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✔ Nuovi sensori digitali per
aerofotogrammetria classica
✔ Un Focus sulla nuova
tecnologia ESRI ArcGIS 9.2
✔ Il Report dalla
Conferenza ASITA 2006
✔ Sulle orme del Duca
degli Abruzzi: Rwenzori 2006
✔ La produzione
cartografica del CIGA
6
12
FOCUS
Nuovi sensori digitali per aerofotogrammetria classica
Camere digitali a confronto in assenza di specifiche normative DI RENZO CARLUCCI
L’interfaccia al mondo passa per il GIS DI CLAUDIO CARBONI
Direttore
RENZO CARLUCCI
direttore@rivistageomedia.it
Comitato editoriale
FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,
LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,
MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,
LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO
Direttore Responsabile
DOMENICO SANTARSIERO
sandom@geo4all.it
Hanno collaborato a questo numero:
FRANCESCO BARTOLI
LOREDANA BATTAGLINI
FABRIZIO BERNARDINI
FULVIO BERNARDINI
VALENTINA CAMPO
CLAUDIO CARBONI
CARLO CIPOLLINI
FEDERICA COCCIA
DANIELA DELOGU
MAURIZIO MONTELEONE
ATTILIO SELVINI
GIORGIO VASSENA
FRANCESCO VENTURA
RENATO VENTURA
Redazione, Marketing e Distribuzione
Geo4All c/o Albatros
Via Pavia, 38
00161 Roma
Tel. 06.44341322
Fax 06.49382321
E-mail: marketing@geo4all.it
16 Living Planet Report 2006: il WWF lancia l’allarme - Gli azionisti di Intergraph approvano
- La Russia apre le porte di Glonass - Una nuova sede per Sokkia - La Cina
vuole un proprio sistema di navigazione - Navigare con la bussola? Meglio il GPS!
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MERCATO
REPORTS
Reports Asita DI FULVIO BERNARDINI
Le prove scritte all’esame di Stato d’abilitazione all’esercizio
della professione di Geometra per l’anno 2006 DI ATTILIO SELVINI
Il progetto europeo Humboldt DI FULVIO BERNARDINI
Rwenzori 2006: 100 anni di stupore DI GIORGIO VASSENA
Il portale del servizio geologico d’Italia A CURA DELL’APAT
Il GEOatleta moderno DI FRANCESCO BARTOLI
UNIVERSITA’ E RICERCA
46 Geomatica e formazione di base dell’ingegnere e del geometra DI RENZO CARLUCCI
CARTOGRAFICA
48 La produzione cartografica del CIGA DI MAURIZIO MONTELEONE
Amministrazione
A&C2000 s.r.l.
Via Edoardo d’Onofrio, 212
00155 Roma
Web: www.geo4all.it
E-mail: info@geo4all.it
Progetto grafico e impaginazione
DANIELE CARLUCCI
52
AZIENDE E PRODOTTI
Arcgis 9.2 per rendere ancora più semplice l’utilizzo dell’informazione geografica - SEAT
Pagine Gialle presenta Paginegialle NAV - Teleatlas estende la copertura cartografica
dell’Asia Pacifica - Esploriamo la Terra in near-real time
Stampa
Albatros soc. coop. r. l.
Via Pavia, 38 00161 Roma
Condizioni di abbonamento
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è di € 12,00 . I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.
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diritto di ricevimento dei fascicoli arretrati ed avrà validità per
il solo anno di sottoscrizione. L’editore comunque, al fine di
garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita
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della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a
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del numero successivo.
Editore
Domenico Santarsiero
Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003
del 14.05.03 (già iscritto al Tribunale di Rimini N° 18/97
del 31.10.97)
ISSN 1386-2502
Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità
dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto
di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e
con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,
ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,
senza il consenso scritto dell’editore.
TERRA E SPAZIO
56 Astro-Compass: uno strumento affascinante DI FABRIZIO BERNARDINI
RUBRICHE
4 EDITORIALE
60 RECENSIONE
62 AGENDA
62 INDICE DEGLI INSERZIONISTI
Il ricercatore Gaetano Carcano, oltre quota 4900 metri, nella fase di
scalata alla Cima Margherita del Monte Stanley appartenente alla
catena montuosa del Rwenzori, in Uganda. Nel 2006 ricorre il centenario
della spedizione sulla catena montuosa del Rwenzori capeggiata
dal Duca degli Abruzzi.
(Foto di Giorgio Vassena)
E
DITORIALE
Convegni paralleli e
sessioni sovrapponibili
Durante l’ultima Conferenza ASITA tenutasi a Bolzano, una voce di corridoio spesso ricorrente ci ha
seriamente preoccupato: si trattava di una voce non di dissenso ma sicuramente era legata a delle
maggiori aspettative per l’evento in sé; un contributo alla conoscenza e all’avanzamento tecnologico che
provenisse dalla comunità scientifica nazionale.
Probabilmente l’innumerevole quantità di relazioni presentate ha coperto quelle veramente interessanti ed il
numero, si sa, in questi casi non giova; tutto questo è stato poi aggravato dall’insana utilizzazione di sessioni
parallele che hanno il solo scopo di annientare quello che poteva essere il vantaggio dell’incontro
multidisciplinare delle varie competenze.
ASITA è uno strano convegno, in cui competenze di molteplici discipline si incontrano ma non scambiano, dove
ad esempio, in una sessione si parla di problemi da risolvere ed invece, in quella a fianco, gli stessi sono ben
risolti e noti da tempo e viceversa, in un paradossale rimando di competenze ed esperienze. E allora qual’è il
vantaggio di essere tutti riuniti in un posto se poi non ci si confronta? E’ come se ci si rifiutasse di parlare e
affrontare altre realtà che, per forza di cose, si intersecano; e l’oggetto di tutto ciò è proprio il territorio, che di
tutto ha bisogno, tranne che di interventi scoordinati.
Ma la necessità di riunire le 4 Associazioni all’inizio non era puramente strumentale, era da tempo auspicato un
incontro tra esperti di settori così vicini, col fine di una crescita comune.
Altrimenti quale sarebbe il fine di un convegno?
Si spera che vengano presi provvedimenti in tal senso, e che non si assista al solito rimando alle sessioni poster,
anch’esse lievitate a livelli incredibili, tali da impegnare in tutti i pomeriggi del convegno anche esponenti del
settore degli espositori.
Quello che veramente manca è la presenza dei professionisti, di coloro cioè che poi si trovano coinvolti nella
produzione quotidiana dei servizi richiesti dalla realtà operativa.
ASITA dovrebbe essere anche un incontro privilegiato tra i doers e gli users, tra i realizzatori e gli utilizzatori,
ma questo punto purtroppo lascia a desiderare; la presenza degli users infatti è veramente limitata.
E qui i casi sono due: o sono tutti talmente occupati da non avere la possibilità di spendere del tempo
considerando utile quello che viene presentato o non sono proprio a conoscenza dell’evento.
Probabilmente questo è anche dovuto all’errata formazione di base che è stata effettuata nel nostro settore, ma
di questo parleremo a lungo nell’articolo di fondo sulla Geomatica e formazione di base dell’ingegnere e del
geometra.
Auspichiamo che nel prossimo anno si faccia una migliore gestione dell’evento rendendolo pubblico non solo ai
soliti, ma portando la voce della Geomatica in tutti i settori in cui essa è effettivamente utilizzata.
Cogliamo l’occasione per comunicare che i nostri riferimenti sono cambiati in questo modo:
Geo4all c/o Albatros
Via Pavia, 38
00161 Roma
Tel. 06.44341322
Fax. 06.49382321
A tutti i lettori di GEOmedia va un sentito ringraziamento da parte mia e di tutta la Redazione per
l’attaccamento dimostratoci durante questo anno, per le numerose lettere ricevute e i consigli in esse contenute e
che, ovviamente, cercheremo di seguire; infine è doveroso l’invito per tutti ad un 2007 da passare assieme a
GEOmedia, forte di una nuova veste grafica ed un ancor più incisivo piano editoriale.
Buone Feste!
Renzo Carlucci
direttore@rivistageomedia.it
4
GEOmedia 5 2006
Trasporti
Telecomunicazioni
Acqua
Energia
Territorio
Ambiente
Tante soluzioni, un’unica visione
Http://www.Intergraph.it
F OCUS
Nuovi sensori digitali per
aerofotogrammetria classica
Camere digitali a confronto in
assenza di specifiche normative
di Renzo Carlucci
E’ circolata la voce di una recente
decisione di AGFA di sospendere
la produzione di pellicola per
camere aerofotogrammetriche: quei
grandi rulli lunghi decine di metri e
larghi 24 cm, che costituiscono da
quasi un secolo la base del rilievo
cartografico. Le imprese
aerofotogrammetriche che
dispongono ancora di camere
aeree con supporto sensibile su
pellicola, dovranno nell’immediato
futuro adeguarsi. E’ un profondo
cambiamento che coinvolge da
tempo settori ben più ampi, legati
all’intero mercato della fotografia,
travolti dal trauma del passaggio
ai sensori digitali. Forse la
questione non è così imminente
come sembra, in quanto Agfa
stessa assicura che continuerà la
produzione per assistere la
transizione ma il sintomo del
declino dell’epoca della pellicola è
ormai una realtà consolidata.
Il problema ha inoltre una portata
rilevante per la mancanza di
specifiche e normative su tali
nuove tecnologie che consentano
di effettuare collaudi certificando la
qualità del dato in uscita.
In questa situazione risulta
difficile comprendere come si
possa richiedere un volo
aerofotogrammetrico digitale e
collaudarlo con le consuete
raccomandazioni in uso da tempo.
L’epoca d’oro dell’ aerofotogrammetria
è ormai lontana, ciò nonostante non
si cessa di dettare condizioni e
specifiche sicure che mettano al riparo
dagli imprevisti del cambio
tecnologico. Basti pensare che in
alcuni settori si prescrive l’uso del
restitutore analitico e non è ammesso
l’uso del digitale. Figuriamoci se in
tali situazioni sarà accettata una
camera digitale senza che siano
dettate specifiche di capitolato per i
collaudi, certificate da un’autorità
competente che purtroppo al momento
in Italia è soppressa. Quali possono
essere le condizioni di calibrazione
certificabili? La soluzione più ovvia
sembra quella dei tests fields, campi
segnalizzati a terra da utilizzarsi per
tests di calibrazione. Certo siamo
lontani dalla semplicità del certificato
di calibrazione almeno biennale
richiesto in precedenza.
Sebbene attualmente almeno cinque
case costruttrici producano camere
digitali, in Italia sono attualmente
operative la camera DMC della Z/I
(Zeiss / Intergraph) e la ADS40 della
Camera HRSC-A per
aerofotogrammetria
Leica. Le altre camere prodotte quali
la Vexcel (recentemente acquisita da
Microsoft), la Ultracam e la HRSC,
non hanno una larga diffusione sul
nostro territorio. Ci soffermeremo
pertanto ad esaminare le
caratteristiche delle prime due camere,
che presentano caratteristiche molto
diverse tra loro avendo l’una tentato
il raccordo con la tradizione
(adottando un fotogramma derivato in
proiezione centrale di dimensione
paragonabile al 23x23cm del classico
fotogramma aereo), l’altra invece
tentando un salto oltre la tradizione
per abbracciare le tecniche dei sensori
satellitari push broom.
HRSC-A Line sensor prodotto da DLR per la Mars96
mission successivamente adattato per applicazioni aeree
6
GEOmedia 5 2006
F OCUS
interessante contributo alla ricerca
scientifica e all’innovazione: il
superamento dell’ovvio consolidato.
La camera DMC di Z/I
Camera Z/I DMC
DMC Sensore Pancromatico 7k
x 4k con focale f = 120mm
I dati sono acquisiti in modo
profondamente diverso e quasi in
completa contrapposizione di filosofia.
Quella che fornisce il digitale
paragonabile alla classica scansione di
una pellicola aerea, la DMC Z/I, usa
ben 8 obiettivi che contribuiscono
parzialmente a dare sezioni di
scansione riassemblate sul piano della
proiezione centrale di un sensore
23x23cm tramite trasformazioni
software. Quella che invece abbandona
DMC Sensore Multispettrale 3k
x 2k con focale f = 25mm
l’idea della prospettiva centrale sul
piano fotografico della lastra per
passare ad una linea di scansione
lineare adotta un unico grande
obiettivo.
Ci sarebbe sembrato più logico il
contrario, un grande obiettivo per un
grande sensore CCD e una serie di
obiettivi per sistemi a scansione
lineare. Ma la realtà spesso è contraria
all’evidenza della tradizione ed è
proprio questo fatto che dà un
Esaminando da vicino le
caratteristiche dei due sistemi, si
capisce quanto ampio sia stato lo
sforzo dei progettisti per arrivare a
dare un prodotto valido in funzione
degli assunti di partenza e dell’
aderenza alle esigenze del mercato
riscontrate. In questo la Z/I ha cercato
forse la risposta più aderente a quel
mercato di aziende produttrici di
servizi che avranno sicuramente
difficoltà nel passaggio. Con un
sofisticato sistema software il prodotto
finale della DMS è una prospettiva
centrale che emula perfettamente un
fotogramma tradizionale.
Ricostruzione della immagine in proiezione centrale dai 4 sensori nella DMC tratto da:: Jeff Lower and Jeremy Conner, Photogrammetric Mapping With
the Z/I Digital Mapping Camera (DMC), 3001 Inc.
4 camere
multispettrali
Z/I DMC – Tabella caratteristiche
Field of view 69.3° x 42°
Panchromatic
13.824 x 7.680 pixel
4 optics f = 1:4.0 / 120mm
Multi spectral
2.048 x 3.072 pixel
4 channels RGB & NIR
4 optics f = 1:4.0 / 25mm
4 camere pancromatiche
ad alta risoluzione
Disposizione degli 8 sensori nella
camera Z/I DNC
Shutter, aperture
Flight data storage
Frame rate
Radiometric resolution
Peso (camera solamente)
variable
840 GB = > 2.200 images
2 sec / image
12 bit
< 80 kg
GEOmedia 5 2006 7
F OCUS
In questo modo la continuità di
produzione con i restitutori
attualmente in produzione viene
assicurato.
La DMC di Z/I dal punto di vista
costruttivo è molto semplice: ha 4
obiettivi centrali a bassa risoluzione
(3k x 2k) per le 4 componenti R, G, B
e NI (near infrared), dispone inoltre di
altri 4 obiettivi, ad alta risoluzione (7k
x 4k), per il Pancromatico. In un solo
scatto si hanno quindi 3 prodotti:
Colore, B/N e Infrarosso.
Una conquista particolare se si
pensa che fino a poco tempo fa
bisognava avere 3 supporti e quindi 3
scatti diversi, spesso realizzabili solo
con voli ripetuti. Il prodotto finale, il
fotogramma digitale, non è
direttamente rilevato sul piano di
proiezione ottico, deriva invece dalla
trasformazione di più scansioni sui
vari sensori che sono orientati su piani
diversi. Il fotogramma digitale non è
pertanto una diretta derivazione otticoproiettiva
in quanto subisce un
ulteriore passaggio intermedio, che
comporta riproiezione del pixel.
La camera ADS40 di Leica
sperimentate sui sensori del
telerilevamento, ed è proprio questa
caratteristica che individua la
vocazione principale di questa camera
che fornisce dati per
aerofotogrammetria con avanzate
caratteristiche atte all’utilizzo tipico del
settore del telerilevamento.
Un sensore scanner a linea
acquisisce continuamente, attraverso
una sola ottica di alto livello,
l’immagine nadiralmente, avanti e
indietro contemporaneamente, avendo
quindi al termine 3 viste diverse dello
stesso oggetto. E’ una vera novità che
consente di avere stereoscopie
simultanee che permettono di superare
il problema della deformazione
prospettica della proiezione centrale,
come ad esempio nel caso di edifici,
che inibisce sulle camere tradizionali la
visione a terra della base dell’edificio.
Non solo, con opportuni software è
possibile vedere i vari lati disponibili
degli edifici dalla ripresa aerea.
Ovviamente l’innovazione in questo
caso è forte e poca compatibilità
abbiamo con i sistemi di restituzione
digitali attualmente in produzione. Ad
oggi, in pratica, solo con i sistemi
Leica LPS e Menci Software ZMAP è
possibile restituire questo tipo di
immagini, che si presentano all’utente
non come singoli fotogrammi, ma
come lunghe strisciate larghe 12.000
pixels (su 12 CCD nella camera di
seconda generazione) e lunghe n righe,
tante quante quelle necessarie a
coprire tutta la zona di ripresa.
La dimensione del pixel è 6,5
micron.
L’acquisizione dei dati originali dal
sensore si riduce a pixels che
assolutamente devono essere georiferiti
nello spazio prima di ottenere una
immagine geometricamente utilizzabile.
Leica ADS40 2nd generation – Tabella caratteristiche
Field of view 64°
One 4-band beamsplitter in nadir
8 CCD lines con 12000 pixels ciascuna,
pixel size 6.5 μm
In questo caso lo sforzo dei
progettisti è stato orientato nella
direzione di trasportare qui sulla Terra
uno dei sensori che sono ospitati
all’interno dei satelliti aerospaziali. Qui
sulla Terra per modo dire, visto che
comunque si tratta di un sensore
aviotrasportato.
Il cuore della ADS40 nasconde
conquiste tecnologiche ampiamente
Two 4-band beamsplitters one in
Nadir and one in 16° BW
Optics
Resolution
Flight data storage
Recording interval per line
Radiometric resolution
Peso (camera solamente)
12 CCD lines con 12000 pixels ciascuna,
pixel size 6.5 μm
f = 1:4.0 / 62mm
130 lp/mm
0.9 TB HD fino a 14 ore in
ADS40 data format a Intervallo
2.5 msec con 3 Pan e 4 Spectral
bands
1,25 msec
16 bit
61 Kg - 65 Kg
Camera Leica ADS40
Il principio delle tre scansioni simultanee della Leica ADS40
8
GEOmedia 5 2006
F OCUS
Si parla infatti come per i sensori
aerospaziali di Level 0 e Level 1, con
riferimento ai dati originali (Raw)
acquisiti senza alcun trattamento e i
dati trattati successivamente, portati cioè
a livello utente per le successive
interpretazioni. Anche qui come nel
campo aerospaziale il dato di Level 0 è
più utile allo scienziato, allo studioso o
comunque a colui che cerca
informazioni percepibili al di fuori del
normale campo del visibile, mentre il
dato Level 1 è quello diretto a colui che
deve utilizzare un’immagine tradizionale,
comprensibile.
Per questo motivo la ADS40 è
completamente dipendente da un
sistema di posizionamento inerziale che
possa dare od ogni pixel informazioni
relative alla sua posizione nello spazio
al momento dell’acquisizione. Un
sistema con cuore Applanix è integrato
pertanto all’interno della camera e un
qualsiasi malfunzionamento dello stesso
può portare a dati difficilmente
utilizzabili. Ovviamente per
malfunzionamento intendiamo non
problemi hardware o software, bensì
mancata copertura dei necessari satelliti
GPS o delle stazioni di riferimento per
problemi dovuti alla natura del sistema
dipendente da autorità militari
statunitensi.
Per quanto riguarda la compensazione
del movimento di immagine (FMC,
Forward Motion Compensation) che nelle
vecchie camere ottiche era
appositamente realizzata da un
dispositivo anti-trascinamento di
immagine (in pratica un elemento
meccanico che muove il piano focale
nelle direzione del moto dell’aereo al
momento di scatto al fine di eliminare
qualsiasi effetto di fotogramma mosso)
in questa camera non è necessario.
Infatti la velocità di scansione di una
linea, pari a 1.25 msec, e la risoluzione,
sono tali che il movimento dell’areo
durante l’acquisizione di una linea di
scansione è praticamente irrilevante.
Infatti si ha un GSD (Ground Sampling
Distance, dimensione della proiezione a
terra del pixel) di 7,5 cm per una
velocità fino a 120 knt e un GSD fino
a 15 cm per una velocità max di 240
knt. La camera ha una lunghezza focale
di 62.77 mm; il FOV (angolo di campo,
Field of View) nominale è 64°. Le prese
backward e forward sono inclinate
rispetto alla verticale rispettivamente di
10° e 40°. La risoluzione fotografica è
di 130 lp/mm.
DMC: Central Perspective
Pro e contro
Definire i pro e contro di un sistema
o dell’altro è molto difficile in quanto
sono due strumenti completamente
diversi, che partendo anche da
impostazioni lontane, arrivano comunque
a dare lo stesso risultato: materiale
ottico-digitale per restituzione
stereoscopica aerofotogrammetrica di
cartografia.
Partendo da sensori, entrambi
forniscono dunque materiale atto al
trattamento con restitutori digitali.
La DMS privilegia la compatibilità
con l’esistente, proponendosi quindi
come un valido elemento di transizione
in questo periodo, dando in uscita una
serie di pixel, disposti all’interno di un
quadrato di 23x23cm, trasformati come
se facessero parte di un’unica proiezione
centrale al pari delle vecchie camere
fotogrammetriche a pellicola.
ADS 40: Line Array
Cortesia di: Manfred Ehlers, Ronald Janowsky and Sascha Klonus FZG - Research Center for
Geoinformatics and Remote Sensing University of Osnabrueck, Germany and GiN - Center
for Excellence in Geoinformatics
Push Broom Sensor
I sensori per telerilevamento usano da tempo i Push Broom Sensor, scanner a linee trasversali alla
direzione del movimento aereo successivamente riassemblate per formare l’immagine definitiva.
L’interesse principale di tale sistema è dovuto alla possibilità di avere più linee di scansione su
canali spettrali multipli. Nel settore aereo il sistema si è dapprima evoluto per avere moltissimi canali
spettrali multipli come per il sensore CASI della Itres, ma senza alcuna preoccupazione per
l’accuratezza geometrica dell’immagine. Nel settore spaziale questo sistema si è trasformato nel
Sensore CCD push broom metodo preferito di formazione di immagini nelle osservazioni terrestri, in quanto un percorso
orbitale è sufficientemente stabile da permettere che l’immagine risultante abbia una buona esattezza
geometrica. Derenyi nel 1970 enunciò per primo che sarebbe stato possibile raccogliere tre o più linee di scansione
simultaneamente al fine di ottenere una soluzione geometrica forte per il percorso di volo, illustrando come sarebbe stato
possibile ricostruire il flight path da una serie tripla di scansioni considerandole come se fossero state riprese da una camera
normale e quindi procedendo tramite triangolazione aerea. Goetz nel 1980 espanse questa idea per proporre un satellite stereo,
la cui missione, denominata Stereosat, non ha mai passato la fase di studio iniziale. Il German Aerospace Center DLR ha
sviluppato una serie di sistemi basati su questo approccio, tuttavia nati da un’esecuzione originalmente proposta da Hofmann e
descritta da Hofmann e da Mueller nel 1988. Camere atte a produrre immagini multiple allineate per osservare in avanti, verso
il basso ed indietro, sono state costruite per la missione terrestre MOMS nel 1996 e per esplorazione di Marte sempre nel
1996 con la camera denominata High Resolution Stereo Camera HRSC che attualmente sta acquisendo stereogrammi su
Marte. Questa è attualmente comercializzata da ISTAR in Francia sotto un accordo con il DLR. Per ultimo uno sviluppo del
prodotto a scopi aerofotogrammetrici è stato intrapreso da Leica Geosystems, anche sotto un accordo con il DLR, che ha
portato alla prima introduzione sul mercato della camera ADS40 nel 2000. Un sensore a striscie multiple è quindi oggi una
realtà, approfittando del fatto che a scopi geometrici la geometria forward-downward-backward descritta da Derenyi (1970) e
Konecny (1970) da risultati di accuratezza fotogrammetrica.
GEOmedia 5 2006 9
F OCUS
Camera
Type
Comparison of Aerial Cameras
Individual camera parameters
Comparison of Area coverage, and accuracy
Normalized to pixel of 10 um & 10 cm GSD
(normalized photo scale 1:10.000)
Area Coverage
Accuracy
Array
(Pixels)
Pixels
size
um
Focal
lenght
GSD@
1000m
mm
n.focal
lenght mm
Area
sq.km
h/b
ratio
x,y
cm
height
(points)
cm
height
(terrain)
cm
ADS40 12.000x1 6.5 62.5 10.4 96 1.44 1.26 20 12.6 24.2
DMC (Pan)
13824x
7680
12 120 10 100 1.06 3.3 20 33 66
Comparazione caratteristiche Z/I DMC e Leica ADS40
Per questo un operatore alla
restituzione non noterà differenza alcuna
con un fotogramma originato da
pellicola e acquisito da scanner
fotogrammetrico. Inoltre anche senza
sistema di posizionamento inerziale
Applanix i fotogrammi digitali saranno
utilizzabili con il tradizionale appoggio
topografico per successiva triangolazione
aerea. Il GCP è di circa 10 cm a 1000
metri di quota consentendo una base di
presa tale da garantire il rapporto
h/b=3,3 per una accuratezza di
determinazione classica necessaria alle
precisioni richieste in determinazioni
cartografiche. Una diversa risoluzione tra
Colore, Falso Colore (Near Infrared) e
Pancromatico fa si che però i pixel
abbiano diverse dimensioni e quindi
accuratezza diversa tra le bande
iperspettrali fuse tramite pan-sharpening,
elaborazione di interpolazione pixel via
software, per ottenere l’immagine finale.
La ADS40 privilegia invece la
risoluzione omogenea di acquisizione per
tutte le bande spettrali fornendo quindi
un pixel non interpolato che però di
contro necessita di una elaborazione (e
quindi deformazione) successiva per il
riferimento spaziale dato dal sistema di
posizionamento inerziale.
Una failure del sistema GPS rende
inutilizzabile il dato acquisito.
Il GCP è pari a circa 10 cm per una
quota di volo di 1000 metri e la base di
presa, riconducibile dalle 3 prese
contemporanee, raggiunge di fatto
rapporti h/b= 1,26, valori di tutto
rispetto per la precisione e la acutezza
stereoscopica cartografica. Inoltre con
una sola strisciata sono disponibili più
viste dell’oggetto (nadir, prospettiva
anteriore e prospettiva posteriore)
utilissime per la restituzione corretta
dell’edificato urbano. La restituzione, in
termini classici, è però attualmente
disponibile solo su sistema Leica LPS e
Menci Software ZMAP, forse in futuro
anche altri produttori inseriranno tra i
formati utilizzabili quello della ADS40.
Specifiche normative
La situazione delle specifiche per
l’accettazione e la validazione dei
prodotti delle camere aeree digitali è
molto particolare. In questo momento
non si hanno criteri di accettazione
validi ai fini del collaudo dei dati
acquisiti ma nel contempo abbiamo già
più camere operative sul territorio
nazionale.
Nuove camere e diversi approcci
appaiono continuamente mentre non ci
sono parametri e concezioni
universalmente accettate come pure non
sono state definite procedure ufficiali e
certificate per l’assicurazione e il
controllo della qualità e della effettiva
calibrazione degli strumenti.
Tests empirici e validazione dei
prodotti finali sono realizzati da:
• produttori dei sistemi
• organizzazioni scientifiche o indipendenti
quali l’USGS, la FGI o l’EuroSDR, che
stanno realizzando raccomandazioni e
sviluppo di procedure largamente accettate
per la calibrazione, generalmente
basate su tests sperimentali con gruppi
di utenti.
• potenziali clienti
Gli Standards utilizzabili al momento
sono:
• ISO standard 19130 Sensor and data
models for imagery and gridded data (in
corso di sviluppo a livello internazionale)
• DIN standard 18740 Photogrammetric
Products – Part 4: Requirements for digital
airborne sensors and images (in corso
di sviluppo in Germania)
Particolarmente attivo è l’EuroSDR
(conosciuto anche come OEEPE) network
Digital Camera Calibration che in questo
momento sta lavorando alla realizzazione
di Raccomandazioni per la calibrazione
di camere digitali tramite tests
sperimentali condotti con il network
descritto nella tabella di fondo.
Punto di contatto per l’EuroDSR è
Michael Cramer (michael.cramer@ifp.unistuttgart.de
) dell’ Institut für
Photogrammetrie Universität Stuttgart.
Gruppo
Produttori di camere
Sviluppatori di software
Altre imprese
Enti scientifici
Agenzie cartografiche nazionali
Istituzioni
ADS, DIMAC, DMC, DSS, UltracamD, Starimager, 3-DAS-1, DigiCAM
BLUH, ORIMA, inpho, dgap
Vito, ISTAR, Geosys, OMC, CSIRO, Itacyl
ETH, OSU, Glasgow, Stuttgart (U and HfT), IdeG, Rostock, DLR, Berlin, Nottingham, Aas, Pavia, Anhalt, Leon
ICC, USGS, OrdSurv, IGN, FGI, NLH, Swedish LandSurvey, Swisstopo, BEV, Inst. Cart. Valenciano
Gruppo di enti, produttori, operatori e agenzie che partecipano al network EuroDSR
10
GEOmedia 5 2006
F OCUS
L’Italia non è assente in tale
network, e sono in corso iniziative di
ricerca universitaria locale (Torino,
coordinamento prof. S. Dequal) che
hanno in programma la realizzazione
di capitolati e specifiche tecniche per
l’utilizzo di immagini digitali ad alta
risoluzione geometrica acquisite da
piattaforma aerea e satellitare per la
costituzione e/o l’aggiornamento di
cartografia di base. Tale programma
biennale è realizzato con
finanziamento del MIUR nell’ambito
dei PRIN - Programmi di ricerca di
Rilevante Interesse Nazionale.
Nel frattempo l’USGS statunitense
sta avviando due vie di certificazione
della qualità, una basata sulla
certificazione del produttore, l’altra
basata su una certificazione
dell’impresa aerofotogrammetrica
produttrice del dato con sensore
digitale. Se fosse adottata quest’ultima
soluzione le imprese se ne
avvantaggierebbero di certo eliminando
la fastidiosa necessità di rinviare ogni
due anni la camera al costrutture per
la verifica di calibrazione.
Nota curiosa sul Gergo Leica
Nel recente convegno ASITA 2006 tenutosi dal 14 al 17 Novembre a Bolzano
abbiamo assistito ad una curiosa definizione del termine Level 0 per i dati raw
acquisiti dalla camera ADS40, riducendolo nell’ambito del gergo Leica. L’autore
di tale definizione avrebbe fatto bene a sincerarsi, prima di etichettare in tal
modo il Level 0, per riferire ai numerosi ascoltatori, dell’esistenza di standards
acclarati ed in uso dal mondo scientifico internazionale. Possiamo quindi
assicurare ai lettori che Leica non ha usato un suo gergo, ma una ben nota
nomenclatura scientifica.
Lo Hierarchical Data Format (HDF) è un multi-object file format per
l’archiviazione e il trasferimento di dati scientifici. HDF è universalmente usato
per la gestione dei dati scientifici ed è stato selezionato come il formato standard
per i dati prodotti dai sistemi Earth Observing System (EOS) dalla NASA.
HDF standard NASA definition table
Product
Level 0
Definition
Raw "sensor format" data at original resolution
Level 1a
Level 1b
Level 2
Level 3a
Level 3b
Level 4
Level 0 data reformatted to image files with ancillary files appended
Level 1a data to which radiometric calibration algorithms have
been applied, to produce radiance or irradiance, and to which
location and navigational information has been appended.
Geophysical or environmental parameters derived from Level 1a
or 1b data, may include atmospheric correction.
Level 1b or 2 data mapped to a geographic co-ordinate system
using on-board attitude and positional information only.
Level 1b or 2 data mapped to a geographic co-ordinate system
using on-board attitude and positional information with additional
ground control points.
Multi-temporal/multi-sensor gridded data products.
Tali definizioni elaborate dalla NASA nascono per fornire unastruttura
standard per l’elaborazione dei dati. La tabella mostra gli elementi di una
catena completa di elaborazione dei dati che parte dai dati grezzi acquisiti da
un sensore (Livello 0), con una successiva serie di fasi di lavorazione standard.
Queste fasi successive includono l’elaborazione dei dati calibrati
radiometricamente (Livello 1b), riferibile ad uno standard nazionale ed ai
prodotti geofisici o ambientali derivabili (Livello 2),che possono includere
l’applicazione di una correzione atmosferica. Infine una rettifica geometrica
relazionata un sistema di riferimento georeferenziato o una proiezione
cartografica possono essere applicate utilizzando un sistema di posizionamento
o di determinazione di assetto da solo (Livello 3a) o essere meglio riferita
tramite punti di controllo sul terreno (GCP) prestabiliti dall’utente (livello 3b).
L’insieme di dati registrati nello spazio, che contengono anche le bande
originali di scansione del sensore o, più generalmente, un certo prodotto
derivato di dati (ad esempio distribuzione della clorofilla dell’oceano, o
temperatura in superficie, ecc.) può allora essere unito con altre informazioni
georiferite spazialmente per dare origine al Level 4.
Schema del CASI2 Push Broom sensor
Bibliografia
Derenyi, E.E.(1970) Relative Orientation
of Continuous Strip Photography,
Dissertation, Univ. of New Brunswick,
Canada.
The Mars96 Mission — HRSC High
Resolution Stereo Camera.
http://solarsystem.dlr.de/Missions/express/
Konecny G. (1970) Metric Problems in
Remote Sensing. International Inst. for
Geoinformation Sciences and Earth
Observation, Publ. Series A, No. 50, Delft,
The Netherlands
Hofmann O., F. .Müller (1988) Combined
Point Determination Using Digital Data Of
Three Line Scanner Systems. Int. Arch.
Photogramm. and Rem. Sens., Vol. 27
(1988) Part B11, S.III/567-III/577.
Franz W. Leberl, Roland Perko (2002),
Novel Concepts for Aerial Digital Cameras,
ISPRS Commission I Symposium Colorado,
2002
Leica Geosystem, note e materiali sui prodotti:
http://gi.leica-geosystems.com/LGISub1x2x0.aspx
Intergraph, note e materiali su prodotti:
http://www.intergraph.com/dmc/default.asp
Autore
RENZO CARLUCCI
rcarlucci@aec2000.eu
GEOmedia 5 2006 11
F OCUS
Le informazioni di e-geography
fanno ormai parte della
quotidinità, e la prova è proprio
sotto i nostri occhi: sui fogli
pubblicitari dei grandi magazzini
e discount vari troviamo offerte
di acquisto per navigatori di
fascia economica, sulle fiancata
dei mezzi pubblici si esaltano le
caratteristiche dell’ultimo
modello e, come plus per
l’acquisto dell’auto sempre lui, il
navigatore.
Come già abbiamo avuto modo
di scrivere sulla nostra rivista, la
geografia intelligente
(e-geography), ovvero il GIS in
senso lato, diventerà l’interfaccia
al mondo, e per riprendere un
discorso già fatto (GEOmedia
5/2001 pag.19), muoversi come
raccontava Jack Kerouac sulle
freeways, scenario di “On the
road”, non sarà più un
problema, anche se forse i
Tuareg continueranno a costruire
le loro mappe con la sabbia
delle dune e le foglie delle rare
oasi. Nell’articolo che segue
viene presa in analisi una delle
ultime versioni della nuova
piattaforma GIS targata ESRI,
ArcGIS 9.2, da cui si potranno
evincere le potenzialità e
l’integrazione con le tecnologie
dell’ICT che caratterizzano la
nostra era.
La convergenza tecnologica degli
ultimi anni ha fatto sì che le
soluzioni GIS di livello
enterprise e quelle di livello desktop
abbiano subito notevoli adattamenti
sia alle tecnologie di base legate al
mondo dell’IT e dell’ICT, sia di
riflesso allo sviluppo di altri ambiti
applicativi legati al crescere dell’egovernement,
della mobilità e di altri
fattori esterni alla tecnologia stessa.
In particolare, la richiesta di servizi
innovativi e l’esigenza di cavalcare la
crescita del web e delle applicazioni
MLS, hanno posto le condizioni
necessarie ad un adeguamento delle
soluzioni, sia in termini di architettura
che in termini prettamente di
efficienza per l’utente finale e
l’ambiente di sviluppo; tutto questo
affinchè il cosiddetto time to market
delle applicazioni sia sempre più
efficiente al passo col rapido
cambiamento delle strategie
commerciali e di organizzazione del
flusso di lavoro.
In sintesi quindi, i fattori innovativi
dell’ultima versione 9.2 della
tecnologia ESRI ArcGIS sono
L’interfaccia al
mondo passa
per il GIS
riconducibili a queste istanze:
✓ Forte orientamento allo sviluppo
dei servizi mobile-gis
✓ Forte orientamento
all’integrazione con la
disponibilità di numerosi ADF
(Application Developer
Framework)
✓ Semplificazione del processo di
gestione delle banche dati
geografiche
✓ Forte orientamento alla
cooperazione degli utenti in
modalità attiva e passiva
attraverso la rete
L’orientamento alle
soluzioni mobile
Con l’avvento dei nuovi dispositivi
portatili quali notebook, palmari e
smartphones, è diventato sempre più
diffuso l’impiego del mobile GIS. Il
Mobile GIS rappresenta un modo di
gestione e interazione con le
informazioni geografiche in maniera
attiva, senza il bisogno di essere
fisicamente in ufficio, seguendo il
flusso di lavoro direttamente dal
campo verso l’ufficio e viceversa. Con
tali sistemi gli operatori possono
visualizzare, acquisire, aggiornare,
elaborare e analizzare informazioni
geografiche in tempo reale
direttamente sul campo di lavoro. Il
Mobile GIS integra una o più delle
seguenti tecnologie:
• Dispositivi portatili
• GPS e/o altri sistemi di
posizionamento satellitari e non
(range finder, ecc.)
• Reti di comunicazione sui diversi
standard disponibili (UMTS, GPSR)
• Protocolli di comunicazione tipici
della tecnologia ICT come TCP/IP,
P2P, ecc.
• Sistemi di accesso a servizi di tipo
web mapping (GIS server, ecc.)
Tradizionalmente la raccolta dei dati
di Claudio Carboni
sul campo e la successiva
pubblicazione sono sempre state
attività estremamente costose in
quanto lunghe e non sempre scevre di
errori. L’acquisizione dei dati avveniva
direttamente su mappe, sulle quali
venivano riportati i rilevamenti (nuovi
elementi, modifiche, annotazioni, ecc.).
Successivamente un operatore
riportava i dati dalle mappe nel
database GIS. Il risultato di queste
complesse operazioni sono spesso state
banche dati non sempre aggiornate e
con la presenza di elementi non
perfettamente allineati.
A seguito della diffusione delle
tecnologie Mobile GIS, e potendo
operare sul campo con mappe
aggiornate in tempo reale, è stato
possibile per le diverse organizzazioni
di velocizzare i processi di decision
making, grazie all’accuratezza delle
informazioni e al fatto che i database
vengono aggiornati in tempo reale.
Figura 1 - Un
tipico apparato
smartphone HP
impiegabile per
attività di
mapping GIS
Con il Mobile
GIS, gli
operatori
abituati a
lavorare on
the field
come Vigili
del fuoco,
forze di Polizia,
operatori della Protezione Civile, così
come le aziende del settore
multiutility, possono facilmente creare,
modificare utilizzare mappe;
Inventariare o acquisire posizione e
caratteristiche di beni su cui operano;
possono effettuare attività di
manutenzione sulle reti tecnologiche;
gestire incidenti e eventi calamitosi;
12
GEOmedia 5 2006
F OCUS
Figura 2 - Due operatori che attraverso l’uso
del GPS e di una soluzione mobile GIS
sono in grado di effettuare un
aggiornamento della bancadati geografica in
tempo reale
eseguire misurazioni e analisi GIS
direttamente sul campo.
Inoltre la disponibilità del Mobile GIS
ha reso possibile la rapida espansione
dei Mobile Location Services (MLS).
I Mobile Location Services sono
l’evoluzione dei Location Based
Services (LBS), resa possibile dalla
disponibilità delle reti di Telefonia
Mobile e Wireless LAN. In queste
applicazioni un server mette a
disposizione le funzionalità di ricerca
percorsi, visualizzazione di mappe,
visualizzazione di punti di interesse
direttamente su dispositivi mobile
come notebook, palmari e
smartphones.
In questo contesto la politica di ESRI
all’interno della versione 9.2 del nuovo
software, è quella di andare incontro
alle necessità degli utenti e seguire
quindi i trends dell’Information
Technology rendendo disponibile un
insieme scalabile di prodotti per il
Mobile GIS come:
• Prodotti GIS ricchi di funzionalità in
grado di operare anche su piattaforme
mobile come i notebook
(ArcView, ArcEditor e ArcInfo)
• ArcPAD, un prodotto GIS completo,
“pronto all’uso” per palmari
• Un ambiente di sviluppo (ArcGIS
Mobile) per smart client disponibile
con ArcGIS Server per permettere
l’impiego di dati e funzionalità GIS
su dispositivi portatili quali palmari,
smartphones e cellulari con display
grafico
• ArcGIS Server, una soluzione che
mette a disposizione delle soluzioni
sopraccitate l’accesso a dati 2D e 3D,
oltre alla possibilità di eseguire
procedure di elaborazione dei dati
prodotti come ArcView, ArcEditor,
ArcInfo, ArcPad e quelli sviluppati in
ambiente ArcGIS Mobile, sia in
modalità autonoma che come client
verso i server ArcGIS Server e
ArcIMS. Nel secondo caso la potenza
del server permette di superare i limiti
dei dispositivi portatili in quanto a
capacità di calcolo e di memoria,
rendendo disponibile direttamente sul
campo l’accesso a quantità illimitate
di dati e a processi di elaborazioni
anche estremamente complessi.
Integrazione a tutto campo
ArcGIS Mobile ADF (Application
Developer Framework) è un nuovo
ambiente di sviluppo incluso nella
nuova versione di ArcGIS Server 9.2.
Mediante questo framework è possibile
creare rapidamente applicazioni GIS
efficienti e centralizzate che funzionino
su dispositivi mobili quali palmari e
smarthphones.
Tra le funzionalità offerte dal Mobile
ADF e già pronte all’uso vi sono:
• Visualizzazione e navigazione di
mappe
• Supporto per i dispositivi GPS
• Editing degli elementi cartografici e
tabellari
• Gestione di ambienti connessi e disconnessi
tramite caching
ArcGIS Mobile ADF è solo una delle
numerose novità presenti in ArcGIS
Server 9.2. Infatti, con la tecnologia
ESRI della versione 9.2 si è in grado
di distribuire dati e funzionalità di
gestione, visualizzazione, elaborazione
e analisi dei dati geografici in tutte le
tipologie di architetture informatiche;
integrare i servizi GIS in sistemi
enterprise quali CRM e ERP diventa
un lavoro facile e alla portata anche
di piccole e medie aziende.
La tecnologia client-server
e l’apertura agli standard
consolidati
ArcGIS Server è una moderna
piattaforma per realizzare applicazioni
GIS centralizzate o integrare servizi
GIS in sistemi enterprise, per
migliorarne le capacità di supporto
alle decisioni o ottimizzare i costi di
gestione. Con la stessa soluzione è
possibile distribuire via web una
vastissima quantità di funzioni per la
gestione, l’analisi, la modifica di dati
geografici o di qualsiasi tipologia di
informazione che insista sul territorio.
Gli utenti GIS possono usare ArcGIS
Server per pubblicare e promuovere il
loro lavoro sotto forma di mappe, dati
3D, procedure di elaborazione dei dati
ed integrare nelle applicazioni servizi
GIS pubblicati da altri operatori GIS.
La condivisione della conoscenze
geografiche aiuta i professionisti GIS a
creare tecniche standard e flussi di
lavoro che riducono in modo
significativo i costi di sviluppo e
semplificano la realizzazione di
applicazioni GIS. Attraverso queste
nuove applicazioni il GIS viene reso
quindi trasparente agli utenti mediante
servizi sofisticati ma allo stesso tempo
semplici da realizzare, usare ed
integrare. Gli sviluppatori possono
usare ArcGIS Server per realizzare
applicazioni web, web services e
servizi in architetture SOA (Service
Oriented Architecture). ArcGIS Server
aderisce in pieno agli standard del
mondo IT offrendo il massimo livello
di interoperabilità e compatibilità con
le architetture di tipo enterprise
adottando tecniche, linguaggi di
programmazione e gli ambienti di
sviluppo tra i più comuni.
Inoltre l’architettura della nuova serie
9.2, permette di impiegare i diversi
Figura 3 - L’architettura generale della nuova soluzione ArcGIS 9.2
GEOmedia 5 2006 13
F OCUS
Figura 4 -
Una vista di
insieme di
diverse
applicazioni
GIS orientate
al mapping
web
Insieme ai più diffusi application
servers e DBMS, con ArcGIS è
possibile lavorare in ambiente Java,
AJAX, .NET 2.0, XML/SOAP, ma
anche in ambienti operativi eterogenei
come Windows, Linux e Solaris.
L’architettura si compone di due
componenti, ovvero un server GIS ed
un Application Developer Framework
(ADF) per .NET e Java. Il server GIS
contiene gli ArcObjects impiegati nelle
applicazioni web e desktop e fornisce
un ambiente scalabile per l’esecuzione
degli ArcObjects sul server, mentre
l’ADF offre il supporto per la
costruzione ed il rilascio delle
applicazioni .NET e Java che fanno
uso degli oggetti in esercizio sul
server includendo, oltre alle librerie,
una collezione di web controls,
template, help ed esempi di codice.
Numerose le novità per rendere ancor
più semplice l’uso del prodotto al fine
di rendere molto più rapida la
realizzazione delle applicazioni, con
sensibili diminuzione dei costi:
• introduzione del Manager, una
nuova applicazione web-based che
permette l’amministrazione del
sistema ArcGIS Server, la
pubblicazione di tutte le tipologie
di servizi e la creazione, tramite
wizard, delle applicazioni web
• completa integrazione con i
prodotti ArcGIS Desktop 9.2,
utilizzabili come strumenti di
authoring per la realizzazione di
servizi ArcGIS Server. Con
ArcView, ArcEditor e ArcInfo si
predispongono i progetti contenenti
dati 2D e 3D che ArcGIS Server è
in grado di rendere disponbili su
web
• ArcGIS Server 9.2 è in grado di
eseguire tasks, procedure di
elaborazione dati realizzate con il
Model Builder, l’ambiente grafico
intuitivo e semplice da usare
presente in ArcView, ArcEditor e
ArcInfo. L’utilizzo del Model
Builder consente di realizzare
procedure di elaborazione dati
anche a coloro che non possiedono
alcuna conoscenza di tecniche o
linguaggi di programmazione e di
pubblicarli come WebServices
• disponibilità di nuovi client web,
pronti all’uso, per la
visualizzazione, l’editing e
l’interrogazione di dati spaziali;
• supporto nativo di tecnologie AJAX
per le componenti delle interfacce
web;
• gestione dinamica con cache di
mappe 2D e 3D;
• pubblicazione dei dati nei formati
OGC WMS e 3D KML (Google
Earth):
• integrazione con gli ambienti di sviluppo
più diffusi: Visual Studio .NET
2005, Eclipse, Sun JAVA.
L’altra importante novità di ArcGIS
Server 9.2 è la maggior scalabilità,
caratteristica che facilita l’accesso a
questa innovativa tecnologia. La nuova
versione infatti viene commercializzata
come un unico prodotto offerto in tre
edizioni di tipo Basic, Standard e
Advanced, ognuna caratterizzata
ovviamente da uno specifico livello
funzionale. Tutte e tre le nuove
edizioni di ArcGIS Server includono la
tecnologia ArcSDE e l’estensione
Maplex, un set di funzioni per la
generazione rapida di mappe di
qualità con il posizionamento della
simbologia basato su regole definite
dall’utente (generalizzazione
cartografica).
Conclusioni
Tutte le edizioni di ArcGIS Server 9.2
sono disponibili su piattaforma
Windows, Linux e Solaris; inoltre
grazie all’inclusione della tecnologia
ArcSDE le applicazioni potranno
gestire i dati geografici utilizzando i
DBMS più diffusi quali: DB2,
Informix, Oracle e SQLServer, nel
formato ESRI o nel formato spaziale
specifico di ogni DBMS, se presente
(DB2 Spatial Extender, Informix
Datablade Oracle Spatial).
ArcGIS Server viene incontro alle
necessità delle moderne organizzazioni
che hanno bisogno di far evolvere i
loro dipartimenti di IT verso le
moderne architetture SOA. In questo
scenario il GIS rappresenta una
tecnologia comprovata e valida che ha
un ruolo fondamentale nelle scelte
strategiche per l’evoluzione dei sistemi.
Autore
CLAUDIO CARBONI
ESRI ITALIA S.P.A.
ccarboni@esriitalia.it
14
GEOmedia 5 2006
Un piccolo “bozzo” per la tecnologia,
un balzo gigantesco per i topografi.
Sistema Trimble ® R8 GNSS
Aggiornato. Avanzato. Perfezionato.
E ancora in grado di entrare in
quella piccola cupola bianca e
lucida. Progettato per massimizzare
la flessibilità e minimizzare i tempi
di inizializzazione, il sistema
Trimble R8 GNSS vi consente di
essere sempre all‘avanguardia per
quanto riguarda le innovazioni dei
segnali, per un‘accuratezza e una
produttività sul campo superiori.
Combinando un design di sistema
testato e collaudato con una
tecnologia avanzata del ricevitore,
il Trimble R8 GNSS è un passo
avanti significativo per il settore
dei rilievi. In altre parole, siamo
riusciti a migliorare ciò che era già
il massimo.
Supporto GNSS
La tecnologia Trimble R-Track vi
permette di utilizzare sia i segnali
dell’evoluzione della tecnologia
GPS L2C e L5, che i segnali
GLONASS L1/L2. Più tracciamento
satellitare significa una maggiore
produttività sia oggi che in futuro.
Struttura collaudata
del sistema
È un prodotto Trimble, quindi avrete
sempre una tecnologia collaudata,
leggerezza, comunicazioni flessibili
e una struttura robusta. Fornisce un
funzionamento facile e senza cavi,
sia come base che come rover.
Collegatevi
Create una soluzione Trimble I.S.
rover completa aggiungendo un
prisma alla palina del vostro rover.
E, come tutti gli altri prodotti
Trimble, il sistema R8 GNSS si
inserisce immediatamente nel
Connected Survey Site Trimble.
ASSOGEO S.r.l.
Via Brodolini, 10/F
20049 Concorezzo (MI)
Tel. 039-628011
www.assogeo.com
©2006, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati.
SUR-085-D
M ERCATO
Living Planet Report 2006:
il WWF lancia l’allarme
Tra l’infuriare di notizie che riempiono la nostra quotidianità, l’urlo lanciato la scorsa
fine di ottobre dal WWF ha svegliato finalmente da un colpevole torpore i
rappresentanti dei paesi più ricchi o, meglio, dei paesi il cui peso, inteso come
impronta ecologica, sta segnando in maniera negativa la salute del Pianeta Terra, in
netto affanno rispetto a 30 anni fa.
A conclusione del biennale lavoro di raccolta e confronto dati che il WWF opera per
tenere sotto controllo l’ecosistema Terra, è giunto il momento per la comunità
internazionale di fare i conti: la condotta tenuta fino ad ora (specialmente da una
minoranza della popolazione mondiale) sta facendo scivolare il nostro pianeta verso un
punto di non-ritorno già fatidicamente individuato nell’anno 2050. In poco più di 40
anni, infatti, la popolazione mondiale raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la
capacità del pianeta, con un consumo di terreno fertile, risorse forestali, acqua, specie animali
e risorse ittiche troppo elevato affinché il sistema non collassi. Le biodiversità poi, quelle
continuano a diminuire, confermando il trend già rilevato nelle precedenti edizioni del rapporto.
L’impronta ecologica dell’uomo, insomma, fa sì che la domanda di risorse naturali
da parte delle attività umane, rappresenti ormai un tipo di consumo che il nostro
pianeta non è più in grado di rigenerare. La Terra non ha il tempo di metabolizzare i
nostri scarti e l’unico modo per operare un’inversione di tendenza è quello di
cominciare a prendere in considerazione decisioni in concerto soprattutto i paesi la cui
impronta ecologica è troppo alta.
Questo tipo di
indicatore è valutato, a livello nazionale, in base a diverse variabili
come popolazione, consumo totale effettuato da un residente medio
ed intensità dello sfruttamento di risorse utilizzate per fornire
servizi e beni di consumo. L’Italia ha un’impronta ecologica che la
pone al 29° posto di questa amara classifica, comunque in coda al
resto dei paesi europei. E’ evidente come, sia il nostro paese che
gli altri che ci precedono, debbano cominciare ad affrontare il
problema della sostenibilità del proprio sviluppo integrando allo
stesso tempo le politiche economiche con quelle ambientali.
Come se non bastasse, pochi giorni dopo il campanello d’allarme
suonato dal WWF, un altro avvertimento, questa volta lanciato da
uno dei più autorevoli economisti mondiali, Sir Nicholas Stern, in
Cartogramma del peso dell’impronta ecologica a livello mondiale.
L’Italia, ahinoi, è ben visibile
un lavoro commissionato dal Ministero del Tesoro Britannico ha
dato uno scossone ai suddetti paesi ed in particolare all’Italia. Il
rischio bancarotta a causa dei cambiamenti climatici è dietro
l’angolo ed all’improvviso ci si è accorti che il nostro Paese poco
ha fatto in questi anni affinché l’immissione di CO 2 scendesse al di sotto dei limiti previsti dal Protocollo di Kyoto: invece di scendere ad
una soglia del 6,5% abbiamo aumentato le immissioni fino al 13%, pregiudicando gravemente le possibili scelte future. Il WWF si è
pienamente allineato alle indicazioni proposte dalla ricerca britannica capeggiata dal dott. Stern: entro il 2020 si deve raggiungere una
diminuzione di CO 2 nell’aria del 30%, puntando ad arrivare ad un valore del 60-80% entro il tristemente noto 2050.
Michele Candotti, Segretario Generale del WWF Italia, sottolinea come:” Non sono gli ambientalisti, ma coloro che chiedono di rimandare
l’azione per far fronte ai mutamenti climatici a porre a rischio di bancarotta l’intera economia mondiale. Abbiamo bisogno di una vera e
propria mobilitazione nazionale, che veda coinvolti tutto il Governo, non solo il Ministero dell’Ambiente, le Amministrazioni Regionali e
Locali, le industrie e i cittadini. Uno sforzo modesto oggi potrebbe evitarci scenari drammatici in futuro: non solo, agendo subito potremmo
trasformare un pericolo incombente e drammatico in un’opportunità di sviluppo più giusto e più equilibrato, fondato sulle energie
rinnovabili, sull’efficienza e sul risparmio energetico”.
Due lampi, questi del WWF e di Nicholas Stern, che hanno obbligato la comunità internazionale ad una necessaria riflessione. I media
hanno dato, forse per la prima volta, un deciso risalto alle notizie e la popolazione mondiale ha cominciato ad interrogarsi seriamente
sulle possibili conseguenze di questa situazione. Il partito negazionista, decisamente contrario all’incombere di uno scenario così
apocalittico, ha trovato in questi eventi ulteriori spunti di discussione suscitando proteste e consensi da entrambi i fronti. Se è vero,
tuttavia, che la verità sta nel mezzo, c’è comunque molto poco da stare allegri. La questione rimane grave ed estremamente attuale e
GEOmedia non poteva - non doveva - esimersi dal pubblicare un deciso intervento all’interno delle sue pagine. L’appello è quello per
raggiungere una consapevolezza ed una comprensione dei limiti del nostro habitat e della fin troppo ostentata fame di consumo, spesso
superfluo, che il nostro stile di vita ci impone. Abbiamo poco tempo per cercare di migliorare la situazione ed il piccolo contributo di
ogni singolo cittadino della Terra può essere fondamentale, a questo punto.
Links utili:
✓ www.panda.org/news_facts/publications/living_planet_report/lp_2006/index.cfm
✓ www.wwf.it
✓ www.hm-treasury.gov.uk/independent_reviews/stern_review_economics_climate_change/sternreview_index.cfm
A Cura della Redazione
16
GEOmedia 5 2006
M ERCATO
Cosa possiamo fare per aiutare la terra?
Grazie alle indicazioni del WWF (il decalogo completo del
buon cittadino del mondo all’indirizzo:
www.panda.org/how_you_can_help/at_home/index.cfm) è
possibile scendere in campo in prima persona nella partita
che si giocherà per salvare il nostro pianeta, riducendo il
peso della nostra impronta ecologica. Ecco come:
A casa:
✓ Spegnete televisori, stereo e computers se non li state
usando
✓ Chiudete il rubinetto mentre vi spazzolate i denti
✓ Cercate di raccogliere l’acqua che usate per lavare
verdure ed innaffiare le piante
✓ Riciclate i vostri rifiuti. È molto importante
✓ Usate batterie ricaricabili
✓ Spedite biglietti d’auguri elettronici al posto dei
consueti biglietti cartacei
✓ Cercate di evitare l’utilizzo di materiale usa e getta
✓ Evitate bicchieri e piatti di plastica
Gli acquisti:
✓ Riutilizzate le buste della spesa quando andate al
supermercato
✓ Scegliete prodotti che utilizzano un packaging ridotto
✓ Evitate di comprare acqua imbottigliata in contenitori
di plastica se sapete che l’acqua corrente di casa vostra
è buona
✓ Scegliete prodotti per la pulizia ad alta biodegradabilità
✓ Usate carta riciclata
In giardino:
✓ Raccogliete ed utilizzate acqua piovana per innaffiare il
vostro giardino
✓ Lasciate che qualche punto del vostro giardino fiorisca
naturalmente ed osserva cosa ne esce fuori
✓ Piantate solo specie di alberi locali
✓ Non usate pesticidi chimici
✓ Prendetevi il tempo di sedere fuori in giardino con gli
amici o la famiglia ed apprezzate la bellezza della
natura!
Il Rapporto Stern
I risultati della ricerca danno un quadro forse più
drammatico di quanto ci si potesse aspettare: oggi potremmo
ridurre le emissioni di anidride carbonica e far fronte al
riscaldamento globale già in atto investendo appena l’1% del
prodotto interno lordo globale, l’equivalente di quanto si
spende in pubblicità, sottolinea Sir Nicholas Stern. Domani a
rischio c’è dal 20 al 50% del PIL mondiale, con un pericolo
molto concreto di un collasso molto più tragico della crisi
del 1929. Stern sottolinea anche il pericolo per la pace
mondiale: 200 milioni di persone costrette a spostarsi a
causa degli eventi legati ai mutamenti climatici, carestie,
siccità e alluvioni, metterebbero certamente a rischio il
delicato equilibrio mondiale.
(Fonte: WWF Italia)
Errata Corrige
Con riferimento all’articolo: “Il laboratorio
GIS dell’Università degli Studi di Roma Tre”
a firma di Alessando Cecili comparso nel n.4-
2006 di GEOmedia. Vengono lì riportate
elaborazioni di modelli geologici tridimensionali.
Quello mostrato in figura a pagina 34 è stato
creato nel Laboratorio di Informatica applicata
alle Scienze della Terra e Ambientali (LINEE)
dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo
Bo”, con il software 3DMove della Midland
Valley Exploration di Glasgow.
Per maggiori informazioni:
www.uniurb.it/ISDA/Linee/linee.html
Gli azionisti di
Intergraph approvano
E
’ la stessa Intergraph
ad annunciarlo. Gli
azionisti della società
hanno infatti votato per
rendere effettivo l’accordo
di fusione finalizzato
all’acquisizione della
società americana da
parte dal gruppo di
investitori Hellman &
Friedman LLC and Texas
Pacific Group. Sulla base
dello spoglio preliminare
dei voti degli azionisti, il
99% dei votanti si è
dichiarato favorevole alla
fusione. Il numero dei
votanti rappresentava
circa il 73% del totale
degli azionisti di
Intergraph. Il passaggio
sotto i nuovi proprietari
era stato annunciato lo
scorso 31 agosto e la
chiusura del passaggio era
prevista proprio per la
fine di novembre, una
volta soddisfatti tutti i
punti previsti all’interno
del contratto. Gli azionisti
Intergraph riceveranno
circa 44$ in contanti per
ogni singola azione
posseduta, senza interessi.
(Fonte: Intergraph)
GEOmedia 5 2006 17
M ERCATO
La Russia apre le porte di Glonass
La Russia sta da tempo negoziando con altri paesi la possibilità di aprire le porte
all’utilizzazione a scopo civile del sistema di posizionamento Glonass. Sono al momento
attivi contatti con India, Kazakistan ed Ucraina. L’interesse maggiore, comunque, risiede nei
colloqui che vedono interessati Stati Uniti ed ESA in primis, allo scopo di trovare un concreto ed efficace accordo di
interoperabilità e collaborazione tra il GPS, il Glonass stesso e l’ormai prossimo sistema Galileo.
Da quando il Presidente Vladimir Putin ha deciso di intensificare gli sforzi per Glonass, si è puntato in maniera sistematica
allo sviluppo finale del sistema coinvolgendo tutti i principali esponenti del progetto. Obiettivo dichiarato del Numero Uno
russo non è tanto lo sviluppo quanto l’effettiva operatività di Glonass. E’ evidente che un eventuale successo commerciale in
più paesi porterebbe grandi benefici al settore tecnologico russo.
Lo scorso dicembre 2005 Putin aveva espressamente richiesto che il sistema fosse operativo entro il 2008, come era stato
effettivamente preventivato fin dall’inizio del progetto. Di questo passo, dunque, agli inizi dell’anno in questione dovrebbero
esserci circa 18 satelliti operativi in orbita, per raggiungere, entro la fine del 2009, una costellazione totale di 24.
Lo scorso novembre, invece, il Ministro della Difesa Sergei Ivanov ha reso noto che tutte le restrizioni alla precisione del
sistema create in precedenza per ragioni militari, saranno abbassate affinché l’utilizzo commerciale di Glonass possa
raggiungere scarti accettabili al passo con le nuove esigenze del mercato consumer. Attualmente Glonass offre una precisione
di 30 m. Glonass (GLObal NAvigation Satellite System) nacque nell’Ex Unione Sovietica più o meno in concomitanza col
sistema di posizionamento americano GPS. Il primo lancio dei satelliti risale al 12 ottobre 1982. Durante gli scorsi anni le
difficoltà economiche della Russia hanno impedito di proseguire a pieno ritmo il programma che però, dal 2002, ha trovato
nuova linfa anche grazie all’intervento di Putin; al momento è previsto il lancio di circa due o tre razzi l’anno.
(Fonte: Redazionale)
Una nuova sede per Sokkia
Agiugno 2006 è stata inaugurata la nuova sede torinese di Sokkia, che diventa così il
principale punto di riferimento a livello nazionale. Per SOKKIA si tratta di un
passo importante ed un punto di svolta, oltre ad essere un ritorno alle origini; si
riparte in una location comoda ed affascinante, in una Torino post olimpica euforica e
motivata che riflette i sentimenti che pervadono l’ azienda. Situata a pochi passi dalla
collina torinese, la nuova sede offre servizi a 360° ospitando uffici, magazzino ed assistenza tecnica e rivestendo un ruolo
cruciale dal punto di vista logistico: vengono evase quotidianamente decine di ordini, l’assistenza tecnica vanta ingegneri
altamente qualificati in grado di risolvere in tempi brevissimi le problematiche che vengono sottoposte loro, offrendo
sempre la soluzione con il miglior rapporto qualità/prezzo. Tutto il team è fortemente orientato al problem solving e
SOKKIA Torino sta velocemente diventando un nodo strategico per Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria; un luogo in cui è
possibile venire a visionare i prodotti, ricevere spiegazioni dettagliate, frequentare corsi di formazione sull’utilizzo degli
strumenti, essere ricevuti da personale cortese e preparato, dedicato a fornire tutto il supporto necessario per l’acquisto.
SOKKIA S.p.A.
Via Lessolo, 5 - 10153 Torino
Tel +39 011 747 555
Fax +39 011 19 70 77 00
Via Alserio, 22 - 20159 Milano
Tel +39 02 66 803 803
Fax +39 02 66 803 804
Via Ciaralli, 17 - 00156 Roma
Tel +39 06 41217620
Fax +39 06 41217620
(Fonte: Sokkia)
La Cina vuole un proprio sistema di navigazione
La Cina, tramite le pagine di uno dei maggiori quotidiani nazionali, lo scorso mese di
novembre ha annunciato che presto si doterà di un proprio sistema di navigazione satellitare.
Il progetto al momento prevede l’immissione in orbita di circa 35 satelliti e sarà operativo nella regione asiatica entro il
2008 (!). Il sistema, che si chiamerà Beidou, includerà cinque satelliti geostazionari e 30 satelliti in orbita media intorno alla
Terra. I servizi commerciali legati all’introduzione del nuovo sistema saranno in grado di lavorare con una precisione nel
posizionamento di 10 m, in velocità di 0.2 m al secondo ed un timing di 50 nanosecondi. I dettagli sui costi del progetto
non sono ancora stati resi noti. Ancora non è chiaro, tra l’altro, come questo nuovo sistema possa mettersi in competizione
col GPS e con Galileo, all’interno del quale la stessa Cina è coinvolta come uno dei principali partners. Nel 2007, a detta
dei responsabili cinesi del sistema Beidou, dovrebbero già essere lanciati i primi due satelliti di prova.
(Fonte: Redazionale)
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GEOmedia 5 2006
M ERCATO
Navigare con la bussola? Meglio il GPS!
Fin da scuola o agli scout, è consuetudine insegnare i primi rudimenti per un corretto orientamento.
Bastano infatti uno spillone, un tappo di sughero, una ciotola d’acqua e una calamita per costruire la
più semplice delle bussole. Magnetizzando l’ago ed appoggiandolo sul tappo in galleggiamento, scoprire
dove si trova il Polo Nord magnetico è da sempre stato un gioco da ragazzi. Ma se avessimo la possibilità
di sovrapporre le indicazioni ottenute qualche decennio fa dai lettori un po’ più grandi con i risultati che
i nostri ragazzi ottengono attualmente, ci accorgeremmo che i due poli Nord
magnetici non coincidono più. L’effetto, ben noto in astronomia ed in geografia,
della migrazione dei poli fa si che il Polo Nord Magnetico, infatti, si sposti alla
stupefacente velocità di 40 km l’anno. Il tutto è dovuto al movimento di una
gigantesca massa di ferro fuso situata a più di 3000 km di profondità
all’interno del nucleo terrestre. Dal 1831, anno della sua scoperta, il Polo Nord
Magnetico ha già percorso più di 1100 km, al contrario del Polo Nord
Geografico, che, con la sua fissità, rappresenta “…il punto situato a Nord in cui
l’asse di rotazione terrestre interseca la superficie terrestre”. Ultimamente gli scienziati
di tutto il mondo stanno tenendo sott’occhio lo
spostamento del Polo Nord Magnetico (che al
momento differisce da quello geografico di ben
966 km e che nel 2005 si trovava alle
coordinate 82° 42’ N e 114° 24’ W) prevedendo
che l’effetto più visibile di questo continuo
cambiamento potrebbe essere la presenza
dell’Aurora Boreale in Siberia anziché in Alaska.
Ma bisogna tener anche conto dei disagi che
tale processo può portare alla navigazione di
aerei e navi; per questo è necessario utilizzare a
bordo altri sistemi di posizionamento che
possono variare dal giroscopio a piattaforma
inerziale al GPS, assai più preciso ed affidabile
della vecchia e c’è chi dice ormai inutile,
bussola.
(Fonte: Redazionale)
GEOmedia 5 2006 19
R EPORTS
ASITA 2006
La decima edizione della
conferenza nazionale delle
Associazioni Scientifiche per le
Informazioni Territoriali ed
Ambientali formata dalla
federazione di SIFET, AIC, AIT ed
AM/FM, è giunta a conclusione
ribadendo, in linea di massima, le
impressioni avute già durante la
scorsa edizione tenutasi a
Catania. L’edizione 2006 ha visto
per la seconda volta sede
privilegiata la città di Bolzano, che
ha offerto un clima assai diverso
rispetto al gran caldo dello scorso
anno ma che ha ben figurato dal
punto di vista dell’organizzazione,
decisamente sopra le righe.
GEOmedia era presente ad ASITA
col suo stand attraverso il quale è
stato possibile allargare la propria
base di contatti e rinsaldare le
partnerships ed i rapporti da
tempo già stabiliti.
Il decennale di ASITA,
l’appuntamento principe per chi
si occupa ed è protagonista del
settore geomatico in Italia, è stato
ospitato con successo dal 14 al 17
novembre a Bolzano.
Riversa tra le Valli di Isarco,
Sarentina e dell’Adige, l’accogliente e
tranquilla città altoatesina, ha ospitato
la Conferenza ASITA come si conviene
per un ospite di un certo rilievo.
L’organizzazione della manifestazione
ha suggellato questa ospitalità con una
puntualità che l’altr’anno aveva
sicuramente lasciato a desiderare e la
bellezza del centro cittadino
(soprattutto dei suoi ristoranti…) ha
fatto tutto il resto.
I lavori della conferenza si sono
aperti con la presenza del Sindaco di
Bolzano in persona che, davanti ad
una sala conferenze piena, ha
sottolineato l’importanza per la città di
ospitare per la seconda volta una così
importante kermesse. Bolzano, vista
come crocevia di due culture, da molta
importanza alla differenziazione del
proprio territorio. Chiamando in causa
l’Ufficio SIT della Provincia, poi, il
Sindaco ha anche fatto notare come il
governo del territorio non passi solo
per la pianificazione ma anche, e
soprattutto, attraverso delle oculate
scelte operative. In questo contesto si
è inserita, subito dopo il saluto delle
autorità bolzanine, la presentazione
dell’Accademia Europea di Bolzano
(EURAC). L’innovativo centro di
ricerca e di formazione è diviso in
nove istituti con aree d’interesse che
variano dal governo del territorio alla
gestione dei diritti delle minoranze,
dei problemi del plurilinguismo,
dell’ambiente alpino, fino ad arrivare
all’area per noi di maggior interesse
dedicata al telerilevamento applicato,
ultima nata in casa EURAC.
La Conferenza ASITA 2006 ha poi
ufficialmente preso il via snodandosi
tra i molti argomenti di cui era pieno
il programma; i temi generali con i
quali i molti autori si sono cimentati
erano: Geodesia, GNSS e navigazione;
Fotogrammetria; Laser scanner aerei e
terrestri; Dati spazio-temporali: teoria
e concetti; Sistemi geografici per
l’ambiente ed il territorio; Utilizzo e
disseminazione di informazioni
geografiche; Rappresentazioni
cartografiche analogiche e digitali da
rilievi a terra e da telerilevamento.
Lo spazio dedicato ai GIS tematici
ha visto argomenti che hanno
abbracciato: Sistemi di acquisizione da
piattaforme aeree e/o staellitari;
Applicazioni del telerilevamento;
Algoritmi e tecniche per il trattamento
di immagini digitali.
La seconda delle quattro sessioni
plenarie previste ha ospitato la
presentazione di alcune nuove
iniziative editoriali, compresa quella
dedicata al “Telerilevamento applicato”
e della quale trovate la recensione
nella rubrica dedicata di GEOmedia.
Necessario risalto è stato poi dato
alla questione dell’introduzione degli
standards nella prospettiva europea. La
quarta sessione plenaria, moderata da
Mauro Salvemini, ha marcato il punto
sul processo di definizione degli
standards geografici a livello
internazionale ed europeo,
soffermandosi anche sull’attuale stato
del progetto INSPIRE. Il decollo del
settore, secondo quanto si è potuto
ascoltare durante la sessione, dipende
enormemente dall’adozione a livello
non solo locale di standard per i dati
che aumentino l’interoperabilità e la
condivisione tra vari enti ed aziende.
Sempre durante lo stesso evento
AM/FM ha poi annunciato il prossimo
lancio del Forum IGT
(www.forumigt.it), tramite il quale si
punta a dare un punto di riferimento
costante per chi intenda occuparsi di
formazione nel campo dell’Information
Geography.
20
GEOmedia 5 2006
Lo stand di GEOmedia nel padiglione dedicato all’esposizione tecnicocommerciale
GEOmedia, durante i giorni della conferenza, ha poi colto
l’occasione di intervistare Mauro Salvemini, che ci ha
regalato un’ampia panoramica sulla questione standards ed
armonizzazione dei dati, soffermandosi sullo stato del
progetto europeo Humboldt, appena partito e di cui trovate
un’ampia descrizione tra le pagine di questo numero della
rivista.
Numerose le sessioni poster presentate durante questa
edizione; forse troppe, a detta di molti partecipanti all’evento
e da chi ha dovuto privilegiare, secondo questa logica, la
presentazione di un poster, tralasciando la presenza allo
stand aziendale all’interno dell’esposizione tecnicocommerciale,
per definizione più pratica e fruttuosa in
termini di competenze rilasciate all’utenza.
L’esposizione tecnico-commerciale, appunto, ha visto
l’introduzione, rispetto allo scorso anno, di alcune giovani
aziende italiane che hanno fatto ben sperare per un rilancio,
anche in chiave di immagine, dell’intero settore geomatico.
Molte le applicazioni basate sul 3D e sull’integrazione dei
dati con piattaforme già affermate come Google Earth, segno
dell’adattamento, anche da parte del settore italiano, alle
necessità di un’utenza sempre più complessa.
In conclusione, la decima Conferenza ASITA ha lasciato
ben sperare per un più dinamico futuro ma, allo stesso
tempo, ha confermato le perplessità che ormai da tempo
pervadono l’intero settore. Gli approfondimenti da parte dei
nostri direttori, editoriale e responsabile, che di ASITA ne
hanno viste tante, farà meglio comprendere i due aspetti che
hanno caratterizzato l’appuntamento del 2006. Arrivederci al
2007!
A cura della Redazione
R EPORTS
R EPORTS
ASITA, Anno Decimo
La Conferenza ASITA è arrivata al
decimo anno e molto sembra essere
cambiato dalla prima edizione svoltasi
a Parma e durante la quale l’ormai
familiare parola Geomatica ancora non
figurava. Nella stessa Parma, caso
strano, veniva presentato il numero
“1” della nostra rivista, in cui si
disegnava lo scenario convergente del
settore geomatico in termini di
disciplina, tecnologie e professione.
A dieci anni di distanza, il nostro
parere è che finalmente sembra che
siamo arrivati all’anno “0” della
geomatica e che, quindi, la conferenza
ASITA può iniziare a raccogliere le
forti istanze che dai diversi settori
arrivano come impellenti necessità di
condivisione di idee ed anche, perché
no, di condivisione di speranze.
In fondo la nascita della Comunità
Europea è un fatto abbastanza recente
e dieci anni sono il giusto periodo,
crediamo, per portare a maturazione
idee e progetti che devono produrre
cambiamenti significativi, evidenti e
condivisibili. Un altro elemento
importante si è aggiunto in questi
ultimi 2-3 anni e coincide con una
riforma e una nuova visione delle
professioni, in primis quella del
geometra, che in parte verrà
trasformata in quella di ingegnere
geomatico, perdendo magari quei
fronzoli legati all’edilizia, all’estimo,
alla gestione degli assets immobiliari
(F.M. nel linguaggio moderno), ma
aggiungendo sicuramente una
necessaria competenza tecnologica.
Continuità della tradizione
La nascita di ASITA nel ‘97 fu
annunciata come la convergenza tra la
tradizione portata avanti dalla SIFET
e la continuità e per certi versi la
modernità legate alle giovani AM/FM
e all’AIT, quest’ultima rappresentante
di un mestiere all’epoca del tutto
nuovo quale il telerilevamento, nato
dal tributo e contributo agli sforzi
enormi di chi da sempre si occupa di
come gestire i segmenti e i sensori
spaziali introducendo il concetto di
misura da lontano o remote sensing
derivante dalla fotogrammetria;
telerilevamento che nei risultati
sembra superare le frontiere della
topografia e di molte altre discipline,
fino a inventare nuove tecniche come
la radargrammetria e i laser scanning
che in un sol colpo sono in grado di
registrare un calco digitale 3D di
vaste porzioni di territorio dove, non
solo sono definite le tre coordinate
canoniche XYZ, ma anche la profondità
dell’informazione e la chiave spettrale
nel campo del visibile e dell’invisibile,
definendone cromaticità e valenza del
materiale.
La misura delle deformazioni
geomorfologiche non passa quindi solo
attraverso le tecniche della topografia
di precisione, ma anche attraverso
l’analisi di data set SAR derivanti da
osservazioni satellitari, così come e’
stato proposto da una delle pochissime
aziende italiane (www.treuropa.com) in
grado di brevettare una tecnica di
analisi univoca, esportando in giro per
il mondo questa capacità operativa.
La conclusione è, quindi, che se da
una lato dobbiamo guardare al futuro
tenendo ben presente gli aspetti
dell’innovazione e della ricerca non
solo operativa, dall’altra non dobbiamo
dimenticare il passato su cui si fonda
un presente solido e veritiero. Se da
un lato abbiamo la potenza di calcolo
dei sistemi GIS e un’enorme mole di
dati derivanti dalle più diverse fonti,
dall’altra abbiamo la necessità di
verificare con i canoni tradizionali del
calcolo la veridicità dei risultati finali
all’interno ed in funzione degli
obiettivi del nostro lavoro. La
conferenza ASITA doveva rappresentare
fin dalla sua nascita un elemento di
novità e innovazione, pur nella
continuità della tradizione. Chissà se
ha raggiunto il suo obiettivo.
Mercato e professioni
Da un lato quindi la tradizione
scientifica e la federazione delle
Associazioni Scientifiche per le
Informazioni Territoriali e Ambientali,
mentre dall’altro le aziende e in
generale ciò che è compreso nel
termine anglosassone di marketplace.
Le aziende infatti rappresentano uno
spaccato significativo dell’evento ASITA
ed oltre ad apportare risorse
finanziarie attraverso la partecipazione
all’esposizione commerciale, danno un
apporto unico in termini di promozione
delle tecnologie e soluzioni che
rappresentano l’interesse primario per
l’utente finale.
ASITA si configura, a distanza di 10
anni dalla sua nascita, come una
conferenza dello user group italiano
della geomatica, paradossalmente senza
che lo stesso soggetto sia il
frequentatore per eccellenza della
conferenza. A conti fatti la conferenza
ASITA coinvolge infatti si e no il 5%
del numero totale degli operatori
Elenco espositori ad ASITA 2006
✓ 1024Informatica
✓ R3 GIS
✓ Abaco
✓ Asteria multimedia
✓ CIGA
✓ Club Alpino Italiano
✓ Codevintec Italiana
✓ Compagnia Generale Ripreseaeree
✓ Comune di Bolzano
✓ CREAFORM
✓ Crisel
✓ EPSON
✓ ESRI Italia
✓ EURAC
✓ GEOgrafica
✓ Geomatica
✓ GEOmedia
✓ Geosigma
✓ Geosoft
✓ Geotop
✓ Heliogs
✓ Hewlett Packard Italiana
✓ Ingenieurgemeinschaft Vermessung
AVT - ZT
✓ Intergraph Italia
✓ Intermap
✓ Istituto Geografico Militare
✓ Istituto Idrografico della Marina
✓ Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia
✓ ITT Visual Information Solutions
✓ Leica Geosystems
✓ Litografia Artistica Cartografica
✓ Menci Software
✓ Microgeo
✓ MondoGIS
✓ Provincia di Bolzano
✓ Regione Abruzzo
✓ Regione Emilia Romagna
✓ Regione Liguria
✓ Regione Veneto
✓ S.EL.CA.
✓ Servizio Geologico Nazionale
✓ SIGMA TER
✓ Sinergis
✓ Sistemi Avanzati
✓ Tele Rilevamento Europa – TRE
✓ Territorium Online
✓ Trimble Italia
stimati qualche anno fa in circa 40-45
mila utenti, una rappresentanza quindi
veramente esigua dell’intero comparto.
In molti ci si chiede quindi dove sia
l’altro 95% dei potenziali partecipanti,
e anche se si potrà mai fare di ASITA
un evento nazionale che metta in moto
almeno il 25% dei core users della
geomatica, provando almeno ad
eguagliare INTERGEO ed adottando
altre politiche di marketing basate
sulla revisione strategica del mix di
contenuti scientifici e commerciali che
ormai caratterizza l’appuntamento
italiano.
22
GEOmedia 5 2006
Insomma da più parti giungono i segnali e le
istanze per passare da una conferenza degli esperti
di geomatica ad una conferenza degli utenti della
geomatica, senza prescindere dal coinvolgere a
pieno le industrie, i professionisti, e gli utenti finali
in una sorta di Comitato di Gestione allargato. Gli
scenari cambierebbero soprattutto sul fronte dei
contenuti e dei momenti di incontro, che dovranno
tenere in forte conto i temi caldi delle diverse
componenti professionali, così come i temi di
attualità sulle normative e sulle leggi di largo
interesse e impatto per il popolo della geomatica.
Una nuova alba
Una nuova alba quindi potrebbe caratterizzare la
conferenza ASITA nella sua undicesima edizione,
sopratutto se fossero raccolte le istanze
dell’industria e delle aziende del settore ma
soprattutto se si facesse una revisione sostanziale
dell’evento in sè, coinvolgendo i diversi ordini
professionali che ruotano intorno alla geomatica, e
programmando giornate ad hoc su tempi di rilievo
sia professionale che culturale. In fondo l’interesse
di tutti è di allargare l’orizzonte della nostra
visione, ovvero di allargare lo spettro di
comprensibilità del nostro messaggio e di
interfacciarsi con le culture specifiche di chi tutti i
giorni opera in contesti diversi, servendosi della
geomatica in termini operativi e non meramente
speculativi.
Domenico Santarsiero
Premi Poster ASITA 2006
Sessione Poster 1.2
LASER SCANNER AEREI E TERRESTRI
Esperienze di integrazione di dati LaserScannig aerei ed iperspettrali per lo studio del
manto nevoso
A. Beinat, F. Coren, B. Fico, C. Pietrapertosa, G. Prearo
Sessione Poster 1.6
SISTEMI GEOGRAFICI PER LA GESTIONE E PIANIFICAZIONE AMBIENTALE
Analisi delle radure all’interno Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro: evoluzione storica,
dinamiche in atto e prospettive di gestione
E. Lingua, G. Calvo, M. Garbarono, F. Meloni, R. Motta
Sessione Poster 2.2
GEODESIA, GNSS, NAVIGAZIONE GEODETICA
Ricostruzione 3D della sede stradale da scansioni laser realizzate in movimento
G. Caroti, A. Piemonte
Sessione Poster 2.5
APPLICAZIONI AMBIENTALI DELLA CARTOGRAFIA
Creazione di un SIT per la prevenzione del pericolo caduta massi sulle arterie stradali
gestite dalla Provincia Autonoma di Bolzano
G. Battisti, D. Maniaco, M. Mottironi, C. Strada
Sessione Poster 3.3
SISTEMI GEOGRAFICI PER LA GESTIONE E PIANIFICAZIONE AMBIENTALE
(III)
Il ruolo dei GIS nell’epidemiologia ambientale: analisi della relazione tra esposizione a
inquinamento da traffico autoveicolare e salute respiratoria della popolazione
D. Nuvolose, S. Baldacci, R. Della Maggiore, R. Fresco, S. Maio, G. Viegi
Sessione Poster 3.4
SISTEMI GEOGRAFICI PER LA GESTIONE
E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANA
Stima della disponibilità idrica sotto forma di neve nei bacini idrografici alpini lombardi
mediante integrazione di dati satellitari MODIS e misure nivometriche a terra
D. Bellingeri, E. Zini, R. Serra, G. Peretti
R EPORTS
R EPORTS
Le prove scritte all’esame
di Stato d’abilitazione
all’esercizio della
professione di Geometra
per l’anno
2006
di Attilio Selvini
Colgo l’occasione per
dedicare qualche pagina di
GEOmedia ai temi scritti che,
in quest’Anno del Signore
2006, il solito Ministero della
Pubblica Istruzione ha
proposto ai candidati
interessati al futuro esercizio
della libera professione di
geometra. Da anni (sarebbe
meglio dire, da qualche
decennio) ho scritto
criticamente su questo tema,
e su più d’una rivista, sia a
diffusione nazionale che
locale: le mie parole, le mie
critiche, si sono sempre perse
nel vento, vox clamantis in
deserto. Pazienza; è probabile
che questo esame non abbia
un lungo futuro, visto che tra
riforma e controriforma, il
corso scolastico per i
geometri è in attesa di vistose
modifiche. Anche se a
tutt’oggi mi pare improbabile
che si abbia il coraggio di
aprire (fra il migliaio e più di
nuovi corsi universitari
dell’inopinato - o forse sin
troppo pensato - 3 + 2) un
corso di laurea che sia
chiaramente e letteralmente
detto per geometri, accanto a
quelli per architetti ed
ingegneri più o meno junior (e
per favore, non si storpi il
vecchio ed onesto latinismo
nell’orrendo inglese giunior!).
La prima prova è stata, more
solito, quella di progettazione
edile. L’inizio è subito
censurabile: “Un locale rettangolare di
20 x 30 m e 4.00 m di altezza è
situato al piano terreno di una
palazzina di civile abitazione.
Trascurando la “pilastratura” e
aprendo tutte le finestre o luci
necessarie, il candidato progetti una
palestra per attività ginniche maschili
e femminili”.
Il sostantivo femminile singolare
“pilastratura” non esiste in italiano
(tant’è vero che Winword lo sottolinea
in rosso!): si veda a tal fine e per
esempio il buon vocabolario del
Palazzi. Esiste per contro pilastrata,
magari brutto ma registrato. Dal
punto di vista giuridico le luci si
distinguono dalle vedute e non dalle
finestre; ma questi sono dettagli. Il
guaio vero e proprio viene di seguito,
allorché dopo l’elenco dei costituenti
la struttura (nulla a che fare con la
struttura intesa dal punto di vista
statico) si chiede al candidato di
disegnare “la pianta e due prospetti
del suo progetto”. Domanda ovvia: ma
il prefato locale di (20 x 30) m 2 (così
avrebbe dovuto scrivere l’estensore del
tema, oppure in alternativa: 20 m x
30 m; tertium non datur!) occupa
l’intero pianterreno della palazzina
oppure ne costituisce solo una parte?
Per esempio, nel primo caso, dove
stanno le scale di accesso ai piani
superiori (che si presume esistano,
altrimenti di che palazzina si
tratterebbe?) e dove sistemare la
immancabile canna fumaria della
richiesta “C.T.” (che sta per centrale
termica: ma non sarebbe stato meglio
scriverlo per esteso?). E che sale ha la
richiesta di redigere due prospetti, di
una parte che non si sa bene come si
colleghi al resto dell’edificio? Non
sarebbe stata meglio una sezione,
purchessia? Ed ancora: come si
reggerà la (sovrastante?) palazzina,
visto il trascurando del tema?
Umoristica mi pare poi la richiesta
di “un particolare degli infissi”, il che
in soldoni significa per il candidato la
pura e semplice copia del particolare
di un serramento in legno, ferro o
lega leggera da uno dei manuali
tecnici di cui è concessa, nelle ultime
righe del tema, “la consultazione”. E
di questo, basta.
Ben più censurabile dal mio punto
di vista il secondo tema; essendo
professore universitario di discipline
topocartografiche (gruppo concorsuale
ICAR/06) discretamente conosciuto
nell’ambito del (modesto) mondo del
rilevamento e della rappresentazione,
ritengo di avere le carte in regola per
poterlo fare.
Qui il discorso si fa serio; proporre
innanzi tutto una poligonale aperta,
quindi non compensabile e non
verificabile, non mi sembra educativo.
Ai miei studenti premetto sempre che
il topografo misura in ogni caso
elementi sovrabbondanti , sia per
verificare se esistano errori grossolani
sia per poter compensare le misure,
che vanno sempre intese come
estrazioni a caso dall’ideale paniere di
24
GEOmedia 5 2006
tutte le misure possibili. Ma c’è di
peggio. Della poligonale predetta,
correttamente rilevata con teodolite
integrato, si richiedono le coordinate
locali tridimensionali, posto che la
quota del primo punto A sia stata
fissata in 100,00 m; peccato che poi,
per l’asse stradale di cui la poligonale
fa parzialmente parte, non si parli più
di altimetria.
A parte la piccola malizia di
richiedere il raccordo di tre rettifili
consecutivi con una unica curva
circolare (il che obbliga il candidato a
ricercare sul manuale il modo per
calcolare il raggio di uno dei tre
possibili cerchi ex-iscritti ad un
triangolo), nulla si dice (e ciò è tanto
più grave per la parte estimativa che
conclude la prova) sulla posizione
planimetrica della strada in progetto
rispetto al terreno di due ettari su cui
giace; terreno del tutto incognito
peraltro per forma e giacitura
altimetrica. Ora, essendo sia la
poligonale che l’asse stradale provvisto
delle due richieste curve di raccordo,
non affatto giacenti su di un piano
tanto meno orizzontale, ci saranno o
meno le scarpate di raccordo delle
(eventuali) porzioni in sterro o riporto
della strada?
La cosa non è affatto banale, dato
che viene richiesta l’area di
occupazione, ai fini della stima del
danno e dell’indennità provvisoria. Se
si stende un possibile profilo
longitudinale del breve tratto stradale,
si vede come l’andamento altimetrico
sia piuttosto tormentato, qualunque sia
la giacitura del terreno. Ed allora, a
che pro misurare gli elementi
altimetrici della poligonale iniziale?
Circa poi le dimensioni trasversali
della strada in progetto, ci si riferisce
alle Norme CNR che la prevedono
come del tipo “F”; ebbene, nessun
manuale tecnico attuale, né il “Nuovo
Gasparelli” (per il quale chi scrive ha
redatto oltre trecento pagine di
topografia, fotogrammetria e
cartografia) né il “Manuale del
costruttore civile e del Geometra”
edito da Cremonese, ed infine
nemmeno il vecchio “Manuale Tecnico
del geometra e del perito agrario”
edito da Signorelli e dovuto a Stuani,
Iurcotta e Genta (ne ho una copia con
dedica affettuosa del primo autore,
valente topografo della generazione dei
miei Maestri!) dicono alcunché sul
“tipo F”. Né altro dice il “Nuovo
Colombo”, il “Manuale dell’Ingegnere”
in ben tre tomi, di Hoepli in Milano,
pure per il quale ho redatto le voci
delle discipline del rilevamento,
naturalmente nella veste necessaria
agli ingegneri civili: in entrambi i
manuali Hoepli le strade vengono
classificate secondo gli ordinali
I,II,III… sino al VI.
La realtà è quindi un’altra, e mette
in risalto ancor di più la
sprovvedutezza del Ministero. Le
norme stradali, per molti anni dettate
dal CNR attraverso apposite
commissioni, sono ora leggi dello
stato come appendici del Codice della
Strada: è infatti il DM 5/11/2001 dal
titolo “Norme funzionali e
geometriche per la costruzione delle
strade“ che ha adottato la
classificazione alfabetica da A ad F.
La strada di tipo F si distingue poi
in due classi: F1 con piattaforma di 9
m (due corsie da 3,50 m e due
banchine da 1,00 m) ed F2 da 8,50
m (corsie da 3,25 m oltre alle
banchine).
Per la parte estimativa, nulla dico;
però mi si lasci criticare la richiesta
di elencare la documentazione
necessaria per la presentazione del
tipo di frazionamento alla locale
Agenzia del Territorio: se ci si limita
a quanto mediamente riportato dai
manuali citati più sopra, si tratta di
una inutile e pedissequa trascrizione.
Se invece si vuole l’ultima versione (8
e 9) dell’ormai ben noto “PREGEO”,
sfido quasi tutti i candidati ad
esserne al corrente!
Ed ora, limitandoci alla parte
topografica, vediamo come un bravo
candidato (nella commissione n. 29
della provincia di Milano, da me
presieduta, ve ne è stato UNO SOLO!)
avrebbe risolto i vari quesiti. Ci si
riferisce naturalmente alla tabella
riportata qui avanti, contenente i dati
delle misure eseguite sul terreno, e
ripresa dal testo della prova
ministeriale.
Punto
di stazione
B
(h=1.50)
C
(h=1.48)
D
(h=1.52)
Punto
battuto
A
C
B
D
C
E
Letture
azimutali
(gon)
300,0000
54,7320
289,3250
149,7640
87,4520
351,1460
Letture
zenitali
(gon)
99,5240
101,4270
-----
97,945
-----
98,4190
1) Calcolo degli angoli
Dalle direzioni contenute
nella tabella allegata al tema, si
ricavano per differenza gli angoli nei
vertici della poligonale:
B = 154,7320 g
C = 260,4390
D = 263,6940
2) Si calcolano ora le distanze
ridotte all’orizzonte:
BA = 46,254 sen 99,524 g = 46,253 m
BC = 62,372 sen 101,427 = 62,356 m
CD = 39,945 sen 97,146 = 39,905 m
DE = 58,166 sen 98,419 = 58,148 m
3) Si calcolano poi i dislivelli:
Δ BA = 46,254 cos 99,524 g + 1,50 – 1,60 = 0,246 m
Δ BC = 62,372 cos 101,427 + 1,50 – 1,60 = -1,498 m
Δ CD = 39,945 cos 97,146 + 1,48 – 1,60 = 1,661 m
Δ DE = 58,166 cos 98,419 + 1,52 – 1,60 = 1,364 m
4) Le quote saranno quindi, dopo
aver posto attenzione al fatto che il
dislivello misurato nella stazione B si
riferisce ad A, e quindi sarà D AB =
- D BA (molti candidati hanno
vistosamente sbagliato il segno!) :
Q A = 100,000 m
Q B = 99,754 m
Q C = 98,256 m
Q D = 99,917 m
Q E = 101,281 m
5) Gli angoli di direzione dei lati
della poligonale (non azimut, NON
essendo riferiti al Nord), tenendo
conto della posizione degli assi
cartesiani ortogonali imposta dal tema
saranno i seguenti :
(AB) = 100,000 g
(BC) = 54,732
(CD) = 115,171
(DE) = 178,865
6) Si calcolano adesso le coordinate
cartesiane ortogonali dei vertici,
tenendo conto dell’origine in A e della
direzione AB del semiasse positivo
Distanza
inclinata
46,254
62,372
-----
39,945
-----
58,166
Altezza
prisma
1,60
1,60
1,60
1,60
1,60
1,60
Note
R EPORTS
Primo vertice
poligonale
Stazione Aavanti
Stazione indietro
Stazione Aavanti
Stazione indietro
Ultimo vertice
poligonale
GEOmedia 5 2006 25
R EPORTS
delle ascisse:
X A = 0,000; Y A = 0,000
X B = 46,253; Y B = 0,000
X C = 62,356 sen 54,732 + 46,253 = 93,500
Y C = 62,356 cos 54,732 + 0,000 = 40,696
X D = 39,905 sen 115,171 + 93,500 = 132,277
Y D = 39,905 cos 115.171 + 40,696 = 31,276
X E = 58,148 sen 178,865 + 132,277 = 151,229
Y E = 58,148 cos 178,865 + 31,276 = - 23,697
7) Si calcolano ora i raggi delle due
curve di raccordo. Per il primo, dalle
note relazioni tra gli elementi di una
curva circolare si ha subito:
R 1 = 18,000 tg 77,366 = 48,477 m
(l’angolo al centro è il supplemento di
quello al vertice B già sopra indicato).
La seconda curva ha per raggio
quello ex-iscritto al triangolo di lati
CD e prolungamenti di BC ed ED; la
formula corrispondente si ricava
facilmente dai manuali oppure
considerando che il centro del cerchio
ex-iscritto è fornito dall’incrocio delle
bisettrici degli angoli in C e D:
R 39,905sen68,153sen69,7805
2 =
= 37,628m
sen137,9335
(è possibile usare anche una formula
nella quale compaiano, oltre al lato
CD, il numero “1” a denominatore, ed
al denominatore le cotangenti dei due
angoli interessati; basta a tal fine fare
qualche banale trasformazione
algebrica della formula qui sopra
impiegata).
9) Vanno adesso calcolate le distanze
di alcuni tratti:
CV 39,905sen63,694sen
=
= 36,157m
sen124,133
DV 39,905sen60,439sen
=
= 34,924m
sen124,133
T 3 C = t 2 - CV = 55,492 – 36,157 = 19,335 m
T 5 D = t 2 - DV = 55,492 – 34,924 = 20,568 m
A T 1 = AB – t 1 = 46,253 – 18,000 = 28,253 m
T 2 T 3 = BC–t 1 -T 3 C =62,356–18.000–19.335= 26,021m
T 5 E = DE – T 5 D = 58,148 – 20,568 = 37,580 m
10) La lunghezza della strada sarà
quindi:
AT 1 + l 1 + T 2 T 3 + l 2 + T 5 E =
=(46,253–18,000)+34,470+(62,356–18,000–19.335)+
+73,370+(58,148–20,568) = 198,694 m
11) L’area occupata, nell’ipotesi che
il nastro stradale aderisca
pedissequamente al terreno, senza
riporti e senza sterri (e perciò senza
scarpate), tenuto conto della larghezza
di 7,00 m più banchine da 1 m per
lato (strada del tipo F1) oltre alle
strisce di 1,5 metri per lato richieste
dal tema, sarà quindi fornita da:
S = 198,694 · 12,00 = 2 384,3280 m 2
Nella figura qui sotto, uno schema
del disegno che avrebbe dovuto
accompagnare la soluzione della prova.
Conclusioni
A questo punto viene da chiedersi
quando finalmente si comprenderà che
il calcolo topografico non è più oggi
un parametro per valutare dal punto
di vista professionale un qualunque
candidato (dato che qualsiasi geometra
possiede un elaboratore da tavolo
oppure portatile, munito di uno dei
tanti programmi di topografia, stando
attenti però a quelli scarsamente
attendibili!), per cui il tema sopra
esposto verrebbe in quest’ambito
risolto in un quarto d’ora? Ripeto sino
alla nausea quanto ho detto e scritto
dall’inizio degli anni Novanta del
secolo ormai passato fino ad oggi: si
richieda al candidato di esporre come,
con quali strumenti e con quali
operazioni in campagna, infine entro
quali tolleranze, rileverebbe un
terreno da lottizzare e da
rappresentare in forma numerica oltre
che grafica a scala adeguata; oppure
come si traccerebbe un tronco di
fognatura su di un dato terreno
accidentato; od ancora come
collauderebbe una modesta carta
tecnica comunale a grande scala; o
come determinerebbe l’appoggio per
un’altra carta tecnica da formare per
via aerofotogrammetrica;
oppure…oppure… i temi seri e
professionali sono tantissimi, senza
ripetere banalmente il cosiddetto
esame di maturità. Ma tant’è!
8) Vanno ora calcolati gli sviluppi
delle due curve; per la prima sarà:
l 1 = T 1 T 2 = 48,477 (200 – 154,732) R = 34,470 m
Y
V
Per la seconda è necessario qualche
calcolo preliminare. L’angolo al vertice
della seconda curva, che indicheremo
con V, sarà dato da:
V = 200 – ( C-200 + D-200) = 75,867 g
O1
R1
(93.500,40.696,98.256) C
(98.698) T3
(CD)=115.171
T4
D (132.277,31.276,99.917)
(DE)=178.865
Il suo supplemento è l’angolo al
centro della seconda curva, e vale
quindi:
= 124,133 g
α 2
(AB)=100.000
A (0.00,0.00,100.00) T1 (99.850)
T2 (99.322)
(BC)=54.732
B (46.253,0.000,99.754
O2
T5 (100.400)
X
Si avrà allora il valore della
tangente della seconda curva:
= 37,628 tg _ 124,133 = 55,492 m
t 2
E (151.229,-23.697,101.281)
Lo sviluppo della seconda curva sarà
adesso:
l 2 = T 3 T 4 T 5 = 37,628 · (124,133) R = 73,370 m
Lasciamo perdere, perché del tutto
banali, i calcoli degli altri elementi
delle due curve (corde, frecce…).
Autore
ATTILIO SELVINI
Professore Politecnico di Milano
attlio.selvini@polimi.it
26
GEOmedia 5 2006
Restauro Beni Artistici e Storici,
Restauro Archeologico,
Restauro Conservativo e di
Consolidamento, Prodotti e
Materiali per il Restauro,
Attrezzature e Servizi di
Rilevamento, Servizi di
diagnostica, Strumentazioni e
Apparecchiature per il Restauro,
Disinfezione, Disinfestazione,
Sterilizzazione, Sicurezza,
Impiantistica, Illuminotecnica
per l'Arte e l'Architettura,
Multimedia e Software, Istituti
ed Enti di Formazione
Professionale, Associazioni,
Enti Pubblici e Privati, Istituti di
Credito e Fondazioni per l'Arte,
Centri di Ricerca e
Catalogazione, Ambiente,
Tutela e Recupero, Turismo
Culturale, Musei, Gallerie,
Biblioteche, Archivi, Sistemi
Museali, Servizi, Editoria.
apitolini (foto museo, R. Lucignani)
22-25 Marzo 2007
XIV Edizione FerraraFiere
In collaborazione con:
Istituto per i Beni Artistici Culturali e
Naturali della Regione Emilia-Romagna
Con il patrocinio di:
Presidenza del Consiglio dei Ministri,
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, Ministero degli Affari Esteri
Segreteria Organizzativa
Acropoli srl
V.le Mercanzia, Blocco 2B, Gall. A n° 70
40050 Centergross (Bologna) - Italy
R EPORTS
Il progetto europeo
Humboldt
di Fulvio Bernardini
La necessità di avere una
infrastruttura di dati spaziali
europea si è fatta sentire
prepotentemente durante
questi ultimi anni, a fronte di
situazioni di crisi (come
l’inondazione causata dal
fiume Elba nel 2002 e nel
2006) che, a causa della
eterogeneità delle informazioni
tra le diverse nazioni
interessate, non si è stati
capaci di gestire sia livello di
rischio che di emergenza.
Una reale armonizzazione dei
dati ancora non esisteva fino
a quando, dal 1° ottobre di
quest’anno, è stato istituito il
Progetto Humboldt. Composto
da molteplici partners,
compreso il LabSITA
dell’Università di Roma “La
Sapienza”, lo scopo principale
del progetto è quello di
rendere effettiva e di
mantenere in piedi questa
nuova ESDI (European Spatial
Data Infrastructure).
Humboldt è un progetto
GMES (Global Monitoring
for Environment and
Security) finanziato nell’ambito del VI
Programma Quadro di Ricerca
Europeo; si pone sullo scenario della
Comunità Europea carico di ambizioni
e aspettative sulle grandi possibilità di
sviluppo e crescita che porta con sé. Il
progetto ha come obiettivo
l’armonizzazione dei dati territoriali su
scala europea e la fornitura, dove
possibile, di procedure di
automatizzazione dell’intero processo
con lo scopo di ridurne i costi.
Le situazioni di crisi verificatesi negli
ultimi anni hanno spinto la
Commissione Europea ad intraprendere
questa strada con l’intento di rendere
fruibili dati di varia natura per il
Immagine Landsat dell’inondazione del fiume Elba nel 2006
maggior numero possibile di enti,
aziende ed utenti comuni, tramite
quell’interoperabilità troppe volte
auspicata ma mai effettivamente
realizzata.
Una volta identificate le necessità, i
software, le architetture software e di
sistema, i processi di gestione ed
armonizzazione dei dati territoriali, il
progetto Humboldt si è occupato di
stabilire degli step secondo i quali
tutti questi tipi di dati potessero
armonizzarsi all’interno di un
framework di integrazione dei tools
necessari all’intero processo. Il
framework in questione è stato reso
disponibile a tutti i fornitori europei
di dati territoriali.
I vantaggi che porta il Progetto
Humboldt sono molteplici: dalla
conformità agli standards,
all’integrazione di servizi e dati a
supporto del processo di decisione in
materia ambientale e di sicurezza, al
supporto utente nella migrazione dei
propri dati in sistemi armonizzati, al
supporto per un facile accesso e
distribuzione dei dati, fino alla
fornitura di tecnologia sotto licenza
Open Source, l’intero progetto è
basato su scenari applicativi reali e su
procedure automatiche al fine di
ridurne i costi.
Tra i numerosi partners vi è anche
l’Università di Roma “La Sapienza”
nella fattispecie del LabSITA, un
laboratorio di ricerca del Dipartimento
di Caratteri dell’Architettura,
Valutazione e Ambiente. Presente da
circa 10 anni in attività di ricerca
nell’ambito dei SIT e delle
Infrastrutture di Dati Territoriali, il
LabSITA è impegnato nel Progetto
Humboldt con compiti di sviluppo e
formazione.
Durante l’ultima Conferenza
ASITA abbiamo avuto il piacere di
incontrare il prof. Mauro
Salvemini, col quale abbiamo fatto
due chiacchiere e che ci ha
chiarito definitivamente i vantaggi
e l’importanza della partecipazione
al Progetto Humboldt.
28
GEOmedia 5 2006
“Un progetto
integrato è
una struttura
che evolve nel
GEOmedia
– Cosa si
intende per
Progetto
Integrato?
Mauro
tempo, non è Salvemini –
Il Progetto
bloccata.” Integrato è un
innovativo
strumento di ricerca che la
Commissione Europea ha introdotto
per affrontare i temi più complessi di
singoli progetti e ricerche. Prevede la
partcipazione di un numero consistente
di partners con la gestione delle
risorse all’interno di esso che viene
organizztata in maniera diversa da
quella dei generali progetti di ricerca;
è una struttura che evolve nel tempo,
non è bloccata, per così dire; lo
dimostra il fatto che se qualche ente o
azienda decidesse di parteciparvi,
anche se il Progetto Integrato è già
partito, la cosa risulterebbe lo stesso
fattibile. Questa opportunità è dedicata
alla comunità esterna che non è
direttamente coinvolta in Humboldt,
ad esempio; una piccola o media
industria che con le sue risorse volesse
partecipare, ovviamente in accordo alle
regole interne del progetto e svolgendo
un certo percorso affinché sia
accettata dal Consorzio, può dunque
farlo.
Con questo tipo di iniziativa la
Commissione Europea ha intenzione di
arrivare a risultati più consistenti e
robusti grazie ai quali le diverse
tipologie di attori siano tutte presenti
e la loro efficacia assicurata. I
Progetti Integrati sono anche
qualificati per il fatto di godere di
finanziamenti più consistenti rispetto
ai singoli progetti di ricerca. Per
saperne di più consiglio di visitare il
sito www.cordis.europa.eu chiaro
esempio delle funzionalità di un
progetto del genere.
GEOmedia – Cosa si intende con
Infrastruttura Europea di Dati
Territoriali?
M.S. – E’ una unione, un insieme
di parti di software, di dati, di aspetti
organizzativi, di accordi istituzionali e
di processi di fruizione che permette
di far circolare i dati garantendo che
ci sia per ciascun dato un responsabile
che lo mantiene e lo rende visibile e
fruibile da un gruppo molto più ampio
di utenti. Il concetto fondamentale si
fonda sull’impossibilità di costruire un
database che funga da repository di
tutti i dati possibili ed immaginabili
necessari alle diverse tipologie di
utenti, e si fa dunque in modo che
ciascun produttore di dati mantenga
dei dati presso di sé, ne verifichi la
correttezza e li metta in condivisione
con una comunità più ampia. Sembra
essere una favola a lieto fine, ma per
farla funzionare correttamente ci
vogliono regole ben precise, accordi,
dati interoperabili; ci vuole la
consapevolezza che questo tipo di
infrastruttura è necessaria per
risolvere problemi a volte molto
complessi. Per speigare l’importanza di
un discorso del genere si può portare
l’esempio dei fiumi che attraversano
diversi stati: in questo caso si ha
necessità che i dati dei singoli paesi
siano interoperabili ed utilizzabili da
tutti quelli confinanti in modo da
permettere attività quali la gestione
del rischio, di gestione dell’emergenza
e quant’altro. Proprio su questo modo
di intendere le cose si basa l’intero
Progetto Humboldt.
GEOmedia – Con l’utilizzo
dell’infrastruttura ESDI (European
Spatial Data Infrastructure) si
pensa di costruire un nuovo
standard geografico?
M.S. – No. Se per standard
geografico intendiamo i dati geografici,
il nostro discorso non ha
assolutamente intenzione di entrare in
questo tipo di ambito. Nel nostro caso
ci riferiamo al fatto che probabilmente
si costruirà, o meglio già esiste, uno
standard di metadati, di informazioni
che permetteranno a chi vuole
“Humboldt è
una favola a
lieto fine, ma
per farla
funzionare
correttamente
ci vogliono
regole ben
precise,
accordi, dati
interoperabili...”
utilizzare
determinati
dati di sapere
dove questi si
trovano e
come
utilizzarli; vi
sarà poi uno
standard di
interoperabilità
dei dati, col
quale si potrà
cioè definire
come i dati
possono essere
mischiati tra
di loro ed utilizzati da utenti diversi.
Non dimentichiamo che l’ESDI è
basata in maniera istituzionale sulla
direttiva, ormai in fase di lancio,
INSPIRE (www.ec-gis.org/inspire), e
che a breve passerà l’ultima fase di
conciliation, di accordo tra i soggetti
(il Parlamento Europeo ed il
Consiglio), in modo che queste entità
possano accordarsi sulla versione finale
della direttiva. La direttiva incentiverà
la creazione dell’ESDI ed accanto ad
essa vi saranno delle regole che alcuni
gruppi di lavoro a livello europeo
stanno producendo. Quindi quello che
noi chiamiamo standard, sarà
effettivamente composto da
raccomandazioni tecniche o da
specifiche che saranno allegate alla
direttiva stessa.
GEOmedia - Qual è il ruolo del
LabSITA in Humboldt?
M.S. – Premettendo che Humboldt
è un progetto della Commissione
Europea che si svolge nell’ambito del
programma GMES e prevede un
corposo numero di partners, noi del
LabSITA, figurando come Università di
Roma “La Sapienza”, abbiamo
essenzialmente 3 importanti attività da
svolgere:
La prima di queste è di essere i
fornitori e i valutatori delle tecniche e
dei sistemi per l’armonizzazione dei
dati; una funzione dunque di gestione
e trattamento delle informazioni. La
seconda è quella di testare i software
e i prodotti che verranno realizzati per
Humboldt in quanto esperti
soprattutto di utenti finali. Sappiamo
dunque quale deve essere la user
interface e come devono essere
disegnati i case studies affinché si
possa avere un prodotto che riesca a
realizzare l’armonizzazione dei dati in
maniera veramente efficace.
R EPORTS
GEOmedia 5 2006 29
R EPORTS
Terza ma non meno importante
funzione è quella della formazione e
del training. Una grossa parte di
Humboldt, che troverà spazio nella
parte finale del progetto, si occuperà
di training ed education. Dalla fine
del 2007 noi ci occuperemo, assieme
ad altri partners, di mettere a punto,
infatti, dei programmi di education a
livello euorpeo.
Il LabSITA dell’Università
di Roma “La Sapienza”
Il Laboratorio ha per scopo lo
studio, le ricerche e le applicazioni
e la didattica sulle tecniche
avanzate (informatica,
telerilevamento, S.I.T. Sistemi
Informativi Territoriali, rilevamento
speditivo, elaborazione di
immagine, modellistica, ecc.)
applicate all’analisi, controllo,
progettazione e gestione della città,
dell’ambiente, del territorio, delle
risorse agricole e naturali. Nel
Laboratorio si svolgono tesi di
laurea ed attività di supporto alla
formazione degli studenti della
Facoltà di Architettura e del corso
di Diploma in Sistemi Informativi
Territoriali.
ll LabSITA è membro fondatore
dell’associazione AGILE –
Associazione dei Laboratori di
Ricerca in GIS in Europa –.
Attualmente il prof. Mauro
Salvemini ricopre la carica di
chairman di AGILE. Lo scopo
dell’Associazione è quello di
promuovere l’insegnamento
accademico e la ricerca nel settore
GIS nonché il consolidamento e la
diffusione di reti di attività già
esistenti. L’Associazione rappresenta
gli interessi di coloro che sono
impegnati nell’insegnamento e
nella ricerca GI a livello europeo
ed internazionale.
(Fonte: LabSITA – www.labsita.org)
Contatti:
Università di Roma “La Sapienza”
Dipartimento CAVEA – LabSITA
Prof. Mauro Salvemini
Tel. 06.49918830
GEOmedia - In Italia abbiamo 5
organi cartografici, l’intesaGIS e
molti altri progetti legati ai dati
territoriali. Cosa si deve fare per
ricevere benefici in tutti questi
settori da un progetto come
Humboldt?
M.S. – Innanzitutto la direttiva
europea dovrà essere assorbita a
livello nazionale attraverso un decreto,
una legge o qualcosa di simile.
Peraltro la Commissione Europea
metterà a punto, in questo senso, dei
sistemi di monitoraggio affinché tutti i
paesi coinvolti si allineino
correttamente alle basi della direttiva.
Come dicevamo, il primo passaggio,
che avverrà in maniera sicuramente
molto attenta, sarà assorbire a livello
istituzionale la direttiva. Il progetto
ORCHESTRA (www.eu-orchestra.org),
ad esempio, è uno dei punti di
riferimento per la gestione di questa
nuova avventura. E’ ovvio che questo
tipo di progetti, una volta preso il via,
dal momento che rappresentano anche
investimenti di una certa consistenza,
debbono necessariamente produrre dei
risultati. Questi risultati, proprio per
l’apertura che connota l’iniziativa, sono
a disposizione della comunità
scientifica. Possiamo pensare ad uno
scenario in cui un ente usi i risultati
di questo progetto per utilizzarlo,
implementarlo o sfruttarlo allo stesso
tempo. Personalmente mi aspetto, visto
l’alto interesse che c’è stato verso
INSPIRE, un coinvolgimento a tutti i
livelli, anche locali; questo porterà ad
I partners di Humboldt
utilizzare i risultati di Humboldt in
maniera molto intelligente al fine di
trovare delle soluzioni moderne basate
su test cases già approvati, senza
dover partire da zero. I benefici
possono essere diretti, come in
quest’ultimo caso. Oppure indiretti,
che attengono soprattutto alla
circolazione della cultura
dell’informazione. Nel momento in cui
cominciano a circolare idee e soluzioni
nuove, relative a domini magari a
volte un po’ nascosti o riservati, c’è
immediatamente un beneficio indotto
di conoscenza e di consapevolezza del
problema dell’armonizzazione, ed
Humboldt presenta dunque i tools che
permettono di superare questo tipo di
gap. In conclusione uno dei primi
deliverables, degli oggetti che
humboldt realizzerà, è l’elenco
ragionato degli strumenti software,
legislativi e organizzativi, necessari per
realizzare l’armonizzazione dei dati.
Un esempio: il comune X della regione
Y che si troverà ad affrontare il
problema dell’interoperabilità e
dell’armonizzazione dei dati avrà a
disposizione una vera e propria
enciclopedia dalla quale scegliere la
soluzione migliore a seconda delle
esperienze fatte precedentemente a
livello europeo. Un grosso passo
avanti, insomma. Siamo di fronte alla
prima enciclopedia, in questo caso, per
un data harmonization; e questo non
era mai stato fatto prima d’ora.
Fulvio Bernardini
✓ Fraunhofer Institute for Computer Graphics
✓ ETRA Research and Development
✓ Help Service Remote Sensing
✓ LogicaCMG
✓ French National Geographic Institute
✓ Intergraph Czech Republic
✓ Swiss Federal Institute of Technology
✓ Delft University of Technology
✓ University of Rome
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30
GEOmedia 5 2006
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©2006 Bentley Systems, Incorporated. Bentley, il logo “B” di Bentley, Haestad Methods, MicroStation, SewerCAD, SewerGEMS, WaterCAD, e
WaterGEMS sono marchi, marchi registrati o marchi di servizi di Bentley Systems, Incorporated o di una delle sue affiliate totalmente controllate.
Altri marchi e nomi di prodotto sono marchi dei rispettivi proprietari.
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Rwenzori
2006:
100 anni di
stupore
E’ con questo motto che 100
anni dopo la conquista delle
cime del Rwenzori da parte
della spedizione alpinisticoscientifica
guidata da Sua
Altezza Reale Luigi Amedeo di
Savoia-Aosta Duca degli
Abruzzi svoltasi nel giugno
1906, un nutrito gruppo di
ricercatori italiani si è mosso
alla volta del Rwenzori
Mountains National Park, posto
alla frontiera occidentale
dell’Uganda al confine con la
Repubblica del Congo, per
celebrare, con l’avvio di un
Progetto triennale di ricerca
scientifica, l’impresa
alpinistico–scientifica del Duca
degli Abruzzi. La spedizione
scientifica celebrativa del 2006,
è stata organizzata
dall’Associazione di protezione
ambientale “L’Umana Dimora”,
sotto la supervisione scientifica
dell’Università degli Studi di
Brescia (www.rilevamento.it) e
con la collaborazione e
patrocinio del Comitato
Scientifico Centrale (CSC) del
CAI (www.cai.it), che ha
ottenuto per l’iniziativa il
patrocinio del Comitato di
Direzione e Controllo della
sede centrale del CAI stesso.
Il CSC ha inoltre attivamente
partecipato anche alla
programmazione e alla
definizione degli studi
scientifici, tramite la
collaborazione di cinque suoi
membri: l’allora Presidente
Prof. Antonio Guerreschi,
l’attuale Presidente Prof.
Giorgio Vassena, il Prof.
Claudio Smiraglia (Presidente
del Comitato Glaciologico
Italiano), le Dott.sse Annalisa
Berzi e Guglielmina Diolaiuti.
Viste mozzafiato lungo il tragitto
tra Bujuku ed il Monte Stanley
(foto R. Bontempi)
Le celebrazioni del centenario
della conquista del Rwenzori,
hanno costituito anche
l’occasione per ricordare la grande
figura del Duca degli Abruzzi, una
persona sempre caratterizzata da uno
spiccato entusiasmo ed interesse per
tutti gli aspetti del reale, col profondo
desiderio di scoprire e conoscere
mondi inviolati e popoli fino ad allora
sconosciuti o dei quali si sapeva
pochissimo, sempre animato da grande
rispetto per le loro credenze e per le
di Giorgio Vassena
loro tradizioni ma contemporaneamente
cosciente del valore delle proprie. Il
motto della spedizione, “100 anni di
stupore” è dunque stato stimolato dalla
figura del Duca, al quale ben si addice
la famosa frase di Gregorio di Nissa,
“Solo lo stupore conosce”.
Alpinista ed esploratore, capoammiraglio
della flotta franco-italoinglese
nella Prima Guerra Mondiale
(conquistò la stima delle nazioni
alleate, anche per i suoi interventi
umanitari, adoperandosi attivamente
34
GEOmedia 5 2006
per salvare da morte certa più di
200.000 profughi serbi) o nelle attività
di aiuto alla popolazione somala
(organizzò una grande azienda agricola
che ha resistito e dato lavoro a
migliaia di persone fino a pochi anni
or sono), Luigi Amedeo (1873-1933),
ispirò in tutte le persone che lo
incontrarono una grande stima e
rispetto.
La celebrazione del centenario
Alla conferenza “Rwenzori 1906-
2006: Cultures and languages of the
Rwenzoris in the context of the Great
Lakes region” ed alla mostra di
carattere antropologico,”I popoli della
Luna: Rwenzori 1906-2006”
(quest’ultima in contemporanea a
Torino ed a Kampala), eventi
organizzati dal Museo Nazionale della
Montagna di Torino e dall’Università
del capoluogo piemontese, ha fatto
seguito la scalata storica celebrativa
con arrivo sulla più alta cima del
Monte Stanley e dell’intera catena del
Rwenzori, la Punta Margherita, ad
una quota superiore a 5100 metri.
Esattamente il 18 giugno, (nello stesso
giorno cioè, in cui il Duca Luigi
Amedeo vi giunse per primo cento
anni fa) rappresentanti di Enti e
Istituzioni scientifiche ed alpinistiche
italiane ed ugandesi sono giunti in
vetta, posizionando anche una targa
ricordo.
Contemporaneamente e in accordo
con la precedente si svolgeva una
analoga salita celebrativa,
organizzata dal Comitato Ev-K 2 -
CNR, e realizzata da due
Guide alpine e da
rappresentanti
della carta
stampata.
Tale salita ha avuto anche un
contenuto scientifico, definito in
accordo con i coordinatori della
spedizione scientifica, avente come
oggetto l’installazione di una stazione
meteorologica d’alta quota sul Monte
Stanley in prossimità del bivacco
“Elena” (Elena Hut), oltre quota 4500
metri.
Le ricerche svolte dalla spedizione
scientifica italiana hanno concluso il
ciclo delle celebrazioni coordinate per
il centenario dall’Ambasciata d’Italia in
Uganda, che hanno animato Kampala,
capitale dell’ Uganda, e le montagne
della Catena del Rwenzori nell’estate
del 2006.
La spedizione scientifica
Apporto basilare alla spedizione
scientifica, che ha avuto luogo tra il
16 giugno e il 5 luglio 2006, è stato
fornito, tramite il Direttore della sede
ugandese il Dott. Filippo Ciantia, dalla
Organizzazione Non Governativa AVSI,
ubicata a Kampala, l’unica ONG
italiana accreditata presso il Consiglio
Economico e Sociale delle Nazioni
Unite e da oltre 25 anni attiva nel
paese africano.
Ideatore della spedizione è stato
Gustavo Corti, giovane alpinista e
fisioterapista milanese, che dopo tre
anni di collaborazione in Uganda con
AVSI, è tornato in terra d’Africa nella
veste di organizzatore della spedizione
scientifica al Rwenzori; la
programmazione e l’attuazione di tutta
la parte scientifica dell’iniziativa è
stata affidata a Giorgio Vassena,
docente di Topografia e Cartografia
presso l’Università degli Studi di
Brescia, presidente de
“L’Umana
Dimora” e del Comitato Scientifico
Centrale del CAI.
I membri della spedizione sono
partiti in diversi gruppi da Milano per
l’Uganda. Il gruppo principale è
giunto a Kampala il 16 giugno e dopo
alcuni giorni trascorsi nella capitale
Ugandese per partecipare ad alcune
delle manifestazioni organizzate
dall’Ambasciata Italiana per la
celebrazione del centenario e per
provvedere alle ultime necessità
logistiche della spedizione sono partiti
per il Rwenzori Mountains National
Park, il 19 giugno 2006.
Le attività svolte sul campo sono
state documentate dal regista Marco
Preti, che ha filmato gli studiosi
impegnati nelle ricerche, coadiuvati da
tre guide locali, sei guardaparco e ben
71 portatori del fiero popolo locale dei
Bakonjo.
Marco Preti ha anche filmato la
scalata alla Punta Margherita di due
ricercatori della spedizione, realizzata
con indumenti, attrezzature e
strumenti fotografici e topografici
d’epoca.
La ricostruzione storica per le
riprese fotografiche è stata possibile
grazie alla collaborazione e alla
consulenza del Museo delle Guide
Alpine di Courmayeur e della ditta
Borsalino di Alessandria che, in
particolare, ha messo a disposizione
cappelli di propria
produzione, simili ai Borsalino
utilizzati dalla spedizione
del Duca degli
Abruzzi.
La valle di Bojuko, a circa 4000
metri di quota, adornata da
Seneci giganti (foto R.
Bontempi)
R EPORTS
GEOmedia 5 2006 35
R EPORTS
Gli obiettivi della spedizione
Strumenti educativi
L’incontro con il popolo Bakonjo ha
stimolato una interessante e amara
notazione: come il Duca degli Abruzzi
nei primi anni del secolo annotò che
le popolazioni locali erano decimate
dalla malattia del sonno
(purtroppo ancora presente, anche se
con incidenza ridotta rispetto ad un
secolo fa), così ora, giungendo in
Uganda, si deve purtroppo rilevare che
la popolazione locale viene decimata
dall’AIDS. Questa emergenza ha
costituto il tema dei colloqui con
alcuni rappresentanti dei Bakonjo e
con i rappresentanti di AVSI
(www.avsi.org) che da anni si occupano
di programmi per la cura, la
prevenzione e lo sradicamento di tale
piaga dal territorio ugandese.
Uno degli effetti diretti più
devastanti del virus HIV che ha
segnato particolarmente i ricercatori
italiani è la percentuale altissima di
orfani nelle scuole locali, che
raggiunge e spesso supera il 50%.
Questo implica una disgregazione della
struttura familiare dal momento che la
scuola garantisce a questa popolazione
una formazione solo di base; la
trasmissione della cultura e la
coscienza dell’appartenenza alla
propria tradizione, caratteristica
principale del processo educativo
familiare, rischiano dunque, a causa
dell’AIDS, di andare perdute.
Da qui l’esigenza espressa da Filippo
Ciantia di realizzare un progetto
educativo, da estendere a tutta la
popolazione dell’Uganda. Tale
progetto, già in parte
concordato con rappresentanti del
popolo Bakonjo, dovrebbe
prendere spunto dalle montagne e
dall’ambiente del Rwenzori in cui
tuttora vivono i
Bakonjo, al fine di
operare un
recupero della
tradizione da
parte della
popolazione locale e più in generale di
tutta l’Uganda, partendo da un
concetto di Luigi Giussani spesso
ripetuto dello stesso Ciancia nel quale
si sottolinea che: “l’educazione come
introduzione al reale è alla base dello
sviluppo di un popolo”.
L’esperienza di AVSI ha infatti
dimostrato che se si desidera
sviluppare interventi realmente efficaci
sul territorio e si intende tutelare la
regione del Rwenzori, è indispensabile
che il popolo dei Bakonjo che vive nel
territori limitrofi al Rwenzori
Mountains National Park, riacquisti la
coscienza e la stima delle proprie
tradizioni, indissolubilmente legate alle
difficili ed inospitali condizioni
ambientali che offrono tali scenari.
L’idea di uno sviluppo di tale
progetto, ancora in via di definizione,
ha registrato l’interesse anche di Tom
Stacy, britannico, profondo conoscitore
del popolo Bakonjo, che nel volume
“Tribe”, ha raccontato con passione le
vicissitudini del popolo delle montagne
del Rwenzori di cui, in oltre 50 anni
di studio e condivisione della vita, è
diventato il riconosciuto riferimento
culturale.
I ghiacciai come indicatori del clima
Dal punto di vista dello studio del
clima, numerosi studi scientifici
documentano un marcato regresso
della superficie dei ghiacci sulle vette
del Rwenzori e di tutti i ghiacciai
tropicali, in particolare della zona
africana. Stime attendibili ottenute
sfruttando informazioni e rilievi di
diverse fonti, mostrano come tra i
primi anni del novecento ed i primi
anni ’90, circa il 75% della massa
glaciale dei monti Kenya, Kilimanjaro
e delle montagne del Rwenzori è
andata perduta. Siamo passati da una
superficie glaciale stimata in circa 6,5
Km 2 a poco più di 1 Km 2 nella più
recente stima del 2005.
Osservare il netto ritiro dei ghiacciai
dal 1906 ad oggi può far imputare
questa regressione semplicisticamente
ad un regolare innalzamento della
temperatura dell’aria in quota. La
realtà è però più complessa. I
ghiacciai tropicali, tra cui i
ghiacciai del Rwenzori
hanno
Matteo Sgrenzaroli di Inntec impegnato nella misurazione
del fronte glaciale dedllo Speke a quota 4500 metri
(foto G. Vassena)
raggiunto la loro massima estensione
in epoca moderna, nel periodo della
Piccola Età Glaciale e cioè
approssimativamente tra il 1300 e il
1850.
Sempre nel Rwenzori, dagli anni ‘50
del diciannovesimo secolo, ha avuto
inizio una lenta e graduale riduzione
di estensione degli apparati glaciali.
Nel periodo compreso tra il 1930 e il
1940 la fusione di ghiaccio fu
particolarmente estesa, e negli anni
attorno al 1970 si registrò un netto
decremento del processo di riduzione,
giungendo, per qualche apparato
glaciale, anche ad un aumento della
massa glaciale stessa.
Dagli anni ‘90 fino ad adesso si
registra ancora una nuova, costante
diminuizione della massa glaciale, sia
in estensione che in volume.
La difficoltà di studiare
questi fenomeni è
comunque
notevole. Si
pensi ad
esempio,
come
36
GEOmedia 5 2006
Il regista Marco Preti collabora alle operazioni di
inquadramento geodetico con GPS della vetta del
Monte Baker (foto R. Bontempi)
Il modello tridimensionale misurabile del terreno del seracco del San Matteo (Alta Valtellina) realizzato
con il software JRC Reconstructor
nel caso dei ghiacciai tropicali, che
l’aumento della
velocità di fusione non è causata
esclusivamente dall’aumento della
temperatura dell’aria ma anche, ed in
particolare, dalla variazione di umidità
relativa, da una diminuzione della
copertura nuvolosa e dunque da un
maggiore intensità a terra
dell’irradiamento solare. Se si pensa
infatti che l’escursione termica
giornaliera sul Rwenzori è superiore
all’escursione termica dovuta agli
effetti stagionali nell’intero anno, si
comprende come i parametri che
governano l’andamento di un
ghiacciaio tropicale siano del tutto
diversi da quelli che dominano
l’evoluzione di un ghiacciaio alpino o
di quella di un ghiacciaio
Himalayano, dove le variazioni
termiche e meteorologiche del ciclo
giornaliero sono minime rispetto agli
effetti stagionali (estate-inverno).
La rete di stazioni meteorologiche
Per poter avviare un costante
monitoraggio delle variazioni del
ghiacciaio, un primo gruppo di
ricercatori della spedizione ha
provveduto ad installare ad una quota
di circa 4200 metri, alle pendici del
Monte Speke, una stazione
meteorologica (installata grazie al
supporto della società NESA), i cui
dati rilevati andranno ad integrarsi
con quelli rilevati dalla già citata
stazione posta sul Monte Stanley e con
quelli forniti dalle stazioni di pianura
installate dal governo ugandese.
Queste stazioni costituiscono l’avvio del
Rwenzori Meteorological Network, che
prevede l’installazione di almeno
un’ulteriore stazione meteorologica ad
una quota di circa 3000 metri.
Misurazioni topografiche
con laser a scansione
Un secondo gruppo di ricercatori
dotato di laser scanner si è mosso più
faticosamente fino ad una quota di
oltre 4500 metri, posizionando un
campo di supporto in prossimità del
fronte del Ghiacciaio Speke.
Con tale apparecchiatura, già
impiegata nel passato in Himalaya o
in emergenze ambientali sulle Alpi
come in occasione del collasso del
seracco della parete nord del Monte
San Matteo in Alta Valtellina, è stato
possibile effettuare una sorta di
fotografia tridimensionale misurabile
dell’apparato glaciale e della valle
sottostante, nel recente passato
occupata dai ghiacci.
Il laser scanner permette infatti di
misurare con accuratezze centimetriche
le geometrie, i movimenti e le
caratteristiche geomorfologiche
superficiali dei ghiacciai osservati.
Lo strumento, messo a disposizione
dalla ditta austriaca Riegl tramite la
sua consociata italiana MicroGeo,
(sempre particolarmente disponibile a
fornire in uso gratuito i propri
strumenti per applicazioni di grande
interesse ambientale), permette di
osservare le geometrie dei ghiacciai
fino a distanze superiori ai 2 km.
Purtroppo l’ambiente del Rwenzori si
caratterizza per una persistente
presenza di fitte nebbie, piogge e
foschie durante il giorno. Solo al
mattino presto e dopo il tramonto del
sole il cielo diventa limpido
permettendo all’escursionista ma anche
al ricercatore, di osservare e studiare
il territorio. Per questo è stato
necessario effettuare le misurazioni
glaciologiche di notte, quando il cielo
e l’atmosfera si presentavano
perfettamente limpidi.
Le tecnologie software impiegate,
assai avanzate, costituivano il risultato
di esperienze e di anni di utilizzo in
ambito montano da parte
dell’Università degli Studi di Brescia.
Il software di trattamento dei dati è
stato realizzato dal Centro Comune di
Ricerca di Ispra della Commissione
Europea (www.reconstructor.it), ed in
particolare dal Dipartimento per la
sicurezza dei cittadini, che aveva già
sviluppato particolari procedure
software di gestione delle misurazioni
tridimensionali, al fine di fornire agli
esperti dell’Ente di non proliferazione
nucleare la possibilità di effettuare in
poche ore il completo e accurato
rilevamento tridimensionale degli
impianti industriali e nucleari di paesi
a rischio. I medesimi programmi
informatici possono essere
efficacemente impiegati negli studi di
carattere ambientale come quelli
glaciologici, interessante esempio di
trasferimento tecnologico, dal mondo
industriale al mondo della protezione e
cura ambientale. Da segnalare che tale
tecnologia può essere considerata
italiana, essendo il software sviluppato
in Italia anche se da un team
internazionale, e il prodotto è
disponibile sul mercato mondiale
grazie al consorzio di innovazione
tecnologica InnTec
(www.inntec.it/geomatica_rilevamento/in
dex.php), convenzionato con
l’Università degli Studi di Brescia con
il Centro Comune di Ricerca di Ispra
e la società Topotek (www.topotek.it),
a cui sono delegate le fasi operative di
supporto e diffusione della tecnologia.
Il confronto di tali misurazioni con
la cartografia della zona rilevata negli
anni ‘50, permetterà di valutare il
volume e dunque di stimare la massa
di ghiaccio perduto.
Una visita alla “Fondazione Sella“ di
Biella, ove sono conservate con cura
le fotografie originali scattate da
Vittorio Sella, durante la spedizione al
Rwenzori del 1906, ha permesso di
osservare l’imponente variazione del
paesaggio d’alta quota di queste
montagne, prima ricoperte da spesse
coltri di ghiaccio e ora sempre più
caratterizzate da morene, detriti e da
rocce levigate da anni di presenza del
ghiacciaio.
R EPORTS
GEOmedia 5 2006 37
R EPORTS
L’ultima ricerca effettuata nel giugno
2006 prende anch’essa ispirazione
dalle ricerche e dalle documentazioni
topografiche e cartografiche realizzate
dal Duca degli Abruzzi e dagli studiosi
che parteciparono alla sua spedizione.
Studi di inquadramento
topografico tramite GPS delle vette
Il progetto ha visto la scalata di tutte
le sei principali vette del Gruppo del
Rwenzori (Emin, Gessi, Luigi Amedeo,
Cima Margherita del Monte Stanley,
Baker e Speke), con strumentazione
topografica satellitare GPS al fine di
realizzarne il primo accurato
inquadramento topo-cartografico.
L’accensione contemporanea di tali
strumenti ha permesso la misura, con
accuratezza centimetrica, della
posizione relativa tra i caposaldi
metallici posizionati in corrispondenza
delle vette; successivi studi, che
prevedevano il collegamento della rete
topografica a vertici di coordinate
geografiche (latitudine e longitudine)
note, hanno permesso il definitivo
inquadramento topografico dei vertici
misurati. La misura della quota delle
vette è stata invece di difficile stima e
richiederà ulteriori studi di tipo
geodetico, dovendo riportare tramite
opportune misurazioni e calcoli il
riferimento della quota zero del mare
in prossimità del catena montuosa.
La scalata delle sei vette effettuata
per le finalità scientifiche della
spedizione, ha richiesto grande
affiatamento, nonché una preparazione
alpinistica e tecnica da parte delle
squadre di ricercatori.
I diversi gruppi impegnati nelle
ricerche non potevano infatti
comunicare tra di loro a causa della
mancanza di opportuni ponti radio
all’interno del Parco, ma dovevano
necessariamente provvedere
all’accensione contemporanea degli
apparati topografici di misura.
Ogni gruppo aveva una finestra di
misura assegnata di circa due ore per
permettere di garantire almeno 30
minuti di accensione comune.
Il gruppo di ricercatori aveva già
verificato le proprie capacità di
coordinamento e di lavoro in quota,
nel 2004, quando in una domenica
estiva, tredici squadre avevano scalato
le principali vette del gruppo
dell’Adamello, rimisurando con GPS la
rete trigonometrica realizzata negli
anni ’60, con strumentazione
tradizionale, dall’Istituto Geografico
Militare Italiano
(http://www.rilevamento.it/adamello/ada
mello.htm).
Le difficoltà di scalata delle cime del
Rwenzori erano in gran parte dovute
ai percorsi di salita, spesso
caratterizzati da percorsi esposti, su
roccia, dove la difficoltà alpinistica
non è causata dal grado (al massimo
di primo grado o qualche passaggio di
secondo grado), piuttosto dal terreno
ricoperto di fango e muschi, dalla
roccia sdrucciolevole e dalle condizioni
meteorologiche sempre caratterizzate
da pioggia insistente o da nebbia fitta.
Solo la tenacia e l’entusiasmo dei
giovani ricercatori, il rigoroso rispetto
delle tempistiche e l’attenzione ad ogni
particolare tecnico, oltre che
l’abnegazione delle guide locali ed in
particolare dei portatori che scalano
queste montagne con semplici stivali di
basso costo, ha permesso la attuazione
dei programmi di ricerca qui descritti.
La rete topografica così misurata è
stata collegata, sempre con misurazioni
GPS, a due vertici di riferimento
posizionati presso il campo base
abituale del Lago Bujuku e verranno
in seguito connessi con la rete di
livellazione geometrica ugandese (che
definisce sul territorio la quota sul
livello del mare) con alcune stazioni
poste nelle città di Hoima e di Ibanda.
Al momento è stato realizzato un
calcolo provvisorio delle coordinate dei
vertici topografici posizionati sulle
vette, grazie ad una misura rispetto ad
una stazione GPS attiva presso
l’Università di Mbarara, ad una
distanza media di circa 140 Km dal
Parco del Rwenzori. Queste
misurazioni, come si è detto, stanno
dando vita al Rwenzori Geodetic
Network, che permetterà in un
prossimo futuro di supportare le
attività di progettazione e di sviluppo
delle attività all’interno del Rwenzori
Mountains National Park.
Infine, a supporto delle operazioni di
tracciamento della rete geodetica
ugandese, al momento totalmente
assente, la società Trimble ha donato
ai ricercatori dell’Università una
aggiornata stazione GPS permanente
(modello NetRS) da installare in
Uganda a disposizione del Lands
Survey Department d’Uganda, situato
ad Entebbe.
Sulla base delle osservazioni
condotte durante il periodo di
permanenza nel Rwenzori Mountains
National Park sono in via di studio
delle proposte utili ad una maggiore
valorizzazione dell’area, anche
nell’ottica di un turismo sostenibile,
per favorire una più efficace
conoscenza e comunicazione dei valori
naturali e paesaggistici che essa
racchiude.
Alcune proposte preliminari sono
state discusse localmente con i
responsabili dell’Ente Parco che le
hanno accolte con grande interesse,
auspicando l’avvio di iniziative che
consentano di favorire scambi di
esperienze ed efficaci confronti con i
gestori delle aree naturali protette
italiane.
E’ nell’ottica di rivalutazione di
particolari eventi che coinvolgono
anche un po’ della nostra storia, come
la spedizione del Duca degli Abruzzi
alle Montagne del Rwenzori, che
vengono proposte, alle sezioni del CAI,
alle sedi de “L’Umana Dimora” ed alle
sedi universitarie, conferenze e
presentazioni dei risultati conseguiti da
questa iniziativa.
La missione scientifica è terminata
con successo nei primi giorni di luglio
con il rientro in Italia di tutti i
membri della spedizione.
A fianco, la stazione
meteorologica in
quota, sotto
“L’Umana Dimora”
immersa nella nebbia
del Rwenzori
38
GEOmedia 5 2006
Conclusioni
Sono previste a breve scadenza nuove missioni in terra
africana per dare continuità alle numerose ricerche del
Progetto triennale attivate in corrispondenza
dell’anniversario della scalata, e ora sancite anche da
importanti rapporti di collaborazione ufficiale con gli Enti e
i ricercatori ugandesi.
Il problema del calcolo della
quota delle vette sul livello del mare
Il sistema satellitare GPS effettua la misurazione
delle quote rispetto ad un riferimento diverso livello
medio del mare. Quindi le misurazioni di quota
effettuate con GPS, come nel caso della spedizione
al Rwenzori, devono essere opportunamente corrette.
Una prima stima approssimata delle quote sul livello
medio marino, partendo dalle misurazioni GPS, è in
via di calcolo da parte dell’Università degli Studi di
Brescia, grazie all’impiego di un modello globale del
geoide fornito dalla Università di Potsdan.
Tale modello viene da complessi studi a riguardo
dell’andamento della intensità della forza di gravità
del nostro pianeta, che permette la stima a livello di
tutto il globo terrestre (da qui il nome di modello
globale), dell’andamento del geoide. Il geoide è
definito anche come la forma della Terra, superficie
ideale rispetto alla quale si misurano le quote.
Riferire la quota di un punto al livello medio del
mare, equivale dunque ad affermare che per
conoscere la quota di una montagna si deve essere
in grado conoscere la quota del mare in
corrispondenza della vetta (cosa questa che sarebbe
possibile se ad esempio a fianco della vetta fosse
presente un fiordo).
La quota media dell’acqua nel fiordo, coinciderebbe
con la quota del geoide che dunque può essere
definito come quella forma che assumerebbe la terra
in assenza di terre emerse, cioè se fosse totalmente
ricoperta dal mare (da qui la definizione delle quote
rispetto al livello del mare) e che rappresenta la
quota zero.
In pratica tale forma è pensabile come una
superficie regolare, ma caratterizzata da avvallamenti
o rigonfiamenti causati dal fatto che la forza di
gravità cambia in intensità da punto a punto su
tutta la superficie terrestre.
In sintesi si può affermare che la vera difficoltà di
stima della quota di una montagna, non è il
raggiungimento della vetta con strumentazione per
quanto sofisticata, bensì il complesso studio, frutto
delle combinazioni di misure sul campo della
intensità e direzione della forza di gravità elaborate
con sofisticati calcoli matematici, al fine di
determinare la forma della superficie del geoide che
definisce in ogni punto della terra la posizione della
quota zero di riferimento.
La squadra italo-ugandese
Il Club Alpino Italiano, l’Associazione L’Umana
Dimora, l’Università degli Studi di Brescia, la ONG
italiana AVSI, il Museo della Società delle Guide Alpine
di Courmayeur, il Centro di documentazione e ricerca
sulle tecnologie appropriate per la gestione
dell’ambiente nei Paesi in via di sviluppo (CeTamb)
dell’Università degli Studi di Brescia, l’Università degli
Studi di Milano, la Makerere University, il Comitato
EV-K 2 -CNR, la Uganda Wild Life Authority d’Uganda,
il Dipartimento del Lands Survey di Entebbe, e
numerosi sponsor tra cui Borsalino, InnTec, Nesa,
Riegl, Siberg, Topotek, Trimble, Verona Lamiere, con il
patrocinio della Presidenza della Regione Lombardia e
il supporto dell’Ambasciata d’Italia a Kampala,
formano un’imponente squadra, italo-ugandese, avente
al centro l’ambiente come dimora dell’uomo.
L’Associazione “L’Umana Dimora”
L’associazione L’Umana Dimora è una
associazione ambientalista riconosciuta
dal Ministero dell’Ambiente che opera
per valorizzare la conoscenza e la cura
del creato, inteso come dimora
dell’uomo. Lo stupore per il bello e la
passione per il reale e per ogni particolare
in esso presente, se seguiti, portano l’uomo a
sviluppare un atteggiamento di cura verso
l’ambiente e di attenzione verso gli altri; il
ricercatore e lo studioso sono a loro volta portati a
ricercare le modalità di un armonico sviluppo e
rapporto tra uomo e ambiente (www.umanadimora.net).
“La più bella e profonda emozione che possiamo
provare è il senso del mistero. Sta qui il seme di ogni
arte, di ogni vera scienza. L’Uomo per il quale non è
più familiare il sentimento del mistero, che ha perso la
facoltà di meravigliarsi e umiliarsi davanti alla creazione
è come un uomo morto,
o almeno cieco…
Nessuno si può sottrarre a un sentimento di reverente
commozione contemplando i misteri dell’eternità e della
stupenda struttura della realtà. E’ sufficiente che l’uomo
tenti di comprendere soltanto un po’ di questi misteri
giorno dopo giorno senza mai demordere, senza mai
perdere questa sacra curiosità.”
Albert Einstein
Autore
GIORGIO VASSENA
E' possibile contattare direttamente Giorgio Vassena all'indirizzo email:
giorgio.vassena@unibs.it o presso la segreteria de "L'Umana Dimora"
all'indirizzo: segreterianazionale@umanadimora.net. Per ulteriori
informazioni, documentazione o per collaborare alle ricerche Ë possibile
consultare il sito dedicato agli studi in Uganda e sul Rwenzori
www.rwenzorionline.com o il sito della associazione di protezione
ambientale www.umanadimora.net.
R EPORTS
GEOmedia 5 2006 39
R EPORTS
Il portale del Servizio
Geologico d’Italia
A cura dell’APAT
In occasione del Convegno
AM/FM 2006 è stato
presentato nella sua forma
prototipale, consultabile
all’indirizzo
http://demo.esriitalia.it/Portal,
il portale geografico del
Servizio Geologico d’Italia,
Dipartimento Difesa del
Suolo, sviluppato in
collaborazione con Esri Italia,
nato con l’intento di
consentire la condivisione,
l’integrazione e la
consultazione del grande
patrimonio delle banche dati
del territorio italiano costituito
dalle informazioni territoriali
con relativi metadati, il tutto
in maniera semplice,
attraverso strumenti allo
scopo preposti, permettendo
anche la consultazione di
pubblicazioni tecniche ,
relazioni e linee guida.
formato digitale, base di riferimento
per i sistemi informativi geografici.
Lo strumento ritenuto indispensabile
per effettuare tali ricerche all’interno
della rete Internet è dunque quello
del portale, nel nostro caso è stata
scelta una architettura che, oltre
all’uso del GIS Portal ToolKit 3.0,
utilizza ArcIMS 9.1, come strumento
per la gestione dei metadati e la
pubblicazione di servizi cartografici
interattivi in vari formati tra i quali
WMS e WFS, ArcSDE 9.1 e SQL
Server 2005, come gestori dei
geodatabase. Per la pubblicazione dei
servizi web viene utilizzato IIS 5.0 e
Apache Tomcat 5.0.28 per le
applicazioni Java.
GIS Portal Toolkit mette a
disposizione sistemi di ricerca molto
potenti come i text retrieval o gli
information retrieval (un text retrieval
è un motore di ricerca che permette
l’analisi di documenti e/o
informazioni, o parte di essi,
attraverso la ricorrenza di parole
chiave, frasi o definizioni all’interno
del documento) che consentono di
conoscere in via del tutto preliminare
il contenuto dei metadati (informazioni
di carattere generale sui dati) per poi
decidere quali servizi caricare al fine
di soddisfare le esigenze della
consultazione.
Le informazioni che devono essere
assolutamente presenti all’interno di
un portale cartografico sono
principalmente quelle di carattere
generale che consentono di:
• ricercare le cartografie per
tematiche e scale
• individuare i produttori delle varie
cartografie
• conoscere le modalità di accesso on
line alle cartografie eventualmente
disponibili
• individuare i siti che assicurano un
servizio di consultazione on line di
cartografia
Nell’ultimo decennio è
notevolmente cresciuta la
necessità di dover disporre di
una cartografia moderna e aggiornata;
ciò ha notevolmente incrementato la
produzione cartografica che vede
affiancare i tradizionali organi
cartografici dello Stato da diversi
soggetti realizzatori con la finalità di
produrre cartografie prevalentemente a
scala regionale (1:25.000, 1:10.000,
1:5.000). Diventa quindi sempre più
diffusa la produzione di cartografia in
40
GEOmedia 5 2006
In ogni caso è necessario porre
l’attenzione sul fatto che un portale
cartografico non rappresenta il gestore
diretto dei dati disponibili : infatti è
possibile gestire metadati di altri
organismi (Regioni e Comunità
Scientifica) e link verso applicazioni
web, disponibili su Internet.
Per quanto riguarda i metadati,
tenendo conto che al momento esistono
due standard prevalentemente utilizzati
all’interno della rete internet, FDCG di
origine americana (specialistico per i
dati cartografici, utilizzato da tutte le
strutture pubbliche nordamericane) e
ISO 19115, la necessità dell’adozione
dei parametri della direttiva europea
INSPIRE (INfrastructure for SPatial
InfoRmation in Europe), ha imposto la
pubblicazione in rete delle banche dati
del Dipartimento Difesa del Suolo
sotto forma di servizi geografici che a
loro volta necessitano della presenza di
una Infrastruttura di Dati Territoriali
(IDT), ovvero di un insieme di
tecnologie, sistemi ed accordi
istituzionali tesi a facilitare la
disponibilità e l’accesso ai suddetti
servizi.
A tale proposito gli standard
WMS/WFS rappresentano protocolli di
interoperabilità/interscambio che
permettono di condividere dataset
geografici eterogenei e di accedere agli
stessi in modo completamente neutrale
rispetto alla piattaforma GIS
posseduta.
I servizi WMS e WFS (per i dati
vettoriali) hanno creato i presupposti
per la realizzazione di una
infrastruttura di dati territoriali che
mette a disposizione degli utenti un
insieme di servizi integrati basati
sull’informazione geografica.
R EPORTS
Gli utenti da remoto possono, con
l’utilizzo di un semplice browser
(FireFOX, Internet Explorer, Netscape,
ecc.) accedere ai dati territoriali della
propria regione, provincia o comune,
attraverso le funzioni tipiche del GIS
(zoom, pan, semplici interrogazioni di
oggetti geografici, selezioni dalla
mappa) potendo avvalersi, in relazione
al grado di competenza, di uno
strumento che non solo permette la
consultazione dei dati, ma anche la
loro integrazione con informazioni
elaborate in locale o provenienti da
altri server.
In particolare per realizzare il portale
è stato necessario analizzare in
maniera dettagliata il contenuto
informativo e la struttura delle diverse
banche dati del Dipartimento, tra cui:
• Progetto IFFI (Inventario dei
fenomeni franosi in Italia);
• Monitoraggio degli interventi - D.L.
180/1998;
• Progetto CARG - Carta Geologica
d’Italia alla scala 1:50.000;
• Carta Geologica d’Italia in scala
1:100.000;
• Perforazioni - Legge n. 464/1984;
Si è poi provveduto ad elaborare delle
viste SDE attraverso le quali è stato
possibile rendere i dati geologici in
modo trasparente e in funzione della
specifica necessità: la loro introduzione
ha permesso di tematizzare
notevolmente il numero degli strati
informativi, rendendoli ancora più
omogenei rispetto alla struttura
iniziale del geodatabase, che dipende
fondamentalmente dal modello di
fornitura dati.
Tale modalità di rappresentazione,
operando la sostituzione delle
complesse codifiche interne della
banca dati con relative descrizioni in
chiaro presenti nei domini, costituisce
la soluzione più innovativa del
sistema, poiché offre la possibilità di
impiegare informazioni che sono state
già interpretate ed elaborate, al fine di
poterle integrare con servizi
provenienti da altri server sia locali
che remoti.
In tal modo nella banca dati
geologica, ad esempio, sono state
create delle viste con cui è possibile:
• esaminare lo strato delle
faglie,separato da quello dei contatti
stratigrafici e dai sovrascorrimenti e
vedere in chiaro le caratteristiche
delle faglie;
• visualizzare le unità geologiche
quaternarie distinte da quelle del
substrato con l’indicazione in chiaro
della descrizione e non tramite le
sigle;
• visualizzare le cave e le miniere,
separatamente dalle sorgenti e dalle
varie tipologie di sondaggi e
prospezioni;
• consultare lo strato dei campioni
visualizzando i dati relativi alle
analisi eseguite sui campioni,
importate da un database esterno;
Un altro aspetto da tenere in
considerazione riguarda la
consultazione della cartografia
geologica che necessita dell’utilizzo di
apposita simbologia ed una palette di
colori alquanto complessa: in un
primo tempo si è pensato di facilitare
la gestione di palette e simbologia
realizzando applicazioni Java in
ambiente ArcIms con l’obiettivo di
potenziare al massimo la qualità della
veste cartografica dei dati,
successivamente per facilitare
l’interrogazione dei dati ed il
collegamento ai geodatabase si è
passati ad applicazioni HTML, che
hanno il pregio di essere più stabili e
meno soggette alle variabilità di
funzionamento dell’applicativo Java.
Infine per quanto concerne il sistema
geografico di riferimento il
Dipartimento Difesa del Suolo utilizza
l’UTM ED50 che al momento è ancora
lo standard cartografico.
E’ prevista comunque la possibilità di
migrare i dati da un sistema di
riferimento all’altro nel momento in
cui l’IGM, nell’ambito della
convenzione stipulata con il
Dipartimento, dovesse fornire il
software di conversione, denominato
VERTO, corredato dagli algoritmi di
correzione per l’intero territorio
nazionale.
E’ attualmente in fase di sviluppo la
parte di gestione dei canali tematici,
che consente di realizzare una sorta di
mappa dei dati e metadati gestiti dal
Portale; tali canali tematici sono
costituiti da:
• il settore banche dati, in cui sono
elencate le banche dati direttamente
gestite dal Portale, fa sì che a
ciascuna banca dati sia correlato il
contenuto informativo costituito dai
metadati e dai servizi disponibili;
• il settore aree tematiche, in cui
sono elencate le varie aree di
interesse di utilizzo dei dati, e
grazie al quale è possibile
individuare aree di interesse anche
non specifico dei dati disponibili
nel Portale, in questo caso vengono
utilizzati link verso applicazioni
web o siti internet;
• il settore eventi, in cui vengono
definiti varie tipologie di eventi di
origine naturale e/o antropica (
terremoti, alluvioni, frane…) che
fanno riferimento a dati,
pubblicazioni e relazioni tecniche
utili per un approfondimento
tecnico-scientifico degli eventi.
La metodologia finora impiegata e gli
standard utilizzati consentono di
guardare con tranquillità alle
evoluzioni future. Pur operando in un
settore in continuo divenire,
influenzato dall’evoluzione tecnologica
e da sempre nuove richieste, il
sistema costruito ha ormai dato
l’avvio all’instaurarsi di un processo
virtuoso di progressivo e costante
aumento della conoscenza del
territorio e della qualità dei dati:
l’auspicio è quello di vedere nel breve
la partecipazione di altri soggetti che
contribuiscano all’arricchimento del
contenuto informativo disponibile, in
modo da poter arrivare ad un vero e
proprio portale di interesse nazionale.
Autori:
LOREDANA BATTAGLINI,
VALENTINA CAMPO,
CARLO CIPOLLONI,
MARIA PIA CONGI,
DANIELA DELOGU,
FRANCESCO VENTURA,
RENATO VENTURA
APAT
VIA CURTATONE, 3
00185 ROMA
TEL. 06. 500.74.262
www.apat.gov.it
42
GEOmedia 5 2006
Il GEOatleta
moderno
di Francesco Bartoli
R EPORTS
Nell'ultimo decennio gli straordinari
sforzi tecnologici hanno evoluto il
settore geomatico e portato enormi
vantaggi nell'ambito dei cosiddetti
servizi a valore aggiunto.
Tuttavia la svalutazione commerciale
del sistema di navigazione satellitare
ha fatto del navigatore un oggetto
di uso comune, quasi alla pari del
più quotato telefono cellulare.
Scemata la corsa al cellulare più
modaiolo è subentrata quella al
navigatore satellitare più tecnologico
con cartografia e punti di interesse
più aggiornati. E' assai frequente
trovare commercializzazioni degli
operatori di telefonia che uniscono
al dispositivo mobile il sistema di
navigazione, grazie anche a
politiche di businness agreement tra
le varie major.
L'utilizzo dei dispositivi GPS è
davvero ancora arenato alla
semplice ricerca di un percorso o di
un indirizzo da raggiungere? L'uso
di tali apparecchiature può inserirsi
all'interno di target quali
l'intrattenimento e le attività
ricreative?
Negli ultimi anni stiamo riscoprendo
la bellezza della natura e il piacere
di dedicarci ad una serie di attività
sportive outdoor che ci conciliano
con essa, unendo ai benefici della
mente quelli del corpo derivanti da
una corretta sollecitazione della
propria frequenza cardiaca. Questa
mia relazione vuole essere un diario
di viaggio nelle quotidiane attività
all'aria aperta di un atleta non
professionista, praticate durante le
quattro stagioni sfruttando le
tecnologie legate alla triangolazione
satellitare.
Le GEOattività
Grazie alla tecnologia GPS è
oggi possibile fare cose che in
passato erano consentite a pochi
privilegiati come ad esempio, per
uno sciatore, conoscere il tempo in
cui si è percorsa una discesa, la
velocità media e la velocità
massima.
Negli sport acquatici, negli sport
invernali, nel podismo, nel
pattinaggio, in tutte le attività da
praticare all'aperto per le quali
può essere utile un monitoraggio
della propria andatura, tali
strumenti possono migliorare
decisamente i propri allenamenti,
ma possono anche soltanto rendere
più divertente un pomeriggio sugli
sci o una corsa, da soli o in
compagnia dei propri amici.
E' interessante nelle attività
sportive outdoor poter visualizzare
su mappa il percorso seguito e
tenere traccia sia dei punti di
interesse (luoghi visitati) in cui si
è compiuta la prestazione che
progettare eventuali modifiche
all'itinerario da seguire nel caso
in cui l'attività si ripeta nello
stesso luogo.
Per gli atleti attenti alle
prestazioni con obiettivi mirati
alla ricerca del costante
miglioramento c’è la possibilità di
utilizzare una serie di
informazioni georeferenziate quali
distanza percorsa e tempo
impiegato nonché:
• Tempi intermedi
• Tempi sul giro
• Tempi su percorsi
morfologicamente critici.
Le variabili da tenere in
considerazione, infatti, possono
essere tante: la pendenza critica
di un tratto (nel caso della
corsa), la consistenza del
ghiacciaio e dunque la sua
particolare delicatezza (per
l’alpinismo), la ventosità
caratteristica di una porzione di
mare (nel caso della vela)
Nel conciliare le attività fisiche
praticabili in ambiente outdoor con
il proprio benessere una variabile
importante è fornita dalla
situazione climatica che influenza
le varie stagioni. Volendo fornire
un diario delle attività che
verranno praticate nelle varie
stagioni avvalendosi dell’uso del
GPS ne abbiamo scelte (secondo i
nostri gusti!!!) alcune:
• Estate (alpinismo, corsa,
ciclismo, mountain bike,
pattinaggio a rotelle, trekking,
vela, canoa)
• Autunno (corsa, ciclismo,
alpinismo)
• Inverno (Corsa, alpinismo, sci
alpino, sci di fondo, nordicwalking,
ecc.)
• Primavera (Corsa, alpinismo,
scialpinismo, ciclismo)
Tecniche di
allenamento di un podista
Il primo metodo consiste nel
prefiggersi l’obbiettivo percorrendo
una determinata distanza; e
conseguentemente tale tecnica è
senz’altro la più utile per il
podista che mira ai 42 Km di una
maratona. In pratica si fissa una
distanza minima da percorrere
giornalmente ed una volta che la
si è ottenuta si incrementa il
numero di Km, proporzionalmente
alla distanza massima da
raggiungere.
L’uso del primo metodo
comporta l’utilizzo di un orologio-
GPS dotato di tutte le più
innovative caratteristiche
riguardanti la distanza ed il
tracking delle posizioni. Poiché
coprendo lunghe distanze si
possono raggiungere luoghi
sconosciuti (soprattutto in
montagna!) sarebbe utile anche la
funzionalità di indicazione a
ritroso del percorso seguito.
Il secondo metodo è suggerito
per migliorare il proprio
rendimento aerobico nell’intento di
diminuire il tempo impiegato a
portare a termine un determinato
percorso aumentando
progressivamente il passo
(velocità).
GEOmedia 5 2006 43
R EPORTS
Una volta raggiunta una certa
velocità di punta ci si può
allenare ad incrementare la
velocità insieme alla distanza
percorsa ( per gli sprinter ed i
mezzofondisti).
In questo contesto ci si può
avvalere di orologi-GPS con
spiccate caratteristiche rivolte alla
velocità ed al passo mantenuto
dall’atleta.
Il terzo metodo è rivolto a tutti
i principianti che hanno intenzione
di cominciare a correre
controllando il proprio battito
cardiaco. E’ il metodo più sicuro
ed è specificatamente indicato per
chi è fuori forma ed ha intenzione
di progredire aggiungendo
gradualmente minuti al proprio
regime cardiaco.
Nello specifico si utilizzerà un
orologio-GPS con l’ausilio di una
fascia cardio provvedendo così
all’analisi del battito cardiaco
nonché del passo e della distanza.
Esistono un certo numero di
aziende che commercializzano
prodotti di questo tipo, tra queste
la Navman, la Garmin e la Timex.
Questa esperienza esula
dall’approfondimento e dal
confronto di tali prodotti per cui
ci limiteremo a descrivere le
caratteristiche del prodotto Timex
utilizzato.
Il kit cardio-GPS utilizzato
Dopo il successo riscosso negli
scorsi anni da Timex con i
cardiofrequenzimetri
Speed+Distance, che uniscono ad
un completissimo
cardiofrequenzimetro la sofisticata
funzione di rilevazione di velocità
e distanza sfruttando un piccolo
ricevitore GPS, questa azienda
americana ha proposto una nuova
versione dello stesso con
funzionalità aggiuntive.
In particolare il nuovo
dispositivo Timex Trail Runner
Bodylink presenta insieme al nuovo
sensore GPS 3D le funzioni
Altimetro, Bussola e localizzatore
GPS, fornendo le
coordinate
geografiche al suo
utilizzatore.
Figura 1 - Timex
Bodylink TrailRunner
Il Timex Bodylink TrailRunner
in tempo reale fornisce valori in
collaborazione con la fascia
toracica digitale per la
misurazione della frequenza
cardiaca e il sensore GPS per la
misurazione della distanza e della
velocitá. Fornisce informazioni
relative alla posizione e all´altezza,
permette di calcolare la rotta
secondo i punti dell´area
memorizzati e di stimare i tempi
finali. Il Timex Bodylink
Trailrunner é adatto per footing,
sci, ciclismo, ecc. La combinazione
di velocitá, frequenza cardiaca e
navigazione in un sistema é tutto
il necessario per motivarsi,
aumentare le prestazioni e
valutare il proprio allenamento.
Trailrunner
TrailRunner è un programma di
pianificazione di percorsi dedicato
a chi vuol fare corse, giri in bici,
pattini, skateboard o praticare
qualsiasi altro sport che implichi
uno spostamento su strada o
fuoripista. Avvalendosi della
possibilità di raccogliere
informazioni da siti Internet e da
dispositivi GPS è in grado di
sovrapporre le tracce rilevate o
progettate ad immagini satellitari
georeferenziate, il tutto esportabile
in combinazione con il vostro iPod
(video o photo) ma anche con un
telefono cellulare.
Figura 2 - Gestione programma di allenamento
Le funzioni principali sono:
• Scaricamento delle tracce da
dispositivi GPS come Garmin
ForeRunner, Timex Trialrunner,
ecc.
• Esportazione ed importazione
delle tracklist GPS ed
esportazione di archivi KML per
GoogleEarth.
• Visualizzazione dei riferimenti
geografici dell'area di
allenamento permettendo la
georeferenziazione delle
immagini eventualmente
importate.
• Gestione e pianificazione dei
percorsi interattive. Inoltre:
pianificazione dei percorsi
automatica con una distanza
preferita e il maggior numero
di tracciati possibile.
• Previsione dei punti di controllo
con timer in sincronia al vostro
passo.
• Gestione di un calendario di
eventi con le vostre mete e
attribuzione di un punteggio
alle tracce favorite.
• Esportazione delle indicazioni
del percorso su iPod o telefono
come note per iPod o NanoMap-
Photos.
• Raccolta di tutti i dati dei
vostri esercizi in un diario di
allenamento e pubblicazione dei
vostri dati in un weblog.
Le mappe possono essere
collezionate da diversi siti in tutto
il mondo: per l'Italia si può
utilizzare senza problemi Google
Maps.
Il software esiste esclusivamente
in ambiente Mac Os X ed è
scaricabile gratuitamente ma è
sufficiente una piccola donazione
per garantire la futura
registrazione quando il software
diventerà shareware.
Esiste una localizzazione italiana
reperibile all’indirizzo
http://www.pierinodonati.it.
Per gli utenti Windows è
possibile utilizzare il tool
scaricabile gratuitamente dal sito
della Timex (http://www.timex.com)
e caricare le tracce esportate dal
formato GPX a quello KML
direttamente su Google Earth per
ottenere risultati soddisfacenti
nella visualizzazione dei percorsi.
L’estate del GEOatleta
L’estate ed il running
permettono allenamenti massivi
per chi ha intenzione di tenere
allenato il proprio cuore ed uno
strumento del genere può risultare
utile per aumentare le
motivazioni, tenere traccia dei
progressi nonché pianificare le
sedute successive.
44
GEOmedia 5 2006
Si esce con il kit cardio-gps (e l’eventuale Data
Recorder) godendosi il piacere della corsa
immersi nel verde del parco più vicino; al ritorno
si procede scaricando i dati dal dispositivo.
Le tracce vengono importate direttamente nel
programma e possono essere sovrapposte ad un
immagine satellitare, sia mediante la funzionalità
Importa>Mappe dal servizio-internet che
manualmente, importando un’immagine che si
provvederà a georeferenziare tramite l’inserimento
di punti di calibrazione.
I risultati di allenamenti successivi possono
essere collezionati e discriminati assegnando loro
un punteggio di preferenza. Utilizzando tutti gli
itinerari memorizzati è possibile costruire il
successivo semplicemente inserendo la distanza da
percorrere ed esportandolo come traccia sul kit
cardio-gps.
Avvalendosi della funzionalità diario non solo è
possibile collezionare gli itinerari settimanali ma
anche confrontarli graficamente dando la
percezione nella valutazione delle variabili passo
e distanza.
Insomma provarlo non costa nulla e fa bene
alla salute. Il prossimo appuntamento è per la
stagione invernale!
Riferimenti bibliografici
Rebecca Blain
“How to Use GPS Running Watches for Health
Improvement and Physical Training “
http://www.timex.com
http://www.trailrunnerx.com
http://www.pierinodonati.it
Figura 3 - Visualizzazione dell’allenamento
R EPORTS
Autori
Figura 4 - Diario degli allenamenti estivi
ING. FRANCESCO BARTOLI
francesco.bartoli@fastwebnet.it
GEOmedia 5 2006 45
U
NIVERSITA’ E RICERCA
Geomatica e formazione
di base dell’ingegnere e
del geometra
di Renzo Carlucci
Riflettendo sul percorso di
formazione tipico di coloro
che opereranno sul territorio
grazie all’ausilio di strumenti
geomatici ci si può rendere
conto di come forse ci sia
una notevole discrepanza
nella formulazione dei
programmi di insegnamento
per la formazione di base del
settore tra diplomi, lauree e
master nelle scienze della
terra.
Basta chiedersi quanti delle
migliaia di laureati in
ingegneria andranno
effettivamente a far parte di
coloro che possiamo
chiamare i doers (ad
esempio i realizzatori di
cartografie) e quanti invece
faranno parte dello stuolo
degli users (gli utilizzatori
delle cartografie).
Neanche l’1% avrà occasione
di dedicarsi alla realizzazione
di carte o di rilievi, di sicuro
però il rimanente 99% dovrà
utilizzare prodotti e strumenti
che afferiscono al settore
della geomatica per la
realizzazione di qualsiasi
progetto.
Il problema è che la formazione
universitaria nelle discipline della
geomatica risulta essere effettivo
solo per quell’1% che farà parte dei
doers, tralasciando invece il residuo
99% dei cosiddetti users.
L’errore compiuto nelle Università
italiane è stato proprio questo.
I programmi generici dei corsi di
topografia, fotogrammetria e
cartografia vengono visti dai più come
non necessari in quanto non è detto
che un ingegnere ad esempio andrà a
fare il rilevatore, il topografo o il
cartografo. E questo è verissimo.
Nella mia esperienza di studente
prima e nell’ambito dell’insegnamento
e della ricerca poi, posso affermare
che dal 1970 ad oggi nelle principali
Facoltà di Ingegneria italiane i
fondamenti di tutto ciò che fa
riferimento oggi alla geomatica
vengono forniti per lo più attraverso il
corso di Topografia, presente nel
vecchio ordinamento generalmente a
carattere obbligatorio per gli Ingegneri
Civili al terzo anno, vissuto nella
stragrande maggioranza dei casi come
un corso di approfondimento per
operatori topografici, portando quindi
al limite del conflitto la professione
dell’ingegnere con quella del geometra.
Sono invece quasi sempre assenti corsi
di formazione di base che insegnino
ad usare le mappe, anziché realizzarle.
Eppure tutti i progetti degli ingegneri
che impattano sul territorio devono
essere inseriti su quella cartografia che
dovrebbe avere il ruolo di
documentare almeno la situazione al
momento del progetto.
Basterebbe approfondire questa
osservazione per riportare chiarezza e
limiti di applicazione delle professioni
di ingegnere e geometra, che
purtroppo troppo spesso si
sovrappongono, appunto a causa della
confusione ingenerata dall’ordinamento
scolastico e universitario.
Gli ingegneri lascino ai geometri il
loro mestiere ed imparino almeno ad
usare i prodotti della vecchia
Geometria Pratica oggi detta
Geomatica. I geometri invece prestino
particolare attenzione alla loro
formazione ed aggiornamento al fine di
offrire una professionalità adeguata.
Una semplice soluzione ai problemi
che affliggono le due categorie è
dunque necessaria. Non possiamo
continuare a complicare cose semplici
la cui soluzione è ovvia ad un occhio
attento a questa reale problematica e
che non si fa distrarre dalle particolari
situazioni del dettaglio locale.
Si dovrebbe pertanto strutturare un
insegnamento di base, comune a tutti
i corsi, al pari della analisi
matematica o della geometria che
possa dare i fondamenti per la
progettazione sul territorio.
Cartometria e non Cartografia o
Topografia dovrebbe essere il titolo del
Corso di insegnamento di base per
tutti gli ingegneri che in un modo o
nell’altro avranno a che fare con opere
che impattino sull’ambiente e sul
territorio.
Cartometria è sinonimo di uso
metrico della carta ed è questo che
serve alla formazione di base
dell’ingegnere.
Tale corso di base dovrebbe
introdurre il futuro ingegnere all’uso
dei mezzi geomatici per la sua
professione senza particolari
approfondimenti per le realizzazioni
che andrebbero invece riservati a
livelli superiori di insegnamento per
coloro che intendono orientarsi per
operare nel settore della realizzazione
e dell’uso approfondito. Per l’uso
metrico della carta vengono chiamate
in causa tutte le discipline geomatiche
ed a queste si deve dare accenno in
tale corso: alla Geodesia per
introdurre i sistemi di riferimento
nazionali ed internazionali e alla
complessa necessità dei tipi di
proiezione cartografica, alla Teoria
degli Errori per far comprendere bene
i limiti dell’utilizzazione dei prodotti,
all’uso degli strumenti utilizzati per il
rilevamento della carta (dalle stazioni
totali per misure di angoli e distanze
ai sistemi GNSS,
dall’aereofotogrammetria fino al
telerilevamento) e, imprescindibilmente,
della Cartografia numerica (o
automatica, o digitale che dir si
voglia) quale elemento di base dei
Sistemi Informativi Geografici,
evitando di parlare esclusivamente di
DB topografici come panacea di una
situazione ormai al collasso.
46
GEOmedia 5 2006
Il sito internet del corso di geomatica a Roma Tre:
http://host.uniroma3.it/docenti/carlucci/Geomatica.html
Il confine tra dati contenuti e la loro
gestione informatica deve essere ben
netto e non offuscato nella confusione
generata dai lavori dell’IntesaGIS
italiana. Tutto ciò visto nell’ambito
dell’utilizzazione delle tecniche nella
conoscenza, indispensabile, dei loro
limiti.
E’ inammissibile che ancora oggi si
assista a studenti neolaureati che non
sono a conoscenza dell’esistenza di
diversi sistemi di riferimento e che
utilizzino carte in sistemi informatici
completamente ignari del loro reale
contenuto o che, peggio ancora,
ritengano che tali sistemi di proiezione
siano cosa da GIS, ampiamente trattati
all’interno dei software e li relegati.
Tale confusione avvolge la maggioranza
degli Enti italiani che appoggiano il
loro lavoro su strumenti cartografici di
analisi del territorio, per motivi
ambientali, di pianificazione e di
conoscenza strumentale ai trasporti.
E’ importante quindi avviare un
processo che veda tutte le Facoltà di
Ingegneria italiane impegnate su tale
necessità: inserire almeno una materia
come la Cartometria alla base di tutti
gli indirizzi di coloro che utilizzeranno
le carte per l’attuazione del proprio
lavoro.
Un esperienza simile è stata avviata
da qualche anno all’Università di
Roma III ove al primo anno dei corsi
di Laurea in Ingegneria Civile è
presente un breve corso che sotto il
nome di Elementi di Topografia
fornisce le basi necessarie
all’utilizzazione della cartografia per la
progettazione infrastrutturale ed offre
un vasto panorama sulle possibilità
offerte dai mezzi topografici per rilievi
di dettaglio o sull’uso dei sistemi
informativi e del telerilevamento.
E’ questa la necessaria formazione
di base che serve a
quella sezione di
ingegneri che, come
abbiamo detto
all’inizio, fa parte
dello stuolo degli
users. Gli
approfondimenti di
elevato livello
possono essere utili
ad altre
specializzazioni più
vicine alla figura di
un super geometra o
di un tecnico per il
rilevamento e la
costruzione di
cartografie. E per
favore non abusiamo del nome DB
topografici come per cancellare
definitivamente la conoscenza del
cartografo.
Evitiamo gli errori che troppo spesso
troviamo nei DB prodotti dalla delega
a esperti di informatica. I danni
derivati sono ingenti e quelli futuri
saranno ancor di più. Un esempio è la
confusione in cui stanno operando i
tecnici aerospaziali di tutto il mondo
per la mancata considerazione del
problema dei Datum e delle proiezioni
cartografiche spaziali che come nel
caso di Marte presto si affacceranno.
Anche li troviamo già gli stessi
problemi di impossibilità di
sovrapposizione di proiezioni
cartografiche diverse basate su
ellissoidi con diverse definizioni come
sulla Terra ed i Forum degli
informatici sono pieni di discussioni
sulle soluzioni e su come utilizzare
ArcMap cambiando datum, proiezioni
ed ellissoidi, come fossero semplici
variabili di configurazione.
E’ presente, anche se in un piccolo
corso, appena accennata, la geomatica
all’Università di Roma III. Ultima nata
delle Università romane, ha ben presto
conquistato posizioni rilevanti con
afflussi di studenti ormai comparabili
a quelle delle più anziane sorelle Roma
I, La Sapienza, e Roma II, Tor
Vergata.
Autore
RENZO CARLUCCI
rcarlucci@aec2000.eu
GEOmedia 5 2006 47
C ARTOGRAFICA
L’Aeronautica
Militare per poter
assolvere la propria
missione ha la
necessità di conoscere
l’ambiente in
cui opera, le caratteristiche
morfologiche
del territorio
e le informazioni
relative agli spazi
aerei. Già agli albori del
volo fu avvertita l’esigenza di avere
una cartografia adeguata alle esigenze
del nuovo mezzo e furono quindi
fatti notevoli sforzi per realizzare
carte dedicate alla navigazione aerea:
nel 1923 fu pubblicata una carta aeronautica
in scala 1:250.000, probabilmente
la prima al mondo nel suo
genere. A seguito dell’introduzione di
sempre più sofisticati sistemi d’arma,
fu necessaria la creazione di un Ente
specifico che potesse dedicarsi con
competenza e specificità all’attività
produttiva nel settore della cartografia
aeronautica. Il 15 febbraio 1976
presso il palazzo dell’Aeronautica
Militare. fu così creato il CIGA (Centro
Informazioni Geotopografiche
Aeronautiche) al quale furono affidati
i compiti esecutivi della preesistente
Sezione Fotocartografica dello SMA
che gestiva dal 1941 tutta l’attività
cartografica dell’Aeronautica
Militare. Nel 1977 il CIGA venne trasferito
sull’Aeroporto di Pratica di
Mare. Dal primo gennaio 2001 il CIGA
è ufficialmente riconosciuto come
Organo Cartografico dello Stato
Compiti del CIGA
Il compito del CIGA è quello di
raccogliere, valutare, elaborare e
diffondere informazioni geotopografiche
e promuovere lo sviluppo tecnico e
scientifico del settore, allo scopo di
soddisfare le necessità degli utenti
dell’Aeronautica Militare nelle forme
imposte dalle esigenze operative,
addestrative, informative e logistiche
in atto. Inoltre deve soddisfare, nei
limiti delle leggi e dei regolamenti in
vigore, le necessità civili della Nazione
e quelle delle altre Forze Armate o di
Enti pubblici in generale.
Recentemente, a seguito della
riorganizzazione strutturale della forza
armata, al CIGA sono stati aggiunti il
Servizio Spazi Aerei e Procedure
Strumentali di Volo ed il Servizio
Informazioni Aeronautiche. Il primo,
tra le altre cose, si occupa della
La produzione
cartografica
delCIGA
progettazione delle procedure
strumentali di volo, della valutazione
degli ostacoli alla navigazione aerea e
della gestione degli spazi aerei di
competenza, mentre il secondo si
occupa della raccolta, conservazione e
diffusione delle informazioni relative al
volo curandone la diffusione tramite la
pubblicazioni nell’AIP (Aeronautical
Information Publication) militare e nei
manuali PIV (Pubblicazione
Informazioni Volo).
Prodotti del CIGA
Il CIGA nello svolgimento delle
proprie attività abbraccia diversi
settori scientifici utilizzando dati
acquisiti da tutte le fonti disponibili
per fornire un’articolata tipologia di
prodotti e servizi.
I prodotti si differenziano
primariamente in base al formato con
cui vengono forniti all’utenza: in
analogici (su carta) e digitali (in
formato elettronico).
Tra i prodotti analogici ricordiamo:
• Carta OACI-CAI 1:500.000
• Carta LFC-ITA 1:500.000
• Carta JOG/AIR 1:250.000
• Carta Radionavigazione Italia
1:1.350.000
• Carta Satellitare 1:50.000
• Carta Ostacoli d’Aeroporto di Tipo
A (1:15.000)
• Carta Ostacoli d’Aeroporto di Tipo
B (1:20.000)
• Carta d’Aerodromo
• Manuale BOAT
• Film cartografici per velivolo
TORNADO
•PIV e AIP militare
di Maurizio Monteleone
Tra i dati digitali ricordiamo:
• Vector Map Livello 0 e 1
• Digital Land Mass System (DLMS)
• Archivio delle Curve di Livello
(ACLI)
• Archivio Nazionale Informazioni
Aeronautiche (ANIA)
• Archivio Numerico Ostacoli al
Volo (ANOV)
• Dati Raster della LFC-ITA e della
JOG/AIR in formato Compressed
ARC Standard Raster Product
(ASRP) ed in formato Compressed
ARC Digitized Raster Graphic
(CADRG).
La produzione del
CIGA in dettaglio
I prodotti analogici
I prodotti analogici costituiscono la
produzione più nota del CIGA. A
seguire potrete leggere una selezione
tra i prodotti di questo tipo più
rappresentativi:
Carta OACI-CAI 1:500.000
E’ la carta ufficiale dello Stato per
la rappresentazione dello Spazio Aereo
Nazionale ed assolve l’impegno italiano
richiesto dall’I.C.A.O. (International
Civil Aviation Organization) alle
nazioni associate.
La carta è destinata principalmente
all’utenza civile per la navigazione a
vista (VFR) per voli a breve distanza a
basse e medie velocità. Può inoltre
essere utilizzata per la pianificazione
di volo e per l’addestramento.
La carta si compone di dieci fogli
alla scala 1:500.000 che hanno
dimensioni di 2’45’’ in latitudine e di
dimensione variabile in longitudine. Le
48
GEOmedia 5 2006
U
NIVERSITA’ ARTOGRAFICA E RICERCA
Figura 1
carte sono inquadrate nella
rappresentazione conica conforme di
Lambert con la squadratura geografica
basata sul meridiano di Greenwich.
Questa cartografia rappresenta
l’orografia mediante tinte isometriche
con l’altimetria espressa in piedi.
Riporta i confini di stato ed i centri
abitati più importanti rappresentati
con il perimetro.
Sono riportati gli Spazi Aerei
Controllati, le informazioni per le
procedure VFR, le radioassistenze
e gli ostacoli verticali alla
navigazione aerea di altezza superiore
a 60m.
Il ciclo di aggiornamento è annuale.
Un esempio della carta è riportato in
Figura 1.
LFC-ITA (Low Flying Chart) 1:500.000
La carta ha lo scopo di fornire
supporto alle operazioni aerotattiche e
di ricognizione in volo a bassa e
bassissima quota da effettuarsi sul
territorio nazionale. Può essere inoltre
utilizzata per la pianificazione e lo
studio di missioni e per i briefings.
La carta si compone di sette fogli
alla scala 1:500.000 che hanno
dimensioni di cm 98 x cm 68. Le
carte sono inquadrate nella
rappresentazione conica conforme di
Lambert con la squadratura geografica
basata sul meridiano di Greenwich.
Questa cartografia rappresenta
l’orografia mediante tinte isometriche
Figura 2
con l’altimetria espressa in piedi con
l’indicazione dei valori di elevazione
massima di ostacolo naturale o
artificiale (MEF). Riporta i confini di
stato e i centri abitati importanti
rappresentati con il perimetro.
GEOmedia 5 2006 49
C ARTOGRAFICA
Sono riportati gli aeroporti con lo
schema piste, gli Spazi Aerei
Controllati, le informazioni per le
procedure VFR, le radioassistenze e gli
ostacoli verticali alla navigazione aerea
di altezza superiore a 60m e lineari di
altezza superiore a 45 metri, gli
elettrodotti principali e le linee
isogone.
Il ciclo di aggiornamento è annuale.
Un esempio della carta è riportato in
Figura 2.
Jog-AIR 1:250.000
Versione aerea della serie designata
NATO 1501 (Joint Operation Graphic).
E’ una carta scala 1:250.000 a
copertura mondiale il cui scopo
principale è quello di fornire il
supporto alle operazioni aerotattiche
combinate delle forze aeree e terrestri.
Il CIGA produce i trentanove fogli che
coprono l’Italia e tre fogli relativi
all’area Balcanica.
I fogli hanno dimensioni di 2’ a nord
di 40° o 1’30’’ a sud di 40° per 1° di
latitudine. Le carte sono inquadrate
nella rappresentazione conforme
Traversa di Mercatore (UTM) con la
squadratura geografica basata sul
meridiano di Greenwich. Riporta il
reticolato geografico e chilometrico
UTM.
Questa cartografia rappresenta
l’orografia mediante tinte isometriche
con l’altimetria espressa in piedi con
l’indicazione dei valori di elevazione
massima di ostacolo naturale o
artificiale (MEF). Riporta i confini di
stato e i centri abitati importanti
rappresentati con il perimetro.
Sono riportati gli aeroporti con lo
schema piste, le radioassistenze e gli
ostacoli verticali alla navigazione aerea
di altezza superiore a 60m e lineari di
altezza superiore a 45 metri, gli
elettrodotti principali e le linee
isogone.
Il ciclo di aggiornamento informazioni
geografiche è triennale. Un esempio
della carta è riportato in Figura 3.
Carta satellitare 1:50.000
Carta ottenuta mediante
elaborazione digitale di immagini
pancromatiche fornite dal satellite
commerciale SPOT e prodotta,
principalmente, allo scopo di
supportare l’attività operativa dei
Reparti A.M. quale strumento
integrativo o alternativo alla
cartografia tradizionale alla stessa
scala.
Sull’immagine pancromatica vengono
sovra-impresse informazioni vettoriali
quali: curve di livello, punti quotati,
linee elettriche, ostacoli alla
navigazione aerea, ponti ferrovie e
toponomastica.
Il taglio dei fogli segue quello della
cartografia IGM 1:50.000.
La proiezione adottata è quella UTM
mentre il sistema di riferimento usato
è l’ED50 o il WGS84. Un esempio
della carta è riportato in Figura 4.
Altri prodotti analogici
Le carte che seguono vengono invece
utilizzate solamente per la navigazione
aerea; riportiamo qui di seguito una
breve descrizione delle stesse e
rimandiamo i lettori di GEOmedia a
seguire i futuri approfondimenti
espressamente dedicati a questo tipo di
produzione sempre sulle pagine della
nostra rivista:
Carta di Radionavigazione
1: 1.350.000
Carta per la navigazione aerea
strumentale (IFR). E’ prodotta su due
fogli. Spazio Aereo Superiore e
Inferiore, retrostampata Nord e Sud.
Il ciclo di aggiornamento è
quadrimestrale. Un esempio della carta
è riportato in Figura 5.
Carta terminale d’area
Simile alla precedente, fornisce i
dettagli, alla scala di 1:500.000 circa,
per la navigazione strumentale
(principalmente in fase di
avvicinamento) nelle aree degli
aeroporti di Milano, Roma, Pisa,
Brindisi, Treviso, Napoli, Cagliari,
Catania. Il ciclo di aggiornamento è
quadrimestrale e coincide con la
produzione della precedente.
VAC (Visual Approach Chart) 1: 250.000
Carta aeronautica alla scala 1:
250.000 circa prevista dalla normativa
ICAO per tutti gli aeroporti militari
aperti al traffico aereo civile. Usata per
la navigazione in area aeroportuale in
condizioni di volo a vista (VFR) è
Figura 3 Figura 4
50
GEOmedia 5 2006
Figura 5
prodotta dal CIGA ed è pubblicata
dall’ENAV all’interno dell’AIP Italia.
Il ciclo di aggiornamento è annuale.
Carta ostacoli aeroporto/eliporto
di Tipo A e Tipo B
Hanno lo scopo di fornire uno
strumento per lo studio e la definizione
delle procedure di atterraggio decollo e
circuitazione degli aeroporti aperti al
traffico strumentale. Un esempio della
carta è riportato in Figura 6.
Carta d’aerodromo
E’ una carta monocromatica prevista
dalla normativa ICAO per tutti gli
aeroporti aperti al traffico civile.
Fornisce agli equipaggi di volo le
informazioni necessarie a condurre in
sicurezza le operazioni di movimento a
terra dei velivoli dalla zona di
parcheggio alla pista e viceversa. La
carta è prodotta dal CIGA e pubblicata
dall’ENAV all’interno dell’AIP
Italia.
PIV (Pubblicazioni Informazioni
Volo)
Pubblicazione in formato
tascabile delle procedure
strumentali di avvicinamento, di
partenza, di atterraggio
strumentale e di volo VFR
relative agli aeroporti interessati
al traffico militare.
I prodotti digitali
Tra i prodotti digitali del CIGA
citiamo in dettaglio, per ora, solo il
seguente:
DTED LEV. 1
(Digital Terrain Elevation Data)
E’ uno dei due archivi realizzati dal
CIGA nell’ambito del programma
multinazionale Digital Land Mass
System per la radar
predizione/simulazione.
Consiste in una matrice, descrittiva
dell’orografia, di punti intervallati ogni
3 secondi d’arco (approssimativamente
90 m). Il modello del terreno è stato
ottenuto dalle curve di livello
digitalizzate dalla cartografia alla scala
1:25.000 e 1:50.000 dell’IGM. I dati
sono organizzati in celle geografiche di
1° x 1°. Il sistema di riferimento è
WGS 84. Un esempio della carta è
riportato in Figura 7.
Reperibilità dei prodotti del
CIGA
I prodotti del CIGA, sia digitali che
analogici, sono disponibili all’utenza
civile sia in ambito pubblico che in
quello privato. Oltre alla vendita
diretta, effettuata dal CIGA (06-
91293707, 06-91293762, 06-91293767,
fax: 06-9108149, e-mail:
aerogeo@aeronautica.difesa.it ) i
prodotti sono disponibili presso l’IGM,
che a sua volta si avvale oltre che
della propria sezione vendite anche di
numerose librerie specializzate.
Figura 7
Autore
CAP. MAURIZIO MONTELEONE
Centro Informazioni Geotopografiche Aeronautiche
aerogeo@aeronautica.difesa.it
C ARTOGRAFICA
Figura 6
GEOmedia 5 2006 51
A
ZIENDE e PRODOTTI
ArcGIS 9.2 per rendere ancora più semplice l’utilizzo dell’Informazione Geografica
ESRI annuncia il rilascio della nuova versione della tecnologia ArcGIS. La 9.2 è
una versione importante che concretizza il credo di ESRI secondo il quale
l’evoluzione delle proprie tecnologie deve essere basata sulle richieste degli utenti,
sulle tendenze dell’Information Technology, sull’applicazione degli Standard e
ultimo ma non meno importante, sulla creatività di chi opera, con successo, da
oltre 35 anni in questo settore.
I principali obiettivi nello sviluppo di ArcGIS 9.2 sono stati quelli di aumentare
l’usabilità dei prodotti desktop, ampliare la scalabilità e le potenzialità del
geodatabase, fare in modo che i prodotti server siano pronti all’uso, rendere
portabili le funzionalità della tecnologia desktop e ampliare la disponibilità di
ambienti di sviluppo. Tutto questo aumentando l’interoperabilità dei prodotti,
incontrando gli standards dettati dal settore GIS e dall’IT.
Siamo di fronte ad una importante versione di ArcGIS che include strumenti più
efficienti, visualizzazione dei dati e capacità di analisi, sofisticati strumenti cartografici, memorizzazione in alta precisione delle
coordinate ed esteso il supporto degli standard. ArcGIS 9.2 presenta anche una modalità che consente l’utilizzo dei prodotti
ArcView, ArcEditor e ArcInfo quali strumenti per la realizzazione di progetti di pubblicazione di dati 2D/3D ed ArcGIS Server
9.2 con procedure di elaborazione dati per renderli disponibili a client eterogenei. Le nuove applicazioni client insieme ad
ArcGIS Server permettono l’accesso a dati e a funzionalità di gestione e analisi dei dati geografici ad una vasta gamma di
utenti, inclusi operatori sul campo, analisti e decision makers. ArcGIS 9.2 soddisfa la necessità degli utenti di un’ampia gamma
di settori, con una varietà di architetture che si adatta alle differenti esigenze.
In ArcView, ArcEditor e ArcInfo 9.2 saranno presenti novità quali la disponibilità di scorciatoie (keyboard shortcuts) per l’acceso
alle funzioni, nuove funzioni per la gestione delle tabelle (stampa diretta, caricamento nella TOC di fogli, ecc.), animazione in
tutte le applicazioni (finestra di visualizzazione, grafici, layout), gestione e analisi dei dati temporali (NetCDF), accesso diretto
al metadata dalle proprietà del layer, tool per la misurazione di area e perimetro, tool per calcolo dell’area, perimetro e
centroide.
Con ArcGIS 9.2 viene introdotta una nuova modalità per gestire la rappresentazione multipla. La problematica di produrre
mappe a differenti scale mantenendo un’unica base dati cartografica, viene risolta attraverso la tecnica di rappresentazione
cartografica, resa possibile da una serie di nuovi strumenti per il disegno, la creazione della simbologia e generalizzazione.
Questa nuova caratteristica abbinata ad un sistema database-managed consente di automatizzare ed eseguire un processo
completo di produzione cartografica, riducendo sensibilmente i tempi e i costi fino ad oggi impiegati con l’uso di sistemi
tradizionali.
Novità anche nelle componenti server. Un’ambiente di sviluppo comune per ArcIMS 9.2 e ArcGIS 9.2, che include l’uso della
tecnologia Ajax. Un numeroso insieme di nuovi controlli (.NET e Java) e l’arricchita dotazione di template renderanno più
semplice lo sviluppo di applicazioni con la nuova versione di ArcIMS.
In ArcGIS Server 9.2 vi saranno novità importanti per quanto riguarda la facilità d’uso e la scalabilità; con questo prodotto è
possibile realizzare Web Services per la gestione, la pubblicazione e l’analisi di dati geografici perfettamente integrabili in
architetture SOA (Service Oriented Architecture). Oltre che attraverso degli ambienti di sviluppo, la facilità d’uso è assicurata
dalla possibilità di realizzare i servizi (tipo XML, WMS, Google, ecc.) per la pubblicazione dei dati 2D/3D, procedure di
elaborazione dati con i prodotti desktop e rispettivamente con ArcMap, ArcGlobe e il Model Builder. Inoltre in ArcGIS Server
9.2 sono disponibile anche una serie di applicazioni client pronte all’uso quali WebApp per la visualizzazione e l’editing dei
dati da browser, i prodotti ArcGIS Desktop ed ArcGIS Explorer. ArcGIS Explorer è un visualizzatore gratuito (personalizzabile)
che permette l’accesso e la navigazione su dati geografici provenienti da servizi ArcIMS, ArcGIS Server (2D/3D), WMS ed altri
web services. Inoltre ArcGIS Explorer consente di integrare tali servizi con dati in locale, vettoriali (shapefile, KML, ecc.) e
raster (JPEG2000, GeoTIFF, ecc.). ArcGIS Mobile è disponibile con lo specifico ambiente di sviluppo Mobile ADF. La scalabilità
di ArcGIS Server 9.2 è assicurata da tre differenti edizioni del prodotto caratterizzate da tre differenti livelli funzionali. Tutte
le edizioni includono la tecnologia ArcSDE.
ArcGIS 9.2 presenta poi novità anche nelle caratteristiche e nella gestione del geodatabase. Nuove caratteristiche quali
memorizzazione di coordinate ad alta precisione, file-based geodatabase, terrain dataset. La gestione viene semplificata con
l’introduzione di nuovi strumenti, funzionalità per la storicizzazione, geodatabase non-versionato, accesso SQL standard OGC,
replica dei dati su DBMS eterogenei.
E’ ancora più semplice con questa nuova versione interoperare con le più disparate fonti di dati, permettendo di integrarle per
l’analisi, la modellizzazione, la visualizazione, e la condivisione. ArcGIS continua a supportare il crescente insieme di standard
open source, inclusi Open Geospatial Consortium GML Simple Features data, ISO 19139 metadata standard, e DXF and KML.
Inoltre, è stata è stata supportata la possibilità di leggere, esportare e lavorare con disegni CAD di AutoCAD e MicroStation.
ArcGIS Image Server 9.2 è una nuova tecnologia che consente di superare le limitazioni dei sistemi tradizionali per
l’elaborazione delle immagini. Il prodotto permette di centralizzare la gestione, la distribuzione e l’elaborazione delle immagini.
Elimina l’intasamento delle reti dovuto al trasferimento dei pesanti dati Aster grazie alla possibilità di eseguire elaborazioni
delle immagini on-the-fly. ArcGIS Image Server supporta client eterogenei quali HTML, JAVA, ArcGIS, Geomedia, MapInfo,
Erdas, AutoCAD, Microstation. E’ la soluzione ideale nelle organizzazioni che devono distribuire grandi quantità di immagini a
numerosi client.
In conclusione, l’arrivo di ArcGIS 9.2 è un altro passo importante nell’evoluzione della tecnologia ESRI che faciliterà la
diffusione dei sistemi GIS, rendendo ancora più veloci e precisi i processi decisionali.
(Fonte: ESRI Italia)
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GEOmedia 5 2006
SEAT Pagine Gialle presenta Paginegialle NAV
Seat Pagine Gialle, uno dei principali
operatori a livello mondiale nel settore
dell’editoria telefonica multimediale e nei
servizi internet, presenta con Gate5,
recentemente acquisita da Nokia e terzo
fornitore di software per la navigazione
PND OEM in Europa, PagineGialle Nav, il
navigatore satellitare che include l’intero
database delle Pagine Gialle e delle
Pagine Bianche. PagineGialle NAV è
anche il primo PND al mondo ad offrire
questo tipo di database interamente
residente sul dispositivo. Gli utenti
potranno utilizzare l’intero database di Seat PagineGialle
(che comprende oltre 23 milioni di contatti) per trovare la
propria destinazione: le ricerche, nella località che si
intende raggiungere o nei dintorni della propria posizione,
potranno essere effettuate per tipologia di servizio, di
prodotto o di marchio, oppure digitando la ragione sociale
o il nome di un privato. I più tradizionalisti potranno
comunque inserire l’indirizzo da raggiungere. L’interfaccia
semplice e intuitiva guiderà poi l’uteìnte curva dopo curva
con indicazioni vocali chiare fino al raggiungimento della
meta. Durante il percorso guidato, l’utente potrà accedere
nuovamente ai menu di ricerca per aggiornare o integrare
la propria destinazione, mentre Il ricevitore TMC integrato
permette al software di avere in tempo reale le
informazioni sul traffico per suggerire percorsi alternativi
in caso di code, incidenti e altre segnalazioni. Il livello di
copertura geografica di PagineGialle Nav prevede, grazie
all’accordo con Navteq, leader mondiale nello sviluppo,
nell’aggiornamento e nella distribuzione di mappe digitali,
oltre alla cartografia dell’intero territorio italiano anche la
mappatura completa e dettagliata di un’area di circa 200
km attorno al nostro Paese. Sono quindi comprese le
mappe della Svizzera, dell’Austria, parte della Germania e
della Francia, della Slovenia e della Croazia al massimo
dettaglio, nonché le principali strade d’Europa per garantire
la raggiungibilità dei principali centri abitati del
continente. Le mappe fornite, per tutti i territori al di fuori
dell’Italia, saranno corredate da un database di Punti di
Interesse organizzato in 50 categorie.
Pagine GialleNav è disponibile nei centri della grande
distribuzione organizzata, nelle principali catene e in
numerosi punti vendita indipendenti da metà novembre ad
un prezzo consigliato di 379 euro IVA inclusa grazie
all’accordo di distribuzione stretto con ICAL.
(Fonte: SEAT Pagine Gialle)
Teleatlas estende la copertura
cartografica dell’Asia Pacifica
Lo scorso novembre Tele Atlas
ha annunciato la
disponibilità di mappe digitali
pienamente integrate per il sudest
asiatico. L’aggiornata banca
dati MultiNet comprende le più
complete mappe di Malesia,
Singapore e Thailandia
disponibili sul mercato, oltre a
più di 200.000 punti di
interesse (POI), per permettere agli utenti di sistemi
di navigazione personale e telefoni cellulari di
individuare facilmente ristoranti, cinema, farmacie,
dentisti, medici, centri di autonoleggio ecc. La notizia
fa seguito al recente annuncio di un accordo di
licenza e distribuzione siglato da Tele Atlas con
Beijing Changdi Youhao Mapping Technologies Co.,
Ltd., un’affiliata della società con sede in Cina Ritu
Information Systems Inc. In base a tale accordo, Tele
Atlas è in grado di garantire l’intera copertura
cartografica di 337 città cinesi, compresi i codici
censitori e si afferma come leader nel settore della
cartografia in questa regione attraverso la fornitura di
mappe che coprono sette paesi e territori, oltre a
centinaia di milioni di abitanti. Le caratteristiche e
funzioni offerte da MultiNet Southeast Asia
comprendono: Informazioni sulle reti stradali
navigabili in Malesia per le principali città di
Seremban, Melaka e Pinang. La copertura delle
principali arterie stradali è stata estesa al 65% della
popolazione e per la prima volta sono state inserite
aree indicizzate per migliorare le funzioni di
geocodifica e ricerca per indirizzi; informazioni
aggiornate sulle reti stradali di Singapore, con una
nuova e riallineata geometria per le aree di Changi e
Hougang e l’indicazione dei numeri civici per l’intero
paese. Informazioni sulle reti stradali navigabili, con
l’aggiunta di nuove aree indicizzate per Bangkok, a
copertura di quasi il 10% della popolazione tailandese.
Sono attualmente disponibili informazioni sulle reti
stradali per oltre la metà della popolazione
complessiva ed informazioni sulle reti stradali di
collegamento per l’intero paese.
(Fonte: Tele Atlas)
A
ZIENDE e PRODOTTI
GEOmedia 5 2006
53
A
ZIENDE e PRODOTTI
Esploriamo la Terra in near-real time
In alto: foresta in fiamme in Siberia; al centro: il
Madagascar; in basso: attività vulcanica sull’Etna
(immagini: cortesia di ESA)
L
’Agenzia Spaziale Europea ha messo a
disposizione del popolo della rete un
nuovo servizio web, MIRAVI, grazie al
quale sarà possibile accedere e seguire in
diretta le più recenti immagini Envisat
relative ad incendi, alluvioni ed eruzioni
vulcaniche permettendo, a chi lo volesse,
di navigare semplicemente il pianeta
tramite gli occhi di un satellite.
MIRAVI, che sta per MERIS Images RApid
VIsualisation, segue Envisat lungo la sua
orbita, generando immagini dai dati grezzi
raccolti dagli strumenti ottici MERIS a
bordo del satellite e li rende disponibili on
line dopo appena due ore. MIRAVI è un
servizio gratuito e non necessita di
nessuna registrazione. L’ESA, tramite il
web, vuole rendere fruibili e di interesse
comune le miriadi di immagini che solo
gli scienziati, fino a questo momento,
erano autorizzati a possedere. Creare una
cultura geografica e mostrare le bellezze
del nostro pianeta in tutta la sua
magnificenza non può far altro che
aumentare la consapevolezza della
popolazione mondiale riguardo i gravi
problemi che affliggono il nostro habitat
ed un’iniziativa del genere ha lo scopo di
aumentare le aspettative per un
miglioramento della conoscenza e della
salute della Terra (già ben inquadrata, se
ve ne fosse bisogno, all’interno delle
pagine del Mercato su questo stesso
numero di GEOmedia).
Per godere del servizio basta accedere alla
pagina www.esa.int/miravi e cliccare gli
snapshots sulla sinistra per vedere le
ultimissime immagini disponibili, oppure
visitare un’area specifica selezionandola
dalla mappa del pianeta o introducendo le
coordinate di riferimento. Nonostante la
straordinaria qualità delle immagini, esse
non possono essere utilizzate tuttavia per
scopi scientifici. Gli scienziati, infatti,
hanno a che fare con prodotti MERIS che
sfruttano le 15 bande spettrali dello
strumento e che sono elaborate tramite
sofisticatissimi algoritmi; MIRAVI usa solo
alcune di queste bande spettrali
permettendo all’utente medio di vedere
porzioni di territorio terrestre come se le
stesse osservando ad occhio nudo.
Envisat, lanciato nel 2002, fornisce di
continuo immagini del pianeta con
risultati stupefacenti; il satellite sorvola la
Terra ad un’altitudine di 800 km,
permettendo che il sistema MERIS
acquisisca immagini ogni tre giorni.
MERIS misura le radiazioni solari riflesse
dalla Terra e ciò implica la necessità che
il Sole sia presente affinché il sistema
produca immagini.
(Fonte: ESA)
54
GEOmedia 5 2006
T
ERRA E SPAZIO
E’ uno strumento obsoleto e
poco conosciuto ma anche
affascinante, perché nei suoi
meccanismi è racchiuso il
segreto del tempo, di quello
astronomico cioè, che sin
dall’alba dell’uomo ha
catturato l’immaginazione di
chiunque abbia notato la
regolarità degli eventi celesti.
Fino a qualche decennio fa è
sempre stato a disposizione
per determinare una rotta in
zone in cui la bussola
magnetica è inutilizzabile e
come la bussola trova anche
altri utilizzi indiretti. Inoltre è
decisamente interessante dal
punto di vista didattico al
punto da consigliarne l’utilizzo
per spiegare, a studenti e non,
la geometria del cielo e i
fondamenti dell’astronomia.
La prima cosa pratica che si
impara interessandosi
all’astronomia è che esiste un
sistema di coordinate celesti che
mappa sulla sfera celeste, concentrica
e coassiale alla sfera terrestre, la
posizione dei vari astri. Sulla stessa
sfera si muovono il Sole, la Luna ed i
pianeti. Tale sistema di coordinate è
analogo a quello geografico, ma usa
riferimenti e termini diversi; troviamo
ad esempio la Declinazione al posto
della Latitudine ed l’Angolo Orario al
posto della Longitudine. Mentre però
le coordinate geografiche sono a tutti
gli effetti misure angolari, nel caso di
quelle celesti troviamo che l’Angolo
Orario costituisce anche una misura di
tempo ed esprime, lungo la sua
circonferenza, la rotazione della Terra
nell’arco del giorno. Ma attenzione,
esiste un’importante differenza: il
giorno misurato è quello siderale e
non quello solare.
Il tempo solare è basato su due
passaggi successivi del Sole sullo
stesso meridiano (e questo tempo
varia per via della rotazione della
Terra intorno al Sole e dell’ellitticità
dell’orbita) mentre quello siderale è
basato su due passaggi successivi di
un determinato astro sullo stesso
meridiano. Usiamo il tempo solare per
convenienza (vedi la definizione di
mezzogiorno, ad esempio), ma il
tempo più corretto da usare sarebbe
quello siderale, con il giorno che dura
circa 23 ore e 56 minuti, il periodo di
rotazione della Terra.
Astro-Compass:
uno strumento
affascinante
Esiste allora una diretta
corrispondenza tra il tempo siderale e
la coordinata equatoriale celeste. Tale
corrispondenza è alla base delle
relazioni che legano, in ogni istante,
la posizione di un astro rispetto ad un
osservatore e, dunque, la direzione (o
Azimuth) in cui l’osservatore vede
l’astro. Si può dire che esprimendo la
posizione degli astri in coordinate
celesti (Angolo Orario Siderale, SHA, e
Declinazione, Dec) basta conoscere
come la sfera celeste è orientata in un
dato istante per poter determinare la
posizione di tutti gli astri rispetto
all’osservatore. (Si veda il riquadro
esplicativo per maggiori informazioni).
Più in generale, a fini riassuntivi, la
navigazione celeste vede coinvolte le
seguenti quantità:
1 tempo medio di Greenwich
all’istante di osservazione (GMT);
2 posizione dell’osservatore (Lat/Lon);
3 posizione dell’astro relativa al
meridiano dell’osservatore
(SHA,Dec);
4 direzione dell’astro rispetto
all’osservatore (Azimuth/Elevazione).
di Fabrizio Bernardini
Note tre delle quattro quantità è
possibile calcolare la quarta. Per
esempio note 1 e 3 e misurata 4 con
un sestanta è possibile (in teoria,
perché l’errore strumentale è troppo
elevato e si preferisce un metodo
diverso) determinare la propria
posizione, 2. Oppure, note 1, 2 e 3 è
possibile calcolare 4.
La bussola astronomica
o astro-compass
L’astro-compass è uno strumento
progettato primariamente per la
determinazione della direzione di moto
per mezzo di rilevamenti di corpi
celesti, quali il Sole, la Luna, i pianeti
principali e, ovviamente, le stelle. La
sua funzione è caduta in disuso con
l’avvento del sestante aeronautico (e
poi dei moderni mezzi di navigazione),
ma per diverso tempo è rimasto nel
bagaglio degli strumenti del navigatore
soprattutto per operazioni in zone non
adeguatamente cartografate o nelle
zone polari.
Lo strumento offre una serie di
regolazioni che permettono di risolvere
la relazione tra il moto della sfera
terrestre e la volta celeste. In
particolare troviamo una ghiera per
l’Azimuth dell’osservatore, una scala
precisa per la Latitudine dello stesso,
una ghiera per impostare l’Angolo
Orario dell’astro e un’altra per
impostarne la declinazione. Un sistema
di puntamento integrato assolve la
duplice funzione di mirino notturno
per le stelle ed i pianeti e di
riferimento per il sole (usando l’ombra
proiettata da un’apposita maschera).
Una volta montato in asse con il
velivolo, l’astro-compass viene livellato
usando le livelle a bolla integrate
56
GEOmedia 5 2006
(allinenandolo così all’orizzonte
dell’osservatore). Utilizzando l’apposita
vite micrometrica si imposta la
Latitudine stimata (Lat) e, scelto un
astro, se ne usano le coordinate celesti
(SHA/Dec) per determinare, in base
all’ora di osservazione (GMT) e della
Longitudine stimata dell’osservatore
(Long) il valore dell’Angolo Orario
Locale, da impostare ruotando
l’apposita ghiera. Infine si regola il
gruppo del mirino impostando il
valore di Declinazione dell’astro (Dec).
A questo punto, ruotando la ghiera
di Azimuth alla base dello strumento
si cerca di far coincidere l’astro con
l’asse del mirino. Il valore di Azimuth
letto sulla ghiera fornisce la direzione
in cui è puntato lo strumento e,
dunque, la direzione di moto del
velivolo. Se l’osservatore avesse
allineato l’astro-compass con il Nord
Geografico potrebbe allora leggere
sulla scala di Azimuth il valore del
rilevamento dell’astro selezionato.
L’uso dell’astro-compass deve
evidentemente essere accompagnato
dalla nozione dei dati necessari in una
forma dipendente dal tempo. Come
per l’uso del sestante, allora, si ricorre
alla consultazione dell’Almanacco
Aeronautico mediante le tabelle del
quale è possibile ricavare tutte le
quantità richieste con una precisione
temporale di 4 secondi. Ovviamente la
conoscenza precisa del tempo è
fondamentale. (Si legga al proposito il
resoconto di un navigatore citato nei
riferimenti).
Un astro-compass può poi essere
usato per scopi più ordinari i quali
sono forse un poco più vicini ad un
suo utilizzo didattico, ma anche per
assolvere alcune funzioni pratiche. Si
possono dunque citare:
• lo studio del moto delle stelle,
• la misura del moto relativo di
pianeti, Luna e Sole,
• la predizione della posizione di un
astro in un dato istante dell’anno,
• la determinazione dell’illuminazione
del Sole nell’arco dell’anno per un
determinato punto.
Almeno una ditta statunitense ne
documenta l’uso per stimare
l’illuminazione solare in zone nelle
quali installare pannelli solari, mentre
ne è citato l’uso per verificare le zone
di luce e di ombra, nell’arco di un
anno, all’interno di edifici.
Lo voglio anch’io
E’ comprensibile che qualche lettore
possa essere preso dalla voglia
irrefrenabile di possedere questo
oggetto.La cosa non è impossibile,
anzi. L’utilizzo di tale strumento era
talmente ampio che, piuttosto che
essere una dotazione del velivolo, era
invece una dotazione del navigatore
come gli altri attrezzi del suo
mestiere. Sul mercato dell’usato si
trovano ancora moltissimi esemplari
principalmente fabbricati negli Stati
Uniti, in Canada ed in Gran Bretagna.
T
ERRA E SPAZIO
Altri usi dell’astro-compass
L’astro-compass è uno strumento
affascinante perché permette di
visualizzare le quantità fondamentali
che mettono in relazione la sfera
celeste con il moto della Terra.
Semplicemente per questo motivo
meriterebbe di essere studiato e
sperimentato.
Tuttavia, nell’ambito dei suoi scopi
istituzionali, era previsto che l’astrocompass
fosse usato anche per altre
funzioni, quali:
• la determinazione della declinazione
magnetica locale (nota la direzione
rilevata con una bussola
magnetica);
• l’identificazione di un astro dalle
sue coordinate celesti (nota la
direzione geografica di volo);
• il rilevamento angolare di oggetti
rispetto alla direzione di volo.
GEOmedia 5 2006 57
T
ERRA E SPAZIO
Per approfondire un poco gli aspetti legati al tempo siderale ed alle
coordinate celesti si considerino le seguenti definizioni.
L’Angolo Orario (la “longitudine” celeste) ha un riferimento iniziale
nel cosiddetto “Primo Punto dell’Ariete” o PPA. Il Greenwich Sidereal
Time (GST) è il tempo passato da quando il PPA è passato sul
meridiano (geografico) di Greenwich. Dopo un giro completo è
ovviamente trascorso un giorno siderale. Lo stesso valore, espresso in
gradi, è detto Greenwich Hour Angle (GHA) e fornisce la posizione del
PPA rispetto al meridiano di Greenwich in un determinato istante di
tempo.
L’Angolo Orario Siderale (SHA) di un astro è la sua longitudine
celeste misurata a partire dal PPA.
Ad un osservatore sulla superficie terrestre corrisponde, in un dato
istante di tempo, un Tempo Siderale Locale (LST) trascorso dal
passaggio del PPA sul meridiano dell’osservatore. Ovviamente si ha che il
LST è legato al GST dalla Longitudine geografica dell’osservatore.
L’Angolo Orario Locale (LHA, per il quale esiste una ghiera apposita
sull’astro-compass) è la distanza angolare tra il meridiano dell’osservatore
e l’astro desiderato.
Tutte queste quantità sono rappresentate nel seguente diagramma:
Greenwich
Lon
Osservatore
Longitudine
Quelli canadesi ed inglesi si
riconoscono per la robusta cassetta in
legno al contrario della moderna
cassetta in bakelite statunitense. I
prezzi oscillano, a seconda delle
condizioni, tra i 50 e i 100 Euro ed i
più ricercati sono quelli offerti anche
con la base di supporto (la parte
grigia nella nostre foto) la quale,
comprensibilmente, è spesso mancante
perché lasciata montata su un velivolo.
Dove trovarli? Ma su eBay,
naturalmente, cercando astro compass.
Buona caccia.
Riferimenti
J. Dohm, “The American Flight
Navigator”, Pan American Navigation
Services, 1958
Il disegno dello strumento è
rielaborato da quello presente sul sito:
Selman Field Historical Association
Collection / Peter Davis:
http://www.geocities.com/BourbonStreet/
9544/indexa.html
GHA
SHA
LHA
Per una storia sull’uso dell’astrocompass
in volo:
http://ebushpilot.com/arcturus.htm
GST@GMT
PPA
Stella
Angolo Orario
Si noti che per il Sole, la
Luna ed i pianeti, che sono
in moto e non solidali con
la sfera celeste, non si
specifica un valore di SHA
(che è a tutti gli effetti una
costante), ma un valore
GHA che ne lega la
posizione a quella del
meridiano di Greenwich ed
all’istante di tempo
considerato.
A proposito del Tempo
Siderale si consideri il
seguente diagramma. Si
noti come ogni giorno
siderale sia leggermente più
corto di quello solare. Anzi,
è più corretto dire che ogni
giorno solare dura un poco
più (circa 4 minuti) di un
giorno siderale, il quale
corrisponde ad una
rotazione esatta della Terra.
In base a queste differenze si ha che in un anno esistono 365,24 giorni
solari e 366,24 giorni siderali. In pratica la rivoluzione della Terra
intorno al Sole è responsabile del giorno siderale in più.
Il diagramma sul tempo siderale e
solare viene da Wikipedia ed è
cortesia di Francisco J. B. González.
Il diagramma sui sistemi di
riferimento viene da http://star-www.stand.ac.uk/~fv/webnotes/
ed è cortesia
di Fiona Vincent.
Tutte le foto sono proprietà
dell’autore. Lostrumento raffigurato
appartiene alla collezione del Greater
St. Louis Air & Space Museum
http://www.airandspacemuseum.org
Autore
FABRIZIO BERNARDINI
fb@aec2000.eu
58
GEOmedia 5 2006
Lanciati nel mondo
della geografia intelligente!
www.geo4all.it/geomedia
Aggiornamento
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torna in vita ad Ellis Island
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• Consulenza
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• Ingegneria del territorio
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R
ECENSIONE
Telerilevamento
applicato
a cura della Redazione
Questo volume nasce da
quanto maturato in circa
vent’anni di esperienza nel
campo del Terilevamento, sia nel
percorso universitario che in quello
professionale, scientifico e didattico.
In particolare, la consapevolezza di
un vuoto a livello nazionale, ha
portato alla stesura di questo testo
che tratta le applicazioni del
Telerilevamento in ambito
territoriale.
Maria Antonietta Dessena e Maria
Teresa Melis, geologhe presso l’Ente
Autonomo Flumendosa e presso il
Laboratorio TeleGIS dell’Università
di Cagliari, curatrici del volume,
hanno coinvolto i ricercatori italiani
ed i professionisti esperti nelle
diverse tematiche all’interno dei
settori di appartenenza.
Il testo è strutturato in due
sezioni: una prima che presenta,
attraverso un percorso
multidisciplinare, le origini del
Telerilevamento, la fisica del
fenomeno, le caratteristiche dei
sensori e i satelliti attualmente in
orbita e previsti nei prossimi anni,
le tecniche di elaborazione con
particolare riferimento ai campi
della geologia, della geomorfologia,
della vegetazione e della copertura
del suolo; questa prima sezione si
chiude con una capitolo dedicato al
mondo commerciale ed al reale
utilizzo dei sensori da
telerilevamento. La seconda parte
del testo è dedicata alla
presentazione estesa delle esperienze
sul campo svolte dai diversi autori
che hanno proposto applicazioni
dedicate all’ambiente marino e
costiero, al monitoraggio delle acque
interne, all’analisi geologica e
geomorfologica degli ambienti
estremi polari e aridi dei deserti
caldi e allo sviluppo delle tecniche
di analisi dei dissesti idrogeologici.
Il testo, completamente a colori, è
particolarmente curato nell’invitare il
lettore a cogliere gli aspetti operativi
del Telerilevamento offrendo un
vasto panorama di esempi sia in
ambito nazionale che internazionale.
Grazie alle diverse esperienze e
problematiche presentate, il lavoro
può fornire degli utili spunti di
riflessione a chi opera sul territorio.
Il libro si propone infatti come un
manuale per uso didattico,
professionale e scientifico.
Uno dei capitoli fu scritto a suo
tempo da Eugenio Zilioli, geologo e
pioniere del Telerilevamento,
appassionato d’Africa e di viaggi,
che si ricorda con grande affetto.
Maria Antonietta Dessena e
Maria Teresa Melis
“Telerilevamento applicato”
Mako Edizioni
pp. 320, 45 Euro
Per l’acquisto:
telegis@unica.it
www.aitonline.it
INDICE CAPITOLI
Origini e storia del Telerilevamento
Principi di Telerilevamento
I sensori satellitari ad uso civile per
l’osservazione della Terra
Spettroradiometria di campo
Firme spettrali delle rocce
Elaborazione ed analisi delle immagini
Telerilevamento e Geologia
La Geomorfologia per immagini
Telerilevamento e vegetazione
Telerilevamento e fotointerpretazione
per la cartografia della copertura del
suolo
Analisi commerciale sull’utilizzo del
telerilevamento
I dati multisensore e multirisoluzione
nello studio degli ambienti aridi
Telerilevamento e dissesti
Il Telerilevamento nello studio dell’evoluzione
olocenica delle pianure costiere
Applicazioni di Telerilevamento negli
ambienti para-lagunari costieri
Il sistema MODIS per il monitoraggio del
mare
Telerilevamento per la qualità delle
acque interne
60
GEOmedia 5 2006
A GENDA
2007
Il 10 Gennaio terminano le
iscrizioni per corso gratuito di
formazione post-lauream
Pianificazione e progettazione
urbana fra sostenibilità e
innovazione
Bologna - OIKOS Centro Studi
gennaio - giugno
Web: www.oikoscentrostudi.com
23 - 26 gennaio
Roma - Università degli Studi “La
Sapienza” di Roma - Area di
Geodesia e Geomatica
Corso teorico-pratico (III edizione)
Ortofotocarte da immagini
satellitari ad alta risoluzione:
metodologie, applicazioni e
problemi
Email:
immaginisatellitari@uniroma1.it
Il 31 Gennaio terminano le
iscrizioni per il master
Universitario di I livello
GIS per la Pianificazione
territoriale
Università degli Studi di Roma Tre
- Dipartimento di Scienze
Geologiche
Web:
http://host.uniroma3.it/master/mast
ergeo/1livello/index1.htm
Il 31 Gennaio terminano le
iscrizioni per i corsi di
aggiornamento professionale
Introduzione ad ArcGIS per
ArcView e ArcInfo (Rel. 9.x)
Urbino, 12-13 Febbraio 2007
Analisi Spaziale con ArcGIS ed
Applicazioni ai Rischi Naturali
Urbino, 14-15-16 Febbraio 2007
GISLab - Università degli Studi di
Urbino “Carlo Bo”
Web:
www.uniurb.it/geoappl/gislab/forma
zione/gis2007/Arcgis.htm
24-28 febbraio
Il Cairo, Egitto
International Conference
Geo-Resources in the Middle
East and North Africa
IGGS (International Group for
Geological Studies)
Email: www.grmena.com.eg
20-23 febbraio
Barcellona, Spagna
7th Geomatic Week
Email: info@setmana-geomatica.org
Web: www.setmana-geomatica.org
1-3 marzo
Praga, Repubblica Ceca
GEOS 2007 - International
Trade Fair of Geodesy,
Carography, Navigation and
Related Informatics
Email: hanna@terinvest.com
Web: www.igeos.cz
Palermo, 15-16 febbraio 2007
Avrà luogo a Palermo l’ottava
edizione del Meeting degli utenti
italiani di GRASS GIS e degli
altri software GIS Free Software
Open Source che si affiancano a
GRASS, integrandone le
funzionalità e contribuendo alla
costituzione di una suite software
completa che copre tutti gli
aspetti del mondo del GIS,
dall’elaborazione su workstation
alla pubblicazione e
consultazione in rete dei dati
geografici.
In accordo a tale visione la
denominazione del convegno è
cambiata in Meeting degli
utenti italiani GRASS &
GFOSS.
Il convegno darà modo ai
parteciapanti di scambiare
esperienze sull’utilizzo di GRASS
e di altri software Open Source
e di consocere in anteprima le
nuove direzioni di sviluppo di
tali software.
Web:
http://gislab.dirap.unipa.it/grass_
meeting/
Email: infograsspa@dirap.unipa.it
Indice Inserzionisti
Assogeo Pag. 15
Bentley Pag. 31
Codevintec Pag. 63
ESRI Pag. 64
Eurotec Pag. 41
Geo4all Pag. 21, 23, 59
Geogrà Pag. 45
Geotop Pag. 2, 47
Intergraph Pag. 5
Menci Pag. 17
MICE Pag. 53
Salone del Restauro Pag. 27
SinerGIS Pag. 55
Trimble Pag. 32,33
Universo Pag. 61
62
GEOmedia 5 2006
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