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Uno sguardo alla cartografia di Marte
Fotointerpretazione per la scoperta
di discariche illegali
Un report da ASITA 2007
Generalizzazione cartografica
tra ricerca ed applicazione
La missione Esperia ed i suoi imprevisti
SOMMARIO
16
GEOmedia su Marte
Uno sguardo alla nuova cartografia di un pianeta
di Renzo Carlucci
Telerilevamento e fotointerpretazione per la scoperta
di discariche illegali
di Virgilio Bettini e Massimo Morigi
Una giornata tra Cooperative Positioning e SDR
MasterSpazio e Sogei al centro della scena
di Domenico Santarsiero
6
6
22
FOCUS REPORTS
26
Tutti presenti ad ASITA 2007
a cura della Redazione
Viva il GIS Day!
a cura della Redazione
29
30
Simulazioni geospaziali 1 a parte
di Francesco Bartoli
Tor Vergata tra formazione e tecnologie
di Mirko Antonini
32
UNIVERSITA’
E RICERCA
34
Generalizzazione cartografica tra
ricerca e applicazione
La Cartografia Tecnica Regionale delle Marche
di Stefano Bellesi
CARTO
GRAFICA
Missione Esperia: un’avventura ai limiti del possibile
di Fabrizio Bernardini
42
TERRA
E SPAZIO
Uno sguardo alla cartografia di Marte
Fotointerpretazione per la scoperta
di discariche illegali
Un report da ASITA 2007
Generalizzazione cartografica
tra ricerca ed applicazione
La missione Esperia ed i suoi imprevisti
L'immagine di copertina
è relativa alla serie
Topographic Image Map
Mars 1:500 000 foglio M
500k 14.5S/175.5E OMT,
aggiornata nel 2004 a
seguito dell'atterraggio
del lander Spirit
(4 gennaio 2004).
Copyright:
Institut für Geodäsie und
Geoinformationstechnik,
Technische Universität
Berlin.
http://www.igg.tu-berlin.de
ALTRE RUBRICHE
12 MERCATO
39
46
AZIENDE E PRODOTTI
AGENDA
46 INDICE DEGLI INSERZIONISTI
EDITORIALE
Il caos creativo nazionale
Direttore
RENZO CARLUCCI
direttore@rivistageomedia.it
Comitato editoriale
FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,
LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,
MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,
LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO
Direttore Responsabile
DOMENICO SANTARSIERO
sandom@geo4all.it
Hanno collaborato a questo numero:
MIRKO ANTONINI
FRANCESCO BARTOLI
STEFANO BELLESI
FABRIZIO BERNARDINI
VIRGILIO BETTINI
PAOLO D ANGELO
MASSIMO MORIGI
Redazione
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Skype: redazione.geomedia
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www.rivistageomedia.it
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Editore
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Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003
del 14.05.03
ISSN 1386-2502
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità
dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del
contenuto di questo numero della Rivista in qualsiasi forma
e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,
ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,
senza il consenso scritto dell’editore.
Il tema dei Database Topografici ritorna di attualità anche perchè, a
dire il vero, non si è mai spento.
Nell'ultimo numero di MondoGIS il prof. Fondelli pubblica
una corposa lettera, che in pratica occupa tutto lo spazio dell'inserto “Cartographica”,
una lettura raccomandata a coloro che si propongono di rifare per l'ennesima volta le
cose già fatte. Sette pagine in cui, riprendendo il tema lanciato un anno prima sul
“limite” del sistema nazionale Gauss-Boaga, si affronta il vero problema della mancanza
della Commissione Geodetica Nazionale.
Ma la chiara visione di Fondelli non si ferma qui, perchè nella lunga dissertazione
affronta numerosi problemi relativi alla “descrizione del territorio” con una visione chiara
e lucida che può derivare solo da una lunga esperienza accademica,
istituzionale e professionale.
Gli spunti di ragionamento sono molteplici. Ne vediamo alcuni:
• La “dissennata soppressione della Commissione Geodetica”, che si porta
dietro l'immediata sospensione dell'aggiornamento della cartografia 1:25.000, un taglio
storico destinato a segnare l'urbanistica italiana degli anni '70 e '80, lasciando senza
freno e controllo lo scempio del territorio a cui abbiamo assistito e continuiamo ad
assistere.
• La “scienza non può essere messa ai voti” e neppure sottoposta a
trasparenti gare pubbliche di appalto che contempla il ribasso d'asta e la riduzione del
tempo utile per la conclusione dei lavori, con le relative descritte penalità.
la “fiera delle specifiche tecniche” che comporta distrazione di tempo da riservare ai
compiti istituzionali e lo sperpero di preziose energie e sinergie che hanno raggiunto
ormai livelli irreversibili ed ingiustificabili.
Concordiamo pienamente sul fatto che tutto ciò contribuisca ad
una sorta di caos creativo nazionale all'interno del quale si continua a
lasciare la possibilità di distruggere legalmente il territorio.
Il Ministero dell'Ambiente del Territorio e del Mare ha appena
bandito (e forse aggiudicato?) con procedura d'urgenza e successiva proroga
dei termini un Piano Straordinario di Telerilevamento Ambientale che prevede uno
stanziamento di oltre 18 milioni di Euro. Si tratta di rilevamenti aerei e laser scanning.
L'ENAV sta spendendo 9 milioni di Euro per rilievi di un terzo del Territorio nazionale
finalizzato alla ricerca degli ostacoli alla navigazione aerea. Si tratta ancora di rilevamenti
aerei e laser scanning.
Altri staranno in questo momento spendendo milioni di euro per rilevamenti, sempre
aerei e sempre dello stesso territorio.
Un controllo centralizzato di ciò non è importante!?!?
Rimane l'evidenza, quello che tutti noi ogni giorno possiamo constatare: l'abusivismo,
ad esempio, aumenta a vista d'occhio, i disastri ambientali si susseguono e le leggi
basilari di protezione, come la Galasso o la legge cartografica nazionale, sono
continuamente ignorate. Basti pensare che solo a Roma nel III millennio sono nati oltre
10 milioni di nuovi metri cubi di cemento. Anche in aree
ambientalmente “protette”.
A questo punto noi di GEOmedia preferiamo evadere andando a
vedere cosa ci sia oltre la Terra esaminando la cartografia di Marte ma come
vedremo nell'articolo anche lì il caos creativo impera.
La ricerca aerospaziale è anche l'argomento del nuovo master in collaborazione tra
Sogei e Università di Tor Vergata di cui si accenna nella rubrica Università e Ricerca.
Cosa dire poi delle discariche illegali? E' un argomento di vivace attualità, per le quali
presentiamo un interessante studio che dovrebbe trovare attuazione immediata
all'interno delle strutture istituzionalmente preposte.
Mentre un interessante articolo sul problema della generalizzazione
cartografica nell'ambito della cartografia tecnica della Regione Marche
chiude il quadro di questo ultimo numero del 2007.
Cartographica n°18 in allegato a MondoGIS n°62 è consultabile al seguente link:
http://www.mondogis.it/images/stories/cartographica_18.pdf
Buona lettura,
Renzo Carlucci
direttore@rivistageomedia.it
GEOmedia
N°5 2007
GEOmedia su Marte
FOCUS
Uno sguardo alla nuova
cartografia di un pianeta
di Renzo Carlucci
on è servita l’esperienza passata dei geodeti e dei cartografi. Nemmeno nel caso di Marte, infatti, si è riusciti
ad impostare la nuova cartografia del pianeta con elementi univoci: siamo già in presenza di più ellissoidi
adottati, di diverse proiezioni cartografiche e addirittura di più sistemi per la definizione della longitudine e
della latitudine. Sarà un problema tipico dovuto alla mancanza di comunicazione tra addetti del settore o
proprio una chiara volontà di rifare più volte con diverse modalità la stessa cosa?
L’esplorazione del sistema solare e la necessità di realizzare
una cartografia, strumento indispensabile per qualsiasi tipo di
indagine il genere umano abbia oggi in mente, ci porta ad
affrontare il problema dell’estensione dei sistemi di
riferimento, partendo dal presupposto che la Terra non è più
ormai il solo oggetto dell’esplorazione geografica.
Dobbiamo estendere le nostre definizioni agli altri pianeti e
generalizzare conoscenze acquisite relativamente alla Terra
nel caso in cui ci si trovi a costruire una nuova cartografia,
come ad esempio nel caso del pianeta Marte.
Nonostante siano ormai acquisiti i concetti di
standardizzazione ed uso di sistemi univoci di riferimento, si
assiste ancora alla proliferazione di sistemi e riferimenti
diversi anche se, data la relativamente breve escursione
temporale, un accordo preventivo sarebbe stato possibile
(almeno se la caparbia individualità dello scienziato tipico
non avesse prevalso sul senso di collaborazione di una
comunità scientifica).
Nel caso di Marte abbiamo già almeno due ellissoidi di
riferimento e vari modi per proiettare e definire le longitudini.
Ma per ben comprendere il problema vediamo prima alcune
definizioni generali estese ad un sistema planetario.
Figura 1 - Cartografia dalla missione Mariner 9
I sistemi di riferimento planetari
Qualsiasi corpo celeste conosciuto ruota attorno al proprio
asse; l’intersezione fra l’asse di rotazione e la superficie del
corpo definisce due punti, i poli Nord e Sud. Seguendo le
raccomandazioni della International Astronomical Union (IAU),
il polo Nord di un qualsiasi pianeta, satellite o corpo minore
del Sistema Solare è definito come quel polo che si affaccia
verso il polo Nord del piano invariante del Sistema Solare. Il
piano invariante è ortogonale al vettore del momento
angolare totale del Sistema Solare. Poiché le orbite planetarie
sono poco inclinate rispetto all’eclittica (piano identificato
dall’orbita della terra intorno al sole), il piano invariante e
l’eclittica sono in pratica coincidenti, quindi il polo Nord di un
pianeta è quello che si affaccia verso il polo Nord dell’eclittica.
Non tutti i pianeti ruotano nello stesso senso della Terra (senso
antiorario o diretto), quando sono osservati dal loro polo
Nord. Le eccezioni sono Venere, Urano e Plutone che ruotano
in senso orario o retrogrado. Le orbite invece, se osservate dal
polo Nord dell’eclittica, vengono tutte percorse in senso
diretto.
Per ciascun pianeta del Sistema Solare si adotta un sistema di
coordinate sferiche fisso sulla superficie, in modo analogo alle
coordinate geografiche terrestri. Il piano equatoriale di ciascun
pianeta è il piano di riferimento del sistema di coordinate,
mentre l’asse di rotazione coincide con l’asse Z. Il centro
geometrico del pianeta è l’origine del sistema di coordinate.
Poiché una parte dei pianeti del Sistema Solare sono
approssimati da ellissoidi di rotazione, (il raggio polare è
minore di quello equatoriale) sono possibili due definizioni
diverse di latitudine:
• Latitudine planetocentrica, quale angolo che il raggio
vettore di un punto P sulla superficie del pianeta forma con
il piano equatoriale.
• Latitudine planetografica, quale angolo fra il piano
equatoriale e la retta passante per P ortogonale alla
superficie planetaria in P.
I valori assunti vanno da –90° a +90°, positivi per l’emisfero del
pianeta contenente il polo Nord.
Nel caso in cui il pianeta fosse approssimativamente sferico le
due definizioni coinciderebbero.
Le coordinate geografiche che usiamo sulla Terra sono le
coordinate planetografiche, per Marte sono chiamate
areografiche mentre, per Giove, zenografiche.
6
GEOmedia
N°5 2007
Figura 2 - Confronto fra latitudine planetocentrica e
planetografica.
La longitudine di un punto P è l’angolo fra il piano di un
meridiano scelto come fondamentale e quello passante per
P. Come per la latitudine esistono due definizioni diverse di
longitudine:
Longitudine planetocentrica, quale angolo misurato
positivamente verso Ovest (terrestre), indipendentemente dal
senso di rotazione del pianeta.
Longitudine planetografica, quale angolo contato
positivamente in senso opposto alla rotazione del pianeta.
Con questa definizione la longitudine del meridiano centrale
aumenta al trascorrere del tempo.
Una misura di longitudine implica la scelta di un meridiano
fondamentale da cui fare partire il calcolo degli angoli. Per i
pianeti giganti (Giove, Saturno, Urano e Nettuno), che non
ruotano come un corpo solido in quanto gassosi (la velocità
di rotazione angolare dipende dalla latitudine), si adottano
dei sistemi di riferimento dotati di velocità angolare costante.
Per i pianeti con una superficie solida la velocità di rotazione
angolare è la stessa a tutte le latitudini e il meridiano di
riferimento è individuato in coincidenza a qualche particolare
dettaglio della superficie. Per Marte il meridiano di
riferimento è fissato sul cratere Airy 0.
Geoide e areoide
La definizione della quota, notoriamente assegnata come
altezza sopra il livello del mare trova particolari difficoltà in
pianeti, che diversamente dalla Terra, non hanno il mare. Ma
se pensiamo alla definizione di geoide quale superficie
equipotenziale ove il valore zero è assegnato al livello medio
dei mari viene spontaneo pensare ad una simile definizione
per i pianeti e nel caso non sia presente il mare basterà ad
esempio l’assunzione del raggio medio quale origine delle
quote. Il sinonimo di geoide per la Terra è per Marte il
cosiddetto areoide, un modello equipotenziale della
superficie di Marte, definito da rilevamenti altimetrici.
Per altezza topografica su
Marte si intende l’altezza
rispetto all’areoide, in pratica il
valore N usato in geodesia
terrestre più il valore della
altimetria rispetto all’ellissoide.
Viene calcolato come
differenza tra il raggio
planetario e il valore
dell’areoide.
I rilevamenti altimetrici
effettuati mediante altimetro
Laser, effettuati dallo strumento
MOLA (Mars Orbiter Laser
Altimeter) a bordo della Figura 4 - Documento NASA
missione MGS (Mars Global riguardante le prime definizioni
Surveyor), sono chiamati MOLA della superficie marziana (1975)
Mission Experiment Gridded
Data Records(MEGDRs).
I dati MEGDR sono stati prodotti con risoluzione di 4, 16, 32,
64, e 128 pixels per grado (le mappe polari sono alla
risoluzione di 128, 256, e 512 pixels per grado).
La versione finale del MEGDR è stata rilasciata il 7 maggio
del 2003, con un’accuratezza di 100 metri in planimetria e 10
metri in quota.
Per ogni risoluzione il data set contiene informazioni sul
raggio planetario, l’altimetria (data dalla differenza tra il
raggio planetario relativo allo shot - punto di misura del laser
- e l’aeroide medio) e il numero di punti rilevati dal MOLA
all’interno della dimensione della cella riferita alla risoluzione
in uso (definiti counts) come in Figura 3.
Sono state realizzate, con questo dato, delle mappe globali
in proiezione cilindrica semplice che utilizzano il sistema di
riferimento planetocentrico IAU2000 con longitudine Est
positiva. Coprono la superficie compresa tra 88 Lat Nord e 88
Lat Sud e sono Suddivise in 16 porzioni (nel caso delle 128
pixel per grado – massima risoluzione) che occupano 90 gradi
di longitudine e 44 gradi di latitudine ognuna.
Le mappe polari sono invece memorizzate in proiezione
stereografica polare.
Nella proiezione cilindrica semplice, i paralleli della latitudine
e i meridiani della longitudine sono delle linee rette che alla
loro intersezione formano angoli retti.
Nella proiezione stereografica polare la proiezione è centrata
sul polo Nord o sul polo Sud. Le linee della longitudine si
estendono radialmente dal centro e i paralleli della latitudine
sono cerchi concentrici.
L’ellissoide adottato dallo IAU ha i due semiassi pari a
C=3376,20 Km e A=3396,19 Km. Il team di MOLA ha però
approssimato l’ellissoide ad una sfera di raggio pari a 3376,20
Km.
Figura 3 - Quote riferite all’areoide
Figura 5 - Immagine MOLA (Mars Orbiter Laser Altimeter)
7
GEOmedia
N°5 2007
La missione Viking Orbiter
Dalle coppie stereo, acquisite dal Viking Orbiter alla fine
degli anni ‘70, è stata tracciata con sistemi fotogrammetrici la
mappa serie MTM 500k (Mars Transverse Mercator in scala
1:500.000) realizzata adottando un ellissoide con raggio
equatoriale pari a 3396.0 km, raggio polare pari a 3376.8 km
e con schiacciamento pari 1/176.875. L’origine delle quote (la
linea di livello 0–km) è definita come superficie
equipotenziale (gravitazionale più rotazionale) il cui valore
medio all’equatore è uguale al raggio medio determinate
dalla missione Mars Orbiter Laser Altimeter (MOLA). Il
modulo di deformazione sul meridiano centrale è 0.9960
relativo a una scala nominale pari a 1:500.000.
Figura 6 - Mappa stereotopografica da Viking
La longitudine cresce a Est e la latitudine è planetocentrica
come stabilito dallo standard IAU/IAG standards e in accordo
con i correnti standard della NASA e dello USGS .
Un grigliato secondario (in rosso) è stato aggiunto come
riferimento al sistema longitudine Ovest e latitudine
planetografica che è ugualmente adottato da IAU/IAG ed è
stato usato per le mappe precedenti.
I punti di appoggio per la restituzione stereoscopica di
questa mappa sono stati istituiti usando il Mosaicked Digital
Image Model 2.0 (MDIM 2.0; Kirk et al, 2000) ed i dati MOLA,
mentre le curve di livello sono state derivate da un modello
digitale del terreno (DTM) realizzato tramite una stazione di
restituzione fotogrammetrica con parametri di orientamento
derivati da aerotriangolazione. Le curve sono state derivate in
automatico senza editing manuale successivo.
La missione Mars Express
Il prodotto cartografico standard della missione Mars
Express, ancora in corso, è la “Topographic Image
Map Mars 1:200 000” di cui alcuni strumenti erano
già stati sviluppati per la fallita missione russa
Mars96. La costruzione di tale mappa è in corso di
realizzazione a partire dalle prese stereoscopiche
effettuate con la camera HRSC dal 2005.
Come sistema di riferimento è stato adottato, in
ordine di tempo, l’ultimo definito dalla
International Astronomical Union (IAU2000)
l’Oblate Spheroid, con raggio equatoriale pari a
3396,19 km e raggio polare pari a 3376,20 km.
Mappa Topografica della regione
Tithonium Chasma di Marte (Cortesia di
USGS Astrogeology Research Program,
http://astrogeology.usgs.gov)
Questa mappa, compilata
aerofotogrammetricamente da una coppia di
stereo-immagini del Vicking Orbiter, è parte
della serie di mappe topografiche realizzate
per aree di particolare interesse scientifico.
La geometria del pianeta usata per il calcolo
della mappa fa riferimento all'ellissoide con
schiacciamento 1/176.87, raggio equatoriale
di 3396.0 km e raggio polare di 3376.8 km.
L'origine delle quote, (la curva di livello 0-km)
è definita come la superficie equipotenziale
(gravitazionale più rotazionale) il cui valore
medio all'equatore è uguale al raggio medio
determinato dal Mars Orbiter Laser Altimeter.
La proiezione è parte di un sistema Mars
Transverse Mercator (MTM) con zone larghe
20°. Per l'area coperta da questo foglio di
mappa il meridiano centrale è a 270° E. (70°
W.). Il fattore di scala al meridiano centrale
della zona che contiene questo quadrangolo
è 0.9960 relativo a una scala nominale di
1:500,000.
La longitudine cresce verso est e la la
latitudine è planetocentrica secondo gli
standards IAU/IAG concordemente agli
standards NASA e USGS. Una griglia
secondaria (stampata in rosso) è stata
aggiunta alla mappa come riferimento al
sistema planetografico utilizzato nelle
precedenti versioni delle mappe di Marte.
8
Il pianeta è coperto da 10.372 fogli di cui 10.324 in proiezione
equivalente sinusoidale con latitudine planetocentrica e
longitudine Est e 48 in proiezione di Lambert azimutale (Main
grid: Latutudine planetocentrica e Longitudine Est;
Second grid: Latitudine planetografica e Longitudine Ovest).
L’area mappata in un foglio è sempre pari a 2° in latitudine,
mentre la longitudine varia da una ampiezza pari 2°
all’equatore fino a 360° ai poli. Il formato di tutti i fogli è di
dimensione pari a 83 cm di larghezza per 70 cm in altezza.
I fogli sono poi suddivisi in quadranti al 100.000 e al 50.000.
La speranza è che questo non sia solo lo standard della
missione Mars Express, ma che rappresenti la definitiva
adozione del futuro.
GEOmedia
N°5 2007
Figura 7 - La stereo camera HRSC in Mars Express
Figura 8 – Quadro di unione della Topographic Image Map Mars
1:200.000
Foglio di mappa standard
"M 200k 0.00N/343.00E
OMKT" and "M 200k
2.00S/343.00E OMKT"
(Istituto di "Geodesy and
Geoinformation Science of
the Technische Universität
Berlin"; http://www.igg.tuberlin.de/)
La regione di Iani Chaos è sata
coperta dall'orbita HRSC 912,
923, e 934 con la migliore
risoluzione possibile. In questa
area sono state prodotte due
mappe adiacenti all'interno del
taglio della "Topographic
Image Map Mars 1:200,000".
La geometria di riferimento è
l'ellissoide con un raggio
equatoriale di 3396.19 ± 0.10
km e u raggio polare di
3376.20 ± 0.10 km.
Concordemente alle
convenzioni IAU sono in uso i
due sistemi di coordinate,
quello ovest/planetografico e
quello est/planetocentrico.
L'ultimo, est/planetocentrico,
è raccomandato dal
Mars Geodesy/Cartography
Working Group (MGCWG) è
sarà quello del futuro.
Perciò il sistema
est/planetocentrico è quello
definito standard.
Il primo meridiano, longitudine
0 sul cratere di Airy-0, è
determinato da un angolo W0
di 176.630° con riferimento al
sistema di coordinate inerziale.
9
GEOmedia
N°5 2007
Figura 9 - Elemento della Regione Polare in proiezione di
Lambert azimutale
Conclusioni
Il procedimento di rilievo stereoscopico aerofotogrammetrico
con l'utilizzo della camera digitale HRSC (High Resolution
Stereo Camera) ha dato vita ad un processo di restituzione
cartografica che sta impegnando notevolmente il German
Aerospace Center (DLR) in Berlino. Basandosi su questi
prodotti la Technical University Berlin può generare mappe
topografiche e tematiche a grande scala come la produzione
della serie 1:200.000 della Topographic Image Map Mars, che
grazie ad un procedimento software dedicato sta generando
in modo completamente automatizzato oltre 10.000 mappe
pronte per essere stampate in alta qualità. Certamente non si
procederà alla stampa cartacea tradizionale ma si utilizzerà il
sistema di print on demand, stampa a richiesta dell'utente
che viene attivata via web, a semplice richiestra, utilizzando il
prodotto digitale, finito al livello tipografico, memorizzato nel
server. Si compie così la prima opera compiuta di cartografia
extraterrestre a grande scala disponibile con print on
demand.
I GIS e i sistemi di coordinate
Molti software GIS supportano spesso solo sistemi con la Est
positiva.
Perciò se si lavora con dati acquisiti nel passato o comunque con
dati che adottano la longitudine Ovest positiva è necessario
convertire i dati per emulare un sistema Terrestre. E’ recente la
standardizzazione della longitudine di Marte come Est positiva.
Bibliografia
Duxbury, T.C., Kirk, R.L., Archinal, B.A., e Neumann, G.A., 2002,
Mars Geodesy/Cartography Working Group Recommendations
on Mars Cartographic Constants and Coordinate Systems, in
Joint International Symposium on Geospatial Theory,
Processing and Applications, Ottawa, Canada, 2002,
Commission IV, Working Group 9—Extraterrestrial Mapping,
Proceedings: Ottawa, Canada, International Society for
Photogrammet ry and Remote Sens ing
[http://www.isprs.org/commission4/proceedings/paper.html].
J. Albertz, S. Gehrke, M. Wählisch, H. Lehmann, T. Schumacher ,
G. Neukum e HRSC Co-Investigator Team, 2006, Digital
Cartography with Hrsc on Mars Express in Proceedings of ISPRS
Congress ….
Alcuni software GIS (come ad esempio ArcView 3) preferiscono i
sistemi a 180 gradi positivi Est (da -180 a +180). In questi casi
bisogna convertire le coordinate per adattare Marte ad un
sistema Terrestre (ArcMap dalla versione 8 in su può usare
sistemi positivi da 180 gradi e 360 gradi (da 0 a 360).
G. Neukum , R. Jaumann e HRSC Co-Investigator and
Experiment Team, 2006, HRSC: the High Resolution Stereo
Camera of Mars Express, in Proceedings of ISPRS Congress ….
Lehmann, H. Scholten, F., Albertz, J., Wählisch, M., Neukum, G.,
1997: Mapping a Whole Planet – The New Topographic Image
Map Series 1:200,000 for Planet Mars. – IAPRS, Vol. XXXI,
Vienna, Part 4
Gehrke, S., Wählisch, M., Lehmann, H., Schumacher, T.,Albertz,
J., 2003a. Cartography with HRSC on Mars Express – A
Specimen of the New Series “Topographic Image Map Mars
1:200,000”. Proceedings of the ISPRS WG IV/9 Extraterrestrial
Mapping Workshop, Houston.
Inoltre si può avere:
Gehrke, S., Wählisch, M., Lehmann, H., Schumacher, T.,
Albertz,J., 2003b. Cartography with HRSC on Mars Express –
The New Series “Topographic Image Map Mars 1:200,000”.
Publikationen der DGPF, Band 12, pp. 451-458.
Smith, D. E., Zuber, M. T., Solomon, S. C., Phillips, R. J., Head, J.
W., Garvin, J. B., Banerdt, W. B., Muhleman, D. O., Pettengill, G.
H., Neumann, G. A., Lemoine, F. G., Abshire, J. B., Aharonson,
O., Brown, C. D., Hauck, S. A., Ivanov, A. B., McGovern, P. J.,
Zwally, H. J., and Duxbury, T. C.: 1999, 'The global topography of
Mars and implications for surface evolution ', Science, 284, 1495-
1503.
Per cambiare la longitudine marziana da un sistema 360 Ovest a
un sistema 180 Est:
if (longitude > 0) then longitude = longitude * -1
else longitude = 360 - longitude
Per cambiare la longitudine marziana da un sistema 360 Ovest a
un sistema 360 Est:
longitude = 360 - longitude
Autore
RENZO CARLUCCI
direttore@rivistageomedia.it
10
GEOmedia
N°5 2007
Galileo GPS News
2004 2006 2008 2011
VALIDAZIONE LANCIO SATELLITI OPERATIVITA’
50 mesi all’operatività di Galileo
Galileo: due anni in orbita
Il 28 Dicembre il primo veicolo della
costellazione Galileo ha compiuto il
secondo anno di vita in orbita e
costituisce l'unico esempio dei
progressi che l'Europa ha fatto nella
messa in opera del proprio sistema di
navigazione.
Dal gennaio 2006, i segnali inviati da
Giove-A sono stati ricevuti senza
problemi in ogni punto del pianeta,
permettendo ai ricercatori ed agli
scienziati affiliati al progetto di testare
la funzionalità dei segnali e dei
ricevitori a terra. Il prossimo step del
programma, dopo forti ritardi, è sul
punto di partire, col lancio di Giove-B
(annunciato per il 14 aprile), satellite
che dovrebbe concludere la fase di test
del sistema ed aprire le porte al
popolamento della costellazione
europea. Giove-B sarà equipaggiato
con l’orologio atomico più preciso che
sia mai stato mandato nello spazio,
strumento
fondamentale per
garantire la qualità
delle prestazioni di
Galileo.
Dopo Giove-B, come
dicevamo, verrà
completata la fase di
validazione orbitale col
lancio di altri quattro
satelliti, il minimo
necessario affinché si
possa ottenere un
qualsiasi tipo di
misurazione relativa al
posizionamento.
Il progetto Galileo ha ultimamente
subito delle forti critiche per motivi
soprattutto legati a fattori economici
ed ai continui ritardi. Portavoce di
questo malessere è stato il presidente
della Commissione Trasporti del
Governo inglese, Gwyneth Dunwoody,
che si è apertamente schierata contro il
progetto. Le perplessità del Regno
Unito sono d’altra parte erano
comprensibili dal momento che nei
prossimi 25 anni il paese dovrà tirar
fuori il 17 per cento della spesa prevista
per lo start-up e l’operatività della
costellazione galileiana.
E’ notizia di questi giorni, comunque,
che la Comunità Europea ha
confermato ed anzi, aumentato, i fondi
da destinare a Galileo e allo IET
(Istituto Europeo di Tecnologia) nel
periodo 2007-2013, mossa ritenuta
strategica da Commissione e
Parlamento europei che puntano molto
sul progetto per marcare ancor di più
l’indipendenza continentale dal GPS
americano.
(Fonte: Redazionale)
MERCATO
Assogeo cambia direzione e strategie
Annunciamo in forte ritardo un avvicendamento significativo nella direzione commerciale e organizzativa del partner principale
di Trimble per il mercato italiano, Assogeo.
Infatti dalla metà circa di ottobre è subentrato in Assogeo un nuovo amministratore delegato con una esperienza di lungo
corso: Ettore Cattania, già punto di riferimento nel settore dei software per la topografia e tra i pionieri della geomatica
operativa.
Cattania infatti viene da molto lontano e ha visto nascere in Italia il settore della topografia, prima in AGA e poi nella
Datronics, braccio operativo per l'informatica applicata nel settore geo-topografico, divenuta nel frattempo distributore
Trimble per la Lombardia.
Il piano riorganizzativo promosso dal nuovo amministratore, porterà Assogeo alla riorganizzazione della rete vendita e dei
partner, orientando il tutto ad un miglior supporto per gli operatori del settore che potranno trovare nelle soluzioni Trimble
quanto di meglio vi è sul mercato.
Il supporto è centralizzato attraverso il laboratorio di assistenza, riparazione e calibrazione degli strumenti, unico forse in
Europa per capacità tecniche e specializzazione, visto che lo stesso laboratorio è punto di riferimento per diversi dealers
europei.
Assogeo conta su una rete di vendita ed assistenza di 12 partner che coprono tutte le province italiane. Dal punto di vista del
supporto GPS, Assogeo ha all'attivo diverse reti di Reference Station in grado di dare ampia copertura ad una parte
sostanziale del territorio nazionale, attraverso i servizi VRS.
I servizi VRS realizzati attraverso le soluzioni Trimble, sono quanto di più avanzato possa esistere sia per i rilievi in tempo reale
che per quelli in post-elaborazione.
(Fonte: Redazionale)
12
Autodesk acquisisce Hanna Strategies
Autodesk ha annunciato di aver firmato un
accordo per l’acquisizione di Hanna
Strategies, una società con centri a Shangai
(Cina), ad Atlanta, in Georgia e a Pune (India)
che offre servizi di sviluppo software. I termini della transazione non sono stati resi noti.
Autodesk e Hanna Strategies collaborano strettamente da cinque anni a favore dello
sviluppo dei software Autodesk per la progettazione in ambito manifatturiero, edilizio e
delle costruzioni. Questa acquisizione conferma l’impegno di Autodesk in termini di
investimenti nello sviluppo di soluzioni per il Digital Prototyping, il Building Information
Modeling (BIM) e soluzioni in 2D e 3D.
(Fonte: Autodesk)
Precisazione sull’accordo Sokkia-Topcon
A seguito della segnalazione da parte di Sokkia Italia la Redazione di GEOmedia informa i
lettori che la notizia dell’acquisizione di Sokkia da parte di Topcon riportata sul numero
4-07 di GEOmedia e’ viziata da un’imprecisione.
L’accordo, infatti, attende ancora di essere approvato dalla Fair Trade Commission (FTC)
giapponese, che deve pronunciarsi in base alle norme antitrust vigenti.
Ci scusiamo per l’accaduto.
La Redazione
E’ in orbita Cosmo-SkyMed 2
E’ stato lanciato con successo lo scorso 8
dicembre dalla base militare americana di
Vandenberg in California, il secondo
esemplare del satellite radar italiano
COSMO-SkyMed (acronimo di Constellation
Of small Satellites for Mediterranean basin
Observation). Il satellite, che fa parte di una
costellazione di 4, è il primo sistema al
mondo concepito sia per scopi civili che per
la difesa del territorio.
Realizzato dalla Thales Alenia Space Italia su commissione dell’Agenzia Spaziale Italiana,
COSMO-SkyMed è equipaggiato con un sofisticato sistema Radar ad Apertura Sintetica
operante in banda X in grado cioè di osservare il nostro pianeta sia di giorno che di notte
ed in qualsiasi condizione meteorologica (cfr. R. Carlucci “Dalla fotogrammetria alla
radargrammetria”).
Una volta completata, la costellazione fornirà immagini che potranno essere utilizzate per
monitorare la superficie terrestre per finalità ambientali e per la sicurezza del suolo
italiano in tempi estremamente brevi e con differente risoluzione e dimensione dell’area
osservata, grazie allo strumento radar in banda X.
Queste caratteristiche fanno di COSMO-SkyMed un sistema user-oriented che risponde
cioè a tutte le sue esigenze soddisfacendo pienamente le varie finalità applicative,
istituzionali ed anche volendo commerciali.
Il costo dell’intero programma, comprensivo del segmento terrestre gestito dalla società
Telespazio, si aggira intorno al miliardo di euro, ed è stato sovvenzionato per il 78% dal
Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e per il restante 22% dal Ministero della
Difesa.
Paolo D’Angelo
Lanciato RADARSAT-2
Lo scorso 14 dicembre è stato lanciato dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan
RADARSAT-2, il satellite SAR (Synthetic Aperture Radar) canadese di prossima
generazione. Questo lancio segue quello effettuato nel
1995 per mettere in orbita il predecessore, RADARSAT-1.
In totale sale a 4 il numero di satelliti equipaggiati con
radar SAR lanciati quest’anno, un incremento che lascia
ben immaginare i possibili impieghi della grande quantita’
di dati che presto saranno disponibili. Il satellite
RADARSAT-2 e’ stato costruito dall’Alenia Spazio (ora
ThalesAleniaSpace) nei suoi stabilimenti di Roma su
commessa della Canadian Space Agency (CSA) e di
MacDonald, Dettwiler and Associates Ltd. (MDA).
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia
N°5 2007
Novità in Globo - Soluzioni Avanzate per il Territorio
Dal primo gennaio 2008 la società terminerà la propria esperienza nel gruppo
IMteam e trasferirà la propria sede.
I nuovi prestigiosi uffici sono collocati nell’area direzionale di Treviolo (BG), a 5
minuti dal casello autostradale di Bergamo e a 15 minuti dall’aeroporto
internazionale di Orio al Serio.
Tutte le novità saranno presentate nel corso dell’importante convegno che si terrà il
prossimo 5 febbraio in occasione del decennale di Globo.
Di seguito i nuovi recapiti della società:
Globo srl
viale Europa 17/B 24048 Treviolo (BG)
Tel: +39 035 596911 Fax: +39 035 596999
info@globogis.it www.globogis.it
(Fonte: Globo)
Microsoft acquisisce la britannica
Multimap
Per fermare l’ascesa di Google, sia nel settore dei
servizi internet che di quelli mobili, Microsoft punta ora
sulla britannica Multimap, specialista delle mappe sul
web.
Quello delle mappe digitali è un mercato in piena
ascesa, che ha trovato nel telefonino un nuovo veicolo
di diffusione oltre al web.
In particolare, il mercato dei navigatori portatili, raggiungerà entro la fine dell’anno
quota 23 milioni di pezzi venduti per un valore di circa 6 miliardi di dollari, con una
crescita di oltre il 60% rispetto al 2006.
L’acquisizione di Multimap, ha spiegato Microsoft, andrà a completare l’attuale
offerta di servizi di mapping, che comprende Virtual Earth, Live Search, Windows
Live services, MSN e la piattaforma di advertising aQuantive.
Multimap opererà come sussidiaria completamente controllata da Microsoft e sarà
parte dell’Online Services Group.
(Fonte: Redazionale)
Damasco ospita
ICTTA 2008
La International Conference on
Information & Communication
Technologies: from Theories to
Applications (ICTTA -
http://conferences.enstbretagne.fr/ictta)
2008, si svolgerà dal
7 all’11 aprile prossimi a Damasco, in
Siria. “Dalla teoria alle applicazioni”:
questo è il tema dell’appuntamento
che, grazie al suo contenuto tecnico,
punta a fornire agli ambiti accademici
e industriali una terreno fertile per la
nascita di nuove sfide e trends
economici, favorendo le tecnologie
emergenti e la diffusione delle
problematiche e degli argomenti
maggiormente dibattuti nel veloce
mondo dell’informazione e delle
tecnologie della comunicazione.
Tra le sessioni speciali spiccano
quelle dedicate alla telemedicina, alla
visione robotica, all’elaborazione e
trasmissione di segnali ed immagini
di ampio volume, all’utilizzo dell’ICT
nel settore dei beni culturali e, data
l’importanza storico-artistica della
venue, quella dedicata ai sistemi
informativi archeologici, in cui si
sottolineerà l’importanza del
connubio tra tecnologie e beni
culturali.
(Fonte: Redazionale)
MERCATO
Tanti auguri al geodimetro!
Tra i tanti anniversari che
abbiamo annoverato
durante il 2007 non
bisogna dimenticare
quello del geodimetro,
strumento che compie 60
anni.
Il geodimetro, il primo
sistema topografico per la
misura della distanza
basato su modulazione della luce, fu sviluppato dallo svedese Erik Bergstrand che,
con i suoi spunti, ha gettato le basi per la tecnologia che muove le moderne
stazioni totali.
Il GEOdetic DIstance METER nasce subito dopo la guerra, nel 1947, evento che
purtroppo ne rallentò lo sviluppo, già iniziato alla fine degli anni ’30. Nel biennio
1948/49 vede la luce invece il primo strumento completo, il Model 0. Nel 1949 il
geodimetro era ormai famoso in tutto il mondo.
(Fonte: Redazionale)
In ricordo di Piero
Piero Bonacina ci ha lasciato ad
Agosto.
Ci siamo incrociati su alcuni progetti,
forse per un tempo ridotto,
irrilevante, ma sufficiente a stabilire
un contatto che seppur di breve
durata sembrava fosse frutto di lunga
e duratura amicizia.
Una persona chiara, calma e
competente: è questo il ricordo che ci
ha lasciato. Negli ultimi anni
consulente del Comune di Milano e
poi dirigente del servizio SIT, ai più
come noi era noto per aver
collaborato al fianco di Claudio
Mingrino di Intergraph.
Una scomparsa prematura, una
mancanza che sentiamo.
Ciao Piero.
Renzo Carlucci
14
GEOmedia
N°5 2007
Telerilevamento e
fotointerpretazione
FOCUS
per la scoperta di discariche illegali
di Virgilio Bettini e Massimo Morigi
umerosi sono gli studi che hanno permesso di monitorare il degrado ambientale generato
dalle discariche controllate di rifiuti non pericolosi. Quello che segue è il primo nel suo
genere in quanto ha permesso di scoprire e perimetrare le discariche illegali tombate (nascoste) i cui
effetti non sono monitorabili in quanto non visibili.
La discarica di rifiuti è un luogo dove vengono depositati in
modo non selezionato i rifiuti solidi urbani (RSU) e tutti i rifiuti
provenienti dalle attività umane che non si è potuto o voluto
riciclare.
I problemi legati allo smaltimento dei rifiuti in discarica sono
regolati dal D.Lgs 36/2003, che recepisce la direttiva europea
99/31/CE e che prevede tre tipologie differenti di discarica:
discarica per rifiuti inerti, discarica per rifiuti non pericolosi,
discarica per rifiuti pericolosi.
Attualmente, lo smaltimento in discarica in Italia è il principale
metodo di eliminazione dei rifiuti: nel 2004 il 51,9% dei rifiuti
totali prodotti è stato smaltito infatti in discarica, attività che,
però, non risolve il problema ma lo rimanda alle generazioni
future.
I rifiuti depositati in discarica vengono decomposti da una
combinazione di processi chimici, fisici e biologici. La
decomposizione produce residui solidi, liquidi e gassosi. I
residui di molti rifiuti, soprattutto di RSU organici, restano
attivi per oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di
decomposizione prima aerobica e poi anaerobica, producono
biogas e numerosi liquami (Percolato) altamente contaminanti
per il terreno, le falde acquifere e la salute pubblica.
Secondo alcuni recenti studi è possibile rilevare tracce di
queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per un
periodo che va fra i 300 e i 1000 anni.
Lo scopo del presente lavoro è quello di rappresentare, per la
specificità dell’argomento, per l’arco temporale puro
considerato (1986-2006) e per la pluralità della trattazione
tecnico-scientifica, un punto di riferimento e di confronto per
gli operatori dei vari settori dell’osservazione della Terra.
La necessità sempre più pubblicizzata e sentita di monitorare
il territorio attraverso un continuo e costante controllo
comporta un notevole sforzo della comunità scientifica,
dell’industria e delle forze di governo. Tale sforzo deve essere
indirizzato verso l’integrazione, la ricerca e la sperimentazione
anche di nuove tecniche di rilevamento. Tale integrazione,
tuttavia, dovrebbe prevedere il libero uso dei dati telerilevati
già prodotti e la disponibilità, per tutti gli operatori del
settore, dei dati acquisiti dai sensori a terra in tempo reale
(stazioni meteo, pluviometri, idrometri, ecc).
Fermo restando che, per poter diffondere l’uso dei dati
telerilevati e delle relative tecniche di analisi ad una sempre
più ampia comunità di utenti, è necessario predisporre
sistemi per l’estrazione dell’informazione geografica che siano
in grado di fornire misure di qualità e veridicità
sull’informazione stessa.
Tra gli sviluppi futuri che il presente studio si prefigge,
trovano una particolare enfasi, c’è l’arricchimento dello
strumento GIS, attraverso l’uso delle reti neurali, i piani
adattativi (per la componente dinamica e la statistica
multivariata) per le attività predittive.
Area di studio, materiali e metodi
Lo studio è stato condotto tra il litorale e l’entroterra Domizio
(Fig. 1), nel Comune di Giugliano in Campania, presso un’area
di 20 Km 2 circa.
Dati telerilevati
Per la pre-elaborazione dei dati digitali telerilevati è stato
impiegato il software ENVI 4.0; le immagini acquisite hanno
subito una correzione geometrica (ground control point o
GCP - dedotti dall’ortofoto digitale) ed il relativo
ricampionamento, nonché la correzione atmosferica, ove
necessaria, attraverso il tool Flash. Le operazioni inerenti la
correzione radiometrica sono state eseguite dal fornitore;
essendo l’area di studio estremamente pianeggiante, si è
scelto di non apportare nessuna correzione topografica.
Metodi impiegati
La principale tecnica utilizzata nello svolgimento dei lavori ha
trovato nella fotointerpretazione classica la sua chiave
interpretativa e di lettura.
L’interpretazione delle immagini telerilevate si fonda sullo
studio dei suoi parametri spettrali e geometrici (tono o
colore, forma, dimensione, ombra, tessitura, struttura e
particolari associati), sviluppata attraverso le fasi successive
dell’individuazione, identificazione, classificazione e
deduzione.
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GEOmedia
N°5 2007
Figura 1 – La Baia Domizia (Immagine SAR)
Risulta importante ricordare la necessità di un confronto tra i
dati tematici, estratti dalle immagini con il processo
interpretativo (criterio diretto e indiretto), e quelli rilevati
utilizzando tecniche e metodi direttamente a terra.
Tali attività consentono di definire una serie di chiavi
interpretative valide per un processo identificativo; è
indispensabile che il fotointerprete possieda un valido
bagaglio culturale e una solida e reale esperienza di
rilevamento in campagna. Le fonti informative devono quindi
avere una caratteristica di pluralità, devono cioè risultare:
riprese da più punti di vista - a scale diverse - con diversa
inclinazione dell’asse ottico - riprese in epoche diverse -
elaborate in modalità differente – pluribanda - riprese con
sensori diversi - affiancate da altri documenti (pubblicazioni,
cartoline, video, ecc..).
Di seguito sono state impiegate anche tecniche di analisi dei
dati digitali, quali la classificazione supervised ed
unsupervised; sono un valido supporto, allorquando
l’obiettivo da considerare/ricercare sia stato validato; per il
supervised, solo attraverso le verità a terra.
Tematiche sempre vive, come quelle prodotte dall’adiacenza,
rivestono un ruolo determinante per la classificazione delle
immagini digitali; spesso sottostimate o non considerate in
quanto i tempi di analisi e risposta ai decisori impongono che
la ricerca produca maggiormente procedure automatiche di
classificazione.
Da sottolineare e rammentare che tutte le classificazioni
unsupervised riconoscono solo le variazioni della radianza
ricevuta dal sensore, quindi non identificano i cambiamenti al
suolo in modalità diretta. Per ottenere risultati più
performanti, per quanto attiene alla risoluzione
dell’immagine, sono state impiegate anche tecniche di data
fusion.
La molteplicità dei dati impiegati (circa 110 immagini), dai
sistemi attivi a quelli passivi, ha prodotto una quantità
rilevante di informazioni eterogenee; il tempo di studio,
integrazione ed omogeneizzazione dei dati è stato di circa
ventidue mesi, anche se lo stesso ha iniziato a prendere vita
già dal 1993.
Le discariche nella storia
Una delle più antiche discariche della storia è ancora visibile ai nostri
occhi: si tratta del colle Testaccio a Roma; qui gli artigiani gettavano quei
cocci (testae) che non potevano essere più riutilizzati come materia prima
seconda per la fabbricazione di altro vasellame. I Romani avevano ben
chiaro, molto più delle popolazioni che ad essi seguirono, quanto fosse
importante separare i rifiuti, specialmente i liquami, dalle acque potabili e,
più in generale, dalla vita quotidiana degli abitanti dell’Urbe: a loro infatti
si deve una delle più grandi invenzioni sanitarie di tutte le epoche, la
Cloaca Maxima. Nell’antica Atene: vi erano spazzini, probabilmente
schiavi, incaricati della pulizia della città sotto l’attenta sorveglianza,
sancita nella “Costituzione degli Ateniesi” di dieci sorveglianti scelti tra i
liberi cittadini.
Nel duecento, a Verona, il Podestà istituì i guardatores, funzionari con il
compito di controllare gli scarichi delle manifatturiere lungo l’Adige ed a
Genova troviamo i salvatores, che si occupano della manutenzione e della
pulizia di tutta l’area portuale. A Firenze esistono i cappellani cittadini,
eletti per sei mesi con il compito di vigilare sulla pulizia della città e di
denunciare ai giudici eventuali abusi.
Troviamo anche notizie di proteste da parte degli abitanti contro lo
scolamento delle acque da parte di tintori e conciatori nella pubblica via,
veri antesignani dei nostri odierni comitati di quartiere che protestano
contro l’inquinamento: a Roma, nel 1238, e a Firenze, tra il 1280 ed il 1310.
Le discariche oggi
Ai giorni nostri abbiamo solo emergenze rifiuti, e non troviamo più
dirigenti e funzionari dello Stato che operano in regime di normalità ma
solo attraverso l’uso delle nomine di Commissari Straordinari di Governo:
alti dirigenti o illustri professori che hanno potere decisionale in deroga
ad ogni legge e che attraverso gli strumenti della somma urgenza e della
contabilità speciale, possono gestire innumerevoli fondi dei contribuenti.
Fino a questo momento, intanto, l’emergenza rifiuti in Campania,
decretata nel 1994 e continuamente reiterata, è costata più di
1.800.000.000 di Euro.
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GEOmedia
N°5 2007
Identificazione e perimetrazione
delle discariche illegali
Nel primo step sono state definite una serie di chiavi
interpretative, ossia della determinazione precisa ed
inequivocabile delle caratteristiche fotografiche del target,
cioè di quei parametri (tono, tessitura, forma, ecc) che
rendono possibile il riconoscimento del target su tutti i
fotogrammi e sui dati digitali della zona di studio.
Il secondo step ha visto la lettura/conferma dei dati
cartografici storici (Fig. 2) e l’acquisizione delle informazioni a
supporto.
Nel terzo step, dopo la fotointerpretazione delle immagini, è
iniziata la fase di georeferenziazione e sovrapposizione delle
zone identificate come possibili (e non probabili) siti adibiti
illegalmente a discariche (Fig. 3).
Le fasi che compongono il quadro evolutivo di questi siti
percorrono presumibilmente la strada di: apertura abusiva di
una cava, sottrazione del materiale, allagamento dell’area (a
discapito delle falde) (Fig. 4), sversamento dei rifiuti,
compattazione e livellazione (Fig. 5).
Nel quarto step sono state inoltre utilizzate tecniche
convenzionali di classificazione supervised e unsupervised
quali: clustering, image differencing, change detection
analysis e la Principal Component Analysis.
Nel quinto step sono state integrate allo studio le
informazioni prodotte dall’interpretazione dei dati di
ampiezza di sensori ERS 1&2 e Radarsat 1; valutazioni errate,
che possono emergere da una classificazione automatica
tradizionale, sono state evidenziate.
Nel sesto step sono state analizzate le infinite risposte di
radianza registrate dal sensore iperspettrale MIVIS che, per
ampia regione dello spettro elettromagnetico che riesce ad
esplorare (dal visibile all’infrarosso termico) e per l’elevato
numero di bande, è in grado di identificare oggetti o
caratteristiche fenomenologiche di interesse applicativo per
studi di carattere ambientale. In special modo, verificate
alcune proprietà termiche insite nelle discariche, si è operato
sulle dieci bande termiche del sensore. Si pensi che quando i
rifiuti vengono depositati in discarica, durante la
degradazione biologica le temperature posso raggiungere i
70° C.
L’analisi ha permesso di evidenziare, dopo circa 15 anni,
ancora alcune impercettibili anomalie termiche (Fig. 6);
sovrapponibili alle aree censite come discariche illegali di
rifiuti, permettono di immaginare che i rifiuti sono ancora in
una fase attiva.
Nel settimo ed ultimo step sono state integrate ed
omogeneizzate tutte le informazioni; la carta di sintesi
prodotta permette di perimetrare e censire le aree utilizzate
come discariche illegali tombate (Fig.7).
Figura 3 - Overlay delle informazioni rilevate
Figura 4 - Monitoraggio temporale: apertura abusiva di una
cava e allagamento dell’area
Figura 5 - Le trasformazioni del territorio: le verità a terra
Figura 2 (2a e 2b) - Attività di comparazione tra cartografia IGM 1:25.000;
a sinistra aggiornamento del 1954, a destra aggiornamento 1977
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Figura 6 - Rilevazione delle anomalie termiche registrate dal
sensore MIVIS
GEOmedia
N°5 2007
Conclusioni
I risultati prodotti, non facenti parte di una demo, dimostrano
che il telerilevamento e la fotointerpretazione, qualora
supportati dalle verità a terra, sono strumenti e metodi
efficaci ed efficienti per il monitoraggio del territorio.
Nell’immagine che segue sono riportati i siti individuati,
illegalmente adibiti a discariche da organizzazioni
riconducibili presumibilmente all’ECO-MAFIA (Fig. 7).
Dalla lettura di un recente studio commissionato dal
Dipartimento della Protezione Civile dal titolo “Studio di
correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e
malformazioni congenite”
(http://www.protezionecivile.it/cms/view.php?cms_pk=4043&d
ir_pk=395), condotto per le sole province di Napoli e Caserta
emerge che, su quest’area, il trend di mortalità legata al
tumore delle vie respiratorie è in netta ascesa.
E’ volontà degli autori continuare ad integrare, con dati
telerilevati e non, il presente studio. Essi permetteranno di
caratterizzare ancor meglio le fasi evolutive della tematica
affrontata. Tra i molti si ricercheranno dati storici, voli
precedenti al 2004 del sensore MIVIS (Progetto Lara – CNR)
ed i dati registrati dai sensori Landsat 3, SPOT e quelli
realizzati in seno al Progetto TELAER, nonché i dati
provenienti dalle nuove generazioni di satelliti quali i sensori
ALOS, TerraSar-X e Cosmo SkyMed.
La fase finale, molto ambiziosa ma necessaria, prevede di
porre una spazializzazione, e quindi chiudere il cerchio con la
correlazione tra rifiuti e mortalità, del dato mancante, ossia
quel dato che nessuno studio ha prodotto e cercato: la
distanza geometrica di chi ha ceduto la propria vita solo
perché legato spazialmente ai siti mortali. Il lavoro sarà
estenuante e non privo di insidie ma, come Hans Jonas (1990)
scriveva:“dalla natura provenga il dover essere dell’uomo,
legato al pensiero dell’etica della responsabilità ed alla
dignità ed il rispetto per la natura e per gli uomini che
verranno”.
Considerazioni degli autori
L’area esaminata è stata oggetto di diversi studi, tra
i principali si ricordano:
• lo studio condotto in seno al Progetto
Regi Lagni, pubblicato nel 2002 e
commissionato dal Ministero dell’Ambiente
all’ENEA. Lo stesso doveva verificare lo stato
di qualità ambientale delle acque nel bacino
scolante dei Regi Lagni e dei sistemi afferenti
l’area di Cuma. Le conclusioni a cui si è giunti
sono che: la situazione è di estrema gravità
ambientale e di rischio igienico sanitario in
tutta l’area oggetto di studio, evidenziata nei
criteri di sicurezza ambientale elaborati dal
Ministero dell’Ambiente che hanno informato
lo specifico Strumento di Programmazione del
Commissario delegato, in quel periodo, il
Presidente della Regione Campania. L’esame
dei dati acquisiti ha rilevato un serio degrado
della qualità delle acque a tutti i livelli
considerati, in prima istanza classificabili come
stato di qualità ambientale “pessimo” (D.Lgs.
152/99). Nel 2008, lo stato di qualità
ambientale dovrebbe essere “buono” DL
152/99 art.5.
• nel 2004 viene pubblicato un primo
studio epidemiologico sulla mortalità in tre
Comuni segnalati con una elevata
concentrazione di siti di smaltimento legale e
illegale di rifiuti, che ha permesso di
sottoporre agli amministratori pubblici una
situazione di grave degrado sanitario.
L’eccesso di rischio, rispetto al resto della
Regione, per alcune patologie tumorali.
• nel 2004 un reportage di Lancet
Oncology, aveva circoscritto il rischio per la
salute pubblica in un “triangolo della morte”.
Si ringrazia per la collaborazione
la Società INTA SPACETURK ed FPquadro di Roma per
aver gentilmente fornito, a solo scopo di studio, le
immagini IKONOS-2.
Il Politecnico di Milano per aver concesso, a scopo di
studio, il dato di ampiezza del sensore Radarsat1.
L’Istituto dell’Inquinamento Atmosferico - Consiglio
Nazionale delle Ricerche, per aver concesso, a scopo di
studio, i dati del sensore iperspettrale MIVIS (Progetto
LARA).
Figura 7 (7a e 7b) - Sinistra: IKONOS-2 del 2005; Destra: azzurro =
laghi presenti, giallo = perimetrazione delle aree adibite a discariche
Un particolare ringraziamento a Padre Alex Zanotelli
per l’incoraggiamento trasmesso, ai professori L.
Morselli, L. Surace, M. Fondelli, R. Carlucci, C. Rosnati
ed i dott. B. Commini, R. Casacchia e la dott.ssa M.T.
Dessena per le valutazioni positive espresse.
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GEOmedia
N°5 2007
Alcune definizioni
Fotointerpretazione
La fotointerpretazione è una metodologia di indagine o scienza (Guidi, 1978) attraverso la quale è possibile ricavare
informazioni dall’analisi di immagini telerilevate. Essa è generalmente divisa in due fasi: fotolettura (singolo
fotogramma) e fotointerpretazione (modello stereoscopico).
Tecniche convenzionali di classificazione
Supervised: il primo passo nella classificazione supervisionata è la creazione di training set (aree di esempio), ossia
l’identificazione di gruppi di pixel direttamente sull’immagine, che possano essere considerati rappresentativi di una
classe. Una volta che un gruppo di signature viene definito, si procede alla classificazione dell’immagine. Ogni pixel, in
questa fase, viene analizzato singolarmente e di seguito confrontato con i signature definiti attraverso una modalità di
giudizio o assegnazione (decision rule) costituito da un algoritmo matematico. I pixel che soddisfano tale algoritmo
saranno solo allora classificati, ossia attribuiti ad una classe.
Unsupervised: la classificazione non supervisionata (Unsupervised classification) non utilizza training set per definire le
categorie di appartenenza dei pixel; tramite l’esame spettrale dell’immagine, viene prodotta invece una aggregazione
dei pixel sulla base dei cluster, predefiniti nel numero. L’assegnazione ad un cluster è regolata da una certa legge,
diversa secondo l’algoritmo utilizzato, che sfrutta i valori di radianza DN (digital number) registrati nei vari pixel.
Tra gli algoritmi di clustering più utilizzati troviamo:
• K-means e delle medie mobili: il numero delle classi K viene fissato a priori e sequenzialmente si cerca di
migliorare la clusterizzazione, assegnando ogni pixel alla classe j con la media µj più vicina, ricalcolandone quindi
la media stessa;
• ISODATA (Iterative Self-Organizing Data Analysis Technique): condivide con il precedente il principio di assegnare
ogni pixel al cluster con centro più vicino e quello di ricalcolare le posizioni dei centri dopo l’assegnazione.
L’algoritmo ISODATA è simile al K-means, con l’unica differenza che il numero di cluster può variare durante
l’interazione, mentre il K-means prevede che il numero di classi sia definito a priori (Mather, 1987). Poiché le classi
identificate tramite la classificazione non supervisionata sono classi spettrali, la loro identità sarà all’inizio sconosciuta.
Change Detection Analysis (CDA)
L’Analisi di rilevazione dei cambiamenti (CDA) è un processo che
permette di identificare le differenti variazioni d’uso del territorio,
osservate in un arco temporale (Ridd and Liu, 1998), ed è uno tra i
maggiori campi d’applicazione del telerilevamento.
Come chiaramente mostra la letteratura scientifica sul tema, la
descrizione delle modificazioni ottenuta utilizzando algoritmi di
interpretazione dei dati digitali è un obiettivo molto difficile da
raggiungere tanto che, secondo alcuni autorevoli autori, la
fotointerpretazione diretta darà sempre risultati più accurati, ed in
relazione all’esperienza del tecnico si potranno ottenere risultati
affidabili (Coppin et al., 2004). Per contro l’interpretazione di foto
aeree è difficilmente replicabile, essendo fortemente dipendente
dall’interprete, mentre i metodi digitali offrono procedure
consistenti e ripetibili e inoltre possono usare dati registrati anche
con lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico differenti dal
visibile.
Decomposizione aerobica
I processi aerobici richiedono ossigeno, quindi la decomposizione
aerobica avviene all’inizio della deposizione dei rifiuti in superficie
e comunque fino a quando c’è ossigeno disponibile (anche sotto
la superficie). I microrganismi aerobici producono anidride
carbonica in concentrazioni molto elevate (vol. 90%) e la
temperatura si alza fino ai 70 °C.
Decomposizione anaerobica
In questa fase, quando l’ossigeno si è consumato, divengono
dominanti microrganismi anaerobi facoltativi che continuano il
processo di degradazione. Vengono prodotti acidi organici,
ammoniaca, idrogeno e anidride carbonica.
Il processo prevalente è la fermentazione acida, che produce CO 2
e composti organici parzialmente degradati (acidi organici),
rilasciando energia termica (anche se in quantitativi inferiori al caso
aerobico). Il tempo richiesto per la conclusione della fase
metanigena può variare da sei mesi a molti anni dopo il deposito
del rifiuto.
Bibliografia
F. Guidi, “Fotogrammetria fotointerpretazione
telerilevamento”, IGM Firenze 1978
ENVI User’s Guide,(2001). Research System, Inc.
J.P. Howarth, and G.M. Wickware, (1981). “Procedure
for change detection using Landsat digital data.
International Journal of Remote Sensing”, v. 2, p. 277-
291.
Jain and A.Kak, “Fundamentals of digital image
processing”, Prentice-Hall, Englewood Clis, 1989,
J. A. Richards, “Remote sensing digital image analysis”,
Springer-Verlag, Berlin, Germany, 1994.
A. Ghirelli, “Napoli Italiana. La storia della città dopo il
1860”, Torino, Enaudi, 1977
G. Galati, A. Giardini, “Tecniche e strumenti per il
telerilevamento ambientale” CNR Roma 2000.
V. Bettini, Larry W. Canter, L. Ortolano., “Ecologia
dell’impatto ambientale” UTET 2000.
A. Dermanis, L. Biagi, “Telerilevamento”, Casa Editrice
Ambrosiana 2002.
P. Altavista et al., “Mortalità per causa in un’area della
Campania con numerose discariche di rifiuti”, 2004.
Autori
VIRGILIO BETTINI
Università IUAV di Venezia - Dipartimento di
Urbanistica
MASSIMO MORIGI
mmorigi@yahoo.it
Collaboratore - Università IUAV di Venezia –
Pianificazione del Territorio
20
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GEOmedia
N°5 2007
Una giornata tra
REPORTS
Cooperative Positioning e SDR
MasterSpazio e Sogei al centro della scena
di Domenico Santarsiero
o scorso 30 novembre si è tenuta in SOGEI una giornata di studio dedicata a tecnologie e soluzioni di prossima
generazione per il settore positioning and navigation, con una presentazione finale del sistema GEOPOI per la
gestione del framework GEOPOI a servizio di una community istituzionale e da breve lanciato
ufficialmente da SOGEI. L’evento, intitolato “Journey to the Cutting-Edge of Positioning and Navigation”,
era in primis sponsorizzato dall’associazione IEEE GOLD, versante italiano e danese. L’IEEE (www.ieee.org) è un
social network che mette insieme il mondo accademico e quello professionale, promuovendo le tecnologie
attraverso giornate di studio, incontri ed altre attività sociali.
I temi clou della giornata hanno focalizzato tre specifiche
tecnologie e ambiti applicativi di forte interesse, sintetizzabili
in quanto segue:
✓ Tecnologia SDR, ovvero il cambio di paradigma tra
hardware e software nell’analisi e decodifica dei segnali
radio. In questo dominio applicativo rientrano le forti
innovazioni che vedranno luce nei prossimi anni anche
nel settore dei ricevitori GNSS. Tema già affrontato con
due diversi articoli e report sulle pagine di GEOmedia.
In tale ambito il settore R&D di SOGEI, anche in
funzione della sua partecipazione al progetto GALILEO,
sta sperimentando le soluzioni tecnologiche di base.
✓ Tecnologie wireless orientate al posizionamento indoor
e outdoor. Questo tema rappresenta una vera e propria
novità; si tratta di impiegare sorgenti di segnali wireless
come hotspot WiFi, sistemi pseudolite, ecc., per la
soluzione di problematiche di positioning sia all’aperto
che in ambienti chiusi.
✓ Tecnologie Web GIS, ovvero le tecnologie innovative
che permettono di delocalizzare la potenza di calcolo di
un sistema GIS in apposite web farm dove la potenza di
calcolo per l’elaborazione dei dati geografici è
concentrata e distribuita anche su più server o
processori.
stato dei lavori della ricerca congiunta SOGEI e MasterSpazio
sull’impiego dei sistemi SDR per lo sviluppo di applicazioni
GNSS orientate al mondo delle infrastrutture istituzionali,
anticipando i diversi scenari di sviluppo a 10-15 anni, quando
la tecnologia sarà matura al punto di poter essere inglobata
nei mobile device in maniera nativa.
Come è evidenziato in figura 1, la convergenza delle
tecnologie che contribuiranno a questo scenario sono
diverse, sia per tipologia di funzionamento, sia per tipologia
di collocazione che di carrier dell’informazione. Infatti se è
vero che i satelliti costituiranno la parte principale (GPS,
GALILEO, GLONASS, ecc.), è vero anche che le infrastrutture
di terra come Wi-Fi e Wi-Max, Pseudolite e A-GNSS (Assisted
GNSS) potranno contribuire alla convergenza delle
telecomunicazione e del posizionamento nei domini
applicativi satellite-Terra.
Partendo dagli scenari per approdare al vero lavoro di ricerca
applicata che si svolge in SOGEI appunto sulle potenzialità
dell’SDR, si scopre che l’SDR, insieme alle tecnologie per
l’alta precisione e a quelle per il positioning indoor,
costituiscono una base su cui sviluppare sistemi embedded
per applicazioni istituzionali caratterizzate da basso costo e
adattabilità ai mutevoli scenari regolamentativi ma anche
dalla riconfigurabilità e dall’adattamento all’esistente (sistemi
legacy, interfacce, ecc).
22
Le relazioni
La relazione di apertura è stata
tenuta da Cosimo Stallo
dell’Università di “Tor Vergata”
appartenente alla sezione italiana
della IEEE GOLD, che ha spiegato
la struttura dell’organizzazione, le
sue attività e gli scopi.
La successiva relazione tenuta da
Roberto Capua di SOGEI,
coordinatore della ricerca SDR, e da
Marco Torrisi proveniente dal
Masterspazio, ha presentato lo
Fig.1 - Nell’immagine
sono rappresentati
gli scenari e la
convergenza delle
diverse tecnologie
orientate al
posizionamento
professionale e
corporate.
Fig.2 - La figura mostra i trend tecnologici per il posizionamento
di precisione Real-Time in funzione della lunghezza di baseline e
della precisione ottenibile
Mentre le applicazioni di maggior interesse sono i sistemi di
tracciamento merci automatici (es. per applicazioni di
controllo transfrontaliero doganale a livello europeo), lo
sviluppo di reti GNSS e sistemi a basso costo per il rilievo
topocartografico di precisione (con integrazione GNSS, EDM,
total station, GPRS), lotta alla contraffazione e tracciamento
di equipaggiamenti (transizione indoor-outdoor); mentre
proprio in funzione degli sviluppi dell'IT e dei livelli di
integrazione dei componenti elettronici e della diminuzione
del Costo/MIPS, sarà consentita l’implementazione di
soluzioni SDR embedded (PDA, smartphones) nel giro di 5-10
anni.
La quarta generazione di posizionamento tra
wireless e cooperazione
Simone Frattasi ha invece tenuto la relazione sui sistemi di
posizionamento di IV generazione (4G). Il posizionamento è
in genere basato sulla triangolazione 3D tramite l'utilizzo di
misure di distanza ricavate da segnali trasmessi da emettitori
distribuiti sul territorio (es. BTS GSM, celle WI-FI, etc..)
integrati con misure di ranging classiche GNSS.
Fig.4 -
Nell’immagine sono
rappresentate in
ordine i tre settori
innovativi delle
applicazioni di tipo
positioninig per il
segmento MLS di
ultima generazione,
ovvero Mobile Local
Search, Mobile
Gaming e Mobile
Sociale Networking.
Fig.3 - I risultati delle fasi di acquisizione e tracking
GNSS ottenute tramite la piattaforma SDR realizzata dal
gruppo di lavoro SOGEI/Masterspazio; si noti la
flessibilità ottenibile con tali sistemi (acquisizione del
satellite prototipale Galileo Giove-A)
Conseguentemente a questa definizione, la generalizzazione
degli algoritmi di calcolo della posizione di un receiver
device, viene determinato per triangolazione o prossimità a
sensori di comunicazione o di emissione di segnali
interferometricamente significativi.
Dunque, per stabilire la posizione di una receiver device è
necessario stabilire la sua distanza o prossimità da un
sensore o da un emettitore di segnale.
E’ chiaro che le precisioni finali del posizionamento sono
diverse e funzionali al tipo di sistema o di architettura
impiegata.
Ma la relazione, oltre a presentare gli scenari di impiego dei
diverse dispositivi basati sulla connettività wireless (come gli
Hot-Spot delle reti Wi-Fi e Wi-Max), ha dato un contributo
significativo in termini di filosofia di approccio al problema,
dove la cooperazione tra gli utenti/device diventa
fondamentale per permettere una migliore e più veloce
soluzione delle ambiguità del posizionamento.
Le tipologie di posizionamento a cui si è fatto riferimento
coincidono con quanto segue: GPS Positioning - Cellular
Positioning - A-GPS - Indoor Positioning - Ad-Hoc
Positioning.
La parte di relazione forse più interessante è stata comunque
quella relativa all’approccio COMET (Cooperative Mobile
Positioning), che apre gli scenari a diversi altri approcci come
mobile local search, mobile gaming e mobile social
networking.
I sistemi si suddividono in satellite based, terrestrial based o
di tipo misto. La tendenza è in ogni caso quella di realizzare
dei network assisted system, per scavalcare il discorso dell’ A-
GPS e generalizzare verso tutti gli altri sistemi. Rispetto allo
stato dell’arte dobbiamo dire che ormai siamo alla quarta
generazione dei sistemi di posizionamento basati su sistemi
wireless, su sistemi ad hoc e su sistemi ad hoc di tipo
cooperation network. Con i sistemi di quarta generazione ci
si avvicina sempre più verso la convergenza tra le tecnologie
di posizionamento indoor e outdoor.
Dal positioning al mapping
Ultima relazione della giornata
quella relativa al sistema GEPOI
che i lettori di GEOmedia hanno
già avuto modo di conoscere
approfonditamente sulle
edizioni n° 2-3 di quest’anno,
mentre in questa giornata di
studio è stata presentata
l’applicazione ormai operativa
sul sito dell'Agenzia del
Territorio ad uso del cittadino, è
stata vista negli ulteriori possibili
sviluppi per applicazioni MLS.
Conclusioni
La convergenza tecnologica nel dominio applicativo del
posizionamento sorprende ancora una volta, e se dobbiamo
dare una risposta al nostro bisogno di sapere “dove, come e
quando”, dovremo agire nel più ampio dominio conoscitivo
della geografia intelligente e dell’ubiquitous computing.
GEOPOI è raggiungibile all’indirizzo:
www.agenziaterritorio.it/servizi/osservatorioimmobiliare/geop
oi/avvia_geopoi_at.htm
Tutto il materiale relativo alla giornata è disponibile sul sito di
Autore
DOMENICO SANTARSIERO
sandom@geo4all.it
GEOmedia
N°5 2007
Fig.5 - L’immagine presenta uno schema
comparativo dei gruppi di utenti che contribuiscono
alla determinazione e propagazione del dato di
posizione nell’ambito dell’approccio co-operative
location (COMET)
23
©2007, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati. Trimble e il logo Globe & Triangle sono marchi commerciali di Trimble Navigation Limited, registrati negli Stati Uniti e in altri paesi. SUR-154-I
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GEOmedia
N°5 2007
Tutti presenti ad ASITA
REPORTS
i è conclusa l’undicesima edizione di ASITA, l’appuntamento di
riferimento per il settore della geomatica e delle scienze della terra.
Come da tradizione, GEOmedia è stata presente con i protagonisti
dell’esposizione tecnico-commerciale per documentare la conferenza che,
quest’anno, ha avuto come scenario la città di Torino.
Tutti presenti ad ASITA 2007.
Il mondo accademico in primis, le aziende, i tecnici, i
professionisti, gli studenti, le testate di settore ed anche i
semplici curiosi.
Insomma, l’undicesima edizione della conferenza delle
Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali e
Ambientali ha confermato di essere punto di riferimento nel
settore della geomatica e delle scienze della terra in generale.
Lo scenario è stato quello del Lingotto di Torino che, seppur
caratterizzato da una grande varietà e praticità delle aule
dedicate agli interventi (soprattutto l’aula magna), non ha
certo soddisfatto gli espositori per la logistica degli stand e la
distribuzione degli spazi.
Questo fatto, a poco più di due mesi dall’esperienza ad
Intergeo, è sintomatico dei problemi che ancora affliggono la
manifestazione.
Il paragone con Intergeo forse è un po’ eccessivo, è vero. Ma
è altresì vero che il settore tutto, senza la spinta propositiva
delle aziende, delle loro innovazioni, dei loro protagonisti,
rischia di chiudersi troppo su se stesso.
Lo spirito accademico che anima le sedute di ASITA è sempre
vivace, come dimostrano le continue pubblicazioni degli
interventi sulla nostra rivista. Allo stesso tempo, però,
bisognerebbe vivacizzare lo scambio di know how con le
aziende e gli eventi che possano mettere in contatto i vari
protagonisti di questo mondo in maniera proficua per tutti.
Infatti non si deve trascurare che nel nostro settore vengono
sviluppate e promosse tecnologie e soluzioni d’avanguardia
nel mercato delle tecnologie allargato.
Rispetto ad Intergeo, dunque, non si può certo dire che
manchino le competenze (anzi), ma è pur vero che
sottovalutare l’aspetto commerciale, come è successo
quest’anno ad alcune aziende sicuramente svantaggiate dalla
posizione in fiera, non è il massimo. Il parere è che sia
necessario un rinnovo dell’immagine di ASITA. Per dare
impulso al settore tutto ma anche per attrarre ed interessare
chi si trova, magari per caso, a passare da quelle parti.
Non dimentichiamo poi che il maggior input economico viene
dalle imprese stesse che nella manifestazione fieristica
investono aspettandosi un adeguato ritorno d’immagine.
Tornando all’evento in sé, ASITA 2007 deve essere ricordata
come l’edizione che ha segnato l’avvicendamento della
presidenza del prof. Cesare Ottavi con quella del prof.
Luciano Surace, per termine del naturale mandato
quadriennale. Il prof. Ottavi, durante la sessione plenaria ha
ufficialmente dato l’annuncio del passaggio di consegne.
Alcuni ne erano già a conoscenza, ovviamente, ma la notizia
non ha mancato di stupire la maggior parte del pubblico.
L’attenzione è stata quindi trasferita necessariamente
all’argomento del passagio del catasto ai comuni che, come
molti avevano fatto notare già all’uscita del calendario degli
eventi, non prevedeva una sessione dedicata. Il problema è
nella complessità del tema, che avrebbe abbracciato
disquisizioni di carattere normativo e politico ancora troppo
fresche per essere discusse in maniera proficua.
altro argomento che ha sollevato discussioni è stato quello
del ruolo del web. Questa interfaccia negli ultimi anni si sta
sempre più basando sullo sfruttamento dei dati territoriali.
Secondo Ottavi, parlando del grande successo che ad
esempio sta riscuotendo Google Earth, il tutto può essere
ricondotto ad un “pericoloso equivoco”. Alla bellezza e alla
validità tecnica del sistema sviluppato dal gigante americano
fa da contraltare una grave carenza di cultura geografica,
Luciano Surace, prossimo Presidente di ASITA, durante il suo intervento.
26
GEOmedia
N°5 2007
ovvero di informazioni geografiche che vengono utilizzate
senza la minima cognizione del come e del perché esistano
da parte dell’utente.
Una visione condivisibile, da un certo punto di vista, d’altra
parte però è innegabile che innovazioni come Google Earth
producano, per il solo fatto di esistere, cultura geografica ed
opportunità per le aziende che operano nel settore della
geomatica. Basti pensare che gli utenti di Google hanno a
che fare con livelli di visualizzazione, tematismi e funzioni varie
che prima erano solo appannaggio degli esperti GIS; e che la
bellezza della geografia è proprio nella sua universalità e nella
sua condivisibilità, che significa anche accessibilità.
E’ comunque vero, senza a questo punto criminalizzare troppo
soluzioni del genere, che c’è necessità di una
“differenziazione tra gli aspetti antropici e tecnici di tali
strumenti”, magari proprio riconsiderandoli su due piani di
utilizzo differenti, aggiungiamo noi.
E’ stato poi il momento del Prof. Luciano Surace, già
presidente della SIFET ed uno dei massimi esponenti del
settore geodetico italiano, che ha si è presentato al pubblico
esponendo la sua visione di ASITA.
Surace ha sottolineato l’aspetto scientifico di un’associazione
culturale come ASITA, il cui compito è monitorare le scelte
collettive, contribuendo alla formazione ed alla sua diffusione.
I giovani, dal momento che in questi anni si è assistito allo
sconvolgimento del rapporto tra scienza e tecnologia, sono
dunque la chiave per comprendere le nuove direzioni verso le
quali muoversi, con l’obiettivo nascosto di responsabilizzare e
far mantenere le promesse ai decisori.
Si è affrontato il problema della riforma delle strutture di base
dedicate al governo del territorio per meglio affrontare le
responsabilità globali che, ormai, sono alla porta e che, anche
per una diffusa impreparazione della classe dirigente sono
molto vicine a sommergerci
A Cura della Redazione
A sinistra una parte dell’esposizione tecnico-commerciale. In alto una
sessione poster.
In basso, un momento della sessione plenaria.
GEOmedia
N°5 2007
Tra innovazione e
soluzioni, un salto
generazionale
necessario
Con il 2007 possiamo dire che ASITA è passata all’età adulta
nel pieno della sua maturità, visto
che sono passati 10 anni dalla sua
fondazione e dalla felice intuizione
che alcuni dei fondatori ebbero nel
perseguire questa strada, tra cui
dobbiamo ricordare Claudio
Bertola, purtroppo
prematuramente scomparso, che è
stato uno degli agitatori e
promotori dell’ideale di
cooperazione che è alla base di
ASITA. Una cooperazione tra
mondo
scientifico e
accademico,
mondo delle associazioni in campo
scientifico e professionale, che proprio
alla luce della sua maturità raggiunta,
dovrebbe fare un salto nel fiume del
sapere, superando le visioni del passato e
aprendosi al mondo della produzione e
del mercato, come si diceva prima.
Insomma, una convergenze necessaria
che possa raccogliere le istanze delle
aziende espositrici da una parte, e quella
degli organismi professionali dall’altra. Le
novità dell’edizione 2007 di ASITA in
termini di innovazioni e soluzioni hanno
coinciso fondamentalmente con i temi
scelti per le sessioni plenarie, ovvero:
✓ Il progetto Cosmo-SkyMed che
permette di avere una nuova
prospettiva nel campo del
telerilevamento.
✓ Il satellite GOCE orientato alla misura
del campo gravitazionale.
✓ INSPIRE e la trasposizione nazionale della direttiva.
✓ Fotogrammetria e telerilevamento per la gestione delle
emergenze ambientali.
✓ I sistemi GNSS per il monitoraggio.
I temi caldi di ASITA sono appunto questi, messi in evidenza
attraverso la proposta di una specifica sessione plenaria
anche se, per avere un’idea allargata dell’aspetto culturale e
di attualità delle tecnologie e delle soluzioni, dobbiamo dare
fondo alla nostra immaginazione e includere nell’elenco sia i
temi ufficiali suddivisi in categorie, sia i diversi workshop
tenuti dalle aziende, da cui emerge sicuramente l’interesse
verso diverse
tecnologie:
standard e
soluzioni orientate
al GIS, la
problematica
INSPIRE, le reti di
stazioni
permanenti, i
sistemi di
scansione laser, i
sensori
fotogrammetrici
digitali di ultima
generazione.
Ma tutto ciò non basta a rappresentare effettivamente tutte
le innovazioni nate anno per anno in un settore così vasto
come la geomatica e la geografia intelligente.
Nascono aziende nuove, insomma, si rinnovano le
competenze ed i ruoli, ma il problema principale rimane il
medesimo: allargare l’audience di una conferenza unica in
Italia in grado di mettere insieme così tanti attori e
competenze, espandendola agli operatori professionali e alle
istituzioni, ripensando il contesto generale e contaminandosi
con le differenze tra il popolo
geomatico e il popolo delle migliaia di
professionisti pubblici e privati, senza
dimenticate tutti gli utenti finali, che
tutti i giorni sono alle prese con i
problemi dibattuti ad ASITA.
Da tutto ciò non può non nascere un
insegnamento importante; ovvero
quello che vede la mediazione
necessaria tra il mondo scientifico
accademico, il mondo della
produzione, delle aziende e di un
maggiore valore percepito per tutti,
che aiuti la crescita di nuove
competenze e di nuovi soggetti
economici.
Vi sono da segnalare molte novità tra
le aziende presenti ad ASITA, delle
importanti new entries per obiettivi e
attività specifica. Per esigenze di
spazio torneremo su questi temi sul
prossimo numero di GEOmedia e sulle
newsletter.
In questa pagina,
alcuni degli
strumenti
presentati durante
l’edizione 2007 di
ASITA.
Al centro, lo stand
di GEOmedia.
Autore
DOMENICO SANTARSIERO
sandom@geo4all.it
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GEOmedia
N°5 2007
Viva il GIS Day!
o scorso 14 novembre 2007 è stata
l’occasione per celebrare la 9 a Giornata
Mondiale dei Sistemi Informativi
Geografici. L’evento, che si è svolto a livello
mondiale, ha avuto un ottimo riscontro anche
in territorio nazionale, proponendo la diffusione
REPORTS
di una consapevole cultura geografica e delle
applicazioni e tecnologie GIS ad un pubblico
eterogeneo.
Il GIS Day è entrato ormai diventato un appuntamento
tradizionale nel settore dei sistemi informativi geografici.
Promossa da ESRI ed inserito in un più ampio contesto di
condivisione e diffusione della cultura geografica e delle
applicazioni e tecnologie legate al mondo dei GIS, la
giornata ha confermato anche quest’anno il suo successo,
anche grazie all’ampio pubblico che ha partecipato alle varie
conferenze.
Il GIS Day è infatti un evento internazionale dedicato a
chiunque, professionisti, insegnanti e studenti, intenda
approfondire o semplicemente avvicinare il mondo
dell’informazione geografica sulla base certa della
competenza dei propri interlocutori e dell’esperienza
pluridecennale che solo un’azienda come ESRI può garantire
per quanto riguarda un approccio tecnologico.
L’Italia ha partecipato attivamente al GIS Day 2007,
promuovendo molti appuntamenti in lungo e in largo la
penisola. Nelle città italiane, infatti, studenti e insegnanti,
ricercatori e professori universitari, rappresentanti della
Pubblica Amministrazione, delle Regioni, di Enti Pubblici,
aziende e liberi professionisti, si sono alternati coprendo i più
diversi argomenti.
Il GIS Day è sponsorizzato oltre che da ESRI, dalla National
Geographic Society, dalla Association of American
Geographers, dalla UCGIS (University Consortium for
Geographic Information Science), dalla United States
Geological Survey e dalla Library of Congress. Il tutto nasce
nel corso della Geography Awareness Week, terza settimana
di novembre che nel 1987 il Presidente degli Stati Uniti
Ronald Reagan stabilì dovesse essere dedicata alla diffusione
della cultura geografica.
Partecipare al GIS Day promuovendo ed organizzando un
evento è importante ed utile.
I professionisti del GIS possono condividere in questo modo
la propria visione dei sistemi informativi geografici e dei
propri risultati con una platea competente ed interessata,
cosa che non accade spesso nella realtà di tutti i giorni
sfruttando, allo stesso tempo, una certa visibilità per il
proprio operato grazie alla pubblicità che il GIS Day
solitamente riceve.
Gli insegnanti, soprattutto delle università o che tengono
corsi sui GIS, possono invece sfruttare la giornata per
avvicinare i propri studenti alle nuove tecnologie e per
confrontarsi con le realtà accademiche, magari allacciando
nuovi rapporti di collaborazioni con aziende o istituti attivi nel
medesimo campo, nonché sensibilizzare i meno avvezzi nei
confronti di una necessaria cultura geografica, soprattutto di
questi tempi.
Dal punto di vista degli studenti, partecipare al GIS Day
favorirà una maggiore conoscenza dell’importanza attuale
della tecnologia GIS, permettendo inoltre di affacciarsi e farsi
un’idea su potenziali carriere nel settore.
Per un elenco completo degli eventi organizzati per
l’edizione italiana del GIS Day potete visitare il sito
www.esriitalia.it/gisday2007/eventi.php
Arrivederci, dunque, al prossimo novembre!
A Cura della Redazione
29
GEOmedia
N°5 2007
Simulazioni geospaziali
di Francesco Bartoli
REPORTS
articolo, diviso in due parti per esigenze di spazio, mostra come i vantaggi nello sviluppo di modelli agentbased
per la simulazione dei sistemi di movimento individuale risultino particolarmente evidenti per
descrivere e prevedere fenomeni legati a scenari di emergenza; essendo composti da entità ed oggetti del
mondo circostante e beneficiando della loro flessibilità si può infatti sviluppare uno studio focalizzato su domini di
applicazione reali attraverso l’utilizzo di modelli geospaziali.
I concetti fondamentali poggiano su un Agent Based Model (ABM) applicato alla simulazione geospaziale. Ai GIS è
riconosciuta la capacità, particolarmente utilizzata, di rappresentare l’input e l’output dei dati di natura spaziale
nonché la loro visualizzazione.
Le emergenze risultano caratterizzate da comportamenti
macroscopici stabili generati da interazioni locali di entità
individuali.
In base a tale definizione, si evince come tali situazioni non
possano essere razionalizzate come parti di un sistema. Un
ingorgo, per esempio, si forma spesso nella direzione di
marcia opposta a quella di un incidente stradale.
Le caratteristiche delle situazioni d’emergenza le rendono
difficili da comprendere e da prevedere così come per le loro
conseguenze, molto lontane dalle aspettative che
solitamente si fanno al riguardo.
1 a parte
I vantaggi
Vi sono alcuni casi in cui è utile ricorrere all’approccio ABM
per simulare i comportamenti dei sistemi negli scenari di
emergenza:
1 Quando un’equazione differenziale non può descrivere le
discontinuità di un comportamento individuale.
2 Per superare le difficoltà delle equazioni differenziali
aggregate nel descrivere ampie perturbazioni, attraverso
l’uso di una popolazione eterogenea di agenti. Si possono
così, descrivere fluttuazioni singolari all’interno di un
sistema linearmente stabile.
3 Quando la topologia delle interazioni di un agente è
eterogenea e complessa e può generare significative
deviazioni dal presunto comportamento. La combinazione
delle equazioni di flusso, invece, assume generalmente un
mescolamento omogeneo.
In molti casi ricorrere all’ABM è un metodo naturale per
descrivere e simulare un sistema composto di entità del
mondo reale: tale approccio è più utile di altri rendendolo, di
fatto, più adatto alla simulazione dei comportamenti di
persone e cose in modo realistico. Per esempio, è
assolutamente più facile concettualizzare e modellare il come
ed il quando gli occupanti di un edificio effettuano
un’evacuazione piuttosto che formalizzare equazioni che ne
descrivano le densità dell’azione.
Un simile metodo risulta intuitivo in una delle seguenti
condizioni:
1 Quando non si riesce a definire il comportamento degli
individui mediante le loro velocità totali (ad esempio il
panico in una folla che si disperde).
2 Quando i comportamenti diventano fenomeni complessi,
intrattabili attraverso l’uso di equazioni.
3 Quando si tratta di stabilire l’aleatorietà di un
La direzione di un ingorgo è un fenomeno non facilmente prevedibile
comportamento in maniera strategica, individuandone i
punti precisi (ABM), piuttosto che contemplandoli
arbitrariamente, come nelle equazioni.
L’approccio attraverso tale paradigma risulta particolarmente
flessibile nella modellazione geospaziale; in effetti, si nota
come le simulazioni spaziali beneficino della versatilità di un
modello così concepito, tale da poter essere definito in
qualsiasi dominio (ad esempio un edificio, una città, una rete
stradale, una rete di PC, ecc).
Inoltre, gli agenti hanno la possibilità di muoversi con velocità
ed in direzioni diverse all’interno dello stesso. Tutto ciò
agevola, in maniera totalmente flessibile, la definizione di
variabili e parametri potenziali.
Un altro aspetto vantaggioso è la possibilità di regolare la
complessità degli agenti: il loro comportamento, il grado di
razionalità, l’abilità di apprendere ed evolvere, le regole
d’interazione. Un ulteriore grado di flessibilità emerge anche
dalla possibilità di definire livelli di descrizione e
aggregazione differenti per singoli agenti, agenti aggregati e
sotto gruppi che coesistono all’interno dello stesso modello.
Esistono tuttavia anche delle limitazioni:
• La natura del sistema umano (irrazionalità, scelte
soggettive, psicologia complessa) comporta l’analisi del
grado di completezza e accuratezza nei dati in ingresso al
30
Progettati (rappresentano condizioni spesso
semplificate, per testare specifiche ipotesi)
AGENTI
Sperimentati (entità del mondo reale, basate su
dati empirici o valori realistici ad-hoc di processi
GEOmedia
N°5 2007
Progettato
Descrizione del modello:
• Astratta
Scopo/Intento
• Scoperta di nuove relazioni
• Evidenziare una soluzione
Strategia di verifica e validazione
• Comparazione teorica
• Ripetizioni del modello
Strumenti di sviluppo
• Facili da implementare per modellare e simulare i
sistemi
Descrizione del modello:
• Sperimentale
Scopo/Intento
• Esperimenti di laboratorio
• Stabilire i cardini degli attori partecipanti
Strategia di verifica e validazione
• Ripetizioni del modello
• Adeguatezza del progetto
Strumenti di sviluppo
• Simulazioni flessibili con un’interfaccia utente
adeguata
AMBIENTE
Sperimentato( luogo reale)
Descrizione del modello:
• Storica
Scopo/Intento
• Semplificazione
Strategia di verifica e validazione
• Qualitativa: bontà nel rispecchiare il requisito
Strumenti di sviluppo
• Simulazione avanzata collegata a sistemi GIS
Descrizione del modello:
• Empirica
Scopo/Intento
• Semplificazione
• Analisi dello scenario
• Previsione
Strategia di verifica e validazione
• Qualitativa: bontà nel rispecchiare il requisito
Strumenti di sviluppo
• Linguaggi di programmazione a basso livello
modello: si possono interpretare i risultati come una
conoscenza approfondita del problema o come
un’accurata previsione quantitativa.
• L’utilizzo di agenti che interagiscono in modo
disaggregato, comporta la necessità di trattare il problema
mediante molteplici ripetizioni dello stesso modello,
variando sistematicamente le condizioni iniziali ed i
parametri, in maniera da stabilizzare la robustezza dei
risultati.
Uno scenario in cui i fenomeni comportamentali individuali risultano decisivi
Linee guida
La rappresentazione concettuale di un modello comincia con
l’identificazione degli obiettivi ed elementi del sistema
(attributi degli agenti, regole di ingaggio, comportamenti e
ambiente di interazione).
I modelli possono essere distinti in base allo scopo:
descrittivo o predittivo. Ciascuno ospita diverse tipologie di
agenti ed ambienti di interazione (Tabella 1).
Nel prossimo numero di GEOmedia verrà mostrato come il
paradigma object oriented risulti essere un concetto adatto
allo sviluppo di ABM tramite simulazione digitale al
computer.
Tra i criteri da considerare nella modellazione delle
funzionalità di un sistema ci sono: il numero di agenti che
possono essere modellati, il loro grado di interazione, la
capacità di essere rappresentati secondo livelli gerarchici
multipli, la varietà degli ambienti di modellazione disponibili
(grafi, raster, rappresentazione vettoriale); eventuali relazioni
topologiche tra agenti; la gestione delle relazioni spaziali tra
gli agenti e con l’ambiente; i meccanismi di schedulazione e
sequenziazione degli eventi. Tutti questi criteri dovranno, poi,
essere pesati differentemente in modo tale da incontrare le
esigenze del sistema da modellare.
Nel bagaglio di strumenti utilizzati ci sono i toolkit MASON,
Repast, Swarm capaci di
sviluppare modelli spaziali open
source, attraverso l’integrazione
di funzionalità e librerie GIS
(OpenMap, GeoTools, ESRI’s
ArcGIS, ecc.).
I sistemi freeware/shareware, tra
i quali StarLogo, NetLogo,
OBEUS, non hanno lo stesso
grado di flessibilità e di
conseguenza la stessa capacità
nel processo di verifica del
modello.
In ultimo, si proporranno sistemi
di modellazione proprietari
(AgentSheets and AnyLogic)
che hanno il vantaggio di essere progettati e costruiti
professionalmente per usi specifici, abbinando una notevole
semplicità d’uso. Tuttavia questi costituiscono essenzialmente
dei pacchetti chiusi i cui modelli non beneficiano del
supporto della comunità open source.
Vedremo inoltre come questo studio può essere applicato
alla simulazione del movimento pedestre nello spazio.
Autore
FRANCESCO BARTOLI
francesco.bartoli@fastwebnet.it
31
GEOmedia
N°5 2007
UNIVERSITA’ E RICERCA
Tor Vergata tra
formazione e
tecnologie
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” è risultata negli ultimi anni un ateneo
di Mirko Antonini
estremamente attivo nell’ambito dello studio e lo sviluppo di tecnologie, nella formazione e nei
rapporti internazionali nel settore della ricerca aerospaziale e dell’ICT.
Realizzando un vero ed efficace connubio tra università,
industria ed istituzioni, il gruppo di ricerca coordinato dalla
Prof. Marina Ruggieri, ordinario di Telecomunicazioni presso il
Dipartimento di Ingegneria Elettronica della Facoltà di
Ingegneria del suddetto Ateneo, ha reso possibile importanti
collaborazioni che stanno permettendo la crescita di giovani
ricercatori e la formazione di affermati professionisti.
Inoltre, l’area di ricerca di Tor Vergata, che come ha ricordato
il Rettore Alessandro Finazzi Agrò con i 600 ettari di terreno è
il più grande campus europeo, già dalla nascita negli anni ’80
si era preposta di ospitare altri organismi di ricerca.
Il primo ad arrivare fu il CNR; ed ora a breve, con la
conclusione dei lavori della nuova sede dell’Agenzia Spaziale
Europea, si aggiungeranno nell’area importanti strutture e
laboratori per la ricerca aerospaziale.
Nell’ambito delle attività formative l’ateneo, in collaborazione
con circa 35 aziende ed enti-partner a livello nazionale ed
internazionale, eroga due Master che in pochi anni si sono
dimostrati punto di riferimento per l’alta formazione nel
settore aerospaziale in Europa. In particolare il Master
Universitario di I livello (in teledidattica dalla Scuola di
Istruzione a Distanza dell’Università - www.scuolaiad.it) in “Lo
Spazio: Galileo, Telecomunicazioni e Formazione”, è
principalmente orientato ai professionisti del settore che
intendono espandere le proprie aree di business attraverso la
conoscenza delle potenzialità applicative del settore spazio. Il
Master Universitario di II livello in “Sistemi Avanzati di
Comunicazione e Navigazione Satellitare”
(www.masterspazio.it), giunto alla V Edizione, si propone
invece, come dichiara il coordinatore didattico Dr. Mirko
Antonini, di formare professionalità in grado di comprendere,
sviluppare e gestire le problematiche e le opportunità di
business legate alle telecomunicazioni spaziali e alla
navigazione satellitare.
Il master forma soggetti, quindi, che rispondono pienamente
alle esigenze di mercato delle aziende operanti in un settore
in continua evoluzione.
La preparazione verte sugli aspetti tecnici, progettuali,
economici e manageriali dei più importanti ed innovativi
progetti aerospaziali, ed è organizzata in moduli didattici e
attività di stage/tirocinio da svolgersi presso le aziende
partner. Più specificatamente, il corso mira a costruire ed
approfondire la preparazione di giovani laureati in discipline
scientifiche, inseriti in una piccola classe di circa 15 elementi,
fornendo loro nuove ed avanzate competenze riguardo alle
comunicazioni e alla navigazione satellitare.
Tra i partner del Master sono presenti le principali aziende ed
enti del settore, come SOGEI, Telespazio, Thales Alenia
Space, Vitrociset, Sistematica, Space Engineering, Provincia
di Roma, ASI ed ESA. Questi partner, oltre a finanziare borse
di studio per gli studenti che poi integrano nei loro organici
al termine del master, ospitano stage, tirocini e sessioni di
training on the job.
Alcune associazioni inoltre collaborano attivamente con
l’ateneo; una delle principali è l’AFCEA (Associazione delle
Comunicazioni e dell’Elettronica per le Forze Armate),
associazione etico-professionale a carattere internazionale,
costituita nell’anno 1947 negli USA per la promozione di un
dialogo continuo tra le industrie e gli utenti governativi.
Nell’ambito delle collaborazioni internazionali, la Prof.
Ruggieri riveste anche il ruolo di Direttore delle operazioni
aerospaziali per l’Italia e l’Europa occidentale per
l’associazione IEEE (Institute of Electrical and Electronics
Engineers), la più grande associazione di professionisti al
mondo, con oltre 370.000 membri. Inoltre, l’Università di Tor
Vergata è uno dei due poli europei del Centro di Ricerca
internazionale CTIF – Centro per le Teleinfrastrutture.
32
GEOmedia
N°5 2007
Progetti realizzati recentemente o in corso di realizzazione:
DAVID -(DAta and Video Interactive Distribution), finanziato da ASI, che è
riconosciuta come una missione pionieristica sull’uso della banda W per
comunicazioni (prime).
WAVE e WAVE-fase A2 - finanziati da ASI, sono la naturale prosecuzione di DAVID
verso l’uso commerciale della banda W per comunicazioni. Il progetto WAVE-A2
riguarda lo studio di dimostratori e missioni satellitari pre-operative per la
caratterizzazione del canale satellitare in banda W, analisi del link per servizi di TLC
e test in orbita di tecnologie innovative (prime); website:
http://wavemission.uniroma2.it/wave
Il CTIF ha come obiettivo il coordinamento internazionale
della ricerca nei settori dell’ICT, ed ha come sedi l’Università
di Tor Vergata (Direttore Prof. Marina Ruggieri, Vicedirettore
Prof. Nicola Blefari Melazzi, Coordinatore scientifico - Prof.
Ernestina Cianca, Coordinatore Tecnico - Dr. Mirko Antonini),
l’Università di Aalborg (Danimarca), l’Università di Calcutta
(India) e prossimamente (dal 2008) aprirà altre 3 sedi in
California, Indonesia e Giappone. Tra i frutti di questo
coordinamento c’è, oltre lo scambio di conoscenze, anche la
mobilità di personale e ricercatori. In particolare negli ultimi 5
anni circa, una decina di giovani ricercatori italiani hanno
potuto studiare e lavorare per periodi limitati in Danimarca, al
fine di accrescere preparazione e competenze, senza l’infelice
e infruttuoso destino, per il Sistema Italia, della fuga di
cervelli. Recentemente il gruppo di ricerca ospita due
ricercatori indiani ed altri tre nuovi ricercatori verranno
prossimamente inseriti in attività di ricerca in Italia.
Le principali attività del gruppo di ricerca sono le seguenti:
• Telecomunicazioni aerospaziali in EHF
• Future reti di Telecomunicazioni wireless
• Gestione e definizione di missioni satellitari scientifiche
• Studio di applicazioni di costellazioni satellitari innovative e
loro ottimizzazione
• Applicazioni delle comunicazioni e navigazione satellitare
integrate
TRANSPONDERS, progetto finanziato da ASI, sulla fattibilità di un payload per
telecomunicazioni in banda Q/V (2004- ongoing).
Il progetto biennale di rilevante interesse nazionale (PRIN), finanziato dal MIUR,
denominato ICONA (2006-2008), sull’integrazione di sistemi di navigazione e
comunicazione (coordinamento scientifico nazionale).
Progetto ESA/ARIADNA, sullo studio di nuovi tipi di costellazioni denominate
Flower constellations (“The Flower Constellation Set and its Possible Applications”).
PISTA - studio nazionale finanziato dalla regione Lazio e dal consorzio di ricerca
TecnoTiberis, per progettare realizzare e testare un sistema INS/GPS integrato per
applicazioni avioniche, aerospaziali, di automazione (2005 - 2007).
Galileo Test Range - un progetto per costituire una struttura permanente che dia
corpo a un laboratorio nazionale per validare il segnale Galileo, testare/supportare
la certificazione del terminale e supportare la definizione e il test delle applicazioni
di Galileo (2006-2007).
GAPACOM - (Sistema satellitare terra/bordo basato sullo studio di un payload
NAVCOM innovativo da imbarcare sui satelliti GALILEO). Il Progetto GAPACOM è
stato realizzato in risposta al bando MIUR: “Invito alla presentazione di progetti di
ricerca industriale, sviluppo precompetitivo, formazione nel settore dell’industria
aerospaziale da realizzarsi nella Regione Lazio” (2007-ongoing).
VeRT - (Vehicular Remote Tolling), un progetto Galileo JU (Activity C first Call) che
ha l’obiettivo di utilizzare le capacità offerte da EGNOS (nel prossimo futuro) e
GALILEO (nel medio periodo) per fornire Motorway Services (Road Tolling service) e
Urban Environment Services (controllo dell’accesso in aree ristrette, parcheggio
accurato) (2004-2006)
Programma nazionale sull’esplorazione della Luna finanziato da ASI per lo studio e
la definizione repliminare di due aree: Microwave Remote Sensing of and from
the Moon e In-situ Sensing (2006 - ongoing).
Autore
MIRKO ANTONINI
mirko.antonini@uniroma2.it
My personal Adaptive Global NET e Beyond (MAGNET Beyond): progetto FP6.
Al progetto partecipano 35 partner internazionali tra cui: Nokia, Aalborg University
(Danimarca), Alcatel Italia, France Telecom, NEC, Philips e Università di Roma “Tor
Vergata”. MAGNET Beyond è un progetto europeo integrato (IP) del VI programma
quadro. Il progetto propone l’utilizzo delle Personal Networks (PNs) come mezzo di
integrazione verso le future reti wireless di quarta generazione.
Problemi di coordinate?
Non hai ancora CartLab3!
Questa nuova edizione del programma permette il passaggio di coordinate fra i
sistemi WGS84, ED50 e ROMA40, con le relative rappresentazioni UTM e
Gauss-Boaga. E’ possibile elaborare file con liste di coordinate, file di
georeferenziazione (es. tfw), shapefile e dxf.
I calcoli possono essere eseguiti sulla base dei “grigliati” nazionali: il programma
richiede l’indicazione della cartella che contiene i file *.gr1 o *.gr2, quindi carica
automaticamente tutti quelli presenti. Viene considerata anche la componente
altimetrica, con le opportune trasformazioni fra quote ellissoidiche e geoidiche.
Il programma ovviamente non contiene al proprio interno alcun valore dei grigliati: l’acquisizione dei grigliati presso l’IGMI
compete all’utente.
Nel caso in cui non siano presenti i grigliati nell’area relativa ai file da trasformare, CartLab3 permette di eseguire il calcolo col
modello approssimato. Cartlab conserva comunque le funzionalità di impiego e trasformazione delle coordinate catastali già
implementate nella versione 2.
Per maggiori informazioni e costi di aggiornamento o di acquisito contattate la
segreteria di Geo4all al numero 06.6227.9612 o via mail a: diffusione@geo4all.it
GEOmedia
N°5 2007
Generalizzazione cartografica
tra ricerca e applicazione
CARTOGRAFICA
La Cartografia Tecnica
Regionale delle Marche
l termine generalizzazione cartografica sta ad indicare il processo o le procedure per il passaggio da una scala
all’altra degli elementi cartografici di una data porzione di territorio. Il tutto ha un impatto pratico non indifferente:
si pensi alla cartografia sul web e sui navigatori satellitari, ma anche semplicemente alla derivazione di una
cartografia 1:25.000 da una 1:10.000.
Nell’articolo che segue, GEOmedia presenta la disamina pratica della problematica, in cui la tecnologia deve essere
affiancata dalla filosofia geografica.
Il problema della generalizzazione cartografica è uno dei temi
principe nel dibattito cartografico tra gli addetti ai lavori. La
cartografia multiscala rappresenta infatti una delle chimere
dell’era digitale e, man mano che i DB cartografici si sono
popolati di informazioni, ha dimostrato la sua realtà.
L’orientamento è quello di automatizzare al massimo tutte le
procedure prendendo in considerazione quelle che sono le
esigenze della rappresentazione. La complessità del
problema e la necessità di dover elaborare database
topografici attenendosi a determinate specifiche rendono le
funzioni di cui sono dotati i software più diffusi in commercio
non sempre adeguate a garantire l’affidabilità del risultato.
Per questo è necessario predisporre degli applicativi per la
personalizzazione della toolbar e strutturare il database in
modo da sfruttare il linguaggio SQL. Queste tematiche sono
state oggetto del Progetto Finalizzato “Prototipo per la
derivazione dalla scala 1:10.000 alla scala 1:25.000” che ha
riguardato l’elaborazione della sezione 292-III della
cartografia della Regione Marche, secondo le specifiche
dell’IGMI.
Supporti cartografici
I dati di partenza sono i database topografici di quattro
elementi della Cartografia Tecnica Regionale (CTR) 1:10.000
(292090, 292100, 292130, 292140) in formato Mapinfo ottenuti
dalla conversione dei corrispondenti file dxf senza vestizione.
Ad ogni oggetto è associata una riga della Tabella 1 in cui
sono definiti il codice, corrispondente al campo Livello, e la
primitiva geometrica e topologica.
La classificazione di tutte le entità presenti nel DB10K è
organizzata in nove strati informativi:
Orografia – Idrografia – Vegetazione - Comunicazioni
ferroviarie – Viabilità - Edifici e costruzioni - Limiti
Amministrativi - Punti di posizione nota - Toponomastica.
Ad ogni elemento della CTR corrisponde un unico file con
tutti gli oggetti senza distinzione per la primitiva geometrica
e senza alcun vincolo topologico. Per questo motivo è stato
necessario sostituire gli strati del DBPrior10K, elaborati dalla
CTR secondo le specifiche dell’Intesa, con ciò che era affine
per definizione con il DB10K, e rimandare la correzione
topologica complessiva al termine della derivazione,
riducendo l’editing manuale.
L’impiego di altri supporti cartografici quali la CTR 1:2000
(realizzata su volo del 1989-90-91 per i soli centri abitati), il
DTM, le ortofoto AIMA 1996, le Aree Protette, i dati
ISTAT2001 è stato indispensabile per la fotointerpretazione, la
classificazione, la digitalizzazione e l’inserimento di nuovi
oggetti richiesti per il DB25K, ma non presenti nel DB10K.
L’ambiente di lavoro ha coinvolto i software: Mapinfo 7.0, il
compilatore Mapbasic, TNSarch 3.3 e Arcgis 9.1.
Generalizzazione dei dati
Il DB10K è stato innanzitutto confrontato con il DB25K. Per
ogni codifica sono stati evidenziati i seguenti aspetti:
✓ strato informativo di appartenenza
✓ primitiva geometrica di origine
✓ natura della rappresentazione
✓ operazioni per il passaggio di scala
di Stefano Bellesi
Id Tipo Livello Descrizione Sezione Quota_1 Quota_2
1 Punto 20401 Pozzo 292090 374,65 374,65
230 Regione 31301 Vigneto 292100 400,5 400,5
750 Polilinea 50301 Sentiero 292130 574 250,76
Tabella 1 – Il data base della CTR 1:10000 (DB10K).
Il raggruppamento in strati informativi permette di stabilire le
relazioni logiche e/o spaziali tra gli oggetti che li
costituiscono, tra uno strato e l’altro e, di conseguenza,
l’ordine di elaborazione dei dati. Il DB25K, in particolare, si
suddivide secondo undici livelli:
Altimetria – Confini – Geomorfologia – Idrografia –
Industrie – Insediamenti – Servizi – Simboli -
Toponomastica – Trasporti - Vegetazione.
34
Sigla
L’analisi delle codifiche ha messo in evidenza come il
passaggio al nuovo valore di classe non sempre è
immediato. Infatti in mancanza di corrispondenza fra
le definizioni o in caso di oggetti non previsti nel
DB10K, potrebbero essere necessari altri dati o
procedure di spatial analyst con fuzzy tollerance pari
a 10 metri (ovvero il doppio dell’errore di graficismo).
Le tabelle 2 e 3 mostrano alcuni dei casi riscontrati.
La primitiva geometrica è importante per
determinare l’insieme delle regole topologiche da
verificare e quindi diviene fondamentale per
strutturare il geodatabase (Tabella 4).
Alcuni oggetti con la derivazione cambiano primitiva
e ciò può creare delle incongruenze non presenti nel
DB10K di partenza. Nel caso della cava il passaggio
si realizza disegnando il nuovo oggetto
coerentemente a tutti i poligoni adiacenti e alle
scarpate che delimitano il fronte di scavo. Negli altri
casi, invece, il punto si crea dalle coordinate del
centroide degli oggetti di partenza. I cimiteri piccoli
si scelgono se la loro superficie è minore di quella
reale occupata dal relativo simbolo previsto per il
DB25K. Le baracche, invece, sono individuate dopo
un dissolve con gli edifici generici. Nella viabilità,
sebbene con la query “objectlengh (obj)<25” sia
facile estrapolare i ponti e trasformarli in elementi
puntuali, occorre mantenere invariata la continuità
dei percorsi stradali. Questo ha comportato lo
sviluppo di un applicativo che, contando il numero N
degli archi convergenti su ogni nodo e valutando la
variazione di N, consente di individuare i
cambiamenti del grafo ed eseguire le correzioni (S.
Bellesi , E.S. Malinverni – 2006).
La natura della rappresentazione è il fattore che più
condiziona la derivazione cartografica. Le scale 10K e
25K garantiscono una restituzione degli oggetti sia a
misura che simbolica. La grandezza dei simboli
convenzionali adottati è generalmente superiore a
quella dell’oggetto reale e le loro dimensioni
tendono ad aumentare con la diminuzione della
scala. Ne consegue quindi che per migliorare la
leggibilità della rappresentazione, occorre sfoltire gli
oggetti, se ridondanti o non indispensabili per
l’individuazione dei luoghi, e semplificarne la geometria
(Tabella 5).
C401A
C401B
C401C
C437
C439
Descrizione
Centro Abitato
Nucleo Abitato
Zona produttiva
Ospedale
Palestra/Palazzetto
Fonte informativa
Censimento
ISTAT2001
CTR 1:2.000
Livello
DB10K
Descrizione
50104 Strada non
asfaltata
64101 Elementi
divisori
80601 Punto quotato
Per alcune classi, invece, sono stati predisposti degli strati
ausiliari per la rappresentazione. I trasporti, infatti, includono
ferrovie, viabilità stradale principale e secondaria. La seconda
tipologia viene rappresentata tramite dei nastri (entità areali
riconducibili a un buffer flat) i cui contorni esterni vanno
tematizzati in base alla sigla. Tali poligoni sono stati creati
dopo aver eliminato dal grafo gli archi di lunghezza inferiore
ai 25 metri e ricostruito la topologia con l’applicativo
predisposto per i ponti.
Livello Descrizione DB10K
11602 Cava di pietra L
23402 Vasca, cisterna
rappresentabili
Sigla
L303B
L304B
L305A
L306
L339B
L339C
L341
P1003A
P1003B
P1003C
PBK01
A
DB25K
Descrizione
Strada a due o tre
corsie larga almeno 7
metri a fondo leggero
Strada a due o tre
corsie di larghezza
compresa fra 3,50 e
7,00 metri a fondo
leggero
Strada ad una corsia
compresa fra 2,50 e
3,50 metri a fondo
leggero
Carrareccia
Muro lungo A1/A2
Muro lungo
A3/A4/A5/A6/A7/
Ferrovia
Palizzata/Rete/Filo
spinato
Quota topografica al
suolo
Quota su manufatto
Quota Acque
Crinale
Tabella 2 – Confronto delle codifiche non direttamente derivabili.
GEOmedia
N°5 2007
Classificazione
Foto -
interpretazione con
Orto-foto AIMA
1996
Contains con le
aree di ingombro
dei nastri stradali
della
rappresentazione
Contains con i
ponti e gli edifici
Contains con gli
specchi d’acqua
Intersects con le
breakline
Sigla Descrizione DB25K
C915 Cava A
P636B Cisterna P
C716B
L301B
L311
LBK1
Parco regionale
Svincolo stradale
Viabilità secondaria
all’interno dei centri
abitati
Breakline
Aree Protette
CTR 1:10000 e/o
1:2000
DTM
51201 Ponte per strada
asfaltata
60304 Cimitero A
62101 Campo sportivo L
L
P351C
Viadotto … con
luce < 25 metri
P435B Cimitero piccolo P
P438
Campo sportivo
generico
P
P
L902
Curva di livello
intermedia (25 m)
63101 Tettoia, fienile,
ecc.
A
P403
Baracca/Capann
a/Baita Tettoia
P
Tabella 3 – Nuove codifiche del DB25K.
Tabella 4 – Cambiamento di primitiva geometrica (A=Poligono, L=Polilinea, P=Punto)
35
GEOmedia
N°5 2007
Sigla Descrizione Rappresentazione Derivazione
C701A Frutteto Simbolica GIS per il
C701B Oliveto
limite del poligono
restituito a misura
C709 Bosco
con inserimento di
simbolo interno.
C711 Macchia/Cespugliato
C717
Vigneto
Dissolve su sigla, inserimento dei simboli
in corrispondenza dei centroidi con
apposito tool. Individuazione dei poligoni
che non contengono interamente i
simboli, editazione manuale per valutarne
l’eliminazione (errato inserimento del
simbolo per via della forma o della ridotta
superficie del poligono).
L325A
L338A
Scarpata piccola
Argine medio/piccolo
Simbolica GIS Eliminazione degli oggetti di dimensioni
inferiori a quelle del simbolo DB25K,
semplificazione della linea per migliorare
L723 Filare di alberi
l’inserimento e la leggibilità della
vestizione.
L337A Muro di sostegno non
associato
Simbolica GIS
L341
P1003A
P1003B
P1003C
Palizzata/Rete/Filo
spinato
Quota topografica al
suolo
Quota su manufatto
Quota Acque
Simbolica GIS
Eliminazione degli oggetti di dimensione
inferiore a quelle del simbolo DB25K e
interni ai centri e/o nuclei abitati,
eliminazione degli oggetti che
intersecano edifici extra-urbani a una
distanza pari alla somma fra la larghezza
reale del simbolo e la tolleranza.
Sfoltimento per successive iterazioni su
buffer di 250 metri fino ad ottenere un
unico punto all’interno di ogni buffer
stesso assegnando un diverso peso in
ordine decrescente alle vette, i crinali, i
manufatti e all’acqua.
Successivamente tramite le procedure di
spatial analyst , di query SQL e dela
funzione dissolve sono state costruite
Poligoni_01, Poligoni_02, Poligoni_04 ed
aggiornata Polilinee_01 per le classi della
vegetazione.
Le verifiche successive hanno riguardato
Punti_01 (congruenza per le sole classi
appartenenti alle reti con gli elementi
lineari delle stesse), e Poligoni_03 (ogni
edificio deve essere contenuto all’interno di
ogni area di Poligoni_01, Poligoni_02).
La creazione del DB25K rende possibile
costruire lo strato ausiliare per la
rappresentazione dei limiti amministrativi.
Laddove, infatti, questi coincidono con altri
oggetti, (strade, fossi, limiti di coltura, alberi
in filare ed elementi divisori) è necessario
creare, con un offset di 50 metri su
entrambi i lati, una linea fittizia da
semplificare ed editare, essendo non
rappresentabile quella effettiva.
La toponomastica viene inserita una volta
terminata la generalizzazione degli elementi
geometrici. I toponimi sono rappresentati
da punti, mentre i testi sono annotazioni
con font stabilito sulla base di una
classificazione spesso correlata agli oggetti
del database (Tabella 6).
36
Tabella 5 - Derivazione e semplificazione della rappresentazione.
Cercando di conservare la forma, sono state semplificate
le intersezioni, eliminate le sovrapposizioni, e ridisegnate
T103
le curve con raggi troppo piccoli per la scala (tornanti).
Le polilinee dei contorni sono state ricavate dai poligoni
T1003C
spezzandole in corrispondenza di tutti i nodi dangle
della rete, processandole con un clean e codificando T106B
quelle al di sotto dei 25 metri in corrispondenza degli
incroci, dei ponti e del termine delle strade per
T110
escluderli dalla rappresentazione. Stabilito lo schema
della viabilità sono stati spostati gli edifici adiacenti alle
strade per renderli visibili.
T132
La struttura del Geodatabase
Il DB25K è stato organizzato in 15 feature class come
segue:
T157
Acquedotti – Elettrodotti – Idrografia – Viabilità –
Breakline – Orografia - Polilinee_01 (elementi lineari di
tutti gli altri strati) - Polilinee_02 (limiti amministrativi) -
Punti quotati - Punti_01 (elementi puntuali di tutti gli altri
strati) - Poligoni_01 (elementi areali che concorrono a
costituire l’uso del suolo) - Poligoni_02 (aree amministrative
comunali) - Poligoni_03 (edificato di Industrie, Insediamenti,
Servizi e Trasporti) - Poligoni_04 (parco regionale) - Toponimi
(punti ed annotazioni).
La verifica della topologia è stata eseguita prima sulle reti e
sulle curve di livello. Successivamente è stata creata una
feature class lineare provvisoria, Poligoni_00, in cui sono stati
inseriti la maglia viaria e il reticolo idrografico, i limiti
amministrativi e quelli delle aree protette, i contorni di tutte
le entità areali, ad eccezione di quelle dell’edificato e gli
elementi lineari della vegetazione.
Considerando come fissi i due grafi, dopo un clean,
è stato ricostruito il corretto assetto topologico
dell’intera copertura areale della sezione 292-III in
cui i grafi risultano perfettamente adiacenti, nei
tratti di coincidenza, a tutti i poligoni inseriti e ai
limiti amministrativi.
Toponimo Definizione
Capoluogo
comune
Quota acque
Toponimi
viabilità
Idrografia
1° ordine
Monti
1° ordine
Indicatori
kilometrici
Oggetto
C401
P1003C
L302
L605
P1003A
P332
Definizione
Centro Abitato
Quota Acque
A2 – Strada a
4 corsie
Geometrica
logica grafo
idrografico
Quota
topografica al
suolo
Pietra
chilometrica A2
Tabella 6 – Relazioni fra le classi della toponomastica, gli oggetti del
DB25K ed i supporti cartografici.
Il DB25K associa ad ogni feature class i seguenti campi:
✓ Id, contatore oggetti
✓ Sigla, codifica stabilita dall’IGMI;
✓ Plot, rappresentabilità dell’oggetto (valore 1 se rappre
sentabile, valore 0 se non rappresentabile);
✓ Topo, valore id non nullo del toponimo associato
all’oggetto tramite intersects.
Per la Toponomastica è previsto un ulteriore campo Text per
l’inserimento dei nomi (Tabella 7).
Feature Class
Id Sigla Plot Topo
1 L303A 0 0
100 P1003A 1 1231
Tabella 7 – Relazione logica tra oggetti e toponimi.
Toponomastica
Id Sigla Plot Text
Fonte Testo
ISTAT2001
DBPrior10K
DB10k
1231 T132 1 Monte Revellone
La rappresentazione grafica
Ultimato il DB25K è stata costruita un’area di lavoro in ArcGIS
disponendo i vari strati in modo da ottenere una corretta
visualizzazione. Le figure 1 e 2 mettono a confronto i dati
originali del DB10K e quelli derivati.
Le figure successive mostrano due diversi tipi di
rappresentazione. La figura 4, in particolare, è un esempio
con vegetazione e superfici d’acqua colorate a pastello sulla
falsa riga delle cartografie antiche (A. M. Pierrot – 2007) e
sulla base delle ortofoto AIMA 96.
Conclusioni
Il Progetto descritto ha consentito di valutare la fattibilità
della generalizzazione del DB10K della Regione Marche.
I dati di partenza non potevano essere considerati un vero
database topografico e pertanto necessitavano di essere
strutturati anche dal punto di vista topologico. Ciò ha
comportato una notevole mole di lavoro utile, però, a
cogliere gli aspetti della progettazione dei database multiscala
legati alla suddivisione in classi e alle relazioni
geometriche, spaziali e semantiche esistenti fra esse.
Sebbene nelle scale 10K e 25K la maggior parte delle entità
conserva la sua primitiva geometrica, per automatizzare la
derivazione occorre definire gli oggetti in modo analogo
evitando le procedure di analisi spaziale, la fotointerpretazione
e la ricerca di dati ausiliari non sempre facili
ed agevoli. Considerando, poi, che ArcGis 9.2 ha
Figura 1 – Il DB10K originale alla scala 1:25.000.
GEOmedia
N°5 2007
Figura 2 – Il DB25K derivato dalla generalizzazione del DB10K.
37
GEOmedia
N°5 2007
Figura 3 –
Rappresentazione
conforme alle specifiche
IGMI.
ulteriormente sviluppato il tool della generalizzazione
(dissolve, semplify, aggregate, ecc.) il disporre di un database
iniziale coerente riduce il problema del controllo topologico
ad una sola verifica sugli oggetti semplificati e/o spostati nel
rispetto della rappresentazione simbolica e dell’errore di
graficismo. La predisposizione di ulteriori applicativi, quindi,
riguarda solo l’individuazione di errori topologici e
l’inserimento dei simboli convenzionali non disponibili in
ambiente GIS.
L’eliminazione delle operazioni di edting manuale sembra
invece del tutto impossibile. I criteri che muovono la scelta
dello spostamento di un oggetto anziché di un altro
dipendono da motivazioni non sempre legate da regole ben
definite ed univoche (forma, importanza, minor dispendio di
lavoro ecc.).
La possibilità di realizzare un DB25K, con ragionevoli tempi di
esecuzione, quindi, non può non prescindere da un idoneo
DB10K di partenza e dall’implementazione degli applicativi
già studiati per tutte le classi non trattate in questo prototipo.
La maggiore compatibilità fra i dati iniziali e finali,
renderebbe così la derivazione una “complicata
semplificazione”.
Figura 4 – Rappresentazione con elementi colorati a pastello.
Bibliografia
Specifiche Tecniche della Serie 25 prodotta dall’IGM;
Intesa Stato, Regioni, Enti-locali per la realizzazione dei
Sistemi Informativi Geografici, Testo Specifiche Tecniche
WG01 DB Topografici (www.intesagis.it);
Davis Jr., Clodoveu A., Laender, Alberto H. F., 1999,
“Multiple Representations in GIS: Materialization
Through Map Generalization, Geometric and Spatial
Analysis Operations”, in Proceedings of the 7th
International Symposium on Advances in Geographic
Information Systems (ACM GIS’99), Kansas City (MO),
USA, pp. 60-65;
Zhou, S., Jones, C. 2001, “Multi-Scale Spatial Database
and Map Generalisation”, 4th ICA Workshop on
Progress in Automated Map Generalization, Beijing,
2001;
Stefano Bellesi, Eva Savina Malinverni (2006): “A Tool
Performing Topological Correction in a GIS”, ICA
Workshop on Geospatial Analysis and Modeling”. ––
Vienna, 8 July 2006, pagg. 198-210;
Van der Poorten P.M., Zhou S.,
Jones C.B., 2002, “Topologically-
Consistent Map Generalization
Procedures and Multi-scale Spatial
Databases” in Proceedings of
Second International Conference,
GIScience 2002, Boulder, CO,
USA, September 25-28, Ed. M.J.
Egenhofer, D.M. Mark (Eds.), pp.
209 – 227;
Modelli di topografia disegnati e
acquerellati da A. M. Perrot –
Firenze – IGMI – 2007.
Autore
STEFANO BELLESI
stefano.bellesi@regione.marche.it
REGIONE MARCHE, P.F.
Informazioni Territoriali e Beni
Paesaggistici
38
Codevintec fornisce il
laserscanner per
scoprire il Lupercale
Lo scorso mese a Roma, nel corso
dei restauri della Domus Augustea è
stato individuato il Lupercale, il
leggendario luogo dove si crede che
la Lupa avesse protetto Romolo e
Remo. Il sito è costituito da una
meravigliosa grotta dalla volta
rivestita di mosaici colorati e
conchiglie che gli archeologi
ritengono il sacrario delle origini di
Roma.
Il rilievo LaserScanner è stato
eseguito da Codevintec grazie
all’utilizzo di un Cavity Monitoring
System (CMS) di Optech dotato di
un sensore di soli 7 kg ed un sistema
di raccolta dati wireless, grazie al
quale è stato possibile rilevare anche
dove probabilmente si trova
l’ingresso del Lupercale, poiché si è
riusciti a georeferenziarne il rilievo,
nonostante fosse sotterraneo. Il CMS
fornisce un rilievo di cavità
sotterranee continuo e non intrusivo,
eseguito in sicurezza da un unico
operatore.
Confermata quindi l’importanza
dell’avvenimento che si stava per
compiere si è proseguito con la
ripresa fotografica. Il rilievo si è
svolto in collaborazione con l’ing.
Cristiano Russo (ESP Engineering,
Roma) e dott. Menichelli (Geopolis,
Roma).
(Fonte: Codevintec)
Anche un’azienda italiana
nello sviluppo di SARscape
SARscape è un pacchetto software
dedicato all’elaborazione di dati
SAR/InSAR, perfettamente
complementare con le funzionalità ENVI
per l’analisi e la visualizzazione di dati
telerilevati di ogni genere. Sviluppato
da sarmap (www.sarmap.ch) e CREASO
(www.creaso.com), SARscape ha goduto
anche della collaborazione di Aresys,
società italiana nata come spin off del
Politecnico di Milano ed attiva nel
campo delle soluzioni dedicate al
telerilevamento (www.aresys.it). Il
modulo SARscape è dunque di grande
utilità per le applicazioni RADARSAT o
ENVISAT, dove è richiesta
un’elaborazione dedicata oltre che
tecniche di fusione per dati ottici e SAR.
Mentre CREASO si sta occupando della
sua distribuzione, sarmap si sta
dedicando ad assicurare in maniera
continuativa la qualità delle funzionalità
del prodotto.
Leica TITAN reinventa la
condivisione delle
informazioni geospaziali
Leica dà una decisa scossa al mondo
della condivisione dei dati con
l’introduzione del network TITAN, una
soluzione online dinamica per la
condivisione di contenuti geospaziali e
location based in un unico ambiente.
Sfruttando l’interfaccia preferita
(compresa quella di Google Earth),
l’utente disporrà di un globo in cui si
dispiegherà l’ambiente tridimensionale
in cui si potranno condividere dati in
modalità peer-to-peer. Tutto ciò risulta
estremamente utile per gli utenti e le
società che intendano rendere
disponibili i propri dati geospaziali pur
mantenendo i
diritti su di essi.
Abbiamo avuto
la possibilità di
vedere in
anteprima il
prodotto di Leica
durante la scorsa
conferenza
Fondata dall’ESA, sarmap ha già
sviluppato un set di prodotti dedicati
per il satellite tedesco TerraSAR-X-1.
(Fonte: Redazionale)
ASITA ed i risultati del lavoro sono
sembrati decisamente convincenti.
Leica TITAN (www.lggi.com/titan) ha
infatti dimostrato di riuscire ad andare
ben oltre le funzionalità presenti nei
soliti siti web 2D in cui si rendono
disponibili dati, permettendo l’utilizzo
di tool di navigazione, visualizzazione e
disegno, in maniera integrata e
collaborativa tra gli utenti del network.
Questi ultimi possono utilizzare, inoltre,
un vero e proprio client di instant
messaging per poter comunicare a
distanza. I partecipanti al network
possono accedere i dati pubblicati nel
Leica TITAN Network da qualsiasi
applicazione compatibile OGC WMS.
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia
N°5 2007
AZIENDE E PRODOTTI
Qui a sinistra
un’immagine
dell’interfaccia
di Leica Titan;
sopra di essa,
la finestra per
la gestione
della messaggistica
all’interno
del network
39
GEOmedia
N°5 2007
Il programma NEXTMap prosegue con successo
NEXTMap è un’iniziativa commerciale di mappatura del suolo europeo (ma non
solo) operata da Intermap Technologies (www.intermap.com) per fornire alle
agenzie governative o a privati set di dati utili per risolvere molteplici necessità
nel settore geospaziale. E’ recente l’annuncio da parte della società americana
di aver completato la copertura della Germania, secondo paese ad essere
mappato dopo la Gran Bretagna. Sono dunque disponibili DEM tridimensionali
con precisione metrica e immagini radar ortorettificate con risoluzione di 1.25
metri. Disponibili anche modelli digitali della superficie comprensivi di features
come vegetazione, palazzi o strade.
(Fonte: GIM International)
AZIENDE E PRODOTTI
Il mondo open source si
affaccia sull’analisi dei
dati telerilevati
Grazie alla Ball Aerospace &
Technologies (www.ballforge.net) da
oggi si potrà analizzare dati telerilevati
in ambiente opne source. Opticks,
questo il nome del software, promette
di aprire l’analisi dei dati telerilevati e
del settore in generale verso nuovi
campi di applicazione ed allargando il
mercato. Le funzionalità di Opticks
sono molte e supportano quelle più
comuni quali imagery, motion imagery,
Synthetic Aperture Radar (SAR) e dati
telerilevati in modalità multispettrale
ed iperspettrale. Al momento
dell’annuncio, circa un mese fa, il sito
Rilasciata la nuova
edizione di Cart\lab
Cartlab 3 è stato rilasciato nello scorso
mese di novembre ed abbiamo avuto
modo di apprezzarlo distribuito da
uno degli sviluppatori direttamente
presso il nostro stand ad ASITA 2007.
Questa nuova edizione del
programma permette il passaggio di
coordinate fra i sistemi WGS84, ED50
e ROMA40, con le relative
rappresentazioni UTM e Gauss-Boaga.
E’ possibile elaborare file con liste di
coordinate, file di georeferenziazione
(es. tfw), shapefile e dxf.
I calcoli possono essere eseguiti sulla
base dei grigliati nazionali: il
programma richiede l’indicazione
della cartella che contiene i file *.gr1 o
di Opticks aveva già registrato
l’adesione di circa un centinaio di
utenti, compresi alcuni sviluppatori
che sono ovviamente invitati a
contribuire all’implementazione di
nuove funzionalità per il software.
(Fonte: GIM International)
Nuovo modulo RTK da Trimble
Trimble ha annunciato il nuovo BD960, una card RTK GNSS compatta per la
guida ad alta precisione e per applicazioni di controllo. La card include un
ricevitore multicanale e multifrequenza OEM GNSS, inserito in una Eurocard
compatta. E’ in grado di utilizzare sia i segnali GPS L2C ed L5, sia i segnali
Glonass L1/L2, adatti per posizionamenti centimetrici. Il progetto del BD960
comprende features quali mitigazione del multipath, low elevation tracking ed il
supporto per il servizio DGPS globale OmniSTAR. Il modulo è stato annunciato
disponibile entro il primo quarto del 2008.
(Fonte: GIM International)
*.gr2, quindi carica automaticamente
tutti quelli presenti. Viene considerata
anche la componente altimetrica, con
le opportune trasformazioni fra quote
ellissoidiche e geoidiche. Il
programma ovviamente non contiene
al proprio interno alcun valore dei
grigliati: l’acquisizione dei grigliati
presso l’IGMI compete all’utente.
Nel caso in cui non siano presenti i
grigliati nell’area relativa ai file da
trasformare, CartLab3 permette di
eseguire il calcolo col modello
approssimato.
Il software è disponibile presso la
nostra redazione (tel: 06 62279612 –
diffusione@geo4all.it).
(Fonte: Redazionale)
E’ davvero arrivata
l’alternativa al GPS per i
dispositivi
mobile?
Google ha
recentemente
annunciato la
release della
versione 2.0 di
Google Maps per
dispositivi mobile.
La grande novità
nella 2.0 è la
versione beta della
tecnologia My
Location, che
utilizza le
informazioni sulla
posizione relative ai
ripetitori per telefonia cellulare per
fornire agli utenti la loro locazione
approssimativa, sfruttando le mappe
proprietarie per aiutarli
nell’orientamento e nel calcolo dei
percorsi, tramite semplici calcoli di
triangolazione. La tecnologia proposta
da Google sembra avere tutte le
caratteristiche per diventare una kill
application nel campo del
posizionamento su telefoni cellulari, dal
momento che il GPS è attualmente
supportato solo dal 15% dei dispositivi.
My Location, oltre ad essere comunque
complementare al GPS nei dispositivi
che lo supportano, è in grado di fornire
copertura anche all’interno degli edifici
e non sembra sfruttare le batterie dei
telefoni tanto quanto il GPS. Google
garantisce che il posizionamento,
nonostante sfrutti dati sensibili, sarà
comunque anonimo. La tecnologia è
attualmente disponibile sulla maggior
parte degli smartphones in commercio
(BlackBerry, Sony Ericsson, Windows
Mobile, Motorola ecc.).
Per scaricare Google Maps assieme a
My Location basta andare sul sito
www.google.com/gmm.
(Fonte: Google)
40
Nuova soluzione per l’aerofotografia
Presentato dalla Zenit (www.zenit-sa.com) ad ASITA ma non nuovo allo staff di
GEOmedia, che aveva potuto testarne le funzionalità durante lo scorso Intergeo
(GEOmedia 4-07), fa la sua comparsa sul mercato il drone per servizi di ripresa
aerofotografica MD4-200. Distribuito come dicevamo da Zenit, società di Busto Arsizio
attiva nel campo della cartografia e dei sistemi informativi, il drone (ovvero un mezzo
volante senza pilota) si presenta come un elicottero di dimensioni leggermente inferiori
a quelle di un normale case di un PC, ma dotato di 4 eliche ed alimentato
elettricamente. L’MD4-200 permette di rilevare superfici, edifici, impianti industriali,
producendo fotografie di elevato dettaglio grazie alla camera digitale montata a bordo
e controllata a distanza, così come il drone stesso. 900 gr. di peso, dotato di ricevitore
GPS e sensori, still camera con ottica 10Mpixel, sensori infrarossi e videocamera sono le
dotazioni dell’interessante soluzione, utilissima per effettuare rilievi ed ispezioni in
molteplici ambiti, compreso quello archeologico.
(Fonte: Redazionale)
ESRI annuncia
l’ultima release di
ArcGIS Explorer
La nuova versione di ArcGIS
Explorer (440) include nuovi
modi per customizzare le
proprie mappe, metodi
efficienti per comunicare
informazioni sulle features e
navigazione istantanea per
posizionarsi su obiettivi attorno
al globo. Sono state migliorate
le funzionalità di connessione
con i servizi ArcIMS,
permettendo agli utenti di
adattare i già molti servizi 2D
nell’ambiente tridimensionale
di ArcGIS Explorer. Un’altra
interessante novità è quella di poter includere nuovi set di simboli presi da immagini in
locale o trovate sul web. Un miglior supporto peri file KML, nuove opzioni di
navigazione, l’accesso alle proprietà dei livelli delle mappe ed altro ancora completano
l’offerta della nuova release ESRI.
www.esri.com/arcgisexplorer
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia
N°5 2007
Missione Esperia,
TERRA E SPAZIO
un’avventura ai limiti del possibile
ra ottobre e novembre dello scorso autunno ha avuto luogo la missione Esperia, nota anche come
missione STS-120 dello Space Shuttle. Il suo scopo quello portare in orbita un nuovo elemento costruttivo
fondamentale per la Stazione Spaziale Internazionale, noto come Nodo 2 o Harmony. A bordo
dello Shuttle anche un nostro connazionale, Paolo Nespoli. Lo svolgimento della
missione ha però prodotto sorprese ed emozioni fuori programma.
Quando si tratta di raccontare le
caratteristiche e lo svolgimento di una
missione spaziale è particolarmente difficile
catturarne il vero contesto senza dover spiegare retroscena,
tecnologie e procedure che esulano così tanto dalla nostra
esperienza quotidiana da richiedere pagine e pagine di
descrizione, senza peraltro arrivare a centrare un obiettivo
narrativo.
Riteniamo però doveroso presentare comunque un breve
riassunto della missione in
questione quale esempio,
in concomitanza del
cinquantennale
dell’esplorazione dello
spazio, della valenza del
settore spaziale italiano, un
settore fatto sia di
tecnologia che di persone.
Figura 1 - Paolo Nespoli a bordo dello Shuttle con un
modello del Nodo 2 Harmony realizzato in Italia.
Credits: NASA
42
Preparazione
Quando comincia una
missione spaziale dal punto
di vista di un astronauta?
Per Paolo Nespoli, al suo
primo volo nello spazio, è
difficile fissare una data di
riferimento: l’inizio
dell’addestramento come
Candidato Astronauta alla
NASA, oppure la selezione
nell’equipaggio di STS-
120, ovvero il classico
momento del lancio (che
però nasconde i retroscena
della preparazione finale).
Consideriamo per
semplicità il momento
(Giugno 2006) in cui Paolo è stato selezionato per la missione
specifica, STS-120 per la NASA, poi battezzata Esperia da ASI
ed ESA. In quel momento il Nodo 2 era già praticamente
pronto, realizzato in Italia nel corso di diversi anni dalla Alenia
Spazio (ora ThalesAleniaSpace), così come era già in atto da
anni la sequenza di costruzione della Stazione Spaziale
Internazionale.
di Fabrizio Bernardini
Dall’assegnazione al momento del lancio
l’astronauta si trova in un crescendo di attività
addestrative particolarmente concentrate ed intensive.
In questa fase il comandante della missione, per STS-120
Pamela Melroy, ha già giurisdizione sul suo equipaggio e ne
coordina le attività.
Per una missione di assemblaggio sono previste diverse
attività extra-veicolari e buona parte dell’addestramento di
Paolo è stato in relazione al suo ruolo di Coordinatore,
all’interno dello Shuttle, delle attività che coppie di colleghi
astronauti avrebbero eseguito all’esterno della Stazione.
Per le attività extraveicolari nulla, assolutamente nulla, è
lasciato al caso o all’improvvisazione e persino l’azione, sulla
Terra banale, di serrare un bullone è prevista nell’elenco delle
cose da fare e provata più e più volte in addestramento per
essere integrata in un flusso di azioni che vengono
memorizzate da tutti gli attori. Il Coordinatore di bordo di tali
attività extraveicolari segue passo passo il loro svolgimento
assistendo gli astronauti con il braccio manipolatore e
telecamere remote. Un compito complesso e mentalmente
estenuante che per Paolo si è tradotto in lunghe sessioni di
addestramento insieme ai suoi colleghi che provavano e
riprovavano la coreografia delle azioni da compiere durante
le diverse attività pianificate.
L’addestramento premissione
comprende anche le
parti comuni a tutto
l’equipaggio, come quelle
per esempio relative alle fasi
di ascesa e di rientro, ma
soprattutto per quella di
‘rendez-vous’ ed aggancio
alla Stazione, dove tutti
giocano un ruolo
nell’assistere Comandante e
Pilota in questa fase
prettamente manuale.
Figura 2 - Paolo Nespoli
durante l’addestramento
quale coordinatore delle
attività extra-veicolari. I suoi
colleghi stanno provando
un’attività all’esterno della
Stazione operando nella
piscina per l’addestramento in condizioni di microgravità simulata.
Credits: NASA
Il livello di addestramento è tale da annullare ogni possibile sorpresa, al punto che
anche poco prima del lancio l’astronauta a malapena distingue tra realtà e
simulazione. Inoltre è così intenso da annullare ogni altra attività estranea alla
missione, compresi i pochi, rarefatti periodi di riposo.
Da 1200 a 2000m
senza prisma
Figura 3 - Paolo Nespoli e Peggy Withson (comandante della Spedizione 16 sulla Stazione
Spaziale Internazionale) poco prima dell’apertura del portello del Nodo 2 appena
installato.
Credits: NASA
STANDARD
Il volo
Il giorno del lancio arriva probabilmente come una liberazione ed è preceduto da una
completa simulazione della procedura di lancio, inclusa una fuga simulata dal veicolo,
pochi giorni prima dell’inizio della missione.
Per fortuna per STS-120 non ci sono stati quei rimandi snervanti del lancio, spesso
causati da condizioni meteorologiche o inconvenienti tecnici.
Dal ‘Lift-off’ all’inserimento in orbita, all’avvicinamento ed aggancio alla Stazione
Spaziale, fino alla prima attività extra-veicolare ed allo spostamento del Nodo 2, dalla
‘cargo bay’ dello Shuttle alla porta temporanea della Stazione, tutto è andato alla
perfezione, testimonianza non solo dell’addestramento degli equipaggi coinvolti, ma
anche della perfezione tecnologica delle macchine realizzate.
Durante la seconda attività extra-veicolare, dedicata alla preparazione per lo
spostamento di una porzione di traliccio ospitante una delle due serie di enormi
pannelli solari per la generazione dell’energia elettrica necessaria alla sopravvivenza
della Stazione, è arrivato il primo imprevisto con la scoperta di residui metallici in uno
dei due enormi giunti rotanti del modulo. Il giunto è critico per assicurare che il
pannello solare, lungo 136 metri, sia sempre orientato verso il Sole, un’operazione
essenziale per il benessere della Stazione.
Questa scoperta ha messo in moto una serie di azioni che hanno polarizzato
l’attenzione dell’equipaggio e dei ‘teams’ del Controllo Missione iniziando una serie
di variazioni, inclusa una prima estensione della missione ed la pianificazione di
un’attività extraveicolare dedicata all’indagine del problema.
Una volta spostato il traliccio con il pannello solare da una parte all’altra della
Stazione, un’altra sorpresa attendeva gli equipaggi. Le due ali del pannello solare da
spostare erano infatti state ripiegati (tipo “a fisarmonica”) per consentire il
trasferimento (eseguito con il braccio manipolatore della Stazione). Alla fine del
trasferimento, durante l’attività extraveicolare per ricollegare il modulo alla Stazione,
quando il pannello è stato dispiegato si è verificato nello stesso uno “strappo” lungo
quasi un metro che ha impedito non solo il completamento dell’operazione, ma
anche l’utilizzo dei pannelli solari.
La non disponibilità di entrambi i pannelli solari è un evento di tale criticità da
trasformare la missione in un’opera di salvataggio da eseguirsi però solo con il
materiale disponibile a bordo dei due veicoli. Dopo un’attenta analisi, da Terra si è
concluso che era possibile “ricucire” lo strappo realizzando una serie di legami con i
quali distribuire la tensione del pannello una volta teso (condizione indispensabile
per garantirne la rigidità meccanica) per garantirne la rigidità meccanica. Il piano
dell’intera missione è allora stato stravolto del tutto, e gli equipaggi hanno lavorato
ininterrottamente per preparare i materiali da utilizzare e le procedure da seguire
secondo le indicazioni del Controllo Missione. Il tutto anche in una corsa contro il
tempo perchè lo Shuttle ha una vita orbitale relativamente limitata.
WINDOWS CE
MOTORIZZATO
Via Brecce Bianche, 152
60131 ANCONA
Tel. 071 213 25 1
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www.geotop.it
GEOmedia
N°5 2007
recente dei programmi spaziali, anche se, come
si accennava nell’introduzione, è difficile
catturare l’essenza della cosa senza poter
illustrare ogni aspetto con dovizia di particolari.
Il risultato finale è stato che l’opera di
ricucitura, durata più di sette ore, ha avuto un
perfetto successo ed il pannello solare è
tornato ad operare in modo praticamente
normale restituendo operatività alla Stazione
Spaziale destinata a ricevere, con la missione
successiva, il modulo scientifico europeo
Columbus.
Figura 5 - Lo strappo nel pannello solare verificatosi durante il dispiegamento dello
stesso. Credits: NASA
Uno degli aspetti più critici è stato il rischio connesso
all’attività extra-veicolare da eseguirsi in prossimità del punto
dello strappo.
Poichè il pannello, essendo esteso ed illuminato, continuava a
generare energia (con un potenziale anche maggiore di 100
Volts) era necessario isolare con nastro adesivo tutte le parti
metalliche della tuta spaziale dell’astronauta designato
all’intervento (Scott Parazynski) per evitare possibili guasti alla
tuta stessa o pericoli per chi la indossava. Inoltre, la distanza
del punto da raggiungere era tale da richiedere
l’assemblaggio di una serie di estensioni al braccio
manipolatore della Stazione Spaziale, utilizzando vari elementi
disponibili per altri scopi. Al termine di tali estensioni
l’astronauta avrebbe potuto operare senza appoggiarsi alle
strutture dei pannelli solari, che non offrono punti di
appoggio.
Per via delle estensioni e del punto in cui occorreva operare,
un altro rischio era dato dal fatto che la distanza dal punto di
lavoro alla camera di equilibrio era tale da eccedere le norme
di sicurezza che specificano un tempo massimo per il rientro
di un astronauta con un malfunzionamento della tuta.
In sostanza, questi, ed altri, aspetti hanno reso la missione in
corso uno dei momenti di maggiore avventura nella storia
Conclusioni
Dopo quindici giorni dal lancio la missione STS-
120 Esperia, è rientrata sulla Terra atterrando al
Kennedy Space Center. L’emotività dimostrata
dagli equipaggi dello Shuttle e della ISS,
durante i saluti prima della partenza della
navetta spaziale dalla ISS, è stata un chiaro
segno dello stress intercorso durante questa
missione che da difficile si era trasformata quasi
in impossibile. Ed è proprio in missioni di questo tipo che
viene evidenziato il ruolo e la personalità dell’astronauta,
questa figura mitica, ma non compresa, che agisce in un
mondo fatto di perfezione e di eccellenza operando, grazie
ad un addestramento esaustivo e capillare, oltre che esigente,
in modo disciplinato e controllato in ogni possibile situazione.
L’opera dell’astronauta è ovviamente anche la
rappresentazione del lavoro di centinaia, forse migliaia, di
professionisti del settore, che supportano con tecnologie e
metodi sofisticati lo svolgimento di queste imprese. Andare a
lavorare nello spazio, nella prima decade del 2000, non ha
ancora nessuno di quegli aspetti di quotidianità che la
fantascienza ci ha promesso. L’orbita terrestre è ancora un
ambiente altamente rischioso che solo con i più alti livelli di
eccellenza può essere tenuto sotto controllo, ma non ancora
dominato.
Ed in questo contesto, la missione Esperia ha, da una parte,
messo in luce l’opera, mai sufficientemente divulgata o
apprezzata, delle diverse aziende italiane coinvolte nella
realizzazione e nel supporto operativo al Nodo 2, mentre
dall’altra parte ha dato di nuovo risalto all’importanza della
presenza umana nello spazio, una presenza che anche l’Italia
può garantire con astronauti del calibro di Paolo Nespoli.
Figura 5 - Scott Parazynski al termine delle riparazioni effettuate sul
pannello solare danneggiato.
Credits: NASA
Autore
FABRIZIO BERNARDINI
fb@aec2000.eu
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GEOmedia
N°5 2007
2008
AGENDA
21-24 gennaio
Londra - QE II Conference Centre,
Westminster
DGI Europe 2008
Email: www.wbr.co.uk/dgieurope
Dal 21 al 24 gennaio 2008
Borovets, Bulgaria
Seconda Conferenza Internazionale
su Cartografia e GIS
Web: www.datamap-bg.com
Email: cartography@abv.bg
11 febbraio
Termine di scadenza delle iscrizioni
Corso di perfezionamento in fotointerpretazione
e fotogrammetria
Centro di GeoTecnologie Università
degli Studi di Siena - San Giovanni
Valdarno (AR)
Web: www.geotecnologie.unisi.it
Email: callegari@unisi.it
18-21 febbraio
Valencia, Spagna
International Congress on
Geomatic & Surveying Engineering
Email: organizacion@top-cart.com
19-20 febbraio
Belgrado, Serbia
Intergeo East
Web: www.intergeo-east.com
Email: cschlegel@hinte-messe.de
20 febbraio 2008
Termine di scadenza delle iscrizioni
Corso WebGIS OpenSource per la
diffusione dei dati territoriali
Centro di GeoTecnologie Università
degli Studi di Siena - San Giovanni
Valdarno (AR)
Web: www.geotecnologie.unisi.it
Email: latini@unisi.it
26-27-28 febbraio
Roma
Corso di aggiornamento professionale
La progettazione e gestione delle
attività estrattive in un quadro di
sviluppo sostenibile
SIGEA - Società Italiana di Geologia
Ambientale
Web: www.sigeaweb.it
Dal 7 marzo al 13 giugno
Milano - Università degli Studi di
Milano
Corso di perfezionamento
La progettazione delle aree verdi
con le tecnologie GIS e CAD
2008
Web: www.mastergis.it
Email: paolo.ferrario@unimi.it
7-11 aprile
Damasco, Siria
International Conference on
Information & Communication
Technologies: from Theories to
Applications
Web: http://conferences.enst-bretagne.fr/ictta
Email: basel.solaiman@enst-bretagne.fr
Restauro 2008
giunge alla XV edizione
Da mercoledì 2 a sabato 5 aprile
2008 il quartiere fieristico di
Ferrara ospiterà la XV edizione di
Restauro – Salone dell’Arte del
Restauro e della Conservazione
dei Beni Culturali ed Ambientali la
prima e unica rassegna in Italia
interamente dedicata al Restauro,
alla Conservazione e alla Tutela
del patrimonio storico- artistico,
architettonico e paesaggistico.
Quattro ricche giornate di eventi
e approfondimenti per una
formula fieristica capace di
coniugare l’area commerciale ad
una cospicua agenda di Convegni
e Workshops.
Ingresso:
Intero: € 10,00 - Ridotto per
gruppi di studio: € 5,00
(per “gruppi di studio” si intende
almeno 5 studenti che
consegnano alle casse della
manifestazione un foglio in carta
intestata dell’istituto/università
timbrato e firmato dalla segreteria
comprendente l’elenco completo
dei partecipanti.)
www.salonedelrestauro.com
info@salonedelrestauro.com
Indice Inserzionisti
Cartlab
Pag...........33
Codevintec
Pag...........2
ESRI
Pag...........48
Eurotec
Pag...........41
Geo4all
Pag...........21
Geogrà
Pag...........27
Geotop Pag...........3, 43
Intergraph
Pag...........11
Menci
Pag...........13
SinerGIS
Pag...........15
Salone del Restauro
Pag...........45
Trimble Pag...........24, 25, 47
46
Monitoraggio di movimenti strutturali
in città di ogni tipo… o quasi!
Vi presentiamo la Stazione Totale Trimble ®
S8 , il nostro sistema ottico topografico e
di monitoraggio più avanzato: uno strumento
dalle altissime prestazioni, massima flessibilità
e precisione. Trimble S8 è dotato di
caratteristiche dedicate al monitortaggio, ed è
lo strumento ideale per una vasta gamma di
applicazioni, dallo scavo e controllo di tunnel
ai trasporti, con facilità di impiego e precisione
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Grazie alla tecnologia innovativa FineLock ,
Trimble ® S8 è in grado di rilevare qualsiasi
movimento strutturale – caratteristica
essenziale soprattutto quando si lavora in
situazioni ad alto rischio - mentre il software
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© 2007, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati. Trimble e il logo Globe & Triangle sono marchi commerciali di Trimble Navigation Limited, registrata
negli Stati Uniti e in altri paesi. S8 e FineLock sono marchi commerciali di Trimble Navigation Limited. SUR-160