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GEOmedia_Speciale_GEOLOGIA

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S

2007

Geologia, geofisica e rilievi idrografici

Applicazioni geo-informatiche

per le Scienze della Terra

Web-Mapping e

informazioni geologiche

L'IIM e l'evoluzione delle

tecniche nel rilievo idrografico

GEOmedia intervista

Pasquale De Santis di INGV

Codevintec tra geofisica

e geomatica: trent'anni di

supporto e ricerca

ARP: tecnologie innovative

per la conoscenza del territorio



Direttore

RENZO CARLUCCI

direttore@rivistageomedia.it

Comitato editoriale

FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,

LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,

MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,

LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO

Direttore Responsabile

DOMENICO SANTARSIERO

sandom@geo4all.it

Hanno collaborato a questo numero:

A. ACCIARINO, R. CERVINO, L. COLINI,

M. DANESE, R. DI BELLA, F. DOUMAZ,

P. FANTOZZI, S. GENTILE, R. GRACIOTTI,

G. GRUPPIONI, M.G. IDILI, M. LAZZARI,

A. MORELLI, B. MURGANTE,

M. PANTALONI, E. POZZA, S. SALVI,

R. VENTURA, S. VINCI

Redazione

FULVIO BERNARDINI

Skype: redazione.geomedia

redazione@geo4all.it

www.rivistageomedia.it

Geo4All

Viale Arrigo Boito, 126

00199 Roma

Tel. 06.62279612

Fax 06.62209510

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ALFONSO QUAGLIONE

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Amministrazione

A&C2000 s.r.l.

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Progetto grafico e impaginazione

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I fascicoli non pervenuti possono essere richiesti

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numero successivo.

Editore

Domenico Santarsiero

Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003

del 14.05.03

ISSN 1386-2502

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del

contenuto di questo numero della Rivista in qualsiasi forma

e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,

ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,

senza il consenso scritto dell’editore.

SOMMARIO

Editoriale

4

Focus

6

Rassegna Prodotti

35

Geologia, misura e posizionamento spaziale

DI RENZO CARLUCCI

Le applicazioni Geomatiche e Geo-Informatiche nelle

Scienze della Terra DI PIERO FANTOZZI E GIULIA GRUPPIONI

Case Studies

10

16

25

38

42

44

48

L’utilizzo di strumenti GIS per la ricerca geofisica

e per la sorveglianza sismica DI F. DOUMAZ, S. SALVI, S. VINCI, L. COLINI

Dall’analisi alla distribuzione delle informazioni

Il progetto Galleria di Base del Brennero DI ROSALIA DI BELLA

La Carta Geomorfologica d’Italia alla scala 1:50.000

Un fondamentale strumento perla pianificazione

territoriale DI ROBERTO GRACIOTTI

Analisi geostatistica di dati macrosismici per piani di

emergenza e protezione civile - Il caso del centro storico

di Potenza DI M. LAZZARI, M. DANESE E B. MURGANTE

GIS ed esplorazione petrolifera: l’efficienza della

condivisione DI ENRICO POZZA

L’evoluzione delle tecnologie nel rilievo

idrografico: la produzione dell’IIM DI ROBERTO CERVINO

Il SIT del Servizio Geologico d’Italia implementa i contenuti

La banca dati dei sondaggi profondi per la ricerca di idrocarburi

DI MARCO PANTALONI E RENATO VENTURA

Technologies

22 Automatic Resistivity Profiling: una tecnologia per la

conoscenza del suolo DI M.G. IDILI , A. MORELLI, S. GENTILE

Interviste

14

30

GEOmedia intervista Pasquale De Santis dell’INGV

A CURA DELLA REDAZIONE

Trent’anni di supporto e ricerca per le migliori soluzioni

GEOmedia intervista Codevintec A CURA DELLA REDAZIONE

Rassegna delle tecnologie e delle aziende

leader in soluzioni A CURA DELLA REDAZIONE

Una conformazione di cristalli vulcanici originari dell'Etna ci porta

nell'infinitamente piccolo della geologia, ovvero nella petrografia,

cristallografia, etc.

Il mondo che attraversiamo con questo numero di GEOmedia, è quello

che forse più di tutti rappresenta le scienze della terra solida: eccezion

fatta per il settore dei rilievi idrografici, le problematiche rimangono le

medesime, ovvero la conoscenza delle forme e delle misure, la

collocazione geospaziale dei fenomeni, e mille altre specifiche

competenze.

S

2007

GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Geologia, geofisica e rilievi idrografici

Applicazioni geo-informatiche

per le scienze della terra

Web-Mapping e

informazioni geologiche

L'evoluzione delle tecniche

nel rilievo idrografico IIM

GEOmedia intervista

Pasquale De Santis di INGV

Geofisica e geomatica,

trent'anni di supporto e ricerca

ARP: tecnologie innovative

per la conoscenza del territorio


GEOmedia

GEOLOGIA

Speciale

EDITORIALE

Geologia, misura e

posizionamento spaziale

Per presentare in questo numero speciale alcune applicazioni delle tecnologie geomatiche applicate al settore della

Geologia è necessario forse ricordare alcune importanti definizioni.

Geomatica: la matematica della terra, la scienza che studia la raccolta, l’analisi e interpretazione dei dati, in

particolare dati strumentali, relativi alla superficie terrestre, secondo l’Oxford English Dictionary.

Ingegneria Geomatica: una moderna disciplina, che integra l’acquisizione, la modellazione, l’analisi e la gestione dei

dati spazialmente referenziati, vale a dire i dati individuati in base alle loro posizioni. Sulla base del quadro scientifico

della geodesia, utilizza sensori terrestri, marini, a bordo di aerei, e via satellite per acquisire dati spaziali congiunti ad

altre informazioni. Include il processo di trasformazione dei dati spazialmente referenziati da diverse fonti verso sistemi

di informazione comuni con caratteristiche di precisione ben definite, secondo la Calgary University.

Considerato che la Geologia è la scienza che studia le materie solide che costituiscono la Terra viene naturale la

connessione di relazioni tra geodesia e geologia. Il fondamento del rilievo geologico è sul supporto cartografico e la

relazione spaziale (oggi semplicemente definita georeferenziazione) conferisce alle analisi geologiche il fondamentale

elemento di riferimento per lo studio di tutte le implicazioni relative all’analisi del movimento e della conformazione

della crosta terrestre su cui l’uomo poggia tutte le sue attività.

Le Scienze della Terra sono poi date dall’insieme delle discipline che studiano la struttura interna, la morfologia

superficiale e tutta l’atmosfera che circonda il pianeta Terra e la sua evoluzione nel tempo.

Potremmo anche dire ormai che lo studio della Terra costituisce un caso particolare delle Scienze Planetarie, che si

occupano dello studio dei pianeti presenti nel nostro sistema solare.

Siamo in corsa ormai per aprire nuove discipline quali l’Aerologia per Marte, la Selenologia per la Luna, la Zenologia

per Giove quasi con le stesse modalità in uso per la Geologia della Terra.

In Italia è attiva da molto una Fondazione che si occupa appunto di Geologia Planetaria, nella quale, si stanno definendo

le prime Carte Geologiche di Marte.

Non può esistere analisi della Terra (o dei pianeti) senza la conoscenza della sua forma e della sua rappresentazione ed è

per questo che in questo numero speciale fermiamo la nostra attenzione sul mondo che si occupa della parte rocciosa,

ma anche acquea, del nostro pianeta.

Il breve excursus di applicazioni che siamo riusciti a presentare ai nostri lettori nelle pagine a seguire, sebbene limitato

dalle possibilità editoriali, è comunque altamente rappresentativo se si pensa agli interventi che abbiamo ricevuto, alcuni

anche da Enti Cartografici di Stato.

Il focus di questo speciale, curato dal CGT, approfondirà lo stretto rapporto che lega le tecnologie all’ampio panorama

delle Scienze della Terra.

Seguiranno poi numerosi case studies sui diversi aspetti in cui, il doversi affidare a strumenti e tecnologie

all’avanguardia, risulta di fondamentale importanza: contributi dall’INGV, dal Progetto Galleria di Base del Brennero,

dal Servizio Geologico d’Italia, oltre che approfondimenti sulla cartografia geomorfologica, l’analisi dei dati

macrosismici, le tecnologie nel settore petrolifero ed una storia del rilievo idrografico curato dall’IIM, arricchiranno

l’offerta di questo numero speciale.

La rubrica technologies presenta invece un’interessante tecnologia, l’ARP, dedicata al settore dell’agricoltura di

precisione, a sottolineare ancora l’orizzontalità degli approcci qui presentati.

Grazie poi alle parole di Pasquale De Santis dell’INGV e Andrea Faccioli di Codevintec in due diverse interviste,

lanceremo un’occhiata approfondita sul lavoro dell’Istituto da un lato, e sull’innovazione perpetrata negli anni

dell’azienda milanese, dall’altra.

Buona lettura

Renzo Carlucci

direttore@rivistageomedia.it

4



GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Le applicazioni

Geomatiche e

Geo-Informatiche

nelle Scienze

della Terra

Focus

e Scienze della Terra includono l’insieme delle discipline

scientifiche e tecniche che si occupano della struttura

interna, della morfologia esterna e di tutta l’atmosfera che

circonda il pianeta Terra; tali informazioni sono

caratterizzate da aspetti spaziali di tipo tridimensionale a cui

deve essere aggiunta un’ulteriore dimensione riferita al tempo.

In questo senso, le Scienze della Terra hanno un rapporto

molto stretto con la componente geografica, quindi al loro

interno gioca un ruolo rilevante ogni metodo, tecnologia e

strumento che tratti di aspetti geografici, spaziali e

topografici.

di Piero Fantozzi e Giulia Gruppioni

Già da queste semplici considerazioni è intuibile come tutto il

contesto delle Scienze della Terra, dagli aspetti prettamente

scientifici fino a quelli applicativi e di sviluppo, abbiano

fortemente fruito delle scienze e tecnologie geomatiche

(l’insieme organizzato delle conoscenze e metodiche volte ad

acquisire - in modo metrico e tematico - ad integrare, trattare,

analizzare, archiviare e distribuire dati spaziali georiferiti). Per

questo, particolarmente nelle ultime due decadi, si è assistito ad

una vera e propria rivoluzione nel trattamento dei dati geologici

e geofisici soprattutto per merito delle applicazioni di

telerilevamento, dei sistemi informativi geografici, della

cartografia numerica, dei CAD, dei GPS, della modellazione

tridimensionale, ecc., che congiuntamente all’impiego di

strumenti hardware e software di rilevamento ed elaborazione

sempre più potenti ed economici, hanno definito i contenuti di

una nuova disciplina nota come geoinformatica.

Lo scopo di questa nota è quello di descrivere sinteticamente

come la geomatica e la geoinformatica abbiano rivoluzionato le

diverse discipline che caratterizzano le Scienze della Terra,

soprattutto per quanto riguarda i metodi, le tecnologie e gli

strumenti che caratterizzano la filiera di attività che vanno dal

rilevamento dei dati, alla loro elaborazione fino alla

presentazione e distribuzione.

Il contesto delle discipline

delle Scienze della Terra

Per inquadrare in modo sintetico le discipline scientifiche che

appartengono all’area delle Scienze della Terra e discutere il

contributo della geomatica e della geoinformatica in questo

contesto, il modo più esaustivo è prendere in esame i settori

scientifico-disciplinari definiti dal Ministero dell’Università e

Ricerca Scientifica (MIUR) per quanto attiene ai settori GEO. In

particolare, tali discipline concorrono principalmente alla

definizione del laureato in Scienze Geologiche le cui Classi di

Laurea ai sensi della Legge sono la Classe delle lauree in

Scienze Geologiche (Classe L-34) e la Classe delle lauree

magistrali in Scienze e Tecnologie Geologiche (Classe LM-74).

Naturalmente, le materie trattate in questi settori disciplinari

concorrono attivamente alla formazione di altre figure di laurea,

sia nei percorsi formativi delle Lauree delle Facoltà di Scienze

(Scienze Naturali, Ambientali, ecc.) sia nelle lauree delle altre

facoltà quali Ingegneria, Agraria, Architettura ecc. L’area delle

Scienze della Terra include 12 settori scientifico-disciplinari

(SSD) ognuno dei quali è stato descritto da un’apposita

declaratoria che ne definisce gli obiettivi, i contenuti, i metodi

di indagine, le ricadute scientifiche applicative e di sviluppo.

Per gli scopi della presente nota tali settori sono stati da noi

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GEOmedia

raggruppati in ambiti più generali, che ci permetteranno di

presentare con maggiore chiarezza l’apporto innovativo che le

tecnologie geomatiche e/o geoinformatiche hanno apportato alle

Scienze della Terra.

Ambito delle Scienze Geologiche

In questo settore sono stati inclusi SSD che ricoprono gli

aspetti più propriamente riferibili alla evoluzione spaziotemporale

della stratigrafia e della struttura tettonica della Terra.

Questi settori sono:

✓Paleontologia e Paleoecologia (GEO/01)

✓Geologia stratigrafica e sedimentologica (GEO/02)

✓Geologia strutturale (GEO/03)

In questo ambito le tecnologie geomatiche hanno introdotto

una rivoluzione nei metodi e negli strumenti senza precedenti.

Infatti, trattandosi di discipline rivolte principalmente all’analisi

di fenomenologie territoriali, tutta le conoscenze geomatiche e

geoinformatiche hanno trovato grande applicazione e sviluppo;

tra queste quelle relative alle tecniche di posizionamento

geografico, alla gestione e catalogazione di dati (DBMS), alle

elaborazioni cartografiche (GIS, Cartografia Numerica), alla

modellistica tridimensionale (3D Modeling e 3D computer

graphics), al trattamento delle immagini (satellitari, aeree e

terrestri, fig.1), al disegno digitale attraverso piattaforme CAD o

di computer graphics, al trattamento statistico e geostatistico dei

dati strutturali, sedimentologici, paleontologici ecc.

In particolare la versatilità ed economicità del GPS permette di

ottenere con facilità le informazioni di posizionamento che, in

un ambito di natura intrinsecamente tridimensionale come

quelle in questione, rappresentano sempre un punto di partenza

essenziale; inoltre, in aggiunta alla soluzione del problema di

localizzazione, per l’utilizzo dei dati geologico strutturali è

sempre indispensabile un opportuno trattamento statistico e geostatistico.

Il contributo offerto dalle applicazioni di DBMS ad

un insieme di discipline che tradizionalmente hanno una

fondamentale componente tassonomica e classificativa ha

permesso una gestione condivisa e la distribuzione dei dati sia

all’interno della comunità scientifica che verso l’esterno; basti

pensare alla enorme massa di informazioni paleontologiche e

micro paleontologiche utilizzate nel mondo della ricerca di base

e nell’industria petrolifera.

Ambito delle Scienze Geomorfologiche e

della Geologia applicata

In questo settore sono stati inclusi gli SSD che si occupano

dell’evoluzione dei processi e delle forme della superficie

terrestre, sia per le cause strutturalmente connesse con

l’evoluzione del pianeta (forze endogene), sia a causa dei suoi

rapporti con l’atmosfera, l’idrosfera e la criosfera. Più in

dettaglio gli SSD sono:

✓ Geografia fisica e Geomorfologia (GEO/04)

✓ Geologia applicata (GEO/05)

Le conoscenze sviluppate nelle scienze geomorfologiche,

permettono di apprendere in dettaglio i meccanismi evolutivi

del paesaggio e dell’ambiente e sono indispensabili per lo

studio e la mitigazione delle catastrofi naturali, tra cui

principalmente quelle relative al rischio idrogeologico (frane e

alluvioni). Per questi motivi nell’ambito scientifico e tecnico è

condiviso il punto di vista che lega tali discipline al settore della

Geologia applicata, cioè di un settore specifico che più degli

altri si occupa di instabilità dei versanti, di idrogeologia e dei

rapporti con il contesto della geotecnica e geoingeneria. Pur

riconoscendo a questa visione classica un indubbio valore, a

giudizio di chi scrive, occorrerebbe oggi sostituire al concetto di

Geologia applicata il concetto di Applicazioni della Geologia e

non solo per una mera questione terminologica, ma soprattutto

perché sempre di più nell’analizzare e risolvere i problemi

geologici a tutte le scale si deve ricorrere ad una forte

integrazione di tutte le conoscenze e tecnologie relative alle

Scienze della Terra, per cui tutte le componenti di questa ultima

trovano un vera e propria applicazione; ad esempio per risolvere

un problema di instabilità dei versanti o di idrogeologia si deve

far ricorso indispensabilmente alle tecniche di geofisica o di

telerilevamento. In questo senso le applicazioni geomatiche e

geoinformatiche rappresentano il vero e proprio tessuto

connettivo delle applicazioni della geologia e della

geotecnologie. Nel settore della mitigazione dei rischi naturali

(sismico, idrogeologico, idraulico, vulcanico, ecc.), trovano

Speciale

GEOLOGIA

Fig.1 - Trattamento di immagini satellitari del Senegal (sx) e del Vietnam (dx)

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GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

applicazione le tecniche di telerilevamento satellitare ed aereo

FIG2 Tra queste citiamo le più recenti; il LIDAR (Light

Detection and Ranging; o Laser Imaging Detection and

Ranging ), un particolare tipo di laser scanner aerotrasportato

caratterizzato da elevatissima accuratezza (centimetrica), da una

notevole densità dei punti misurati sul terreno e da una rapidità

di esecuzione e di elaborazione dei dati, e le tecniche satellitari

di Interferometria Radar ad Apertura Sintetica Differenziale

(DInSAR) che, basandosi sull’elaborazione delle informazioni

di fase (interferogrammi) in serie d’immagini radar ad apertura

sintetica (SAR), permettono di produrre delle carte delle

deformazioni spaziali con accuratezza centimetrica ed in serie

temporale.

Tra le tecniche di studio e monitoraggio delle deformazioni

superficiali possiamo individuare le: tecniche dirette di indagine

che sono realizzate con strumenti di misura tradizionali

(inclinometri, estensimetri, ecc.) che permettono di misurare

direttamente in modo puntuale e preciso le entità delle

deformazione e registrare le loro variazioni nel tempo. Tali

metodi di misura e monitoraggio sono sempre di più accoppiati

a sistemi di rilevamento GPS o laser (stazioni totali

automatizzate e rilievi laser scanner da terra) che offrono dati in

serie temporali pressoché continue. Tali misure sono spesso

trasmesse con tecnologie web ed elaborati tramite DBMS e

sistemi GIS per la loro fruizione diretta e in tempo reale.

Tra le metodologie di rilevamento indiretto trova

un’importante applicazione la fotogrammetria digitale, anche

mediante l’uso di vettori aerei o palloni aerostatici, (fig.2) per lo

studio dei fronti estrattivi verticali o le pareti rocciose, la cui

giacitura verticale non consente l’osservazione tramite foto

aerea o immagine satellitare. In questi contesti, l’uso della

fotogrammetria consente una visione tridimensionale di zone

non accessibili ove la presenza di solidi instabili può generare

problemi di sicurezza sui luoghi di lavoro (ad esempio nelle

cave di marmo) o delle zone accessibili quali le spiagge

sottostanti a falesie o aree alla base di pareti dolomitiche.

C’è infine da considerare l’enorme contributo offerto dalle

applicazioni GIS e di telerilevamento nel settore della

cartografia tematica applicata alla pianificazione territoriale. Il

telerilevamento offre sempre nuovi tipi di sensori, multispettrali

e iperspettrali e immagini con maggiori risoluzioni.

L’utilizzo dei GIS nelle pratiche di VIA e nella cartografia

prevista dagli strumenti urbanistici è ormai una best practice

consolidata e condivisa nei settori dei fornitori e fruitori di

servizi. Va evidenziato che l’utilizzo delle applicazioni GIS e

DBMS spaziali ha permesso una fruizione sempre più ampia è

condivisa dei dati di cartografia geologica e geomorfologia alla

comunità dei tecnici (ingegneri, architetti, agronomi, geometri,

ecc.) e degli amministratori, permettendo di affermare in modo

chiaro il contributo applicativo ed il ruolo sociale di tutte le

Scienze della Terra.

Ambito Mineralogico-Petrografico e

Geochimico Vulcanologico

In questo campo sono stati inclusi gli SSD che si occupano

della componente mineralogica e della struttura e tessitura delle

rocce, che sono:

✓ Mineralogia (GEO/06)

✓ Petrologia e Petrografia (GEO/07)

✓ Geochimica e Vucanologia (GEO/08)

✓ Georisorse minerarie e Applicazioni mineralogico

petrografiche per l’Ambiente e i Beni Culturali

(GEO/09)

Questi settori sono sempre stati all’avanguardia per le

applicazioni tecnologiche, specialmente per quanto riguarda alle

tecniche analitiche e fin dai primordi con la microscopia a luce

trasmessa e luce riflessa fino ai modernissimi dispositivi

elettronici (TEM e SEM). Le applicazioni geomatiche in questo

ambito sono principalmente di tipo DBMS e GIS-GPS per gli

aspetti classificativi e cartografici.

Ambito geofisico

In questo campo sono stati inclusi SSD che si occupano dello

studio della fisica terrestre per cui questo ambito è

principalmente rivolto alla Geofisica della Terra solida, ma

anche alla componente liquida, tramite la Fisica dell’idrosfera, e

alla componente gassosa con la Fisica dell’atmosfera. Gli SSD

inclusi in questo ambito sono:

✓ Geofisica della Terra solida (GEO/10)

✓ Geofisica applicata (GEO/11)

✓ Oceanografia e Fisica dell’atmosfera (GEO/12)

Fig.2 - Fotogrammetria digitale in una cava con

pallloni aerostatici

In questi ambiti sono incluse le indagini indirette di tipo

geofisico che si basano sulla misura della variazione di

parametri geofisici dovuti ad eterogeneità litologiche e

strutturali presenti nel sottosuolo. In particolare, il metodo

sismico a rifrazione e a riflessione, il metodo geoelettrico e il

metodo del potenziale spontaneo, risultano i più utili per

ricostruire la geometria del corpo di frana e per risalire alle

caratteristiche fisiche dei terreni coinvolti. Tali misure

8


GEOmedia

permettono di registrare con elevata risoluzione e continuità

spaziale i valori e la variazione dei parametri fisici misurati

permettendo di ottenere grafici e mappe dai quali è possibile

dedurre le proprietà principali delle formazioni geologiche quali

ad esempio la porosità ed i fluidi in essa contenuta, la

permeabilità e la resistenza meccanica delle rocce. Tra le

proprietà fisiche naturali che vengono rilevate abbiamo il

Potenziale Spontaneo, misura della variazione del potenziale

elettrico generato naturalmente dalle formazioni geologiche, il

Gamma Ray, che misura l’emissione naturale di raggi gamma, e

tutte le misure del campo magnetico e della forza di gravità. Le

prime sono misure eseguite nei pozzi, tra le misurazioni dei

cosiddetti log, eseguiti per scopi petroliferi, minerari, o per

scopi idrici, mentre le variazioni dell’entità del campo

magnetico e gravimetrico trovano applicazioni scientifiche,

minerarie e geotermiche. Tra i log, si annoverano anche altri tipi

di misurazioni relative alle proprietà fisiche dell’introduzione

artificiale nel sottosuolo di energia elettrica, di onde sismiche e

radioattività.

Tra le misure di parametri geofisici eseguiti dalla superficie,

cioè senza invadere tramite sondaggi il sottosuolo si ha la

misura di Resistività elettrica indotta o trasmessa e Misure di

velocità delle onde sismiche sia riflesse che rifratte.

Conclusioni

Vista l’enorme importanza della geomatica e della

geoinformatica nell’ambito delle Scienze della Terra risulta

fondamentale che le istituzioni preposte forniscano adeguata

preparazione ai laureati in geologia; proprio questo tipo di

considerazioni ha portato l’Università di Siena ad istituire, a

San Giovanni Valdarno (AR), il Centro di GeoTecnologie,

(www.geotecnologie.unisi.it) che promuove ricerche, sviluppa

progetti e offre formazione nei campi della Geologia, dei

Sistemi Informativi Geografici, della Geomatica, del

Telerilevamento, della Fotogrammetria digitale, della Geologia

Ambientale, del Rilevamento Geotematico, della Geofisica,

della Web cartography, del 3D modelling e delle geotecnologie

applicate all’archeologia. L’approfondimento della materia in

questione sarà fonte di discussione durante lo svolgimento

dell’84° Congresso della Società Geologica Italiana che si terrà

a Sassari il 15-17 settembre 2008 (www.socgeol2008.org). La

novità del Congresso sarà la presenza di sessioni interamente

dedicate alla geomatica e alla geoinformatica con l’intento di

coinvolgere sia il mondo accademico che i professionisti del

settore.

Autori

PROF. PIERO FANTOZZI

DOTT.SSA GIULIA GRUPPIONI

Centro di GeoTecnologie – Università di Siena

www.geotecnologie.unisi.it

Tel.0559119400

geotecnologie@unisi.it

Speciale

GEOLOGIA


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

L’utilizzo di strumenti GIS

per la ricerca geofisica e per

la sorveglianza sismica

Case Studies

di Fawzi Doumaz, Stefano Salvi, Stefano Vinci, Laura Colini

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è uno dei tre maggiori centri di ricerca geofisica del mondo.

Nelle sue 23 sedi sparse per l’Italia, oltre 400 ricercatori, principalmente fisici, geologi e ingegneri, operano nei

settori della sismologia, della neotettonica, della vulcanologia, della geochimica, della fisica dell’atmosfera, del

telerilevamento, dei cambiamenti climatici e della protezione dell’ambiente.

L’INGV costruisce e gestisce numerose reti di monitoraggio a

livello nazionale e regionale per lo studio dei fenomeni

geofisici, geologici e geochimici. Componente del servizio

nazionale di protezione civile, gestisce i servizi di sorveglianza

sismica e vulcanica in convenzione con il Dipartimento della

Protezione Civile. La quasi totalità dei dati prodotti e analizzati

all’INGV è di tipo territoriale, ovvero distribuito

geograficamente sulla superficie della Terra (ad es. elementi

neotettonici) oppure al suo interno (ipocentri di terremoti) o

ancora nell’atmosfera che la circonda (sondaggi elettrici

verticali). Spesso si tratta di dati che hanno anche un’evoluzione

nel tempo, rappresentabili quindi con serie temporali discrete

(campionamenti geochimici) o quasi continue (misure GPS).

Nel presente articolo verranno brevemente presentate le

attività di organizzazione e analisi dei dati svolte all’INGV per

mezzo di Sistemi Informativi Geografici (GIS) e di tecniche per

la condivisione del dato geografico.

Negli ultimi anni e di pari passo con la sua evoluzione e crescita

scientifica l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha

conosciuto un forte sviluppo nell’utilizzo e nel trattamento dei

dati numerici riguardanti i molteplici settori di ricerca che sono

stati via via implementati. La capacità di elaborare, confrontare,

sovrapporre, intersecare vari set di dati tra loro costituisce un

Sistema organizzato di dati che con l’aggiunta della dimensione

spaziale (ovvero Geografica) di riferimento costituisce un GIS.

La varietà e il numero dei dati prodotti nelle diverse ricerche

svolte presso l’INGV e la necessità di conservare o creare la

relazione spaziale tra essi ha reso indispensabile

l'implementazione e l’utilizzo dei sistemi geografici. I GIS sono

ormai utilizzati dall’INGV non solo per la gestione e

rappresentazione ma anche nella fase di analisi ed

interpretazione dei dati. Vengono creati quindi dei veri e propri

GIS di ricerca, per ottimizzare la modellazione integrata dei vari

dati geologici, geofisici, ambientali, telerilevati, ecc.

Le applicazioni dell’utilizzo dei GIS riguardano sia i campi

di ricerca di competenza dell’INGV sia servizi veri e propri che

l’Istituto si impegna ormai da anni a garantire ad utenti

istituzionali competenti quali la Protezione Civile, le Forze

Armate, ecc. Per quanto riguarda applicazioni più strettamente

scientifiche, si spazia dalla gestione delle ingenti e quantità di

dati acquisiti direttamente sul campo, alla loro visualizzazione

sinottica, fino ad arrivare alla loro manipolazione e

interpretazione. A seguire tenteremo di dare qualche esempio di

sistemi GIS realizzati dall'INGV per coprire bisogni sia

scientifici che di servizio.

I GIS come strumenti per la ricerca

Il Dislocation Modeling Tool (DIMOT)

Si tratta di

un’applicazione

sviluppata nel 2001

per la piattaforma

ArcView 3.2 di ESRI,

attualmente in fase di

conversione per

ArcMap 9.2. DIMOT è

uno strumento che

consente, attraverso

Una schermata dal Dislocation

Modeling Tool (DIMOT)

10


GEOmedia

una serie di programmi in Avenue e IDL (RSI), di creare dei

modelli di dislocazione su faglie sismiche con superficie planare

complessa.

Utilizzando le interfacce grafiche e gli strumenti di disegno di

ArcView, l’operatore traccia la linea che rappresenta il bordo

superiore del piano di faglia. A partire da essa vengono definite

le dimensioni del piano e la sua orientazione nella crosta

terrestre. L’operatore può anche definire un pattern di

scorrimento non uniforme per tutto il piano, discretizzando lo

stesso in una griglia di elementi che può selezionare e a cui può

attribuire valori differenti di scorrimento (slip). Dopo avere

generato i parametri del modello (incluso il modulo di rigidità

?) attraverso le interfacce grafiche, viene lanciato in un processo

esterno un programma scritto in IDL, tramite il quale vengono

risolte le equazioni per il calcolo del campo di deformazione

superficiale in un semispazio elastico isotropo ed omogeneo

(Okada, 1985). Il codice in IDL calcola, con una risoluzione

spaziale definita dall’utente, lo spostamento della superficie

dovuto alla dislocazione impostata dall’operatore sulla faglia. Il

prodotto finale sono delle mappe raster dello spostamento del

suolo in superficie per le tre componenti Est, Nord, e Verticale.

L’operatore può scegliere di calcolare anche mappe di

spostamento del suolo per le direzioni di vista dei satelliti ERS

in orbita ascendente e discendente, e una rappresentazione

dell’interferogramma SAR differenziale simulato. Alla fine del

calcolo, il processo IDL viene chiuso e le mappe vengono

importate nel GIS come grid ESRI per essere confrontate con i

dati osservati.

DIMOT viene utilizzato per la modellazione diretta (tramite

una procedure di trial and error) delle deformazioni

effettivamente osservate al suolo dopo un forte terremoto.

Utilizzando le capacità grafiche dell’interfaccia GIS, è infatti

possibile generare in modo molto rapido numerosi modelli di

faglia, calcolare la deformazione del suolo che il modello

produce e confrontarla con le misure di spostamento del suolo

provenienti da Interferometria SAR Differenziale o GPS. Il

geofisico potrà quindi ricercare il modello della sorgente

sismica che meglio approssima le osservazioni.

La possibilità di visualizzare nella stessa interfaccia anche i

dati sismici in 3D (coordinate e profondità), permette di fissare

ulteriori vincoli al modello (ad esempio il piano di faglia deve

contenere l’ipocentro del terremoto principale, la sua

orientazione deve seguire il pattern delle repliche) e in generale

rende più efficiente il processo di modellazione e più rapida la

ricerca di una sorgente realistica.

Mappe di Velocità del suolo da

Interferometria SAR-VELISAR

VELISAR è una iniziativa dell’Istituto Nazionale di Geofisica

e Vulcanologia finalizzata alla mappatura ad alta risoluzione

della deformazione crostale di tutte le aree sismogenetiche

italiane. A tale scopo sono utilizzati dati satellitari

multitemporali elaborati mediante la tecniche di Synthetic

Aperture Radar Interferometry (InSAR) da INGV, IREA-CNR e

TeleRilevamento Europa srl. Le mappe di velocità del suolo

ottenute con le tecniche SBAS e PS (Ferretti et al., 2001), dopo

un processo di validazione eseguito con dati GPS, livellazioni

ottiche e studi di tettonica attiva, saranno utilizzate per la

modellazione del ciclo sismico di accumulo e rilascio dello

sforzo tettonico. I risultati della modellazione forniranno un

contributo importante alla valutazione della pericolosità sismica.

La diffusione delle delle mappe di velocità del suolo presso la

comunità scientifica ed il pubblico in generale, costituisce uno

dei principali scopi dell’iniziativa VELISAR. Tale obiettivo è

perseguito attraverso un sito Web sul quale è possibile

visualizzare le mappe che progressivamente vengono aggiunte.

Pagina web del progetto Velisar

http://kharita.rm.ingv.it/Gmaps/vel/index.htm

I GIS come strumenti di servizio

SISMAP

SISMAP è nato nel 2002 per permettere agli operatori INGV

della sala di sorveglianza sismica (attivo 24su 24) di avere un

controllo veloce sull’andamento della sismicità in tempo reale.

SISMAP un’applicazione interattiva in grado di comunicare

con il sistema di localizzazione in tempo reale dei terremoti.

SISMAP dà l’allarme appena avvenuto un evento sismico

intercettato dalla rete sismometrica nazionale. Esso agisce come

uno panello di controllo permettendo di lanciare una serie di

altre applicazioni per la revisione della soluzione ipocentrale,

inserire i risultati in un database, mandare e-mail alle autorità di

competenza, aggiornare pagine web per il grande pubblico ecc.

SISMAP è un applicazione GIS a tutti gli effetti, completa di

strumenti che permettono una visualizzazione di dati

multitematici, interrogazioni spaziali, esportazione e stampa

delle mappe. Queste operazioni tipiche di un’applicazione GIS,

permettono agli operatori di mettere l’evento sismico in contesti

diversi (storici, sismotettonici, ecc.) facilitando l’interpretazione

Speciale

GEOLOGIA

11


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

delle eventuali cause e sorgenti all’origine

dell’evento.

SISMAP comunica a basso livello con il sistema di

localizzazione usando i socket tramite TCP/IP. Il

software è in continuo ascolto su una porta

prestabilita e riceve segnali ogni 20 secondi dal

sistema centrale dove viene informato dalla sua

esistenza. Questo processo assicura che l’acquisizione

sia operativa: all’avvenimento di un evento sismico il

sistema centrale manda un messaggio via socket a

SISMAP, che genera un segnale sonoro e visivo per

attirare l’attenzione dell’operatore. Dal messaggio

inviato, SISMAP estrae delle informazioni che

servono alla rappresentazione grafica del sisma

ovvero localizzazione epicentrale, magnitudo, le

stazioni sismiche che lo hanno individuato, ecc.

La scelta dei socket e del TCP/IP come veicolo di

comunicazione permette al programma di essere

installato su qualsiasi postazione di lavoro e

dovunque geograficamente. E’ necessario solo che sia

installato su un calcolatore in grado di vedere la rete

LAN dove gira il localizzatore. Questa flessibilità e

stata voluta per poter installare SISMAP in condizioni

estreme anche in campagna, in posti d’emergenza,

scuole, mostre, e così via.

Un altro motivo per la scelta dei socket, è che

bastano poche modifiche al codice per adattarsi a

qualsiasi sistema d’acquisizione che produce dati che

hanno bisogno di essere rappresentati nello spazio

geografico.

SISMAP è capace di leggere le stesse informazioni

di localizzazione da file ascii o banche dati

relazionali: questo aspetto gli permette di sfogliare i

dati storici.

L’ambiente di lavoro SISMAP

Quasi tutte le procedure di sorveglianza

sismica vengono svolte dall’INGV all’interno

di un ambiente di lavoro informatizzato

denominato SISMAP, basato su una

interfaccia GIS. attraverso questa interfaccia,

l’operatore sismologo dispone di un pannello

di controllo tramite il quale può visualizzare

in tempo reale gli eventi sismici registrati e

localizzati dalla rete nazionale, le stazioni

sismologiche chi lo hanno intercettato, in oltre

e possibile eseguire delle applicazioni per la

revisione e la ri-localizzazione degli eventi,

visionare i dettagli delle forme d’onde,

visualizzare svariati strati informativi

territoriali, produrre i report, popolare la banca

dati degli eventi, aggiornare la pagina Web

dell’INGV in cui compare l’evento,

comunicare l’evento se superiore alla soglia,

via mail, SMS e fax, ecc.

Nelle figure in alto due schermate da SISMAP;

in basso il software come installato in sala controllo

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GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Due schermate dal Geoserver dell’INGV, per l’archiviazione e la distribuzione di dati geografici georeferenziati

Geoserver

Geoserver è un progetto di archiviazione e distribuzione di

dati geografici georeferenziati all’interno dell’INGV. La nascita

di Geoserver è dovuta alla necessità da parte dei ricercatori di

poter disporre di basi cartografiche sulle quali mappare il

risultato dei loro lavori (ad esempio carte topografiche alle varie

scale) e di dati geografici da utilizzare per elaborazioni

intermedie (modelli digitali del terreno -

http://kharita.rm.ingv.it/Gmaps/gsr/index.htm).

Geoserver è un server in continua crescita, e contiene dati sia in

formato raster che vettoriale nei formati GIS più comuni e in

diversi datum. Sono presenti sia prodotti di proprietà

intellettuale INGV come i vari cataloghi sismici sia di altri enti

come l’Istituto Geografico Militare Italiano, sia dati pubblici

scaricabili online dalla rete.

L’accesso a Geoserver è possibile attraverso una pagina web

che sfrutta la cartografia di Google Maps per facilitare il

download dei file geografici di interesse. Sopra questa base,

sono stati costruiti dei poligoni che definiscono le estensioni

delle carte da scaricare, ed al centro di ciascun poligono è

presente un punto al click del quale si apre un popup con i link

necessari per scaricare i dati geografici. Il download è limitato

al personale INGV e richiede un’autenticazione.

Conclusioni

In realtà una buona parte delle attività di analisi svolte dai

ricercatori dell’INGV si presterebbe ad essere svolta all’interno

di ambienti GIS. Presso l'INGV i sistemi GIS sono ormai entrati

nell'uso comune per le attivitàdi supporto a servizi di gestione e

visualizzazione dati sia interni che esterni. La diffusione dei

sistemi GIS come strumenti di lavoro per la comunità

scientifica è tuttavia un processo che incontra ancora delle

resistenze. Ma gli utenti sono a volte scoraggiati dall’apparente

complessità del nuovo strumento e dalla scarsa propensione ad

abbandonare prodotti o tecniche già in uso, ancorché non in

grado di assicurare le stesse capacità (ad esempio GMT per la

generazione di mappe e software grafici generici). Per superare

queste difficoltà è necessario fornire agli utenti un supporto

tecnico e formativo costante e qualificato. Esso è essenziale per

far sì che lo strumento GIS possa essere utilizzato dai

ricercatori, non solo come una piattaforma di visualizzazione e

gestione di dati cartografici, ma anche come ambiente di analisi.

Quest’ultimo obiettivo richiede infatti delle capacità di

programmazione e integrazione di modelli e algoritmi nel GIS,

che il ricercatore difficilmente può affrontare in autonomia.

Il GIS in tutte le sue forme d'utilizzo (applicazioni standalone,

Web-Gis, ecc.) con il passare del tempo è mutato da un

semplice strumento a un concetto. Ha imposto una

pianificazione e preparazione anticipata per quanto riguarda il

dato da utilizzare in tutti suoi formati. Il GIS ha contribuito al

miglioramento della qualità del dato, alla sua diffusione in

formato digitale georeferenziato e spesso completo di metadati.

Il GIS ha contribuite a creare e diffondere una cultura

cartografica digitale che ha ravvicinato l'utilizzatore dalle

problematiche di sistemi di proiezione, scale, risoluzioni. Il GIS

sta contribuendo alla creazione di un patrimonio cartografico

digitale mondiale che con il supporto di internet permette un

magnifico scambio di dati .

Bibliografia

Fawzi Doumaz, Lucio Badiali, 2006, SisMap: A Real-Time

Tool for Earthquake Monitoring - ESRI International User

Conference San Diego USA.

Berardino, P., G. Fornaro, R. Lanari, and E. Sansosti, (2002)

- A new algorithm for surface deformation monitoring based

on small baseline differential SAR interferograms, IEEE Trans.

Geosci. Remote Sens., 40 2375–2383.

Ferretti A., C. Prati, F. Rocca, Permanent Scatterers in SAR

Interferometry, IEEE Transaction on Geoscience and Remote

Sensing, 39, 1, 2001.

Okada, Y, 1985, Surface deformation due to shear and

tensile faults in a half-space, Bull. Seismological Society of

America, 75, 1135-1154.

C. Tolomei, S. Atzori, S. Salvi, F. Doumaz, 2002, DIMOT:

a GIS tool for modelling surface displacement due to fault

dislocation. Pubblicazione interna INGV, Istituto Nazionale di

Geofisica e Vulcanologia, Rome – Italy

Autori

FAWZI DOUMAZ (doumaz@ingv.it), STEFANO SALVI,

STEFANO VINCI, LAURA COLINI

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Via di Vigna Murata, 605, 00143 Roma Italia

13


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Dalla ricerca, alla protezione del

territorio e della popolazione:

GEOmedia intervista Pasquale

De Santis dell’INGV

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dall’alto

della sua definizione, sembra più un organismo di ricerca

scientifica o un dipartimento universitario che un organismo

della centrale dello Stato.

Adibito alla sovrintendenza e a diversi compiti nel campo

della sicurezza nazionale, l’INGV affronta problemi reali quali

terremoti, eruzioni vulcaniche, dissesti del territorio e tutte le

tipologie di eventi naturali ad essi correlati. L’Istituto si

compone di molteplici volti ed aspetti organizzativi di

importanza capitale, sia per il lavoro sul campo che per la

ricerca scientifica cui ci si dedica quotidianamente. Grazie alle

parole del dr. Pasquale De Santis, componente dell’Ufficio di

Presidenza dell’INGV, la nostra rivista ha il privilegio di

conoscere quali sono le attività salienti dell’INGV e la sua

organizzazione, all’interno di questo mondo fatto di ricerca e

prevenzione.

GEOmedia – L’attività pratica, la missione e l’importanza

dell’INGV è ben conosciuta dagli esperti del settore ma

scarsamente dai profani. Può raccontarci in generale

l’organizzazione e gli obiettivi, gli uomini e i dipartimenti

significativi dell’INGV?

Pasquale De Santis – L’INGV è una struttura di ricerca

scientifica, controllata dal Ministero della Ricerca Scientifica ed

“Oggi l’Istituto ha è autonomo. Oggi l’Istituto ha

raggiunto vertici internazionali,

raggiunto vertici

e rappresenta l’eccellenza della

internazionali, e ricerca italiana nel settore dei

vulcani, dei terremoti e

rappresenta

praticamente su tutta l’attività di

l’eccellenza della geofisica, grazie all’operato del

ricerca italiana” prof. Enzo Boschi, presidente

dell’INGV.

L’organizzazione vede un presidente, un consiglio direttivo,

una direzione generale, poi ci sono le direzioni delle varie

sezioni. Le varie sezioni si occupano di sismologia,

vulcanologia, di cambiamenti climatici, di geomagnetismo e poi

ci sono le attività, diciamo così, tecnologiche a supporto dal

momento che può succedere che alcune delle apparecchiature a

noi necessarie, che non sono reperibili sul mercato, vengono

studiate e realizzate internamente.

Per conto della Protezione Civile gestiamo la rete sismica e

vulcanica italiana. In caso di evento, in un minuto circa,

allertiamo la Protezione Civile, dando indicazione sulla

localizzazione dell’evento e trasmettendo i dati ad esso

connessi. Queste informazioni sono fondamentali perchè la

Protezione Civile possa stabilire lo scenario con una ipotesi dei

danni e quant’altro sta accadendo sul territorio.

Un obiettivo generale, essendo un centro di ricerca è

sicuramente, da un lato quello di approfondire le ricerche in

materia di geofisica e dall’altro quello di fornire servizi di

allarme sismico e vulcanico.

GEOmedia - Una delle attività dell’INGV è dunque quella

di gestire diverse reti di monitoraggio e di allarme per gli

eventi sismici. Come si sviluppa il processo su questa

importante attività?

De Santis – L’INGV ha oltre 200 stazioni sparse in tutta

Italia. Questo monitoraggio, che viene effettuato 24 ore su 24,

raccolglie le informazioni su tutto il territorio italiano. In caso

di terremoto, viene fatta immediatamente l’analisi e la

comunicazione delle informazioni alla sala operativa della

Protezione Civile nazionle.

Ma il lavoro dell’INGV non termina con questo supporto

operativo. Infatti c’è una importantissima attivtà, anche dal

punto di vista scientifico, attuata attraverso il monitoraggio su

tutto l’andamento delle scosse.

In conclusione il nostro compito è quello di fare ricerca

scientifica, monitoraggio del territorio ed informare la

Protezione Civile di tutto ciò che sta accadendo: questa è anche

la catena del processo.

GEOmedia - Le attività INGV hanno il loro punto di

forza anche su progetti innovativi e di ricerca. Che peso

hanno rispettivamente dentro l’INGV i settori operativi e

quello della ricerca?

De Santis – La vera mission dell’Istituto è quella di fare

ricerca sulla geofisica, senza tralasciare tutti gli altri settori

collegati, compreso quello dei cambiamenti climatici.

Inoltre, come già detto, prima di sviluppare qualcosa

14


internamente guardiamo al mercato, collaborando con le aziende; se, poi, non troviamo un

prodotto o un’apparecchiatura, sviluppiamo internamente ciò che ci serve. Ad esempio, i

software della sala sismica, pur avendo utilizzato dei prodotti di base acquistati sul mercato,

sono stati adattati alle nostre esigenze. Diciamo che è una ricerca mista, è un po’ di ricerca

applicata e ricerca di base: sull’applicazione delle basi teoriche fornite dall’Istituto

scaturiscono risultati molto importanti; ricordo ad esempio che i dati sismici per la nuova

normativa sismica sono frutto dell’attività sviluppata dall’Istituto.

Certo è, che i nostri standard sono molto alti, quindi siamo molto esigenti nelle richieste ai

vari partner. Ciò implica una formazione interna di alto livello, che ci proviene anche dalla

forte collaborazione con le università, collaborazione dalla quale non si può prescindere.

“...i nostri

standard sono

molto alti, siamo

molto esigenti nelle

richieste ai vari

partner.”

GEOmedia – Quali sono i progetti su cui l’INGV è

attivo al momento?

De Santis – I progetti sono quelli inerenti i nostri obiettivi.

Tra quelli legati alla geofisica, partecipiamo in tantissimi

progetti ed a vari livelli. Così, ad esempio, siamo impegnati in

progetti per lo studio delle calamità naturali, come gli

tsunami, in tutto il mondo. Siamo impegnati nel settoree dei

grandi cambiamenti climatici, oppure, sempre a titolo di

esempio, alcuni dei nostri ricercatori sono andati a studiare il terremoto a Creta. Inoltre, un

altro settore dell’Istituto che si occupa della geochimica, effettua monitoraggi in Piemonte, in

Umbria, nei vari vulcani, Etna, Vesuvio, Stromboli,etc. Abbiamo installato delle stazioni sia

sismiche che vulcaniche sul Nyiragongo, in Congo… siamo sparsi un po’ in tutto il mondo

insomma, ed abbiamo avviato molte collaborazioni.

GEOmedia – Capita mai che ci siano ricadute commerciali lavorando nel settore della

ricerca e dello sviluppo?

De Santis – Sicuramente. Per esempio ci possono essere sui sensori, sui sensori del

geomagnetismo. Il progresso fatto sui sensori sismici, sui sensori che vengono sviluppati

continuamente per la geochimica. C’è sempre un’evoluzione, si cerca sempre di progredire,

bisogna avere il massimo della tecnologia. Si cerca quindi di prendere il meglio che c’è sul

mercato per un determinato scopo ed è positivo notare quanto le aziende italiane siano

preparate nei settori di cui ci occupiamo.

Abbiamo ottimi partner, a rappresentanza dell’eccellenza italiana; secondo me l’Italia può

dare moltissimo, sebbene venga tante volte penalizzata. Ci sono tante difficoltà, ma l’azienda

italiana è un’azienda di alto livello. Il livello produttivo italiano è quello dell’eccellenza, ed il

paese deve produrre entro questi termini per essere competitiva: lo dimostrano le esperienze

nell’alta moda, la Ferrari le teconologie hi-end, nella cucina, in alcuni settori della ricerca. In

Italia c’è anche molto da migliorare… bisognerebbe cominciare cercando di premiare chi va

bene e penalizzare chi fa il furbo.

A Cura della Redazione

Immagine cortesia del dott. Piergiorgio Scarlato


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Case Studies

Dall’analisi alla distribuzione

delle informazioni

Il progetto

Galleria di Base

del Brennero

di Rosalia Di Bella

e tecniche di indagine geologica, geofisica e idrografica sono alla base di un progetto complesso come la

Galleria di Base del Brennero. L’importanza di normalizzare le banche dei diversi terabyte di informazioni

risiede principalmente nell’accessibilità a dati spazialmente collocati all’interno di un sistema GIS complesso,

multimediale e multilingue, essenziale nelle fasi di progettazione così come in quelle di esecuzione dell’opera.

Nell’articolo che segue un eccezionale report sul complesso sistema adottato da BBT SE.

Figura 1: Il

sistema della

Galleria di

Base del

Brennero

(fonte: BBT SE)

BBT SE è la società europea incaricata della progettazione e

realizzazione del tunnel ferroviario di 56 km che collegherà

l’Italia e l’Austria attraverso le Alpi, nell’ambito dell’asse

europeo Berlino-Palermo (TEN1).

Il progetto dell’opera prevede la costruzione tra Innsbruck

(Austria) e Fortezza (Italia) di due gallerie principali a singolo

binario con interasse di circa 70 m, collegate tra loro ogni 333

m mediante cunicoli trasversali pedonali, oltre ad una galleria di

servizio posta ad una quota inferiore di circa 10m.

Le fasi del progetto sono tre: durante la Fase I, iniziata nel

1999 e conclusasi nel 2002, sono state svolte attività di studio e

di indagine finalizzate all’elaborazione del progetto preliminare.

Nella Fase II, attualmente in corso, viene elaborato il progetto

definitivo e vengono proseguite le attività di indagine, inclusa la

realizzazione della galleria di servizio a scopi esplorativi; a

dicembre 2006 è iniziato lo scavo sul fronte italiano.

La Fase III infine consisterà con lo scavo delle due gallerie

principali, e si concluderà con la messa in esercizio dell’opera,

attualmente prevista per il 2022.

Figura 2: Sezione tipo delle gallerie e del cunicolo esplorativo

(fonte: BBT SE)

L’importanza della geologia e dell’idrogeologia

Considerata la natura dell’opera, la geologia e l’idrogeologia

giocano un ruolo di fondamentale importanza nell’ambito

dell’intera progettazione e realizzazione della Galleria di Base

del Brennero.

In termini di ricadute sugli aspetti progettuali dell’opera, in

base alle informazioni acquisite tramite le indagini geologiche e

idrogeologiche è possibile una stima più accurata delle modalità

costruttive, dei tempi e dei rischi dell’opera, nonché una

valutazione preventiva delle quantità e qualità dei materiali

estratti che possono essere in vario modo riutilizzati o che

viceversa sono destinati in via definitiva a essere depositati.

La funzione assunta dalle discipline geologiche e

idrogeologiche risulta ancor più determinante se si considera

16


GEOmedia

che la zona geografica in cui si sviluppa l’opera è quella delle

Alpi, e precisamente la parte centrale delle Alpi Orientali, che

costituisce il centro a volta della zona di collisione tra la placca

europea e quella adriatica (africana) dell’orogene alpina.

Lungo il tracciato della Galleria di base del Brennero si

trovano pertanto numerose zone di faglia e sistemi di

discontinuità (ad esempio la zona della Finestra dei Tauri,

l’attraversamento della linea Periadriatica, ecc.), indicativi della

presenza di zone a rischio geotecnico e idrogeologico.

Le faglie interessano l’intera estensione del corridoio del

tracciato e non possono essere evitate, ma grazie a una loro

localizzazione e descrizione il più possibile precisa (ubicazione,

orientamento, caratteristiche geotecniche e litologie degli

ammassi rocciosi, ecc.) è possibile quantomeno localizzare i

segmenti di faglia favorevoli o scadenti sia dal punto di vista

geotecnico che idrogeologico, prevedere i problemi che si

potrebbero verificare durante l’avanzamento dello scavo, e di

conseguenza individuare le tecniche di scavo più opportune.

Figura 3: Diagramma tettonico-strutturale 3D della regione del

Brennero (fonte: Fügenschuh et al. 1997)

Durante la fase di progettazione preliminare (Fase I), l’intera

area di progetto è stata oggetto di sistematiche attività di

rilevamento geologico-tettonico, sulla scorta delle quali sono

state elaborate carte geologiche e strutturali del territorio a

diverse scale di dettaglio, integrando diverse aree con sondaggi

profondi e prove in foro. A complemento dei sondaggi, sono

state eseguite diverse campagne di rilievo con profili sismici a

rifrazione integrate da misure gravimetriche.

In aggiunta alle indagini geologiche, è stata avviata una vasta

campagna di rilevamento idrogeologico con l’obiettivo di

accertare le caratteristiche idrogeologiche dell’ammasso

roccioso. Ciò perché la problematica delle acque sotterranee

riveste un’importanza determinante sia in fase di realizzazione

(afflussi temporanei) che durante l’esercizio (afflussi

permanenti) per i possibili riflessi su un contesto territoriale

molto sensibile. Le indagini eseguite consistono principalmente

nel rilevamento, monitoraggio e successiva interpretazione dei

dati di tutte le risorse idriche significative dal punto di vista

idrogeologico e socio-economico.

I risultati e le interpretazioni di tutte le indagini geologiche,

geotecniche e idrogeologiche hanno consentito, al termine della

Fase I, di definire la progettazione di fattibilità della galleria

La Fase II delle indagini ha previsto un approfondimento

delle indagini su cui basare la progettazione definitiva,

perseguendo come obiettivi sia l’ottimizzazione del tracciato,

sia il soddisfacimento delle esigenze di tutela ambientale e

ingegneristiche-costruttive.

In particolare sono stati effettuati ulteriori sondaggi

geognostici nelle zone che presentavano ancora elementi di

incertezza per la definizione dei profili geologici.

Inoltre sono stati eseguiti rilievi geologico-strutturali e studi

geologici integrativi per l’elaborazione di nuove cartografie alla

scala 1:10.000 e 1:5.000 a partire dalla cartografia geologica

prodotta in Fase I.

La rete delle risorse idriche monitorate a partire dal 2001 è

stata ampliata con l’aggiunta di nuovi punti di misurazione, ed è

stato perfezionato il modello idrologeologico concettuale per la

Galleria di Base del Brennero mediante il quale è possibile

ricavare una valutazione degli afflussi in galleria e una stima

degli impatti dell’opera sulle risorse idriche di superficie.

Data repository e fruizione dei dati con il WebGIS

La considerevole mole di dati prodotta attraverso le indagini

geologiche e idrogeologiche nelle diverse fasi di progetto,

insieme a quelli provenienti dalle numerose altre tipologie di

indagini (monitoraggi ambientali, rilievi topografici, ecc.) e agli

ulteriori dati che saranno prodotti nelle successive fasi di

costruzione e di esercizio, ha reso obbligata la scelta di gestire

l’intero asset informativo attraverso un sistema WebGIS.

Il sistema deve essere al tempo stesso modulare e scalabile,

così da permettere a ciascun comparto o soggetto coinvolto

nella realizzazione del progetto di accedere alle informazioni

geografiche di sua competenza in modo veloce ed efficace.

Attraverso il WebGIS ciascun settore o soggetto coinvolto

nella realizzazione del progetto della Galleria di base del

Brennero può: accedere alle informazioni in modo trasparente,

veloce ed efficace, anche da remoto; integrare dati, anche molto

specialistici, nella cartografia di base del territorio in cui si

sviluppa il progetto; condividere le informazioni georeferenziate

di propria competenza con gli altri settori, senza creare

duplicazioni o ridondanze.

Speciale

GEOLOGIA

Figura 4: Profilo geologico lungo l’asse del tracciato (fonte: BBT SE)

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GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Il data repository avviene su un server dati dedicato ed è

gestito attraverso un DBMS Oracle connesso attraverso ESRI

ArcSDE all’Internet Map Server ESRI ArcIMS, il quale a sua

volta risiede su un apposito server web.

Per le funzionalità WebGIS e la pubblicazione dei servizi

cartografici viene utilizzato il framework mapaccel WebGIS-

Database Framework sviluppato dalla Territorium Online di

Bolzano.

Attraverso mapaccel il servizio cartografico viene strutturato

in modo gerarchico sotto forma di moduli WebGIS che

ereditano le caratteristiche comuni dall’applicazione di base

(WebGIS Interno).

I moduli Web GIS coincidono con le diverse aree applicative

come geologia, risorse idriche, topografia, ecc. e consentono

l’accesso ai dati tematici sulla base dei privilegi di accesso che

abilitano contestualmente il client (browser) a funzioni

specialistiche.

La navigazione all’interno del WebGIS, sia per quanto

riguarda l’interfaccia che per i contenuti, è possibile in tre

lingue: tedesco, italiano e inglese.

Il modulo WebGIS Geologia

Il modulo WebGIS Geologia consente la visualizzazione e la

consultazione di tutti i dati geologici prodotti fino ad oggi come

risultato delle indagini effettuate durante le fasi di progetto

preliminare e definitivo.

Secondo le modalità tipiche di un GIS, l’utente seleziona la

lista dei layer (legenda) di interesse e la relativa mappa viene

generata.

Per comodità di consultazione, dal momento che si tratta

complessivamente di un numero molto elevato di dati

appartenenti ad indagini diverse, i layer sono stati organizzati

nella legenda secondo una struttura gerarchica costituita da

raggruppamenti, ciascuno dei quali coincide in linea di principio

con una specifica tipologia di indagine geologica, ovvero:

“Cartografia geologica”, “Sondaggi”, “Idrogeologia”,

“Geofisica”, “Geotecnica”, oltre ad un ulteriore raggruppamento

denominato “Geologia Fase I”, che comprende tutti i dati di

archivio provenienti dalla prima fase di indagine, necessari per

eventuali analisi cronologiche dei dati.

Ciascun raggruppamento contiene una lista di layer che

rappresenta l’elenco delle voci per esso disponibili

(generalmente una lista di dati o di cartografie) come è

evidenziato in figura 5.

L’interfaccia WebGIS mostra all’utente i layer fino ad un

grado gerarchico coincidente con le indagini nelle rispettive

tipologie di dati disponibili. Tuttavia, dal punto di vista

strettamente tecnico, esiste un ulteriore livello di

disaggregazione, nascosto all’utente, che coincide con

l’archiviazione fisica dei layer nella banca dati.

Con riferimento a quanto detto prima, una carta geologica in

formato GIS è composta tipicamente da un insieme più o meno

cospicuo di layer poligonali (ad esempio le litologie), lineari (le

faglie) e puntuali (gli affioramenti). Affinchè tutti i layer che

compongono la carta geologica si comportino all’unisono, è

necessario che essi siano aggregati su un unico livello logico.

Utilizzando questo meccanismo di rappresentazione dei dati,

è stato possibile mettere a disposizione degli utenti in modo

semplice ed intuitivo una grande quantità di dati, suddivisi per

tipologie di indagine.

Oltre alle carte geologiche appena citate, sono infatti

disponibili per ogni raggruppamento rispettivamente i seguenti

dati:

Sondaggi: dati dei sondaggi realizzati durante le Fasi 1 e 2

Idrogeologia: carta idrogeologica di superficie 1:25.000,

carta idrogeologica di superficie 1:10.000, profili

idrogeologici (relativi al tracciato principale, alle gallerie di

accesso, ecc.), dati del monitoraggio delle risorse idriche.

Geofisica: dati riguardanti la gravimetria, la sismica a

rifrazione e la sismica a riflessione.

Geotecnica: dati ricavati dalle prove di laboratorio, profili

geotecnici.

“Geologia Fase I”: carta geologica di superficie 1:25.000,

profili geologici 1:25.000, carta geologica a quota galleria

1:25.000 e 1:50.000, profilo longitudinale 1:25.000, carta

tettonica 1:25.000 e 1:10.000, carta idrologica 1:25.000,

carta delle isolinee 1:50.000, carta idrogeologica 1:10.000,

carta geotecnica a quota galleria 1:50.000, profilo

geotecnico longitudinale 1:25.000.

Figura 5: Esempio di struttura gerarchica dei layer nel modulo

WebGIS Geologia (fonte: BBT SE)

Per quanto riguarda i dati relativi ai sondaggi è stata utilizzata

una banca dati originariamente disponibile in formato Access

con i dati originali relativi alle perforazioni e contenente la

registrazione di tutti i dati tecnici di ciascun carotaggio in base

alla profondità (ad esempio la descrizione stratigrafica della

carota, la presenza di acqua nel foro, le caratteristiche

Figura 6: Un esempio di cartografia geologica visualizzata

tramite il modulo WebGIS Geologia (fonte: BBT SE)

18


GEOmedia

Tecniche impiegate e tipologie di indagini

Sondaggi e prove in foro

Complessivamente, fino ad oggi sono stati realizzati più di 40 sondaggi profondi (>

100m) e oltre 140 sondaggi corti (< 100m). Alcuni sondaggi profondi sono risultati

intorno ai 1300 m.

Fatta talvolta eccezione per i depositi quaternari, tutti i sondaggi sono stati realizzati

principalmente a carotaggio continuo e si possono classificare in sondaggi verticali

e sondaggi inclinati (di un angolo più o meno ampio rispetto all’orizzontale); parte

dei sondaggi hanno previsto prove geofisiche e test idraulici in foro, e precisamente:

determinazione del diametro foro, rilievi con sonda video; prove di sismica in foro,

misure di conducibilità e temperatura sulle acque presenti nel cavo e misure di

flusso idrico con micromulinello. Sono stati inoltre condotti test di permeabilità

Lugeon e misure del carico idraulico con dispositivi a doppio otturatore; in

corrispondenza degli intervalli testati sono stati talora prelevati campioni di acqua

per le analisi dei parametri geochimici. Inoltre grazie ai piezometri posizionati nel

cavo sarà possibile monitorare anche in futuro le oscillazioni della falda acquifera.

Figura 8 - Esempio di carote estratte da un

sondaggio (fonte: BBT SE)

Monitoraggi delle risorse idriche

I monitoraggi chimico-fisici nell’area di

progetto sono consistiti nelle misure su

circa 500 sorgenti, 90 torrenti e 50

piezometri, a partire dal 2001 ad oggi.

Il monitoraggio fisico è consistito nella

misura sistematica della portata,

temperatura e conducibilità mentre

quello chimico ha previsto in generale

l’analisi della concentrazione dei cationi

maggiori (Ca, Mg, K, Na) e degli anioni

maggiori (HCO3, SO4 e Cl).

Sono state condotte indagini idrologicoisotopiche,

per l‘analisi degli isotopi

stabili dell’ossigeno 18 (180), dello zolfo

34 (34S), del trizio radiattivo (3H) e del

radeon radioattivo (225n).

Il monitoraggio fisico è servito a ricavare

informazioni sulle caratteristiche

idrodinamiche degli acquiferi che

ospitano i sistemi di flusso delle varie

sorgenti. Grazie all’analisi dei dati è stato

possibile definire in termini qualitativi il

tipo di risposta dei sistemi di flusso

rispetto alle precipitazioni e alle

condizioni ambientali e di stimare la profondità raggiunta dai sistemi di flusso, dai

fenomeni di mixing ecc. Le indagini idrogeochimiche hanno invece consentito di

tracciare l’evoluzione delle acque sotterranee, e di risalire alle litologie con cui esse

hanno interagito.

Infine le indagini isotopiche hanno fornito informazioni aggiuntive come quote di

infiltrazione delle acque meteoriche, durate medie di permanenza e determinazione

della radioattività dell’immediato sottosuolo (acquifero).

L’insieme dei risultati di tutte le indagini fisiche, geochimiche e isotopiche e dei

sondaggi ha consentito l’elaborazione del modello idrogeologico concettuale, al fine

di suddividere l’ammasso roccioso in complessi idrogeologici dalle caratteristiche di

permeabilità per fratturazione e/o carsismo differenti, nonché di individuare i vari

sistemi di flusso idrogeologico di tipo più o meno profondo che potrebbero

interagire col tracciato della galleria.

Indagini geofisiche

A supporto delle attività di progettazione della galleria è stata analizzata con

l’ausilio di varie linee sismiche la struttura geologica delle valli alpine

maggiormente interessate dall’opera.

Le indagini geofisiche sono state effettuate mediante integrazione di due differenti

metodologie, che sono consistite in: prospezione sismica a riflessione ad alta

risoluzione e prospezione sismica a rifrazione con elaborazione tomografica delle

velocità delle onde di compressione ed analisi dell’attenuazione del segnale

sismico.

Inoltre si è fatto ricorso alle indagini gravimetriche. Per l’interpretazione dei

risultati della gravimetria è stata elaborata la carta delle anomalie di Bouguer.

Mediante una carta di sintesi dell’interpretazione complessiva sono stati illustrati gli

assi gravimetrici positivi e negativi ed i gradienti gravimetrici significativi. Questi

ultimi hanno evidenziato limiti di densità che, a causa della loro direzione

preferenziale, possono essere interpretati come strutture tettoniche.

Prove di laboratorio

La caratterizzazione dei parametri geomeccanici e geotecnici è stata fatta sulla

scorta di prove geomeccaniche e geotecniche su campioni di rocce e di terreni

estratti dai sondaggi o prelevati direttamente sul campo.

Le prove di laboratorio svolte principalmente sulle rocce sono le seguenti:

individuazione delle caratteristiche fisiche (porosità, densità, umidità, velocità di

propagazione delle onde), compressione monoassiale e triassiale su provini, prove a

carico concentrato (Point Load Test), prove di trazione indiretta, prove di resistenza

al taglio, prove di abrasività. Diverse altre per i terreni, come prove di compressione

monoassiale e triassiale, prove di taglio diretto, prove di permeabilità, analisi

granulometriche.

Inoltre sono state effettuate prove geologiche di laboratorio, quali ad esempio prove

di rigonfiamento, prove di diffrazione a raggi X ed esami petrografici di sezioni

sottili.

Speciale

GEOLOGIA

meccaniche (TCR, SCR, RQD, parametri Barton, …), i

rivestimenti adottati, i diametri delle aste utilizzate, ecc.

Grazie ad un’accurata conversione dei dati in formato Oracle,

gli stessi sono disponibili attraverso il modulo WebGIS

Geologia, che permette l’interrogazione della banca dati secondo

una logica geospaziale, ovvero con selezione del sondaggio di

interesse.sulla mappa.

Per semplificare la consultazione di questa enorme mole di dati

mediante il WebGIS Geologia, si è cercato di rappresentare questi

ultimi secondo modalità grafiche e simbologie tali da renderli per

quanto possibile uguali alle corrispettive versioni cartacee e/o

digitali con cui gli utenti hanno maggiore familiarità d’uso.

Il modulo WebGIS Monitoraggio

delle risorse idriche

Il modulo Monitoraggio delle risorse idriche è dedicato ai dati

idrologici ed idrogeologici disponibili per l’intera area di

indagine. Con questo modulo si accede alle cartografie

idrogeologiche realizzate alle varie scale di dettaglio, alle

posizioni dei luoghi e dei punti monitorati (sorgenti, torrenti,

pozzi, stazioni idrografiche del Servizio Idrografico Provinciale,

ecc.), nonché a tutti i dati connessi al monitoraggio dei suddetti

punti.

Grazie a funzioni WebGIS sviluppate appositamente per

questo modulo, sono inoltre possibili interrogazioni ed analisi

avanzate dei dati.

Ad esempio, selezionando un punto di misurazione e

imputando un arco temporale (data inizio/data fine) vengono

filtrati i dati di portata, temperatura, conducibilità (in mancanza

di scelta dell’arco temporale vengono visualizzati tutti i dati), e

vengono calcolati in tempo reale i valori medi e massimi, dando

inoltre la possibilità di rappresentarli su un grafico di andamento

temporale e salvarli su un file PDF, stamparli direttamente o

semplicemente esportare gli

elenchi in formato Excel.

Qualora fossero presenti

altre informazioni associate al

punto selezionato, ad esempio

in formato immagine

(fotografie di sopralluogo,

ecc.) o PDF (schede di analisi

di laboratorio, ecc.), esse

saranno accessibili sotto

forma di link diretto al file,

che verrà aperto in una nuova

finestra.

Figura 7: Elaborazioni statistiche in tempo

reale dei dati idrogeologici (fonte: BBT SE)

19


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

La gestione avanzata dei punti di misurazione (creazione,

cancellazione o modifica di un nuovo punto di misurazione,

modifica dei suoi attributi, import di nuovi file dati, ecc.)

avviene invece mediante un’applicazione desktop basata sul

framework gestionale DB-GIS Dbsnap di Territorium Online e

integrata con la componente WebGIS.

Dal momento che le attività di monitoraggio delle risorse

idriche proseguiranno per tutta la durata dei lavori di scavo, e

che quindi in futuro ci si attende l’arrivo di un’altrettanto

grande quantità di dati da gestire tramite WebGIS, è in corso di

realizzazione un’applicazione che consenta ai soggetti che

eseguono i monitoraggi per conto di BBT di inserire

direttamente i dati rilevanti dei punti di misurazione in modo

standardizzato e decentralizzato all’interno della banca dati di

BBT SE, ossia direttamente dalla propria postazione di lavoro.

Anche per questa applicazione, mediante l’impiego del

framework Dbsnap, si può mirare ad un impiego web based

della procedura, garantendo così sia un aggiornamento in tempo

quasi reale, che una performance generale del sistema molto

elevata. Le applicazioni web based di aggiornamento possono

essere impiegate direttamente sul campo attraverso sistemi

mobili che impiegano carrier di tipo UMTS/GPRS.

Conclusioni e ringraziamenti

I dati geologici e idrogeologici oggi a disposizione del

progetto della Galleria di Base del Brennero sono il risultato di

anni di indagini e di rilievi svolti con le metodologie scientifiche

più consolidate in queste discipline.

Grazie alle caratteristiche del framework mapaccel

(Territorium Online), adottato da BBT SE come piattaforma

tecnologica per lo sviluppo del proprio sistema WebGIS, è stato

possibile costruire appositi moduli tematici per una

consultazione agevole e immediata di questi risultati via web

utilizzando le logiche spaziali tipiche di un GIS.

La grande varietà e abbondanza dei dati che sono alla base dei

moduli Geologia e Gestione delle risorse idriche ha comportato

un notevole sforzo da parte di tutti coloro che sono stati

coinvolti in questo progetto, a partire dai consulenti GIS di BBT

che hanno analizzato i requisiti di sistema, per passare ai soggetti

incaricati della preparazione dei dati e, in ultimo, ai responsabili

dell’inserimento e della configurazione dei dati nel WebGIS e

dell’implementazione delle funzionalità specifiche.

Fondamentale è stato inoltre il supporto scientifico e

l’affiancamento dei tecnici di BBT, in particolare dei geologi e

degli idrogeologi.

Le caratteristiche di flessibilità di mapaccel e del framework

gestionale integrato DB-GIS Dbsnap consentiranno di poter

sviluppare ulteriormente l’attuale architettura database e WebGIS

per tener conto delle future esigenze di raccolta e gestione dei

nuovi dati connesse alla realizzazione dei lavori di scavo.

Autore

ROSALIA DI BELLA

rosalia.dibella@bbt-se.com

Galleria di Base del Brennero-Brenner Basistunnel BBT SE



GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Automatic Resistivity Profiling:

una tecnologia per la

Technologies

conoscenza del suolo

di Maria Giovanna Idili, Annalisa Morelli, Silvia Gentile

e indagini geoelettriche sono una delle tecniche di base per lo studio della conducibilità del terreno, e di conseguenza

delle sue caratteristiche. Il limite di tale tecnica è sostanzialmente legato alle modalità operative tradizionali, superate

oggi dal sistema ARP. Tale modalità, promossa in Italia da SO.IN.G.strutture & Ambiente srl, grazie alla partnership con

la società francese proprietaria del brevetto europeo, Geocarta, rappresenta una vera e propria rivoluzione. L’articolo

che segue presenta la disamina dell’impiego della tecnica ARP nel campo della agricoltura di precisione.

Agricoltura di Precisione

Il termine di agricoltura di precisione designa i metodi di

coltivazione che ricorrono alle nuove tecnologie per adattare le

tecniche agricole alla natura dei suoli. Esaminando i diversi tipi

di terreno agricolo in base ai valori di conducibilità riscontrati,

si possono ottenere informazioni utili per prevedere ed

ottimizzare alcuni degli aspetti qualitativi e quantitativi della

produzione.

In particolare si possono produrre informazioni per:

I controlli atti a garantire la costituzione ed il rispetto dei

disciplinari di produzione delle denominazioni di origine

(DOC,DOCG e IGT) delle aree coltivati;

la scelta di appositi fertilizzanti, determinare le variazioni

dei nutrienti nel suolo, stimare la quantità e degradazione

dei fitofarmaci e dei diserbanti in modo da ridurre la

minaccia di prodotti chimici nel suolo e nell’acqua di falda;

la scelta del germoplasma e delle tipologie di semina;

la determinazione del volume di acqua da utilizzare e del

tipo di irrigazione in base all’umidità del suolo ed al

contenuto in argilla (dai dati rilevati è infatti possibile

determinare la capacità di drenaggio dell’acqua nel terreno,

il tasso di infiltrazione, la quantità di materia organica, la

profondità del suolo agricolo e la presenza di strati limitati

di suolo);

il contenuto di argilla e di carbonato di calcio (CaCO3),

la salinità del suolo indagato;

la Porosità (Distribuzione e dimensione dei pori nel suolo)

e la tessitura del terreno.

Tali informazioni possono essere ricavate con l’ausilio di un

numero limitato di sondaggi pedologici che potranno essere

ubicati esclusivamente nelle zone di effettiva variazione di

resistività, potendo così tarare le mappe e dare alle anomalie

riscontrate una spiegazione pedologica.

La conducibilità elettrica viene spesso utilizzata

nell’agricoltura di precisione come parametro per definire la

salinità del suolo e il contenuto di minerali nell’acqua o nella

matrice. Nel settore geofisico viene spesso adoperato il

parametro inverso alla conducibilità definito RESISTIVITA’

ELETTRICA la cui unità di misura è Ohm*m. Per studiare il

parametro di resistività del mezzo indagato viene immessa nel

sottosuolo, mediante due elettrodi (A,B), una corrente elettrica

che determina la differenza di potenziale misurata mediante altri

due elettrodi di potenziale (M,N). La grande novità apportata

dal sistema ARP è legata la numero elevato di dati

georeferenziati che si possono acquisire in breve tempo su aree

molto vaste ed in modo del tutto non invasivo avendo a

disposizione un numero elevato di elettrodi di misura.

Metodologie di indagine

Le tecniche geofisiche completamente non invasive utilizzate

per le indagini diagnostiche applicate all’agricoltura di

precisione ad oggi sono due, la tecnica elettromagnetica e la

tecnica geoelettrica tomografica. In questo documento

presentiamo le caratteristiche ed i principi di un sistema

innovativo per eseguire indagini geoelettriche tomografiche in

continuo denominato ARP (Automatic Resistivity Profiling) che

permette di ottenere mappe di conducibilità e/o resistività del

suolo indagato in continuo trainando il sistema su vaste

superfici in brevissimo tempo.

22


GEOmedia

Fig.1 – Il sistema ARP in funzione. Da notare il sistema DGPS

per la collocazione geospaziale delle singole misure.

La Tecnica elettromagnetica

La tecnica elettromagnetica ad induzione, pur essendo un

metodo largamente impiegato nel settore delle prospezioni

geologico-ambientali, solo negli ultimi 15 anni si è rivelata

come un ottimo strumento per indagini a piccola profondità (da

0 a 5 metri circa), e quindi utilizzabile come supporto per le

applicazioni sull’agricoltura di precisione.

Attraverso le variazioni subite dal campo elettromagnetico

indotto dallo strumento sulla superficie da indagare, è possibile

ottenere mappe con valori di conducibilità (mS/m) paragonabili

ad alcuni parametri intrinseci del suolo, riuscendo così a

discriminare le diverse litologie e variazioni spaziali di struttura

(o scheletro), umidità e salinità del terreno.

La più recente innovazione nell’uso di questa tecnica è data

dalla possibilità del suo utilizzo in rapido movimento unito a

strumentazione DGPS che, in tempo reale, permette di indagare

vaste zone in breve tempo, ma con precisioni centimetriche nel

posizionamento dei dati.

La Tecnica ARP

(Automatic Resistivity Profiling)

Ad oggi, in base alla esperienza acquisita, si ritiene che per

ottenere risultati sempre più affidabili, sia necessario associare

all’uso della tecnica elettromagnetica quello della tecnica

tomografica elettrica.

L’unico sistema di acquisizione di dati di resistività elettrica

in modo speditivo e continuo per studi diagnostici in campo

dell’agricoltura di precisione fra cui emerge la viticoltura di

qualità, oggi è rappresentato in Europa dal sistema ARP,

realizzato ed utilizzato in Francia dalla Geocarta (Parigi),

società fondata nel 2001 come Spin-Off del CNRS (National

Scientific Research Center), proprietaria intellettuale e

commerciale del sistema, protetto da un brevetto europeo. In

Italia Geocarta si presenta sul mercato in partnership con

So.In.G. Strutture e ambiente srl per sviluppare servizi per le

aziende agricole e per partecipare a progetti di ricerca.

L’attuale allestimento del sistema ARP (di cui l’esemplare n.

8 è predisposto per l’Italia con base in Livorno) è provvisto di

tre sensori per indagare contemporaneamente tre distinti livelli

del terreno rispettivamente a 50, 100 e 170 cm di profondità. Le

proprietà del suolo rappresentate nei tre livelli da mappe di

Resistività elettrica, descrivono le variazioni laterali e verticali

di ogni strato.

Il sistema ARP, trasportato da un mezzo a quattro ruote, è

munito di un sistema di posizionamento con DGPS e Radar

Doppler, capace di esplorare in continuo superfici di

considerevoli estensioni in tempi molto brevi, fino a 10-15 ettari

al giorno con spaziatura media tra le linea di tracciato pari a 6

metri (con 25000 misure/ettaro). La posizione spaziale (X,Y,Z)

derivante dalla acquisizione georeferenziata descritta, ha una

precisione centimetrica ed è restituita in coordinate UTM.

Le stesse mappe di resistività sono visualizzate in

3dimensioni con ricostruzione delle variazioni delle quote

topografiche, al fine di poter valutare una più diretta

correlazione tra il dato geofisico rilevato e la topografia

dell’area indagata.

Partendo dalle carte di resistività, con l’aiuto di ulteriori

indagini puntuali (sondaggi con analisi di laboratorio sui

campioni estratti) localizzate in base ai risultati ottenuti

dall’indagine elettrica, con le osservazioni del terreno e con le

conoscenze del pedologo, è possibile realizzare differenti carte

tematiche del suolo come la Carta della profondità, la Carta

della tessitura, la Carta della porosità, la Carta della riserva utile

e la Carta della potenzialità vitivinicola.

Per avvalorare il metodo proposto e le sue applicazioni in

ambito agronomico anche sul mercato italiano, So.In.G.

strutture e Ambiente ha sottoscritto una convenzione con il CRA

- ISSDS (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in

Agricoltura - Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del

Suolo di Firenze) per lo studio delle possibilità di applicazione

della metodologia ARP per la realizzazione della cartografia dei

suoli a scala di grande dettaglio.

La stessa tecnica ARP è un ottimo supporto alle indagini

archeologiche preventive per l’individuazione di strutture

sepolte e quindi la selezione di aree soggette a rischio

archeologico.

Modelli esplicativi

L’indagine consiste nel rilevare le misure di resistività

elettrica apparente secondo linee parallele distanziate in base

alla risoluzione e dettaglio che si vuole ottenere. Si interpolano

insieme le singole linee e si ottengono tre distinte mappe

rappresentanti le tre profondità di indagine (come in figura 2).

Fig.2 – Le mappe di resistività apparente rilevate con

tecnica ARP per una superfice di circa 500 ettari. Da

sinistra a destra i valori in profondità di 50, 100 e 200 cm.

23

Speciale

GEOLOGIA


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Per ogni mappa di resistività viene allegato un diagramma

mostrante indicazioni riguardo:

scala di colori utilizzata

valore di resistività corrispondente (Ohm*m)

percentuale dei valori di resistività

valori sotto la soglia minima

osservazioni del terreno e con le conoscenze del pedologo, è

possibile realizzare differenti carte tematiche del suolo come

mostrato nell’esempio in Figura 5 eseguito da Geocarta con il

servizio agronomico Epis-Centre.

Fig.3 -

Particolare della

mappa con

l’effettiva

topografia

rilevata con il

GPS differenziale

Con ogni mappa si può inoltre ricostruire una vista

tridimensionale al fine di avere una più diretta correlazione tra i

valori di resistività apparente e la reale topografia dell’area

rilevata con DGPS e radar doppler.

Per diverse zone indagate (parcelle vicine ma non continue), è

inoltre possibile unire più mappe in un’unica rappresentazione e

osservare le variazioni reciproche con la medesima scala colori.

Partendo dalle carte di resistività, con l’aiuto di ulteriori

indagini puntuali (come sondaggi con prelievo campioni e

relative analisi di laboratorio) localizzate in base ai risultati

ottenuti dall’indagine geoelettrica (come in Figura 4), con le

Fig.5 – Nell’immagine le diverse carte realizzate, in ordine

da sinistra a destra: carta delle profondità, carta della

tessitura, carta della porosità, carta della riserva utile.

Bibliografia

CHERY P., DABAS M.*, SABY E. & GRENIER G. (2002) In-field coarse

fragments variability for vine fields in “Graves” area: relationship with

elevation and geophysical data. 6th International Conference on Agriculture

and other precision resources management. Minneapolis (USA), 14-17/07/2002.

GOULET E., BARBEAU G. (2004) Contribution of soil electric resistivity

measurements to the study of grapevine behaviour and spatial land

distribution. International Conference on Viticultural Zoning Programme. Cape

Town (South Africa), 15-19/11/2004

PERNET D., DESCHEPPER G., CASSASSOLLES X.*, DABAS M.* (2006)

Complementarity of electrical resistivity measurements of soils and must_C13

in the study of viticultural terroirs. International Terroir Congress. Bordeaux

(France), July 2006

* Geocarta

Autore

Fig.4 - Mappe di resistività alle tre profondità e

mappa delle zone omogenee di resistività sulla quale

sono stati posizionati i 5 punti (rossi) di sondaggio.

MARIA GIOVANNA IDILI , ANNALISA MORELLI,SILVIA GENTILE

SO.IN.G STRUTTURE E AMBIENTE SRL

www.soing.eu


Case Studies

La Carta Geomorfologica

d’Italia alla scala 1:50.000

GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Un fondamentale strumento per

la pianificazione territoriale

di Roberto Graciotti

on l’avvio del Progetto CARG (Cartografia geologica e geotematica) alla fine degli anni Ottanta ad opera del

Servizio Geologico Nazionale (SGN), la cartografia geomorfologica assume per il nostro Paese una particolare

importanza per la sua rilevanza scientifica, soprattutto nel campo della conoscenza fisica del territorio applicata alla

pianificazione territoriale.

Allo scopo di definire una Normativa ufficiale per la Carta

Geomorfologica, realizzata secondo procedure standard a livello

nazionale, nel 1990 è stato istituito un apposito Gruppo di lavoro

costituito da sette docenti ordinari di geomorfologia, appartenenti

al Gruppo Nazionale di Geografia Fisica e Geomorfologia del

CNR, e da alcuni ricercatori del Settore di Geomorfologia del

SGN.

I risultati finali del Gruppo di lavoro sono stati presentati in un

convegno svoltosi a Roma e successivamente pubblicati nel 1994

sulla collana Quaderni serie III, volume n.4, del SGN. Questo

volume rappresenta le Linee guida al rilevamento e costituisce,

quindi, la base di partenza per la realizzazione di carte

geomorfologiche ufficiali alla scala 1: 50.000.

La carta geomorfologica

La carta geomorfologia rappresenta le forme d’erosione e

d’accumulo che caratterizzano il rilievo terrestre; in particolare le

interpreta e le classifica in funzione della loro genesi

(morfogenesi), ne individua la sequenza cronologia

(morfocronologia), ne stabilisce il grado di evoluzione e lo stato

d’attività (morfoevoluzione).

Una rappresentazione cartografica del paesaggio fisico

concepita in funzione dei suoi caratteri morfografici e

morfometrici rappresenta uno strumento fondamentale per gli

studi di pianificazione e gestione territoriale, per la redazione di

Piani Regolatori e per le attività di prevenzione e previsione dei

rischi geologici ed ambientali.

Una corretta politica di difesa del suolo deve, infatti, saper

individuare e conoscere, con un corretto approccio scientifico, i

diversi processi morfogenetici e morfoevolutivi che interessano e

modellano una determinata area.

Per realizzare in modo corretto una carta geomorfologica è

necessario procedere ad una dettagliata campagna di rilevamento

per la raccolta dei dati da integrare con analisi di laboratorio e

tecniche di telerilevamento.

Come basi per il rilevamento geomorfologico dovranno

sempre essere utilizzate le carte topografiche al 1:10.000 (CTR)

o 1:25.000 conformi agli standard IGM.

Vengono ora descritti, in modo sintetico, i principali contenuti

di una carta geomorfologica correttamente realizzata.

Dati topografici ed idrografici

Le informazioni relative all’assetto orografico ed al reticolo

idrografico sono deducibili dall’analisi della base topografica che

deve essere sempre ben leggibile nella carta geomorfologica.

L’analisi speditiva delle isoipse permette di ricavare utili dati

sull’assetto morfometrico di particolari morfotipi, ad esempio

dimensioni e pendenza di conoidi, altezze di scarpate,

esposizioni ed inclinazione di versanti, ecc.

Dati litologici e tettonici

Nella carta geomorfologica sono rappresentate le rocce che

costituiscono il substrato e i depositi superficiali. La litologia

desunta dalla carta geologica di base è raggruppata in classi

principali. Questa classificazione è effettuata secondo criteri

geomorfologici, primo tra tutti il grado di resistenza all’erosione

e serve a rendere speditiva la lettura della carta dal punto di vista

prettamente geologico. I depositi di copertura sono rappresentati

con appositi retini grafici che ne indicano la granulometria e

tessitura. Nella carta geomorfologica sono inseriti i principali

lineamenti tettonici, tratti dalla carta geologica di base che hanno

delle nette evidenze geomorfologiche (Figura 1).

25


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GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Fig.1 - Esempio di rappresentazione della litologia del

substrato in una carta geomorfologica

Dati morfogenetici

Il modellamento e l’evoluzione del paesaggio sono dovuti

all’azione di processi morfogenetici esogeni ed endogeni che

operano continue trasformazioni chimico-fisiche e variazioni

volumetriche della crosta terrestre.

Ogni processo morfogenetico è rappresentato in carta con un

proprio colore; ne consegue che il colore di una forma ne

rappresenta in carta la genesi. Nelle “Linee guida al

rilevamento”, sopra citate, sono elencati gli 11 principali

processi morfogenetici e i relativi colori utilizzati nella

rappresentazione cartografica.

Dati morfoevolutivi

Il modellamento delle forme può presentare diversi gradi

d’evoluzione e stati d’attività. Può essere, infatti, in evoluzione

continua ed uniforme come nel caso del processo carsico; può

manifestarsi con fasi d’attività brevi ed intense, intervallate a

periodi di più lunga inattività o quiescenza, come avviene ad

esempio nei processi gravitativi di versante (frane) e nei

processi fluvio-denudazionali (esondazioni). Alcune forme,

invece, non sono più in evoluzione perché generate in

condizioni meteo-climatiche diverse da quelle attuali. E’ questo

il caso dei grandi archi morenici frontali che segnano il limite

della massima espansione glaciale o delle grandi superfici di

abrasione marina che delimitano il massimo livello di base

raggiunto dal mare nel passato, durante stazionamenti alti. Nella

carta geomorfologica sono state distinte, con due tonalità

differenti dello stesso colore, soltanto due classi di attività delle

forme: a) forme in evoluzione per processi attivi o riattivabili;

b) forme non più in evoluzione nelle attuali condizioni meteoclimatiche.

Dati morfocronologici

Non sempre è possibile attribuire alle forme un’esatta

cronologia. Quando è possibile rilevare il dato cronologico,

espresso come periodo geologico, questo va rappresentato in

carta con una sigla di colore nero; se l’età di una forma è riferita

ad un più ristretto intervallo temporale, perchè ricavata

dall’esame di documentazione storica, questa va indicata in

carta con un colore rosso. Questo avviene soprattutto per le

frane, le valanghe e le esondazioni.

Legenda della carta

Le forme riportate nella legenda sono distinte in tre classi a

seconda delle caratteristiche. Nella classe A (prima colonna)

sono inserite le forme areali, nella classe B (seconda colonna)

quelle lineari, nella classe C (terza colonna) quelle

rappresentabili con simboli puntuali. Le forme attive, relative al

processo fluviale sono rappresentate in carta con il colore verde

acceso, quelle inattive con il colore verde chiaro (Figura 2).

Fig.2. - Esempio di simbologia

relativa alle forme del processo

morfogenetico fluviale. Da: Carta

Geomorfologia d’Italia alla scala

1:50.000 – Foglio n. 63 Belluno

Esempi di carte

geomorfologiche

Fig.3 - Stralcio della carta

geomorfologica dell’Alta

Valtellina (vedretta dei Piazzi) –

da: D’Orefice M. & Graciotti R.,.

Bollettino Servizio Geologico

d’Italia, Vol. 114, 1995. Con il

colore rosso sono rappresentati i

morfotipi relativi ai processi morfogenetici gravitativi: falde detritiche,

coni di detrito e scarpate. Con il colore viola le forme relative al processo

morfogenetico glaciale: cordoni morenici e depositi glaciali sparsi. Con il

colore verde forme relative al processo morfogenetico fluviodenudazionale:

conoidi di deiezione e depositi fluvio-glaciali. Le sigle in

nero indicano le età Olocenica e Pleistocenica di alcuni morfotipi.

28


GEOmedia

Fig.4 - La foto in alto ritrae un tratto di costa a falesia,

arretrata rispetto all’attuale livello del mare. L’altezza della

parete rocciosa è di circa 22 m. Alla base della falesia sono

presenti degli accumuli detritici a grossi blocchi. La

superficie sommitale è suborizontale e rappresenta una

spianata di erosione di origine marina. Questa serie di

informazioni morfologiche sono facilmente leggibili sullo

stralcio della carta geomorfologia tratta da : Carta

geomorfologia dell’Arcipelago Toscano. Memorie della Carta

Geologica d’Italia (in allestimento). La falesia è

rappresentata dalla linea celeste con rettangolini pieni. Il

detrito a grossi blocchi dal puntinato rosso. La spianata di

erosione dal rigato obliquo. Il colore celeste indica i

processi morfogenetici di tipo costiero non piu’ attivi, il

colore azzurro quelli attivi. La falesia ha un’altezza altezza >

20 m (rettangolini pieni). La litologia del substrato,

calcarenitica organogena, è rappresentata in carta con un

colore che identifica le rocce prevalentemente calcaree.

Considerazioni conclusive

La Carta geomorfologica ufficiale di base così concepita

presenta nel suo complesso un’impostazione ed una veste

principalmente scientifica, basata su studi geomorfologici

rigorosi e completi, che permettono di definire un quadro

dettagliato dell’assetto geomorfologico del territorio in studio e

di valutare anche le sue tendenze evolutive future.

Tale carta è, pertanto, indispensabile ai fini di una corretta ed

accurata conoscenza fisica del territorio ma, a volte, risulta di

non immediata interpretazione e lettura, soprattutto quando

realizzata in aree particolarmente complesse dal punto di vista

geologico e modellata da diversi processi morfogenetici.

La sua utilizzazione pratica non è quindi immediata per i non

Fig.5 - Esempio di legenda

modificata da: D’Orefice M.,

Graciotti R e Sappa M.

L’importanza della geomorfologia

negli interventi sul territorio. GEAM,

Vol.103 .

specialisti della

materia, sia per la

molteplicità delle

informazioni in esse

contenute, sia per la

complessità

dell’impianto

simbolico che le

contraddistingue e ne

rende, a volte,

laboriosa la lettura.

E’ stato utile

sperimentare e mettere

a punto ulteriori criteri

che hanno permesso,

mediante successive

selezioni e

rielaborazioni delle

informazioni presenti

nella Carta

geomorfologica di

base, di esplicitare tali

contenuti applicativi

su cartografie di più

agevole lettura da

parte di chi deve

operare sul territorio.

Con semplici

procedure

informatiche è, infatti,

possibile effettuare

un’ulteriore suddivisione qualitativa delle aree indagate secondo

classi omogenee in funzione del diverso grado di intensità dei

principali processi morfogenetici che su di esso agiscono.

Questa operazione permette di distinguere, in maniera speditiva,

le zone soggette ai processi morfogenetici attivi, con

modellamento in atto, da quelle sottoposte a moderati processi

erosivi e quindi sufficientemente stabili dal punto di vista

geomorfologico.

In definitiva, la carta geomorfologia ufficiale, anche se

realizzate con una metodologia che la rende di non semplice ed

immediata lettura ed interpretazione, resta un importante

strumento cartografico da utilizzare per una corretta conoscenza

fisica del territorio, finalizzata a studi di pianificazione

territoriale e nella redazione dei piani regolatori generali.

Autore

ROBERTO GRACIOTTI

roberto.graciotti@apat.it

Servizio Geologico d'Italia

Dipartimento Difesa del Suolo- APAT

via Curtatone 3 - Roma tel. 06/50074580

Speciale

GEOLOGIA

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GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Rilievo con Georadar del

ghiacciao Rocciamelone

(Alpi Occidentali) - Foto A.

Tamburini

CODEVINTEC

Intervista

Trent’anni di supporto

e ricerca per

le migliori

soluzioni

GEOmedia

intervista Codevintec

A cura della Redazione

egli ultimi 30-40 anni, dalla sismica a rifrazione impiegata sia a terra che in mare, si è passati ai sistemi radar

impiegati sia in campo spaziale (Marte) che in campo terrestre, il tutto in un contesto generale di forte

evoluzione sia hardware che software, accompagnato dalla rivoluzione copernicana del positioning GNSS.

Nell’articolo-intervista che segue, grazie alle parole di Andrea Faccioli di Codevintec, azienda leader che da

oltre 30 anni è il punto di riferimento assoluto per il mondo dei professionisti e quello della ricerca, verrà

Npresentata una carrellata informativa su come questa evoluzione tecnologica è stata vissuta in Italia.

GEOmedia - Codevintec rappresenta in Italia un punto di

riferimento storico per tutta una serie di tecnologie di forte

attualità: dal positioning alla geofisica, dai sistemi

idrografici al laser scanner. Crediamo che Codevintec

rappresenti un pezzo di storia dell’Italia geomatica e che

abbia favorito la conversione degli operatori verso la

disciplina. Puoi raccontarci da vicino la storia, le persone, i

punti di svolta della vostra affascinante attività?

Andrea Faccioli - Si tratta in effetti di una attività molto

affascinante, che ha coinvolto me e i miei fratelli fin dalla tenera

età. Erano i tempi in cui alla tv giravano telefilm come

Spazio1999 e U.F.O. e nostro padre aveva in ufficio un

computer pieno di lucine, schede perforate e dischi magnetici

che occupava una intera stanza: si trattava del primo Sistema

Grafico Interattivo in Europa ed il secondo nel mondo: insomma

un CAD con la potenza di calcolo di un’attuale calcolatrice.

Erano i primi anni ‘70. Sembrava fantascienza.

Nei primi anni ‘80 mio fratello Alberto cominciava a giocare

con gli strumenti di mio padre facendo foto al fondale marino in

totale assenza di visibilità (con un Side Scan Sonar) o

telefonando dal fondo con un telefono subacqueo (funzionava

ad onde acustiche).

Dopodiché sono cominciate le forniture per la prima la rete di

monitoraggio terremoti all’Istituto Nazionale di Geofisica, per le

diverse missioni in Antartico (strumentazione geodetica,

geofisica e oceanografica), il primo Side Scan all’Istituto

Idrografico della Marina, il primo sistema di posizionamento

Da sinistra a destra: Intercettore in forza alla Base Lunare della S.H.A.D.O. - La Base Lunare della S.H.A.D.O. (Supreme

Headquarter Alien Defence Organization) - Il Comandante Stryker in Azione nel telefilm UFO (1969/70)

30


GEOmedia

“Cosa ci riserverà il satellitare per survey fornito

in Italia all’OGS, lo

futuri possiamo solo

sviluppo delle applicazioni

immaginarlo, ma Georadar… insomma, come

potevamo non rimanerne

siamo certi che

tutti affascinati?

qualunque esso sia... Quando nel 1987 mio

noi ci saremo!” padre mi mise in mano il

primo GPS e mi disse: “vai

e acchiappa i satelliti”, ho cominciato a giocare e… continuo a

giocare ancora adesso!

Anche i nostri collaboratori non hanno mai avuto bisogno di

stimoli esterni per dare il meglio, sia per l’azienda che per i suoi

clienti. Gli stimoli li trovano nel loro stesso lavoro: dinamico,

vario, mai noioso: il rilievo 3D del Vesuvio, la collaborazione

con Polizia e Carabinieri per le indagini con Georadar, la

scoperta del Lupercale (la grotta dove la Lupa allattò Romolo e

Remo), le trasmissioni televisive di divulgazione scientifica, le

simulazioni di eventi catastrofici con la Protezione Civile, le

crociere sulle navi oceanografiche, i frequenti viaggi di studio

in Europa e Nord America; ma soprattutto è stimolante per loro

come per noi poter creare soluzioni per applicazioni fuori

dall’ordinario.

Tutto questo è una febbre contagiosa che coinvolge anche i

nostri clienti: Codevintec può vantare infatti un alto tasso di

fidelizzazione a fronte di una base clienti piuttosto ristretta,

visto il mercato in cui operiamo. E questo conferma la validità

delle nostre scelte e ci permette di guardare al futuro con

entusiasmo.

In questi primi 35 anni Codevintec è sempre stata fedele a se

stessa, non ci sono stati cambiamenti tali da poterli definire

punti di svolta. Ci occupiamo e ci siamo sempre occupati di

nicchie: strumenti, sistemi e applicazioni che poche altre ditte

sono in grado (o forse, interessate) di seguire. Neanche il GPS

ha intaccato la nostra mission: è stato il nostro punto forte

quando era per pochi (ed i più ci chiedevano:“ma a cosa serve?

Io so dove sono!”) e lo è ancora adesso che c’è un GPS in ogni

casa.

Esistono Infatti ancora delle nicchie e delle applicazioni

ignorate da molti: come il monitoraggio remoto e automatico di

deformazioni, la navigazione di precisione integrata a giroscopi

e accelerometri, il timing, la misura di assetto e prestazioni di

Rilievo 3D ad altissima definizione del cratere del Vesuvio con

Laser Scanner Optech ILRIS-ER – Foto A. Pesci (INGV)

GPS Ashtech sulla cima del Ruitor (3500 metri - Valle d'Aosta)

Foto A. Tamburin

auto e moto da corsa, l’integrazione dei sistemi di

posizionamento con strumenti di misura di ogni genere e

l’allestimento di mezzi mobili per acquisizione dati ad alto

rendimento.

GEOmedia - Le tecnologie emergenti in campo geofisico e

geomatico sono viste da noi come aspetti chiave

nell’innovazione metodologica e delle indagini per le Scienze

della Terra. Positioning, geofisica, radar, microgravimetria,

IT e ICT, mobile application, ecc. Quali sono stati i

principali salti tecnologici del settore e quale sara’, in

futuro, il fattore chiave per un’ulteriore spinta in avanti?

A.F. - Ciò che ha rivoluzionato la vita di tutti i giorni ha

rivoluzionato anche lo studio della Terra: Informatica e

telecomunicazioni in primis. La geofisica, la geodesia, la

navigazione e tutte le altre discipline sono sempre esistite e i

loro principi base sono rimasti gli stessi, ma l’informatica e le

telecomunicazioni le hanno rese più potenti, veloci, efficaci,

fruibili da tutti, esattamente come è successo in tutti i campi

della nostra vita.

Un esempio? I primi Georadar erano analogici, grossi e

pesanti e registravano su una maleodorante carta

elettrosensibile. Ora un Georadar è poco più di un notebook che

memorizza centinaia di ore di lavoro su una memoria grande

quanto un francobollo con sofisticati software che interpretano i

dati per noi (o per lo meno ci provano…). Ma lo strumento in

sé, è sempre quello.

Un altro esempio? La Rete Sismica Nazionale un tempo

comunicava via linea telefonica, il media meno affidabile in

Speciale

GEOLOGIA

31


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

caso di catastrofe. Ora le stazioni fornite all’INGV comunicano

via satellite, per una maggiore efficienza ed una sensibile

diminuzione dei costi.

Spesso in Codevintec si discute di come le nuove tecnologie

(ad esempio la banda sempre più larga e le capacità di calcolo

sempre maggiori) possano portare a nuove applicazioni, e così

lasciamo andare la fantasia: immaginiamo ad esempio di

incapsulare dati da strumenti come laser a scansione e sonar

multibeam in un database GIS così, in caso di calamità, la sede

della Protezione Civile potrebbe rendere disponibili agli

operatori sul campo rilievi morfologici ad altissima risoluzione,

e riceverne indietro le condizioni attuali in tempo reale. Tutto

ciò potrebbe essere condito con la storia degli eventi sismici

della zona, la sua analisi geologica, nonché le relative

indicazioni demografiche. Pensate a quali conseguenze questo

porterebbe in termini di efficienza ed efficacia de servizio.

In sostanza, ritengo che i fattori chiave per poter sfruttare al

meglio tutto ciò che il progresso ci offre siano sostanzialmente

tre: fantasia, curiosità e rigore. In Codevintec abbiamo tutto

questo.

Cosa ci riserverà il futuro possiamo solo immaginarlo, ma

siamo certi che qualunque esso sia… noi ci saremo!

GEOmedia – Le applicazioni orientate al settore

idrografico, allo stesso tempo, rappresentano in Italia un

ottimo bacino di utenza e di opportunità di business. Qual è

la vostra visione del mercato italiano dell’idrografia,

soprattutto riguardo le competenze ed il potenziale mercato

delle applicazioni orientate al cliente finale?

A.F. - Sì, il settore idrografico è in forte espansione per

diverse ragioni, tra cui anche la sempre maggiore convergenza

tra applicazioni marittime e terrestri, come ad esempio il rilievo

combinato Multibeam Interferometrico e Laser Scanner terrestre

effettuato nei calli di Venezia e sul fiume Po nel 2006, e a

Livorno nel 2005.

In Italia abbiamo alcune aziende storicamente impegnate in

questa attività che tutto il mondo ci invidia (e proprio per questo

spesso preferiscono lavorare all’estero) e altre ne stanno

nascendo grazie a competenze maturate in anni di lavoro

all’estero o alla propria inventiva. Ma purtroppo a volte queste

aperture improvvise del mercato richiamano anche i

professionisti dell’armata Brancaleone. L’idrografo è un

mestiere che coinvolge diverse discipline (navigazione,

telecomunicazioni, acustica, elettronica, informatica, solo per

citarne alcuni) e

richiede una notevole

capacità di adattamento

e di risoluzione di

problemi di ogni

genere (in gergo: l’arte

d’arrangiarsi), l’attività

in acqua infatti riserva

parecchi imprevisti e le

condizioni di lavoro

La Sala Sismica INGV con il nuovo sistema di

monitoraggio digitale in primo piano e gli storici

Helicorder Teledyne sullo sfondo – Foto INGV

non sono mai delle più

agevoli per affrontarli.

Non tutti in principio

Rilievo 3D della fortezza di Livorno sopra e sotto il pelo

d’acqua: integrazione di Laser Scanner e Multibeam ad alta

risoluzione. – Foto ed elaborazione Codevintec

ne sono consapevoli e a volte fanno danni, rischiando così di

screditare non solo la propria attività, ma anche la metodologia

e la strumentazione utilizzata.

Ancora una volta fantasia e rigore sono la chiave del

successo, ma anche un pizzico di umiltà non guasta.

GEOmedia – Per quanto riguarda la convergenza

avvenuta negli ultimi tempi in termini di gestione dei dati,

quali sono state le principali innovazioni in questo settore?

A.F. - Questo è un punto cruciale. L’espansione dei software

per la gestione di banche dati GIS sicuramente aiuta a tenere

insieme i pezzi della geomatica ma esiste ancora un discreto

vuoto tra l’acquisizione dei dati e la loro gestione. Prendiamo ad

esempio i nuovi mezzi ad alto rendimento spesso in grado di

acquisire dati da una moltitudine di strumenti: GPS, IMU,

Georadar, Laser Scanner sempre più veloci, camere digitali a

risoluzione sempre più alta, sensori di misura per

l’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico,

sensori per la misura della copertura di segnali radio, rugosità

dell’asfalto… insomma tutti questi dati devono essere gestiti e

resi disponibili a chi poi ne farà uso, e che il più delle volte non

è un tecnico.

L’ automatizzazione (almeno parziale) dell’estrazione delle

informazioni di reale interesse da questa mole di dati è ora la

sfida più importante da affrontare. Inizialmente questo aspetto è

stato un po’ sottovalutato, si pensava solamente ad acquisire dati

con sempre maggiore velocità ed efficienza, ma ora che è

diventato cruciale ha messo in gran fermento il mondo della

computer vision, della fotogrammetria digitale e degli stessi

GIS; il che fa ben sperare per il prossimo futuro.

Per quanto riguarda i nostri partner, alcuni per affrontare il

problema hanno scelto la strada delle acquisizioni o delle

alleanze strategiche (ad esempio Applanix), altre preferiscono

tenere i due mondi separati (acquisizione ed elaborazione dati)

lasciando alle software house (ESRI, Bentley, Autodesk, ecc.) il

compito di sviluppare software, in modo da potersi concentrare

a far bene quello che sanno fare bene (come ad esempio

Optech).

GEOmedia – Codevintec collabora spesso, dall’alto della

sua ultradecennale esperienza, a progetti in diversi settori.

Quali sono stati gli ultimi e principali impegni in cui si è

cimentata la vostra società?

A.F. - Beh, ne abbiamo fatti così tanti e tanti ne stiamo

facendo che non riesco a ricordarmeli così, al volo…

Giusto per citarne alcuni recenti: la rete di monitoraggio

terremoti dell’ INGV completa di sistemi di trasmissione

satellitare VSAT. La rete Telespazio per il monitoraggio remoto

32



GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Tipica stazione di monitoraggio sismico completa di GPS

geodetico e trasmissione satellitare VSAT

Foto Nanometrics

e automatico delle piattaforme offshore dell’ENI (arrivata ormai

a 44 stazioni, destinate a crescere ancora). L’equipaggiamento

delle motovedette della Guardia Costiera con ROV, sidescan

sonar e subbottom profiler. La collaborazione con Fincantieri

per la costruzione di navi oceanografiche per tutto il mondo.

Alcuni importanti progetti su cui stiamo

attualmente lavorando debbono rimanere

riservati, ma posso comunque citare la

recente fornitura di due innovativi,

avanzatissimi, esclusivi e potentissimi

sistemi ad altissimo rendimento per

acquisizione dati GIS da mezzo mobile. Si

tratta per entrambe dei primi esemplari al

mondo: lo Z-ScanD, fornito alla NTR di

Bari, frutto dell’inventiva tutta italiana di

Menci Software, che si basa su una batteria di camere digitali

per l’acquisizione di immagini 3D in movimento da cui

estrapolare geometrie con una accuratezza ed una velocità

fin’ora impensabili. Il LYNX, il nuovo sistema Lidar di Optech

presentato in anteprima all’ultimo Intergeo e già fornito,

installato e collaudato alla Sineco di Milano. Il Lynx e’ un laser

scanner a tempo di volo integrato con piattaforma inerziale

Applanix in grado di acquisire fino a 400.000 punti al secondo

(quattrocentomilapuntiognisingolosecondo!!!) da un mezzo in

movimento. Ancora una volta Codevintec è arrivata prima.

E poi ancora: la rete Nazionale DGPS della Guardia Costiera,

Il progetto SIM del Corpo Forestale dello Stato, le forniture per

il Mose a Venezia, Telespazio, il gruppo Fiat, l’ENI, l’ENEL, le

collaborazioni con le varie Forze Armate, i vari Ministeri e la

Road management e City Modeling. Il primo esemplare di

Scanner mobile Optech Lynx in azione a Milano

Foto Sineco SpA

“Alla base di tutto c’è

una grande fiducia

tra noi, i nostri

fornitori e i nostri

clienti; si fidano di

noi e noi di loro.”

quasi totalità della comunità scientifica coinvolta nello studio

della Terra e non solo.

Tutte queste importanti attività sono state possibili grazie allo

stretto rapporto di collaborazione che abbiamo instaurato con i

nostri fornitori: come le storiche Geometrics (Geofisica), GSSI

(Georadar) ed Edgetech (Geofisica Marina) con cui lavoriamo

da più di trent’anni, e le più recenti canadesi Optech (per la

quale operiamo anche come Service Center per tutta Europa),

Nanometrics (per la Sismologia), e Applanix (GPS/INS),

quest’ultima grazie anche alla disponibilità di un’altra figura

storica della Geomatica in Italia, l’Ing. Terenzio Mariani.

Alla base di tutto c’è una grande fiducia tra noi, i nostri

fornitori e i nostri clienti: si fidano di noi e noi di loro, e questo

ci permette di concentrarci su ciò che veramente importa del

nostro lavoro: la soddisfazione del cliente.

La prima cosa che ho imparato su questo lavoro me l’ha

insegnata Charlie Trimble quando ancora Trimble era poco più

che un laboratorio e io poco più che un ragazzino: “Il miglior

cliente è quello che hai già”. A vent’anni di distanza devo

riconoscere che è stato un insegnamento

prezioso.

GEOmedia - Ancora su Codevintec o,

meglio, sulla storia ed il know how della

famiglia Faccioli; il Comandante, Andrea,

Chiara, Alberto: imprenditori, tecnici e cultori

di questo affascinante mondo delle Scienze

della Terra.

A.F. - Capisco che questa domanda venga naturale, ma è un

errore identificare Codevintec con la famiglia di colui che l’ha

fatta nascere 35 anni fa. L’azienda, infatti, vive anche grazie

all’enorme apporto umano e professionale dei nostri

collaboratori; sia interni che esterni. Spesso poi accade che

anche i nostri clienti diventino essi stessi collaboratori perché il

nostro apporto è sempre rispettoso del loro settore di attività.

Il merito del Comandante è stato, ed è tuttora, la sua

impareggiabile capacità ed il suo notevole intuito nella

selezione dei collaboratori. Chiunque abbia cercato almeno una

volta una collaborazione, sa che questo è un dono prezioso. E’

soprattutto per questo che l’azienda è cresciuta.

Nonostante la nostra sia un’attività commerciale, nessuno in

azienda si può definire strettamente commerciale; siamo più che

altro dei curiosi, ed è forse questo il motivo per cui ci infiliamo

sempre in inesplorati mercati di nicchia: perché quando una

tecnologia diventa alla portata di tutti…non fa più per noi.

Pensate che siamo un po’ snob? Forse può sembrare, ma non

è così (e noi ve lo confermiamo! Ndr); dedichiamo la stessa

professionalità nel risolvere ogni tipo di problema, sia relativo

ad un semplice inclinometro che ad un Multibeam

Interferometrico integrato con piattaforma inerziale e Lidar. Con

questi presupposti si capisce quindi come la strumentazione di

massa non rientri nelle nostre normali attività.

Come tutti, per continuare a crescere ed innovare abbiamo

bisogno di stimoli, e noi li troviamo nel fare quello che gli altri

non fanno.

A Cura della Redazione

34


Rassegna Prodotti

Rassegna delle tecnologie e

delle aziende leader in soluzioni

GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

na rassegna dei prodotti e delle tecnologie di un vasto campo applicativo come quello compreso in questo Speciale

Geologia, Geofisica e Idrografia, diventa difficile da farsi, un po’ per spazio e un po’ per vastità in termini di

applicazioni, tecnologie ma anche di aziende e competenze.

In sostanza, i diversi comparti collegati ai settori qui esposti come campi applicativi, spaziano in un’infinita gamma di

applicazioni e di tecniche che abbracciano settori enormemente diversi per importanza e complessità. Si pensi, ad esempio,

alla differenza tra la geotecnica nell’ambito della costruzione di un piccolo manufatto e alle diverse tecniche di indagini e

analisi messe in campo per la ricerca delle fonti energetiche tradizionali: diversità non solo applicative, ma spesso

concettuali e di modellistica applicata con filosofie immensamente distanti.

E’ con molta riluttanza che abbiamo quindi deciso di pubblicare comunque una rassegna di prodotti e di riferimenti aziendali,

rimandando invece un più esteso articolo che sarà pubblicato direttamente sul web nella sezione GeoNotes. Nel medesimo

articolo sarà sia realizzato un breve compendio di termini tecnici, che un vademecum con i riferimenti nazionali ed

internazionali, sia alle organizzazioni del settore che alle aziende che forniscono tecnologie e competenze.

D.S.

IBIS per il monitoraggio di frane, strutture ed opere di ingegneria

Il sistema IBIS, basato sulla tecnologia radar interferometrica e dotato di capacità

SAR (Synthetic Aperture Radar), è in grado di misurare in modo remoto spostamenti

sub-millimetrici del terreno e delle strutture. Può essere quindi applicato al

monitoraggio continuo o periodico dei movimenti del terreno connessi a frane e fronti

instabili, fenomeni di subsidenza del terreno, aree vulcaniche, ghiacciai. Le sue

caratteristiche tecniche lo rendono inoltre adatto anche al monitoraggio delle strutture,

sia in regime statico (spostamenti e deformazioni lente di grandi strutture quali dighe,

monumenti, ecc.) che dinamico (vibrazioni di ponti, grattacieli, torri, turbine eoliche,

ecc).

Il sistema IBIS è configurabile nella configurazione L, trasportabile, per il

monitoraggio statico dei movimenti del suolo o di strutture e nella configurazione S,

compatta e portatile, per il monitoraggio statico e dinamico delle strutture.

www.idsgeoradar.com

L’acquisitore digitale per la misura della resistività nel terreno di MAE

L’A6000-E48 fa parte della strumentazione specifica per misure di prospezione geoelettrica

multielettrodo e misure di resistività nel terreno; si caratterizza per la massima rapidità operativa grazie

ai due stendimenti in PUR giallo ad alta resistenza dotati di 24 prese ognuno con intervalli di 2 o 3

metri. Il telaio è realizzato interamente in alluminio ed è inserito in una valigia in copolimeri di

polypropylene ad alta resistenza per uso in campagna o in qualsiasi situazione estrema.

L’alimentazione è assicurata da pacchi batteria esterni gestiti a microprocessore in grado di fornire

ampia autonomia di acquisizione. La potenza di 60 Watt del generatore interno può essere

incrementata fino a 600 Watt con l’utilizzo di un generatore esterno opzionale. La registrazione e il

salvataggio dei dati avviene su memoria D.O.M. Disk on Module interno da 2 Gb e su disk on key

USB (2 Gb in dotazione).

www.mae-srl.it

Una estesa rassegna sulle tecnologie è

disponibile sul nostro sito web:

www.geo4all.it/geomedia/geonotes.php

35


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Echoscope II - Real Time 3D Imaging Sonar

L’Echoscope di Coda è l’unico sonar ad immagini 3D in tempo reale

sul mercato. Con un solo ping è in grado di rilevare scene in 3D fino

a 200 metri con angolo di vista di 50°x50°.

Echoscope è in grado di effettuare fino a 20 ping al secondo, il che

lo rende adatto non solo per il rilievo, ma anche per ispezioni,

operazioni di sorveglianza e anti intrusione nei porti e può addirittura

sostituirsi alle videocamere subacquee rendendo possibile la

visualizzazione dell’intera scena in tempo reale in tre dimensioni

anche in assoluta assenza di visibilità.

Nelle operazioni di dragaggio Echoscope permette la visualizzazione

real-time del fondo marino e dello spazio di lavoro. Dal momento

che il punto di vista dell’operatore può essere selezionato via

software, risulta molto semplice l’osservazione tridimensionale della scena ruotando la scena in qualsiasi direzione.

Echoscope utilizza una tecnologia di array di 128x128 trasduttori a misura di fase. Ogni impulso generato dal trasmettitore viene

rilevato dai più di 16000 trasduttori contemporaneamente, definendo un questo modo un’immagine 3D che viene aggiornata fino a

20 volte al secondo. Lo strumento accetta in ingresso sensori di assetto (IMU) per l’eventuale georeferenziazione delle immagini e

la creazione del mosaico.

www.codaoctopus.com

www.codevintec.it

Il controllo ambientale con Tecno Penta

Una parte della sua produzione è impiegata per la misura di parametri

geologici/geotecnici di supporto alla progettazione di opere di protezione

civile.

Questa strumentazione comprende, ad esempio, fessurimetri, estensimetri di

diverse tipologie, tiltmetri per la misura di spostamenti relativi tra aree in

frana o massi rocciosi, assestimetri magnetici, livellometri, profilatori per la

misura di movimenti di assestamento o cedimenti relativi.

Il controllo dell’inclinazione di pareti o di strutture è realizzato con l’impiego

di inclinometri e pendoli differenti per caratteristiche e precisioni.

Geologi professionisti ed imprese possono impiegare il piezocono CPL2IN

ed il piezocono sismico CPL SISMI per le indagini preliminari alle progettazioni nel settore delle costruzioni.

La produzione idrogeologica di Tecno Penta comprende freatimetri, misuratori di interfaccia acqua olio, conduttivimetri e pHmetri

da pozzo, trasduttori di livello immergibili, a ultrasuoni ed a galleggiante, campionatori e pompe per campionamento,

infiltrometri a carico costante e variabile e apparecchiature per prove di pompaggio.

www.tecnopenta.com


Sistemi Enviroscan: il profilo dell’umidità del suolo

La sonda Enviroscan, è oggi il sistema più completo e affidabile per misure

in continuo del contenuto idrico del suolo, l’unico strumento che fornisce il

profilo preciso dell’umidità del suolo ai vari livelli.

Grazie a Enviroscan è possibile ottenere una visione completa e affidabile di

tali fenomeni, della loro portata ed evoluzione. Il sistema è formato da una o

più sonde che sostengono una serie di sensori di umidità posti a varie

profondità che sfruttano la capacitanza elettrica per effettuare le misure. I

sensori sono modulabili, posizionati ad intervalli minimi di 10 cm per

consentire un’analisi dell’area di sviluppo radicale nel suolo. Un

monitoraggio cosi preciso permette all’utente di conoscere a fondo la zona

vadosa e di trovare soluzioni ad hoc. Ecosearch, azienda italiana leader nel

settore di strumenti di monitoraggio ambientale è il distributore unico in

Italia per Enviroscan e i sistemi Sentek.

www.ecosearch.info

Da 1200 a 2000m

senza prisma

Laser per galleria serie FBL91

Il prodotto realizzato e distribuito da Vidalaser,

è disponibili con potenze di 2mW oppure

inferiore a 1mW entrambe con alimentazione

230Vac 50Hz. La versione con potenza inferiore

a 1mW è Certificata EN60825-1 Classe 2.

L ’elettronica è realizzata in modo da sopportare

le oscillazioni di tensione che si possono

verificare in galleria mentre la parte ottica è

protetta da un vetro da 5mm di spessore di facile sostituzione. L’ interno dello strumento è

trattato in modo da evitare la formazione di condensa all’ interno dello stesso. I laser serie

FBL91 utilizzano la base Halley86 ed hanno la stessa quota e centro strumentale dei laser

serie Halley86.

www.vidalaser.com

STANDARD

I software per la progettazione ed il calcolo strutturale di

Omnia IS

Omnia IS sviluppa e distribuisce programmi di calcolo

strutturale e geotecnico, che consentono di affrontare

problematiche specifiche della progettazione; i software sono

facilmente utilizzabili, ma anche molto controllabili nei risultati

per la loro impostazione fortemente scientifica.

I nostri moduli sono: IS ProGeo, compendio di moduli utili per

la progettazione di massima delle strutture a contatto con il

terreno. IS GeoPendii, analisi di stabilità di pendii in terreni

sciolti basato sui metodi all’equilibrio limite. IS GeoStrati,

interpretazione numerica e rappresentazione grafica dei risultati

delle prove S.P.T., D.P. e C.P.T. Consente il calcolo di parametri

geotecnici del terreno utilizzando diverse correlazioni presenti in letteratura. IS

GeoRocce, classificazione di fronti rocciosi secondo le teorie più usate (Bieniawski,

Barton, ecc.) e per la rappresentazione grafica delle discontinuità su stereogramma polare

e test di Markland. IS Paratie, progetto di strutture di contenimento flessibili. IS Pali,

valutazione della portata ammissibile e dei cedimenti di fondazioni su pali scegliendo fra

pali trivellati, pali infissi e micropali. Sono fornite numerose correlazioni con le

caratteristiche meccaniche del terreno o i risultati di prove penetrometriche. IS Plinti,

analisi di fondazioni superficiali, con progetto condotto in termini di plinti su suolo alla

Winkler, isolati o in gruppo, su pali, collegati da travi rettangolari o a T rovescia.

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GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Analisi geostatistica di dati

macrosismici per piani di

Case Studies

emergenza e protezione civile

Il caso del centro storico di Potenza

di Maurizio Lazzari, Maria Danese e Beniamino Murgante

Nel corso degli ultimi anni si è sempre più consolidato il ruolo dei GIS nella pianificazione dell’emergenza, in

concerto con la redazione dei Piani di Protezione Civile. Il Piano di Emergenza è costituito dalle attività

coordinate e dalle procedure atte a fronteggiare un evento calamitoso atteso sul territorio, in modo da

garantire l’effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell’emergenza; esso si

configura come indispensabile supporto operativo al quale il Sindaco si riferisce per gestire l’emergenza col

massimo livello di efficacia.

Il Piano di Protezione Civile rappresenta, pertanto, ai sensi

del decreto Bassanini, un obiettivo strategico di primaria

importanza per le Amministrazioni Locali, ponendosi l’obiettivo

di offrire alla comunità uno strumento di alto profilo per la

salvaguardia, il controllo e l’intervento sul territorio in caso di

emergenza per eventi naturali. Tale finalità è perseguibile

elevando la qualità della risposta preventiva ed ottimizzandone i

tempi d’intervento, attraverso l’incremento dell’efficienza ed

efficacia dell’azione pubblica. Per poter avere un quadro

complessivo ed attendibile relativo all’evento atteso occorre

procedere alla definizione degli scenari di rischio sulla base

della vulnerabilità della porzione di territorio interessata (aree,

popolazione coinvolta, strutture danneggiabili, ecc.).

Particolare attenzione è stata rivolta al rischio sismico,

definito come la probabilità che si verifichi un evento sismico di

una data intensità in un certo intervallo di tempo (pericolosità)

che possa determinare perdite in termini di vite umane, danni

alle strutture, ai beni ed alle attività (vulnerabilità).

Per la definizione degli scenari di rischio sono stati utilizzati i

dati macrosismici storici relativi ad eventi di elevata intensità

sismica registrati nell’area di studio, individuata in

corrispondenza dell’abitato di Potenza e, in particolare, del suo

centro storico, ubicato nella zona assiale della catena

appenninica, caratterizzata da un’elevata pericolosità sismica.

La scelta del territorio comunale di Potenza come area

campione è giustificata dal fatto di essere stata interessata sia in

passato che recentemente da una notevole attività sismica, di cui

si ricordano, tra i terremoti più disastrosi di cui si dispone ampia

documentazione storica (Boschi et al., 1995; Gizzi et al., 2007),

quelli del 1 gennaio 1826 (VIII

grado MCS), del 16 dicembre

1857 (VIII-IX grado MCS), del

23 luglio 1930 (VI-VII grado

MCS) e del 23 novembre 1980

(VII grado MCS). (Figura1)

Per tre di questi eventi sismici

(1826, 1857 e 1930) sono stati

analizzati in ambiente GIS dati

macrosismici inediti (livello di

danno, stato di conservazione

degli edifici, interventi sugli

edifici finalizzati alla

salvaguardia della pubblica

incolumità, dati di carattere

amministrativo), dati geologici

(stratigrafie di pozzo e dati di

rilevamento), geomorfologici,

geotecnici (parametri di

resistenza meccanica da prove di

laboratorio) e geofisici

(downholes e sismica a

rifrazione per la definizione

delle velocità delle Vs 30 ), tutti

georeferenziati ed inseriti in un

geodatabase, applicando un

nuovo strumento di analisi del

dato macrosismico: la

geostatistica.

Figura 1 – Mappa macrosismica del terremoto del 1857, del 1930 e del 1980.

38


GEOmedia

Metodi e risultati dell’analisi geostatistica

Partendo dai dati relativi agli scenari di danno, sono state

applicate tecniche di analisi geostatistica spaziale al fine di

evidenziare non solo la distribuzione statistico-territoriale degli

effetti, ma anche le eventuali correlazioni degli stessi con la

profondità del substrato e le sue caratteristiche geomeccaniche,

oltre che con la conformazione morfologica del sito.

Le tecniche di statistica spaziale sono tecniche che mediante

metodi statistici per interrogare un dato spaziale al fine di

determinarne il comportamento tipico o inaspettato rispetto ad

un modello statistico (Murgante et al., 2007), utilizzando i

concetti chiave di Location, Distance, Direction, Pattern,

Density e Dimension per comprendere quale sia la distribuzione

nello spazio degli oggetti analizzati.

In base a tali concetti ed al “Primo principio della geografia”,

secondo il quale “Nearest things are more related than distant

things” (Tobler, 1970), l’analisi spaziale si configura come la

disciplina che studia la distribuzione dei fenomeni nello spazio,

le forme di aggregazione spaziale e le relazioni che essi

assumono.

A partire da questa legge sono stati sviluppati approcci

differenti, dettati dai contesti e dalle necessità, che possono

essere raggruppati in due grandi famiglie: la prima permette di

mappare i valori assunti da un fenomeno continuo nello spazio

(tecniche di interpolazione); la seconda permette, invece, di

rappresentare le proprietà assunte e gli effetti provocati da un

fenomeno nello spazio (misure di statistica centrografica, le

misure basate sulla distanza, le misure basate sulla densità e gli

indici di autocorrelazione spaziale, globale e locale).

Considerando il caso di studio ed i dati di partenza di tipo

puntuale (danni ai singoli edifici) sono state effettuate analisi

statistiche con misure riferite alla seconda famiglia al fine di

verificare la possibile interazione nello spazio tra gli eventi

considerati (nel caso specifico interazione di possibili crolli di

edifici con gli edifici adiacenti). Nell’ambito di questa famiglia

è stata utilizzata la tecnica di analisi spaziale denominata Point

Pattern Analysis che ha come scopo la comprensione della

distribuzione di dati di tipo puntiforme nello spazio. Questi

possono essere, infatti, disposti con:

distribuzione casuale, in cui la posizione di ciascun punto è

indipendente da quella di ciascun altro punto;

distribuzione regolare, in cui i punti hanno una

distribuzione uniforme nello spazio;

distribuzione raggruppata, in cui i punti sono concentrati

in determinate zone dello spazio, costituendo dei cluster,

che con queste tecniche possono essere localizzati e

caratterizzati.

Lo scopo delle analisi, come già accennato, è quello di

individuare le relazioni che intercorrono tra le diverse variabili,

cioè di individuare l’autocorrelazione spaziale. In particolare, si

parla di: autocorrelazione spaziale positiva o attrazione tra i

punti nel caso in cui si attesta l’eventuale esistenza di cluster

nella regione oggetto di studio; autocorrelazione spaziale

negativa o repulsione, invece, quando si è in presenza di eventi

che, pur essendo vicini nello spazio presentano delle differenze

per quanto riguarda le proprietà che li caratterizzano, per cui

risulta impossibile individuare delle zone omogenee;

autocorrelazione nulla o non correlazione nel caso in cui non

sia rilevabile alcun effetto spaziale, né per quanto attiene la

posizione nello spazio, né per quanto riguarda le proprietà dei

singoli eventi. Per cui l’autocorrelazione nulla può essere

definita come il caso in cui le osservazioni assumono una

distribuzione casuale nello spazio (O’Sullivan e Unwin, 2002).

La variazione di una distribuzione nello spazio può essere

influenzata, inoltre, da due tipologie di effetti: di primo ordine,

quando essa dipende dalle proprietà della regione; di secondo

ordine, quando essa dipende dalle interazioni locali fra eventi.

Le proprietà del primo e del secondo ordine sono state

studiate tramite alcuni dei principali metodi di statistica

spaziale: misure di statistica centrografica, misure di densità ed

indici di autocorrelazione spaziale, globale e locale.

Le misure di statistica centrografica sono delle tecniche che

permettono di indagare sulle proprietà del primo ordine di un

insieme di eventi tenendo conto delle coordinate. Al pari dei

metodi usati nella statistica classica, tramite queste tecniche è

possibile avere:

misure di tendenza centrale: il mean center weighted ci

permette di calcolare il punto rispetto al quale la

distribuzione è centrata (Figura 2), avente coordinate (X;

Y) rispettivamente pari alla media di tutte le coordinate X i

e Y i dell’i-esimo evento e tenendo conto di un eventuale

peso, in questo caso costituito dall’intensità dell’evento.

misure di dispersione: la Standard Deviational Ellipse, ci

permette invece di misurare il grado di dispersione della

distribuzione rispetto ai valori del centro medio

precedentemente definito, calcolato lungo le due direzioni

X e Y.

Speciale

GEOLOGIA

Figura 2 – Rappresentazione dello scenario di danno del terremoto del

1857 ed applicazione dell’analisi statistica centrografica (Mean Center

Weighted e Standard Deviation Ellipse) dalla quale risulta che il livello di

danno è maggiormente concentrato nel settore sudoccidentale del centro

storico di Potenza.

39


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Le misure di densità considerano la concentrazione di un

fenomeno nello spazio e, quindi, il numero di eventi che ricade

all’interno delle differenti celle di una griglia, generando

diverse classi a seconda della quantità. La semplice funzione di

densità prende in esame il numero di eventi per ogni elemento

della griglia regolare che compone la regione di studio R,

mentre la densità di Kernel (Kernel Density Estimation, KDE),

utilizzata in questo lavoro, considera una superficie mobile a tre

dimensioni, che pesa gli eventi a seconda della loro distanza dal

punto dal quale viene stimata l’intensità (Gatrell et al.,1996).

La densità di Kernel è stata usata non solo per confrontare

l’evoluzione del livello di danno in corrispondenza dei tre

terremoti studiati, ma soprattutto per comprendere come

eventualmente il danno provocato dal sisma su un singolo

edificio potesse influire sul danno riscontrato su altri edifici

adiacenti, per esempio ubicati su versanti ed a valle di edifici

crollati parzialmente o totalmente.

I due fattori che influenzano notevolmente i risultati sono le

dimensioni della griglia di riferimento e della larghezza di

banda (Batty et al., 2003). La larghezza di banda consente di

ottenere superfici tridimensionali più o meno corrispondenti al

fenomeno, consentendo di analizzare la sua distribuzione alle

diverse scale ed influenza notevolmente la superficie risultante

di densità stimata. Se la larghezza di banda è elevata, la densità

di Kernel si avvicina notevolmente o coincide con i valori della

densità semplice se invece, è piccola, la superficie risultante

tenderà a catturare singoli eventi, con densità prossime allo zero

per gli elementi della griglia lontani da ogni evento.

Partendo da tali considerazioni metodologiche è stato

associato a ciascun edificio danneggiato un valore di intensità

che tenesse conto delle condizioni sopra descritte:

ai fabbricati presenti nel settore centrale del centro storico

è stata associata una intensità uguale ad 1,

indipendentemente dal livello di danno, poiché in questa

zona le pendenze e i dislivelli sono molto bassi;

ai fabbricati presenti nel settore settentrionale esterno a

ridosso di una scarpata di versante molto ripida è stata

attribuita intensità pari a 1 per D1, D2 e D3, intensità pari a

4 per D4 ed intensità pari a 8 per D5.

Definita l’intensità, si è scelta una giusta larghezza di banda

da inserire nella funzione di Kernel, pari a 12m, mentre la cella

del grid di output ha dimensione pari a 1m.

Degli scenari di danno relativi ai tre terremoti studiati

(Figura 3) solo quello del 1857 ha fornito risultati significativi

ai fini dell’applicazione, sia per il numero di dati trattati, sia per

la loro distribuzione, che nel caso degli eventi sismici del 1826

e del 1930 risultavano scarsi, isolati e spazialmente dispersi.

L’indice di Moran (Moran, 1948) è un indicatore di

autocorrelazione spaziale globale che fornisce una misura del

grado di autocorrelazione della distribuzione dei dati. I valori

che l’indice I può assumere appartengono all’intervallo [-1; +1].

Un valore di I compreso fra -1 e 0 è indice di autocorrelazione

negativa, mentre un valore di I compreso fra 0 e 1 è indice di

autocorrelazione positiva.

L’indice di Moran è una misura statistica di tipo globale che

permette di stabilire se e quali proporzioni il fenomeno risulti

Figura 3 – Confronto tra le Kernel Density Maps ottenute per i

tre terremoti storici del 1826, 1857 e 1930, da cui si evince che

solo per il terremoto del 1857 il numero dei dati raccolti e la

loro distribuzione sono tali da consentirne una lettura

significativa.

spazialmente autocorrelato. Purtroppo questo indice non

fornisce alcuna informazione riguardo alla localizzazione dei

processi di interazione evidenziati dall’analisi.

La funzione di Getis & Ord (1992) nell’eventualità di una

distribuzione clusterizzata, permette di individuare e localizzare

i cluster. In particolare, questo indice misura il numero di eventi

che possiedono caratteristiche omogenee e che ricadono entro

una distanza d prescelta, a partire da ciascun evento della

distribuzione in esame.

I risultati derivanti dalla correlazione tra il modello

geologico-sismico del sottosuolo del centro storico e quelli di

autocorrelazione dei dati di danno (scala EMS98) hanno

permesso di definire le aree più a rischio. In particolare, dal

confronto tra il dato relativo al danno degli edifici, il grado di

clusterizzazione offerta da Getis e Ord ed il DEM del substrato

argilloso è stato possibile valutare le relazioni che intercorrono

tra il livello di danno, la componente geomorfologica e la

componente geologica.

Tale risultato costituisce la base di confronto con il Piano di

Protezione Civile del Comune di Potenza (2006) che, per il

centro storico di Potenza, ha previsto alcune aree di attesa ed

40


GEOmedia

Bibliografia

Batty M., Besussi E., Maat K., Harts J. (2003) -

Representing Multifunctional Cities: Density and

Diversity in Space and Time”. Working Papers.

Boschi E., Ferrari G., Gasperini P., Guidoboni E.,

Smriglio G., Valensise G. (1995) - Catalogo dei

forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1980.

Istituto Nazionale di Geofisica, Roma, pp. 972.

Gatrell A. C., Bailey T. C., Diggle P. J.,

Rowlingson B. S. (1996) - Spatial point pattern

analysis and its application in geographical

epidemiology. Transaction of institute of British

Geographer, NS 21, pp. 256–274, Royal

Geographical Society.

Getis, A. e Ord, J. K., (1992) - The analysis of

spatial association by use of distance statistics.

Geographical Analysis, 24, pp.189-206.

Gizzi F. T., Lazzari M., Masini N., Zotta C.,

(2007) - Geological-geophysical and historicalmacroseismic

data implemented in a

geodatabase: a GIS integrated approach for

seismic microzonation. The case-study of Potenza

urban area (southern Italy). Geophysical

Research Abstracts, Vol. 9.

Moran, P. (1948) - The interpretation of

statistical maps. Journal of the Royal Statistical

Society, n.10

Murgante B., Las Casas G., Danese M., (2007) -

The periurban city: geostatistical methods for its

definition. In: Rumor M., Coors V., Fendel E. M.,

Zlatanova S. (Eds), Urban and Regional Data

Management, Taylor and Francis, London, pp.

473-485.

O’Sullivan, D. e Unwin, D., (2002) - Geographic

Information Analysis, John Wiley & Sons.

Tobler, W. R., (1970) - A Computer Model

Simulating Urban Growth in the Detroit Region.

Economic Geography, 46, pp. 234-240.

Speciale

GEOLOGIA

Figura 4 – Confronto tra la carta di viabilità a rischio del centro

storico di Potenza in caso di sisma, prevista nel Piano di

Protezione Civile del 1999 (a) ed i risultati scaturiti

dall’applicazione della Kernel Density (b). In particolare, in b) si

evidenzia come alcune aree di affollamento e di attesa così

come alcuni settori d’ingresso per prestare soccorso ricadano

in corrispondenza delle aree più danneggiate e più vulnerabili

del centro storico.

ingressi per prestare soccorso e/o evacuare gli abitanti in

corrispondenza delle aree a più alto rischio, dove si rileva una

maggiore densità del danno sismico storico ed una maggiore

concentrazione della viabilità a rischio (Figura 4).

Conclusioni

In conclusione, l’utilizzo inedito della geostatistica per

l’elaborazione dei dati macrosismici storici costituisce un nuovo

strumento di analisi territoriale che, nel caso specifico, ha

permesso di definire le aree urbane storicamente più esposte al

rischio sismico e, quindi, di porre delle utili basi conoscitive

alla pianificazione dell’emergenza in caso di sisma.

La ricerca, potrebbe costituire, inoltre, una valida base di

rivisitazione del Piano di Protezione Civile relativamente alla

definizione delle aree di attesa e ricovero e nei punti strategici

di ingresso al centro storico.

Autori

MAURIZIO LAZZARI

CNR-IBAM (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali),

C/da S. Loia Zona industriale Tito Scalo (PZ), tel.

0971/427326 fax 0971/427323

m.lazzari@ibam.cnr.it

MARIA DANESE

CNR-IBAM (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali)

C/da S. Loia Zona industriale Tito Scalo (PZ),

L.I.S.U.T. - D.A.P.I.T. - Facoltà di Ingegneria, Università

degli Studi della Basilicata.

m.danese@ibam.cnr.it

BENIAMINO MURGANTE

L.I.S.U.T. - D.A.P.I.T. - Facoltà di Ingegneria, Università

degli Studi della Basilicata, Viale dell’Ateneo Lucano

Potenza murgante@unibas.it

41


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Immagine Cortesia di morguefile.com

Case Studies

GIS ed esplorazione

petrolifera:

l’efficienza della

condivisione

di Enrico Pozza

a generazione, l’accumulo, il ritrovamento e lo sfruttamento degli idrocarburi si possono considerare eventi

piuttosto rari nel complesso sistema geologico mondiale e presentano diverse e peculiari difficoltà operative.

L’industria di esplorazione petrolifera, per la sua ricerca ha da anni messo a punto teorie, metodologie e tecniche

che hanno permesso di trovare sempre nuovi giacimenti anche in aree impensabili.

Negli ultimi tempi grazie alla maggiore richiesta di queste

fonti energetiche il limite della ricerca si è spostato via via

verso aree difficili e complicate con un consistente aumento di

investimenti e di tecnologia di supporto.

La ricerca petrolifera è indubbiamente un rischio ad alto

investimento che ha indotto da sempre le aziende a utilizzare

costose tecnologie all’avanguardia in tutti i settori della filiera,

non ultimo quello dell’Information Technology per consentire

analisi di dati sempre più sofisticate e accurate atte a ridurre per

quanto possibile l’insuccesso esplorativo.

Il normale processo di ricerca petrolifera si sviluppa secondo

passi precisi che vedono iniziali indagini in ambito regionale

dalle quali nasce l’identificazione di un modello geologico,

quindi un’interpretazione di dettaglio mediante lo studio di dati

geologici, sismici, pozzi, geologia di superficie e altri dati

geofisici (ad esempio gravimetrici e magnetometrici).

L’analisi di tutti questi dati avviene attraverso una gestione

integrata che permette una sintesi dell’individuazione di un

prospect petrolifero.

È normalmente riconosciuto che oltre l’80% dei dati relativi

all’industria petrolifera di esplorazione è gestito attraverso

componenti spaziali come mappe tematiche, campagne

sismiche, interpretazione di leads, ecc. L’utilizzo di dati spaziali

si esplica per tutto il processo, dalla fase di analisi

all’auspicata eventuale fase produttiva, ed è per questo che la

tecnologia GIS è oggi considerata un irrinunciabile elemento di

facilitazione per il mondo dell’esplorazione dal momento che,

attraverso l’applicazione di architetture e sistemi integrati,

supporta iniziative per l’analisi, la gestione ed il controllo dei

dati acquisiti, fungendo da punto di raccolta di tutte le

informazioni disponibili in azienda, sia sui processi tecnici che

su quelli gestionali.

Oggi le moderne organizzazioni, tantopiù l’industria

petrolifera, affrontano la sfida del mercato cercando di ottenere

il massimo risultato dall’ottimizzazione delle risorse a

disposizione.

Questo significa saper utilizzare come valore aggiunto per

l’analisi delle problematiche e per la definizione dei piani tutti, i

dati e le informazioni a disposizione, sia quelli storici che quelli

attuali.

I dati geofisici, geologici, di produzione e di sviluppo, oltre ai

progetti economici, costituiscono per ogni compagnia

petrolifera una base di informazioni fondamentale e di enorme

valore, tanto da spingere a grossi investimenti per aumentarne

l’efficacia.

Identificare, catalogare e rendere disponibili questi dati e

informazioni è il primo passo che ci si trova ad affrontare; e la

maggiore difficoltà consiste nell’integrazione di dati di diverse

provenienze, per arrivare a una visualizzazione

onnicomprensiva. Tutto questo richiede una buona gestione

degli strumenti e delle capacità tecniche finalizzata a creare un

asset basato su informazioni, dati e software.

A tal proposito bisogna dire che molto è stato fatto da parte

dei produttori di software e molto altro si sta facendo perché i

sistemi di Information Management e GIS applicati

all’esplorazione petrolifera permettano una gestione integrata

razionale e precisa di tutti i dati a disposizione.

Infatti, i dati elaborativi di partenza utilizzati dall’industria

petrolifera di esplorazione provengono da campagne di

rilevamento effettuate sul terreno da parte di ditte specializzate

42


GEOmedia

Un GIS per la gestione delle informazioni nel campo petrolifero

(www.esri.com)

e convogliati in librerie digitali, rese disponibili alle varie

società, per cominciare il lavoro di analisi.

I sistemi GIS facilitano il lavoro permettendo la

visualizzazione della campagna con sistemi georeferenziabili e

attraverso l’utilizzazione di metodi di catalogazione e di

management dei dati.

Mediante tools si facilita il caricamento dei dati in un sistema

basato su tecnologie web e si possono creare mappe base delle

campagne sismiche, quindi si può procedere ad un ordinamento

delle stesse e si producono sistemi georeferenziati della

massima utilità.

I sistemi GIS sono ormai la chiave di volta di un framework

virtuale basato su database che permette di diffondere

informazioni sia operative che gestionali a tutta l’azienda in

modo semplice ed efficace.

Consentono per esempio di visualizzare i dati di produzione

di campi petroliferi esistenti sia in 2D che in 3D.

La tecnologia GIS facilita inoltre l’utilizzo e l’ottimizzazione

di dati di campagne sismiche precedenti e li rende disponibili su

un sistema cartografico per incamerare ogni notizia utile

collegata.

Tutte le informazioni inerenti la ricerca contenute nei sistemi

GIS possono essere gestite dai tecnici attraverso filtri e chiavi

indice che permettono la selezione da parte dell’utente di mappe

costruite e visualizzate ad hoc.

E’ anche possibile creare Bullettin Board con dati di tipo

spaziale per una migliore comprensione delle aree di ricerca e

delle notizie a disposizione del management aziendale.

L’utilizzo di sistemi GIS nel campo dell’esplorazione

petrolifera, quindi, porta valore aggiunto al sistema produttivo

in quanto permette di minimizzare le duplicazioni, di

organizzare le risorse tecniche, di facilitare la collaborazione

interaziendale, e tutto questo avviene attraverso l’applicazione

di una infrastruttura di dati spaziali, la gestione

dell’integrazione di applicazioni diverse, il coordinamento e la

garanzia dell’integrità dei dati a disposizione e non ultimo di

creare una standardizzazione dei sistemi.

Speciale

GEOLOGIA

Benefici dei sistemi GIS nell’ambito petrolifero:

✓ Miglioramento dell’integrazione delle attività di ricerca

✓ Maggior supporto per l’analisi e la valutazione dei dati

✓ Efficienza operativa per i team di lavoro

✓ Risparmi di tempo

✓ Risparmi economici

✓ Rapido trasferimento della conoscenza

Autore

ENRICO POZZA

La gestione della produttività di una piattaforma petrolifera non

può prescindere dall’utilizzo di un GIS

(immagine cortesia di Woodside oil&gas company)

enrico.pozza@gmail.com

43


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

L’evoluzione delle

tecnologie nel rilievo

idrografico:

la produzione dell’IIM

Case Studies

di Roberto Cervino

Istituto Idrografico della Marina (IIM), organo cartografico dello Stato, è l’ente responsabile della creazione,

stampa, distribuzione e aggiornamento della cartografia nautica ufficiale e di tutte quelle pubblicazioni

necessarie al navigante per poter solcare i mari italiani in sicurezza. La fascia di competenza parte dalla linea

di costa fino al limite delle acque territoriali. Per tale motivo si hanno vari tipi di carte nautiche (piani portuali,

carte costiere, carte generali). L’articolo presenta una panoramica sulla storia, la preparazione tecnica e

l’evoluzione delle tecnologie che nascono all’interno dell’IIM.

Alla fine degli anni ‘80, gli Ufficiali Idrografi conseguivano il

certificato classe A FIG – IHO con un corso biennale

(oggigiorno sostituito dal Master di II livello in Geomatica

Marina), e imbarcando su navi idrografiche applicavano sul

campo le teorie apprese durante il corso svolto presso la sede

dell’Istituto Idrografico a

Genova.

La pianificazione del rilievo 1

veniva effettuata senza l’ausilio

di computer o software dedicati,

ma si disegnavano a mano le

linee di scandagliamento

parallele tra loro e con

andamento perpendicolare al

presunto andamento delle

batimetriche (Figura 1). Le

linee erano distanti 1 centimetro

grafico (quindi alla scala

1:25000 le linee erano distanti tra

loro 250 metri). Oltre alle linee andavano pianificate le

trasversali di controllo, perpendicolari alle linee, e posizionate a

circa 7-8 centimetri grafici una dall’altra. Le trasversali erano le

prima ad essere effettuate per avere un’idea dell’andamento del

fondale e quindi si procedeva a percorrere le linee. Se in sede di

esecuzione del rilievo, si vedeva che tra una linea e la

successiva esisteva una distanza superiore al centimetro grafico,

si procedeva ad effettuare una linea intermedia che riempisse

tale vuoto (il cosiddetto rinfittimento).

Figura 1 - Grafico delle linee batimetriche di rilievo

In porto, vicino al luogo di ormeggio della nave, si

provvedeva a posizionare un’asta mareometrica per misurare

l’escursione di marea e confrontarla con quella fornita dalle

tavole di marea o, se disponibile, un mareometro digitale.

Si impostava una velocità della nave/imbarcazione non

superiore a 10-12 nodi e di

conseguenza veniva definito

l’intervallo di tempo tra due

stop successivi. Si procedeva

quindi allo scandagliamento

sistematico. Una volta ultimato

lo scandagliamento, iniziava il

lavoro di valorizzazione

condotto da personale diverso,

se possibile, da quello che

aveva condotto il rilievo.

In sede di restituzione del

rilievo, si disegnava su un

nuovo foglio di carta telata

tutto il grafico effettuato. Si posizionavano le stazioni a terra del

sistema di radioposizionamento e si iniziavano a disegnare,

punto dopo punto, tutte le linee e le trasversali effettuate

riportando, ogni 0,7 centimetri grafici, un valore di fondale letto

dalla striscia di registrazione dello scandaglio ultrasonoro.

La strumentazione idrografica per l’effettuazione di un rilievo

era costituita da uno scandaglio ultrasonoro a due frequenze,

Deso 10 (successivamente 20 e 25) e da un sistema di

radioposizionamento di precisione, il Motorola Mini Ranger III.

44


GEOmedia

Figura 2 - Lo scandaglio DESO 10

Lo scandaglio, il DESO 10 (Figura 2), era costituito da una

unità di registrazione dove si aveva un rotolo di carta

elettrosensibile sopra la quale scorreva un pennino che tracciava

sulla carta l’impulso iniziale e il limite del fondale ed una unità

di controllo. Sullo strumento si impostava il valore in metri pari

all’immersione del trasduttore come pure la velocità del suono

(1500 m/s). Eventuali correzioni si apportavano

in sede di valorizzazione.

Il Deso 10 era dotato di 2 frequenze di

trasmissione/ricezione (30 e 210 Khz) necessarie

per le medie basse profondità, da scegliere in

base al presunto fondale da esplorare.

Per il controllo della posizione in mare si

impiegava il Motorola Mini Ranger III, sistema

di radioposizionamento circolare costituto da 2

stazioni a terra, poste su punti trigonometrici

noti, alimentate da batterie e da una stazione

ricevente a bordo. Sullo strumento di bordo, si

avevano due display che fornivano la distanza in

metri dalle 2 stazioni a terra. L’intersezione delle

due circonferenze forniva la posizione della nave

con una precisione di circa 3 metri sulla singola

distanza. Naturalmente era molto importante

l’angolo formato dalla posizione della nave e le

due stazioni: non ci si doveva mai trovare sulla

linea congiungente le due stazioni (base) ed era

importante la calibrazione iniziale: si

posizionavano le antenne di terra su posizioni

note così come l’antenna ricevente di bordo e si

agiva su un potenziometro finchè la distanza

indicata non corrispondeva con quella calcolata

geometricamente.

In quei tempi, in una centrale operativa di una nave

idrografica si alternavano giorno e notte mediamente 3-4

persone: il Capo Centrale, un Ufficiale specializzato idrografo,

responsabile delle attività idrografiche di acquisizione, un

disegnatore che riportava su un foglio di carta l’effettivo

percorso fatto dalla nave, un operatore allo scandaglio e un

operatore allo strumento di radioposizionamento/brogliaccista.

Naturalmente, se sull’area da rilevare esistevano anche opere

portuali si doveva effettuare la topografia del porto. Si usava un

teodolite montato su treppiedi, posizionato in corrispondenza di

un punto trigonometrico noto o determinato per l’occasione, e

mentre un operatore leggeva sul teodolite e sul distanziometro i

valori angolari e di distanza, l’Ufficiale Idrografo munito della

palina con prismi riflettori, camminava lungo le banchine del

porto e si fermava ad ogni centimetro grafico (generalmente un

porto veniva topografato a scala 1:2500, per cui 1 centimetro

grafico è uguale a 25 metri) per farsi battere dal teodolite.

L’Ufficiale riportava sul proprio brogliaccio di topografia una

bozza del porto, con le singole battute, mentre l’operatore al

teodolite riportava angoli e distanze su un apposito brogliaccio

(figura 3).

Nei primi anni ‘90 il Deso 10 fu soppiantato dai più moderni

Deso 20 e dal Deso 25, dotati di funzioni più moderne (display

digitale per la lettura del fondale, per l’inserimento

dell’immersione del trasduttore e l’inserimento della velocità

del suono, maggior numero di scale di funzionamento,

ampiezza del lobo del trasduttore).

Il sistema di radioposizionamento è rimasto sempre il

Motorola Mini Ranger III fino al 1997, anno in cui si iniziò ad

utilizzare il sistema satellitare GPS e successivamente il GPS

differenziale che consentiva precisioni nell’ordine del metro se

dotati del codice di precisione P.

Figura 3 - Esempio di grafico di scandagliamento

Speciale

GEOLOGIA

45


GEOmedia

Speciale

GEOLOGIA

Anche per quanto riguarda la preparazione del rilievo si passò

all’uso di software che pianificavano automaticamente le linee

di scandagliamento, indicavano immediatamente se la linea

veniva seguita integralmente o se era necessario fare un

infittimento.

Giorni nostri

Gli anni ’90 sanciscono anche il definitivo incontro

dell’elettronica col mare. In pochi anni compaiono nuovi

strumenti:

il Multibeam: senza abbandonare il classico scandaglio single

beam si passa allo scandaglio multibeam dotato di un fascio di

circa 60° che consente di esplorare una fascia molto più ampia

che in precedenza. Viene completamente modificato il metodo di

scandagliamento: le linee di scandagliamento, con questo nuovo

strumento, vengono percorse parallelamente al presunto

andamento delle batimetriche consentendo, su fondali medio alti,

di velocizzare notevolmente il tempo di scandagliamento,

ottenendo una conoscenza del fondale anche del 200% (Figura 4).

Il side scan sonar (SSS) è sostanzialmente uno scandaglio

rimorchiato su cui sono montati due trasduttori che emettono

dai due lati fasci obliqui. Il sistema si compone di un

registratore, di un cavo di collegamento e rimorchio e di una

struttura idrodinamica definita pesce. Potendo essere trainato a

distanza ravvicinata rispetto al fondo ed agli eventuali oggetti,

congiuntamente all’impiego di frequenze elevate, consente di

avere un ottimo potere discriminante. Sfruttando l’illuminazione

laterale e la diversa capacità di risposta dei diversi materiali su

cui incide il raggio acustico è in grado di fornire un affinato

dettaglio (quasi fotografico) del fondo marino (Figure 6 e 7).

L’impiego del SSS è raccomandato per l’esplorazione di

canali di accesso ai porti, di zone focali di traffico che

presentano fondali bassi ed accidentati e per la ricerca di relitti.

Naturalmente per poter sfruttare al massimo un SSS è

indispensabile avere un’ottima conoscenza dell’andamento

batimetrico.

Gli strumenti citati sono oggi i più impiegati dagli Istituti

Idrografici. Ad essi si affiancano anche altri strumenti di

indagine per la stratigrafia del fondo (Sub bottom profiler) o per

Figura 4 - Esplorazione al multibeam ed immagine di un relitto

il Side scan sonar (Figura 5): in cui la sorgente degli impulsi

acustici ed i sensori vengono trainati da una nave ed il suono si

diffonde a ventaglio ai due lati del trasmettitore sino a distanze

di parecchie centinaia di metri, dando origine, ad ogni ricezione,

ad una striscia di immagine.

Figura 5 - Side scan sonar Klein 3000

l’analisi dei parametri chimico fisici, batisonde, CTD,

profilatori acustici, magnetometri, veicoli subacquei filoguidati,

strumenti laser, per citarne solo alcuni.

L’elevata mole di dati che oggi è possibile raccogliere, ha

richiesto strumenti di elaborazione sempre più sofisticati, sia per

l’analisi del singolo dato che, e soprattutto, per l’analisi

integrata; anche qui la tecnologia

ha supportato le esigenze ed i

software oggi sono in grado di

gestire enormi banche dati

rendendo i dati facilmente fruibili

in GIS operativi che soddisfano al

meglio le esigenze moderne di

gestione della risorsa mare, sia in

termini di sfruttamento delle

risorse che di pianificazione e

protezione dello stesso e della vita

umana in mare. Anche sotto

quest’ultimo aspetto, che

fortemente si connette alla

navigazione, l’Istituto Idrografico della Marina ha seguito

l’evolversi della tecnologia realizzando le carte elettroniche

46


GEOmedia

Futuro

Ancora oggi esistono larghi tratti di

mare che aspettano di essere esplorati

con tecnologie moderne. Le nuove

frontiere per la raccolta dei dati sono

legate all’impiego di strumenti di

ricerca imbarcati non più su navi, ma

su aerei e/o satelliti. La tecnologia

LIDAR, però, non è ancora riuscita a

superare totalmente la complessità del

mare e della propagazione delle

diverse forme di energia (luminosa,

acustica, magnetica); attualmente,

infatti, questa tecnica ha alcuni limiti:

la massima profondità definibile è di

circa 70 metri e la corretta risposta dal

fondo è fortemente dipendente dalla

torbidità dell’acqua e dallo stato del

mare (le onde forniscono valori errati).

Le rappresentazioni dei dati stanno

invece raggiungendo standard

elevatissimi in cui la possibilità di

correlare e sovrapporre informazioni

con velocità crescenti consente di

conoscere sempre più intimamente

l’ambiente marino ed i suoi fenomeni.

I metodi tradizionali restano quindi

sempre in auge e con essi purtroppo la

tradizionale lentezza di acquisizione

del dato legata all’avanzamento del

mezzo navale ed alla mutevolezza

d’umore della distesa blu.

Speciale

GEOLOGIA

Figure 6 e 7 Utilizzo del side scan sonar ed esempi di immagini

Note

1 Si trascura in questo articolo la

descrizione dell’attività preparatoria di uno

scandagliamento sistematico: campagna

geodetica svolta l’anno precedente, la

ricognizione preventiva, la topografia di

dettaglio della zona interessata. N.d.A

ENC (Electronic Nautical Chart - di cui ha contribuito a

definire anche gli standard) alla base degli ECDIS (Electronic

Display Information System), sistemi in grado di fornire ai

mezzi navali tutte le informazioni essenziali per una

navigazione sicura. Queste carte oltre al semplice dato

batimetrico, forniscono sul video tutte quelle informazioni che

prima potevano essere desunte consultando pubblicazioni quali

il Portolano e l’Elenco Fari e Fanali.

Anche il mercato del diporto con le sue esigenze particolari ha

trovato posto nella produzione dell’IIM e, se da un lato ha

contribuito a realizzare una legge ad hoc per la cartografia

elettronica intessendo anche accordi commerciali per rendere

fruibili su tali unità le informazioni su base elettronica,

dall’altro ha realizzato una cartografia tradizionale

espressamente studiata per tale utenza sia in termini

dimensionali che di resistenza del supporto cartaceo.

Autore

ROBERTO CERVINO

Capitano di Fregata

Capo Reparto Rilievi e Produzione

Istituto Idrografico della Marina – Genova

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Speciale

GEOLOGIA

Il SIT del Servizio Geologico

d’Italia implementa i contenuti

La banca dati dei sondaggi

Case Studies

profondi per la ricerca di idrocarburi

di Marco Pantaloni e Renato Ventura

l Servizio Geologico d’Italia - Dipartimento Difesa del Suolo, ha raccolto l’archivio storico dei pozzi per ricerca

petrolifera perforati in Italia. Tale possibilità ci è stata consentita grazie alla cortese collaborazione dell’Ufficio

Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e la Geotermia (UNMIG) della Direzione Generale dell’Energia e delle

Risorse Minerarie (DGERM) del Ministero dello Sviluppo Economico.

Nell’archivio sono contenuti tutti i dati dell’attività di esplorazione e produzione degli idrocarburi in Italia depositati

presso l’UNMIG dal 1957 a oggi, e che per legge possono essere resi pubblici dopo un anno dalla cessazione del

titolo minerario della società che li ha realizzati.

Come noto, in Italia le risorse minerarie appartengono al

patrimonio indisponibile dello Stato. Non procedendo

direttamente al loro sfruttamento, il Ministero per lo Sviluppo

Economico assegna questo compito in concessione ad operatori

privati, dopo averne verificato la capacità tecnico-economiche e

mantenendo una vigilanza sullo svolgimento delle attività,

vigilanza finalizzata ai controlli sulla sicurezza dei lavoratori e

dei terzi ed a garantire le norme di polizia mineraria, ossia il

buon governo dei giacimenti. Ulteriori controlli vengono

effettuati circa il puntuale rispetto della normativa che disciplina

l’intero settore relativo alla prospezione, ricerca e coltivazione

degli idrocarburi liquidi e gassosi nella terraferma e nelle aree

marine ricadenti sotto la giurisdizione nazionale (il cosiddetto

upstream degli idrocarburi).

L’UNMIG venne istituito nel 1957 presso la Direzione generale

miniere del Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato

(la stessa Direzione Generale alla quale apparteneva anche il

Servizio Geologico d’Italia) con la stessa legge che disciplinò le

attività upstream in terraferma in Italia, quattro anni dopo la

legge istitutiva dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) e della

sua zona di esclusiva in Valle Padana.

A seguito delle prime, incoraggianti scoperte effettuate

dall’AGIP nella zona di Cortemaggiore, che facevano supporre

la presenza di interessanti prospettive geo-giacimentologiche

nacque l’esigenza di introdurre una specifica normativa per gli

idrocarburi, in analogia a quanto già esistente nei paesi

anglosassoni.

Figura 1 – Ubicazione

dei sondaggi per la

ricerca di idrocarburi

realizzati in Italia dal

1957 ad oggi.

48


GEOmedia

Venne quindi creato un Ufficio per la gestione amministrativa

ed il controllo del settore delle attività dell’upstream degli

idrocarburi, utilizzando i ruoli tecnici del Corpo delle miniere,

esistente sin dal 1860 per lo svolgimento dei compiti di polizia

delle miniere e delle cave.

Dopo numerose modifiche normative, l’UNMIG continua

tuttora a svolgere il suo compito, consistente fondamentalmente

nell’applicazione delle normative e nella gestione delle

procedure amministrative che disciplinano il conferimento dei

titoli minerari e le conseguenti attività di ricercae coltivazione,

nell’approvazione dei programmi e delle operazioni e

nell’effettuazione dei necessari controlli sugli stessi, sia per le

attività di terraferma che per quelle marine.

Relativamente ai sondaggi per la ricerca di idrocarburi, l’elenco

pozzi fornito dall’UNMIG (aggiornato a novembre 2006)

riporta la presenza di 6888 sondaggi (figura 1), dei quali circa

1400 non più soggetti a segreto industriale.

Il materiale raccolto ed elaborato dal Servizio Geologico

d’Italia consiste quindi di log compositi di 1394 sondaggi

(figura 2) per i quali sono scaduti i termini di riservatezza e, di

conseguenza, resi accessibili al pubblico. Il materiale è stato

reso disponibile in formato raster (JPG, TIF, BMP, PDF, ecc.).

Per quanto riguarda l’esplorazione condotta per la ricerca di

energia geotermica l’elenco pozzi riporta la presenza di 949

sondaggi (aggiornamento ottobre 2005), ma di questi nessuno è

stato reso disponibile.

L’analisi statistica dei sondaggi per idrocarburi disponibili

mostra i seguenti risultati:

Figura 2 – Ubicazione dei

sondaggi per la ricerca di

idrocarburi per i quali sono

scaduti i termini di

riservatezza ed archiviati

nel sistema informativo

del Servizio Geologico

d’Italia.

Profondità compresa fra 0 1000 metri 177

Profondità compresa fra 1000 2000 metri 507

Profondità compresa fra 2000 3000 metri 377

Profondità compresa fra 3000 4000 metri 213

Profondità compresa fra 4000 5000 metri 65

Profondità compresa fra 5000 6000 metri 41

Profondità compresa fra 6000 7000 metri 9

Profondità superiore a 7000 m 5

totale 1394

I profili di pozzo contengono, nell’intestazione, le seguenti

informazioni: nome del pozzo e del permesso di concessione,

titolare della concessione e esecutore del sondaggio; ubicazione

con coordinate geografiche e su stralcio della tavoletta IGMI;

data e autori della compilazione della stratigrafia, oltre ad una

sua eventuale revisione successiva; tipo di impianto di

perforazione, periodo di esecuzione del sondaggio, profondità

massima raggiunta, esito del pozzo; quota tavola rotary, quota

piano campagna, quota prima flangia.

Nella stratigrafia del sondaggio (figura 3) possono essere

contenuti i seguenti elementi:

eventuale recupero dei cuttings di perforazione;

età della successione attraversata;

nome della formazione;

profondità in metri;

colonna litologica con descrizione;

inclinazione azimuth (raramente presente);

potenziale spontaneo (in mV);

eventuali mineralizzazioni;

resistività (Ohm m 2 /m);

sonic log (usec/ft);

recupero di carote;

ambiente deposizionale;

strutture e tipi di porosità;

zone (biostratigrafiche);

presenza di gas totale (%);

prove eseguite;

tubazioni;

data di avanzamento.

Numero pozzi

Speciale

GEOLOGIA

L’attività svolta dal Servizio Geologico è consistita nel

raccogliere e riordinare tale materiale, realizzare un database

riassuntivo che riportasse le principali informazioni contenute

nella intestazione descrittiva di ciascun master log ed effettuare

i collegamenti tra questo database ed i rispettivi file raster.

Un ulteriore fase di lavoro è stata la trasformazione del sistema

di coordinate con il quale sono stati ubicati i sondaggi (in

coordinate geografiche riferite al meridiano di Roma - Monte

Mario) con quello di riferimento del sistema informativo del

Servizio Geologico (UTM – ED50).

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Figura 3 – Stralcio della

stratigrafia di un

sondaggio per la ricerca

di idrocarburi: il pozzo

Guendalina 001, realizzato

dall’ENI – AGIP nel Mar

Adriatico nel 1998.

In seguito tutti i file raster sono stati convertiti in formato JPG

e, laddove necessario, rielaborati per migliorarne la leggibilità.

Così come già sperimentato per le altre basi di dati del Servizio,

è stata realizzata un’interfaccia di consultazione via WEB dei

dati e dei log dei sondaggi, costruita utilizzando il sistema ARC

IMS della ESRI. Tale sistema permette, oltre che consultare i

dati di sondaggio, anche di sovrapporli alle altre banche dati del

Dipartimento, quali quelle relative al progetto di cartografia

geologica nazionale (CARG), all’inventario dei fenomeni

franosi (IFFI), alla banca dati geofisica, ecc.

La consultazione delle stratigrafie dei sondaggi profondi è, al

momento, consultabile solo in intranet, in attesa di sviluppare

anche un sistema che permetta l’accesso dall’esterno (internet).

L’acquisizione delle stratigrafie dei sondaggi profondi e la

realizzazione della relativa banca dati rappresenta un momento

importante per il Servizio Geologico d’Italia; queste

informazioni sono infatti le più significative relativamente alla

conoscenza del sottosuolo del territorio italiano e permettono,

insieme ad altri tipi di indagini geologiche indirette (linee

sismiche, misure gravimetriche, ecc.) la ricostruzione dettagliata

delle strutture geologiche profonde e la loro interazione con le

strutture geologiche di superficie e con la sismicità. Proprio

grazie a questi sondaggi è stato possibile ricostruire, ad

esempio, la geometria dei corpi argillosi dell’avanfossa

appenninica, sede di importanti serbatoi petroliferi, così come la

presenza di importanti strutture tettoniche profonde che,

associate all’analisi degli ipocentri dei terremoti, hanno

contribuito alla conoscenza della dinamica crostale ed hanno

quindi offerto informazioni significative per l’analisi del rischio

sismico del territorio nazionale.

L’analisi delle informazioni derivanti da queste stratigrafie potrà

essere utile, in un futuro prossimo, per identificare la possibilità

di confinamento della CO 2 in formazioni geologiche profonde.

Un ulteriore privilegio è offerto dall’aver avviato una preziosa

collaborazione con l’UNMIG del Ministero dello Sviluppo

Economico.

http://serviziogeologico.apat.it\Portal

(accesso ai dati geografici del Servizio Geologico d’Italia)

http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Servizi_per_l'Ambiente/Carte_geologiche/

(consultazione della cartografia geologica – alle scale 1:100.000 e 1:50.000 – edita o

in corso di realizzazione)

Autori

MARCO PANTALONI & RENATO VENTURA

marco.pantaloni@apat.it; renato.ventura@apat.it

Servizio Geologico d’Italia

Dipartimento Difesa del Suolo - APAT

Via Curtatone, 3 - 00185 Roma

e-mail: marco.pantaloni@apat.it



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