Geomedia_4_2006
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✔ Aggiornamento
cartografico speditivo
✔ Immagini satellitari e
informazioni a corredo
✔ Un report dal SAIE 2006
✔ Il laboratorio GIS
dell’Università Roma Tre
✔ SHARAD apre le ali
FOCUS
6
Aggiornamento cartografico speditivo: un problema di cultura o di mancanza
di strumenti? A CURA DELLA REDAZIONE
Direttore
RENZO CARLUCCI
direttore@rivistageomedia.it
Comitato editoriale
FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,
LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,
MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,
LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO
Direttore Responsabile
DOMENICO SANTARSIERO
sandom@geo4all.it
Hanno collaborato a questo numero:
MARCO ACERBO
ANTONELLA ACCIARINO
FABRIZIO BERNARDINI
FULVIO BERNARDINI
VALENTINA BINI
ALESSANDRO CECILI
PAOLA CIACCIA
VALERIO FRANCHINA
ISABEL GRAMESÒN
DANIELE MAGRÌ
UGO MORENZETTI
ANTONIO NOVELLA
IGNAZIO PATTI
GIUSEPPE PERNICE
DOMENICO SANTARSIERO
LAURA SEBASTIANELLI
Redazione, Marketing e Distribuzione
Geo4All c/o Albatros
Via Pavia, 38
00161 Roma
Tel. 06.44341322
Fax 06.49382321
E-mail: pubblicita@geo4all.it
Amministrazione
A&C2000 s.r.l.
Via Edoardo d’Onofrio, 212
00155 Roma
Web: www.geo4all.it
E-mail: info@geo4all.it
Progetto grafico e impaginazione
DANIELE CARLUCCI
Condizioni di abbonamento
La quota annuale di abbonamento alla rivista per il 2006
è di € 45,00.
Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell'abbonamento
è di € 9,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato
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diritto di ricevimento dei fascicoli arretrati ed avrà validità per
il solo anno di sottoscrizione. L’editore comunque, al fine di
garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita
revoca, da comunicarsi in forma scritta entro
il trimestre seguente alla scadenza dell’abbonamento, si
riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.
La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in
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della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a
nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere
richiesti dall'abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione
del numero successivo.
Editore
Domenico Santarsiero
10 I ricevitori, chiave del sistema Galileo - L’orbita di GIOVE-A è stata verificata con successo
- I GIS a sostegno della lotta all’evasione fiscale - Annunciato il brand
Magellan Professional - Bentley nominato secondo fornitore mondiale di soluzioni
GIS/Geospatial da Daratech - La Conferenza Tematica di AM/FM 2006 - Le vette
scintillanti si trasformano in spot
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MERCATO
REPORTS
Immagini satellitari e informazioni a corredo DI DANIELE MAGRÌ
Metodi di validazione di DEM matriciali DI V. FRANCHINA ED A. NOVELLA
IUGI 2006 DI FULVIO BERNARDINI
Il progetto di Catasto Strade della Provincia di Vercelli
DI M. ACERBO ED U. MORENZETTI
Mogeifaco: un GIS esperto per la gestione integrata della fascia costiera
DI G.PERNICE ED I. PATTI
SAIE 2006 A CURA DELLA REDAZIONE
Il laboratorio GIS dell’Università degli Studi Roma Tre DI ALESSANDRO CECILI
AZIENDE E PRODOTTI
Sokkia introduce SRX, la nuova stazione totale robotizzata - Geocollector: un mobile
GIS con GPS per un’acquisizione dei dati di precisione - Autodesk annuncia l’estensione
di Civil 3D 2007 per Google Earth - Parte il rilievo della Grande Muraglia Cinese -
Il servizio VRS Now di Trimble lanciato in Germania
TERRA E SPAZIO
40 Le ali di SHARAD DI FABRIZIO BERNARDINI
RUBRICHE
4 EDITORIALE
44 RECENSIONE
45 AGENDA
39 INDICE DEGLI INSERZIONISTI
Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003
del 14.05.03 (già iscritto al Tribunale di Rimini N° 18/97
del 31.10.97)
ISSN 1386-2502
Stampa
Albatros soc. coop. r. l.
Via Pavia, 38 00161 Roma
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità
dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto
di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e
con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,
ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,
senza il consenso scritto dell’editore.
Contafili, bussola e mappa: gli strumenti di sempre che continuano
ad essere usati da geografi, cartografi, topografi . Non possono
essere abbandonati e dimenticati a causa dell'inflazione informatica,
ma rimarranno ancora per molto alla base del nostro lavoro almeno
come soluzione alternativa e di controllo rispetto a quella degli elaboratori
elettronici.
E
DITORIALE
I geomatici per la
conoscenza del territorio
Le molteplici adesioni alla Commissione Geodetica Italiana, promossa solo qualche mese fa ci portano a fare
considerazioni ottimistiche sulla sua effettiva ricostituzione.
Noi di GEOmedia, i nostri lettori e tanti altri siamo convinti che la realizzazione della Cartografia Nazionale,
con il dettaglio e l’accuratezza opportuna, è il fondamento per la conoscenza del territorio e dell’ambiente.
Sappiamo che qualsiasi opera dell’uomo, che abbia impatto sul territorio, va documentata su un documento
convenzionale, per forza di cose - ancora oggi - cartaceo, affinché lo stato dei luoghi abbia valenza probatoria al
momento della valutazione del progetto e del successivo intervento.
Siamo inoltre coscienti che la situazione italiana in tale settore versa in uno stato di profonda confusione a
causa della mancata riorganizzazione dei servizi cartografici di Stato, già proposta nel 1945 dal CNR e
peggiorata poi con l’abrogazione della Commissione Geodetica Italiana, avvenuta negli anni ’70, durante il primo
passaggio legislativo di competenze dallo Stato alle Regioni che provocò la chiusura di una serie di Enti
considerati inutili.
Osserviamo impotenti l’apparente trascuratezza del settore che ha comunque continuato a realizzare documenti
cartografici ufficiali, di Stato, ma con metodi e normative frutto dei lavori di tale Commissione, che ancora oggi
si utilizzano, anche se con specifiche risalenti agli anni ’60. Qualsiasi innovazione necessaria, considerato il forte
livello tecnologico che ha coinvolto il settore e il profondo mutamento antropico del territorio, è oggi demandato
all’improvvisazione delle amministrazioni locali carenti del necessario livello di coordinamento e controllo
nazionale.
Prendiamo atto che successivi interventi hanno visto solo gli sforzi del CNIPA per ottenere un coordinamento
tra Stato e Regioni nel settore dei Sistemi Informativi Geografici, che riguardano però il solo aspetto informatico
di trattamento del dato senza un’approfondita analisi dei contenuti e dei valori specifici dei documenti
cartografici.
Ma gli aderenti al Manifesto non continueranno ad ignorare la necessità di avere una chiara cartografia
aggiornata con il dettaglio necessario alla reale comprensione dei fenomeni territoriali e ambientali. Non
lasceranno alla sporadica iniziativa locale operazioni di aggiornamento cartografico senza che ci siano leggi di
indirizzo in merito, ed ancora in assenza di organi preposti a dettare istruzioni.
Non continueranno ad osservare impotenti l’assurdità che si raggiunge poi nel rapporto tra Enti cartografici di
Stato che producono cartografia, la quale spesso non coincide, come ad esempio il Catasto, che rappresentando
su carta il particolare tema relativo alla proprietà, difficilmente si relaziona alla cartografia dell’Istituto
Geografico Militare, o con le Cartografie Tecniche Regionali, quest’ultime utilizzate come basi progettuali per
l’attività urbanistica e di pianificazione territoriale.
Le nostre ragioni saranno sentite, il nostro messaggio è arrivato e presto speriamo che una iniziativa
parlamentare porti in Senato nella Commissione opportuna le nostre ragioni. Per questo vi chiediamo ancora di
diffondere la nostra iniziativa per cercare ulteriori adesioni, per far sentire la nostra voce, per essere ancora più
numerosi, nella convinzione che quanto faremo avrà il suo effetto nell’immediato, è vero, ma essenzialmente per
un migliore futuro del territorio in cui viviamo.
GEOmedia sarà presente ad ASITA anche con una sezione appositamente predisposta per diffondere ed
ottenere nuove adesioni che per il momento, vi ricordo, sono accettate tramite Internet al sito:
www.commissionegeodetica.it
ove in pochi secondi si può dare il proprio contributo ad una iniziativa degna della categoria dei geomatici,
delegata da sempre alla conoscenza e alla descrizione del territorio.
Buona lettura
Renzo Carlucci
direttore@rivistageomedia.it
Errata Corrige al precedente editoriale del numero 3-2006:
Riportiamo il paragrafo tipograficamente perso nel numero precedente (da inserire prima del quart’ultimo capoverso):
“Ma il futuro sembra sempre più assetato di geo-informazioni e lo dimostra il fatto che anche Google ha investito nell’informazione geografica
acquisendo diritti di immagini satellitari da distribuire in tutto il mondo, intimorendo i grandi produttori di software quali ESRI, Intergraph,
Bentley o Autodesk che iniziano ad avvalorare formati di interscambio con Google. In un’intervista a Gim International, Jack Dangermond
(fondatore di ESRI) afferma che comunque le limitate funzionalità GIS di Google Earth lasceranno sempre spazio ai sistemi GIS veri e propri.
Sta di fatto che ora è possibile sovrapporre qualsiasi strato informativo georiferito sulla base satellitare di Google e non è escluso che a breve
termine possa diventare il riferimento di tutti i sistemi GIS, agendo come un vero acceleratore geomatico .”
4
GEOmedia 4 2006
Trasporti
Telecomunicazioni
Acqua
Energia
Territorio
Ambiente
Tante soluzioni, un’unica visione
Http://www.Intergraph.it
F OCUS
Aggiornamento
cartografico speditivo
Un problema di cultura o
mancanza di strumenti?
Il problema
dell’aggiornamento
cartografico e’ un tema
che tocca una comunità
molto estesa, le cui
componenti vanno dai
singoli professionisti come
urbanisti, progettisti
ambientali, progettisti di
infrastrutture, alla maggior
parte degli uffici tecnici
della Pubblica
Amministrazione locale e
centrale. Nel corso del
breve articolo affronteremo
il tema specifico
dell’aggiornamento
cartografico speditivo,
altrimenti definibile come
aggiornamento cartografico
di limitate dimensioni.
Il problema dell’aggiornamento
cartografico speditivo si pone ogni
qualvolta, pur in presenza di una
cartografia di recente costituzione, la si
vuole attualizzare alla data di impiego
della stessa nell’ambito di una specifica
azione progettuale territoriale.
D’altronde è sapere comune e cosa
risaputa che tra la data di levata delle
riprese aeree e la disponibilità effettiva
del prodotto cartografico possono
intercorrere anche 1-2 anni, nonostante
le fasi di ricognizione effettuate
avvengano spesso a ridosso del rilascio
delle minute di restituzione.
Il problema quindi si pone al di là
delle buone intenzioni dell’ente
committente e possiamo affermare con
certezza che qualsiasi cartografia
andrebbe validata sul campo prima di
essere impiegata in attività di analisi o
di progettazione di elementi territoriali
a forte impatto. Vedremo quindi nel
seguito dell’articolo una breve
panoramica delle problematiche legate
a questa attività di interesse degli
urbanisti e di tutti gli operatori
interessati alla progettazione
territoriale.
Gli strumenti
Con l’avvento dell’informatica e degli
strumenti naturali per la cosiddetta
analisi di immagine (fotogrammetria,
telerilevamento, ortoproiezione,
georeferenziazione, ecc.) si sono diffusi
sempre più gli strumenti necessari a
gestire le diverse tipologie di immagini
aeree nell’ambito delle attività d’uso
della cartografia sia in ambienti di tipo
CAD che di tipo GIS.
In sostanza gli strumenti più
immediati per effettuare un
aggiornamento speditivo e
metricamente valido di una limitata
porzione di territorio sono più che
disponibili, infatti diverse decine sono
ormai i prodotti informatici che
permettono in vario modo di impiegare
sia immagini già georeferenziate e
rettificate, sia eventualmente immagini
da georeferenziare e da ortorettificare
sulla base di un modello di elevazione
del terreno (DEM e/o DTM) spesso
disponibili o eventualmente generabili
da vecchie cartografie, anche in virtù
della constatazione che le variazioni
significative del terreno di interesse del
progettista, nel 90% dei casi, incidono
per la sola componente planimetrica.
E’ chiaro che si sta qui parlando di
strumenti da impiegare soprattutto in
ufficio, evitando così costose campagne
di rilievo sul campo, da programmare
eventualmente per rilevare elementi di
dettaglio a livello di progetto esecutivo.
In tal caso i moderni sistemi GPS
insieme ai sistemi topografici
tradizionali o speditivi (range finder)
dotati di sistemi laser rappresentano
quanto di meglio si può mettere in
campo per rilievi sul campo speditivi e
di precisione adeguata.
L’importanza dei dati
L’obiettivo che ci si pone nel
momento in cui si ha la necessità di
avere una visione completa del
territorio, è quello di una lettura
storica dello stesso. Ciò potrebbe essere
non vero in alcuni casi, ovvero laddove
la trasformazione dello stesso in
termini di periodi temporali non da
nessuna informazione significativa. Ma
in generale ciò è assai importante, in
quanto per ogni progettazione a scala
territoriale, la cartografia succedutasi
nelle diverse fasi rappresenta una
lettura specifica della destinazione
d’uso del territorio. Volendo fare un
esempio concreto, la cartografia
catastale pur senza la rappresentazione
degli elementi morfologici, rappresenta
non solo la parcellizzazione della
Figura 2
Una cattura di
schermo da
Google Earth da
cui effettuare un
eventuale
aggiornamento
cartografico
speditivo,
qualora le
immagini siano
aggiornate e si
abbia modo di
dimensionarle
alla scala
adeguata
6
GEOmedia 4 2006
Figura 1 - Le diverse modalità
operative per effettuare un
aggiornamento cartografico
speditivo, reperendo dati e
software adeguati
proprietà
di una
data
Aggiornamento
cartografico
speditivo
porzione
di territorio, ma probabilmente anche
il fenomeno di urbanizzazione
intervenuta sullo stesso.
Parlando quindi di aggiornamento
speditivo, particolare importanza
assume la disponibilità e la definizione
dei diversi data set, che possiamo
riassumere così:
• dati ancillari: i dati ancillari
possono esserci di aiuto in molteplici
modi, essendo per definizione i dati
storici di una data porzione di
territorio. Per dati ancillari
dobbiamo quindi intendere sia la
cartografia vigente al momento
dell’analisi o del progetto, sia
eventuali altre cartografie e/o altre
informazioni di natura metrica
riferite al medesimo territorio. I dati
ancillari rappresentano per altri
versi l’insieme dei dati disponibili e
necessari ad inquadrare il territorio,
sulla base dei quali possiamo
definire la natura dell’aggiornamento
cartografico più o meno
approfondito finalizzato al nostro
scopo.
• Ortofoto: le ortofoto di recente o
vecchia realizzazione rappresentano
uno dei migliori elementi
informativi, sia perché ci permettono
di georeferenziare eventuali elementi
Dati ancilari
Ortofoto Georeferenziate
non individuabili su cartografie
Immagini non
georeferenziate
Rilievo topografico
GPS o tradizionali
Mapping GIS-GPS
Google Earth e/o
portali cartografici
nazionali
esistenti, sia perché ci permettono di
georiferire eventuali altre immagini
aeree dell’area di interesse
disponibili. Una buona ortofoto deve
però presentare alcune caratteristiche
peculiari, a seconda che la stessa sia
in forma cartacea o digitale; tra
queste possiamo ricordare:
a) metadati necessari a conoscere
periodo di realizzazione e tipologia
di derivazione
b) densità informativa, ovvero scala
di stampa o risoluzione
dell’immagine
c) sistema di riferimento e/o
parametri cartografici o informazioni
associate all’immagine. In realtà
queste ultime informazioni
dovrebbero essere contenute
all’interno dei metadati e se le
ortofoto sono di recente costituzione
e di qualità elevata, risulta
abbastanza facile aggiornare anche
grandi porzioni di cartografia.
• Immagini non georeferenziate: il più
delle volte sono disponibili immagini
aeree o satellitari senza nessun
trattamento. In questi casi attraverso
Figura 3
Il Portale
Cartografico
Nazionale, con
le ortofoto AIMA
alla scala
nominale
1:10.000
artifici estremamente semplificativi è
possibile, lavorando per aree
omogenee, desumere informazioni
metriche seppur di scarsa precisione,
che possono aiutarci a integrare
informazioni elementari con cui
arricchire una cartografia troppo
obsoleta. Parlando di immagini
diverse da quelle aeree, vi è da dire
che in linea teorica è possibile
anche impiegare immagini con
proiezione prospettica riprese da
punti di vista notevoli. Attraverso
appositi programmi e impiegando
punti di controllo desunti da mappe
preesistenti o derivati per altre vie
come ad esempio punti GPS, vi è la
possibilità di ricostruire con basse
precisioni gli andamenti di elementi
lineari non troppo dettagliati.
• Rilievo geotopografico GPS e
tradizionale: questa soluzione è
ovviamente la migliore soluzione
possibile, ma poco si presta se le
aree di aggiornamento sono estese,
soprattutto per motivi legati ai costi
operativi. Al contrario con i sistemi
GPS impiegati in modalità
cinematica è estremamente facile
rilevare tracciati stradali, punti
sparsi sul territorio facilmente
raggiungibili con mezzi di
locomozione adeguati (fuoristrada,
ecc.), ed è il metodo da preferire
laddove, ad esempio, si necessiti di
un tracciamento continuo delle
informazioni come nel caso di una
linea di costa, di aree di ingombro
di aree naturali, di un sentiero o di
altre informazioni la cui geometria è
di tipo lineare continua.
• Mapping GIS-GPS: in linea di
massima si intende per mapping
GIS-GPS una modalità di
aggiornamento sul campo di una
cartografia preesistente, effettuata il
più delle volte con strumenti GPS
con precisione metrica. Si tratta di
reperire la cartografia da aggiornare,
georiferirla preferibilmente nel
sistema di base del GPS WGS84, e
dopo averla caricata a bordo del
palmare GPS si procede ad un
aggiornamento sul campo. Non
differisce di molto dalle procedure di
cui al punto precedente, se non per
l’impiego di apparati meno costosi e
di procedure molto semplici che
facilmente abbordabili anche per i
neofiti del GPS.
• Google Earth e portali cartografici
nazionali (?): con l’avvento delle
tecnologie definite nel complesso
come mapping web o web GIS, si
F OCUS
GEOmedia 4 2006 7
F OCUS
sono diffusi numerosi portali
cartografici, tra cui il più il Portale
Cartografico Nazionale
(http://www.pcn.minambiente.it/) del
Ministero dell’Ambiente, sito di
riferimento dove trovare immagini
aeree, cartografia IGM e molte altre
cose. Non ultimo l’ormai famoso
Google Earth
(http://3dearth.googlepages.com/italia
n) che fa parte del sistema di
ricerca internet più in voga in
questo momento e di cui spesso
abbiamo parlato anche sulle pagine
di GEOmedia. Attraverso questi e
altri portali, laddove le date e le
qualità delle immagini lo
permettano, è possibile effettuare
eventuali aggiornamenti speditivi,
che però non risultano essere molto
affidabili, proprio perché spesso
mancano le precisioni adeguate e le
informazioni sulla data delle
immagini e/o delle altre
informazioni eventualmente presenti.
Strumenti e dati,
una soluzione possibile
Uno dei problemi che i professionisti
si trovano ad affrontare qualora
decidano di effettuare da soli un
aggiornamento speditivo di una
porzione pur limitata di cartografia è
la disponibilità di dati e la
disponibilità di soluzioni che possano
comprendere allo stesso tempo un
software adeguato e un servizio di
fornitura dei dati a costi accessibili sia
in termini di valore delle forniture che
di impiego di personale. Nel corso
degli ultimi anni nell’ambito delle
attività della nostra redazione, ci siamo
trovati più volte ad affrontare il tema
dello sviluppo del mercato delle
soluzioni fotogrammetriche e del
telerilevamento. Con un approccio
semplificato le diverse centinaia di
società di ingegneria così come le
diverse migliaia di studi di urbanistica,
vista la disponibilità di immagini da
satellite e di immagini aeree insieme
alla disponibilità di decine e decine di
software orientati proprio all’analisi e
all’impiego di tali immagini, possono
pensare che l’aggiornamento
Note
cartografico speditivo, magari solo
orientato ad un draft di progetto, sia
possibile e percorribile come soluzione.
In effetti dal punto di vista teorico tale
approccio non ha nulla di sbagliato,
ma alla verifica pratica l’utente si
scontra con una realtà del tutto diversa
che andiamo ad analizzare in questo
modo:
• L’acquisizione di un software di
trattamento di immagini prevede un
costo spesso elevato e
l’addestramento di un operatore
specializzato in tale mansione;
• La paventata facilità e reperibilità di
immagini satellitari e/o aeree non è
assolutamente veritiera, sia per i
costi spesso enormemente distanti
dai budget a disposizione, sia per
motivi commerciali e di interessi
terzi. Infatti spesso per acquisire
una immagine satellitare è
necessario acquisire una scena
magari 10 o 100 volte più vasta di
quella necessaria. Così come per le
immagini aeree standard o
ortorettificate, il costo spesso è
anche esso distante dai budget a
disposizione del professionista. Nella
realtà dei fatti vige una sorta di
monopolio delle aziende che
detengono le immagini satellitari ed
aeree, pertanto non si è creato un
vero e proprio mercato libero e
concorrenziale.
• Non esistono operatori del settore
commercialmente evoluti in grado di
offrire oltre al software di
trattamento delle immagini, anche
un servizio di fornitura dei
Figura 4
Il portale Terra
Italy della
Compagnia
Generale Riprese
Aeree. Unico in
Italia per
disponibilità di
immagini ed
ortofoto di
qualità adeguata
cosiddetti dati geospaziali,
ovvero immagini ortorettificate e
DTM con precisioni adeguate, a
prezzi di mercato abbordabili dai
singoli professionisti.
In sostanza quindi, il mercato dei
sistemi di fotogrammetria speditiva o
digitali non è mai decollato come
avrebbe potuto, e lo stesso percorso ha
subito il mercato del telerilevamento e
delle immagini aeree, sulla scorta delle
motivazioni definite nei precedenti
punti.
Conclusioni
In conclusione possiamo affermare
che se dal punto di vista teorico
l’aggiornamento cartografico speditivo
potrebbe essere una realtà e un
processo gestibile in ogni studio
urbanistico o in ogni società di
servizio, e tanto più in ogni piccolo
ufficio tecnico di un’amministrazione,
nella realtà oggettiva ciò non si rende
possibile per i limiti organizzativi
dell’offerta non tanto tecnologica, ma
di disponibilità dei dati; e se da una
parte l’Uomo di Cumer 1 ha tutti gli
strumenti tecnici per intraprendere la
sua azione, nella sostanza il processo si
annulla per il costo dei dati e per
l’incapacità da parte delle aziende di
fornire l’insieme di know how e di
soluzioni che possano invogliare
l’utente a sperimentare la produzione
autonoma di piccoli data set
cartografici.
A cura della Redazione
1 Il cosi detto uomo di cumer, è riferito ad un aneddoto che il famoso Adriano Cumer, promotore principale dell’intesa stato regione e del Centro
Interregionale, andava raccontando durante le sue splendide lezioni in contesti istituzionali e non. Tale aneddoto si riferiva all’assistente di un ipotetico
assessore all’ambiente, il quale avuta notizia di una discarica sul territorio del suo comune, incaricava il tecnico dell’ufficio SIT di effettuare una veloce
indagine impiegando i soli strumenti messi a disposizione dalla rete internet. In sostanza individuata all’incirca la zona, l’uomo di cumer si poteva connettere
ad un sito istituzionale con a disposizione delle immagini telerilevate, e analizzando le chiavi spettrali degli elementi territoriali affinava la ricerca. Trovato il
probabile sito della discarica, effettuava un ulteriore ricerca in banche dati di immagini satellitari aggiornate settimanalmente, e cosi senza muovere un passo
dall’ufficio poteva giungere ai risultati probatori del malfatto anche nel giro di poche ore. Ma l’uomo di cumer si muove in un mondo ideale, e la realtà è
ben altra cosi come ben altri sono gli interessi in gioco in un mercato per lo più monopolistico.
8
GEOmedia 4 2006
MODELLAZIONE IDRAULICA E SISTEMI DI FOGNATURA
SOLUZIONI BENTLEY HAESTAD METHODS
WaterGEMS
Da olltre due decadi le soluzioni software Bentley Haestad Methods ® mettono
a disposizione delle utilities e delle aziende di ingegneria tecnologie all’avanguardia
per l’analisi, la progettazione e la gestione di infrastrutture idriche e fognarie.
WATERCAD ® & WATERGEMS ® MODELLAZIONE IDRAULICA
Molteplici enti pubblici e privati nel campo della progettazione delle infrastrutture
idrauliche considerano WaterCAD e WaterGEMS prodotti affidabili per la
modellazione delle reti di distribuzione.
WaterCAD
Per la loro affidabilità analitica, la pratica gestione dei modelli, la facile interpretazione
dei risultati e l’impareggiabile facilità d’uso, WaterCAD e WaterGEMS
consentono un notevole risparmio di tempo nella progettazione e costituiscono un
valido supporto nel processi decisionali.
Stima della disponibilità d’acqua per
uso antincendio
Variazioni di prelievo dipendenti dalla
pressione (PDD)
Gestione consumi di energia
Controllo perdite di carico
Progetto e ripristino ottimizzato
Calibrazione automatica del modello
Ambiente multipiattaforma (standalone,
ArcGIS, AutoCAD, MicroStation)
...e altro ancora
SewerGEMS
SEWERCAD ® & SEWERGEMS ® MODELLAZIONE SISTEMI DI FOGNATURA
SewerCAD e SewerGEMS offrono soluzioni dinamiche per la modellazione di sistemi
fognari misti e separati, consentendo inoltre di condurre analisi sugli sfiori.
SewerCAD e SewerGEMS permettono di massimizzare gli aspetti ingegneristici
della progettazione dei sistemi di raccolta delle acque reflue.
Sistemi di fognatura sia misti che
separati
Robusto motore di ottimizzazione
(moto transitorio e dinamico)
Progetto e ripristino automatico
Investimento capitale minimizzato
Ambiente multipiattaforma (standalone,
ArcGIS, AutoCAD, MicroStation)
...e altro ancora
Alcuni tra i principali utenti delle soluzioni Bentley Haestad Methods in Italia:
SewerCAD
AMAT S.p.A. Imperia
ASA Livorno - Azienda Servizi
Ambientali S.p.A.
BETA Studio S.r.l.
GEODATA SpA
Hydrocontrol - Capoterra (CA)
Lotti & Associati – Roma
MAIRE Engineering S.p.A.
RPA s.r.l. - Perugia
Per ulteriori informazioni:
Bentley Systems Italia S.r.l
Tel. 02 82276411
e-mail: sales.haestad@bentley.com
www.bentley.com/it-it/haestad
©2006 Bentley Systems, Incorporated. Bentley, il logo “B” di Bentley, Haestad Methods, MicroStation, SewerCAD, SewerGEMS, WaterCAD, e
WaterGEMS sono marchi, marchi registrati o marchi di servizi di Bentley Systems, Incorporated o di una delle sue affiliate totalmente controllate.
Altri marchi e nomi di prodotto sono marchi dei rispettivi proprietari.
M ERCATO
Galileo GPS News
2004 2006 2008
2011
VALIDAZIONE LANCIO SATELLITI OPERATIVITA’
Mesi all’operatività
di Galileo
I ricevitori, chiave del sistema Galileo
Il nuovo sistema di navigazione europeo necessita di un nuovo design per i
ricevitori per poter ricevere le trasmissioni provenienti dalla sua costellazione di
satelliti. L’industria europea, proprio per questo motivo si sta muovendo ormai
già da tempo per sviluppare e fornire i ricevitori necessari alla validazione
orbitale di Galileo.
Il lancio di GIOVE-A, il primo satellite della costellazione Galileo, avvenuto lo
scorso dicembre 2005, è servito come prova generale del funzionamento
dell’intero sistema ma anche per assicurare l’utilizzo delle frequenze assegnate al
programma Galileo. Il satellite è sicuramente la componente principale della
missione anche se bisogna considerare che l’intera procedura di validazione non
sarebbe stata possibile senza i molti sviluppi operati a terra ed, in particolare,
sull’equipaggiamento che permette la ricezione dei segnali trasmessi dal satellite.
I tre ricevitori usati per la missione GIOVE-A sono stati forniti dalla compagnia
belga Septentrio Satellite Navigation NV. I ricevitori hanno supportato
corettamente la calibrazione e la validazione dei segnali trasmessi dal satellite in
orbita il 12 gennaio 2006, giorno della prima trasmissione dallo spazio del
sistema Galileo. Grazie a questo tipo di prova si è potuto anche stabilire che il
sistema GPS e Galileo non interferiscono tra di loro e possono quindi essere
usati insieme, prefigurando un futuro prossimo in cui la costellazione di 30
satelliti Galileo trasmetterà assieme ai 28 satelliti GPS.
Credits: ESA / Septentrio Satellite Navigation NV
Una volta che il sistema di posizionamento europeo sarà operativo, i ricevitori
degli utenti potranno calcolare la loro posizione con grande precisione grazie al grande numero di satelliti presenti in
entrambi i sistemi. Ma prima che tutto ciò possa diventare realtà è necessario che questo tipo di ricevitori superino un
grande numero di controlli. Al momento, uno dei ricevitori si trova a Guildford, in Gran Bretagna, al centro controllo
missione GIOVE-A, mentre gli altri due sono nei laboratori dell’ESA all’ESTEC (European Space Research and Technology
Centre) a Noordwijk, in Olanda. Si stanno infatti effettuando delle analisi approfondite dei segnali trasmessi dal satellite
sulle diverse frequenze allocate per Galileo.
Creata nel 2000, Septentrio nasce dai membri della comunità universitaria di Leuven, vicino Bruxelles e la sua storia si è
svolta parallelamente a quella della navigazione satellitare in Europa. Fu selezionata dall’ESA fra le aziende che aspiravano
a partecipare alle fasi finali del progetto Galileo e progettò i primi ricevitori per il sistema EGNOS (European
Geostationary Navigation Overlay System). Composta da una cinquantina di dipendenti attualmente la Septentrio progetta
chips e softwares dedicati a ricevitori esclusivamente intesi per applicazioni professionali.
I tre ricevitori forniti per GIOVE-A escono da uno dei due Test User Segment operati dall’ESA per la fase di validazione
orbitale del sistema Galileo. Septentrio ha anche fornito altri 13 ricevitori posizionati in 13 sensor stations nel mondo e
facenti parte dell’attività della missione GIOVE, con lo scopo di fornire importanti riscontri per il complesso Galileo
Ground Segment.
(fonte: ESA)
L’orbita di GIOVE-A è stata verificata con successo
L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha riportato il successo della campagna di misura effettuata a mezzo laser che aveva
come obiettivo la verifica dell’orbita del satellite GIOVE-A e la caratterizzazione del riferimento temporale interno allo
stesso. Utilizzando un pannello di riflettori laser, installato sul lato del satellite rivolto verso il pianeta, 14 stazioni
distribuite nel mondo hanno effettuato misure di distanza con precisione al millimetro. Il successo della campagna di
misura, oltre ad aver stabilito tutta una serie di caratteristiche orbitali e temporali, ha anche permesso di definire alcuni
parametri essenziali per la navigazione quali il centro di massa del veicolo e il centro di fase delle antenne che irradiano
il segnale Galileo. Questa tecnica verrà usata anche con i satelliti operativi e migliorerà le precisioni del sistema rispetto
ai sistemi esistenti.
GIOVE-A è un veicolo dimostrativo della costellazione Galileo; il fratello di GIOVE-A, GIOVE-B, è un altro dimostratore
tecnologico ed è in costruzione presso la Alcatel Alenia Space di Roma. Il lancio di GIOVE-B era stato ritardato
inizialmente al dicembre di quest’anno (grazie anche al successo di GIOVE-A), ma recentemente è stato ritardato al 2007
a causa di un problema occorso durante al fase di collaudo. A detta dei tecnici dell’ESA, sembra che il ritardo non avrà
impatti sui piani per il lancio della costellazione dei satelliti operativi.
(Fonte: Redazionale)
10
GEOmedia 4 2006
M ERCATO
I GIS a sostegno della lotta all’evasione fiscale
La tecnologia GIS è ampiamente in grado di dare un contributo
decisivo nell’impostazione e nell’attuazione di un equilibrato ed efficace
federalismo fiscale, condizione principale a sostegno dell’azione del
Governo in materia di equità fiscale e di redistribuzione del reddito.
Grazie all’impiego più efficiente dei database già in possesso della
Pubblica Amministrazione e delle utilities che operano nelle nostre città,
risulterà più agevole localizzare e far emergere sacche di evasione fiscale.
Supportare la Pubblica Amministrazione centrale e gli Enti Locali per
l’attuazione del federalismo fiscale, sulla base di una piena disponibilità
delle basi dati esistenti e, quindi, anche di una auspicabile analisi
territoriale delle informazioni raccolte in vari enti ed aziende di servizi,
renderà più efficace l’incrocio dei dati finora effettuato sulla sola base di
Partita IVA e Codice Fiscale.
Per gran parte delle nostre città risulta possibile, sotto la responsabilità e
con il coordinamento degli enti competenti in materia fiscale, aggregare e
confrontare molteplici informazioni provenienti da più archivi ed aventi in
comune lo stesso indirizzo. La realizzabilità della suddetta analisi
territoriale verrebbe in molti casi agevolata da un apposito codice via,
definito in sede comunale e, perciò, spesso presente negli archivi delle
utilities. Tenendo conto che, ad esempio, un esercizio commerciale per
operare sul territorio ha molteplici esigenze che lo portano ad essere
necessariamente presente in vari archivi l’incrocio dei dati disponibili
potrebbe consentire una più efficace attuazione delle normative fiscali,
l’identificazione di anomalie e l’elaborazione di indicatori in grado di
indirizzare l’attenzione ed eventuali accertamenti, rendendo inoltre
possibile, per ciascuna amministrazione, disporre dei dati necessari per
una migliore definizione delle imposizioni e della pianificazione fiscale.
Per la fattibilità e il coordinamento di eventuali iniziative è da tenere
presente che proprio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri dipende
un “Comitato tecnico Nazionale per il coordinamento informatico dei dati
territoriali” che, in base all’articolo 59, comma 2, del decreto legislativo 7
marzo 2005, n° 82, verrà a breve sostituito dal “Comitato per le regole
tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni”.
Un ulteriore valore aggiunto che emergerebbe dalla realizzazione di
suddetti GIS potrebbe essere quello di stimolare le amministrazioni e le
aziende ad una più attenta gestione della qualità dei dati gestiti per
evitare, come successo in passato, eventuali incongruenze e
disallineamenti.
Mario Di Massa
mario.dimassa@tiscali.it
Annunciato il brand
Magellan Professional
Magellan, formalmente nota
come Thales Navigation, ha
annunciato Magellan Professional, il
nuovo marchio grazie al quale
gestirà i propri affari nel settore
del rilevamento e del GIS.
L’azienda è indipendente dallo
scorso agosto, cioè quando è stata
acquistata dal gruppo Shah Capital
Partners. Il brand Magellan
Professional è studiato per
diffondere ulteriormente la
leadership che il marchio Magellan
porta con se all’interno del mondo
del rilevamento e del GIS e
soprattutto tra i clienti, i partners
ed i suoi abituali targets di
riferimento, sottintendendo, allo
stesso tempo, un chiaro impegno da
parte dell’azienda per fornire
soluzioni professionali progettate
proprio per i professionisti del
settore. Secondo Francois Erceau,
General Manager del settore
commerciale di Magellan
Professional “Con un nuovo brand
che trova fondamento nella
consolidata esperienza di Thales
Navigation all’interno del mondo
del posizionamento di alta qualità e
delle soluzioni per la navigazione,
proseguiamo il nostro impegno nel
fornire prodotti che soddisfano le
esigenze di chi utilizza le tecnologie
GPS/GNSS e di tutti i
professionisti che necessitano dei
benefici dei dati geospaziali”.
www.pro.magellangps.com
(Fonte: Magellan)
GEOmedia 4 2006 11
M ERCATO
Bentley nominato secondo fornitore mondiale
di soluzioni GIS/Geospatial da Daratech
Bentley Systems, Inc. ha annunciato lo scorso
26 luglio di essere stato nominato da
Daratech secondo fornitore a livello mondiale di
software GIS/Geospatial in una ricerca
recentemente diffusa da Daratech.
“Il solido posizionamento di Bentley come fornitore di soluzioni Geospatial è
dovuto alla sua crescente capacità di soddisfare le richieste del tutto uniche
dei team incaricati di progettare e gestire infrastrutture”, ha affermato
Charles Foundyller, presidente e CEO di Daratech, Inc. “Il GIS per le
infrastrutture è una delle maggiori aree in crescita nel settore Geospatial. Le
capacità di un sistema GIS su cui fanno affidamento i team che si occupano
di infrastrutture sono ben definite e richiedono potenzialità che vanno oltre le
tradizionali applicazioni GIS”.
“La nostra strategia di potenziare il sistema GIS per le infrastrutture si sta
dimostrando vincente”, ha dichiarato Styli Camateros, vice president di
Bentley Geospatial, “La nostra solida piattaforma Geospatial, combinata con
le applicazioni di Engineering e Planning, ci consente di fornire delle
soluzioni estremamente efficaci e senza rivali in grado di rapportarsi alle
necessità di enti governativi nazionali, regionali e locali, organizzazioni per i
lavori pubblici, fornitori di servizi idrici e fognari, studi di ingegneria civile,
aziende di distribuzione di servizi di comunicazione, elettricità e gas. A
completare il quadro c’è il nostro impegno per l’interoperabilità e gli standard
de facto come Oracle Spatial 10g”.
Secondo la ricerca di Daratech, il mercato mondiale GIS/Geospatial è
cresciuto del 17% nel 2005. Nel 2006, si prevede che i ricavi
raggiungeranno i 3,6 miliardi di dollari, ben oltre i 2,82 miliardi del 2004. I
ricavi maggiori si registrano nel settore pubblico, che comprende
amministrazioni pubbliche locali e centrali. Il fatturato software nel 2004 ha
rappresentato oltre la metà dei ricavi totali del mercato GIS/Geospatial, con
un fatturato per i fornitori di software GIS pari a 1,5 miliardi di dollari.
Sempre secondo questo studio, ESRI, Bentley e Intergraph sono i tre
maggiori fornitori di tecnologia GIS/Geospatial e producono insieme oltre la
metà del totale delle vendite software. Bentley occupa il secondo posto tra i
fornitori di soluzioni software GIS/Geospatial a livello mondiale ed è seconda
solo ad ESRI. Il testo completo dello studio Daratech è disponibile
all’indirizzo www.daratech.com
(Fonte: Bentley Systems)
La conferenza tematica
di AM/FM 2006
AM/FM GIS
Italia è
un’associazione
senza scopo di
lucro nata per
favorire lo
scambio di
conoscenze fra gli operatori pubblici e
privati del settore dei Sistemi Informativi
Territoriali e dell’Informazione Territoriale
e promuovere lo sviluppo di applicazioni
per il governo del territorio e la gestione
di servizi ed infrastrutture. Ha promosso,
lo scorso 21 e 22 settembre, una
conferenza tematica all’interno della quale
sono stati affrontati i quattro temi più
importanti nell’attuale panorama della
ricerca, dello sviluppo industriale e di
applicazione per la Pubblica
Amministrazione: Interoperabilità e
Standards, Reti e Facilities Management,
Data Harmonisation ed Ubiquitous GIS.
Ospitata nella sede romana del CNR, gli
organizzatori della conferenza hanno
sfruttato il patrocinio del Consiglio
Nazionale delle Ricerche e la presenza di
sponsor e soci come ESRI Italia,
Intergraph, SinerGIS, Bentley, GE Energy
ed Insiel per sancire l’importanza
dell’iniziativa e porre solide basi per
eventuali sviluppi futuri. Gli interventi,
molti e di ampio respiro, hanno trattato i
temi in programma sotto molteplici punti
di vista, arricchendo il patrimonio e il
panorama italiano e creando opportunità
di dibattito, di ricerca e di applicazione,
realizzando la missione dell’Associazione.
(Fonte: Redazionale)
Le vette scintillanti si trasformano in spot
Promossa dall’Istituto Nazionale della Montagna, dalla Società Geografica Italiana e dall’Archivio Centrale
dello Stato, la mostra “Immagini della montagna italiana - marchi di fabbrica libri e carte geografiche tra
il 1869 e il 1930” ha ricostruito un’inedita storia per immagini dei nostri monti in centinaia di marchi
aziendali (oggi si direbbe loghi) che usano Alpi e Appennini come testimonial commerciali. Nei pannelli della
mostra i marchi di fabbrica più rappresentativi, selezionati tra i 300 dell’ACS, sono stati messi a confronto
con le immagini cartografiche e le vedute delle stesse montagne, provenienti dal patrimonio documentario
della Società Geografica Italiana. La mostra, ospitata dal 26 ottobre al 5 novembre al Palazzetto Mattei di Villa
Celimontana a Roma, ha esemplificato come l’immagine della montagna, attraverso i marchi di fabbrica, si sia
diffusa nell’Italia postunitaria. Si tratta di monti spesso lontani e sconosciuti ai più: così il Monte Bianco, il Monte Rosa e il
Cervino, il Vesuvio e l’Etna, per citare solo i più celebri, sono diventati familiari anche a chi possedeva scarsi strumenti di
conoscenza geografica. Chi era privo di istruzione ha riconosciuto e ha legato a quel prodotto una determinata immagine,
magari stilizzata o con qualche tributo alla fantasia. La montagna da allora stata dunque associata alle merci più disparate:
liquori, tessuti, prodotti alimentari e farmaceutici, pellami, utensili, ecc. I marchi testimoniano, quindi, l’evolversi delle
immagini e delle mode nella rappresentazione iconografica: negli anni dell’era pretelevisiva sono stati non solo un grande
veicolo di pubblicità ma anche di conoscenza. Sono gli anni in cui nel nostro paese nascono grandi fabbriche e aziende
artigiane. Ancora oggi alcune di quelle imprese sono identificabili attraverso il marchio, rimasto immutato per decenni, e in
taluni casi fino a oggi, entrando così a far parte dell’immaginario collettivo e del patrimonio culturale comune.
(Fonte: Redazionale)
12
GEOmedia 4 2006
Un piccolo “bozzo” per la tecnologia,
un balzo gigantesco per i topografi.
Sistema Trimble ® R8 GNSS
Aggiornato. Avanzato. Perfezionato.
E ancora in grado di entrare in
quella piccola cupola bianca e
lucida. Progettato per massimizzare
la flessibilità e minimizzare i tempi
di inizializzazione, il sistema
Trimble R8 GNSS vi consente di
essere sempre all‘avanguardia per
quanto riguarda le innovazioni dei
segnali, per un‘accuratezza e una
produttività sul campo superiori.
Combinando un design di sistema
testato e collaudato con una
tecnologia avanzata del ricevitore,
il Trimble R8 GNSS è un passo
avanti significativo per il settore
dei rilievi. In altre parole, siamo
riusciti a migliorare ciò che era già
il massimo.
Supporto GNSS
La tecnologia Trimble R-Track vi
permette di utilizzare sia i segnali
dell’evoluzione della tecnologia
GPS L2C e L5, che i segnali
GLONASS L1/L2. Più tracciamento
satellitare significa una maggiore
produttività sia oggi che in futuro.
Struttura collaudata
del sistema
È un prodotto Trimble, quindi avrete
sempre una tecnologia collaudata,
leggerezza, comunicazioni flessibili
e una struttura robusta. Fornisce un
funzionamento facile e senza cavi,
sia come base che come rover.
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prisma alla palina del vostro rover.
E, come tutti gli altri prodotti
Trimble, il sistema R8 GNSS si
inserisce immediatamente nel
Connected Survey Site Trimble.
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©2006, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati.
SUR-085-D
R
EPORTS
Immagini satellitari
e informazioni
L’uso delle immagini satellitari
sia nel campo generale della
fotogrammetria, ma soprattutto
nel settore specialistico del
telerilevamento non può
prescindere dall’impiego delle
informazioni correlate alle
immagini stesse.
Nell’articolo che segue il lettore
verrà introdotto ad una lettura
critica delle informazioni
correlate alla cosiddette scenes,
ovvero le riprese satellitari non
più legate a sensori ottici, bensì
a sensori multispettrali. Da qui
la necessità di trattare le
diverse decine di strati
informativi quali le firme
spettrali tipiche dell’analisi in
telerilevamento.
Lo sviluppo delle moderne tecnologie
ha portato negli ultimi decenni,
prima per scopi militari e poi
commerciali, alla messa a punto di
apparecchi orbitanti intorno al globo
terrestre capaci di acquisire immagini ad
alta risoluzione.
Il 18 aprile del 2001 è stato messo in
orbita dalla California il satellite
QuickBird (fig. 1) ad una distanza di 450
km dalla Terra. Questo apparecchio
viaggia a 7,1 km/s compiendo un giro
ogni 93,5 minuti ed acquisisce immagini
di tutta la terra a scopo commerciale per
conto della Digital Globe.
I bit dell’immagine dipendono dal tipo di
prodotto e possono essere 8, 11 e 16.
Bisogna tener presente che questo è il
numero di bit memorizzati per ogni pixel,
che è però diverso dal numero di bit che
ne descrivono i valori di luminosità. Per
un immagine a 16 bit per pixel solo 11
definiscono quest’ultimo valore. Ciò da ad
ogni banda 2048 valori possibili di DN
(Blue, Green, Red, Near-Infrared).
La risoluzione va da un minimo di 0,61
m per la pancromatica fino ad un
massimo di 2,88 m per l’immagine
multispettrale, fornendo così un ottimo
dettaglio. Lo si può notare anche dal
confronto tra una foto QuickBird con
risoluzione a 0,6 m e una ikonos a 1 m
(fig. 2).
a corredo
di Daniele Magrì
Una lettura guidata
ai metadati Quickbird
La dimensione massima per ogni singola
scena è di 14 x 14 km circa.
Quando si acquista un’immagine di
questo genere, la casa produttrice
fornisce, oltre all’immagine stessa, una
serie di file associati ad essa.
Lo scopo di questo articolo è fare un po’
di chiarezza sull’intero pacchetto di file
che a prima vista può sembrare
complesso.
A seconda del tipo di foto richiesta il
numero di files varierà. In particolar
modo il numero diminuirà passando dal
tipo BASE (l’immagine ha subito solo
correzioni radiometriche e di sensore), a
quello STANDARD (l’immagine è stata
corretta anche geometricamente ed è
proiettata su un sistema di coordinate
cartografiche), a quello ORTO
(l’immagine è stata anche ortorettificata).
Qui di seguito riporto il dettaglio
completo dei file associati alle foto
QuickBird (ISD - Image Support Data).
Il primo gruppo di file contiene
informazioni sul processo di
trasferimento dati, sulla struttura dei file
e directory, sul copyright, sulla
disposizione spaziale della foto ed
eventualmente se e come è stata
spezzettata.
In alto vicino al titolo,
Figura 1 -
Satellite Quickbird
(www.digital-globe.it)
Qui di fianco,
Figura 2 - Confronto tra
una foto satellitare
Quickbird e una IKO-
NOS
1 ._MAN – Manifest file – contiene la
lista delle cartelle di tutti i file forniti.
2. _EOT.TXT – End of Transfer file – è
un file di dimensione 0 byte che indica
che il trasferimento di dati è stato
completato.
3. _README.TXT – contiene le
informazioni su tutti i file forniti
insieme alla foto satellitare e le
informazioni sul copyright.
4. _README.XML – contiene le stesse
informazioni del precedente file in
formato XML.
5. _LAYOUT.JPG – è un’immagine jpeg
che mostra come la foto è disposta
nello spazio.
6. .SHX .SHP .DBF – sono file che
descrivono come l’immagine si dispone
nello spazio attraverso shape file. In
particolare mostrano 4 informazioni:
order polygon – strip boundaries –
product boundaries – tile boundaries.
Sono informazioni relative al perimetro
dell’immagine, a come si dispone nello
spazio e ad eventuali tagli e
suddivisioni.
7. COMMERCIAL.TXT – contiene tutte le
informazioni relative alla licenza.
8. _README.TXT – mostra l’elenco dei
14
GEOmedia 4 2006
file forniti con l’immagine e le relative
informazioni sul copyright. E’ diverso
dal precedente in quanto si trova
associato all’immagine.
9. _BROWSE.JPG – anteprima della
nostra foto satellitare in formato jpeg
compresso.
Il secondo gruppo di file è costituito
dalla foto satellitare e dal metadato vero
e proprio, cioè da tutti quei file che
contengono i parametri che servono per
correggere l’immagine.
10. .IMD – Image Metadata file (fig. 3) –
contiene informazioni relative
all’immagine come il tipo e il livello
del prodotto, le coordinate, la
proiezione, il tempo di acquisizione, la
copertura nuvolosa, ecc.
11. .TIL – Tile Map file (fig. 4) –
contiene informazioni per determinare
la disposizione spaziale dell’immagine.
12. .ATT – Attitude file – contiene le
informazioni relative alle caratteristiche
di attitudine del satellite durante
l’acquisizione dell’immagine.
13. .EPH – Ephemeris file – contiene le
informazioni relative alla posizione del
satellite durante l’acquisizione
dell’immagine.
14. .GEO – Geometric Calibration file –
contiene le informazioni relative ai
sistemi fotogrammetrici e a quelli ottici
dell’apparecchiatura di acquisizione
dell’immagine.
15. .RPB – RPC00B file (fig. 5) –
contiene i parametri relativi agli RPC
(Rational Polynomial Coefficient),
tramite i quali è possibile
ortorettificare l’immagine con algoritmi
matematici.
16. .XML – contiene tutte le informazioni
precedentemente descritte in formato
XML.
17. .TIF – foto satellitare in formato
GeoTIFF.
Un ultima precisazione va dedicata al
nome che viene dato ai file e alle
cartelle.
I primi sono costruiti in modo da
concatenare più informazioni:
✓ tempo di acquisizione – data “04JUL11”
+ ore-min-sec “062012”
✓ informazioni sul prodotto – banda “S” +
livello del prodotto (base, standard, orto)
“2A” + tipo di immagine (single, mosaic)
“S” + identificativo del ritaglio (riga 1 –
colonna 1) “_R1C1”
✓ codice identificativo della foto di 12 cifre
“999999999999” + progressivo “_01” +
particella “_P001”
✓ estensione GeoTIFF “.TIF”
Il nome completo è:
“04JUL11062012_S2AS_R1C1_999999999
999_01_P001.TIF”
Il nome della cartella che contiene
l’immagine è esplicativo del tipo di
immagine in quanto le ultime tre lettere
identificano il tipo di immagine: “_PAN”
pancromatic – “_MUL” multispectral –
“_PSH” pansharpened – “_MOS”
mosaicked. (Fonte dei dati:
www.digitalglobe.com – QuickBird Imagery
Products – Product Guide))
Queste immagini rappresentano il dato
di base per i Sistemi Informativi
Geografici (GIS) insieme a cartografia e
modelli digitali del terreno. Come si
vede dalla figura 6 un immagine
QuickBird viene spalmata sopra un DEM
dando una visione più realistica della
scena .
E’ importante notare anche come queste
immagini possano essere studiate non
solo a colori naturali, ma anche a falsi
colori cambiando la sequenza delle
bande. Per esempio, come mostrato in
figura 7, la foto può essere studiata
tramite software come ENVI anche
mettendo in evidenza la componente
che risponde meglio all’infrarosso
come l’acqua e la vegetazione che
risultano essere rosse.
Autore
DANIELE MAGRÌ
danielemagri77@yahoo.it
Figura 4 - Dettaglio .TIL file
Figura 5 - Dettaglio .RPB file
Figura 6 - Foto satellitare
QuickBird spalmata sopra un DEM
R EPORTS
Figura 3 -
Dettaglio
.IMD file
Figura 7 - La foto satellitare è visualizzata a colori naturali (a
sinistra) e con la sequenza di bande 4-3-2 (a destra) che
mette in evidenza la componente ad infrarossi
GEOmedia 4 2006 15
R EPORTS
Metodi di validazione
di DEM matriciali
di V. Franchina e A. Novella
16
Con l’avvento delle tecnologie IT
e della fotogrammetria digitale, la
diffusione dei modelli digitali del
terreno ha subito una forte
accelerazione. DEM, DTM, DSM,
sono tutti prodotti che
permettono di rappresentare i
cosiddetti modelli digitali 3D sia
del terreno che della componente
antropica come le aree
urbanizzate. Il trattamento di tali
informazione riveste particolare
importanza, e con ciò gli
strumenti per effettuare verifiche
e validazione dei dati stessi.
Nell’articolo che segue vengono
analizzate le problematiche
connesse alla validazione dei
DEM matriciali.
La disponibilità di dati territoriali
gratuiti o a basso costo sembra
aver diminuito la qualità media.
Vengono qui analizzati i modelli
orografici (DEM) matriciali, composti
da una semina a passo costante di
valori di quota che esprimono l’altezza
media dei punti del terreno circostanti
il centro delle celle.
Si tratta di specie di terrazze, se
non si adottano interpolazioni. Con
una interpolazione di livello uno
(lineare), la quota di ogni punto viene
invece calcolata, ad esempio con un
algoritmo LCM (Linear Correcting
Method), da quella dei quattro valori
circostanti della matrice. La superficie
risultante è poi approssimabile con
una struttura di tessere piane
triangolari.
Un DEM matriciale può includere
valori di quota non medi ma modali
o, per applicazioni aeronautiche,
addirittura massimi.
I principali problemi che insorgono
quando si dispone di un DEM
matriciale riguardano la qualifica del
suo contenuto. Intanto può accadere
che il DEM stesso sia organizzato in
coordinate terrestri (quindi ortogonali
proiettate) mentre l’applicazione, come
nel caso degli strumenti di
pianificazione radioelettrica di Vector,
richiede una organizzazione a passo
geografico.
GEOmedia 4 2006
Si rende dunque necessaria una
trasformazione (de–proiezione).
Occasionalmente può anche avvenire il
contrario.
La georeferenziazione va stabilita ex
novo nel caso di informazioni
incomplete; occorre in ogni caso
controllare alcuni punti significativi in
elevazione per accertarsi della qualità
complessiva del prodotto. Queste
operazioni, concettualmente semplici,
presentano difficoltà pratiche e costi
aggiuntivi che potrebbero talvolta far
preferire un DEM più costoso ad uno
gratuito ma bisognoso di verifiche.
Le principali aree di intervento
sono:
✓ il passaggio da dati proiettati a
de–proiettati o viceversa
✓ la georeferenziazione
✓ il controllo delle quote in punti
notevoli (non avendo senso un
controllo integrale che rigenera il
DEM)
Prima di analizzare questi punti più
in dettaglio, occorre una (purtroppo
spiacevole) premessa. La tecnologia di
posizionamento planare GPS, che ha
conseguito risultati notevoli per
semplicità d’uso, risoluzione, precisione
e affidabilità, non fornisce simili
prestazioni per le quote, che
dipendono dal modello utilizzato per il
geoide. Operando in modo
incrementale rispetto alla quota di
punti geodetici vicini si hanno buoni
risultati, ma la metodologia si
complica.
Esperienze pratiche mettono in evidenza che i
risultati possono essere accettabili se si opera
con attenzione e con validi strumenti software.
Cambio di proiezione dei dati
Passando da un riferimento
proiettato ad uno non proiettato o
viceversa, si ha una interpolazione non
lineare. L’insorgenza di fastidiosi
aliasing e il ricorso al filtraggio sono
quasi inevitabili.
Se poi i dati hanno già subito il
processo simmetrico di quello eseguito,
una DOPPIA conversione può renderli
inutilizzabili! Anche usando strumenti
abbastanza sofisticati (come WinCEM
di Vector) il risultato è spesso
deludente. Come regola generale
bisognerebbe risalire verso la fonte dei
dati: ma questo è più facile a dirsi (o
scriversi) che a farsi.
Esperienze pratiche mettono per
fortuna in evidenza che i risultati
possono essere accettabili se si opera
con attenzione e con validi strumenti
software.
Georeferenziazione
Anche se i dati originali riportano
indicazioni sul posizionamento (in
teoria dovrebbero sempre averli, ma in
pratica…), per verificarne la
georeferenziazione occorrono le
coordinate di un numero di punti nel
modello e nella realtà (oppure in un
altro modello qualificato). Ma in un
DEM è intrinseca la mancanza di
punti identificabili con certezza: lo
spigolo di un fabbricato, il vertice di
un campanile, a meno che le quote
includano appunto l’edificato fuori
terra.
Per giudicare – almeno visivamente – i risultati del lavoro si
può sovrapporre il layer del DEM, in scala cromatica, su
strati del modello posizionati per altra via (cartografia vettoriale,
ortofoto, un altro DEM qualitativamente migliore). Gli
scostamenti sono in genere impietosamente evidenziati.
Esempio di un riscontro di un DEM con una
ortofoto. Sono stati marcati gli spigoli e
successivamente confrontati con il DEM
originale
Usare i punti di massimo o minimo
relativo è rischioso, perché le loro
quote possono essere state mediate con
altre e il posizionamento planare è
situato sugli assi del grigliato della
matrice, non nella effettiva locazione.
Questo può essere l’origine di grossi
mal di capo. Oppure si può ricorrere
a metodi matematico–statistici: con un
buon numero di punti noti, in
coordinate e in quota, si posiziona il
DEM in modo che sia minimizzato un
indicatore come l’onnipresente somma
dei quadrati degli scarti in quota.
L’operazione descritta non è
destinata sempre al successo. Prima di
tutto, sia per il tempo di elaborazione
che per evitare equivoci, va limitato lo
scorrimento nel calcolo degli scarti in
quota. Questo implica un preposizionamento
approssimato. Poi
vanno considerati gli spostamenti delle
quote di cella dal loro centro alla
reale posizione dei punti quotati.
Infine, la semina delle quote del
DEM non deve essere affetta da
distorsioni, magari non lineari, causate
durante la generazione (che potrebbe
aver incluso il passaggio di cartografia
da scanner).
Queste distorsioni sono correggibili
efficacemente con la georeferenziazione
di numerosi punti notevoli, ma questa
manca ancora nel caso in esame.
Per giudicare, almeno visivamente, i
risultati del lavoro si può sovrapporre
il layer del DEM, in scala cromatica,
su strati del modello posizionati per
altra via (cartografia vettoriale,
ortofoto, un altro DEM
qualitativamente migliore); gli
scostamenti sono in genere
impietosamente evidenziati.
Il controllo delle quote
in punti notevoli
È stato ricordato che un DEM di
elevata qualità è inerentemente
costoso. Nelle applicazioni di
progettazione radioelettrica, ma non
solo, è richiesta la disponibilità di
DEM ad alta risoluzione. Lasciando da
parte quelli metrici o sub-metrici,
utilizzati in limitate porzioni di
territorio urbano e prodotti ad hoc
(altimetria laser, ecc.), una copertura
generale del territorio a passo
dell’ordine di 10 metri è una necessità
diffusa.
È facile calcolare la quantità di dati
che compongono la matrice e il loro
costo. È allora invalsa la pratica di
dedurre DEM a risoluzione più spinta
interpolandone altri meno risolventi:
ma è un procedimento di estrema
pericolosità.
Se si dispone di dati quantizzati
relativi ad un fenomeno fisico, ad
esempio temperatura locale, umidità,
etc., e questo ha un andamento
regolare (in termini spettrali, con
limitate componenti a frequenza
elevata) è ragionevole ricorrere
all’interpolazione per ottenere dati con
quantizzazione infittita.
Questo non vale per l’altimetria.
Anche nella pianura più levigata può
trovarsi un piccolo conglomerato
roccioso che sfugge a qualsiasi
interpolazione. Lo stesso avviene per
brusche variazioni di quota (terreno
terrazzato, ecc.).
Ma esiste anche un altro subdolo
problema, dovuto al fatto che nel caso
del DEM si tratta di interpolazione
bidimensionale. Per quanto si adottino
tecniche interpolative raffinate, il
procedimento ha caratteristiche di
filtro passa-basso: ne deriva che i
punti di quota massima e minima
relativa verranno alterati
rispettivamente in diminuzione e in
crescita. Anche ricorrendo a ben noti
artifici, come quello di mantenere
inalterata la quota di tali punti, si
sviluppano alterazioni visibili con una
semplice presentazione in scala
cromatica.
Così si finisce con il disporre di un
DEM che, benché nominalmente più
fitto di quello di origine, risulta
potenzialmente MENO rappresentativo
del terreno a cui fa riferimento!
Questo è l’aspetto tecnico, già
abbastanza sgradevole: ma c’è quello
economico, visto che si rischia di
pagare di più (il costo dei DEM
aumenta all’aumentare della
risoluzione) per un prodotto più
scadente.
Non esistono metodi assolutamente
affidabili per stabilire se un DEM è
ottenuto da una interpolazione, ma già
la sola ispezione visiva permette di
individuare elementi sospetti. Poi, con
un insieme di punti di quota estrema
relativa (sempre quelli…) è possibile
confrontarne i valori con quelli del
DEM. Se gli originali di massima
hanno quota maggiore e il contrario
accade per quelli di minima, è
praticamente certo che si tratta di un
DEM interpolato. Grandi dubbi
vengono anche se hanno quote
identiche, visto che, in genere,
l’interpolazione di un DEM grigliato
impedisce la conservazione dei valori
estremali locali. Per eludere questo
controllo, alcuni spregiudicati
interpolatori utilizzano l’artificio di
introdurre rumore, ossia piccole
variazioni casuali di quota. Ma anche
così non è facile uscirne indenni.
In conclusione, scoprire DEM
artificiosamente risolventi è certo
possibile, anche se capita spesso di
imbattersi in DEM interpolati
grossolanamente e ciò nonostante presi
(e pagati) come oracoli.
Con quali conseguenze sulla
progettazione di una rete radio è
facile immaginare.
R EPORTS
Autori
Esempio di DEM ricavato per interpolazione da una
risoluzione inferiore, si nota la generale carenza di
contrasto, oltre ai disturbi prodotti dalla forzatura di
punti noti, ed all’effetto striscie diagonali, dovuto al
passaggio da coordinate non proiettate a proiettate.
Esempio di un DEM in cui un’ampia area evidentemente
scoperta, cioe’ non rilevata, e’ stata generata
per interpolazione dai bordi circostanti.
VALERIO FRANCHINA
ANTONIO NOVELLA
VECTOR s.r.l. - Gruppo Citec
Via di Saponara, 650 - 00125 Acilia (Roma)
Tel. +39.06.523021 - Fax +39.06.52302256
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GEOmedia 4 2006 17
R EPORTS
Intergraph Users
Group Italiano 2006
di Fulvio Bernardini
Anche nel 2006 si è
rinnovato l’impegno degli
utenti Intergraph per
organizzare questo
momento di incontro e di
discussione sui temi cari
agli appartenenti ai settori
gestiti dalle due Divisioni
Security, Government &
Infrastructure e Process,
Power & Marine, da sempre
territori fertili per le
soluzioni dell’azienda
americana. Il tema
dell’incontro di quest’anno è
stato “Sinergie nell’uso dei
prodotti, delle applicazioni e
dei sistemi Intergraph” e si
è discusso principalmente
dei metodi di attuazione di
queste sinergie e degli
effettivi benefici economici
che esse hanno apportato
ad Intergraph e soprattutto
ai propri utenti.
Svoltosi nei giorni 12 e 13
ottobre, nella cornice del
Centro Congressi dell’Hotel
Laguna Palace a Venezia Mestre, lo
IUGI 2006 ha riproposto l’interesse e
gli spunti che ne avevano fatto, nelle
passate edizioni, il momento principe
di scambio di esperienze ed opinioni
per tutti gli utenti Intergraph sparsi
nella penisola. Il tema di quest’anno, è
stato specificatamente dedicato alle
sinergie che si sono sviluppate sia in
ambito orizzontale e cioè dall’utilizzo
delle applicazioni fornite dalle due aree
di riferimento dell’asset di Intergraph,
che in ambito verticale, legate cioè
all’utilizzo di tutte le applicazioni
presenti all’interno delle due Divisioni
sopracitate da parte di singoli clienti,
oltre che all’integrazione delle
applicazioni fornite da terze parti
complementarmente a quelle della
società. Le due unità operative
dell’azienda di Huntsville (Alabama,
USA) Security, Government &
Infrastructure (SG&I) e Process, Power
& Marine (PP&M) sono nate dalla
volontà di Intergraph di massimizzare
la propria competenza nei diversi
settori. Per quanto riguarda il settore
SG&I, di più stretta competenza per la
nostra rivista, Intergraph si muove nei
confronti della sempre maggior
richiesta di informazioni geospaziali.
Superando i vincoli dei formati
proprietari, offre soluzioni aperte per
la comunicazione geografica rivolte
all’intera azienda, oggi disponibili
anche su rete internet/intranet, in un
ambiente simile a quello di Office.
Lo IUGI 2006, come d’abitudine, ha
permesso un confronto diretto anche
con il management dell’azienda stesso,
presente a Venezia Mestre nelle
persone di Halsey Wise, CEO di
Intergraph, Gerhard Sallinger,
President dell’unità operativa PP&M, e
Reid French, EVP & Chief Operating
Officer. Anche quest’anno sono state
confermate le presenze di fornitori
esterni di applicazioni e di partners di
Intergraph nell’esposizione che si è
tenuta parallelamente al convegno.
Claudio Mingrino, Amministratore e
Legale Rappresentante nonché
Responsabile dell’unità SG&I di
Intergraph Italia ha aperto i lavori ed
ha accolto la platea dei fedeli utenti.
Nonostante ciò, l’attenzione di tutti i
partecipanti era chiaramente rivolta
allo scossone commerciale che ha
caratterizzato i primi giorni di
settembre durante i quali è stato
annunciato l’acquisto di Intergraph da
parte di un gruppo di investitori
guidato dalle società Hellman &
Friedman LLC e Texas Pacific Group.
L’intervento di Halsey Wise durante la
prima giornata ha proprio chiarito gli
aspetti relativi a questo inaspettato
(per gli utenti) cambiamento.
GEOmedia ha avuto il piacere di
incontrare, durante il pranzo del
secondo giorno, Claude Fromont, Vice
President dell’unità SG&I per l’Europa
Occidentale e del Sud. La nostra
piacevole chiacchierata, allietata da
qualche bicchiere di buon vino, ha
toccato alcuni dei punti di maggior
interesse per i nostri lettori e ne
riportiamo di seguito uno stralcio.
18
GEOmedia 4 2006
R EPORTS
Per maggiori informazioni sullo IUGI
è possibile visitare il sito all’indirizzo
www.iugi.it. Arrivederci alla prossima
edizione!
GEOmedia – La notizia che ci
ha accolto al ritorno delle vacanze
era di quelle che lasciano il segno.
Il cambio di proprietà di
Intergraph è stata una vera scossa
nel mondo dell’IT e tutti si stanno
chiedendo: cosa cambierà con
l’entrata dei gruppi Hellman and
Friedman e Texas Pacific Group?
Claude Fromont
Intergraph
beneficerà
dell’entrata di
questi nuovi
gruppi soprattutto
dal punto di vista
della crescita; il
loro intento non è
tanto quello di gestire gli aspetti del
lavoro di Intergraph quanto di
investire capitali affinché la nostra
società possa ambire a maggiori fette
nel proprio mercato di riferimento.
Essendo gruppi privati, questi
investitori garantiranno, inoltre, una
continuità di intervento nel lungo
periodo, permettendo ad Intergraph ed
al suo operato di potersi soffermare su
strategie e progettualità di più ampio
respiro, che non sempre sono
applicabili se legate a necessità di
risultati nel breve termine. In secondo
luogo, i nuovi gruppi forniscono delle
garanzie di sicuro impatto: non hanno
infatti acquisito Intergraph per
rivenderla, ma per aiutarla a crescere,
come dicevo poc’anzi. Quello che
sottolineava Halsey Wise, CEO di
Intergraph, nell’intervento di ieri (12
ottobre, prima giornata dello IUGI.
ndr), è anche la non-passività che un
cambiamento del genere porterà in
Intergraph. Le prospettive di crescita
si aggirano attorno alle 3-4 volte
quello che siamo ora e per ottenere
tale risultato l’intento di Intergraph è
quello di acquisire altre società: sarà
un modo di porsi nel mercato in
maniera più aggressiva, insomma.
GEOmedia – Quali sono, dunque,
i cavalli di battaglia della nuova
Intergraph?
C.F. – Vi sarà, in questo, una
continuità col passato. Per questo
l’innovazione tecnologica sarà ancora
la parola d’ordine di Intergraph per il
futuro. Ma anche leadership.
Intergraph ha 40 anni di storia alle
spalle ed ha sempre dimostrato di
essere leader nell’innovazione. Dalle
prime schede grafiche ai primi sistemi
topologici e così via, abbiamo sempre
dimostrato di essere i principali attori
in diversi segmenti di mercato quali la
Sicurezza, Utilities, Fotogrammetria,
Difesa, Produzione Cartografica e GIS.
Le soluzioni ed il tentativo di
implementarne sempre di nuove
rimane poi uno dei nostri obiettivi
costanti. L’integrazione dei sistemi è,
sotto questo aspetto, fondamentale e di
grande interesse per la nostra società.
GEOmedia – Si fa un gran
parlare di Google Earth come uno
dei possibili acceleratori per la
diffusione dei dati geografici e
della geomatica: che ruolo ha,
secondo Intergraph, nella
diffusione della tecnologia GIS?
C.F. – Abbiamo valutato quale sia il
significato di una soluzione come
Google Earth all’interno del mercato e
siamo giunti a concludere che
sicuramente la sua diffusione sta
contribuendo ad espandere l’utilizzo
della tecnologia GIS anche se,
aggiungerei, molti degli utenti che
hanno a che fare con Google Earth
paradossalmente non sono consapevoli
del fatto che stanno utilizzando un
GIS. Siamo comunque di fronte ad un
grandissimo strumento di marketing e
comunicazione che di certo sta
contribuendo alla visibilità della
tecnologia GIS ed esso si pone anche
come un ottimo strumento per
facilitare la condivisione di un
qualsiasi progetto in un network,
grazie al fatto che può essere
considerato come una base di dati e
cartografica per determinate
applicazioni. Intergraph dispone già di
applicazioni che si integrano con
l’ambiente Google Earth proprio per i
motivi di cui ti ho appena parlato. E’,
come dicevamo prima, anche questa
una questione di integrazione.
GEOmedia – Internet e la sua
diffusione hanno creato grandi
scenari di sviluppo per le
applicazioni WebGIS. Qual è la
politica di Intergraph al riguardo?
C.F. – E’ molto difficile, in questo
senso, riuscire a manipolare il
mercato. Bisogna, invece, rispondere
alle richieste che esso ti pone. I nostri
clienti vengono da noi con un
problema ed un tipo di organizzazione
alle spalle e ti chiedono di aiutarli;
non vengono da te chiedendoti un
GIS. Ecco perché dobbiamo essere noi
a cambiare e ad adattarci alle
necessità di un mercato in continua
evoluzione. Siamo convinti, allo stesso
tempo, che esistano alcune aree di
applicazione che non possono essere
completamente gestite con architetture
di tipo web o server; la situazione sta
comunque evolvendo e la transizione
in questo senso sarà completata tra
circa 3-4 anni. Per quel periodo la
nostra tecnologia sarà assolutamente
in linea con questo passaggio
consacrando l’integrazione tra la
gestione con architettura di tipo server
e quella, più tradizionale e verticale,
del GIS per la gestione di progetti
complessi.
GEOmedia – Molte delle aziende
del settore GIS stanno rivolgendo
la loro attenzione verso Linux e al
mondo dell’Open Software. Come
si pone Intergraph al riguardo?
C.F. – Questo è vero ma bisogna
anche considerare un paio di cose al
riguardo: l’Open Source non è
completamente privo di costi. Esso
infatti può risultare molto costoso,
specialmente nel lungo periodo. E, in
secondo luogo, ho notato come alcune
grandi aziende non siano propense a
prendersi rischi affidandosi totalmente
su di esso, specialmente per quanto
riguarda applicazioni di un certo
rilievo. Ma noi dobbiamo seguire il
mercato: ecco perché ad esempio
abbiamo portato alcune applicazioni
web su Linux, anche per una
questione di maggior sicurezza. Molti
nostri progetti già prevedono
architetture miste e perfettamente
integrate con all’interno sistemi O.S. Il
vero valore aggiunto che Intergraph
può fornire ai propri utenti,
soprattutto se si parla di progetti
complessi risiede nella capacità di
dare soluzioni di altissimo valore
tecnologico, un ampio spettro di
servizi e, non ultima, l’assicurazione di
una continuità nel tempo a livello
evolutivo e manutentivo, il che rende
l’eventuale presenza di piattaforme
O.S. all’interno dell’offerta Intergraph
un dettaglio probabilmente ininfluente
nelle scelte finali da parte di questa
tipologia d’utenti.
Fulvio Bernardini
20
GEOmedia 4 2006
Il progetto di
della
WEGE 2002, realizzato dalle
Province di Bolzano, Lodi,
Mantova, con la società
SINERGIS come partner
tecnologico, è un sistema
informativo territoriale dedicato
alla gestione della problematica
del catasto strade nel suo senso
più ampio, non limitato alle sole
problematiche di manutenzione,
ma volto a migliorare e rendere
più efficiente la collaborazione
tra i vari Uffici ed Enti. Seguendo
i principi della cooperazione
applicativa, WEGE consente di
incrementare la condivisione e
circolazione delle informazioni,
sviluppando la collaborazione tra
i Servizi e gli Enti che
interagiscono con il tema strade
(G2G), e permette l’erogazione a
cittadini ed imprese dei servizi e-
government correlati. Inserito nel
gruppo di progetti di eccellenza,
è disponibile in forma gratuita
per le amministrazioni che ne
vogliano chiedere il riuso.
Il Catasto Strade, come definito dal
Decreto Legislativo del Ministero
dei Lavori Pubblici del 1 Giugno
2001, “Modalità di istituzione ed
aggiornamento del Catasto delle
Strade”, ha come obiettivo primario la
definizione della consistenza della rete
stradale, con modalità tali da
consentire da un lato l’integrazione
con il catasto dei terreni e dei
fabbricati, dall’altro la realizzazione di
Sistemi Informativi Stradali, ad esso
sovrapposti con finalità specifiche,
quali la gestione del traffico, la
gestione della segnaletica, la gestione
dei mezzi pubblicitari, la
manutenzione programmata della
pavimentazione stradale e delle opere
d’arte, il monitoraggio ambientale, ecc.
Le specifiche informatiche della
struttura dei dati, riportate nel citato
decreto, fanno riferimento al
documento redatto dal Technical
Committee 278 del CEN, “Geographic
Data Files” (GDF), versione 3.0 del
12 ottobre 1995.
Ogni Entità del modello GDF ha
una rappresentazione su tre livelli: 1)
Catasto Strade
Provincia di Vercelli
Realizzazione delle risorse e
riuso delle soluzioni e-government
il livello “0”, che costituisce il livello
cartografico; 2) il livello “1”, livello
di massimo dettaglio, è la base di
riferimento del Catasto delle Strade;
3) il livello “2” che definisce le
entità di tipo complesso e costituisce
la base per i Sistemi Informativi
Stradali di ogni Ente gestore.
L’Amministrazione Provinciale di
Vercelli ha in fase avanzata di
esecuzione la realizzazione di tutti e
tre i livelli informativi del catasto
delle strade: l’impostazione
metodologica che si è voluto seguire
ha privilegiato l’efficienza,
l’ottimizzazione delle risorse
disponibili, il riuso e la ricerca di
esperienze e soluzioni innovative, sia
per la raccolta e collezione dei dati
che per la loro gestione e diffusione.
La cartografia e la
raccolta delle informazioni
La formazione delle banche dati
della rete stradale ha avuto come
vincoli fondamentali il rispetto delle
precisioni plano–altimetriche e la
costruzione di una base informativa
funzionale alle finalità indicate dal
Ministero. Le attività svolte sono
state:
a) sovrapposizione delle foto aeree
del volo tematico della Regione
Piemonte del Giugno 2000 con la
Carta Tecnica Regionale, inquadrata
nel sistema cartografico UTM,
mediante raddrizzamento fotografico
con trasformazione omografica;
b) sovrapposizione, per ogni strada
amministrata dalla Provincia, delle
precedenti foto aeree raddrizzate con
le mappe catastali, mediante una
trasformazione lineare affine;
c) realizzazione della cartografia
numerica delle strade, con
aggiornamento dell’andamento
planimetrico al giugno 2000,
seguendo le norme tecniche
predisposte dalla Provincia di
Vercelli, al fine di organizzare
di M. Acerbo e U. Morenzetti
l’acquisizione dei dati in modo
funzionale alla realizzazione del
catasto delle strade. Il rilievo ha
interessato una fascia di 200 mt,
avente come mezzeria l’asse stradale,
ed ha permesso di ottenere, in modo
economicamente vantaggioso e con la
precisione delle mappe catastali (+/- 1
mt), la cartografia planimetrica di
ogni strada e il collegamento con tutte
le informazioni catastali, con
particolare riferimento ai dati sulle
particelle e all’andamento dei fossi per
l’individuazione delle tombinature;
d) verifica e collaudo della
cartografia planimetrica mediante
indagine visiva, in fase di misura della
pendenza longitudinale delle livellette,
con individuazione delle zone da
aggiornare, in quanto interessate da
trasformazioni dal giugno 2000 ad
oggi;
e) aggiornamento della cartografia
con le ultime variazioni, desunte dai
relativi progetti, con inserimento sia
dell’altimetria, nei punti costituenti
l’asse stradale come successione degli
elementi stradali, sia dei punti di
tangenza delle curve e dei punti di
intersezione, necessari anche per il
controllo dei mezzi pubblicitari.
Nel rilievo delle informazioni
dell’infrastruttura stradale l’aspetto più
oneroso è senz’altro costituito dalla
realizzazione del profilo longitudinale,
in quanto “il profilo della strada può
venire costituito in base alla
successione dei punti dei quali è stata
determinata la quota. La precisione
della quota geodetica di tali punti
deve essere migliore di 5 mt, ma la
precisione relativa deve essere tale che
l’errore massimo nella pendenza sia
dell’1%, ovvero migliore di 10 cm se
calcolata fra punti distanti meno di 10
mt.”.
Ne consegue che, mentre la quota
geodetica di un punto può essere
desunta dalla Carta Tecnica Regionale,
la pendenza delle livellette, o pendenza
R EPORTS
GEOmedia 4 2006 21
R EPORTS
longitudinale, e la sezione stradale con
relative misure di larghezza, pendenze
trasversali e pendenza delle scarpate,
devono essere misurate con metodi
diretti.
Un rilievo topografico diretto
avrebbe comportato costi eccessivi:
pertanto è stata messa a punto una
metodologia che, mediante l’ausilio di
uno strumento appositamente
progettato, ha permesso l’acquisizione
di questi dati con operazioni semplici,
eseguite dai cantonieri.
Infatti, tutti i dati richiesti possono
essere acquisiti utilizzando la bindella
e il “PENDE”: il Pende è un
misuratore indiretto di angoli di
inclinazione, realizzato in due versioni:
Il Pende30, atto alla misura di
angoli di inclinazione da –30 ° a +
30 ° , molto maneggevole e
utilizzato per la misura delle
pendenze longitudinali e trasversali
della piattaforma stradale;
Il Pende60 atto alla misura di
angoli di inclinazione da –60 ° a +
60 ° , più complesso nell’uso in
quanto richiede un montaggio
prima della misura, utilizzato per
la misura delle pendenze delle
scarpate, di solito di inclinazione
superiore a +/- 30 ° .
Il Pende è costituito da tre aste di
alluminio anodizzato articolate come si
può vedere nel box riportato sopra.
Il Sistema Informativo
Territoriale per il Catasto
Strade: riuso del
progetto WEGE2002
Seguendo le indicazioni del CNIPA e
le linee guida del Codice
dell’Amministrazione Digitale, la
Provincia di Vercelli si è avvalsa del
riuso, per la gestione del catasto
strade, del progetto WEGE 2002, una
delle soluzioni sviluppate nell’ambito
del Piano di E-Government del
Ministero dell’Innovazione Tecnologica,
inclusa nel Catalogo del Riuso.
Grazie all’architettura della soluzione
WEGE la Provincia di Vercelli ha
potuto impostare le attività di raccolta
delle informazioni, della loro verifica e
del loro completamento chiedendo il
contributo delle aziende, mettendo a
loro disposizione dei Web services
tramite i quali accedere al Sistema
Informativo Territoriale del Catasto
Strade. In questo modo è stato
possibile ottenere un notevole
risparmio sui costi e, al tempo stesso,
una banca dati certificata. Dal punto
di vista software le fasi di impianto
sopra, Figura 1 - Il PENDE Sotto, Figura 2 - Particolare del PENDE
del sistema sono state:
FASE 1, rilievo dei dati delle strade:
è stata realizzata in ambiente ESRI
ArcPAD una applicazione che ha
permesso un agevole e veloce rilievo
dei dati lungo le strade, mediante
l’utilizzo di un palmare dotato di
GPS. Tramite questo sistema il tecnico
può caricare i dati della segnaletica e
della pubblicità in modo veloce ed
intuitivo. Una volta caricati, i dati
possono essere inseriti nel Sistema
Informativo Territoriale provinciale per
essere verificari, validati e poi
successivamente aggiornati.
FASE 2, caricamento dei dati in
WEGE: mediante i moduli applicativi
di WEGE sono stati caricati i dati
delle strade e le pertinenze associate
al grafo (sezioni, intersezioni, punti
tangenza, curve, punti giunzione,
elementi stradali, segnali verticali,
impianti pubblicitari).
In base a queste informazioni e
utilizzando le query spaziali, sono
state calcolate le zone in cui è
proibito il posizionamento di segnali
di pericolo, di prescrizione, di
indicazione, o degli impianti
pubblicitari, secondo le norme del
codice della strada. Le zone ammesse
Figura 3 - Interrogazione via Web GIS del
data-base degli impianti pubblicitari
1) Asta “A”, di 3 mt per il Pende60 e 1.5
mt per il Pende30, consente la rotazione
dell’asta B intorno al punto O 1 e dell’asta
C intorno al punto O 2 ;
2) Asta “B” di 1.3 mt, che ruota rispetto
all’asta A intorno al punto O 1 , presenta
all’altra estremità un perno, indice di lettura,
inserito nella scannellatura dell’asta C; è
sovrastata da una piastra “P” sulla quale è
inserita una livella torica per rendere
verticale in fase di misura l’asta “B”.
3) Asta “C”, di 4.5 mt per il Pende60 e 2.5
mt per il Pende30, dotata di una
scannellatura, in cui è inserito il perno I,
sulla quale è incisa una graduazione in mm
con indice di lettura sul perno I. L’asta C,
quindi, potendo ruotare e traslare, consente
di misurare il lato O 2 I del triangolo di
misura.
Le operazioni di misura, molto semplici,
permettono di ottenere una precisione pari
a: e = +/- 0.1 vcc.
o interdette sono state riportate nel
Sistema Informativo Territoriale.
FASE 3: aggiornamento dei dati
relativi agli impianti pubblicitari: è
stato richiesto alle aziende private che
hanno in concessione la gestione della
pubblicità sulle strade della Provincia
di Vercelli, di contribuire
all’aggiornamento delle informazioni
relative agli impianti pubblicitari, in
termini di ubicazione, superficie, oneri,
ecc. A tal fine è stato fornito alle
aziende un Web service di WEGE,
tramite il quale gli operatori di una
determinata azienda di pubblicità
possono collegarsi via Internet al database
centrale del SIT, ed aggiornare in
tempo reale gli attributi e l’ubicazione
dell’impianto, verificando
immediatamente se la posizione del
cartello rispetta le norme del Codice
della Strada.
Tramite questo flusso, concordato tra
l’ente e le aziende concessionarie, il
SIT del Catasto Strade è in continuo
aggiornamento, e l’Ufficio
Infrastrutture può effettuare
periodicamente delle procedure di
controllo per verificare, ad esempio, il
pagamento degli oneri di concessione
degli impianti pubblicitari, oppure il
corretto posizionamento secondo i
criteri del Codice della Strada, potendo
emettere in automatico, a breve, una
richiesta di rimozione di quelli fuori
norma.
Autori
ING. MARCO ACERBO
acerbo@provincia.vercelli.it
ARCH. UGO MORENZETTI
ugo.morenzetti@sinergis.it
22
GEOmedia 4 2006
©2006, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati. Trimble è un marchio di Trimble Navigation Limited, registrato nell’Ufficio marchi e brevetti degli Stati Uniti. SUR-105
Gli strumenti giusti.
Il supporto giusto.
Al momento giusto.
Saltate su, allacciatevi le cinture e tenetevi
forte. La rivoluzione della topografia è
cominciata e Trimble è in prima linea. Più che
una società che vende prodotti topografici,
Trimble è un gruppo di esperti che aiutano voi
e la vostra attività a raggiungere i più alti livelli
di successo. Trimble è un leader indiscusso
nella fornitura di soluzioni topografiche di
qualità e versatilità eccezionali. Sempre con
uno sguardo rivolto al futuro, sia in ufficio che
sul campo. Dall’aumento della produttività alla
massimizzazione dei guadagni, per prepararvi
ad ogni evoluzione del settore, Trimble sarà con
voi ad ogni giro.
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R EPORTS
Mogeifaco: un GIS
esperto per la gestione
integrata della fascia costiera
Le zone costiere rappresentano
ecosistemi complessi e fragili
fortemente influenzate da una
quantità elevata di pressioni e
fattori sia di origine antropica che
naturale, sia nelle componenti
terrestri che marine (climatici,
antropici, idrologici, geomorfologici
e socio-economici). Questi fattori
vanno continuamente monitorati e
controllati per assicurare una
gestione sostenibile delle risorse
ambientali.
Un GIS, opportunamente
interfacciato con una rete neurale
bayesiana, permette di potere
prevedere e visualizzare
l’evoluzione dei fenomeni in atto in
un’area costiera.
La “Gestione integrata della fascia
costiera” (ICZM) è un processo
volto al perseguimento di uno
sviluppo sostenibile nell’area
costiera, attraverso la gestione
delle attività, esistenti o pianificate,
riguardanti una certa area mediante
una mediazione degli obiettivi,
spesso conflittuali, in un ambiente
complesso e caratterizzato da
processi non conosciuti appieno,
cioè caratterizzati da incertezza.
Lo sviluppo di una metodologia
scientifica per questa attività,
fortemente suggerita dall’Unione
Europea, richiede la realizzazione di
modelli previsionali basati
sull’analisi dei dati che
caratterizzano il sistema supportati
dalla visualizzazione su un sistema
informativo geografico.
Il GIS “esperto”, attraverso l’ausilio
di specifici indicatori, indica lo stato
attuale del sistema costiero nelle
singole zone e ne prevede l’evoluzione,
visualizzando su GIS l’indice di
sostenibilità ambientale, permettendo
così di programmare le azioni
necessarie ad assicurare la sostenibilità
e la rinnovabilità delle risorse
ambientali ed alieutiche.
L’obiettivo della “gestione integrata
della fascia costiera” è, infatti, quello
di realizzare uno sviluppo sostenibile
di queste delicate aree mediante una
gestione responsabile ed ecosostenibile
delle attività (esistenti o pianificate) e
delle risorse ivi presenti, pianificando
lo sviluppo del territorio attraverso un
processo di concertazione tra gli
stakeholders.
Area oggetto di studio
Mogeifaco è stato testato sulla fascia
costiera sud occidentale della Sicilia
(fig. 1), in un’area che comprende i
comuni di Marsala, Petrosino, Mazara
del Vallo, Campobello di Mazara e
Castelvetrano.
Lungo questo tratto di costa, estesa
circa 90 Km, sono presenti diversi
porti turistici e di pesca artigianale.
Inoltre in questa area è presente la
più grande flotta peschereccia d’Italia
e una delle più grandi del
Mediterraneo, quella di Mazara del
Vallo. Sono inoltre presenti aree di
inestimabile valore naturalistico e,
di G. Pernice e I. Patti
nello stesso tempo, fenomeni di
antropizzazione selvaggia. E’ quindi
un’area che si presta in maniera
perfetta a fungere da laboratorio per
la realizzazione di un modello per la
gestione integrata della fascia costiera.
Scientificamente viene definita “zona
costiera” l’area geografica in cui
l’ambiente di dominio marino e quello
di dominio terrestre vengono ad
incontrarsi in una lingua di terra e
acqua. La delimitazione della zona
costiera di Mogeifaco è stata effettuata
utilizzando come limite terrestre 1000
m. dalla costa, con buffers intermedi
di 150 e 300 m. e come limite marino
la batimetrica di -50 m., (profondità
massima per le praterie di Posidonia
oceanica). E’ indubbio che tanto più
estesa é la zona costiera di interesse,
tanto più problematico sarà creare un
modello “esperto” dell’intera area.
Metodologia
La prima fase nell’elaborazione del
modello è stata la creazione di una
“banca dati”, denominata Mogeidata,
comprendente le informazioni aventi
diretta attinenza con la gestione
integrata della fascia costiera, con una
sufficiente copertura temporale e
territoriale. Una tipica banca dati per
la gestione integrata della fascia
costiera deve comprendere i seguenti
dati: a) territoriali; b) chimico-fisicibiologici;
c) climatici; d) socioeconomici.
Obiettivo
Presso lo IAMC-CNR (Istituto per
l’Ambiente Marino Costiero) di Mazara
del Vallo è stato sviluppato
“Mogeifaco”, modello “esperto” di
gestione integrata della fascia costiera
che, con il supporto di metodologie
innovative quali quelle dei sistemi
informativi geografici (GIS), delle reti
neurali artificiali (ANN) e del
telerilevamento satellitare, è capace di
prevedere l’evoluzione del sistema
costiero in funzione delle pressioni cui
è sottoposto.
26
GEOmedia 4 2006
Figura 1
I dati chimico-fisici-biologici
(temperatura a diverse profondità,
temperatura superficiale del mare
(SST), clorofilla “a”, profondità,
conducibilità, ossigeno disciolto, pH,
salinità, torbidità, nutrienti, coliformi
fecali, coliformi totali, streptococchi,
colorazione, trasparenza, tensioattivi e
fenoli), sono stati ottenuti attraverso
una serie di campionamenti con sonda
multiparametrica e il recupero di serie
storiche bibliografiche e dall’analisi di
dati satellitari.
I dati climatici (piovosità,
temperatura, umidità relativa e
ventosità) sono stati acquisiti presso le
stazioni operative dell’Assessorato
Regionale Agricoltura e Foreste.
I dati socio-economici (popolazione,
densità abitativa, flussi turistici,
attività ricettive, attività produttive)
sono stati ricavati da dati ISTAT e
Camera di Commercio. Ogni dato è
stato correlato con una unità
territoriale.
L’unità territoriale scelta come base
è la “unità fisiografica-paesaggisticacostiera”
(UFPC), definita come
“porzione di territorio (sia marino che
costiero) sufficientemente omogeneo
nelle sue caratteristiche geologiche,
morfologiche, climatiche in cui i
materiali che formano o contribuiscono
a formare la costa presentano
movimenti confinati al suo interno o
hanno scambi con l’esterno in misura
non influenzata da quanto accade alla
restante parte del litorale”. Ogni
UFPC è stata suddivisa in “tratti”.
L’utilizzo di queste unità rende più
facile lo studio delle caratteristiche
territoriali e la sua rappresentazione
ed analisi mediante il GIS.
Nell’area in oggetto sono state
individuate dieci unità fisiografichepaesaggistiche-costiere
(e 23 tratti),
riportate tabella 1 (qui sotto).
NUMERO
U.F.P.C.
DENOMINAZIONE TRATTI LUNGHEZZA
COSTA (m)
Nel grafico qui a fianco )
figura 2 si riporta, invece, lo
schema concettuale del modello
“esperto” Mogeifaco.
Figura 2
DBMS
• Ambiente
• Pesca
• Industria
• Turismo
La banca dati Mogeidata è un
DBMS relazionale implementato
per organizzare e gestire i dati
ambientali, climatici, socioeconomici
e di monitoraggio
delle acque marino costiere
acquisiti nell’ambito del
progetto. Si è scelto di
organizzare i dati storici e di
campagna in un DBMS esterno al GIS
al fine di operare autonomamente
dall’ambiente GIS per soddisfare le
esigenze di data-entry, di
consultazione, di elaborazione e di
archiviazione dei dati, utilizzando
come software Microsoft Access che
permette una maggiore facilità di
utilizzo rispetto a strumenti,
sicuramente tecnologicamente più
avanzati, ma riservati a specialisti
informatici e in modo da rendere
semplice l’aggiornamento dei dati
anche ai non addetti ai lavori.
Successivamente si è proceduto alla
valutazione di opportuni “indicatori”
ambientali.
Gli indicatori ambientali rispondono,
da un lato, a precisi requisiti di
disponibilità ed aggiornabilità dei dati,
dall’altro, vengono scelti in base alla
rappresentatività delle problematiche
ambientali considerate e alla loro
sensibilità, ossia la capacità di
PERIMETRO
(m)
AREA A
TERRA
(kmq)
AREA A
MARE
(kmq)
1 Stagnone 7 19307 49593 24.03 34.79
2 Marsala 2 11663 32081 7.4 38.26
3 Rina 1 5040 17184 4.91 13.87
4 Biscione 1 5638 16745 3.78 9.25
5 Capo Feto 2 7131 45614 6.37 100.57
6 Tonnarella-Mazara 4 12609 34087 10.77 57.67
7 Quarara-Capo Granitola 2 8636 31806 6.4 53.23
8 Kartibubbo 1 3687 20312 3.86 14.42
9 Tre Fontane-Triscina 2 106 70 33037 10.28 54.72
10 Selinunte 1 5006 25939 4.9 30.39
Cartografia
• Costa Sicilia
• Limiti
Amministrativi
• Aree Naturali
• Posidonia Oceanica
• Aree di pesca
GIS
Archivio
• Filmati e Foto
• Schede riassuntive
• Tracciati
• Grafici e disegni
• Relazioni
• Analisi Geografica
• Elaborazione Statistica
• Forecasting con ANN
Utente
restituire i mutamenti
dei fenomeni monitorati,
alla loro rilevanza ai fini
dell’attivazione di
politiche ambientali e
alla immediatezza
comunicativa. Alla base
di ogni processo di
modellizzazione c’è la
valutazione di opportuni
“indicatori”.
Si definisce “indicatore” uno
strumento che fornisce informazioni in
forma sintetica di un fenomeno più
complesso, favorendo in questo modo
la comunicazione e il confronto. I
programmi di valutazione degli
indicatori possono essere catalogati
teoricamente in variabili in ingresso,
variabili in uscita, variabili di risultato
e variabili di impatto.
Per una valutazione dello stato di
sostenibilità costiera sono stati scelti
gli indicatori riportati nella tabella a
pagina seguenta (tabella 2).
Infine si è realizzato un modello
esperto di classificazione e forecasting,
capace di prevedere, partendo dalla
banca dati, gli indicatori e l’utilizzo
delle “reti bayesiane”, l’evoluzione
delle caratteristiche fondamentali della
fascia costiera, in coerenza con le
indicazioni della Unione Europea,
visualizzata sul GIS.
Una delle aree di maggior sviluppo
in Intelligenza Artificiale è, infatti, lo
studio e la progettazione di Sistemi
Esperti, detti anche Expert Systems o
Knowledge-Based Systems. Il modello
esperto è in grado di fornire delle
previsioni sulle evoluzione del sistema
costiero in funzione delle modifiche
introdotte nei dati di ingresso.
L’interfaccia di analisi e
visualizzazione è costituita dal sistema
informativo geografico.
Il GIS realizzato, denominato
“Mogeifaco_GIS”, è dotato di
un’interfaccia di gestione e
interrogazione semplice ed intuitiva e
permette di integrare e associare, in
R EPORTS
Tabella 1
GEOmedia 4 2006 27
R EPORTS
Indicatori (A) Sottoindicatore (B) Banche dati collegate Serie storica
1.A Indicatore ambientale
1.B Indicatore di balneabilità Ministero_Salute 2000-2004
1.C Indicatore trofico TRIX Campionamenti_sonda 2004-2005
2.A Indicatore antropico
2.B Indicatore di densità di popolazione Dati ISTAT 2000-2004
2.C Indicatore di densità edilizia Ortofoto 1999 2000
2.D Indicatore di incidenza turistica APT_ Trapani 2000_2004
2.E Indicatore di occupazione spiaggia Dati ISTAT 2004
3.A Indicatore di pescosità
3.B Indicatore catture pesca Censimenti GIFACO 2004
3.C Indicatore numero natanti Censimenti GIFACO 2004-2005
4.A Indicatore naturalistico
4.B Indicatore aree protette Ministero Ambiente 2000-2004
5.A Indicatore prospettive economiche
5.B Indicatore di attività industriale
5.C Indicatore di sfruttamento agricolo Carta uso suolo 2004
5.D Indicatore di ricettività turistica APT Trapani 2000-2004
Tabella 2
un unico contesto geografico, tutti gli
elementi cartografici descrittivi della
fascia costiera, i dati ambientali,
climatici, socio-economici e di
monitoraggio delle acque marino
costiere, raccolti in Mogeidata, la
documentazione generica presente
nell’archivio documentale, e i risultati
prodotti dalla analisi statistica e dalla
elaborazione modellistica.
Tale integrazione consente di
condurre analisi spaziali attraverso la
rappresentazione digitale di un’area
geografica combinata con una serie di
altre informazioni di tipo descrittivo e
alfanumerico che dipendono
sostanzialmente dallo studio che si
vuole condurre di volta in volta. In tal
modo è possibile rispondere alla
domanda di informazione geografica in
modo automatico, rapido e preciso,
permettendo all’utente di comprendere,
gestire e pianificare gli eventuali
interventi di tutela.
Mogeifaco_GIS rappresenta, pertanto,
uno strumento di supporto a chi deve
pianificare attività di intervento e tutela
della fascia costiera. In particolare, esso
consente di:
• descrivere le condizioni dell’area
d’interesse e la distribuzione
geografica delle risorse naturali;
• identificare la natura, le sorgenti,
l’intensità e la localizzazione degli
elementi di pressione ambientale
nell’area di indagine;
• descrivere gli ecosistemi attuali e le
pressioni a cui sono sottoposti;
• valutare la loro risposta alle
pressioni reali o possibili;
• fornire un valido supporto per
l’analisi di rischio ambientale,
mediante tecniche di forecasting
basate su reti neurali artificiali;
• identificare e analizzare alternative
progettuali in termini di
localizzazione geografica;
• organizzare e gestire i dati per il
monitoraggio degli impatti
ambientali durante e dopo il
completamento dell’intervento,
assicurando ampia flessibilità
nell’utilizzo dell’informazione per la
generazione più idonea di elaborati,
mappe e documenti tecnici.
I layers del GIS visualizzano tutte le
informazioni raccolte nella banca dati
del progetto, e il risultato finale del
processo previsionale, denominato
“indice di sostenibilità costiera” .
Mogeifaco_GIS è stato implementato
utilizzando l’ambiente di sviluppo ESRI
ArcGIS 9.1 e il linguaggio di
programmazione Visual Basic for
Application per la personalizzazione
dell’Interfaccia utente.
E’ dotato di un’interfaccia di gestione
e interrogazione semplice ed intuitiva,
facile da utilizzare anche da chi non
ha specifiche competenze informatiche,
in grado di integrare e associare, in un
unico contesto geografico:
• gli elementi cartografici descrittivi del
territorio presenti nel database cartografico;
• i dati presenti nel DBMS;
• la documentazione generica presente
nel file system.
Tale integrazione consente di
condurre analisi spaziali e
visualizzazioni 3D attraverso la
rappresentazione digitale di un’area
geografica combinata con una serie di
altre informazioni di tipo descrittivo e
alfanumerico che dipendono
sostanzialmente dallo studio che si
vuole condurre di volta in volta.
In tal modo è stato possibile creare
uno strumento di gestione e
pianificazione che permette agli utenti
di accedere all’informazione geografica
in modo automatico, rapido e preciso, e
di potere visualizzare le previsioni al
variare delle condizioni di ingresso.
28
GEOmedia 4 2006
Figura 3, 4
Risultati e discussione
Al fine di fornire un quadro
dettagliato e realistico dello stato
ambientale della fascia costiera e
dell’impatto sull’ecosistema delle
attività antropiche si è realizzata
un’approfondita elaborazione
geografica e statistica dei dati acquisiti
nell’ambito del progetto. Tale analisi è
avvenuta con l’ausilio di ESRI ArcGIS
9.1 e delle sue estensioni Spatial
Analyst e 3D Analyst.
In particolare si è utilizzato Spatial
Analyst per la generazione di superfici
di concentrazione delle sostanze
inquinanti le acque marino-costiere,
per la creazione di isolinee (per
esempio di temperatura), per effettuare
analisi di prossimità e analisi zonale,
etc., mentre si è utilizzato 3D Analyst
per la visualizzazione tridimensionale
delle informazioni direttamente
acquisite e/o elaborate.
Il processo previsionale è stato
realizzato sviluppando un modello
basato sulle reti neuronali, di
classificazione e forecasting, capace di
prevedere, partendo dalla banca dati e
con l’utilizzo di indicatori, l’evoluzione
delle caratteristiche fondamentali della
fascia costiera. Più precisamente si è
fatto ricorso alle Reti Bayesiane (RB)
per prevedere la dinamica degli
indicatori delle dieci zone fisiografiche
nelle quattro stagioni. Gli indicatori
assumono un valore numerico
compreso fra 0 e 10. I valori risultanti
sono stati interfacciati sul GIS.
Nella figura sottostante si riporta
l’indice di sostenibilità costiera
calcolato per le singole U.F.P.C.
Nella gestione integrata della fascia
costiera occorre un sistema neutrale
che consenta di descrivere l’impatto
che, sul medio e lungo periodo, le
varie attività producono su una data
area, per informare i cittadini e
aumentarne il senso di responsabilità
in riferimento alle problematiche
ambientali, e, conseguentemente, di
incrementare il livello di attenzione
politica ed amministrativa sul tema
specifico (le “risposte” del modello
DIPSIR).
Mogeifaco_GIS si rivela uno
strumento molto utile a questo scopo.
La gestione delle zone costiere
richiede, infatti, il ricorso ad un
insieme di strumenti di intervento:
giuridici, economici, accordi volontari,
soluzioni tecnologiche, ricerca e
formazione. Una migliore
concertazione tra i soggetti costituisce
la base dello sviluppo sostenibile. Essa
infatti, serve a riconoscere le sinergie
e le contraddizioni tra azioni derivanti
da politiche diverse e facilita
l’accettazione dei necessari arbitrati in
un processo di responsabilizzazione.
Ma la concertazione deve avvenire
sulla base di dati scientifici certi, che
permettano di valutare le conseguenze
delle scelte che vogliono realizzarsi.
Conclusione
Una strategia di gestione integrata
per lo sviluppo sostenibile dell’area
costiera necessita di una notevole
quantità e diversità di dati per
descrivere le complesse relazioni che
intercorrono tra le componenti sociali,
economiche ed ambientali nel tempo e
nello spazio.
Una valida tecnologia per la
raccolta, memorizzazione, analisi e
visualizzazione delle informazioni
pertinenti ad una zona geografica,
quale un’area costiera, è costituita dal
GIS (Geographic Information System).
I vantaggi dell’uso di un GIS nella
gestione integrata si possono
riassumere in:
• approccio più sistematico nella
raccolta delle informazioni
ambientali;
• riduzione dei costi complessivi delle
operazioni di raccolta e gestione dei
dati;
• incremento della comparazione e
compatibilità dei gruppi di dati;
• migliore accessibilità e diffusione
delle informazioni;
• maggiore facilità nell’analisi
spaziale degli impatti ambientali.
Il GIS è, quindi, assai utile nella
definizione di una strategia di gestione
integrata perché consente di:
• descrivere le condizioni dell’area
d’interesse e la distribuzione
geografica delle risorse
naturali;
• identificare la natura, le sorgenti,
l’intensità e la localizzazione di
elementi di pressione ambientale
nell’area di indagine;
• descrivere gli ecosistemi attuali e le
pressioni a cui sono sottoposti;
• valutare la loro risposta alle
pressioni reali o possibili;
• fornire un valido supporto per
l’analisi di rischio ambientale
nell’ipotesi che avvenga un
potenziale impatto;
• identificare e analizzare alternative
progettuali in termini di
localizzazione geografica e
conseguentemente di definire le
misure mitigative degli impatti
residui;
• organizzare e gestire i dati per il
monitoraggio degli impatti
ambientali durante e dopo il
completamento dell’intervento,
assicurando ampia flessibilità
nell’utilizzo dell’informazione per la
generazione più idonea di elaborati,
mappe e documenti tecnici.
Mogeifaco_GIS, in questo contesto,
risulta quindi uno strumento per
fornire utili indicazioni per la
redazione di piani di gestione
integrata della fascia costiera
finalizzati alla salvaguardia e allo
sviluppo sostenibile del territorio.
Bibliografia
Vallega, A.: “Fundamentals of Integrated
Coastal Management”, Kluwer Academic
Publishers, pp. 264, 1999
Pernice G., Patti I., Vitabile S.,
Maccarrone V., Ialuna R., La Bella G.,
Titone A., Pernice V., Gancitano P., Micalizzi
R.: “Mogeifaco: un modello ‘esperto per la
gestione integrata della fascia costiera” in
“Atti della 9° Conferenza Nazionale ASITA –
Catania, 15-18 Novembre 2005”, volume II,
pagg. 1633-1638, 2005
Pernice G. (curatore): “Elaborazione di un
modello di gestione integrata della fascia
costiera mediante GIS e reti neurali
attraverso la raccolta ed analisi di dati
ambientali ed alieutici dell’area costiera che
si estende dallo Stagnone di Marsala a
Marinella di Selinunte” – Rapporto finale –
Mazara del Vallo (N.T.R.- I.R.M.A. – Special
Publication n. 9 - 2005 IAMC-CNR - Mazara
del Vallo), 2005
Autori
GIUSEPPE PERNICE,
IGNAZIO PATTI
IAMC-CNR – Mazara del Vallo
R EPORTS
GEOmedia 4 2006 29
R EPORTS
SAIE 2006
Si è appena conclusa, nel
momento in cui andiamo in
stampa, l’edizione 2006 del Salone
Internazionale dell’Edilizia, meglio
noto agli esperti del settore come
SAIE. 25 al 29 ottobre gli spazi ed
i numeri colossali che ogni anno
caratterizzano l’avvenimento sono
la riprova dell’importanza che il
SAIE ha col passare del tempo
assunto all’interno del mondo
dell’edilizia. Una leggera flessione
nel numero delle novità presentate
rispetto alla precedente edizione è
saltata obiettivamente all’occhio,
causa diretta, probabilmente, del
leggero appannamento che il
settore delle costruzioni nella sua
totalità ha subito negli ultimi due
anni ma che sicuramente deve pur
considerare lo spostamento
merceologico di alcuni prodotti
verso lidi più consoni quali il
SAIEDUE ed il CERSAIE.
Adire il vero, i lavori del SAIE06
hanno effettivamente preso il via
il 24 ottobre con la
presentazione della Congiunturale
CRESME-SAIE 2006; il CRESME
(Centro Ricerche Economiche Sociali
di Mercato per l’Edilizia ed il
territorio) e BolognaFiere, si sono
accordate per aprire il SAIE 2006 con
una riflessione sull’attuale mercato
delle costruzioni completa di dati ed
elaborazioni e di un confronto
internazionale ed europeo, il tutto ad
opera dallo stesso CRESME. Il
risultato dell’analisi parla chiaro:
crescita zero per le costruzioni. Il
settore è infatti entrato in fase di
stagnazione e la debole flessione dello
scorso anno ne è stata l’anticamera.
Con un +0,3% del 2006 e uno 0%
previsto per il 2007 il futuro non è
proprio dei più rosei per il mercato
dell’edilizia. Principale causa di questa
frenata, a detta degli esperti del
settore, la difficoltà riscontrata negli
ultimi due anni da parte del settore
pubblico che fino al 2004, grazie alle
opere del genio civile e dell’edilizia
pubblica, aveva visto aumentare in
maniera soddisfacente gli investimenti
ad esso dedicati.
I numeri presentati, nonostante tutto,
dalla quarantaduesima edizione del
SAIE parlano rimangono significativi:
1.850 espositori, di cui 450 stranieri;
15 padiglioni e 6 aree esterne per un
totale di 220.000 mq; 165.000
visitatori di cui 7.500 esteri (2005).
La struttura espositiva, secondo gli
organizzatori ulteriormente
razionalizzata ed ottimizzata, ha
previsto un layout volto al razionale
utilizzo del tempo in fiera con percorsi
espositivi che si sono sviluppati in
saloni tematici ed in aree specializzate.
I saloni tematici comprendevano il
LaterSAIE ovvero il Salone del
laterizio, il SicurSAIE, Salone degli
utensili e dei sistemi di fissaggio,
Strutturalegno, dedicato alle strutture
in legno, il RentalSAIE, per i servizi
di noleggio ed il SAIEbit ovvero il
Salone dei sistemi informatici, delle
società di servizi e della stampa
tecnica, a nostro parere forse un po’
troppo distaccato dall’area
merceologica dedicata agli strumenti
tecnici e alle attrezzature per prove,
controlli e misure.
Per quanto riguarda il censimento del
numero delle novità presentate al
SAIE06
bisogna subito
riscontrare alcune
modifiche nelle sue
impostazioni: è stato
eliminato il settore Servizi ed Editoria
Tecnica, in quanto giudicato improprio
per le caratteristiche della fiera, e
sono stati resi più rigorosi i parametri
necessari per fregiare un prodotto
come novità. Questo, assieme alla fase
di stagnazione che attraversa l’intero
settore, ha fatto sì che l’elenco delle
novità scendesse leggermente rispetto
all’edizione 2005, risultato comunque
in linea con quelli presentati dalle
maggiori fiere europee.
L’offerta espositiva è stata poi
completata da una serie di convegni
altamente specializzati che hanno
abbracciato tutti i settori presenti
durante la fiera. Durante Cuore
Mostra 2006, appuntamento
tradizionalmente dedicato alla grande
architettura affiancato al SAIE, è
stato affrontato il tema delle nuove
trasformazioni urbane e degli
interventi che cambiano il modo di
vivere nelle nostre città; il volume di
approfondimento che ha completato
l’evento, “L’Italia si trasforma – Città
in competizione”, è dedicato ad alcune
città italiane di dimensione mediogrande
interessate da un significativo
processo di trasformazione.
La presenza di aziende espressamente
legate al mondo geomatico è stata
ancora una volta una componente di
rilievo in questa edizione del SAIE:
Bentley Systems, HP, Intergraph (per
la prima volta), Geosoft, Leica
Geosystems, Leonardo SH, Assogeo,
Autodesk, Codevintec, Geotop, Trimble,
Microgeo, Sokkia e Veronesi sono
alcuni dei partners di GEOmedia che
abbiamo avuto il piacere di incontrare
nei padiglioni del SAIE. Oltre ai
consueti aggiornamenti dei software
per il rilievo, la fotogrammetria, la
progettazione, il calcolo e la gestione,
le principali software houses hanno
puntato sulla diversificazione
dell’offerta proponendo una
30
GEOmedia 4 2006
specializzazione delle singole
componenti software allo scopo di
coprire il maggior numero possibile di
esigenze progettuali e di gestione. Ha
suscitato grande interesse, come al
solito, l’offerta dei sistemi portatili,
sempre in grado di soddisfare una
vasta gamma di necessità per l’utente.
E’ tra il SAIEbit ed il padiglione 31,
quello dedicato agli strumenti, che si è
svolto principalmente il nostro lavoro
di inviati di GEOmedia, tenendo a
cuore le aspettative del nostro lettoretipo.
Il SAIE tra hardware e software
Le novità presentate al SAIE seguono
quelle già annunciate ad InterGEO, il
salone europeo che solitamente prende
luogo alcune settimane prima del
SAIE stesso. Per quanto riguarda la
quattro giorni bolognese non possiamo
non citare le novità presentate da
Bentley durante la press conference
tenutasi il primo giorno. Legate
soprattutto al settore BIM (Building
Information Modeling), tra di esse ne è
spiccata una che potrebbe creare un
po’ di scompiglio tra la concorrenza.
E’ stata infatti annunciata la
possibilità di scaricare gratuitamente
MicroStation PowerDraft,
(www.be.org/en-
US/BE+Careers/Free+Download.htm)
con l’intento di promuovere il settore
dedicato alle BE Careers; in questo
modo si completa l’offerta di Bentley e
si da la possibilità, anche per
operatori di fascia medio/bassa come
studenti e professori, non
particolarmente orientati in
investimenti significativi sul software,
di usare un CAD basato sulla Rolls
Royce delle soluzioni CAD/CAM,
MicroStation. Con la soluzione CAD di
Bentley il monopolio del mondo CAD
sembra andare finalmente in cantina.
Sul fronte delle soluzioni orientate al
surveying diverse novità, a cominciare
dalla nuova serie SRX di Sokkia di
cui trovate una estesa nota informativa
nella rubrica Aziende e Prodotti.
L’innovativa serie SRX prevede sia
modelli dalle prestazioni elevate (1”)
che modelli per la fascia di mercato
meno esigente (5”), anche se il design
e il sistema operativo Windows CE a
bordo ne fanno una Total Station di
gran lunga più efficiente rispetto alle
soluzioni tradizionali.
Sul fronte Trimble le novità sono
legate soprattutto al GPS, sia con la
soluzione GNSS di fascia alta
chiamata R8 ed in grado di tracciare
72 canali (L1/L2, GPS+Glonass, L2C,
L5), che con altre due soluzioni come
Trimble R6 e R3, rispettivamente un
GPS in grado di tracciare anche il
Glonass, ed un GPS per la fascia
bassa in sola L1 con un controller
Recon che permette di ridurre i costi
ma non le prestazioni, orientato quindi
soprattutto alle applicazioni catastali.
Tutti i sistemi GPS di Trimble sono
ovviamente predisposti al VRS con una
rete di supporto che copre quasi tutta
l’Italia.
Una delle altre novità è il Trimble
Survey Team, che permetterà agli
utenti Trimble di condividere le
esperienze, la formazione continua e
un programma di supporto attraverso
la creazione di uno user group che
porterà vantaggi esclusivi per chi ne
farà parte.
Proseguendo, è interessante il nuovo
GPS900 di Leica dedicato alla
cantieristica; il sistema racchiude in
una unica soluzione e in una sola
valigetta sia una stazione master che
un rover, la connessione radio ed il
controller che è in grado di ricevere
un qualsiasi file di progetto (liste di
punti, dxf, ecc.) e permettere di
picchettare i punti notevoli degli
spiccati. Unica limitazione la portata
massima di 2.5 km e l’impossibilita di
registrare i dati per una postelaborazione
di controllo.
Sul fronte Geotop le novità di rilievo
sono rappresentate dalla Total Station
motorizzata GPT9000 unica per
portata del distanziometro laser senza
prisma, arrivando a circa 2000 metri.
Gli altri plus sono la comunicazione
wireless a 2.4 GHz integrata oppure
via gruppo ottico con una limitazione
a 400 metri circa, la connettività
Bluetooth ed il controller palmare da
usare sul target remoto. Sul fronte
GPS invece la novità si chiama
TOPCON GR-3, l’innovazione 3G di
cui si è già parlato in uno dei focus
sullo scorso numero di GEOmedia. Le
caratteristiche di rilievo sono infatti i
72 canali di acquisizione, la tecnologia
di tracciamento G3 (GPS, Glonass,
Galileo) e la disponibilità di
innovazione al GPS, L5.
Ultima nota riguarda il cambio di
marchio delle soluzioni targate Thales,
che nel corso dei prossimi mesi
passeranno sotto la regia unica della
Magellan, ma di cui al SAIE non vi è
stata traccia. Le novità sono state
numerose anche per quanto riguarda
altre aziende come Codevintec,
Veronesi e Microgeo, e delle quali
troverete traccia prossimamente tra le
pagine di GEOmedia.
A cura della Redazione
R EPORTS
R EPORTS
Il laboratorio GIS
dell’Università degli
Studi Roma Tre
di Alessandro Cecili
Istituito nell’agosto del 2001
sotto la responsabilità del Dott.
Alessandro Cecili, che a
tutt’oggi ne continua a
promuovere le attività, il
Laboratorio GIS, GPS e
Cartografia Automatica del
Dipartimento di Scienze
Geologiche è attivo tanto nella
didattica quanto nella ricerca
scientifica, offrendo soluzioni
nell’uno e nell’altro campo,
orientate all’innovazione
tecnologica applicata alle
Scienze della Terra. In
particolare, l’esperienza acquisita
dal Laboratorio sull’uso dei GIS,
unitamente alla strumentazione
hardware e software della quale
dispone, gli permette di
realizzare GIS personalizzati,
modellizzazioni e analisi
quantitative con applicazioni
orizzontali e verticali,
specialmente dedicate
all’elaborazione dei modelli
digitali del terreno (DEM) per
studi applicati all’ambito
territoriale, geologico,
geomorfologico, idrogeologico e
vulcanico.
Il LabGIS si occupa, inoltre, di
attività che riguardano l’utilizzo
della rete come veicolo
dell’informazione geografica nel
senso più ampio del termine
cioè dall’acquisizione del dato
territoriale all’interrogazione con
sistemi di analisi in remoto,
facendo proprio il concetto di
geography network come
estensione delle relazioni e delle
competenze.
Attività di ricerca
Il LabGIS è impegnato su diverse
linee di ricerca, tutte caratterizzate
dall’utilizzo di nuove tecnologie e dalla
quantificazione numerica del territorio.
Il Laboratorio è soprattutto attivo in
questi settori:
Estrazione di Modelli Digitali del
Terreno (DEM) ad alta risoluzione.
Riconoscendo nella descrizione del
territorio la linea di base di tutte le
applicazioni scientifiche supportate e
sviluppate dal laboratorio, la
generazione di DEM ad alta risoluzione
è indubbiamente la linea di ricerca
principe che caratterizza l’attività del
LabGIS.
Negli anni sono state acquisite le
varie tecniche di generazione di DEM,
compresa la fotogrammetria digitale, la
digitalizzazione cartografica e l’uso di
immagini satellitari stereoscopiche.
Attualmente il laboratorio sta
sperimentando l’uso di modelli ad alta
risoluzione derivati da acquisizioni
radar (Lidar) e da immagini satellitari
ad altissima risoluzione (Ikonos,
QuickBird) integrando e correggendo i
risultati ottenuti con rilievi di terreno
di altissima precisione (misure dGPS).
Il LabGIS si occupa poi di
Pianificazione Territoriale.
I sistemi GIS rivestono un ruolo di
supporto integrato per tutte le azioni
necessarie a definire una pianificazione
adeguata del territorio. Il Laboratorio
collabora ormai da anni con enti
amministrativi e territoriali
(Regione, Protezione Civile, Enti
Parco ecc...) in qualità di
sviluppatore di Sistemi di Supporto
alle Decisioni (DSS), focalizzando
l’attenzione sulle relazioni che
intercorrono tra i vari scenari
ambientali. Sono quindi state
sviluppate soluzioni e modelli di analisi
volti alla caratterizzazione del territorio
in materia di rischio urbano, frane,
rischio vulcanico, alluvioni ecc.
E’ attivo poi nella Modellazione 3D.
L’evoluzione della tecnologia ha
indubbiamente influenzato anche
l’evoluzione della ricerca. Le attuali
innovazioni software permettono di
analizzare le realtà territoriali e
geologiche non più con
approssimazioni e discretizzazioni
dettate dai mezzi a disposizione, ma
descrivendole nella loro interezza,
lasciando quindi inalterato il
continuum territoriale. Il laboratorio si
propone come riferimento per la
gestione e l’analisi delle strutture
geologiche nelle 3 dimensioni dello
spazio, sviluppando modelli
tridimensionali derivati da cartografia
geologica. Tale processo, quindi, cerca
di minimizzare lo sforzo immaginativo
richiesto nella lettura di una
cartografia classica (2D) fornendo
direttamente una ricostruzione reale e
tridimensionale della realtà geologica.
Infine nella Geologia Urbana.
Questo settore di ricerca viene
alimentato e sviluppato dalla sempre
maggior attenzione che le
amministrazioni rivolgono al territorio.
Le ricerche del Laboratorio hanno
portato allo sviluppo di sistemi
informatici in grado di integrare le
diverse componenti che definiscono il
sistema urbano e di ricavare dei
modelli di analisi e
quantificazione del
rischio.
32
GEOmedia 4 2006
A sinistra l’aula
multimediale
dotata di 22
postazioni presso
cui si svolgono
le attività
didattiche.
A destra il
LabGIS.
Sotto geometria
di un deposito
alluvionale in
relazione agli
edifici esposti al
pericolo di subsidenza
Attività didattica
Nel campo della
didattica, il LabGIS,
partendo da una
profonda conoscenza
del settore professionale
di riferimento, ha voluto
raccogliere la sfida della formazione
superiore più all’avanguardia: favorire
il dialogo e l’incontro tra i diversi
soggetti che concorrono da una parte
alla formazione e dall’altra
all’assorbimento di risorse umane,
quali università, enti pubblici e privati
di ricerca, grandi e medie imprese,
enti territoriali governativi o locali,
ecc. impegnati nella pianificazione e
gestione del territorio ad ogni livello.
II Master in GIS di 1° e 2° livello
attivati nel Dipartimento costituiscono
pertanto lo strumento con cui
rispondere alla forte richiesta di figure
professionali specifiche capaci di
analizzare, controllare e gestire realtà
geoambientali complesse, con l’aiuto di
metodologie integrate con sensori
remoti e Sistemi Informativi
Geografici, secondo i criteri della
sostenibilità e della prevenzione.
In particolare, il Master di 2° livello
in “GIS e Telerilevamento per la
Pianificazione Territoriale”, ormai
giunto alla VI edizione, si
propone di offrire le
competenze
necessarie
La visualizzazione 3D
della geologia di un’area,
ottenuta a partire dal modello
originale del terreno (DEM), consente
di verificare l’andamento dei limiti
geologici e tettonici in relazione alla
morfologia del terreno
alla comprensione e
utilizzazione di base
dei Sistemi Informativi
Territoriali per la
pianificazione
ambientale. Per
incentivare l’incontro tra
domanda e offerta di
lavoro, inoltre, agli studenti
vengono offerti stage presso aziende,
enti pubblici e privati ed imprese,
realizzando così quella integrazione tra
studio e lavoro che è propria dei
processi formativi miranti
all’inserimento professionale.
Il Master di 1° livello a distanza in
“GIS per la Pianificazione
Territoriale”, invece, si prefigge di
offrire a giovani laureati,
professionisti, dipendenti di
amministrazioni pubbliche l’occasione
per arricchire il proprio profilo con
competenze relative all’uso delle più
avanzate tecnologie applicate alla
gestione della nuova informazione
geografica digitale in ambiente GIS,
per la pianificazione del territorio e
dell’ambiente. I contenuti,
decisamente più software-oriented
rispetto al Master di II livello e
organizzati in aree tematiche suddivise
in unità didattiche, sono studiati per
agevolare l’incontro tra il mondo della
scienza, quello della produzione e
quello degli specialisti del settore.
Inoltre, la scelta del formato e-
learning e la modularità dei contenuti
permettono una maggiore
facilità di fruizione ad un
minor costo, essendo possibile
acquistare i singoli moduli di
interesse dell’utente.
Entrambi i Master sono realizzati
in collaborazione con ESRI Italia srl e
TRIMBLE Navigation Ltd, aziende
leader nei loro settori e pertanto in
grado di garantire lo stato dell’arte
dell’innovazione tecnologica,
apportando così un valore aggiunto
alla formazione erogata.
R EPORTS
Attività internazionale
Considerato il grande interesse
suscitato dalle attività formative e
scientifiche realizzate dal LabGIS in
seno al Dipartimento, si è creduto
opportuno allargare gli orizzonti del
suo campo di intervento, dando
impulso ad un’attività di Cooperazione
Universitaria in accoglienza del
principio dell’internazionalizzazione del
sistema universitario e di condivisione
del sapere accademico.
Dal 2005 è stato avviato un processo
di scambio con il Politécnico
Colombiano “Jaime Isaza Cadavid” che
ha innescato una dinamica virtuosa di
replicazione del progetto presso altri
Atenei di paesi terzi e ha aperto la
strada alla creazione di una Rete interuniversitaria
e inter-istituzionale
operante nel settore della formazione
in ambito GIS. La Rete è uno spazio
reale e condiviso in cui attivare
processi formativi innovativi che
svolgano la funzione di motore della
competizione internazionale per la
formazione di risorse umane altamente
qualificate. L’obiettivo del progetto è
quello di ampliare e differenziare
l’offerta accademica di tutti gli atenei
coinvolti, a partire dall’istituzione di un
Master di I livello a distanza con
rilascio del titolo doppio/congiunto,
fino all’istituzione di una vera e
propria Carriera Accademica in GIS
(includendo Corsi brevi, Corso di
specializzazione, Master di I e II livello
in presenza e/o a distanza).
Servizi e progetti
Diversi sono i servizi svolti dal
LabGIS in seno al Dipartimento come
supporto tecnologico alle diverse
attività presenti. Da sempre il
Laboratorio realizza l’informatizzazione
dei Fogli CARG redatti dal
Dipartimento, fornendo anche le
competenze e l’esperienza nelle scelte
da adottare al fine di una gestione
informatizzata dei flussi di lavoro.
Avendo realizzato diverse campagne
di misure dGPS in Italia e all’estero,
il Laboratorio offre un servizio di
distribuzione di dati GPS.
Da 4 anni è in linea una stazione
GPS in registrazione continua, che
viene utilizzata come fonte dati per le
correzioni in differenziale delle misure
effettuate nel territorio locale a
chiunque ne faccia richiesta.
Facendo del geography network il
concetto base delle attività del
laboratorio, sono stati sviluppati, per
uso interno al Dipartimento, diversi
sistemi webGIS volti alla distribuzione
di dati geografici del territorio laziale.
Tali dati comprendono quindi sia dati
territoriali di base, come cartografie e
foto aeree, sia dati di dettaglio relativi
a progetti specifici: ad esempio dati di
linee sismiche, censimento eventi
franosi, ecc.
I progetti cui il laboratorio è
chiamato a partecipare vedono come
elemento comune lo sviluppo di
sistemi GIS per l’analisi e la gestione
di dati territoriali.
Attualmente il laboratorio sta
partecipando ad un progetto relativo al
trattamento di immagini satellitari ad
alta e media risoluzione, sviluppando
un sistema GIS in grado di utilizzare
e analizzare in maniera dinamica tali
dati, opportunamente corretti e
catalogati, al fine di una gestione del
territorio integrata e sempre
aggiornata.
Autore e contatti:
RESPONSABILE DEL LABORATORIO
DOTT. ALESSANDRO CECILI
cecili@uniroma3.it
Tel. 06 54888003
SEGRETERIA MASTER E ATTIVITÀ
INTERNAZIONALI
D.SSA PAOLA CIACCIA
mastergeo@uniroma3.it
paola.ciaccia@uniroma3.it
Tel 06 54888208
Sito del LabGIS:
http://host.uniroma3.it/laboratori/labgis
Modellazion
e 3D delle
strutture
geologiche
tramite
l’uso di
software
progettato
espressamente
per
la geologia
su piattaforme
Windows e
Linux;
esempio di
una struttura
a pieghe
in
Appennino
Centrale
A
ZIENDE e PRODOTTI
Sokkia introduce SRX, la nuova stazione totale robotizzata
Sokkia è un innovatore di primaria importanza nello
sviluppo di soluzioni complete per il rilievo, il
mapping GIS, il GPS, la misura industriale e per le
applicazioni nel settore construction. La gamma di
prodotti Sokkia, include strumenti che vanno dai sistemi
GPS alle stazioni totali robotizzate e manuali, dai
distanziometri elettronici ai teodoliti ottici e digitali, dai
livelli ottici e digitali ai laser per il cantiere edile.
Sokkia B.V. è la casa madre europea che ha sede ad
Almere, in Olanda, ed è responsabile per la
distribuzione, per i servizi e per il marketing in più di
30 paesi fin dal 1991. Sokkia BV fa parte di Sokkia
Co.Ltd., casa madre mondiale, fondata nel 1920 con sede
a Tokyo.
Presentata al SAIE ed ora sulle pagine di GEOmedia
ecco SRX, la nuova stazione totale robotizzata di Sokkia
che include l’ultimissima tecnologia per il posizionamento
di precisione. Tale tecnologia è stata sviluppata per
offrire ai topografi la massima precisione ed affidabilità.
Lo strumento è in grado di individuare, collimare,
agganciare e seguire con precisione il riflettore sul punto
richiesto.
La soluzione presenta le seguenti caratteristiche:
tecnologia wireless Bluetooth® per una comunicazione
sicura e senza cavi; nuova tecnologia Red-tech-EX: lunga
portata reflectorless con misura precisa della distanza ad
otre 500M; encoders digitali a servizio dei servo-motori;
sistema di controllo remoto on-demand; auto-puntamento
su prisma e su target riflettente; molteplici porte USB;
alloggiamento per CF e SD card per un trasferimento
dati semplice; tasto laterale per una misurazione veloce
senza interrompere la collimazione; tastiera ampia e
completamente illuminata; display a colori touch screen
con regolazione automatica del contrasto e sistema operativo Windows CE.
Le stazioni totali SRX sono disponibili in cinque differenti versioni con precisioni
angolari che vanno da 0.5” a 5”; questo fa dell’ SRX uno strumento che trova
impiego in una vasta gamma di applicazioni.
In modalità one-man system il topografo lavorerà da solo al prisma con totale
sicurezza. La palina è equipaggiata con un prisma a 360°, con un robusto
controller ed un’unità di comunicazione dotata di paraurti di gomma per
proteggere il prisma dai danni provocati da cadute accidentali.
La tecnologia di ricerca on-demand garantisce la comunicazione tra SRX e
l’operatore: perdere l’aggancio con il prisma non è più un problema perché è
possibile richiamare l’SRX ogni volta che si ciò si renda necessario ed esso
raggiungerà nuovamente l’unità di controllo effettuando la rotazione più breve. Il
controllo remoto è caratterizzato da tutte le applicazioni software necessarie per
effettuare il rilievo e il tracciamento.
SRX è equipaggiato con il software più completo per tutte le applicazioni atte a
soddisfare anche il topografo più esigente, qualora egli desideri operare in modo
tradizionale direttamente dallo strumento.
Il distanziometro RED-tech EX ,notevolmente migliorato, è caratterizzato dalla
tecnologia a differenza di fase e consente misure reflectorless con precisione
ineguagliabile da 30 cm ad oltre 500 m.
Con queste caratteristiche ci si aspetta che SRX stabilisca un nuovo standard
per il posizionamento nelle applicazioni industriali e di monitoraggio.
I prodotti SOKKIA sono distribuiti in Italia in esclusiva da SOKKIA S.p.A.
www.sokkia.it
(Fonte: Sokkia)
36
GEOmedia 4 2006
10 a Conferenza
Nazionale ASITA
Federazione delle Associazioni Scientifiche per le
Informazioni Territoriali e Ambientali
14-17 novembre 2006
Fiera di Bolzano, Bolzano
Provincia Autonoma di Bolzano
Regione Autonoma Trentino Alto Adige
Comune di Bolzano
Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano
Società Italiana di
Fotogrammetria e Topografia
LI Convegno Nazionale
Associazione Italiana
di Cartografia
XLII Convegno Nazionale
Associazione Italiana
di Telerilevamento
XVII Convegno Nazionale
17 a Conferenza/Expò
con annessa Esposizione
Tecnico Commerciale
Ingresso Libero*
per info: www.asita.it
Galliate Lombardo (VA)
ARTESTAMPA -
*si riferisce al solo ingresso all’esposizione tecnico-commerciale, alla mostra cartografica ed ai workshops degli espositori,
non alle aule convegnistiche
A
ZIENDE e PRODOTTI
Geocollector: un mobile GIS con GPS per un’acquisizione dei dati di precisione
eoCollector è la soluzione ideale per chi deve acquisire dati geografici sul campo ed aggiornare
Gle proprie banche dati. Frutto di una partnership tra ESRI, leader mondiale nel settore del GIS,
e Trimble, leader nel settore della produzione dei GPS, questa interessante soluzione è costituita
dall’integrazione dei software ESRI ArcPad, specifico per il lavoro sul campo, e Trimble GPScorrect
per ArcPad, preinstallati su un GPS Trimble della serie GeoExplorer 2005.
Il Trimble GeoExplorer 2005 è un GPS che garantisce normalmente una precisione da 1 a 3 metri,
con la possibilità di attivare la correzione differenziale ed ottenere una precisione sub-metrica.
Questo GPS è, inoltre, anche un ottimo palmare Pocket PC con un processore a 416 MHz di
frequenza, Windows Mobile 5 come sistema operativo, 512 MB di RAM ed il supporto per
connettività Bluetooth e Wi-Fi (802.11b).
Ogni GeoCollector include come dotazione una licenza del software ArcPad, il software Mobile GIS
di ESRI che permette di eseguire elaborazioni GIS direttamente sul campo. ArcPad è pienamente
integrato con la suite ArcGIS poiché è in grado di gestire gli stessi formati dati, lo stesso set di
simbologia e la stessa struttura di progetto, rendendo quindi il trasferimento delle banche dati
immediato e senza necessità di conversioni.
L’estensione GPScorrect per ArcPad, anch’essa preinstallata, permette di acquisire dati in correzione differenziale realtime,
creando inoltre i presupposti per il post processamento dei dati da eseguire poi con ArcGIS e l’estensione GPS
Analyst consentendo di migliorare l’accuratezza del dato GIS.
GeoCollector è una soluzione esclusiva ideata da ESRI che concretizza i benefici dell’utilizzo del mobile GIS,
garantendo piena integrazione con i prodotti desktop di ArcGIS.
www.esriitalia.it/software
www.esri.com/software/arcgis/geocollector
(Fonte: ESRI)
Autodesk annuncia l’estensione di Civil 3D 2007 per Google Earth
d agenzie governative, studi professionali di ingegneria, utility e sviluppatori commerciali viene continuamente
Arichiesto di tenere informati e aggiornati sullo stato dei progetti team estesi, commissioni di revisione, clienti e
cittadini. Per rispondere a queste esigenze, Autodesk, Inc. ha annunciato l’introduzione sul mercato dell’estensione di
Autodesk Civil 3D 2007 per Google Earth (Technology Preview). Questa utility è progettata specificatamente per gli
ingegneri civili e i geometri che hanno bisogno di tenere aggiornati tutti i componenti coinvolti in un progetto, dalla
pianificazione all’approvazione pubblica. Grazie a una interfaccia wizard-driven, ingegneri, urbanisti e geometri possono
rapidamente pubblicare oggetti e dati progettuali realizzati con Civil 3D in Google Earth, consentendo a tutti i
progettisti di creare, gestire e condividere i progetti con team estesi e arricchire i materiali pubblicati con ambienti
interattivi.
L’estensione di Autodesk Civil 3D 2007 per Google Earth offre ai professionisti della progettazione la capacità di
effettuare operazioni velocemente e con facilità: per quanto riguarda la pubblicazione su Google Earth, attraverso
un’interfaccia utente wizard-driven, gli ingegneri ed i geometri avranno il controllo completo sui dati che intendono
pubblicare (quali punti, superfici, lottizzazioni, tracciati, solidi stradali di corridoio e reti idrauliche) e sulle modalità di
visualizzazione. Per la condivisione dei dati con team estesi, l’utility crea un file KML che può essere aperto
direttamente in Google Earth, consentendo ai membri dello stesso team di visualizzare e muoversi in un progetto
all’interno dell’applicazione web. Per arricchire i progetti, poi, all’interno di Google Earth i membri del team possono
aggiungere dati relativi a edifici, sistemi di trasporto e altro ancora per arricchire un sito con ulteriori contesti
ambientali. Per navigare all’interno di un sito, visualizzando il progetto da diversi punti di osservazione, i progettisti
possono utilizzare le capacità di navigazione lungo percorsi guidati e offrire realistiche panoramiche di luoghi. Per
realizzare presentazioni vincenti grazie alla rappresentazione realistica dei modelli realizzati con Civil 3D, che può
essere ulteriormente migliorata associando elementi di progetto con contenuti 3D quali illuminazione stradale, case e
automobili.
L’estensione di Autodesk Civil 3D 2007 per Google Earth è disponibile come versione gratuita scaricabile dal sito
www.autodesk.com/google. Per un corretto funzionamento di questa utility, gli utenti devono avere installato il software
Autodesk Civil 3D 2007 e Google Earth (l’estensione di Autodesk è compatibile con le versioni gratuite di Google
Earth, Google Earth Plus e Google Earth Pro).
(Fonte: Autodesk)
38
GEOmedia 4 2006
Parte il rilievo della Grande Muraglia Cinese
L
’Amministrazione del Patrimonio Culturale
cinese in associazione con il Dipartimento di
Stato per il Rilevamento e la Mappatura hanno
lanciato una massiccia iniziativa di rilevamento
della Grande Muraglia. I lavori saranno completati
nel 2007 ed i dati relativi, compresi quelli sulla
lunghezza e l’esatto dispiegamento, verranno resi
disponibili nel 2008. I governi locali hanno
continuamente effettuato rilievi sul monumento dai
primi anni ’80 ma, soprattutto a causa di limitate
conoscenze, tecnologie e tempi, molti punti della
Grande Muraglia sono rimasti sconosciuti. E’
dunque importante per il Governo cinese, ai nostri
giorni, organizzare ed entrare in possesso dei dati
relativi ad un simbolo, prima che un monumento,
importante come quello che le autorità si
accingono a rilevare. Si usa considerare come
punto di partenza della Muraglia il Passo di
Shanhaiguan, sulle coste della Baia di Bohai, nella
Cina orientale, ma al momento nessuno è stato in
grado di stabilire con esattezza la lunghezza
dell’imponente costruzione. I dipartimenti si
occuperanno, una volta ottenuti i dati, di creare
un database completo di tutte le necessarie
informazioni, in modo da facilitare il futuro lavoro
delle amministrazioni che avranno a che fare con
la protezione e la ricerca sulla Grande Muraglia.
Il servizio VRS Now di Trimble lanciato in Germania
o scorso ottobre Trimble ha annunciato che il
Lservizio VRS Now sarà disponibile a dicembre
in Germania. Il servizio fornirà ai topografi, agli
ingegneri civili ed ai professionisti del settore
geospaziale un accesso istantaneo a correzioni
GNSS RTK senza il bisogno di appoggiarsi ad
una stazione base. Utilizzando i dati per le
stazioni di riferimento GNSS del servizio SAPOS
(Satellite POSitioning Service) dell’Ufficio per il
Rilevamento Tedesco, il servizio di Trimble sarà in
grado di fornire posizionamenti RTK precisi al
centimetro customizzati per ogni ricevitore GNSS
nella rete. Il servizio VRS Now coprirà, grazie alla
sua velocità, facilità d’utilizzo ed accuratezza, un
vasto spettro di applicazioni quali la topografia, la
pianificazione urbana, l’edilizia, i trasporti, il
controllo ambientale, l’idrografia, l’agricoltura, le
risorse, la gestione del territorio, la prevenzione
dei disastri e la gestione degli interventi, i servizi
meteorologici e la ricerca scientifica. L’annuncio
del lancio del servizio è stato fatto durante lo
svolgimento dei lavori di Intergeo 2006, la più
grande conferenza mondiale dedicata alla geodesia.
Il servizio SAPOS sfrutta il software Trimble VRS
per operare sulla maggior parte dei networks GPS
e GPS+GLONASS, che coprono
approssimativamente 357.045 chilometri quadrati
di territorio. Gli utenti potranno connettersi al
sistema tramite wireless ed il software acquisirà le
posizioni sul campo degli stessi e permetterà loro
di lavorare a patto che sia presente una stazione
di riferimento in prossimità del rover.
Per maggiori informazioni:
www.trimble.com/VRSNow.shtml
(Fonte: Redazionale)
A
ZIENDE e PRODOTTI
(Fonte: Redazionale)
Indice Inserzionisti
ASITA Pag. 37
Assogeo Pag. 13
Bentley Pag. 9
Codevintec Pag. 47
ESRI Pag. 2
Eurotec Pag. 33
Geo4all Pag. 43,45,46
Geogrà Pag. 34,35
Geotop Pag. 48
Intergraph Pag. 5
Menci Pag. 31
MICE Pag. 11
SinerGIS Pag. 23
Trimble Pag. 24,25
Universo Pag. 19
GEOmedia 4 2006
39
T
ERRA E SPAZIO
Durante lo scorso mese di
Settembre l’avventura iniziata alcuni
anni fa del radar italiano SHARAD
ha raggiunto una tappa
fondamentale, la più critica tra
quelle sotto il controllo di chi a
realizzato lo strumento. Il fallimento
dell’obiettivo di
questa tappa
avrebbe decretato la
fine, prematura,
degli sforzi di un
manipolo di persone
e delle quattro
Aziende coinvolte
nel progetto.
di Fabrizio Bernardini
SHARAD e la sua antenna (Image courtesy of NASA/JPL)
SHARAD (SHAllow RADar) è
un radar, finanziato
dall’Agenzia Spaziale Italiana e
gestito dal Dipartimento Infocom
dell’Università “La Sapienza” di Roma,
per l’esplorazione degli strati di
terreno al di sotto della superficie di
Marte. SHARAD è stato realizzato
dall’Alcatel Alenia Space (AAS) ed è
parte dell’insieme di strumenti della
sonda statunitense MRO, Mars
Reconnaissance Orbiter, lanciata il 12
agosto dello scorso anno e che dal
marzo 2006 orbita intorno al pianeta
rosso. SHARAD è in grado di operare
fino alla profondità di alcune centinaia
di metri ed è un cugino di MARSIS,
l’altro radar italiano dello stesso tipo
che, operando a bordo della sonda
europea Mars Express, può esplorare
gli strati sotto la superficie fino ad
una profondità di alcuni kilometri.
Da quando è entrata in orbita
intorno a Marte fino alla fine di
agosto, la sonda MRO ha modificato
la sua orbita con un processo
denominato aerobraking mediante il
quale, con ripetuti passaggi frenanti
nell’alta atmosfera del pianeta, ha
conseguito un’orbita circolare, requisito
per l’inizio della fase di esplorazione
scientifica.
Con il mese di Settembre ha allora
avuto inizio una serie di attività
preparatorie alla fase scientifica. Tra
queste attività era compresa l’apertura
dell’antenna di SHARAD e il primo
collaudo completo dello strumento
rimasto in parte inattivo sin dai
collaudi pre-lancio.
L’antenna di SHARAD
Sebbene ogni parte di SHARAD sia
di per sé stessa critica, l’antenna lo è
maggiormente perché, date le sue
dimensioni (5 metri per parte per un
totale di 10 metri) ha viaggiato
ripiegata e chiusa in un contenitore
che l’ha protetta dal riscaldamento
prodotto dalle manovre di aerobraking.
Infatti SHARAD, per esigenze tecniche,
è montato sul piano inferiore di MRO
(vedi illustrazione), vicino ai motori
principali, e non sul piano dove è
allocata la maggior parte degli
strumenti scientifici.
L’antenna, realizzata con un
semplice filo conduttore racchiuso in
un tubo di un particolare materiale
plastico, era ripiegata diverse volte su
1 2 3
40
GEOmedia 4 2006
sé stessa, un po’ come un metro
snodato ma senza dei giunti flessibili.
Una volta rilasciata, per l’azione
elastica del materiale plastico,
l’antenna avrebbe assunto l’estensione
originale. Il progetto, semplice ed
efficace, è caratterizzato anche dal
bassissimo peso dell’intera struttura
che può operare correttamente solo in
assenza di peso.
Per far dispiegare l’antenna occorre,
in sequenza, far aprire il contenitore
che l’ha protetta durante il viaggio e
rilasciare i fermi che tengono i bracci
ripiegati.
La fase di deployment
L’apertura (o deployment)
dell’antenna è stato un evento speciale
per l’intera missione, e ad esso sono
stati dedicati giorni di preparazioni e
simulazioni. E’ caratteristica generale
delle missioni spaziali che le attività
in cui ci sono organi meccanici in
movimento siano sempre fonte di
preoccupazione, anche se nulla è mai
lasciato al caso. Tra i vari spettri che
infestano la memoria delle missioni di
spazio profondo va ricordato quello
della sonda Galileo, la cui grande
antenna principale non si dispiegò
forzando l’intera missione ad usare per
le comunicazioni Giove-Terra, con
molti inconvenienti, un’antenna di
piccole dimensioni.
Con l’avvicinarsi della fatidica data,
tutti gli sforzi della sala di controllo
di MRO presso il Jet Propulsion
Laboratory della NASA (a Pasadena,
California) si sono concentrati sul
deployment dell’antenna. Dopo una
serie di attività preliminari, SHARAD
è stato acceso per effettuare una
misura di rumore usando il ricevitore
del radar, mentre l’antenna era ancora
ripiegata. Poi sono stati accesi dei
riscaldatori per portare tutte le parti
mobili alla temperatura desiderata
dopo mesi di gelo spaziale. Infine,
posta l’intera sonda MRO in una
configurazione autonoma e stabile,
nella quale l’intelligenza di bordo
sarebbe stata in grado di perdere e
riacquisire autonomamente il
collegamento con la Terra, è stato
dato il via ad un blocco di comandi
che al momento stabilito avrebbero
dato luogo ad una serie di eventi
pirotecnici per provocare dapprima
l’apertura della scatola e, dopo pochi
secondi, il rilascio in sequenza dei due
bracci dell’antenna.
La tensione nel gruppo presente
nella sala di controllo di MRO all’alba
del 16 settembre era già alta, ma
durante quella ventina di minuti
trascorsi tra la reale esecuzione delle
attività di rilascio e la ricezione dei
dati relativi a Terra (ritardo dovuto
alla grande distanza di Marte dalla
Terra in quel momento) la suspense
era quasi insostenibile.
Verso la fine dell’attesa tutti gli
occhi erano puntati su una serie di
schermi che mostravano i moti di
rotazione della sonda. Ci si aspettava
di vedere delle variazioni nonostante
la massa di MRO fosse molto
maggiore di quella dell’antenna. E
fortunatamente i dati degli
accelerometri di bordo hanno
immediatamente mostrato le
oscillazioni impartite all’intera
struttura del satellite sia a
causa dall’apertura della scatola
che per il dispiegamento dei
due bracci. Una strana
incongruenza
nell’ampiezza di tali
oscillazioni ha però
fatto immaginare uno
scenario inconsueto,
quello in cui uno dei
due bracci non si
fosse aperto
completamente. Ci sono volute altre
12 ore, dopo la ricezione di dati più
fitti (nel tempo) e la loro pronta
elaborazione, per scongiurare la
possibilità negativa confermata anche
da un’immagine presa, nello spettro
degli infrarossi, dallo strumento MCS
che era riuscito a visualizzare
l’estremità sospetta del braccio di
antenna.
L’antenna di SHARAD era dunque
aperta, ma per poterla dichiarare
funzionante la parola spettava al radar
stesso. In breve, con una seconda
misura di rumore subito confrontata
con quella effettuata prima del
deployment, si è potuto determinare
che il fruscio di fondo ricevuto dal
radar era effettivamente aumentato più
della quantità prevista coi calcoli
teorici stando ad indicare che
l’antenna, aperta, funzionava a dovere,
con grande sollievo non solo del team
italiano, ma di tutti i partecipanti alla
missione di MRO.
Le oscillazioni intorno all’asse Z, amplificate dai
pannelli solari della sonda che si sono messi a
vibrare per “simpatia”. L’antenna si è decisamente
aperta, si cerca però la conferma
definitiva.
T
ERRA E SPAZIO
4 5 6
GEOmedia 4 2006 41
T
ERRA E SPAZIO
Prime eco
Dopo una giornata di meritato
riposto, tra l’altro coincidente con una
domenica, la suspense è ricominciata
per la seconda parte dell’attività: il
test di trasmissione e la prima
osservazione scientifica. Prima
dell’apertura dell’antenna l’intera
catena trasmittente di SHARAD non
era mai stata collaudata sin dai giorni
precedenti al lancio (questo per
l’impossibilità di usare in trasmissione
l’antenna ripiegata e, anche, per la
mancanza della superficie del pianeta
da cui ricavare un eco). Un’altra
grande paura che assilla tutte le
missioni di spazio profondo è sempre
questa: dopo mesi di inattività,
funzionerà ancora tutto a dovere? La
storia delle missioni spaziali di questo
tipo insegna che non si deve essere
ottimisti in questi casi, ma essere
convinti di non aver trascurato nulla
negli anni di progetto e realizzazione
della missione.
Un primo breve test del
trasmettitore ha permesso di verificare
che la lunga inattività non aveva
provocato conseguenze e che non
c’erano motivi per non proseguire con
un test più impegnativo. Ecco dunque
che SHARAD è stato autorizzato ad
eseguire una sequenza più lunga a
caccia della superficie di Marte. I dati,
ricevuti a Terra dopo una serie di
passaggi e di elaborazioni, hanno
mostrato che lo strumento aveva
ricevuto correttamente delle eco dalla
superficie del pianeta esattamente
secondo le aspettative dei tecnici dello
strumento. Il semplice test aveva
dunque dimostrato che tutta la teoria
alla base del funzionamento di
SHARAD, uno strumento originale ed
innovativo, era valida.
Ma il test più spettacolare doveva
ancora avvenire e ciò è potuto
accadere il giorno dopo, a seguito
della programmazione del radar per
un’osservazione non solo
ingegneristica, ma anche di tipo
scientifico, di una determinata zona di
Marte. Infatti MRO si trovava a
sorvolare in quei giorni una zona del
pianeta nota come Medusa Fossae, già
osservata da MARSIS il quale aveva
rivelato possibile strutture sotto la
superficie. Era il posto ideale per una
prova complessiva delle capacità dello
strumento.
Le osservazioni scientifiche di
SHARAD producono grandi quantità
di dati (una caratteristica intrinseca
dello strumento) e la durata della
suspense per il risultato ha in questo
caso sofferto anche del tempo
necessario per riassemblare i dati
originali a terra e per elaborarli. Due
gruppi di tecnici separati hanno
operato sui dati ed in poche,
frenetiche, ore i rispettivi risultati
hanno coinciso con quanto sperato, e
meritato, dopo anni di lavoro:
SHARAD ha funzionato bene ed ha
osservato correttamente le
caratteristiche della zona Medusa
Fossae. L’eccitazione è salita alle stelle
e in breve tempo è stata organizzata
una presentazione interna per
celebrare l’avvenimento. Era il 19
Settembre: parafrasando Neil
Armstrong, “SHARAD ha le ali” e
vola!
Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che
hanno lavorato alla realizzazione di SHARAD e
che, guidati dall’esempio di Enrico Zampolini,
capo progetto per Alcatel Alenia Space, hanno nel
corso degli anni contribuito, offrendo spesso più
del dovuto, al successo di questo importante
esperimento italiano.
DIDASCALIE FOTO
1 Enrico Flamini (SHARAD Program Manager/ASI) e
Roberto Seu (SHARAD Team Leader/Univ. di Roma
“La Sapienza”) molto più rilassati poco dopo la prima
conferma dell’apertura dell’antenna.
2 Richard Zureck (MRO Project Scientist), Jim Graf
(MRO Project Leader) ed Enrico Flamini (ASI),
discutono con Eric Schmitz (Lockheed Martin), le
ipotesi derivate dalle osservazioni effettuate sui dati di
assetto della sonda.
3 Joe Witte e Jose Carbajal (Lockheed Martin),
gestiscono le operazioni di SHARAD. Entrambi
indossano, come diversi altri presenti quel giorno, una
maglietta della Nazionale italiana per “spirito di corpo”.
4 Joe Witte (LM) discute diverse possibilità
sull’apertura dell’antenna con un manager di Astro
(azienda costruttrice dell’antenna) .Insieme a lui
Jose Carbajal (LM) e Tracy Drain (JPL).
5 “Successful deployment”!
6 “Roberto Seu (Univ. di Roma) e Roger Phillips
(Washington University, St. Louis) discutono sui
primi risultati daitest di trasmissione.“
7 Roberto Seu (Univ. di Roma) commenta con
soddisfazione i risultati della prima osservazione
scientifica di SHARAD.
Lo strumento funziona!
8 Parte dello “SHARAD Team” al JPL: stanchi ma
soddisfatti. R. Mecozzi e F. Fois (AAS), E. Flamini
(ASI), R. Croci e M. Guelfi (AAS), e R. Seu (Univ.
di Roma).
9 Renato Croci (AAS) autorizza lo spegnimento di
SHARAD e la fine di un’intensa settimana di lavoro.
Ali Safaeinili (JPL) collabora.
“Tutte le foto sono proprietà dell’Autore e la loro
pubblicazione è stata autorizzata da NASA/JPL ed
ASI”.
7 8
9
42
GEOmedia 4 2006
Logo della missione MRO, ispirato
all’opera del pittore Mirò (Image
courtesy of NASA/JPL)
Mars Reconnaissance Orbiter è una sonda della NASA gestita dal Jet
Propulsion Laboratory (JPL) e realizzata dalla Lockheed Martin Space
Systems di Denver (Colorado). Il veicolo è di nuova concezione e di
dimensioni maggiori rispetto ai suoi illustri predecessori. Entrato in orbita
intorno a Marte il marzo scorso, MRO ha raggiunto le sonde Mars Global
Surveyor e Mars Odissey (NASA) e Mars Express (ESA) in orbita intorno al
Pianeta Rosso ormai da anni, assieme ai due rovers Spirit ed Opportunity
(NASA) che stanno operando sulla superficie. Dopo la Terra, Marte è
decisamente il pianeta più studiato del Sistema Solare.
MRO reca a bordo il radar italiano SHARAD ed una serie di strumenti
scientifici capeggiati dalla camera ad alta risoluzione HIRISE (High
Resolution Imaging Science Experiment) che ha già dimostrato immagini con
risoluzione sub-metrica. HIRISE è il più grande strumento di questo tipo che
abbia mai volato in una missione interplanetaria. Tra gli altri strumenti
troviamo CRISM (Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars)
uno spettrometro per l’identificazione di minerali, CTX (Context Camera) per
immagini del contesto osservato da HIRISE e CRISM, MARCI (Mars Color
Imager) per l’osservazione di nuvole e tempeste di sabbia e MCS (Mars
Climate Sounder) un radiometro per l’analisi dell’atmosfera del pianeta.
A questi strumenti si aggiunge ELECTRA, un sistema di comunicazioni che permetterà ad MRO di agire da
ponte ripetitore verso la Terra per i rovers che lavorano sulla superficie e per future missioni analoghe.
Gli strumenti di MRO permetteranno di aumentare le nostre conoscenze di Marte in modo drastico e gran parte
delle indagini saranno concentrate sul mistero dell’acqua di Marte e su dov’era,
dove è andata e ce n’è ancora? I dati prodotti da MRO supereranno in volume
quelli prodotti da tutte le altre missioni che hanno osservato il pianeta rosso nei
primi 50 anni di esplorazione del sistema solare. Tali dati terranno gli scienziati
occupati per anni offrendo allo stesso tempo informazioni utili per la
pianificazione delle prossime missioni.
Autore
FABRIZIO BERNARDINI
fb@aec2000.eu
T
ERRA E SPAZIO
R
ECENSIONE
Pane, amore
e geodesia
di Isabel Gramesòn
Il lettore non s’inganni. La
moglie del cartografo non è che
una figura di secondo piano in
questo romanzo storico. La signora
rappresenta soprattutto un pretesto
per descrivere costumi ed usanze
del Perù nel XVIII secolo, nonché i
pericoli della Foresta Amazzonica.
La vera attrattiva è il racconto
dalle vicende e vicissitudini di un
gruppo di scienziati alle prese con le
misurazioni geodetiche nel ‘700.
A quei tempi era nota la forma
sferoide del pianeta, ma si
sospettava che non fosse proprio
rotonda.
Due le scuole di pensiero: Cassini
perorava la causa di uno “sferoide
allungato verso i poli e schiacciato
verso l’equatore”, Newton sosteneva
il contrario. Il dibattito accese gli
accademici, e si convenne sulla
necessità di una verifica decisiva.
Fu così che un team di dieci
scienziati francesi partì per le Ande,
munito di ogni possibile moderno
strumento. “In aggiunta ai quadranti
e al telescopio zenitale, il loro
equipaggiamento scientifico
comprendeva due telescopi, orologi di
precisione, compassi di terra e di
mare, termometri, un indicatore del
livello della pioggia, alcuni
barometri, un galvanometro, uno
strumento per misurare l’azzurro del
cielo e un altro per determinare il
punto di ebollizione dell’acqua.”
Compito della spedizione era quello
di misurare un grado di arco
all’equatore, per confrontarlo con un
grado di arco misurato in Francia.
Immaginarsi lo stupore degli
Indios nel vederli all’opera con tutte
queste bizzarre attrezzature! Tra le
popolazioni locali qualcuno cominciò
a pensare che quegli stranieri
fossero esseri superiori, tanto che si
“rivolse loro una preghiera.
Potevano usare i loro poteri per
ritrovare un mulo che era andato
disperso”?
In realtà, le cose non andavano
così lisce, da un lato a causa di un
eccesso di zelo da parte degli
scienziati, dall’altro per l’insorgere di
non pochi conflitti e rivalità nel
gruppo, dall’altro ancora per le
difficoltà oggettive causate dalla
severità della natura e del clima.
Tra mille peripezie, la spedizione
si protrasse per molti anni, tanto da
far rientro in patria quando ormai
gli accademici del tempo avevano
concluso per vie diverse che Cassini
aveva torto. A tale proposito,
Voltaire riservò loro una ironica
accoglienza: “Vi siete spinti in luoghi
lontani e sconosciuti per dimostrare
ciò che Newton sapeva senza
muoversi d’un passo”.
Accanto agli aspetti avventurosi e
scientifici, il volume ben illustra la
realtà della Spagna coloniale del
tempo, con un sistema economico di
fatto basato sulla schiavitù degli
Indios, pur formalmente fuorilegge.
E poi?
A completamento del romanzo c’è
anche una storia d’amore, che riesce
a svilupparsi in un così difficile
contesto, pur perseguitata dalla
cattiva sorte. Lungi dall’essere
melenso, l’incontro, la forzata
separazione ed il reincontro della
coppia si limitano a fornire le linee
guida per una trama complessa e
densa di riferimenti scientifici,
storici e sociali.
E’ una lettura a tratti scorrevole,
a tratti più impegnativa, che svelerà
anche qualcosa sull’autore di questa
recensione...
Robert Whitaker
“La moglie del cartografo”
Garzanti
pp. 319, €18,00
44
GEOmedia 4 2006
2006-2007
A GENDA
15 Novembre 2006
Caserta
Dipartimento di Scienze Ambientali
– Seconda Università degli Studi di
Napoli
GIS Day 2006
“Integrazione in ambiente GIS di
dati ambientali”
Web:
www.sa.unina2.it/pubblica/links.asp
30 Nov - 1 Dec 2006
Stresa, (VB)
Workshop
“Remote Sensing Support to crop
yield Forecast & Area Estimates”
Web: http://agrifish.jrc.it/
Email: giampiero.genovese@jrc.it
4 - 7 dicembre
CNR - Piazzale Aldo Moro,7 Roma
From Space to Place - 2nd
International Conference on
Remote Sensing in Archaeology
Tel: 0690672721
Web: http://www.space2place.org/
Email: info@lapetlab.it
5 dicembre
Oracle, Blythe Valley Park West
Midlands, Regno Unito
Association for Geographic
Information Event
“Data Exploitation - Where does
GIS fit within the Utilities and
Comms Sector?”
Web: www.agi.org.uk/pooled/articles/BF_EVENTART/view.asp?Q=BF
_EVENTART_210221
5 dicembre
Londra, Inghilterra
Geological Remote Sensing
Group Annual Meeting
“Remote Sensing for Earth
Resources: exploration, extraction
& environmental impacts”
Web:
http://www.grsg.org/meeting.html
Email: GRSG2006@yahoo.com
6 - 8 dicembre
Mosca, Russia
6th Annual International
Conference and Exposition
“Laser Scanning and Digital
Aerial Photography. Today and
Tomorrow”
Web: http://www.rsprs.org/index.html
23 - 26 gennaio 2007
20 dicembre - Termine di scadenza
delle iscrizioni
Università degli Studi “La Sapienza”
di Roma Area di Geodesia e
Geomatica Dipartimento di Idraulica
Trasporti e Strade
Corso teorico-pratico (III edizione)“
Palermo, 15-16 febbraio 2007
14-17 novembre
Bolzano,
Fiera di Bolzano
10 a Conferenza
Nazionale ASITA
Web: www.asita.it
Email: conferenza@asita.it
Avrà luogo a Palermo l’ottava edizione del Meeting degli
utenti italiani di GRASS GIS e degli altri software GIS
Free Software Open Source che si affiancano a GRASS,
integrandone le funzionalità e contribuendo alla
costituzione di una suite software completa che copre tutti
gli aspetti del mondo del GIS, dall’elaborazione su
workstation alla pubblicazione e consultazione in rete dei
dati geografici.
In accordo a tale visione la denominazione del convegno è
cambiata in Meeting degli utenti italiani GRASS &
GFOSS.
Il convegno darà modo ai parteciapanti di scambiare
esperienze sull’utilizzo di GRASS e di altri software Open
Source e di consocere in anteprima le nuove direzioni di
sviluppo di tali software.
Web: http://gislab.dirap.unipa.it/grass_meeting/
Email: infograsspa@dirap.unipa.it
Lanciati nel mondo
della geografia intelligente!
www.rivistageomedia.it
GIS: dai sistemi ai servizi
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per applicazioni embedded
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