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Waste n. 34 marzo 2025

Biocarburanti, nuovi feedstock per decarbonizzare i trasporti Il Water Reuse dei reflui di cantina nei periodi siccitosi

Biocarburanti, nuovi feedstock per decarbonizzare i trasporti

Il Water Reuse dei reflui di cantina nei periodi siccitosi

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Anno IX

Marzo

2025

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

0 0 0 3 4 >

È TUTTO

VE(T)RO

ISSN 2610-9069

772610 906904

9

BIOCARBURANTI,

NUOVI FEEDSTOCK

PER DECARBONIZZARE

I TRASPORTI

Casa Editrice

la fiaccola srl

IL WATER REUSE

DEI REFLUI

DI CANTINA NEI PERIODI

SICCITOSI


DOPPIO TAMBURO,

UNICA IMPRONTA

Meno passaggi,

risultati eccellenti.

L’impronta del doppio tamburo parla

chiaro: minor numero di passaggi

e una compattazione uniforme.

I compattatori TANA sono progettati

per gestire e compattare in discarica

ogni tipologia di rifiuto, garantendo

sempre la massima efficienza, anche

nelle condizioni più difficili, con

precisione di manovra e senza il

minimo rischio.

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compattatore H520

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2 SOMMARIO

wasteweb.it

waste@fiaccola.it

Stampato su carta FSC

ISSN 2610-9069

Numero 34

Marzo 2025

EDITORIALE

3

In primo piano

8 Cestino d’oro

Al manuale per la gestione

e demolizione dei BEV

9 Up e Downcycling

Progetti geniali, idee bizzarre

10 Waste Strategy

La fotografia del WAS Annual

Report

12 Pillole dal laboratorio

Contratti di servizio e PEFA

14 App e Sturtup

L’angolo delle buone idee

15 Welcome to jungle

Biodigestori interessati da

proposte di espansione...

16 Consuntivo riciclo

Anche quest’anno, e coi numeri

alla mano, facciamo il punto

sul riciclo in Italia nel 2023

21 Scaffale Circolare

I libri che ispirarano un futuro

sostenibile

Economia circolare

24 CircolarMente

Il delicato equilibrio tra vantaggi

e svantaggi delle fibre naturali

26 Circular value Forum

Protagoniste le città smart

e circolari

28 Fattore A

Svolta green per il settore

dell’arredamento con il nuovo

consorzio dedicato

Energia

32 Next generation

Biocarburanti di seconda e terza

generazione. Uno strumento per

decarbonizzare i trasporti?

Rifiuti solidi

36 Tra luci e riflessi

L’intervista al Presidente del

Consorzio Recupero Vetro

38 Batterie esauste

Le domande sulla loro gestione:

Tradizionali o agli ioni di litio?

48 Un’ottima scelta

Trituratori 4.0 per ottimizzare

la lavorazione delle zinco

50 Bisogna farlo bene

Impianti al top per il trattamento

dell’umido da FORSU

52 Riconversione colossale

Un nuovo polo logistico al posto

della storica acciaieria di Trieste,

grazie a frantumazioni in sito

56 Cambio di paradigma

Atlantide, il software che si

interdigita col RENTRI

Biowaste

58 Biogas e normative

Chiusi i primi bandi per i nuovi

impianti in regime FER 2

Acque reflue

62 Non solo vino

Reflui di cantina come risorsa

ulteriore di acqua

64 Il trio perfetto

Aqua, Novel e AlgaeFarm

a Pordenone

Veicoli&Allestimenti

66 “4R”uote

La rubrica sulla circolarità

nell’automotive

68 LetExpo

La quarta edizione a VeronaFiere

3 Editoriale

6 Numeri e poltrone

22 News economia circolare

34 News energia

35 News rifiuti solidi

60 News biowaste

61 News acque reflue

70 News veicoli&allestimenti

Direttore Responsabile

Lucia Edvige Saronni

lsaronni@fiaccola.it

Direttore Editoriale

Giuseppe Guzzardi

gguzzardi@fiaccola.it

Consulenza Tecnico-Scientifica

Marco Comelli

mcomelli@fiaccola.it

Coordinamento Editoriale

Federica Lugaresi

flugaresi@fiaccola.it

Redazione

Mauro Armelloni, Matthieu Colombo

Fabrizio Parati, Emilia Longoni

waste@fiaccola.it

Collaboratori

Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano

Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana,

Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni,

Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio,

Michele Ragonese, Riccardo Rossi

Segreteria

Jole Campolucci

jcampolucci@fiaccola.it

Amministrazione

Margherita Russo

amministrazione@fiaccola.it

Marzia Salandini

msalandini@fiaccola.it

Abbonamenti

Mariana Serci

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abbonamenti@fiaccola.it

Traffico e pubblicità

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marketing@fiaccola.it

Marketing e pubblicità

Sabrina Levada (Responsabile estero)

slevada@fiaccola.it

Agenti

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T 0425 34045 - Cell. 348 5121572

info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia,

Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna

(escluse Parma e Piacenza)

Trimestrale - LO-NO/00516/02.2021CONV

Reg. Trib. Milano N. 230 del 19/07/2017

Stampa

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STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313

21/11/1985 - Roc 32150

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una copia Euro 20,00

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È vietata e perseguibile per legge la riproduzione totale o parziale

di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa

rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali,

ecc. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati

rimane esclusivamente agli autori. Il suo nominativo è inserito

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ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta

alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it

Organo di informazione

e documentazione

Questo periodico è associato

all’Unione Stampa Periodica Italiana:

numero di iscrizione 15794

Casa Editrice

la fiaccola srl

20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37

Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484

fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com

NON

SMETTERE

DI

CREDERCI

Da qualche numero insistiamo, qui e in altre parti della rivista,

sulle contraddizioni interne che stanno minando a mio parere

le politiche verdi della UE. Esempi ne abbiamo già fatti e ne faremo,

ma forse non è nemmeno quello il dilemma da affrontare

per chi vuole ridurre l’impatto delle attività umane sul pianeta

senza rinunciare a quello che ci rende così diversi dai nostri antenati

(almeno dalla stragrande maggioranza di essi).

Il punto è che tutti dobbiamo capire che anche in questo ambito bisogna

fare scelte, avere una gerarchia di valori. Affermare che si lavora

per i valori della sostenibilità, della circolarità, ha significato prossimo allo zero

(oggi sono ottimista) se non li si definiscono, si cercano gli obiettivi (sono diversi dai valori,

eh, sì) e si trovano gli strumenti per raggiungerli.

Prima che vi annoiate, prendiamo l’esempio dell’ecodesign, nato dal quadro concettuale

del design-for-x, che oggi viene applicato alla sostenibilità.

Se ci affidiamo alle 4 R, la riduzione, visto che abbiamo detto che non si rinuncia a prodotti

disponibili al maggior numero di persone, si traduce in design for durability, che implica

non solo l’utilizzo di materiali robusti, ma include almeno altre X, con la riparazione. Così

abbiamo design for maintenance, con l’appendice del design for upgrading (aggiungere

funzionalità ad un prodotto). La prima è abbastanza intuitiva, se non si dimentica che la

manutenzione deve essere conveniente. L’upgrading implica che il prodotto consenta

l’aggiunta di elementi e che il suo software sia aggiornabile ed estendibile. Un tempo si

diceva architettura aperta.

Riuso. Il riuso del prodotto intero non è ovviamente un fattore, il mercato dell’usato esiste

da millenni, anche se bisogna fare attenzione a certe tendenze. Ma il riuso delle singole

componenti è sicuramente un obiettivo, perchè permette la riduzione. Però, il costo per

rimuovere le componenti non deve essere eccessivo, e deve prima di tutto essere possibile.

Quindi design for disassembly. Veniamo al riciclo. Vale la stessa cosa del riuso con

in più il fatto che i materiali devono essere riciclabili molte volte (usare materiali

di riciclo che poi non sono più riciclabili confina col greenwashing). Ne conseguono

tecniche di assemblaggio reversibili. Benissimo. Se guardiamo però le altre componenti

della sostenibilità ci scontriamo con design for lightness, design for assembly,

design for affordability, e l’oscuro design for environment. Tutte che sono

in maggioranza incompatibili nel mondo reale con le altre X. Non ci credete?

Pensateci.

Ma il titolo? Un po’ c’entra con il testo, ma soprattutto deriva dal fatto che in

questa domenica lavorativa sto riascoltando canzoni e il mio spirito è stato

elevato da un pezzo dei Journey, Don’t stop believing. L’anno scorso Forbes

l’ha definita la canzone rock più grande di tutti i tempi. Sicuramente è una

grande canzone. Vi consiglio la versione live registrata a Houston (TX) nel

1981, la voce di Steve Perry in stato di grazia, con tutto il gruppo.

Come scrisse quello, da ascoltare al massimo vo lu me.

https://youtu.be/VcjzHMhBtf0?si=Age_uOuRoVXU6_fo

Marco Comelli



9

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

4 PARTNERS

BRUMOLA . . . . . . . . . . . . . . . . .31

brumola.com

INDECO SpA . . . . . . . . . . . . .IV Cop

indeco.it

Anno IX

Marzo

2025

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

BUSI GROUP Srl . . . . . . . . . . . . .61

busigroup.it

MITAMBIENTE Srl . . . . . . . . . . . .1

mitambiente.it

È TUTTO

VE(T)RO

ISSN 2610-9069

0 0 0 3 4 >

772610 906904

CIRCULAR VALUE FORUM . . . . .27

circularvalueforum.it

SCAI SpA . . . . . . . . . . . . . . .III Cop

scaispa.it

CONEXPO 2026 . . . . . . . . . . . . .41

conexpoconagg.com

E-TECH 2025 . . . . . . . . . . . . . . .47

e-tech.show

ECOTEC SOLUTION Srl . . . . . . .23

ecotecsolution.com

EDIL 2025 . . . . . . . . . . . . . . . . . .69

fieraedile.it

FOR REC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .35

forrec.eu

STADLER ANLAGENBAU . . . . . .11

stadler-italia.com

SUM 2025 . . . . . . . . . . . . . . . . . .71

sumsymposium.it

TANA ITALIA Srl . . . . . . . . . .II Cop

tanaitalia.com

WASTE MANAGEMENT

EUROPE 2025 . . . . . . . . . . . . . . .45

wme-expo.com

WOLTERS KLUWER ITALIA Srl . . .5

wolterskluwer.com

Casa Editrice

la fiaccola srl

BIOCARBURANTI,

NUOVI FEEDSTOCK

PER DECARBONIZZARE

I TRASPORTI

IL WATER REUSE

DEI REFLUI

DI CANTINA NEI PERIODI

SICCITOSI

L’Italia è il terzo fabbricante mondiale di

imballaggi in vetro: uno dei motivi per cui

il suo riciclo è così importante. Non solo

stiamo parlando di un materiale sostenibile,

ma anche riciclabile infinite volte e

capace di mantenere le proprie performance

inalterate. All’interno del numero,

l’intervista a Gianni Scotti, Presidente di

Coreve.

(Photo Credit: Coreve)

AZIENDE CITATE

A

Althesys . . . . . . . . . . . . . . .9

Assarredo . . . . . . . . . . . . .28

FederlegnoArredo . . . . . . .28

Flexis . . . . . . . . . . . . . . . . .70

G

Green Alliance . . . . . . . . . . .6

Green Independence . . . . .14

M

My Fire . . . . . . . . . . . . . . . .6

O

Oceanic Environmental

Cables . . . . . . . . . . . . . . . .61

S

SEAS . . . . . . . . . . . . . . . . .65

Servizi Ospedalieri Spa . . .22

SID . . . . . . . . . . . . . . . . . .52

Sparkle . . . . . . . . . . . . . . .61

Swappie . . . . . . . . . . . . . .44

B

Balli . . . . . . . . . . . . . . . . . .35

E

Esa-Com . . . . . . . . . . . . . .14

F

F.lli Rossi . . . . . . . . . . . . . .48

H

Haiki Plus S.p.A . . . . . . . . .55

I

Igers Srl . . . . . . . . . . . . . .55

L

La Ricci Pietro . . . . . . . . . . .6

P

Pasa Labs . . . . . . . . . . . . .38

Poste italiane . . . . . . . . . .42

R

RE2sources . . . . . . . . . . . .50

Renault . . . . . . . . . . . . . . .70

U

Untha . . . . . . . . . . . . . . . .48

V

Volvo . . . . . . . . . . . . . . . . .70

W

Woodtech . . . . . . . . . . . . . .6

fiaccola service

WASTE 34

Servizi offerti dalla Casa Editrice

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

2 3

4

6 PRIMO PIANO Soluzioni

IN EVIDENZA

1 2 3 4

IN EVIDENZA

PRIMO PIANO

12 3

4

7

Numeri e poltrone

GREEN ALLIANCE

L’accendiamo

Un’Alleanza tra

le principali

imprese italiana

del settore della

distribuzione delle

biomasse legnose.

Stiamo parlando di

Green Alliance, una

nuova realtà nello

sviluppo delle energie

rinnovabili, in

particolare delle

biomasse combustibili.

La Ricci Pietro, il gruppo

Woodtech e la My Fire,

sono le tre imprese

italiane coinvolte

nell’operazione.

I tre imprenditori delle

tre aziende - Daniele

Rigamonti (Gruppo

Woodtech), Francescop

Fabbri (Ricci Pietro) e

Pietro Di Sarno (My Fire)

- assumeranno il ruolo

di soci operativi di Green

Alliance, mantenendo la

guida delle loro società.

Il tutto si inserisce in un

panorama in rapida

evoluzione del settore

delle biomasse, con

l’obiettivo di rafforzare il

ruolo dell’Italia nella

distribuzione di energia

rinnovabile da fonti

legnose a livello

europeo. Daniele

Rigamonti ha

dichiarato: “L’unione

delle tre principali

realtà italiane delle

biomasse combustibili

ci consente di

consolidare la nostra

leadership e di offrire ai

consumatori una

fornitura sicura,

sostenibile e

competitiva”.

PEPPER WIND

Vai col vento

Un impianto eolico

da 50,5 milioni di

euro, localizzato in

Basilicata e a produzione

di energia rinnovabile, è in

fase di costruzione nei

comuni di Ferrandina (MT),

Salandra (MT) e Garaguso

(MT).

Ha una capacità installata

complessiva di 32 MW ed

una produzione annua

stimata di circa 72 GWh,

che consentirà di

soddisfare i fabbisogni

energetici annui di 71 mila

persone.

Una volta in esercizio – si

prevede che lo sarà entro il

12 3

4

2025 - l’impianto sarà in

grado di evitare emissione

di 52 mila tonnellate di

CO 2 . L’impianto esisterà

grazie ad un finanziamento,

certificato green e che

beneficia dei fondi BEI

(Banca Europea degli

Investimenti) dedicati alla

transizione energetica.

Questo asset energetico,

“grazie all’impatto positivo

in termini di mitigazione

del cambiamento climatico

e aumento della sicurezza

energetica nazionale,

rientra negli obiettivi

dell’EU Green New Deal”.

STATI UNITI

Casa Bianca,

che paura…

Possiamo

dire LA

poltrona per

eccellenza, quella

del neo Presidente

americano Trump.

E adesso? I segnali

non sono quelli dei

migliori, visto che

verrà abbandonato

l’accordo sul clima

di Parigi, firmando

un ordine esecutivo

nel suo primo

giorno di ritorno

alla presidenza,

dichiarandolo

“ingiusto e

unilaterale”. E’

stata firmata anche

una lettera alle

nazioni Unite per

informare

dell’uscita degli

Usa, dando il via

all’iter formale di

ritiro “dall

principale

sforzo

mondiale al

mitigamento

degli impatti

della crisi

climatica”.

Perché,

sembra che

rappresenti un

vincolo

all’espansione

economica degli

Stati Uniti: in

pratica avanti con

le trivellazioni

(anche nell’Artico),

e con le automobili

più inquinanti,

bloccando

l’offshore eolico. A

questo punto quale

potrà essere il

contributo

dell’America alla

crisi climatica, è

difficile da dire. Ma

sicuramente ne

vedremo delle

belle.

CIRCULARYARD

Cantieri puliti

Nasce CircularYard, la newco di

Fincantieri e Gruppo Hera per la gestione

dei rifiuti in tutti i cantieri di Fincantieri in

Italia e estero. Sono 13 milioni di euro previsti

come investimento nella progettazione e

costruzione di nuovi impianti, infrastrutture e

attrezzature in ottica di economia circolare, che

porteranno da subito, ad una riduzione del 15% di

scarti indifferenziati diversamente destinati allo

smaltimento. Grazie alle competenze delle

società della partnership, CircularYard introdurrà

soluzioni innovative che garantiranno un maggior

controllo sui fornitori, a vantaggio di trasparenza

e qualità lungo tutta la filiera. Si prevede che, a

regime, verranno trattate 100 mila tonnellate

l’anno di scarti industriali, con focus sulla loro

12 3

4

valorizzazione di gestione, smaltimenti e residui

recuperabili (in particolare ferro, legno, plastica e

carta). Verranno anche studiati interventi mirati

per il riuso e trattamento delle acque o il

recupero del rame. Pierroberto Folgiero,

Amministratore Delegato e Direttore Generale di

Fincantieri, ha commentato: “CircularYard

rappresenta un progetto che unisce know-how

complementari e ci consente di applicare le

migliori pratiche e l’innovazione tecnologica nella

gestione e nella valorizzazione dei rifiuti e degli

scarti di produzione”.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

8 PRIMO PIANO Soluzioni

WASTE AWARD

PUNTI COSPICUI

PRIMO PIANO

9

Upcycling e Downcycling

Marco Comelli

Collettore e collante

delle normative

guida per la

valorizzazione del

fine vita del veicolo

elettrificato. Questo

lo scopo del report

pubblicato da ADQ

(Associazione

Demolitori di

Qualità), in

collaborazione con

la società di

consulenza NOMOS.

Un faro nella nebbia

che non solo

riassume le buone

pratiche, ma che è

anche utile a fini

formativi.

Cestino d’oro

Un manuale per la gestione e la demolizione dei BEV

che è anche guida a fini formativi. Per una filiera più circolare

dell’automotive procede,

anche se il suo principale simbolo, l’auto

a batterie, BEV, stenta. Ma veicoli L’elettrificazione

elettrificati non significa solo BEV. Gli ibridi di

ogni tipo sono in crescita rapida, anche in Italia,

e presentano molte delle caratteristiche tecniche

che rendono la gestione del loro fine vita

diversa, e secondo molti, problematica, rispetto

ai veicoli tradizionali. Anzi, certi tipi di ibridi contengono

sistemi di accumulo dell’energia anche

più sfidanti, viste le densità energetiche, di quelli

dei BEV.

Un faro nella nebbia

Abbiamo scritto diverse volte in passato sull’allarme

che le auto elettriche (si intendono le BEV)

sta sollevando nella filiera della demolizione,

soprattutto dal punto di vista

dell’insostenibilità economica

dell’attività di fronte alla riduzione

dei componenti e della concentrazione

del valore e del peso

nei pacchi batteria, la cui gestione

sfugge al campo d’azione che

la normativa riserva ai centri di

raccolta e demolizione. Le preoccupazioni

però sono anche

tecniche e riguardano pure gli

ibridi: che apparecchiature bisogna

avere per demolire un veicolo

elettrificato? Come

deve essere strutturata

l’officina? Che formazioni e certificazioni devono

avere i lavoratori? Dove vanno stoccate le batterie?

Se mi arriva un veicolo incidentato, con sospetto

danno alle batterie, cosa devo fare?

Spesso non ci sono normative chiare e definite,

o se esistono sono sparse in un pulviscolo di

standard, regolamenti, buone pratiche.

Quindi, assegniamo il nostro Cestino d’Oro all’iniziativa

che l’ADQ, Associazione Demolitori di

Qualità, in collaborazione con la società di consulenza

NOMOS, ha concepito per creare il report

“Valo rizzazione del fine vita del veicolo elettrificato”.

Non si tratta di un manuale nel vero

senso della parola, ma con successo individua

le condizioni operative necessarie per operare

in sicurezza ed esplora le attrezzature necessarie

per il controllo, lo smontaggio e la movimentazione

delle componenti

critiche dei veicoli elettrificati a

fine vita, come batterie, inverter

e motori elettrici. La pubblicazione

può essere utilizzata anche a

fini formativi. Di particolare interesse

ci sembra il capitolo dedicato

all’esame delle opportunità

di recupero e riuso delle componenti

dei veicoli elettrificati. 201

pagine di lettura interessante,

utilizzabili anche in consultazione.

Il volume non è in commercio

ma può essere richiesto

ad ADQ.

l

Marzo 2025

La pagina che sottolinea le notizie più interessanti del momento

ma anche del futuro, in antitesi con baggianate sapienti e idee

fuori moda o che hanno stancato o che lasciano il tempo che trovano

Patto circolare

Un accordo smart. Per

davvero. Quello tra Aliplast

(Gruppo Hera) e Sacme

(leader nella produzione di

buste in plastica) che dà la

Pussa via

Il tessile è uno dei

settori più inquinanti.

L’industria

dell’abbigliamento è tra

quelle da cui arrivano

più rifiuti. In Europa,

ogni anno vengono

prodotti dalle singole

persone più di 15 kg di

rifiuti tessili. Va bene.

Lo sappiamo. Ma le

fibre vergini sono

Marzo 2025

wow

bleah!

possibilità alle catene della

Gdo di “trasformare il

proprio film da imballaggio

in sacchi pattumiera per

rifiuti venduti come private

label”, all’interno della

stessa catena che ha

prodotto lo scarto. Un

bell’esempio di economia

intoccabili e non

potranno mai essere

sostituite

(completamente) da

materiali riciclabili. C’è

invece chi ci prova con

Infinna - una fibra

tessile a

circolare dove il produttore

di materia prima seconda

vede realmente quelli che

sono i suoi consumatori

finali. In pratica funziona

così: Aliplast raccoglie lo

scarto che trasforma in

Ldpe rigenerato, e che

viene utilizzato da Sacme

per realizzare i sacchi

pattumiera che

contengono almeno l’80

per cento di materiale

riciclato. I sacchi vengono

poi venduti all’interno dei

Gdo partner, e sono pure

verificati nella tracciabilità

del prodotto. Niente da

dire… tranne che chapeau!

base di cellulosa

riciclabile e

biodegradabile - che

deriva da riciclo di

scarti ad alta

percentuale di cotone

(contenuto per non

meno dell’88%). Un

Federica Lugaresi

rimpastone da cui si

ricava un filato che

sembra abbia la

percezione tattile

analoga al cotone, tanto

che Patagonia la sta

sperimentando nelle

magliette. Ma il punto è:

verrà assicurata

realmente la massima

longevità a prodotti e

materiali,

posticipandone il loro

fine vita? Infinna non è

cotone riciclato ma

qualcosa che gli

somiglia molto

lontanamente. Il cotone

è cotone e può durare

decenni. Funzionerà? Le

perplessità sono tante…



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

10

PRIMO PIANO

COMPARTO E CAMBIAMENTI

L’industria dei rifiuti

nella fotografia

del WAS Annual Report

L’innovazione tecnologica ha consentito nuove

soluzioni per la raccolta e il recupero dei rifiuti,

ma anche facilitato il recupero dei materiali più complessi,

attraendo così nuovi player da settori diversi

Alessandro Marangoni

Alessandro Marangoni, economista

e docente universitario, è fondatore e ceo di

Althesys, società professionale indipendente

specializzata nella consulenza strategica

e nello sviluppo di conoscenza.

Opera con competenze di eccellenza nei settori

chiave di ambiente, energia, infrastrutture e

utility, nei quali assiste imprese e istituzioni.

Nell’arco di oltre un decennio, il settore italiano

del waste management ha visto cambiamenti

significativi, affrontando diversi

contesti economici e industriali in un’evoluzione

che, da un lato, ha dato una nuova fisionomia al

comparto e, dall’altro, ha portato a nuove sfide e

opportunità per le imprese.

Qualche numero

Il valore della produzione (VP) dei principali 120

operatori della raccolta, trattamento e/o smaltimento

dei rifiuti urbani (RU), sia pubblici che

privati, ha raggiunto nel 2023 gli 11,8 miliardi di

euro, in aumento del 3,8 per cento rispetto all’anno

precedente. Il 92% si deve ai 110 player

della raccolta e trattamento, che hanno coperto

oltre 4.800 Comuni (61% delle municipalità italiane),

e servito più di 46 milioni di abitanti (78%

della popolazione nazionale), mentre il restante

8% è stato generato dagli operatori del solo

smaltimento. Nel settore operano numerose

piccole-medie aziende e pochi grandi gruppi, ma

WAS è il think tank italiano sull’industria del waste management e del riciclo. Monitorare

il comparto del waste management e del riciclo, cogliere i trend evolutivi, analizzare le

strategie aziendali e indirizzare le policy è la sua mission. L’osservatorio sviluppa analisi

e studi sulla gestione dei rifiuti, la valorizzazione delle risorse e l’economia circolare,

monitorando il settore con l’Annual Report.

è in atto un progressivo consolidamento, che ha

portato il VP medio delle aziende rilevate da 94,4

milioni a 98 milioni di euro tra 2022 e 2023.

Al contempo, gli investimenti delle maggiori 120

aziende raggiungono gli 1,1 miliardi di euro nel

2023, in crescita dell’8,6% rispetto all’anno precedente,

quando si erano attestati sui 987 milioni

di euro. La componente principale, con un peso

del 55%, è rappresentata dagli impianti. Nel settore

dei rifiuti speciali, invece, gli operatori esaminati

sono 59 e, nell’anno, hanno un valore della

produzione aggregato di 4,7 miliardi di euro, in

aumento del 12% rispetto al 2022. In questo caso,

l’industria è composta per lo più da piccoli e

medi operatori diversificati e piccole imprese

specializzate, che incidono insieme per l’83%

del totale. Come nel comparto dei RU, tuttavia,

è in atto un consolidamento, con il VP medio delle

Top 59 che sale da 70 a 80 milioni di euro solo

tra 2022 e 2023.

Scenario scoppiettante

In questo quadro, l’innovazione tecnologica ha

portato a nuove soluzioni per la raccolta, il trattamento

e il recupero, ottimizzando i processi e

facilitando il recupero dei materiali più complessi.

Ne sono scaturite opportunità che hanno attratto

player da settori diversi, che hanno acquisito

operatori del waste management e stretto

accordi di collaborazione per condividere risorse

e know-how con le aziende storiche del comparto.

Cresce, inoltre, l’interesse del mondo finanziario,

con l’affacciarsi di investitori istituzionali

e l’aumento del credito per gli investimenti

volti alla crescita delle imprese.

l

Marzo 2025

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

12 PRIMO PIANO Soluzioni

NORMATIVE E CONTRATTI

NORMATIVE E CONTRATTI

PRIMO PIANO

13

Contratti di servizio, bandi

di gara e PEFA: quale futuro

per la gestione dei rifiuti urbani?

PEFA, PEFA DI GARA E PEFA DI OFFERTA A CONFRONTO

PEFA PEFA DI GARA PEFA DI OFFERTA

Provvedimento Allegato al contratto Schema tipo di bando di gara Schema tipo di bando di gara

di servizio adeguato allo schema tipo

Soggetto che Gestore Ente territorialmente competente Gestore

elabora il PEFA

Schema tipo di PEFA Metodo tariffario pro tempore vigente (MTR) Metodo tariffario pro tempore vigente (MTR) Metodo tariffario pro tempore vigente (MTR)

Documentazione Piano tariffario, conto economico, rendiconto Sviluppo dell’andamento dei costi di gestione Piano tariffario, conto economico,

finanziario e stato patrimoniale e di investimento e previsione annuale rendiconto finanziario e stato patrimoniale

dei proventi in tariffa, corredato da schema

(semplificato) di conto economico, rendiconto

finanziario e stato patrimoniale

Contenuti - Programma degli interventi - Programma degli interventi -Programma degli interventi

e piano finanziario degli investimenti e piano finanziario degli investimenti e piano finanziario degli investimenti

- Specifica di beni, strutture e servizi disponibili - Specifica di beni, strutture e servizi disponibili - Specifica di beni, strutture e servizi disponibili

per l’effettuazione del servizio (anche di terzi) per l’effettuazione del servizio (anche di terzi) per l’effettuazione del servizio (anche di terzi)

- Risorse finanziarie necessarie - Risorse finanziarie necessarie - Risorse finanziarie necessarie

per effettuare il servizio per effettuare il servizio per effettuare il servizio

Andrea Ballabio,

Nicoletta Barabaschi,

Donato Berardi,

Giovanni Salpietro,

Samir Traini e Nicolò

Valle

Il Laboratorio REF

Ricerche è un think tank

che intende riunire

selezionati rappresentanti

del mondo dell’impresa,

delle istituzioni e della

finanza al fine di

rilanciare il dibattito sul

futuro dei Servizi Pubblici

Locali

I rifiuti urbani e loro governance industriale

necessitano di strategie per il territorio.

Ci sono strumenti che fanno fare un balzo in avanti

Lo schema tipo di contratto di servizio, di

bando di gara e il Piano Economico-

Finanziario di Affidamento (PEFA) rappresentano

un passo decisivo verso una gestione

industriale dei rifiuti urbani orientata

al miglioramento del servizio. Attraverso questi

strumenti, gli obiettivi di miglioramento del

servizio si legano indissolubilmente agli sviluppi

della tariffa, divenendo impegni codificati

in sede di gara e, quindi, escutibili nella conduzione

del servizio. Una prospettiva, questa,

che chiama gli Enti territorialmente competenti

(ETC) a delineare le strategie per il territorio

in modo coerente: un sostegno al consolidamento

della governance e ad affidamenti

di scala sovra-comunale.

Lo schema tipo di contratto di servizio: una

misura di armonizzazione

Con l’introduzione di uno schema tipo di contratto

di servizio (Delibera 385/2023/R/rif e relativo

allegato), ARERA ha stabilito i contenuti

minimi obbligatori che tutti i contratti devono

rispettare, promuovendo una maggiore omogeneità

delle prestazioni e una gestione più

efficiente del servizio dei rifiuti urbani. Al contempo,

ARERA ha voluto armonizzare i diversi

ambiti della regolazione del ciclo dei rifiuti urbani,

fornendo strumenti che consentano di

superare alcune criticità riscontrate nei primi

sei anni di regolazione del servizio. il corrispettivo

contrattuale è determinato in conformità

alla metodologia tariffaria pro tempore

vigente, con le eventuali riduzioni delle entrate

tariffarie determinate dai valori massimi del

MTR che devono trovare spazio come detrazioni

(Art. 4.6), senza però specificare che la

LO SCHEMA TIPICO DI CONTRATTO

DI SERVIZIO

PEFA

Obblighi

standard

di qualità

Contratto

di servizio

Disciplina

dei controlli e

sanzionatoria

Corrispettivo

del gestore

ed equilibrio

economicofinanziario

Fonte: elaborazione grafica Laboratorio REF Ricerche

Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche

casistica della scontistica offerta in sede di

gara è l’unica applicabile dall’ETC. Infine, ARE-

RA ha codificato i percorsi e le misure per preservare

l’equilibrio economico-finanziario delle

gestioni, a garanzia della continuità del

servizio.

Lo schema tipo di bando di gara: una spinta

alla qualità tecnica del servizio

Attraverso lo schema tipo di bando di gara

(Delibera 596/2024/R/rif e relativo allegato),

ARERA intende assicurare la coerenza tra i

nuovi affidamenti e le previsioni regolatorie vigenti,

in particolare in materia di tariffe e qualità

del servizio, rafforzando e integrando quanto

disposto nello schema tipo di contratto di

servizio. Sono esclusi dall’ambito di applicazione

le procedure ad evidenza pubblica finalizzate

ad individuare i meri “prestatori d’opera”,

laddove il bando di gara si applica a tutte

le procedure ad evidenza pubblica finalizzate

alla selezione degli operatori qualificabili come

“gestore integrato” o “gestore”, oltre che nei

casi di affidamento a società mista.

Il regolatore ha voluto disciplinare unicamente

i contenuti “minimi” del bando di gara, intervenendo

solo sugli elementi che riflettono peculiarità

tecniche, economiche ed industriali

del servizio. La ratio è, quella, di imprimere

una spinta al miglioramento delle performance

tecniche del servizio. Da qui, il tetto massimo

del 30% per la parte economica dell’offerta,

così da soddisfare le rilevanti esigenze

di miglioramento dei profili tecnici e ambientali.

Tra le altre cose, rileva anche la possibilità

- per l’ETC - di richiedere un’offerta che presenti

migliorie tecniche e costi in aumento,

anche a discapito del contenimento dei costi

del servizio.

Il PEFA: l’anello di congiunzione tra il contratto

tipo e il bando di gara tipo

Il PEFA costituisce il trait d’union tra il contratto

tipo e il bando tipo e si compone del piano

tariffario, del conto economico, del rendiconto

finanziario e dello stato patrimoniale e

dev’essere elaborato secondo il metodo tariffario

pro tempore vigente. Anche per gli affidamenti

antecedenti il D.Lgs. n. 201/2022,

occorre fondare il PEFA sui criteri indicati dalla

metodologia tariffaria, indipendentemente

dallo schema utilizzato. Parimenti, per la necessità

di elaborare il conto economico, lo stato

patrimoniale e il rendiconto finanziario, lo

stesso contratto tipo stabilisce che si stratta

di elementi costituenti il PEFA, a prescindere

dallo schema di riferimento, in quanto indispensabili

per verificare l’equilibrio economico

e finanziario, giustificando così l’introduzione

del PEFA che differisce rispetto al PEF, in

quanto costituito dal mero piano tariffario pluriennale.

l

Per approfondire

Contratti di servizio,

bandi di gara e PEFA:

la gestione dei rifiuti

urbani guarda al futuro

Position Paper n. 280 -

Laboratorio REF,

dicembre 2024

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

14 PRIMO PIANO Soluzioni

ANGOLO INNOVAZIONE

WELCOME TO THE JUNGLE NEWS PRIMO PIANO

15

Economia Circolare

App e Startup

Eliana Puccio

La tecnologia può essere un ottimo alleato dell’uomo,

anche nella raccolta differenziata. Spazio ad app e idee

che generano nuove opportunità di business sostenibile

Buoni e cattivi, secondo

convenienza

La nostra rubrica per un tema antico. Su questo numero

ci occupiamo di biodigestori interessati da proposte di espansione

Marco Comelli

ESA-COM

Gestore delle attività di raccolta e

trasporto dei RSU nei comuni all’interno

del Bacino Territoriale di Verona Sud, ha

lanciato una video guida multilingue per

migliorare la comunicazione con i

cittadini e promuovere una gestione

consapevole dei rifiuti e degli altri servizi

gestiti dalla società. Ad essa si può

accedere con un semplice QRCode,

ed è stata progettata

interamente avvalendosi

dell’intelligenza

artificiale per offrire

un’esperienza intuitiva e

personalizzata.

GREEN

INDEPENDENCE

La start up pugliese, nata

a Brindisi, si è

aggiudicata due bandi

pubblici per un totale

di 850mila euro: il

bando Smart&Start di

Invitalia, con un

incentivo di 500mila euro,

e il bando TecnoNidi della

Regione Puglia, con un

finanziamento di ulteriori

350mila euro.

Tra gli investitori in suo

supporto c'è la Scientifica

Venture Capital, Fondo H2,

Plug and Play e CDP

Venture Capital, per un

totale di 1,4 milioni di euro

raccolti. La start up è a

lavoro da alcuni anni sul

progetto New Artificial

Leaf (Nal), un pannello

Gli utenti possono navigare tra i contenuti

scegliendo lingua e tema, rendendo la

consultazione immediata. I video integrati

garantiscono infatti una comunicazione

chiara ed efficace attraverso un avatar in

grado di parlare - oltre che in italiano -

anche in inglese, arabo e romeno.

“Vogliamo offrire ai cittadini strumenti

moderni e accessibili, capaci di

semplificare la gestione dei rifiuti e

promuovere comportamenti

responsabili,” hanno detto

Maurizio Lorenzetti e Maurizio

Barbati, rispettivamente

presidente e direttore generale di

ESA-Com.

solare evoluto che

desalinizza o depura le

acque marine o di scarto e

produrre non solo energia

ma direttamente idrogeno

verde. La tecnologia

sfrutta fino a tre volte

l’energia solare rispetto ai

pannelli convenzionali e

integra un sistema

innovativo di purificazione

dell’acqua che utilizza il

calore residuo per

purificarla o

desalinizzarla.

Marzo 2025

Chiariamo. Non ci riferiamo a persone o

personalità politiche, ma ai progetti, che

piacciono o non piacciono secondo motivazioni

a volte (eufemismo) difficili da capire.

Qualche esempio a caso, accumunati dall’essere

tutti ubicati nella Provincia Granda (Cuneo).

A Saluzzo uno dei bastioni dell’economia locale,

la Sedamyl, che produce a partire dai cereali

una serie di ingredienti per l’industria alimentare,

della carta e in prospettiva delle plastiche

biobased (amido, glucosio, proteine, alcool etilico),

ha avviato un progetto di allontanamento

del proprio stabilimento dal centro della città,

ribaltandolo verso la campagna e costruendo

un grande biodigestore anaerobico per il trattamento

dei residui con la produzione di 1300

standard metri cubi l’ora. L’azienda già opera

con un digestore più piccolo che lavora con i fanghi

del depuratore delle acque reflue per alimentare

un piccolo cogeneratore. La maggior

parte dell’energia e del calore viene da cogeneratori

a metano di rete, il cui calore residuo alimenta

anche in parte l’impianto di teleriscaldamento

di Saluzzo. La proposta di espansione

è passata a grande maggioranza nel consiglio

comunale della città.

Si sono opposti i consiglieri di opposizione (ça

va sans dire), che non gradiscono l’altezza dei

silos (16 metri) che metterebbero in pericolo i

voli del 118 e la skyline. La giunta è di campo

Marzo 2025

largo, l’opposizione è di centrodestra. Le elezioni

regionali in Piemonte sono passate.

Altro impianto, altro giro

Trasferiamoci a Borgo San Dalmazzo, comune

alle porte di Cuneo, dove esiste un impianto di

digestione aerobica, che produce compost da

FORSU (25.000 t) e verde (10.000 t) consumando

energia fossile (in aerobica va mantenuta una

temperatura superiore a 30 gradi) e rilasciando

in atmosfera il 13% in peso di CO 2 equivalente

per ogni unità di materia digerita (emissioni dirette

più energia per il riscaldamento).

L’impianto è colocato con un impianto di selezione

dell’indifferenziato autorizzato sino a

63.000 t l’anno. Con il PNRR è stato finanziato

un digestore anaerobico che lavorerà la FORSU

per biogas e poi biometano, passando il digestato

all’impianto aerobico che continuerà a trattare

anche il verde. È una soluzione abbastanza

diffusa, per esempio a Santhià e ad Asciano

(Siena), che permette di abbattere le emissioni,

produrre energia e produrre compost di elevata

qualità. A favore lo scorso giugno la giunta di

Cuneo, contraria l’opposizione. La prima di centrodestra,

la seconda di centrosinistra. Perché?

Ai lettori l’ardua sentenza (suggerimento: le elezioni

non erano ancora state effettuate). Ah,

Legambiente Piemonte è uscita dal fronte del

no ed è favorevole al progetto.

l



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

16 PRIMO PIANO Soluzioni

CONSUNTIVO RICICLO

CONSUNTIVO RICICLO

PRIMO PIANO

17

Percentuale di rifiuti

urbani avviati

al riciclaggio, nel 2023

(Credit ISPRA).

tessili; 1,0%

RAEE; 1,6% altro; 3,0%

vetro; 13,9%

plastica; 5,4%

Federica Lugaresi

Sua eccellenza?

Come ogni anno, e coi numeri alla mano, facciamo

il punto di ciò che è stato il riciclo nel 2023. L’Italia,

in termini di tasso di utilizzo circolare di materia,

è stata ancora una volta il Paese più performativo

in Europa ma… i passi da gigante sono un’altra cosa

2022), ma in termini qualitativi risulta peggiorata.

Sono infatti aumentati gli scarti e le frazioni

estranee che conducono ad un riciclo effettivo

del 49,2% (con il 16% di scarti).

Complessivamente in tutte le province/città

metropolitane del territorio nazionale, vengono

raggiunte percentuali di raccolta differenziata

di oltre il 30%; e sono solo 68 quelle che

hanno raggiunto il target del 65% (di cui 40

concentrate nel nord Italia).

organico; 41,2%

metalli; 2,9%

legno; 6,6%

carta e

cartone; 24,4%

Il rifiuto zero non esiste. Ma già il fatto che

il 20,8 per cento dei materiali usati dall’industria

italiana (la media europea è

quasi la metà) provenga dal riciclo degli

scarti stessi, è tanta roba. Lo si legge nel

Rapporto “Il riciclo in Italia 2024” ormai un

vademecum che la Fondazione per lo sviluppo

sostenibile presenta annualmente, e

che dà il termometro sulle singole filiere

(vecchie o nuove che siano).

Nel complesso, il riciclo quindi va bene (con

l’85,6% siamo un’eccellenza europea e lo siamo

già da una decina d’anni), dimostrando di

avere un sistema impostato e funzionante;

ma non si sono fatti balzi in avanti.

Ci sono filiere come quella degli imballaggi,

con tasso di riciclo pari al 75,3% (obiettivo al

2030 già scavalcato); ma anche quelle di carta

e cartone (92%), legno (65%) e vetro (77,4%)

che si difendono egregiamente. In parallelo

però, abbiamo filiere dove c’è ancora tanto da

fare. Soprattutto negli imballaggi in plastica

(tasso di riciclo inchiodato al 48% e sotto il target

europeo); nel riciclo dei rifiuti urbani (dove

è diminuita la qualità a causa di regioni con

raccolta ancora basse) e nei RAEE dove la raccolta

è scesa dal 39,5% del 2019 al 30% nel

2023. Insomma: bene ma non benissimo…

I punti critici

Secondo i dati ISPRA, la raccolta differenziata

dei rifiuti urbani è pari ad una percentuale del

66,6% della produzione nazionale. In termini

quantitativi è aumentata del 3,0% (rispetto al

Le filiere

in sintesi

C’è chi può dormire sugli allori,

in quanto ha già abbondantemente

superato i target

richiesti dall’UE al 2030, e chi

no. Le MPS hanno un mercato

troppo altalenante che va

a penalizzare la filiera del riciclo

per alcune materie.

L’Italia poi è un paese ad

alta intensità di produzione

di rifiuti. Soprattutto di

quelli secondari (rifiuti dei

rifiuti, provenienti da attività

propedeutiche al riciclo

stesso). E questo dato va a

confermare ulteriormente

il mancato sviluppo del

mercato delle MPS, ma anche

il fatto che gli scarti dei

processi produttivi diventino

rifiuti, quando potrebbero

essere reimpiegati.

Di seguito, una panoramica

(dal Rapporto Riciclo in

Italia), suddiviso per le principali

categorie.

Carta e cartone

Medaglia d’oro alla filiera

che torna a superare

l’obiettivo europeo dell’85%

fissato al 2030. Nel 2023 il

tasso di riciclo è salito al

92% (a fronte di un immesso

al consumo in calo, con una

quantità di imballaggi riciclati

di carta e cartone pari

a 4,7 Mt). Con andamenti incostanti

negli ultimi due anni

sia di consumi che dei mercati

delle materie prime.

Vetro

Il materiale più antico del

mondo, più ecologico ed

igienico, vede una flessione

sia come immesso al consumo

(7%), sia come raccolta

nazionale (4,3%), sia

come quantità di rifiuti riciclati

(che si è ridotta di oltre

il 10% rispetto al 2022, passando

da 2,3 a 2Mt). Con un

tasso di riciclo pari al 77,4%

- in calo di 3 punti rispetto

al 2022 - è ancora al di sopra

del target del 75% fissato

di legge al 2030. Il rottame

MPS ha raggiunto

costi elevati, nettamente

superiori a quelli della materia

vergine.

Plastica

Nel 2023 la filiera ha presentato

un +1,4% della

quantità effettiva di riciclo

di imballaggi immessi al

consumo, arrivando così al

48%. Ancora poco per raggiungere

il primo target al

2030 del 50%. Sono aumentate

le quantità avviate al riciclo

meccanico (+2,5%),

mentre quelle avviate a riciclo

chimico sono state

4.209 t (più del doppio rispetto

al 2022).

Ne vedremo delle belle col

nuovo Regolamento europeo

che cambierà il modo

di pensare e realizzare i

nuovi imballaggi. I prezzi di

mercato delle MPS plastiche

da riciclo sono ancora

troppo alti e la domanda

langue.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

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Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

18 PRIMO PIANO Soluzioni

CONSUNTIVO RICICLO

CONSUNTIVO RICICLO

PRIMO PIANO

19

Percentuali

di riciclaggio

dei rifiuti

da imballaggio

suddivisi

per categoria

merceologica

e relativi target

di riciclaggio.(Credit

ISPRA).

Per allinearsi quindi agli obiettivi europei, è

necessario recuperare i ritardi nei comuni

“pigri” ma soprattutto alzare la qualità degli

scarti facendo più attenzione nel migliorare

la cura della raccolta differenziata.

Arrancano anche le plastiche (col 47,7%, ancora

al di sotto dell’obiettivo del 50% al 2025).

Qui a frenare, sono i prezzi di mercato delle

materie prime seconde (e conseguente richiesta),

parallelamente al ribasso delle

quotazioni dei polimeri vergini, ed “all’entrata

sleale nel nostro Paese di materiali riciclati

non certificati”; aggiungiamoci anche

la domanda scarsa sia da parte del settore

Percentuale per la raccolta differenziata

nel 2022. (Credit ISPRA).

auto che edilizio. Ombre in vista per le materie

seconde generate dal riciclo degli PFU,

se non si sfrutteranno le possibilità di utilizzare

polverino di gomma riciclata negli asfalti

modificati (e relativa diffusione di impiego

degli stessi).

Nota dolentissima invece sui RAEE, che sarebbero

anche fondamentali per il loro contenuto

di materie prime seconde, spesso critiche

e/o preziose. Nel loro caso si registra

infatti una raccolta ancora bassa (30%), molto

lontana dal target europeo del 65%, e dalle

loro potenzialità. Tanto che l’UE ha aperto

una procedura d’infrazione verso il nostro

Rifiuti da

C&D 2,2%

RAEE 1,4%

Legno 5,4%

Metallo 2,0%

Plastica

8,8%

Spazzamento stradale

e recupero 2,6%

Ingomb. Misti 5,1%

Vetro 11,9%

Tessili

0,9%

Selettiva

0,3% Altro 2,1%

Frazione

organica 38,3%

Carta e cartone 19,1%

Acciaio

Circa l’88% degli imballaggi

immessi al consumo è avviato

al riciclo (con quantità pari

a 428 kt, ossia un +2,4% rispetto

al 2022). Questo aumento

consente di superare

il target del 70% al 2025, ma

anche quello dell’80% fissato

per il 2030. Altamente energivora

e climalterante, la

produzione dell’acciaio è

monitorata a livello mondiale

in termini di scelte tecnologiche

per minimizzarne l’impatto

ambientale.

Alluminio

Obiettivo del 50% (al 2025)

e del 60% (al 2030) superati!

Con 59,3 kt di materiale

riciclato, gli imballaggi al

consumo avviati al riciclo

sono il 70,3%. Con una flessione

del 3,3% rispetto al

2022, dovuta sia dalla diminuzione

delle quantità immesse

che delle quantità riciclate:

la causa sta nelle

oscillazioni di mercato del

valore dell’alluminio secondario.

Legno

Anche in questa filiera entrambi

i target al 2025 e

2030 (rispettivamente del

25 e 30%) sono stati abbondantemente

superati, raggiungendo

una percentuale

di riciclo pari al 64,9%. I

pannelli truciolari identificano

il 97% del materiale

legnoso riciclato, e vengono

utilizzati nell’industria del

mobile e complementi d’arredo.

Freschissima è la nascita del

Consorzio Sistema Arredo,

nonostante manchi ancora

un EPR.

RAEE

Indietro indietrissimo ed in

decrescita. I Raee identificano

miniere urbane di materie

prime critiche di cui il

nostro Paese ha bisogno.

Peccato che il tasso di raccolta

si attesti al 30%, ancora

lontano dal target europeo

del 65% fissato nel

2019. È necessario sensibilizzare

ed educare i cittadini

alla raccolta corretta, controllando

(e bloccando) tutto

ciò che passa fuori dai canali

ufficiali.

Bioplastica

Traguardo super raggiunto

sia per il target al 2025 che

al 2030.

Imballaggi e manufatti in

bioplastica vengono trattati

insieme all’umido urbano

grazie ad una fitta rete di

impianti di riciclo organico

distribuiti nell’intero Paese.

Sono stati riciclati il 57% degli

imballaggi sull’immesso

al consumo (pari al 44,3 kt).

Biorepack, il consorzio preposto,

ha presentato un

bando per campagne sul

corretto riciclo delle bioplastiche.

Rifiuti organici

La raccolta della frazione

verde e frazione

umida è obbligatoria da

gennaio 2022, ma esistono

comuni dove non è ancora

stata attivata. Nel 2022,

sono state raccolte complessivamente

7,2 Mt di organico

(5,4 Mt di umido e 1,8

mt di verde) da cui si sono

ricavati 409 Mm 3 di biogas.

In alcune regioni, gli impianti

hanno una capacità di

trattamento superiore al rifiuto

raccolto e disponibile.

Fanghi

In Italia il 95,7% dei Comuni

viene depurato in maniera

integrale, grazie anche ai

18.042 impianti di depurazione

delle acque reflue urbane

(sono solo 340 i Co -

muni non depurati).

Nel 2022 sono stati gestite

3 Mt di fanghi, di

cui il 54,2% è stato avviato

a smaltimento e il 43% a recupero.

Il restante 2,4% è

rimasto “in giacenza”.

PFU

Sono aumentati i quantitativi

nel 2022 rispetto al 2021

di PFU prodotti (+7,8%) a

fronte di un recupero pari

all’85,4% come materia.

Peccato nel conteggio, siano

considerate anche camere

d’aria, pneus da bici

ecc., tecnicamente escluse

dal DM; mentre i consorzi

dichiarano un recupero del

53%. Sono previste difficoltà

di riciclo con aumento di recupero

energetico (consolidamento

degli impianti di

pirolisi): non proprio economia

circolare…

Pile e accumulatori

Raccolta in flessione del -

l’8,7% rispetto al 2022.

Attenzione agli obiettivi previsti

dal nuovo regolamento

entrato in vigore nel 2023,

circa la raccolta dei rifiuti di

batterie portatili, di veicoli

e di valori minimi di materiali

recuperati dai rifiuti di

batterie.

Oli minerali usati

e oli vegetali

Altamente inquinanti i secondi,

si registra un tasso di

raccolta per entrambi, superiore.

Del 47% (per i primi)

sull’immesso al consumo,

con rigenerazione pari

al 98%; del +10% (rispetto

al 2022) secondo i dati dei

Consorzi ufficiali per i secondi.

Marzo 2025

Marzo 2025



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

20 PRIMO PIANO

CONSUNTIVO RICICLO

ANGOLO LETTURA

PRIMO PIANO

21

Rifiuti tessili

Secondo i dati ISPRA, nel

2022 si sono raccolte

160.300 t di tessili, in cui

non viene calcolata la frazione

donata che tecnicamente

non rappresenta un

rifiuto. Sono comunque 2,7

kg per abitante i rifiuti tessili

raccolti nel 2022 (2,6 kg

nel 2021). Nel settore viene

stimato che circa il 50% delle

frazioni tessile - raccolte

con modalità differenziata

- sia destinato alla valorizzazione

con finalità di riuso.

Il resto va incontro a downcycling

e a smaltimento

Paese. Il riciclo dei rifiuti organici invece si

trova in difficoltà a causa della capacità di

trattamento degli impianti, sovradimensionata

rispetto alla quantità di rifiuto disponibile.

Attualmente si sta sopperendo al gap

con il trattamento di altri rifiuti organici, quali

i fanghi.

Nel tessile, si hanno obblighi disattesi. In primis

a causa di quello relativo alla raccolta

differenziata anticipato (dal 1°gennaio 2022),

che non si vede però supportato da impianti

di riciclaggio ancora carenti. E dovrebbe anche

entrare un EPR ad hoc per il settore…

Veicoli a fine vita

Nel Rapporto 2024 di ISPRA,

nel 2022 sono state più di un

milione di tonnellate di veicoli

trattati (-27,8% rispetto

al 2021) presso i centri di

demolizione. La filiera arriva

al reimpiego e riciclaggio

di componenti pari all’86%

del peso medio del veicolo

(sopra il target del l’85% del

Le novità

Il legislatore europeo lascia in standby, per

ora, il completamento del procedimento per

l’EPR di cui sopra; di “obiettivi minimi di riduzione

degli scarti alimentari”; ma anche di

un migliore inquadramento dell’EPR per i

veicoli fuori uso, riciclaggio della plastica e

reimpiego di quella riciclata nella fabbricazione

di nuovi veicoli. Al via invece il

Regolamento per gli imballaggi e rifiuti da

imballaggio, il Regolamento sul trasporto

transfrontaliero dei rifiuti, il Regolamento

inerente le materie critiche, quello sulla disciplina

dei materiali da C&D (che amplia la

casistica di utilizzo dei materiali riciclati) e

last but not least, quello sull’Ecodesign e la

Direttiva sulla gestione delle acque reflue.

Dal Rapporto si evince che in termini di riciclo

- inteso come l’insieme dei processi di recupero

di materia – l’Italia sia sicuramente all’avanguardia,

ma come ormai diciamo da

tempo, è necessaria una garanzia di collocamento

e/o utilizzo dei prodotti riciclati sul

mercato.

Le procedure legislative sono una buona base

di partenza ma non sono sufficienti: il nostro

Paese infatti resta campione nel produrre

materie prime seconde ma, come detto poc’anzi,

mancano gli sbocchi successivi alle

fasi del recupero di materia.

l

2015), e del recupero totale

(qui l’obiettivo al 2015 è pari

al 95%). In merito alle auto

elettriche, si tenga presente

che hanno meno componenti

riutilizzabili e un valore

inferiore per i rottami

ferrosi.

Rifiuti da C&D

Il settore è in grande crescita.

Nel 2022, le 60 Mt di

rifiuti prodotte rappresentano

il 50% del totale dei

rifiuti speciali derivanti

dalle attività economiche,

con un tasso di recupero

pari al 79,8% (obiettivo del

70% al 2020 superato).

Nonostante i numeri importanti,

esistono problemi

sulla tracciabilità dei

flussi di rifiuti da C&D, e il

mercato degli aggregati

recuperati è ancora molto

basso.

Spazzamento stradale

La quantità di questi rifiuti

avviata al recupero nel

2022 è di 499 kt, in linea

con l’anno precedente.

Ancora numerosi gli ostacoli

affinchè il settore contribuisca

in termini di economia

circolare.

Ad oggi, costituiscono il

2,6% da raccolta differenziata.

Scaffale circolare

Una rubrica per esplorare come i libri possano ispirare un futuro

più sostenibile. Un viaggio attraverso le pagine di saggi e manuali

Produzione, utilizzo, scarto. Il modello

economico lineare, entro il 2050, rischia di

consumare risorse pari all'equivalente di tre

pianeti Terra. Inoltre, si prospetta un

incremento dei rifiuti non recuperabili che

potrebbero raggiungere già i 2,2 miliardi

entro il 2025. Surriscaldamento globale,

climate change, migrazioni ambientali:

esiste un sistema alternativo per sostenere il

futuro del nostro pianeta? Alessandra Cenci

analizza un modello fondato sull'economia

generativa, in grado di gestire valore e utilità

di prodotti oltre a materie prime capaci di

durare nel tempo. Un passaggio dal modello

lineare al modello circolare sarà possibile

soltanto nell'ottica di un cambio di

prospettiva economico-culturale e se

istituzioni, imprese e singoli individui

coopereranno per lo sviluppo di nuove

strategie di business e sostenibilità.

Per sostenere il futuro del nostro pianeta

abbiamo bisogno di una nuovo modo di

pensare le nostre esistenze, lasciandoci alle

spalle dannosi schemi di produzione e

concedendoci l'opportunità di un

cambiamento generato da nuovi modelli.

Economia

circolare.

Come sostenere il futuro

del nostro pianeta

di Alessandra Cenci,

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Eliana Puccio

Marzo 2025

Marzo 2025



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

22

ECONOMIA CIRCOLARE

NEWS

Soluzioni per migliorare

il ciclo integrato dei rifiuti

CONSULENZA, PROGETTAZIONE, ASSISTENZA

Eliana Puccio

Servizi Ospedalieri è la prima azienda

in Italia a utilizzare in ambito

sanitario la soluzione RE.WIND®,

per recuperare la plastica da imballaggio

Camici e film

Rekeep, principale player italiano attivo

nell’integrated facility management,

tramite la propria controllata Servizi

Ospedalieri S.p.A., ha avviato la sperimentazione

di una nuova soluzione. Si tratta del recupero

e il riuso del film flessibile da imballaggio

utilizzato per la consegna e il ritiro dei

tessili sanitari (lenzuola e divise) nelle strutture

ospedaliere che usufruiscono dei servizi di

laundering del Gruppo.

Un vantaggio ambientale

Servizi Ospedalieri, società specializzata nei

servizi di lavanolo e sterilizzazione per il settore

sanitario, sarà la prima azienda in Italia a sperimentare

la soluzione Re.Wind, che prevede

l’utilizzo di un film in polietilene riciclato al 100%

che, post utilizzo, verrà ritirato dalla stessa

Servizi Ospedalieri presso i clienti, e riciclato

per essere introdotto nuovamente nel ciclo produttivo.

Il film utilizzato sarà quindi riciclabile e riciclato

fino al 100%. Con Re.Wind, la società ridurrà le

emissioni in atmosfera per un ammontare pari

a 1,15 tonnelate di CO 2 per ogni tonnellata di

film utilizzato. Calcolando che Servizi Ospedalieri

S.p.A. ogni anno impiega mediamente 407 tonnellate

di polietilene, la nuova soluzione consentirà

a regime una riduzione di oltre 468 tonnellate

di CO 2 annue.

“Questo nuovo progetto costituisce un’ulteriore

dimostrazione di come soluzioni all’avanguardia

consentano una perfetta sinergia tra sostenibilità

e innovazione - ha dichiarato Camilla Senzani,

Direttore operativo di Servizi Ospedalieri S.p.A.

“Siamo soddisfatti dell’avvio della sperimentazione

in ambito sanitario della soluzione che

promuove la cultura del riuso e una riduzione

significativa dell’impatto ambientale delle nostre

attività.”.

l

Marzo 2025

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

24 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni

UTILIZZO FIBRE NATURALI

UTILIZZO FIBRE NATURALI

ECONOMIA CIRCOLARE

25

Campo di cotone.

La coltivazione

biologica riduce

l’impiego di pesticidi,

fertilizzanti e altre

sostanze chimiche.

Circolarmente

Appuntamento con lo spazio dedicato

a materiali e design circolare, nonché alle risorse

materiche. Su questo numero parliamo

di fibre naturali e dei vantaggi e svantaggi

che possono derivare dal loro utilizzo

Marco Capellini

Matrec.com

Le fibre che derivano

da fonti vegetali

o animali stanno

riacquistando punti

rispetto alle fibre

sintetiche.

I capi creati con esse,

se ben curati, possono

durare intere

generazioni.

Il dibattito internazionale sul tema fibre naturali

e fibre sintetiche sembra non finire

mai! I pro e i contro della migliore scelta

da fare, sono inevitabilmente condizionati dagli

aspetti economici e…il tema è molto delicato.

Iniziamo col trattare le fibre naturali che derivano

prevalentemente da fonti vegetali (come

cotone, lino e canapa) o animali (lana, seta,

alpaca). Queste fibre offrono numerosi vantaggi

ma presentano anche alcune criticità.

Con la crescente attenzione verso la sosteni-

bilità e l’impatto ambientale dell’industria tessile,

le fibre naturali stanno cercando di tornare

al centro della scena ponendosi come migliore

alternativa rispetto a quelle sintetiche.

I principali vantaggi ambientali…

• Biodegradabilità e riduzione dei rifiuti: le

fibre naturali si degradano rapidamente, riducendo

l’accumulo di rifiuti tessili nelle discariche

e nei mari. Questo riduce il problema

della microplastica, che invece è una conseguenza

della dispersione di fibre sintetiche

nell’ambiente. Va però anche detto che molto

dipende dal tipo di trattamento a cui viene sottoposta

la fibra organica in termini di colorazione

e per una maggiore resistenza.

• Minore impiego di prodotti chimici. Le fibre

naturali, se coltivate in modo biologico, riducono

la necessità di pesticidi, fertilizzanti chimici e

solventi tossici, contribuendo a un ambiente

più sano. Questo processo però espone le stesse

fibre ad una minore resistenza durante il

processo di coltivazione con il rischio di non

raggiungere la loro massima performance.

• Assorbimento di CO 2 : alcune piante da cui

derivano molte fibre naturali (come cotone,

lino e canapa) assorbono anidride carbonica

dall’atmosfera durante la crescita, contribuendo

a ridurre i gas serra. La canapa, in

particolare, è nota per la sua capacità di assorbire

grandi quantità di CO₂ in un breve periodo.

• Agricoltura rigenerativa: le fibre naturali possono

essere coltivate con pratiche agricole rigenerative

che migliorano la fertilità del suolo,

riducono l’erosione e aumentano la biodiversità.

Tecniche come la rotazione delle colture

e l’agroforestazione favoriscono un ecosistema

più equilibrato.

• Riciclabilità e riutilizzo: Possono essere riciclate

più facilmente rispetto alle fibre sintetiche.

Il cotone e la lana, ad esempio, possono

essere rigenerati e trasformati in nuovi tessuti

senza perdere qualità.

• Ipoallergenicità: i tessuti naturali, come il

cotone e la seta, sono spesso preferiti da chi

ha pelli sensibili o allergie, poiché riducono il

rischio di reazioni cutanee rispetto ai materiali

sintetici. Il cotone organico, privo di sostanze

chimiche nocive, è particolarmente indicato

per neonati e persone con dermatiti.

…vs gli svantaggi

• Elevato consumo di acqua: alcune fibre naturali,

come il cotone convenzionale, richiedono

grandi quantità di acqua per la coltivazione.

Tuttavia, esistono alternative più sostenibili,

come il cotone biologico, il lino e la canapa.

• Uso di pesticidi e fertilizzanti: la coltivazione

industriale di alcune fibre, comporta l’uso intensivo

di pesticidi e fertilizzanti chimici, che

inquinano il suolo e le falde acquifere.

• Consumo energetico nella lavorazione: la

trasformazione delle fibre naturali in tessuti

richiede processi che possono avere un significativo

impatto ambientale, soprattutto per

quanto riguarda il consumo energetico.

• Emissioni di gas serra dagli allevamenti: le

fibre animali, come lana e alpaca, derivano da

allevamenti che possono contribuire alle emissioni

di metano, un potente gas serra. Tuttavia,

pratiche di allevamento sostenibili possono

ridurre queste emissioni e migliorare la gestione

del territorio.

• Costi elevati: la produzione di fibre naturali

è spesso più costosa rispetto a quella delle fibre

sintetiche, influenzando il prezzo finale del

prodotto. Ciò è dovuto ai processi di coltivazione,

raccolta e lavorazione che richiedono

più tempo e risorse.

Facendo un bilancio

Le fibre naturali rappresentano una scelta di

qualità per l’industria della moda. Offrono alcuni

vantaggi ambientali, estetici e funzionali, ma

comportano anche sfide legate al costo, alla

manutenzione e al consumo di risorse. Tuttavia,

con l’innovazione tecnologica e una crescente

attenzione verso la sostenibilità, è possibile ottimizzarne

la produzione e rendere questi materiali

sempre più accessibili e performanti. l

I tessuti prodotti

con fibre naturali

richiedono processi

energivori, ma anche

elevate quantità

di acqua: da qui il loro

elevato impatto

ambientale.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

26

Soluzioni

ECONOMIA CIRCOLARE

WASTE SEGNALA

HIGHLIGHTS

Il palinsesto genovese sarà ricco di argomenti

interessanti, per tutte le menti particolarmente

curiose. Segnaliamo alcuni appuntamenti da non

perdere: martedì 8 aprile al Salone di Rappresen -

tanza di Palazzo Tursi un focus sull’ "Ecodesign,

progettazione circolare possibile" alle ore

11.00-13.00: il nuovo regolamento europeo

codifica una componente fondamentale

della circolarità, il

Design-to-X, che può essere -

to maintenance, -to disassemble,

to -recycle, sotto la

denominazione non tecnica

di Ecodesign. Mercoledì 9

aprile, Salone di Rappresen -

tan za di Palazzo Tursi, "Espe -

rienze di circolarità nelle

grandi azien de" dalle ore 9.00

alle 10.00: le grandi aziende sono

individuate dalla normativa europea

come forze trainanti nella circolarità e

nella Corporate Responsibility.

Una rassegna di alcune esperienze a livello locale

e nazionale. Nel pomeriggio si terrà invece

un Focus "Food & Packaging" dalle ore 14.00

alle 17.30.

Il paradosso della circolarità nell’ambito food è

evitare che il settore generi rifiuto. A questo deve

contribuire tutta la filiera, sia a livello di produzione

che di trasformazione che di logistica e distribuzione.

In ambito urbano quest’ultima è decisiva,

insieme alla ristorazione, soprattutto

collettiva, che in gran parte fa capo agli locali e

pubblici.

100 per cento

circolare

La smartness delle città finora ha coinvolto principalmente

il comparto della mobilità della gestione documentale e

solo ora sta arrivando alla governance e alla gestione del

territorio. Per andare oltre, la partecipazione attiva

dei cittadini è necessaria e imprescindibile.

Come si stanno muovendo le città leader,

tra cui Genova, per ispirare consapevolezza

e driver dal basso?

Le città intelligenti e circolari saranno

tra le protagoniste della

prima edizione di "Circular Value

Forum" in programma a Genova

l’8 e il 9 aprile 2025 al Palazzo

Tursi e Palazzo Rosso nel distretto

di Via Garibaldi. Tra gli altri temi

affrontati si parlerà anche di riciclo

nell’edilizia: anche se non classificato

come rifiuto urbano dalla normativa, il

materiale derivato dalla demolizione o ristrutturazione

di edifici deve rientrare nella circolarità

urbana, idealmente diventando materia prima seconda

per nuove costruzioni.

Spazio al settore tessile-abbigliamento che provoca inevitabilmente

un cambiamento profondo nel modo in cui aziende ed

istituzioni vedono il settore ed il suo fine vita, già stravolto dall’avvento

del fenomeno del fast fashion. Inoltre, si parlerà anche

di storie di sostenibilità e circolarità che stanno dietro ai tessuti

e sfileranno alcuni abiti in occasione di uno show realizzato di

proposito. In un evento totally circular si parlerà anche di un bene

assolutamente primario: l’ acqua. La sua depurazione è una necessità,

ma anche potenziale generatrice di risorse (vedi recupero

di materie prime come il fosforo e di feedstock).

Marzo 2025



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

NUOVI

28

ECONOMIA CIRCOLARE

NUOVI PROGETTI

PROGETTI ECONOMIA CIRCOLARE 29

Fattore A

Ovvero arredo. Una svolta green

per il settore dell’arredamento

italiano che vede appena

costituito il Consorzio dedicato

Federica Lugaresi

Ecodesign

ed economia

circolare. I nostri

prodotti sono beni

durevoli di valore:

bisogna elevarne

la qualità

e ritardarne

il conferimento

in discarica.

mento epocale, che la responsabilità estesa del

produttore porterà con sé, trasformando un possibile

obbligo di legge in una opportunità strategica.

A presiedere il Consorzio Nazionale

Sistema Arredo è Claudio Feltrin, presidente di

Feder le gno Arredo, che insieme a Maria Porro,

presidente di Assarredo di FederlegnoArredo, e

Roberto Pom pa del consiglio di presidenza di

Assarredo, compongono il Cda. Una cabina di

regia costituita da figure tecniche e altamente

specializzate, in sinergia con le imprese e con il

Cda, contribuisce allo sviluppo e all’operatività.

Claudio Feltrin,

Presidente

di FederlegnoArredo.

Maria Porro,

Presidente

di Assarredo

di FederlegnoArredo.

Presentato lo scorso giugno, il progetto del

Consorzio Nazionale Sistema Arredo -

promosso e pensato da Federlegno

Arredo insieme alle aziende associate del settore

- ha fatto un passo significativo con la sua costituzione

ufficiale e l'adesione di aziende che, complessivamente,

raggiungono un fatturato complessivo

di circa 2,5 miliardi.

Anticipando l’EPR

Il progetto ambisce a dare una risposta concreta

a un cambio di paradigma nel concetto di responsabilità

estesa del produttore nella gestione

dei rifiuti, e si pone l’obiettivo di preparare i produttori

a una futura possibile implementazione

di schemi EPR (Extended Producer Re spon -

sability), sulla gestione del fine vita dei prodotti

immessi sul mercato. La sfida è farsi interpreti

e allo stesso tempo anticipatori di un cambia-

Al lavoro con MASE su accordo di programma

“Questo progetto - spiega Claudio Feltrin, presidente

del Consorzio - presuppone un importante

cambio di paradigma, secondo cui ogni produttore

è chiamato a pagare gli impatti ambientali

di cui è responsabile. Abbiamo deciso di farcene

carico. Il Viceministro all’Ambiente Vannia Gava,

che ringraziamo per la sua disponibilità, è fondamentale

ora come lo è stata in questi mesi”. Il

Consorzio volontario, composto da aziende rappresentative

del settore, sta lavorando a un accordo

di programma con il MASE che, dopo un

periodo di sperimentazione, possa portare alla

stesura di un decreto EPR per l’arredo.

Ecodesign ed economia circolare

“I nostri prodotti sono beni durevoli di valore, e la

sfida per il futuro è quella di elevare ulteriormente

la qualità, riducendo al contempo il consumo di

risorse” sottolinea Claudio Feltrin. “In questo contesto,

è fondamentale che il sistema produttivo si

faccia carico dell'intero ciclo di vita del prodotto,

inclusa la fase finale. La progettazione deve consentire

un corretto smontaggio per massimizzare

il riciclo dei singoli componenti, oltre a rendere i

prodotti più facilmente riparabili e rigenerabili”.

“La sostenibilità - evidenzia Maria Porro, presidente

di Assarredo - è una priorità nelle strategie

a lungo termine delle nostre imprese, che non si

limitano a rendere sostenibile la produzione, ma

ripensano in modo responsabile anche progettazione

e connessioni con tutta la filiera. Non basta

più usare materiali riciclati o certificati: bisogna

ripensare l’intero ciclo produttivo. Con il Consorzio

Nazionale Sistema Arredo possiamo accelerare

il nostro percorso di sostenibilità gestendo non

solo i rifiuti, ma attivando un sistema di riuso che

prolunga la vita dei prodotti e ne accresce il valore”.

Un passo “fondamentale”, che segna l’impegno

dell’arredo italiano verso la transizione a modelli

produttivi circolari, in linea con le linee guida del

Green Deal europeo. “Un ringraziamento speciale

va alle aziende di Assarredo”, conclude Porro. “La

loro visione strategica è cruciale per intraprendere

La progettazione

deve consentire

un corretto

smontaggio

per massimizzare

il riciclo

dei singoli

componenti, oltre

a rendere

i prodotti

più facilmente

riparabili

e rigenerabili.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

30 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni

NUOVI PROGETTI

I dati del 2024

Lo scorso anno della filiera legno-arredo si è chiuso

con un fatturato alla produzione pari a 51,6 miliardi di

euro, in flessione del 3,1% (53,2 miliardi nel 2023) in

continuità con la normalizzazione avviatasi nel 2023,

dopo due anni di grande crescita per il settore. A dirlo

sono i preconsuntivi elaborati dal Centro studi di

Feder legnoArredo su dati Istat. Una flessione che riguarda

le vendite sul mercato interno, pari a 32,2 miliardi

di euro che costituiscono oltre il 60% del giro

d’affari complessivo e registrano un -3,5%, dovuto in

gran parte alla riduzione degli incentivi fiscali previsti

negli anni precedenti. L’export, che rappresenta il 38%

del fatturato totale della filiera, chiude a -2,3% con un

valore pari a 19,4 miliardi di euro. Il saldo commerciale

della filiera sfiora gli 8 miliardi di euro. Il macrosistema

arredamento chiude il 2024 con circa 27,5 miliardi

di euro di fatturato. Il saldo commerciale si attesta

sui 9,2 miliardi di euro.

Monitoraggio Radiometrico dei rifiuti

Sistema portatile basato su unità di lettura Rad Eye SX e rivelatore

NaI(Tl) da 2×2 con asta di prolunga fissa di 1,7 m.

e il riciclo di rifiuti di mobili e di altri prodotti di

arredo, nonché il riutilizzo degli stessi, accelerando

la transizione verso l’economia.

Foto di

Mattia Balsamini

questo percorso collettivo, e dimostra la nostra

capacità di andare oltre le difficoltà del presente,

guardando a un futuro in cui la sostenibilità sarà

la norma, non l’eccezione”.

I passaggi operativi

Questo è il secondo schema in Europa dopo

quello francese, ma il modello italiano punta a

diventare un riferimento a livello europeo, grazie

a una struttura agile e innovativa. Si tratta di

un'iniziativa avviata in anticipo rispetto a prevedibili

sviluppi della normativa comunitaria, con

l'obiettivo di gestire al meglio il fine uso dei prodotti

e creare un mercato internazionale regolamentato

per il second hand di qualità.

La fase operativa avverrà solo con l’approvazione

di un decreto che istituisca un regime di responsabilità

estesa specifico per il settore arredo. Il

Consorzio sarà attivo su tutto il territorio nazionale

garantendo il ritiro, la raccolta, il recupero

La filiera legno-arredo in Italia

Del resto, da sempre il sistema è particolarmente

attento ai principi dell'economia circolare: il tessuto

della filiera legno-arredo è prevalentemente composto

da Pmi dalla lunga tradizione, che per il 60%

utilizzano fonti energetiche rinnovabili, per il 67%

usano materiali o semilavorati realizzati con materiali

riciclati e per il 74% si approvvigionano almeno

in parte di materie prime locali, in un’ottica

di filiera corta. (fonte: survey "Legno-arredo italiano

nella transizione ecologica", realizzata con

Fondazione Symbola). Il legno-arredo italiano è

all’avanguardia a livello mondiale per il suo tasso

di circolarità e la Federazione ha assunto un ruolo

trainante nel percorso di transizione verso la sostenibilità

dell'intero settore. FederlegnoArredo,

ormai dal 2020, ha di fatto intrapreso un percorso

– FLA Plus – per accompagnare le imprese del

settore e portare la filiera ad essere sempre più

circolare e consapevole. In questo ambito è stato

sviluppato un Decalogo il cui punto 5, denominato

“IL CIRCOLO È VIRTUOSO - Allungare la vita ai

prodotti la allunga al pianeta”, poneva appunto

l’obiettivo dello sviluppo di schemi di responsabilità

estesa del produttore. Con estrema coerenza, a

seguito di uno studio di fattibilità durato 2 anni, è

stato costituito il Consorzio Nazionale Sistema

Arredo. FederlegnoArredo nel 2022, sempre sul

solco degli impegni presi col Decalogo, si è impegnata

anche nell’ambizioso piano di adesione al

Global Compact adoperandosi per un futuro sostenibile:

l’ammissione al programma delle

Nazioni Unite come prima filiera del legno-arredo

al mondo è una testimonianza della validità del

percorso intrapreso.

l

Oltre 300 portali installati in Italia su impianti di RadEye SPRD è un Monitore personale spettrometrico e

trattamento rottami e rifiuti, acciaierie, fonderie e centri analizzatore di radionuclidi ad alte prestazioni.

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Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

32 ENERGIA Soluzioni

NUOVI BIOCARBURANTI

NUOVI BIOCARBURANTI

ENERGIA

33

Marco Comelli

Next generation

Una rassegna sui carburanti a base di carbonio,

ricavati da fonti biologiche. Di nuovo nei piani

europei per neutralizzare le emissioni dei trasporti?

Strano destino quello dei biocarburanti. Da

potenziali strumenti di riduzione delle

emissioni well-to-wheel (non si diceva ancora

così) nei trasporti nei primi anni 2000 a

strumento diabolico di greenwashing truffaldino

oggi, è stato un attimo. Anche molti favorevoli

al concetto in sé, poi sono molto specifici su

quali tipi di biocarburanti siano accettabili o

meno. Quelli di prima generazione, basati su

culture alimentari “dirottate” (mais, olio di palma,

soia) trovano pochi sostenitori (in teoria, in

pratica il loro consumo è in crescita).

I presentabili sono quelli di seconda e terza generazione,

ma anche qui bisogna fare una distinzione

tra generazioni di materia prima (in

gergo feedstock) e generazioni di processi atti

a trasformare la materia prima in prodotto utilizzabile.

Trattando in specifico della sostanza

alla base del carburante, occorre sempre ricordare

che spesso essa può essere ricavata anche

da fonte fossile. Chimicamente si tratta della

stessa sostanza. Per fare tre esempi, il biometanolo,

il bioDME (dimetiletere) e il biometano

sono identici ai gemelli senza bio davanti. In altre

parole, la distinzione sta nel processo e nell’origine,

non nel prodotto.

Nuovi feedstock

L’obiettivo principale dello sviluppo di biocarburanti

da feedstock non tradizionali è di allargare

la produzione senza entrare in concorrenza con

la produzione alimentare, utilizzando sia colture

su terreni non altrimenti valorizzabili che sottoprodotti

e rifiuti. Tra le prime si annoverano

due grandi categorie principali: le fonti di lipidi

e oli, che vengono utilizzati per la produzione di

idrocarburi del tipo gasolio, e le colture cellulosiche,

da cui si ricavano zuccheri da trasformare

poi in etanolo (sostituto delle benzine).

Tra le piante oleacee ci sono la jatropha, un po’

passata di moda, la carinata (detta anche cavolo

o senape d’Abissinia), la camelina (coltivata da

migliaia di anni) e il ricino (il cui olio è famoso

per altri motivi), di grande interesse per ENI,

che ne ha avviato la coltivazione su larga scala

nelle terre marginali semiaride in Kenya.

Tra le colture legno-cellulosiche ci sono, oltre

alle parti delle colture alimentari che non vengono

utilizzate (fusti, foglie, gusci), piante come

varie graminacee (il miscanto su tutte), la canna

gigante (Arundo donax), il panico verga. Tra i

sottoprodotti, che possono essere rubricati sia

tra le fonti di olii che tra quelle legno-cellulosiche,

ci sono il liquore nero e la sua parte “nobile”,

ossia il tallolio, sottoprodotti del processo

Kraft per l’estrazione della cellulosa dalla pasta

di legno, ma anche le vinacce, le bucce, i semi,

le sanse da spremitura delle olive, il cippato.

Ci sono poi i rifiuti urbani, a partire dalla FORSU

ma anche le plastiche non riciclabili in altro

modo, in alternativa alla valorizzazione energetica

diretta (leggasi combustione del plasmix).

Una categoria a parte è l’olio di frittura esausto,

che recentemente sta suscitando grande interesse

come feedstock per la produzione di gasolio

da idrotrattamento (HVO).

I processi di seconda generazione

Ne esistono diversi. Se si può individuare un

tratto comune in quasi tutti, si tratta di processi

intermedi che permettono di estrarre dal feedstock

di seconda generazione sostanze utili che,

sottoposte ai processi di prima generazione,

producono biocarburanti. Lo spazio non permette

di elencare tutto quanto disponibile, a diversi

livelli di sviluppo.

Per gli olii e i grassi, i processi di seconda generazione

più utilizzati oggi sono quelli derivati

dal Bergius, ossia l’idrotrattamento in presenza

di catalizzatore, che produce gasolio di elevata

qualità e carburanti per l’aviazione a getto. Per

i feedstock ligno-cellulosici, i processi devono

liberare gli zuccheri inglobati dai carboidrati

complessi cellulosa ed emicellulosa spezzando

le catene polimeriche della lignina. Si possono

utilizzare enzimi (come fanno le termiti) oppure

processi termici e idrotermici (con vapore normale

o supercritico). Il processo messo a punto

dalla defunta Mossi & Ghisolfi per l’arundo donax

e rilevato dal Gruppo ENI si basava proprio

su vapore supercritico.

Ne deriva come prodotto principale una serie

di zuccheri che con gli stessi processi usati con

i feedstock di prima generazione portano a etanolo,

e come sottoprodotto la lignina, che può

essere bruciata per produrre energia o ulteriormente

elaborata.Un altro processo è quello che

comporta la gassificazione della biomassa in

presenza di ossigeno. Ne risulta un syngas

come prodotto principale che può essere sottoposto

a processi catalitici, come il Fischer-

Tropsch, per ricavare idrocarburi liquidi di varia

composizione. Per aumentarne la qualità, questi

prodotti possono essere sottoposti a processi

aggiuntivi. La pirolisi sottopone ad elevate temperature

in assenza di ossigeno il feedstock

composto dai residui forestali e agricoli, scarti

di legno e colture energetiche. Ne risulta come

prodotto principale un bio-olio, che può sostituire

il greggio fossile ed essere gestito in raffineria.

Il processo utilizzato per ricavare bio-olio da

FORSU e plasmix è una forma di pirolisi.

Tutto bio…anche il petrolio

La liquefazione idrotermica utilizza alte pressioni,

temperature relativamente basse (max

500 gradi) e acqua che a quelle

temperature e pressioni diventa

subcritica o supercritica, a seconda

delle condizioni, e agisce

come solvente, reagente e catalizzatore

per facilitare la reazione.

Si ricava un biopetrolio di

buone caratteristiche, che poi

viene raffinato. Il feedstock può

essere praticamente di qualunque

tipo, anche non contenente

acqua, per esempio plastica. Ci

sono poi vari processi biologici,

come la digestione anaerobica e

la fermentazione. Quali biocarburanti

si ottengono da ciascuno

di questi processi? Ne parleremo

nel prossimo numero, come anche

della terza generazione. l

Struttura della

cellulosa. Dalle

colture cellulosiche

si ricavano zuccheri

da trasformare

poi in etanolo

(sostituto delle

benzine).

Pianta di camelina.

Della famiglia delle

oleacee è coltivata

da migliaia di anni,

ma ora ha destato

l’attenzione di diversi

operatori, sia come

fonte di feedstock

per carburanti

per aviazione, che

come fonte di omega 3.

Marzo 2025

Marzo 2025



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

34 ENERGIA NEWS

NEWS

RIFIUTI SOLIDI

35

Energia a bordo

Innovazione, design, sostenibilità e tecnologia

per ridurre l’impatto ambientale delle navi

da crociera. Uno studio arriva dalla Germania

Circola la moda

n Una vera e propria fabbrica di

sostenibilità. Parliamo di Balli Il

Lanificio, azienda milanese, la cui

missione è preservare il pianeta e

promuovere la trasparenza,

valorizzando le risorse attraverso

il riciclo e progetti verso la

circolarità. L’azienda produce oltre

il 70% di tessuti ricavati da fibre

riciclate pre e post-consumo,

seguendo un processo quasi

completamente interno e verticale

basato su sostenibilità, tracciabilità

e trasparenza. Balli Il Lanificio ha

dedicato ai tessuti rigenerati una

linea esclusiva: Cento per Cento

Balli , composta per il 50% da fibre

pre-consumo e per il 50% da fibre

post-consumo. È la massima

espressione dell’impegno per il

riciclo e rappresenta una scelta

ideale per chi desidera una moda

più consapevole e attenta alle

risorse del pianeta.

Irene Boschi

Le navi da crociera fotovoltaiche rappresentano

un'innovazione promettente nel

settore del trasporto marittimo, con

l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale e

migliorare l'efficienza energetica.

Dal Centro Aerospaziale tedesco arriva un

nuovo studio dedicato. Gli scienziati hanno condotto

una simulazione per valutare un nuovo sistema

fotovoltaico (PV) progettato per aggiungere

due pannelli solari alla parte anteriore del

vetro del balcone su due cabine di crociera.

I pannelli contenevano 48 celle e potevano generare

fino a 250 watt di potenza ai livelli di

picco senza ostacolare le viste, una delle principali

preoccupazioni degli ospiti e delle compagnie

di crociera. La simulazione ha modellato

il modo in cui il sistema catturerebbe la

luce solare e la trasformerebbe in energia

compatibile con la rete elettrica della nave.

Le navi operano in diversi ambienti

L’energia generata è stata quindi instradata

nei principali canali di distribuzione dell’energia

sulle navi, con qualsiasi eccesso immagazzinato

nelle batterie per l’uso durante le

condizioni nuvolose o le operazioni notturne.

Lo studio ha simulato le prestazioni del sistema

fotovoltaico su due navi della classe Helios

come AIDAnova di AIDA Cruises, che dispone

di 1.655 cabine di balcone e avrebbe una potenza

massima di 827,5 kilowatt.

I risultati hanno mostrato che i pannelli solari

potrebbero produrre in media 3,2 megawatt

nei Caraibi e 3,8 megawatt in Norvegia, sufficienti

per alimentare tutte le cabine su una

nave.“La transizione verso le reti di bordo in

corrente continua (DC) e la maggiore integrazione

di sistemi fotovoltaici (PV) con lo stoccaggio

delle batterie possono migliorare l’efficienza

e ridurre il consumo di carburante”,

ha dichiarato il team di ricerca guidato da

Patrick Schwager dell’Istituto DLR of Networ -

ked Energy Systems, Urban and Residential

Technologies in Germania.

L’analisi è stata pubblicata nel gennaio 2025

su Science Direct.

l

Marzo 2025



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

36 RIFIUTI SOLIDI VETRO INFINITO

ESCLUSIVA

Tra luci

e riflessi

L’Italia è il terzo fabbricante mondiale

di imballaggi in vetro. Ma questo

è soltanto uno dei motivi

per cui il suo riciclo è così importante

Federica Lugaresi

Infinite volte. E’ il numero per il quale è possibile

riciclare il vetro che identifica l’imballaggio

per eccellenza. Aggiungiamoci che

registra un tasso di riciclo già al di sopra del target

europeo fissato al 2030, ed otteniamo la ricetta

perfetta. Ne approfondiamo alcuni aspetti

con Gianni Scotti, Presidente di Coreve -

Consorzio recupero vetro.

Secondo i dati ISPRA, rispetto al 2022, i rifiuti

di vetro riciclato hanno subito una flessione

del 10 per cento. Per quale motivo?

Si è trattato di uno scontro di mercato fra

opposti interessi ed è successo che la

materia prima seconda abbia raggiunto

costi elevati (fino a 200€/t

contro i 15-30€ standard), addirittura

superiori di quella vergine.

Il nostro rottame è rimasto

parcheggiato in stock, in quanto

Gianni Scotti, Presidente di CoreVe.

le vetrerie italiane hanno utilizzato il materiale

di importazione più economico. Ma il

rottame che proviene dall’estero non partecipa

al calcolo del riciclo (che si effettua solo

su quello italiano), motivo per cui il tasso

presenta una flessione. Da sei mesi a questa

parte, il trend del prezzo della nostra MPS

è tornato a scendere e, a oggi, è rientrato nel

costo di 10€/t.

Si verifica che mediamente ci sia un calo del

materiale importato, a fronte del riutilizzo del

rottame stoccato…ci aspettiamo quindi che

il tasso di riciclo ritorni ad un valore dell’80%.

Riuscite a separare il vetro in base al colore?

All’estero si separa il vetro già dalla raccolta

con contenitori dedicati. Da noi è ancora necessario

sensibilizzare il cittadino a fare, in

primis, la raccolta del vetro fatta bene, e poi a

separarlo per colore. In alcuni Comuni abbiamo

iniziato, ma non è semplice in quanto è

anche necessario un doppio giro di camion: il

cassone della raccolta deve essere diverso.

Ci sono poi impianti di ultima generazione

che riescono a separare l’80% del vetro bianco

che si trova all’interno della raccolta mista.

Ad oggi in Italia ci sono solo tre grandi impianti

capaci di arrivare a questo grado di separazione

(bianco e colorato). Il colore bianco è

quello più prezioso. Nella bottiglia colorata,

si può correggere il colore partendo dal vetro

colorato.

Per il bianco si deve partire dal rottame

bianco.

Anche l’ecodesign gioca un ruolo fondamentale

nella progettazione dell’imballaggio e

nella sua riciclabilità. Le bottiglie verdi o ambra

sono più sostenibili perchè per realizzarle

si può utilizzare anche oltre il 90% di MPS risultante

dal trattamento della raccolta del

vetro. Mentre il vetro bianco è più scarso e

per fare una bottiglia bianca si può usare al

massimo il 30% di MPS.

Ad oggi quali sono i problemi in termini di

qualità, della raccolta del vetro?

I falsi amici. Ovvero i materiali per cui la

gente si confonde: quindi le lampadine, i cristalli

come i bicchieri (che hanno un contenuto

di piombo che va ridotto secondo le

normative europee), le pirofile che sono in

borosilicato.

Marzo 2025

Come vede il trend della raccolta porta a

porta? Secondo lei è possibile implementarla

per migliorare ulteriormente la qualità

del materiale?

Il sistema ha tutta una serie di positività per

alcuni materiali. Ma non è detto che ciò sia

valido anche per il vetro. Mediamente per

noi funziona meglio la raccolta nelle campane

stradali perché presenta una qualità

migliore: chi lo conferisce con questa modalità

è sicuramente più attento.

D’altro canto, bisogna fare in modo che le

campane siano ben distribuite e ad una distanza

di prossimità adeguata. Il consorzio

ha contribuito con circa 22 milioni di euro a

una serie di bandi che, a fondo perduto, hanno

fornito ai comuni nuove attrezzature per

la raccolta in parallelo a nuovi progetti.

Transizione energetica. In molti Paesi del

Nord Europa, l’imballaggio in vetro viene

“rifiutato” in quanto altamente energivoro

(e quindi poco sostenibile da questo punto

di vista) a favore di altri materiali da imballaggio.

Cosa ne pensa?

Bisogna considerare non soltanto le caratteristiche

energivore del processo (che non

penso siano tanto diverse da quelle di altri

materiali), ma anche altri fattori. Il vetro è

un materiale igienicamente sicuro che consente

di avere delle conservazioni complete

dal punto di vista organolettico del food dell’alta

gamma, e che per questo ne fanno un

prodotto base.

Per l’Italia, che è grande produttore di liquidi

pregiati (olio, vino, conserve) l’imballaggio

in vetro è fondamentale.

Senza contare che riciclandolo, abbassiamo

del 30% il consumo energetico rispetto alla

fabbricazione di materia vergine: in un solo

anno di produzione italiana si risparmiano

414 milioni di m , di gas. Senza calcolare che

utilizzando vetro riciclato non consumiamo

3,9 milioni di tonnellate di sabbia e carbonato,

e risparmiamo 400 milioni di euro di

costi di discarica.

L’industria del vetro lavora molto verso la

tecnologia per cercare di ridurre il quantitativo

di materie prime ma anche per minimizzare

il quantitativo di energia necessaria alla

fabbricazione (ci sono in corso studi per i forni

a idrogeno).

Marzo 2025

VETRO INFINITO

RIFIUTI SOLIDI

La vs campagna di comunicazione è molto

forte. Iniziative, progetti per le scuole, spot

divertenti ed efficaci. Il “bisogna prenderli

da piccoli” è una mission importante…

Il consorzio fa azione di formazione a partire

dalle scuole dell’infanzia. Il nostro progetto “Il

circolo del vetro” è rappresentato da kit e materiali

che diamo ai docenti e che sono divisi

per anno di studio. Si può partecipare al concorso

che mette in palio dei buoni Amazon per

acquisti di materiale didattico. L’anno passato

abbiamo coinvolto 120.000 studenti e la nuova

edizione, ad oggi, vede già coinvolte 2.500 classi.

In più la materia di circolarità è diventata

curriculare, ed è stata introdotta obbligatoria

nelle scuole: i docenti sono stati formati per

questo, con un corso creato ad hoc gratuito di

25 ore, guadagnando crediti formativi. Il giovane

consumatore viene istruito e veicola il

messaggio anche nelle famiglie: è un grande

amplificatore.

l

37

La qualità della

raccolta non sempre

è perfetta.

È necessario

effettuare anche

una selezione

manuale

per eliminare

i frammenti dei “falsi

amici” (tazzine,

pirofile, lampadine).

L’Italia è il terzo

paese al mondo nella

fabbricazione

di imballaggi in vetro

(dopo Stati Uniti

e Cina). Questo perché

il food italiano viaggia

per il mondo intero:

più della metà

di quello che viene

fabbricato nel nostro

Paese, va all’estero.



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

38

RIFIUTI SOLIDI

BATTERIE E AMBIENTE

BATTERIE E AMBIENTE

RIFIUTI SOLIDI

39

Le terre rare sono

fondamentali

per la produzione

di batterie elettriche

e possono essere

recuperate da queste,

una volta esauste.

Ruolo nevralgico

L’incentivazione alla mobilità elettrica

genera molte domande sulla gestione

delle batterie esauste e un inevitabile

confronto con quelle tradizionali

Annalisa Gussoni

Direttore

Commerciale

Pasa Labs srl

Le auto elettriche utilizzano batterie agli

ioni di litio, caratterizzate da una lunga

durata di circa 8-10 anni o 150.000-

200.000 km, elevata densità energetica e materiali

preziosi come litio, cobalto, nichel e manganese;

quelle tradizionali usano batterie al

piombo-acido, tecnologia di produzione e funzionamento

consolidata, meno costosa e con

un ciclo di vita relativamente breve di 3-5 anni

rispetto a quelle agli ioni di litio.

I problemi ambientali legati ai due prodotti si

possono identificare nelle diverse fasi del ciclo

vita, dalla produzione allo smaltimento finale.

Un bel confronto

Il processo di produzione delle batterie elettriche

- che implica fasi ad alta intensità energetica,

come la sintesi dei materiali catodici e

l’assemblaggio delle celle - prevede inoltre

l’estrazione di terre rare con importanti impatti

sull’ecosistema. Il consumo idrico è elevato,

così come emissioni di CO 2 legate alle operazioni

minerarie e alla produzione.

Il processo produttivo delle batterie Tradizionali

(Piombo-Acido) è meno energivoro ma implica

l’estrazione del piombo, metallo altamente

tossico, e la produzione di altre sostanze pericolose

durante la fusione del piombo.

Per quanto riguarda la gestione in fase di utilizzo,

entrambe le tipologie presentano elevati

rischi ambientali in caso di maneggiamento

scorretto per rilascio di sostanze tossiche nel

suolo e nelle acque. Per quelle tradizionali si

aggiunge l’impatto atmosferico. Infatti, seb-

Cristallo

di spodumene, uno

dei minerali da cui

si estrae il litio.

bene le stime siano sempre approssimative,

si può ragionare in ordini di grandezza: le emissioni

di CO 2 di una sola auto a benzina sono

pari a 2.380 g per litro consumato, mentre

un’auto elettrica emette in media 75 grammi

di CO 2 equivalente/km sul suo intero ciclo di

vita, circa il 69% in meno rispetto ai modelli

con motori diesel.

Uno dei pilastri dell’economia circolare

Importantissima è la fase di riutilizzo: le prime

possono essere usate in applicazioni di accumulo

energetico prima del riciclo finale e, sebbene

per il litio il processo di riciclo sia complesso,

è possibile recuperare i materiali

preziosi, caratteristica alla base dei principi di

circolarità, perseguendo un modello socioeconomico

incentrato sulla sostenibilità.

Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici è destinato

alla produzione di energia da fonti rinnovabili,

anche collegandole a decine o centinaia

in sistemi di accumulo ad alta capacità.

I progetti realizzati con queste soluzioni sono

tantissimi in tutto il mondo, dall’illuminazione

dell’Amsterdam Arena, lo stadio di calcio dove

gioca l’Ajax, fino ai sistemi di stoccaggio di

Renault, Nissan e Tesla, molti dei quali forniscono

energia pulita a isole e strutture in diverse

città europee, asiatiche e americane.

Di contro, le batterie tradizionali non hanno

molte possibilità di riutilizzo prima dello smaltimento

e i materiali recuperati sono di scarso

valore.

Nel fine vita

Infine, l’onere di smaltimento è differente per

le due tipologie. In merito alle batterie agli ioni

di litio i costi elevati sono legati a tecnologie

avanzate e alla complessità del processo di riciclo;

tuttavia, il valore dei materiali recuperati

compensa parte della spesa. Per le batterie al

piombo-acido, il riciclo è meno costoso grazie

alla semplicità del processo e alla lunga espe-

rienza industriale, ma il valore del recupero non

è soddisfacente per il contenuto di materiali

meno innovativi.

Si può quindi affermare che le batterie agli ioni

di litio abbiano un impatto iniziale maggiore

(ma nel tempo risultano più sostenibili grazie

alla loro maggiore durata e possibilità di riciclo)

e, sebbene entrambe le tecnologie presentino

vantaggi e sfide nello smaltimento, sembrano

rappresentare una soluzione più sostenibile

nel lungo termine grazie al loro potenziale di

riutilizzo e riciclo di materiali preziosi.

Comunque, l’adozione di pratiche di estrazione

sostenibile e il miglioramento dei processi di

riciclo sono essenziali per ridurre l’impatto

ambientale complessivo di entrambe le tecnologie.

Ed è pertanto necessario pensare a

innovazioni future, come lo sviluppo di batterie

al litio-ferro-fosfato e allo stato solido, che

sono più sicure e facili da riciclare, nonché all’aumento

degli impianti di riciclo e tecnologie

per ridurre i costi.

l

Il riciclo delle batterie

elettriche è destinato

alla produzione

di energia da fonti

rinnovabili, anche

collegandole a decine

o centinaia in sistemi

di accumulo ad alta

capacità.

L’illuminazione

dell’Amsterdam Arena

sposa questa

soluzione.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

40 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

NEWS

Più dell'80% dei rifiuti elettronici finisce nelle

discariche, compresi tutti i preziosi materiali

primari, metalli preziosi e terre rare

Robot

in soccorso

Ginevra Fontana

Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite rileva

che sempre più rifiuti elettronici, o

rifiuti elettronici, vengono prodotti in tutto

il mondo. Le materie prime di valore non vengono

recuperate e riciclate. Gli scienziati del

Fraunhofer Institute for Factory Operation and

Automation IFF lavorano al progetto iDEAR

(Intelligent Disassembly of Electronics for

Remanufacturing and Recycling) sviluppando

soluzioni per lo smontaggio robotico automatizzato

e non distruttivo dell’elettronica. La piccola

percentuale di rifiuti elettronici che subisce

un trattamento viene triturata, mentre solo una

porzione limitata viene smontata manualmente,

pulita da sostanze pericolose, scomposta meccanicamente

e ordinata in diverse frazioni. Ma

lo smontaggio manuale comporta costi elevati

e non è molto efficace.

Il progetto

Consiste nel combinare la gestione della conoscenza,

la metrologia, la robotica e l'intelligenza

artificiale in un sistema intelligente per processi

di smontaggio automatizzati. Dopo che gli articoli

sono stati consegnati e separati, vengono avviati

i processi iniziali di identificazione e analisi delle

condizioni. I sistemi di sensori ottici e le telecamere

3D con algoritmi alimentati dall’intelligenza

artificiale scansionano quindi le etichette con informazioni

sul produttore, sul tipo e sul numero

del prodotto, rilevano i tipi e le posizioni dei componenti,

esaminano le geometrie e le superfici,

valutano le condizioni degli elementi di fissaggio,

come viti e rivetti, e rilevano anomalie. l

Marzo 2025

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

42 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

NEWS

NEWS RIFIUTI SOLIDI

43

Economia Circolare

Un suono pulito, e non solo

Scarpa vecchia

fa buon gioco

Oltre 25.000 scarpe antinfortunistiche

all’anno diventano un campo da gioco

per i più piccoli. L’idea è di Poste Italiane

Irene Boschi

Un gruppo di dipendenti di Poste Italiane

ha lanciato il progetto "Scarpa vecchia

fa buon gioco“, che consiste nel recupero

delle scarpe antinfortunistica usate dai

postini sul luogo di lavoro. Che fine fanno a

fine vita? Una volta usurate vengono gettate

via. Per evitarlo, lo step successivo è quello di

dar loro una seconda vita trasformandole in

piastrelle anti trauma per i parchi giochi dei

bambini. Per rendere fattibile tutto questo,

l'azienda ha lanciato il contest “Insieme 2024

Sustain & Innovate“, nato proprio per accogliere

i suggerimenti dei dipendenti.

Oltre alla sostenibilità, si punta pure sulla sicurezza:

sia sul luogo di lavoro sia nei parchi giochi

dei bambini. La gomma e il poliuretano sono

materiali che proteggono dagli urti e quindi possono

ridurre la percentuale di infortuni, tutelando

i bimbi durante i loro momenti di gioco.

“Nei Centri logistici dell’Area Centro – ha commenta

Maria Vicidomini, responsabile Inge -

gneria e Sicurezza della Macro Area Centro –

sono state raccolte già oltre 1.400 paia di scarpe

usate pronte a intraprendere una nuova vita. Il

processo, quindi, sta funzionando in modo ottimale

e ci consente di avere grandi aspettative

sull’andamento di questa iniziativa. Per quanto

ci riguarda, solo dalla raccolta delle quattro regioni

della MAL Centro, posso dire che nel prossimo

anno riusciremo a trasformare almeno

3.500 calzature in materiale per la pavimentazione

antiurto“.

Come avviene la raccolta

Le calzature dismesse sono raccolte ogni due

mesi nei centri logistici del gruppo, sparsi in

tutta Italia. Successivamente, vengono trasportate

nel Centro di smistamento della corrispondenza

di Ancona, dove un’azienda specializzata

nella gestione, raccolta, riciclo e trasformazione

dei rifiuti, le preleva e le prepara per un nuovo

utilizzo. Grazie a questa iniziativa sarò possibile

i riciclare oltre le 25mila paia di scarpe di Poste.

Una volta trasformati in pavimentazioni antiurto

saranno installati nel l’asilo Poste bimbi di

Roma, che si trova nel quartier generale dell’azienda

all’Eur.

Ma la missione non finisce qui: dopo le scarpe

toccherà anche ai caschi da portalettere e alle

divise usate. Questa è la vera magia dell’economia

circolare.

l

Produrre dischi in vinile ecologici è una

vera e propria rivoluzione, soprattutto

in un mondo dove pervade lo streaming.

I vinili essenzialmente composti da pvc, producevano

circa 0,5 kg di CO 2 .

Per questo motivo, l’industria dei dischi negli

anni ha sperimentato soluzioni diverse, compatibili

con l’emergenza ambientale. In Olanda, la

Dall’Olanda all’Italia, l’industria dei dischi

ha adottato soluzioni sostenibili con

la produzione di vinili ecologici. Materiale

diverso, ma con i medesimi risultati

Green Vinil Records, ha sostituito il pvc con materiali

ecologici con un macchinario capace di

produrre il 40% di dischi in più utilizzando il 90%

di energia in meno. Stessa suonata per la britannica

Evolution Music che ha sostituito il PVC

producendo dischi in vinile ecologici dalle medesime

prestazioni e pari qualità alla plastica.

In Italia, in Lombardia, c’è il progetto Greenyl,

che produce un 33 giri ad impatto zero con

plastica riciclata certificato al 99% e totalmente

riciclabile. L’ascolto è lo stesso, solo un po’

più pulito.

l

Eliana Puccio

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

NEWS

Un tesoro

abbandonato

I nostri vecchi smartphone che non vengono

rivenduti o smaltiti in modo corretto

aggravano il riciclo dei RAEE. Secondo

Swappie bisogna riportarli nel mercato

Con il crescente numero di dispositivi

elettronici che vengono e prodotti e sostituiti

ogni anno, il riciclo è la scelta più

importante per ridurre l’impatto ambientale.

Quanti di noi avranno sicuramente uno smartphone

dimenticato e ormai impolverato nel

cassetto?

A sollevare la questione è Swappie, azienda

specializzata nell’acquisto e vendita di iPhone

ricondizionati, che con uno studio ha rivelato

che in Europa ci sono smartphone per un valore

complessivo di 140 miliardi di euro abbandonati

nei cassetti.

700 milioni di smartphone inutilizzati

Numeri resi noti dalla Commissione Europea

e che fanno riflettere. Si parla di un valore medio

stimato di 200 euro per dispositivo.

Ogni occasione è buona per lanciare un nuovo

prodotto e, ovviamente, la novità movimenta le

masse ad acquistare l’ultimo modello.

Ma questo fenomeno non passa inosservato e

non è innocuo per l’ambiente in cui viviamo.

Inoltre, comporta uno spreco di risorse preziose,

e contribuisce al problema dei rifiuti elettronici.

Come agire? In primis, è necessario migliorare

il recupero e il riciclo di questi dispositivi per ottimizzare

l’uso delle risorse e promuovere la

sostenibilità ambientale.

“Dare una nuova vita ai dispositivi inutilizzati è

fondamentale”, ha dichiarato Emma Lehikoinen,

Chief Operating Officer di Swappie. “Riportarli

sul mercato significa sbloccare un valore economico

enorme e, al contempo, ridurre il nostro

impatto ambientale evitando che materiali preziosi

finiscano sprecati”.

l

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

NEWS

Eliana Puccio

Un trend anti-discarica

Sul tema del fine vita delle sneakers c'è

un gran fermento. A differenza dei vestiti

che spesso hanno una seconda possibilità

nel second hand, il fine vita delle scarpe

è un po’ diverso. Anche perché sono viste

come un indumento molto personale.

Per questo motivo spesso le scelte sono soltanto

due: la riparazione o il riciclo. O, senza

troppi indugi, la discarica. Fashion for Good

ha appena lanciato il progetto "Closing the

Footwear Loop" con partner come Adidas,

Inditex, ON Running, PVH Corp., Reformation,

Target e Zalando. Il progetto propone la trasformazione

dell'attuale modello lineare

"take-make-dispose" delle calzature in uno

circolare. Anche ReFashion, l'organizzazione

governativa francese ha già sposato la causa.

Educare l’industria

La "Best practice guide on footwear design for

recycling" di Refashion consiglia di ridurre l'uso

di parti metalliche e di plastiche troppe dure,

che possono danneggiare il macchinario per la

triturazione e l'uso di adesivi per assemblare i

componenti. Preferire quindi l'assemblaggio

tramite cucito, colle biodegradabili e di origine

organica o termosaldatura. Questi "inteferenti

interni"sono infatti sconsigliati durante la fase

di progettazione del prodotto.

l

Tra estetica e funzionalità,

le componenti di una scarpa

sono tante. Ma come vanno

smaltite le sneakers a fine

vita? Gli esempi di Fashion

for Good e ReFashion

INDUSTRIA MANIFATTURIERA E TECNOLOGIA DELLE BATTERIE E DEI VEICOLI ELETTRICI

FIERA E CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE BATTERIE AVANZATE E SULLE

TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LA PRODUZIONE E IL RICICLO DI AUTOVEICOLI,

MEZZI DI TRASPORTO, MACCHINARI E VEICOLI INDUSTRIALI ELETTRICI E IBRIDI

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APRILE

2025

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4 a EDITION

Marzo 2025

FIERA

BOLOGNA

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e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

48 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

TRITURATORI PERFORMATIVI

TRITURATORI PERFORMATIVI

RIFIUTI SOLIDI

49

Macchina aperta sulla

griglia.

Rotore con corazzatura

ad ulteriore protezione

del rotore stesso.

Ottima scelta!

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processo di trasformazione dello zinco,

affidandosi alla tecnologia di triturazione

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Ginevra Fontana

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triturazione UNTHA

XR3000 C dotato

di nastri,

deferrizzatore

e impianto

di nebulizzazione.

Al fine di migliorare il processo di trattamento

dello zinco, i F.lli Rossi hanno

scelto il trituratore UNTHA XR3000, che

ha soddisfatto pienamente l’esigenza delle zincherie.

La storia di questa azienda inizia nel 1970

nel solco di una tradizione familiare nel settore

della lavorazione del ferro, tramandata dal padre

Alderige, fabbro, ai figli Mario, Giorgio e

Giuseppe, fondatori del gruppo.

Il gruppo è da allora gestito in maniera unitaria

e continuativa e la direzione è rimasta in mano

alla famiglia, che mette a disposizione dei

clienti la ultradecennale esperienza nel campo.

Ciò consente di affrontare anche lavorazioni

particolarmente complesse che richiedono

un grado di finitura e requisiti qualitativi

ad altissimo standard.

Le zincherie Rossi operano con impianti tecnologicamente

all’avanguardia, nel rispetto delle

normative sulla sicurezza e con particolare attenzione

al rispetto dell’ambiente: per riuscire

ad efficientare i processi di stoccaggio e fusione

dello zinco hanno inserito nel loro ciclo produttivo

un trituratore monorotore UNTHA XR3000

Cutter fornito di due file di coltelli aggressivi

particolarmente adatti alla triturazione di materiali

difficili in un unico passaggio.

Un lavoro perfetto

L’UNTHA XR3000 C è stata inserita all’interno

del processo di trattamento di lamiere di zinco

a densità che varia dai 3 ai 7 ton/m 3 . Il trituratore

si occupa della triturazione e della separazione

magnetica, riducendo il volume e trasformando

il materiale in un prodotto omogeneo con pezzatura

da 80 a 130 mm a seconda della griglia

utilizzata.

La macchina, dotata di due motori sincroni da

132 kW raffreddati ad acqua, è stata accessoriata

di un rotore corazzato, un ulteriore protezione

del rotore costituita da una serie di riporti

di saldatura sulle piastre anti-usura già presenti.

È caratterizzata, inoltre, da un sistema di nebulizzazione

efficiente che consente di ridurre

notevolmente le polveri prodotte dal trattamento

con una nebulizzazione così fine da non lasciare

Materiale test in uscita

con l’utilizzo

della griglia da 130

mm; portata [kg/ora.]

28.695; consumo

energia [kWh/t] 5.81.

alcuna traccia di umidità. I risultati della macchina

sono stati all’altezza delle aspettative: con

l’installazione di una griglia a foro 90 mm, la

portata arriva a 20 ton/h.

Con un considerevole risparmio energetico si

ottiene una triturazione a pezzatura ridotta in

un unico passaggio conservando elevata portata

di lavorazione. La scelta del trituratore UNTHA

XR3000C è venuta naturale dopo il test di performance

svolto presso UNTHA in Austria.

Le lamiere di zinco di F.lli Rossi sono state

spedite in uno stabilimento predisposto per il

test. Le prove eseguite sono state due: la prima

con una griglia da 130 mm, la seconda con

una da 70 mm.

F.lli Rossi aveva svolto precedentemente altre

prove con macchinari di altri marchi, ma la portata

era sempre stata nettamente inferiore a

quella prodotta dalla UNTHA XR3000 C nonostante

un consumo energetico più elevato.

Riuscire a trattare il materiale in un unico passaggio

ha reso la UNTHA XR3000 C - principalmente

per le tempistiche- l’unica scelta

possibile.

l

Griglia forata.

A seconda di quella

utilizzata,

si ottengono

pezzature omogenee

di lamiere di zinco

che vanno dagli 80

ai 130 mm.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

50 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

SCARTI ORGANICI E BIOMETANO

SCARTI ORGANICI E BIOMETANO

RIFIUTI SOLIDI

51

Alessandro

Massone, presidente

di Gruppo

RE2sources.

Federica Lugaresi

Bisogna farlo bene

Sinergie virtuose per creare

valore, competenze profonde

e know-how tecnologico.

Queste le prerogative degli

impianti di RE2sources,

specializzati nel trattamento

dell’umido da FORSU

Valorizzare le potenzialità energetiche

dei rifiuti lo fanno in molti, ma sono

in pochi quelli che lo fanno bene. Dai

220 milioni di kg di scarti trattati nei propri

impianti, RE2sources è una società - distribuita

su tutto il territorio nazionale con 6 impianti

- che produce più di 200 GWh di energia

rinnovabile all’anno (immettendo 25 milioni di

m3 di biogas in rete), ma anche 30mila tonnellate

di ammendante e fertilizzante, e 15.000 t di

CO 2 purificata al 99,99%.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Massone,

presidente RE2sources.

Impianto Calimera Bio

(Puglia)

per la trasformazione

della FORSU

in ammendante

e biometano

per autotrazione.

Gli impianti per il trattamento biologico sono

in linea/correttamente dimensionati con l’aumento

registrato in termini di raccolta differenziata

secondo i dati ISPRA?

Abbiamo impianti che possono trattare le tonnellate

autorizzate caso per caso. Ma stiamo

valutando la possibilità di espandere la capacità

- fino alle 300.000 tonnellate - acquistando anche

qualche altro impianto per essere più diffusi

capillarmente. L’incremento della raccolta differenziata

è un fattore per noi interessante: più

diventa di qualità meglio è. Diversamente significherebbe

avere tanto scarto, plastiche da gestire

ecc. Nei nostri impianti, prediligiamo i rifiuti

“locali” e non extra regione, in quanto favoriti

da un vantaggio di costo di trasporto. Ma ci capita

anche di avere richieste fuori Regione, ed

è per questo che stiamo cercando di aumentare

la distribuzione sul territorio.

Trattate 220 milioni di kg di rifiuti. Che composizione

merceologica ha la frazione organica

da raccolta differenziata che arriva nei vostri

impianti?

Il 200108 è il codice identificativo del prodotto

che noi trattiamo, ossia scarti di cucine e mense.

Questi possono provenire sia da raccolta porta

a porta che da cassonetto. Nel primo caso, la

percentuale di impurità è pari al 4-10%, nel secondo

caso le impurità possono essere maggiori:

si vedono più sacchi neri, si trovano pezzi

di metallo e scarti di legno che vengono buttati

involontariamente dai cittadini. Gli scarti di verde

e giardini, li riceviamo quando a valle della digestione

anaerobica c’è un impianto di compostaggio,

e li utilizziamo come supporto per il

compostaggio stesso nella produzione di ammendante

e compostato misto.

In Italia il sistema impiantistico per il riciclo

dei rifiuti organici, ha aumentato la capacità

di trattamento per carenza di rifiuto umido e

verde. In alcuni territori, ciò rischia di mettere

in difficoltà gli impianti stessi. Con che modalità

andate a compensare?

Il calo dello smaltimento in discarica, per noi è

un’opportunità perchè favorisce la possibilità di

trasformare gli scarti in materia ed energia, in

linea con gli obiettivi dell’economia circolare.

Marzo 2025

Anche la produzione di CO 2 è un vantaggio. Ciò

che ci servirebbe è poter essere più in linea con

questi aumenti in termine di raccolta differenziata,

avendo da parte degli organi di controllo,

una snellezza nell’autorizzare eventuali linee di

espansione. Attualmente, nei nostri impianti,

abbiamo richieste da parte del mercato circostante

che vanno oltre la capacità delle quantità

autorizzate. Non è soltanto il dimensionamento

degli impianti, ma è anche l’affidabilità degli stessi

che fa la differenza. Il servizio non deve né funzionare

a singhiozzo, né soffrire per costi maggiori.

Bisogna trovare un equilibrio anche con la

pubblica amministrazione: se l’impianto funziona

e rispetta ambiente e cittadini, perché non autorizzarne

l’espansione…

Qual è la vostra politica nei confronti delle opposizioni

locali, comuni e popolazione che insistono

sul territorio?

La nostra è una politica inclusiva. Non interessano

proteste o barriere. Vogliamo che la comunità

locale possa toccare con mano e vedere

come gestiamo gli impianti, valutare i punti

emissivi (se abbiano odori o meno).

Abbiamo invitato anche le scolaresche a farcio

visita: come si suol dire, “bisogna prenderli da

piccoli”. E poi i ragazzi identificano un doppio vet-

I cinque impianti operativi

e uno in costruzione

Attualmente il Gruppo gestisce:

• Pontinia (Lazio): Specializzato nella trasformazione

della frazione organica dei rifiuti solidi urbani

(FORSU) in biometano e fertilizzanti.

• Broni (Lombardia): Impianto multifunzionale per

il trattamento della FORSU e il biorisanamento di

terreni contaminati.

• Calimera (Puglia): Focalizzato su biometano per

l’autotrasporto, sfrutta un sistema di digestione

Marzo 2025

tore in quanto portano a casa il messaggio di

sensibilità nei confronti dell’economia circolare.

La carenza di informazioni, genera sempre timori.

Siamo super controllati dalla Forestale e

dagli Enti preposti: anche la popolazione deve

sapere e vedere.

Quindi il messaggio che volete fare passare è

di completa trasparenza perché lavorate correttamente…

Trattare i rifiuti è facile. Farlo bene non è così

semplice. A noi interessa non solo fare gas e

generare del reddito ma anche tutelare l’ambiente,

la popolazione circostante, i vicini, e le

nuove generazioni che vengono a visitare gli

impianti e ad imparare. Questo richiede attenzione,

è necessario seguire le norme, applicare

le procedure, e comporta anche un aumento

del personale.

l

Impianto Ambiente &

Risorse di Broni (PV),

dedicato al recupero

dei terreni

contaminati

da sostanze organiche

tramite

biorisanamento.

Nell’impianto di Broni,

la selezione manuale

del materiale

di scarto durante

la fase

di pretrattamento

dei terreni.

anaerobica per triplicare l’efficienza energetica rispetto

al consumo.

• San Nicolò d’Arcidano (Sardegna): L’unico impianto

regionale per il trattamento di sottoprodotti

animali, che produce biogas, compost e ammendanti.

• Latina (Lazio): Produce biometano e fertilizzanti

naturali da 35.000 tonnellate di scarti alimentari e

rifiuti organici all’anno.

• Udine (Friuli Venezia Giulia): con una doppia linea

per FORSU e rifiuti putrescibili, per immettere biometano

nella rete locale.



Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

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Economia Circolare

52

RIFIUTI SOLIDI

FRANTUMAZIONE

FRANTUMAZIONE

RIFIUTI SOLIDI

53

Una riconversione colossale

Al posto della storica acciaieria di Trieste,

sorgerà un polo logistico. L’impresa SID

ha scelto il supporto della Impianti Industriali

per le campagne di frantumazione in sito

Matthieu Colombo

L’impianto mobile

di frantumazione

Powerscreen

Premiertrak 330

noleggiato da Impianti

Industriali alla SID

ha dato prova

della sua resistenza.

Scorie di produzione d’acciaieria miste a

inerti riverse a mare e accumulate su

piazzale per anni. Poi una maggiore attenzione

all’ambiente, il susseguirsi di proprietà

come Italsider, Lucchini o Arvedi. Questa è la

situazione a cui si è dovuto fare fronte per rigenerare

l’ex Ferriera di Servola a Trieste, un

impianto rimasto attivo per 123 anni. Quella

che oggi si può definire l’ex Ferriera di Trieste

ha chiuso l’area di lavorazione a caldo nella primavera

del 2020 per avviare la dismissione degli

impianti e rigenerare l’imponente area fronte

mare per trasformarla in una più sostenibile e

strategica piattaforma logistica per il sud est

Europa. I lavori di demolizione degli impianti e

recupero dell’area sono stati condotti dalla bresciana

SID, Società Italiana Demolizioni, azienda

parte del maxi Gruppo ATB.

La nuova è iniziata col botto

Decostruire e rimuovere gli impianti, demolire

le strutture edificate, neutralizzare i materiali

inerti direttamente in loco tramite molteplici

campagne di frantumazione, colmare gli spazi

sotto al livello del suolo e realizzare un piano

stabilizzato di oltre 200 mila metri quadrati.

Queste sono per sommi capi, in successione,

le operazioni realizzate da SID. Una data, però,

ha segnato simbolicamente il cambio di rotta

per l’intera città di Trieste, ossia il 18 settembre

2022 quando, alla presenza di circa 300 astanti,

una prima serie di microcariche SID ha fatto

collassare al suolo l’80% delle strutture (l’area

di lavorazione a caldo) per raggiungere il 100%

delle strutture con una seconda serie di cariche

il 22 marzo del 2023.

In precedenza SID aveva portato a termine la

decostruzione meccanica con escavatori da demolizione,

mentre dal settembre del 2022 gli

escavatori e le pale gommate sono passate a

macchine di servizio per lasciare il posto da

protagonisti meccanici del cantiere a impianti

e sistemi per la macro selezione, la sgrossatura

e la frantumazione di molteplici campagne che

per termini normativi e aspetti burocratici non

sono sempre state tra loro vicine nei tempi.

Esperienza e flessibilità

La gestione dei tempi di noleggio e avere sempre

l’impianto giusto al momento giusto è stato

per Impianti Industriali buona parte della sfida

affrontata per questo cantiere della SID.

L’altra condizione sfidante è stata ovviamente

quella di assicurare la produttività delle macchine

noleggiate nonostante la tenacia del

materiale da frantumare e soprattutto la presenza

incognita di elementi d’acciaio incomprimibili

e in grado di fermare le mascelle dei

frantoi.

Per garantire la continuità produttiva, Impianti

Industriali ha messo in campo un tempestivo

servizio di assistenza, mentre SID si è impegnata

al massimo nell’estrarre la maggior

parte degli elementi ferrosi dal materiale inerte

senza rallentare però la produttività.

L’approccio operativo mirato a prevenire i fermo

macchina, valutando ogni lotto di materiale

da trattare, ha dato i suoi frutti.

D’altronde, non ci sarebbe stata altra soluzione

per centrare l’obiettivo ambizioso in termini

di tonnellate/giorno frantumate, SID ha predisposto

uno sgrossatore con passate da 200-

250 mm, a cui far seguire un nastro trasportatore

cingolato Telestack LF520 con un

estrattore a magnete, quindi l’arrivo in cascata

del materiale nella tramoggia del Power -

screen Premiertrak 330 che, ciononostante,

ha fatto passare attraverso le sue mascelle

molti, ma molti elementi di ferro ben differenti

dalle scorie di lavorazione.

Accoglierà delle maxi porta container

Una volta terminata la rimozione del cosiddetto

"nasone" in punta all’area, composto da

100 mila m 3 di scarti di lavorazione da frantumare,

e livellata l’area con stabilizzato come

da capitolato, la SID passerà il testimone a

I.C.O.P. che realizzerà una profonda barriera

in mare con pali di consolidamento in modo

da incapsulare e trattenere a terra le “ceneri”

dell’ex Ferreria.

Sarà poi avviata la costruzione del Molo VIII,

progettato per accogliere mega-navi container

grazie a una banchina sviluppata su 400 metri

ed è prevista anche la posa di binari ferroviari

collegati alla rete nazionale e la realizzazione

delle infrastrutture logistiche necessarie. Il

progetto rientra nel Piano Nazionale di Ripresa

e Resilienza (PNRR) e punta a rafforzare il ruolo

del porto di Trieste come nodo logistico chia-

Sopra, in sequenza,

l’area dell’ex Ferriera

di Servola

a Trieste che sarà

rigenerata.

Il cumulo di scarti

di lavorazione in testa

alla banchina

è chiamato dai locali

«nasone».

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

54 RIFIUTI SOLIDI FRANTUMAZIONE

Soluzioni

NEWS

RIFIUTI SOLIDI

55

La decostruzione ha interessato anche le vasche

di raffreddamento. Sotto, in sequenza, gli elementi ferrosi estratti

a monte del frantoio, il deferizzatore del Premiertrak 330

e le parti ferrose estratte a valle del frantoio.

A servizio della circolarità

Insieme per un obiettivo comune, sviluppare

soluzioni innovative per il riciclo tessile

coniugando tecnologia ed sostenibilità

L’elevata specializzazione

e il patrimonio di competenze di ATB

Group sono i nostri punti di forza.

La rigenerazione dell’area dell’ex

Ferriera di Servola è una sfida

in termini non tanto tecnici, quanto

di produttività elevata in tempi

ristretti. Per far coincidere gli aspetti

amministrativi di cantiere con quelli

logistici e di lavorazione abbiamo

puntato alla massima flessibilità

operativa e per farlo è stato necessario

avere partner all’altezzacome Impianti

Industriali. Con loro abbiamo trovato

il nostro equilibrio in anni di cantieri.

Da una parte io preferisco fidelizzare

i fornitori piuttosto che andare

a cercare il prezzo e dall’altra loro

fanno tutto il possibile per supportarci

con soluzioni tecniche performanti.

Luca

Zambarbieri

direttore

generale

SID

ve per l'Europa centrale e orientale.

Il progetto di riqualificazione è gestito dall'Au -

torità di Sistema Portuale del Mare Adriatico

Orientale, mentre il terminalista tedesco, con

la società HHLA PLT Italy, una controllata di

Hamburger Hafen und Logistik AG, è coinvolto

come investitore e sarà futuro gestore della nuova

piattaforma logistica.

l

Andrea

Merati

area manager

Impianti

Industriali

Ing. Giancarlo

Monaco

tecnico SID

Quando forniamo soluzioni che assicurano

la produttività a cantieri come questo

è fondamentale essere sempre sull’attenti

e avere alle spalle sia un supporto tecnico

competente e tempestivo, sia un ventaglio

di macchine disponibili. In merito, siamo il più

grande dealer europeo di Powerscreen per

numero di macchine a noleggio e il costante

dialogo con SID ci permette di ottimizzare

la programmazione.

Irene Boschi

Humana People to People Italia, Haiki

Plus S.p.A. e IGERS Srl hanno firmato

un importante Memorandum of Under -

standing (MoU) per sviluppare soluzioni tecnologiche

e gestionali innovative, volte al recupero

e alla valorizzazione dei rifiuti tessili post-consumo

e degli scarti industriali del settore moda.

Un’alleanza strategica mira a rivoluzionare la

gestione dei rifiuti tessili in Italia, mercato che

conta circa 800.000 tonnellate di materiali su

base nazionale.

Un modello da seguire

Questa collaborazione rappresenta un esempio

virtuoso di come tecnologia, sostenibilità e competenze

condivise possano creare valore non

solo per l’industria, ma anche per l’ambiente.

Il progetto mira a diventare un modello di riferimento

per la gestione dei rifiuti tessili in

Europa, nel rispetto della gerarchia dei rifiuti e

in linea con gli obiettivi di sostenibilità europei.

Haiki+ metterà a disposizione le proprie infrastrutture

per la creazione di impianti avanzati

di recupero dei materiali tessili. Humana contribuirà

con il suo know-how nel riutilizzo e nella

selezione dei materiali. IGERS integrerà tecnologie

avanzate per il trattamento dei rifiuti tessili,

evitando l’uso di additivi chimici.

l

Marzo 2025

Marzo 2025



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Soluzioni e tecnologie

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Economia Circolare

56 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni

SOFTWARE GESTIONALI

SOFTWARE GESTIONALI

RIFIUTI SOLIDI

57

Un cambio di paradigma

Atlantide

è la soluzione

Web & Cloud, sicura

e completa, ideale

per i produttori

di rifiuti, operatori

di settore, utilities,

consulenti.

Atlantide, soluzione di Wolters Kluwer,

consente la digitalizzazione del waste

management e l’interoperabilità con il RENTRI

Innovazione,

Digitalizzazione,

Strategie di Economia

Circolare e temi ESG

sono le parole chiave

per le aziende

che hanno come

obiettivo

la sostenibilità

ambientale.

in vigore del RENTRI rappresenta

non solo un cambiamento tecnologico

ma un vero e proprio cambio L’entrata

di paradigma, che richiede piattaforme abilitanti

adeguate a tale evoluzione per il monitoraggio

completo dei processi waste.

Atlantide, il software per la gestione dei rifiuti

di Wolters Kluwer, inserisce e gestisce i FIR e

Registri che poi vengono trasmessi e registrati

nel RENTRI.

Cos’è il RENTRI

È il nuovo sistema digitale per la gestione e il

monitoraggio dei rifiuti, istituito dal Ministero

dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

(MASE) ed è parte della strategia nazionale per

l’economia circolare. Raccoglie, elabora e rende

accessibili i dati ambientali, traccia ogni singolo

codice rifiuto e monitora l’intero ciclo ambientale

dei rifiuti, dalla produzione al trattamento, fino

all’ EoW. Non solo facilita le attività di vigilanza

e controllo, ma fornisce anche uno strumento

prezioso per la definizione delle politiche ambientali

da parte del Ministero stesso.

Attraverso il RENTRI, gli obblighi previsti dal

Testo Unico Ambientale - come la gestione dei

formulari di identificazione del trasporto (FIR)

e dei registri cronologici di carico e scarico –

vengono integrati in un’unica infrastruttura digitale:

questo consente di tracciare ogni rifiuto

attraverso il codice EER/CER e di monitorare in

modo sistematico l’intero ciclo di vita dei rifiuti,

dalla produzione al trattamento finale.

Un sistema per contrastare le irregolarità e migliorare

il waste management ottimizzando il

flusso di dati tra operatori, istituzioni e autorità

di controllo.

Come si affronta il cambiamento

È necessario dotarsi di un sistema di governance

in ambito waste che consenta all’azienda di

gestire la compliance normativa ( D.Lgs.

152/2006 e D.Lgs. 231/2001), l’interoperabilità

con il RENTRI , la tracciabilità completa delle

operazioni (Audit Trail) e la digitalizzazione dei

processi, garantendo la massima sicurezza dei

dati e la tutela della privacy.

Le responsabilità di impresa

Le responsabilità di una azienda che non rispetta

la normativa ambientale sono di tipo amministrativo,

civile e penale del legale rappresentante,

dei delegati e dei subordinati.

Il produttore di rifiuti è il primo responsabile dal

punto di vista amministrativo e penale dell’avvenuto

recupero o smaltimento di ogni singolo

rifiuto prodotto e tale responsabilità non è mai

derogabile per contratto ai fornitori.

L’ Ente/Azienda che non rispetta la normativa

rischia: sanzioni pecuniarie - obbligatorie,

applicate sempre in caso di condanna; sanzioni

interdittive - applicate già nella fase d'indagine,

come misura cautelare; confisca di

impianti e/o mezzi - obbligatorie, applicate

sempre in caso di condanna. E, in caso di

condanna definitiva, si aggiunge il danno di

immagine e reputation.

l

Per informazioni

info.atlantide@wolterskluwer.com

www.atlantide-web.it

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

58

Soluzioni

BIOWASTE

NORMATIVE E INCENTIVI

NORMATIVE E INCENTIVI

BIOWASTE

59

Chiusi i primi bandi

per i nuovi impianti

in regime FER 2

Nuovi impianti per generazione

di energia elettrica da biogas e biomasse,

utilizzando sottoprodotti, sono compresi

negli incentivi del decreto FER 2

Marco Comelli

Trucioli

da lavorazione

del legno.

150 MW elettrici, questo è il contingente

totale riservato fino al 2028 ai nuovi impianti

a biogas con potenza elettrica inferiore

a 300 kW e a biomassa con potenza

uguale o inferiore a 1 MW. L’energia elettrica

viene immessa in rete, mentre quella termica

deve essere utilizzata localmente, prioritariamente

per esigenze aziendali o per alimentare

impianti di teleriscaldamento a basse emissioni

di particolato. In questo nulla di nuovo

rispetto ai precedenti schemi. Però il decreto

non considera rubricabile per usi aziendali il

calore utilizzato per mantenere in temperatura

i digestori per il biogas e per pretrattare la biomassa

(essicazione). Ci permettiamo di notare

che questa specifica è totalmente priva di senso

sia dal punto di vista tecnico (sono operazioni

che vanno effettuate, useranno delle caldaie

a gas?) che da quello strettamente formale:

cosa significa “prioritariamente”, a quale

percentuale o intervallo si riferisce? Tutti gli

impianti, anche quelli piccoli, vengono ammessi

agli incentivi solo se partecipano a un

sistema a graduatoria. La prima procedura si

è chiusa lo scorso 14 febbraio, e ora il GSE ha

90 giorni di tempo per pubblicare le graduatorie

di accesso al primo contingente periodico

messo a bando, pari a 10 MW elettrici.

Parliamo di soldi

Prima di approfondire, sul prossimo numero,

altri punti del nuovo regime, soprattutto in termini

di dotazioni accessorie e degli impianti e

del feedstock consentito, diamo un’occhiata

a quali cifre si parla. Ci si mette un po’ a capirlo,

perché - more solito - invece di spiattellare

un numero si ricorre ai rimandi agli allegati

del decreto, per poi lanciarsi in una serie

di regole aggiuntive. A essere cinici, il paradiso

dei consulenti. Per gli impianti a biogas nuovi

con potenza compresa tra 1 e 300 kWe, l’incentivo

base è pari a 233 € a MWh per una vita

utile convenzionale di 20 anni. Per gli impianti

a biomassa si applicano due scaglioni: sino

300 kWe sono 246€ a MWh, oltre e sino 1 MWe

si scende a 185 € a MWh, in entrambi i casi

per una vita convenzionale di 20 anni.

Attenzione però, se si è goduto o si godrà di

un contributo a fondo perduto per la realizzazione

dell’impianto, l’incentivo viene decurtato

di un coefficiente lineare che varia secondo la

percentuale del contributo sul capex effettivo,

da 0 (nessun contributo) al 12% (40% di contributo).

Ma non finisce qui: annualmente il

GSE si riserva il diritto di verificare il costo di

produzione elettrica degli impianti da ammettere

agli incentivi. Giusto, sembrerebbe, ma il

risultato deriverà da cosa (media, media pon-

derata, mediana, distribuzione gaussiana con

“taglio delle teste e delle code”)? Non si sa.

Comunque, indipendentemente da queste misteriose

verifiche, l’incentivo base si ridurrà

automaticamente del 3% l’anno a partire dal

2025 per i nuovi bandi emessi via via, eccetto

che per gli impianti piccoli, per i quali la base

resterà stabile per un altro anno. Difficile trovare

un senso economico e tecnologico in questo

automatismo, ma così è se vi pare. Una

volta, un po’ faticosamente, definito l’incentivo

base, si entra in procedura competitiva (asta

al ribasso), ma non per tutti. Gli impianti inferiori

a 300 kWe sono esentati, quindi tutti quelli

a biogas, dal presentare un’offerta minima al

ribasso del 2% rispetto alla base. Tutti gli altri

devono farlo, senza limite di ribasso. E qui c’è

un potenziale problema, che ha a che fare con

i tempi di realizzazione. Per biogas e biomasse

il tempo massimo per l’entrata in servizio è di

31 mesi. Se si sfora, è prevista una riduzione

dello 0.5% al mese per massimo nove mesi.

Raggiunti i 40 mesi, si decade dagli incentivi

e se lo stesso impianto dovesse essere riammesso

a un altro bando, si vedrebbe decurtato

il conquibus del 20%. Però, cosa succede d’altro

al proponente? Escludendo un impianto,

se il contingente iniziale fosse stato saturato,

il GSE riaprirebbe le graduatorie? Non si sa.

Inoltre, nulla di tutto questo accade se il proponente

entro 12 mesi dall’assegnazione sua

sponte rinuncia al progetto.

Come vengono dati i soldi

Ci sono due possibilità. Per gli impianti sotto

i 300 kW, il GSE ritira direttamente l’energia e

la paga alla cifra base prevista con le regole

di riduzione di cui sopra. Si sa già che la soglia

per ricevere la tariffa onnicomprensiva scenderà

con i nuovi bandi a 200 kW a partire dal

2026. Anche qui oltre al risparmio per lo stato,

non si riescono a identificare altri razionali.

Per tutti gli impianti per gli impianti di potenza

superiore a 300 kW, l’energia elettrica prodotta

resta nella disponibilità del produttore, che

provvede autonomamente alla valorizzazione

sul mercato. Il GSE calcola la differenza tra la

tariffa spettante e il prezzo dell’energia elettrica

zonale orario, e, ove tale differenza sia

positiva, eroga gli incentivi applicando una

specie di tariffa premio, pari alla già menzionata

differenza, sulla produzione netta im-

messa in rete; nel caso in cui tale differenza

risulti negativa, conguaglia o provvede a richiedere

al soggetto titolare gli importi corrispondenti.

Anche chi sta sotto i 300 kW può

richiedere di entrare in questo schema. (sembra

un’ipotesi di scuola).

C’è un punto critico del decreto che sembra

essere passato in sordina, tant’è che il GSE

non lo riporta nella sua guida pratica, dopo

avere ripetuto verbatim gli altri punti. Lo citiamo

noi verbatim (art.9 punto 4): l’erogazione

degli incentivi è sospesa nelle ore in cui si registrano

prezzi di mercato pari a zero, ovvero

nelle ore in cui si registrano prezzi negativi,

ove previsto nel regolamento del mercato elettrico

italiano. Essendo noto che i prezzi zero

o negativi in un sistema elettrico derivano

dall’eccesso di produzione delle rinnovabili

non programmabili, sembra che qui si lascino

i produttori FER2 in balia di chi ha già impianti

di quel tipo, che invece continueranno a incassare

incentivi qualunque cosa accada. Tutto

un po’ strano.

l

Un impianto

a biomasse da 300

kW. Qui l’incentivo

base è pari a 246 €

a MWh (oltre i 300 kW,

si scende a 185€).

Cogeneratore

da 260 kW.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

60 BIOWASTE NEWS Soluzioni

NEWS

ACQUE REFLUE

61

Eliana Puccio

L’acchiappa anidride

I materiali da costruzione hanno il potenziale di immagazzinare

miliardi di tonnellate di CO 2 lontano dall’atmosfera

Anche l'edilizia gioca il suo ruolo non indifferente

nelle emissioni di gas serra.

Decarbonizzare questo settore è quindi

importante, soprattutto in virtù delle norme

europee secondo le quali entro il 2030 tutti gli

edifici di nuova costruzione dovrebbero essere

a zero emissioni. Materiali da costruzione

come il calcestruzzo e la plastica possono

bloccare miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

L'idea arriva dall'Università della California,

Davis e la Stanford University. Da un nuovo

studio degli ingegneri civili e degli scienziati

dei sistemi terrestri è stato dimostrato che lo

stoccaggio di CO2 negli edifici potrebbe aiutare

il pianeta a raggiungere gli obiettivi per ridurre

le emissioni.

Un enorme potenziale

L’obiettivo del sequestro del carbonio è quello

di prendere l’anidride carbonica, sia da dove viene

prodotta o dall’atmosfera, convertirla in una

forma stabile e immagazzinarla, non potendo

così più influire sul cambiamento climatico.

A condurre lo studio è Elisabeth Van Roijen, che

insieme al professore Sabbie Miller, ha calcolato

il potenziale di immagazzinare carbonio in una

vasta gamma di materiali da costruzione comuni

tra cui calcestruzzo (cemento e aggregati),

asfalto, plastica, legno e mattoni. l

In fondo al mar

n Sparkle (società del

gruppo TIM) e Oceanic

Environmental Cables

hanno sottoscritto un

accordo per recuperare

materiali anche

poliolefinici dai cavi fuori

servizio posati nel

Mediterraneo.

Sparkle fornirà oltre

22mila chilometri di cavi

sottomarini in disuso a

Oceanic Environmental

Cables che ne recupererà

e riciclerà i materiali (fibre

ottiche, rame, acciaio,

alluminio e polietilene).I

cavi sottomarini prelevati

saranno trasportati negli

impianti di OEC che

provvederanno a

smontare, separare, pulire

e analizzare i vari

componenti, per poi

trasformarli in granuli

destinati a riutilizzo

industriale.

LEADER NELLE SOLUZIONI INTEGRATE PER

IGIENE URBANA, RACCOLTA, COMPATTAZIONE E TRASPORTO RIFIUTI

Marzo 2025

Luglio 2024

www.busigroup.it



e tecnologie

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Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

62

Soluzioni

ACQUE REFLUE

WATER REUSE

WATER REUSE

ACQUE REFLUE

63

Un’acqua non scontata

Opportunità e sfide. I reflui

di cantina, prodotti durante

i processi di vinificazione,

consentono di affrontare

e limitare la scarsità idrica

Il riuso agronomico

delle acque di cantina

ha procedure

semplificate per

le aziende vitivinicole

di medio/piccole

dimensione (<1.000

m 3 /anno di acque

prodotte e riuso di <

100 m 3 /ha/anno).

Pianta di vite. Con carenza

d’acqua, nel primo anno

si verificano disseccamento

delle foglie, maturazione

tardiva dell’uva, acini

più piccoli e scarsa produzione

di vino. Nel secondo anno,

viene compromesso lo stato

di salute dell’intera pianta,

con rischio di totale

essiccamento.

Federica Lugaresi

Il Piemonte è una regione dai grandi vini,

ma anche dalle grandi tecnologie e applicazioni

nella loro produzione.

Stiamo parlando delle acque di cantina che,

generate in grandi quantitativi, subiscono

(come prevede la normativa) un trattamento

basilare di stoccaggio. Possono essere riutilizzate

tal quali a fini agronomici o per l’irrorazione

dei prodotti fitosanitari. In tal modo si

risparmia l’utilizzo di un’acqua potabile al posto

di una reflua.

Fattibile grazie a…

La delibera regionale del 2009 contempla la

possibilità di perseguire l’indirizzo agronomico.

Nasce tutto 20 anni fa in seguito ai cambiamenti

climatici che hanno messo in crisi il

Piemonte con eventi siccitosi importanti. Nelle

terre di cantina, le aziende vitivinicole non sapevano

come andare avanti: gli effetti concomitanti

di alte temperature e carenza d’acqua

sono stati importanti. La vite nel primo anno

registra un disseccamento delle foglie, con

maturazione tardiva dell’uva, acini più piccoli

e scarsa produzione di vino. Ma nel secondo

anno, viene compromesso lo stato di salute

dell’intera pianta, con rischio di totale essiccamento.

Vitigni storici a rischio

Per far fronte al problema, si rè reso necessario

limitare lo stress idrico della pianta per

preservarne lo stato fisiologico e la qualità delle

uve… ma con quali acque? La risposta arriva

dalla Piattaforma scientifica dell’Università

degli Studi di Torino sul Water Reuse, che propone

il riuso delle acque come strategia fondamentale

per affrontare la scarsità idrica.

La disponibilità infatti arriva dalle reflue - che

normalmente vengono riversate nei corsi d’acqua

- e che non contengono sostanze pericolose

ma sostanze nutritive.

Ma solo nel 2016, viene effettivamente sdoganata

l’irrigazione di soccorso che porta all’interno

della stessa azienda (o di cooperative)

al riuso di tali acque. In termini legislativi, viene

in aiuto la normativa con il d. lgs. 152/2009,

poi trasfuso nel d.lgs.152/2006, che contempla

l’utilizzazione agronomica delle acque reflue

con procedure semplificate per le

aziende vitivinicole di medio/piccole

dimensione (<1.000 m 3 /anno di acque

prodotte e riuso di < 100 m 3 /ha/anno).

Pronti, via!

Laddove si trova l’ambito di maggior

consumo di acqua, è lì che si deve

partire col riutilizzo delle stesse.

Ecco, che tramite i finanziamenti

CIPE nel 2004, si ha dato vita al progetto

presso la facoltà di Agraria

all’Università di Torino per ripensare

alle risorse idriche in ottica di economia

circolare.

Sono stati effettuati campioni sui reflui di 92

aziende vitivinicole, prove di laboratorio e in

campo delle acque reflue stabilizzate (su

campioni di 10 aziende), per valutarne l’idoneità

sia come acque di soccorso che per

veicolare prodotti fitosanitari. Arfa ha proceduto

con test microbiologico, chimico e

tossicologico per stimarne l’idoneità. Il risultato

è sfociato nella delibera del 2009

(sulle norme tecniche x l’utilizzo delle reflue

di cantina volte a veicolare i prodotti fitosanitari),

ma oggi sono ancora poche le aziende

che le utilizzano sia per fini che indirizzo

agronomico. Ciò a causa dei costi di stoccaggio

e per il basso prezzo dell’acqua.

In pratica, si applica solo in caso di grandi

emergenze, anche in virtù del fatto che nel

settore non si sia ancora in grado di pianificare

e portarsi avanti con gli strumenti già

disponibili.

l

Acqua di cantina post

trattamento

di stoccaggio. Il water

reuse propone il loro

riutilizzo

per far fronte

ai periodi siccitosi

e non solo.

Marzo 2025

Marzo 2025



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Soluzioni e tecnologie

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Economia Circolare

64

Soluzioni

ACQUE REFLUE

WASTE SEGNALA

NEWS

ACQUE REFLUE

65

Water in the air

SEAS SA, leader nella progettazione e costruzione di sistemi

avanzata per la produzione di acqua dall'aria, ha annunciato

una nuova collaborazione strategica con Hypercube

HIGHLIGHTS

Tra i momenti di maggiore interesse per

AquaFarm, sono state le sessioni dedicata alla

sostenibilità nell’acquacoltura, l’autosufficienza

energetica e le soluzioni innovative per la decarbonizzazione

del settore.

Ricordiamo inoltre, le sessioni “Prodotti di acquacoltura

e di pesca a valore aggiunto” con protagonisti

i leader della filiera ittica, mentre e quella

“UE – FEAMPA” sulle novità europee che

impattano il settore.

A NovelFarm grande richiamo di pubblico per il

tema di apertura “L’indoor farming in Italia: serre

tecnologiche, vertical farm, agricoltura urbana

tra normative, investimenti e mercato”, in cui si

sono avvicendati player di settore, consulenti ed

esponenti del mondo accademico per discutere

dell'evoluzione dell'agricoltura controllata

in ambiente urbano.

Un altro momento di grande interesse

è stato quello relativo alla chiusura di

AlgaeFarm, caratterizzata dalla tavola

rotonda sul futuro della filiera delle

alghe, che ha esplorato le opportunità

e le sfide per il settore, dal campo alimentare

a quello farmaceutico.

www.aquafarm.show

Ritorno

al trio perfetto

Si è concluso l’evento unificato

di AquaFarm, NovelFarm e AlgaeFarm

Tornano per un unico appuntamento al quartiere fieristico

di Pordenone. L’unione delle tre manifestazioni ha portato

a un incremento significativo dell’affluenza: i visitatori

sono aumentati del 30% rispetto all’edizione 2024.

All’edizione hanno preso parte oltre 110 espositori (per 7mila

m 2 ) provenienti dall’Italia e dall’estero, confermando il ruolo centrale

di Pordenone Fiere come punto di riferimento per i settori

dell’acquacoltura, dell’innovazione nelle colture vegetali e delle

alghe. Il programma convegnistico ha registrato un’adesione

straordinaria, con 20 sessioni e oltre 150 relatori che hanno trattato

i temi più attuali per il settore, dalla sostenibilità

alla sicurezza alimentare, fino alle nuove tecnologie

per la produzione e la gestione degli allevamenti.

L’appuntamento è per il 18 e 19 febbraio 2026,

con la 9ª edizione di AquaFarm, sempre a

Pordenone Fiere, ancora in formato unificato.

SEAS prosegue nel suo impegno di sposare

soluzioni ambientali innovative a

basso impatto, rafforzando la gestione

sostenibile delle risorse idriche.

Lo fa avviando una nuova collaborazione con

Hypercube, azienda svizzera all'avanguardia

nelle tecnologie di tokenizzazione per la sostenibilità.

Risparmi energetici

SEAS con i propri macchinari produce acqua

dall’aria e significativi risparmi di energia utilizzando

i contributi termici HVAC offerti gratuitamente

dalle sue macchine. Si riducono

anche le emissioni di CO 2 e le infrastrutture

necessarie, mantenendo al contempo elevati

standard di purezza e qualità dell'acqua.

La collaborazione con Hypercube si concentra

sullo sviluppo e gestione delle risorse idriche,

che premia la produzione di acqua dall’aria e

la integra nel circuito dei water credit.

Attraverso un sistema basato su blockchain,

Hypercube garantisce un tracciamento sicuro

e trasparente del recupero e del riutilizzo delle

risorse per progetti ambientali ad alto impatto.

Insieme, Hypercube e SEAS aiuteranno le

aziende a migliorare le proprie performance

di sostenibilità e ad accelerare la transizione

ecologica globale. "Questa partnership rappresenta

una novità importante per il risparmio

di acqua e un incentivo alla creazione di acqua

dall’aria in modo integrato e sostenibile.

Un'opportunità unica per supportare le aziende

e i clienti nella riduzione significativa della loro

impronta idrica, con i water credit come elemento

centrale delle loro strategie," ha dichiarato

Rinaldo Bravo di SEAS.

l

eliana Puccio

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

66 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni

CIRCOLARITÀ E AUTOMOTIVE

CIRCOLARITÀ E AUTOMOTIVE

VEICOLI&ALLESTIMENTI

67

vato a cambiare la parte ottica dello specchietto

esterno senza dovere sostituire l’intero

assieme?), anche prima del cambio tecnologico

dell’elettrificazione.

“4R”uote green

Una nuova rubrica dedicata all’automotive

in ottica di economia circolare?

Ma non perchè sia una novità...

Marco Comelli

Banalmente partiamo da una constatazione:

tra gli oggetti con cui ognuno di

noi entra in contatto ogni giorno, i mezzi

di trasporto gommati, automobile in primis,

sono quelli dove i principi dell’economia circolare

sono già, anzi da sempre, applicati.

Qualche numero

Prendiamo le 4 R canoniche. Ridurre sembra

non sia granché in voga visto il numero di auto,

in circolazione nel mondo: 1,2 miliardi, milione

più, milione meno. Per il 2035 si prevede si

sfioreranno i 2 miliardi. Attenzione, però. La

produzione di autovetture è stagnante o probabilmente

in calo. Nel 2018 a livello mondiale

le fabbriche ne sfornavano 66 milioni, lo scorso

anno hanno faticato ad arrivare a 65. Questo

nonostante il boom cinese, che da 16 anni è il

primo produttore mondiale, lo scorso anno

con 27,5 milioni. La spiegazione è semplice:

la vita utile delle autovetture si sta allungando

in tutto il mondo, il che, sia essa una conseguenza

o una causa, si traduce in una riduzione

nella richiesta di auto nuove. Il mercato

si è allargato, ma viene in gran parte soddisfatto

dall’usato. E arriviamo alla seconda R,

riuso. Il mercato dell’usato esiste da quanto

esistono le automobili, e probabilmente, in

termini combinati di volumi e di valore, è il più

grande al mondo di questo tipo. Si potrebbero

fare considerazioni sull’importanza che il valore

d’uso ha in questo record, che sfida molti

luoghi comuni finanziari sui beni durevoli.

Riparare? Non si usa quasi più…

Quello che ci interessa è invece notare che la

terza R, la riparazione, è da sempre fondamentale

nell’ambito automotive. È una considerazione

talmente banale che non meriterebbe

nemmeno citarla se non fosse che

tra i beni durevoli a grande diffusione, solo

l’automobile sembra resistere per ora. La tendenza

praticamente ovunque è l’esatto opposto:

utilizzo una sola volta e poi dismissione.

Il caso degli elettrodomestici bianchi è tipico

e passa dagli stessi fenomeni sperimentati

da altri settori molto più avanti in questo cammino:

struttura interna basata su sottosistemi

monolitici che rendono difficile cambiare un

singolo componente guasto anche per indisponibilità

del singolo ricambio, sparizione di

ricambi dopo un periodo breve dalla fine della

commercializzazione, componenti artificialmente

su misura per impedire la nascita di

un mercato di compatibili, accentramento

dell’assistenza in entità controllate dai produttori.

Gli stessi fenomeni da qualche anno

si stanno affacciando in ambito auto (mai pro-

Sfide sfidanti

Anche nell’ultima R, il riciclo, il settore automotive

non ha nulla da imparare. Sia su spinta

normativa, ma soprattutto economica, oggi

in media di un autoveicolo viene recuperato

in Italia, sotto forma di parti o di materia, oltre

l’83%. L’obiettivo di legge è l’85%, con un recupero

totale (quindi anche attraverso la valorizzazione

energetica) del 95%. In Europa

le percentuali vengono già superate in molti

Paesi, quindi si tratta di migliorare l’organizzazione

e le dotazioni tecnologiche.

La sfida anche qui viene dai cambiamenti

tecnologici, che vanno a colpire la sostenibilità

economica del riciclo. La maggior parte

dei ricavi degli operatori della demolizione

viene dal recupero e della rivendita di parti

del veicolo. Come abbiamo scritto in passato,

un veicolo elettrico a batteria contiene un numero

di parti minore di uno a combustione

interna (nessuno parla degli ibridi, che ne

contengono di più, torneremo sulla questione

un’altra volta), e la maggior parte del valore,

e del peso (normativamente un punto importante).

Una volta privato delle componenti

riutilizzabili, quel che resta del veicolo viene

compattato e passato ad un’altra parte della

filiera, quella dei frantumatori. Costoro

estraggono dal “cubo” i metalli, li separano

e li immettono sul mercato dei rottami. La

sparizione del motore a combustione, il cui

monoblocco e la base finisce in molti casi nel

“cubo”, danneggia economicamente anche

questa categoria.

Scricchiolii in avvistamento

Anche senza considerare l’elettrificazione,

però, altre tendenze tecnologiche mettono in

discussione l’attuale assetto circolare, anche

se non ideale, dell’autoveicolo. Per citarle senza

un ordine particolare: l’aumento esponenziale

dell’uso delle plastiche, con un gran numero

di polimeri, per molti dei quali non

esistono oggi tecnologie di riciclo; la multimatericità

nelle strutture, con utilizzo di tecnologie

di unione che comportano problemi

in fase di disassemblaggio, per esempio col-

lanti e saldature; la crescita dei compositi,

come le fibre di carbonio, non solo per le scocche

ma anche per particolari di carrozzerie

ed interni dove vengono scelti per l’aspetto

estetico (il famoso, o famigerato, carbon look);

la crescita dei cablaggi a causa della sempre

più elevata elettrificazione degli ausiliari e degli

accessori; il sempre maggiore contenuto

tecnologico dei parabrezza, che nelle ultime

evoluzioni sono dei veri e propri monitor trasparenti,

che rende difficile il riciclo, già complesso

coi vetri “normali”.Tutte queste tendenze

sono alimentate, da una parte, dal

tentativo di ridurre i tempi e i costi di costruzione,

dall’altra di alleggerire i veicoli, che

sono da decenni su una curva pericolosa di

crescita ponderale e dimensionale dovuta alla

ricerca di maggiore safety e di miglioramento

delle dotazioni e del comfort (il silenzio pesa..).

La matrice della circolarità dell’automotive

si complica se si considerano le normative,

con cui specie l’Unione Europea, ma anche

altri stati, cercano di contrastare o invertire

certe tendenze (citiamo ecodesign e regolamento

batterie, ma anche il prossimo regolamento

fine vita che prevede la responsabilità

estesa del produttore), oppure le aggravano,

come tutto quello che ha che fare con le normative

sulle plastiche (vedi polverino da PFU).

Insomma, argomenti questa rubrica ne avrà

da trattare.

l

Il riciclo delle parti

usate di un veicolo.

Le 4R, paradigma

dell’economia

circolare, in realtà

nel settore sono

applicate

già da tempo.

Ad oggi in Italia,

mediamente di un

autoveicolo viene

recuperato

(sottoforma di parti

o materia) oltre

l’83%. Il target

normativo è pari

all’85%,

con un recupero

totale (quindi anche

attraverso

la valorizzazione

energetica) del 95%.

Marzo 2025

Marzo 2025



e tecnologie

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Economia Circolare

68

Soluzioni

VEICOLI&ALLESTIMENTI

WASTE SEGNALA

HIGHLIGHTS

Quattro giorni dedicati a opportunità commerciali,

appuntamenti B2B, conferenze, seminari, workshop,

sessioni pratiche, dimostrazioni e molto

altro, con l’obiettivo di diffondere una consapevolezza

ecologica nei settori della logistica, dell’impresa,

dei servizi, delle professioni e dell’istruzione.

Saranno inoltre lanciate iniziative e

attività focalizzate sull’inclusione, la solidarietà,

lo sport e sulla sostenibilità sociale: anche

quest’anno, un intero padiglione sarà dedicato

al terzo settore con “ALIS per il Sociale“.

ww.letexpo.it

Sviluppo

e innovazione

ALIS e Veronafiere: dall’11 al 14 marzo

2025 la quarta edizione di LetExpo

La fiera più innovativa su trasporti, logistica, servizi alle imprese

e sostenibilità torna per la quarta edizione dopo aver

registrato grande successo nelle prime tre.

Parteciperanno le principali imprese di trasporto stradale, marittimo

e ferroviario, terminalisti, spedizionieri, stakeholder e

aziende fornitrici di servizi alle imprese, case costruttrici, compagnie

assicurative, porti italiani ed europei, interporti nazionali

e internazionali, associazioni, operatori della filiera agro-alimentare

e delle diverse filiere logistiche, nonché numerosi centri di

ricerca ed enti di formazione. Ci saranno importanti novità e numeri

ancora più ambiziosi in termini di espositori, stand, visitatori,

momenti di confronto e di intrattenimento che animeranno i 5

padiglioni nel corso delle quattro giornate.

Marzo 2025



e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni

NEWS

I van del futuro

Presentati a Parigi tre modelli di van elettrici

e software-based che Flexis produrrà dal 2026.

Fino a 600 km di autonomia urbana promessa

Ginevra Fontana

Flexis, la joint venture formata da Re -

nault, Volvo e CMA-CGM, lancerà i primi

van elettrici.

Il Gruppo punta le fiches su un progetto di

elettrificazione che vuole rivoluzionare la logistica

urbana del futuro.

Philippe Divry, CEO di Flexis, ha riferito:

“Abbiamo pochi dubbi sul fatto che la transizione

si concretizzerà entro il 2030, e ancor

di più guardando al 2035. Sono le aziende di

logistica a chiedercelo”.

Carbon footprint ridotta

Flexis ambisce a produrre: un panel van appartenente

al segmento medio, disponibile

anche in versione cargo van equipaggiato con

furgonatura isotermica, e l’innovativo stepvan

di matrice nordamericana. Quest’ultimo è un

veicolo da 2,6 metri di altezza con pianale ribassato

e accesso tramite porta scorrevole

sul lato destro.

La grande novità è rappresentata dal “delivery

button”che l’autista può attivare quando deve

fare una consegna.

Le caratteristiche dei veicoli e le innovazioni

lato software conferiranno un incremento del

20% rispetto all’equivalente termico, con una

riduzione dell’impronta carbonica nell’ordine

del 60% calcolata sull’intero ciclo di vita del

prodotto.

l

Marzo 2025



9

LA RIVISTA TECNICA

SULL’ECONOMIA CIRCOLARE

Anno IX

Marzo

2025

Soluzioni e tecnologie

per l’ambiente

Economia Circolare

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È TUTTO

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ISSN 2610-9069

772610 906904

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