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Geomedia_5_2006

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✔ Nuovi sensori digitali per

aerofotogrammetria classica

✔ Un Focus sulla nuova

tecnologia ESRI ArcGIS 9.2

✔ Il Report dalla

Conferenza ASITA 2006

✔ Sulle orme del Duca

degli Abruzzi: Rwenzori 2006

✔ La produzione

cartografica del CIGA



6

12

FOCUS

Nuovi sensori digitali per aerofotogrammetria classica

Camere digitali a confronto in assenza di specifiche normative DI RENZO CARLUCCI

L’interfaccia al mondo passa per il GIS DI CLAUDIO CARBONI

Direttore

RENZO CARLUCCI

direttore@rivistageomedia.it

Comitato editoriale

FABRIZIO BERNARDINI, VIRGILIO CIMA,

LUIGI COLOMBO, MATTIA CRESPI,

MAURIZIO FAVA, SANDRO GIZZI,

LUCIANO SURACE, DONATO TUFILLARO

Direttore Responsabile

DOMENICO SANTARSIERO

sandom@geo4all.it

Hanno collaborato a questo numero:

FRANCESCO BARTOLI

LOREDANA BATTAGLINI

FABRIZIO BERNARDINI

FULVIO BERNARDINI

VALENTINA CAMPO

CLAUDIO CARBONI

CARLO CIPOLLINI

FEDERICA COCCIA

DANIELA DELOGU

MAURIZIO MONTELEONE

ATTILIO SELVINI

GIORGIO VASSENA

FRANCESCO VENTURA

RENATO VENTURA

Redazione, Marketing e Distribuzione

Geo4All c/o Albatros

Via Pavia, 38

00161 Roma

Tel. 06.44341322

Fax 06.49382321

E-mail: marketing@geo4all.it

16 Living Planet Report 2006: il WWF lancia l’allarme - Gli azionisti di Intergraph approvano

- La Russia apre le porte di Glonass - Una nuova sede per Sokkia - La Cina

vuole un proprio sistema di navigazione - Navigare con la bussola? Meglio il GPS!

20

24

28

34

40

43

MERCATO

REPORTS

Reports Asita DI FULVIO BERNARDINI

Le prove scritte all’esame di Stato d’abilitazione all’esercizio

della professione di Geometra per l’anno 2006 DI ATTILIO SELVINI

Il progetto europeo Humboldt DI FULVIO BERNARDINI

Rwenzori 2006: 100 anni di stupore DI GIORGIO VASSENA

Il portale del servizio geologico d’Italia A CURA DELL’APAT

Il GEOatleta moderno DI FRANCESCO BARTOLI

UNIVERSITA’ E RICERCA

46 Geomatica e formazione di base dell’ingegnere e del geometra DI RENZO CARLUCCI

CARTOGRAFICA

48 La produzione cartografica del CIGA DI MAURIZIO MONTELEONE

Amministrazione

A&C2000 s.r.l.

Via Edoardo d’Onofrio, 212

00155 Roma

Web: www.geo4all.it

E-mail: info@geo4all.it

Progetto grafico e impaginazione

DANIELE CARLUCCI

52

AZIENDE E PRODOTTI

Arcgis 9.2 per rendere ancora più semplice l’utilizzo dell’informazione geografica - SEAT

Pagine Gialle presenta Paginegialle NAV - Teleatlas estende la copertura cartografica

dell’Asia Pacifica - Esploriamo la Terra in near-real time

Stampa

Albatros soc. coop. r. l.

Via Pavia, 38 00161 Roma

Condizioni di abbonamento

La quota annuale di abbonamento alla rivista per il 2006

è di € 45,00.

Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell'abbonamento

è di € 9,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato

è di € 12,00 . I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.

L’abbonamento decorre dal 1° gennaio per n° 5 fascioli con

diritto di ricevimento dei fascicoli arretrati ed avrà validità per

il solo anno di sottoscrizione. L’editore comunque, al fine di

garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita

revoca, da comunicarsi in forma scritta entro

il trimestre seguente alla scadenza dell’abbonamento, si

riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo.

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della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a

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del numero successivo.

Editore

Domenico Santarsiero

Registrato al tribunale di Roma con il N° 243/2003

del 14.05.03 (già iscritto al Tribunale di Rimini N° 18/97

del 31.10.97)

ISSN 1386-2502

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto

di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e

con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico,

ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati,

senza il consenso scritto dell’editore.

TERRA E SPAZIO

56 Astro-Compass: uno strumento affascinante DI FABRIZIO BERNARDINI

RUBRICHE

4 EDITORIALE

60 RECENSIONE

62 AGENDA

62 INDICE DEGLI INSERZIONISTI

Il ricercatore Gaetano Carcano, oltre quota 4900 metri, nella fase di

scalata alla Cima Margherita del Monte Stanley appartenente alla

catena montuosa del Rwenzori, in Uganda. Nel 2006 ricorre il centenario

della spedizione sulla catena montuosa del Rwenzori capeggiata

dal Duca degli Abruzzi.

(Foto di Giorgio Vassena)


E

DITORIALE

Convegni paralleli e

sessioni sovrapponibili

Durante l’ultima Conferenza ASITA tenutasi a Bolzano, una voce di corridoio spesso ricorrente ci ha

seriamente preoccupato: si trattava di una voce non di dissenso ma sicuramente era legata a delle

maggiori aspettative per l’evento in sé; un contributo alla conoscenza e all’avanzamento tecnologico che

provenisse dalla comunità scientifica nazionale.

Probabilmente l’innumerevole quantità di relazioni presentate ha coperto quelle veramente interessanti ed il

numero, si sa, in questi casi non giova; tutto questo è stato poi aggravato dall’insana utilizzazione di sessioni

parallele che hanno il solo scopo di annientare quello che poteva essere il vantaggio dell’incontro

multidisciplinare delle varie competenze.

ASITA è uno strano convegno, in cui competenze di molteplici discipline si incontrano ma non scambiano, dove

ad esempio, in una sessione si parla di problemi da risolvere ed invece, in quella a fianco, gli stessi sono ben

risolti e noti da tempo e viceversa, in un paradossale rimando di competenze ed esperienze. E allora qual’è il

vantaggio di essere tutti riuniti in un posto se poi non ci si confronta? E’ come se ci si rifiutasse di parlare e

affrontare altre realtà che, per forza di cose, si intersecano; e l’oggetto di tutto ciò è proprio il territorio, che di

tutto ha bisogno, tranne che di interventi scoordinati.

Ma la necessità di riunire le 4 Associazioni all’inizio non era puramente strumentale, era da tempo auspicato un

incontro tra esperti di settori così vicini, col fine di una crescita comune.

Altrimenti quale sarebbe il fine di un convegno?

Si spera che vengano presi provvedimenti in tal senso, e che non si assista al solito rimando alle sessioni poster,

anch’esse lievitate a livelli incredibili, tali da impegnare in tutti i pomeriggi del convegno anche esponenti del

settore degli espositori.

Quello che veramente manca è la presenza dei professionisti, di coloro cioè che poi si trovano coinvolti nella

produzione quotidiana dei servizi richiesti dalla realtà operativa.

ASITA dovrebbe essere anche un incontro privilegiato tra i doers e gli users, tra i realizzatori e gli utilizzatori,

ma questo punto purtroppo lascia a desiderare; la presenza degli users infatti è veramente limitata.

E qui i casi sono due: o sono tutti talmente occupati da non avere la possibilità di spendere del tempo

considerando utile quello che viene presentato o non sono proprio a conoscenza dell’evento.

Probabilmente questo è anche dovuto all’errata formazione di base che è stata effettuata nel nostro settore, ma

di questo parleremo a lungo nell’articolo di fondo sulla Geomatica e formazione di base dell’ingegnere e del

geometra.

Auspichiamo che nel prossimo anno si faccia una migliore gestione dell’evento rendendolo pubblico non solo ai

soliti, ma portando la voce della Geomatica in tutti i settori in cui essa è effettivamente utilizzata.

Cogliamo l’occasione per comunicare che i nostri riferimenti sono cambiati in questo modo:

Geo4all c/o Albatros

Via Pavia, 38

00161 Roma

Tel. 06.44341322

Fax. 06.49382321

A tutti i lettori di GEOmedia va un sentito ringraziamento da parte mia e di tutta la Redazione per

l’attaccamento dimostratoci durante questo anno, per le numerose lettere ricevute e i consigli in esse contenute e

che, ovviamente, cercheremo di seguire; infine è doveroso l’invito per tutti ad un 2007 da passare assieme a

GEOmedia, forte di una nuova veste grafica ed un ancor più incisivo piano editoriale.

Buone Feste!

Renzo Carlucci

direttore@rivistageomedia.it

4

GEOmedia 5 2006


Trasporti

Telecomunicazioni

Acqua

Energia

Territorio

Ambiente

Tante soluzioni, un’unica visione

Http://www.Intergraph.it


F OCUS

Nuovi sensori digitali per

aerofotogrammetria classica

Camere digitali a confronto in

assenza di specifiche normative

di Renzo Carlucci

E’ circolata la voce di una recente

decisione di AGFA di sospendere

la produzione di pellicola per

camere aerofotogrammetriche: quei

grandi rulli lunghi decine di metri e

larghi 24 cm, che costituiscono da

quasi un secolo la base del rilievo

cartografico. Le imprese

aerofotogrammetriche che

dispongono ancora di camere

aeree con supporto sensibile su

pellicola, dovranno nell’immediato

futuro adeguarsi. E’ un profondo

cambiamento che coinvolge da

tempo settori ben più ampi, legati

all’intero mercato della fotografia,

travolti dal trauma del passaggio

ai sensori digitali. Forse la

questione non è così imminente

come sembra, in quanto Agfa

stessa assicura che continuerà la

produzione per assistere la

transizione ma il sintomo del

declino dell’epoca della pellicola è

ormai una realtà consolidata.

Il problema ha inoltre una portata

rilevante per la mancanza di

specifiche e normative su tali

nuove tecnologie che consentano

di effettuare collaudi certificando la

qualità del dato in uscita.

In questa situazione risulta

difficile comprendere come si

possa richiedere un volo

aerofotogrammetrico digitale e

collaudarlo con le consuete

raccomandazioni in uso da tempo.

L’epoca d’oro dell’ aerofotogrammetria

è ormai lontana, ciò nonostante non

si cessa di dettare condizioni e

specifiche sicure che mettano al riparo

dagli imprevisti del cambio

tecnologico. Basti pensare che in

alcuni settori si prescrive l’uso del

restitutore analitico e non è ammesso

l’uso del digitale. Figuriamoci se in

tali situazioni sarà accettata una

camera digitale senza che siano

dettate specifiche di capitolato per i

collaudi, certificate da un’autorità

competente che purtroppo al momento

in Italia è soppressa. Quali possono

essere le condizioni di calibrazione

certificabili? La soluzione più ovvia

sembra quella dei tests fields, campi

segnalizzati a terra da utilizzarsi per

tests di calibrazione. Certo siamo

lontani dalla semplicità del certificato

di calibrazione almeno biennale

richiesto in precedenza.

Sebbene attualmente almeno cinque

case costruttrici producano camere

digitali, in Italia sono attualmente

operative la camera DMC della Z/I

(Zeiss / Intergraph) e la ADS40 della

Camera HRSC-A per

aerofotogrammetria

Leica. Le altre camere prodotte quali

la Vexcel (recentemente acquisita da

Microsoft), la Ultracam e la HRSC,

non hanno una larga diffusione sul

nostro territorio. Ci soffermeremo

pertanto ad esaminare le

caratteristiche delle prime due camere,

che presentano caratteristiche molto

diverse tra loro avendo l’una tentato

il raccordo con la tradizione

(adottando un fotogramma derivato in

proiezione centrale di dimensione

paragonabile al 23x23cm del classico

fotogramma aereo), l’altra invece

tentando un salto oltre la tradizione

per abbracciare le tecniche dei sensori

satellitari push broom.

HRSC-A Line sensor prodotto da DLR per la Mars96

mission successivamente adattato per applicazioni aeree

6

GEOmedia 5 2006


F OCUS

interessante contributo alla ricerca

scientifica e all’innovazione: il

superamento dell’ovvio consolidato.

La camera DMC di Z/I

Camera Z/I DMC

DMC Sensore Pancromatico 7k

x 4k con focale f = 120mm

I dati sono acquisiti in modo

profondamente diverso e quasi in

completa contrapposizione di filosofia.

Quella che fornisce il digitale

paragonabile alla classica scansione di

una pellicola aerea, la DMC Z/I, usa

ben 8 obiettivi che contribuiscono

parzialmente a dare sezioni di

scansione riassemblate sul piano della

proiezione centrale di un sensore

23x23cm tramite trasformazioni

software. Quella che invece abbandona

DMC Sensore Multispettrale 3k

x 2k con focale f = 25mm

l’idea della prospettiva centrale sul

piano fotografico della lastra per

passare ad una linea di scansione

lineare adotta un unico grande

obiettivo.

Ci sarebbe sembrato più logico il

contrario, un grande obiettivo per un

grande sensore CCD e una serie di

obiettivi per sistemi a scansione

lineare. Ma la realtà spesso è contraria

all’evidenza della tradizione ed è

proprio questo fatto che dà un

Esaminando da vicino le

caratteristiche dei due sistemi, si

capisce quanto ampio sia stato lo

sforzo dei progettisti per arrivare a

dare un prodotto valido in funzione

degli assunti di partenza e dell’

aderenza alle esigenze del mercato

riscontrate. In questo la Z/I ha cercato

forse la risposta più aderente a quel

mercato di aziende produttrici di

servizi che avranno sicuramente

difficoltà nel passaggio. Con un

sofisticato sistema software il prodotto

finale della DMS è una prospettiva

centrale che emula perfettamente un

fotogramma tradizionale.

Ricostruzione della immagine in proiezione centrale dai 4 sensori nella DMC tratto da:: Jeff Lower and Jeremy Conner, Photogrammetric Mapping With

the Z/I Digital Mapping Camera (DMC), 3001 Inc.

4 camere

multispettrali

Z/I DMC – Tabella caratteristiche

Field of view 69.3° x 42°

Panchromatic

13.824 x 7.680 pixel

4 optics f = 1:4.0 / 120mm

Multi spectral

2.048 x 3.072 pixel

4 channels RGB & NIR

4 optics f = 1:4.0 / 25mm

4 camere pancromatiche

ad alta risoluzione

Disposizione degli 8 sensori nella

camera Z/I DNC

Shutter, aperture

Flight data storage

Frame rate

Radiometric resolution

Peso (camera solamente)

variable

840 GB = > 2.200 images

2 sec / image

12 bit

< 80 kg

GEOmedia 5 2006 7


F OCUS

In questo modo la continuità di

produzione con i restitutori

attualmente in produzione viene

assicurato.

La DMC di Z/I dal punto di vista

costruttivo è molto semplice: ha 4

obiettivi centrali a bassa risoluzione

(3k x 2k) per le 4 componenti R, G, B

e NI (near infrared), dispone inoltre di

altri 4 obiettivi, ad alta risoluzione (7k

x 4k), per il Pancromatico. In un solo

scatto si hanno quindi 3 prodotti:

Colore, B/N e Infrarosso.

Una conquista particolare se si

pensa che fino a poco tempo fa

bisognava avere 3 supporti e quindi 3

scatti diversi, spesso realizzabili solo

con voli ripetuti. Il prodotto finale, il

fotogramma digitale, non è

direttamente rilevato sul piano di

proiezione ottico, deriva invece dalla

trasformazione di più scansioni sui

vari sensori che sono orientati su piani

diversi. Il fotogramma digitale non è

pertanto una diretta derivazione otticoproiettiva

in quanto subisce un

ulteriore passaggio intermedio, che

comporta riproiezione del pixel.

La camera ADS40 di Leica

sperimentate sui sensori del

telerilevamento, ed è proprio questa

caratteristica che individua la

vocazione principale di questa camera

che fornisce dati per

aerofotogrammetria con avanzate

caratteristiche atte all’utilizzo tipico del

settore del telerilevamento.

Un sensore scanner a linea

acquisisce continuamente, attraverso

una sola ottica di alto livello,

l’immagine nadiralmente, avanti e

indietro contemporaneamente, avendo

quindi al termine 3 viste diverse dello

stesso oggetto. E’ una vera novità che

consente di avere stereoscopie

simultanee che permettono di superare

il problema della deformazione

prospettica della proiezione centrale,

come ad esempio nel caso di edifici,

che inibisce sulle camere tradizionali la

visione a terra della base dell’edificio.

Non solo, con opportuni software è

possibile vedere i vari lati disponibili

degli edifici dalla ripresa aerea.

Ovviamente l’innovazione in questo

caso è forte e poca compatibilità

abbiamo con i sistemi di restituzione

digitali attualmente in produzione. Ad

oggi, in pratica, solo con i sistemi

Leica LPS e Menci Software ZMAP è

possibile restituire questo tipo di

immagini, che si presentano all’utente

non come singoli fotogrammi, ma

come lunghe strisciate larghe 12.000

pixels (su 12 CCD nella camera di

seconda generazione) e lunghe n righe,

tante quante quelle necessarie a

coprire tutta la zona di ripresa.

La dimensione del pixel è 6,5

micron.

L’acquisizione dei dati originali dal

sensore si riduce a pixels che

assolutamente devono essere georiferiti

nello spazio prima di ottenere una

immagine geometricamente utilizzabile.

Leica ADS40 2nd generation – Tabella caratteristiche

Field of view 64°

One 4-band beamsplitter in nadir

8 CCD lines con 12000 pixels ciascuna,

pixel size 6.5 μm

In questo caso lo sforzo dei

progettisti è stato orientato nella

direzione di trasportare qui sulla Terra

uno dei sensori che sono ospitati

all’interno dei satelliti aerospaziali. Qui

sulla Terra per modo dire, visto che

comunque si tratta di un sensore

aviotrasportato.

Il cuore della ADS40 nasconde

conquiste tecnologiche ampiamente

Two 4-band beamsplitters one in

Nadir and one in 16° BW

Optics

Resolution

Flight data storage

Recording interval per line

Radiometric resolution

Peso (camera solamente)

12 CCD lines con 12000 pixels ciascuna,

pixel size 6.5 μm

f = 1:4.0 / 62mm

130 lp/mm

0.9 TB HD fino a 14 ore in

ADS40 data format a Intervallo

2.5 msec con 3 Pan e 4 Spectral

bands

1,25 msec

16 bit

61 Kg - 65 Kg

Camera Leica ADS40

Il principio delle tre scansioni simultanee della Leica ADS40

8

GEOmedia 5 2006


F OCUS

Si parla infatti come per i sensori

aerospaziali di Level 0 e Level 1, con

riferimento ai dati originali (Raw)

acquisiti senza alcun trattamento e i

dati trattati successivamente, portati cioè

a livello utente per le successive

interpretazioni. Anche qui come nel

campo aerospaziale il dato di Level 0 è

più utile allo scienziato, allo studioso o

comunque a colui che cerca

informazioni percepibili al di fuori del

normale campo del visibile, mentre il

dato Level 1 è quello diretto a colui che

deve utilizzare un’immagine tradizionale,

comprensibile.

Per questo motivo la ADS40 è

completamente dipendente da un

sistema di posizionamento inerziale che

possa dare od ogni pixel informazioni

relative alla sua posizione nello spazio

al momento dell’acquisizione. Un

sistema con cuore Applanix è integrato

pertanto all’interno della camera e un

qualsiasi malfunzionamento dello stesso

può portare a dati difficilmente

utilizzabili. Ovviamente per

malfunzionamento intendiamo non

problemi hardware o software, bensì

mancata copertura dei necessari satelliti

GPS o delle stazioni di riferimento per

problemi dovuti alla natura del sistema

dipendente da autorità militari

statunitensi.

Per quanto riguarda la compensazione

del movimento di immagine (FMC,

Forward Motion Compensation) che nelle

vecchie camere ottiche era

appositamente realizzata da un

dispositivo anti-trascinamento di

immagine (in pratica un elemento

meccanico che muove il piano focale

nelle direzione del moto dell’aereo al

momento di scatto al fine di eliminare

qualsiasi effetto di fotogramma mosso)

in questa camera non è necessario.

Infatti la velocità di scansione di una

linea, pari a 1.25 msec, e la risoluzione,

sono tali che il movimento dell’areo

durante l’acquisizione di una linea di

scansione è praticamente irrilevante.

Infatti si ha un GSD (Ground Sampling

Distance, dimensione della proiezione a

terra del pixel) di 7,5 cm per una

velocità fino a 120 knt e un GSD fino

a 15 cm per una velocità max di 240

knt. La camera ha una lunghezza focale

di 62.77 mm; il FOV (angolo di campo,

Field of View) nominale è 64°. Le prese

backward e forward sono inclinate

rispetto alla verticale rispettivamente di

10° e 40°. La risoluzione fotografica è

di 130 lp/mm.

DMC: Central Perspective

Pro e contro

Definire i pro e contro di un sistema

o dell’altro è molto difficile in quanto

sono due strumenti completamente

diversi, che partendo anche da

impostazioni lontane, arrivano comunque

a dare lo stesso risultato: materiale

ottico-digitale per restituzione

stereoscopica aerofotogrammetrica di

cartografia.

Partendo da sensori, entrambi

forniscono dunque materiale atto al

trattamento con restitutori digitali.

La DMS privilegia la compatibilità

con l’esistente, proponendosi quindi

come un valido elemento di transizione

in questo periodo, dando in uscita una

serie di pixel, disposti all’interno di un

quadrato di 23x23cm, trasformati come

se facessero parte di un’unica proiezione

centrale al pari delle vecchie camere

fotogrammetriche a pellicola.

ADS 40: Line Array

Cortesia di: Manfred Ehlers, Ronald Janowsky and Sascha Klonus FZG - Research Center for

Geoinformatics and Remote Sensing University of Osnabrueck, Germany and GiN - Center

for Excellence in Geoinformatics

Push Broom Sensor

I sensori per telerilevamento usano da tempo i Push Broom Sensor, scanner a linee trasversali alla

direzione del movimento aereo successivamente riassemblate per formare l’immagine definitiva.

L’interesse principale di tale sistema è dovuto alla possibilità di avere più linee di scansione su

canali spettrali multipli. Nel settore aereo il sistema si è dapprima evoluto per avere moltissimi canali

spettrali multipli come per il sensore CASI della Itres, ma senza alcuna preoccupazione per

l’accuratezza geometrica dell’immagine. Nel settore spaziale questo sistema si è trasformato nel

Sensore CCD push broom metodo preferito di formazione di immagini nelle osservazioni terrestri, in quanto un percorso

orbitale è sufficientemente stabile da permettere che l’immagine risultante abbia una buona esattezza

geometrica. Derenyi nel 1970 enunciò per primo che sarebbe stato possibile raccogliere tre o più linee di scansione

simultaneamente al fine di ottenere una soluzione geometrica forte per il percorso di volo, illustrando come sarebbe stato

possibile ricostruire il flight path da una serie tripla di scansioni considerandole come se fossero state riprese da una camera

normale e quindi procedendo tramite triangolazione aerea. Goetz nel 1980 espanse questa idea per proporre un satellite stereo,

la cui missione, denominata Stereosat, non ha mai passato la fase di studio iniziale. Il German Aerospace Center DLR ha

sviluppato una serie di sistemi basati su questo approccio, tuttavia nati da un’esecuzione originalmente proposta da Hofmann e

descritta da Hofmann e da Mueller nel 1988. Camere atte a produrre immagini multiple allineate per osservare in avanti, verso

il basso ed indietro, sono state costruite per la missione terrestre MOMS nel 1996 e per esplorazione di Marte sempre nel

1996 con la camera denominata High Resolution Stereo Camera HRSC che attualmente sta acquisendo stereogrammi su

Marte. Questa è attualmente comercializzata da ISTAR in Francia sotto un accordo con il DLR. Per ultimo uno sviluppo del

prodotto a scopi aerofotogrammetrici è stato intrapreso da Leica Geosystems, anche sotto un accordo con il DLR, che ha

portato alla prima introduzione sul mercato della camera ADS40 nel 2000. Un sensore a striscie multiple è quindi oggi una

realtà, approfittando del fatto che a scopi geometrici la geometria forward-downward-backward descritta da Derenyi (1970) e

Konecny (1970) da risultati di accuratezza fotogrammetrica.

GEOmedia 5 2006 9


F OCUS

Camera

Type

Comparison of Aerial Cameras

Individual camera parameters

Comparison of Area coverage, and accuracy

Normalized to pixel of 10 um & 10 cm GSD

(normalized photo scale 1:10.000)

Area Coverage

Accuracy

Array

(Pixels)

Pixels

size

um

Focal

lenght

GSD@

1000m

mm

n.focal

lenght mm

Area

sq.km

h/b

ratio

x,y

cm

height

(points)

cm

height

(terrain)

cm

ADS40 12.000x1 6.5 62.5 10.4 96 1.44 1.26 20 12.6 24.2

DMC (Pan)

13824x

7680

12 120 10 100 1.06 3.3 20 33 66

Comparazione caratteristiche Z/I DMC e Leica ADS40

Per questo un operatore alla

restituzione non noterà differenza alcuna

con un fotogramma originato da

pellicola e acquisito da scanner

fotogrammetrico. Inoltre anche senza

sistema di posizionamento inerziale

Applanix i fotogrammi digitali saranno

utilizzabili con il tradizionale appoggio

topografico per successiva triangolazione

aerea. Il GCP è di circa 10 cm a 1000

metri di quota consentendo una base di

presa tale da garantire il rapporto

h/b=3,3 per una accuratezza di

determinazione classica necessaria alle

precisioni richieste in determinazioni

cartografiche. Una diversa risoluzione tra

Colore, Falso Colore (Near Infrared) e

Pancromatico fa si che però i pixel

abbiano diverse dimensioni e quindi

accuratezza diversa tra le bande

iperspettrali fuse tramite pan-sharpening,

elaborazione di interpolazione pixel via

software, per ottenere l’immagine finale.

La ADS40 privilegia invece la

risoluzione omogenea di acquisizione per

tutte le bande spettrali fornendo quindi

un pixel non interpolato che però di

contro necessita di una elaborazione (e

quindi deformazione) successiva per il

riferimento spaziale dato dal sistema di

posizionamento inerziale.

Una failure del sistema GPS rende

inutilizzabile il dato acquisito.

Il GCP è pari a circa 10 cm per una

quota di volo di 1000 metri e la base di

presa, riconducibile dalle 3 prese

contemporanee, raggiunge di fatto

rapporti h/b= 1,26, valori di tutto

rispetto per la precisione e la acutezza

stereoscopica cartografica. Inoltre con

una sola strisciata sono disponibili più

viste dell’oggetto (nadir, prospettiva

anteriore e prospettiva posteriore)

utilissime per la restituzione corretta

dell’edificato urbano. La restituzione, in

termini classici, è però attualmente

disponibile solo su sistema Leica LPS e

Menci Software ZMAP, forse in futuro

anche altri produttori inseriranno tra i

formati utilizzabili quello della ADS40.

Specifiche normative

La situazione delle specifiche per

l’accettazione e la validazione dei

prodotti delle camere aeree digitali è

molto particolare. In questo momento

non si hanno criteri di accettazione

validi ai fini del collaudo dei dati

acquisiti ma nel contempo abbiamo già

più camere operative sul territorio

nazionale.

Nuove camere e diversi approcci

appaiono continuamente mentre non ci

sono parametri e concezioni

universalmente accettate come pure non

sono state definite procedure ufficiali e

certificate per l’assicurazione e il

controllo della qualità e della effettiva

calibrazione degli strumenti.

Tests empirici e validazione dei

prodotti finali sono realizzati da:

• produttori dei sistemi

• organizzazioni scientifiche o indipendenti

quali l’USGS, la FGI o l’EuroSDR, che

stanno realizzando raccomandazioni e

sviluppo di procedure largamente accettate

per la calibrazione, generalmente

basate su tests sperimentali con gruppi

di utenti.

• potenziali clienti

Gli Standards utilizzabili al momento

sono:

• ISO standard 19130 Sensor and data

models for imagery and gridded data (in

corso di sviluppo a livello internazionale)

• DIN standard 18740 Photogrammetric

Products – Part 4: Requirements for digital

airborne sensors and images (in corso

di sviluppo in Germania)

Particolarmente attivo è l’EuroSDR

(conosciuto anche come OEEPE) network

Digital Camera Calibration che in questo

momento sta lavorando alla realizzazione

di Raccomandazioni per la calibrazione

di camere digitali tramite tests

sperimentali condotti con il network

descritto nella tabella di fondo.

Punto di contatto per l’EuroDSR è

Michael Cramer (michael.cramer@ifp.unistuttgart.de

) dell’ Institut für

Photogrammetrie Universität Stuttgart.

Gruppo

Produttori di camere

Sviluppatori di software

Altre imprese

Enti scientifici

Agenzie cartografiche nazionali

Istituzioni

ADS, DIMAC, DMC, DSS, UltracamD, Starimager, 3-DAS-1, DigiCAM

BLUH, ORIMA, inpho, dgap

Vito, ISTAR, Geosys, OMC, CSIRO, Itacyl

ETH, OSU, Glasgow, Stuttgart (U and HfT), IdeG, Rostock, DLR, Berlin, Nottingham, Aas, Pavia, Anhalt, Leon

ICC, USGS, OrdSurv, IGN, FGI, NLH, Swedish LandSurvey, Swisstopo, BEV, Inst. Cart. Valenciano

Gruppo di enti, produttori, operatori e agenzie che partecipano al network EuroDSR

10

GEOmedia 5 2006


F OCUS

L’Italia non è assente in tale

network, e sono in corso iniziative di

ricerca universitaria locale (Torino,

coordinamento prof. S. Dequal) che

hanno in programma la realizzazione

di capitolati e specifiche tecniche per

l’utilizzo di immagini digitali ad alta

risoluzione geometrica acquisite da

piattaforma aerea e satellitare per la

costituzione e/o l’aggiornamento di

cartografia di base. Tale programma

biennale è realizzato con

finanziamento del MIUR nell’ambito

dei PRIN - Programmi di ricerca di

Rilevante Interesse Nazionale.

Nel frattempo l’USGS statunitense

sta avviando due vie di certificazione

della qualità, una basata sulla

certificazione del produttore, l’altra

basata su una certificazione

dell’impresa aerofotogrammetrica

produttrice del dato con sensore

digitale. Se fosse adottata quest’ultima

soluzione le imprese se ne

avvantaggierebbero di certo eliminando

la fastidiosa necessità di rinviare ogni

due anni la camera al costrutture per

la verifica di calibrazione.

Nota curiosa sul Gergo Leica

Nel recente convegno ASITA 2006 tenutosi dal 14 al 17 Novembre a Bolzano

abbiamo assistito ad una curiosa definizione del termine Level 0 per i dati raw

acquisiti dalla camera ADS40, riducendolo nell’ambito del gergo Leica. L’autore

di tale definizione avrebbe fatto bene a sincerarsi, prima di etichettare in tal

modo il Level 0, per riferire ai numerosi ascoltatori, dell’esistenza di standards

acclarati ed in uso dal mondo scientifico internazionale. Possiamo quindi

assicurare ai lettori che Leica non ha usato un suo gergo, ma una ben nota

nomenclatura scientifica.

Lo Hierarchical Data Format (HDF) è un multi-object file format per

l’archiviazione e il trasferimento di dati scientifici. HDF è universalmente usato

per la gestione dei dati scientifici ed è stato selezionato come il formato standard

per i dati prodotti dai sistemi Earth Observing System (EOS) dalla NASA.

HDF standard NASA definition table

Product

Level 0

Definition

Raw "sensor format" data at original resolution

Level 1a

Level 1b

Level 2

Level 3a

Level 3b

Level 4

Level 0 data reformatted to image files with ancillary files appended

Level 1a data to which radiometric calibration algorithms have

been applied, to produce radiance or irradiance, and to which

location and navigational information has been appended.

Geophysical or environmental parameters derived from Level 1a

or 1b data, may include atmospheric correction.

Level 1b or 2 data mapped to a geographic co-ordinate system

using on-board attitude and positional information only.

Level 1b or 2 data mapped to a geographic co-ordinate system

using on-board attitude and positional information with additional

ground control points.

Multi-temporal/multi-sensor gridded data products.

Tali definizioni elaborate dalla NASA nascono per fornire unastruttura

standard per l’elaborazione dei dati. La tabella mostra gli elementi di una

catena completa di elaborazione dei dati che parte dai dati grezzi acquisiti da

un sensore (Livello 0), con una successiva serie di fasi di lavorazione standard.

Queste fasi successive includono l’elaborazione dei dati calibrati

radiometricamente (Livello 1b), riferibile ad uno standard nazionale ed ai

prodotti geofisici o ambientali derivabili (Livello 2),che possono includere

l’applicazione di una correzione atmosferica. Infine una rettifica geometrica

relazionata un sistema di riferimento georeferenziato o una proiezione

cartografica possono essere applicate utilizzando un sistema di posizionamento

o di determinazione di assetto da solo (Livello 3a) o essere meglio riferita

tramite punti di controllo sul terreno (GCP) prestabiliti dall’utente (livello 3b).

L’insieme di dati registrati nello spazio, che contengono anche le bande

originali di scansione del sensore o, più generalmente, un certo prodotto

derivato di dati (ad esempio distribuzione della clorofilla dell’oceano, o

temperatura in superficie, ecc.) può allora essere unito con altre informazioni

georiferite spazialmente per dare origine al Level 4.

Schema del CASI2 Push Broom sensor

Bibliografia

Derenyi, E.E.(1970) Relative Orientation

of Continuous Strip Photography,

Dissertation, Univ. of New Brunswick,

Canada.

The Mars96 Mission — HRSC High

Resolution Stereo Camera.

http://solarsystem.dlr.de/Missions/express/

Konecny G. (1970) Metric Problems in

Remote Sensing. International Inst. for

Geoinformation Sciences and Earth

Observation, Publ. Series A, No. 50, Delft,

The Netherlands

Hofmann O., F. .Müller (1988) Combined

Point Determination Using Digital Data Of

Three Line Scanner Systems. Int. Arch.

Photogramm. and Rem. Sens., Vol. 27

(1988) Part B11, S.III/567-III/577.

Franz W. Leberl, Roland Perko (2002),

Novel Concepts for Aerial Digital Cameras,

ISPRS Commission I Symposium Colorado,

2002

Leica Geosystem, note e materiali sui prodotti:

http://gi.leica-geosystems.com/LGISub1x2x0.aspx

Intergraph, note e materiali su prodotti:

http://www.intergraph.com/dmc/default.asp

Autore

RENZO CARLUCCI

rcarlucci@aec2000.eu

GEOmedia 5 2006 11


F OCUS

Le informazioni di e-geography

fanno ormai parte della

quotidinità, e la prova è proprio

sotto i nostri occhi: sui fogli

pubblicitari dei grandi magazzini

e discount vari troviamo offerte

di acquisto per navigatori di

fascia economica, sulle fiancata

dei mezzi pubblici si esaltano le

caratteristiche dell’ultimo

modello e, come plus per

l’acquisto dell’auto sempre lui, il

navigatore.

Come già abbiamo avuto modo

di scrivere sulla nostra rivista, la

geografia intelligente

(e-geography), ovvero il GIS in

senso lato, diventerà l’interfaccia

al mondo, e per riprendere un

discorso già fatto (GEOmedia

5/2001 pag.19), muoversi come

raccontava Jack Kerouac sulle

freeways, scenario di “On the

road”, non sarà più un

problema, anche se forse i

Tuareg continueranno a costruire

le loro mappe con la sabbia

delle dune e le foglie delle rare

oasi. Nell’articolo che segue

viene presa in analisi una delle

ultime versioni della nuova

piattaforma GIS targata ESRI,

ArcGIS 9.2, da cui si potranno

evincere le potenzialità e

l’integrazione con le tecnologie

dell’ICT che caratterizzano la

nostra era.

La convergenza tecnologica degli

ultimi anni ha fatto sì che le

soluzioni GIS di livello

enterprise e quelle di livello desktop

abbiano subito notevoli adattamenti

sia alle tecnologie di base legate al

mondo dell’IT e dell’ICT, sia di

riflesso allo sviluppo di altri ambiti

applicativi legati al crescere dell’egovernement,

della mobilità e di altri

fattori esterni alla tecnologia stessa.

In particolare, la richiesta di servizi

innovativi e l’esigenza di cavalcare la

crescita del web e delle applicazioni

MLS, hanno posto le condizioni

necessarie ad un adeguamento delle

soluzioni, sia in termini di architettura

che in termini prettamente di

efficienza per l’utente finale e

l’ambiente di sviluppo; tutto questo

affinchè il cosiddetto time to market

delle applicazioni sia sempre più

efficiente al passo col rapido

cambiamento delle strategie

commerciali e di organizzazione del

flusso di lavoro.

In sintesi quindi, i fattori innovativi

dell’ultima versione 9.2 della

tecnologia ESRI ArcGIS sono

L’interfaccia al

mondo passa

per il GIS

riconducibili a queste istanze:

✓ Forte orientamento allo sviluppo

dei servizi mobile-gis

✓ Forte orientamento

all’integrazione con la

disponibilità di numerosi ADF

(Application Developer

Framework)

✓ Semplificazione del processo di

gestione delle banche dati

geografiche

✓ Forte orientamento alla

cooperazione degli utenti in

modalità attiva e passiva

attraverso la rete

L’orientamento alle

soluzioni mobile

Con l’avvento dei nuovi dispositivi

portatili quali notebook, palmari e

smartphones, è diventato sempre più

diffuso l’impiego del mobile GIS. Il

Mobile GIS rappresenta un modo di

gestione e interazione con le

informazioni geografiche in maniera

attiva, senza il bisogno di essere

fisicamente in ufficio, seguendo il

flusso di lavoro direttamente dal

campo verso l’ufficio e viceversa. Con

tali sistemi gli operatori possono

visualizzare, acquisire, aggiornare,

elaborare e analizzare informazioni

geografiche in tempo reale

direttamente sul campo di lavoro. Il

Mobile GIS integra una o più delle

seguenti tecnologie:

• Dispositivi portatili

• GPS e/o altri sistemi di

posizionamento satellitari e non

(range finder, ecc.)

• Reti di comunicazione sui diversi

standard disponibili (UMTS, GPSR)

• Protocolli di comunicazione tipici

della tecnologia ICT come TCP/IP,

P2P, ecc.

• Sistemi di accesso a servizi di tipo

web mapping (GIS server, ecc.)

Tradizionalmente la raccolta dei dati

di Claudio Carboni

sul campo e la successiva

pubblicazione sono sempre state

attività estremamente costose in

quanto lunghe e non sempre scevre di

errori. L’acquisizione dei dati avveniva

direttamente su mappe, sulle quali

venivano riportati i rilevamenti (nuovi

elementi, modifiche, annotazioni, ecc.).

Successivamente un operatore

riportava i dati dalle mappe nel

database GIS. Il risultato di queste

complesse operazioni sono spesso state

banche dati non sempre aggiornate e

con la presenza di elementi non

perfettamente allineati.

A seguito della diffusione delle

tecnologie Mobile GIS, e potendo

operare sul campo con mappe

aggiornate in tempo reale, è stato

possibile per le diverse organizzazioni

di velocizzare i processi di decision

making, grazie all’accuratezza delle

informazioni e al fatto che i database

vengono aggiornati in tempo reale.

Figura 1 - Un

tipico apparato

smartphone HP

impiegabile per

attività di

mapping GIS

Con il Mobile

GIS, gli

operatori

abituati a

lavorare on

the field

come Vigili

del fuoco,

forze di Polizia,

operatori della Protezione Civile, così

come le aziende del settore

multiutility, possono facilmente creare,

modificare utilizzare mappe;

Inventariare o acquisire posizione e

caratteristiche di beni su cui operano;

possono effettuare attività di

manutenzione sulle reti tecnologiche;

gestire incidenti e eventi calamitosi;

12

GEOmedia 5 2006


F OCUS

Figura 2 - Due operatori che attraverso l’uso

del GPS e di una soluzione mobile GIS

sono in grado di effettuare un

aggiornamento della bancadati geografica in

tempo reale

eseguire misurazioni e analisi GIS

direttamente sul campo.

Inoltre la disponibilità del Mobile GIS

ha reso possibile la rapida espansione

dei Mobile Location Services (MLS).

I Mobile Location Services sono

l’evoluzione dei Location Based

Services (LBS), resa possibile dalla

disponibilità delle reti di Telefonia

Mobile e Wireless LAN. In queste

applicazioni un server mette a

disposizione le funzionalità di ricerca

percorsi, visualizzazione di mappe,

visualizzazione di punti di interesse

direttamente su dispositivi mobile

come notebook, palmari e

smartphones.

In questo contesto la politica di ESRI

all’interno della versione 9.2 del nuovo

software, è quella di andare incontro

alle necessità degli utenti e seguire

quindi i trends dell’Information

Technology rendendo disponibile un

insieme scalabile di prodotti per il

Mobile GIS come:

• Prodotti GIS ricchi di funzionalità in

grado di operare anche su piattaforme

mobile come i notebook

(ArcView, ArcEditor e ArcInfo)

• ArcPAD, un prodotto GIS completo,

“pronto all’uso” per palmari

• Un ambiente di sviluppo (ArcGIS

Mobile) per smart client disponibile

con ArcGIS Server per permettere

l’impiego di dati e funzionalità GIS

su dispositivi portatili quali palmari,

smartphones e cellulari con display

grafico

• ArcGIS Server, una soluzione che

mette a disposizione delle soluzioni

sopraccitate l’accesso a dati 2D e 3D,

oltre alla possibilità di eseguire

procedure di elaborazione dei dati

prodotti come ArcView, ArcEditor,

ArcInfo, ArcPad e quelli sviluppati in

ambiente ArcGIS Mobile, sia in

modalità autonoma che come client

verso i server ArcGIS Server e

ArcIMS. Nel secondo caso la potenza

del server permette di superare i limiti

dei dispositivi portatili in quanto a

capacità di calcolo e di memoria,

rendendo disponibile direttamente sul

campo l’accesso a quantità illimitate

di dati e a processi di elaborazioni

anche estremamente complessi.

Integrazione a tutto campo

ArcGIS Mobile ADF (Application

Developer Framework) è un nuovo

ambiente di sviluppo incluso nella

nuova versione di ArcGIS Server 9.2.

Mediante questo framework è possibile

creare rapidamente applicazioni GIS

efficienti e centralizzate che funzionino

su dispositivi mobili quali palmari e

smarthphones.

Tra le funzionalità offerte dal Mobile

ADF e già pronte all’uso vi sono:

• Visualizzazione e navigazione di

mappe

• Supporto per i dispositivi GPS

• Editing degli elementi cartografici e

tabellari

• Gestione di ambienti connessi e disconnessi

tramite caching

ArcGIS Mobile ADF è solo una delle

numerose novità presenti in ArcGIS

Server 9.2. Infatti, con la tecnologia

ESRI della versione 9.2 si è in grado

di distribuire dati e funzionalità di

gestione, visualizzazione, elaborazione

e analisi dei dati geografici in tutte le

tipologie di architetture informatiche;

integrare i servizi GIS in sistemi

enterprise quali CRM e ERP diventa

un lavoro facile e alla portata anche

di piccole e medie aziende.

La tecnologia client-server

e l’apertura agli standard

consolidati

ArcGIS Server è una moderna

piattaforma per realizzare applicazioni

GIS centralizzate o integrare servizi

GIS in sistemi enterprise, per

migliorarne le capacità di supporto

alle decisioni o ottimizzare i costi di

gestione. Con la stessa soluzione è

possibile distribuire via web una

vastissima quantità di funzioni per la

gestione, l’analisi, la modifica di dati

geografici o di qualsiasi tipologia di

informazione che insista sul territorio.

Gli utenti GIS possono usare ArcGIS

Server per pubblicare e promuovere il

loro lavoro sotto forma di mappe, dati

3D, procedure di elaborazione dei dati

ed integrare nelle applicazioni servizi

GIS pubblicati da altri operatori GIS.

La condivisione della conoscenze

geografiche aiuta i professionisti GIS a

creare tecniche standard e flussi di

lavoro che riducono in modo

significativo i costi di sviluppo e

semplificano la realizzazione di

applicazioni GIS. Attraverso queste

nuove applicazioni il GIS viene reso

quindi trasparente agli utenti mediante

servizi sofisticati ma allo stesso tempo

semplici da realizzare, usare ed

integrare. Gli sviluppatori possono

usare ArcGIS Server per realizzare

applicazioni web, web services e

servizi in architetture SOA (Service

Oriented Architecture). ArcGIS Server

aderisce in pieno agli standard del

mondo IT offrendo il massimo livello

di interoperabilità e compatibilità con

le architetture di tipo enterprise

adottando tecniche, linguaggi di

programmazione e gli ambienti di

sviluppo tra i più comuni.

Inoltre l’architettura della nuova serie

9.2, permette di impiegare i diversi

Figura 3 - L’architettura generale della nuova soluzione ArcGIS 9.2

GEOmedia 5 2006 13


F OCUS

Figura 4 -

Una vista di

insieme di

diverse

applicazioni

GIS orientate

al mapping

web

Insieme ai più diffusi application

servers e DBMS, con ArcGIS è

possibile lavorare in ambiente Java,

AJAX, .NET 2.0, XML/SOAP, ma

anche in ambienti operativi eterogenei

come Windows, Linux e Solaris.

L’architettura si compone di due

componenti, ovvero un server GIS ed

un Application Developer Framework

(ADF) per .NET e Java. Il server GIS

contiene gli ArcObjects impiegati nelle

applicazioni web e desktop e fornisce

un ambiente scalabile per l’esecuzione

degli ArcObjects sul server, mentre

l’ADF offre il supporto per la

costruzione ed il rilascio delle

applicazioni .NET e Java che fanno

uso degli oggetti in esercizio sul

server includendo, oltre alle librerie,

una collezione di web controls,

template, help ed esempi di codice.

Numerose le novità per rendere ancor

più semplice l’uso del prodotto al fine

di rendere molto più rapida la

realizzazione delle applicazioni, con

sensibili diminuzione dei costi:

• introduzione del Manager, una

nuova applicazione web-based che

permette l’amministrazione del

sistema ArcGIS Server, la

pubblicazione di tutte le tipologie

di servizi e la creazione, tramite

wizard, delle applicazioni web

• completa integrazione con i

prodotti ArcGIS Desktop 9.2,

utilizzabili come strumenti di

authoring per la realizzazione di

servizi ArcGIS Server. Con

ArcView, ArcEditor e ArcInfo si

predispongono i progetti contenenti

dati 2D e 3D che ArcGIS Server è

in grado di rendere disponbili su

web

• ArcGIS Server 9.2 è in grado di

eseguire tasks, procedure di

elaborazione dati realizzate con il

Model Builder, l’ambiente grafico

intuitivo e semplice da usare

presente in ArcView, ArcEditor e

ArcInfo. L’utilizzo del Model

Builder consente di realizzare

procedure di elaborazione dati

anche a coloro che non possiedono

alcuna conoscenza di tecniche o

linguaggi di programmazione e di

pubblicarli come WebServices

• disponibilità di nuovi client web,

pronti all’uso, per la

visualizzazione, l’editing e

l’interrogazione di dati spaziali;

• supporto nativo di tecnologie AJAX

per le componenti delle interfacce

web;

• gestione dinamica con cache di

mappe 2D e 3D;

• pubblicazione dei dati nei formati

OGC WMS e 3D KML (Google

Earth):

• integrazione con gli ambienti di sviluppo

più diffusi: Visual Studio .NET

2005, Eclipse, Sun JAVA.

L’altra importante novità di ArcGIS

Server 9.2 è la maggior scalabilità,

caratteristica che facilita l’accesso a

questa innovativa tecnologia. La nuova

versione infatti viene commercializzata

come un unico prodotto offerto in tre

edizioni di tipo Basic, Standard e

Advanced, ognuna caratterizzata

ovviamente da uno specifico livello

funzionale. Tutte e tre le nuove

edizioni di ArcGIS Server includono la

tecnologia ArcSDE e l’estensione

Maplex, un set di funzioni per la

generazione rapida di mappe di

qualità con il posizionamento della

simbologia basato su regole definite

dall’utente (generalizzazione

cartografica).

Conclusioni

Tutte le edizioni di ArcGIS Server 9.2

sono disponibili su piattaforma

Windows, Linux e Solaris; inoltre

grazie all’inclusione della tecnologia

ArcSDE le applicazioni potranno

gestire i dati geografici utilizzando i

DBMS più diffusi quali: DB2,

Informix, Oracle e SQLServer, nel

formato ESRI o nel formato spaziale

specifico di ogni DBMS, se presente

(DB2 Spatial Extender, Informix

Datablade Oracle Spatial).

ArcGIS Server viene incontro alle

necessità delle moderne organizzazioni

che hanno bisogno di far evolvere i

loro dipartimenti di IT verso le

moderne architetture SOA. In questo

scenario il GIS rappresenta una

tecnologia comprovata e valida che ha

un ruolo fondamentale nelle scelte

strategiche per l’evoluzione dei sistemi.

Autore

CLAUDIO CARBONI

ESRI ITALIA S.P.A.

ccarboni@esriitalia.it

14

GEOmedia 5 2006


Un piccolo “bozzo” per la tecnologia,

un balzo gigantesco per i topografi.

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la flessibilità e minimizzare i tempi

di inizializzazione, il sistema

Trimble R8 GNSS vi consente di

essere sempre all‘avanguardia per

quanto riguarda le innovazioni dei

segnali, per un‘accuratezza e una

produttività sul campo superiori.

Combinando un design di sistema

testato e collaudato con una

tecnologia avanzata del ricevitore,

il Trimble R8 GNSS è un passo

avanti significativo per il settore

dei rilievi. In altre parole, siamo

riusciti a migliorare ciò che era già

il massimo.

Supporto GNSS

La tecnologia Trimble R-Track vi

permette di utilizzare sia i segnali

dell’evoluzione della tecnologia

GPS L2C e L5, che i segnali

GLONASS L1/L2. Più tracciamento

satellitare significa una maggiore

produttività sia oggi che in futuro.

Struttura collaudata

del sistema

È un prodotto Trimble, quindi avrete

sempre una tecnologia collaudata,

leggerezza, comunicazioni flessibili

e una struttura robusta. Fornisce un

funzionamento facile e senza cavi,

sia come base che come rover.

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rover completa aggiungendo un

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E, come tutti gli altri prodotti

Trimble, il sistema R8 GNSS si

inserisce immediatamente nel

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©2006, Trimble Navigation Limited. Tutti i diritti riservati.

SUR-085-D


M ERCATO

Living Planet Report 2006:

il WWF lancia l’allarme

Tra l’infuriare di notizie che riempiono la nostra quotidianità, l’urlo lanciato la scorsa

fine di ottobre dal WWF ha svegliato finalmente da un colpevole torpore i

rappresentanti dei paesi più ricchi o, meglio, dei paesi il cui peso, inteso come

impronta ecologica, sta segnando in maniera negativa la salute del Pianeta Terra, in

netto affanno rispetto a 30 anni fa.

A conclusione del biennale lavoro di raccolta e confronto dati che il WWF opera per

tenere sotto controllo l’ecosistema Terra, è giunto il momento per la comunità

internazionale di fare i conti: la condotta tenuta fino ad ora (specialmente da una

minoranza della popolazione mondiale) sta facendo scivolare il nostro pianeta verso un

punto di non-ritorno già fatidicamente individuato nell’anno 2050. In poco più di 40

anni, infatti, la popolazione mondiale raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la

capacità del pianeta, con un consumo di terreno fertile, risorse forestali, acqua, specie animali

e risorse ittiche troppo elevato affinché il sistema non collassi. Le biodiversità poi, quelle

continuano a diminuire, confermando il trend già rilevato nelle precedenti edizioni del rapporto.

L’impronta ecologica dell’uomo, insomma, fa sì che la domanda di risorse naturali

da parte delle attività umane, rappresenti ormai un tipo di consumo che il nostro

pianeta non è più in grado di rigenerare. La Terra non ha il tempo di metabolizzare i

nostri scarti e l’unico modo per operare un’inversione di tendenza è quello di

cominciare a prendere in considerazione decisioni in concerto soprattutto i paesi la cui

impronta ecologica è troppo alta.

Questo tipo di

indicatore è valutato, a livello nazionale, in base a diverse variabili

come popolazione, consumo totale effettuato da un residente medio

ed intensità dello sfruttamento di risorse utilizzate per fornire

servizi e beni di consumo. L’Italia ha un’impronta ecologica che la

pone al 29° posto di questa amara classifica, comunque in coda al

resto dei paesi europei. E’ evidente come, sia il nostro paese che

gli altri che ci precedono, debbano cominciare ad affrontare il

problema della sostenibilità del proprio sviluppo integrando allo

stesso tempo le politiche economiche con quelle ambientali.

Come se non bastasse, pochi giorni dopo il campanello d’allarme

suonato dal WWF, un altro avvertimento, questa volta lanciato da

uno dei più autorevoli economisti mondiali, Sir Nicholas Stern, in

Cartogramma del peso dell’impronta ecologica a livello mondiale.

L’Italia, ahinoi, è ben visibile

un lavoro commissionato dal Ministero del Tesoro Britannico ha

dato uno scossone ai suddetti paesi ed in particolare all’Italia. Il

rischio bancarotta a causa dei cambiamenti climatici è dietro

l’angolo ed all’improvviso ci si è accorti che il nostro Paese poco

ha fatto in questi anni affinché l’immissione di CO 2 scendesse al di sotto dei limiti previsti dal Protocollo di Kyoto: invece di scendere ad

una soglia del 6,5% abbiamo aumentato le immissioni fino al 13%, pregiudicando gravemente le possibili scelte future. Il WWF si è

pienamente allineato alle indicazioni proposte dalla ricerca britannica capeggiata dal dott. Stern: entro il 2020 si deve raggiungere una

diminuzione di CO 2 nell’aria del 30%, puntando ad arrivare ad un valore del 60-80% entro il tristemente noto 2050.

Michele Candotti, Segretario Generale del WWF Italia, sottolinea come:” Non sono gli ambientalisti, ma coloro che chiedono di rimandare

l’azione per far fronte ai mutamenti climatici a porre a rischio di bancarotta l’intera economia mondiale. Abbiamo bisogno di una vera e

propria mobilitazione nazionale, che veda coinvolti tutto il Governo, non solo il Ministero dell’Ambiente, le Amministrazioni Regionali e

Locali, le industrie e i cittadini. Uno sforzo modesto oggi potrebbe evitarci scenari drammatici in futuro: non solo, agendo subito potremmo

trasformare un pericolo incombente e drammatico in un’opportunità di sviluppo più giusto e più equilibrato, fondato sulle energie

rinnovabili, sull’efficienza e sul risparmio energetico”.

Due lampi, questi del WWF e di Nicholas Stern, che hanno obbligato la comunità internazionale ad una necessaria riflessione. I media

hanno dato, forse per la prima volta, un deciso risalto alle notizie e la popolazione mondiale ha cominciato ad interrogarsi seriamente

sulle possibili conseguenze di questa situazione. Il partito negazionista, decisamente contrario all’incombere di uno scenario così

apocalittico, ha trovato in questi eventi ulteriori spunti di discussione suscitando proteste e consensi da entrambi i fronti. Se è vero,

tuttavia, che la verità sta nel mezzo, c’è comunque molto poco da stare allegri. La questione rimane grave ed estremamente attuale e

GEOmedia non poteva - non doveva - esimersi dal pubblicare un deciso intervento all’interno delle sue pagine. L’appello è quello per

raggiungere una consapevolezza ed una comprensione dei limiti del nostro habitat e della fin troppo ostentata fame di consumo, spesso

superfluo, che il nostro stile di vita ci impone. Abbiamo poco tempo per cercare di migliorare la situazione ed il piccolo contributo di

ogni singolo cittadino della Terra può essere fondamentale, a questo punto.

Links utili:

✓ www.panda.org/news_facts/publications/living_planet_report/lp_2006/index.cfm

✓ www.wwf.it

✓ www.hm-treasury.gov.uk/independent_reviews/stern_review_economics_climate_change/sternreview_index.cfm

A Cura della Redazione

16

GEOmedia 5 2006


M ERCATO

Cosa possiamo fare per aiutare la terra?

Grazie alle indicazioni del WWF (il decalogo completo del

buon cittadino del mondo all’indirizzo:

www.panda.org/how_you_can_help/at_home/index.cfm) è

possibile scendere in campo in prima persona nella partita

che si giocherà per salvare il nostro pianeta, riducendo il

peso della nostra impronta ecologica. Ecco come:

A casa:

✓ Spegnete televisori, stereo e computers se non li state

usando

✓ Chiudete il rubinetto mentre vi spazzolate i denti

✓ Cercate di raccogliere l’acqua che usate per lavare

verdure ed innaffiare le piante

✓ Riciclate i vostri rifiuti. È molto importante

✓ Usate batterie ricaricabili

✓ Spedite biglietti d’auguri elettronici al posto dei

consueti biglietti cartacei

✓ Cercate di evitare l’utilizzo di materiale usa e getta

✓ Evitate bicchieri e piatti di plastica

Gli acquisti:

✓ Riutilizzate le buste della spesa quando andate al

supermercato

✓ Scegliete prodotti che utilizzano un packaging ridotto

✓ Evitate di comprare acqua imbottigliata in contenitori

di plastica se sapete che l’acqua corrente di casa vostra

è buona

✓ Scegliete prodotti per la pulizia ad alta biodegradabilità

✓ Usate carta riciclata

In giardino:

✓ Raccogliete ed utilizzate acqua piovana per innaffiare il

vostro giardino

✓ Lasciate che qualche punto del vostro giardino fiorisca

naturalmente ed osserva cosa ne esce fuori

✓ Piantate solo specie di alberi locali

✓ Non usate pesticidi chimici

✓ Prendetevi il tempo di sedere fuori in giardino con gli

amici o la famiglia ed apprezzate la bellezza della

natura!

Il Rapporto Stern

I risultati della ricerca danno un quadro forse più

drammatico di quanto ci si potesse aspettare: oggi potremmo

ridurre le emissioni di anidride carbonica e far fronte al

riscaldamento globale già in atto investendo appena l’1% del

prodotto interno lordo globale, l’equivalente di quanto si

spende in pubblicità, sottolinea Sir Nicholas Stern. Domani a

rischio c’è dal 20 al 50% del PIL mondiale, con un pericolo

molto concreto di un collasso molto più tragico della crisi

del 1929. Stern sottolinea anche il pericolo per la pace

mondiale: 200 milioni di persone costrette a spostarsi a

causa degli eventi legati ai mutamenti climatici, carestie,

siccità e alluvioni, metterebbero certamente a rischio il

delicato equilibrio mondiale.

(Fonte: WWF Italia)

Errata Corrige

Con riferimento all’articolo: “Il laboratorio

GIS dell’Università degli Studi di Roma Tre”

a firma di Alessando Cecili comparso nel n.4-

2006 di GEOmedia. Vengono lì riportate

elaborazioni di modelli geologici tridimensionali.

Quello mostrato in figura a pagina 34 è stato

creato nel Laboratorio di Informatica applicata

alle Scienze della Terra e Ambientali (LINEE)

dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo

Bo”, con il software 3DMove della Midland

Valley Exploration di Glasgow.

Per maggiori informazioni:

www.uniurb.it/ISDA/Linee/linee.html

Gli azionisti di

Intergraph approvano

E

’ la stessa Intergraph

ad annunciarlo. Gli

azionisti della società

hanno infatti votato per

rendere effettivo l’accordo

di fusione finalizzato

all’acquisizione della

società americana da

parte dal gruppo di

investitori Hellman &

Friedman LLC and Texas

Pacific Group. Sulla base

dello spoglio preliminare

dei voti degli azionisti, il

99% dei votanti si è

dichiarato favorevole alla

fusione. Il numero dei

votanti rappresentava

circa il 73% del totale

degli azionisti di

Intergraph. Il passaggio

sotto i nuovi proprietari

era stato annunciato lo

scorso 31 agosto e la

chiusura del passaggio era

prevista proprio per la

fine di novembre, una

volta soddisfatti tutti i

punti previsti all’interno

del contratto. Gli azionisti

Intergraph riceveranno

circa 44$ in contanti per

ogni singola azione

posseduta, senza interessi.

(Fonte: Intergraph)

GEOmedia 5 2006 17


M ERCATO

La Russia apre le porte di Glonass

La Russia sta da tempo negoziando con altri paesi la possibilità di aprire le porte

all’utilizzazione a scopo civile del sistema di posizionamento Glonass. Sono al momento

attivi contatti con India, Kazakistan ed Ucraina. L’interesse maggiore, comunque, risiede nei

colloqui che vedono interessati Stati Uniti ed ESA in primis, allo scopo di trovare un concreto ed efficace accordo di

interoperabilità e collaborazione tra il GPS, il Glonass stesso e l’ormai prossimo sistema Galileo.

Da quando il Presidente Vladimir Putin ha deciso di intensificare gli sforzi per Glonass, si è puntato in maniera sistematica

allo sviluppo finale del sistema coinvolgendo tutti i principali esponenti del progetto. Obiettivo dichiarato del Numero Uno

russo non è tanto lo sviluppo quanto l’effettiva operatività di Glonass. E’ evidente che un eventuale successo commerciale in

più paesi porterebbe grandi benefici al settore tecnologico russo.

Lo scorso dicembre 2005 Putin aveva espressamente richiesto che il sistema fosse operativo entro il 2008, come era stato

effettivamente preventivato fin dall’inizio del progetto. Di questo passo, dunque, agli inizi dell’anno in questione dovrebbero

esserci circa 18 satelliti operativi in orbita, per raggiungere, entro la fine del 2009, una costellazione totale di 24.

Lo scorso novembre, invece, il Ministro della Difesa Sergei Ivanov ha reso noto che tutte le restrizioni alla precisione del

sistema create in precedenza per ragioni militari, saranno abbassate affinché l’utilizzo commerciale di Glonass possa

raggiungere scarti accettabili al passo con le nuove esigenze del mercato consumer. Attualmente Glonass offre una precisione

di 30 m. Glonass (GLObal NAvigation Satellite System) nacque nell’Ex Unione Sovietica più o meno in concomitanza col

sistema di posizionamento americano GPS. Il primo lancio dei satelliti risale al 12 ottobre 1982. Durante gli scorsi anni le

difficoltà economiche della Russia hanno impedito di proseguire a pieno ritmo il programma che però, dal 2002, ha trovato

nuova linfa anche grazie all’intervento di Putin; al momento è previsto il lancio di circa due o tre razzi l’anno.

(Fonte: Redazionale)

Una nuova sede per Sokkia

Agiugno 2006 è stata inaugurata la nuova sede torinese di Sokkia, che diventa così il

principale punto di riferimento a livello nazionale. Per SOKKIA si tratta di un

passo importante ed un punto di svolta, oltre ad essere un ritorno alle origini; si

riparte in una location comoda ed affascinante, in una Torino post olimpica euforica e

motivata che riflette i sentimenti che pervadono l’ azienda. Situata a pochi passi dalla

collina torinese, la nuova sede offre servizi a 360° ospitando uffici, magazzino ed assistenza tecnica e rivestendo un ruolo

cruciale dal punto di vista logistico: vengono evase quotidianamente decine di ordini, l’assistenza tecnica vanta ingegneri

altamente qualificati in grado di risolvere in tempi brevissimi le problematiche che vengono sottoposte loro, offrendo

sempre la soluzione con il miglior rapporto qualità/prezzo. Tutto il team è fortemente orientato al problem solving e

SOKKIA Torino sta velocemente diventando un nodo strategico per Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria; un luogo in cui è

possibile venire a visionare i prodotti, ricevere spiegazioni dettagliate, frequentare corsi di formazione sull’utilizzo degli

strumenti, essere ricevuti da personale cortese e preparato, dedicato a fornire tutto il supporto necessario per l’acquisto.

SOKKIA S.p.A.

Via Lessolo, 5 - 10153 Torino

Tel +39 011 747 555

Fax +39 011 19 70 77 00

Via Alserio, 22 - 20159 Milano

Tel +39 02 66 803 803

Fax +39 02 66 803 804

Via Ciaralli, 17 - 00156 Roma

Tel +39 06 41217620

Fax +39 06 41217620

(Fonte: Sokkia)

La Cina vuole un proprio sistema di navigazione

La Cina, tramite le pagine di uno dei maggiori quotidiani nazionali, lo scorso mese di

novembre ha annunciato che presto si doterà di un proprio sistema di navigazione satellitare.

Il progetto al momento prevede l’immissione in orbita di circa 35 satelliti e sarà operativo nella regione asiatica entro il

2008 (!). Il sistema, che si chiamerà Beidou, includerà cinque satelliti geostazionari e 30 satelliti in orbita media intorno alla

Terra. I servizi commerciali legati all’introduzione del nuovo sistema saranno in grado di lavorare con una precisione nel

posizionamento di 10 m, in velocità di 0.2 m al secondo ed un timing di 50 nanosecondi. I dettagli sui costi del progetto

non sono ancora stati resi noti. Ancora non è chiaro, tra l’altro, come questo nuovo sistema possa mettersi in competizione

col GPS e con Galileo, all’interno del quale la stessa Cina è coinvolta come uno dei principali partners. Nel 2007, a detta

dei responsabili cinesi del sistema Beidou, dovrebbero già essere lanciati i primi due satelliti di prova.

(Fonte: Redazionale)

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GEOmedia 5 2006


M ERCATO

Navigare con la bussola? Meglio il GPS!

Fin da scuola o agli scout, è consuetudine insegnare i primi rudimenti per un corretto orientamento.

Bastano infatti uno spillone, un tappo di sughero, una ciotola d’acqua e una calamita per costruire la

più semplice delle bussole. Magnetizzando l’ago ed appoggiandolo sul tappo in galleggiamento, scoprire

dove si trova il Polo Nord magnetico è da sempre stato un gioco da ragazzi. Ma se avessimo la possibilità

di sovrapporre le indicazioni ottenute qualche decennio fa dai lettori un po’ più grandi con i risultati che

i nostri ragazzi ottengono attualmente, ci accorgeremmo che i due poli Nord

magnetici non coincidono più. L’effetto, ben noto in astronomia ed in geografia,

della migrazione dei poli fa si che il Polo Nord Magnetico, infatti, si sposti alla

stupefacente velocità di 40 km l’anno. Il tutto è dovuto al movimento di una

gigantesca massa di ferro fuso situata a più di 3000 km di profondità

all’interno del nucleo terrestre. Dal 1831, anno della sua scoperta, il Polo Nord

Magnetico ha già percorso più di 1100 km, al contrario del Polo Nord

Geografico, che, con la sua fissità, rappresenta “…il punto situato a Nord in cui

l’asse di rotazione terrestre interseca la superficie terrestre”. Ultimamente gli scienziati

di tutto il mondo stanno tenendo sott’occhio lo

spostamento del Polo Nord Magnetico (che al

momento differisce da quello geografico di ben

966 km e che nel 2005 si trovava alle

coordinate 82° 42’ N e 114° 24’ W) prevedendo

che l’effetto più visibile di questo continuo

cambiamento potrebbe essere la presenza

dell’Aurora Boreale in Siberia anziché in Alaska.

Ma bisogna tener anche conto dei disagi che

tale processo può portare alla navigazione di

aerei e navi; per questo è necessario utilizzare a

bordo altri sistemi di posizionamento che

possono variare dal giroscopio a piattaforma

inerziale al GPS, assai più preciso ed affidabile

della vecchia e c’è chi dice ormai inutile,

bussola.

(Fonte: Redazionale)

GEOmedia 5 2006 19


R EPORTS

ASITA 2006

La decima edizione della

conferenza nazionale delle

Associazioni Scientifiche per le

Informazioni Territoriali ed

Ambientali formata dalla

federazione di SIFET, AIC, AIT ed

AM/FM, è giunta a conclusione

ribadendo, in linea di massima, le

impressioni avute già durante la

scorsa edizione tenutasi a

Catania. L’edizione 2006 ha visto

per la seconda volta sede

privilegiata la città di Bolzano, che

ha offerto un clima assai diverso

rispetto al gran caldo dello scorso

anno ma che ha ben figurato dal

punto di vista dell’organizzazione,

decisamente sopra le righe.

GEOmedia era presente ad ASITA

col suo stand attraverso il quale è

stato possibile allargare la propria

base di contatti e rinsaldare le

partnerships ed i rapporti da

tempo già stabiliti.

Il decennale di ASITA,

l’appuntamento principe per chi

si occupa ed è protagonista del

settore geomatico in Italia, è stato

ospitato con successo dal 14 al 17

novembre a Bolzano.

Riversa tra le Valli di Isarco,

Sarentina e dell’Adige, l’accogliente e

tranquilla città altoatesina, ha ospitato

la Conferenza ASITA come si conviene

per un ospite di un certo rilievo.

L’organizzazione della manifestazione

ha suggellato questa ospitalità con una

puntualità che l’altr’anno aveva

sicuramente lasciato a desiderare e la

bellezza del centro cittadino

(soprattutto dei suoi ristoranti…) ha

fatto tutto il resto.

I lavori della conferenza si sono

aperti con la presenza del Sindaco di

Bolzano in persona che, davanti ad

una sala conferenze piena, ha

sottolineato l’importanza per la città di

ospitare per la seconda volta una così

importante kermesse. Bolzano, vista

come crocevia di due culture, da molta

importanza alla differenziazione del

proprio territorio. Chiamando in causa

l’Ufficio SIT della Provincia, poi, il

Sindaco ha anche fatto notare come il

governo del territorio non passi solo

per la pianificazione ma anche, e

soprattutto, attraverso delle oculate

scelte operative. In questo contesto si

è inserita, subito dopo il saluto delle

autorità bolzanine, la presentazione

dell’Accademia Europea di Bolzano

(EURAC). L’innovativo centro di

ricerca e di formazione è diviso in

nove istituti con aree d’interesse che

variano dal governo del territorio alla

gestione dei diritti delle minoranze,

dei problemi del plurilinguismo,

dell’ambiente alpino, fino ad arrivare

all’area per noi di maggior interesse

dedicata al telerilevamento applicato,

ultima nata in casa EURAC.

La Conferenza ASITA 2006 ha poi

ufficialmente preso il via snodandosi

tra i molti argomenti di cui era pieno

il programma; i temi generali con i

quali i molti autori si sono cimentati

erano: Geodesia, GNSS e navigazione;

Fotogrammetria; Laser scanner aerei e

terrestri; Dati spazio-temporali: teoria

e concetti; Sistemi geografici per

l’ambiente ed il territorio; Utilizzo e

disseminazione di informazioni

geografiche; Rappresentazioni

cartografiche analogiche e digitali da

rilievi a terra e da telerilevamento.

Lo spazio dedicato ai GIS tematici

ha visto argomenti che hanno

abbracciato: Sistemi di acquisizione da

piattaforme aeree e/o staellitari;

Applicazioni del telerilevamento;

Algoritmi e tecniche per il trattamento

di immagini digitali.

La seconda delle quattro sessioni

plenarie previste ha ospitato la

presentazione di alcune nuove

iniziative editoriali, compresa quella

dedicata al “Telerilevamento applicato”

e della quale trovate la recensione

nella rubrica dedicata di GEOmedia.

Necessario risalto è stato poi dato

alla questione dell’introduzione degli

standards nella prospettiva europea. La

quarta sessione plenaria, moderata da

Mauro Salvemini, ha marcato il punto

sul processo di definizione degli

standards geografici a livello

internazionale ed europeo,

soffermandosi anche sull’attuale stato

del progetto INSPIRE. Il decollo del

settore, secondo quanto si è potuto

ascoltare durante la sessione, dipende

enormemente dall’adozione a livello

non solo locale di standard per i dati

che aumentino l’interoperabilità e la

condivisione tra vari enti ed aziende.

Sempre durante lo stesso evento

AM/FM ha poi annunciato il prossimo

lancio del Forum IGT

(www.forumigt.it), tramite il quale si

punta a dare un punto di riferimento

costante per chi intenda occuparsi di

formazione nel campo dell’Information

Geography.

20

GEOmedia 5 2006


Lo stand di GEOmedia nel padiglione dedicato all’esposizione tecnicocommerciale

GEOmedia, durante i giorni della conferenza, ha poi colto

l’occasione di intervistare Mauro Salvemini, che ci ha

regalato un’ampia panoramica sulla questione standards ed

armonizzazione dei dati, soffermandosi sullo stato del

progetto europeo Humboldt, appena partito e di cui trovate

un’ampia descrizione tra le pagine di questo numero della

rivista.

Numerose le sessioni poster presentate durante questa

edizione; forse troppe, a detta di molti partecipanti all’evento

e da chi ha dovuto privilegiare, secondo questa logica, la

presentazione di un poster, tralasciando la presenza allo

stand aziendale all’interno dell’esposizione tecnicocommerciale,

per definizione più pratica e fruttuosa in

termini di competenze rilasciate all’utenza.

L’esposizione tecnico-commerciale, appunto, ha visto

l’introduzione, rispetto allo scorso anno, di alcune giovani

aziende italiane che hanno fatto ben sperare per un rilancio,

anche in chiave di immagine, dell’intero settore geomatico.

Molte le applicazioni basate sul 3D e sull’integrazione dei

dati con piattaforme già affermate come Google Earth, segno

dell’adattamento, anche da parte del settore italiano, alle

necessità di un’utenza sempre più complessa.

In conclusione, la decima Conferenza ASITA ha lasciato

ben sperare per un più dinamico futuro ma, allo stesso

tempo, ha confermato le perplessità che ormai da tempo

pervadono l’intero settore. Gli approfondimenti da parte dei

nostri direttori, editoriale e responsabile, che di ASITA ne

hanno viste tante, farà meglio comprendere i due aspetti che

hanno caratterizzato l’appuntamento del 2006. Arrivederci al

2007!

A cura della Redazione

R EPORTS


R EPORTS

ASITA, Anno Decimo

La Conferenza ASITA è arrivata al

decimo anno e molto sembra essere

cambiato dalla prima edizione svoltasi

a Parma e durante la quale l’ormai

familiare parola Geomatica ancora non

figurava. Nella stessa Parma, caso

strano, veniva presentato il numero

“1” della nostra rivista, in cui si

disegnava lo scenario convergente del

settore geomatico in termini di

disciplina, tecnologie e professione.

A dieci anni di distanza, il nostro

parere è che finalmente sembra che

siamo arrivati all’anno “0” della

geomatica e che, quindi, la conferenza

ASITA può iniziare a raccogliere le

forti istanze che dai diversi settori

arrivano come impellenti necessità di

condivisione di idee ed anche, perché

no, di condivisione di speranze.

In fondo la nascita della Comunità

Europea è un fatto abbastanza recente

e dieci anni sono il giusto periodo,

crediamo, per portare a maturazione

idee e progetti che devono produrre

cambiamenti significativi, evidenti e

condivisibili. Un altro elemento

importante si è aggiunto in questi

ultimi 2-3 anni e coincide con una

riforma e una nuova visione delle

professioni, in primis quella del

geometra, che in parte verrà

trasformata in quella di ingegnere

geomatico, perdendo magari quei

fronzoli legati all’edilizia, all’estimo,

alla gestione degli assets immobiliari

(F.M. nel linguaggio moderno), ma

aggiungendo sicuramente una

necessaria competenza tecnologica.

Continuità della tradizione

La nascita di ASITA nel ‘97 fu

annunciata come la convergenza tra la

tradizione portata avanti dalla SIFET

e la continuità e per certi versi la

modernità legate alle giovani AM/FM

e all’AIT, quest’ultima rappresentante

di un mestiere all’epoca del tutto

nuovo quale il telerilevamento, nato

dal tributo e contributo agli sforzi

enormi di chi da sempre si occupa di

come gestire i segmenti e i sensori

spaziali introducendo il concetto di

misura da lontano o remote sensing

derivante dalla fotogrammetria;

telerilevamento che nei risultati

sembra superare le frontiere della

topografia e di molte altre discipline,

fino a inventare nuove tecniche come

la radargrammetria e i laser scanning

che in un sol colpo sono in grado di

registrare un calco digitale 3D di

vaste porzioni di territorio dove, non

solo sono definite le tre coordinate

canoniche XYZ, ma anche la profondità

dell’informazione e la chiave spettrale

nel campo del visibile e dell’invisibile,

definendone cromaticità e valenza del

materiale.

La misura delle deformazioni

geomorfologiche non passa quindi solo

attraverso le tecniche della topografia

di precisione, ma anche attraverso

l’analisi di data set SAR derivanti da

osservazioni satellitari, così come e’

stato proposto da una delle pochissime

aziende italiane (www.treuropa.com) in

grado di brevettare una tecnica di

analisi univoca, esportando in giro per

il mondo questa capacità operativa.

La conclusione è, quindi, che se da

una lato dobbiamo guardare al futuro

tenendo ben presente gli aspetti

dell’innovazione e della ricerca non

solo operativa, dall’altra non dobbiamo

dimenticare il passato su cui si fonda

un presente solido e veritiero. Se da

un lato abbiamo la potenza di calcolo

dei sistemi GIS e un’enorme mole di

dati derivanti dalle più diverse fonti,

dall’altra abbiamo la necessità di

verificare con i canoni tradizionali del

calcolo la veridicità dei risultati finali

all’interno ed in funzione degli

obiettivi del nostro lavoro. La

conferenza ASITA doveva rappresentare

fin dalla sua nascita un elemento di

novità e innovazione, pur nella

continuità della tradizione. Chissà se

ha raggiunto il suo obiettivo.

Mercato e professioni

Da un lato quindi la tradizione

scientifica e la federazione delle

Associazioni Scientifiche per le

Informazioni Territoriali e Ambientali,

mentre dall’altro le aziende e in

generale ciò che è compreso nel

termine anglosassone di marketplace.

Le aziende infatti rappresentano uno

spaccato significativo dell’evento ASITA

ed oltre ad apportare risorse

finanziarie attraverso la partecipazione

all’esposizione commerciale, danno un

apporto unico in termini di promozione

delle tecnologie e soluzioni che

rappresentano l’interesse primario per

l’utente finale.

ASITA si configura, a distanza di 10

anni dalla sua nascita, come una

conferenza dello user group italiano

della geomatica, paradossalmente senza

che lo stesso soggetto sia il

frequentatore per eccellenza della

conferenza. A conti fatti la conferenza

ASITA coinvolge infatti si e no il 5%

del numero totale degli operatori

Elenco espositori ad ASITA 2006

✓ 1024Informatica

✓ R3 GIS

✓ Abaco

✓ Asteria multimedia

✓ CIGA

✓ Club Alpino Italiano

✓ Codevintec Italiana

✓ Compagnia Generale Ripreseaeree

✓ Comune di Bolzano

✓ CREAFORM

✓ Crisel

✓ EPSON

✓ ESRI Italia

✓ EURAC

✓ GEOgrafica

✓ Geomatica

✓ GEOmedia

✓ Geosigma

✓ Geosoft

✓ Geotop

✓ Heliogs

✓ Hewlett Packard Italiana

✓ Ingenieurgemeinschaft Vermessung

AVT - ZT

✓ Intergraph Italia

✓ Intermap

✓ Istituto Geografico Militare

✓ Istituto Idrografico della Marina

✓ Istituto Nazionale di Geofisica e

Vulcanologia

✓ ITT Visual Information Solutions

✓ Leica Geosystems

✓ Litografia Artistica Cartografica

✓ Menci Software

✓ Microgeo

✓ MondoGIS

✓ Provincia di Bolzano

✓ Regione Abruzzo

✓ Regione Emilia Romagna

✓ Regione Liguria

✓ Regione Veneto

✓ S.EL.CA.

✓ Servizio Geologico Nazionale

✓ SIGMA TER

✓ Sinergis

✓ Sistemi Avanzati

✓ Tele Rilevamento Europa – TRE

✓ Territorium Online

✓ Trimble Italia

stimati qualche anno fa in circa 40-45

mila utenti, una rappresentanza quindi

veramente esigua dell’intero comparto.

In molti ci si chiede quindi dove sia

l’altro 95% dei potenziali partecipanti,

e anche se si potrà mai fare di ASITA

un evento nazionale che metta in moto

almeno il 25% dei core users della

geomatica, provando almeno ad

eguagliare INTERGEO ed adottando

altre politiche di marketing basate

sulla revisione strategica del mix di

contenuti scientifici e commerciali che

ormai caratterizza l’appuntamento

italiano.

22

GEOmedia 5 2006


Insomma da più parti giungono i segnali e le

istanze per passare da una conferenza degli esperti

di geomatica ad una conferenza degli utenti della

geomatica, senza prescindere dal coinvolgere a

pieno le industrie, i professionisti, e gli utenti finali

in una sorta di Comitato di Gestione allargato. Gli

scenari cambierebbero soprattutto sul fronte dei

contenuti e dei momenti di incontro, che dovranno

tenere in forte conto i temi caldi delle diverse

componenti professionali, così come i temi di

attualità sulle normative e sulle leggi di largo

interesse e impatto per il popolo della geomatica.

Una nuova alba

Una nuova alba quindi potrebbe caratterizzare la

conferenza ASITA nella sua undicesima edizione,

sopratutto se fossero raccolte le istanze

dell’industria e delle aziende del settore ma

soprattutto se si facesse una revisione sostanziale

dell’evento in sè, coinvolgendo i diversi ordini

professionali che ruotano intorno alla geomatica, e

programmando giornate ad hoc su tempi di rilievo

sia professionale che culturale. In fondo l’interesse

di tutti è di allargare l’orizzonte della nostra

visione, ovvero di allargare lo spettro di

comprensibilità del nostro messaggio e di

interfacciarsi con le culture specifiche di chi tutti i

giorni opera in contesti diversi, servendosi della

geomatica in termini operativi e non meramente

speculativi.

Domenico Santarsiero

Premi Poster ASITA 2006

Sessione Poster 1.2

LASER SCANNER AEREI E TERRESTRI

Esperienze di integrazione di dati LaserScannig aerei ed iperspettrali per lo studio del

manto nevoso

A. Beinat, F. Coren, B. Fico, C. Pietrapertosa, G. Prearo

Sessione Poster 1.6

SISTEMI GEOGRAFICI PER LA GESTIONE E PIANIFICAZIONE AMBIENTALE

Analisi delle radure all’interno Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro: evoluzione storica,

dinamiche in atto e prospettive di gestione

E. Lingua, G. Calvo, M. Garbarono, F. Meloni, R. Motta

Sessione Poster 2.2

GEODESIA, GNSS, NAVIGAZIONE GEODETICA

Ricostruzione 3D della sede stradale da scansioni laser realizzate in movimento

G. Caroti, A. Piemonte

Sessione Poster 2.5

APPLICAZIONI AMBIENTALI DELLA CARTOGRAFIA

Creazione di un SIT per la prevenzione del pericolo caduta massi sulle arterie stradali

gestite dalla Provincia Autonoma di Bolzano

G. Battisti, D. Maniaco, M. Mottironi, C. Strada

Sessione Poster 3.3

SISTEMI GEOGRAFICI PER LA GESTIONE E PIANIFICAZIONE AMBIENTALE

(III)

Il ruolo dei GIS nell’epidemiologia ambientale: analisi della relazione tra esposizione a

inquinamento da traffico autoveicolare e salute respiratoria della popolazione

D. Nuvolose, S. Baldacci, R. Della Maggiore, R. Fresco, S. Maio, G. Viegi

Sessione Poster 3.4

SISTEMI GEOGRAFICI PER LA GESTIONE

E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANA

Stima della disponibilità idrica sotto forma di neve nei bacini idrografici alpini lombardi

mediante integrazione di dati satellitari MODIS e misure nivometriche a terra

D. Bellingeri, E. Zini, R. Serra, G. Peretti

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R EPORTS

Le prove scritte all’esame

di Stato d’abilitazione

all’esercizio della

professione di Geometra

per l’anno

2006

di Attilio Selvini

Colgo l’occasione per

dedicare qualche pagina di

GEOmedia ai temi scritti che,

in quest’Anno del Signore

2006, il solito Ministero della

Pubblica Istruzione ha

proposto ai candidati

interessati al futuro esercizio

della libera professione di

geometra. Da anni (sarebbe

meglio dire, da qualche

decennio) ho scritto

criticamente su questo tema,

e su più d’una rivista, sia a

diffusione nazionale che

locale: le mie parole, le mie

critiche, si sono sempre perse

nel vento, vox clamantis in

deserto. Pazienza; è probabile

che questo esame non abbia

un lungo futuro, visto che tra

riforma e controriforma, il

corso scolastico per i

geometri è in attesa di vistose

modifiche. Anche se a

tutt’oggi mi pare improbabile

che si abbia il coraggio di

aprire (fra il migliaio e più di

nuovi corsi universitari

dell’inopinato - o forse sin

troppo pensato - 3 + 2) un

corso di laurea che sia

chiaramente e letteralmente

detto per geometri, accanto a

quelli per architetti ed

ingegneri più o meno junior (e

per favore, non si storpi il

vecchio ed onesto latinismo

nell’orrendo inglese giunior!).

La prima prova è stata, more

solito, quella di progettazione

edile. L’inizio è subito

censurabile: “Un locale rettangolare di

20 x 30 m e 4.00 m di altezza è

situato al piano terreno di una

palazzina di civile abitazione.

Trascurando la “pilastratura” e

aprendo tutte le finestre o luci

necessarie, il candidato progetti una

palestra per attività ginniche maschili

e femminili”.

Il sostantivo femminile singolare

“pilastratura” non esiste in italiano

(tant’è vero che Winword lo sottolinea

in rosso!): si veda a tal fine e per

esempio il buon vocabolario del

Palazzi. Esiste per contro pilastrata,

magari brutto ma registrato. Dal

punto di vista giuridico le luci si

distinguono dalle vedute e non dalle

finestre; ma questi sono dettagli. Il

guaio vero e proprio viene di seguito,

allorché dopo l’elenco dei costituenti

la struttura (nulla a che fare con la

struttura intesa dal punto di vista

statico) si chiede al candidato di

disegnare “la pianta e due prospetti

del suo progetto”. Domanda ovvia: ma

il prefato locale di (20 x 30) m 2 (così

avrebbe dovuto scrivere l’estensore del

tema, oppure in alternativa: 20 m x

30 m; tertium non datur!) occupa

l’intero pianterreno della palazzina

oppure ne costituisce solo una parte?

Per esempio, nel primo caso, dove

stanno le scale di accesso ai piani

superiori (che si presume esistano,

altrimenti di che palazzina si

tratterebbe?) e dove sistemare la

immancabile canna fumaria della

richiesta “C.T.” (che sta per centrale

termica: ma non sarebbe stato meglio

scriverlo per esteso?). E che sale ha la

richiesta di redigere due prospetti, di

una parte che non si sa bene come si

colleghi al resto dell’edificio? Non

sarebbe stata meglio una sezione,

purchessia? Ed ancora: come si

reggerà la (sovrastante?) palazzina,

visto il trascurando del tema?

Umoristica mi pare poi la richiesta

di “un particolare degli infissi”, il che

in soldoni significa per il candidato la

pura e semplice copia del particolare

di un serramento in legno, ferro o

lega leggera da uno dei manuali

tecnici di cui è concessa, nelle ultime

righe del tema, “la consultazione”. E

di questo, basta.

Ben più censurabile dal mio punto

di vista il secondo tema; essendo

professore universitario di discipline

topocartografiche (gruppo concorsuale

ICAR/06) discretamente conosciuto

nell’ambito del (modesto) mondo del

rilevamento e della rappresentazione,

ritengo di avere le carte in regola per

poterlo fare.

Qui il discorso si fa serio; proporre

innanzi tutto una poligonale aperta,

quindi non compensabile e non

verificabile, non mi sembra educativo.

Ai miei studenti premetto sempre che

il topografo misura in ogni caso

elementi sovrabbondanti , sia per

verificare se esistano errori grossolani

sia per poter compensare le misure,

che vanno sempre intese come

estrazioni a caso dall’ideale paniere di

24

GEOmedia 5 2006


tutte le misure possibili. Ma c’è di

peggio. Della poligonale predetta,

correttamente rilevata con teodolite

integrato, si richiedono le coordinate

locali tridimensionali, posto che la

quota del primo punto A sia stata

fissata in 100,00 m; peccato che poi,

per l’asse stradale di cui la poligonale

fa parzialmente parte, non si parli più

di altimetria.

A parte la piccola malizia di

richiedere il raccordo di tre rettifili

consecutivi con una unica curva

circolare (il che obbliga il candidato a

ricercare sul manuale il modo per

calcolare il raggio di uno dei tre

possibili cerchi ex-iscritti ad un

triangolo), nulla si dice (e ciò è tanto

più grave per la parte estimativa che

conclude la prova) sulla posizione

planimetrica della strada in progetto

rispetto al terreno di due ettari su cui

giace; terreno del tutto incognito

peraltro per forma e giacitura

altimetrica. Ora, essendo sia la

poligonale che l’asse stradale provvisto

delle due richieste curve di raccordo,

non affatto giacenti su di un piano

tanto meno orizzontale, ci saranno o

meno le scarpate di raccordo delle

(eventuali) porzioni in sterro o riporto

della strada?

La cosa non è affatto banale, dato

che viene richiesta l’area di

occupazione, ai fini della stima del

danno e dell’indennità provvisoria. Se

si stende un possibile profilo

longitudinale del breve tratto stradale,

si vede come l’andamento altimetrico

sia piuttosto tormentato, qualunque sia

la giacitura del terreno. Ed allora, a

che pro misurare gli elementi

altimetrici della poligonale iniziale?

Circa poi le dimensioni trasversali

della strada in progetto, ci si riferisce

alle Norme CNR che la prevedono

come del tipo “F”; ebbene, nessun

manuale tecnico attuale, né il “Nuovo

Gasparelli” (per il quale chi scrive ha

redatto oltre trecento pagine di

topografia, fotogrammetria e

cartografia) né il “Manuale del

costruttore civile e del Geometra”

edito da Cremonese, ed infine

nemmeno il vecchio “Manuale Tecnico

del geometra e del perito agrario”

edito da Signorelli e dovuto a Stuani,

Iurcotta e Genta (ne ho una copia con

dedica affettuosa del primo autore,

valente topografo della generazione dei

miei Maestri!) dicono alcunché sul

“tipo F”. Né altro dice il “Nuovo

Colombo”, il “Manuale dell’Ingegnere”

in ben tre tomi, di Hoepli in Milano,

pure per il quale ho redatto le voci

delle discipline del rilevamento,

naturalmente nella veste necessaria

agli ingegneri civili: in entrambi i

manuali Hoepli le strade vengono

classificate secondo gli ordinali

I,II,III… sino al VI.

La realtà è quindi un’altra, e mette

in risalto ancor di più la

sprovvedutezza del Ministero. Le

norme stradali, per molti anni dettate

dal CNR attraverso apposite

commissioni, sono ora leggi dello

stato come appendici del Codice della

Strada: è infatti il DM 5/11/2001 dal

titolo “Norme funzionali e

geometriche per la costruzione delle

strade“ che ha adottato la

classificazione alfabetica da A ad F.

La strada di tipo F si distingue poi

in due classi: F1 con piattaforma di 9

m (due corsie da 3,50 m e due

banchine da 1,00 m) ed F2 da 8,50

m (corsie da 3,25 m oltre alle

banchine).

Per la parte estimativa, nulla dico;

però mi si lasci criticare la richiesta

di elencare la documentazione

necessaria per la presentazione del

tipo di frazionamento alla locale

Agenzia del Territorio: se ci si limita

a quanto mediamente riportato dai

manuali citati più sopra, si tratta di

una inutile e pedissequa trascrizione.

Se invece si vuole l’ultima versione (8

e 9) dell’ormai ben noto “PREGEO”,

sfido quasi tutti i candidati ad

esserne al corrente!

Ed ora, limitandoci alla parte

topografica, vediamo come un bravo

candidato (nella commissione n. 29

della provincia di Milano, da me

presieduta, ve ne è stato UNO SOLO!)

avrebbe risolto i vari quesiti. Ci si

riferisce naturalmente alla tabella

riportata qui avanti, contenente i dati

delle misure eseguite sul terreno, e

ripresa dal testo della prova

ministeriale.

Punto

di stazione

B

(h=1.50)

C

(h=1.48)

D

(h=1.52)

Punto

battuto

A

C

B

D

C

E

Letture

azimutali

(gon)

300,0000

54,7320

289,3250

149,7640

87,4520

351,1460

Letture

zenitali

(gon)

99,5240

101,4270

-----

97,945

-----

98,4190

1) Calcolo degli angoli

Dalle direzioni contenute

nella tabella allegata al tema, si

ricavano per differenza gli angoli nei

vertici della poligonale:

B = 154,7320 g

C = 260,4390

D = 263,6940

2) Si calcolano ora le distanze

ridotte all’orizzonte:

BA = 46,254 sen 99,524 g = 46,253 m

BC = 62,372 sen 101,427 = 62,356 m

CD = 39,945 sen 97,146 = 39,905 m

DE = 58,166 sen 98,419 = 58,148 m

3) Si calcolano poi i dislivelli:

Δ BA = 46,254 cos 99,524 g + 1,50 – 1,60 = 0,246 m

Δ BC = 62,372 cos 101,427 + 1,50 – 1,60 = -1,498 m

Δ CD = 39,945 cos 97,146 + 1,48 – 1,60 = 1,661 m

Δ DE = 58,166 cos 98,419 + 1,52 – 1,60 = 1,364 m

4) Le quote saranno quindi, dopo

aver posto attenzione al fatto che il

dislivello misurato nella stazione B si

riferisce ad A, e quindi sarà D AB =

- D BA (molti candidati hanno

vistosamente sbagliato il segno!) :

Q A = 100,000 m

Q B = 99,754 m

Q C = 98,256 m

Q D = 99,917 m

Q E = 101,281 m

5) Gli angoli di direzione dei lati

della poligonale (non azimut, NON

essendo riferiti al Nord), tenendo

conto della posizione degli assi

cartesiani ortogonali imposta dal tema

saranno i seguenti :

(AB) = 100,000 g

(BC) = 54,732

(CD) = 115,171

(DE) = 178,865

6) Si calcolano adesso le coordinate

cartesiane ortogonali dei vertici,

tenendo conto dell’origine in A e della

direzione AB del semiasse positivo

Distanza

inclinata

46,254

62,372

-----

39,945

-----

58,166

Altezza

prisma

1,60

1,60

1,60

1,60

1,60

1,60

Note

R EPORTS

Primo vertice

poligonale

Stazione Aavanti

Stazione indietro

Stazione Aavanti

Stazione indietro

Ultimo vertice

poligonale

GEOmedia 5 2006 25


R EPORTS

delle ascisse:

X A = 0,000; Y A = 0,000

X B = 46,253; Y B = 0,000

X C = 62,356 sen 54,732 + 46,253 = 93,500

Y C = 62,356 cos 54,732 + 0,000 = 40,696

X D = 39,905 sen 115,171 + 93,500 = 132,277

Y D = 39,905 cos 115.171 + 40,696 = 31,276

X E = 58,148 sen 178,865 + 132,277 = 151,229

Y E = 58,148 cos 178,865 + 31,276 = - 23,697

7) Si calcolano ora i raggi delle due

curve di raccordo. Per il primo, dalle

note relazioni tra gli elementi di una

curva circolare si ha subito:

R 1 = 18,000 tg 77,366 = 48,477 m

(l’angolo al centro è il supplemento di

quello al vertice B già sopra indicato).

La seconda curva ha per raggio

quello ex-iscritto al triangolo di lati

CD e prolungamenti di BC ed ED; la

formula corrispondente si ricava

facilmente dai manuali oppure

considerando che il centro del cerchio

ex-iscritto è fornito dall’incrocio delle

bisettrici degli angoli in C e D:

R 39,905sen68,153sen69,7805

2 =

= 37,628m

sen137,9335

(è possibile usare anche una formula

nella quale compaiano, oltre al lato

CD, il numero “1” a denominatore, ed

al denominatore le cotangenti dei due

angoli interessati; basta a tal fine fare

qualche banale trasformazione

algebrica della formula qui sopra

impiegata).

9) Vanno adesso calcolate le distanze

di alcuni tratti:

CV 39,905sen63,694sen

=

= 36,157m

sen124,133

DV 39,905sen60,439sen

=

= 34,924m

sen124,133

T 3 C = t 2 - CV = 55,492 – 36,157 = 19,335 m

T 5 D = t 2 - DV = 55,492 – 34,924 = 20,568 m

A T 1 = AB – t 1 = 46,253 – 18,000 = 28,253 m

T 2 T 3 = BC–t 1 -T 3 C =62,356–18.000–19.335= 26,021m

T 5 E = DE – T 5 D = 58,148 – 20,568 = 37,580 m

10) La lunghezza della strada sarà

quindi:

AT 1 + l 1 + T 2 T 3 + l 2 + T 5 E =

=(46,253–18,000)+34,470+(62,356–18,000–19.335)+

+73,370+(58,148–20,568) = 198,694 m

11) L’area occupata, nell’ipotesi che

il nastro stradale aderisca

pedissequamente al terreno, senza

riporti e senza sterri (e perciò senza

scarpate), tenuto conto della larghezza

di 7,00 m più banchine da 1 m per

lato (strada del tipo F1) oltre alle

strisce di 1,5 metri per lato richieste

dal tema, sarà quindi fornita da:

S = 198,694 · 12,00 = 2 384,3280 m 2

Nella figura qui sotto, uno schema

del disegno che avrebbe dovuto

accompagnare la soluzione della prova.

Conclusioni

A questo punto viene da chiedersi

quando finalmente si comprenderà che

il calcolo topografico non è più oggi

un parametro per valutare dal punto

di vista professionale un qualunque

candidato (dato che qualsiasi geometra

possiede un elaboratore da tavolo

oppure portatile, munito di uno dei

tanti programmi di topografia, stando

attenti però a quelli scarsamente

attendibili!), per cui il tema sopra

esposto verrebbe in quest’ambito

risolto in un quarto d’ora? Ripeto sino

alla nausea quanto ho detto e scritto

dall’inizio degli anni Novanta del

secolo ormai passato fino ad oggi: si

richieda al candidato di esporre come,

con quali strumenti e con quali

operazioni in campagna, infine entro

quali tolleranze, rileverebbe un

terreno da lottizzare e da

rappresentare in forma numerica oltre

che grafica a scala adeguata; oppure

come si traccerebbe un tronco di

fognatura su di un dato terreno

accidentato; od ancora come

collauderebbe una modesta carta

tecnica comunale a grande scala; o

come determinerebbe l’appoggio per

un’altra carta tecnica da formare per

via aerofotogrammetrica;

oppure…oppure… i temi seri e

professionali sono tantissimi, senza

ripetere banalmente il cosiddetto

esame di maturità. Ma tant’è!

8) Vanno ora calcolati gli sviluppi

delle due curve; per la prima sarà:

l 1 = T 1 T 2 = 48,477 (200 – 154,732) R = 34,470 m

Y

V

Per la seconda è necessario qualche

calcolo preliminare. L’angolo al vertice

della seconda curva, che indicheremo

con V, sarà dato da:

V = 200 – ( C-200 + D-200) = 75,867 g

O1

R1

(93.500,40.696,98.256) C

(98.698) T3

(CD)=115.171

T4

D (132.277,31.276,99.917)

(DE)=178.865

Il suo supplemento è l’angolo al

centro della seconda curva, e vale

quindi:

= 124,133 g

α 2

(AB)=100.000

A (0.00,0.00,100.00) T1 (99.850)

T2 (99.322)

(BC)=54.732

B (46.253,0.000,99.754

O2

T5 (100.400)

X

Si avrà allora il valore della

tangente della seconda curva:

= 37,628 tg _ 124,133 = 55,492 m

t 2

E (151.229,-23.697,101.281)

Lo sviluppo della seconda curva sarà

adesso:

l 2 = T 3 T 4 T 5 = 37,628 · (124,133) R = 73,370 m

Lasciamo perdere, perché del tutto

banali, i calcoli degli altri elementi

delle due curve (corde, frecce…).

Autore

ATTILIO SELVINI

Professore Politecnico di Milano

attlio.selvini@polimi.it

26

GEOmedia 5 2006


Restauro Beni Artistici e Storici,

Restauro Archeologico,

Restauro Conservativo e di

Consolidamento, Prodotti e

Materiali per il Restauro,

Attrezzature e Servizi di

Rilevamento, Servizi di

diagnostica, Strumentazioni e

Apparecchiature per il Restauro,

Disinfezione, Disinfestazione,

Sterilizzazione, Sicurezza,

Impiantistica, Illuminotecnica

per l'Arte e l'Architettura,

Multimedia e Software, Istituti

ed Enti di Formazione

Professionale, Associazioni,

Enti Pubblici e Privati, Istituti di

Credito e Fondazioni per l'Arte,

Centri di Ricerca e

Catalogazione, Ambiente,

Tutela e Recupero, Turismo

Culturale, Musei, Gallerie,

Biblioteche, Archivi, Sistemi

Museali, Servizi, Editoria.

apitolini (foto museo, R. Lucignani)

22-25 Marzo 2007

XIV Edizione FerraraFiere

In collaborazione con:

Istituto per i Beni Artistici Culturali e

Naturali della Regione Emilia-Romagna

Con il patrocinio di:

Presidenza del Consiglio dei Ministri,

Ministero per i Beni e le Attività

Culturali, Ministero degli Affari Esteri

Segreteria Organizzativa

Acropoli srl

V.le Mercanzia, Blocco 2B, Gall. A n° 70

40050 Centergross (Bologna) - Italy


R EPORTS

Il progetto europeo

Humboldt

di Fulvio Bernardini

La necessità di avere una

infrastruttura di dati spaziali

europea si è fatta sentire

prepotentemente durante

questi ultimi anni, a fronte di

situazioni di crisi (come

l’inondazione causata dal

fiume Elba nel 2002 e nel

2006) che, a causa della

eterogeneità delle informazioni

tra le diverse nazioni

interessate, non si è stati

capaci di gestire sia livello di

rischio che di emergenza.

Una reale armonizzazione dei

dati ancora non esisteva fino

a quando, dal 1° ottobre di

quest’anno, è stato istituito il

Progetto Humboldt. Composto

da molteplici partners,

compreso il LabSITA

dell’Università di Roma “La

Sapienza”, lo scopo principale

del progetto è quello di

rendere effettiva e di

mantenere in piedi questa

nuova ESDI (European Spatial

Data Infrastructure).

Humboldt è un progetto

GMES (Global Monitoring

for Environment and

Security) finanziato nell’ambito del VI

Programma Quadro di Ricerca

Europeo; si pone sullo scenario della

Comunità Europea carico di ambizioni

e aspettative sulle grandi possibilità di

sviluppo e crescita che porta con sé. Il

progetto ha come obiettivo

l’armonizzazione dei dati territoriali su

scala europea e la fornitura, dove

possibile, di procedure di

automatizzazione dell’intero processo

con lo scopo di ridurne i costi.

Le situazioni di crisi verificatesi negli

ultimi anni hanno spinto la

Commissione Europea ad intraprendere

questa strada con l’intento di rendere

fruibili dati di varia natura per il

Immagine Landsat dell’inondazione del fiume Elba nel 2006

maggior numero possibile di enti,

aziende ed utenti comuni, tramite

quell’interoperabilità troppe volte

auspicata ma mai effettivamente

realizzata.

Una volta identificate le necessità, i

software, le architetture software e di

sistema, i processi di gestione ed

armonizzazione dei dati territoriali, il

progetto Humboldt si è occupato di

stabilire degli step secondo i quali

tutti questi tipi di dati potessero

armonizzarsi all’interno di un

framework di integrazione dei tools

necessari all’intero processo. Il

framework in questione è stato reso

disponibile a tutti i fornitori europei

di dati territoriali.

I vantaggi che porta il Progetto

Humboldt sono molteplici: dalla

conformità agli standards,

all’integrazione di servizi e dati a

supporto del processo di decisione in

materia ambientale e di sicurezza, al

supporto utente nella migrazione dei

propri dati in sistemi armonizzati, al

supporto per un facile accesso e

distribuzione dei dati, fino alla

fornitura di tecnologia sotto licenza

Open Source, l’intero progetto è

basato su scenari applicativi reali e su

procedure automatiche al fine di

ridurne i costi.

Tra i numerosi partners vi è anche

l’Università di Roma “La Sapienza”

nella fattispecie del LabSITA, un

laboratorio di ricerca del Dipartimento

di Caratteri dell’Architettura,

Valutazione e Ambiente. Presente da

circa 10 anni in attività di ricerca

nell’ambito dei SIT e delle

Infrastrutture di Dati Territoriali, il

LabSITA è impegnato nel Progetto

Humboldt con compiti di sviluppo e

formazione.

Durante l’ultima Conferenza

ASITA abbiamo avuto il piacere di

incontrare il prof. Mauro

Salvemini, col quale abbiamo fatto

due chiacchiere e che ci ha

chiarito definitivamente i vantaggi

e l’importanza della partecipazione

al Progetto Humboldt.

28

GEOmedia 5 2006


“Un progetto

integrato è

una struttura

che evolve nel

GEOmedia

– Cosa si

intende per

Progetto

Integrato?

Mauro

tempo, non è Salvemini –

Il Progetto

bloccata.” Integrato è un

innovativo

strumento di ricerca che la

Commissione Europea ha introdotto

per affrontare i temi più complessi di

singoli progetti e ricerche. Prevede la

partcipazione di un numero consistente

di partners con la gestione delle

risorse all’interno di esso che viene

organizztata in maniera diversa da

quella dei generali progetti di ricerca;

è una struttura che evolve nel tempo,

non è bloccata, per così dire; lo

dimostra il fatto che se qualche ente o

azienda decidesse di parteciparvi,

anche se il Progetto Integrato è già

partito, la cosa risulterebbe lo stesso

fattibile. Questa opportunità è dedicata

alla comunità esterna che non è

direttamente coinvolta in Humboldt,

ad esempio; una piccola o media

industria che con le sue risorse volesse

partecipare, ovviamente in accordo alle

regole interne del progetto e svolgendo

un certo percorso affinché sia

accettata dal Consorzio, può dunque

farlo.

Con questo tipo di iniziativa la

Commissione Europea ha intenzione di

arrivare a risultati più consistenti e

robusti grazie ai quali le diverse

tipologie di attori siano tutte presenti

e la loro efficacia assicurata. I

Progetti Integrati sono anche

qualificati per il fatto di godere di

finanziamenti più consistenti rispetto

ai singoli progetti di ricerca. Per

saperne di più consiglio di visitare il

sito www.cordis.europa.eu chiaro

esempio delle funzionalità di un

progetto del genere.

GEOmedia – Cosa si intende con

Infrastruttura Europea di Dati

Territoriali?

M.S. – E’ una unione, un insieme

di parti di software, di dati, di aspetti

organizzativi, di accordi istituzionali e

di processi di fruizione che permette

di far circolare i dati garantendo che

ci sia per ciascun dato un responsabile

che lo mantiene e lo rende visibile e

fruibile da un gruppo molto più ampio

di utenti. Il concetto fondamentale si

fonda sull’impossibilità di costruire un

database che funga da repository di

tutti i dati possibili ed immaginabili

necessari alle diverse tipologie di

utenti, e si fa dunque in modo che

ciascun produttore di dati mantenga

dei dati presso di sé, ne verifichi la

correttezza e li metta in condivisione

con una comunità più ampia. Sembra

essere una favola a lieto fine, ma per

farla funzionare correttamente ci

vogliono regole ben precise, accordi,

dati interoperabili; ci vuole la

consapevolezza che questo tipo di

infrastruttura è necessaria per

risolvere problemi a volte molto

complessi. Per speigare l’importanza di

un discorso del genere si può portare

l’esempio dei fiumi che attraversano

diversi stati: in questo caso si ha

necessità che i dati dei singoli paesi

siano interoperabili ed utilizzabili da

tutti quelli confinanti in modo da

permettere attività quali la gestione

del rischio, di gestione dell’emergenza

e quant’altro. Proprio su questo modo

di intendere le cose si basa l’intero

Progetto Humboldt.

GEOmedia – Con l’utilizzo

dell’infrastruttura ESDI (European

Spatial Data Infrastructure) si

pensa di costruire un nuovo

standard geografico?

M.S. – No. Se per standard

geografico intendiamo i dati geografici,

il nostro discorso non ha

assolutamente intenzione di entrare in

questo tipo di ambito. Nel nostro caso

ci riferiamo al fatto che probabilmente

si costruirà, o meglio già esiste, uno

standard di metadati, di informazioni

che permetteranno a chi vuole

“Humboldt è

una favola a

lieto fine, ma

per farla

funzionare

correttamente

ci vogliono

regole ben

precise,

accordi, dati

interoperabili...”

utilizzare

determinati

dati di sapere

dove questi si

trovano e

come

utilizzarli; vi

sarà poi uno

standard di

interoperabilità

dei dati, col

quale si potrà

cioè definire

come i dati

possono essere

mischiati tra

di loro ed utilizzati da utenti diversi.

Non dimentichiamo che l’ESDI è

basata in maniera istituzionale sulla

direttiva, ormai in fase di lancio,

INSPIRE (www.ec-gis.org/inspire), e

che a breve passerà l’ultima fase di

conciliation, di accordo tra i soggetti

(il Parlamento Europeo ed il

Consiglio), in modo che queste entità

possano accordarsi sulla versione finale

della direttiva. La direttiva incentiverà

la creazione dell’ESDI ed accanto ad

essa vi saranno delle regole che alcuni

gruppi di lavoro a livello europeo

stanno producendo. Quindi quello che

noi chiamiamo standard, sarà

effettivamente composto da

raccomandazioni tecniche o da

specifiche che saranno allegate alla

direttiva stessa.

GEOmedia - Qual è il ruolo del

LabSITA in Humboldt?

M.S. – Premettendo che Humboldt

è un progetto della Commissione

Europea che si svolge nell’ambito del

programma GMES e prevede un

corposo numero di partners, noi del

LabSITA, figurando come Università di

Roma “La Sapienza”, abbiamo

essenzialmente 3 importanti attività da

svolgere:

La prima di queste è di essere i

fornitori e i valutatori delle tecniche e

dei sistemi per l’armonizzazione dei

dati; una funzione dunque di gestione

e trattamento delle informazioni. La

seconda è quella di testare i software

e i prodotti che verranno realizzati per

Humboldt in quanto esperti

soprattutto di utenti finali. Sappiamo

dunque quale deve essere la user

interface e come devono essere

disegnati i case studies affinché si

possa avere un prodotto che riesca a

realizzare l’armonizzazione dei dati in

maniera veramente efficace.

R EPORTS

GEOmedia 5 2006 29


R EPORTS

Terza ma non meno importante

funzione è quella della formazione e

del training. Una grossa parte di

Humboldt, che troverà spazio nella

parte finale del progetto, si occuperà

di training ed education. Dalla fine

del 2007 noi ci occuperemo, assieme

ad altri partners, di mettere a punto,

infatti, dei programmi di education a

livello euorpeo.

Il LabSITA dell’Università

di Roma “La Sapienza”

Il Laboratorio ha per scopo lo

studio, le ricerche e le applicazioni

e la didattica sulle tecniche

avanzate (informatica,

telerilevamento, S.I.T. Sistemi

Informativi Territoriali, rilevamento

speditivo, elaborazione di

immagine, modellistica, ecc.)

applicate all’analisi, controllo,

progettazione e gestione della città,

dell’ambiente, del territorio, delle

risorse agricole e naturali. Nel

Laboratorio si svolgono tesi di

laurea ed attività di supporto alla

formazione degli studenti della

Facoltà di Architettura e del corso

di Diploma in Sistemi Informativi

Territoriali.

ll LabSITA è membro fondatore

dell’associazione AGILE –

Associazione dei Laboratori di

Ricerca in GIS in Europa –.

Attualmente il prof. Mauro

Salvemini ricopre la carica di

chairman di AGILE. Lo scopo

dell’Associazione è quello di

promuovere l’insegnamento

accademico e la ricerca nel settore

GIS nonché il consolidamento e la

diffusione di reti di attività già

esistenti. L’Associazione rappresenta

gli interessi di coloro che sono

impegnati nell’insegnamento e

nella ricerca GI a livello europeo

ed internazionale.

(Fonte: LabSITA – www.labsita.org)

Contatti:

Università di Roma “La Sapienza”

Dipartimento CAVEA – LabSITA

Prof. Mauro Salvemini

Tel. 06.49918830

GEOmedia - In Italia abbiamo 5

organi cartografici, l’intesaGIS e

molti altri progetti legati ai dati

territoriali. Cosa si deve fare per

ricevere benefici in tutti questi

settori da un progetto come

Humboldt?

M.S. – Innanzitutto la direttiva

europea dovrà essere assorbita a

livello nazionale attraverso un decreto,

una legge o qualcosa di simile.

Peraltro la Commissione Europea

metterà a punto, in questo senso, dei

sistemi di monitoraggio affinché tutti i

paesi coinvolti si allineino

correttamente alle basi della direttiva.

Come dicevamo, il primo passaggio,

che avverrà in maniera sicuramente

molto attenta, sarà assorbire a livello

istituzionale la direttiva. Il progetto

ORCHESTRA (www.eu-orchestra.org),

ad esempio, è uno dei punti di

riferimento per la gestione di questa

nuova avventura. E’ ovvio che questo

tipo di progetti, una volta preso il via,

dal momento che rappresentano anche

investimenti di una certa consistenza,

debbono necessariamente produrre dei

risultati. Questi risultati, proprio per

l’apertura che connota l’iniziativa, sono

a disposizione della comunità

scientifica. Possiamo pensare ad uno

scenario in cui un ente usi i risultati

di questo progetto per utilizzarlo,

implementarlo o sfruttarlo allo stesso

tempo. Personalmente mi aspetto, visto

l’alto interesse che c’è stato verso

INSPIRE, un coinvolgimento a tutti i

livelli, anche locali; questo porterà ad

I partners di Humboldt

utilizzare i risultati di Humboldt in

maniera molto intelligente al fine di

trovare delle soluzioni moderne basate

su test cases già approvati, senza

dover partire da zero. I benefici

possono essere diretti, come in

quest’ultimo caso. Oppure indiretti,

che attengono soprattutto alla

circolazione della cultura

dell’informazione. Nel momento in cui

cominciano a circolare idee e soluzioni

nuove, relative a domini magari a

volte un po’ nascosti o riservati, c’è

immediatamente un beneficio indotto

di conoscenza e di consapevolezza del

problema dell’armonizzazione, ed

Humboldt presenta dunque i tools che

permettono di superare questo tipo di

gap. In conclusione uno dei primi

deliverables, degli oggetti che

humboldt realizzerà, è l’elenco

ragionato degli strumenti software,

legislativi e organizzativi, necessari per

realizzare l’armonizzazione dei dati.

Un esempio: il comune X della regione

Y che si troverà ad affrontare il

problema dell’interoperabilità e

dell’armonizzazione dei dati avrà a

disposizione una vera e propria

enciclopedia dalla quale scegliere la

soluzione migliore a seconda delle

esperienze fatte precedentemente a

livello europeo. Un grosso passo

avanti, insomma. Siamo di fronte alla

prima enciclopedia, in questo caso, per

un data harmonization; e questo non

era mai stato fatto prima d’ora.

Fulvio Bernardini

✓ Fraunhofer Institute for Computer Graphics

✓ ETRA Research and Development

✓ Help Service Remote Sensing

✓ LogicaCMG

✓ French National Geographic Institute

✓ Intergraph Czech Republic

✓ Swiss Federal Institute of Technology

✓ Delft University of Technology

✓ University of Rome

✓ Institute of Geodesy, Cartography and Remote Sensing, Hungary

✓ Marine Information Service

✓ Kaunas University of Technology Regional Business Incubator

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✓ University of the West of England

✓ French Research Institute for Exploitation of the Sea

✓ Natural Environment Research Council

✓ Hellenic Centre for Marine Research

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30

GEOmedia 5 2006


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©2006 Bentley Systems, Incorporated. Bentley, il logo “B” di Bentley, Haestad Methods, MicroStation, SewerCAD, SewerGEMS, WaterCAD, e

WaterGEMS sono marchi, marchi registrati o marchi di servizi di Bentley Systems, Incorporated o di una delle sue affiliate totalmente controllate.

Altri marchi e nomi di prodotto sono marchi dei rispettivi proprietari.


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Rwenzori

2006:

100 anni di

stupore

E’ con questo motto che 100

anni dopo la conquista delle

cime del Rwenzori da parte

della spedizione alpinisticoscientifica

guidata da Sua

Altezza Reale Luigi Amedeo di

Savoia-Aosta Duca degli

Abruzzi svoltasi nel giugno

1906, un nutrito gruppo di

ricercatori italiani si è mosso

alla volta del Rwenzori

Mountains National Park, posto

alla frontiera occidentale

dell’Uganda al confine con la

Repubblica del Congo, per

celebrare, con l’avvio di un

Progetto triennale di ricerca

scientifica, l’impresa

alpinistico–scientifica del Duca

degli Abruzzi. La spedizione

scientifica celebrativa del 2006,

è stata organizzata

dall’Associazione di protezione

ambientale “L’Umana Dimora”,

sotto la supervisione scientifica

dell’Università degli Studi di

Brescia (www.rilevamento.it) e

con la collaborazione e

patrocinio del Comitato

Scientifico Centrale (CSC) del

CAI (www.cai.it), che ha

ottenuto per l’iniziativa il

patrocinio del Comitato di

Direzione e Controllo della

sede centrale del CAI stesso.

Il CSC ha inoltre attivamente

partecipato anche alla

programmazione e alla

definizione degli studi

scientifici, tramite la

collaborazione di cinque suoi

membri: l’allora Presidente

Prof. Antonio Guerreschi,

l’attuale Presidente Prof.

Giorgio Vassena, il Prof.

Claudio Smiraglia (Presidente

del Comitato Glaciologico

Italiano), le Dott.sse Annalisa

Berzi e Guglielmina Diolaiuti.

Viste mozzafiato lungo il tragitto

tra Bujuku ed il Monte Stanley

(foto R. Bontempi)

Le celebrazioni del centenario

della conquista del Rwenzori,

hanno costituito anche

l’occasione per ricordare la grande

figura del Duca degli Abruzzi, una

persona sempre caratterizzata da uno

spiccato entusiasmo ed interesse per

tutti gli aspetti del reale, col profondo

desiderio di scoprire e conoscere

mondi inviolati e popoli fino ad allora

sconosciuti o dei quali si sapeva

pochissimo, sempre animato da grande

rispetto per le loro credenze e per le

di Giorgio Vassena

loro tradizioni ma contemporaneamente

cosciente del valore delle proprie. Il

motto della spedizione, “100 anni di

stupore” è dunque stato stimolato dalla

figura del Duca, al quale ben si addice

la famosa frase di Gregorio di Nissa,

“Solo lo stupore conosce”.

Alpinista ed esploratore, capoammiraglio

della flotta franco-italoinglese

nella Prima Guerra Mondiale

(conquistò la stima delle nazioni

alleate, anche per i suoi interventi

umanitari, adoperandosi attivamente

34

GEOmedia 5 2006


per salvare da morte certa più di

200.000 profughi serbi) o nelle attività

di aiuto alla popolazione somala

(organizzò una grande azienda agricola

che ha resistito e dato lavoro a

migliaia di persone fino a pochi anni

or sono), Luigi Amedeo (1873-1933),

ispirò in tutte le persone che lo

incontrarono una grande stima e

rispetto.

La celebrazione del centenario

Alla conferenza “Rwenzori 1906-

2006: Cultures and languages of the

Rwenzoris in the context of the Great

Lakes region” ed alla mostra di

carattere antropologico,”I popoli della

Luna: Rwenzori 1906-2006”

(quest’ultima in contemporanea a

Torino ed a Kampala), eventi

organizzati dal Museo Nazionale della

Montagna di Torino e dall’Università

del capoluogo piemontese, ha fatto

seguito la scalata storica celebrativa

con arrivo sulla più alta cima del

Monte Stanley e dell’intera catena del

Rwenzori, la Punta Margherita, ad

una quota superiore a 5100 metri.

Esattamente il 18 giugno, (nello stesso

giorno cioè, in cui il Duca Luigi

Amedeo vi giunse per primo cento

anni fa) rappresentanti di Enti e

Istituzioni scientifiche ed alpinistiche

italiane ed ugandesi sono giunti in

vetta, posizionando anche una targa

ricordo.

Contemporaneamente e in accordo

con la precedente si svolgeva una

analoga salita celebrativa,

organizzata dal Comitato Ev-K 2 -

CNR, e realizzata da due

Guide alpine e da

rappresentanti

della carta

stampata.

Tale salita ha avuto anche un

contenuto scientifico, definito in

accordo con i coordinatori della

spedizione scientifica, avente come

oggetto l’installazione di una stazione

meteorologica d’alta quota sul Monte

Stanley in prossimità del bivacco

“Elena” (Elena Hut), oltre quota 4500

metri.

Le ricerche svolte dalla spedizione

scientifica italiana hanno concluso il

ciclo delle celebrazioni coordinate per

il centenario dall’Ambasciata d’Italia in

Uganda, che hanno animato Kampala,

capitale dell’ Uganda, e le montagne

della Catena del Rwenzori nell’estate

del 2006.

La spedizione scientifica

Apporto basilare alla spedizione

scientifica, che ha avuto luogo tra il

16 giugno e il 5 luglio 2006, è stato

fornito, tramite il Direttore della sede

ugandese il Dott. Filippo Ciantia, dalla

Organizzazione Non Governativa AVSI,

ubicata a Kampala, l’unica ONG

italiana accreditata presso il Consiglio

Economico e Sociale delle Nazioni

Unite e da oltre 25 anni attiva nel

paese africano.

Ideatore della spedizione è stato

Gustavo Corti, giovane alpinista e

fisioterapista milanese, che dopo tre

anni di collaborazione in Uganda con

AVSI, è tornato in terra d’Africa nella

veste di organizzatore della spedizione

scientifica al Rwenzori; la

programmazione e l’attuazione di tutta

la parte scientifica dell’iniziativa è

stata affidata a Giorgio Vassena,

docente di Topografia e Cartografia

presso l’Università degli Studi di

Brescia, presidente de

“L’Umana

Dimora” e del Comitato Scientifico

Centrale del CAI.

I membri della spedizione sono

partiti in diversi gruppi da Milano per

l’Uganda. Il gruppo principale è

giunto a Kampala il 16 giugno e dopo

alcuni giorni trascorsi nella capitale

Ugandese per partecipare ad alcune

delle manifestazioni organizzate

dall’Ambasciata Italiana per la

celebrazione del centenario e per

provvedere alle ultime necessità

logistiche della spedizione sono partiti

per il Rwenzori Mountains National

Park, il 19 giugno 2006.

Le attività svolte sul campo sono

state documentate dal regista Marco

Preti, che ha filmato gli studiosi

impegnati nelle ricerche, coadiuvati da

tre guide locali, sei guardaparco e ben

71 portatori del fiero popolo locale dei

Bakonjo.

Marco Preti ha anche filmato la

scalata alla Punta Margherita di due

ricercatori della spedizione, realizzata

con indumenti, attrezzature e

strumenti fotografici e topografici

d’epoca.

La ricostruzione storica per le

riprese fotografiche è stata possibile

grazie alla collaborazione e alla

consulenza del Museo delle Guide

Alpine di Courmayeur e della ditta

Borsalino di Alessandria che, in

particolare, ha messo a disposizione

cappelli di propria

produzione, simili ai Borsalino

utilizzati dalla spedizione

del Duca degli

Abruzzi.

La valle di Bojuko, a circa 4000

metri di quota, adornata da

Seneci giganti (foto R.

Bontempi)

R EPORTS

GEOmedia 5 2006 35


R EPORTS

Gli obiettivi della spedizione

Strumenti educativi

L’incontro con il popolo Bakonjo ha

stimolato una interessante e amara

notazione: come il Duca degli Abruzzi

nei primi anni del secolo annotò che

le popolazioni locali erano decimate

dalla malattia del sonno

(purtroppo ancora presente, anche se

con incidenza ridotta rispetto ad un

secolo fa), così ora, giungendo in

Uganda, si deve purtroppo rilevare che

la popolazione locale viene decimata

dall’AIDS. Questa emergenza ha

costituto il tema dei colloqui con

alcuni rappresentanti dei Bakonjo e

con i rappresentanti di AVSI

(www.avsi.org) che da anni si occupano

di programmi per la cura, la

prevenzione e lo sradicamento di tale

piaga dal territorio ugandese.

Uno degli effetti diretti più

devastanti del virus HIV che ha

segnato particolarmente i ricercatori

italiani è la percentuale altissima di

orfani nelle scuole locali, che

raggiunge e spesso supera il 50%.

Questo implica una disgregazione della

struttura familiare dal momento che la

scuola garantisce a questa popolazione

una formazione solo di base; la

trasmissione della cultura e la

coscienza dell’appartenenza alla

propria tradizione, caratteristica

principale del processo educativo

familiare, rischiano dunque, a causa

dell’AIDS, di andare perdute.

Da qui l’esigenza espressa da Filippo

Ciantia di realizzare un progetto

educativo, da estendere a tutta la

popolazione dell’Uganda. Tale

progetto, già in parte

concordato con rappresentanti del

popolo Bakonjo, dovrebbe

prendere spunto dalle montagne e

dall’ambiente del Rwenzori in cui

tuttora vivono i

Bakonjo, al fine di

operare un

recupero della

tradizione da

parte della

popolazione locale e più in generale di

tutta l’Uganda, partendo da un

concetto di Luigi Giussani spesso

ripetuto dello stesso Ciancia nel quale

si sottolinea che: “l’educazione come

introduzione al reale è alla base dello

sviluppo di un popolo”.

L’esperienza di AVSI ha infatti

dimostrato che se si desidera

sviluppare interventi realmente efficaci

sul territorio e si intende tutelare la

regione del Rwenzori, è indispensabile

che il popolo dei Bakonjo che vive nel

territori limitrofi al Rwenzori

Mountains National Park, riacquisti la

coscienza e la stima delle proprie

tradizioni, indissolubilmente legate alle

difficili ed inospitali condizioni

ambientali che offrono tali scenari.

L’idea di uno sviluppo di tale

progetto, ancora in via di definizione,

ha registrato l’interesse anche di Tom

Stacy, britannico, profondo conoscitore

del popolo Bakonjo, che nel volume

“Tribe”, ha raccontato con passione le

vicissitudini del popolo delle montagne

del Rwenzori di cui, in oltre 50 anni

di studio e condivisione della vita, è

diventato il riconosciuto riferimento

culturale.

I ghiacciai come indicatori del clima

Dal punto di vista dello studio del

clima, numerosi studi scientifici

documentano un marcato regresso

della superficie dei ghiacci sulle vette

del Rwenzori e di tutti i ghiacciai

tropicali, in particolare della zona

africana. Stime attendibili ottenute

sfruttando informazioni e rilievi di

diverse fonti, mostrano come tra i

primi anni del novecento ed i primi

anni ’90, circa il 75% della massa

glaciale dei monti Kenya, Kilimanjaro

e delle montagne del Rwenzori è

andata perduta. Siamo passati da una

superficie glaciale stimata in circa 6,5

Km 2 a poco più di 1 Km 2 nella più

recente stima del 2005.

Osservare il netto ritiro dei ghiacciai

dal 1906 ad oggi può far imputare

questa regressione semplicisticamente

ad un regolare innalzamento della

temperatura dell’aria in quota. La

realtà è però più complessa. I

ghiacciai tropicali, tra cui i

ghiacciai del Rwenzori

hanno

Matteo Sgrenzaroli di Inntec impegnato nella misurazione

del fronte glaciale dedllo Speke a quota 4500 metri

(foto G. Vassena)

raggiunto la loro massima estensione

in epoca moderna, nel periodo della

Piccola Età Glaciale e cioè

approssimativamente tra il 1300 e il

1850.

Sempre nel Rwenzori, dagli anni ‘50

del diciannovesimo secolo, ha avuto

inizio una lenta e graduale riduzione

di estensione degli apparati glaciali.

Nel periodo compreso tra il 1930 e il

1940 la fusione di ghiaccio fu

particolarmente estesa, e negli anni

attorno al 1970 si registrò un netto

decremento del processo di riduzione,

giungendo, per qualche apparato

glaciale, anche ad un aumento della

massa glaciale stessa.

Dagli anni ‘90 fino ad adesso si

registra ancora una nuova, costante

diminuizione della massa glaciale, sia

in estensione che in volume.

La difficoltà di studiare

questi fenomeni è

comunque

notevole. Si

pensi ad

esempio,

come

36

GEOmedia 5 2006

Il regista Marco Preti collabora alle operazioni di

inquadramento geodetico con GPS della vetta del

Monte Baker (foto R. Bontempi)


Il modello tridimensionale misurabile del terreno del seracco del San Matteo (Alta Valtellina) realizzato

con il software JRC Reconstructor

nel caso dei ghiacciai tropicali, che

l’aumento della

velocità di fusione non è causata

esclusivamente dall’aumento della

temperatura dell’aria ma anche, ed in

particolare, dalla variazione di umidità

relativa, da una diminuzione della

copertura nuvolosa e dunque da un

maggiore intensità a terra

dell’irradiamento solare. Se si pensa

infatti che l’escursione termica

giornaliera sul Rwenzori è superiore

all’escursione termica dovuta agli

effetti stagionali nell’intero anno, si

comprende come i parametri che

governano l’andamento di un

ghiacciaio tropicale siano del tutto

diversi da quelli che dominano

l’evoluzione di un ghiacciaio alpino o

di quella di un ghiacciaio

Himalayano, dove le variazioni

termiche e meteorologiche del ciclo

giornaliero sono minime rispetto agli

effetti stagionali (estate-inverno).

La rete di stazioni meteorologiche

Per poter avviare un costante

monitoraggio delle variazioni del

ghiacciaio, un primo gruppo di

ricercatori della spedizione ha

provveduto ad installare ad una quota

di circa 4200 metri, alle pendici del

Monte Speke, una stazione

meteorologica (installata grazie al

supporto della società NESA), i cui

dati rilevati andranno ad integrarsi

con quelli rilevati dalla già citata

stazione posta sul Monte Stanley e con

quelli forniti dalle stazioni di pianura

installate dal governo ugandese.

Queste stazioni costituiscono l’avvio del

Rwenzori Meteorological Network, che

prevede l’installazione di almeno

un’ulteriore stazione meteorologica ad

una quota di circa 3000 metri.

Misurazioni topografiche

con laser a scansione

Un secondo gruppo di ricercatori

dotato di laser scanner si è mosso più

faticosamente fino ad una quota di

oltre 4500 metri, posizionando un

campo di supporto in prossimità del

fronte del Ghiacciaio Speke.

Con tale apparecchiatura, già

impiegata nel passato in Himalaya o

in emergenze ambientali sulle Alpi

come in occasione del collasso del

seracco della parete nord del Monte

San Matteo in Alta Valtellina, è stato

possibile effettuare una sorta di

fotografia tridimensionale misurabile

dell’apparato glaciale e della valle

sottostante, nel recente passato

occupata dai ghiacci.

Il laser scanner permette infatti di

misurare con accuratezze centimetriche

le geometrie, i movimenti e le

caratteristiche geomorfologiche

superficiali dei ghiacciai osservati.

Lo strumento, messo a disposizione

dalla ditta austriaca Riegl tramite la

sua consociata italiana MicroGeo,

(sempre particolarmente disponibile a

fornire in uso gratuito i propri

strumenti per applicazioni di grande

interesse ambientale), permette di

osservare le geometrie dei ghiacciai

fino a distanze superiori ai 2 km.

Purtroppo l’ambiente del Rwenzori si

caratterizza per una persistente

presenza di fitte nebbie, piogge e

foschie durante il giorno. Solo al

mattino presto e dopo il tramonto del

sole il cielo diventa limpido

permettendo all’escursionista ma anche

al ricercatore, di osservare e studiare

il territorio. Per questo è stato

necessario effettuare le misurazioni

glaciologiche di notte, quando il cielo

e l’atmosfera si presentavano

perfettamente limpidi.

Le tecnologie software impiegate,

assai avanzate, costituivano il risultato

di esperienze e di anni di utilizzo in

ambito montano da parte

dell’Università degli Studi di Brescia.

Il software di trattamento dei dati è

stato realizzato dal Centro Comune di

Ricerca di Ispra della Commissione

Europea (www.reconstructor.it), ed in

particolare dal Dipartimento per la

sicurezza dei cittadini, che aveva già

sviluppato particolari procedure

software di gestione delle misurazioni

tridimensionali, al fine di fornire agli

esperti dell’Ente di non proliferazione

nucleare la possibilità di effettuare in

poche ore il completo e accurato

rilevamento tridimensionale degli

impianti industriali e nucleari di paesi

a rischio. I medesimi programmi

informatici possono essere

efficacemente impiegati negli studi di

carattere ambientale come quelli

glaciologici, interessante esempio di

trasferimento tecnologico, dal mondo

industriale al mondo della protezione e

cura ambientale. Da segnalare che tale

tecnologia può essere considerata

italiana, essendo il software sviluppato

in Italia anche se da un team

internazionale, e il prodotto è

disponibile sul mercato mondiale

grazie al consorzio di innovazione

tecnologica InnTec

(www.inntec.it/geomatica_rilevamento/in

dex.php), convenzionato con

l’Università degli Studi di Brescia con

il Centro Comune di Ricerca di Ispra

e la società Topotek (www.topotek.it),

a cui sono delegate le fasi operative di

supporto e diffusione della tecnologia.

Il confronto di tali misurazioni con

la cartografia della zona rilevata negli

anni ‘50, permetterà di valutare il

volume e dunque di stimare la massa

di ghiaccio perduto.

Una visita alla “Fondazione Sella“ di

Biella, ove sono conservate con cura

le fotografie originali scattate da

Vittorio Sella, durante la spedizione al

Rwenzori del 1906, ha permesso di

osservare l’imponente variazione del

paesaggio d’alta quota di queste

montagne, prima ricoperte da spesse

coltri di ghiaccio e ora sempre più

caratterizzate da morene, detriti e da

rocce levigate da anni di presenza del

ghiacciaio.

R EPORTS

GEOmedia 5 2006 37


R EPORTS

L’ultima ricerca effettuata nel giugno

2006 prende anch’essa ispirazione

dalle ricerche e dalle documentazioni

topografiche e cartografiche realizzate

dal Duca degli Abruzzi e dagli studiosi

che parteciparono alla sua spedizione.

Studi di inquadramento

topografico tramite GPS delle vette

Il progetto ha visto la scalata di tutte

le sei principali vette del Gruppo del

Rwenzori (Emin, Gessi, Luigi Amedeo,

Cima Margherita del Monte Stanley,

Baker e Speke), con strumentazione

topografica satellitare GPS al fine di

realizzarne il primo accurato

inquadramento topo-cartografico.

L’accensione contemporanea di tali

strumenti ha permesso la misura, con

accuratezza centimetrica, della

posizione relativa tra i caposaldi

metallici posizionati in corrispondenza

delle vette; successivi studi, che

prevedevano il collegamento della rete

topografica a vertici di coordinate

geografiche (latitudine e longitudine)

note, hanno permesso il definitivo

inquadramento topografico dei vertici

misurati. La misura della quota delle

vette è stata invece di difficile stima e

richiederà ulteriori studi di tipo

geodetico, dovendo riportare tramite

opportune misurazioni e calcoli il

riferimento della quota zero del mare

in prossimità del catena montuosa.

La scalata delle sei vette effettuata

per le finalità scientifiche della

spedizione, ha richiesto grande

affiatamento, nonché una preparazione

alpinistica e tecnica da parte delle

squadre di ricercatori.

I diversi gruppi impegnati nelle

ricerche non potevano infatti

comunicare tra di loro a causa della

mancanza di opportuni ponti radio

all’interno del Parco, ma dovevano

necessariamente provvedere

all’accensione contemporanea degli

apparati topografici di misura.

Ogni gruppo aveva una finestra di

misura assegnata di circa due ore per

permettere di garantire almeno 30

minuti di accensione comune.

Il gruppo di ricercatori aveva già

verificato le proprie capacità di

coordinamento e di lavoro in quota,

nel 2004, quando in una domenica

estiva, tredici squadre avevano scalato

le principali vette del gruppo

dell’Adamello, rimisurando con GPS la

rete trigonometrica realizzata negli

anni ’60, con strumentazione

tradizionale, dall’Istituto Geografico

Militare Italiano

(http://www.rilevamento.it/adamello/ada

mello.htm).

Le difficoltà di scalata delle cime del

Rwenzori erano in gran parte dovute

ai percorsi di salita, spesso

caratterizzati da percorsi esposti, su

roccia, dove la difficoltà alpinistica

non è causata dal grado (al massimo

di primo grado o qualche passaggio di

secondo grado), piuttosto dal terreno

ricoperto di fango e muschi, dalla

roccia sdrucciolevole e dalle condizioni

meteorologiche sempre caratterizzate

da pioggia insistente o da nebbia fitta.

Solo la tenacia e l’entusiasmo dei

giovani ricercatori, il rigoroso rispetto

delle tempistiche e l’attenzione ad ogni

particolare tecnico, oltre che

l’abnegazione delle guide locali ed in

particolare dei portatori che scalano

queste montagne con semplici stivali di

basso costo, ha permesso la attuazione

dei programmi di ricerca qui descritti.

La rete topografica così misurata è

stata collegata, sempre con misurazioni

GPS, a due vertici di riferimento

posizionati presso il campo base

abituale del Lago Bujuku e verranno

in seguito connessi con la rete di

livellazione geometrica ugandese (che

definisce sul territorio la quota sul

livello del mare) con alcune stazioni

poste nelle città di Hoima e di Ibanda.

Al momento è stato realizzato un

calcolo provvisorio delle coordinate dei

vertici topografici posizionati sulle

vette, grazie ad una misura rispetto ad

una stazione GPS attiva presso

l’Università di Mbarara, ad una

distanza media di circa 140 Km dal

Parco del Rwenzori. Queste

misurazioni, come si è detto, stanno

dando vita al Rwenzori Geodetic

Network, che permetterà in un

prossimo futuro di supportare le

attività di progettazione e di sviluppo

delle attività all’interno del Rwenzori

Mountains National Park.

Infine, a supporto delle operazioni di

tracciamento della rete geodetica

ugandese, al momento totalmente

assente, la società Trimble ha donato

ai ricercatori dell’Università una

aggiornata stazione GPS permanente

(modello NetRS) da installare in

Uganda a disposizione del Lands

Survey Department d’Uganda, situato

ad Entebbe.

Sulla base delle osservazioni

condotte durante il periodo di

permanenza nel Rwenzori Mountains

National Park sono in via di studio

delle proposte utili ad una maggiore

valorizzazione dell’area, anche

nell’ottica di un turismo sostenibile,

per favorire una più efficace

conoscenza e comunicazione dei valori

naturali e paesaggistici che essa

racchiude.

Alcune proposte preliminari sono

state discusse localmente con i

responsabili dell’Ente Parco che le

hanno accolte con grande interesse,

auspicando l’avvio di iniziative che

consentano di favorire scambi di

esperienze ed efficaci confronti con i

gestori delle aree naturali protette

italiane.

E’ nell’ottica di rivalutazione di

particolari eventi che coinvolgono

anche un po’ della nostra storia, come

la spedizione del Duca degli Abruzzi

alle Montagne del Rwenzori, che

vengono proposte, alle sezioni del CAI,

alle sedi de “L’Umana Dimora” ed alle

sedi universitarie, conferenze e

presentazioni dei risultati conseguiti da

questa iniziativa.

La missione scientifica è terminata

con successo nei primi giorni di luglio

con il rientro in Italia di tutti i

membri della spedizione.

A fianco, la stazione

meteorologica in

quota, sotto

“L’Umana Dimora”

immersa nella nebbia

del Rwenzori

38

GEOmedia 5 2006


Conclusioni

Sono previste a breve scadenza nuove missioni in terra

africana per dare continuità alle numerose ricerche del

Progetto triennale attivate in corrispondenza

dell’anniversario della scalata, e ora sancite anche da

importanti rapporti di collaborazione ufficiale con gli Enti e

i ricercatori ugandesi.

Il problema del calcolo della

quota delle vette sul livello del mare

Il sistema satellitare GPS effettua la misurazione

delle quote rispetto ad un riferimento diverso livello

medio del mare. Quindi le misurazioni di quota

effettuate con GPS, come nel caso della spedizione

al Rwenzori, devono essere opportunamente corrette.

Una prima stima approssimata delle quote sul livello

medio marino, partendo dalle misurazioni GPS, è in

via di calcolo da parte dell’Università degli Studi di

Brescia, grazie all’impiego di un modello globale del

geoide fornito dalla Università di Potsdan.

Tale modello viene da complessi studi a riguardo

dell’andamento della intensità della forza di gravità

del nostro pianeta, che permette la stima a livello di

tutto il globo terrestre (da qui il nome di modello

globale), dell’andamento del geoide. Il geoide è

definito anche come la forma della Terra, superficie

ideale rispetto alla quale si misurano le quote.

Riferire la quota di un punto al livello medio del

mare, equivale dunque ad affermare che per

conoscere la quota di una montagna si deve essere

in grado conoscere la quota del mare in

corrispondenza della vetta (cosa questa che sarebbe

possibile se ad esempio a fianco della vetta fosse

presente un fiordo).

La quota media dell’acqua nel fiordo, coinciderebbe

con la quota del geoide che dunque può essere

definito come quella forma che assumerebbe la terra

in assenza di terre emerse, cioè se fosse totalmente

ricoperta dal mare (da qui la definizione delle quote

rispetto al livello del mare) e che rappresenta la

quota zero.

In pratica tale forma è pensabile come una

superficie regolare, ma caratterizzata da avvallamenti

o rigonfiamenti causati dal fatto che la forza di

gravità cambia in intensità da punto a punto su

tutta la superficie terrestre.

In sintesi si può affermare che la vera difficoltà di

stima della quota di una montagna, non è il

raggiungimento della vetta con strumentazione per

quanto sofisticata, bensì il complesso studio, frutto

delle combinazioni di misure sul campo della

intensità e direzione della forza di gravità elaborate

con sofisticati calcoli matematici, al fine di

determinare la forma della superficie del geoide che

definisce in ogni punto della terra la posizione della

quota zero di riferimento.

La squadra italo-ugandese

Il Club Alpino Italiano, l’Associazione L’Umana

Dimora, l’Università degli Studi di Brescia, la ONG

italiana AVSI, il Museo della Società delle Guide Alpine

di Courmayeur, il Centro di documentazione e ricerca

sulle tecnologie appropriate per la gestione

dell’ambiente nei Paesi in via di sviluppo (CeTamb)

dell’Università degli Studi di Brescia, l’Università degli

Studi di Milano, la Makerere University, il Comitato

EV-K 2 -CNR, la Uganda Wild Life Authority d’Uganda,

il Dipartimento del Lands Survey di Entebbe, e

numerosi sponsor tra cui Borsalino, InnTec, Nesa,

Riegl, Siberg, Topotek, Trimble, Verona Lamiere, con il

patrocinio della Presidenza della Regione Lombardia e

il supporto dell’Ambasciata d’Italia a Kampala,

formano un’imponente squadra, italo-ugandese, avente

al centro l’ambiente come dimora dell’uomo.

L’Associazione “L’Umana Dimora”

L’associazione L’Umana Dimora è una

associazione ambientalista riconosciuta

dal Ministero dell’Ambiente che opera

per valorizzare la conoscenza e la cura

del creato, inteso come dimora

dell’uomo. Lo stupore per il bello e la

passione per il reale e per ogni particolare

in esso presente, se seguiti, portano l’uomo a

sviluppare un atteggiamento di cura verso

l’ambiente e di attenzione verso gli altri; il

ricercatore e lo studioso sono a loro volta portati a

ricercare le modalità di un armonico sviluppo e

rapporto tra uomo e ambiente (www.umanadimora.net).

“La più bella e profonda emozione che possiamo

provare è il senso del mistero. Sta qui il seme di ogni

arte, di ogni vera scienza. L’Uomo per il quale non è

più familiare il sentimento del mistero, che ha perso la

facoltà di meravigliarsi e umiliarsi davanti alla creazione

è come un uomo morto,

o almeno cieco…

Nessuno si può sottrarre a un sentimento di reverente

commozione contemplando i misteri dell’eternità e della

stupenda struttura della realtà. E’ sufficiente che l’uomo

tenti di comprendere soltanto un po’ di questi misteri

giorno dopo giorno senza mai demordere, senza mai

perdere questa sacra curiosità.”

Albert Einstein

Autore

GIORGIO VASSENA

E' possibile contattare direttamente Giorgio Vassena all'indirizzo email:

giorgio.vassena@unibs.it o presso la segreteria de "L'Umana Dimora"

all'indirizzo: segreterianazionale@umanadimora.net. Per ulteriori

informazioni, documentazione o per collaborare alle ricerche Ë possibile

consultare il sito dedicato agli studi in Uganda e sul Rwenzori

www.rwenzorionline.com o il sito della associazione di protezione

ambientale www.umanadimora.net.

R EPORTS

GEOmedia 5 2006 39


R EPORTS

Il portale del Servizio

Geologico d’Italia

A cura dell’APAT

In occasione del Convegno

AM/FM 2006 è stato

presentato nella sua forma

prototipale, consultabile

all’indirizzo

http://demo.esriitalia.it/Portal,

il portale geografico del

Servizio Geologico d’Italia,

Dipartimento Difesa del

Suolo, sviluppato in

collaborazione con Esri Italia,

nato con l’intento di

consentire la condivisione,

l’integrazione e la

consultazione del grande

patrimonio delle banche dati

del territorio italiano costituito

dalle informazioni territoriali

con relativi metadati, il tutto

in maniera semplice,

attraverso strumenti allo

scopo preposti, permettendo

anche la consultazione di

pubblicazioni tecniche ,

relazioni e linee guida.

formato digitale, base di riferimento

per i sistemi informativi geografici.

Lo strumento ritenuto indispensabile

per effettuare tali ricerche all’interno

della rete Internet è dunque quello

del portale, nel nostro caso è stata

scelta una architettura che, oltre

all’uso del GIS Portal ToolKit 3.0,

utilizza ArcIMS 9.1, come strumento

per la gestione dei metadati e la

pubblicazione di servizi cartografici

interattivi in vari formati tra i quali

WMS e WFS, ArcSDE 9.1 e SQL

Server 2005, come gestori dei

geodatabase. Per la pubblicazione dei

servizi web viene utilizzato IIS 5.0 e

Apache Tomcat 5.0.28 per le

applicazioni Java.

GIS Portal Toolkit mette a

disposizione sistemi di ricerca molto

potenti come i text retrieval o gli

information retrieval (un text retrieval

è un motore di ricerca che permette

l’analisi di documenti e/o

informazioni, o parte di essi,

attraverso la ricorrenza di parole

chiave, frasi o definizioni all’interno

del documento) che consentono di

conoscere in via del tutto preliminare

il contenuto dei metadati (informazioni

di carattere generale sui dati) per poi

decidere quali servizi caricare al fine

di soddisfare le esigenze della

consultazione.

Le informazioni che devono essere

assolutamente presenti all’interno di

un portale cartografico sono

principalmente quelle di carattere

generale che consentono di:

• ricercare le cartografie per

tematiche e scale

• individuare i produttori delle varie

cartografie

• conoscere le modalità di accesso on

line alle cartografie eventualmente

disponibili

• individuare i siti che assicurano un

servizio di consultazione on line di

cartografia

Nell’ultimo decennio è

notevolmente cresciuta la

necessità di dover disporre di

una cartografia moderna e aggiornata;

ciò ha notevolmente incrementato la

produzione cartografica che vede

affiancare i tradizionali organi

cartografici dello Stato da diversi

soggetti realizzatori con la finalità di

produrre cartografie prevalentemente a

scala regionale (1:25.000, 1:10.000,

1:5.000). Diventa quindi sempre più

diffusa la produzione di cartografia in

40

GEOmedia 5 2006


In ogni caso è necessario porre

l’attenzione sul fatto che un portale

cartografico non rappresenta il gestore

diretto dei dati disponibili : infatti è

possibile gestire metadati di altri

organismi (Regioni e Comunità

Scientifica) e link verso applicazioni

web, disponibili su Internet.

Per quanto riguarda i metadati,

tenendo conto che al momento esistono

due standard prevalentemente utilizzati

all’interno della rete internet, FDCG di

origine americana (specialistico per i

dati cartografici, utilizzato da tutte le

strutture pubbliche nordamericane) e

ISO 19115, la necessità dell’adozione

dei parametri della direttiva europea

INSPIRE (INfrastructure for SPatial

InfoRmation in Europe), ha imposto la

pubblicazione in rete delle banche dati

del Dipartimento Difesa del Suolo

sotto forma di servizi geografici che a

loro volta necessitano della presenza di

una Infrastruttura di Dati Territoriali

(IDT), ovvero di un insieme di

tecnologie, sistemi ed accordi

istituzionali tesi a facilitare la

disponibilità e l’accesso ai suddetti

servizi.

A tale proposito gli standard

WMS/WFS rappresentano protocolli di

interoperabilità/interscambio che

permettono di condividere dataset

geografici eterogenei e di accedere agli

stessi in modo completamente neutrale

rispetto alla piattaforma GIS

posseduta.

I servizi WMS e WFS (per i dati

vettoriali) hanno creato i presupposti

per la realizzazione di una

infrastruttura di dati territoriali che

mette a disposizione degli utenti un

insieme di servizi integrati basati

sull’informazione geografica.


R EPORTS

Gli utenti da remoto possono, con

l’utilizzo di un semplice browser

(FireFOX, Internet Explorer, Netscape,

ecc.) accedere ai dati territoriali della

propria regione, provincia o comune,

attraverso le funzioni tipiche del GIS

(zoom, pan, semplici interrogazioni di

oggetti geografici, selezioni dalla

mappa) potendo avvalersi, in relazione

al grado di competenza, di uno

strumento che non solo permette la

consultazione dei dati, ma anche la

loro integrazione con informazioni

elaborate in locale o provenienti da

altri server.

In particolare per realizzare il portale

è stato necessario analizzare in

maniera dettagliata il contenuto

informativo e la struttura delle diverse

banche dati del Dipartimento, tra cui:

• Progetto IFFI (Inventario dei

fenomeni franosi in Italia);

• Monitoraggio degli interventi - D.L.

180/1998;

• Progetto CARG - Carta Geologica

d’Italia alla scala 1:50.000;

• Carta Geologica d’Italia in scala

1:100.000;

• Perforazioni - Legge n. 464/1984;

Si è poi provveduto ad elaborare delle

viste SDE attraverso le quali è stato

possibile rendere i dati geologici in

modo trasparente e in funzione della

specifica necessità: la loro introduzione

ha permesso di tematizzare

notevolmente il numero degli strati

informativi, rendendoli ancora più

omogenei rispetto alla struttura

iniziale del geodatabase, che dipende

fondamentalmente dal modello di

fornitura dati.

Tale modalità di rappresentazione,

operando la sostituzione delle

complesse codifiche interne della

banca dati con relative descrizioni in

chiaro presenti nei domini, costituisce

la soluzione più innovativa del

sistema, poiché offre la possibilità di

impiegare informazioni che sono state

già interpretate ed elaborate, al fine di

poterle integrare con servizi

provenienti da altri server sia locali

che remoti.

In tal modo nella banca dati

geologica, ad esempio, sono state

create delle viste con cui è possibile:

• esaminare lo strato delle

faglie,separato da quello dei contatti

stratigrafici e dai sovrascorrimenti e

vedere in chiaro le caratteristiche

delle faglie;

• visualizzare le unità geologiche

quaternarie distinte da quelle del

substrato con l’indicazione in chiaro

della descrizione e non tramite le

sigle;

• visualizzare le cave e le miniere,

separatamente dalle sorgenti e dalle

varie tipologie di sondaggi e

prospezioni;

• consultare lo strato dei campioni

visualizzando i dati relativi alle

analisi eseguite sui campioni,

importate da un database esterno;

Un altro aspetto da tenere in

considerazione riguarda la

consultazione della cartografia

geologica che necessita dell’utilizzo di

apposita simbologia ed una palette di

colori alquanto complessa: in un

primo tempo si è pensato di facilitare

la gestione di palette e simbologia

realizzando applicazioni Java in

ambiente ArcIms con l’obiettivo di

potenziare al massimo la qualità della

veste cartografica dei dati,

successivamente per facilitare

l’interrogazione dei dati ed il

collegamento ai geodatabase si è

passati ad applicazioni HTML, che

hanno il pregio di essere più stabili e

meno soggette alle variabilità di

funzionamento dell’applicativo Java.

Infine per quanto concerne il sistema

geografico di riferimento il

Dipartimento Difesa del Suolo utilizza

l’UTM ED50 che al momento è ancora

lo standard cartografico.

E’ prevista comunque la possibilità di

migrare i dati da un sistema di

riferimento all’altro nel momento in

cui l’IGM, nell’ambito della

convenzione stipulata con il

Dipartimento, dovesse fornire il

software di conversione, denominato

VERTO, corredato dagli algoritmi di

correzione per l’intero territorio

nazionale.

E’ attualmente in fase di sviluppo la

parte di gestione dei canali tematici,

che consente di realizzare una sorta di

mappa dei dati e metadati gestiti dal

Portale; tali canali tematici sono

costituiti da:

• il settore banche dati, in cui sono

elencate le banche dati direttamente

gestite dal Portale, fa sì che a

ciascuna banca dati sia correlato il

contenuto informativo costituito dai

metadati e dai servizi disponibili;

• il settore aree tematiche, in cui

sono elencate le varie aree di

interesse di utilizzo dei dati, e

grazie al quale è possibile

individuare aree di interesse anche

non specifico dei dati disponibili

nel Portale, in questo caso vengono

utilizzati link verso applicazioni

web o siti internet;

• il settore eventi, in cui vengono

definiti varie tipologie di eventi di

origine naturale e/o antropica (

terremoti, alluvioni, frane…) che

fanno riferimento a dati,

pubblicazioni e relazioni tecniche

utili per un approfondimento

tecnico-scientifico degli eventi.

La metodologia finora impiegata e gli

standard utilizzati consentono di

guardare con tranquillità alle

evoluzioni future. Pur operando in un

settore in continuo divenire,

influenzato dall’evoluzione tecnologica

e da sempre nuove richieste, il

sistema costruito ha ormai dato

l’avvio all’instaurarsi di un processo

virtuoso di progressivo e costante

aumento della conoscenza del

territorio e della qualità dei dati:

l’auspicio è quello di vedere nel breve

la partecipazione di altri soggetti che

contribuiscano all’arricchimento del

contenuto informativo disponibile, in

modo da poter arrivare ad un vero e

proprio portale di interesse nazionale.

Autori:

LOREDANA BATTAGLINI,

VALENTINA CAMPO,

CARLO CIPOLLONI,

MARIA PIA CONGI,

DANIELA DELOGU,

FRANCESCO VENTURA,

RENATO VENTURA

APAT

VIA CURTATONE, 3

00185 ROMA

TEL. 06. 500.74.262

www.apat.gov.it

42

GEOmedia 5 2006


Il GEOatleta

moderno

di Francesco Bartoli

R EPORTS

Nell'ultimo decennio gli straordinari

sforzi tecnologici hanno evoluto il

settore geomatico e portato enormi

vantaggi nell'ambito dei cosiddetti

servizi a valore aggiunto.

Tuttavia la svalutazione commerciale

del sistema di navigazione satellitare

ha fatto del navigatore un oggetto

di uso comune, quasi alla pari del

più quotato telefono cellulare.

Scemata la corsa al cellulare più

modaiolo è subentrata quella al

navigatore satellitare più tecnologico

con cartografia e punti di interesse

più aggiornati. E' assai frequente

trovare commercializzazioni degli

operatori di telefonia che uniscono

al dispositivo mobile il sistema di

navigazione, grazie anche a

politiche di businness agreement tra

le varie major.

L'utilizzo dei dispositivi GPS è

davvero ancora arenato alla

semplice ricerca di un percorso o di

un indirizzo da raggiungere? L'uso

di tali apparecchiature può inserirsi

all'interno di target quali

l'intrattenimento e le attività

ricreative?

Negli ultimi anni stiamo riscoprendo

la bellezza della natura e il piacere

di dedicarci ad una serie di attività

sportive outdoor che ci conciliano

con essa, unendo ai benefici della

mente quelli del corpo derivanti da

una corretta sollecitazione della

propria frequenza cardiaca. Questa

mia relazione vuole essere un diario

di viaggio nelle quotidiane attività

all'aria aperta di un atleta non

professionista, praticate durante le

quattro stagioni sfruttando le

tecnologie legate alla triangolazione

satellitare.

Le GEOattività

Grazie alla tecnologia GPS è

oggi possibile fare cose che in

passato erano consentite a pochi

privilegiati come ad esempio, per

uno sciatore, conoscere il tempo in

cui si è percorsa una discesa, la

velocità media e la velocità

massima.

Negli sport acquatici, negli sport

invernali, nel podismo, nel

pattinaggio, in tutte le attività da

praticare all'aperto per le quali

può essere utile un monitoraggio

della propria andatura, tali

strumenti possono migliorare

decisamente i propri allenamenti,

ma possono anche soltanto rendere

più divertente un pomeriggio sugli

sci o una corsa, da soli o in

compagnia dei propri amici.

E' interessante nelle attività

sportive outdoor poter visualizzare

su mappa il percorso seguito e

tenere traccia sia dei punti di

interesse (luoghi visitati) in cui si

è compiuta la prestazione che

progettare eventuali modifiche

all'itinerario da seguire nel caso

in cui l'attività si ripeta nello

stesso luogo.

Per gli atleti attenti alle

prestazioni con obiettivi mirati

alla ricerca del costante

miglioramento c’è la possibilità di

utilizzare una serie di

informazioni georeferenziate quali

distanza percorsa e tempo

impiegato nonché:

• Tempi intermedi

• Tempi sul giro

• Tempi su percorsi

morfologicamente critici.

Le variabili da tenere in

considerazione, infatti, possono

essere tante: la pendenza critica

di un tratto (nel caso della

corsa), la consistenza del

ghiacciaio e dunque la sua

particolare delicatezza (per

l’alpinismo), la ventosità

caratteristica di una porzione di

mare (nel caso della vela)

Nel conciliare le attività fisiche

praticabili in ambiente outdoor con

il proprio benessere una variabile

importante è fornita dalla

situazione climatica che influenza

le varie stagioni. Volendo fornire

un diario delle attività che

verranno praticate nelle varie

stagioni avvalendosi dell’uso del

GPS ne abbiamo scelte (secondo i

nostri gusti!!!) alcune:

• Estate (alpinismo, corsa,

ciclismo, mountain bike,

pattinaggio a rotelle, trekking,

vela, canoa)

• Autunno (corsa, ciclismo,

alpinismo)

• Inverno (Corsa, alpinismo, sci

alpino, sci di fondo, nordicwalking,

ecc.)

• Primavera (Corsa, alpinismo,

scialpinismo, ciclismo)

Tecniche di

allenamento di un podista

Il primo metodo consiste nel

prefiggersi l’obbiettivo percorrendo

una determinata distanza; e

conseguentemente tale tecnica è

senz’altro la più utile per il

podista che mira ai 42 Km di una

maratona. In pratica si fissa una

distanza minima da percorrere

giornalmente ed una volta che la

si è ottenuta si incrementa il

numero di Km, proporzionalmente

alla distanza massima da

raggiungere.

L’uso del primo metodo

comporta l’utilizzo di un orologio-

GPS dotato di tutte le più

innovative caratteristiche

riguardanti la distanza ed il

tracking delle posizioni. Poiché

coprendo lunghe distanze si

possono raggiungere luoghi

sconosciuti (soprattutto in

montagna!) sarebbe utile anche la

funzionalità di indicazione a

ritroso del percorso seguito.

Il secondo metodo è suggerito

per migliorare il proprio

rendimento aerobico nell’intento di

diminuire il tempo impiegato a

portare a termine un determinato

percorso aumentando

progressivamente il passo

(velocità).

GEOmedia 5 2006 43


R EPORTS

Una volta raggiunta una certa

velocità di punta ci si può

allenare ad incrementare la

velocità insieme alla distanza

percorsa ( per gli sprinter ed i

mezzofondisti).

In questo contesto ci si può

avvalere di orologi-GPS con

spiccate caratteristiche rivolte alla

velocità ed al passo mantenuto

dall’atleta.

Il terzo metodo è rivolto a tutti

i principianti che hanno intenzione

di cominciare a correre

controllando il proprio battito

cardiaco. E’ il metodo più sicuro

ed è specificatamente indicato per

chi è fuori forma ed ha intenzione

di progredire aggiungendo

gradualmente minuti al proprio

regime cardiaco.

Nello specifico si utilizzerà un

orologio-GPS con l’ausilio di una

fascia cardio provvedendo così

all’analisi del battito cardiaco

nonché del passo e della distanza.

Esistono un certo numero di

aziende che commercializzano

prodotti di questo tipo, tra queste

la Navman, la Garmin e la Timex.

Questa esperienza esula

dall’approfondimento e dal

confronto di tali prodotti per cui

ci limiteremo a descrivere le

caratteristiche del prodotto Timex

utilizzato.

Il kit cardio-GPS utilizzato

Dopo il successo riscosso negli

scorsi anni da Timex con i

cardiofrequenzimetri

Speed+Distance, che uniscono ad

un completissimo

cardiofrequenzimetro la sofisticata

funzione di rilevazione di velocità

e distanza sfruttando un piccolo

ricevitore GPS, questa azienda

americana ha proposto una nuova

versione dello stesso con

funzionalità aggiuntive.

In particolare il nuovo

dispositivo Timex Trail Runner

Bodylink presenta insieme al nuovo

sensore GPS 3D le funzioni

Altimetro, Bussola e localizzatore

GPS, fornendo le

coordinate

geografiche al suo

utilizzatore.

Figura 1 - Timex

Bodylink TrailRunner

Il Timex Bodylink TrailRunner

in tempo reale fornisce valori in

collaborazione con la fascia

toracica digitale per la

misurazione della frequenza

cardiaca e il sensore GPS per la

misurazione della distanza e della

velocitá. Fornisce informazioni

relative alla posizione e all´altezza,

permette di calcolare la rotta

secondo i punti dell´area

memorizzati e di stimare i tempi

finali. Il Timex Bodylink

Trailrunner é adatto per footing,

sci, ciclismo, ecc. La combinazione

di velocitá, frequenza cardiaca e

navigazione in un sistema é tutto

il necessario per motivarsi,

aumentare le prestazioni e

valutare il proprio allenamento.

Trailrunner

TrailRunner è un programma di

pianificazione di percorsi dedicato

a chi vuol fare corse, giri in bici,

pattini, skateboard o praticare

qualsiasi altro sport che implichi

uno spostamento su strada o

fuoripista. Avvalendosi della

possibilità di raccogliere

informazioni da siti Internet e da

dispositivi GPS è in grado di

sovrapporre le tracce rilevate o

progettate ad immagini satellitari

georeferenziate, il tutto esportabile

in combinazione con il vostro iPod

(video o photo) ma anche con un

telefono cellulare.

Figura 2 - Gestione programma di allenamento

Le funzioni principali sono:

• Scaricamento delle tracce da

dispositivi GPS come Garmin

ForeRunner, Timex Trialrunner,

ecc.

• Esportazione ed importazione

delle tracklist GPS ed

esportazione di archivi KML per

GoogleEarth.

• Visualizzazione dei riferimenti

geografici dell'area di

allenamento permettendo la

georeferenziazione delle

immagini eventualmente

importate.

• Gestione e pianificazione dei

percorsi interattive. Inoltre:

pianificazione dei percorsi

automatica con una distanza

preferita e il maggior numero

di tracciati possibile.

• Previsione dei punti di controllo

con timer in sincronia al vostro

passo.

• Gestione di un calendario di

eventi con le vostre mete e

attribuzione di un punteggio

alle tracce favorite.

• Esportazione delle indicazioni

del percorso su iPod o telefono

come note per iPod o NanoMap-

Photos.

• Raccolta di tutti i dati dei

vostri esercizi in un diario di

allenamento e pubblicazione dei

vostri dati in un weblog.

Le mappe possono essere

collezionate da diversi siti in tutto

il mondo: per l'Italia si può

utilizzare senza problemi Google

Maps.

Il software esiste esclusivamente

in ambiente Mac Os X ed è

scaricabile gratuitamente ma è

sufficiente una piccola donazione

per garantire la futura

registrazione quando il software

diventerà shareware.

Esiste una localizzazione italiana

reperibile all’indirizzo

http://www.pierinodonati.it.

Per gli utenti Windows è

possibile utilizzare il tool

scaricabile gratuitamente dal sito

della Timex (http://www.timex.com)

e caricare le tracce esportate dal

formato GPX a quello KML

direttamente su Google Earth per

ottenere risultati soddisfacenti

nella visualizzazione dei percorsi.

L’estate del GEOatleta

L’estate ed il running

permettono allenamenti massivi

per chi ha intenzione di tenere

allenato il proprio cuore ed uno

strumento del genere può risultare

utile per aumentare le

motivazioni, tenere traccia dei

progressi nonché pianificare le

sedute successive.

44

GEOmedia 5 2006


Si esce con il kit cardio-gps (e l’eventuale Data

Recorder) godendosi il piacere della corsa

immersi nel verde del parco più vicino; al ritorno

si procede scaricando i dati dal dispositivo.

Le tracce vengono importate direttamente nel

programma e possono essere sovrapposte ad un

immagine satellitare, sia mediante la funzionalità

Importa>Mappe dal servizio-internet che

manualmente, importando un’immagine che si

provvederà a georeferenziare tramite l’inserimento

di punti di calibrazione.

I risultati di allenamenti successivi possono

essere collezionati e discriminati assegnando loro

un punteggio di preferenza. Utilizzando tutti gli

itinerari memorizzati è possibile costruire il

successivo semplicemente inserendo la distanza da

percorrere ed esportandolo come traccia sul kit

cardio-gps.

Avvalendosi della funzionalità diario non solo è

possibile collezionare gli itinerari settimanali ma

anche confrontarli graficamente dando la

percezione nella valutazione delle variabili passo

e distanza.

Insomma provarlo non costa nulla e fa bene

alla salute. Il prossimo appuntamento è per la

stagione invernale!

Riferimenti bibliografici

Rebecca Blain

“How to Use GPS Running Watches for Health

Improvement and Physical Training “

http://www.timex.com

http://www.trailrunnerx.com

http://www.pierinodonati.it

Figura 3 - Visualizzazione dell’allenamento

R EPORTS

Autori

Figura 4 - Diario degli allenamenti estivi

ING. FRANCESCO BARTOLI

francesco.bartoli@fastwebnet.it

GEOmedia 5 2006 45


U

NIVERSITA’ E RICERCA

Geomatica e formazione

di base dell’ingegnere e

del geometra

di Renzo Carlucci

Riflettendo sul percorso di

formazione tipico di coloro

che opereranno sul territorio

grazie all’ausilio di strumenti

geomatici ci si può rendere

conto di come forse ci sia

una notevole discrepanza

nella formulazione dei

programmi di insegnamento

per la formazione di base del

settore tra diplomi, lauree e

master nelle scienze della

terra.

Basta chiedersi quanti delle

migliaia di laureati in

ingegneria andranno

effettivamente a far parte di

coloro che possiamo

chiamare i doers (ad

esempio i realizzatori di

cartografie) e quanti invece

faranno parte dello stuolo

degli users (gli utilizzatori

delle cartografie).

Neanche l’1% avrà occasione

di dedicarsi alla realizzazione

di carte o di rilievi, di sicuro

però il rimanente 99% dovrà

utilizzare prodotti e strumenti

che afferiscono al settore

della geomatica per la

realizzazione di qualsiasi

progetto.

Il problema è che la formazione

universitaria nelle discipline della

geomatica risulta essere effettivo

solo per quell’1% che farà parte dei

doers, tralasciando invece il residuo

99% dei cosiddetti users.

L’errore compiuto nelle Università

italiane è stato proprio questo.

I programmi generici dei corsi di

topografia, fotogrammetria e

cartografia vengono visti dai più come

non necessari in quanto non è detto

che un ingegnere ad esempio andrà a

fare il rilevatore, il topografo o il

cartografo. E questo è verissimo.

Nella mia esperienza di studente

prima e nell’ambito dell’insegnamento

e della ricerca poi, posso affermare

che dal 1970 ad oggi nelle principali

Facoltà di Ingegneria italiane i

fondamenti di tutto ciò che fa

riferimento oggi alla geomatica

vengono forniti per lo più attraverso il

corso di Topografia, presente nel

vecchio ordinamento generalmente a

carattere obbligatorio per gli Ingegneri

Civili al terzo anno, vissuto nella

stragrande maggioranza dei casi come

un corso di approfondimento per

operatori topografici, portando quindi

al limite del conflitto la professione

dell’ingegnere con quella del geometra.

Sono invece quasi sempre assenti corsi

di formazione di base che insegnino

ad usare le mappe, anziché realizzarle.

Eppure tutti i progetti degli ingegneri

che impattano sul territorio devono

essere inseriti su quella cartografia che

dovrebbe avere il ruolo di

documentare almeno la situazione al

momento del progetto.

Basterebbe approfondire questa

osservazione per riportare chiarezza e

limiti di applicazione delle professioni

di ingegnere e geometra, che

purtroppo troppo spesso si

sovrappongono, appunto a causa della

confusione ingenerata dall’ordinamento

scolastico e universitario.

Gli ingegneri lascino ai geometri il

loro mestiere ed imparino almeno ad

usare i prodotti della vecchia

Geometria Pratica oggi detta

Geomatica. I geometri invece prestino

particolare attenzione alla loro

formazione ed aggiornamento al fine di

offrire una professionalità adeguata.

Una semplice soluzione ai problemi

che affliggono le due categorie è

dunque necessaria. Non possiamo

continuare a complicare cose semplici

la cui soluzione è ovvia ad un occhio

attento a questa reale problematica e

che non si fa distrarre dalle particolari

situazioni del dettaglio locale.

Si dovrebbe pertanto strutturare un

insegnamento di base, comune a tutti

i corsi, al pari della analisi

matematica o della geometria che

possa dare i fondamenti per la

progettazione sul territorio.

Cartometria e non Cartografia o

Topografia dovrebbe essere il titolo del

Corso di insegnamento di base per

tutti gli ingegneri che in un modo o

nell’altro avranno a che fare con opere

che impattino sull’ambiente e sul

territorio.

Cartometria è sinonimo di uso

metrico della carta ed è questo che

serve alla formazione di base

dell’ingegnere.

Tale corso di base dovrebbe

introdurre il futuro ingegnere all’uso

dei mezzi geomatici per la sua

professione senza particolari

approfondimenti per le realizzazioni

che andrebbero invece riservati a

livelli superiori di insegnamento per

coloro che intendono orientarsi per

operare nel settore della realizzazione

e dell’uso approfondito. Per l’uso

metrico della carta vengono chiamate

in causa tutte le discipline geomatiche

ed a queste si deve dare accenno in

tale corso: alla Geodesia per

introdurre i sistemi di riferimento

nazionali ed internazionali e alla

complessa necessità dei tipi di

proiezione cartografica, alla Teoria

degli Errori per far comprendere bene

i limiti dell’utilizzazione dei prodotti,

all’uso degli strumenti utilizzati per il

rilevamento della carta (dalle stazioni

totali per misure di angoli e distanze

ai sistemi GNSS,

dall’aereofotogrammetria fino al

telerilevamento) e, imprescindibilmente,

della Cartografia numerica (o

automatica, o digitale che dir si

voglia) quale elemento di base dei

Sistemi Informativi Geografici,

evitando di parlare esclusivamente di

DB topografici come panacea di una

situazione ormai al collasso.

46

GEOmedia 5 2006


Il sito internet del corso di geomatica a Roma Tre:

http://host.uniroma3.it/docenti/carlucci/Geomatica.html

Il confine tra dati contenuti e la loro

gestione informatica deve essere ben

netto e non offuscato nella confusione

generata dai lavori dell’IntesaGIS

italiana. Tutto ciò visto nell’ambito

dell’utilizzazione delle tecniche nella

conoscenza, indispensabile, dei loro

limiti.

E’ inammissibile che ancora oggi si

assista a studenti neolaureati che non

sono a conoscenza dell’esistenza di

diversi sistemi di riferimento e che

utilizzino carte in sistemi informatici

completamente ignari del loro reale

contenuto o che, peggio ancora,

ritengano che tali sistemi di proiezione

siano cosa da GIS, ampiamente trattati

all’interno dei software e li relegati.

Tale confusione avvolge la maggioranza

degli Enti italiani che appoggiano il

loro lavoro su strumenti cartografici di

analisi del territorio, per motivi

ambientali, di pianificazione e di

conoscenza strumentale ai trasporti.

E’ importante quindi avviare un

processo che veda tutte le Facoltà di

Ingegneria italiane impegnate su tale

necessità: inserire almeno una materia

come la Cartometria alla base di tutti

gli indirizzi di coloro che utilizzeranno

le carte per l’attuazione del proprio

lavoro.

Un esperienza simile è stata avviata

da qualche anno all’Università di

Roma III ove al primo anno dei corsi

di Laurea in Ingegneria Civile è

presente un breve corso che sotto il

nome di Elementi di Topografia

fornisce le basi necessarie

all’utilizzazione della cartografia per la

progettazione infrastrutturale ed offre

un vasto panorama sulle possibilità

offerte dai mezzi topografici per rilievi

di dettaglio o sull’uso dei sistemi

informativi e del telerilevamento.

E’ questa la necessaria formazione

di base che serve a

quella sezione di

ingegneri che, come

abbiamo detto

all’inizio, fa parte

dello stuolo degli

users. Gli

approfondimenti di

elevato livello

possono essere utili

ad altre

specializzazioni più

vicine alla figura di

un super geometra o

di un tecnico per il

rilevamento e la

costruzione di

cartografie. E per

favore non abusiamo del nome DB

topografici come per cancellare

definitivamente la conoscenza del

cartografo.

Evitiamo gli errori che troppo spesso

troviamo nei DB prodotti dalla delega

a esperti di informatica. I danni

derivati sono ingenti e quelli futuri

saranno ancor di più. Un esempio è la

confusione in cui stanno operando i

tecnici aerospaziali di tutto il mondo

per la mancata considerazione del

problema dei Datum e delle proiezioni

cartografiche spaziali che come nel

caso di Marte presto si affacceranno.

Anche li troviamo già gli stessi

problemi di impossibilità di

sovrapposizione di proiezioni

cartografiche diverse basate su

ellissoidi con diverse definizioni come

sulla Terra ed i Forum degli

informatici sono pieni di discussioni

sulle soluzioni e su come utilizzare

ArcMap cambiando datum, proiezioni

ed ellissoidi, come fossero semplici

variabili di configurazione.

E’ presente, anche se in un piccolo

corso, appena accennata, la geomatica

all’Università di Roma III. Ultima nata

delle Università romane, ha ben presto

conquistato posizioni rilevanti con

afflussi di studenti ormai comparabili

a quelle delle più anziane sorelle Roma

I, La Sapienza, e Roma II, Tor

Vergata.

Autore

RENZO CARLUCCI

rcarlucci@aec2000.eu

GEOmedia 5 2006 47


C ARTOGRAFICA

L’Aeronautica

Militare per poter

assolvere la propria

missione ha la

necessità di conoscere

l’ambiente in

cui opera, le caratteristiche

morfologiche

del territorio

e le informazioni

relative agli spazi

aerei. Già agli albori del

volo fu avvertita l’esigenza di avere

una cartografia adeguata alle esigenze

del nuovo mezzo e furono quindi

fatti notevoli sforzi per realizzare

carte dedicate alla navigazione aerea:

nel 1923 fu pubblicata una carta aeronautica

in scala 1:250.000, probabilmente

la prima al mondo nel suo

genere. A seguito dell’introduzione di

sempre più sofisticati sistemi d’arma,

fu necessaria la creazione di un Ente

specifico che potesse dedicarsi con

competenza e specificità all’attività

produttiva nel settore della cartografia

aeronautica. Il 15 febbraio 1976

presso il palazzo dell’Aeronautica

Militare. fu così creato il CIGA (Centro

Informazioni Geotopografiche

Aeronautiche) al quale furono affidati

i compiti esecutivi della preesistente

Sezione Fotocartografica dello SMA

che gestiva dal 1941 tutta l’attività

cartografica dell’Aeronautica

Militare. Nel 1977 il CIGA venne trasferito

sull’Aeroporto di Pratica di

Mare. Dal primo gennaio 2001 il CIGA

è ufficialmente riconosciuto come

Organo Cartografico dello Stato

Compiti del CIGA

Il compito del CIGA è quello di

raccogliere, valutare, elaborare e

diffondere informazioni geotopografiche

e promuovere lo sviluppo tecnico e

scientifico del settore, allo scopo di

soddisfare le necessità degli utenti

dell’Aeronautica Militare nelle forme

imposte dalle esigenze operative,

addestrative, informative e logistiche

in atto. Inoltre deve soddisfare, nei

limiti delle leggi e dei regolamenti in

vigore, le necessità civili della Nazione

e quelle delle altre Forze Armate o di

Enti pubblici in generale.

Recentemente, a seguito della

riorganizzazione strutturale della forza

armata, al CIGA sono stati aggiunti il

Servizio Spazi Aerei e Procedure

Strumentali di Volo ed il Servizio

Informazioni Aeronautiche. Il primo,

tra le altre cose, si occupa della

La produzione

cartografica

delCIGA

progettazione delle procedure

strumentali di volo, della valutazione

degli ostacoli alla navigazione aerea e

della gestione degli spazi aerei di

competenza, mentre il secondo si

occupa della raccolta, conservazione e

diffusione delle informazioni relative al

volo curandone la diffusione tramite la

pubblicazioni nell’AIP (Aeronautical

Information Publication) militare e nei

manuali PIV (Pubblicazione

Informazioni Volo).

Prodotti del CIGA

Il CIGA nello svolgimento delle

proprie attività abbraccia diversi

settori scientifici utilizzando dati

acquisiti da tutte le fonti disponibili

per fornire un’articolata tipologia di

prodotti e servizi.

I prodotti si differenziano

primariamente in base al formato con

cui vengono forniti all’utenza: in

analogici (su carta) e digitali (in

formato elettronico).

Tra i prodotti analogici ricordiamo:

• Carta OACI-CAI 1:500.000

• Carta LFC-ITA 1:500.000

• Carta JOG/AIR 1:250.000

• Carta Radionavigazione Italia

1:1.350.000

• Carta Satellitare 1:50.000

• Carta Ostacoli d’Aeroporto di Tipo

A (1:15.000)

• Carta Ostacoli d’Aeroporto di Tipo

B (1:20.000)

• Carta d’Aerodromo

• Manuale BOAT

• Film cartografici per velivolo

TORNADO

•PIV e AIP militare

di Maurizio Monteleone

Tra i dati digitali ricordiamo:

• Vector Map Livello 0 e 1

• Digital Land Mass System (DLMS)

• Archivio delle Curve di Livello

(ACLI)

• Archivio Nazionale Informazioni

Aeronautiche (ANIA)

• Archivio Numerico Ostacoli al

Volo (ANOV)

• Dati Raster della LFC-ITA e della

JOG/AIR in formato Compressed

ARC Standard Raster Product

(ASRP) ed in formato Compressed

ARC Digitized Raster Graphic

(CADRG).

La produzione del

CIGA in dettaglio

I prodotti analogici

I prodotti analogici costituiscono la

produzione più nota del CIGA. A

seguire potrete leggere una selezione

tra i prodotti di questo tipo più

rappresentativi:

Carta OACI-CAI 1:500.000

E’ la carta ufficiale dello Stato per

la rappresentazione dello Spazio Aereo

Nazionale ed assolve l’impegno italiano

richiesto dall’I.C.A.O. (International

Civil Aviation Organization) alle

nazioni associate.

La carta è destinata principalmente

all’utenza civile per la navigazione a

vista (VFR) per voli a breve distanza a

basse e medie velocità. Può inoltre

essere utilizzata per la pianificazione

di volo e per l’addestramento.

La carta si compone di dieci fogli

alla scala 1:500.000 che hanno

dimensioni di 2’45’’ in latitudine e di

dimensione variabile in longitudine. Le

48

GEOmedia 5 2006


U

NIVERSITA’ ARTOGRAFICA E RICERCA

Figura 1

carte sono inquadrate nella

rappresentazione conica conforme di

Lambert con la squadratura geografica

basata sul meridiano di Greenwich.

Questa cartografia rappresenta

l’orografia mediante tinte isometriche

con l’altimetria espressa in piedi.

Riporta i confini di stato ed i centri

abitati più importanti rappresentati

con il perimetro.

Sono riportati gli Spazi Aerei

Controllati, le informazioni per le

procedure VFR, le radioassistenze

e gli ostacoli verticali alla

navigazione aerea di altezza superiore

a 60m.

Il ciclo di aggiornamento è annuale.

Un esempio della carta è riportato in

Figura 1.

LFC-ITA (Low Flying Chart) 1:500.000

La carta ha lo scopo di fornire

supporto alle operazioni aerotattiche e

di ricognizione in volo a bassa e

bassissima quota da effettuarsi sul

territorio nazionale. Può essere inoltre

utilizzata per la pianificazione e lo

studio di missioni e per i briefings.

La carta si compone di sette fogli

alla scala 1:500.000 che hanno

dimensioni di cm 98 x cm 68. Le

carte sono inquadrate nella

rappresentazione conica conforme di

Lambert con la squadratura geografica

basata sul meridiano di Greenwich.

Questa cartografia rappresenta

l’orografia mediante tinte isometriche

Figura 2

con l’altimetria espressa in piedi con

l’indicazione dei valori di elevazione

massima di ostacolo naturale o

artificiale (MEF). Riporta i confini di

stato e i centri abitati importanti

rappresentati con il perimetro.

GEOmedia 5 2006 49


C ARTOGRAFICA

Sono riportati gli aeroporti con lo

schema piste, gli Spazi Aerei

Controllati, le informazioni per le

procedure VFR, le radioassistenze e gli

ostacoli verticali alla navigazione aerea

di altezza superiore a 60m e lineari di

altezza superiore a 45 metri, gli

elettrodotti principali e le linee

isogone.

Il ciclo di aggiornamento è annuale.

Un esempio della carta è riportato in

Figura 2.

Jog-AIR 1:250.000

Versione aerea della serie designata

NATO 1501 (Joint Operation Graphic).

E’ una carta scala 1:250.000 a

copertura mondiale il cui scopo

principale è quello di fornire il

supporto alle operazioni aerotattiche

combinate delle forze aeree e terrestri.

Il CIGA produce i trentanove fogli che

coprono l’Italia e tre fogli relativi

all’area Balcanica.

I fogli hanno dimensioni di 2’ a nord

di 40° o 1’30’’ a sud di 40° per 1° di

latitudine. Le carte sono inquadrate

nella rappresentazione conforme

Traversa di Mercatore (UTM) con la

squadratura geografica basata sul

meridiano di Greenwich. Riporta il

reticolato geografico e chilometrico

UTM.

Questa cartografia rappresenta

l’orografia mediante tinte isometriche

con l’altimetria espressa in piedi con

l’indicazione dei valori di elevazione

massima di ostacolo naturale o

artificiale (MEF). Riporta i confini di

stato e i centri abitati importanti

rappresentati con il perimetro.

Sono riportati gli aeroporti con lo

schema piste, le radioassistenze e gli

ostacoli verticali alla navigazione aerea

di altezza superiore a 60m e lineari di

altezza superiore a 45 metri, gli

elettrodotti principali e le linee

isogone.

Il ciclo di aggiornamento informazioni

geografiche è triennale. Un esempio

della carta è riportato in Figura 3.

Carta satellitare 1:50.000

Carta ottenuta mediante

elaborazione digitale di immagini

pancromatiche fornite dal satellite

commerciale SPOT e prodotta,

principalmente, allo scopo di

supportare l’attività operativa dei

Reparti A.M. quale strumento

integrativo o alternativo alla

cartografia tradizionale alla stessa

scala.

Sull’immagine pancromatica vengono

sovra-impresse informazioni vettoriali

quali: curve di livello, punti quotati,

linee elettriche, ostacoli alla

navigazione aerea, ponti ferrovie e

toponomastica.

Il taglio dei fogli segue quello della

cartografia IGM 1:50.000.

La proiezione adottata è quella UTM

mentre il sistema di riferimento usato

è l’ED50 o il WGS84. Un esempio

della carta è riportato in Figura 4.

Altri prodotti analogici

Le carte che seguono vengono invece

utilizzate solamente per la navigazione

aerea; riportiamo qui di seguito una

breve descrizione delle stesse e

rimandiamo i lettori di GEOmedia a

seguire i futuri approfondimenti

espressamente dedicati a questo tipo di

produzione sempre sulle pagine della

nostra rivista:

Carta di Radionavigazione

1: 1.350.000

Carta per la navigazione aerea

strumentale (IFR). E’ prodotta su due

fogli. Spazio Aereo Superiore e

Inferiore, retrostampata Nord e Sud.

Il ciclo di aggiornamento è

quadrimestrale. Un esempio della carta

è riportato in Figura 5.

Carta terminale d’area

Simile alla precedente, fornisce i

dettagli, alla scala di 1:500.000 circa,

per la navigazione strumentale

(principalmente in fase di

avvicinamento) nelle aree degli

aeroporti di Milano, Roma, Pisa,

Brindisi, Treviso, Napoli, Cagliari,

Catania. Il ciclo di aggiornamento è

quadrimestrale e coincide con la

produzione della precedente.

VAC (Visual Approach Chart) 1: 250.000

Carta aeronautica alla scala 1:

250.000 circa prevista dalla normativa

ICAO per tutti gli aeroporti militari

aperti al traffico aereo civile. Usata per

la navigazione in area aeroportuale in

condizioni di volo a vista (VFR) è

Figura 3 Figura 4

50

GEOmedia 5 2006


Figura 5

prodotta dal CIGA ed è pubblicata

dall’ENAV all’interno dell’AIP Italia.

Il ciclo di aggiornamento è annuale.

Carta ostacoli aeroporto/eliporto

di Tipo A e Tipo B

Hanno lo scopo di fornire uno

strumento per lo studio e la definizione

delle procedure di atterraggio decollo e

circuitazione degli aeroporti aperti al

traffico strumentale. Un esempio della

carta è riportato in Figura 6.

Carta d’aerodromo

E’ una carta monocromatica prevista

dalla normativa ICAO per tutti gli

aeroporti aperti al traffico civile.

Fornisce agli equipaggi di volo le

informazioni necessarie a condurre in

sicurezza le operazioni di movimento a

terra dei velivoli dalla zona di

parcheggio alla pista e viceversa. La

carta è prodotta dal CIGA e pubblicata

dall’ENAV all’interno dell’AIP

Italia.

PIV (Pubblicazioni Informazioni

Volo)

Pubblicazione in formato

tascabile delle procedure

strumentali di avvicinamento, di

partenza, di atterraggio

strumentale e di volo VFR

relative agli aeroporti interessati

al traffico militare.

I prodotti digitali

Tra i prodotti digitali del CIGA

citiamo in dettaglio, per ora, solo il

seguente:

DTED LEV. 1

(Digital Terrain Elevation Data)

E’ uno dei due archivi realizzati dal

CIGA nell’ambito del programma

multinazionale Digital Land Mass

System per la radar

predizione/simulazione.

Consiste in una matrice, descrittiva

dell’orografia, di punti intervallati ogni

3 secondi d’arco (approssimativamente

90 m). Il modello del terreno è stato

ottenuto dalle curve di livello

digitalizzate dalla cartografia alla scala

1:25.000 e 1:50.000 dell’IGM. I dati

sono organizzati in celle geografiche di

1° x 1°. Il sistema di riferimento è

WGS 84. Un esempio della carta è

riportato in Figura 7.

Reperibilità dei prodotti del

CIGA

I prodotti del CIGA, sia digitali che

analogici, sono disponibili all’utenza

civile sia in ambito pubblico che in

quello privato. Oltre alla vendita

diretta, effettuata dal CIGA (06-

91293707, 06-91293762, 06-91293767,

fax: 06-9108149, e-mail:

aerogeo@aeronautica.difesa.it ) i

prodotti sono disponibili presso l’IGM,

che a sua volta si avvale oltre che

della propria sezione vendite anche di

numerose librerie specializzate.

Figura 7

Autore

CAP. MAURIZIO MONTELEONE

Centro Informazioni Geotopografiche Aeronautiche

aerogeo@aeronautica.difesa.it

C ARTOGRAFICA

Figura 6

GEOmedia 5 2006 51


A

ZIENDE e PRODOTTI

ArcGIS 9.2 per rendere ancora più semplice l’utilizzo dell’Informazione Geografica

ESRI annuncia il rilascio della nuova versione della tecnologia ArcGIS. La 9.2 è

una versione importante che concretizza il credo di ESRI secondo il quale

l’evoluzione delle proprie tecnologie deve essere basata sulle richieste degli utenti,

sulle tendenze dell’Information Technology, sull’applicazione degli Standard e

ultimo ma non meno importante, sulla creatività di chi opera, con successo, da

oltre 35 anni in questo settore.

I principali obiettivi nello sviluppo di ArcGIS 9.2 sono stati quelli di aumentare

l’usabilità dei prodotti desktop, ampliare la scalabilità e le potenzialità del

geodatabase, fare in modo che i prodotti server siano pronti all’uso, rendere

portabili le funzionalità della tecnologia desktop e ampliare la disponibilità di

ambienti di sviluppo. Tutto questo aumentando l’interoperabilità dei prodotti,

incontrando gli standards dettati dal settore GIS e dall’IT.

Siamo di fronte ad una importante versione di ArcGIS che include strumenti più

efficienti, visualizzazione dei dati e capacità di analisi, sofisticati strumenti cartografici, memorizzazione in alta precisione delle

coordinate ed esteso il supporto degli standard. ArcGIS 9.2 presenta anche una modalità che consente l’utilizzo dei prodotti

ArcView, ArcEditor e ArcInfo quali strumenti per la realizzazione di progetti di pubblicazione di dati 2D/3D ed ArcGIS Server

9.2 con procedure di elaborazione dati per renderli disponibili a client eterogenei. Le nuove applicazioni client insieme ad

ArcGIS Server permettono l’accesso a dati e a funzionalità di gestione e analisi dei dati geografici ad una vasta gamma di

utenti, inclusi operatori sul campo, analisti e decision makers. ArcGIS 9.2 soddisfa la necessità degli utenti di un’ampia gamma

di settori, con una varietà di architetture che si adatta alle differenti esigenze.

In ArcView, ArcEditor e ArcInfo 9.2 saranno presenti novità quali la disponibilità di scorciatoie (keyboard shortcuts) per l’acceso

alle funzioni, nuove funzioni per la gestione delle tabelle (stampa diretta, caricamento nella TOC di fogli, ecc.), animazione in

tutte le applicazioni (finestra di visualizzazione, grafici, layout), gestione e analisi dei dati temporali (NetCDF), accesso diretto

al metadata dalle proprietà del layer, tool per la misurazione di area e perimetro, tool per calcolo dell’area, perimetro e

centroide.

Con ArcGIS 9.2 viene introdotta una nuova modalità per gestire la rappresentazione multipla. La problematica di produrre

mappe a differenti scale mantenendo un’unica base dati cartografica, viene risolta attraverso la tecnica di rappresentazione

cartografica, resa possibile da una serie di nuovi strumenti per il disegno, la creazione della simbologia e generalizzazione.

Questa nuova caratteristica abbinata ad un sistema database-managed consente di automatizzare ed eseguire un processo

completo di produzione cartografica, riducendo sensibilmente i tempi e i costi fino ad oggi impiegati con l’uso di sistemi

tradizionali.

Novità anche nelle componenti server. Un’ambiente di sviluppo comune per ArcIMS 9.2 e ArcGIS 9.2, che include l’uso della

tecnologia Ajax. Un numeroso insieme di nuovi controlli (.NET e Java) e l’arricchita dotazione di template renderanno più

semplice lo sviluppo di applicazioni con la nuova versione di ArcIMS.

In ArcGIS Server 9.2 vi saranno novità importanti per quanto riguarda la facilità d’uso e la scalabilità; con questo prodotto è

possibile realizzare Web Services per la gestione, la pubblicazione e l’analisi di dati geografici perfettamente integrabili in

architetture SOA (Service Oriented Architecture). Oltre che attraverso degli ambienti di sviluppo, la facilità d’uso è assicurata

dalla possibilità di realizzare i servizi (tipo XML, WMS, Google, ecc.) per la pubblicazione dei dati 2D/3D, procedure di

elaborazione dati con i prodotti desktop e rispettivamente con ArcMap, ArcGlobe e il Model Builder. Inoltre in ArcGIS Server

9.2 sono disponibile anche una serie di applicazioni client pronte all’uso quali WebApp per la visualizzazione e l’editing dei

dati da browser, i prodotti ArcGIS Desktop ed ArcGIS Explorer. ArcGIS Explorer è un visualizzatore gratuito (personalizzabile)

che permette l’accesso e la navigazione su dati geografici provenienti da servizi ArcIMS, ArcGIS Server (2D/3D), WMS ed altri

web services. Inoltre ArcGIS Explorer consente di integrare tali servizi con dati in locale, vettoriali (shapefile, KML, ecc.) e

raster (JPEG2000, GeoTIFF, ecc.). ArcGIS Mobile è disponibile con lo specifico ambiente di sviluppo Mobile ADF. La scalabilità

di ArcGIS Server 9.2 è assicurata da tre differenti edizioni del prodotto caratterizzate da tre differenti livelli funzionali. Tutte

le edizioni includono la tecnologia ArcSDE.

ArcGIS 9.2 presenta poi novità anche nelle caratteristiche e nella gestione del geodatabase. Nuove caratteristiche quali

memorizzazione di coordinate ad alta precisione, file-based geodatabase, terrain dataset. La gestione viene semplificata con

l’introduzione di nuovi strumenti, funzionalità per la storicizzazione, geodatabase non-versionato, accesso SQL standard OGC,

replica dei dati su DBMS eterogenei.

E’ ancora più semplice con questa nuova versione interoperare con le più disparate fonti di dati, permettendo di integrarle per

l’analisi, la modellizzazione, la visualizazione, e la condivisione. ArcGIS continua a supportare il crescente insieme di standard

open source, inclusi Open Geospatial Consortium GML Simple Features data, ISO 19139 metadata standard, e DXF and KML.

Inoltre, è stata è stata supportata la possibilità di leggere, esportare e lavorare con disegni CAD di AutoCAD e MicroStation.

ArcGIS Image Server 9.2 è una nuova tecnologia che consente di superare le limitazioni dei sistemi tradizionali per

l’elaborazione delle immagini. Il prodotto permette di centralizzare la gestione, la distribuzione e l’elaborazione delle immagini.

Elimina l’intasamento delle reti dovuto al trasferimento dei pesanti dati Aster grazie alla possibilità di eseguire elaborazioni

delle immagini on-the-fly. ArcGIS Image Server supporta client eterogenei quali HTML, JAVA, ArcGIS, Geomedia, MapInfo,

Erdas, AutoCAD, Microstation. E’ la soluzione ideale nelle organizzazioni che devono distribuire grandi quantità di immagini a

numerosi client.

In conclusione, l’arrivo di ArcGIS 9.2 è un altro passo importante nell’evoluzione della tecnologia ESRI che faciliterà la

diffusione dei sistemi GIS, rendendo ancora più veloci e precisi i processi decisionali.

(Fonte: ESRI Italia)

52

GEOmedia 5 2006


SEAT Pagine Gialle presenta Paginegialle NAV

Seat Pagine Gialle, uno dei principali

operatori a livello mondiale nel settore

dell’editoria telefonica multimediale e nei

servizi internet, presenta con Gate5,

recentemente acquisita da Nokia e terzo

fornitore di software per la navigazione

PND OEM in Europa, PagineGialle Nav, il

navigatore satellitare che include l’intero

database delle Pagine Gialle e delle

Pagine Bianche. PagineGialle NAV è

anche il primo PND al mondo ad offrire

questo tipo di database interamente

residente sul dispositivo. Gli utenti

potranno utilizzare l’intero database di Seat PagineGialle

(che comprende oltre 23 milioni di contatti) per trovare la

propria destinazione: le ricerche, nella località che si

intende raggiungere o nei dintorni della propria posizione,

potranno essere effettuate per tipologia di servizio, di

prodotto o di marchio, oppure digitando la ragione sociale

o il nome di un privato. I più tradizionalisti potranno

comunque inserire l’indirizzo da raggiungere. L’interfaccia

semplice e intuitiva guiderà poi l’uteìnte curva dopo curva

con indicazioni vocali chiare fino al raggiungimento della

meta. Durante il percorso guidato, l’utente potrà accedere

nuovamente ai menu di ricerca per aggiornare o integrare

la propria destinazione, mentre Il ricevitore TMC integrato

permette al software di avere in tempo reale le

informazioni sul traffico per suggerire percorsi alternativi

in caso di code, incidenti e altre segnalazioni. Il livello di

copertura geografica di PagineGialle Nav prevede, grazie

all’accordo con Navteq, leader mondiale nello sviluppo,

nell’aggiornamento e nella distribuzione di mappe digitali,

oltre alla cartografia dell’intero territorio italiano anche la

mappatura completa e dettagliata di un’area di circa 200

km attorno al nostro Paese. Sono quindi comprese le

mappe della Svizzera, dell’Austria, parte della Germania e

della Francia, della Slovenia e della Croazia al massimo

dettaglio, nonché le principali strade d’Europa per garantire

la raggiungibilità dei principali centri abitati del

continente. Le mappe fornite, per tutti i territori al di fuori

dell’Italia, saranno corredate da un database di Punti di

Interesse organizzato in 50 categorie.

Pagine GialleNav è disponibile nei centri della grande

distribuzione organizzata, nelle principali catene e in

numerosi punti vendita indipendenti da metà novembre ad

un prezzo consigliato di 379 euro IVA inclusa grazie

all’accordo di distribuzione stretto con ICAL.

(Fonte: SEAT Pagine Gialle)

Teleatlas estende la copertura

cartografica dell’Asia Pacifica

Lo scorso novembre Tele Atlas

ha annunciato la

disponibilità di mappe digitali

pienamente integrate per il sudest

asiatico. L’aggiornata banca

dati MultiNet comprende le più

complete mappe di Malesia,

Singapore e Thailandia

disponibili sul mercato, oltre a

più di 200.000 punti di

interesse (POI), per permettere agli utenti di sistemi

di navigazione personale e telefoni cellulari di

individuare facilmente ristoranti, cinema, farmacie,

dentisti, medici, centri di autonoleggio ecc. La notizia

fa seguito al recente annuncio di un accordo di

licenza e distribuzione siglato da Tele Atlas con

Beijing Changdi Youhao Mapping Technologies Co.,

Ltd., un’affiliata della società con sede in Cina Ritu

Information Systems Inc. In base a tale accordo, Tele

Atlas è in grado di garantire l’intera copertura

cartografica di 337 città cinesi, compresi i codici

censitori e si afferma come leader nel settore della

cartografia in questa regione attraverso la fornitura di

mappe che coprono sette paesi e territori, oltre a

centinaia di milioni di abitanti. Le caratteristiche e

funzioni offerte da MultiNet Southeast Asia

comprendono: Informazioni sulle reti stradali

navigabili in Malesia per le principali città di

Seremban, Melaka e Pinang. La copertura delle

principali arterie stradali è stata estesa al 65% della

popolazione e per la prima volta sono state inserite

aree indicizzate per migliorare le funzioni di

geocodifica e ricerca per indirizzi; informazioni

aggiornate sulle reti stradali di Singapore, con una

nuova e riallineata geometria per le aree di Changi e

Hougang e l’indicazione dei numeri civici per l’intero

paese. Informazioni sulle reti stradali navigabili, con

l’aggiunta di nuove aree indicizzate per Bangkok, a

copertura di quasi il 10% della popolazione tailandese.

Sono attualmente disponibili informazioni sulle reti

stradali per oltre la metà della popolazione

complessiva ed informazioni sulle reti stradali di

collegamento per l’intero paese.

(Fonte: Tele Atlas)

A

ZIENDE e PRODOTTI

GEOmedia 5 2006

53


A

ZIENDE e PRODOTTI

Esploriamo la Terra in near-real time

In alto: foresta in fiamme in Siberia; al centro: il

Madagascar; in basso: attività vulcanica sull’Etna

(immagini: cortesia di ESA)

L

’Agenzia Spaziale Europea ha messo a

disposizione del popolo della rete un

nuovo servizio web, MIRAVI, grazie al

quale sarà possibile accedere e seguire in

diretta le più recenti immagini Envisat

relative ad incendi, alluvioni ed eruzioni

vulcaniche permettendo, a chi lo volesse,

di navigare semplicemente il pianeta

tramite gli occhi di un satellite.

MIRAVI, che sta per MERIS Images RApid

VIsualisation, segue Envisat lungo la sua

orbita, generando immagini dai dati grezzi

raccolti dagli strumenti ottici MERIS a

bordo del satellite e li rende disponibili on

line dopo appena due ore. MIRAVI è un

servizio gratuito e non necessita di

nessuna registrazione. L’ESA, tramite il

web, vuole rendere fruibili e di interesse

comune le miriadi di immagini che solo

gli scienziati, fino a questo momento,

erano autorizzati a possedere. Creare una

cultura geografica e mostrare le bellezze

del nostro pianeta in tutta la sua

magnificenza non può far altro che

aumentare la consapevolezza della

popolazione mondiale riguardo i gravi

problemi che affliggono il nostro habitat

ed un’iniziativa del genere ha lo scopo di

aumentare le aspettative per un

miglioramento della conoscenza e della

salute della Terra (già ben inquadrata, se

ve ne fosse bisogno, all’interno delle

pagine del Mercato su questo stesso

numero di GEOmedia).

Per godere del servizio basta accedere alla

pagina www.esa.int/miravi e cliccare gli

snapshots sulla sinistra per vedere le

ultimissime immagini disponibili, oppure

visitare un’area specifica selezionandola

dalla mappa del pianeta o introducendo le

coordinate di riferimento. Nonostante la

straordinaria qualità delle immagini, esse

non possono essere utilizzate tuttavia per

scopi scientifici. Gli scienziati, infatti,

hanno a che fare con prodotti MERIS che

sfruttano le 15 bande spettrali dello

strumento e che sono elaborate tramite

sofisticatissimi algoritmi; MIRAVI usa solo

alcune di queste bande spettrali

permettendo all’utente medio di vedere

porzioni di territorio terrestre come se le

stesse osservando ad occhio nudo.

Envisat, lanciato nel 2002, fornisce di

continuo immagini del pianeta con

risultati stupefacenti; il satellite sorvola la

Terra ad un’altitudine di 800 km,

permettendo che il sistema MERIS

acquisisca immagini ogni tre giorni.

MERIS misura le radiazioni solari riflesse

dalla Terra e ciò implica la necessità che

il Sole sia presente affinché il sistema

produca immagini.

(Fonte: ESA)

54

GEOmedia 5 2006



T

ERRA E SPAZIO

E’ uno strumento obsoleto e

poco conosciuto ma anche

affascinante, perché nei suoi

meccanismi è racchiuso il

segreto del tempo, di quello

astronomico cioè, che sin

dall’alba dell’uomo ha

catturato l’immaginazione di

chiunque abbia notato la

regolarità degli eventi celesti.

Fino a qualche decennio fa è

sempre stato a disposizione

per determinare una rotta in

zone in cui la bussola

magnetica è inutilizzabile e

come la bussola trova anche

altri utilizzi indiretti. Inoltre è

decisamente interessante dal

punto di vista didattico al

punto da consigliarne l’utilizzo

per spiegare, a studenti e non,

la geometria del cielo e i

fondamenti dell’astronomia.

La prima cosa pratica che si

impara interessandosi

all’astronomia è che esiste un

sistema di coordinate celesti che

mappa sulla sfera celeste, concentrica

e coassiale alla sfera terrestre, la

posizione dei vari astri. Sulla stessa

sfera si muovono il Sole, la Luna ed i

pianeti. Tale sistema di coordinate è

analogo a quello geografico, ma usa

riferimenti e termini diversi; troviamo

ad esempio la Declinazione al posto

della Latitudine ed l’Angolo Orario al

posto della Longitudine. Mentre però

le coordinate geografiche sono a tutti

gli effetti misure angolari, nel caso di

quelle celesti troviamo che l’Angolo

Orario costituisce anche una misura di

tempo ed esprime, lungo la sua

circonferenza, la rotazione della Terra

nell’arco del giorno. Ma attenzione,

esiste un’importante differenza: il

giorno misurato è quello siderale e

non quello solare.

Il tempo solare è basato su due

passaggi successivi del Sole sullo

stesso meridiano (e questo tempo

varia per via della rotazione della

Terra intorno al Sole e dell’ellitticità

dell’orbita) mentre quello siderale è

basato su due passaggi successivi di

un determinato astro sullo stesso

meridiano. Usiamo il tempo solare per

convenienza (vedi la definizione di

mezzogiorno, ad esempio), ma il

tempo più corretto da usare sarebbe

quello siderale, con il giorno che dura

circa 23 ore e 56 minuti, il periodo di

rotazione della Terra.

Astro-Compass:

uno strumento

affascinante

Esiste allora una diretta

corrispondenza tra il tempo siderale e

la coordinata equatoriale celeste. Tale

corrispondenza è alla base delle

relazioni che legano, in ogni istante,

la posizione di un astro rispetto ad un

osservatore e, dunque, la direzione (o

Azimuth) in cui l’osservatore vede

l’astro. Si può dire che esprimendo la

posizione degli astri in coordinate

celesti (Angolo Orario Siderale, SHA, e

Declinazione, Dec) basta conoscere

come la sfera celeste è orientata in un

dato istante per poter determinare la

posizione di tutti gli astri rispetto

all’osservatore. (Si veda il riquadro

esplicativo per maggiori informazioni).

Più in generale, a fini riassuntivi, la

navigazione celeste vede coinvolte le

seguenti quantità:

1 tempo medio di Greenwich

all’istante di osservazione (GMT);

2 posizione dell’osservatore (Lat/Lon);

3 posizione dell’astro relativa al

meridiano dell’osservatore

(SHA,Dec);

4 direzione dell’astro rispetto

all’osservatore (Azimuth/Elevazione).

di Fabrizio Bernardini

Note tre delle quattro quantità è

possibile calcolare la quarta. Per

esempio note 1 e 3 e misurata 4 con

un sestanta è possibile (in teoria,

perché l’errore strumentale è troppo

elevato e si preferisce un metodo

diverso) determinare la propria

posizione, 2. Oppure, note 1, 2 e 3 è

possibile calcolare 4.

La bussola astronomica

o astro-compass

L’astro-compass è uno strumento

progettato primariamente per la

determinazione della direzione di moto

per mezzo di rilevamenti di corpi

celesti, quali il Sole, la Luna, i pianeti

principali e, ovviamente, le stelle. La

sua funzione è caduta in disuso con

l’avvento del sestante aeronautico (e

poi dei moderni mezzi di navigazione),

ma per diverso tempo è rimasto nel

bagaglio degli strumenti del navigatore

soprattutto per operazioni in zone non

adeguatamente cartografate o nelle

zone polari.

Lo strumento offre una serie di

regolazioni che permettono di risolvere

la relazione tra il moto della sfera

terrestre e la volta celeste. In

particolare troviamo una ghiera per

l’Azimuth dell’osservatore, una scala

precisa per la Latitudine dello stesso,

una ghiera per impostare l’Angolo

Orario dell’astro e un’altra per

impostarne la declinazione. Un sistema

di puntamento integrato assolve la

duplice funzione di mirino notturno

per le stelle ed i pianeti e di

riferimento per il sole (usando l’ombra

proiettata da un’apposita maschera).

Una volta montato in asse con il

velivolo, l’astro-compass viene livellato

usando le livelle a bolla integrate

56

GEOmedia 5 2006


(allinenandolo così all’orizzonte

dell’osservatore). Utilizzando l’apposita

vite micrometrica si imposta la

Latitudine stimata (Lat) e, scelto un

astro, se ne usano le coordinate celesti

(SHA/Dec) per determinare, in base

all’ora di osservazione (GMT) e della

Longitudine stimata dell’osservatore

(Long) il valore dell’Angolo Orario

Locale, da impostare ruotando

l’apposita ghiera. Infine si regola il

gruppo del mirino impostando il

valore di Declinazione dell’astro (Dec).

A questo punto, ruotando la ghiera

di Azimuth alla base dello strumento

si cerca di far coincidere l’astro con

l’asse del mirino. Il valore di Azimuth

letto sulla ghiera fornisce la direzione

in cui è puntato lo strumento e,

dunque, la direzione di moto del

velivolo. Se l’osservatore avesse

allineato l’astro-compass con il Nord

Geografico potrebbe allora leggere

sulla scala di Azimuth il valore del

rilevamento dell’astro selezionato.

L’uso dell’astro-compass deve

evidentemente essere accompagnato

dalla nozione dei dati necessari in una

forma dipendente dal tempo. Come

per l’uso del sestante, allora, si ricorre

alla consultazione dell’Almanacco

Aeronautico mediante le tabelle del

quale è possibile ricavare tutte le

quantità richieste con una precisione

temporale di 4 secondi. Ovviamente la

conoscenza precisa del tempo è

fondamentale. (Si legga al proposito il

resoconto di un navigatore citato nei

riferimenti).

Un astro-compass può poi essere

usato per scopi più ordinari i quali

sono forse un poco più vicini ad un

suo utilizzo didattico, ma anche per

assolvere alcune funzioni pratiche. Si

possono dunque citare:

• lo studio del moto delle stelle,

• la misura del moto relativo di

pianeti, Luna e Sole,

• la predizione della posizione di un

astro in un dato istante dell’anno,

• la determinazione dell’illuminazione

del Sole nell’arco dell’anno per un

determinato punto.

Almeno una ditta statunitense ne

documenta l’uso per stimare

l’illuminazione solare in zone nelle

quali installare pannelli solari, mentre

ne è citato l’uso per verificare le zone

di luce e di ombra, nell’arco di un

anno, all’interno di edifici.

Lo voglio anch’io

E’ comprensibile che qualche lettore

possa essere preso dalla voglia

irrefrenabile di possedere questo

oggetto.La cosa non è impossibile,

anzi. L’utilizzo di tale strumento era

talmente ampio che, piuttosto che

essere una dotazione del velivolo, era

invece una dotazione del navigatore

come gli altri attrezzi del suo

mestiere. Sul mercato dell’usato si

trovano ancora moltissimi esemplari

principalmente fabbricati negli Stati

Uniti, in Canada ed in Gran Bretagna.

T

ERRA E SPAZIO

Altri usi dell’astro-compass

L’astro-compass è uno strumento

affascinante perché permette di

visualizzare le quantità fondamentali

che mettono in relazione la sfera

celeste con il moto della Terra.

Semplicemente per questo motivo

meriterebbe di essere studiato e

sperimentato.

Tuttavia, nell’ambito dei suoi scopi

istituzionali, era previsto che l’astrocompass

fosse usato anche per altre

funzioni, quali:

• la determinazione della declinazione

magnetica locale (nota la direzione

rilevata con una bussola

magnetica);

• l’identificazione di un astro dalle

sue coordinate celesti (nota la

direzione geografica di volo);

• il rilevamento angolare di oggetti

rispetto alla direzione di volo.

GEOmedia 5 2006 57


T

ERRA E SPAZIO

Per approfondire un poco gli aspetti legati al tempo siderale ed alle

coordinate celesti si considerino le seguenti definizioni.

L’Angolo Orario (la “longitudine” celeste) ha un riferimento iniziale

nel cosiddetto “Primo Punto dell’Ariete” o PPA. Il Greenwich Sidereal

Time (GST) è il tempo passato da quando il PPA è passato sul

meridiano (geografico) di Greenwich. Dopo un giro completo è

ovviamente trascorso un giorno siderale. Lo stesso valore, espresso in

gradi, è detto Greenwich Hour Angle (GHA) e fornisce la posizione del

PPA rispetto al meridiano di Greenwich in un determinato istante di

tempo.

L’Angolo Orario Siderale (SHA) di un astro è la sua longitudine

celeste misurata a partire dal PPA.

Ad un osservatore sulla superficie terrestre corrisponde, in un dato

istante di tempo, un Tempo Siderale Locale (LST) trascorso dal

passaggio del PPA sul meridiano dell’osservatore. Ovviamente si ha che il

LST è legato al GST dalla Longitudine geografica dell’osservatore.

L’Angolo Orario Locale (LHA, per il quale esiste una ghiera apposita

sull’astro-compass) è la distanza angolare tra il meridiano dell’osservatore

e l’astro desiderato.

Tutte queste quantità sono rappresentate nel seguente diagramma:

Greenwich

Lon

Osservatore

Longitudine

Quelli canadesi ed inglesi si

riconoscono per la robusta cassetta in

legno al contrario della moderna

cassetta in bakelite statunitense. I

prezzi oscillano, a seconda delle

condizioni, tra i 50 e i 100 Euro ed i

più ricercati sono quelli offerti anche

con la base di supporto (la parte

grigia nella nostre foto) la quale,

comprensibilmente, è spesso mancante

perché lasciata montata su un velivolo.

Dove trovarli? Ma su eBay,

naturalmente, cercando astro compass.

Buona caccia.

Riferimenti

J. Dohm, “The American Flight

Navigator”, Pan American Navigation

Services, 1958

Il disegno dello strumento è

rielaborato da quello presente sul sito:

Selman Field Historical Association

Collection / Peter Davis:

http://www.geocities.com/BourbonStreet/

9544/indexa.html

GHA

SHA

LHA

Per una storia sull’uso dell’astrocompass

in volo:

http://ebushpilot.com/arcturus.htm

GST@GMT

PPA

Stella

Angolo Orario

Si noti che per il Sole, la

Luna ed i pianeti, che sono

in moto e non solidali con

la sfera celeste, non si

specifica un valore di SHA

(che è a tutti gli effetti una

costante), ma un valore

GHA che ne lega la

posizione a quella del

meridiano di Greenwich ed

all’istante di tempo

considerato.

A proposito del Tempo

Siderale si consideri il

seguente diagramma. Si

noti come ogni giorno

siderale sia leggermente più

corto di quello solare. Anzi,

è più corretto dire che ogni

giorno solare dura un poco

più (circa 4 minuti) di un

giorno siderale, il quale

corrisponde ad una

rotazione esatta della Terra.

In base a queste differenze si ha che in un anno esistono 365,24 giorni

solari e 366,24 giorni siderali. In pratica la rivoluzione della Terra

intorno al Sole è responsabile del giorno siderale in più.

Il diagramma sul tempo siderale e

solare viene da Wikipedia ed è

cortesia di Francisco J. B. González.

Il diagramma sui sistemi di

riferimento viene da http://star-www.stand.ac.uk/~fv/webnotes/

ed è cortesia

di Fiona Vincent.

Tutte le foto sono proprietà

dell’autore. Lostrumento raffigurato

appartiene alla collezione del Greater

St. Louis Air & Space Museum

http://www.airandspacemuseum.org

Autore

FABRIZIO BERNARDINI

fb@aec2000.eu

58

GEOmedia 5 2006


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R

ECENSIONE

Telerilevamento

applicato

a cura della Redazione

Questo volume nasce da

quanto maturato in circa

vent’anni di esperienza nel

campo del Terilevamento, sia nel

percorso universitario che in quello

professionale, scientifico e didattico.

In particolare, la consapevolezza di

un vuoto a livello nazionale, ha

portato alla stesura di questo testo

che tratta le applicazioni del

Telerilevamento in ambito

territoriale.

Maria Antonietta Dessena e Maria

Teresa Melis, geologhe presso l’Ente

Autonomo Flumendosa e presso il

Laboratorio TeleGIS dell’Università

di Cagliari, curatrici del volume,

hanno coinvolto i ricercatori italiani

ed i professionisti esperti nelle

diverse tematiche all’interno dei

settori di appartenenza.

Il testo è strutturato in due

sezioni: una prima che presenta,

attraverso un percorso

multidisciplinare, le origini del

Telerilevamento, la fisica del

fenomeno, le caratteristiche dei

sensori e i satelliti attualmente in

orbita e previsti nei prossimi anni,

le tecniche di elaborazione con

particolare riferimento ai campi

della geologia, della geomorfologia,

della vegetazione e della copertura

del suolo; questa prima sezione si

chiude con una capitolo dedicato al

mondo commerciale ed al reale

utilizzo dei sensori da

telerilevamento. La seconda parte

del testo è dedicata alla

presentazione estesa delle esperienze

sul campo svolte dai diversi autori

che hanno proposto applicazioni

dedicate all’ambiente marino e

costiero, al monitoraggio delle acque

interne, all’analisi geologica e

geomorfologica degli ambienti

estremi polari e aridi dei deserti

caldi e allo sviluppo delle tecniche

di analisi dei dissesti idrogeologici.

Il testo, completamente a colori, è

particolarmente curato nell’invitare il

lettore a cogliere gli aspetti operativi

del Telerilevamento offrendo un

vasto panorama di esempi sia in

ambito nazionale che internazionale.

Grazie alle diverse esperienze e

problematiche presentate, il lavoro

può fornire degli utili spunti di

riflessione a chi opera sul territorio.

Il libro si propone infatti come un

manuale per uso didattico,

professionale e scientifico.

Uno dei capitoli fu scritto a suo

tempo da Eugenio Zilioli, geologo e

pioniere del Telerilevamento,

appassionato d’Africa e di viaggi,

che si ricorda con grande affetto.

Maria Antonietta Dessena e

Maria Teresa Melis

“Telerilevamento applicato”

Mako Edizioni

pp. 320, 45 Euro

Per l’acquisto:

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www.aitonline.it

INDICE CAPITOLI

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Principi di Telerilevamento

I sensori satellitari ad uso civile per

l’osservazione della Terra

Spettroradiometria di campo

Firme spettrali delle rocce

Elaborazione ed analisi delle immagini

Telerilevamento e Geologia

La Geomorfologia per immagini

Telerilevamento e vegetazione

Telerilevamento e fotointerpretazione

per la cartografia della copertura del

suolo

Analisi commerciale sull’utilizzo del

telerilevamento

I dati multisensore e multirisoluzione

nello studio degli ambienti aridi

Telerilevamento e dissesti

Il Telerilevamento nello studio dell’evoluzione

olocenica delle pianure costiere

Applicazioni di Telerilevamento negli

ambienti para-lagunari costieri

Il sistema MODIS per il monitoraggio del

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acque interne

60

GEOmedia 5 2006



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Bologna - OIKOS Centro Studi

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Web: www.oikoscentrostudi.com

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Corso teorico-pratico (III edizione)

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satellitari ad alta risoluzione:

metodologie, applicazioni e

problemi

Email:

immaginisatellitari@uniroma1.it

Il 31 Gennaio terminano le

iscrizioni per il master

Universitario di I livello

GIS per la Pianificazione

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Università degli Studi di Roma Tre

- Dipartimento di Scienze

Geologiche

Web:

http://host.uniroma3.it/master/mast

ergeo/1livello/index1.htm

Il 31 Gennaio terminano le

iscrizioni per i corsi di

aggiornamento professionale

Introduzione ad ArcGIS per

ArcView e ArcInfo (Rel. 9.x)

Urbino, 12-13 Febbraio 2007

Analisi Spaziale con ArcGIS ed

Applicazioni ai Rischi Naturali

Urbino, 14-15-16 Febbraio 2007

GISLab - Università degli Studi di

Urbino “Carlo Bo”

Web:

www.uniurb.it/geoappl/gislab/forma

zione/gis2007/Arcgis.htm

24-28 febbraio

Il Cairo, Egitto

International Conference

Geo-Resources in the Middle

East and North Africa

IGGS (International Group for

Geological Studies)

Email: www.grmena.com.eg

20-23 febbraio

Barcellona, Spagna

7th Geomatic Week

Email: info@setmana-geomatica.org

Web: www.setmana-geomatica.org

1-3 marzo

Praga, Repubblica Ceca

GEOS 2007 - International

Trade Fair of Geodesy,

Carography, Navigation and

Related Informatics

Email: hanna@terinvest.com

Web: www.igeos.cz

Palermo, 15-16 febbraio 2007

Avrà luogo a Palermo l’ottava

edizione del Meeting degli utenti

italiani di GRASS GIS e degli

altri software GIS Free Software

Open Source che si affiancano a

GRASS, integrandone le

funzionalità e contribuendo alla

costituzione di una suite software

completa che copre tutti gli

aspetti del mondo del GIS,

dall’elaborazione su workstation

alla pubblicazione e

consultazione in rete dei dati

geografici.

In accordo a tale visione la

denominazione del convegno è

cambiata in Meeting degli

utenti italiani GRASS &

GFOSS.

Il convegno darà modo ai

parteciapanti di scambiare

esperienze sull’utilizzo di GRASS

e di altri software Open Source

e di consocere in anteprima le

nuove direzioni di sviluppo di

tali software.

Web:

http://gislab.dirap.unipa.it/grass_

meeting/

Email: infograsspa@dirap.unipa.it

Indice Inserzionisti

Assogeo Pag. 15

Bentley Pag. 31

Codevintec Pag. 63

ESRI Pag. 64

Eurotec Pag. 41

Geo4all Pag. 21, 23, 59

Geogrà Pag. 45

Geotop Pag. 2, 47

Intergraph Pag. 5

Menci Pag. 17

MICE Pag. 53

Salone del Restauro Pag. 27

SinerGIS Pag. 55

Trimble Pag. 32,33

Universo Pag. 61

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GEOmedia 5 2006


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