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Geomedia_4_2006

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✔ Aggiornamento

cartografico speditivo

✔ Immagini satellitari e

informazioni a corredo

✔ Un report dal SAIE 2006

✔ Il laboratorio GIS

dell’Università Roma Tre

✔ SHARAD apre le ali



FOCUS

6

Aggiornamento cartografico speditivo: un problema di cultura o di mancanza

di strumenti? A CURA DELLA REDAZIONE

Direttore

RENZO CARLUCCI

direttore@rivistageomedia.it

Comitato editoriale

FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,

LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,

MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,

LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO

Direttore Responsabile

DOMENICO SANTARSIERO

sandom@geo4all.it

Hanno collaborato a questo numero:

MARCO ACERBO

ANTONELLA ACCIARINO

FABRIZIO BERNARDINI

FULVIO BERNARDINI

VALENTINA BINI

ALESSANDRO CECILI

PAOLA CIACCIA

VALERIO FRANCHINA

ISABEL GRAMESÒN

DANIELE MAGRÌ

UGO MORENZETTI

ANTONIO NOVELLA

IGNAZIO PATTI

GIUSEPPE PERNICE

DOMENICO SANTARSIERO

LAURA SEBASTIANELLI

Redazione, Marketing e Distribuzione

Geo4All c/o Albatros

Via Pavia, 38

00161 Roma

Tel. 06.44341322

Fax 06.49382321

E-mail: pubblicita@geo4all.it

Amministrazione

A&C2000 s.r.l.

Via Edoardo d’Onofrio, 212

00155 Roma

Web: www.geo4all.it

E-mail: info@geo4all.it

Progetto grafico e impaginazione

DANIELE CARLUCCI

Condizioni di abbonamento

La quota annuale di abbonamento alla rivista per il 2006

è di € 45,00.

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell'abbonamento

è di € 9,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato

è di € 12,00 . I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.

L’abbonamento decorre dal 1° gennaio per n° 5 fascioli con

diritto di ricevimento dei fascicoli arretrati ed avrà validità per

il solo anno di sottoscrizione. L’editore comunque, al fine di

garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita

revoca, da comunicarsi in forma scritta entro

il trimestre seguente alla scadenza dell’abbonamento, si

riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.

La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in

regola con i pagamenti. Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli

della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a

nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere

richiesti dall'abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione

del numero successivo.

Editore

Domenico Santarsiero

10 I ricevitori, chiave del sistema Galileo - L’orbita di GIOVE-A è stata verificata con successo

- I GIS a sostegno della lotta all’evasione fiscale - Annunciato il brand

Magellan Professional - Bentley nominato secondo fornitore mondiale di soluzioni

GIS/Geospatial da Daratech - La Conferenza Tematica di AM/FM 2006 - Le vette

scintillanti si trasformano in spot

14

16

18

21

26

30

32

36

MERCATO

REPORTS

Immagini satellitari e informazioni a corredo DI DANIELE MAGRÌ

Metodi di validazione di DEM matriciali DI V. FRANCHINA ED A. NOVELLA

IUGI 2006 DI FULVIO BERNARDINI

Il progetto di Catasto Strade della Provincia di Vercelli

DI M. ACERBO ED U. MORENZETTI

Mogeifaco: un GIS esperto per la gestione integrata della fascia costiera

DI G.PERNICE ED I. PATTI

SAIE 2006 A CURA DELLA REDAZIONE

Il laboratorio GIS dell’Università degli Studi Roma Tre DI ALESSANDRO CECILI

AZIENDE E PRODOTTI

Sokkia introduce SRX, la nuova stazione totale robotizzata - Geocollector: un mobile

GIS con GPS per un’acquisizione dei dati di precisione - Autodesk annuncia l’estensione

di Civil 3D 2007 per Google Earth - Parte il rilievo della Grande Muraglia Cinese -

Il servizio VRS Now di Trimble lanciato in Germania

TERRA E SPAZIO

40 Le ali di SHARAD DI FABRIZIO BERNARDINI

RUBRICHE

4 EDITORIALE

44 RECENSIONE

45 AGENDA

39 INDICE DEGLI INSERZIONISTI

Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003

del 14.05.03 (già iscritto al Tribunale di Rimini N° 18/97

del 31.10.97)

ISSN 1386-2502

Stampa

Albatros soc. coop. r. l.

Via Pavia, 38 00161 Roma

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto

di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e

con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,

ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,

senza il consenso scritto dell’editore.

Contafili, bussola e mappa: gli strumenti di sempre che continuano

ad essere usati da geografi, cartografi, topografi . Non possono

essere abbandonati e dimenticati a causa dell'inflazione informatica,

ma rimarranno ancora per molto alla base del nostro lavoro almeno

come soluzione alternativa e di controllo rispetto a quella degli elaboratori

elettronici.


E

DITORIALE

I geomatici per la

conoscenza del territorio

Le molteplici adesioni alla Commissione Geodetica Italiana, promossa solo qualche mese fa ci portano a fare

considerazioni ottimistiche sulla sua effettiva ricostituzione.

Noi di GEOmedia, i nostri lettori e tanti altri siamo convinti che la realizzazione della Cartografia Nazionale,

con il dettaglio e l’accuratezza opportuna, è il fondamento per la conoscenza del territorio e dell’ambiente.

Sappiamo che qualsiasi opera dell’uomo, che abbia impatto sul territorio, va documentata su un documento

convenzionale, per forza di cose - ancora oggi - cartaceo, affinché lo stato dei luoghi abbia valenza probatoria al

momento della valutazione del progetto e del successivo intervento.

Siamo inoltre coscienti che la situazione italiana in tale settore versa in uno stato di profonda confusione a

causa della mancata riorganizzazione dei servizi cartografici di Stato, già proposta nel 1945 dal CNR e

peggiorata poi con l’abrogazione della Commissione Geodetica Italiana, avvenuta negli anni ’70, durante il primo

passaggio legislativo di competenze dallo Stato alle Regioni che provocò la chiusura di una serie di Enti

considerati inutili.

Osserviamo impotenti l’apparente trascuratezza del settore che ha comunque continuato a realizzare documenti

cartografici ufficiali, di Stato, ma con metodi e normative frutto dei lavori di tale Commissione, che ancora oggi

si utilizzano, anche se con specifiche risalenti agli anni ’60. Qualsiasi innovazione necessaria, considerato il forte

livello tecnologico che ha coinvolto il settore e il profondo mutamento antropico del territorio, è oggi demandato

all’improvvisazione delle amministrazioni locali carenti del necessario livello di coordinamento e controllo

nazionale.

Prendiamo atto che successivi interventi hanno visto solo gli sforzi del CNIPA per ottenere un coordinamento

tra Stato e Regioni nel settore dei Sistemi Informativi Geografici, che riguardano però il solo aspetto informatico

di trattamento del dato senza un’approfondita analisi dei contenuti e dei valori specifici dei documenti

cartografici.

Ma gli aderenti al Manifesto non continueranno ad ignorare la necessità di avere una chiara cartografia

aggiornata con il dettaglio necessario alla reale comprensione dei fenomeni territoriali e ambientali. Non

lasceranno alla sporadica iniziativa locale operazioni di aggiornamento cartografico senza che ci siano leggi di

indirizzo in merito, ed ancora in assenza di organi preposti a dettare istruzioni.

Non continueranno ad osservare impotenti l’assurdità che si raggiunge poi nel rapporto tra Enti cartografici di

Stato che producono cartografia, la quale spesso non coincide, come ad esempio il Catasto, che rappresentando

su carta il particolare tema relativo alla proprietà, difficilmente si relaziona alla cartografia dell’Istituto

Geografico Militare, o con le Cartografie Tecniche Regionali, quest’ultime utilizzate come basi progettuali per

l’attività urbanistica e di pianificazione territoriale.

Le nostre ragioni saranno sentite, il nostro messaggio è arrivato e presto speriamo che una iniziativa

parlamentare porti in Senato nella Commissione opportuna le nostre ragioni. Per questo vi chiediamo ancora di

diffondere la nostra iniziativa per cercare ulteriori adesioni, per far sentire la nostra voce, per essere ancora più

numerosi, nella convinzione che quanto faremo avrà il suo effetto nell’immediato, è vero, ma essenzialmente per

un migliore futuro del territorio in cui viviamo.

GEOmedia sarà presente ad ASITA anche con una sezione appositamente predisposta per diffondere ed

ottenere nuove adesioni che per il momento, vi ricordo, sono accettate tramite Internet al sito:

www.commissionegeodetica.it

ove in pochi secondi si può dare il proprio contributo ad una iniziativa degna della categoria dei geomatici,

delegata da sempre alla conoscenza e alla descrizione del territorio.

Buona lettura

Renzo Carlucci

direttore@rivistageomedia.it

Errata Corrige al precedente editoriale del numero 3-2006:

Riportiamo il paragrafo tipograficamente perso nel numero precedente (da inserire prima del quart’ultimo capoverso):

“Ma il futuro sembra sempre più assetato di geo-informazioni e lo dimostra il fatto che anche Google ha investito nell’informazione geografica

acquisendo diritti di immagini satellitari da distribuire in tutto il mondo, intimorendo i grandi produttori di software quali ESRI, Intergraph,

Bentley o Autodesk che iniziano ad avvalorare formati di interscambio con Google. In un’intervista a Gim International, Jack Dangermond

(fondatore di ESRI) afferma che comunque le limitate funzionalità GIS di Google Earth lasceranno sempre spazio ai sistemi GIS veri e propri.

Sta di fatto che ora è possibile sovrapporre qualsiasi strato informativo georiferito sulla base satellitare di Google e non è escluso che a breve

termine possa diventare il riferimento di tutti i sistemi GIS, agendo come un vero acceleratore geomatico .”

4

GEOmedia 4 2006


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Territorio

Ambiente

Tante soluzioni, un’unica visione

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F OCUS

Aggiornamento

cartografico speditivo

Un problema di cultura o

mancanza di strumenti?

Il problema

dell’aggiornamento

cartografico e’ un tema

che tocca una comunità

molto estesa, le cui

componenti vanno dai

singoli professionisti come

urbanisti, progettisti

ambientali, progettisti di

infrastrutture, alla maggior

parte degli uffici tecnici

della Pubblica

Amministrazione locale e

centrale. Nel corso del

breve articolo affronteremo

il tema specifico

dell’aggiornamento

cartografico speditivo,

altrimenti definibile come

aggiornamento cartografico

di limitate dimensioni.

Il problema dell’aggiornamento

cartografico speditivo si pone ogni

qualvolta, pur in presenza di una

cartografia di recente costituzione, la si

vuole attualizzare alla data di impiego

della stessa nell’ambito di una specifica

azione progettuale territoriale.

D’altronde è sapere comune e cosa

risaputa che tra la data di levata delle

riprese aeree e la disponibilità effettiva

del prodotto cartografico possono

intercorrere anche 1-2 anni, nonostante

le fasi di ricognizione effettuate

avvengano spesso a ridosso del rilascio

delle minute di restituzione.

Il problema quindi si pone al di là

delle buone intenzioni dell’ente

committente e possiamo affermare con

certezza che qualsiasi cartografia

andrebbe validata sul campo prima di

essere impiegata in attività di analisi o

di progettazione di elementi territoriali

a forte impatto. Vedremo quindi nel

seguito dell’articolo una breve

panoramica delle problematiche legate

a questa attività di interesse degli

urbanisti e di tutti gli operatori

interessati alla progettazione

territoriale.

Gli strumenti

Con l’avvento dell’informatica e degli

strumenti naturali per la cosiddetta

analisi di immagine (fotogrammetria,

telerilevamento, ortoproiezione,

georeferenziazione, ecc.) si sono diffusi

sempre più gli strumenti necessari a

gestire le diverse tipologie di immagini

aeree nell’ambito delle attività d’uso

della cartografia sia in ambienti di tipo

CAD che di tipo GIS.

In sostanza gli strumenti più

immediati per effettuare un

aggiornamento speditivo e

metricamente valido di una limitata

porzione di territorio sono più che

disponibili, infatti diverse decine sono

ormai i prodotti informatici che

permettono in vario modo di impiegare

sia immagini già georeferenziate e

rettificate, sia eventualmente immagini

da georeferenziare e da ortorettificare

sulla base di un modello di elevazione

del terreno (DEM e/o DTM) spesso

disponibili o eventualmente generabili

da vecchie cartografie, anche in virtù

della constatazione che le variazioni

significative del terreno di interesse del

progettista, nel 90% dei casi, incidono

per la sola componente planimetrica.

E’ chiaro che si sta qui parlando di

strumenti da impiegare soprattutto in

ufficio, evitando così costose campagne

di rilievo sul campo, da programmare

eventualmente per rilevare elementi di

dettaglio a livello di progetto esecutivo.

In tal caso i moderni sistemi GPS

insieme ai sistemi topografici

tradizionali o speditivi (range finder)

dotati di sistemi laser rappresentano

quanto di meglio si può mettere in

campo per rilievi sul campo speditivi e

di precisione adeguata.

L’importanza dei dati

L’obiettivo che ci si pone nel

momento in cui si ha la necessità di

avere una visione completa del

territorio, è quello di una lettura

storica dello stesso. Ciò potrebbe essere

non vero in alcuni casi, ovvero laddove

la trasformazione dello stesso in

termini di periodi temporali non da

nessuna informazione significativa. Ma

in generale ciò è assai importante, in

quanto per ogni progettazione a scala

territoriale, la cartografia succedutasi

nelle diverse fasi rappresenta una

lettura specifica della destinazione

d’uso del territorio. Volendo fare un

esempio concreto, la cartografia

catastale pur senza la rappresentazione

degli elementi morfologici, rappresenta

non solo la parcellizzazione della

Figura 2

Una cattura di

schermo da

Google Earth da

cui effettuare un

eventuale

aggiornamento

cartografico

speditivo,

qualora le

immagini siano

aggiornate e si

abbia modo di

dimensionarle

alla scala

adeguata

6

GEOmedia 4 2006


Figura 1 - Le diverse modalità

operative per effettuare un

aggiornamento cartografico

speditivo, reperendo dati e

software adeguati

proprietà

di una

data

Aggiornamento

cartografico

speditivo

porzione

di territorio, ma probabilmente anche

il fenomeno di urbanizzazione

intervenuta sullo stesso.

Parlando quindi di aggiornamento

speditivo, particolare importanza

assume la disponibilità e la definizione

dei diversi data set, che possiamo

riassumere così:

• dati ancillari: i dati ancillari

possono esserci di aiuto in molteplici

modi, essendo per definizione i dati

storici di una data porzione di

territorio. Per dati ancillari

dobbiamo quindi intendere sia la

cartografia vigente al momento

dell’analisi o del progetto, sia

eventuali altre cartografie e/o altre

informazioni di natura metrica

riferite al medesimo territorio. I dati

ancillari rappresentano per altri

versi l’insieme dei dati disponibili e

necessari ad inquadrare il territorio,

sulla base dei quali possiamo

definire la natura dell’aggiornamento

cartografico più o meno

approfondito finalizzato al nostro

scopo.

• Ortofoto: le ortofoto di recente o

vecchia realizzazione rappresentano

uno dei migliori elementi

informativi, sia perché ci permettono

di georeferenziare eventuali elementi

Dati ancilari

Ortofoto Georeferenziate

non individuabili su cartografie

Immagini non

georeferenziate

Rilievo topografico

GPS o tradizionali

Mapping GIS-GPS

Google Earth e/o

portali cartografici

nazionali

esistenti, sia perché ci permettono di

georiferire eventuali altre immagini

aeree dell’area di interesse

disponibili. Una buona ortofoto deve

però presentare alcune caratteristiche

peculiari, a seconda che la stessa sia

in forma cartacea o digitale; tra

queste possiamo ricordare:

a) metadati necessari a conoscere

periodo di realizzazione e tipologia

di derivazione

b) densità informativa, ovvero scala

di stampa o risoluzione

dell’immagine

c) sistema di riferimento e/o

parametri cartografici o informazioni

associate all’immagine. In realtà

queste ultime informazioni

dovrebbero essere contenute

all’interno dei metadati e se le

ortofoto sono di recente costituzione

e di qualità elevata, risulta

abbastanza facile aggiornare anche

grandi porzioni di cartografia.

• Immagini non georeferenziate: il più

delle volte sono disponibili immagini

aeree o satellitari senza nessun

trattamento. In questi casi attraverso

Figura 3

Il Portale

Cartografico

Nazionale, con

le ortofoto AIMA

alla scala

nominale

1:10.000

artifici estremamente semplificativi è

possibile, lavorando per aree

omogenee, desumere informazioni

metriche seppur di scarsa precisione,

che possono aiutarci a integrare

informazioni elementari con cui

arricchire una cartografia troppo

obsoleta. Parlando di immagini

diverse da quelle aeree, vi è da dire

che in linea teorica è possibile

anche impiegare immagini con

proiezione prospettica riprese da

punti di vista notevoli. Attraverso

appositi programmi e impiegando

punti di controllo desunti da mappe

preesistenti o derivati per altre vie

come ad esempio punti GPS, vi è la

possibilità di ricostruire con basse

precisioni gli andamenti di elementi

lineari non troppo dettagliati.

• Rilievo geotopografico GPS e

tradizionale: questa soluzione è

ovviamente la migliore soluzione

possibile, ma poco si presta se le

aree di aggiornamento sono estese,

soprattutto per motivi legati ai costi

operativi. Al contrario con i sistemi

GPS impiegati in modalità

cinematica è estremamente facile

rilevare tracciati stradali, punti

sparsi sul territorio facilmente

raggiungibili con mezzi di

locomozione adeguati (fuoristrada,

ecc.), ed è il metodo da preferire

laddove, ad esempio, si necessiti di

un tracciamento continuo delle

informazioni come nel caso di una

linea di costa, di aree di ingombro

di aree naturali, di un sentiero o di

altre informazioni la cui geometria è

di tipo lineare continua.

• Mapping GIS-GPS: in linea di

massima si intende per mapping

GIS-GPS una modalità di

aggiornamento sul campo di una

cartografia preesistente, effettuata il

più delle volte con strumenti GPS

con precisione metrica. Si tratta di

reperire la cartografia da aggiornare,

georiferirla preferibilmente nel

sistema di base del GPS WGS84, e

dopo averla caricata a bordo del

palmare GPS si procede ad un

aggiornamento sul campo. Non

differisce di molto dalle procedure di

cui al punto precedente, se non per

l’impiego di apparati meno costosi e

di procedure molto semplici che

facilmente abbordabili anche per i

neofiti del GPS.

• Google Earth e portali cartografici

nazionali (?): con l’avvento delle

tecnologie definite nel complesso

come mapping web o web GIS, si

F OCUS

GEOmedia 4 2006 7


F OCUS

sono diffusi numerosi portali

cartografici, tra cui il più il Portale

Cartografico Nazionale

(http://www.pcn.minambiente.it/) del

Ministero dell’Ambiente, sito di

riferimento dove trovare immagini

aeree, cartografia IGM e molte altre

cose. Non ultimo l’ormai famoso

Google Earth

(http://3dearth.googlepages.com/italia

n) che fa parte del sistema di

ricerca internet più in voga in

questo momento e di cui spesso

abbiamo parlato anche sulle pagine

di GEOmedia. Attraverso questi e

altri portali, laddove le date e le

qualità delle immagini lo

permettano, è possibile effettuare

eventuali aggiornamenti speditivi,

che però non risultano essere molto

affidabili, proprio perché spesso

mancano le precisioni adeguate e le

informazioni sulla data delle

immagini e/o delle altre

informazioni eventualmente presenti.

Strumenti e dati,

una soluzione possibile

Uno dei problemi che i professionisti

si trovano ad affrontare qualora

decidano di effettuare da soli un

aggiornamento speditivo di una

porzione pur limitata di cartografia è

la disponibilità di dati e la

disponibilità di soluzioni che possano

comprendere allo stesso tempo un

software adeguato e un servizio di

fornitura dei dati a costi accessibili sia

in termini di valore delle forniture che

di impiego di personale. Nel corso

degli ultimi anni nell’ambito delle

attività della nostra redazione, ci siamo

trovati più volte ad affrontare il tema

dello sviluppo del mercato delle

soluzioni fotogrammetriche e del

telerilevamento. Con un approccio

semplificato le diverse centinaia di

società di ingegneria così come le

diverse migliaia di studi di urbanistica,

vista la disponibilità di immagini da

satellite e di immagini aeree insieme

alla disponibilità di decine e decine di

software orientati proprio all’analisi e

all’impiego di tali immagini, possono

pensare che l’aggiornamento

Note

cartografico speditivo, magari solo

orientato ad un draft di progetto, sia

possibile e percorribile come soluzione.

In effetti dal punto di vista teorico tale

approccio non ha nulla di sbagliato,

ma alla verifica pratica l’utente si

scontra con una realtà del tutto diversa

che andiamo ad analizzare in questo

modo:

• L’acquisizione di un software di

trattamento di immagini prevede un

costo spesso elevato e

l’addestramento di un operatore

specializzato in tale mansione;

• La paventata facilità e reperibilità di

immagini satellitari e/o aeree non è

assolutamente veritiera, sia per i

costi spesso enormemente distanti

dai budget a disposizione, sia per

motivi commerciali e di interessi

terzi. Infatti spesso per acquisire

una immagine satellitare è

necessario acquisire una scena

magari 10 o 100 volte più vasta di

quella necessaria. Così come per le

immagini aeree standard o

ortorettificate, il costo spesso è

anche esso distante dai budget a

disposizione del professionista. Nella

realtà dei fatti vige una sorta di

monopolio delle aziende che

detengono le immagini satellitari ed

aeree, pertanto non si è creato un

vero e proprio mercato libero e

concorrenziale.

• Non esistono operatori del settore

commercialmente evoluti in grado di

offrire oltre al software di

trattamento delle immagini, anche

un servizio di fornitura dei

Figura 4

Il portale Terra

Italy della

Compagnia

Generale Riprese

Aeree. Unico in

Italia per

disponibilità di

immagini ed

ortofoto di

qualità adeguata

cosiddetti dati geospaziali,

ovvero immagini ortorettificate e

DTM con precisioni adeguate, a

prezzi di mercato abbordabili dai

singoli professionisti.

In sostanza quindi, il mercato dei

sistemi di fotogrammetria speditiva o

digitali non è mai decollato come

avrebbe potuto, e lo stesso percorso ha

subito il mercato del telerilevamento e

delle immagini aeree, sulla scorta delle

motivazioni definite nei precedenti

punti.

Conclusioni

In conclusione possiamo affermare

che se dal punto di vista teorico

l’aggiornamento cartografico speditivo

potrebbe essere una realtà e un

processo gestibile in ogni studio

urbanistico o in ogni società di

servizio, e tanto più in ogni piccolo

ufficio tecnico di un’amministrazione,

nella realtà oggettiva ciò non si rende

possibile per i limiti organizzativi

dell’offerta non tanto tecnologica, ma

di disponibilità dei dati; e se da una

parte l’Uomo di Cumer 1 ha tutti gli

strumenti tecnici per intraprendere la

sua azione, nella sostanza il processo si

annulla per il costo dei dati e per

l’incapacità da parte delle aziende di

fornire l’insieme di know how e di

soluzioni che possano invogliare

l’utente a sperimentare la produzione

autonoma di piccoli data set

cartografici.

A cura della Redazione

1 Il cosi detto uomo di cumer, è riferito ad un aneddoto che il famoso Adriano Cumer, promotore principale dell’intesa stato regione e del Centro

Interregionale, andava raccontando durante le sue splendide lezioni in contesti istituzionali e non. Tale aneddoto si riferiva all’assistente di un ipotetico

assessore all’ambiente, il quale avuta notizia di una discarica sul territorio del suo comune, incaricava il tecnico dell’ufficio SIT di effettuare una veloce

indagine impiegando i soli strumenti messi a disposizione dalla rete internet. In sostanza individuata all’incirca la zona, l’uomo di cumer si poteva connettere

ad un sito istituzionale con a disposizione delle immagini telerilevate, e analizzando le chiavi spettrali degli elementi territoriali affinava la ricerca. Trovato il

probabile sito della discarica, effettuava un ulteriore ricerca in banche dati di immagini satellitari aggiornate settimanalmente, e cosi senza muovere un passo

dall’ufficio poteva giungere ai risultati probatori del malfatto anche nel giro di poche ore. Ma l’uomo di cumer si muove in un mondo ideale, e la realtà è

ben altra cosi come ben altri sono gli interessi in gioco in un mercato per lo più monopolistico.

8

GEOmedia 4 2006


MODELLAZIONE IDRAULICA E SISTEMI DI FOGNATURA

SOLUZIONI BENTLEY HAESTAD METHODS

WaterGEMS

Da olltre due decadi le soluzioni software Bentley Haestad Methods ® mettono

a disposizione delle utilities e delle aziende di ingegneria tecnologie all’avanguardia

per l’analisi, la progettazione e la gestione di infrastrutture idriche e fognarie.

WATERCAD ® & WATERGEMS ® MODELLAZIONE IDRAULICA

Molteplici enti pubblici e privati nel campo della progettazione delle infrastrutture

idrauliche considerano WaterCAD e WaterGEMS prodotti affidabili per la

modellazione delle reti di distribuzione.

WaterCAD

Per la loro affidabilità analitica, la pratica gestione dei modelli, la facile interpretazione

dei risultati e l’impareggiabile facilità d’uso, WaterCAD e WaterGEMS

consentono un notevole risparmio di tempo nella progettazione e costituiscono un

valido supporto nel processi decisionali.

Stima della disponibilità d’acqua per

uso antincendio

Variazioni di prelievo dipendenti dalla

pressione (PDD)

Gestione consumi di energia

Controllo perdite di carico

Progetto e ripristino ottimizzato

Calibrazione automatica del modello

Ambiente multipiattaforma (standalone,

ArcGIS, AutoCAD, MicroStation)

...e altro ancora

SewerGEMS

SEWERCAD ® & SEWERGEMS ® MODELLAZIONE SISTEMI DI FOGNATURA

SewerCAD e SewerGEMS offrono soluzioni dinamiche per la modellazione di sistemi

fognari misti e separati, consentendo inoltre di condurre analisi sugli sfiori.

SewerCAD e SewerGEMS permettono di massimizzare gli aspetti ingegneristici

della progettazione dei sistemi di raccolta delle acque reflue.

Sistemi di fognatura sia misti che

separati

Robusto motore di ottimizzazione

(moto transitorio e dinamico)

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Investimento capitale minimizzato

Ambiente multipiattaforma (standalone,

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Alcuni tra i principali utenti delle soluzioni Bentley Haestad Methods in Italia:

SewerCAD

AMAT S.p.A. Imperia

ASA Livorno - Azienda Servizi

Ambientali S.p.A.

BETA Studio S.r.l.

GEODATA SpA

Hydrocontrol - Capoterra (CA)

Lotti & Associati – Roma

MAIRE Engineering S.p.A.

RPA s.r.l. - Perugia

Per ulteriori informazioni:

Bentley Systems Italia S.r.l

Tel. 02 82276411

e-mail: sales.haestad@bentley.com

www.bentley.com/it-it/haestad

©2006 Bentley Systems, Incorporated. Bentley, il logo “B” di Bentley, Haestad Methods, MicroStation, SewerCAD, SewerGEMS, WaterCAD, e

WaterGEMS sono marchi, marchi registrati o marchi di servizi di Bentley Systems, Incorporated o di una delle sue affiliate totalmente controllate.

Altri marchi e nomi di prodotto sono marchi dei rispettivi proprietari.


M ERCATO

Galileo GPS News

2004 2006 2008

2011

VALIDAZIONE LANCIO SATELLITI OPERATIVITA’

Mesi all’operatività

di Galileo

I ricevitori, chiave del sistema Galileo

Il nuovo sistema di navigazione europeo necessita di un nuovo design per i

ricevitori per poter ricevere le trasmissioni provenienti dalla sua costellazione di

satelliti. L’industria europea, proprio per questo motivo si sta muovendo ormai

già da tempo per sviluppare e fornire i ricevitori necessari alla validazione

orbitale di Galileo.

Il lancio di GIOVE-A, il primo satellite della costellazione Galileo, avvenuto lo

scorso dicembre 2005, è servito come prova generale del funzionamento

dell’intero sistema ma anche per assicurare l’utilizzo delle frequenze assegnate al

programma Galileo. Il satellite è sicuramente la componente principale della

missione anche se bisogna considerare che l’intera procedura di validazione non

sarebbe stata possibile senza i molti sviluppi operati a terra ed, in particolare,

sull’equipaggiamento che permette la ricezione dei segnali trasmessi dal satellite.

I tre ricevitori usati per la missione GIOVE-A sono stati forniti dalla compagnia

belga Septentrio Satellite Navigation NV. I ricevitori hanno supportato

corettamente la calibrazione e la validazione dei segnali trasmessi dal satellite in

orbita il 12 gennaio 2006, giorno della prima trasmissione dallo spazio del

sistema Galileo. Grazie a questo tipo di prova si è potuto anche stabilire che il

sistema GPS e Galileo non interferiscono tra di loro e possono quindi essere

usati insieme, prefigurando un futuro prossimo in cui la costellazione di 30

satelliti Galileo trasmetterà assieme ai 28 satelliti GPS.

Credits: ESA / Septentrio Satellite Navigation NV

Una volta che il sistema di posizionamento europeo sarà operativo, i ricevitori

degli utenti potranno calcolare la loro posizione con grande precisione grazie al grande numero di satelliti presenti in

entrambi i sistemi. Ma prima che tutto ciò possa diventare realtà è necessario che questo tipo di ricevitori superino un

grande numero di controlli. Al momento, uno dei ricevitori si trova a Guildford, in Gran Bretagna, al centro controllo

missione GIOVE-A, mentre gli altri due sono nei laboratori dell’ESA all’ESTEC (European Space Research and Technology

Centre) a Noordwijk, in Olanda. Si stanno infatti effettuando delle analisi approfondite dei segnali trasmessi dal satellite

sulle diverse frequenze allocate per Galileo.

Creata nel 2000, Septentrio nasce dai membri della comunità universitaria di Leuven, vicino Bruxelles e la sua storia si è

svolta parallelamente a quella della navigazione satellitare in Europa. Fu selezionata dall’ESA fra le aziende che aspiravano

a partecipare alle fasi finali del progetto Galileo e progettò i primi ricevitori per il sistema EGNOS (European

Geostationary Navigation Overlay System). Composta da una cinquantina di dipendenti attualmente la Septentrio progetta

chips e softwares dedicati a ricevitori esclusivamente intesi per applicazioni professionali.

I tre ricevitori forniti per GIOVE-A escono da uno dei due Test User Segment operati dall’ESA per la fase di validazione

orbitale del sistema Galileo. Septentrio ha anche fornito altri 13 ricevitori posizionati in 13 sensor stations nel mondo e

facenti parte dell’attività della missione GIOVE, con lo scopo di fornire importanti riscontri per il complesso Galileo

Ground Segment.

(fonte: ESA)

L’orbita di GIOVE-A è stata verificata con successo

L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha riportato il successo della campagna di misura effettuata a mezzo laser che aveva

come obiettivo la verifica dell’orbita del satellite GIOVE-A e la caratterizzazione del riferimento temporale interno allo

stesso. Utilizzando un pannello di riflettori laser, installato sul lato del satellite rivolto verso il pianeta, 14 stazioni

distribuite nel mondo hanno effettuato misure di distanza con precisione al millimetro. Il successo della campagna di

misura, oltre ad aver stabilito tutta una serie di caratteristiche orbitali e temporali, ha anche permesso di definire alcuni

parametri essenziali per la navigazione quali il centro di massa del veicolo e il centro di fase delle antenne che irradiano

il segnale Galileo. Questa tecnica verrà usata anche con i satelliti operativi e migliorerà le precisioni del sistema rispetto

ai sistemi esistenti.

GIOVE-A è un veicolo dimostrativo della costellazione Galileo; il fratello di GIOVE-A, GIOVE-B, è un altro dimostratore

tecnologico ed è in costruzione presso la Alcatel Alenia Space di Roma. Il lancio di GIOVE-B era stato ritardato

inizialmente al dicembre di quest’anno (grazie anche al successo di GIOVE-A), ma recentemente è stato ritardato al 2007

a causa di un problema occorso durante al fase di collaudo. A detta dei tecnici dell’ESA, sembra che il ritardo non avrà

impatti sui piani per il lancio della costellazione dei satelliti operativi.

(Fonte: Redazionale)

10

GEOmedia 4 2006


M ERCATO

I GIS a sostegno della lotta all’evasione fiscale

La tecnologia GIS è ampiamente in grado di dare un contributo

decisivo nell’impostazione e nell’attuazione di un equilibrato ed efficace

federalismo fiscale, condizione principale a sostegno dell’azione del

Governo in materia di equità fiscale e di redistribuzione del reddito.

Grazie all’impiego più efficiente dei database già in possesso della

Pubblica Amministrazione e delle utilities che operano nelle nostre città,

risulterà più agevole localizzare e far emergere sacche di evasione fiscale.

Supportare la Pubblica Amministrazione centrale e gli Enti Locali per

l’attuazione del federalismo fiscale, sulla base di una piena disponibilità

delle basi dati esistenti e, quindi, anche di una auspicabile analisi

territoriale delle informazioni raccolte in vari enti ed aziende di servizi,

renderà più efficace l’incrocio dei dati finora effettuato sulla sola base di

Partita IVA e Codice Fiscale.

Per gran parte delle nostre città risulta possibile, sotto la responsabilità e

con il coordinamento degli enti competenti in materia fiscale, aggregare e

confrontare molteplici informazioni provenienti da più archivi ed aventi in

comune lo stesso indirizzo. La realizzabilità della suddetta analisi

territoriale verrebbe in molti casi agevolata da un apposito codice via,

definito in sede comunale e, perciò, spesso presente negli archivi delle

utilities. Tenendo conto che, ad esempio, un esercizio commerciale per

operare sul territorio ha molteplici esigenze che lo portano ad essere

necessariamente presente in vari archivi l’incrocio dei dati disponibili

potrebbe consentire una più efficace attuazione delle normative fiscali,

l’identificazione di anomalie e l’elaborazione di indicatori in grado di

indirizzare l’attenzione ed eventuali accertamenti, rendendo inoltre

possibile, per ciascuna amministrazione, disporre dei dati necessari per

una migliore definizione delle imposizioni e della pianificazione fiscale.

Per la fattibilità e il coordinamento di eventuali iniziative è da tenere

presente che proprio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri dipende

un “Comitato tecnico Nazionale per il coordinamento informatico dei dati

territoriali” che, in base all’articolo 59, comma 2, del decreto legislativo 7

marzo 2005, n° 82, verrà a breve sostituito dal “Comitato per le regole

tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni”.

Un ulteriore valore aggiunto che emergerebbe dalla realizzazione di

suddetti GIS potrebbe essere quello di stimolare le amministrazioni e le

aziende ad una più attenta gestione della qualità dei dati gestiti per

evitare, come successo in passato, eventuali incongruenze e

disallineamenti.

Mario Di Massa

mario.dimassa@tiscali.it

Annunciato il brand

Magellan Professional

Magellan, formalmente nota

come Thales Navigation, ha

annunciato Magellan Professional, il

nuovo marchio grazie al quale

gestirà i propri affari nel settore

del rilevamento e del GIS.

L’azienda è indipendente dallo

scorso agosto, cioè quando è stata

acquistata dal gruppo Shah Capital

Partners. Il brand Magellan

Professional è studiato per

diffondere ulteriormente la

leadership che il marchio Magellan

porta con se all’interno del mondo

del rilevamento e del GIS e

soprattutto tra i clienti, i partners

ed i suoi abituali targets di

riferimento, sottintendendo, allo

stesso tempo, un chiaro impegno da

parte dell’azienda per fornire

soluzioni professionali progettate

proprio per i professionisti del

settore. Secondo Francois Erceau,

General Manager del settore

commerciale di Magellan

Professional “Con un nuovo brand

che trova fondamento nella

consolidata esperienza di Thales

Navigation all’interno del mondo

del posizionamento di alta qualità e

delle soluzioni per la navigazione,

proseguiamo il nostro impegno nel

fornire prodotti che soddisfano le

esigenze di chi utilizza le tecnologie

GPS/GNSS e di tutti i

professionisti che necessitano dei

benefici dei dati geospaziali”.

www.pro.magellangps.com

(Fonte: Magellan)

GEOmedia 4 2006 11


M ERCATO

Bentley nominato secondo fornitore mondiale

di soluzioni GIS/Geospatial da Daratech

Bentley Systems, Inc. ha annunciato lo scorso

26 luglio di essere stato nominato da

Daratech secondo fornitore a livello mondiale di

software GIS/Geospatial in una ricerca

recentemente diffusa da Daratech.

“Il solido posizionamento di Bentley come fornitore di soluzioni Geospatial è

dovuto alla sua crescente capacità di soddisfare le richieste del tutto uniche

dei team incaricati di progettare e gestire infrastrutture”, ha affermato

Charles Foundyller, presidente e CEO di Daratech, Inc. “Il GIS per le

infrastrutture è una delle maggiori aree in crescita nel settore Geospatial. Le

capacità di un sistema GIS su cui fanno affidamento i team che si occupano

di infrastrutture sono ben definite e richiedono potenzialità che vanno oltre le

tradizionali applicazioni GIS”.

“La nostra strategia di potenziare il sistema GIS per le infrastrutture si sta

dimostrando vincente”, ha dichiarato Styli Camateros, vice president di

Bentley Geospatial, “La nostra solida piattaforma Geospatial, combinata con

le applicazioni di Engineering e Planning, ci consente di fornire delle

soluzioni estremamente efficaci e senza rivali in grado di rapportarsi alle

necessità di enti governativi nazionali, regionali e locali, organizzazioni per i

lavori pubblici, fornitori di servizi idrici e fognari, studi di ingegneria civile,

aziende di distribuzione di servizi di comunicazione, elettricità e gas. A

completare il quadro c’è il nostro impegno per l’interoperabilità e gli standard

de facto come Oracle Spatial 10g”.

Secondo la ricerca di Daratech, il mercato mondiale GIS/Geospatial è

cresciuto del 17% nel 2005. Nel 2006, si prevede che i ricavi

raggiungeranno i 3,6 miliardi di dollari, ben oltre i 2,82 miliardi del 2004. I

ricavi maggiori si registrano nel settore pubblico, che comprende

amministrazioni pubbliche locali e centrali. Il fatturato software nel 2004 ha

rappresentato oltre la metà dei ricavi totali del mercato GIS/Geospatial, con

un fatturato per i fornitori di software GIS pari a 1,5 miliardi di dollari.

Sempre secondo questo studio, ESRI, Bentley e Intergraph sono i tre

maggiori fornitori di tecnologia GIS/Geospatial e producono insieme oltre la

metà del totale delle vendite software. Bentley occupa il secondo posto tra i

fornitori di soluzioni software GIS/Geospatial a livello mondiale ed è seconda

solo ad ESRI. Il testo completo dello studio Daratech è disponibile

all’indirizzo www.daratech.com

(Fonte: Bentley Systems)

La conferenza tematica

di AM/FM 2006

AM/FM GIS

Italia è

un’associazione

senza scopo di

lucro nata per

favorire lo

scambio di

conoscenze fra gli operatori pubblici e

privati del settore dei Sistemi Informativi

Territoriali e dell’Informazione Territoriale

e promuovere lo sviluppo di applicazioni

per il governo del territorio e la gestione

di servizi ed infrastrutture. Ha promosso,

lo scorso 21 e 22 settembre, una

conferenza tematica all’interno della quale

sono stati affrontati i quattro temi più

importanti nell’attuale panorama della

ricerca, dello sviluppo industriale e di

applicazione per la Pubblica

Amministrazione: Interoperabilità e

Standards, Reti e Facilities Management,

Data Harmonisation ed Ubiquitous GIS.

Ospitata nella sede romana del CNR, gli

organizzatori della conferenza hanno

sfruttato il patrocinio del Consiglio

Nazionale delle Ricerche e la presenza di

sponsor e soci come ESRI Italia,

Intergraph, SinerGIS, Bentley, GE Energy

ed Insiel per sancire l’importanza

dell’iniziativa e porre solide basi per

eventuali sviluppi futuri. Gli interventi,

molti e di ampio respiro, hanno trattato i

temi in programma sotto molteplici punti

di vista, arricchendo il patrimonio e il

panorama italiano e creando opportunità

di dibattito, di ricerca e di applicazione,

realizzando la missione dell’Associazione.

(Fonte: Redazionale)

Le vette scintillanti si trasformano in spot

Promossa dall’Istituto Nazionale della Montagna, dalla Società Geografica Italiana e dall’Archivio Centrale

dello Stato, la mostra “Immagini della montagna italiana - marchi di fabbrica libri e carte geografiche tra

il 1869 e il 1930” ha ricostruito un’inedita storia per immagini dei nostri monti in centinaia di marchi

aziendali (oggi si direbbe loghi) che usano Alpi e Appennini come testimonial commerciali. Nei pannelli della

mostra i marchi di fabbrica più rappresentativi, selezionati tra i 300 dell’ACS, sono stati messi a confronto

con le immagini cartografiche e le vedute delle stesse montagne, provenienti dal patrimonio documentario

della Società Geografica Italiana. La mostra, ospitata dal 26 ottobre al 5 novembre al Palazzetto Mattei di Villa

Celimontana a Roma, ha esemplificato come l’immagine della montagna, attraverso i marchi di fabbrica, si sia

diffusa nell’Italia postunitaria. Si tratta di monti spesso lontani e sconosciuti ai più: così il Monte Bianco, il Monte Rosa e il

Cervino, il Vesuvio e l’Etna, per citare solo i più celebri, sono diventati familiari anche a chi possedeva scarsi strumenti di

conoscenza geografica. Chi era privo di istruzione ha riconosciuto e ha legato a quel prodotto una determinata immagine,

magari stilizzata o con qualche tributo alla fantasia. La montagna da allora stata dunque associata alle merci più disparate:

liquori, tessuti, prodotti alimentari e farmaceutici, pellami, utensili, ecc. I marchi testimoniano, quindi, l’evolversi delle

immagini e delle mode nella rappresentazione iconografica: negli anni dell’era pretelevisiva sono stati non solo un grande

veicolo di pubblicità ma anche di conoscenza. Sono gli anni in cui nel nostro paese nascono grandi fabbriche e aziende

artigiane. Ancora oggi alcune di quelle imprese sono identificabili attraverso il marchio, rimasto immutato per decenni, e in

taluni casi fino a oggi, entrando così a far parte dell’immaginario collettivo e del patrimonio culturale comune.

(Fonte: Redazionale)

12

GEOmedia 4 2006


Un piccolo “bozzo” per la tecnologia,

un balzo gigantesco per i topografi.

Sistema Trimble ® R8 GNSS

Aggiornato. Avanzato. Perfezionato.

E ancora in grado di entrare in

quella piccola cupola bianca e

lucida. Progettato per massimizzare

la flessibilità e minimizzare i tempi

di inizializzazione, il sistema

Trimble R8 GNSS vi consente di

essere sempre all‘avanguardia per

quanto riguarda le innovazioni dei

segnali, per un‘accuratezza e una

produttività sul campo superiori.

Combinando un design di sistema

testato e collaudato con una

tecnologia avanzata del ricevitore,

il Trimble R8 GNSS è un passo

avanti significativo per il settore

dei rilievi. In altre parole, siamo

riusciti a migliorare ciò che era già

il massimo.

Supporto GNSS

La tecnologia Trimble R-Track vi

permette di utilizzare sia i segnali

dell’evoluzione della tecnologia

GPS L2C e L5, che i segnali

GLONASS L1/L2. Più tracciamento

satellitare significa una maggiore

produttività sia oggi che in futuro.

Struttura collaudata

del sistema

È un prodotto Trimble, quindi avrete

sempre una tecnologia collaudata,

leggerezza, comunicazioni flessibili

e una struttura robusta. Fornisce un

funzionamento facile e senza cavi,

sia come base che come rover.

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rover completa aggiungendo un

prisma alla palina del vostro rover.

E, come tutti gli altri prodotti

Trimble, il sistema R8 GNSS si

inserisce immediatamente nel

Connected Survey Site Trimble.

ASSOGEO S.r.l.

Via Brodolini, 10/F

20049 Concorezzo (MI)

Tel. 039-628011

www.assogeo.com

©2006, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati.

SUR-085-D


R

EPORTS

Immagini satellitari

e informazioni

L’uso delle immagini satellitari

sia nel campo generale della

fotogrammetria, ma soprattutto

nel settore specialistico del

telerilevamento non può

prescindere dall’impiego delle

informazioni correlate alle

immagini stesse.

Nell’articolo che segue il lettore

verrà introdotto ad una lettura

critica delle informazioni

correlate alla cosiddette scenes,

ovvero le riprese satellitari non

più legate a sensori ottici, bensì

a sensori multispettrali. Da qui

la necessità di trattare le

diverse decine di strati

informativi quali le firme

spettrali tipiche dell’analisi in

telerilevamento.

Lo sviluppo delle moderne tecnologie

ha portato negli ultimi decenni,

prima per scopi militari e poi

commerciali, alla messa a punto di

apparecchi orbitanti intorno al globo

terrestre capaci di acquisire immagini ad

alta risoluzione.

Il 18 aprile del 2001 è stato messo in

orbita dalla California il satellite

QuickBird (fig. 1) ad una distanza di 450

km dalla Terra. Questo apparecchio

viaggia a 7,1 km/s compiendo un giro

ogni 93,5 minuti ed acquisisce immagini

di tutta la terra a scopo commerciale per

conto della Digital Globe.

I bit dell’immagine dipendono dal tipo di

prodotto e possono essere 8, 11 e 16.

Bisogna tener presente che questo è il

numero di bit memorizzati per ogni pixel,

che è però diverso dal numero di bit che

ne descrivono i valori di luminosità. Per

un immagine a 16 bit per pixel solo 11

definiscono quest’ultimo valore. Ciò da ad

ogni banda 2048 valori possibili di DN

(Blue, Green, Red, Near-Infrared).

La risoluzione va da un minimo di 0,61

m per la pancromatica fino ad un

massimo di 2,88 m per l’immagine

multispettrale, fornendo così un ottimo

dettaglio. Lo si può notare anche dal

confronto tra una foto QuickBird con

risoluzione a 0,6 m e una ikonos a 1 m

(fig. 2).

a corredo

di Daniele Magrì

Una lettura guidata

ai metadati Quickbird

La dimensione massima per ogni singola

scena è di 14 x 14 km circa.

Quando si acquista un’immagine di

questo genere, la casa produttrice

fornisce, oltre all’immagine stessa, una

serie di file associati ad essa.

Lo scopo di questo articolo è fare un po’

di chiarezza sull’intero pacchetto di file

che a prima vista può sembrare

complesso.

A seconda del tipo di foto richiesta il

numero di files varierà. In particolar

modo il numero diminuirà passando dal

tipo BASE (l’immagine ha subito solo

correzioni radiometriche e di sensore), a

quello STANDARD (l’immagine è stata

corretta anche geometricamente ed è

proiettata su un sistema di coordinate

cartografiche), a quello ORTO

(l’immagine è stata anche ortorettificata).

Qui di seguito riporto il dettaglio

completo dei file associati alle foto

QuickBird (ISD - Image Support Data).

Il primo gruppo di file contiene

informazioni sul processo di

trasferimento dati, sulla struttura dei file

e directory, sul copyright, sulla

disposizione spaziale della foto ed

eventualmente se e come è stata

spezzettata.

In alto vicino al titolo,

Figura 1 -

Satellite Quickbird

(www.digital-globe.it)

Qui di fianco,

Figura 2 - Confronto tra

una foto satellitare

Quickbird e una IKO-

NOS

1 ._MAN – Manifest file – contiene la

lista delle cartelle di tutti i file forniti.

2. _EOT.TXT – End of Transfer file – è

un file di dimensione 0 byte che indica

che il trasferimento di dati è stato

completato.

3. _README.TXT – contiene le

informazioni su tutti i file forniti

insieme alla foto satellitare e le

informazioni sul copyright.

4. _README.XML – contiene le stesse

informazioni del precedente file in

formato XML.

5. _LAYOUT.JPG – è un’immagine jpeg

che mostra come la foto è disposta

nello spazio.

6. .SHX .SHP .DBF – sono file che

descrivono come l’immagine si dispone

nello spazio attraverso shape file. In

particolare mostrano 4 informazioni:

order polygon – strip boundaries –

product boundaries – tile boundaries.

Sono informazioni relative al perimetro

dell’immagine, a come si dispone nello

spazio e ad eventuali tagli e

suddivisioni.

7. COMMERCIAL.TXT – contiene tutte le

informazioni relative alla licenza.

8. _README.TXT – mostra l’elenco dei

14

GEOmedia 4 2006


file forniti con l’immagine e le relative

informazioni sul copyright. E’ diverso

dal precedente in quanto si trova

associato all’immagine.

9. _BROWSE.JPG – anteprima della

nostra foto satellitare in formato jpeg

compresso.

Il secondo gruppo di file è costituito

dalla foto satellitare e dal metadato vero

e proprio, cioè da tutti quei file che

contengono i parametri che servono per

correggere l’immagine.

10. .IMD – Image Metadata file (fig. 3) –

contiene informazioni relative

all’immagine come il tipo e il livello

del prodotto, le coordinate, la

proiezione, il tempo di acquisizione, la

copertura nuvolosa, ecc.

11. .TIL – Tile Map file (fig. 4) –

contiene informazioni per determinare

la disposizione spaziale dell’immagine.

12. .ATT – Attitude file – contiene le

informazioni relative alle caratteristiche

di attitudine del satellite durante

l’acquisizione dell’immagine.

13. .EPH – Ephemeris file – contiene le

informazioni relative alla posizione del

satellite durante l’acquisizione

dell’immagine.

14. .GEO – Geometric Calibration file –

contiene le informazioni relative ai

sistemi fotogrammetrici e a quelli ottici

dell’apparecchiatura di acquisizione

dell’immagine.

15. .RPB – RPC00B file (fig. 5) –

contiene i parametri relativi agli RPC

(Rational Polynomial Coefficient),

tramite i quali è possibile

ortorettificare l’immagine con algoritmi

matematici.

16. .XML – contiene tutte le informazioni

precedentemente descritte in formato

XML.

17. .TIF – foto satellitare in formato

GeoTIFF.

Un ultima precisazione va dedicata al

nome che viene dato ai file e alle

cartelle.

I primi sono costruiti in modo da

concatenare più informazioni:

✓ tempo di acquisizione – data “04JUL11”

+ ore-min-sec “062012”

✓ informazioni sul prodotto – banda “S” +

livello del prodotto (base, standard, orto)

“2A” + tipo di immagine (single, mosaic)

“S” + identificativo del ritaglio (riga 1 –

colonna 1) “_R1C1”

✓ codice identificativo della foto di 12 cifre

“999999999999” + progressivo “_01” +

particella “_P001”

✓ estensione GeoTIFF “.TIF”

Il nome completo è:

“04JUL11062012_S2AS_R1C1_999999999

999_01_P001.TIF”

Il nome della cartella che contiene

l’immagine è esplicativo del tipo di

immagine in quanto le ultime tre lettere

identificano il tipo di immagine: “_PAN”

pancromatic – “_MUL” multispectral –

“_PSH” pansharpened – “_MOS”

mosaicked. (Fonte dei dati:

www.digitalglobe.com – QuickBird Imagery

Products – Product Guide))

Queste immagini rappresentano il dato

di base per i Sistemi Informativi

Geografici (GIS) insieme a cartografia e

modelli digitali del terreno. Come si

vede dalla figura 6 un immagine

QuickBird viene spalmata sopra un DEM

dando una visione più realistica della

scena .

E’ importante notare anche come queste

immagini possano essere studiate non

solo a colori naturali, ma anche a falsi

colori cambiando la sequenza delle

bande. Per esempio, come mostrato in

figura 7, la foto può essere studiata

tramite software come ENVI anche

mettendo in evidenza la componente

che risponde meglio all’infrarosso

come l’acqua e la vegetazione che

risultano essere rosse.

Autore

DANIELE MAGRÌ

danielemagri77@yahoo.it

Figura 4 - Dettaglio .TIL file

Figura 5 - Dettaglio .RPB file

Figura 6 - Foto satellitare

QuickBird spalmata sopra un DEM

R EPORTS

Figura 3 -

Dettaglio

.IMD file

Figura 7 - La foto satellitare è visualizzata a colori naturali (a

sinistra) e con la sequenza di bande 4-3-2 (a destra) che

mette in evidenza la componente ad infrarossi

GEOmedia 4 2006 15


R EPORTS

Metodi di validazione

di DEM matriciali

di V. Franchina e A. Novella

16

Con l’avvento delle tecnologie IT

e della fotogrammetria digitale, la

diffusione dei modelli digitali del

terreno ha subito una forte

accelerazione. DEM, DTM, DSM,

sono tutti prodotti che

permettono di rappresentare i

cosiddetti modelli digitali 3D sia

del terreno che della componente

antropica come le aree

urbanizzate. Il trattamento di tali

informazione riveste particolare

importanza, e con ciò gli

strumenti per effettuare verifiche

e validazione dei dati stessi.

Nell’articolo che segue vengono

analizzate le problematiche

connesse alla validazione dei

DEM matriciali.

La disponibilità di dati territoriali

gratuiti o a basso costo sembra

aver diminuito la qualità media.

Vengono qui analizzati i modelli

orografici (DEM) matriciali, composti

da una semina a passo costante di

valori di quota che esprimono l’altezza

media dei punti del terreno circostanti

il centro delle celle.

Si tratta di specie di terrazze, se

non si adottano interpolazioni. Con

una interpolazione di livello uno

(lineare), la quota di ogni punto viene

invece calcolata, ad esempio con un

algoritmo LCM (Linear Correcting

Method), da quella dei quattro valori

circostanti della matrice. La superficie

risultante è poi approssimabile con

una struttura di tessere piane

triangolari.

Un DEM matriciale può includere

valori di quota non medi ma modali

o, per applicazioni aeronautiche,

addirittura massimi.

I principali problemi che insorgono

quando si dispone di un DEM

matriciale riguardano la qualifica del

suo contenuto. Intanto può accadere

che il DEM stesso sia organizzato in

coordinate terrestri (quindi ortogonali

proiettate) mentre l’applicazione, come

nel caso degli strumenti di

pianificazione radioelettrica di Vector,

richiede una organizzazione a passo

geografico.

GEOmedia 4 2006

Si rende dunque necessaria una

trasformazione (de–proiezione).

Occasionalmente può anche avvenire il

contrario.

La georeferenziazione va stabilita ex

novo nel caso di informazioni

incomplete; occorre in ogni caso

controllare alcuni punti significativi in

elevazione per accertarsi della qualità

complessiva del prodotto. Queste

operazioni, concettualmente semplici,

presentano difficoltà pratiche e costi

aggiuntivi che potrebbero talvolta far

preferire un DEM più costoso ad uno

gratuito ma bisognoso di verifiche.

Le principali aree di intervento

sono:

✓ il passaggio da dati proiettati a

de–proiettati o viceversa

✓ la georeferenziazione

✓ il controllo delle quote in punti

notevoli (non avendo senso un

controllo integrale che rigenera il

DEM)

Prima di analizzare questi punti più

in dettaglio, occorre una (purtroppo

spiacevole) premessa. La tecnologia di

posizionamento planare GPS, che ha

conseguito risultati notevoli per

semplicità d’uso, risoluzione, precisione

e affidabilità, non fornisce simili

prestazioni per le quote, che

dipendono dal modello utilizzato per il

geoide. Operando in modo

incrementale rispetto alla quota di

punti geodetici vicini si hanno buoni

risultati, ma la metodologia si

complica.

Esperienze pratiche mettono in evidenza che i

risultati possono essere accettabili se si opera

con attenzione e con validi strumenti software.

Cambio di proiezione dei dati

Passando da un riferimento

proiettato ad uno non proiettato o

viceversa, si ha una interpolazione non

lineare. L’insorgenza di fastidiosi

aliasing e il ricorso al filtraggio sono

quasi inevitabili.

Se poi i dati hanno già subito il

processo simmetrico di quello eseguito,

una DOPPIA conversione può renderli

inutilizzabili! Anche usando strumenti

abbastanza sofisticati (come WinCEM

di Vector) il risultato è spesso

deludente. Come regola generale

bisognerebbe risalire verso la fonte dei

dati: ma questo è più facile a dirsi (o

scriversi) che a farsi.

Esperienze pratiche mettono per

fortuna in evidenza che i risultati

possono essere accettabili se si opera

con attenzione e con validi strumenti

software.

Georeferenziazione

Anche se i dati originali riportano

indicazioni sul posizionamento (in

teoria dovrebbero sempre averli, ma in

pratica…), per verificarne la

georeferenziazione occorrono le

coordinate di un numero di punti nel

modello e nella realtà (oppure in un

altro modello qualificato). Ma in un

DEM è intrinseca la mancanza di

punti identificabili con certezza: lo

spigolo di un fabbricato, il vertice di

un campanile, a meno che le quote

includano appunto l’edificato fuori

terra.

Per giudicare – almeno visivamente – i risultati del lavoro si

può sovrapporre il layer del DEM, in scala cromatica, su

strati del modello posizionati per altra via (cartografia vettoriale,

ortofoto, un altro DEM qualitativamente migliore). Gli

scostamenti sono in genere impietosamente evidenziati.


Esempio di un riscontro di un DEM con una

ortofoto. Sono stati marcati gli spigoli e

successivamente confrontati con il DEM

originale

Usare i punti di massimo o minimo

relativo è rischioso, perché le loro

quote possono essere state mediate con

altre e il posizionamento planare è

situato sugli assi del grigliato della

matrice, non nella effettiva locazione.

Questo può essere l’origine di grossi

mal di capo. Oppure si può ricorrere

a metodi matematico–statistici: con un

buon numero di punti noti, in

coordinate e in quota, si posiziona il

DEM in modo che sia minimizzato un

indicatore come l’onnipresente somma

dei quadrati degli scarti in quota.

L’operazione descritta non è

destinata sempre al successo. Prima di

tutto, sia per il tempo di elaborazione

che per evitare equivoci, va limitato lo

scorrimento nel calcolo degli scarti in

quota. Questo implica un preposizionamento

approssimato. Poi

vanno considerati gli spostamenti delle

quote di cella dal loro centro alla

reale posizione dei punti quotati.

Infine, la semina delle quote del

DEM non deve essere affetta da

distorsioni, magari non lineari, causate

durante la generazione (che potrebbe

aver incluso il passaggio di cartografia

da scanner).

Queste distorsioni sono correggibili

efficacemente con la georeferenziazione

di numerosi punti notevoli, ma questa

manca ancora nel caso in esame.

Per giudicare, almeno visivamente, i

risultati del lavoro si può sovrapporre

il layer del DEM, in scala cromatica,

su strati del modello posizionati per

altra via (cartografia vettoriale,

ortofoto, un altro DEM

qualitativamente migliore); gli

scostamenti sono in genere

impietosamente evidenziati.

Il controllo delle quote

in punti notevoli

È stato ricordato che un DEM di

elevata qualità è inerentemente

costoso. Nelle applicazioni di

progettazione radioelettrica, ma non

solo, è richiesta la disponibilità di

DEM ad alta risoluzione. Lasciando da

parte quelli metrici o sub-metrici,

utilizzati in limitate porzioni di

territorio urbano e prodotti ad hoc

(altimetria laser, ecc.), una copertura

generale del territorio a passo

dell’ordine di 10 metri è una necessità

diffusa.

È facile calcolare la quantità di dati

che compongono la matrice e il loro

costo. È allora invalsa la pratica di

dedurre DEM a risoluzione più spinta

interpolandone altri meno risolventi:

ma è un procedimento di estrema

pericolosità.

Se si dispone di dati quantizzati

relativi ad un fenomeno fisico, ad

esempio temperatura locale, umidità,

etc., e questo ha un andamento

regolare (in termini spettrali, con

limitate componenti a frequenza

elevata) è ragionevole ricorrere

all’interpolazione per ottenere dati con

quantizzazione infittita.

Questo non vale per l’altimetria.

Anche nella pianura più levigata può

trovarsi un piccolo conglomerato

roccioso che sfugge a qualsiasi

interpolazione. Lo stesso avviene per

brusche variazioni di quota (terreno

terrazzato, ecc.).

Ma esiste anche un altro subdolo

problema, dovuto al fatto che nel caso

del DEM si tratta di interpolazione

bidimensionale. Per quanto si adottino

tecniche interpolative raffinate, il

procedimento ha caratteristiche di

filtro passa-basso: ne deriva che i

punti di quota massima e minima

relativa verranno alterati

rispettivamente in diminuzione e in

crescita. Anche ricorrendo a ben noti

artifici, come quello di mantenere

inalterata la quota di tali punti, si

sviluppano alterazioni visibili con una

semplice presentazione in scala

cromatica.

Così si finisce con il disporre di un

DEM che, benché nominalmente più

fitto di quello di origine, risulta

potenzialmente MENO rappresentativo

del terreno a cui fa riferimento!

Questo è l’aspetto tecnico, già

abbastanza sgradevole: ma c’è quello

economico, visto che si rischia di

pagare di più (il costo dei DEM

aumenta all’aumentare della

risoluzione) per un prodotto più

scadente.

Non esistono metodi assolutamente

affidabili per stabilire se un DEM è

ottenuto da una interpolazione, ma già

la sola ispezione visiva permette di

individuare elementi sospetti. Poi, con

un insieme di punti di quota estrema

relativa (sempre quelli…) è possibile

confrontarne i valori con quelli del

DEM. Se gli originali di massima

hanno quota maggiore e il contrario

accade per quelli di minima, è

praticamente certo che si tratta di un

DEM interpolato. Grandi dubbi

vengono anche se hanno quote

identiche, visto che, in genere,

l’interpolazione di un DEM grigliato

impedisce la conservazione dei valori

estremali locali. Per eludere questo

controllo, alcuni spregiudicati

interpolatori utilizzano l’artificio di

introdurre rumore, ossia piccole

variazioni casuali di quota. Ma anche

così non è facile uscirne indenni.

In conclusione, scoprire DEM

artificiosamente risolventi è certo

possibile, anche se capita spesso di

imbattersi in DEM interpolati

grossolanamente e ciò nonostante presi

(e pagati) come oracoli.

Con quali conseguenze sulla

progettazione di una rete radio è

facile immaginare.

R EPORTS

Autori

Esempio di DEM ricavato per interpolazione da una

risoluzione inferiore, si nota la generale carenza di

contrasto, oltre ai disturbi prodotti dalla forzatura di

punti noti, ed all’effetto striscie diagonali, dovuto al

passaggio da coordinate non proiettate a proiettate.

Esempio di un DEM in cui un’ampia area evidentemente

scoperta, cioe’ non rilevata, e’ stata generata

per interpolazione dai bordi circostanti.

VALERIO FRANCHINA

ANTONIO NOVELLA

VECTOR s.r.l. - Gruppo Citec

Via di Saponara, 650 - 00125 Acilia (Roma)

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GEOmedia 4 2006 17


R EPORTS

Intergraph Users

Group Italiano 2006

di Fulvio Bernardini

Anche nel 2006 si è

rinnovato l’impegno degli

utenti Intergraph per

organizzare questo

momento di incontro e di

discussione sui temi cari

agli appartenenti ai settori

gestiti dalle due Divisioni

Security, Government &

Infrastructure e Process,

Power & Marine, da sempre

territori fertili per le

soluzioni dell’azienda

americana. Il tema

dell’incontro di quest’anno è

stato “Sinergie nell’uso dei

prodotti, delle applicazioni e

dei sistemi Intergraph” e si

è discusso principalmente

dei metodi di attuazione di

queste sinergie e degli

effettivi benefici economici

che esse hanno apportato

ad Intergraph e soprattutto

ai propri utenti.

Svoltosi nei giorni 12 e 13

ottobre, nella cornice del

Centro Congressi dell’Hotel

Laguna Palace a Venezia Mestre, lo

IUGI 2006 ha riproposto l’interesse e

gli spunti che ne avevano fatto, nelle

passate edizioni, il momento principe

di scambio di esperienze ed opinioni

per tutti gli utenti Intergraph sparsi

nella penisola. Il tema di quest’anno, è

stato specificatamente dedicato alle

sinergie che si sono sviluppate sia in

ambito orizzontale e cioè dall’utilizzo

delle applicazioni fornite dalle due aree

di riferimento dell’asset di Intergraph,

che in ambito verticale, legate cioè

all’utilizzo di tutte le applicazioni

presenti all’interno delle due Divisioni

sopracitate da parte di singoli clienti,

oltre che all’integrazione delle

applicazioni fornite da terze parti

complementarmente a quelle della

società. Le due unità operative

dell’azienda di Huntsville (Alabama,

USA) Security, Government &

Infrastructure (SG&I) e Process, Power

& Marine (PP&M) sono nate dalla

volontà di Intergraph di massimizzare

la propria competenza nei diversi

settori. Per quanto riguarda il settore

SG&I, di più stretta competenza per la

nostra rivista, Intergraph si muove nei

confronti della sempre maggior

richiesta di informazioni geospaziali.

Superando i vincoli dei formati

proprietari, offre soluzioni aperte per

la comunicazione geografica rivolte

all’intera azienda, oggi disponibili

anche su rete internet/intranet, in un

ambiente simile a quello di Office.

Lo IUGI 2006, come d’abitudine, ha

permesso un confronto diretto anche

con il management dell’azienda stesso,

presente a Venezia Mestre nelle

persone di Halsey Wise, CEO di

Intergraph, Gerhard Sallinger,

President dell’unità operativa PP&M, e

Reid French, EVP & Chief Operating

Officer. Anche quest’anno sono state

confermate le presenze di fornitori

esterni di applicazioni e di partners di

Intergraph nell’esposizione che si è

tenuta parallelamente al convegno.

Claudio Mingrino, Amministratore e

Legale Rappresentante nonché

Responsabile dell’unità SG&I di

Intergraph Italia ha aperto i lavori ed

ha accolto la platea dei fedeli utenti.

Nonostante ciò, l’attenzione di tutti i

partecipanti era chiaramente rivolta

allo scossone commerciale che ha

caratterizzato i primi giorni di

settembre durante i quali è stato

annunciato l’acquisto di Intergraph da

parte di un gruppo di investitori

guidato dalle società Hellman &

Friedman LLC e Texas Pacific Group.

L’intervento di Halsey Wise durante la

prima giornata ha proprio chiarito gli

aspetti relativi a questo inaspettato

(per gli utenti) cambiamento.

GEOmedia ha avuto il piacere di

incontrare, durante il pranzo del

secondo giorno, Claude Fromont, Vice

President dell’unità SG&I per l’Europa

Occidentale e del Sud. La nostra

piacevole chiacchierata, allietata da

qualche bicchiere di buon vino, ha

toccato alcuni dei punti di maggior

interesse per i nostri lettori e ne

riportiamo di seguito uno stralcio.

18

GEOmedia 4 2006



R EPORTS

Per maggiori informazioni sullo IUGI

è possibile visitare il sito all’indirizzo

www.iugi.it. Arrivederci alla prossima

edizione!

GEOmedia – La notizia che ci

ha accolto al ritorno delle vacanze

era di quelle che lasciano il segno.

Il cambio di proprietà di

Intergraph è stata una vera scossa

nel mondo dell’IT e tutti si stanno

chiedendo: cosa cambierà con

l’entrata dei gruppi Hellman and

Friedman e Texas Pacific Group?

Claude Fromont

Intergraph

beneficerà

dell’entrata di

questi nuovi

gruppi soprattutto

dal punto di vista

della crescita; il

loro intento non è

tanto quello di gestire gli aspetti del

lavoro di Intergraph quanto di

investire capitali affinché la nostra

società possa ambire a maggiori fette

nel proprio mercato di riferimento.

Essendo gruppi privati, questi

investitori garantiranno, inoltre, una

continuità di intervento nel lungo

periodo, permettendo ad Intergraph ed

al suo operato di potersi soffermare su

strategie e progettualità di più ampio

respiro, che non sempre sono

applicabili se legate a necessità di

risultati nel breve termine. In secondo

luogo, i nuovi gruppi forniscono delle

garanzie di sicuro impatto: non hanno

infatti acquisito Intergraph per

rivenderla, ma per aiutarla a crescere,

come dicevo poc’anzi. Quello che

sottolineava Halsey Wise, CEO di

Intergraph, nell’intervento di ieri (12

ottobre, prima giornata dello IUGI.

ndr), è anche la non-passività che un

cambiamento del genere porterà in

Intergraph. Le prospettive di crescita

si aggirano attorno alle 3-4 volte

quello che siamo ora e per ottenere

tale risultato l’intento di Intergraph è

quello di acquisire altre società: sarà

un modo di porsi nel mercato in

maniera più aggressiva, insomma.

GEOmedia – Quali sono, dunque,

i cavalli di battaglia della nuova

Intergraph?

C.F. – Vi sarà, in questo, una

continuità col passato. Per questo

l’innovazione tecnologica sarà ancora

la parola d’ordine di Intergraph per il

futuro. Ma anche leadership.

Intergraph ha 40 anni di storia alle

spalle ed ha sempre dimostrato di

essere leader nell’innovazione. Dalle

prime schede grafiche ai primi sistemi

topologici e così via, abbiamo sempre

dimostrato di essere i principali attori

in diversi segmenti di mercato quali la

Sicurezza, Utilities, Fotogrammetria,

Difesa, Produzione Cartografica e GIS.

Le soluzioni ed il tentativo di

implementarne sempre di nuove

rimane poi uno dei nostri obiettivi

costanti. L’integrazione dei sistemi è,

sotto questo aspetto, fondamentale e di

grande interesse per la nostra società.

GEOmedia – Si fa un gran

parlare di Google Earth come uno

dei possibili acceleratori per la

diffusione dei dati geografici e

della geomatica: che ruolo ha,

secondo Intergraph, nella

diffusione della tecnologia GIS?

C.F. – Abbiamo valutato quale sia il

significato di una soluzione come

Google Earth all’interno del mercato e

siamo giunti a concludere che

sicuramente la sua diffusione sta

contribuendo ad espandere l’utilizzo

della tecnologia GIS anche se,

aggiungerei, molti degli utenti che

hanno a che fare con Google Earth

paradossalmente non sono consapevoli

del fatto che stanno utilizzando un

GIS. Siamo comunque di fronte ad un

grandissimo strumento di marketing e

comunicazione che di certo sta

contribuendo alla visibilità della

tecnologia GIS ed esso si pone anche

come un ottimo strumento per

facilitare la condivisione di un

qualsiasi progetto in un network,

grazie al fatto che può essere

considerato come una base di dati e

cartografica per determinate

applicazioni. Intergraph dispone già di

applicazioni che si integrano con

l’ambiente Google Earth proprio per i

motivi di cui ti ho appena parlato. E’,

come dicevamo prima, anche questa

una questione di integrazione.

GEOmedia – Internet e la sua

diffusione hanno creato grandi

scenari di sviluppo per le

applicazioni WebGIS. Qual è la

politica di Intergraph al riguardo?

C.F. – E’ molto difficile, in questo

senso, riuscire a manipolare il

mercato. Bisogna, invece, rispondere

alle richieste che esso ti pone. I nostri

clienti vengono da noi con un

problema ed un tipo di organizzazione

alle spalle e ti chiedono di aiutarli;

non vengono da te chiedendoti un

GIS. Ecco perché dobbiamo essere noi

a cambiare e ad adattarci alle

necessità di un mercato in continua

evoluzione. Siamo convinti, allo stesso

tempo, che esistano alcune aree di

applicazione che non possono essere

completamente gestite con architetture

di tipo web o server; la situazione sta

comunque evolvendo e la transizione

in questo senso sarà completata tra

circa 3-4 anni. Per quel periodo la

nostra tecnologia sarà assolutamente

in linea con questo passaggio

consacrando l’integrazione tra la

gestione con architettura di tipo server

e quella, più tradizionale e verticale,

del GIS per la gestione di progetti

complessi.

GEOmedia – Molte delle aziende

del settore GIS stanno rivolgendo

la loro attenzione verso Linux e al

mondo dell’Open Software. Come

si pone Intergraph al riguardo?

C.F. – Questo è vero ma bisogna

anche considerare un paio di cose al

riguardo: l’Open Source non è

completamente privo di costi. Esso

infatti può risultare molto costoso,

specialmente nel lungo periodo. E, in

secondo luogo, ho notato come alcune

grandi aziende non siano propense a

prendersi rischi affidandosi totalmente

su di esso, specialmente per quanto

riguarda applicazioni di un certo

rilievo. Ma noi dobbiamo seguire il

mercato: ecco perché ad esempio

abbiamo portato alcune applicazioni

web su Linux, anche per una

questione di maggior sicurezza. Molti

nostri progetti già prevedono

architetture miste e perfettamente

integrate con all’interno sistemi O.S. Il

vero valore aggiunto che Intergraph

può fornire ai propri utenti,

soprattutto se si parla di progetti

complessi risiede nella capacità di

dare soluzioni di altissimo valore

tecnologico, un ampio spettro di

servizi e, non ultima, l’assicurazione di

una continuità nel tempo a livello

evolutivo e manutentivo, il che rende

l’eventuale presenza di piattaforme

O.S. all’interno dell’offerta Intergraph

un dettaglio probabilmente ininfluente

nelle scelte finali da parte di questa

tipologia d’utenti.

Fulvio Bernardini

20

GEOmedia 4 2006


Il progetto di

della

WEGE 2002, realizzato dalle

Province di Bolzano, Lodi,

Mantova, con la società

SINERGIS come partner

tecnologico, è un sistema

informativo territoriale dedicato

alla gestione della problematica

del catasto strade nel suo senso

più ampio, non limitato alle sole

problematiche di manutenzione,

ma volto a migliorare e rendere

più efficiente la collaborazione

tra i vari Uffici ed Enti. Seguendo

i principi della cooperazione

applicativa, WEGE consente di

incrementare la condivisione e

circolazione delle informazioni,

sviluppando la collaborazione tra

i Servizi e gli Enti che

interagiscono con il tema strade

(G2G), e permette l’erogazione a

cittadini ed imprese dei servizi e-

government correlati. Inserito nel

gruppo di progetti di eccellenza,

è disponibile in forma gratuita

per le amministrazioni che ne

vogliano chiedere il riuso.

Il Catasto Strade, come definito dal

Decreto Legislativo del Ministero

dei Lavori Pubblici del 1 Giugno

2001, “Modalità di istituzione ed

aggiornamento del Catasto delle

Strade”, ha come obiettivo primario la

definizione della consistenza della rete

stradale, con modalità tali da

consentire da un lato l’integrazione

con il catasto dei terreni e dei

fabbricati, dall’altro la realizzazione di

Sistemi Informativi Stradali, ad esso

sovrapposti con finalità specifiche,

quali la gestione del traffico, la

gestione della segnaletica, la gestione

dei mezzi pubblicitari, la

manutenzione programmata della

pavimentazione stradale e delle opere

d’arte, il monitoraggio ambientale, ecc.

Le specifiche informatiche della

struttura dei dati, riportate nel citato

decreto, fanno riferimento al

documento redatto dal Technical

Committee 278 del CEN, “Geographic

Data Files” (GDF), versione 3.0 del

12 ottobre 1995.

Ogni Entità del modello GDF ha

una rappresentazione su tre livelli: 1)

Catasto Strade

Provincia di Vercelli

Realizzazione delle risorse e

riuso delle soluzioni e-government

il livello “0”, che costituisce il livello

cartografico; 2) il livello “1”, livello

di massimo dettaglio, è la base di

riferimento del Catasto delle Strade;

3) il livello “2” che definisce le

entità di tipo complesso e costituisce

la base per i Sistemi Informativi

Stradali di ogni Ente gestore.

L’Amministrazione Provinciale di

Vercelli ha in fase avanzata di

esecuzione la realizzazione di tutti e

tre i livelli informativi del catasto

delle strade: l’impostazione

metodologica che si è voluto seguire

ha privilegiato l’efficienza,

l’ottimizzazione delle risorse

disponibili, il riuso e la ricerca di

esperienze e soluzioni innovative, sia

per la raccolta e collezione dei dati

che per la loro gestione e diffusione.

La cartografia e la

raccolta delle informazioni

La formazione delle banche dati

della rete stradale ha avuto come

vincoli fondamentali il rispetto delle

precisioni plano–altimetriche e la

costruzione di una base informativa

funzionale alle finalità indicate dal

Ministero. Le attività svolte sono

state:

a) sovrapposizione delle foto aeree

del volo tematico della Regione

Piemonte del Giugno 2000 con la

Carta Tecnica Regionale, inquadrata

nel sistema cartografico UTM,

mediante raddrizzamento fotografico

con trasformazione omografica;

b) sovrapposizione, per ogni strada

amministrata dalla Provincia, delle

precedenti foto aeree raddrizzate con

le mappe catastali, mediante una

trasformazione lineare affine;

c) realizzazione della cartografia

numerica delle strade, con

aggiornamento dell’andamento

planimetrico al giugno 2000,

seguendo le norme tecniche

predisposte dalla Provincia di

Vercelli, al fine di organizzare

di M. Acerbo e U. Morenzetti

l’acquisizione dei dati in modo

funzionale alla realizzazione del

catasto delle strade. Il rilievo ha

interessato una fascia di 200 mt,

avente come mezzeria l’asse stradale,

ed ha permesso di ottenere, in modo

economicamente vantaggioso e con la

precisione delle mappe catastali (+/- 1

mt), la cartografia planimetrica di

ogni strada e il collegamento con tutte

le informazioni catastali, con

particolare riferimento ai dati sulle

particelle e all’andamento dei fossi per

l’individuazione delle tombinature;

d) verifica e collaudo della

cartografia planimetrica mediante

indagine visiva, in fase di misura della

pendenza longitudinale delle livellette,

con individuazione delle zone da

aggiornare, in quanto interessate da

trasformazioni dal giugno 2000 ad

oggi;

e) aggiornamento della cartografia

con le ultime variazioni, desunte dai

relativi progetti, con inserimento sia

dell’altimetria, nei punti costituenti

l’asse stradale come successione degli

elementi stradali, sia dei punti di

tangenza delle curve e dei punti di

intersezione, necessari anche per il

controllo dei mezzi pubblicitari.

Nel rilievo delle informazioni

dell’infrastruttura stradale l’aspetto più

oneroso è senz’altro costituito dalla

realizzazione del profilo longitudinale,

in quanto “il profilo della strada può

venire costituito in base alla

successione dei punti dei quali è stata

determinata la quota. La precisione

della quota geodetica di tali punti

deve essere migliore di 5 mt, ma la

precisione relativa deve essere tale che

l’errore massimo nella pendenza sia

dell’1%, ovvero migliore di 10 cm se

calcolata fra punti distanti meno di 10

mt.”.

Ne consegue che, mentre la quota

geodetica di un punto può essere

desunta dalla Carta Tecnica Regionale,

la pendenza delle livellette, o pendenza

R EPORTS

GEOmedia 4 2006 21


R EPORTS

longitudinale, e la sezione stradale con

relative misure di larghezza, pendenze

trasversali e pendenza delle scarpate,

devono essere misurate con metodi

diretti.

Un rilievo topografico diretto

avrebbe comportato costi eccessivi:

pertanto è stata messa a punto una

metodologia che, mediante l’ausilio di

uno strumento appositamente

progettato, ha permesso l’acquisizione

di questi dati con operazioni semplici,

eseguite dai cantonieri.

Infatti, tutti i dati richiesti possono

essere acquisiti utilizzando la bindella

e il “PENDE”: il Pende è un

misuratore indiretto di angoli di

inclinazione, realizzato in due versioni:

Il Pende30, atto alla misura di

angoli di inclinazione da –30 ° a +

30 ° , molto maneggevole e

utilizzato per la misura delle

pendenze longitudinali e trasversali

della piattaforma stradale;

Il Pende60 atto alla misura di

angoli di inclinazione da –60 ° a +

60 ° , più complesso nell’uso in

quanto richiede un montaggio

prima della misura, utilizzato per

la misura delle pendenze delle

scarpate, di solito di inclinazione

superiore a +/- 30 ° .

Il Pende è costituito da tre aste di

alluminio anodizzato articolate come si

può vedere nel box riportato sopra.

Il Sistema Informativo

Territoriale per il Catasto

Strade: riuso del

progetto WEGE2002

Seguendo le indicazioni del CNIPA e

le linee guida del Codice

dell’Amministrazione Digitale, la

Provincia di Vercelli si è avvalsa del

riuso, per la gestione del catasto

strade, del progetto WEGE 2002, una

delle soluzioni sviluppate nell’ambito

del Piano di E-Government del

Ministero dell’Innovazione Tecnologica,

inclusa nel Catalogo del Riuso.

Grazie all’architettura della soluzione

WEGE la Provincia di Vercelli ha

potuto impostare le attività di raccolta

delle informazioni, della loro verifica e

del loro completamento chiedendo il

contributo delle aziende, mettendo a

loro disposizione dei Web services

tramite i quali accedere al Sistema

Informativo Territoriale del Catasto

Strade. In questo modo è stato

possibile ottenere un notevole

risparmio sui costi e, al tempo stesso,

una banca dati certificata. Dal punto

di vista software le fasi di impianto

sopra, Figura 1 - Il PENDE Sotto, Figura 2 - Particolare del PENDE

del sistema sono state:

FASE 1, rilievo dei dati delle strade:

è stata realizzata in ambiente ESRI

ArcPAD una applicazione che ha

permesso un agevole e veloce rilievo

dei dati lungo le strade, mediante

l’utilizzo di un palmare dotato di

GPS. Tramite questo sistema il tecnico

può caricare i dati della segnaletica e

della pubblicità in modo veloce ed

intuitivo. Una volta caricati, i dati

possono essere inseriti nel Sistema

Informativo Territoriale provinciale per

essere verificari, validati e poi

successivamente aggiornati.

FASE 2, caricamento dei dati in

WEGE: mediante i moduli applicativi

di WEGE sono stati caricati i dati

delle strade e le pertinenze associate

al grafo (sezioni, intersezioni, punti

tangenza, curve, punti giunzione,

elementi stradali, segnali verticali,

impianti pubblicitari).

In base a queste informazioni e

utilizzando le query spaziali, sono

state calcolate le zone in cui è

proibito il posizionamento di segnali

di pericolo, di prescrizione, di

indicazione, o degli impianti

pubblicitari, secondo le norme del

codice della strada. Le zone ammesse

Figura 3 - Interrogazione via Web GIS del

data-base degli impianti pubblicitari

1) Asta “A”, di 3 mt per il Pende60 e 1.5

mt per il Pende30, consente la rotazione

dell’asta B intorno al punto O 1 e dell’asta

C intorno al punto O 2 ;

2) Asta “B” di 1.3 mt, che ruota rispetto

all’asta A intorno al punto O 1 , presenta

all’altra estremità un perno, indice di lettura,

inserito nella scannellatura dell’asta C; è

sovrastata da una piastra “P” sulla quale è

inserita una livella torica per rendere

verticale in fase di misura l’asta “B”.

3) Asta “C”, di 4.5 mt per il Pende60 e 2.5

mt per il Pende30, dotata di una

scannellatura, in cui è inserito il perno I,

sulla quale è incisa una graduazione in mm

con indice di lettura sul perno I. L’asta C,

quindi, potendo ruotare e traslare, consente

di misurare il lato O 2 I del triangolo di

misura.

Le operazioni di misura, molto semplici,

permettono di ottenere una precisione pari

a: e = +/- 0.1 vcc.

o interdette sono state riportate nel

Sistema Informativo Territoriale.

FASE 3: aggiornamento dei dati

relativi agli impianti pubblicitari: è

stato richiesto alle aziende private che

hanno in concessione la gestione della

pubblicità sulle strade della Provincia

di Vercelli, di contribuire

all’aggiornamento delle informazioni

relative agli impianti pubblicitari, in

termini di ubicazione, superficie, oneri,

ecc. A tal fine è stato fornito alle

aziende un Web service di WEGE,

tramite il quale gli operatori di una

determinata azienda di pubblicità

possono collegarsi via Internet al database

centrale del SIT, ed aggiornare in

tempo reale gli attributi e l’ubicazione

dell’impianto, verificando

immediatamente se la posizione del

cartello rispetta le norme del Codice

della Strada.

Tramite questo flusso, concordato tra

l’ente e le aziende concessionarie, il

SIT del Catasto Strade è in continuo

aggiornamento, e l’Ufficio

Infrastrutture può effettuare

periodicamente delle procedure di

controllo per verificare, ad esempio, il

pagamento degli oneri di concessione

degli impianti pubblicitari, oppure il

corretto posizionamento secondo i

criteri del Codice della Strada, potendo

emettere in automatico, a breve, una

richiesta di rimozione di quelli fuori

norma.

Autori

ING. MARCO ACERBO

acerbo@provincia.vercelli.it

ARCH. UGO MORENZETTI

ugo.morenzetti@sinergis.it

22

GEOmedia 4 2006



©2006, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati. Trimble è un marchio di Trimble Navigation Limited, registrato nell’Ufficio marchi e brevetti degli Stati Uniti. SUR-105


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e la vostra attività a raggiungere i più alti livelli

di successo. Trimble è un leader indiscusso

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massimizzazione dei guadagni, per prepararvi

ad ogni evoluzione del settore, Trimble sarà con

voi ad ogni giro.

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Mogeifaco: un GIS

esperto per la gestione

integrata della fascia costiera

Le zone costiere rappresentano

ecosistemi complessi e fragili

fortemente influenzate da una

quantità elevata di pressioni e

fattori sia di origine antropica che

naturale, sia nelle componenti

terrestri che marine (climatici,

antropici, idrologici, geomorfologici

e socio-economici). Questi fattori

vanno continuamente monitorati e

controllati per assicurare una

gestione sostenibile delle risorse

ambientali.

Un GIS, opportunamente

interfacciato con una rete neurale

bayesiana, permette di potere

prevedere e visualizzare

l’evoluzione dei fenomeni in atto in

un’area costiera.

La “Gestione integrata della fascia

costiera” (ICZM) è un processo

volto al perseguimento di uno

sviluppo sostenibile nell’area

costiera, attraverso la gestione

delle attività, esistenti o pianificate,

riguardanti una certa area mediante

una mediazione degli obiettivi,

spesso conflittuali, in un ambiente

complesso e caratterizzato da

processi non conosciuti appieno,

cioè caratterizzati da incertezza.

Lo sviluppo di una metodologia

scientifica per questa attività,

fortemente suggerita dall’Unione

Europea, richiede la realizzazione di

modelli previsionali basati

sull’analisi dei dati che

caratterizzano il sistema supportati

dalla visualizzazione su un sistema

informativo geografico.

Il GIS “esperto”, attraverso l’ausilio

di specifici indicatori, indica lo stato

attuale del sistema costiero nelle

singole zone e ne prevede l’evoluzione,

visualizzando su GIS l’indice di

sostenibilità ambientale, permettendo

così di programmare le azioni

necessarie ad assicurare la sostenibilità

e la rinnovabilità delle risorse

ambientali ed alieutiche.

L’obiettivo della “gestione integrata

della fascia costiera” è, infatti, quello

di realizzare uno sviluppo sostenibile

di queste delicate aree mediante una

gestione responsabile ed ecosostenibile

delle attività (esistenti o pianificate) e

delle risorse ivi presenti, pianificando

lo sviluppo del territorio attraverso un

processo di concertazione tra gli

stakeholders.

Area oggetto di studio

Mogeifaco è stato testato sulla fascia

costiera sud occidentale della Sicilia

(fig. 1), in un’area che comprende i

comuni di Marsala, Petrosino, Mazara

del Vallo, Campobello di Mazara e

Castelvetrano.

Lungo questo tratto di costa, estesa

circa 90 Km, sono presenti diversi

porti turistici e di pesca artigianale.

Inoltre in questa area è presente la

più grande flotta peschereccia d’Italia

e una delle più grandi del

Mediterraneo, quella di Mazara del

Vallo. Sono inoltre presenti aree di

inestimabile valore naturalistico e,

di G. Pernice e I. Patti

nello stesso tempo, fenomeni di

antropizzazione selvaggia. E’ quindi

un’area che si presta in maniera

perfetta a fungere da laboratorio per

la realizzazione di un modello per la

gestione integrata della fascia costiera.

Scientificamente viene definita “zona

costiera” l’area geografica in cui

l’ambiente di dominio marino e quello

di dominio terrestre vengono ad

incontrarsi in una lingua di terra e

acqua. La delimitazione della zona

costiera di Mogeifaco è stata effettuata

utilizzando come limite terrestre 1000

m. dalla costa, con buffers intermedi

di 150 e 300 m. e come limite marino

la batimetrica di -50 m., (profondità

massima per le praterie di Posidonia

oceanica). E’ indubbio che tanto più

estesa é la zona costiera di interesse,

tanto più problematico sarà creare un

modello “esperto” dell’intera area.

Metodologia

La prima fase nell’elaborazione del

modello è stata la creazione di una

“banca dati”, denominata Mogeidata,

comprendente le informazioni aventi

diretta attinenza con la gestione

integrata della fascia costiera, con una

sufficiente copertura temporale e

territoriale. Una tipica banca dati per

la gestione integrata della fascia

costiera deve comprendere i seguenti

dati: a) territoriali; b) chimico-fisicibiologici;

c) climatici; d) socioeconomici.

Obiettivo

Presso lo IAMC-CNR (Istituto per

l’Ambiente Marino Costiero) di Mazara

del Vallo è stato sviluppato

“Mogeifaco”, modello “esperto” di

gestione integrata della fascia costiera

che, con il supporto di metodologie

innovative quali quelle dei sistemi

informativi geografici (GIS), delle reti

neurali artificiali (ANN) e del

telerilevamento satellitare, è capace di

prevedere l’evoluzione del sistema

costiero in funzione delle pressioni cui

è sottoposto.

26

GEOmedia 4 2006

Figura 1


I dati chimico-fisici-biologici

(temperatura a diverse profondità,

temperatura superficiale del mare

(SST), clorofilla “a”, profondità,

conducibilità, ossigeno disciolto, pH,

salinità, torbidità, nutrienti, coliformi

fecali, coliformi totali, streptococchi,

colorazione, trasparenza, tensioattivi e

fenoli), sono stati ottenuti attraverso

una serie di campionamenti con sonda

multiparametrica e il recupero di serie

storiche bibliografiche e dall’analisi di

dati satellitari.

I dati climatici (piovosità,

temperatura, umidità relativa e

ventosità) sono stati acquisiti presso le

stazioni operative dell’Assessorato

Regionale Agricoltura e Foreste.

I dati socio-economici (popolazione,

densità abitativa, flussi turistici,

attività ricettive, attività produttive)

sono stati ricavati da dati ISTAT e

Camera di Commercio. Ogni dato è

stato correlato con una unità

territoriale.

L’unità territoriale scelta come base

è la “unità fisiografica-paesaggisticacostiera”

(UFPC), definita come

“porzione di territorio (sia marino che

costiero) sufficientemente omogeneo

nelle sue caratteristiche geologiche,

morfologiche, climatiche in cui i

materiali che formano o contribuiscono

a formare la costa presentano

movimenti confinati al suo interno o

hanno scambi con l’esterno in misura

non influenzata da quanto accade alla

restante parte del litorale”. Ogni

UFPC è stata suddivisa in “tratti”.

L’utilizzo di queste unità rende più

facile lo studio delle caratteristiche

territoriali e la sua rappresentazione

ed analisi mediante il GIS.

Nell’area in oggetto sono state

individuate dieci unità fisiografichepaesaggistiche-costiere

(e 23 tratti),

riportate tabella 1 (qui sotto).

NUMERO

U.F.P.C.

DENOMINAZIONE TRATTI LUNGHEZZA

COSTA (m)

Nel grafico qui a fianco )

figura 2 si riporta, invece, lo

schema concettuale del modello

“esperto” Mogeifaco.

Figura 2

DBMS

• Ambiente

• Pesca

• Industria

• Turismo

La banca dati Mogeidata è un

DBMS relazionale implementato

per organizzare e gestire i dati

ambientali, climatici, socioeconomici

e di monitoraggio

delle acque marino costiere

acquisiti nell’ambito del

progetto. Si è scelto di

organizzare i dati storici e di

campagna in un DBMS esterno al GIS

al fine di operare autonomamente

dall’ambiente GIS per soddisfare le

esigenze di data-entry, di

consultazione, di elaborazione e di

archiviazione dei dati, utilizzando

come software Microsoft Access che

permette una maggiore facilità di

utilizzo rispetto a strumenti,

sicuramente tecnologicamente più

avanzati, ma riservati a specialisti

informatici e in modo da rendere

semplice l’aggiornamento dei dati

anche ai non addetti ai lavori.

Successivamente si è proceduto alla

valutazione di opportuni “indicatori”

ambientali.

Gli indicatori ambientali rispondono,

da un lato, a precisi requisiti di

disponibilità ed aggiornabilità dei dati,

dall’altro, vengono scelti in base alla

rappresentatività delle problematiche

ambientali considerate e alla loro

sensibilità, ossia la capacità di

PERIMETRO

(m)

AREA A

TERRA

(kmq)

AREA A

MARE

(kmq)

1 Stagnone 7 19307 49593 24.03 34.79

2 Marsala 2 11663 32081 7.4 38.26

3 Rina 1 5040 17184 4.91 13.87

4 Biscione 1 5638 16745 3.78 9.25

5 Capo Feto 2 7131 45614 6.37 100.57

6 Tonnarella-Mazara 4 12609 34087 10.77 57.67

7 Quarara-Capo Granitola 2 8636 31806 6.4 53.23

8 Kartibubbo 1 3687 20312 3.86 14.42

9 Tre Fontane-Triscina 2 106 70 33037 10.28 54.72

10 Selinunte 1 5006 25939 4.9 30.39

Cartografia

• Costa Sicilia

• Limiti

Amministrativi

• Aree Naturali

• Posidonia Oceanica

• Aree di pesca

GIS

Archivio

• Filmati e Foto

• Schede riassuntive

• Tracciati

• Grafici e disegni

• Relazioni

• Analisi Geografica

• Elaborazione Statistica

• Forecasting con ANN

Utente

restituire i mutamenti

dei fenomeni monitorati,

alla loro rilevanza ai fini

dell’attivazione di

politiche ambientali e

alla immediatezza

comunicativa. Alla base

di ogni processo di

modellizzazione c’è la

valutazione di opportuni

“indicatori”.

Si definisce “indicatore” uno

strumento che fornisce informazioni in

forma sintetica di un fenomeno più

complesso, favorendo in questo modo

la comunicazione e il confronto. I

programmi di valutazione degli

indicatori possono essere catalogati

teoricamente in variabili in ingresso,

variabili in uscita, variabili di risultato

e variabili di impatto.

Per una valutazione dello stato di

sostenibilità costiera sono stati scelti

gli indicatori riportati nella tabella a

pagina seguenta (tabella 2).

Infine si è realizzato un modello

esperto di classificazione e forecasting,

capace di prevedere, partendo dalla

banca dati, gli indicatori e l’utilizzo

delle “reti bayesiane”, l’evoluzione

delle caratteristiche fondamentali della

fascia costiera, in coerenza con le

indicazioni della Unione Europea,

visualizzata sul GIS.

Una delle aree di maggior sviluppo

in Intelligenza Artificiale è, infatti, lo

studio e la progettazione di Sistemi

Esperti, detti anche Expert Systems o

Knowledge-Based Systems. Il modello

esperto è in grado di fornire delle

previsioni sulle evoluzione del sistema

costiero in funzione delle modifiche

introdotte nei dati di ingresso.

L’interfaccia di analisi e

visualizzazione è costituita dal sistema

informativo geografico.

Il GIS realizzato, denominato

“Mogeifaco_GIS”, è dotato di

un’interfaccia di gestione e

interrogazione semplice ed intuitiva e

permette di integrare e associare, in

R EPORTS

Tabella 1

GEOmedia 4 2006 27


R EPORTS

Indicatori (A) Sottoindicatore (B) Banche dati collegate Serie storica

1.A Indicatore ambientale

1.B Indicatore di balneabilità Ministero_Salute 2000-2004

1.C Indicatore trofico TRIX Campionamenti_sonda 2004-2005

2.A Indicatore antropico

2.B Indicatore di densità di popolazione Dati ISTAT 2000-2004

2.C Indicatore di densità edilizia Ortofoto 1999 2000

2.D Indicatore di incidenza turistica APT_ Trapani 2000_2004

2.E Indicatore di occupazione spiaggia Dati ISTAT 2004

3.A Indicatore di pescosità

3.B Indicatore catture pesca Censimenti GIFACO 2004

3.C Indicatore numero natanti Censimenti GIFACO 2004-2005

4.A Indicatore naturalistico

4.B Indicatore aree protette Ministero Ambiente 2000-2004

5.A Indicatore prospettive economiche

5.B Indicatore di attività industriale

5.C Indicatore di sfruttamento agricolo Carta uso suolo 2004

5.D Indicatore di ricettività turistica APT Trapani 2000-2004

Tabella 2

un unico contesto geografico, tutti gli

elementi cartografici descrittivi della

fascia costiera, i dati ambientali,

climatici, socio-economici e di

monitoraggio delle acque marino

costiere, raccolti in Mogeidata, la

documentazione generica presente

nell’archivio documentale, e i risultati

prodotti dalla analisi statistica e dalla

elaborazione modellistica.

Tale integrazione consente di

condurre analisi spaziali attraverso la

rappresentazione digitale di un’area

geografica combinata con una serie di

altre informazioni di tipo descrittivo e

alfanumerico che dipendono

sostanzialmente dallo studio che si

vuole condurre di volta in volta. In tal

modo è possibile rispondere alla

domanda di informazione geografica in

modo automatico, rapido e preciso,

permettendo all’utente di comprendere,

gestire e pianificare gli eventuali

interventi di tutela.

Mogeifaco_GIS rappresenta, pertanto,

uno strumento di supporto a chi deve

pianificare attività di intervento e tutela

della fascia costiera. In particolare, esso

consente di:

• descrivere le condizioni dell’area

d’interesse e la distribuzione

geografica delle risorse naturali;

• identificare la natura, le sorgenti,

l’intensità e la localizzazione degli

elementi di pressione ambientale

nell’area di indagine;

• descrivere gli ecosistemi attuali e le

pressioni a cui sono sottoposti;

• valutare la loro risposta alle

pressioni reali o possibili;

• fornire un valido supporto per

l’analisi di rischio ambientale,

mediante tecniche di forecasting

basate su reti neurali artificiali;

• identificare e analizzare alternative

progettuali in termini di

localizzazione geografica;

• organizzare e gestire i dati per il

monitoraggio degli impatti

ambientali durante e dopo il

completamento dell’intervento,

assicurando ampia flessibilità

nell’utilizzo dell’informazione per la

generazione più idonea di elaborati,

mappe e documenti tecnici.

I layers del GIS visualizzano tutte le

informazioni raccolte nella banca dati

del progetto, e il risultato finale del

processo previsionale, denominato

“indice di sostenibilità costiera” .

Mogeifaco_GIS è stato implementato

utilizzando l’ambiente di sviluppo ESRI

ArcGIS 9.1 e il linguaggio di

programmazione Visual Basic for

Application per la personalizzazione

dell’Interfaccia utente.

E’ dotato di un’interfaccia di gestione

e interrogazione semplice ed intuitiva,

facile da utilizzare anche da chi non

ha specifiche competenze informatiche,

in grado di integrare e associare, in un

unico contesto geografico:

• gli elementi cartografici descrittivi del

territorio presenti nel database cartografico;

• i dati presenti nel DBMS;

• la documentazione generica presente

nel file system.

Tale integrazione consente di

condurre analisi spaziali e

visualizzazioni 3D attraverso la

rappresentazione digitale di un’area

geografica combinata con una serie di

altre informazioni di tipo descrittivo e

alfanumerico che dipendono

sostanzialmente dallo studio che si

vuole condurre di volta in volta.

In tal modo è stato possibile creare

uno strumento di gestione e

pianificazione che permette agli utenti

di accedere all’informazione geografica

in modo automatico, rapido e preciso, e

di potere visualizzare le previsioni al

variare delle condizioni di ingresso.

28

GEOmedia 4 2006

Figura 3, 4


Risultati e discussione

Al fine di fornire un quadro

dettagliato e realistico dello stato

ambientale della fascia costiera e

dell’impatto sull’ecosistema delle

attività antropiche si è realizzata

un’approfondita elaborazione

geografica e statistica dei dati acquisiti

nell’ambito del progetto. Tale analisi è

avvenuta con l’ausilio di ESRI ArcGIS

9.1 e delle sue estensioni Spatial

Analyst e 3D Analyst.

In particolare si è utilizzato Spatial

Analyst per la generazione di superfici

di concentrazione delle sostanze

inquinanti le acque marino-costiere,

per la creazione di isolinee (per

esempio di temperatura), per effettuare

analisi di prossimità e analisi zonale,

etc., mentre si è utilizzato 3D Analyst

per la visualizzazione tridimensionale

delle informazioni direttamente

acquisite e/o elaborate.

Il processo previsionale è stato

realizzato sviluppando un modello

basato sulle reti neuronali, di

classificazione e forecasting, capace di

prevedere, partendo dalla banca dati e

con l’utilizzo di indicatori, l’evoluzione

delle caratteristiche fondamentali della

fascia costiera. Più precisamente si è

fatto ricorso alle Reti Bayesiane (RB)

per prevedere la dinamica degli

indicatori delle dieci zone fisiografiche

nelle quattro stagioni. Gli indicatori

assumono un valore numerico

compreso fra 0 e 10. I valori risultanti

sono stati interfacciati sul GIS.

Nella figura sottostante si riporta

l’indice di sostenibilità costiera

calcolato per le singole U.F.P.C.

Nella gestione integrata della fascia

costiera occorre un sistema neutrale

che consenta di descrivere l’impatto

che, sul medio e lungo periodo, le

varie attività producono su una data

area, per informare i cittadini e

aumentarne il senso di responsabilità

in riferimento alle problematiche

ambientali, e, conseguentemente, di

incrementare il livello di attenzione

politica ed amministrativa sul tema

specifico (le “risposte” del modello

DIPSIR).

Mogeifaco_GIS si rivela uno

strumento molto utile a questo scopo.

La gestione delle zone costiere

richiede, infatti, il ricorso ad un

insieme di strumenti di intervento:

giuridici, economici, accordi volontari,

soluzioni tecnologiche, ricerca e

formazione. Una migliore

concertazione tra i soggetti costituisce

la base dello sviluppo sostenibile. Essa

infatti, serve a riconoscere le sinergie

e le contraddizioni tra azioni derivanti

da politiche diverse e facilita

l’accettazione dei necessari arbitrati in

un processo di responsabilizzazione.

Ma la concertazione deve avvenire

sulla base di dati scientifici certi, che

permettano di valutare le conseguenze

delle scelte che vogliono realizzarsi.

Conclusione

Una strategia di gestione integrata

per lo sviluppo sostenibile dell’area

costiera necessita di una notevole

quantità e diversità di dati per

descrivere le complesse relazioni che

intercorrono tra le componenti sociali,

economiche ed ambientali nel tempo e

nello spazio.

Una valida tecnologia per la

raccolta, memorizzazione, analisi e

visualizzazione delle informazioni

pertinenti ad una zona geografica,

quale un’area costiera, è costituita dal

GIS (Geographic Information System).

I vantaggi dell’uso di un GIS nella

gestione integrata si possono

riassumere in:

• approccio più sistematico nella

raccolta delle informazioni

ambientali;

• riduzione dei costi complessivi delle

operazioni di raccolta e gestione dei

dati;

• incremento della comparazione e

compatibilità dei gruppi di dati;

• migliore accessibilità e diffusione

delle informazioni;

• maggiore facilità nell’analisi

spaziale degli impatti ambientali.

Il GIS è, quindi, assai utile nella

definizione di una strategia di gestione

integrata perché consente di:

• descrivere le condizioni dell’area

d’interesse e la distribuzione

geografica delle risorse

naturali;

• identificare la natura, le sorgenti,

l’intensità e la localizzazione di

elementi di pressione ambientale

nell’area di indagine;

• descrivere gli ecosistemi attuali e le

pressioni a cui sono sottoposti;

• valutare la loro risposta alle

pressioni reali o possibili;

• fornire un valido supporto per

l’analisi di rischio ambientale

nell’ipotesi che avvenga un

potenziale impatto;

• identificare e analizzare alternative

progettuali in termini di

localizzazione geografica e

conseguentemente di definire le

misure mitigative degli impatti

residui;

• organizzare e gestire i dati per il

monitoraggio degli impatti

ambientali durante e dopo il

completamento dell’intervento,

assicurando ampia flessibilità

nell’utilizzo dell’informazione per la

generazione più idonea di elaborati,

mappe e documenti tecnici.

Mogeifaco_GIS, in questo contesto,

risulta quindi uno strumento per

fornire utili indicazioni per la

redazione di piani di gestione

integrata della fascia costiera

finalizzati alla salvaguardia e allo

sviluppo sostenibile del territorio.

Bibliografia

Vallega, A.: “Fundamentals of Integrated

Coastal Management”, Kluwer Academic

Publishers, pp. 264, 1999

Pernice G., Patti I., Vitabile S.,

Maccarrone V., Ialuna R., La Bella G.,

Titone A., Pernice V., Gancitano P., Micalizzi

R.: “Mogeifaco: un modello ‘esperto per la

gestione integrata della fascia costiera” in

“Atti della 9° Conferenza Nazionale ASITA –

Catania, 15-18 Novembre 2005”, volume II,

pagg. 1633-1638, 2005

Pernice G. (curatore): “Elaborazione di un

modello di gestione integrata della fascia

costiera mediante GIS e reti neurali

attraverso la raccolta ed analisi di dati

ambientali ed alieutici dell’area costiera che

si estende dallo Stagnone di Marsala a

Marinella di Selinunte” – Rapporto finale –

Mazara del Vallo (N.T.R.- I.R.M.A. – Special

Publication n. 9 - 2005 IAMC-CNR - Mazara

del Vallo), 2005

Autori

GIUSEPPE PERNICE,

IGNAZIO PATTI

IAMC-CNR – Mazara del Vallo

R EPORTS

GEOmedia 4 2006 29


R EPORTS

SAIE 2006

Si è appena conclusa, nel

momento in cui andiamo in

stampa, l’edizione 2006 del Salone

Internazionale dell’Edilizia, meglio

noto agli esperti del settore come

SAIE. 25 al 29 ottobre gli spazi ed

i numeri colossali che ogni anno

caratterizzano l’avvenimento sono

la riprova dell’importanza che il

SAIE ha col passare del tempo

assunto all’interno del mondo

dell’edilizia. Una leggera flessione

nel numero delle novità presentate

rispetto alla precedente edizione è

saltata obiettivamente all’occhio,

causa diretta, probabilmente, del

leggero appannamento che il

settore delle costruzioni nella sua

totalità ha subito negli ultimi due

anni ma che sicuramente deve pur

considerare lo spostamento

merceologico di alcuni prodotti

verso lidi più consoni quali il

SAIEDUE ed il CERSAIE.

Adire il vero, i lavori del SAIE06

hanno effettivamente preso il via

il 24 ottobre con la

presentazione della Congiunturale

CRESME-SAIE 2006; il CRESME

(Centro Ricerche Economiche Sociali

di Mercato per l’Edilizia ed il

territorio) e BolognaFiere, si sono

accordate per aprire il SAIE 2006 con

una riflessione sull’attuale mercato

delle costruzioni completa di dati ed

elaborazioni e di un confronto

internazionale ed europeo, il tutto ad

opera dallo stesso CRESME. Il

risultato dell’analisi parla chiaro:

crescita zero per le costruzioni. Il

settore è infatti entrato in fase di

stagnazione e la debole flessione dello

scorso anno ne è stata l’anticamera.

Con un +0,3% del 2006 e uno 0%

previsto per il 2007 il futuro non è

proprio dei più rosei per il mercato

dell’edilizia. Principale causa di questa

frenata, a detta degli esperti del

settore, la difficoltà riscontrata negli

ultimi due anni da parte del settore

pubblico che fino al 2004, grazie alle

opere del genio civile e dell’edilizia

pubblica, aveva visto aumentare in

maniera soddisfacente gli investimenti

ad esso dedicati.

I numeri presentati, nonostante tutto,

dalla quarantaduesima edizione del

SAIE parlano rimangono significativi:

1.850 espositori, di cui 450 stranieri;

15 padiglioni e 6 aree esterne per un

totale di 220.000 mq; 165.000

visitatori di cui 7.500 esteri (2005).

La struttura espositiva, secondo gli

organizzatori ulteriormente

razionalizzata ed ottimizzata, ha

previsto un layout volto al razionale

utilizzo del tempo in fiera con percorsi

espositivi che si sono sviluppati in

saloni tematici ed in aree specializzate.

I saloni tematici comprendevano il

LaterSAIE ovvero il Salone del

laterizio, il SicurSAIE, Salone degli

utensili e dei sistemi di fissaggio,

Strutturalegno, dedicato alle strutture

in legno, il RentalSAIE, per i servizi

di noleggio ed il SAIEbit ovvero il

Salone dei sistemi informatici, delle

società di servizi e della stampa

tecnica, a nostro parere forse un po’

troppo distaccato dall’area

merceologica dedicata agli strumenti

tecnici e alle attrezzature per prove,

controlli e misure.

Per quanto riguarda il censimento del

numero delle novità presentate al

SAIE06

bisogna subito

riscontrare alcune

modifiche nelle sue

impostazioni: è stato

eliminato il settore Servizi ed Editoria

Tecnica, in quanto giudicato improprio

per le caratteristiche della fiera, e

sono stati resi più rigorosi i parametri

necessari per fregiare un prodotto

come novità. Questo, assieme alla fase

di stagnazione che attraversa l’intero

settore, ha fatto sì che l’elenco delle

novità scendesse leggermente rispetto

all’edizione 2005, risultato comunque

in linea con quelli presentati dalle

maggiori fiere europee.

L’offerta espositiva è stata poi

completata da una serie di convegni

altamente specializzati che hanno

abbracciato tutti i settori presenti

durante la fiera. Durante Cuore

Mostra 2006, appuntamento

tradizionalmente dedicato alla grande

architettura affiancato al SAIE, è

stato affrontato il tema delle nuove

trasformazioni urbane e degli

interventi che cambiano il modo di

vivere nelle nostre città; il volume di

approfondimento che ha completato

l’evento, “L’Italia si trasforma – Città

in competizione”, è dedicato ad alcune

città italiane di dimensione mediogrande

interessate da un significativo

processo di trasformazione.

La presenza di aziende espressamente

legate al mondo geomatico è stata

ancora una volta una componente di

rilievo in questa edizione del SAIE:

Bentley Systems, HP, Intergraph (per

la prima volta), Geosoft, Leica

Geosystems, Leonardo SH, Assogeo,

Autodesk, Codevintec, Geotop, Trimble,

Microgeo, Sokkia e Veronesi sono

alcuni dei partners di GEOmedia che

abbiamo avuto il piacere di incontrare

nei padiglioni del SAIE. Oltre ai

consueti aggiornamenti dei software

per il rilievo, la fotogrammetria, la

progettazione, il calcolo e la gestione,

le principali software houses hanno

puntato sulla diversificazione

dell’offerta proponendo una

30

GEOmedia 4 2006


specializzazione delle singole

componenti software allo scopo di

coprire il maggior numero possibile di

esigenze progettuali e di gestione. Ha

suscitato grande interesse, come al

solito, l’offerta dei sistemi portatili,

sempre in grado di soddisfare una

vasta gamma di necessità per l’utente.

E’ tra il SAIEbit ed il padiglione 31,

quello dedicato agli strumenti, che si è

svolto principalmente il nostro lavoro

di inviati di GEOmedia, tenendo a

cuore le aspettative del nostro lettoretipo.

Il SAIE tra hardware e software

Le novità presentate al SAIE seguono

quelle già annunciate ad InterGEO, il

salone europeo che solitamente prende

luogo alcune settimane prima del

SAIE stesso. Per quanto riguarda la

quattro giorni bolognese non possiamo

non citare le novità presentate da

Bentley durante la press conference

tenutasi il primo giorno. Legate

soprattutto al settore BIM (Building

Information Modeling), tra di esse ne è

spiccata una che potrebbe creare un

po’ di scompiglio tra la concorrenza.

E’ stata infatti annunciata la

possibilità di scaricare gratuitamente

MicroStation PowerDraft,

(www.be.org/en-

US/BE+Careers/Free+Download.htm)

con l’intento di promuovere il settore

dedicato alle BE Careers; in questo

modo si completa l’offerta di Bentley e

si da la possibilità, anche per

operatori di fascia medio/bassa come

studenti e professori, non

particolarmente orientati in

investimenti significativi sul software,

di usare un CAD basato sulla Rolls

Royce delle soluzioni CAD/CAM,

MicroStation. Con la soluzione CAD di

Bentley il monopolio del mondo CAD

sembra andare finalmente in cantina.

Sul fronte delle soluzioni orientate al

surveying diverse novità, a cominciare

dalla nuova serie SRX di Sokkia di

cui trovate una estesa nota informativa

nella rubrica Aziende e Prodotti.

L’innovativa serie SRX prevede sia

modelli dalle prestazioni elevate (1”)

che modelli per la fascia di mercato

meno esigente (5”), anche se il design

e il sistema operativo Windows CE a

bordo ne fanno una Total Station di

gran lunga più efficiente rispetto alle

soluzioni tradizionali.

Sul fronte Trimble le novità sono

legate soprattutto al GPS, sia con la

soluzione GNSS di fascia alta

chiamata R8 ed in grado di tracciare

72 canali (L1/L2, GPS+Glonass, L2C,

L5), che con altre due soluzioni come

Trimble R6 e R3, rispettivamente un

GPS in grado di tracciare anche il

Glonass, ed un GPS per la fascia

bassa in sola L1 con un controller

Recon che permette di ridurre i costi

ma non le prestazioni, orientato quindi

soprattutto alle applicazioni catastali.

Tutti i sistemi GPS di Trimble sono

ovviamente predisposti al VRS con una

rete di supporto che copre quasi tutta

l’Italia.

Una delle altre novità è il Trimble

Survey Team, che permetterà agli

utenti Trimble di condividere le

esperienze, la formazione continua e

un programma di supporto attraverso

la creazione di uno user group che

porterà vantaggi esclusivi per chi ne

farà parte.

Proseguendo, è interessante il nuovo

GPS900 di Leica dedicato alla

cantieristica; il sistema racchiude in

una unica soluzione e in una sola

valigetta sia una stazione master che

un rover, la connessione radio ed il

controller che è in grado di ricevere

un qualsiasi file di progetto (liste di

punti, dxf, ecc.) e permettere di

picchettare i punti notevoli degli

spiccati. Unica limitazione la portata

massima di 2.5 km e l’impossibilita di

registrare i dati per una postelaborazione

di controllo.

Sul fronte Geotop le novità di rilievo

sono rappresentate dalla Total Station

motorizzata GPT9000 unica per

portata del distanziometro laser senza

prisma, arrivando a circa 2000 metri.

Gli altri plus sono la comunicazione

wireless a 2.4 GHz integrata oppure

via gruppo ottico con una limitazione

a 400 metri circa, la connettività

Bluetooth ed il controller palmare da

usare sul target remoto. Sul fronte

GPS invece la novità si chiama

TOPCON GR-3, l’innovazione 3G di

cui si è già parlato in uno dei focus

sullo scorso numero di GEOmedia. Le

caratteristiche di rilievo sono infatti i

72 canali di acquisizione, la tecnologia

di tracciamento G3 (GPS, Glonass,

Galileo) e la disponibilità di

innovazione al GPS, L5.

Ultima nota riguarda il cambio di

marchio delle soluzioni targate Thales,

che nel corso dei prossimi mesi

passeranno sotto la regia unica della

Magellan, ma di cui al SAIE non vi è

stata traccia. Le novità sono state

numerose anche per quanto riguarda

altre aziende come Codevintec,

Veronesi e Microgeo, e delle quali

troverete traccia prossimamente tra le

pagine di GEOmedia.

A cura della Redazione

R EPORTS


R EPORTS

Il laboratorio GIS

dell’Università degli

Studi Roma Tre

di Alessandro Cecili

Istituito nell’agosto del 2001

sotto la responsabilità del Dott.

Alessandro Cecili, che a

tutt’oggi ne continua a

promuovere le attività, il

Laboratorio GIS, GPS e

Cartografia Automatica del

Dipartimento di Scienze

Geologiche è attivo tanto nella

didattica quanto nella ricerca

scientifica, offrendo soluzioni

nell’uno e nell’altro campo,

orientate all’innovazione

tecnologica applicata alle

Scienze della Terra. In

particolare, l’esperienza acquisita

dal Laboratorio sull’uso dei GIS,

unitamente alla strumentazione

hardware e software della quale

dispone, gli permette di

realizzare GIS personalizzati,

modellizzazioni e analisi

quantitative con applicazioni

orizzontali e verticali,

specialmente dedicate

all’elaborazione dei modelli

digitali del terreno (DEM) per

studi applicati all’ambito

territoriale, geologico,

geomorfologico, idrogeologico e

vulcanico.

Il LabGIS si occupa, inoltre, di

attività che riguardano l’utilizzo

della rete come veicolo

dell’informazione geografica nel

senso più ampio del termine

cioè dall’acquisizione del dato

territoriale all’interrogazione con

sistemi di analisi in remoto,

facendo proprio il concetto di

geography network come

estensione delle relazioni e delle

competenze.

Attività di ricerca

Il LabGIS è impegnato su diverse

linee di ricerca, tutte caratterizzate

dall’utilizzo di nuove tecnologie e dalla

quantificazione numerica del territorio.

Il Laboratorio è soprattutto attivo in

questi settori:

Estrazione di Modelli Digitali del

Terreno (DEM) ad alta risoluzione.

Riconoscendo nella descrizione del

territorio la linea di base di tutte le

applicazioni scientifiche supportate e

sviluppate dal laboratorio, la

generazione di DEM ad alta risoluzione

è indubbiamente la linea di ricerca

principe che caratterizza l’attività del

LabGIS.

Negli anni sono state acquisite le

varie tecniche di generazione di DEM,

compresa la fotogrammetria digitale, la

digitalizzazione cartografica e l’uso di

immagini satellitari stereoscopiche.

Attualmente il laboratorio sta

sperimentando l’uso di modelli ad alta

risoluzione derivati da acquisizioni

radar (Lidar) e da immagini satellitari

ad altissima risoluzione (Ikonos,

QuickBird) integrando e correggendo i

risultati ottenuti con rilievi di terreno

di altissima precisione (misure dGPS).

Il LabGIS si occupa poi di

Pianificazione Territoriale.

I sistemi GIS rivestono un ruolo di

supporto integrato per tutte le azioni

necessarie a definire una pianificazione

adeguata del territorio. Il Laboratorio

collabora ormai da anni con enti

amministrativi e territoriali

(Regione, Protezione Civile, Enti

Parco ecc...) in qualità di

sviluppatore di Sistemi di Supporto

alle Decisioni (DSS), focalizzando

l’attenzione sulle relazioni che

intercorrono tra i vari scenari

ambientali. Sono quindi state

sviluppate soluzioni e modelli di analisi

volti alla caratterizzazione del territorio

in materia di rischio urbano, frane,

rischio vulcanico, alluvioni ecc.

E’ attivo poi nella Modellazione 3D.

L’evoluzione della tecnologia ha

indubbiamente influenzato anche

l’evoluzione della ricerca. Le attuali

innovazioni software permettono di

analizzare le realtà territoriali e

geologiche non più con

approssimazioni e discretizzazioni

dettate dai mezzi a disposizione, ma

descrivendole nella loro interezza,

lasciando quindi inalterato il

continuum territoriale. Il laboratorio si

propone come riferimento per la

gestione e l’analisi delle strutture

geologiche nelle 3 dimensioni dello

spazio, sviluppando modelli

tridimensionali derivati da cartografia

geologica. Tale processo, quindi, cerca

di minimizzare lo sforzo immaginativo

richiesto nella lettura di una

cartografia classica (2D) fornendo

direttamente una ricostruzione reale e

tridimensionale della realtà geologica.

Infine nella Geologia Urbana.

Questo settore di ricerca viene

alimentato e sviluppato dalla sempre

maggior attenzione che le

amministrazioni rivolgono al territorio.

Le ricerche del Laboratorio hanno

portato allo sviluppo di sistemi

informatici in grado di integrare le

diverse componenti che definiscono il

sistema urbano e di ricavare dei

modelli di analisi e

quantificazione del

rischio.

32

GEOmedia 4 2006


A sinistra l’aula

multimediale

dotata di 22

postazioni presso

cui si svolgono

le attività

didattiche.

A destra il

LabGIS.

Sotto geometria

di un deposito

alluvionale in

relazione agli

edifici esposti al

pericolo di subsidenza

Attività didattica

Nel campo della

didattica, il LabGIS,

partendo da una

profonda conoscenza

del settore professionale

di riferimento, ha voluto

raccogliere la sfida della formazione

superiore più all’avanguardia: favorire

il dialogo e l’incontro tra i diversi

soggetti che concorrono da una parte

alla formazione e dall’altra

all’assorbimento di risorse umane,

quali università, enti pubblici e privati

di ricerca, grandi e medie imprese,

enti territoriali governativi o locali,

ecc. impegnati nella pianificazione e

gestione del territorio ad ogni livello.

II Master in GIS di 1° e 2° livello

attivati nel Dipartimento costituiscono

pertanto lo strumento con cui

rispondere alla forte richiesta di figure

professionali specifiche capaci di

analizzare, controllare e gestire realtà

geoambientali complesse, con l’aiuto di

metodologie integrate con sensori

remoti e Sistemi Informativi

Geografici, secondo i criteri della

sostenibilità e della prevenzione.

In particolare, il Master di 2° livello

in “GIS e Telerilevamento per la

Pianificazione Territoriale”, ormai

giunto alla VI edizione, si

propone di offrire le

competenze

necessarie

La visualizzazione 3D

della geologia di un’area,

ottenuta a partire dal modello

originale del terreno (DEM), consente

di verificare l’andamento dei limiti

geologici e tettonici in relazione alla

morfologia del terreno

alla comprensione e

utilizzazione di base

dei Sistemi Informativi

Territoriali per la

pianificazione

ambientale. Per

incentivare l’incontro tra

domanda e offerta di

lavoro, inoltre, agli studenti

vengono offerti stage presso aziende,

enti pubblici e privati ed imprese,

realizzando così quella integrazione tra

studio e lavoro che è propria dei

processi formativi miranti

all’inserimento professionale.

Il Master di 1° livello a distanza in

“GIS per la Pianificazione

Territoriale”, invece, si prefigge di

offrire a giovani laureati,

professionisti, dipendenti di

amministrazioni pubbliche l’occasione

per arricchire il proprio profilo con

competenze relative all’uso delle più

avanzate tecnologie applicate alla

gestione della nuova informazione

geografica digitale in ambiente GIS,

per la pianificazione del territorio e

dell’ambiente. I contenuti,

decisamente più software-oriented

rispetto al Master di II livello e

organizzati in aree tematiche suddivise

in unità didattiche, sono studiati per

agevolare l’incontro tra il mondo della

scienza, quello della produzione e

quello degli specialisti del settore.

Inoltre, la scelta del formato e-

learning e la modularità dei contenuti

permettono una maggiore

facilità di fruizione ad un

minor costo, essendo possibile

acquistare i singoli moduli di

interesse dell’utente.

Entrambi i Master sono realizzati

in collaborazione con ESRI Italia srl e

TRIMBLE Navigation Ltd, aziende

leader nei loro settori e pertanto in

grado di garantire lo stato dell’arte

dell’innovazione tecnologica,

apportando così un valore aggiunto

alla formazione erogata.


R EPORTS

Attività internazionale

Considerato il grande interesse

suscitato dalle attività formative e

scientifiche realizzate dal LabGIS in

seno al Dipartimento, si è creduto

opportuno allargare gli orizzonti del

suo campo di intervento, dando

impulso ad un’attività di Cooperazione

Universitaria in accoglienza del

principio dell’internazionalizzazione del

sistema universitario e di condivisione

del sapere accademico.

Dal 2005 è stato avviato un processo

di scambio con il Politécnico

Colombiano “Jaime Isaza Cadavid” che

ha innescato una dinamica virtuosa di

replicazione del progetto presso altri

Atenei di paesi terzi e ha aperto la

strada alla creazione di una Rete interuniversitaria

e inter-istituzionale

operante nel settore della formazione

in ambito GIS. La Rete è uno spazio

reale e condiviso in cui attivare

processi formativi innovativi che

svolgano la funzione di motore della

competizione internazionale per la

formazione di risorse umane altamente

qualificate. L’obiettivo del progetto è

quello di ampliare e differenziare

l’offerta accademica di tutti gli atenei

coinvolti, a partire dall’istituzione di un

Master di I livello a distanza con

rilascio del titolo doppio/congiunto,

fino all’istituzione di una vera e

propria Carriera Accademica in GIS

(includendo Corsi brevi, Corso di

specializzazione, Master di I e II livello

in presenza e/o a distanza).

Servizi e progetti

Diversi sono i servizi svolti dal

LabGIS in seno al Dipartimento come

supporto tecnologico alle diverse

attività presenti. Da sempre il

Laboratorio realizza l’informatizzazione

dei Fogli CARG redatti dal

Dipartimento, fornendo anche le

competenze e l’esperienza nelle scelte

da adottare al fine di una gestione

informatizzata dei flussi di lavoro.

Avendo realizzato diverse campagne

di misure dGPS in Italia e all’estero,

il Laboratorio offre un servizio di

distribuzione di dati GPS.

Da 4 anni è in linea una stazione

GPS in registrazione continua, che

viene utilizzata come fonte dati per le

correzioni in differenziale delle misure

effettuate nel territorio locale a

chiunque ne faccia richiesta.

Facendo del geography network il

concetto base delle attività del

laboratorio, sono stati sviluppati, per

uso interno al Dipartimento, diversi

sistemi webGIS volti alla distribuzione

di dati geografici del territorio laziale.

Tali dati comprendono quindi sia dati

territoriali di base, come cartografie e

foto aeree, sia dati di dettaglio relativi

a progetti specifici: ad esempio dati di

linee sismiche, censimento eventi

franosi, ecc.

I progetti cui il laboratorio è

chiamato a partecipare vedono come

elemento comune lo sviluppo di

sistemi GIS per l’analisi e la gestione

di dati territoriali.

Attualmente il laboratorio sta

partecipando ad un progetto relativo al

trattamento di immagini satellitari ad

alta e media risoluzione, sviluppando

un sistema GIS in grado di utilizzare

e analizzare in maniera dinamica tali

dati, opportunamente corretti e

catalogati, al fine di una gestione del

territorio integrata e sempre

aggiornata.

Autore e contatti:

RESPONSABILE DEL LABORATORIO

DOTT. ALESSANDRO CECILI

cecili@uniroma3.it

Tel. 06 54888003

SEGRETERIA MASTER E ATTIVITÀ

INTERNAZIONALI

D.SSA PAOLA CIACCIA

mastergeo@uniroma3.it

paola.ciaccia@uniroma3.it

Tel 06 54888208

Sito del LabGIS:

http://host.uniroma3.it/laboratori/labgis

Modellazion

e 3D delle

strutture

geologiche

tramite

l’uso di

software

progettato

espressamente

per

la geologia

su piattaforme

Windows e

Linux;

esempio di

una struttura

a pieghe

in

Appennino

Centrale



A

ZIENDE e PRODOTTI

Sokkia introduce SRX, la nuova stazione totale robotizzata

Sokkia è un innovatore di primaria importanza nello

sviluppo di soluzioni complete per il rilievo, il

mapping GIS, il GPS, la misura industriale e per le

applicazioni nel settore construction. La gamma di

prodotti Sokkia, include strumenti che vanno dai sistemi

GPS alle stazioni totali robotizzate e manuali, dai

distanziometri elettronici ai teodoliti ottici e digitali, dai

livelli ottici e digitali ai laser per il cantiere edile.

Sokkia B.V. è la casa madre europea che ha sede ad

Almere, in Olanda, ed è responsabile per la

distribuzione, per i servizi e per il marketing in più di

30 paesi fin dal 1991. Sokkia BV fa parte di Sokkia

Co.Ltd., casa madre mondiale, fondata nel 1920 con sede

a Tokyo.

Presentata al SAIE ed ora sulle pagine di GEOmedia

ecco SRX, la nuova stazione totale robotizzata di Sokkia

che include l’ultimissima tecnologia per il posizionamento

di precisione. Tale tecnologia è stata sviluppata per

offrire ai topografi la massima precisione ed affidabilità.

Lo strumento è in grado di individuare, collimare,

agganciare e seguire con precisione il riflettore sul punto

richiesto.

La soluzione presenta le seguenti caratteristiche:

tecnologia wireless Bluetooth® per una comunicazione

sicura e senza cavi; nuova tecnologia Red-tech-EX: lunga

portata reflectorless con misura precisa della distanza ad

otre 500M; encoders digitali a servizio dei servo-motori;

sistema di controllo remoto on-demand; auto-puntamento

su prisma e su target riflettente; molteplici porte USB;

alloggiamento per CF e SD card per un trasferimento

dati semplice; tasto laterale per una misurazione veloce

senza interrompere la collimazione; tastiera ampia e

completamente illuminata; display a colori touch screen

con regolazione automatica del contrasto e sistema operativo Windows CE.

Le stazioni totali SRX sono disponibili in cinque differenti versioni con precisioni

angolari che vanno da 0.5” a 5”; questo fa dell’ SRX uno strumento che trova

impiego in una vasta gamma di applicazioni.

In modalità one-man system il topografo lavorerà da solo al prisma con totale

sicurezza. La palina è equipaggiata con un prisma a 360°, con un robusto

controller ed un’unità di comunicazione dotata di paraurti di gomma per

proteggere il prisma dai danni provocati da cadute accidentali.

La tecnologia di ricerca on-demand garantisce la comunicazione tra SRX e

l’operatore: perdere l’aggancio con il prisma non è più un problema perché è

possibile richiamare l’SRX ogni volta che si ciò si renda necessario ed esso

raggiungerà nuovamente l’unità di controllo effettuando la rotazione più breve. Il

controllo remoto è caratterizzato da tutte le applicazioni software necessarie per

effettuare il rilievo e il tracciamento.

SRX è equipaggiato con il software più completo per tutte le applicazioni atte a

soddisfare anche il topografo più esigente, qualora egli desideri operare in modo

tradizionale direttamente dallo strumento.

Il distanziometro RED-tech EX ,notevolmente migliorato, è caratterizzato dalla

tecnologia a differenza di fase e consente misure reflectorless con precisione

ineguagliabile da 30 cm ad oltre 500 m.

Con queste caratteristiche ci si aspetta che SRX stabilisca un nuovo standard

per il posizionamento nelle applicazioni industriali e di monitoraggio.

I prodotti SOKKIA sono distribuiti in Italia in esclusiva da SOKKIA S.p.A.

www.sokkia.it

(Fonte: Sokkia)

36

GEOmedia 4 2006


10 a Conferenza

Nazionale ASITA

Federazione delle Associazioni Scientifiche per le

Informazioni Territoriali e Ambientali

14-17 novembre 2006

Fiera di Bolzano, Bolzano

Provincia Autonoma di Bolzano

Regione Autonoma Trentino Alto Adige

Comune di Bolzano

Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano

Società Italiana di

Fotogrammetria e Topografia

LI Convegno Nazionale

Associazione Italiana

di Cartografia

XLII Convegno Nazionale

Associazione Italiana

di Telerilevamento

XVII Convegno Nazionale

17 a Conferenza/Expò

con annessa Esposizione

Tecnico Commerciale

Ingresso Libero*

per info: www.asita.it

Galliate Lombardo (VA)

ARTESTAMPA -

*si riferisce al solo ingresso all’esposizione tecnico-commerciale, alla mostra cartografica ed ai workshops degli espositori,

non alle aule convegnistiche


A

ZIENDE e PRODOTTI

Geocollector: un mobile GIS con GPS per un’acquisizione dei dati di precisione

eoCollector è la soluzione ideale per chi deve acquisire dati geografici sul campo ed aggiornare

Gle proprie banche dati. Frutto di una partnership tra ESRI, leader mondiale nel settore del GIS,

e Trimble, leader nel settore della produzione dei GPS, questa interessante soluzione è costituita

dall’integrazione dei software ESRI ArcPad, specifico per il lavoro sul campo, e Trimble GPScorrect

per ArcPad, preinstallati su un GPS Trimble della serie GeoExplorer 2005.

Il Trimble GeoExplorer 2005 è un GPS che garantisce normalmente una precisione da 1 a 3 metri,

con la possibilità di attivare la correzione differenziale ed ottenere una precisione sub-metrica.

Questo GPS è, inoltre, anche un ottimo palmare Pocket PC con un processore a 416 MHz di

frequenza, Windows Mobile 5 come sistema operativo, 512 MB di RAM ed il supporto per

connettività Bluetooth e Wi-Fi (802.11b).

Ogni GeoCollector include come dotazione una licenza del software ArcPad, il software Mobile GIS

di ESRI che permette di eseguire elaborazioni GIS direttamente sul campo. ArcPad è pienamente

integrato con la suite ArcGIS poiché è in grado di gestire gli stessi formati dati, lo stesso set di

simbologia e la stessa struttura di progetto, rendendo quindi il trasferimento delle banche dati

immediato e senza necessità di conversioni.

L’estensione GPScorrect per ArcPad, anch’essa preinstallata, permette di acquisire dati in correzione differenziale realtime,

creando inoltre i presupposti per il post processamento dei dati da eseguire poi con ArcGIS e l’estensione GPS

Analyst consentendo di migliorare l’accuratezza del dato GIS.

GeoCollector è una soluzione esclusiva ideata da ESRI che concretizza i benefici dell’utilizzo del mobile GIS,

garantendo piena integrazione con i prodotti desktop di ArcGIS.

www.esriitalia.it/software

www.esri.com/software/arcgis/geocollector

(Fonte: ESRI)

Autodesk annuncia l’estensione di Civil 3D 2007 per Google Earth

d agenzie governative, studi professionali di ingegneria, utility e sviluppatori commerciali viene continuamente

Arichiesto di tenere informati e aggiornati sullo stato dei progetti team estesi, commissioni di revisione, clienti e

cittadini. Per rispondere a queste esigenze, Autodesk, Inc. ha annunciato l’introduzione sul mercato dell’estensione di

Autodesk Civil 3D 2007 per Google Earth (Technology Preview). Questa utility è progettata specificatamente per gli

ingegneri civili e i geometri che hanno bisogno di tenere aggiornati tutti i componenti coinvolti in un progetto, dalla

pianificazione all’approvazione pubblica. Grazie a una interfaccia wizard-driven, ingegneri, urbanisti e geometri possono

rapidamente pubblicare oggetti e dati progettuali realizzati con Civil 3D in Google Earth, consentendo a tutti i

progettisti di creare, gestire e condividere i progetti con team estesi e arricchire i materiali pubblicati con ambienti

interattivi.

L’estensione di Autodesk Civil 3D 2007 per Google Earth offre ai professionisti della progettazione la capacità di

effettuare operazioni velocemente e con facilità: per quanto riguarda la pubblicazione su Google Earth, attraverso

un’interfaccia utente wizard-driven, gli ingegneri ed i geometri avranno il controllo completo sui dati che intendono

pubblicare (quali punti, superfici, lottizzazioni, tracciati, solidi stradali di corridoio e reti idrauliche) e sulle modalità di

visualizzazione. Per la condivisione dei dati con team estesi, l’utility crea un file KML che può essere aperto

direttamente in Google Earth, consentendo ai membri dello stesso team di visualizzare e muoversi in un progetto

all’interno dell’applicazione web. Per arricchire i progetti, poi, all’interno di Google Earth i membri del team possono

aggiungere dati relativi a edifici, sistemi di trasporto e altro ancora per arricchire un sito con ulteriori contesti

ambientali. Per navigare all’interno di un sito, visualizzando il progetto da diversi punti di osservazione, i progettisti

possono utilizzare le capacità di navigazione lungo percorsi guidati e offrire realistiche panoramiche di luoghi. Per

realizzare presentazioni vincenti grazie alla rappresentazione realistica dei modelli realizzati con Civil 3D, che può

essere ulteriormente migliorata associando elementi di progetto con contenuti 3D quali illuminazione stradale, case e

automobili.

L’estensione di Autodesk Civil 3D 2007 per Google Earth è disponibile come versione gratuita scaricabile dal sito

www.autodesk.com/google. Per un corretto funzionamento di questa utility, gli utenti devono avere installato il software

Autodesk Civil 3D 2007 e Google Earth (l’estensione di Autodesk è compatibile con le versioni gratuite di Google

Earth, Google Earth Plus e Google Earth Pro).

(Fonte: Autodesk)

38

GEOmedia 4 2006


Parte il rilievo della Grande Muraglia Cinese

L

’Amministrazione del Patrimonio Culturale

cinese in associazione con il Dipartimento di

Stato per il Rilevamento e la Mappatura hanno

lanciato una massiccia iniziativa di rilevamento

della Grande Muraglia. I lavori saranno completati

nel 2007 ed i dati relativi, compresi quelli sulla

lunghezza e l’esatto dispiegamento, verranno resi

disponibili nel 2008. I governi locali hanno

continuamente effettuato rilievi sul monumento dai

primi anni ’80 ma, soprattutto a causa di limitate

conoscenze, tecnologie e tempi, molti punti della

Grande Muraglia sono rimasti sconosciuti. E’

dunque importante per il Governo cinese, ai nostri

giorni, organizzare ed entrare in possesso dei dati

relativi ad un simbolo, prima che un monumento,

importante come quello che le autorità si

accingono a rilevare. Si usa considerare come

punto di partenza della Muraglia il Passo di

Shanhaiguan, sulle coste della Baia di Bohai, nella

Cina orientale, ma al momento nessuno è stato in

grado di stabilire con esattezza la lunghezza

dell’imponente costruzione. I dipartimenti si

occuperanno, una volta ottenuti i dati, di creare

un database completo di tutte le necessarie

informazioni, in modo da facilitare il futuro lavoro

delle amministrazioni che avranno a che fare con

la protezione e la ricerca sulla Grande Muraglia.

Il servizio VRS Now di Trimble lanciato in Germania

o scorso ottobre Trimble ha annunciato che il

Lservizio VRS Now sarà disponibile a dicembre

in Germania. Il servizio fornirà ai topografi, agli

ingegneri civili ed ai professionisti del settore

geospaziale un accesso istantaneo a correzioni

GNSS RTK senza il bisogno di appoggiarsi ad

una stazione base. Utilizzando i dati per le

stazioni di riferimento GNSS del servizio SAPOS

(Satellite POSitioning Service) dell’Ufficio per il

Rilevamento Tedesco, il servizio di Trimble sarà in

grado di fornire posizionamenti RTK precisi al

centimetro customizzati per ogni ricevitore GNSS

nella rete. Il servizio VRS Now coprirà, grazie alla

sua velocità, facilità d’utilizzo ed accuratezza, un

vasto spettro di applicazioni quali la topografia, la

pianificazione urbana, l’edilizia, i trasporti, il

controllo ambientale, l’idrografia, l’agricoltura, le

risorse, la gestione del territorio, la prevenzione

dei disastri e la gestione degli interventi, i servizi

meteorologici e la ricerca scientifica. L’annuncio

del lancio del servizio è stato fatto durante lo

svolgimento dei lavori di Intergeo 2006, la più

grande conferenza mondiale dedicata alla geodesia.

Il servizio SAPOS sfrutta il software Trimble VRS

per operare sulla maggior parte dei networks GPS

e GPS+GLONASS, che coprono

approssimativamente 357.045 chilometri quadrati

di territorio. Gli utenti potranno connettersi al

sistema tramite wireless ed il software acquisirà le

posizioni sul campo degli stessi e permetterà loro

di lavorare a patto che sia presente una stazione

di riferimento in prossimità del rover.

Per maggiori informazioni:

www.trimble.com/VRSNow.shtml

(Fonte: Redazionale)

A

ZIENDE e PRODOTTI

(Fonte: Redazionale)

Indice Inserzionisti

ASITA Pag. 37

Assogeo Pag. 13

Bentley Pag. 9

Codevintec Pag. 47

ESRI Pag. 2

Eurotec Pag. 33

Geo4all Pag. 43,45,46

Geogrà Pag. 34,35

Geotop Pag. 48

Intergraph Pag. 5

Menci Pag. 31

MICE Pag. 11

SinerGIS Pag. 23

Trimble Pag. 24,25

Universo Pag. 19

GEOmedia 4 2006

39


T

ERRA E SPAZIO

Durante lo scorso mese di

Settembre l’avventura iniziata alcuni

anni fa del radar italiano SHARAD

ha raggiunto una tappa

fondamentale, la più critica tra

quelle sotto il controllo di chi a

realizzato lo strumento. Il fallimento

dell’obiettivo di

questa tappa

avrebbe decretato la

fine, prematura,

degli sforzi di un

manipolo di persone

e delle quattro

Aziende coinvolte

nel progetto.

di Fabrizio Bernardini

SHARAD e la sua antenna (Image courtesy of NASA/JPL)

SHARAD (SHAllow RADar) è

un radar, finanziato

dall’Agenzia Spaziale Italiana e

gestito dal Dipartimento Infocom

dell’Università “La Sapienza” di Roma,

per l’esplorazione degli strati di

terreno al di sotto della superficie di

Marte. SHARAD è stato realizzato

dall’Alcatel Alenia Space (AAS) ed è

parte dell’insieme di strumenti della

sonda statunitense MRO, Mars

Reconnaissance Orbiter, lanciata il 12

agosto dello scorso anno e che dal

marzo 2006 orbita intorno al pianeta

rosso. SHARAD è in grado di operare

fino alla profondità di alcune centinaia

di metri ed è un cugino di MARSIS,

l’altro radar italiano dello stesso tipo

che, operando a bordo della sonda

europea Mars Express, può esplorare

gli strati sotto la superficie fino ad

una profondità di alcuni kilometri.

Da quando è entrata in orbita

intorno a Marte fino alla fine di

agosto, la sonda MRO ha modificato

la sua orbita con un processo

denominato aerobraking mediante il

quale, con ripetuti passaggi frenanti

nell’alta atmosfera del pianeta, ha

conseguito un’orbita circolare, requisito

per l’inizio della fase di esplorazione

scientifica.

Con il mese di Settembre ha allora

avuto inizio una serie di attività

preparatorie alla fase scientifica. Tra

queste attività era compresa l’apertura

dell’antenna di SHARAD e il primo

collaudo completo dello strumento

rimasto in parte inattivo sin dai

collaudi pre-lancio.

L’antenna di SHARAD

Sebbene ogni parte di SHARAD sia

di per sé stessa critica, l’antenna lo è

maggiormente perché, date le sue

dimensioni (5 metri per parte per un

totale di 10 metri) ha viaggiato

ripiegata e chiusa in un contenitore

che l’ha protetta dal riscaldamento

prodotto dalle manovre di aerobraking.

Infatti SHARAD, per esigenze tecniche,

è montato sul piano inferiore di MRO

(vedi illustrazione), vicino ai motori

principali, e non sul piano dove è

allocata la maggior parte degli

strumenti scientifici.

L’antenna, realizzata con un

semplice filo conduttore racchiuso in

un tubo di un particolare materiale

plastico, era ripiegata diverse volte su

1 2 3

40

GEOmedia 4 2006


sé stessa, un po’ come un metro

snodato ma senza dei giunti flessibili.

Una volta rilasciata, per l’azione

elastica del materiale plastico,

l’antenna avrebbe assunto l’estensione

originale. Il progetto, semplice ed

efficace, è caratterizzato anche dal

bassissimo peso dell’intera struttura

che può operare correttamente solo in

assenza di peso.

Per far dispiegare l’antenna occorre,

in sequenza, far aprire il contenitore

che l’ha protetta durante il viaggio e

rilasciare i fermi che tengono i bracci

ripiegati.

La fase di deployment

L’apertura (o deployment)

dell’antenna è stato un evento speciale

per l’intera missione, e ad esso sono

stati dedicati giorni di preparazioni e

simulazioni. E’ caratteristica generale

delle missioni spaziali che le attività

in cui ci sono organi meccanici in

movimento siano sempre fonte di

preoccupazione, anche se nulla è mai

lasciato al caso. Tra i vari spettri che

infestano la memoria delle missioni di

spazio profondo va ricordato quello

della sonda Galileo, la cui grande

antenna principale non si dispiegò

forzando l’intera missione ad usare per

le comunicazioni Giove-Terra, con

molti inconvenienti, un’antenna di

piccole dimensioni.

Con l’avvicinarsi della fatidica data,

tutti gli sforzi della sala di controllo

di MRO presso il Jet Propulsion

Laboratory della NASA (a Pasadena,

California) si sono concentrati sul

deployment dell’antenna. Dopo una

serie di attività preliminari, SHARAD

è stato acceso per effettuare una

misura di rumore usando il ricevitore

del radar, mentre l’antenna era ancora

ripiegata. Poi sono stati accesi dei

riscaldatori per portare tutte le parti

mobili alla temperatura desiderata

dopo mesi di gelo spaziale. Infine,

posta l’intera sonda MRO in una

configurazione autonoma e stabile,

nella quale l’intelligenza di bordo

sarebbe stata in grado di perdere e

riacquisire autonomamente il

collegamento con la Terra, è stato

dato il via ad un blocco di comandi

che al momento stabilito avrebbero

dato luogo ad una serie di eventi

pirotecnici per provocare dapprima

l’apertura della scatola e, dopo pochi

secondi, il rilascio in sequenza dei due

bracci dell’antenna.

La tensione nel gruppo presente

nella sala di controllo di MRO all’alba

del 16 settembre era già alta, ma

durante quella ventina di minuti

trascorsi tra la reale esecuzione delle

attività di rilascio e la ricezione dei

dati relativi a Terra (ritardo dovuto

alla grande distanza di Marte dalla

Terra in quel momento) la suspense

era quasi insostenibile.

Verso la fine dell’attesa tutti gli

occhi erano puntati su una serie di

schermi che mostravano i moti di

rotazione della sonda. Ci si aspettava

di vedere delle variazioni nonostante

la massa di MRO fosse molto

maggiore di quella dell’antenna. E

fortunatamente i dati degli

accelerometri di bordo hanno

immediatamente mostrato le

oscillazioni impartite all’intera

struttura del satellite sia a

causa dall’apertura della scatola

che per il dispiegamento dei

due bracci. Una strana

incongruenza

nell’ampiezza di tali

oscillazioni ha però

fatto immaginare uno

scenario inconsueto,

quello in cui uno dei

due bracci non si

fosse aperto

completamente. Ci sono volute altre

12 ore, dopo la ricezione di dati più

fitti (nel tempo) e la loro pronta

elaborazione, per scongiurare la

possibilità negativa confermata anche

da un’immagine presa, nello spettro

degli infrarossi, dallo strumento MCS

che era riuscito a visualizzare

l’estremità sospetta del braccio di

antenna.

L’antenna di SHARAD era dunque

aperta, ma per poterla dichiarare

funzionante la parola spettava al radar

stesso. In breve, con una seconda

misura di rumore subito confrontata

con quella effettuata prima del

deployment, si è potuto determinare

che il fruscio di fondo ricevuto dal

radar era effettivamente aumentato più

della quantità prevista coi calcoli

teorici stando ad indicare che

l’antenna, aperta, funzionava a dovere,

con grande sollievo non solo del team

italiano, ma di tutti i partecipanti alla

missione di MRO.

Le oscillazioni intorno all’asse Z, amplificate dai

pannelli solari della sonda che si sono messi a

vibrare per “simpatia”. L’antenna si è decisamente

aperta, si cerca però la conferma

definitiva.

T

ERRA E SPAZIO

4 5 6

GEOmedia 4 2006 41


T

ERRA E SPAZIO

Prime eco

Dopo una giornata di meritato

riposto, tra l’altro coincidente con una

domenica, la suspense è ricominciata

per la seconda parte dell’attività: il

test di trasmissione e la prima

osservazione scientifica. Prima

dell’apertura dell’antenna l’intera

catena trasmittente di SHARAD non

era mai stata collaudata sin dai giorni

precedenti al lancio (questo per

l’impossibilità di usare in trasmissione

l’antenna ripiegata e, anche, per la

mancanza della superficie del pianeta

da cui ricavare un eco). Un’altra

grande paura che assilla tutte le

missioni di spazio profondo è sempre

questa: dopo mesi di inattività,

funzionerà ancora tutto a dovere? La

storia delle missioni spaziali di questo

tipo insegna che non si deve essere

ottimisti in questi casi, ma essere

convinti di non aver trascurato nulla

negli anni di progetto e realizzazione

della missione.

Un primo breve test del

trasmettitore ha permesso di verificare

che la lunga inattività non aveva

provocato conseguenze e che non

c’erano motivi per non proseguire con

un test più impegnativo. Ecco dunque

che SHARAD è stato autorizzato ad

eseguire una sequenza più lunga a

caccia della superficie di Marte. I dati,

ricevuti a Terra dopo una serie di

passaggi e di elaborazioni, hanno

mostrato che lo strumento aveva

ricevuto correttamente delle eco dalla

superficie del pianeta esattamente

secondo le aspettative dei tecnici dello

strumento. Il semplice test aveva

dunque dimostrato che tutta la teoria

alla base del funzionamento di

SHARAD, uno strumento originale ed

innovativo, era valida.

Ma il test più spettacolare doveva

ancora avvenire e ciò è potuto

accadere il giorno dopo, a seguito

della programmazione del radar per

un’osservazione non solo

ingegneristica, ma anche di tipo

scientifico, di una determinata zona di

Marte. Infatti MRO si trovava a

sorvolare in quei giorni una zona del

pianeta nota come Medusa Fossae, già

osservata da MARSIS il quale aveva

rivelato possibile strutture sotto la

superficie. Era il posto ideale per una

prova complessiva delle capacità dello

strumento.

Le osservazioni scientifiche di

SHARAD producono grandi quantità

di dati (una caratteristica intrinseca

dello strumento) e la durata della

suspense per il risultato ha in questo

caso sofferto anche del tempo

necessario per riassemblare i dati

originali a terra e per elaborarli. Due

gruppi di tecnici separati hanno

operato sui dati ed in poche,

frenetiche, ore i rispettivi risultati

hanno coinciso con quanto sperato, e

meritato, dopo anni di lavoro:

SHARAD ha funzionato bene ed ha

osservato correttamente le

caratteristiche della zona Medusa

Fossae. L’eccitazione è salita alle stelle

e in breve tempo è stata organizzata

una presentazione interna per

celebrare l’avvenimento. Era il 19

Settembre: parafrasando Neil

Armstrong, “SHARAD ha le ali” e

vola!

Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che

hanno lavorato alla realizzazione di SHARAD e

che, guidati dall’esempio di Enrico Zampolini,

capo progetto per Alcatel Alenia Space, hanno nel

corso degli anni contribuito, offrendo spesso più

del dovuto, al successo di questo importante

esperimento italiano.

DIDASCALIE FOTO

1 Enrico Flamini (SHARAD Program Manager/ASI) e

Roberto Seu (SHARAD Team Leader/Univ. di Roma

“La Sapienza”) molto più rilassati poco dopo la prima

conferma dell’apertura dell’antenna.

2 Richard Zureck (MRO Project Scientist), Jim Graf

(MRO Project Leader) ed Enrico Flamini (ASI),

discutono con Eric Schmitz (Lockheed Martin), le

ipotesi derivate dalle osservazioni effettuate sui dati di

assetto della sonda.

3 Joe Witte e Jose Carbajal (Lockheed Martin),

gestiscono le operazioni di SHARAD. Entrambi

indossano, come diversi altri presenti quel giorno, una

maglietta della Nazionale italiana per “spirito di corpo”.

4 Joe Witte (LM) discute diverse possibilità

sull’apertura dell’antenna con un manager di Astro

(azienda costruttrice dell’antenna) .Insieme a lui

Jose Carbajal (LM) e Tracy Drain (JPL).

5 “Successful deployment”!

6 “Roberto Seu (Univ. di Roma) e Roger Phillips

(Washington University, St. Louis) discutono sui

primi risultati daitest di trasmissione.“

7 Roberto Seu (Univ. di Roma) commenta con

soddisfazione i risultati della prima osservazione

scientifica di SHARAD.

Lo strumento funziona!

8 Parte dello “SHARAD Team” al JPL: stanchi ma

soddisfatti. R. Mecozzi e F. Fois (AAS), E. Flamini

(ASI), R. Croci e M. Guelfi (AAS), e R. Seu (Univ.

di Roma).

9 Renato Croci (AAS) autorizza lo spegnimento di

SHARAD e la fine di un’intensa settimana di lavoro.

Ali Safaeinili (JPL) collabora.

“Tutte le foto sono proprietà dell’Autore e la loro

pubblicazione è stata autorizzata da NASA/JPL ed

ASI”.

7 8

9

42

GEOmedia 4 2006


Logo della missione MRO, ispirato

all’opera del pittore Mirò (Image

courtesy of NASA/JPL)

Mars Reconnaissance Orbiter è una sonda della NASA gestita dal Jet

Propulsion Laboratory (JPL) e realizzata dalla Lockheed Martin Space

Systems di Denver (Colorado). Il veicolo è di nuova concezione e di

dimensioni maggiori rispetto ai suoi illustri predecessori. Entrato in orbita

intorno a Marte il marzo scorso, MRO ha raggiunto le sonde Mars Global

Surveyor e Mars Odissey (NASA) e Mars Express (ESA) in orbita intorno al

Pianeta Rosso ormai da anni, assieme ai due rovers Spirit ed Opportunity

(NASA) che stanno operando sulla superficie. Dopo la Terra, Marte è

decisamente il pianeta più studiato del Sistema Solare.

MRO reca a bordo il radar italiano SHARAD ed una serie di strumenti

scientifici capeggiati dalla camera ad alta risoluzione HIRISE (High

Resolution Imaging Science Experiment) che ha già dimostrato immagini con

risoluzione sub-metrica. HIRISE è il più grande strumento di questo tipo che

abbia mai volato in una missione interplanetaria. Tra gli altri strumenti

troviamo CRISM (Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars)

uno spettrometro per l’identificazione di minerali, CTX (Context Camera) per

immagini del contesto osservato da HIRISE e CRISM, MARCI (Mars Color

Imager) per l’osservazione di nuvole e tempeste di sabbia e MCS (Mars

Climate Sounder) un radiometro per l’analisi dell’atmosfera del pianeta.

A questi strumenti si aggiunge ELECTRA, un sistema di comunicazioni che permetterà ad MRO di agire da

ponte ripetitore verso la Terra per i rovers che lavorano sulla superficie e per future missioni analoghe.

Gli strumenti di MRO permetteranno di aumentare le nostre conoscenze di Marte in modo drastico e gran parte

delle indagini saranno concentrate sul mistero dell’acqua di Marte e su dov’era,

dove è andata e ce n’è ancora? I dati prodotti da MRO supereranno in volume

quelli prodotti da tutte le altre missioni che hanno osservato il pianeta rosso nei

primi 50 anni di esplorazione del sistema solare. Tali dati terranno gli scienziati

occupati per anni offrendo allo stesso tempo informazioni utili per la

pianificazione delle prossime missioni.

Autore

FABRIZIO BERNARDINI

fb@aec2000.eu

T

ERRA E SPAZIO


R

ECENSIONE

Pane, amore

e geodesia

di Isabel Gramesòn

Il lettore non s’inganni. La

moglie del cartografo non è che

una figura di secondo piano in

questo romanzo storico. La signora

rappresenta soprattutto un pretesto

per descrivere costumi ed usanze

del Perù nel XVIII secolo, nonché i

pericoli della Foresta Amazzonica.

La vera attrattiva è il racconto

dalle vicende e vicissitudini di un

gruppo di scienziati alle prese con le

misurazioni geodetiche nel ‘700.

A quei tempi era nota la forma

sferoide del pianeta, ma si

sospettava che non fosse proprio

rotonda.

Due le scuole di pensiero: Cassini

perorava la causa di uno “sferoide

allungato verso i poli e schiacciato

verso l’equatore”, Newton sosteneva

il contrario. Il dibattito accese gli

accademici, e si convenne sulla

necessità di una verifica decisiva.

Fu così che un team di dieci

scienziati francesi partì per le Ande,

munito di ogni possibile moderno

strumento. “In aggiunta ai quadranti

e al telescopio zenitale, il loro

equipaggiamento scientifico

comprendeva due telescopi, orologi di

precisione, compassi di terra e di

mare, termometri, un indicatore del

livello della pioggia, alcuni

barometri, un galvanometro, uno

strumento per misurare l’azzurro del

cielo e un altro per determinare il

punto di ebollizione dell’acqua.”

Compito della spedizione era quello

di misurare un grado di arco

all’equatore, per confrontarlo con un

grado di arco misurato in Francia.

Immaginarsi lo stupore degli

Indios nel vederli all’opera con tutte

queste bizzarre attrezzature! Tra le

popolazioni locali qualcuno cominciò

a pensare che quegli stranieri

fossero esseri superiori, tanto che si

“rivolse loro una preghiera.

Potevano usare i loro poteri per

ritrovare un mulo che era andato

disperso”?

In realtà, le cose non andavano

così lisce, da un lato a causa di un

eccesso di zelo da parte degli

scienziati, dall’altro per l’insorgere di

non pochi conflitti e rivalità nel

gruppo, dall’altro ancora per le

difficoltà oggettive causate dalla

severità della natura e del clima.

Tra mille peripezie, la spedizione

si protrasse per molti anni, tanto da

far rientro in patria quando ormai

gli accademici del tempo avevano

concluso per vie diverse che Cassini

aveva torto. A tale proposito,

Voltaire riservò loro una ironica

accoglienza: “Vi siete spinti in luoghi

lontani e sconosciuti per dimostrare

ciò che Newton sapeva senza

muoversi d’un passo”.

Accanto agli aspetti avventurosi e

scientifici, il volume ben illustra la

realtà della Spagna coloniale del

tempo, con un sistema economico di

fatto basato sulla schiavitù degli

Indios, pur formalmente fuorilegge.

E poi?

A completamento del romanzo c’è

anche una storia d’amore, che riesce

a svilupparsi in un così difficile

contesto, pur perseguitata dalla

cattiva sorte. Lungi dall’essere

melenso, l’incontro, la forzata

separazione ed il reincontro della

coppia si limitano a fornire le linee

guida per una trama complessa e

densa di riferimenti scientifici,

storici e sociali.

E’ una lettura a tratti scorrevole,

a tratti più impegnativa, che svelerà

anche qualcosa sull’autore di questa

recensione...

Robert Whitaker

“La moglie del cartografo”

Garzanti

pp. 319, €18,00

44

GEOmedia 4 2006


2006-2007

A GENDA

15 Novembre 2006

Caserta

Dipartimento di Scienze Ambientali

– Seconda Università degli Studi di

Napoli

GIS Day 2006

“Integrazione in ambiente GIS di

dati ambientali”

Web:

www.sa.unina2.it/pubblica/links.asp

30 Nov - 1 Dec 2006

Stresa, (VB)

Workshop

“Remote Sensing Support to crop

yield Forecast & Area Estimates”

Web: http://agrifish.jrc.it/

Email: giampiero.genovese@jrc.it

4 - 7 dicembre

CNR - Piazzale Aldo Moro,7 Roma

From Space to Place - 2nd

International Conference on

Remote Sensing in Archaeology

Tel: 0690672721

Web: http://www.space2place.org/

Email: info@lapetlab.it

5 dicembre

Oracle, Blythe Valley Park West

Midlands, Regno Unito

Association for Geographic

Information Event

“Data Exploitation - Where does

GIS fit within the Utilities and

Comms Sector?”

Web: www.agi.org.uk/pooled/articles/BF_EVENTART/view.asp?Q=BF

_EVENTART_210221

5 dicembre

Londra, Inghilterra

Geological Remote Sensing

Group Annual Meeting

“Remote Sensing for Earth

Resources: exploration, extraction

& environmental impacts”

Web:

http://www.grsg.org/meeting.html

Email: GRSG2006@yahoo.com

6 - 8 dicembre

Mosca, Russia

6th Annual International

Conference and Exposition

“Laser Scanning and Digital

Aerial Photography. Today and

Tomorrow”

Web: http://www.rsprs.org/index.html

23 - 26 gennaio 2007

20 dicembre - Termine di scadenza

delle iscrizioni

Università degli Studi “La Sapienza”

di Roma Area di Geodesia e

Geomatica Dipartimento di Idraulica

Trasporti e Strade

Corso teorico-pratico (III edizione)“

Palermo, 15-16 febbraio 2007

14-17 novembre

Bolzano,

Fiera di Bolzano

10 a Conferenza

Nazionale ASITA

Web: www.asita.it

Email: conferenza@asita.it

Avrà luogo a Palermo l’ottava edizione del Meeting degli

utenti italiani di GRASS GIS e degli altri software GIS

Free Software Open Source che si affiancano a GRASS,

integrandone le funzionalità e contribuendo alla

costituzione di una suite software completa che copre tutti

gli aspetti del mondo del GIS, dall’elaborazione su

workstation alla pubblicazione e consultazione in rete dei

dati geografici.

In accordo a tale visione la denominazione del convegno è

cambiata in Meeting degli utenti italiani GRASS &

GFOSS.

Il convegno darà modo ai parteciapanti di scambiare

esperienze sull’utilizzo di GRASS e di altri software Open

Source e di consocere in anteprima le nuove direzioni di

sviluppo di tali software.

Web: http://gislab.dirap.unipa.it/grass_meeting/

Email: infograsspa@dirap.unipa.it


Lanciati nel mondo

della geografia intelligente!

www.rivistageomedia.it

GIS: dai sistemi ai servizi

GPS Software Receiver

per applicazioni embedded

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• Consulenza

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• Formazione

• Topografia, Geodesia

• Università

• Catasto

• Produttore

• GIS/SIT

• Assoc. categoria

• Ingegneria del territorio

• PAC

• Protezione ambientale

• PAL

• Banche dati territoriali

• Ente parco

• Formazione

• Comunità montana • Editoria

• Uff. Tecnico

• Consulenza

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• Bonifico bancario alle seguenti coordinate:

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