresa,
delle istituzioni e della
finanza al fine di
rilanciare il dibattito sul
futuro dei Servizi Pubblici
Locali
I rifiuti urbani e loro governance industriale
necessitano di strategie per il territorio.
Ci sono strumenti che fanno fare un balzo in avanti
Lo schema tipo di contratto di servizio, di
bando di gara e il Piano Economico-
Finanziario di Affidamento (PEFA) rappresentano
un passo decisivo verso una gestione
industriale dei rifiuti urbani orientata
al miglioramento del servizio. Attraverso questi
strumenti, gli obiettivi di miglioramento del
servizio si legano indissolubilmente agli sviluppi
della tariffa, divenendo impegni codificati
in sede di gara e, quindi, escutibili nella conduzione
del servizio. Una prospettiva, questa,
che chiama gli Enti territorialmente competenti
(ETC) a delineare le strategie per il territorio
in modo coerente: un sostegno al consolidamento
della governance e ad affidamenti
di scala sovra-comunale.
Lo schema tipo di contratto di servizio: una
misura di armonizzazione
Con l’introduzione di uno schema tipo di contratto
di servizio (Delibera 385/2023/R/rif e relativo
allegato), ARERA ha stabilito i contenuti
minimi obbligatori che tutti i contratti devono
rispettare, promuovendo una maggiore omogeneità
delle prestazioni e una gestione più
efficiente del servizio dei rifiuti urbani. Al contempo,
ARERA ha voluto armonizzare i diversi
ambiti della regolazione del ciclo dei rifiuti urbani,
fornendo strumenti che consentano di
superare alcune criticità riscontrate nei primi
sei anni di regolazione del servizio. il corrispettivo
contrattuale è determinato in conformità
alla metodologia tariffaria pro tempore
vigente, con le eventuali riduzioni delle entrate
tariffarie determinate dai valori massimi del
MTR che devono trovare spazio come detrazioni
(Art. 4.6), senza però specificare che la
LO SCHEMA TIPICO DI CONTRATTO
DI SERVIZIO
PEFA
Obblighi
standard
di qualità
Contratto
di servizio
Disciplina
dei controlli e
sanzionatoria
Corrispettivo
del gestore
ed equilibrio
economicofinanziario
Fonte: elaborazione grafica Laboratorio REF Ricerche
Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche
casistica della scontistica offerta in sede di
gara è l’unica applicabile dall’ETC. Infine, ARE-
RA ha codificato i percorsi e le misure per preservare
l’equilibrio economico-finanziario delle
gestioni, a garanzia della continuità del
servizio.
Lo schema tipo di bando di gara: una spinta
alla qualità tecnica del servizio
Attraverso lo schema tipo di bando di gara
(Delibera 596/2024/R/rif e relativo allegato),
ARERA intende assicurare la coerenza tra i
nuovi affidamenti e le previsioni regolatorie vigenti,
in particolare in materia di tariffe e qualità
del servizio, rafforzando e integrando quanto
disposto nello schema tipo di contratto di
servizio. Sono esclusi dall’ambito di applicazione
le procedure ad evidenza pubblica finalizzate
ad individuare i meri “prestatori d’opera”,
laddove il bando di gara si applica a tutte
le procedure ad evidenza pubblica finalizzate
alla selezione degli operatori qualificabili come
“gestore integrato” o “gestore”, oltre che nei
casi di affidamento a società mista.
Il regolatore ha voluto disciplinare unicamente
i contenuti “minimi” del bando di gara, intervenendo
solo sugli elementi che riflettono peculiarità
tecniche, economiche ed industriali
del servizio. La ratio è, quella, di imprimere
una spinta al miglioramento delle performance
tecniche del servizio. Da qui, il tetto massimo
del 30% per la parte economica dell’offerta,
così da soddisfare le rilevanti esigenze
di miglioramento dei profili tecnici e ambientali.
Tra le altre cose, rileva anche la possibilità
- per l’ETC - di richiedere un’offerta che presenti
migliorie tecniche e costi in aumento,
anche a discapito del contenimento dei costi
del servizio.
Il PEFA: l’anello di congiunzione tra il contratto
tipo e il bando di gara tipo
Il PEFA costituisce il trait d’union tra il contratto
tipo e il bando tipo e si compone del piano
tariffario, del conto economico, del rendiconto
finanziario e dello stato patrimoniale e
dev’essere elaborato secondo il metodo tariffario
pro tempore vigente. Anche per gli affidamenti
antecedenti il D.Lgs. n. 201/2022,
occorre fondare il PEFA sui criteri indicati dalla
metodologia tariffaria, indipendentemente
dallo schema utilizzato. Parimenti, per la necessità
di elaborare il conto economico, lo stato
patrimoniale e il rendiconto finanziario, lo
stesso contratto tipo stabilisce che si stratta
di elementi costituenti il PEFA, a prescindere
dallo schema di riferimento, in quanto indispensabili
per verificare l’equilibrio economico
e finanziario, giustificando così l’introduzione
del PEFA che differisce rispetto al PEF, in
quanto costituito dal mero piano tariffario pluriennale.
l
Per approfondire
Contratti di servizio,
bandi di gara e PEFA:
la gestione dei rifiuti
urbani guarda al futuro
Position Paper n. 280 -
Laboratorio REF,
dicembre 2024
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
14 PRIMO PIANO Soluzioni
ANGOLO INNOVAZIONE
WELCOME TO THE JUNGLE NEWS PRIMO PIANO
15
Economia Circolare
App e Startup
Eliana Puccio
La tecnologia può essere un ottimo alleato dell’uomo,
anche nella raccolta differenziata. Spazio ad app e idee
che generano nuove opportunità di business sostenibile
Buoni e cattivi, secondo
convenienza
La nostra rubrica per un tema antico. Su questo numero
ci occupiamo di biodigestori interessati da proposte di espansione
Marco Comelli
ESA-COM
Gestore delle attività di raccolta e
trasporto dei RSU nei comuni all’interno
del Bacino Territoriale di Verona Sud, ha
lanciato una video guida multilingue per
migliorare la comunicazione con i
cittadini e promuovere una gestione
consapevole dei rifiuti e degli altri servizi
gestiti dalla società. Ad essa si può
accedere con un semplice QRCode,
ed è stata progettata
interamente avvalendosi
dell’intelligenza
artificiale per offrire
un’esperienza intuitiva e
personalizzata.
GREEN
INDEPENDENCE
La start up pugliese, nata
a Brindisi, si è
aggiudicata due bandi
pubblici per un totale
di 850mila euro: il
bando Smart&Start di
Invitalia, con un
incentivo di 500mila euro,
e il bando TecnoNidi della
Regione Puglia, con un
finanziamento di ulteriori
350mila euro.
Tra gli investitori in suo
supporto c'è la Scientifica
Venture Capital, Fondo H2,
Plug and Play e CDP
Venture Capital, per un
totale di 1,4 milioni di euro
raccolti. La start up è a
lavoro da alcuni anni sul
progetto New Artificial
Leaf (Nal), un pannello
Gli utenti possono navigare tra i contenuti
scegliendo lingua e tema, rendendo la
consultazione immediata. I video integrati
garantiscono infatti una comunicazione
chiara ed efficace attraverso un avatar in
grado di parlare - oltre che in italiano -
anche in inglese, arabo e romeno.
“Vogliamo offrire ai cittadini strumenti
moderni e accessibili, capaci di
semplificare la gestione dei rifiuti e
promuovere comportamenti
responsabili,” hanno detto
Maurizio Lorenzetti e Maurizio
Barbati, rispettivamente
presidente e direttore generale di
ESA-Com.
solare evoluto che
desalinizza o depura le
acque marine o di scarto e
produrre non solo energia
ma direttamente idrogeno
verde. La tecnologia
sfrutta fino a tre volte
l’energia solare rispetto ai
pannelli convenzionali e
integra un sistema
innovativo di purificazione
dell’acqua che utilizza il
calore residuo per
purificarla o
desalinizzarla.
Marzo 2025
Chiariamo. Non ci riferiamo a persone o
personalità politiche, ma ai progetti, che
piacciono o non piacciono secondo motivazioni
a volte (eufemismo) difficili da capire.
Qualche esempio a caso, accumunati dall’essere
tutti ubicati nella Provincia Granda (Cuneo).
A Saluzzo uno dei bastioni dell’economia locale,
la Sedamyl, che produce a partire dai cereali
una serie di ingredienti per l’industria alimentare,
della carta e in prospettiva delle plastiche
biobased (amido, glucosio, proteine, alcool etilico),
ha avviato un progetto di allontanamento
del proprio stabilimento dal centro della città,
ribaltandolo verso la campagna e costruendo
un grande biodigestore anaerobico per il trattamento
dei residui con la produzione di 1300
standard metri cubi l’ora. L’azienda già opera
con un digestore più piccolo che lavora con i fanghi
del depuratore delle acque reflue per alimentare
un piccolo cogeneratore. La maggior
parte dell’energia e del calore viene da cogeneratori
a metano di rete, il cui calore residuo alimenta
anche in parte l’impianto di teleriscaldamento
di Saluzzo. La proposta di espansione
è passata a grande maggioranza nel consiglio
comunale della città.
Si sono opposti i consiglieri di opposizione (ça
va sans dire), che non gradiscono l’altezza dei
silos (16 metri) che metterebbero in pericolo i
voli del 118 e la skyline. La giunta è di campo
Marzo 2025
largo, l’opposizione è di centrodestra. Le elezioni
regionali in Piemonte sono passate.
Altro impianto, altro giro
Trasferiamoci a Borgo San Dalmazzo, comune
alle porte di Cuneo, dove esiste un impianto di
digestione aerobica, che produce compost da
FORSU (25.000 t) e verde (10.000 t) consumando
energia fossile (in aerobica va mantenuta una
temperatura superiore a 30 gradi) e rilasciando
in atmosfera il 13% in peso di CO 2 equivalente
per ogni unità di materia digerita (emissioni dirette
più energia per il riscaldamento).
L’impianto è colocato con un impianto di selezione
dell’indifferenziato autorizzato sino a
63.000 t l’anno. Con il PNRR è stato finanziato
un digestore anaerobico che lavorerà la FORSU
per biogas e poi biometano, passando il digestato
all’impianto aerobico che continuerà a trattare
anche il verde. È una soluzione abbastanza
diffusa, per esempio a Santhià e ad Asciano
(Siena), che permette di abbattere le emissioni,
produrre energia e produrre compost di elevata
qualità. A favore lo scorso giugno la giunta di
Cuneo, contraria l’opposizione. La prima di centrodestra,
la seconda di centrosinistra. Perché?
Ai lettori l’ardua sentenza (suggerimento: le elezioni
non erano ancora state effettuate). Ah,
Legambiente Piemonte è uscita dal fronte del
no ed è favorevole al progetto.
l
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
16 PRIMO PIANO Soluzioni
CONSUNTIVO RICICLO
CONSUNTIVO RICICLO
PRIMO PIANO
17
Percentuale di rifiuti
urbani avviati
al riciclaggio, nel 2023
(Credit ISPRA).
tessili; 1,0%
RAEE; 1,6% altro; 3,0%
vetro; 13,9%
plastica; 5,4%
Federica Lugaresi
Sua eccellenza?
Come ogni anno, e coi numeri alla mano, facciamo
il punto di ciò che è stato il riciclo nel 2023. L’Italia,
in termini di tasso di utilizzo circolare di materia,
è stata ancora una volta il Paese più performativo
in Europa ma… i passi da gigante sono un’altra cosa
2022), ma in termini qualitativi risulta peggiorata.
Sono infatti aumentati gli scarti e le frazioni
estranee che conducono ad un riciclo effettivo
del 49,2% (con il 16% di scarti).
Complessivamente in tutte le province/città
metropolitane del territorio nazionale, vengono
raggiunte percentuali di raccolta differenziata
di oltre il 30%; e sono solo 68 quelle che
hanno raggiunto il target del 65% (di cui 40
concentrate nel nord Italia).
organico; 41,2%
metalli; 2,9%
legno; 6,6%
carta e
cartone; 24,4%
Il rifiuto zero non esiste. Ma già il fatto che
il 20,8 per cento dei materiali usati dall’industria
italiana (la media europea è
quasi la metà) provenga dal riciclo degli
scarti stessi, è tanta roba. Lo si legge nel
Rapporto “Il riciclo in Italia 2024” ormai un
vademecum che la Fondazione per lo sviluppo
sostenibile presenta annualmente, e
che dà il termometro sulle singole filiere
(vecchie o nuove che siano).
Nel complesso, il riciclo quindi va bene (con
l’85,6% siamo un’eccellenza europea e lo siamo
già da una decina d’anni), dimostrando di
avere un sistema impostato e funzionante;
ma non si sono fatti balzi in avanti.
Ci sono filiere come quella degli imballaggi,
con tasso di riciclo pari al 75,3% (obiettivo al
2030 già scavalcato); ma anche quelle di carta
e cartone (92%), legno (65%) e vetro (77,4%)
che si difendono egregiamente. In parallelo
però, abbiamo filiere dove c’è ancora tanto da
fare. Soprattutto negli imballaggi in plastica
(tasso di riciclo inchiodato al 48% e sotto il target
europeo); nel riciclo dei rifiuti urbani (dove
è diminuita la qualità a causa di regioni con
raccolta ancora basse) e nei RAEE dove la raccolta
è scesa dal 39,5% del 2019 al 30% nel
2023. Insomma: bene ma non benissimo…
I punti critici
Secondo i dati ISPRA, la raccolta differenziata
dei rifiuti urbani è pari ad una percentuale del
66,6% della produzione nazionale. In termini
quantitativi è aumentata del 3,0% (rispetto al
Le filiere
in sintesi
C’è chi può dormire sugli allori,
in quanto ha già abbondantemente
superato i target
richiesti dall’UE al 2030, e chi
no. Le MPS hanno un mercato
troppo altalenante che va
a penalizzare la filiera del riciclo
per alcune materie.
L’Italia poi è un paese ad
alta intensità di produzione
di rifiuti. Soprattutto di
quelli secondari (rifiuti dei
rifiuti, provenienti da attività
propedeutiche al riciclo
stesso). E questo dato va a
confermare ulteriormente
il mancato sviluppo del
mercato delle MPS, ma anche
il fatto che gli scarti dei
processi produttivi diventino
rifiuti, quando potrebbero
essere reimpiegati.
Di seguito, una panoramica
(dal Rapporto Riciclo in
Italia), suddiviso per le principali
categorie.
Carta e cartone
Medaglia d’oro alla filiera
che torna a superare
l’obiettivo europeo dell’85%
fissato al 2030. Nel 2023 il
tasso di riciclo è salito al
92% (a fronte di un immesso
al consumo in calo, con una
quantità di imballaggi riciclati
di carta e cartone pari
a 4,7 Mt). Con andamenti incostanti
negli ultimi due anni
sia di consumi che dei mercati
delle materie prime.
Vetro
Il materiale più antico del
mondo, più ecologico ed
igienico, vede una flessione
sia come immesso al consumo
(7%), sia come raccolta
nazionale (4,3%), sia
come quantità di rifiuti riciclati
(che si è ridotta di oltre
il 10% rispetto al 2022, passando
da 2,3 a 2Mt). Con un
tasso di riciclo pari al 77,4%
- in calo di 3 punti rispetto
al 2022 - è ancora al di sopra
del target del 75% fissato
di legge al 2030. Il rottame
MPS ha raggiunto
costi elevati, nettamente
superiori a quelli della materia
vergine.
Plastica
Nel 2023 la filiera ha presentato
un +1,4% della
quantità effettiva di riciclo
di imballaggi immessi al
consumo, arrivando così al
48%. Ancora poco per raggiungere
il primo target al
2030 del 50%. Sono aumentate
le quantità avviate al riciclo
meccanico (+2,5%),
mentre quelle avviate a riciclo
chimico sono state
4.209 t (più del doppio rispetto
al 2022).
Ne vedremo delle belle col
nuovo Regolamento europeo
che cambierà il modo
di pensare e realizzare i
nuovi imballaggi. I prezzi di
mercato delle MPS plastiche
da riciclo sono ancora
troppo alti e la domanda
langue.
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
18 PRIMO PIANO Soluzioni
CONSUNTIVO RICICLO
CONSUNTIVO RICICLO
PRIMO PIANO
19
Percentuali
di riciclaggio
dei rifiuti
da imballaggio
suddivisi
per categoria
merceologica
e relativi target
di riciclaggio.(Credit
ISPRA).
Per allinearsi quindi agli obiettivi europei, è
necessario recuperare i ritardi nei comuni
“pigri” ma soprattutto alzare la qualità degli
scarti facendo più attenzione nel migliorare
la cura della raccolta differenziata.
Arrancano anche le plastiche (col 47,7%, ancora
al di sotto dell’obiettivo del 50% al 2025).
Qui a frenare, sono i prezzi di mercato delle
materie prime seconde (e conseguente richiesta),
parallelamente al ribasso delle
quotazioni dei polimeri vergini, ed “all’entrata
sleale nel nostro Paese di materiali riciclati
non certificati”; aggiungiamoci anche
la domanda scarsa sia da parte del settore
Percentuale per la raccolta differenziata
nel 2022. (Credit ISPRA).
auto che edilizio. Ombre in vista per le materie
seconde generate dal riciclo degli PFU,
se non si sfrutteranno le possibilità di utilizzare
polverino di gomma riciclata negli asfalti
modificati (e relativa diffusione di impiego
degli stessi).
Nota dolentissima invece sui RAEE, che sarebbero
anche fondamentali per il loro contenuto
di materie prime seconde, spesso critiche
e/o preziose. Nel loro caso si registra
infatti una raccolta ancora bassa (30%), molto
lontana dal target europeo del 65%, e dalle
loro potenzialità. Tanto che l’UE ha aperto
una procedura d’infrazione verso il nostro
Rifiuti da
C&D 2,2%
RAEE 1,4%
Legno 5,4%
Metallo 2,0%
Plastica
8,8%
Spazzamento stradale
e recupero 2,6%
Ingomb. Misti 5,1%
Vetro 11,9%
Tessili
0,9%
Selettiva
0,3% Altro 2,1%
Frazione
organica 38,3%
Carta e cartone 19,1%
Acciaio
Circa l’88% degli imballaggi
immessi al consumo è avviato
al riciclo (con quantità pari
a 428 kt, ossia un +2,4% rispetto
al 2022). Questo aumento
consente di superare
il target del 70% al 2025, ma
anche quello dell’80% fissato
per il 2030. Altamente energivora
e climalterante, la
produzione dell’acciaio è
monitorata a livello mondiale
in termini di scelte tecnologiche
per minimizzarne l’impatto
ambientale.
Alluminio
Obiettivo del 50% (al 2025)
e del 60% (al 2030) superati!
Con 59,3 kt di materiale
riciclato, gli imballaggi al
consumo avviati al riciclo
sono il 70,3%. Con una flessione
del 3,3% rispetto al
2022, dovuta sia dalla diminuzione
delle quantità immesse
che delle quantità riciclate:
la causa sta nelle
oscillazioni di mercato del
valore dell’alluminio secondario.
Legno
Anche in questa filiera entrambi
i target al 2025 e
2030 (rispettivamente del
25 e 30%) sono stati abbondantemente
superati, raggiungendo
una percentuale
di riciclo pari al 64,9%. I
pannelli truciolari identificano
il 97% del materiale
legnoso riciclato, e vengono
utilizzati nell’industria del
mobile e complementi d’arredo.
Freschissima è la nascita del
Consorzio Sistema Arredo,
nonostante manchi ancora
un EPR.
RAEE
Indietro indietrissimo ed in
decrescita. I Raee identificano
miniere urbane di materie
prime critiche di cui il
nostro Paese ha bisogno.
Peccato che il tasso di raccolta
si attesti al 30%, ancora
lontano dal target europeo
del 65% fissato nel
2019. È necessario sensibilizzare
ed educare i cittadini
alla raccolta corretta, controllando
(e bloccando) tutto
ciò che passa fuori dai canali
ufficiali.
Bioplastica
Traguardo super raggiunto
sia per il target al 2025 che
al 2030.
Imballaggi e manufatti in
bioplastica vengono trattati
insieme all’umido urbano
grazie ad una fitta rete di
impianti di riciclo organico
distribuiti nell’intero Paese.
Sono stati riciclati il 57% degli
imballaggi sull’immesso
al consumo (pari al 44,3 kt).
Biorepack, il consorzio preposto,
ha presentato un
bando per campagne sul
corretto riciclo delle bioplastiche.
Rifiuti organici
La raccolta della frazione
verde e frazione
umida è obbligatoria da
gennaio 2022, ma esistono
comuni dove non è ancora
stata attivata. Nel 2022,
sono state raccolte complessivamente
7,2 Mt di organico
(5,4 Mt di umido e 1,8
mt di verde) da cui si sono
ricavati 409 Mm 3 di biogas.
In alcune regioni, gli impianti
hanno una capacità di
trattamento superiore al rifiuto
raccolto e disponibile.
Fanghi
In Italia il 95,7% dei Comuni
viene depurato in maniera
integrale, grazie anche ai
18.042 impianti di depurazione
delle acque reflue urbane
(sono solo 340 i Co -
muni non depurati).
Nel 2022 sono stati gestite
3 Mt di fanghi, di
cui il 54,2% è stato avviato
a smaltimento e il 43% a recupero.
Il restante 2,4% è
rimasto “in giacenza”.
PFU
Sono aumentati i quantitativi
nel 2022 rispetto al 2021
di PFU prodotti (+7,8%) a
fronte di un recupero pari
all’85,4% come materia.
Peccato nel conteggio, siano
considerate anche camere
d’aria, pneus da bici
ecc., tecnicamente escluse
dal DM; mentre i consorzi
dichiarano un recupero del
53%. Sono previste difficoltà
di riciclo con aumento di recupero
energetico (consolidamento
degli impianti di
pirolisi): non proprio economia
circolare…
Pile e accumulatori
Raccolta in flessione del -
l’8,7% rispetto al 2022.
Attenzione agli obiettivi previsti
dal nuovo regolamento
entrato in vigore nel 2023,
circa la raccolta dei rifiuti di
batterie portatili, di veicoli
e di valori minimi di materiali
recuperati dai rifiuti di
batterie.
Oli minerali usati
e oli vegetali
Altamente inquinanti i secondi,
si registra un tasso di
raccolta per entrambi, superiore.
Del 47% (per i primi)
sull’immesso al consumo,
con rigenerazione pari
al 98%; del +10% (rispetto
al 2022) secondo i dati dei
Consorzi ufficiali per i secondi.
Marzo 2025
Marzo 2025
Soluzioni e tecnologie
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Soluzioni e tecnologie
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Economia Circolare
20 PRIMO PIANO
CONSUNTIVO RICICLO
ANGOLO LETTURA
PRIMO PIANO
21
Rifiuti tessili
Secondo i dati ISPRA, nel
2022 si sono raccolte
160.300 t di tessili, in cui
non viene calcolata la frazione
donata che tecnicamente
non rappresenta un
rifiuto. Sono comunque 2,7
kg per abitante i rifiuti tessili
raccolti nel 2022 (2,6 kg
nel 2021). Nel settore viene
stimato che circa il 50% delle
frazioni tessile - raccolte
con modalità differenziata
- sia destinato alla valorizzazione
con finalità di riuso.
Il resto va incontro a downcycling
e a smaltimento
Paese. Il riciclo dei rifiuti organici invece si
trova in difficoltà a causa della capacità di
trattamento degli impianti, sovradimensionata
rispetto alla quantità di rifiuto disponibile.
Attualmente si sta sopperendo al gap
con il trattamento di altri rifiuti organici, quali
i fanghi.
Nel tessile, si hanno obblighi disattesi. In primis
a causa di quello relativo alla raccolta
differenziata anticipato (dal 1°gennaio 2022),
che non si vede però supportato da impianti
di riciclaggio ancora carenti. E dovrebbe anche
entrare un EPR ad hoc per il settore…
Veicoli a fine vita
Nel Rapporto 2024 di ISPRA,
nel 2022 sono state più di un
milione di tonnellate di veicoli
trattati (-27,8% rispetto
al 2021) presso i centri di
demolizione. La filiera arriva
al reimpiego e riciclaggio
di componenti pari all’86%
del peso medio del veicolo
(sopra il target del l’85% del
Le novità
Il legislatore europeo lascia in standby, per
ora, il completamento del procedimento per
l’EPR di cui sopra; di “obiettivi minimi di riduzione
degli scarti alimentari”; ma anche di
un migliore inquadramento dell’EPR per i
veicoli fuori uso, riciclaggio della plastica e
reimpiego di quella riciclata nella fabbricazione
di nuovi veicoli. Al via invece il
Regolamento per gli imballaggi e rifiuti da
imballaggio, il Regolamento sul trasporto
transfrontaliero dei rifiuti, il Regolamento
inerente le materie critiche, quello sulla disciplina
dei materiali da C&D (che amplia la
casistica di utilizzo dei materiali riciclati) e
last but not least, quello sull’Ecodesign e la
Direttiva sulla gestione delle acque reflue.
Dal Rapporto si evince che in termini di riciclo
- inteso come l’insieme dei processi di recupero
di materia – l’Italia sia sicuramente all’avanguardia,
ma come ormai diciamo da
tempo, è necessaria una garanzia di collocamento
e/o utilizzo dei prodotti riciclati sul
mercato.
Le procedure legislative sono una buona base
di partenza ma non sono sufficienti: il nostro
Paese infatti resta campione nel produrre
materie prime seconde ma, come detto poc’anzi,
mancano gli sbocchi successivi alle
fasi del recupero di materia.
l
2015), e del recupero totale
(qui l’obiettivo al 2015 è pari
al 95%). In merito alle auto
elettriche, si tenga presente
che hanno meno componenti
riutilizzabili e un valore
inferiore per i rottami
ferrosi.
Rifiuti da C&D
Il settore è in grande crescita.
Nel 2022, le 60 Mt di
rifiuti prodotte rappresentano
il 50% del totale dei
rifiuti speciali derivanti
dalle attività economiche,
con un tasso di recupero
pari al 79,8% (obiettivo del
70% al 2020 superato).
Nonostante i numeri importanti,
esistono problemi
sulla tracciabilità dei
flussi di rifiuti da C&D, e il
mercato degli aggregati
recuperati è ancora molto
basso.
Spazzamento stradale
La quantità di questi rifiuti
avviata al recupero nel
2022 è di 499 kt, in linea
con l’anno precedente.
Ancora numerosi gli ostacoli
affinchè il settore contribuisca
in termini di economia
circolare.
Ad oggi, costituiscono il
2,6% da raccolta differenziata.
Scaffale circolare
Una rubrica per esplorare come i libri possano ispirare un futuro
più sostenibile. Un viaggio attraverso le pagine di saggi e manuali
Produzione, utilizzo, scarto. Il modello
economico lineare, entro il 2050, rischia di
consumare risorse pari all'equivalente di tre
pianeti Terra. Inoltre, si prospetta un
incremento dei rifiuti non recuperabili che
potrebbero raggiungere già i 2,2 miliardi
entro il 2025. Surriscaldamento globale,
climate change, migrazioni ambientali:
esiste un sistema alternativo per sostenere il
futuro del nostro pianeta? Alessandra Cenci
analizza un modello fondato sull'economia
generativa, in grado di gestire valore e utilità
di prodotti oltre a materie prime capaci di
durare nel tempo. Un passaggio dal modello
lineare al modello circolare sarà possibile
soltanto nell'ottica di un cambio di
prospettiva economico-culturale e se
istituzioni, imprese e singoli individui
coopereranno per lo sviluppo di nuove
strategie di business e sostenibilità.
Per sostenere il futuro del nostro pianeta
abbiamo bisogno di una nuovo modo di
pensare le nostre esistenze, lasciandoci alle
spalle dannosi schemi di produzione e
concedendoci l'opportunità di un
cambiamento generato da nuovi modelli.
Economia
circolare.
Come sostenere il futuro
del nostro pianeta
di Alessandra Cenci,
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Marzo 2025
Marzo 2025
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
22
ECONOMIA CIRCOLARE
NEWS
Soluzioni per migliorare
il ciclo integrato dei rifiuti
CONSULENZA, PROGETTAZIONE, ASSISTENZA
Eliana Puccio
Servizi Ospedalieri è la prima azienda
in Italia a utilizzare in ambito
sanitario la soluzione RE.WIND®,
per recuperare la plastica da imballaggio
Camici e film
Rekeep, principale player italiano attivo
nell’integrated facility management,
tramite la propria controllata Servizi
Ospedalieri S.p.A., ha avviato la sperimentazione
di una nuova soluzione. Si tratta del recupero
e il riuso del film flessibile da imballaggio
utilizzato per la consegna e il ritiro dei
tessili sanitari (lenzuola e divise) nelle strutture
ospedaliere che usufruiscono dei servizi di
laundering del Gruppo.
Un vantaggio ambientale
Servizi Ospedalieri, società specializzata nei
servizi di lavanolo e sterilizzazione per il settore
sanitario, sarà la prima azienda in Italia a sperimentare
la soluzione Re.Wind, che prevede
l’utilizzo di un film in polietilene riciclato al 100%
che, post utilizzo, verrà ritirato dalla stessa
Servizi Ospedalieri presso i clienti, e riciclato
per essere introdotto nuovamente nel ciclo produttivo.
Il film utilizzato sarà quindi riciclabile e riciclato
fino al 100%. Con Re.Wind, la società ridurrà le
emissioni in atmosfera per un ammontare pari
a 1,15 tonnelate di CO 2 per ogni tonnellata di
film utilizzato. Calcolando che Servizi Ospedalieri
S.p.A. ogni anno impiega mediamente 407 tonnellate
di polietilene, la nuova soluzione consentirà
a regime una riduzione di oltre 468 tonnellate
di CO 2 annue.
“Questo nuovo progetto costituisce un’ulteriore
dimostrazione di come soluzioni all’avanguardia
consentano una perfetta sinergia tra sostenibilità
e innovazione - ha dichiarato Camilla Senzani,
Direttore operativo di Servizi Ospedalieri S.p.A.
“Siamo soddisfatti dell’avvio della sperimentazione
in ambito sanitario della soluzione che
promuove la cultura del riuso e una riduzione
significativa dell’impatto ambientale delle nostre
attività.”.
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
24 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
UTILIZZO FIBRE NATURALI
UTILIZZO FIBRE NATURALI
ECONOMIA CIRCOLARE
25
Campo di cotone.
La coltivazione
biologica riduce
l’impiego di pesticidi,
fertilizzanti e altre
sostanze chimiche.
Circolarmente
Appuntamento con lo spazio dedicato
a materiali e design circolare, nonché alle risorse
materiche. Su questo numero parliamo
di fibre naturali e dei vantaggi e svantaggi
che possono derivare dal loro utilizzo
Marco Capellini
Matrec.com
Le fibre che derivano
da fonti vegetali
o animali stanno
riacquistando punti
rispetto alle fibre
sintetiche.
I capi creati con esse,
se ben curati, possono
durare intere
generazioni.
Il dibattito internazionale sul tema fibre naturali
e fibre sintetiche sembra non finire
mai! I pro e i contro della migliore scelta
da fare, sono inevitabilmente condizionati dagli
aspetti economici e…il tema è molto delicato.
Iniziamo col trattare le fibre naturali che derivano
prevalentemente da fonti vegetali (come
cotone, lino e canapa) o animali (lana, seta,
alpaca). Queste fibre offrono numerosi vantaggi
ma presentano anche alcune criticità.
Con la crescente attenzione verso la sosteni-
bilità e l’impatto ambientale dell’industria tessile,
le fibre naturali stanno cercando di tornare
al centro della scena ponendosi come migliore
alternativa rispetto a quelle sintetiche.
I principali vantaggi ambientali…
• Biodegradabilità e riduzione dei rifiuti: le
fibre naturali si degradano rapidamente, riducendo
l’accumulo di rifiuti tessili nelle discariche
e nei mari. Questo riduce il problema
della microplastica, che invece è una conseguenza
della dispersione di fibre sintetiche
nell’ambiente. Va però anche detto che molto
dipende dal tipo di trattamento a cui viene sottoposta
la fibra organica in termini di colorazione
e per una maggiore resistenza.
• Minore impiego di prodotti chimici. Le fibre
naturali, se coltivate in modo biologico, riducono
la necessità di pesticidi, fertilizzanti chimici e
solventi tossici, contribuendo a un ambiente
più sano. Questo processo però espone le stesse
fibre ad una minore resistenza durante il
processo di coltivazione con il rischio di non
raggiungere la loro massima performance.
• Assorbimento di CO 2 : alcune piante da cui
derivano molte fibre naturali (come cotone,
lino e canapa) assorbono anidride carbonica
dall’atmosfera durante la crescita, contribuendo
a ridurre i gas serra. La canapa, in
particolare, è nota per la sua capacità di assorbire
grandi quantità di CO₂ in un breve periodo.
• Agricoltura rigenerativa: le fibre naturali possono
essere coltivate con pratiche agricole rigenerative
che migliorano la fertilità del suolo,
riducono l’erosione e aumentano la biodiversità.
Tecniche come la rotazione delle colture
e l’agroforestazione favoriscono un ecosistema
più equilibrato.
• Riciclabilità e riutilizzo: Possono essere riciclate
più facilmente rispetto alle fibre sintetiche.
Il cotone e la lana, ad esempio, possono
essere rigenerati e trasformati in nuovi tessuti
senza perdere qualità.
• Ipoallergenicità: i tessuti naturali, come il
cotone e la seta, sono spesso preferiti da chi
ha pelli sensibili o allergie, poiché riducono il
rischio di reazioni cutanee rispetto ai materiali
sintetici. Il cotone organico, privo di sostanze
chimiche nocive, è particolarmente indicato
per neonati e persone con dermatiti.
…vs gli svantaggi
• Elevato consumo di acqua: alcune fibre naturali,
come il cotone convenzionale, richiedono
grandi quantità di acqua per la coltivazione.
Tuttavia, esistono alternative più sostenibili,
come il cotone biologico, il lino e la canapa.
• Uso di pesticidi e fertilizzanti: la coltivazione
industriale di alcune fibre, comporta l’uso intensivo
di pesticidi e fertilizzanti chimici, che
inquinano il suolo e le falde acquifere.
• Consumo energetico nella lavorazione: la
trasformazione delle fibre naturali in tessuti
richiede processi che possono avere un significativo
impatto ambientale, soprattutto per
quanto riguarda il consumo energetico.
• Emissioni di gas serra dagli allevamenti: le
fibre animali, come lana e alpaca, derivano da
allevamenti che possono contribuire alle emissioni
di metano, un potente gas serra. Tuttavia,
pratiche di allevamento sostenibili possono
ridurre queste emissioni e migliorare la gestione
del territorio.
• Costi elevati: la produzione di fibre naturali
è spesso più costosa rispetto a quella delle fibre
sintetiche, influenzando il prezzo finale del
prodotto. Ciò è dovuto ai processi di coltivazione,
raccolta e lavorazione che richiedono
più tempo e risorse.
Facendo un bilancio
Le fibre naturali rappresentano una scelta di
qualità per l’industria della moda. Offrono alcuni
vantaggi ambientali, estetici e funzionali, ma
comportano anche sfide legate al costo, alla
manutenzione e al consumo di risorse. Tuttavia,
con l’innovazione tecnologica e una crescente
attenzione verso la sostenibilità, è possibile ottimizzarne
la produzione e rendere questi materiali
sempre più accessibili e performanti. l
I tessuti prodotti
con fibre naturali
richiedono processi
energivori, ma anche
elevate quantità
di acqua: da qui il loro
elevato impatto
ambientale.
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
26
Soluzioni
ECONOMIA CIRCOLARE
WASTE SEGNALA
HIGHLIGHTS
Il palinsesto genovese sarà ricco di argomenti
interessanti, per tutte le menti particolarmente
curiose. Segnaliamo alcuni appuntamenti da non
perdere: martedì 8 aprile al Salone di Rappresen -
tanza di Palazzo Tursi un focus sull’ "Ecodesign,
progettazione circolare possibile" alle ore
11.00-13.00: il nuovo regolamento europeo
codifica una componente fondamentale
della circolarità, il
Design-to-X, che può essere -
to maintenance, -to disassemble,
to -recycle, sotto la
denominazione non tecnica
di Ecodesign. Mercoledì 9
aprile, Salone di Rappresen -
tan za di Palazzo Tursi, "Espe -
rienze di circolarità nelle
grandi azien de" dalle ore 9.00
alle 10.00: le grandi aziende sono
individuate dalla normativa europea
come forze trainanti nella circolarità e
nella Corporate Responsibility.
Una rassegna di alcune esperienze a livello locale
e nazionale. Nel pomeriggio si terrà invece
un Focus "Food & Packaging" dalle ore 14.00
alle 17.30.
Il paradosso della circolarità nell’ambito food è
evitare che il settore generi rifiuto. A questo deve
contribuire tutta la filiera, sia a livello di produzione
che di trasformazione che di logistica e distribuzione.
In ambito urbano quest’ultima è decisiva,
insieme alla ristorazione, soprattutto
collettiva, che in gran parte fa capo agli locali e
pubblici.
100 per cento
circolare
La smartness delle città finora ha coinvolto principalmente
il comparto della mobilità della gestione documentale e
solo ora sta arrivando alla governance e alla gestione del
territorio. Per andare oltre, la partecipazione attiva
dei cittadini è necessaria e imprescindibile.
Come si stanno muovendo le città leader,
tra cui Genova, per ispirare consapevolezza
e driver dal basso?
Le città intelligenti e circolari saranno
tra le protagoniste della
prima edizione di "Circular Value
Forum" in programma a Genova
l’8 e il 9 aprile 2025 al Palazzo
Tursi e Palazzo Rosso nel distretto
di Via Garibaldi. Tra gli altri temi
affrontati si parlerà anche di riciclo
nell’edilizia: anche se non classificato
come rifiuto urbano dalla normativa, il
materiale derivato dalla demolizione o ristrutturazione
di edifici deve rientrare nella circolarità
urbana, idealmente diventando materia prima seconda
per nuove costruzioni.
Spazio al settore tessile-abbigliamento che provoca inevitabilmente
un cambiamento profondo nel modo in cui aziende ed
istituzioni vedono il settore ed il suo fine vita, già stravolto dall’avvento
del fenomeno del fast fashion. Inoltre, si parlerà anche
di storie di sostenibilità e circolarità che stanno dietro ai tessuti
e sfileranno alcuni abiti in occasione di uno show realizzato di
proposito. In un evento totally circular si parlerà anche di un bene
assolutamente primario: l’ acqua. La sua depurazione è una necessità,
ma anche potenziale generatrice di risorse (vedi recupero
di materie prime come il fosforo e di feedstock).
Marzo 2025
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
NUOVI
28
ECONOMIA CIRCOLARE
NUOVI PROGETTI
PROGETTI ECONOMIA CIRCOLARE 29
Fattore A
Ovvero arredo. Una svolta green
per il settore dell’arredamento
italiano che vede appena
costituito il Consorzio dedicato
Federica Lugaresi
Ecodesign
ed economia
circolare. I nostri
prodotti sono beni
durevoli di valore:
bisogna elevarne
la qualità
e ritardarne
il conferimento
in discarica.
mento epocale, che la responsabilità estesa del
produttore porterà con sé, trasformando un possibile
obbligo di legge in una opportunità strategica.
A presiedere il Consorzio Nazionale
Sistema Arredo è Claudio Feltrin, presidente di
Feder le gno Arredo, che insieme a Maria Porro,
presidente di Assarredo di FederlegnoArredo, e
Roberto Pom pa del consiglio di presidenza di
Assarredo, compongono il Cda. Una cabina di
regia costituita da figure tecniche e altamente
specializzate, in sinergia con le imprese e con il
Cda, contribuisce allo sviluppo e all’operatività.
Claudio Feltrin,
Presidente
di FederlegnoArredo.
Maria Porro,
Presidente
di Assarredo
di FederlegnoArredo.
Presentato lo scorso giugno, il progetto del
Consorzio Nazionale Sistema Arredo -
promosso e pensato da Federlegno
Arredo insieme alle aziende associate del settore
- ha fatto un passo significativo con la sua costituzione
ufficiale e l'adesione di aziende che, complessivamente,
raggiungono un fatturato complessivo
di circa 2,5 miliardi.
Anticipando l’EPR
Il progetto ambisce a dare una risposta concreta
a un cambio di paradigma nel concetto di responsabilità
estesa del produttore nella gestione
dei rifiuti, e si pone l’obiettivo di preparare i produttori
a una futura possibile implementazione
di schemi EPR (Extended Producer Re spon -
sability), sulla gestione del fine vita dei prodotti
immessi sul mercato. La sfida è farsi interpreti
e allo stesso tempo anticipatori di un cambia-
Al lavoro con MASE su accordo di programma
“Questo progetto - spiega Claudio Feltrin, presidente
del Consorzio - presuppone un importante
cambio di paradigma, secondo cui ogni produttore
è chiamato a pagare gli impatti ambientali
di cui è responsabile. Abbiamo deciso di farcene
carico. Il Viceministro all’Ambiente Vannia Gava,
che ringraziamo per la sua disponibilità, è fondamentale
ora come lo è stata in questi mesi”. Il
Consorzio volontario, composto da aziende rappresentative
del settore, sta lavorando a un accordo
di programma con il MASE che, dopo un
periodo di sperimentazione, possa portare alla
stesura di un decreto EPR per l’arredo.
Ecodesign ed economia circolare
“I nostri prodotti sono beni durevoli di valore, e la
sfida per il futuro è quella di elevare ulteriormente
la qualità, riducendo al contempo il consumo di
risorse” sottolinea Claudio Feltrin. “In questo contesto,
è fondamentale che il sistema produttivo si
faccia carico dell'intero ciclo di vita del prodotto,
inclusa la fase finale. La progettazione deve consentire
un corretto smontaggio per massimizzare
il riciclo dei singoli componenti, oltre a rendere i
prodotti più facilmente riparabili e rigenerabili”.
“La sostenibilità - evidenzia Maria Porro, presidente
di Assarredo - è una priorità nelle strategie
a lungo termine delle nostre imprese, che non si
limitano a rendere sostenibile la produzione, ma
ripensano in modo responsabile anche progettazione
e connessioni con tutta la filiera. Non basta
più usare materiali riciclati o certificati: bisogna
ripensare l’intero ciclo produttivo. Con il Consorzio
Nazionale Sistema Arredo possiamo accelerare
il nostro percorso di sostenibilità gestendo non
solo i rifiuti, ma attivando un sistema di riuso che
prolunga la vita dei prodotti e ne accresce il valore”.
Un passo “fondamentale”, che segna l’impegno
dell’arredo italiano verso la transizione a modelli
produttivi circolari, in linea con le linee guida del
Green Deal europeo. “Un ringraziamento speciale
va alle aziende di Assarredo”, conclude Porro. “La
loro visione strategica è cruciale per intraprendere
La progettazione
deve consentire
un corretto
smontaggio
per massimizzare
il riciclo
dei singoli
componenti, oltre
a rendere
i prodotti
più facilmente
riparabili
e rigenerabili.
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
30 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
NUOVI PROGETTI
I dati del 2024
Lo scorso anno della filiera legno-arredo si è chiuso
con un fatturato alla produzione pari a 51,6 miliardi di
euro, in flessione del 3,1% (53,2 miliardi nel 2023) in
continuità con la normalizzazione avviatasi nel 2023,
dopo due anni di grande crescita per il settore. A dirlo
sono i preconsuntivi elaborati dal Centro studi di
Feder legnoArredo su dati Istat. Una flessione che riguarda
le vendite sul mercato interno, pari a 32,2 miliardi
di euro che costituiscono oltre il 60% del giro
d’affari complessivo e registrano un -3,5%, dovuto in
gran parte alla riduzione degli incentivi fiscali previsti
negli anni precedenti. L’export, che rappresenta il 38%
del fatturato totale della filiera, chiude a -2,3% con un
valore pari a 19,4 miliardi di euro. Il saldo commerciale
della filiera sfiora gli 8 miliardi di euro. Il macrosistema
arredamento chiude il 2024 con circa 27,5 miliardi
di euro di fatturato. Il saldo commerciale si attesta
sui 9,2 miliardi di euro.
Monitoraggio Radiometrico dei rifiuti
Sistema portatile basato su unità di lettura Rad Eye SX e rivelatore
NaI(Tl) da 2×2 con asta di prolunga fissa di 1,7 m.
e il riciclo di rifiuti di mobili e di altri prodotti di
arredo, nonché il riutilizzo degli stessi, accelerando
la transizione verso l’economia.
Foto di
Mattia Balsamini
questo percorso collettivo, e dimostra la nostra
capacità di andare oltre le difficoltà del presente,
guardando a un futuro in cui la sostenibilità sarà
la norma, non l’eccezione”.
I passaggi operativi
Questo è il secondo schema in Europa dopo
quello francese, ma il modello italiano punta a
diventare un riferimento a livello europeo, grazie
a una struttura agile e innovativa. Si tratta di
un'iniziativa avviata in anticipo rispetto a prevedibili
sviluppi della normativa comunitaria, con
l'obiettivo di gestire al meglio il fine uso dei prodotti
e creare un mercato internazionale regolamentato
per il second hand di qualità.
La fase operativa avverrà solo con l’approvazione
di un decreto che istituisca un regime di responsabilità
estesa specifico per il settore arredo. Il
Consorzio sarà attivo su tutto il territorio nazionale
garantendo il ritiro, la raccolta, il recupero
La filiera legno-arredo in Italia
Del resto, da sempre il sistema è particolarmente
attento ai principi dell'economia circolare: il tessuto
della filiera legno-arredo è prevalentemente composto
da Pmi dalla lunga tradizione, che per il 60%
utilizzano fonti energetiche rinnovabili, per il 67%
usano materiali o semilavorati realizzati con materiali
riciclati e per il 74% si approvvigionano almeno
in parte di materie prime locali, in un’ottica
di filiera corta. (fonte: survey "Legno-arredo italiano
nella transizione ecologica", realizzata con
Fondazione Symbola). Il legno-arredo italiano è
all’avanguardia a livello mondiale per il suo tasso
di circolarità e la Federazione ha assunto un ruolo
trainante nel percorso di transizione verso la sostenibilità
dell'intero settore. FederlegnoArredo,
ormai dal 2020, ha di fatto intrapreso un percorso
– FLA Plus – per accompagnare le imprese del
settore e portare la filiera ad essere sempre più
circolare e consapevole. In questo ambito è stato
sviluppato un Decalogo il cui punto 5, denominato
“IL CIRCOLO È VIRTUOSO - Allungare la vita ai
prodotti la allunga al pianeta”, poneva appunto
l’obiettivo dello sviluppo di schemi di responsabilità
estesa del produttore. Con estrema coerenza, a
seguito di uno studio di fattibilità durato 2 anni, è
stato costituito il Consorzio Nazionale Sistema
Arredo. FederlegnoArredo nel 2022, sempre sul
solco degli impegni presi col Decalogo, si è impegnata
anche nell’ambizioso piano di adesione al
Global Compact adoperandosi per un futuro sostenibile:
l’ammissione al programma delle
Nazioni Unite come prima filiera del legno-arredo
al mondo è una testimonianza della validità del
percorso intrapreso.
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Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
32 ENERGIA Soluzioni
NUOVI BIOCARBURANTI
NUOVI BIOCARBURANTI
ENERGIA
33
Marco Comelli
Next generation
Una rassegna sui carburanti a base di carbonio,
ricavati da fonti biologiche. Di nuovo nei piani
europei per neutralizzare le emissioni dei trasporti?
Strano destino quello dei biocarburanti. Da
potenziali strumenti di riduzione delle
emissioni well-to-wheel (non si diceva ancora
così) nei trasporti nei primi anni 2000 a
strumento diabolico di greenwashing truffaldino
oggi, è stato un attimo. Anche molti favorevoli
al concetto in sé, poi sono molto specifici su
quali tipi di biocarburanti siano accettabili o
meno. Quelli di prima generazione, basati su
culture alimentari “dirottate” (mais, olio di palma,
soia) trovano pochi sostenitori (in teoria, in
pratica il loro consumo è in crescita).
I presentabili sono quelli di seconda e terza generazione,
ma anche qui bisogna fare una distinzione
tra generazioni di materia prima (in
gergo feedstock) e generazioni di processi atti
a trasformare la materia prima in prodotto utilizzabile.
Trattando in specifico della sostanza
alla base del carburante, occorre sempre ricordare
che spesso essa può essere ricavata anche
da fonte fossile. Chimicamente si tratta della
stessa sostanza. Per fare tre esempi, il biometanolo,
il bioDME (dimetiletere) e il biometano
sono identici ai gemelli senza bio davanti. In altre
parole, la distinzione sta nel processo e nell’origine,
non nel prodotto.
Nuovi feedstock
L’obiettivo principale dello sviluppo di biocarburanti
da feedstock non tradizionali è di allargare
la produzione senza entrare in concorrenza con
la produzione alimentare, utilizzando sia colture
su terreni non altrimenti valorizzabili che sottoprodotti
e rifiuti. Tra le prime si annoverano
due grandi categorie principali: le fonti di lipidi
e oli, che vengono utilizzati per la produzione di
idrocarburi del tipo gasolio, e le colture cellulosiche,
da cui si ricavano zuccheri da trasformare
poi in etanolo (sostituto delle benzine).
Tra le piante oleacee ci sono la jatropha, un po’
passata di moda, la carinata (detta anche cavolo
o senape d’Abissinia), la camelina (coltivata da
migliaia di anni) e il ricino (il cui olio è famoso
per altri motivi), di grande interesse per ENI,
che ne ha avviato la coltivazione su larga scala
nelle terre marginali semiaride in Kenya.
Tra le colture legno-cellulosiche ci sono, oltre
alle parti delle colture alimentari che non vengono
utilizzate (fusti, foglie, gusci), piante come
varie graminacee (il miscanto su tutte), la canna
gigante (Arundo donax), il panico verga. Tra i
sottoprodotti, che possono essere rubricati sia
tra le fonti di olii che tra quelle legno-cellulosiche,
ci sono il liquore nero e la sua parte “nobile”,
ossia il tallolio, sottoprodotti del processo
Kraft per l’estrazione della cellulosa dalla pasta
di legno, ma anche le vinacce, le bucce, i semi,
le sanse da spremitura delle olive, il cippato.
Ci sono poi i rifiuti urbani, a partire dalla FORSU
ma anche le plastiche non riciclabili in altro
modo, in alternativa alla valorizzazione energetica
diretta (leggasi combustione del plasmix).
Una categoria a parte è l’olio di frittura esausto,
che recentemente sta suscitando grande interesse
come feedstock per la produzione di gasolio
da idrotrattamento (HVO).
I processi di seconda generazione
Ne esistono diversi. Se si può individuare un
tratto comune in quasi tutti, si tratta di processi
intermedi che permettono di estrarre dal feedstock
di seconda generazione sostanze utili che,
sottoposte ai processi di prima generazione,
producono biocarburanti. Lo spazio non permette
di elencare tutto quanto disponibile, a diversi
livelli di sviluppo.
Per gli olii e i grassi, i processi di seconda generazione
più utilizzati oggi sono quelli derivati
dal Bergius, ossia l’idrotrattamento in presenza
di catalizzatore, che produce gasolio di elevata
qualità e carburanti per l’aviazione a getto. Per
i feedstock ligno-cellulosici, i processi devono
liberare gli zuccheri inglobati dai carboidrati
complessi cellulosa ed emicellulosa spezzando
le catene polimeriche della lignina. Si possono
utilizzare enzimi (come fanno le termiti) oppure
processi termici e idrotermici (con vapore normale
o supercritico). Il processo messo a punto
dalla defunta Mossi & Ghisolfi per l’arundo donax
e rilevato dal Gruppo ENI si basava proprio
su vapore supercritico.
Ne deriva come prodotto principale una serie
di zuccheri che con gli stessi processi usati con
i feedstock di prima generazione portano a etanolo,
e come sottoprodotto la lignina, che può
essere bruciata per produrre energia o ulteriormente
elaborata.Un altro processo è quello che
comporta la gassificazione della biomassa in
presenza di ossigeno. Ne risulta un syngas
come prodotto principale che può essere sottoposto
a processi catalitici, come il Fischer-
Tropsch, per ricavare idrocarburi liquidi di varia
composizione. Per aumentarne la qualità, questi
prodotti possono essere sottoposti a processi
aggiuntivi. La pirolisi sottopone ad elevate temperature
in assenza di ossigeno il feedstock
composto dai residui forestali e agricoli, scarti
di legno e colture energetiche. Ne risulta come
prodotto principale un bio-olio, che può sostituire
il greggio fossile ed essere gestito in raffineria.
Il processo utilizzato per ricavare bio-olio da
FORSU e plasmix è una forma di pirolisi.
Tutto bio…anche il petrolio
La liquefazione idrotermica utilizza alte pressioni,
temperature relativamente basse (max
500 gradi) e acqua che a quelle
temperature e pressioni diventa
subcritica o supercritica, a seconda
delle condizioni, e agisce
come solvente, reagente e catalizzatore
per facilitare la reazione.
Si ricava un biopetrolio di
buone caratteristiche, che poi
viene raffinato. Il feedstock può
essere praticamente di qualunque
tipo, anche non contenente
acqua, per esempio plastica. Ci
sono poi vari processi biologici,
come la digestione anaerobica e
la fermentazione. Quali biocarburanti
si ottengono da ciascuno
di questi processi? Ne parleremo
nel prossimo numero, come anche
della terza generazione. l
Struttura della
cellulosa. Dalle
colture cellulosiche
si ricavano zuccheri
da trasformare
poi in etanolo
(sostituto delle
benzine).
Pianta di camelina.
Della famiglia delle
oleacee è coltivata
da migliaia di anni,
ma ora ha destato
l’attenzione di diversi
operatori, sia come
fonte di feedstock
per carburanti
per aviazione, che
come fonte di omega 3.
Marzo 2025
Marzo 2025
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
34 ENERGIA NEWS
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
35
Energia a bordo
Innovazione, design, sostenibilità e tecnologia
per ridurre l’impatto ambientale delle navi
da crociera. Uno studio arriva dalla Germania
Circola la moda
n Una vera e propria fabbrica di
sostenibilità. Parliamo di Balli Il
Lanificio, azienda milanese, la cui
missione è preservare il pianeta e
promuovere la trasparenza,
valorizzando le risorse attraverso
il riciclo e progetti verso la
circolarità. L’azienda produce oltre
il 70% di tessuti ricavati da fibre
riciclate pre e post-consumo,
seguendo un processo quasi
completamente interno e verticale
basato su sostenibilità, tracciabilità
e trasparenza. Balli Il Lanificio ha
dedicato ai tessuti rigenerati una
linea esclusiva: Cento per Cento
Balli , composta per il 50% da fibre
pre-consumo e per il 50% da fibre
post-consumo. È la massima
espressione dell’impegno per il
riciclo e rappresenta una scelta
ideale per chi desidera una moda
più consapevole e attenta alle
risorse del pianeta.
Irene Boschi
Le navi da crociera fotovoltaiche rappresentano
un'innovazione promettente nel
settore del trasporto marittimo, con
l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale e
migliorare l'efficienza energetica.
Dal Centro Aerospaziale tedesco arriva un
nuovo studio dedicato. Gli scienziati hanno condotto
una simulazione per valutare un nuovo sistema
fotovoltaico (PV) progettato per aggiungere
due pannelli solari alla parte anteriore del
vetro del balcone su due cabine di crociera.
I pannelli contenevano 48 celle e potevano generare
fino a 250 watt di potenza ai livelli di
picco senza ostacolare le viste, una delle principali
preoccupazioni degli ospiti e delle compagnie
di crociera. La simulazione ha modellato
il modo in cui il sistema catturerebbe la
luce solare e la trasformerebbe in energia
compatibile con la rete elettrica della nave.
Le navi operano in diversi ambienti
L’energia generata è stata quindi instradata
nei principali canali di distribuzione dell’energia
sulle navi, con qualsiasi eccesso immagazzinato
nelle batterie per l’uso durante le
condizioni nuvolose o le operazioni notturne.
Lo studio ha simulato le prestazioni del sistema
fotovoltaico su due navi della classe Helios
come AIDAnova di AIDA Cruises, che dispone
di 1.655 cabine di balcone e avrebbe una potenza
massima di 827,5 kilowatt.
I risultati hanno mostrato che i pannelli solari
potrebbero produrre in media 3,2 megawatt
nei Caraibi e 3,8 megawatt in Norvegia, sufficienti
per alimentare tutte le cabine su una
nave.“La transizione verso le reti di bordo in
corrente continua (DC) e la maggiore integrazione
di sistemi fotovoltaici (PV) con lo stoccaggio
delle batterie possono migliorare l’efficienza
e ridurre il consumo di carburante”,
ha dichiarato il team di ricerca guidato da
Patrick Schwager dell’Istituto DLR of Networ -
ked Energy Systems, Urban and Residential
Technologies in Germania.
L’analisi è stata pubblicata nel gennaio 2025
su Science Direct.
l
Marzo 2025
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
36 RIFIUTI SOLIDI VETRO INFINITO
ESCLUSIVA
Tra luci
e riflessi
L’Italia è il terzo fabbricante mondiale
di imballaggi in vetro. Ma questo
è soltanto uno dei motivi
per cui il suo riciclo è così importante
Federica Lugaresi
Infinite volte. E’ il numero per il quale è possibile
riciclare il vetro che identifica l’imballaggio
per eccellenza. Aggiungiamoci che
registra un tasso di riciclo già al di sopra del target
europeo fissato al 2030, ed otteniamo la ricetta
perfetta. Ne approfondiamo alcuni aspetti
con Gianni Scotti, Presidente di Coreve -
Consorzio recupero vetro.
Secondo i dati ISPRA, rispetto al 2022, i rifiuti
di vetro riciclato hanno subito una flessione
del 10 per cento. Per quale motivo?
Si è trattato di uno scontro di mercato fra
opposti interessi ed è successo che la
materia prima seconda abbia raggiunto
costi elevati (fino a 200€/t
contro i 15-30€ standard), addirittura
superiori di quella vergine.
Il nostro rottame è rimasto
parcheggiato in stock, in quanto
Gianni Scotti, Presidente di CoreVe.
le vetrerie italiane hanno utilizzato il materiale
di importazione più economico. Ma il
rottame che proviene dall’estero non partecipa
al calcolo del riciclo (che si effettua solo
su quello italiano), motivo per cui il tasso
presenta una flessione. Da sei mesi a questa
parte, il trend del prezzo della nostra MPS
è tornato a scendere e, a oggi, è rientrato nel
costo di 10€/t.
Si verifica che mediamente ci sia un calo del
materiale importato, a fronte del riutilizzo del
rottame stoccato…ci aspettiamo quindi che
il tasso di riciclo ritorni ad un valore dell’80%.
Riuscite a separare il vetro in base al colore?
All’estero si separa il vetro già dalla raccolta
con contenitori dedicati. Da noi è ancora necessario
sensibilizzare il cittadino a fare, in
primis, la raccolta del vetro fatta bene, e poi a
separarlo per colore. In alcuni Comuni abbiamo
iniziato, ma non è semplice in quanto è
anche necessario un doppio giro di camion: il
cassone della raccolta deve essere diverso.
Ci sono poi impianti di ultima generazione
che riescono a separare l’80% del vetro bianco
che si trova all’interno della raccolta mista.
Ad oggi in Italia ci sono solo tre grandi impianti
capaci di arrivare a questo grado di separazione
(bianco e colorato). Il colore bianco è
quello più prezioso. Nella bottiglia colorata,
si può correggere il colore partendo dal vetro
colorato.
Per il bianco si deve partire dal rottame
bianco.
Anche l’ecodesign gioca un ruolo fondamentale
nella progettazione dell’imballaggio e
nella sua riciclabilità. Le bottiglie verdi o ambra
sono più sostenibili perchè per realizzarle
si può utilizzare anche oltre il 90% di MPS risultante
dal trattamento della raccolta del
vetro. Mentre il vetro bianco è più scarso e
per fare una bottiglia bianca si può usare al
massimo il 30% di MPS.
Ad oggi quali sono i problemi in termini di
qualità, della raccolta del vetro?
I falsi amici. Ovvero i materiali per cui la
gente si confonde: quindi le lampadine, i cristalli
come i bicchieri (che hanno un contenuto
di piombo che va ridotto secondo le
normative europee), le pirofile che sono in
borosilicato.
Marzo 2025
Come vede il trend della raccolta porta a
porta? Secondo lei è possibile implementarla
per migliorare ulteriormente la qualità
del materiale?
Il sistema ha tutta una serie di positività per
alcuni materiali. Ma non è detto che ciò sia
valido anche per il vetro. Mediamente per
noi funziona meglio la raccolta nelle campane
stradali perché presenta una qualità
migliore: chi lo conferisce con questa modalità
è sicuramente più attento.
D’altro canto, bisogna fare in modo che le
campane siano ben distribuite e ad una distanza
di prossimità adeguata. Il consorzio
ha contribuito con circa 22 milioni di euro a
una serie di bandi che, a fondo perduto, hanno
fornito ai comuni nuove attrezzature per
la raccolta in parallelo a nuovi progetti.
Transizione energetica. In molti Paesi del
Nord Europa, l’imballaggio in vetro viene
“rifiutato” in quanto altamente energivoro
(e quindi poco sostenibile da questo punto
di vista) a favore di altri materiali da imballaggio.
Cosa ne pensa?
Bisogna considerare non soltanto le caratteristiche
energivore del processo (che non
penso siano tanto diverse da quelle di altri
materiali), ma anche altri fattori. Il vetro è
un materiale igienicamente sicuro che consente
di avere delle conservazioni complete
dal punto di vista organolettico del food dell’alta
gamma, e che per questo ne fanno un
prodotto base.
Per l’Italia, che è grande produttore di liquidi
pregiati (olio, vino, conserve) l’imballaggio
in vetro è fondamentale.
Senza contare che riciclandolo, abbassiamo
del 30% il consumo energetico rispetto alla
fabbricazione di materia vergine: in un solo
anno di produzione italiana si risparmiano
414 milioni di m , di gas. Senza calcolare che
utilizzando vetro riciclato non consumiamo
3,9 milioni di tonnellate di sabbia e carbonato,
e risparmiamo 400 milioni di euro di
costi di discarica.
L’industria del vetro lavora molto verso la
tecnologia per cercare di ridurre il quantitativo
di materie prime ma anche per minimizzare
il quantitativo di energia necessaria alla
fabbricazione (ci sono in corso studi per i forni
a idrogeno).
Marzo 2025
VETRO INFINITO
RIFIUTI SOLIDI
La vs campagna di comunicazione è molto
forte. Iniziative, progetti per le scuole, spot
divertenti ed efficaci. Il “bisogna prenderli
da piccoli” è una mission importante…
Il consorzio fa azione di formazione a partire
dalle scuole dell’infanzia. Il nostro progetto “Il
circolo del vetro” è rappresentato da kit e materiali
che diamo ai docenti e che sono divisi
per anno di studio. Si può partecipare al concorso
che mette in palio dei buoni Amazon per
acquisti di materiale didattico. L’anno passato
abbiamo coinvolto 120.000 studenti e la nuova
edizione, ad oggi, vede già coinvolte 2.500 classi.
In più la materia di circolarità è diventata
curriculare, ed è stata introdotta obbligatoria
nelle scuole: i docenti sono stati formati per
questo, con un corso creato ad hoc gratuito di
25 ore, guadagnando crediti formativi. Il giovane
consumatore viene istruito e veicola il
messaggio anche nelle famiglie: è un grande
amplificatore.
l
37
La qualità della
raccolta non sempre
è perfetta.
È necessario
effettuare anche
una selezione
manuale
per eliminare
i frammenti dei “falsi
amici” (tazzine,
pirofile, lampadine).
L’Italia è il terzo
paese al mondo nella
fabbricazione
di imballaggi in vetro
(dopo Stati Uniti
e Cina). Questo perché
il food italiano viaggia
per il mondo intero:
più della metà
di quello che viene
fabbricato nel nostro
Paese, va all’estero.
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
38
RIFIUTI SOLIDI
BATTERIE E AMBIENTE
BATTERIE E AMBIENTE
RIFIUTI SOLIDI
39
Le terre rare sono
fondamentali
per la produzione
di batterie elettriche
e possono essere
recuperate da queste,
una volta esauste.
Ruolo nevralgico
L’incentivazione alla mobilità elettrica
genera molte domande sulla gestione
delle batterie esauste e un inevitabile
confronto con quelle tradizionali
Annalisa Gussoni
Direttore
Commerciale
Pasa Labs srl
Le auto elettriche utilizzano batterie agli
ioni di litio, caratterizzate da una lunga
durata di circa 8-10 anni o 150.000-
200.000 km, elevata densità energetica e materiali
preziosi come litio, cobalto, nichel e manganese;
quelle tradizionali usano batterie al
piombo-acido, tecnologia di produzione e funzionamento
consolidata, meno costosa e con
un ciclo di vita relativamente breve di 3-5 anni
rispetto a quelle agli ioni di litio.
I problemi ambientali legati ai due prodotti si
possono identificare nelle diverse fasi del ciclo
vita, dalla produzione allo smaltimento finale.
Un bel confronto
Il processo di produzione delle batterie elettriche
- che implica fasi ad alta intensità energetica,
come la sintesi dei materiali catodici e
l’assemblaggio delle celle - prevede inoltre
l’estrazione di terre rare con importanti impatti
sull’ecosistema. Il consumo idrico è elevato,
così come emissioni di CO 2 legate alle operazioni
minerarie e alla produzione.
Il processo produttivo delle batterie Tradizionali
(Piombo-Acido) è meno energivoro ma implica
l’estrazione del piombo, metallo altamente
tossico, e la produzione di altre sostanze pericolose
durante la fusione del piombo.
Per quanto riguarda la gestione in fase di utilizzo,
entrambe le tipologie presentano elevati
rischi ambientali in caso di maneggiamento
scorretto per rilascio di sostanze tossiche nel
suolo e nelle acque. Per quelle tradizionali si
aggiunge l’impatto atmosferico. Infatti, seb-
Cristallo
di spodumene, uno
dei minerali da cui
si estrae il litio.
bene le stime siano sempre approssimative,
si può ragionare in ordini di grandezza: le emissioni
di CO 2 di una sola auto a benzina sono
pari a 2.380 g per litro consumato, mentre
un’auto elettrica emette in media 75 grammi
di CO 2 equivalente/km sul suo intero ciclo di
vita, circa il 69% in meno rispetto ai modelli
con motori diesel.
Uno dei pilastri dell’economia circolare
Importantissima è la fase di riutilizzo: le prime
possono essere usate in applicazioni di accumulo
energetico prima del riciclo finale e, sebbene
per il litio il processo di riciclo sia complesso,
è possibile recuperare i materiali
preziosi, caratteristica alla base dei principi di
circolarità, perseguendo un modello socioeconomico
incentrato sulla sostenibilità.
Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici è destinato
alla produzione di energia da fonti rinnovabili,
anche collegandole a decine o centinaia
in sistemi di accumulo ad alta capacità.
I progetti realizzati con queste soluzioni sono
tantissimi in tutto il mondo, dall’illuminazione
dell’Amsterdam Arena, lo stadio di calcio dove
gioca l’Ajax, fino ai sistemi di stoccaggio di
Renault, Nissan e Tesla, molti dei quali forniscono
energia pulita a isole e strutture in diverse
città europee, asiatiche e americane.
Di contro, le batterie tradizionali non hanno
molte possibilità di riutilizzo prima dello smaltimento
e i materiali recuperati sono di scarso
valore.
Nel fine vita
Infine, l’onere di smaltimento è differente per
le due tipologie. In merito alle batterie agli ioni
di litio i costi elevati sono legati a tecnologie
avanzate e alla complessità del processo di riciclo;
tuttavia, il valore dei materiali recuperati
compensa parte della spesa. Per le batterie al
piombo-acido, il riciclo è meno costoso grazie
alla semplicità del processo e alla lunga espe-
rienza industriale, ma il valore del recupero non
è soddisfacente per il contenuto di materiali
meno innovativi.
Si può quindi affermare che le batterie agli ioni
di litio abbiano un impatto iniziale maggiore
(ma nel tempo risultano più sostenibili grazie
alla loro maggiore durata e possibilità di riciclo)
e, sebbene entrambe le tecnologie presentino
vantaggi e sfide nello smaltimento, sembrano
rappresentare una soluzione più sostenibile
nel lungo termine grazie al loro potenziale di
riutilizzo e riciclo di materiali preziosi.
Comunque, l’adozione di pratiche di estrazione
sostenibile e il miglioramento dei processi di
riciclo sono essenziali per ridurre l’impatto
ambientale complessivo di entrambe le tecnologie.
Ed è pertanto necessario pensare a
innovazioni future, come lo sviluppo di batterie
al litio-ferro-fosfato e allo stato solido, che
sono più sicure e facili da riciclare, nonché all’aumento
degli impianti di riciclo e tecnologie
per ridurre i costi.
l
Il riciclo delle batterie
elettriche è destinato
alla produzione
di energia da fonti
rinnovabili, anche
collegandole a decine
o centinaia in sistemi
di accumulo ad alta
capacità.
L’illuminazione
dell’Amsterdam Arena
sposa questa
soluzione.
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
40 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
NEWS
Più dell'80% dei rifiuti elettronici finisce nelle
discariche, compresi tutti i preziosi materiali
primari, metalli preziosi e terre rare
Robot
in soccorso
Ginevra Fontana
Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite rileva
che sempre più rifiuti elettronici, o
rifiuti elettronici, vengono prodotti in tutto
il mondo. Le materie prime di valore non vengono
recuperate e riciclate. Gli scienziati del
Fraunhofer Institute for Factory Operation and
Automation IFF lavorano al progetto iDEAR
(Intelligent Disassembly of Electronics for
Remanufacturing and Recycling) sviluppando
soluzioni per lo smontaggio robotico automatizzato
e non distruttivo dell’elettronica. La piccola
percentuale di rifiuti elettronici che subisce
un trattamento viene triturata, mentre solo una
porzione limitata viene smontata manualmente,
pulita da sostanze pericolose, scomposta meccanicamente
e ordinata in diverse frazioni. Ma
lo smontaggio manuale comporta costi elevati
e non è molto efficace.
Il progetto
Consiste nel combinare la gestione della conoscenza,
la metrologia, la robotica e l'intelligenza
artificiale in un sistema intelligente per processi
di smontaggio automatizzati. Dopo che gli articoli
sono stati consegnati e separati, vengono avviati
i processi iniziali di identificazione e analisi delle
condizioni. I sistemi di sensori ottici e le telecamere
3D con algoritmi alimentati dall’intelligenza
artificiale scansionano quindi le etichette con informazioni
sul produttore, sul tipo e sul numero
del prodotto, rilevano i tipi e le posizioni dei componenti,
esaminano le geometrie e le superfici,
valutano le condizioni degli elementi di fissaggio,
come viti e rivetti, e rilevano anomalie. l
Marzo 2025
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
42 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
NEWS
NEWS RIFIUTI SOLIDI
43
Economia Circolare
Un suono pulito, e non solo
Scarpa vecchia
fa buon gioco
Oltre 25.000 scarpe antinfortunistiche
all’anno diventano un campo da gioco
per i più piccoli. L’idea è di Poste Italiane
Irene Boschi
Un gruppo di dipendenti di Poste Italiane
ha lanciato il progetto "Scarpa vecchia
fa buon gioco“, che consiste nel recupero
delle scarpe antinfortunistica usate dai
postini sul luogo di lavoro. Che fine fanno a
fine vita? Una volta usurate vengono gettate
via. Per evitarlo, lo step successivo è quello di
dar loro una seconda vita trasformandole in
piastrelle anti trauma per i parchi giochi dei
bambini. Per rendere fattibile tutto questo,
l'azienda ha lanciato il contest “Insieme 2024
Sustain & Innovate“, nato proprio per accogliere
i suggerimenti dei dipendenti.
Oltre alla sostenibilità, si punta pure sulla sicurezza:
sia sul luogo di lavoro sia nei parchi giochi
dei bambini. La gomma e il poliuretano sono
materiali che proteggono dagli urti e quindi possono
ridurre la percentuale di infortuni, tutelando
i bimbi durante i loro momenti di gioco.
“Nei Centri logistici dell’Area Centro – ha commenta
Maria Vicidomini, responsabile Inge -
gneria e Sicurezza della Macro Area Centro –
sono state raccolte già oltre 1.400 paia di scarpe
usate pronte a intraprendere una nuova vita. Il
processo, quindi, sta funzionando in modo ottimale
e ci consente di avere grandi aspettative
sull’andamento di questa iniziativa. Per quanto
ci riguarda, solo dalla raccolta delle quattro regioni
della MAL Centro, posso dire che nel prossimo
anno riusciremo a trasformare almeno
3.500 calzature in materiale per la pavimentazione
antiurto“.
Come avviene la raccolta
Le calzature dismesse sono raccolte ogni due
mesi nei centri logistici del gruppo, sparsi in
tutta Italia. Successivamente, vengono trasportate
nel Centro di smistamento della corrispondenza
di Ancona, dove un’azienda specializzata
nella gestione, raccolta, riciclo e trasformazione
dei rifiuti, le preleva e le prepara per un nuovo
utilizzo. Grazie a questa iniziativa sarò possibile
i riciclare oltre le 25mila paia di scarpe di Poste.
Una volta trasformati in pavimentazioni antiurto
saranno installati nel l’asilo Poste bimbi di
Roma, che si trova nel quartier generale dell’azienda
all’Eur.
Ma la missione non finisce qui: dopo le scarpe
toccherà anche ai caschi da portalettere e alle
divise usate. Questa è la vera magia dell’economia
circolare.
l
Produrre dischi in vinile ecologici è una
vera e propria rivoluzione, soprattutto
in un mondo dove pervade lo streaming.
I vinili essenzialmente composti da pvc, producevano
circa 0,5 kg di CO 2 .
Per questo motivo, l’industria dei dischi negli
anni ha sperimentato soluzioni diverse, compatibili
con l’emergenza ambientale. In Olanda, la
Dall’Olanda all’Italia, l’industria dei dischi
ha adottato soluzioni sostenibili con
la produzione di vinili ecologici. Materiale
diverso, ma con i medesimi risultati
Green Vinil Records, ha sostituito il pvc con materiali
ecologici con un macchinario capace di
produrre il 40% di dischi in più utilizzando il 90%
di energia in meno. Stessa suonata per la britannica
Evolution Music che ha sostituito il PVC
producendo dischi in vinile ecologici dalle medesime
prestazioni e pari qualità alla plastica.
In Italia, in Lombardia, c’è il progetto Greenyl,
che produce un 33 giri ad impatto zero con
plastica riciclata certificato al 99% e totalmente
riciclabile. L’ascolto è lo stesso, solo un po’
più pulito.
l
Eliana Puccio
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
NEWS
Un tesoro
abbandonato
I nostri vecchi smartphone che non vengono
rivenduti o smaltiti in modo corretto
aggravano il riciclo dei RAEE. Secondo
Swappie bisogna riportarli nel mercato
Con il crescente numero di dispositivi
elettronici che vengono e prodotti e sostituiti
ogni anno, il riciclo è la scelta più
importante per ridurre l’impatto ambientale.
Quanti di noi avranno sicuramente uno smartphone
dimenticato e ormai impolverato nel
cassetto?
A sollevare la questione è Swappie, azienda
specializzata nell’acquisto e vendita di iPhone
ricondizionati, che con uno studio ha rivelato
che in Europa ci sono smartphone per un valore
complessivo di 140 miliardi di euro abbandonati
nei cassetti.
700 milioni di smartphone inutilizzati
Numeri resi noti dalla Commissione Europea
e che fanno riflettere. Si parla di un valore medio
stimato di 200 euro per dispositivo.
Ogni occasione è buona per lanciare un nuovo
prodotto e, ovviamente, la novità movimenta le
masse ad acquistare l’ultimo modello.
Ma questo fenomeno non passa inosservato e
non è innocuo per l’ambiente in cui viviamo.
Inoltre, comporta uno spreco di risorse preziose,
e contribuisce al problema dei rifiuti elettronici.
Come agire? In primis, è necessario migliorare
il recupero e il riciclo di questi dispositivi per ottimizzare
l’uso delle risorse e promuovere la
sostenibilità ambientale.
“Dare una nuova vita ai dispositivi inutilizzati è
fondamentale”, ha dichiarato Emma Lehikoinen,
Chief Operating Officer di Swappie. “Riportarli
sul mercato significa sbloccare un valore economico
enorme e, al contempo, ridurre il nostro
impatto ambientale evitando che materiali preziosi
finiscano sprecati”.
l
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
NEWS
Eliana Puccio
Un trend anti-discarica
Sul tema del fine vita delle sneakers c'è
un gran fermento. A differenza dei vestiti
che spesso hanno una seconda possibilità
nel second hand, il fine vita delle scarpe
è un po’ diverso. Anche perché sono viste
come un indumento molto personale.
Per questo motivo spesso le scelte sono soltanto
due: la riparazione o il riciclo. O, senza
troppi indugi, la discarica. Fashion for Good
ha appena lanciato il progetto "Closing the
Footwear Loop" con partner come Adidas,
Inditex, ON Running, PVH Corp., Reformation,
Target e Zalando. Il progetto propone la trasformazione
dell'attuale modello lineare
"take-make-dispose" delle calzature in uno
circolare. Anche ReFashion, l'organizzazione
governativa francese ha già sposato la causa.
Educare l’industria
La "Best practice guide on footwear design for
recycling" di Refashion consiglia di ridurre l'uso
di parti metalliche e di plastiche troppe dure,
che possono danneggiare il macchinario per la
triturazione e l'uso di adesivi per assemblare i
componenti. Preferire quindi l'assemblaggio
tramite cucito, colle biodegradabili e di origine
organica o termosaldatura. Questi "inteferenti
interni"sono infatti sconsigliati durante la fase
di progettazione del prodotto.
l
Tra estetica e funzionalità,
le componenti di una scarpa
sono tante. Ma come vanno
smaltite le sneakers a fine
vita? Gli esempi di Fashion
for Good e ReFashion
INDUSTRIA MANIFATTURIERA E TECNOLOGIA DELLE BATTERIE E DEI VEICOLI ELETTRICI
FIERA E CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE BATTERIE AVANZATE E SULLE
TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LA PRODUZIONE E IL RICICLO DI AUTOVEICOLI,
MEZZI DI TRASPORTO, MACCHINARI E VEICOLI INDUSTRIALI ELETTRICI E IBRIDI
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
48 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
TRITURATORI PERFORMATIVI
TRITURATORI PERFORMATIVI
RIFIUTI SOLIDI
49
Macchina aperta sulla
griglia.
Rotore con corazzatura
ad ulteriore protezione
del rotore stesso.
Ottima scelta!
F.lli Rossi Fu Alderige ottimizza il proprio
processo di trasformazione dello zinco,
affidandosi alla tecnologia di triturazione
UNTHA distribuita da Ecotec Solution
Ginevra Fontana
Impianto di
triturazione UNTHA
XR3000 C dotato
di nastri,
deferrizzatore
e impianto
di nebulizzazione.
Al fine di migliorare il processo di trattamento
dello zinco, i F.lli Rossi hanno
scelto il trituratore UNTHA XR3000, che
ha soddisfatto pienamente l’esigenza delle zincherie.
La storia di questa azienda inizia nel 1970
nel solco di una tradizione familiare nel settore
della lavorazione del ferro, tramandata dal padre
Alderige, fabbro, ai figli Mario, Giorgio e
Giuseppe, fondatori del gruppo.
Il gruppo è da allora gestito in maniera unitaria
e continuativa e la direzione è rimasta in mano
alla famiglia, che mette a disposizione dei
clienti la ultradecennale esperienza nel campo.
Ciò consente di affrontare anche lavorazioni
particolarmente complesse che richiedono
un grado di finitura e requisiti qualitativi
ad altissimo standard.
Le zincherie Rossi operano con impianti tecnologicamente
all’avanguardia, nel rispetto delle
normative sulla sicurezza e con particolare attenzione
al rispetto dell’ambiente: per riuscire
ad efficientare i processi di stoccaggio e fusione
dello zinco hanno inserito nel loro ciclo produttivo
un trituratore monorotore UNTHA XR3000
Cutter fornito di due file di coltelli aggressivi
particolarmente adatti alla triturazione di materiali
difficili in un unico passaggio.
Un lavoro perfetto
L’UNTHA XR3000 C è stata inserita all’interno
del processo di trattamento di lamiere di zinco
a densità che varia dai 3 ai 7 ton/m 3 . Il trituratore
si occupa della triturazione e della separazione
magnetica, riducendo il volume e trasformando
il materiale in un prodotto omogeneo con pezzatura
da 80 a 130 mm a seconda della griglia
utilizzata.
La macchina, dotata di due motori sincroni da
132 kW raffreddati ad acqua, è stata accessoriata
di un rotore corazzato, un ulteriore protezione
del rotore costituita da una serie di riporti
di saldatura sulle piastre anti-usura già presenti.
È caratterizzata, inoltre, da un sistema di nebulizzazione
efficiente che consente di ridurre
notevolmente le polveri prodotte dal trattamento
con una nebulizzazione così fine da non lasciare
Materiale test in uscita
con l’utilizzo
della griglia da 130
mm; portata [kg/ora.]
28.695; consumo
energia [kWh/t] 5.81.
alcuna traccia di umidità. I risultati della macchina
sono stati all’altezza delle aspettative: con
l’installazione di una griglia a foro 90 mm, la
portata arriva a 20 ton/h.
Con un considerevole risparmio energetico si
ottiene una triturazione a pezzatura ridotta in
un unico passaggio conservando elevata portata
di lavorazione. La scelta del trituratore UNTHA
XR3000C è venuta naturale dopo il test di performance
svolto presso UNTHA in Austria.
Le lamiere di zinco di F.lli Rossi sono state
spedite in uno stabilimento predisposto per il
test. Le prove eseguite sono state due: la prima
con una griglia da 130 mm, la seconda con
una da 70 mm.
F.lli Rossi aveva svolto precedentemente altre
prove con macchinari di altri marchi, ma la portata
era sempre stata nettamente inferiore a
quella prodotta dalla UNTHA XR3000 C nonostante
un consumo energetico più elevato.
Riuscire a trattare il materiale in un unico passaggio
ha reso la UNTHA XR3000 C - principalmente
per le tempistiche- l’unica scelta
possibile.
l
Griglia forata.
A seconda di quella
utilizzata,
si ottengono
pezzature omogenee
di lamiere di zinco
che vanno dagli 80
ai 130 mm.
Marzo 2025
Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
50 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
SCARTI ORGANICI E BIOMETANO
SCARTI ORGANICI E BIOMETANO
RIFIUTI SOLIDI
51
Alessandro
Massone, presidente
di Gruppo
RE2sources.
Federica Lugaresi
Bisogna farlo bene
Sinergie virtuose per creare
valore, competenze profonde
e know-how tecnologico.
Queste le prerogative degli
impianti di RE2sources,
specializzati nel trattamento
dell’umido da FORSU
Valorizzare le potenzialità energetiche
dei rifiuti lo fanno in molti, ma sono
in pochi quelli che lo fanno bene. Dai
220 milioni di kg di scarti trattati nei propri
impianti, RE2sources è una società - distribuita
su tutto il territorio nazionale con 6 impianti
- che produce più di 200 GWh di energia
rinnovabile all’anno (immettendo 25 milioni di
m3 di biogas in rete), ma anche 30mila tonnellate
di ammendante e fertilizzante, e 15.000 t di
CO 2 purificata al 99,99%.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Massone,
presidente RE2sources.
Impianto Calimera Bio
(Puglia)
per la trasformazione
della FORSU
in ammendante
e biometano
per autotrazione.
Gli impianti per il trattamento biologico sono
in linea/correttamente dimensionati con l’aumento
registrato in termini di raccolta differenziata
secondo i dati ISPRA?
Abbiamo impianti che possono trattare le tonnellate
autorizzate caso per caso. Ma stiamo
valutando la possibilità di espandere la capacità
- fino alle 300.000 tonnellate - acquistando anche
qualche altro impianto per essere più diffusi
capillarmente. L’incremento della raccolta differenziata
è un fattore per noi interessante: più
diventa di qualità meglio è. Diversamente significherebbe
avere tanto scarto, plastiche da gestire
ecc. Nei nostri impianti, prediligiamo i rifiuti
“locali” e non extra regione, in quanto favoriti
da un vantaggio di costo di trasporto. Ma ci capita
anche di avere richieste fuori Regione, ed
è per questo che stiamo cercando di aumentare
la distribuzione sul territorio.
Trattate 220 milioni di kg di rifiuti. Che composizione
merceologica ha la frazione organica
da raccolta differenziata che arriva nei vostri
impianti?
Il 200108 è il codice identificativo del prodotto
che noi trattiamo, ossia scarti di cucine e mense.
Questi possono provenire sia da raccolta porta
a porta che da cassonetto. Nel primo caso, la
percentuale di impurità è pari al 4-10%, nel secondo
caso le impurità possono essere maggiori:
si vedono più sacchi neri, si trovano pezzi
di metallo e scarti di legno che vengono buttati
involontariamente dai cittadini. Gli scarti di verde
e giardini, li riceviamo quando a valle della digestione
anaerobica c’è un impianto di compostaggio,
e li utilizziamo come supporto per il
compostaggio stesso nella produzione di ammendante
e compostato misto.
In Italia il sistema impiantistico per il riciclo
dei rifiuti organici, ha aumentato la capacità
di trattamento per carenza di rifiuto umido e
verde. In alcuni territori, ciò rischia di mettere
in difficoltà gli impianti stessi. Con che modalità
andate a compensare?
Il calo dello smaltimento in discarica, per noi è
un’opportunità perchè favorisce la possibilità di
trasformare gli scarti in materia ed energia, in
linea con gli obiettivi dell’economia circolare.
Marzo 2025
Anche la produzione di CO 2 è un vantaggio. Ciò
che ci servirebbe è poter essere più in linea con
questi aumenti in termine di raccolta differenziata,
avendo da parte degli organi di controllo,
una snellezza nell’autorizzare eventuali linee di
espansione. Attualmente, nei nostri impianti,
abbiamo richieste da parte del mercato circostante
che vanno oltre la capacità delle quantità
autorizzate. Non è soltanto il dimensionamento
degli impianti, ma è anche l’affidabilità degli stessi
che fa la differenza. Il servizio non deve né funzionare
a singhiozzo, né soffrire per costi maggiori.
Bisogna trovare un equilibrio anche con la
pubblica amministrazione: se l’impianto funziona
e rispetta ambiente e cittadini, perché non autorizzarne
l’espansione…
Qual è la vostra politica nei confronti delle opposizioni
locali, comuni e popolazione che insistono
sul territorio?
La nostra è una politica inclusiva. Non interessano
proteste o barriere. Vogliamo che la comunità
locale possa toccare con mano e vedere
come gestiamo gli impianti, valutare i punti
emissivi (se abbiano odori o meno).
Abbiamo invitato anche le scolaresche a farcio
visita: come si suol dire, “bisogna prenderli da
piccoli”. E poi i ragazzi identificano un doppio vet-
I cinque impianti operativi
e uno in costruzione
Attualmente il Gruppo gestisce:
• Pontinia (Lazio): Specializzato nella trasformazione
della frazione organica dei rifiuti solidi urbani
(FORSU) in biometano e fertilizzanti.
• Broni (Lombardia): Impianto multifunzionale per
il trattamento della FORSU e il biorisanamento di
terreni contaminati.
• Calimera (Puglia): Focalizzato su biometano per
l’autotrasporto, sfrutta un sistema di digestione
Marzo 2025
tore in quanto portano a casa il messaggio di
sensibilità nei confronti dell’economia circolare.
La carenza di informazioni, genera sempre timori.
Siamo super controllati dalla Forestale e
dagli Enti preposti: anche la popolazione deve
sapere e vedere.
Quindi il messaggio che volete fare passare è
di completa trasparenza perché lavorate correttamente…
Trattare i rifiuti è facile. Farlo bene non è così
semplice. A noi interessa non solo fare gas e
generare del reddito ma anche tutelare l’ambiente,
la popolazione circostante, i vicini, e le
nuove generazioni che vengono a visitare gli
impianti e ad imparare. Questo richiede attenzione,
è necessario seguire le norme, applicare
le procedure, e comporta anche un aumento
del personale.
l
Impianto Ambiente &
Risorse di Broni (PV),
dedicato al recupero
dei terreni
contaminati
da sostanze organiche
tramite
biorisanamento.
Nell’impianto di Broni,
la selezione manuale
del materiale
di scarto durante
la fase
di pretrattamento
dei terreni.
anaerobica per triplicare l’efficienza energetica rispetto
al consumo.
• San Nicolò d’Arcidano (Sardegna): L’unico impianto
regionale per il trattamento di sottoprodotti
animali, che produce biogas, compost e ammendanti.
• Latina (Lazio): Produce biometano e fertilizzanti
naturali da 35.000 tonnellate di scarti alimentari e
rifiuti organici all’anno.
• Udine (Friuli Venezia Giulia): con una doppia linea
per FORSU e rifiuti putrescibili, per immettere biometano
nella rete locale.
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
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Economia Circolare
52
RIFIUTI SOLIDI
FRANTUMAZIONE
FRANTUMAZIONE
RIFIUTI SOLIDI
53
Una riconversione colossale
Al posto della storica acciaieria di Trieste,
sorgerà un polo logistico. L’impresa SID
ha scelto il supporto della Impianti Industriali
per le campagne di frantumazione in sito
Matthieu Colombo
L’impianto mobile
di frantumazione
Powerscreen
Premiertrak 330
noleggiato da Impianti
Industriali alla SID
ha dato prova
della sua resistenza.
Scorie di produzione d’acciaieria miste a
inerti riverse a mare e accumulate su
piazzale per anni. Poi una maggiore attenzione
all’ambiente, il susseguirsi di proprietà
come Italsider, Lucchini o Arvedi. Questa è la
situazione a cui si è dovuto fare fronte per rigenerare
l’ex Ferriera di Servola a Trieste, un
impianto rimasto attivo per 123 anni. Quella
che oggi si può definire l’ex Ferriera di Trieste
ha chiuso l’area di lavorazione a caldo nella primavera
del 2020 per avviare la dismissione degli
impianti e rigenerare l’imponente area fronte
mare per trasformarla in una più sostenibile e
strategica piattaforma logistica per il sud est
Europa. I lavori di demolizione degli impianti e
recupero dell’area sono stati condotti dalla bresciana
SID, Società Italiana Demolizioni, azienda
parte del maxi Gruppo ATB.
La nuova è iniziata col botto
Decostruire e rimuovere gli impianti, demolire
le strutture edificate, neutralizzare i materiali
inerti direttamente in loco tramite molteplici
campagne di frantumazione, colmare gli spazi
sotto al livello del suolo e realizzare un piano
stabilizzato di oltre 200 mila metri quadrati.
Queste sono per sommi capi, in successione,
le operazioni realizzate da SID. Una data, però,
ha segnato simbolicamente il cambio di rotta
per l’intera città di Trieste, ossia il 18 settembre
2022 quando, alla presenza di circa 300 astanti,
una prima serie di microcariche SID ha fatto
collassare al suolo l’80% delle strutture (l’area
di lavorazione a caldo) per raggiungere il 100%
delle strutture con una seconda serie di cariche
il 22 marzo del 2023.
In precedenza SID aveva portato a termine la
decostruzione meccanica con escavatori da demolizione,
mentre dal settembre del 2022 gli
escavatori e le pale gommate sono passate a
macchine di servizio per lasciare il posto da
protagonisti meccanici del cantiere a impianti
e sistemi per la macro selezione, la sgrossatura
e la frantumazione di molteplici campagne che
per termini normativi e aspetti burocratici non
sono sempre state tra loro vicine nei tempi.
Esperienza e flessibilità
La gestione dei tempi di noleggio e avere sempre
l’impianto giusto al momento giusto è stato
per Impianti Industriali buona parte della sfida
affrontata per questo cantiere della SID.
L’altra condizione sfidante è stata ovviamente
quella di assicurare la produttività delle macchine
noleggiate nonostante la tenacia del
materiale da frantumare e soprattutto la presenza
incognita di elementi d’acciaio incomprimibili
e in grado di fermare le mascelle dei
frantoi.
Per garantire la continuità produttiva, Impianti
Industriali ha messo in campo un tempestivo
servizio di assistenza, mentre SID si è impegnata
al massimo nell’estrarre la maggior
parte degli elementi ferrosi dal materiale inerte
senza rallentare però la produttività.
L’approccio operativo mirato a prevenire i fermo
macchina, valutando ogni lotto di materiale
da trattare, ha dato i suoi frutti.
D’altronde, non ci sarebbe stata altra soluzione
per centrare l’obiettivo ambizioso in termini
di tonnellate/giorno frantumate, SID ha predisposto
uno sgrossatore con passate da 200-
250 mm, a cui far seguire un nastro trasportatore
cingolato Telestack LF520 con un
estrattore a magnete, quindi l’arrivo in cascata
del materiale nella tramoggia del Power -
screen Premiertrak 330 che, ciononostante,
ha fatto passare attraverso le sue mascelle
molti, ma molti elementi di ferro ben differenti
dalle scorie di lavorazione.
Accoglierà delle maxi porta container
Una volta terminata la rimozione del cosiddetto
"nasone" in punta all’area, composto da
100 mila m 3 di scarti di lavorazione da frantumare,
e livellata l’area con stabilizzato come
da capitolato, la SID passerà il testimone a
I.C.O.P. che realizzerà una profonda barriera
in mare con pali di consolidamento in modo
da incapsulare e trattenere a terra le “ceneri”
dell’ex Ferreria.
Sarà poi avviata la costruzione del Molo VIII,
progettato per accogliere mega-navi container
grazie a una banchina sviluppata su 400 metri
ed è prevista anche la posa di binari ferroviari
collegati alla rete nazionale e la realizzazione
delle infrastrutture logistiche necessarie. Il
progetto rientra nel Piano Nazionale di Ripresa
e Resilienza (PNRR) e punta a rafforzare il ruolo
del porto di Trieste come nodo logistico chia-
Sopra, in sequenza,
l’area dell’ex Ferriera
di Servola
a Trieste che sarà
rigenerata.
Il cumulo di scarti
di lavorazione in testa
alla banchina
è chiamato dai locali
«nasone».
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Marzo 2025
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
54 RIFIUTI SOLIDI FRANTUMAZIONE
Soluzioni
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
55
La decostruzione ha interessato anche le vasche
di raffreddamento. Sotto, in sequenza, gli elementi ferrosi estratti
a monte del frantoio, il deferizzatore del Premiertrak 330
e le parti ferrose estratte a valle del frantoio.
A servizio della circolarità
Insieme per un obiettivo comune, sviluppare
soluzioni innovative per il riciclo tessile
coniugando tecnologia ed sostenibilità
L’elevata specializzazione
e il patrimonio di competenze di ATB
Group sono i nostri punti di forza.
La rigenerazione dell’area dell’ex
Ferriera di Servola è una sfida
in termini non tanto tecnici, quanto
di produttività elevata in tempi
ristretti. Per far coincidere gli aspetti
amministrativi di cantiere con quelli
logistici e di lavorazione abbiamo
puntato alla massima flessibilità
operativa e per farlo è stato necessario
avere partner all’altezzacome Impianti
Industriali. Con loro abbiamo trovato
il nostro equilibrio in anni di cantieri.
Da una parte io preferisco fidelizzare
i fornitori piuttosto che andare
a cercare il prezzo e dall’altra loro
fanno tutto il possibile per supportarci
con soluzioni tecniche performanti.
Luca
Zambarbieri
direttore
generale
SID
ve per l'Europa centrale e orientale.
Il progetto di riqualificazione è gestito dall'Au -
torità di Sistema Portuale del Mare Adriatico
Orientale, mentre il terminalista tedesco, con
la società HHLA PLT Italy, una controllata di
Hamburger Hafen und Logistik AG, è coinvolto
come investitore e sarà futuro gestore della nuova
piattaforma logistica.
l
Andrea
Merati
area manager
Impianti
Industriali
Ing. Giancarlo
Monaco
tecnico SID
Quando forniamo soluzioni che assicurano
la produttività a cantieri come questo
è fondamentale essere sempre sull’attenti
e avere alle spalle sia un supporto tecnico
competente e tempestivo, sia un ventaglio
di macchine disponibili. In merito, siamo il più
grande dealer europeo di Powerscreen per
numero di macchine a noleggio e il costante
dialogo con SID ci permette di ottimizzare
la programmazione.
Irene Boschi
Humana People to People Italia, Haiki
Plus S.p.A. e IGERS Srl hanno firmato
un importante Memorandum of Under -
standing (MoU) per sviluppare soluzioni tecnologiche
e gestionali innovative, volte al recupero
e alla valorizzazione dei rifiuti tessili post-consumo
e degli scarti industriali del settore moda.
Un’alleanza strategica mira a rivoluzionare la
gestione dei rifiuti tessili in Italia, mercato che
conta circa 800.000 tonnellate di materiali su
base nazionale.
Un modello da seguire
Questa collaborazione rappresenta un esempio
virtuoso di come tecnologia, sostenibilità e competenze
condivise possano creare valore non
solo per l’industria, ma anche per l’ambiente.
Il progetto mira a diventare un modello di riferimento
per la gestione dei rifiuti tessili in
Europa, nel rispetto della gerarchia dei rifiuti e
in linea con gli obiettivi di sostenibilità europei.
Haiki+ metterà a disposizione le proprie infrastrutture
per la creazione di impianti avanzati
di recupero dei materiali tessili. Humana contribuirà
con il suo know-how nel riutilizzo e nella
selezione dei materiali. IGERS integrerà tecnologie
avanzate per il trattamento dei rifiuti tessili,
evitando l’uso di additivi chimici.
l
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Economia Circolare
56 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
SOFTWARE GESTIONALI
SOFTWARE GESTIONALI
RIFIUTI SOLIDI
57
Un cambio di paradigma
Atlantide
è la soluzione
Web & Cloud, sicura
e completa, ideale
per i produttori
di rifiuti, operatori
di settore, utilities,
consulenti.
Atlantide, soluzione di Wolters Kluwer,
consente la digitalizzazione del waste
management e l’interoperabilità con il RENTRI
Innovazione,
Digitalizzazione,
Strategie di Economia
Circolare e temi ESG
sono le parole chiave
per le aziende
che hanno come
obiettivo
la sostenibilità
ambientale.
in vigore del RENTRI rappresenta
non solo un cambiamento tecnologico
ma un vero e proprio cambio L’entrata
di paradigma, che richiede piattaforme abilitanti
adeguate a tale evoluzione per il monitoraggio
completo dei processi waste.
Atlantide, il software per la gestione dei rifiuti
di Wolters Kluwer, inserisce e gestisce i FIR e
Registri che poi vengono trasmessi e registrati
nel RENTRI.
Cos’è il RENTRI
È il nuovo sistema digitale per la gestione e il
monitoraggio dei rifiuti, istituito dal Ministero
dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
(MASE) ed è parte della strategia nazionale per
l’economia circolare. Raccoglie, elabora e rende
accessibili i dati ambientali, traccia ogni singolo
codice rifiuto e monitora l’intero ciclo ambientale
dei rifiuti, dalla produzione al trattamento, fino
all’ EoW. Non solo facilita le attività di vigilanza
e controllo, ma fornisce anche uno strumento
prezioso per la definizione delle politiche ambientali
da parte del Ministero stesso.
Attraverso il RENTRI, gli obblighi previsti dal
Testo Unico Ambientale - come la gestione dei
formulari di identificazione del trasporto (FIR)
e dei registri cronologici di carico e scarico –
vengono integrati in un’unica infrastruttura digitale:
questo consente di tracciare ogni rifiuto
attraverso il codice EER/CER e di monitorare in
modo sistematico l’intero ciclo di vita dei rifiuti,
dalla produzione al trattamento finale.
Un sistema per contrastare le irregolarità e migliorare
il waste management ottimizzando il
flusso di dati tra operatori, istituzioni e autorità
di controllo.
Come si affronta il cambiamento
È necessario dotarsi di un sistema di governance
in ambito waste che consenta all’azienda di
gestire la compliance normativa ( D.Lgs.
152/2006 e D.Lgs. 231/2001), l’interoperabilità
con il RENTRI , la tracciabilità completa delle
operazioni (Audit Trail) e la digitalizzazione dei
processi, garantendo la massima sicurezza dei
dati e la tutela della privacy.
Le responsabilità di impresa
Le responsabilità di una azienda che non rispetta
la normativa ambientale sono di tipo amministrativo,
civile e penale del legale rappresentante,
dei delegati e dei subordinati.
Il produttore di rifiuti è il primo responsabile dal
punto di vista amministrativo e penale dell’avvenuto
recupero o smaltimento di ogni singolo
rifiuto prodotto e tale responsabilità non è mai
derogabile per contratto ai fornitori.
L’ Ente/Azienda che non rispetta la normativa
rischia: sanzioni pecuniarie - obbligatorie,
applicate sempre in caso di condanna; sanzioni
interdittive - applicate già nella fase d'indagine,
come misura cautelare; confisca di
impianti e/o mezzi - obbligatorie, applicate
sempre in caso di condanna. E, in caso di
condanna definitiva, si aggiunge il danno di
immagine e reputation.
l
Per informazioni
info.atlantide@wolterskluwer.com
www.atlantide-web.it
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per l’ambiente
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Economia Circolare
58
Soluzioni
BIOWASTE
NORMATIVE E INCENTIVI
NORMATIVE E INCENTIVI
BIOWASTE
59
Chiusi i primi bandi
per i nuovi impianti
in regime FER 2
Nuovi impianti per generazione
di energia elettrica da biogas e biomasse,
utilizzando sottoprodotti, sono compresi
negli incentivi del decreto FER 2
Marco Comelli
Trucioli
da lavorazione
del legno.
150 MW elettrici, questo è il contingente
totale riservato fino al 2028 ai nuovi impianti
a biogas con potenza elettrica inferiore
a 300 kW e a biomassa con potenza
uguale o inferiore a 1 MW. L’energia elettrica
viene immessa in rete, mentre quella termica
deve essere utilizzata localmente, prioritariamente
per esigenze aziendali o per alimentare
impianti di teleriscaldamento a basse emissioni
di particolato. In questo nulla di nuovo
rispetto ai precedenti schemi. Però il decreto
non considera rubricabile per usi aziendali il
calore utilizzato per mantenere in temperatura
i digestori per il biogas e per pretrattare la biomassa
(essicazione). Ci permettiamo di notare
che questa specifica è totalmente priva di senso
sia dal punto di vista tecnico (sono operazioni
che vanno effettuate, useranno delle caldaie
a gas?) che da quello strettamente formale:
cosa significa “prioritariamente”, a quale
percentuale o intervallo si riferisce? Tutti gli
impianti, anche quelli piccoli, vengono ammessi
agli incentivi solo se partecipano a un
sistema a graduatoria. La prima procedura si
è chiusa lo scorso 14 febbraio, e ora il GSE ha
90 giorni di tempo per pubblicare le graduatorie
di accesso al primo contingente periodico
messo a bando, pari a 10 MW elettrici.
Parliamo di soldi
Prima di approfondire, sul prossimo numero,
altri punti del nuovo regime, soprattutto in termini
di dotazioni accessorie e degli impianti e
del feedstock consentito, diamo un’occhiata
a quali cifre si parla. Ci si mette un po’ a capirlo,
perché - more solito - invece di spiattellare
un numero si ricorre ai rimandi agli allegati
del decreto, per poi lanciarsi in una serie
di regole aggiuntive. A essere cinici, il paradiso
dei consulenti. Per gli impianti a biogas nuovi
con potenza compresa tra 1 e 300 kWe, l’incentivo
base è pari a 233 € a MWh per una vita
utile convenzionale di 20 anni. Per gli impianti
a biomassa si applicano due scaglioni: sino
300 kWe sono 246€ a MWh, oltre e sino 1 MWe
si scende a 185 € a MWh, in entrambi i casi
per una vita convenzionale di 20 anni.
Attenzione però, se si è goduto o si godrà di
un contributo a fondo perduto per la realizzazione
dell’impianto, l’incentivo viene decurtato
di un coefficiente lineare che varia secondo la
percentuale del contributo sul capex effettivo,
da 0 (nessun contributo) al 12% (40% di contributo).
Ma non finisce qui: annualmente il
GSE si riserva il diritto di verificare il costo di
produzione elettrica degli impianti da ammettere
agli incentivi. Giusto, sembrerebbe, ma il
risultato deriverà da cosa (media, media pon-
derata, mediana, distribuzione gaussiana con
“taglio delle teste e delle code”)? Non si sa.
Comunque, indipendentemente da queste misteriose
verifiche, l’incentivo base si ridurrà
automaticamente del 3% l’anno a partire dal
2025 per i nuovi bandi emessi via via, eccetto
che per gli impianti piccoli, per i quali la base
resterà stabile per un altro anno. Difficile trovare
un senso economico e tecnologico in questo
automatismo, ma così è se vi pare. Una
volta, un po’ faticosamente, definito l’incentivo
base, si entra in procedura competitiva (asta
al ribasso), ma non per tutti. Gli impianti inferiori
a 300 kWe sono esentati, quindi tutti quelli
a biogas, dal presentare un’offerta minima al
ribasso del 2% rispetto alla base. Tutti gli altri
devono farlo, senza limite di ribasso. E qui c’è
un potenziale problema, che ha a che fare con
i tempi di realizzazione. Per biogas e biomasse
il tempo massimo per l’entrata in servizio è di
31 mesi. Se si sfora, è prevista una riduzione
dello 0.5% al mese per massimo nove mesi.
Raggiunti i 40 mesi, si decade dagli incentivi
e se lo stesso impianto dovesse essere riammesso
a un altro bando, si vedrebbe decurtato
il conquibus del 20%. Però, cosa succede d’altro
al proponente? Escludendo un impianto,
se il contingente iniziale fosse stato saturato,
il GSE riaprirebbe le graduatorie? Non si sa.
Inoltre, nulla di tutto questo accade se il proponente
entro 12 mesi dall’assegnazione sua
sponte rinuncia al progetto.
Come vengono dati i soldi
Ci sono due possibilità. Per gli impianti sotto
i 300 kW, il GSE ritira direttamente l’energia e
la paga alla cifra base prevista con le regole
di riduzione di cui sopra. Si sa già che la soglia
per ricevere la tariffa onnicomprensiva scenderà
con i nuovi bandi a 200 kW a partire dal
2026. Anche qui oltre al risparmio per lo stato,
non si riescono a identificare altri razionali.
Per tutti gli impianti per gli impianti di potenza
superiore a 300 kW, l’energia elettrica prodotta
resta nella disponibilità del produttore, che
provvede autonomamente alla valorizzazione
sul mercato. Il GSE calcola la differenza tra la
tariffa spettante e il prezzo dell’energia elettrica
zonale orario, e, ove tale differenza sia
positiva, eroga gli incentivi applicando una
specie di tariffa premio, pari alla già menzionata
differenza, sulla produzione netta im-
messa in rete; nel caso in cui tale differenza
risulti negativa, conguaglia o provvede a richiedere
al soggetto titolare gli importi corrispondenti.
Anche chi sta sotto i 300 kW può
richiedere di entrare in questo schema. (sembra
un’ipotesi di scuola).
C’è un punto critico del decreto che sembra
essere passato in sordina, tant’è che il GSE
non lo riporta nella sua guida pratica, dopo
avere ripetuto verbatim gli altri punti. Lo citiamo
noi verbatim (art.9 punto 4): l’erogazione
degli incentivi è sospesa nelle ore in cui si registrano
prezzi di mercato pari a zero, ovvero
nelle ore in cui si registrano prezzi negativi,
ove previsto nel regolamento del mercato elettrico
italiano. Essendo noto che i prezzi zero
o negativi in un sistema elettrico derivano
dall’eccesso di produzione delle rinnovabili
non programmabili, sembra che qui si lascino
i produttori FER2 in balia di chi ha già impianti
di quel tipo, che invece continueranno a incassare
incentivi qualunque cosa accada. Tutto
un po’ strano.
l
Un impianto
a biomasse da 300
kW. Qui l’incentivo
base è pari a 246 €
a MWh (oltre i 300 kW,
si scende a 185€).
Cogeneratore
da 260 kW.
Marzo 2025
Marzo 2025
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Economia Circolare
60 BIOWASTE NEWS Soluzioni
NEWS
ACQUE REFLUE
61
Eliana Puccio
L’acchiappa anidride
I materiali da costruzione hanno il potenziale di immagazzinare
miliardi di tonnellate di CO 2 lontano dall’atmosfera
Anche l'edilizia gioca il suo ruolo non indifferente
nelle emissioni di gas serra.
Decarbonizzare questo settore è quindi
importante, soprattutto in virtù delle norme
europee secondo le quali entro il 2030 tutti gli
edifici di nuova costruzione dovrebbero essere
a zero emissioni. Materiali da costruzione
come il calcestruzzo e la plastica possono
bloccare miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
L'idea arriva dall'Università della California,
Davis e la Stanford University. Da un nuovo
studio degli ingegneri civili e degli scienziati
dei sistemi terrestri è stato dimostrato che lo
stoccaggio di CO2 negli edifici potrebbe aiutare
il pianeta a raggiungere gli obiettivi per ridurre
le emissioni.
Un enorme potenziale
L’obiettivo del sequestro del carbonio è quello
di prendere l’anidride carbonica, sia da dove viene
prodotta o dall’atmosfera, convertirla in una
forma stabile e immagazzinarla, non potendo
così più influire sul cambiamento climatico.
A condurre lo studio è Elisabeth Van Roijen, che
insieme al professore Sabbie Miller, ha calcolato
il potenziale di immagazzinare carbonio in una
vasta gamma di materiali da costruzione comuni
tra cui calcestruzzo (cemento e aggregati),
asfalto, plastica, legno e mattoni. l
In fondo al mar
n Sparkle (società del
gruppo TIM) e Oceanic
Environmental Cables
hanno sottoscritto un
accordo per recuperare
materiali anche
poliolefinici dai cavi fuori
servizio posati nel
Mediterraneo.
Sparkle fornirà oltre
22mila chilometri di cavi
sottomarini in disuso a
Oceanic Environmental
Cables che ne recupererà
e riciclerà i materiali (fibre
ottiche, rame, acciaio,
alluminio e polietilene).I
cavi sottomarini prelevati
saranno trasportati negli
impianti di OEC che
provvederanno a
smontare, separare, pulire
e analizzare i vari
componenti, per poi
trasformarli in granuli
destinati a riutilizzo
industriale.
LEADER NELLE SOLUZIONI INTEGRATE PER
IGIENE URBANA, RACCOLTA, COMPATTAZIONE E TRASPORTO RIFIUTI
Marzo 2025
Luglio 2024
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62
Soluzioni
ACQUE REFLUE
WATER REUSE
WATER REUSE
ACQUE REFLUE
63
Un’acqua non scontata
Opportunità e sfide. I reflui
di cantina, prodotti durante
i processi di vinificazione,
consentono di affrontare
e limitare la scarsità idrica
Il riuso agronomico
delle acque di cantina
ha procedure
semplificate per
le aziende vitivinicole
di medio/piccole
dimensione (<1.000
m 3 /anno di acque
prodotte e riuso di <
100 m 3 /ha/anno).
Pianta di vite. Con carenza
d’acqua, nel primo anno
si verificano disseccamento
delle foglie, maturazione
tardiva dell’uva, acini
più piccoli e scarsa produzione
di vino. Nel secondo anno,
viene compromesso lo stato
di salute dell’intera pianta,
con rischio di totale
essiccamento.
Federica Lugaresi
Il Piemonte è una regione dai grandi vini,
ma anche dalle grandi tecnologie e applicazioni
nella loro produzione.
Stiamo parlando delle acque di cantina che,
generate in grandi quantitativi, subiscono
(come prevede la normativa) un trattamento
basilare di stoccaggio. Possono essere riutilizzate
tal quali a fini agronomici o per l’irrorazione
dei prodotti fitosanitari. In tal modo si
risparmia l’utilizzo di un’acqua potabile al posto
di una reflua.
Fattibile grazie a…
La delibera regionale del 2009 contempla la
possibilità di perseguire l’indirizzo agronomico.
Nasce tutto 20 anni fa in seguito ai cambiamenti
climatici che hanno messo in crisi il
Piemonte con eventi siccitosi importanti. Nelle
terre di cantina, le aziende vitivinicole non sapevano
come andare avanti: gli effetti concomitanti
di alte temperature e carenza d’acqua
sono stati importanti. La vite nel primo anno
registra un disseccamento delle foglie, con
maturazione tardiva dell’uva, acini più piccoli
e scarsa produzione di vino. Ma nel secondo
anno, viene compromesso lo stato di salute
dell’intera pianta, con rischio di totale essiccamento.
Vitigni storici a rischio
Per far fronte al problema, si rè reso necessario
limitare lo stress idrico della pianta per
preservarne lo stato fisiologico e la qualità delle
uve… ma con quali acque? La risposta arriva
dalla Piattaforma scientifica dell’Università
degli Studi di Torino sul Water Reuse, che propone
il riuso delle acque come strategia fondamentale
per affrontare la scarsità idrica.
La disponibilità infatti arriva dalle reflue - che
normalmente vengono riversate nei corsi d’acqua
- e che non contengono sostanze pericolose
ma sostanze nutritive.
Ma solo nel 2016, viene effettivamente sdoganata
l’irrigazione di soccorso che porta all’interno
della stessa azienda (o di cooperative)
al riuso di tali acque. In termini legislativi, viene
in aiuto la normativa con il d. lgs. 152/2009,
poi trasfuso nel d.lgs.152/2006, che contempla
l’utilizzazione agronomica delle acque reflue
con procedure semplificate per le
aziende vitivinicole di medio/piccole
dimensione (<1.000 m 3 /anno di acque
prodotte e riuso di < 100 m 3 /ha/anno).
Pronti, via!
Laddove si trova l’ambito di maggior
consumo di acqua, è lì che si deve
partire col riutilizzo delle stesse.
Ecco, che tramite i finanziamenti
CIPE nel 2004, si ha dato vita al progetto
presso la facoltà di Agraria
all’Università di Torino per ripensare
alle risorse idriche in ottica di economia
circolare.
Sono stati effettuati campioni sui reflui di 92
aziende vitivinicole, prove di laboratorio e in
campo delle acque reflue stabilizzate (su
campioni di 10 aziende), per valutarne l’idoneità
sia come acque di soccorso che per
veicolare prodotti fitosanitari. Arfa ha proceduto
con test microbiologico, chimico e
tossicologico per stimarne l’idoneità. Il risultato
è sfociato nella delibera del 2009
(sulle norme tecniche x l’utilizzo delle reflue
di cantina volte a veicolare i prodotti fitosanitari),
ma oggi sono ancora poche le aziende
che le utilizzano sia per fini che indirizzo
agronomico. Ciò a causa dei costi di stoccaggio
e per il basso prezzo dell’acqua.
In pratica, si applica solo in caso di grandi
emergenze, anche in virtù del fatto che nel
settore non si sia ancora in grado di pianificare
e portarsi avanti con gli strumenti già
disponibili.
l
Acqua di cantina post
trattamento
di stoccaggio. Il water
reuse propone il loro
riutilizzo
per far fronte
ai periodi siccitosi
e non solo.
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64
Soluzioni
ACQUE REFLUE
WASTE SEGNALA
NEWS
ACQUE REFLUE
65
Water in the air
SEAS SA, leader nella progettazione e costruzione di sistemi
avanzata per la produzione di acqua dall'aria, ha annunciato
una nuova collaborazione strategica con Hypercube
HIGHLIGHTS
Tra i momenti di maggiore interesse per
AquaFarm, sono state le sessioni dedicata alla
sostenibilità nell’acquacoltura, l’autosufficienza
energetica e le soluzioni innovative per la decarbonizzazione
del settore.
Ricordiamo inoltre, le sessioni “Prodotti di acquacoltura
e di pesca a valore aggiunto” con protagonisti
i leader della filiera ittica, mentre e quella
“UE – FEAMPA” sulle novità europee che
impattano il settore.
A NovelFarm grande richiamo di pubblico per il
tema di apertura “L’indoor farming in Italia: serre
tecnologiche, vertical farm, agricoltura urbana
tra normative, investimenti e mercato”, in cui si
sono avvicendati player di settore, consulenti ed
esponenti del mondo accademico per discutere
dell'evoluzione dell'agricoltura controllata
in ambiente urbano.
Un altro momento di grande interesse
è stato quello relativo alla chiusura di
AlgaeFarm, caratterizzata dalla tavola
rotonda sul futuro della filiera delle
alghe, che ha esplorato le opportunità
e le sfide per il settore, dal campo alimentare
a quello farmaceutico.
www.aquafarm.show
Ritorno
al trio perfetto
Si è concluso l’evento unificato
di AquaFarm, NovelFarm e AlgaeFarm
Tornano per un unico appuntamento al quartiere fieristico
di Pordenone. L’unione delle tre manifestazioni ha portato
a un incremento significativo dell’affluenza: i visitatori
sono aumentati del 30% rispetto all’edizione 2024.
All’edizione hanno preso parte oltre 110 espositori (per 7mila
m 2 ) provenienti dall’Italia e dall’estero, confermando il ruolo centrale
di Pordenone Fiere come punto di riferimento per i settori
dell’acquacoltura, dell’innovazione nelle colture vegetali e delle
alghe. Il programma convegnistico ha registrato un’adesione
straordinaria, con 20 sessioni e oltre 150 relatori che hanno trattato
i temi più attuali per il settore, dalla sostenibilità
alla sicurezza alimentare, fino alle nuove tecnologie
per la produzione e la gestione degli allevamenti.
L’appuntamento è per il 18 e 19 febbraio 2026,
con la 9ª edizione di AquaFarm, sempre a
Pordenone Fiere, ancora in formato unificato.
SEAS prosegue nel suo impegno di sposare
soluzioni ambientali innovative a
basso impatto, rafforzando la gestione
sostenibile delle risorse idriche.
Lo fa avviando una nuova collaborazione con
Hypercube, azienda svizzera all'avanguardia
nelle tecnologie di tokenizzazione per la sostenibilità.
Risparmi energetici
SEAS con i propri macchinari produce acqua
dall’aria e significativi risparmi di energia utilizzando
i contributi termici HVAC offerti gratuitamente
dalle sue macchine. Si riducono
anche le emissioni di CO 2 e le infrastrutture
necessarie, mantenendo al contempo elevati
standard di purezza e qualità dell'acqua.
La collaborazione con Hypercube si concentra
sullo sviluppo e gestione delle risorse idriche,
che premia la produzione di acqua dall’aria e
la integra nel circuito dei water credit.
Attraverso un sistema basato su blockchain,
Hypercube garantisce un tracciamento sicuro
e trasparente del recupero e del riutilizzo delle
risorse per progetti ambientali ad alto impatto.
Insieme, Hypercube e SEAS aiuteranno le
aziende a migliorare le proprie performance
di sostenibilità e ad accelerare la transizione
ecologica globale. "Questa partnership rappresenta
una novità importante per il risparmio
di acqua e un incentivo alla creazione di acqua
dall’aria in modo integrato e sostenibile.
Un'opportunità unica per supportare le aziende
e i clienti nella riduzione significativa della loro
impronta idrica, con i water credit come elemento
centrale delle loro strategie," ha dichiarato
Rinaldo Bravo di SEAS.
l
eliana Puccio
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66 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni
CIRCOLARITÀ E AUTOMOTIVE
CIRCOLARITÀ E AUTOMOTIVE
VEICOLI&ALLESTIMENTI
67
vato a cambiare la parte ottica dello specchietto
esterno senza dovere sostituire l’intero
assieme?), anche prima del cambio tecnologico
dell’elettrificazione.
“4R”uote green
Una nuova rubrica dedicata all’automotive
in ottica di economia circolare?
Ma non perchè sia una novità...
Marco Comelli
Banalmente partiamo da una constatazione:
tra gli oggetti con cui ognuno di
noi entra in contatto ogni giorno, i mezzi
di trasporto gommati, automobile in primis,
sono quelli dove i principi dell’economia circolare
sono già, anzi da sempre, applicati.
Qualche numero
Prendiamo le 4 R canoniche. Ridurre sembra
non sia granché in voga visto il numero di auto,
in circolazione nel mondo: 1,2 miliardi, milione
più, milione meno. Per il 2035 si prevede si
sfioreranno i 2 miliardi. Attenzione, però. La
produzione di autovetture è stagnante o probabilmente
in calo. Nel 2018 a livello mondiale
le fabbriche ne sfornavano 66 milioni, lo scorso
anno hanno faticato ad arrivare a 65. Questo
nonostante il boom cinese, che da 16 anni è il
primo produttore mondiale, lo scorso anno
con 27,5 milioni. La spiegazione è semplice:
la vita utile delle autovetture si sta allungando
in tutto il mondo, il che, sia essa una conseguenza
o una causa, si traduce in una riduzione
nella richiesta di auto nuove. Il mercato
si è allargato, ma viene in gran parte soddisfatto
dall’usato. E arriviamo alla seconda R,
riuso. Il mercato dell’usato esiste da quanto
esistono le automobili, e probabilmente, in
termini combinati di volumi e di valore, è il più
grande al mondo di questo tipo. Si potrebbero
fare considerazioni sull’importanza che il valore
d’uso ha in questo record, che sfida molti
luoghi comuni finanziari sui beni durevoli.
Riparare? Non si usa quasi più…
Quello che ci interessa è invece notare che la
terza R, la riparazione, è da sempre fondamentale
nell’ambito automotive. È una considerazione
talmente banale che non meriterebbe
nemmeno citarla se non fosse che
tra i beni durevoli a grande diffusione, solo
l’automobile sembra resistere per ora. La tendenza
praticamente ovunque è l’esatto opposto:
utilizzo una sola volta e poi dismissione.
Il caso degli elettrodomestici bianchi è tipico
e passa dagli stessi fenomeni sperimentati
da altri settori molto più avanti in questo cammino:
struttura interna basata su sottosistemi
monolitici che rendono difficile cambiare un
singolo componente guasto anche per indisponibilità
del singolo ricambio, sparizione di
ricambi dopo un periodo breve dalla fine della
commercializzazione, componenti artificialmente
su misura per impedire la nascita di
un mercato di compatibili, accentramento
dell’assistenza in entità controllate dai produttori.
Gli stessi fenomeni da qualche anno
si stanno affacciando in ambito auto (mai pro-
Sfide sfidanti
Anche nell’ultima R, il riciclo, il settore automotive
non ha nulla da imparare. Sia su spinta
normativa, ma soprattutto economica, oggi
in media di un autoveicolo viene recuperato
in Italia, sotto forma di parti o di materia, oltre
l’83%. L’obiettivo di legge è l’85%, con un recupero
totale (quindi anche attraverso la valorizzazione
energetica) del 95%. In Europa
le percentuali vengono già superate in molti
Paesi, quindi si tratta di migliorare l’organizzazione
e le dotazioni tecnologiche.
La sfida anche qui viene dai cambiamenti
tecnologici, che vanno a colpire la sostenibilità
economica del riciclo. La maggior parte
dei ricavi degli operatori della demolizione
viene dal recupero e della rivendita di parti
del veicolo. Come abbiamo scritto in passato,
un veicolo elettrico a batteria contiene un numero
di parti minore di uno a combustione
interna (nessuno parla degli ibridi, che ne
contengono di più, torneremo sulla questione
un’altra volta), e la maggior parte del valore,
e del peso (normativamente un punto importante).
Una volta privato delle componenti
riutilizzabili, quel che resta del veicolo viene
compattato e passato ad un’altra parte della
filiera, quella dei frantumatori. Costoro
estraggono dal “cubo” i metalli, li separano
e li immettono sul mercato dei rottami. La
sparizione del motore a combustione, il cui
monoblocco e la base finisce in molti casi nel
“cubo”, danneggia economicamente anche
questa categoria.
Scricchiolii in avvistamento
Anche senza considerare l’elettrificazione,
però, altre tendenze tecnologiche mettono in
discussione l’attuale assetto circolare, anche
se non ideale, dell’autoveicolo. Per citarle senza
un ordine particolare: l’aumento esponenziale
dell’uso delle plastiche, con un gran numero
di polimeri, per molti dei quali non
esistono oggi tecnologie di riciclo; la multimatericità
nelle strutture, con utilizzo di tecnologie
di unione che comportano problemi
in fase di disassemblaggio, per esempio col-
lanti e saldature; la crescita dei compositi,
come le fibre di carbonio, non solo per le scocche
ma anche per particolari di carrozzerie
ed interni dove vengono scelti per l’aspetto
estetico (il famoso, o famigerato, carbon look);
la crescita dei cablaggi a causa della sempre
più elevata elettrificazione degli ausiliari e degli
accessori; il sempre maggiore contenuto
tecnologico dei parabrezza, che nelle ultime
evoluzioni sono dei veri e propri monitor trasparenti,
che rende difficile il riciclo, già complesso
coi vetri “normali”.Tutte queste tendenze
sono alimentate, da una parte, dal
tentativo di ridurre i tempi e i costi di costruzione,
dall’altra di alleggerire i veicoli, che
sono da decenni su una curva pericolosa di
crescita ponderale e dimensionale dovuta alla
ricerca di maggiore safety e di miglioramento
delle dotazioni e del comfort (il silenzio pesa..).
La matrice della circolarità dell’automotive
si complica se si considerano le normative,
con cui specie l’Unione Europea, ma anche
altri stati, cercano di contrastare o invertire
certe tendenze (citiamo ecodesign e regolamento
batterie, ma anche il prossimo regolamento
fine vita che prevede la responsabilità
estesa del produttore), oppure le aggravano,
come tutto quello che ha che fare con le normative
sulle plastiche (vedi polverino da PFU).
Insomma, argomenti questa rubrica ne avrà
da trattare.
l
Il riciclo delle parti
usate di un veicolo.
Le 4R, paradigma
dell’economia
circolare, in realtà
nel settore sono
applicate
già da tempo.
Ad oggi in Italia,
mediamente di un
autoveicolo viene
recuperato
(sottoforma di parti
o materia) oltre
l’83%. Il target
normativo è pari
all’85%,
con un recupero
totale (quindi anche
attraverso
la valorizzazione
energetica) del 95%.
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68
Soluzioni
VEICOLI&ALLESTIMENTI
WASTE SEGNALA
HIGHLIGHTS
Quattro giorni dedicati a opportunità commerciali,
appuntamenti B2B, conferenze, seminari, workshop,
sessioni pratiche, dimostrazioni e molto
altro, con l’obiettivo di diffondere una consapevolezza
ecologica nei settori della logistica, dell’impresa,
dei servizi, delle professioni e dell’istruzione.
Saranno inoltre lanciate iniziative e
attività focalizzate sull’inclusione, la solidarietà,
lo sport e sulla sostenibilità sociale: anche
quest’anno, un intero padiglione sarà dedicato
al terzo settore con “ALIS per il Sociale“.
ww.letexpo.it
Sviluppo
e innovazione
ALIS e Veronafiere: dall’11 al 14 marzo
2025 la quarta edizione di LetExpo
La fiera più innovativa su trasporti, logistica, servizi alle imprese
e sostenibilità torna per la quarta edizione dopo aver
registrato grande successo nelle prime tre.
Parteciperanno le principali imprese di trasporto stradale, marittimo
e ferroviario, terminalisti, spedizionieri, stakeholder e
aziende fornitrici di servizi alle imprese, case costruttrici, compagnie
assicurative, porti italiani ed europei, interporti nazionali
e internazionali, associazioni, operatori della filiera agro-alimentare
e delle diverse filiere logistiche, nonché numerosi centri di
ricerca ed enti di formazione. Ci saranno importanti novità e numeri
ancora più ambiziosi in termini di espositori, stand, visitatori,
momenti di confronto e di intrattenimento che animeranno i 5
padiglioni nel corso delle quattro giornate.
Marzo 2025
e tecnologie
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Economia Circolare
70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni
NEWS
I van del futuro
Presentati a Parigi tre modelli di van elettrici
e software-based che Flexis produrrà dal 2026.
Fino a 600 km di autonomia urbana promessa
Ginevra Fontana
Flexis, la joint venture formata da Re -
nault, Volvo e CMA-CGM, lancerà i primi
van elettrici.
Il Gruppo punta le fiches su un progetto di
elettrificazione che vuole rivoluzionare la logistica
urbana del futuro.
Philippe Divry, CEO di Flexis, ha riferito:
“Abbiamo pochi dubbi sul fatto che la transizione
si concretizzerà entro il 2030, e ancor
di più guardando al 2035. Sono le aziende di
logistica a chiedercelo”.
Carbon footprint ridotta
Flexis ambisce a produrre: un panel van appartenente
al segmento medio, disponibile
anche in versione cargo van equipaggiato con
furgonatura isotermica, e l’innovativo stepvan
di matrice nordamericana. Quest’ultimo è un
veicolo da 2,6 metri di altezza con pianale ribassato
e accesso tramite porta scorrevole
sul lato destro.
La grande novità è rappresentata dal “delivery
button”che l’autista può attivare quando deve
fare una consegna.
Le caratteristiche dei veicoli e le innovazioni
lato software conferiranno un incremento del
20% rispetto all’equivalente termico, con una
riduzione dell’impronta carbonica nell’ordine
del 60% calcolata sull’intero ciclo di vita del
prodotto.
l
Marzo 2025
9
LA RIVISTA TECNICA
SULL’ECONOMIA CIRCOLARE
Anno IX
Marzo
2025
Soluzioni e tecnologie
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0 0 0 3 4 >
È TUTTO
VE(T)RO
ISSN 2610-9069
772610 906904
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I TRASPORTI
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