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Sud e Nord n.4 Aprile 2025

La rivista "Sud e Nord" - Aprile 2025 è il punto di riferimento per chi vuole scoprire le eccellenze, le sfide e le prospettive del Mezzogiorno d’Italia. Attraverso approfondimenti su economia, innovazione, cultura e tradizioni, la rivista racconta un Sud dinamico e in trasformazione, con un focus speciale sulla Campania. Dalle startup tecnologiche ai festival culturali, dai sapori autentici ai grandi eventi, "Sud e Nord" esplora il territorio con uno sguardo attento al cambiamento e alle opportunità. In questo numero, speciale sul COMICON Napoli 2025, sull'innovazione nei Campi Flegrei e sul rilancio delle PMI del Sud con nuovi finanziamenti. Spazio alla cultura con omaggi a grandi artisti come Eduardo De Filippo e Pino Daniele, e focus sui gusti tradizionali come la pastiera napoletana. Non mancano reportage esclusivi su Procida 2025 e sul futuro del turismo campano. #SudENord, #MezzogiornoItalia, #Campania, #InnovazioneSud, #EconomiaMeridionale, #CulturaCampana, #COMICON2025, #Vinitaly2025, #StartupSud, #TradizioniCampane, #NapoliEventi, #Procida2025, #PinoDaniele, #EduardoDeFilippo, #PastieraNapoletana, #PMISud

La rivista "Sud e Nord" - Aprile 2025 è il punto di riferimento per chi vuole scoprire le eccellenze, le sfide e le prospettive del Mezzogiorno d’Italia. Attraverso approfondimenti su economia, innovazione, cultura e tradizioni, la rivista racconta un Sud dinamico e in trasformazione, con un focus speciale sulla Campania. Dalle startup tecnologiche ai festival culturali, dai sapori autentici ai grandi eventi, "Sud e Nord" esplora il territorio con uno sguardo attento al cambiamento e alle opportunità.

In questo numero, speciale sul COMICON Napoli 2025, sull'innovazione nei Campi Flegrei e sul rilancio delle PMI del Sud con nuovi finanziamenti. Spazio alla cultura con omaggi a grandi artisti come Eduardo De Filippo e Pino Daniele, e focus sui gusti tradizionali come la pastiera napoletana. Non mancano reportage esclusivi su Procida 2025 e sul futuro del turismo campano.


#SudENord, #MezzogiornoItalia, #Campania, #InnovazioneSud, #EconomiaMeridionale, #CulturaCampana, #COMICON2025, #Vinitaly2025, #StartupSud, #TradizioniCampane, #NapoliEventi, #Procida2025, #PinoDaniele, #EduardoDeFilippo, #PastieraNapoletana, #PMISud

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Sudenord.it - Anno 2 n. 4 Aprile 2025

1

Il mezzogiorno ed i suoi protagonisti

Soryu Geggy

Riflettori su

La cosplayer tra Napoli e Tokio

COMICON: in Mostra la cultura pop

Primo piano

Caserta protagonista dello sviluppo

Sud: 40 miliardi alle PMI

Innovazione

Campi Flegrei, come prevedere i terremoti

Inside Campania

Alla scoperta di Procida

Cultura e spettacoli

Eduardo, Nino Taranto, Carosone,

Pino Daniele, Jennà Romano, Hengeller

Gusti

Vinitaly e le ricette della pastiera


EDITORIALE

SOMMARIO

Sudenord.it - Anno 2 n. 3 Marzo 2025

2 3

Il Sud, la Campania e la sfida del riscatto

Care lettrici e cari lettori,

Il Sud, e la Campania in particolare, possono essere

davvero la locomotiva d’Italia? Il divario con il Nord si sta

riducendo? E soprattutto: possiamo essere, oggi, l’anello

di congiunzione tra l’Europa e il Mediterraneo?

Da un lato, alcuni segnali sembrano convalidare questa

ipotesi: i dati sull’export, la presenza crescente di centri di

competenza ad alta tecnologia, di startup innovative, di

università che fanno rete con l’impresa. Dall’altro, i ritardi

infrastrutturali, nonostante le buone performance di porti e

aeroporti del Mezzogiorno, sembrano smentirla. La verità, forse, sta nel mezzo.

E pesa – eccome – lo scenario internazionale.

I dazi imposti dagli Stati Uniti, oggi moneta di scambio nei rapporti con l’Europa,

la tensione costante tra Russia e USA, la guerra in Ucraina che appare ancora

lontana da una possibile risoluzione: tutto questo ridisegna equilibri globali

instabili. In questo scacchiere complesso, il Mezzogiorno si ritrova al centro, al

crocevia fra Nord e Sud del mondo, tra Oriente e Occidente. Una posizione che

è al tempo stesso opportunità e responsabilità.

Eppure, ci sono segnali concreti di vitalità. In Campania, il turismo continua a

crescere, ma ha bisogno di una politica chiara di sostegno ai servizi: trasporti

efficienti, accoglienza, decoro urbano. Non possiamo permetterci che

l’improvvisazione o il degrado ne frenino lo slancio.

Altrettanto cruciale è il sostegno alla rete di piccole e medie imprese, in

particolare nel commercio e nell’artigianato. Molte realtà, pur tra mille difficoltà,

resistono alla transizione digitale, che spesso sembra calata dall’alto e non

calibrata sulle reali esigenze. Ma la sfida non è tornare indietro: la sfida è

guardare avanti con creatività, con quella capacità tutta nostra di trasformare

tradizione in innovazione.

Forse è proprio qui che dobbiamo fare uno scatto. Uno scatto che non è quel

tratto – talvolta romantico, talvolta comodo – della "napoletanitudine", che ci fa

attendere alla finestra che le cose passino da sole. Ma piuttosto uno scatto

d’orgoglio, di identità, di consapevolezza. Perché il protagonismo non ci è

negato, ci è solo rimandato. E dipende da noi.

Questa è la strada.

Quella lungo la quale vi vogliamo accompagnare.

Francesco Bellofatto

Direttore Responsabile: Francesco Bellofatto

Grafica e web: Giovanni Barchetta

Articoli e rubriche di Elisangela Annunziato, Annamaria Autiero, Alessandra

De Chiara, Giovanna d’Elia, Walter Ferrigno, Myriam Lattanzio, Fabrizio

Matarazzo, Diego Nuzzo, Manuela Ragucci, Antonio Quaranta, Giuliana

Sepe, Alberto Vito

Reg. Tribunale Na 4997/24 del 25/3/2024

www.sudenord.it - info@sudenord.it

INES CASA EDITRICE

www.ineseditrice.com - inessrlcsaeditrice@gmail.com

EDITORIALE

Il Sud, la Campania e la sfida del riscatto (2)

SOTTO I RIFLETTORI

Soryu Geggy, tra Napoli e Tokyo: la cosplayer che canta l’anima degli

anime (4)

L’evento più colorato dell’anno invade Napoli: arriva il COMICON!

(6)

PRIMO PIANO

Caserta protagonista dello sviluppo nazionale: da Confindustria un appello

a semplificazione, energia e competitività (10)

Mezzogiorno 2024: 40 miliardi alle PMI, ma servono politiche strutturali

(12)

DOSSIER

A Napoli il punto sulla transizione digitale del Sud (14)

ECONOMIA

Nuovi assetti all’Unione Industriali Napoli: tra conferme e volti nuovi, le

Sezioni si preparano alle sfide del futuro (16)

DeAMS sigla accordo con Bombardier e apre nuova sede a Montreal (20)

SMS Engineering per la terza volta tra le aziende italiane più affidabili:

premiato il rapporto virtuoso con le banche (22)

L’evoluzione del volo tra arte e industria: a Palazzo Aeronautica la mostra

dedicata a Tullio Crali (24)

Aeroporto di Grazzanise, snodo strategico per il rilancio del turismo e della

logistica nel Mezzogiorno (25)

Nasce We Chiaia: il brand di comunità che rilancia uno dei luoghi più

iconici di Napoli (26)

Moda e Mediterraneo: a Napoli il futuro del Made in Campania si scrive tra

innovazione, formazione e internazionalizzazione (28)

INNOVAZIONE

Stefania De Pascale, la scienziata che coltiva il futuro (30)

Innovazione e territorio: l’esperienza dell’Hub di San Giovanni e il ruolo del

Distretto STRESS (32)

Monitoraggio termico dei Campi Flegrei dallo spazio: il nuovo algoritmo

dell’INGV per prevedere i terremoti (34)

Tiziana Vanorio e lo studio rivoluzionario sul bradisismo: Prosciugare i

pozzi di San Vito per ridurre la pressione geotermica (36)

SALUTE E BENESSERE

Dalla Dieta Mediterranea alla Dieta Planetaria: a Bruxelles il modello

italiano (38)

IL FATTORE UMANO

Le Organizzazioni tra ‘il Vuoto e il Fuoco’ (40)

LEGALITÀ

Piersanti Mattarella, la rivoluzione gentile come dialogo e incontro tra

mondo politico e accademico (42)

PSICOLOGIA E SOCIETA'

Cosa ci raccontano le ultime vicende di Sgarbi e Lippi (44)

CHIESA

Carlo Acutis, un ragazzo del nostro tempo (46)

Il Giubileo: significato, storia e opportunità di fede (48)

INSIDE CAMPANIA

Procida 2025: un anno tra cultura, radici e meraviglia (50)

Dall’uovo alle mele: a Ercolano un viaggio nel tempo tra cibo, cultura e

bellezza (54)

Agrumi in Festa incanta Capodimonte tra profumi, arte e tradizione

(58)

CULTURA E SPETTACOLI

Napoli celebra i suoi 2500 anni al Teatro di San Carlo con Napoli

Milionaria di Eduardo De Filippo (60)

La rivoluzione di Capodimonte conquista Hong Kong (62)

Chiara, un’artista napoletana in Francia (64)

Forcella celebra Nino Taranto: al Trianon Viviani ricordi e musica per

il “commendatore” della risata (66)

Una ‘storia’ con Nino Taranto (68)

Ascanio Celestini: l’incantastorie degli ultimi (70)

Pino, Pino, Pino. Fortissimamente Pino (72)

Carosone, il traghettatore dimenticato della musica napoletana (74)

…e se il mondo somigliasse a Jennà Romano…(76)

Lorenzo Hengeller: lo chansonnier jazz che racconta la vita tra ironia,

swing e filosofia (78)

Anomalia: quando la scuola cambia il quartiere e diventa racconto

(80)

GUSTI

Campania protagonista al Vinitaly 2025: Irpinia e Sannio svelano

l’anima autentica del vino del Sud (84)

Vigneti Aperti 2025: enoturismo, trekking e degustazioni nelle migliori

cantine italiane (86)

Creanza – Irpinia Green Experience debutta al Vinitaly 2025 (87)

Pastiera napoletana tradizionale: ricetta autentica e consigli di

Annamaria Chirico (88)

La Pastiera della Nonna: tradizione e amore in ogni morso (90)

Gay-Odin, una ‘dolce’ Sirena Parthenope per i 2500 anni di Napoli

(92)

Pasqua 2025: De Vivo, l’eccellenza della pasticceria campana tra

innovazione e tradizione (94)

Anna Belmattino: l’arte dei grandi lievitati tra tradizione, passione e

innovazione (96)

Colombe artigianali Pasqua 2025: Anima Dolce presenta la novità

alla Melannurca Campana IGP (98)

Pasqua 2025 da S.Qui.Sito: la tradizione campana incontra l’alta

gastronomia in formato take-away (100)

Pasqua 2025: l’artigianalità di Marco Infante tra gusto, innovazione e

tradizione (102)

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



SOTTO I RIFLETTORI

Soryu Geggy, tra Napoli e Tokyo: la cosplayer che canta l’anima degli anime (e del Vesuvio)

4 5

Dai social ai palchi internazionali, passando per la musica: la storia di Eugenia Bellomia, icona pop che unisce il Giappone alla cultura napoletana

di Francesco Bellofatto

Napoli e Tokyo? Non sono poi così lontane.

Soprattutto se a fare da ponte è una

giovane donna che ha saputo parlare la

lingua del futuro, fatta di anime, musica e

social media. Si chiama Eugenia Bellomia,

ma per il mondo è Soryu Geggy, una delle

cosplayer più amate e seguite d’Italia,

capace di trasformare la passione per

manga e videogiochi in un vero e proprio

brand personale. Con il suo stile unico,

l’energia contagiosa e una creatività fuori

dal comune, Soryu è oggi un punto di

riferimento per migliaia di giovani in tutto il

mondo.

Nata e cresciuta a Napoli, laureata in

Scienze della Comunicazione a indirizzo

aziendale, ha saputo sin da subito unire

l’approccio professionale allo spirito giocoso

del cosplay. Non è solo una performer, ma

una vera e propria influencer culturale,

che studia linguaggi e codici

giovanili per aiutare le

aziende a dialogare con un

pubblico sempre più giovane

e globale. Oltre 720mila

follower su Instagram e

250mila su TikTok

testimoniano la portata del

suo impatto e la qualità del

suo lavoro.

La sua avventura inizia nel

2010, quando, spinta

dall’amore per il mondo

giapponese, inizia a vestire i

panni dei suoi personaggi

preferiti. Il nome “Soryu

Geggy” è un tributo ad

Asuka Soryu Langley, pilota

dell’EVA nel leggendario

anime Neon Genesis

Evangelion, personaggio che

ha sempre sentito vicino. Da

allora, ha dato vita a cosplay

straordinari tratti da opere

come Naruto (memorabili le

sue versioni di Sakura,

Hinata e Tsunade) e da

videogiochi iconici come

Kingdom Hearts (Kairi) o

Final Fantasy (Rinoa, Tifa),

distinguendosi per

l’accuratezza e l’originalità dei

costumi.

Il talento non passa

inosservato e ben presto

arrivano le collaborazioni con

grandi player dell’industria

videoludica: HoYoverse l’ha

voluta per Genshin Impact,

Honkai: Star Rail e Zenless

Zone Zero, mentre Riot

Games l’ha scelta come

cosplayer ufficiale per il lancio della serie

Arcane su Netflix, affidandole il ruolo di Jinx

durante il Lucca Comics & Games 2021.

Un momento chiave, che segna la sua

definitiva consacrazione anche sulla scena

internazionale.

Ma il cosplay non è

l’unica arte in cui

eccelle. Soryu Geggy

è anche una cantante,

con una predilezione

per le sigle di anime e

videogiochi. Ha

partecipato a numerosi

concorsi, ma è nel

dicembre 2024 che

compie il grande salto:

pubblica il suo singolo

d’esordio, Call of

Silence, prodotto

dall’etichetta Suono

Libero Music e

distribuito da Universal

Music Italia. Un

debutto potente, che

fonde sonorità

evocative e suggestioni

da colonna sonora,

raccogliendo consensi

tra fan e addetti ai

lavori.

Il prossimo passo? Un

progetto ancora più

personale e identitario:

ad aprile 2025 uscirà

“Nuje”, il suo primo

brano in lingua

napoletana, scritto e

prodotto da Nando

Misuraca. Una scelta

coraggiosa e

affascinante, che

racconta il legame

profondo con le sue

radici e l’ambizione di

creare un ponte sonoro

tra Napoli e Tokyo. Il

titolo stesso è una dichiarazione d’amore

verso la propria terra e la propria gente,

vista attraverso gli occhi di una generazione

che comunica a colpi di stories e riff

elettronici.

Il pubblico potrà ascoltarla dal vivo venerdì

2 maggio alle 15:30, sul palco del Napoli

Comicon, alla Mostra d’Oltremare. Un

appuntamento fisso per lei, dove cosplay e

musica si fondono in un’unica esperienza.

Ma il suo percorso va ben oltre i confini

italiani: ha partecipato come ospite ufficiale

a fiere come il Mangafest in Spagna, il

Geek Fest Kyrenia a Cipro, il Dutch

Comic Con e la prestigiosa MagicCon di

Amsterdam, incontrando fan da tutto il

mondo e stringendo collaborazioni con altri

cosplayer di fama internazionale.

Soryu Geggy non è solo un personaggio: è

una narrazione in divenire, un progetto

umano e artistico che parla di passione,

dedizione, identità e contaminazione

culturale. Con uno sguardo sempre

proiettato verso il futuro, continua a

reinventarsi, esplorando nuovi linguaggi,

territori e collaborazioni. Perché tra Vesuvio

e Monte Fuji, oggi, il vero fuoco è quello

della creatività.

Sudenord.it - Anno 2 n. 3 - Marzo 2025



SOTTO I RIFLETTORI

L’evento più colorato dell’anno invade Napoli: arriva il COMICON!

6 7

Dal 1 al 4 maggio 2025 la Mostra d’Oltremare ospita la XXV edizione del Festival Internazionale della Cultura Pop

di Manuela Ragucci

Si avvicina sempre di più la XXV

edizione di COMICON Napoli (1 – 4

maggio, Mostra d’Oltremare) e il

programma della quattro giorni del

Festival Internazionale della Cultura

Pop si arricchisce di nuovi e

straordinari ospiti ed eventi.

Arrivano per la prima volta in

Campania e a COMICON i Playoff e

le Final Eight della eSerie A

Goleador, il campionato virtuale

organizzato da Lega Serie A, giunto

alla sua quinta edizione, giocato in

esclusiva su EA SPORTS FC 25.

La eSerie A Goleador è una delle

competizioni ufficiali di Lega Serie A –

insieme alla Serie A Enilive, alla

Coppa Italia Frecciarossa, alla EA

SPORTS FC Supercup, oltre alle

competizioni Primavera – ed è l’unico

torneo italiano a far parte del circuito

competitivo FC Pro.

Sedici saranno le squadre che si

sfideranno per aggiudicarsi il trofeo e il

titolo di Campione d’Italia nei giorni 1

e 2 maggio.

I primi 4 classificati otterranno un

pass per la eChampions League,

mentre i primi 2 otterranno un pass

anche per la FC Pro World

Championship.

Tra i talent che arriveranno a

COMICON: Matteo “Riberaribell”

Ribera, Marco “Dr. Whi7es” Bianchi,

Marco Brandino, Sabino Palermo,

Lorenzo “Noweak” Giannotta, Mattia

“flokox” Smania, Nello

“hollywood285” Nigro, Dario

“Moonryde” Ferracci, Leci “Athena”

Begalli, Jessica “Misshatred”

Armanetti e Brandon Smith.

In anteprima italiana a COMICON

Napoli debutterà l’atteso primo volume

di Absolute Batman, la serie a fumetti

più venduta negli U.S.A. nel 2024, alla

presenza dei creatori della serie Scott

Snyder e Nick Dragotta.

Absolute Batman reinventa il

Cavaliere Oscuro per un nuovo

pubblico: senza villa... senza soldi...

senza maggiordomo... cosa resta

dell’Uomo Pipistrello? Una versione di

Batman sorprendente, che sovverte la

formula classica, raccontando un universo

nuovo e inaspettato, dove niente è come

prima.

Scott Snyder è uno dei più celebri

sceneggiatori di fumetti

contemporanei, vincitore di diversi

premi Eisner, Harvey e Stan Lee

Awards.

Per DC ha scritto serie come

Batman e Justice League e

creato, insieme ai migliori disegnatori

americani, titoli come Barnstormers

(disegnato da Tula Lotay, Eisner Award

2023 come Best Digital Comic), We Have

Demons, Clear, Night of the Ghoul,

Nocterra e Undiscovered Country,

Sudenord.it - Anno 2 n. 3 - Marzo 2025



SOTTO I RIFLETTORI

quest’ultimo insieme all’italiano Giuseppe soprattutto per i videogiochi iconici come

8

Camuncoli.

Broken Sword e Beneath a Steel Sky.

È founding creator della casa editrice Dal Regno Unito arriva Simon Bisley,

9

americana DSTLRY.

Nick Dragotta è tra i disegnatori

contemporanei più in vista, già co-autore

per i Fantastici 4 della Marvel e del

western fanta-apocalittico East of West per

Image Comics, entrambi realizzati con lo

scrittore Jonathan Hickman. Ha co-creato

Ghost Cage con Caleb Goellner e

disegnato vari episodi di Spider-Man, X-

Men, Capitan America, oltre alla

memorabile run di X-Statix con Pete

Milligan.

Per la prima volta in Italia, dal Giappone

arrivano Kafka Asagiri e Sango

Harukawa, sceneggiatore e disegnatrice

della serie manga fenomeno Bungo Stray

Dogs, l’originale action soprannaturale che

ha venduto oltre 16 milioni di copie ed ha

esteso il suo successo a film, videogame,

spettacoli teatrali, light novel e un anime di

successo arrivato alla quinta stagione.

Gli autori saranno protagonisti di panel e

firmacopie e introdurranno la proiezione

del film Bungo Stray Dogs: Dead Apple.

Ancora un grande ospite internazionale per

la sezione Videogame di COMICON

Napoli: il festival accoglierà Charles Cecil,

una figura chiave nello sviluppo e

nell’evoluzione del gaming, co-fondatore di

Revolution Software e figura di spicco nel

campo delle avventure grafiche, noto

fumettista dall’inconfondibile stile dinamico

e conosciuto per i suoi ABC Warriors,

Sláine e Lobo. In quest’ultimo lavoro, la

sua arte selvaggia e iper-stilizzata ha

contribuito a definire il tono eccessivo e

comico del personaggio.

La sua arte fonde spesso tecniche pittoriche

tradizionali con influenze graffiti, punk e

metal, rendendo il suo stile immediatamente

riconoscibile.

Torna a COMICON Napoli la squadra di

GIGACIAO con Sio, Fraffrog, Dado,

Ckibe, Savuland, Lorenzo La Neve e

Jackmoruz.

Come ogni anno, COMICON Napoli vuol

dire anche musica con i concerti dallo

storico palco dell’Area Flegrea, Main Stage

di COMICON, tra le più grandi arene

moderne in Europa e seconda in Italia.

Si parte con il live di Nello Taver (2

maggio), rapper e fenomeno virale del web

e dei social con la sua black humor.

Esordisce con successo nel 2021 con il

primo EP Sto Salvando l’Hip Hop Italiano,

cui seguiranno il disco Fallimento e

l’omonimo film che lo vede protagonista, e

nel 2024 il nuovo EP Musica per grattare

nei club.

Tra gli ospiti già annunciati a COMICON

2025: il Maestro del fumetto Tanino

Liberatore, Magister 2025, la leggenda

vivente del gaming Yuji Horii, game

designer e creatore di Dragon Quest, il

fumettista e illustratore americano Jon J.

Muth, il mangaka di #DRCL e Innocent

Shin’ichi Sakamoto, l’artista e animatore

francese Arthur De Pins, il co-creatore

della serie The Boys Darick Robertson, il

mangaka di Dr. Stone Boichi, l’illustratore

della prima copertina di Harry Potter

Thomas Taylor, l’autrice di webtoon

Paskim, il co-creatore del pluripremiato

fumetto The Nice House on The Lake

Álvaro Martínez Bueno e la leggenda del

fumetto e della satira Altan, che riceverà il

Premio Speciale COMICON 2025 alla

Carriera.

E ancora, per la prima volta in Italia, il

creatore di Ultramega James Harren, il

fumettista, regista e artista Dave McKean e

il pluripremiato game designer Mike

Mason, direttore creativo del gioco di ruolo

Call of Cthulhu.

Il poster ufficiale della XXV edizione di

COMICON Napoli è firmato da Jamie

Hewlett, creatore di Tank Girl e, con

Damon Albarn, della band Gorillaz.

Sudenord.it - Anno 2 n. 3 - Marzo 2025



PRIMO PIANO

Caserta protagonista dello sviluppo nazionale: da Confindustria un appello a semplificazione, energia e competitività

10 Dall’Assemblea pubblica di Confindustria Caserta un messaggio forte e unitario: il Mezzogiorno deve diventare leva strategica per l’economia italiana

11

di Francesco Bellofatto

L’Assemblea pubblica di Confindustria

Caserta, svoltasi al Centro Orafo “Il Tarì” di

Marcianise, ha lanciato un messaggio

chiaro e potente: la provincia di Caserta è

pronta a rivestire un ruolo centrale nel

rilancio economico dell’Italia. Con il titolo

“Responsabilità. Azione, impegno, futuro”,

l’evento ha messo al centro della

discussione temi strategici come la

semplificazione normativa, la competitività

energetica, il superamento della burocrazia

e il rilancio del Mezzogiorno, alla presenza

di autorevoli relatori istituzionali, economici

e geopolitici.

A moderare la mattinata è stata la

giornalista Tonia Cartolano di Sky Tg24.

Dopo i saluti di Vincenzo Giannotti,

presidente del Centro Orafo “Il Tarì”, e di

Emilio De Vizia, presidente di Confindustria

Campania, è intervenuta Maria Elisabetta

Alberti Casellati, Ministro per le Riforme

istituzionali e la Semplificazione normativa,

che ha denunciato l’eccesso di burocrazia

come “uno stalker per famiglie e imprese”,

richiamando alla necessità non più rinviabile

di un sistema normativo snello.

“Semplificare non è un’opzione, è una

necessità – ha detto –. Abbiamo già

abrogato oltre 30.000 atti normativi e ora

serve accelerare”.

La burocrazia è stata il filo rosso anche

nell’intervento del presidente della Regione

Campania Vincenzo De Luca, che ha

sottolineato l'urgenza di “sburocratizzare

radicalmente l’Italia” per garantire tempi

certi nella realizzazione delle opere e

sostenere le imprese nel loro percorso di

crescita. “Diamo fiducia a cittadini e

imprenditori – ha affermato – diffondiamo

l’autocertificazione e apriamo i cantieri”.

A seguire, gli interventi del presidente del

Ce.S.I. Andrea Margelletti, che ha

tracciato una lettura geopolitica del

presente sottolineando la necessità di una

maggiore consapevolezza dell’Italia nel

panorama internazionale, e di Claudia

Parzani, presidente di Borsa Italiana, che

ha valorizzato il tessuto imprenditoriale

campano come leva per attrarre investitori

nazionali e internazionali.

Il presidente di Confindustria Caserta,

Beniamino Schiavone, ha espresso la sua

preoccupazione per i 23 mesi consecutivi di

decrescita produttiva nel Paese, chiedendo

una svolta concreta per sostenere la

manifattura e contrastare l’impennata dei

costi energetici. Ha ricordato che il valore

dell’export casertano ha superato 1,5

miliardi di euro nel 2024, e che settori

come l’aerospazio, l’agroalimentare,

l’automotive e l’energia rappresentano

eccellenze strategiche da tutelare,

soprattutto di fronte a ipotesi di guerre

commerciali come quella paventata dagli

Stati Uniti.

Nelle conclusioni, Emanuele Orsini,

presidente nazionale di Confindustria, ha

rilanciato l’urgenza di negoziare con gli USA

su temi cruciali come il gas e la difesa. Ha

inoltre puntato l’attenzione sul caro energia

come fattore determinante per l’attrattività

industriale del Paese: “Se l’Italia paga il

doppio rispetto alla Francia per l’energia,

non possiamo sorprenderci se le imprese

scelgono altri Paesi per i loro stabilimenti”.

L’Assemblea ha così confermato il ruolo

strategico di Caserta come motore

produttivo del Sud, ma ha anche

evidenziato che senza interventi strutturali

su semplificazione, energia e competitività,

le opportunità rischiano di trasformarsi in

occasioni perse.

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



PRIMO PIANO

ECONOMIA

Mezzogiorno 2024: 40 miliardi alle PMI, ma servono politiche strutturali

12 Confindustria e Intesa Sanpaolo rilanciano il Sud tra ZES Unica, export e occupazione

13

in crescita. Cresce il manifatturiero, ma il futuro passa da innovazione e investimenti

di Francesco Bellofatto

Il Mezzogiorno d’Italia torna al centro

dell’attenzione economica con nuove

opportunità ma anche vecchie sfide. I dati

del Check-up Mezzogiorno 2024, redatto da

Confindustria e SRM, raccontano una

realtà meridionale in chiaroscuro. Se da un

lato, infatti, l’indice sintetico dell’economia

meridionale scende leggermente rispetto al

2023 attestandosi a 541,3 punti, dall’altro il

divario con il Centro-Nord si riduce grazie a

un recupero di oltre 6 punti negli ultimi tre

anni.

Il Sud dimostra una forte capacità

competitiva e un potenziale di sviluppo

significativo, specie nel settore

manifatturiero, che si conferma

interconnesso con il resto del Paese e ad

alto impatto sull’economia nazionale.

L’export meridionale, sebbene penalizzato

dalla crisi del settore automotive, ha

comunque superato i livelli del 2019,

sfiorando i 65 miliardi di euro.

La fotografia è incoraggiante anche per

l’occupazione: nel 2024 il Sud copre il 27%

dell’occupazione nazionale con una crescita

del +2,2%, a cui si aggiunge un +3,3% per

l’occupazione femminile. Il tessuto

imprenditoriale continua a ispessirsi, con

una crescita costante delle Società di

capitali, oggi oltre 425mila.

Ma la vera svolta arriva da Napoli, dove è

stato presentato il nuovo Accordo tra

Confindustria e Intesa Sanpaolo, che

destina 40 miliardi di euro alle PMI del

Sud nell’ambito di un programma nazionale

da 200 miliardi totali entro il 2028. L’intesa

punta a rafforzare le imprese meridionali

favorendo l’insediamento di nuove realtà

produttive, il potenziamento di quelle

esistenti e lo sviluppo nei settori chiave

come Aerospazio, Intelligenza Artificiale,

Transizione 5.0 ed economia circolare.

Il focus è sulla ZES Unica del

Mezzogiorno, leva strategica per attrarre

investimenti grazie a vantaggi fiscali e

semplificazioni amministrative. Nel 2024 le

imprese del Sud hanno già presentato quasi

7.000 domande per il credito d’imposta

ZES, per oltre 2,5 miliardi di euro.

Secondo Emanuele Orsini, presidente di

Confindustria, “un Sud più forte significa

un’Italia più competitiva in Europa e nel

mondo”. Gli fa eco Stefano Barrese,

responsabile Banca dei Territori di Intesa

Sanpaolo, sottolineando il ruolo cruciale del

Mezzogiorno, “settima area manifatturiera

europea”.

Per consolidare questi segnali positivi

occorre, però, una strategia a doppio

binario: da un lato costruire filiere produttive

attorno alle eccellenze già presenti,

dall’altro garantire continuità di sostegno

all’economia esistente con strumenti come

la Decontribuzione Sud e l’impiego efficace

delle risorse del PNRR e dei fondi di

coesione.

Il futuro del Mezzogiorno si gioca su una

visione integrata: competenze,

infrastrutture, innovazione. È questa la vera

sfida da vincere.

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



DOSSIER

A Napoli il punto sulla transizione digitale del Sud

14 15

Smart South: l’evento City Vision accende i riflettori sull’innovazione urbana e sociale nel Mezzogiorno

Si è svolto il 24 marzo 2025 nelle Gallerie

d’Italia di Napoli l’appuntamento “Smart

South: territori capaci di trasformare”,

seconda tappa del roadshow nazionale City

Vision, il format ideato da Blum e Padova

Hall con il patrocinio di ANCI e la

partecipazione delle Case delle Tecnologie

Emergenti. L’evento ha rappresentato

un’importante occasione di confronto sulle

potenzialità di innovazione urbana,

sostenibilità e sviluppo tecnologico nei

territori del Sud Italia, accendendo i riflettori

su un Mezzogiorno che, oggi più che mai,

guarda con decisione al futuro.

L’iniziativa ha riunito istituzioni, imprese,

startup e centri di ricerca, creando un ponte

tra pubblica amministrazione, mondo

produttivo e accademico. A Napoli si è

parlato non solo di tecnologie, ma anche e

soprattutto di visioni condivise, di strategie

di sviluppo, di ecosistemi territoriali capaci

di generare valore, partendo dalla

consapevolezza che l’innovazione – per

essere realmente trasformativa – deve

essere inclusiva, accessibile e orientata alla

qualità della vita. In questo contesto, il ruolo

del Sud e delle Isole non è più quello di

un’area da “recuperare”, ma di un

laboratorio aperto in grado di anticipare

modelli di smart city e di sperimentare

soluzioni replicabili in tutto il Paese.

A dare concretezza a questo scenario è

stato il lancio del City Vision Score – Focus

Sud e Isole, un dossier realizzato da Blum

in collaborazione con Prokalos, che offre

una misurazione puntuale del livello di

smartness dei comuni italiani, con

particolare attenzione al contesto

meridionale. L’indice valuta le performance

urbane attraverso sei dimensioni chiave:

Smart Governance, Smart Economy, Smart

Environment, Smart Living, Smart Mobility e

Smart People. Il dato forse più

sorprendente è che in cima alla classifica

dei 20 capoluoghi più innovativi del Sud non

troviamo le grandi città, ma realtà di

dimensione media o persino contenuta,

come Teramo, L’Aquila e Cagliari, che

occupano rispettivamente il primo, secondo

e terzo posto. Seguono Pescara, Potenza,

Chieti, Oristano, Caserta, Lecce e

Benevento a chiudere la top ten.

Le Case delle Tecnologie Emergenti (CTE),

oggetto di una sessione specifica

dell’evento napoletano, sono state al centro

di numerosi interventi. Nate a partire dal

2019 con il sostegno del Ministero delle

Imprese e del Made in Italy, le CTE

rappresentano laboratori territoriali di

innovazione. Tra queste spicca CTE “Infiniti

Mondi” di Napoli, che opera nel campo

dell’audiovisivo, gaming e industrie culturali

e creative, e ha dato vita a progetti che

coniugano realtà virtuale, blockchain e Web

3.0 per la valorizzazione del patrimonio

culturale. Altro esempio virtuoso è la CTE di

Matera, illustrata dal prof. Giampiero Pepe,

che sta costruendo il Gemello Digitale della

città, lavora su blockchain quantistica,

stampa 3D per l’edilizia, e collabora con

realtà d’eccellenza come INRIM, ASI e

AWS.

Interessanti anche le sperimentazioni

raccontate dalle CTE di Campobasso,

Taranto, Bari e Cagliari, che spaziano

dall’analisi ambientale attraverso sensori

5G alla logistica con droni, fino alla

quantum computing per l’efficienza

energetica. Queste esperienze dimostrano

che le tecnologie emergenti possono

diventare strumenti concreti per migliorare

la vita quotidiana, supportando i servizi

pubblici e stimolando lo sviluppo di imprese

innovative. Emblematico il caso della

piattaforma iSitraffic di ISIMOB, spin-off

della Federico II, che integra AI, IoT e big

data per ottimizzare traffico urbano,

illuminazione e qualità dell’aria.

Il City Vision Score non si è limitato ai

capoluoghi. Un’analisi parallela ha

esaminato anche i piccoli e medi comuni.

Tra i borghi sotto i 2.000 abitanti brillano

Fara San Martino (Chieti) e Masullas

(Oristano), mentre per i comuni fino a

50.000 abitanti emergono Montorio al

Vomano (Teramo) e Lagonegro (Potenza). I

comuni di media grandezza sono dominati

da Teramo, L’Aquila e Potenza, a

dimostrazione che la smartness non

dipende dalla taglia urbana, ma dalla

capacità di attuare visioni e strategie

coerenti. I grandi centri, invece, vedono in

testa Cagliari, Pescara, Bari, Salerno e

Sassari. Manca però Napoli, così come

Palermo e Catania, un’assenza che invita a

riflettere sulle difficoltà strutturali che le

grandi città meridionali ancora affrontano

nel tradurre il potenziale in progetti concreti.

Durante l’evento, il direttore di City Vision,

Domenico Lanzilotta, ha sottolineato come

la transizione digitale rappresenti la chiave

per colmare il gap Nord-Sud, ma anche una

leva per liberare il potenziale creativo,

culturale ed economico del Mezzogiorno.

Non a caso, oltre il 40% dei fondi PNRR –

pari a circa 82 miliardi – è destinato a Sud e

Isole, di cui una quota importante rivolta

proprio all’innovazione e alla

digitalizzazione. È dunque essenziale

trasformare questi investimenti in occasioni

strutturali di sviluppo, capaci di proseguire

oltre la scadenza del Piano.

A conclusione dell’evento, l’impressione

condivisa è che il Sud non sia soltanto un

destinatario di politiche di riequilibrio, ma

possa assumere il ruolo di protagonista

della nuova geografia dell’innovazione

italiana. L’ecosistema che si sta costruendo

intorno alle Case delle Tecnologie

Emergenti, ai progetti di mobilità

intelligente, alla valorizzazione dei dati

pubblici, mostra che un’altra narrazione è

possibile: quella di un Mezzogiorno

resiliente, connesso, collaborativo, che

sceglie la tecnologia come leva per

disegnare città più inclusive, vivibili e

sostenibili. E Napoli, ancora una volta, ha

dimostrato di essere il luogo ideale per

ospitare questa visione.

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ECONOMIA

Nuovi assetti all’Unione Industriali Napoli: tra conferme e volti nuovi, le Sezioni si preparano alle sfide del futuro

16 Rinnovati i vertici delle Sezioni tematiche di Palazzo Partanna: tra continuità e nuove energie, spiccano figure di riferimento del mondo imprenditoriale

17

di Fabrizio Matarazzo

La cultura napoletana

continua ad avere una guida

solida e visionaria con la

conferma di Maria Luisa

Faraone Mennella alla

Presidenza della Sezione

Industria Culturale e

Creativa dell’Unione

Industriali Napoli.

Protagonista della vita

culturale cittadina e figura

centrale della Fondazione

Teatro di San Carlo,

Faraone Mennella

rappresenta da anni un

punto di riferimento per la

promozione dell’eccellenza

artistica partenopea in

chiave imprenditoriale. La

sua riconferma testimonia la

volontà di dare continuità a

un progetto che ha

valorizzato il potenziale

creativo del territorio,

puntando su innovazione,

coesione sociale e dialogo

tra pubblico e privato.

Accanto a lei, sono stati

nominati due Vice

Presidenti: Claudio

Agrelli, fondatore

dell’agenzia di

comunicazione Agrelli &

Basta Srl, e Giulia

Giannini, in rappresentanza

della storica casa editrice

Officine Grafiche F.

Giannini e Figli Spa, attiva

a Napoli dal 1856.

Completano il Consiglio

Direttivo della Sezione:

Franco Adamo Balestrieri,

Fabrizio Cappella, Daniela

Chiariello, Luca Misso e

Mario Santoro, tutti

protagonisti affermati del

mondo della cultura, della

comunicazione e

dell’editoria.

La Sezione Economia

Portuale dell’Unione ha

invece scelto una nuova

guida: Raffaele Iollo,

dirigente di Q8, è stato

eletto all’unanimità

Presidente. La sua nomina

arriva in un momento

cruciale per l’economia del

mare, con il porto di Napoli

sempre più integrato nelle

rotte mediterranee ed

europee. A supportarlo nel

ruolo di Vice Presidente è

stata scelta

Cinzia

Improta,

della

Compagnia

Marittima

Meridionale

Srl, una delle

figure più

esperte del

comparto

marittimo.

Il Consiglio

Direttivo

della Sezione

è composto

da

professionisti

di primo

piano: Walter

Crasta,

Davide

Gnerre,

Giuseppe

Rocco e

Maria

Rosaria

Sticco, che

porteranno il

proprio

contributo

nell’ambito

dell’innovazione logistica,

digitalizzazione e

sostenibilità del sistema

portuale. Il rappresentante

nel Consiglio Generale

dell’Unione Industriali

Napoli sarà Aureliano

Cicala, manager della MSC

Spa, una delle più grandi

compagnie armatoriali del

mondo.

Per quanto riguarda la

Sezione Sanità, continua il

percorso di Giovanni

Severino, imprenditore a

capo di Servizi Sanitari Srl,

confermato alla presidenza.

Con lui, due Vice Presidenti

di rilievo: Antonella

Ciccarelli, alla guida di Villa

dei Fiori Srl, e Fabio

Tedeschi, amministratore di

Synlab SDN Spa, realtà di

riferimento nel campo della

diagnostica.

Il nuovo Consiglio Direttivo

include: Giuseppe

Abagnale, Giovanni De

Cesare, Margherita

Lombardi, Paolo Pezzella,

Roberto Riccardo

Ruggiero, Luigi Ugliano,

Marco Varelli e Salvio

Zungri, figure con

esperienze diversificate in

ambito sanitario e

sociosanitario. Eugenio

Basile, di Cerba

Healthcare Campania Srl,

rappresenterà la sezione nel

Consiglio Generale

dell’Unione, assicurando il

collegamento tra il mondo

della salute e le dinamiche

economico-industriali.

Nell’ambito della transizione

digitale, è stato riconfermato

Francesco D’Angelo,

dirigente di Tim Spa, alla

guida della Sezione ICT. I

Vice Presidenti scelti sono

Antonio Giacomini, di

Innovaway Spa, azienda

specializzata in servizi

digitali per le imprese, e

Massimo Zaffiro di

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ECONOMIA

18

Fibercop Spa, attiva nello Sezione nel Consiglio digitalizzazione e alla

Scala e Sergio Sellitto, esperienza tecnica e Arabella Astrid

19

sviluppo delle reti a banda Generale dell’Unione: sostenibilità delle reti di

rappresentanti di diversi capacità di visione, con un Snichelotto. I

ultra-larga.

Crescenzo Coppola, di trasporto.

segmenti della filiera focus su sostenibilità e rappresentanti nel

Il Consiglio Direttivo della WindTre Spa, e Giuseppe I Vice Presidenti sono

logistica.

innovazione nei servizi per Consiglio Generale

Sezione ICT riunisce esperti Esposito Mocerino, di Giancarlo Cangiano, della

I delegati della sezione nel edifici e infrastrutture. I Vice dell’Unione Industriali

del settore: Umberto Netgroup Spa.

Co.Di.Me Srl, e Chiara

Consiglio Generale Presidenti sono Salvatore Napoli saranno Vincenzo

Caccioppoli, Umberto La Sezione Logistica, Inizio, della storica azienda

Daniele, Marco De

Intermodalità e Trasporti Raffaele Inizio

Angelis, Valentina De vede la nomina di Mario Autotrasporti Srl. Il

Ponte, Giuseppe Lieto, Cuoco, dirigente di FS Consiglio Direttivo è

Mariano Maraniello, Italiane Spa, come nuovo formato da Francesco De

Sergio Nicodemo, Antonio Presidente. Il comparto si Stefano, Francesco Favo,

Palumbo, Alessandro trova in una fase strategica, Francesco Marazzetti,

Pane e Marco Utili. Due chiamato a gestire le Eduardo Maurelli,

figure strategiche

trasformazioni legate Vincenzo Panariello,

rappresenteranno la all’intermodalità, alla Pasquale Pinga, Marco

dell’Unione saranno

Giuseppe Altamura, CEO

di Tutela+Altamura Srl, e

Luigi Massa, dirigente della

Tangenziale di Napoli Spa.

Entrambi porteranno una

visione integrata di mobilità

urbana, infrastrutture e

innovazione.

Infine, la Sezione Impianti,

Facility Management e

Global Service conferma

alla presidenza Davide

Esposito, a capo della

Itdeis Group Srl. La sua è

una leadership che unisce

Lucci, di Lucci Salvatore

Impresa di Costruzioni Srl,

e Pasquale Ranieri, di

Ranieri Impiantistica Srl.

Un Consiglio Direttivo

ampio e multidisciplinare

accompagna la nuova

presidenza: Monica

Biglietto, Gennaro

Carbone, Simona Lanzillo,

Massimo Lauria, Nicola

Maisto, Valeria Marseglia,

Claudio Miranda,

Francesco Pianese, Sveva

Polispermi, Giuseppe

Rispo, Marco Scarano e

Caccavale, di Sms Spa, e

Antonio Grassi, di Siram

Spa, due protagonisti

dell’innovazione

impiantistica ed energetica a

livello nazionale.

Queste nomine confermano

il forte impegno di Unione

Industriali Napoli nel

valorizzare le eccellenze

imprenditoriali del territorio e

a promuovere la crescita

sostenibile e integrata di tutti

i comparti produttivi della

città.

dir

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ECONOMIA

DeAMS sigla accordo con Bombardier e apre nuova sede a Montreal

20 21

Joint-venture tra Industry AMS e Deagle: accordo quinquennale per sistemi di automazione industriale nell’aerospazio

L'azienda aerospaziale campana DeAMS,

joint-venture tra Industry AMS e Deagle,

annuncia la firma di un accordo

quinquennale Bombardier, leader globale

nell'aviazione, in occasione della fiera

aerospaziale Aeromart Montreal svoltasi

dal 25 al 27 marzo.

L'accordo quinquennale include un primo

progetto del valore di oltre un milione di

dollari per la progettazione e costruzione di

piattaforme elevatrici automatizzate,

controllate tramite PLC. Queste innovative

piattaforme sono già state implementate

presso lo stabilimento Bombardier di

Dorval in Québec (Canada)), a supporto

della produzione delle ali del velivolo

Bombardier Challenger CL650.

nell'adozione di tecnologie avanzate, una

collaborazione che segna una tappa

fondamentale nel percorso di crescita

internazionale di DeAMS, in un territorio

chiave per l'industria aerospaziale globale,

rafforzato ulteriormente dall'apertura della

nostra nuova filiale canadese, a Montreal."

Il Vice Ministro degli Affari Esteri e della

Cooperazione Internazionale, on.

Edmondo Cirielli, in occasione di una

visita istituzionale allo stabilimento di

DeAMS a Marcianise, ha così commentato:

"La firma di questo accordo testimonia

l'eccellenza delle imprese italiane nel

settore aerospaziale, capaci di competere a

livello globale grazie a tecnologie

d'avanguardia. L'espansione di DeAMS in

Presidente di DeAMS. "L'integrazione di

tecnologie già consolidate in altri settori

rappresenta un'opportunità concreta per

innovare i processi produttivi

dell'aerospazio."

La joint venture DeAMS, che già collabora

con importanti aziende come Leonardo, è

nelle fasi finali di definizione di ulteriori

partnership con clienti in Europa, Canada e

Stati Uniti.

Con DeAMS Automation America Inc.,

l'azienda amplia la propria presenza

internazionale, consolidando il proprio ruolo

di partner chiave per il mercato

aerospaziale globale e offrendo un supporto

completo nell'innovazione industriale,

attraverso ingegneria avanzata,

trasformazione digitale, intelligenza

artificiale, automazione e robotica. La nuova

filiale di Montreal prevede la partecipazione

dell'imprenditore Ed Minicozzi, con una

lunga esperienza nel settore tecnologico e

manifatturiero. La presenza di un azionista

locale rafforza ulteriormente il radicamento

della società sul territorio nordamericano,

garantendo una maggiore comprensione

del mercato e una rete di relazioni

strategiche.

"L'approccio pionieristico di DeAMS

all'automazione industriale nell'aerospazio è

sicuramente un punto di forza, visto che i

grandi player del settore si stanno

orientando sempre di più verso

l'innovazione e l'automazione dei processi

produttivi. Abbiamo molte opportunità di

collaborare con il mercato nordamericano

attraverso progetti d'avanguardia" ha

dichiarato Eduardo Minicozzi, Presidente

di DeAMS Automation America Inc.

Inc. rappresenta un primo tassello del

processo di internazionalizzazione

dell'azienda campana.

www.deams.it

Industry AMS

Fondata nel 1969, Industry AMS progetta e

sviluppa soluzioni high-tech di automazione

e robotica per l'integrazione nelle linee di

produzione degli OEM, con un focus

particolare sul settore automotive.

L'azienda, con sede in Italia, conta filiali

internazionali in Brasile, Germania,

Romania e Polonia.

www.industryams.com

Deagle

Deagle è un'azienda innovativa che opera

in diversi settori: Aerospazio, Energie

Rinnovabili e Intelligenza Artificiale. Il suo

management, eterogeneo e altamente

qualificato, supporta perfettamente il knowhow

e l'esperienza necessari per sviluppare

il business in un contesto internazionale e

sfidante. Il core business di Deagle è

l'ingegneria, declinata in tutte le sue

applicazioni.

www.deagle.it

dir

Le avanzate tecnologie sviluppate da

DeAMS consentono di migliorare l'efficienza

produttiva, ottimizzare l'ergonomia e

garantire i più elevati standard di sicurezza.

"Questo accordo rappresenta un traguardo

importante per DeAMS, confermando il

nostro impegno nell'offrire soluzioni

innovative e personalizzate per l'industria

aerospaziale" ha dichiarato Vincenzo

Starace, Presidente di DeAMS. "Siamo

orgogliosi di supportare Bombardier

Canada rappresenta un chiaro esempio di

internazionalizzazione e innovazione

industriale, pilastri fondamentali per

rafforzare il sistema produttivo nazionale. Il

Governo continuerà a supportare le aziende

italiane che investono in innovazione e

diffondono il Made in Italy nel mondo".

"Il know-how sviluppato nell'automotive ci

consente di offrire soluzioni di automazione

avanzata anche all'industria aerospaziale" –

ha commentato Gaetano Impero, Vice

DeAMS

DeAMS è una start-up innovativa, che

nasce come joint-venture tra Deagle e

Industry AMS, con l'obiettivo di supportare

le aziende aerospaziali nell'analisi e

implementazione di soluzioni innovative per

l'industria, ottimizzando processi e

performance grazie a competenze in

ingegneria, digital transformation,

automazione e robotica. L'azienda ha sede

a Napoli e stabilimento produttivo a

Marcianise. DeAMS Automation America

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ECONOMIA

22

SMS Engineering per la terza volta tra le aziende italiane

più affidabili: premiato il rapporto virtuoso con le banche

Confermato il Credit Reputation Award, riconoscimento sulla puntualità, l’affidabilità

e la trasparenza, fondamentali per rafforzare la fiducia tra sistema bancario e imprese

Il Credit Reputation Award nasce da

un’iniziativa promossa nel 2022 da MF

Centralerisk – fondata da Massimiliano

Bosaro – in collaborazione con la Casa

Editrice di Milano Finanza, con l’obiettivo

della Centrale dei Rischi (CR) di Banca

d’Italia e su un modello di valutazione

(Score CR) perfettamente allineato a quello

utilizzato dagli istituti di credito.

A ricevere il premio per SMS Engineering

di valorizzare quelle imprese che, attraverso

una gestione sana e attenta dei rapporti

finanziari, rappresentano un esempio di

eccellenza per l’intero sistema economico. Il

premio si basa sull’analisi dei dati ufficiali

sono stati Antonio Ascione (Presidente),

Francesco Castagna (CEO), Rosangela

Capasso (Managing Director),

Massimiliano Canestro (Vicepresidente),

insieme allo stesso Massimiliano Bosaro,

CEO di MF Centralerisk.

Essere premiati per tre anni consecutivi non

è solo un traguardo, ma la conferma di una

strategia aziendale fondata su valori solidi,

coerenza gestionale e trasparenza nei

rapporti finanziari. Appartenere al “Club

delle Imprese Virtuose” significa oggi poter

accedere a una rete esclusiva di imprese

italiane d’eccellenza, capaci di fare sistema,

condividere buone pratiche e attrarre nuovi

investimenti, anche in ottica internazionale.

L’iniziativa si inserisce nel più ampio

contesto europeo che spinge verso una

maggiore consapevolezza dei dati contenuti

nella Centrale dei Rischi, migliorando così

la qualità degli attivi bancari e i rapporti tra

imprese e sistema creditizio.

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ECONOMIA

L’evoluzione del volo tra arte e industria:

Aeroporto di Grazzanise, snodo strategico per il rilancio del turismo

a Palazzo Aeronautica la mostra dedicata a Tullio Crali

e della logistica nel Mezzogiorno

24 25

Milano Brothers Group sostiene l’omaggio all’Aeropittura e rafforza il proprio

Il presidente della sezione Turismo di Confindustria Caserta, Giovanni Bo,

impegno nei settori strategici dell’aerospazio, della difesa e dell’energia

evidenzia il potenziale dello scalo per valorizzare l'intero sistema territoriale

In occasione della mostra “Tullio Crali.

L’evoluzione del volo”, inaugurata venerdì

4 aprile presso Palazzo Aeronautica a

Roma, Milano Brothers Group conferma il

proprio impegno nel sostenere iniziative

culturali di alto profilo, capaci di raccontare

l’incontro virtuoso tra arte, innovazione e

progresso tecnologico. La mostra,

promossa dall’Aeronautica Militare

Italiana, rappresenta un omaggio unico alla

figura e all’opera di Tullio Crali,

protagonista assoluto dell’Aeropittura

futurista. Con oltre ottanta opere

selezionate, fotografie, diari e materiali

d’archivio inediti, l’esposizione restituisce al

pubblico un immaginario visionario che

attraversa il secolo del volo, dai suoi albori

pionieristici fino alla contemporaneità.

Dopo l’inaugurazione, la mostra sarà aperta

al pubblico dal 5 aprile all’11 maggio, per

poi proseguire il suo percorso espositivo dal

31 maggio al 13 luglio 2025 presso il

Museo Storico dell’Aeronautica Militare

di Vigna di Valle (RM), uno dei più

importanti musei aeronautici d’Europa.

È proprio questo dialogo tra passato e

futuro, tra estetica e

ingegneria, a costituire

la ragione profonda del

coinvolgimento di

Milano Brothers Group

(MBG) in qualità di

sponsor tecnico della

mostra. Fondata nel

1941, MBG è oggi un

riferimento globale nella

fornitura strategica di

Mario Testa

componenti elettronici

ad alta affidabilità e nella gestione integrata

della supply chain per settori ad altissima

complessità, quali aerospazio, difesa,

telecomunicazioni, produzione di

energia e trasporti.

«Sostenere questa mostra – dichiara Mario

Testa, presidente di Milano Brothers

Group – non è soltanto un gesto simbolico,

ma una dichiarazione concreta del nostro

modo di intendere l’innovazione: come

sintesi tra il sogno e il rigore tecnico, tra

creatività e competenza. L’arte di Tullio Crali

esprime una visione di modernità e di

audacia che rispecchia perfettamente i

valori che guidano da oltre

ottant’anni la nostra

attività. Il volo, nella sua

essenza, è il superamento

dei limiti. Ed è

esattamente ciò che, ogni

giorno, ci proponiamo di

fare nei nostri settori di

riferimento».

Con sedi operative in

Italia, Regno Unito e

Stati Uniti, MBG è

riconosciuta come Global

Procurement Partner,

capace di offrire non solo

distribuzione di

componenti, ma strategie

di approvvigionamento

su misura, supporto nella

gestione

dell’obsolescenza,

ottimizzazione dei flussi

logistici e consulenza

tecnica personalizzata.

L’aeroporto di Grazzanise si candida a

diventare una delle infrastrutture più

strategiche del sistema aeroportuale

campano e meridionale, in grado di

affiancare in modo complementare gli scali

di Capodichino e Salerno-Costa d’Amalfi.

Un’opzione concreta di rilancio

infrastrutturale che, secondo molti

osservatori, può giocare un ruolo chiave nel

riequilibrare flussi, investimenti e

opportunità tra l’area metropolitana

napoletana e il resto della regione.

Tra i più convinti sostenitori della piena

attivazione dello scalo figura Giovanni Bo,

presidente della sezione

Turismo di Confindustria

Caserta, che sottolinea

l’importanza strategica di

Grazzanise come leva di

sviluppo economico e

valorizzazione del territorio.

"L’aeroporto di Grazzanise

rappresenta un’opportunità

concreta per fare del turismo

un motore di crescita

economica stabile e duratura

per il nostro territorio",

afferma Bo, indicando nel

bacino d’utenza che va dalla

Terra di Lavoro al Basso

Lazio, dal Molise al Sannio

un’area vasta e ricca di

potenzialità.

"Penso alla valorizzazione

del litorale Domitio e

dell’area dei Campi Flegrei,

ma anche alle eccellenze

culturali e paesaggistiche della provincia

di Caserta: dalla Reggia Vanvitelliana al

Real Sito di Carditello, passando per

Casertavecchia, il complesso di San

Leucio, Caiazzo e il Matese", prosegue

Bo. L’infrastruttura permetterebbe inoltre di

estendere la fruizione turistica alle località

del Sannio, come Sant’Agata de’ Goti,

Telese, il Taburno e Benevento, città

carica di storia e bellezze architettoniche.

In questo contesto, Bo invita a una

pianificazione integrata dello sviluppo

locale. "Una seria progettazione turistica

e la riqualificazione delle strutture

ricettive devono tenere conto della

presenza dello scalo e dei volumi di

traffico che può generare, soprattutto se

aperto ai voli charter e low cost",

evidenzia. Ma l’importanza dello scalo non

si limita al turismo. "Di grande rilievo è

anche la possibilità di destinare una

parte dell’aeroporto al traffico cargo,

sfruttando la disponibilità di ampie aree

per la logistica e la vicinanza a snodi

viari a grande scorrimento che collegano

rapidamente lo scalo ai principali poli

industriali e interporti della Campania

settentrionale",

aggiunge.

Un segnale

politico importante

è arrivato di

recente con la

lettera inviata dal

presidente della

Regione

Campania

Vincenzo De

Luca al ministro

delle Infrastrutture

Matteo Salvini,

per sollecitare la

piena attivazione

dello scalo

militare di

Grazzanise anche

a fini civili. La

richiesta si

Giovanni Bo

inserisce in una

visione strategica

più ampia di rafforzamento delle dotazioni

infrastrutturali del Mezzogiorno e di miglior

distribuzione dei flussi aerei sul territorio

regionale.

La riattivazione dello scalo potrebbe così

contribuire non solo ad alleggerire il traffico

su Napoli-Capodichino, ma anche a favorire

un riequilibrio infrastrutturale e produttivo tra

le aree centrali e quelle interne della

Campania. Un progetto ambizioso, ma

sempre più urgente per rendere competitiva

l’intera regione nel contesto nazionale ed

europeo.

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ECONOMIA

Nasce We Chiaia: il brand di comunità che rilancia

uno dei luoghi più iconici di Napoli

Promuovi la tua attività con noi!

26 27

Un progetto partecipato per la

valorizzazione e la promozione del

quartiere, con il coinvolgimento di

imprenditori, professionisti ed esercenti,

per trasformarlo in un brand urbano

come Brera o Soho

Chiaia cambia pelle e guarda

al futuro con un progetto

ambizioso, corale e

profondamente radicato nel

territorio: We Chiaia,

un’iniziativa nata dal basso

con l’obiettivo di rilanciare

l’identità e il valore di uno dei

quartieri più eleganti e

rappresentativi della città di

Napoli. Presentato martedì

25 marzo nella sede di

Banca Patrimoni Sella a

Palazzo Leonetti in via dei

Mille, il progetto ha visto la

partecipazione di alcune delle

voci più autorevoli del mondo

imprenditoriale e culturale

cittadino.

A illustrare i dettagli dell'iniziativa è stato

Maurizio Marinella, imprenditore e

presidente della neonata associazione We

Chiaia, affiancato da Raffaele Cercola,

docente universitario ed esperto in

marketing territoriale, dalla giornalista

Donatella Bernabò Silorata, che ha posto

l’accento sull’importanza della

comunicazione strategica, e da Giuseppe

Esposito, art director dell’agenzia

napoletana Bread And Network, che ha

curato la brand identity e il design della

piattaforma web ufficiale.

We Chiaia nasce come associazione noprofit

e si propone di restituire centralità al

quartiere, sostenendo le eccellenze locali e

stimolando un'economia vivace, fondata

sulla collaborazione tra soggetti privati,

cultura e innovazione. Tra i fondatori ci sono

anche Claudia Catapano, Pierluigi De

Caro, Ciko Orefice, Maura Pane,

Massimo Porzio, Domenico Ricciardi e

Marietta Tramontano, che insieme a

Marinella credono fermamente nella forza

del lavoro in rete e nella valorizzazione

delle energie del territorio.

Il cuore pulsante del progetto è

rappresentato dalla piattaforma web www.

wechiaia.it, pensata come un portale

dinamico per raccontare il quartiere

attraverso eventi, percorsi tematici, attività

commerciali e storie locali. Un vero e

proprio hub digitale che

intende connettere i

cittadini, i visitatori e gli

operatori del territorio in

una narrazione condivisa di

Chiaia come luogo di

cultura, bellezza e

opportunità.

L’identità visiva del progetto

si ispira a uno dei simboli

architettonici del quartiere:

il ponte di Chiaia, costruito

nel 1636 e ristrutturato nel

1834 in stile neoclassico.

Questo elemento è stato

rielaborato graficamente da

Bread And Network per

diventare il segno distintivo

del brand We Chiaia, trasmettendo senso di

appartenenza e responsabilità collettiva.

La comunicazione del progetto è supportata

dalla collaborazione gratuita di un pool di

esperti tra cui il già citato prof. Cercola,

l’agenzia creativa Bread And Network, la

giornalista Bernabò Silorata e la società di

comunicazione dipunto studio. Una

squadra qualificata e appassionata, che

crede nel potere di una narrazione costante,

autentica e strategica per attrarre un

turismo di qualità e promuovere uno

sviluppo urbano sostenibile.

“We Chiaia è un grande cantiere aperto

con lavori in corso. Vogliamo coinvolgere

tutti coloro che credono nel quartiere e nelle

sue potenzialità. Abbiamo solo iniziato, ora

vogliamo continuare insieme”, affermano i

fondatori.

Con We Chiaia, Napoli riscopre e reinventa

uno dei suoi luoghi più preziosi,

trasformandolo in un brand territoriale che

punta a diventare punto di riferimento in

Italia e all’estero per chi ama la città, la

cultura locale e le iniziative dal volto umano.

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Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



ECONOMIA

Moda e Mediterraneo: a Napoli il futuro del Made in Campania si scrive tra innovazione, formazione e internazionalizzazione

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Meet Italian Brands 2025: oltre 100 B2B, 50 visite aziendali e un nuovo protocollo accademico Nord-Sud per rilanciare la filiera moda campana sui mercati

di Fabrizio Matarazzo

C’è una nuova energia che attraversa la

moda campana e ha il volto del dialogo,

della collaborazione e della visione

strategica. Si è chiusa con grande successo

la terza edizione del Meet Italian Brands

2025, tenutasi dal 24 al 26 marzo presso la

Mostra d’Oltremare di Napoli,

confermando la Campania come una delle

realtà più vitali del fashion italiano. Più di

100 buyer internazionali, provenienti da

35 Paesi e cinque continenti, hanno

incontrato oltre 100 piccole e medie

imprese campane in un intenso

programma di B2B e oltre 50 visite

aziendali, alla scoperta dei luoghi in cui si

produce eccellenza tra abbigliamento

uomo, donna e bambino, accessori,

calzature e pelletteria.

Un evento promosso da Regione

Campania, ITA-ICE (Agenzia per

l'internazionalizzazione), Ministero degli

Affari Esteri e della Cooperazione

propria esperienza integrata di conoscenza

e sviluppo, ha dimostrato l'efficacia di un

approccio che unisce business,

formazione, innovazione e promozione. I

buyer ospitati da ITA-ICE, attraverso la sua

rete di circa 80 uffici nel mondo, hanno

potuto non solo dialogare con le imprese

negli stand, ma anche visitare direttamente

gli stabilimenti di produzione, toccando con

mano la qualità del Made in Campania.

Tra le novità più significative emerse

durante i talk tematici – dedicati a

sostenibilità, nuove tecnologie, formazione

e apertura a nuovi mercati – spicca

l’annuncio di un Protocollo di

Cooperazione tra Università del

Mediterraneo, che vede in prima linea

l’Università della Campania Luigi

Vanvitelli. L’obiettivo è ambizioso e

concreto: creare una rete accademica tra

Nord e Sud del Mediterraneo per formare

le figure professionali del domani, dai sarti

artigiani ai modellisti, fino alle

competenze emergenti legate

competitivo e cooperativo”.

Altro annuncio importante è la nascita di

una Rete di Imprese del settore moda,

uno strumento moderno per condividere

risorse, progettualità e know-how, evitando

la frammentazione e promuovendo sinergie

su tutta la filiera.

Secondo Luigi Giamundo, Presidente

della Sezione Moda di Unione Industriali

Napoli e ideatore dell’evento, “il Meet

Italian Brands si conferma vetrina strategica

per le eccellenze campane sullo scenario

globale. Il fitto programma di incontri e le

numerose visite aziendali testimoniano

l’interesse crescente verso un sistema

produttivo che coniuga tradizione,

artigianalità e innovazione. L’intesa

accademica mediterranea e la rete

d’imprese sono strumenti concreti per

rendere il nostro comparto più competitivo e

resiliente”.

La Campania, con 27.000 aziende attive, è

la seconda regione italiana e prima del

Sud per numero di imprese nella moda,

generando circa 20 miliardi di fatturato

annuo e impiegando 110.000 addetti. Un

sistema ricco e diversificato, in cui

prevalgono le microimprese (33%) e le

piccole aziende (60%), e che eccelle nel

Private Label, ovvero la produzione per

conto terzi con marchi di committenti, che

da sola rappresenta il 40% del settore, con

straordinarie potenzialità sui mercati esteri.

La filiera TAC – tessile, abbigliamento,

calzature – si completa con settori sinergici

come accessori, oreficeria, cosmetici e

occhialeria, e viene sostenuta da un tessuto

dinamico di centri di ricerca e alta

formazione, che sperimentano tessuti

sostenibili, modelli di economia circolare

e design tecnologico avanzato.

Il Meet Italian Brands 2025 lascia in

eredità non solo risultati economici ma

Luigi Giamundo

anche una nuova visione del futuro:

connessa, inclusiva, sostenibile. Napoli

diventa così, ancora una volta, un crocevia

strategico del Mediterraneo e capitale del

nuovo Rinascimento della moda italiana.

Internazionale, Confindustria Campania

e Unione Industriali Napoli, con la

collaborazione di soggetti come CIS-

Interporto Campano, Mostra d'Oltremare

Spa, Università della Campania Luigi

Vanvitelli, e con il supporto di

Assocalzaturifici, Praxi, EY,

Confindustria Moda e Museo della Moda

Regionale. Main sponsor: Unicredit.

Il format, pensato non solo come

piattaforma espositiva ma come vera e

all’intelligenza artificiale e alla tecnologia

sostenibile. Il progetto, sostenuto da ITA-

ICE, coinvolge prestigiosi atenei africani, in

linea con il Piano Mattei per l’Africa.

Un’iniziativa che ha ricevuto il plauso del

Ministro delle Imprese e del Made in Italy,

Adolfo Urso, che in un messaggio alla

cerimonia di apertura ha definito il

protocollo “una scelta strategica per

rafforzare i legami tra Europa e Africa e

rendere il settore moda sempre più

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



INNOVAZIONE

Stefania De Pascale, la scienziata che coltiva il futuro (anche su Marte)

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Dalla Federico II di Napoli allo spazio: nel libro ‘Piantare patate su Marte’, la professoressa racconta la sfida dell’agricoltura spaziale e per la sostenibilità terrestre

di Walter Ferrigno

“Gli astronauti bevono caffè nello spazio.

È Lavazza, ma è anche scienza”. Con

questo spunto, la professoressa Stefania

De Pascale, docente di Orticoltura presso

l’Università degli Studi di Napoli

Federico II, ha introdotto il suo intervento

durante la serata inaugurale della XVI

Rassegna letteraria Premio Com&Te,

svoltasi nella Sala Tramontana

dell’Holiday Inn di Cava de’ Tirreni.

L’evento ha segnato la presentazione del

volume "Piantare patate su Marte. Il

lungo viaggio dell’agricoltura" (Aboca

Edizioni), un saggio scientifico-divulgativo

che affronta le sfide e le opportunità

dell’agricoltura in ambiente spaziale, con un

costante riferimento alle ricadute sulla

gestione sostenibile delle risorse terrestri.

Nel corso della sua presentazione, De

Pascale ha illustrato come le tecniche di

chiusi, in grado di garantire un

approvvigionamento fresco e continuo di

ortaggi. Oggi, grazie a tecnologie come

l’idroponica e l’aeroponica, è possibile

coltivare con successo, anche in condizioni

di microgravità, specie vegetali come

lattughe, ravanelli, barbabietole,

pomodori a crescita contenuta e cereali.

in contesti urbani, aridi o con suoli

compromessi. L’agricoltura spaziale,

dunque, si configura come un banco di

prova avanzato per sviluppare soluzioni

sostenibili in grado di affrontare la crescente

pressione sugli ecosistemi terrestri.

“Come sarebbe il mondo senza piante?

Non esisterebbe”, ha sottolineato De

simbiotica che richiede una maggiore

consapevolezza scientifica e culturale.

Il saggio propone una riflessione a più livelli:

scientifico, ambientale ed etico. Se il ritorno

dell’uomo sulla Luna è ormai un obiettivo

concreto, il pianeta Marte rappresenta una

prospettiva a lungo termine, che impone

sfide tecnologiche e politiche complesse. A

produzione alimentare a bordo delle

missioni spaziali siano evolute da sistemi

rudimentali a complessi modelli di

coltivazione controllata in ambienti

Tali coltivazioni avvengono all’interno di

sistemi a ciclo chiuso, nei quali l’acqua

viene purificata e riutilizzata, le urine

rigenerate, e il sudore condensato. In

questo contesto, ogni risorsa viene riciclata

e valorizzata, secondo una logica di

economia circolare applicata in ambienti

estremi.

Particolarmente significativa è la riflessione

sulla trasferibilità delle tecnologie

spaziali alla Terra. Sistemi come

l’agricoltura verticale, l’illuminazione LED

a spettro controllato e le tecniche di

coltivazione fuori suolo trovano oggi

applicazione in serre avanzate, soprattutto

Pascale. Le piante sono elementi

fondamentali per la vita: garantiscono la

produzione di ossigeno, la fissazione del

carbonio, la nutrizione e la regolazione dei

cicli ecologici. Anche al di fuori della Terra,

esse rappresentano compagni biologici

indispensabili per la sopravvivenza

umana, instaurando una relazione

tal proposito, De Pascale ha espresso una

posizione critica sull’avanzata degli attori

privati nella corsa allo spazio, come Elon

Musk, auspicando una governance

internazionale in grado di bilanciare

interessi economici e responsabilità

collettive.

“Pensiamo alla Terra”, ha concluso.

“L’agricoltura del futuro dovrà essere

sostenibile, efficiente e resiliente per

rispondere alla domanda alimentare di

una popolazione in crescita del 60% nei

prossimi decenni. Non esiste un solo

modello agricolo, ma una pluralità di

approcci da integrare e ottimizzare. La

piccola agricoltura può contribuire alla

biodiversità e alla sicurezza alimentare

locale, ma non è sufficiente a garantire la

sicurezza alimentare globale”.

Una prospettiva solida e interdisciplinare,

che parte dallo spazio per restituirci una

lezione urgente sulla gestione delle risorse,

sul ruolo della ricerca agronomica e sul

nostro rapporto con il pianeta.

(Foto di Francesco Cuccaro fornite da

Ufficio stampa Premio Com&Te)

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



INNOVAZIONE

Innovazione e territorio: l’esperienza dell’Hub di San Giovanni e il ruolo del Distretto STRESS

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Ennio Rubino: L’Hub è un modello di rigenerazione urbana. STRESS lo ha sostenuto fin dall’inizio, facilitando l’innovazione dal basso

Nel cuore della Napoli orientale, dove un

tempo sorgevano le industrie, oggi batte il

cuore dell’innovazione: è l’Hub Federiciano

di San Giovanni a Teduccio, centro

pulsante di ricerca, formazione e

trasferimento tecnologico. A raccontarne la

genesi e il valore è Ennio Rubino,

presidente del Distretto Tecnologico

STRESS (Sviluppo Tecnologico e

Ricerca per un’edilizia Sostenibile e

Sicura), intervistato da ReportagePA – FPA

– durante un incontro al Polo Universitario.

“Operiamo da più di 25 anni sul territorio

e abbiamo assistito alla nascita di questa

bella realtà che è l’Hub di San Giovanni.

Questa nostra presenza, unica per il

Mezzogiorno, ci ha portato a interagire

anche con altre realtà del Sud Italia. La

riqualificazione di aree urbane basata su

formazione, ricerca e competitività

rappresenta il modo giusto per agire, come

dimostra questo Hub”, ha dichiarato Rubino.

STRESS ha riconosciuto nell’Hub di San

Giovanni a Teduccio un partner strategico

sin dalla sua costituzione, promuovendone

l’affermazione con sinergie strutturate. Uno

dei primi segnali concreti è l’accordo siglato

con CESMA l’11 marzo 2015, poi rinnovato

nel 2017. Una collaborazione che ha aperto

la strada a numerosi progetti di alta

formazione e sperimentazione tecnologica.

Nel 2015, STRESS ha realizzato 3 progetti

MIUR (Smart Case, Metropolis, Metrics)

per un totale di 5.000 ore di formazione in

aula e laboratorio su temi come energia,

edilizia sismica e conservazione dei beni

culturali. Più di recente, nel 2023, ha

attivato il progetto regionale GRISIS, per

formare ricercatori e tecnici nel profilo BIM

Specialist, con 500 ore dedicate a lezioni e

attività applicate.

Nel laboratorio dell’Hub, STRESS ha

installato anche la prima stampante 3D

per elementi in calcestruzzo del Sud,

dando il via a una linea di ricerca che ha

coinvolto aziende del territorio, come

EKORU, dove oggi si trovano i laboratori di

stampa. Un esempio tangibile di

trasferimento tecnologico al sistema

produttivo locale.

Ma non solo. STRESS è anche partner del

progetto europeo Horizon MULTICARE, e

coordina l’unico dimostratore italiano

previsto proprio in Campania. Le

sperimentazioni attualmente in corso presso

l’Hub riguardano esoscheletri in legno e

componenti multifunzionali per

l’involucro edilizio, pensati per migliorare

le prestazioni energetiche e strutturali degli

edifici esistenti senza delocalizzare i

residenti. In parallelo, il progetto europeo

TREEADS ha portato allo sviluppo di

calcestruzzi innovativi a basso impatto

ambientale, ricavati anche da ceneri di

incendi boschivi.

“La filiera dell’edilizia è da sempre

frammentata, ma è proprio questa

complessità che, se ben gestita, può

diventare un vantaggio competitivo”, spiega

Rubino. “Il nostro compito è mettere in

rete il settore, promuovendo collaborazioni

trasversali, mappando competenze,

coinvolgendo università, imprese, enti

pubblici e associazioni. Solo così possiamo

costruire una ‘cultura dell’innovazione’

condivisa”.

Un esempio in tal senso è la partecipazione

di STRESS alla Partnership Europea

Built4People nell’ambito di Horizon

Europe, che ha riconosciuto il distretto

come uno dei primi Innovation Cluster

italiani e l’unico nel Centro-Sud. Un

riconoscimento che premia l’approccio

sistemico adottato dal distretto: costruire

valore attraverso reti di eccellenza,

aggredire fondi europei e trasferire

innovazione sul territorio, anche attraverso

la creazione di start-up e spin-off.

Ma STRESS guarda anche al futuro dei

giovani e alla qualità della vita nei contesti

urbani. Progetti come STEM – Scuola,

Territorio, Educazione, Motivazione,

finanziato dal Fondo per la Repubblica

Digitale (bando Polaris), sono un esempio

di come l’innovazione possa diventare

anche strumento di inclusione sociale.

L’obiettivo è offrire a ragazzi tra gli 11 e i 14

anni della periferia orientale di Napoli

percorsi formativi che aprano nuove

opportunità, in particolare per le giovani

studentesse, con attività su stampa 3D,

sostenibilità energetica e

programmazione informatica.

L’esperienza sul territorio prosegue con il

progetto PROSIT, in collaborazione con il

Comune di Napoli, per la riqualificazione

sostenibile dell’Area Ex-Corradini. Un’area

strategica che punta a diventare punto di

connessione tra il quartiere e la costa, con

residenze universitarie, strutture sportive e

percorsi ciclopedonali.

Tantissimi i progetti che STRESS ha avviato

con ricadute dirette su città e società: dalle

installazioni immersive a Città della

Scienza pensate per i bambini, alle Sale

della Musica del museo dell’Archivio

Storico del Banco di Napoli, fino alle

esperienze museali interattive al Centro

Musei delle Scienze Naturali e Fisiche

della Federico II e allo sviluppo della app

Villa D’Este – Villae, strumento immersivo

per la fruizione dei beni culturali di Tivoli.

Anche nei piccoli comuni, come Frigento,

STRESS ha portato innovazione, con un

modello HBIM (Historical Building

Information Modeling) per la gestione

sostenibile dei centri storici. E ancora, si

segnalano numerosi sistemi di

monitoraggio infrastrutturale in

Campania, grazie a collaborazioni con

Autostrade Meridionali, EAV e ACaMIR,

dalla Collina di San Pantaleone

all’autostrada A3 fino alla Circumflegrea,

passando per i ponti sul fiume Ufita.

“Non dobbiamo replicare l’Hub

Federiciano, ma diffonderne i semi”,

conclude Rubino. “Ogni territorio ha le sue

specificità. La nostra rete copre tutto il

Mezzogiorno e punta a creare ‘germi di

innovazione’ replicabili, coinvolgendo i

gestori del territorio e gli enti locali. Solo

così possiamo contribuire davvero alla

crescita del sistema Paese e al rilancio

del settore delle costruzioni sostenibili in

Italia”.

Un impegno concreto, radicato, che nasce

dal basso ma guarda lontano. Perché il

futuro, per STRESS, si costruisce insieme.

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INNOVAZIONE

Monitoraggio termico dei Campi Flegrei dallo spazio: il nuovo algoritmo dell’INGV per prevedere i terremoti

34 Uno studio, in collaborazione con la NASA, utilizza dati termici dalla Stazione Spaziale Internazionale per individuare segnali precoci migliorando la prevenzione 35

di Antonio Quaranta

Un team di ricercatori dell’Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

(INGV) ha sviluppato un innovativo sistema

di monitoraggio termico satellitare che

potrebbe rivoluzionare l’allerta sismica nei

Campi Flegrei, una delle aree vulcaniche

più attive e sorvegliate al mondo. Lo studio,

pubblicato sulla rivista Remote Sensing

Letters con il titolo “A novel algorithm for

thermal monitoring using ECOSTRESS time

series: the case of Campi Flegrei, Naples,

Italy”, analizza i dati termici provenienti dallo

strumento ECOSTRESS a bordo della

Stazione Spaziale Internazionale (ISS), in

grado di rilevare variazioni significative della

temperatura superficiale nelle zone di

preceduto eventi sismici di rilievo. In

particolare, si è osservato un aumento della

temperatura di circa 5°C tre giorni prima

del sisma di magnitudo 4.4 del 17

maggio 2024, e oltre 7°C in anticipo sul

terremoto di magnitudo 4.2 del 27

settembre 2023.

Il dott. Alessandro Piscini, primo autore

della ricerca, ha sottolineato come le

anomalie termiche siano state rilevate con

un anticipo che va da pochi giorni a qualche

settimana. Queste variazioni, evidenziate

grazie a due diversi approcci statistici,

risultano coerenti con altri segnali di allerta

già noti nell’area, come il bradisismo e

l’aumento di emissioni gassose, in

particolare CO₂.

Secondo il co-autore Cristiano Fidani,

rappresentare un supporto decisivo nella

gestione del rischio vulcanico e nella tutela

delle comunità che vivono nell’area flegrea.

(fonte immagini: INGV)

maggiore attività vulcanica.

Utilizzando serie temporali acquisite tra il

2021 e il 2024 sulla zona della Solfatara, gli

scienziati hanno confrontato due aree

selezionate, individuando differenze di

temperatura che, in più casi, hanno

l’accordo tra i due metodi statistici rafforza

l’ipotesi che esista un legame tra fluttuazioni

termiche superficiali e attività sismica,

aprendo la strada a nuove strategie di

prevenzione e sorveglianza. L’uso di

tecnologie spaziali, quindi, potrebbe

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



INNOVAZIONE

Tiziana Vanorio e lo studio rivoluzionario sul bradisismo:

Prosciugare i pozzi di San Vito per ridurre la pressione geotermica

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La geofisica, docente alla Stanford University, ha presentato a Pozzuoli nuove evidenze scientifiche sul bradisismo dei Campi Flegrei

di Fabrizio Matarazzo

La scienziata Tiziana Vanorio, originaria di

Pozzuoli e docente di Geofisica Applicata

presso la prestigiosa Stanford University,

è tornata nella sua città natale il 20 marzo

per un incontro che ha acceso i riflettori sul

fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei.

Nell’auditorium del Villaggio del Fanciullo,

gremito di cittadini e rappresentanti

istituzionali, Vanorio ha tenuto una

conferenza dal titolo “Meccanismi, Cause e

Strategie di Mitigazione”, organizzata dalle

Diocesi di Pozzuoli e di Ischia. Tra i

presenti, il Vescovo Mons. Carlo Villano, il

presidente dell’Ordine dei Giornalisti della

Campania Ottavio Lucarelli e il direttore

del mensile diocesano Segni dei Tempi

Salvatore Manna. L’evento è stato

coordinato da Carlo Lettieri e Don Paolo

Auricchio.

Nel corso della sua relazione, Vanorio ha

sfatato alcuni miti e offerto

un’interpretazione alternativa e innovativa

del bradisismo. Secondo i suoi studi, non ci

sono segnali di risalite magmatiche: se ci

fossero, spiega, si manifesterebbero

terremoti molto più forti e segnali evidenti

che attualmente non si riscontrano.

Il vero responsabile? Un serbatoio

geotermico sotterraneo che si ricarica

progressivamente con le acque meteoriche

provenienti dalla Piana Campana. Queste

acque, attraversando terreni porosi da Nola

fino a Caserta, si infiltrano nel sottosuolo

dei Campi Flegrei dove, riscaldate a oltre

350 gradi a circa 3 chilometri di profondità,

si comportano come il vapore in una

pentola a pressione: spingono verso l’alto e

fratturano le rocce.

Per mitigare il fenomeno, Vanorio propone

due azioni: potenziare il drenaggio delle

acque piovane tramite gli alvei dei

Camaldoli e i Regi Lagni, e prosciugare i

tredici pozzi realizzati dall’Agip negli anni

’80 nella zona di San Vito, con l’obiettivo di

ridurre la pressione geotermica nel

sottosuolo. Secondo la scienziata, questa

potrebbe essere una

svolta cruciale,

paragonabile alla

rimozione del "carburante"

di un sistema a pressione.

Durante l’incontro,

Vanorio ha richiamato

l’attenzione sulla

trivellazione del 2020 a

Pisciarelli, interrogandosi

sulla sua reale chiusura e

sigillatura: se non è stata

adeguatamente sigillata,

potrebbe ancora

alimentare il serbatoio con

nuova acqua, aggravando

il fenomeno. Ha inoltre

sottolineato la possibile

correlazione tra le piogge

intense e l’aumento della

sismicità locale, un dato

finora poco esplorato ma che merita

maggiore attenzione.

I suoi studi, frutto di collaborazioni tra la

Stanford University e l’Università di

Napoli, rappresentano un cambio di

paradigma rispetto alle interpretazioni finora

proposte dall’INGV e dall’Osservatorio

Vesuviano. Grazie a tomografie sismiche,

carotaggi e analisi stratigrafiche, il team ha

identificato con precisione la struttura della

caldera: un sistema chiuso in cui il

calore della camera magmatica (il

“bruciatore”) interagisce con l’acqua

piovana (il “carburante”) racchiusa in

una roccia porosa (la “pentola”) sotto

una roccia di copertura deformabile (il

“coperchio”). Un modello geotermico

perfettamente coerente con i dati

osservati.

L’incontro ha rappresentato non solo un

momento di divulgazione scientifica, ma

anche un invito alla responsabilità

collettiva: conoscere il fenomeno per

conviverci in sicurezza, senza

allarmismi. Come ha affermato il

Vescovo Villano, "possiamo continuare

a vivere nei Campi Flegrei, ma con

consapevolezza e precauzione".

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SALUTE E BENESSERE

Dalla Dieta Mediterranea alla Dieta Planetaria: a Bruxelles il modello italiano

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L’iniziativa della Cattedra UNESCO della Federico II, diretta dalla professoressa Annamaria Colao rappresenta un punto di svolta per salute e sostenibilità

di Fabrizio Matarazzo

Nella sede del Parlamento europeo di

Bruxelles si è svolto un evento scientificoistituzionale

di alto profilo intitolato

“Nutrition and Health: From

Mediterranean to Planeterranean Diet”.

L'incontro, promosso dalla Cattedra

UNESCO per l'Educazione alla Salute e

allo Sviluppo Sostenibile dell'Università

degli Studi di Napoli Federico II, in

collaborazione con la European Medical

Association (EMA) e il gruppo

parlamentare dei Conservatori e

Riformisti Europei (ECR), ha riunito

esponenti del mondo accademico, sanitario

e politico, ponendo le basi per un nuovo

approccio integrato tra nutrizione,

prevenzione e transizione ecologica.

Coordinatrice dell'evento è stata la

professoressa Annamaria Colao,

endocrinologa di fama internazionale e

punto di riferimento per la medicina

preventiva. Colao ha ribadito il ruolo

strategico della dieta mediterranea come

paradigma nutrizionale ad alta efficacia

preventiva, nonché come modello adattabile

e scalabile a livello globale. «L'obiettivo –

ha spiegato – è promuovere uno stile di vita

che coniughi equilibrio alimentare, attività

fisica e adattabilità culturale, generando una

vera dieta planetaria, fondata sui principi

della sostenibilità e della salute pubblica».

All'incontro hanno partecipato numerosi

rappresentanti delle istituzioni europee, tra

cui Carlo Fidanza, Antonella Sberna,

Nicola Procaccini, Pietro Fiocchi,

Francesco Torselli e Alberico Gambino,

con quest'ultimo incaricato delle

conclusioni. Gli interventi hanno evidenziato

la crescente consapevolezza politica

rispetto alla necessità di sostenere riforme

alimentari strutturate, capaci di ridurre il

carico di malattie croniche e tutelare le

risorse naturali.

Nella sessione scientifica, la professoressa

Antonia Trichopoulou della Yale School

of Public Health e dell'Accademia di

Atene, ha ripercorso il percorso che ha

portato al riconoscimento della dieta

mediterranea come patrimonio immateriale

UNESCO e ha delineato gli attuali scenari

normativi europei. La professoressa

Claudia Vetrani (Università Telematica

Pegaso) ha illustrato l'evoluzione teorica

verso la "Planeterranean Diet", un modello

alimentare che fonde tradizioni culinarie

locali e criteri scientifici di sostenibilità e

salute.

Il professor Prisco Piscitelli, in

rappresentanza della Società Italiana di

Medicina Ambientale (SIMA) e della

EMA, ha presentato il Med-Index, un

sistema multidimensionale per

l'etichettatura nutrizionale e ambientale

degli alimenti, finalizzato a promuovere

scelte consapevoli da parte dei

consumatori. Il dottor Pasquale Antonio

Riccio, in qualità di rappresentante della

ONG Campus ETS accreditata presso

ONU e OMS, ha ribadito il principio

secondo cui l'accesso a un cibo sano,

sostenibile e accessibile costituisce un

diritto umano fondamentale.

Un focus specifico è stato dedicato al tema

dell'invecchiamento attivo, con contributi

rilevanti da parte del professor Guido

Iaccarino (Università Federico II), che ha

illustrato l'importanza dell'attività fisica

associata a una dieta equilibrata nel

contenimento delle patologie croniche nella

popolazione anziana. La professoressa

Maddalena Illario, referente del

programma europeo EU Innovation

Partnership on Active and Healthy

Ageing, ha sottolineato la necessità di una

governance nutrizionale europea in grado

di sostenere l'autonomia funzionale degli

anziani attraverso interventi dietetici

personalizzati e sostenibili.

Il convegno ha offerto una visione

sistemica della Planeterranean Diet,

riconoscendola come una strategia

multilivello che conserva i punti di forza

della dieta mediterranea – tra cui

stagionalità, biodiversità e moderazione

calorica – estendendone la portata a livello

globale. Questo approccio rappresenta una

risposta concreta alle sfide poste dai

cambiamenti climatici, dalla diffusione delle

malattie non trasmissibili e dalla crescente

disuguaglianza nell'accesso al cibo. In tal

senso, il modello planetario si propone non

solo come soluzione tecnica, ma come

strumento culturale e politico per il

benessere collettivo e la sostenibilità

dell'ecosistema alimentare globale.

(foto di Annalisa Carbone – courtesy by

prof.ssa Colao)

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IL FATTORE UMANO

Le Organizzazioni tra ‘il Vuoto e il Fuoco’

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Da Pasolini e da una suggestione di Massimo Recalcati a una Visione Evolutiva delle Organizzazioni tra spazio e desiderio

di Giovanna d’Elia*

Come possiamo rendere le nostre

organizzazioni più umane, più vitali, più

generative? Come possiamo mantenere

vivo il fuoco del desiderio senza temere il

vuoto?

In un’epoca di crisi delle istituzioni.

Pier Paolo Pasolini le definiva

“commoventi” e “misteriose”, organismi

viventi.

“In ogni organizzazione sufficientemente

sana viene attivato un circuito virtuoso: il

vuoto rende possibile il fuoco, ma il fuoco, a

sua volta, genera il vuoto. La spinta

inventiva e creativa del desiderio non

satura, infatti, gli spazi, ma tende a dilatarli,

ad allargarli, a moltiplicarli. Il vuoto è

condizione del fuoco ma è il fuoco ad

alimentare l’esistenza e il presidio del vuoto,

ovvero a evitare la sua diffusione

disorganizzata o il suo riempimento

padronale. È un fatto che la fisica conosce

bene: affinché il fuoco si generi dalla

combustione della legna occorre l’ossigeno

necessario reso possibile dalla presenza al

suo centro del vuoto. La legna accatastata

senza interstizi non può accendersi. Il vuoto

è necessario al movimento, all’azione, alla

potenza del fuoco. Ma il fuoco è ciò che,

rendendo viva una istituzione, consente di

preservare il vuoto centrale come perno

della rotazione discorsiva. Come si presidia,

infatti, questo vuoto se non attraverso un

dinamismo che spinge i membri di

un’organizzazione a riprendere su di sé il

gesto originario della sua fondazione,

dunque a farlo esistere ancora, a

ricominciare ogni volta in modo nuovo? Il

vuoto è condizione del fuoco e, a sua volta,

il fuoco espande virtuosamente il vuoto,

libera spazi, desatura, detotalizza, diviene

un principio di movimento. È una tesi che

troviamo anche in Spinoza e in Nietzsche:

l’esistenza per potersi conservare è tenuta

a espandere se stessa, ad affermare la

propria forza”.

(Massimo Recalcati, "Il vuoto e il fuoco.

Per una clinica psicoanalitica delle

organizzazioni", Feltrinelli, Milano 2024)

Mettiamo il cuore delle organizzazioni, le

dinamiche profonde che le rendono vive e

generative o, al contrario, disfunzionali e

sterili.

Il vuoto e il fuoco.

Questi due elementi, apparentemente

opposti, non solo convivono, ma si

alimentano reciprocamente in una

circolarità virtuosa che sono essenziali per il

benessere e la creatività delle

organizzazioni.

Il vuoto, lungi dall’essere una mancanza, è

uno spazio fertile che permette la

circolazione plurale dei discorsi, un

terreno aperto dove il dialogo e

l’innovazione possono fiorire.

Il fuoco, d’altro canto, è il desiderio, la

passione che mantiene viva l’energia e che

impedisce al vuoto di essere riempito da

chiusure rigide o dinamiche mortifere.

Le organizzazioni sono generate e poi

alimentate da un fuoco, da un desiderio

individuale e collettivo insieme, e vivono

fino a quando questo fuoco non si spegne.

Affinché il fuoco arda, e magari aumenti nel

tempo, c’è però bisogno nell’esperienza

collettiva di un vuoto centrale, una sorta di

spazio libero non occupato, che il fuoco

crea e dove il fuoco prende l’ossigeno

necessario per vivere e rigenerarsi, perché,

direbbe Edgar Morin: «ciò che non si

rigenera degenera».

Come può questa tensione dinamica tra

vuoto e fuoco essere cruciale per ogni

organizzazione che voglia mantenersi

generativa nel tempo. “Quando una

organizzazione respira bene?”.

La risposta risiede nella capacità di coltivare

questa circolarità: un vuoto che accoglie

senza annullare, un fuoco che arde senza

consumare.

Come le organizzazioni possano

trasformarsi da sistemi rigidi e malati a

organismi vivi, capaci di durare nel tempo

senza perdere lo slancio creativo del loro

inizio.

La reinterpretazione del ruolo delle

istituzioni, spesso demonizzate dai

populismi contemporanei come nemiche

della vita. Recalcati ribalta questa

narrazione, restituendo alle istituzioni una

dimensione poetica e vitale. Esse non sono

gabbie, ma spazi che, se ben gestiti,

possono custodire lo “slancio misterioso e

commovente”, per usare le parole di

Pasolini, che caratterizza il momento

fondativo di ogni collettivo. Questa

prospettiva è un invito a rivedere il nostro

rapporto con le istituzioni, le organizzazioni,

le aziende non più come entità oppressive,

ma come luoghi di potenziale rigenerazione

e crescita.

L’attenzione al desiderio, una forza spesso

trascurata nel contesto delle organizzazioni.

Il desiderio non sia solo un motore

individuale, ma anche una risorsa collettiva

che può alimentare il senso di

appartenenza e lo slancio verso obiettivi

comuni. Questo desiderio, tuttavia, non può

essere imposto dall’alto; deve essere

coltivato, riconosciuto e sostenuto, in modo

che possa permeare l’intera struttura

organizzativa.

commerciale@sudenord.it

www.sudenord.it

Come?

Con un processo di attenzione, cura della

comunicazione e della elazione a tutti i livelli

organizzativi.

Un altro tema centrale è quello della

fragilità. Lungi dall’essere una debolezza,

la fragilità è vista come una condizione

imprescindibile per la crescita. Recalcati

invita le organizzazioni a non temere il

vuoto o i momenti di crisi, ma a vederli

come opportunità per rigenerarsi e ritrovare

il proprio fuoco.

Serve quindi una Leadership che sappia

accendere il desiderio, valorizzare l ’errore

e accompagnare con feedback e percorsi

che gestiscano la vulnerabilità.

Questa prospettiva è particolarmente

rilevante in un’epoca caratterizzata da

cambiamenti rapidi e imprevedibili, dove la

capacità di adattarsi e reinventarsi è

diventata una competenza cruciale.

Dobbiamo guardare oltre la superficie delle

strutture e dei ruoli per esplorarne le

dinamiche più profonde.

E ne sono convinta da HR con una visione

poetica e al tempo stesso pratica di come le

organizzazioni possano diventare spazi vivi,

capaci di custodire e alimentare il desiderio

collettivo.

E allora che ci sia ‘Il vuoto e il fuoco’ come

un faro che illumina la strada verso un

modo nuovo e più autentico di vivere e

lavorare insieme.

(*) HR Director Focus Consulting

Esperta Risorse Umane e Parità di Genere

e Opportunità

DiversityEquityInclusion

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LEGALITÀ

Piersanti Mattarella, la rivoluzione gentile come dialogo e incontro tra mondo politico e accademico

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Una riflessione condivisa su fede, responsabilità civile e formazione delle coscienze, nel ricordo di un testimone autentico della politica

di Giuliana Sepe

In occasione della presentazione del libro di

Giovanni Tesè “Piersanti Mattarella. Un

politico cristiano”, lo scorso 20 marzo,

presso l'Istituto Luigi Sturzo, a Roma, si

sono incontrati esponenti del mondo

ecclesiastico ed universitario per

confrontarsi sull’importanza dell’impegno

politico coniugato con la fede.

L’incontro è stato organizzato dal Prof.

Alfonso Barbarisi, presidente

dell’Associazione Italiana Docenti

Universitari (AIDU), ed ha visto come

relatori, oltre all’autore, S.E. Fabio Fabene

(Arcivescovo di Montefiascone e Segretario

del Dicastero delle Cause dei Santi),

Giuseppe Acocella (Rettore dell'Università

Telematica Giustino Fortunato di

Benevento), Francesco Bonini (Rettore

della Libera Università Maria Santissima

Assunta di Roma), Alberto Felice De Toni

(Sindaco del Comune di Udine ed ex

Rettore dell’Università di Udine), Eugenio

Gaudio (Presidente della Fondazione

Roma Sapienza), Giuseppe Notarstefano

(Presidente dell'Azione Cattolica Italiana).

Gli interventi sono stati moderati da Andrea

Monda, direttore de L'Osservatore

Romano, che ha sottolineato come politica

e cristianità siano in forte crisi.

Una vita spezzata a metà, quella di

Piersanti Mattarella, Presidente della

Regione Siciliana, assassinato dalla mafia

a soli 45 anni.

Mons. Fabio Fabene, anche Consulente

ecclesiastico nazionale dell’AIDU, ha

sottolineato che se la figura e la

testimonianza di Piersanti Mattarella

vengono ancora richiamate alla nostra

memoria è perché quest’uomo ha lasciato

un segno nella storia del nostro tempo.

Viviamo un cambiamento d'epoca, come

spesso ci ricorda Papa Francesco, che

pone ai cattolici nuove sfide e impone delle

riflessioni urgenti.

Come ribadito anche dal Presidente della

CEI, Cardinale Zuppi, all’apertura della

Settimana Sociale di Trieste, non

possiamo accontentarci di facili lamentele

sulla scarsa partecipazione al voto, ma

dobbiamo impegnarci e metterci al servizio

della comunità per attuare un cambiamento.

Per Giovanni Tesè non è stato un caso che

il convegno si sia svolto nel primo giorno di

primavera, giorno del risveglio, del

ricominciare, visto che denominatore

comune dell’incontro è stato proprio la tanta

voglia di ripartire con rinnovato vigore, con

una grande, straordinaria speranza, in

sintonia con il messaggio del Giubileo.

L’autore ha sottolineato come viviamo in un

mondo che porta con sé la stanchezza di

molti anni; è necessario che ci sia un

nuovo inizio, partendo dagli esempi e dal

ricordo di uomini come Piersanti

Mattarella, Don Luigi Sturzo, Aldo Moro,

non per ripetere e fare le cose che loro

hanno fatto, ma affinché nella nostra azione

quotidiana possiamo essere illuminati e fare

come i contadini che prendono il seme

buono, conservato negli anni precedenti,

per fare un buon raccolto domani.

Ha poi raccontato dell’incontro fatto in

mattinata con un gruppo di ragazzi, fermi

davanti alla lapide di Aldo Moro, in via

Caetani, e di come uno di quei giovani

diciassettenni gli abbia detto: “Aldo Moro è

stato uno degli ultimi politici seri e

responsabili perché, essendo un deputato

nazionale di primo piano, sentiva il peso

della responsabilità nei confronti dei cittadini

italiani”.

È proprio da questa favilla, da questi

giovani, che si può ricominciare per

generare un nuovo futuro, investendo sulla

formazione, anche politica; del resto

Piersanti Mattarella, come ricordato nel

volume presentato, si occupò di

formazione politica e tra gli iscritti al suo

corso 113 erano giovanissimi (dai 13 ai 17

anni), quindi non elettori, e – ha concluso

Tesè – da lì si deve partire, se vogliamo un

mondo diverso, un mondo più giusto, un

mondo vivo.

Bisogna dire ai nostri giovani, ai nostri

ragazzi, che Alcide De Gasperi, Luigi

Sturzo, Schuman, Adenauer, quando,

insieme a tanti altri, hanno pensato all'idea

di Europa, erano fortemente convinti che

un’Europa unita, l’Europa dei popoli, è la

conditio sine qua non per la pace e la

prosperità nel mondo.

Anche l’intervento conclusivo di Giuseppe

Notarstefano, Presidente dell’Azione

Cattolica nazionale ed autore della

prefazione del libro, ha sottolineato come

la forza luminosa della testimonianza di

Piersanti Mattarella possa essere una

guida per tutti noi.

Assistiamo a un cambiamento nel rapporto

che c'è sempre stato tra religione e

politica, che esige una stagione di

testimonianza che sappia, così come fece

la generazione di Piersanti Mattarella,

rinnovare la vita della Chiesa attraverso la

ricerca di un’autentica spiritualità

evangelica.

Tutto questo lavoro, ha precisato

Notarstefano, non è qualcosa che ci

estrania dal mondo, perché cercare una

radicalità evangelica significa immergersi

profondamente nella realtà di oggi, cercare

il Regno di Dio nella concretezza della

storia.

Il tema del cambiamento d'epoca, in

questo tempo, è diventato una chiave di

lettura particolarmente interessante per

riaprire il rapporto tra le ragioni dell’impegno

del credente e l’impegno dell’abitare nella

storia.

Lo stesso Notarstefano ha ricordato di aver

sentito parlare, durante la sua adolescenza

a Palermo, del gruppo politica, fondato da

Mattarella, come di un’esperienza che ha

formato una generazione di persone, non

solo politici, ma anche dirigenti,

professionisti, docenti, probabilmente

perché nasceva da un’attitudine tutta

associativa, con un forte stile educativo,

formativo; sapevano che bisognava

continuamente dedicarsi alla formazione

della coscienza delle persone, attraverso

un lavoro che era anche esercizio critico,

con quello stile che, con l’espressione di

Piersanti Mattarella, diciamo la politica

delle carte in regola, la politica che non è

solo la legalità, ma è il rigore della

competenza unita alla saggezza

dell’ascolto della realtà, soprattutto dei più

poveri.

Dopo una lunga fase di scollamento tra

politica e religione, si è rimesso in moto

qualcosa.

La Settimana Sociale di Trieste ha visto

nascere un desiderio di guardare con

maggiore cordialità l’impegno stesso dei

cristiani in politica.

Da un lato abbiamo bisogno di investire

ancora di più in una formazione, ad opera

di un associazionismo capace, ma

dall’altro servono persone che sappiano

spendersi e che abbiano attorno a loro

degli spazi, dei luoghi, delle reti dove poter

elaborare l’esperienza e rilanciare le

ragioni della speranza, che sono le

prospettive della politica.

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PSICOLOGIA E SOCIETA'

Cosa ci raccontano le ultime vicende di Sgarbi e Lippi

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La depressione come occasione per guardarsi dentro: una sfida che può essere insidiosa ma è sempre un’occasione di verità

di Alberto Vito *

Nei giorni scorsi ha destato clamore la

notizia che Vittorio Sgarbi soffra di una

grave forma di depressione. Anche

Marcello Lippi, ex calciatore e allenatore

della Juve e della Nazionale, ha parlato di

sé raccontando di una forma di malinconia

che lo attanaglia. Si tratta di personaggi

evidentemente assai diversi tra loro, ma

posseggono due elementi comuni. Il primo

è il grande successo, di fama e anche

economico, ottenuto da entrambi. Per

Sgarbi è sicuramente così, piacciano o

meno le sue prese di posizioni politiche, le

polemiche in ambito della critica d’arte e di

ogni altro argomento, lo stile relazionale

provocatorio. Per Lippi parlano le sue

numerose vittorie, tra cui l’aver allenato la

nazionale italiana Campione del mondo nel

2006. L’altro elemento comune è l’età:

entrambi hanno più di 70 anni. Lippi compie

77 anni ad aprile, Sgarbi 73 a maggio.

Procediamo con ordine. Ovviamente non

conosco nulla della vita loro privata e i

riferimenti sono esclusivamente legati alle

notizie rese pubbliche. Riguardo al critico

d’arte a lungo parlamentare, nell’ultima

apparizione pubblica, al teatro Olimpico di

Roma, è apparso molto dimagrito, dimesso

e sottotono. Successivamente si è saputo di

un ricovero in una struttura sanitaria ed è

stata resa nota la diagnosi di depressione.

Riguardo a Sgarbi si sarebbe potuto

pensare, visti i suoi comportamenti

televisivi, ad altri disturbi psichici, come la

maniacalità, l’iperattivismo, le fantasie di

onnipotenza o una componente narcisistica

esagerata, ma alla depressione proprio no.

Un po’ diversa la situazione raccontata da

Lippi in un’intervista. E’ orgoglioso e grato

per la vita piena che ha avuto, di cui non

rinnega nulla, ma ora deve confrontarsi con

una condizione nuova: nessuno lo cerca,

nel senso di vuoto il tempo sembra non

passare mai, soffre soprattutto i lunghi

pomeriggi invernali, non gode dell’ozio ma

lamenta la mancanza di nuovi stimoli e

l’assenza di obiettivi ambiziosi. E’ apparso

demotivato e apatico. Può sorprendere

apprendere come la depressione possa

attanagliare anche personaggi di indubbio

successo. Eppure, in effetti c’è poco da

stupirsi. E non solo perché questo male è

una patologia psichica assai subdola che

può riguardare chiunque, quale che sia il

livello sociale o economico.

Certamente c’entrerà anche l’età e Sgarbi

ha affermato di star vivendo una situazione

nuova che non riesce a fronteggiare. Le sue

parole rivelano una delicata fase

introspettiva: “Mi sembra di essere un treno

che si è fermato a una stazione

sconosciuta”. Ha ammesso di passare

molte ore a letto, a fronte della passata vita

frenetica, e di attraversare un periodo di

meditazione dolorosa su ciò che ha fatto e

sul destino che lo attende. “In fondo le cose

che ho scritto, le opere d’arte che mi

circondano, appartengono a un progetto di

sopravvivenza”, ha aggiunto con una rara

consapevolezza.

Uomini, quindi, che compiono un bilancio

della propria esistenza e, come ognuno di

noi, devono fare i conti con rimorsi,

rimpianti, errori, viltà, egoismi, energie mal

investite oltre che con atti di generosità e

bontà. Dispiace che stiano tanto male (da

quello che sembra) ma, sarà pure una mia

deformazione professionale, questi

momenti difficili possono rappresentare

un’opportunità.

Un grande terapeuta, rivolgendosi ad un

paziente con questo disturbo, faceva notare

come anche la postura del depresso,

tipicamente con schiena curva e testa

rivolta verso il basso, stia ad indicare come

la depressione possa essere anche

un’occasione per guardarsi dentro.

Guardarsi dentro può essere insidioso ma è

sempre un’occasione di verità. Forse è

quello che sta avvenendo anche a Sgarbi e

Lippi.

Provare emozioni dolorose è inevitabile per

ognuno di noi. Non si tratta solo di evitare la

sofferenza, condizione umana con cui tutti,

prima o poi, in misura minore o maggiore,

siamo costretti a confrontarci. Quello che

conta davvero è cosa questa sofferenza ti

conduce ad essere, come persona. I

cambiamenti inducono a pensare ed

occorre saggezza, evitando eccessi di

severità o superficialità. Guardarsi dentro

per aprirsi al mondo. Qui è la vera sfida.

(*) Psicologo, sociologo, responsabile Uosd

Psicologia clinica Ospedali dei Colli

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CHIESA

Carlo Acutis, un ragazzo del nostro tempo

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Appassionato di informatica e con il cuore pieno di Dio, verrà proclamato Santo nel Giubileo degli adolescenti

di Giuliana Sepe

Il prossimo 27 aprile, giornata del Giubileo

degli adolescenti, Papa Francesco

proclamerà Santo il ragazzo servitore di

Dio, Carlo Acutis.

A meno di due mesi dalla canonizzazione

del Beato Carlo Acutis, Salerno, Napoli e

San Giuseppe Vesuviano hanno ospitato

Mons. Domenico Sorrentino, vescovo

delle diocesi di Assisi - Nocera Umbra -

Gualdo Tadino e di Foligno per la

presentazione del suo libro dal titolo “Carlo

Acutis sulle orme di Francesco e Chiara

d’Assisi – Originali non fotocopie”.

A Napoli la presentazione è stata ospitata

nella splendida Chiesa di Santa Maria di

Portosalvo, in via Marina, gestita da un

gruppo di giovani; alla manifestazione,

svoltasi il 7 marzo, condotta dal giornalista

Franco Buononato ed organizzata

dall'Associazione Dies Artis Semper,

presidente Rosa Carillo Ambrosio, sono

intervenuti il Sindaco di Napoli, Gaetano

Manfredi, Stefania Brancaccio, segretaria

nazionale UCID, Francesco Manca,

presidente UCID Napoli e segretario

regionale UCSI Campania, Carlo

Caccavale presidente della Fondazione

San Bonaventura.

Don Doriano De Luca, vicedirettore della

rivista Nuova Stagione, ha offerto

un’approfondita analisi del volume.

La santità di Carlo Acutis (nato a Londra il

3 maggio 1991 e morto a Monza il 12

ottobre 2006 per una leucemia fulminante)

è stata riconosciuta in tempi record: il 1°

luglio 2018 si è avuto il decreto sulle virtù

eroiche, il 10 ottobre 2020 è stato

dichiarato Beato e il 27 aprile 2025 ci sarà

la sua canonizzazione.

Carlo, Francesco e Chiara, tre figure tanto

diverse e originali, lontane nel tempo, ma

unite da un filo rosso, come ben evidenziato

nel libro di Sorrentino, che si pregia anche

di una nota autografa di Papa Francesco.

Carlo è un ragazzo del nostro tempo,

giovane rampollo di una famiglia dell’alta

borghesia torinese, nipote del fondatore

della Vittoria Assicurazioni, pieno di vita e

di interessi, appassionato di informatica

eppure, sin dall’infanzia con il cuore pieno

di Dio e innamorato di Gesù Eucaristia,

tanto da ricevere la prima comunione a

soli sette anni.

Pur vivendo a Milano, risiedeva

periodicamente ad Assisi con la sua

famiglia e qui si era innamorato di

Francesco e Chiara, di cui seguiva le orme

spirituali. È sepolto ad Assisi, nel

Santuario della Spogliazione, proprio

dove Francesco si era spogliato di tutti i

suoi beni materiali per seguire Gesù e

vivere secondo il Vangelo.

Nel libro l’autore rivela dettagli inediti di

alcuni momenti dalla morte di Carlo, fino

alla traslazione al Santuario della

Spogliazione e l’attuale venerazione del

corpo che, lo scorso anno, ha portato ad

Assisi circa 1 milione di visitatori. Il

volume si chiude con un’appendice in cui si

riporta la preghiera composta da Mons.

Sorrentino per la canonizzazione di

Carlo, preceduta dal Cantico di Frate

Sole, al quale il libro fa riferimento, anche in

occasione dell’ottavo centenario della sua

composizione, che cade proprio

quest’anno.

Mons. Sorrentino, commosso nel ricordo

di quando, da bambino, aveva, proprio dalla

Chiesa di Portosalvo, sventolato il

fazzoletto in saluto della zia e dei cuginetti,

in partenza per l’Argentina, ha spiegato ai

presenti come abbia raccontato, con parole

volutamente semplici, la vita di un ragazzo

che ha scelto di essere sepolto ad Assisi in

una continuità ideale con la spogliazione di

Francesco.

Il Vescovo ha invitato i giornalisti a restituire

al mondo, in maniera appetibile, la notizia

della bellezza della santità di un ragazzo

di quindici anni. Questo ragazzo di buona

famiglia, artista del computer, aveva tutto,

era nel pieno dei sogni, della bellezza, del

futuro, eppure dentro di sé ha la

premonizione che la morte lo incalza, che è

destinato a morire; poi fa un sorriso,

incredibilmente bello, e un gesto con cui

accoglie il suo destino. Dopo poco, gli viene

diagnosticata la leucemia, cui segue, in soli

tre giorni, la morte.

In tutto il mondo c’è un grande interesse per

la figura di Carlo Acutis e Mons.

Sorrentino ha sentito il dovere di spiegare

il legame che lo unisce, a distanza di secoli,

a Francesco d’Assisi e che è la Speranza

che non siamo soli.

Abbiamo bisogno di sentire che c’è un

futuro diverso partendo dal messaggio di

pace che ci ha trasmesso proprio Carlo;

dobbiamo credere in un mondo di fratelli e

di sorelle, aspirando alla santità, che tutti

possiamo raggiungere.

Tra gli spettatori, presente anche S.E.R.

Mons. Beniamino Depalma, vescovo

emerito di Nola, che, chiamato ad

intervenire, ha evidenziato come Carlo

Acutis sia stato un giovane di 15 anni che

ha vissuto tutte le esperienze dei giovani

della sua età e di come, quindi, cristiani,

cattolici, si possa essere anche in questo

2025, perché la fede rende bella la vita,

rende possibile l’esistenza.

Il Vangelo è felicità, Dio è felicità, Gesù

Cristo è felicità.

Carlo Acutis ha scoperto che la felicità è

ancora possibile oggi, contro un

cristianesimo emozionale, negativo,

individualista; ha vissuto l’autenticità del

Vangelo, quello predicato da Gesù Cristo

e che serve per una vita piena, riuscita,

realizzata.

Carlo è il grido di speranza dei giovani ed

è anche la grande speranza che la Chiesa

offre ai giovani che non devono sciupare la

loro vita, perché è troppo preziosa, troppo

importante.

Viviamo, ha detto, in una società triste,

stanca, annoiata per la quale la terapia è

una sola: Dio, che è speranza di tutti e di

tutte le vite; ha, poi, chiuso il suo intervento

con l’augurio che Carlo Acutis possa

diventare la speranza del mondo dei

giovani, delle famiglie, della società.

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CHIESA

Il Giubileo: significato, storia e opportunità di fede

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Ritiro di preparazione quaresimale dell’UCSI e dell’UCID Napoli e Campania, tra fede, riflessione e impegno sociale

di Giuliana Sepe

Si è svolto domenica 30 marzo 2025, dalle

ore 10,30, presso l’Arciconfraternita dei

Pellegrini di Napoli, l’incontro dal titolo “Il

Giubileo: Significato, Storia e

Opportunità di Fede”.

L'evento, promosso (in occasione del

Giubileo dei Lavoratori e degli

imprenditori che si terrà in Vaticano

sabato 3 maggio 2025) dall’Unione

Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID) di

Napoli e Campania, in collaborazione con

l’UCSI Campania e con l’Arciconfraternita

della SS. Trinità dei Pellegrini, è stato

preceduto dalla Celebrazione eucaristica

presieduta da don Tonino Palmese,

Assistente ecclesiastico dell’UCID Napoli e

dell’UCSI Campania.

A seguire, in un gremito Salone del

Mandato, i soci e simpatizzanti delle due

Associazioni si sono confrontati sul tema

del giorno, grazie alle riflessioni di Don

Tonino Palmese, di Piero Marino,

Ricercatore dell’Università degli Studi

Federico II Napoli, e di Don Antonio

Mastantuono, Assistente ecclesiastico

nazionale dell’UCID.

Presenti, tra gli altri: Giovanni Cacace,

Primicerio dell'Arciconfraternita dei

Pellegrini; Francesco Manca, Presidente

UCID Napoli; Stefania Brancaccio,

Segretaria nazionale Generale UCID;

Antonino Apreda, Presidente UCID

Campania; Enzo Di Luozzo, Presidente

UCID Molise; Giuseppe Blasi,

Consigliere nazionale UCSI (Unione

Cattolica Stampa Italiana).

L'incontro è stato anche occasione di ritiro

quaresimale in vista della Santa Pasqua.

«Il 2025 è l’anno del Giubileo durante il

quale la Chiesa concede indulgenze

particolari ai fedeli…» (dal messaggio

trasmesso da Don Antonio Mastantuono)

Piero Marino ha ricostruito il significato e la

storia del Giubileo, ricordando come,

inizialmente, avesse la finalità di restituire

le terre sottratte, rimettere i debiti e

liberare gli schiavi; rappresentava un

ricominciare, dando una nuova

possibilità di riportare la giustizia e

l’equilibrio nel mondo. Ha anche ricordato

come il Giubileo ordinario, che in passato

si svolgeva ogni 100 anni, ora si celebri

ogni 25 anni.

Don Antonio Mastantuono, partendo dal

libro dell’Esodo, che richiama proprio il

cammino e, quindi, il tema del Giubileo che

è «Pellegrini di

speranza», si è

soffermato su come

oggi sia ancora e

sempre in atto un

esodo di persone

disperate in cerca di

una vita migliore,

proprio come gli ebrei

che fuggirono

dall’Egitto per

raggiungere la Terra

promessa. Questo

dramma è sempre più

oggetto di scontro

politico.

Un cammino di

Quaresima non può

essere un cammino

che si distacca dalla

vita quotidiana.

La fede, ha

sottolineato, deve

incidere nella vita sociale, politica,

comunitaria, non per diventare lo slogan di

un partito, ma per far nascere buoni frutti.

Bisogna riscoprire oltre che la fedeltà a

Dio, la fedeltà alla Terra; la Terra è

l’umanità, sono le relazioni, è il mondo del

lavoro, dell’economia. La prima cosa è

riscoprire il cammino come dimensione

della propria vita.

Rivolgendosi agli imprenditori presenti,

Don Antonio li ha esortati a chiedersi:

“Sono in cammino? Cerco realmente

percorsi nella mia vita? Chi, cosa scandisce

il passo della mia esistenza? I dettami della

pubblicità, della convenienza, la logica della

concorrenza oppure qualcos’altro, o meglio,

qualcun altro?”

Il cristiano è colui che è chiamato a

camminare insieme. Sinodo significa

proprio cammino fatto insieme.

“Ecco”, ha detto Don Antonio, “credo che

realmente siamo chiamati a camminare

insieme, ma per camminare insieme è

necessario uscire da sé stessi, senza

sopraffare l’altro, scoprire che accanto a noi

ci sono altre persone.”

Sono queste le domande che dobbiamo

porci in Quaresima:

Siamo capaci di camminare con gli altri,

di ascoltare, di essere tessitori di parole

buone insieme con gli altri?

Non basta una disposizione d’animo, è

anche necessaria la concretezza dei gesti.

La fede è concreta, è parola, ma è anche

gesto che si fa vita.

Il tema del Giubileo ci porta a dire che non

possiamo non fare questo cammino nella

speranza che ci sostiene: l’uomo senza

speranza non va da nessuna parte e non

si spera mai da soli.

È necessario creare un vissuto in cui siamo

capaci di vivere insieme la fraternità, la

solidarietà.

E, ancora: “Dove stanno le nostre aziende?

Dove sono le nostre attività? Lì, nel

territorio! Come costruiamo speranza?

Costruiamo speranza con le parole o

facciamo la fatica di diventare manovali,

sporcandoci le mani?”

Avere speranza è come avere un’ala di

riserva, che ci permette comunque di

volare (Don Tonino Bello).

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INSIDE CAMPANIA

Procida 2025: un anno tra cultura, radici e meraviglia

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Un calendario ricco e anticipato per valorizzare l’isola che racconta il Mediterraneo

di Walter Ferrigno

foto di Francesco Bellofatto

Leonardo Costagliola, Assessore al

Turismo del Comune di Procida, ha le idee

chiare: fare della programmazione

anticipata la chiave per rafforzare l'identità

culturale e naturalistica dell’isola,

rilanciandola come una delle destinazioni

più desiderate della Campania. Dopo il

successo del 2022, anno in cui Procida è

stata Capitale Italiana della Cultura, il

Comune continua a investire su un modello

di promozione che non si esaurisce con la

bella stagione, ma si estende da marzo a

dicembre, culminando con il Capodanno in

piazza. Una strategia che trova nel

calendario 2025 la sua espressione più

Tutto inizia con l’intensità dei Riti della

Settimana Santa, tra cui spicca l’inimitabile

Processione del Venerdì Santo, con la

sua commovente statua del Cristo morto e i

“misteri”: opere create con maestria dai

giovani procidani, che raccontano episodi

dell’Antico e Nuovo Testamento. È un

momento identitario profondo, in cui l’intera

comunità si stringe attorno alle proprie

radici

spirituali e artistiche.

Ma Procida è anche uno scrigno che

racchiude infinite sfumature. E lo dimostra

con un calendario denso e multisensoriale,

presentato in anteprima alla BIT di Milano e

al TTG di Rimini. Eventi musicali, festival

letterari, rassegne cinematografiche,

mostre, concerti, manifestazioni

enogastronomiche e iniziative legate al

mare: tutto concorre a restituire

cuore di questo appuntamento batte tra l’8 e

il 10 maggio, quando si celebrerà la Festa

di San Michele Arcangelo, patrono

dell’isola, insieme alla Sagra del Limone,

dedicata al celebre “limone pane”, e alla

mostra “Racines. Procida e il viaggio nel

Mediterraneo”, promossa con

l’associazione “La Grande Famille de

Procida et d’Ischia”. Una triade che unisce

fede, sapori e memoria condivisa.

matura e strutturata.

un’immagine autentica, intima e

sorprendente dell’isola.

Maggio sarà il mese del “Turismo delle

Radici”, un’occasione speciale per

riscoprire il legame affettivo e culturale tra

Procida e le sue comunità nel mondo. Il

Procida accoglie e ispira, con la sua

architettura spontanea fatta di archi, cupole

e scale a collo d’oca, con le sue spiagge

vulcaniche come la Chiaiolella e Pozzo

Vecchio, e con la potenza evocativa del

mare, testimone di una lunga storia di

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INSIDE CAMPANIA

navigazione e mestieri antichi. È un’isola

che racconta, e lo fa anche attraverso la

52 sua vibrante vita culturale: dal Premio

53

Procida Isola di Arturo – Elsa Morante al

festival Procida Racconta, fino al Procida

Film Festival e alla Festa del Vino di

novembre.

Ogni stagione ha la sua magia. Primavera e

autunno sono perfetti per chi cerca silenzi e

profumi mediterranei, l’estate per chi ama la

luce e l’energia, l’inverno per chi desidera

vivere l’intimità autentica di un luogo fuori

dal tempo. E tutto questo è reso possibile

grazie all’impegno costante

dell’amministrazione comunale, guidata dal

sindaco Raimondo Ambrosino, e dalla

visione strategica dell’Assessorato al

Turismo.

“Vogliamo un’offerta capace di

soddisfare ogni tipo di viaggiatore”,

ribadisce Leonardo Costagliola,

sottolineando l’importanza della

valorizzazione del territorio, a partire

dall’isolotto di Vivara, vero scrigno

naturalistico e simbolo dell’identità

ambientale dell’isola.

Procida non si racconta solo, si vive. Con i

sensi, con l’anima, con la memoria. Ed è

proprio questa la forza del suo 2025: essere

un viaggio lento, profondo, immersivo. Un

anno pensato per lasciare un segno nel

cuore di chi arriva, e far risuonare forte e

chiara quella voce antica che sussurra:

“Benvenuto a casa”.

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INSIDE CAMPANIA

Dall’uovo alle mele: a Ercolano un viaggio nel tempo tra cibo, cultura e bellezza

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In Villa Campolieto la nuova mostra del Parco Archeologico racconta la civiltà dell’antica Roma, tra reperti straordinari e il fascino senza tempo del Miglio d’Oro

Un viaggio multisensoriale, immersivo e

profondamente umano, tra passato e

presente, tra sapori perduti e tradizioni

ritrovate: è questo l’affascinante percorso

proposto da “Dall’uovo alle mele. La

civiltà del cibo e i piaceri della tavola”, la

nuova mostra del Parco Archeologico di

Ercolano, visitabile dal 28 marzo al 31

dicembre 2025 nelle eleganti sale

affrescate di Villa Campolieto, una delle

più affascinanti dimore settecentesche del

Miglio d’Oro, in collaborazione con la

Fondazione Ente Ville Vesuviane.

L’espressione latina “ab ovo usque ad

mala”, usata dal poeta Orazio, evoca il

classico pasto romano che iniziava con le

uova e terminava con la frutta. Da qui

prende spunto una mostra che esplora

l’universo gastronomico dell’antica

Ercolano, rivelando un intreccio

sorprendente tra alimentazione, cultura

materiale, ritualità e identità. Attraverso

reperti straordinariamente conservati –

pane, legumi, frutta, uova, cereali, formaggi,

frutti di mare, vasellame, utensili da

cucina e oggetti di lusso – si entra nel

cuore pulsante di una comunità che

viveva il cibo non solo come

necessità biologica, ma come arte e

condivisione sociale.

Francesco Sirano, Direttore del

Parco Archeologico di Ercolano,

sottolinea che “il cibo, non solo come

necessità fisiologica, ma come

elemento centrale della vita culturale

e sociale, rappresenta un costante

legame con il contemporaneo perché

molte tradizioni e usi antichi

persistono anche nella cultura

campana di oggi”. Gli oltre 300

scheletri ritrovati sulla spiaggia

dell’antica Ercolano hanno fornito dati

preziosi sulla dieta e lo stato di salute

degli abitanti, permettendo di

ricostruire in modo dettagliato le

abitudini alimentari di una civiltà che

guardava con attenzione alla qualità,

alla provenienza – spesso esotica,

con importazioni dall’Africa e

dall’India – e alla presentazione delle

pietanze.

L’allestimento della mostra rispetta la

maestosità di Villa Campolieto,

concepita dall’architetto Luigi

Vanvitelli. Per questo si è optato per

l’idea della “stanza nella stanza”:

spazi espositivi discreti e armoniosi

che dialogano con l’architettura

originaria, accompagnando il

visitatore in un percorso fluido e

affascinante, tra la suggestione del

tempo antico e la bellezza senza

tempo della dimora borbonica.

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



INSIDE CAMPANIA

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Questa mostra rappresenta il compimento

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di un ciclo espositivo iniziato nel 2018 con il

progetto “Ercolano 1738–2018. Talento

passato e presente”, che ha raccontato,

attraverso tre mostre tematiche, le anime

della città antica: il lusso con “SplendOri”

all’Antiquarium, la perizia artigianale con

“Materia. Il legno che non bruciò a

Ercolano” alla Reggia di Portici, e ora la

cultura alimentare con “Dall’uovo alle

mele”, a Villa Campolieto.

Un’iniziativa che, come afferma Gennaro

Miranda, Presidente della Fondazione

Ente Ville Vesuviane, “non si limita ad

essere un evento espositivo ma è un

viaggio straordinario attraverso il tempo

che ci permette di esplorare l’arte del cibo

nell’antica Ercolano ed il suo valore non

solo nutrizionale, ma anche sociale e

culturale”. Secondo Miranda, la mostra

testimonia un virtuoso esempio di sinergia

tra istituzioni, con un impatto positivo

anche sull’economia e sull’identità del

territorio, grazie all’integrazione tra cultura

e enogastronomia locale, oggi più che

mai simbolo di orgoglio per la comunità.

Il contributo scientifico arriva anche dal

mondo accademico. Matteo Lorito,

Rettore dell’Università degli Studi di

Napoli Federico II, evidenzia il ruolo del

Dipartimento di Agraria, da tempo partner

del Parco, nella lettura dei reperti organici.

“Il cibo racconta chi siamo, come viviamo

e, in questo caso, come eravamo e il

percorso che ci ha portato ai giorni nostri”,

dichiara Lorito, elogiando il lavoro del

Direttore Sirano e del Direttore Miranda per

l’eccellente realizzazione di un progetto

che arricchisce l’offerta culturale dell’area

vesuviana.

“Dall’uovo alle mele” è dunque molto più di

una mostra: è una narrazione viva che

attraversa i millenni, restituendo voce a una

civiltà raffinata e profondamente legata alla

terra e alla convivialità. Un ponte ideale tra

il 79 d.C. e il presente, tra il passato

archeologico e l’identità contemporanea

della Campania, che ancora oggi celebra i

piaceri della tavola come atto di cultura,

bellezza e memoria condivisa.

F.M.

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INSIDE CAMPANIA

Agrumi in Festa incanta Capodimonte tra profumi, arte e tradizione

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Grande successo per la seconda edizione della manifestazione nel Giardino Torre e alla Stufa dei Fiori: due giornate di partecipazione, scoperta e bellezza

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botanica nel cuore verde di Napoli

di Walter Ferrigno

Si è conclusa con un’ampia partecipazione

di pubblico la seconda edizione di Agrumi in

Festa, l’evento che sabato 22 e domenica

23 febbraio 2025 ha trasformato il Giardino

Torre e la Stufa dei Fiori del Real Bosco di

Capodimonte in un vivace scenario di

cultura, biodiversità e sapori. Migliaia di

visitatori, tra appassionati di botanica,

famiglie e curiosi, hanno attraversato i viali

dell’antico vivaio borbonico per immergersi

in un mondo profumato e colorato, alla

scoperta della straordinaria collezione di

agrumi custodita da Delizie Reali scarl,

organizzatrice e promotrice dell’iniziativa.

Ad aprire il programma, la tavola rotonda

“Gli agrumi a Capodimonte: una storia

meravigliosa che continua dal 1816”, un

incontro ricco di spunti storici e culturali,

moderato dalla giornalista Donatella

Bernabò Silorata. Tra gli interventi più

apprezzati, quelli della storica dell’arte e dei

giardini Alberta Campitelli, di Carmine

Guarino della Commissione Regionale

Agrobiodiversità, del botanico Marco

Sarandrea e dello

storico dell’arte

Vincenzo Sorrentino,

curatore del Museo. Il

saluto introduttivo del

direttore Eike Schmidt

ha ribadito l’importanza

della sinergia tra

cultura e ambiente.

L’intervento finale è

stato affidato ad

Aurora Giglio di

Musicapodimonte,

che ha emozionato i

presenti con un

reading tratto da A

madonna d' 'e

mandarine di

Ferdinando Russo e

un focus sulle canzoni

classiche napoletane

ispirate al Bosco.

Fiore all’occhiello

dell’evento,

l’esposizione botanica delle oltre

cinquanta varietà di agrumi, tra specie,

cultivar e ibridi provenienti da tutto il mondo,

curata dai botanici dell’associazione

Connessioni Vegetali. Accanto ai più noti

aranci, limoni, mandarini e cedri, grande

curiosità hanno suscitato rarità come il

limone rosso, lo yuzu giapponese, il

desert lime australiano e il lipo, un

affascinante incrocio tra limone e

pompelmo. Un vero museo vivente, dove la

scienza ha incontrato la meraviglia.

Molto seguite le visite guidate

all’Agrumeto Storico, dichiarato nel 2021

Albero Monumentale d’Italia, che hanno

permesso di esplorare il patrimonio

botanico e produttivo del Giardino Torre,

recentemente restaurato grazie anche ai

fondi del PNRR per i Parchi e i Giardini

Storici. Tra i momenti più coinvolgenti, i

laboratori artistici e didattici per bambini

e famiglie: dalle tecniche di disegno con

Caroline Peyron, all’arte della cesteria con

Alfredo Di Matteo, fino all’attività sul

riutilizzo degli scarti di agrumi, dove i

partecipanti hanno potuto osservare le

bucce al microscopio e sperimentare

l’estrazione degli oli essenziali.

Grande entusiasmo ha suscitato il

Mercato degli agrumi, che ha animato i

viali del Giardino con piante in vaso, frutti

freschi, conserve artigianali, miele,

succhi e liquori, sotto l’attenta regia del

maitre Dario Pomarico. Tra gli

espositori, la storica Liquoreria

Sarandrea, la distilleria d’Amato, i

produttori Agrifood Matese e la

Pasticceria Identitaria del pastrychef

Antonio Manfredonia. Al secondo piano

del Casamento Torre, il Polo delle Arti

Caselli – Palizzi di Napoli ha esposto

porcellane artistiche ispirate agli agrumi,

mentre l’artista Fiorita Ragozzino ha

mostrato al pubblico come realizzare

eleganti stampe artigianali su tessuto

utilizzando scorze e pigmenti naturali.

Immancabile l’esperienza gastronomica,

curata dallo chef Giorgjo Comitangelo

e dal maestro pizzaiolo Salvatore De

Rinaldi, che hanno riacceso lo storico

forno del Casamento Torre proponendo

piatti e pizze arricchiti dagli agrumi del

giardino. Anche la Stufa dei Fiori, l’ex serra

ottocentesca oggi caffetteria e bistrot, ha

celebrato l’occasione con piatti a tema

firmati dallo chef Gennaro Mango, mentre

all’interno del Museo di Capodimonte si

sono svolte visite tematiche alla

pinacoteca, in dialogo con la pittura

seicentesca di Abraham Brueghel e

Giuseppe Ruoppolo, grandi maestri delle

nature morte con agrumi.

“Agrumi in Festa” si è confermato un

appuntamento capace di unire tradizione,

educazione ambientale e valorizzazione

del patrimonio storico, con una

partecipazione entusiasta e trasversale.

“Condividere il patrimonio botanico del

Giardino Torre è per noi un gesto di

cittadinanza e cultura”, ha dichiarato

Nunzia Petrecca, amministratrice di Delizie

Reali scarl. “Vedere tante persone, adulti e

bambini, incantate dalla bellezza di un

limone o dalla storia di un mandarino nato

nel 1816 ci dice che stiamo sulla strada

giusta”.

Un successo che profuma di zagara e

futuro.

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CULTURA E SPETTACOLI

Napoli celebra i suoi 2500 anni al Teatro di San Carlo con Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo

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Le celebrazioni per i 2500 anni dalla fondazione della città si sono aperte con il capolavoro di Eduardo, nella versione del 1962,

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in occasione dell’ottantesimo anniversario della sua prima, avvenuta al Massimo Napoletano il 25 marzo 1945

di Annamaria Autiero

Lunedì 24 marzo e martedì 25, nello

scenario unico e suggestivo del più antico

teatro d’Opera del mondo, il Teatro di San

Carlo, si sono aperte le celebrazioni di

Napoli Millenaria, lo straordinario progetto

con il quale, lungo tutto l’anno 2025, in

occasione dei 2500 anni dalla sua mitica

fondazione, la città di Partenope

festeggerà con tanti eventi culturali diffusi il

suo “compleanno”.

Le due giornate hanno visto la proiezione,

nel Massimo napoletano, del capolavoro

eduardiano Napoli Milionaria, nella storica

edizione filmata e diretta dallo stesso

Eduardo De Filippo per la RAI nel 1962,

proprio in occasione dell’ottantesimo

anniversario della sua prima assoluta,

avvenuta il 25 marzo 1945, al San Carlo di

Napoli.

La grande

richiesta del

pubblico

napoletano

che, in

pochissime

ore, ha

registrato il

sold-out

della

distribuzione

gratuita

presso il

botteghino

del San

Carlo dei

biglietti

previsti per

la serata del

25 marzo,

ha reso necessaria la programmazione di

un’ulteriore data, una sorta di anteprima di

gala, lunedì 24 marzo, per permettere a un

numero maggiore di spettatori (napoletani e

turisti presenti in città) di assistere alla

proiezione straordinaria della pièce

eduardiana.

Una emozionata e soddisfatta Laura

Valente, direttrice artistica dell’evento, ha

introdotto le due serate, ricordando il senso

profondo della decisione di inaugurare le

celebrazioni per Napoli del 2025 con la

proiezione del classico di Eduardo, che

ognuno può tecnicamente scaricare o

vedere in streaming attraverso le Teche

RAI. Riportare il volto, la voce, i silenzi del

“più grande attore di tutti i tempi”, come

di Eduardo disse un altro gigante, Orson

Welles, nel riverbero quasi mistico del

Teatro di San Carlo, ha concretizzato

l’intenzione di ricreare il rito collettivo della

“messa in scena”, di quel momento

catartico che lega gli attori e il pubblico, in

una sintonia di respiri, applausi, risate,

emozioni che nessuna visione in solitaria

può replicare.

Entrambe le proiezioni sono state precedute

dalle testimonianze di artisti che hanno

conosciuto direttamente Eduardo De

Filippo o che da lui hanno tratto ispirazione

per la propria arte.

Nella prima serata, l’omaggio a Eduardo è

stato un video girato nello stesso San Carlo

nel 2000, in occasione dei 100 anni dalla

sua nascita, evento condotto da Gianni

Minà con la presenza di Luca De Filippo e

Pino Daniele.

Nella serata di gala, alla presenza delle

autorità cittadine, tra cui il Sindaco di

Napoli Gaetano Manfredi che ha

consegnato una targa commemorativa al

nipote Tommaso De Filippo, si sono

susseguiti, in video e in presenza, i ricordi –

per citarne alcuni – di Vincenzo Salemme,

Lina Sastri, Mario Martone, Roberto

Andò, Marina Confalone, Maurizio

Casagrande (figlio, tra l’altro, di Antonio

Casagrande, che nella versione trasmessa

fa parte della strepitosa compagnia teatrale

che circonda Eduardo: Regina Bianchi,

Angela Pagano, Carlo Lima, Elena Tilena,

Ettore Carloni, Nina De Padova, per

citarne alcuni).

Un assoluto trionfo di pubblico che

testimonia, da una parte, la ciclopica

importanza della cultura napoletana,

dall’altra, il bisogno sempre più urgente che

la gente ha di poter fruire dei grandi

classici, dell’universalità del loro

messaggio, anche della lentezza dei loro

ritmi, elementi sempre più necessari nella

frettolosa superficialità del nostro

tempo. Non ultimo il grande messaggio

eduardiano sulla ferocia e inutilità della

guerra che distrugge esteriormente ed

interiormente, nel sottile ma geniale riflesso

tra dimensione pubblica e privata che si

traduce nel quanto mai attuale adagio

conclusivo:

“Adda passa’ ‘a nuttata!”

(foto di pubblico dominio poiché l'autore è

sconosciuto - foto di copertina - e il

copyright è scaduto - Legge 22 aprile 1941

n. 633 e successive modificazioni)

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



CULTURA E SPETTACOLI

La rivoluzione di Capodimonte conquista Hong Kong

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Il Direttore Eike Schmidt al Museum Summit racconta sostenibilità, arte e turismo nel Sud Italia

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte è

stato protagonista della giornata inaugurale

del Museum Summit di Hong Kong, uno

degli appuntamenti più rilevanti a livello

internazionale per il mondo museale

contemporaneo. A rappresentare l’Italia, il

Direttore Eike Schmidt, che ha illustrato il

profondo percorso di rinnovamento avviato

a Napoli, coniugando sostenibilità

ambientale, innovazione culturale e

valorizzazione identitaria.

“Sono felice di essere tornato al Museum

Summit, a due anni dalla mia

partecipazione con gli Uffizi – ha dichiarato

Schmidt – per raccontare la ‘rivoluzione’ di

Capodimonte, anche sul fronte della

transizione energetica. Parleremo dei

nuovi allestimenti in programma, a partire

dalle iconiche porcellane, e dell’importanza

ambientale del Bosco, con il recupero dei

tracciati settecenteschi”.

Con il claim “Going Beyond”, il summit

organizzato dal Leisure and Cultural

Services Department del Governo della

Regione Amministrativa Speciale di Hong

Kong riunisce studiosi e direttori di musei da

tutto il mondo, per esplorare le nuove sfide

del settore: tecnologia, benessere, turismo e

sostenibilità.

Durante l’intervento, Schmidt ha sottolineato

la centralità del Bosco di Capodimonte, un

raro esempio di equilibrio tra patrimonio

artistico e paesaggio. Il Direttore ha

evidenziato come il museo stia diventando

un modello internazionale per una gestione

museale integrata con l’ambiente e il

territorio.

Tra i temi affrontati al summit anche quello

dell’overtourism, un fenomeno in crescita

secondo i dati dell’Organizzazione

Mondiale del Turismo (UNWTO), che stima

un aumento globale dei flussi turistici tra il 3

e il 5% per il 2025. L’Italia continua a

rappresentare una delle mete più ambite, e

proprio per questo – sottolinea Schmidt – è

fondamentale spostare l’attenzione verso

aree ancora poco esplorate, come il Sud

della penisola, ricco di storia, arte, natura e

con un clima ideale per la

destagionalizzazione del turismo.

"La nostra transizione non è solo

energetica, ma anche culturale", ha

concluso Schmidt, sottolineando il ruolo

strategico di Capodimonte nel posizionare

Napoli e il Sud Italia come epicentro di un

turismo sostenibile e di qualità.

La presenza italiana all’evento è stata resa

possibile grazie al supporto del Consolato

Generale d’Italia a Hong Kong e

dell’Istituto Italiano di Cultura di Hong

Kong, che hanno contribuito alla

promozione del nostro patrimonio in uno dei

contesti internazionali più attenti alla cultura

e all’innovazione.

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CULTURA E SPETTACOLI

Chiara, un’artista napoletana in Francia (grazie al Medio Oriente)

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Dalla pittura a Napoli all’arte islamica, passando per l’amore e una nuova vita oltralpe: il percorso di un’artista tra culture e materia

di Francesco Bellofatto

Chiara Di Domenico, formatasi

all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove

ha seguito la scuola di Decorazione e

Pittura di Guglielmo Lombardo, laureata

con Michele Sovente, docente di

Antropologia, dal 2008 vive in Francia. Una

scelta per amore e d’arte, due elementi uniti

da una grande passione.

“Inizia tutto proprio per la mia tesi di

laurea con Sovente – racconta Chiara -:

durante le mie ricerche per la tesi

sperimentale su ‘L’Islam tra Sharia e arte’,

al Dipartimento degli Studi Arabi

dell’Università Orientale ho conosciuto

mio marito, lo scultore iracheno Ahmed Al

Safi”.

Le ricerche di Chiara Di Domenico verso

l’arte islamica, l’hanno portata a lavorare

sui vegetali, sugli arabeschi, in quanto la

rappresentazione della figura umana – e in

molti casi anche degli animali - è proibita

dall’Islam. Questo elemento ha influenzato

molto in Medio Oriente la concezione

religiosa dell’arte.

“Il fulcro principale dei miei lavori è la

natura e la materia – aggiunge l’artista -.

Ho un modo di lavorare aperto, ad esempio

nel caso mi venga fatta una richiesta di

studi su un

soggetto antropologico. Recentemente ho

fatto un lavoro specifico sugli archivi

storici. Posso partire da un soggetto e

amplificarlo e lavorarlo secondo il mio punto

di vista e integrarlo con le mie fonti di

ricerca”.

Chiara testimonia come in Francia ci sia

una maggiore attenzione per arte e artisti:

“qui sin dall’inizio ho trovato porte

aperte e sono stata integrata e

apprezzata – prosegue –. Questo mi ha

dato coraggio a continuare. Mi dispiace

ammetterlo, ma a differenza dell’Italia in

Francia sei considerata per i tuoi studi e

per le tue competenze. Qui ho anche

trovato spazio e attenzione per lo studio e le

mie ricerche”.

Numerosi gli interventi di Chiara a livello

scolastico sia come docente sia come

artista: “in Francia l’indirizzo artistico è

molto importante, il sistema educativo è

aperto all’integrazione dei programmi con

gli interventi di artisti esterni dal cinema alla

musica e alle arti plastiche. Tutto funziona

su progetto: porta un’idea, viene valutata

e, se valida, viene scelta”.

Un Paese molto attento a guardare allo

scenario artistico internazionale: “mi libero

dagli schemi francesi, ci sono delle linee

da seguire – ammette - ma c’è ampia

possibilità di scelta. Poi i francesi

apprezzano in modo straordinario l’arte

italiana e tutto ciò che è legato al nostro

patrimonio

culturale. Lo devo ammettere – conclude

Chiara Di Domenico -: sono più integrata

in Francia che in Italia”.

L’ARTISTA

Chiara Di Domenico, nata nel 1983, vive e

lavora in Francia dal 2008. La sua ricerca si

sviluppa lungo una linea che intreccia

pratica artistica, ecologia e riflessione

antropologica, esplorando la relazione tra

esseri umani e natura attraverso il disegno,

la pittura, la fotografia e l’installazione. Il

suo lavoro si fonda sull’osservazione del

vivente e dei suoi processi di

trasformazione, utilizzando materiali

organici come grafite, terra, legno,

pigmenti naturali, in una pratica che si

nutre di rigore scientifico e sensibilità

poetica.

Nella mostra “Natura, Arte e Ambiente”,

tenutasi a Giugliano nel 2025 e

curata da Franco Riccardo,

Chiara Di Domenico ha

presentato tre lavori chiave che

rappresentano tappe significative

della sua recente evoluzione

artistica. “Se fossi una quercia”

è un’indagine poetica sulla

foresta come luogo di memoria e

trasformazione, realizzata con

grafite su carta washi, a partire

da osservazioni sul campo in

Italia e Francia. “Silva” è un

erbario artistico che raccoglie e

restituisce dignità estetica a

piante spontanee, considerate

spesso marginali, attraverso

disegni e monotipi su carta.

“Ĭntro-Fŏris” è un’installazione

immersiva che invita a ripensare la foresta

come ecosistema complesso e

interdipendente, attraverso disegni,

fotografie, materiali naturali e specchi.

Tre opere che pongono al centro il vivente,

la memoria e la fragilità del paesaggio.

L’opera di Chiara Di Domenico si fonda su

una pratica

artistica

intesa come

processo:

ogni gesto è

parte

integrante

della

creazione,

non semplice

mezzo per un

fine. Il suo

approccio

unisce una componente rituale, fatta di

gesti lenti e preparazione, a una

dimensione performativa e libera, dove il

corpo e la materia dialogano

costantemente. Le tecniche tradizionali

vengono rielaborate in chiave sperimentale,

mentre i materiali impiegati – come foglie,

carbone, marmo, cotone, pigmenti –

diventano portatori di senso e memoria

del vivente.

Diplomata con 110 e lode all’Accademia di

Belle Arti di Napoli nel 2007, ha

conseguito master in Scienze Umane,

Pedagogia e Antropologia. Ha partecipato

a numerose mostre personali e collettive

in Italia, Francia, Stati Uniti e Armenia,

esponendo tra l’altro presso il Centre de la

Mémoire di Issoudun, la Galleria Arte

Laguna di Venezia, l’Accademia di Belle

Arti di Napoli, il Centre Culturel Arménien

di Marsiglia e la Conspire Art Gallery in

Arizona.

Attualmente lavora nel suo studio presso la

Cité des Métiers d’Art di Issoudun, ed è

iscritta all’albo francese degli Artisti-Autori

URSSAF Limousin. La sua pratica si

distingue per una visione che unisce

consapevolezza ambientale, ricerca

scientifica e introspezione poetica, in un

percorso in cui l’arte diventa strumento di

ascolto, resistenza e connessione con il

vivente. Se la foresta scompare, la sua arte

la ricorda, la protegge, la racconta.

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CULTURA E SPETTACOLI

Forcella celebra Nino Taranto: al Trianon Viviani ricordi e musica per il “commendatore” della risata

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Una mostra, due spettacoli e tante emozioni per raccontare l’uomo e l’artista che ha segnato la storia del teatro e del cinema napoletano

Il Teatro Trianon Viviani dedica una serie

di iniziative speciali a Nino Taranto, attore,

comico e cantante nato in vico Carbonari

proprio nel cuore di Forcella, quartiere che

non ha mai dimenticato e che oggi lo

omaggia con affetto e riconoscenza. A oltre

quarant’anni dalla sua scomparsa, il

“commendatore” della scena partenopea

torna protagonista, con una serie di eventi

che raccontano la sua vita pubblica e

privata, la sua arte e il suo straordinario

talento nel tenere insieme comicità, poesia

e umanità.

Il Trianon Viviani continua, quindi, il suo

omaggio a Taranto: dopo la recente

intitolazione delle scale adiacenti al teatro

che collegano piazza Vincenzo Calenda a

via Salvatore Trinchese, il mese di aprile

vede l'organizzazione di quattro iniziative

con una mostra, due spettacoli e la

presentazione dell'autobiografia, in

programma giovedì 24 aprile.

Si parte venerdì 18 aprile alle ore 18:00

con l’inaugurazione della mostra “Nino

Taranto, nato a Forcella, professione

attore”, curata da Giulio Baffi.

L’allestimento vuole essere più di

un’esposizione: è un racconto per immagini,

documenti e memorabilia, che restituisce al

pubblico la complessità di un artista capace

di attraversare decenni di spettacolo italiano

lasciando un segno indelebile. Dalle origini

nel quartiere napoletano al successo nei

teatri di rivista e sul grande schermo, ogni

tappa è un frammento della storia culturale

del Novecento.

Sempre venerdì 18 aprile alle ore 21:00,

andrà in scena “Piedigrotta Taranto”,

progetto ideato e diretto da Giuseppe

Sollazzo, allievo di Luigi Squarzina e già

assistente di Roberto De Simone, che

firma una produzione originale del Trianon

Viviani. Lo spettacolo è una sorta di varietà

moderno, dove biografia immaginaria e

reale si intrecciano senza soluzione di

continuità, come se la vita di Nino fosse

essa stessa una lunga e appassionante

pièce. In scena rivivono le atmosfere del

cafè chantant, gli esordi nella sartoria del

nonno, i primi numeri da “macchiettista”, il

debutto al Teatro Centrale, gli

incontri determinanti con personaggi

come Gennaro Pasquariello,

Fregoli, Raffaele Viviani, Elvira

Donnarumma, la Fougez, e

naturalmente Totò. Uno spazio

speciale è dedicato anche a Ciccio

Formaggio, maschera tra le più

amate dal pubblico, e alle riviste

teatrali più celebri, come “Attenti alle

donne”, “Cupido questo ti fa” e

“Dove sta Zazà”, che hanno

consacrato il suo successo

nazionale.

Sabato 19 aprile, sempre al Trianon

Viviani, sarà la volta di “C’era una

volta Nino Taranto… L’uomo, la storia, le

leggende”, uno spettacolo scritto da

Alessia Moio, che ne è anche protagonista

insieme a Camilla Esposito e Martina

Brescia. La direzione musicale è affidata a

Luca Mennella, mentre la consulenza

storica è di Giuseppe Giorgio. Le

scenografie sono firmate Imparato, e la

produzione è realizzata con il sostegno

della Fondazione Nino Taranto. In questa

narrazione teatrale e musicale, Alessia Moio

guida il pubblico in un percorso emozionale

dove le parole si intrecciano ai ricordi, le

canzoni ai sentimenti, per restituire il ritratto

di un uomo che è stato molto più di un

comico: un maestro di vita, un artista totale,

un pezzo di Napoli. Attraverso racconti,

aneddoti, brani musicali e rievocazioni

sceniche, si compone un quadro vivo e

autentico di Nino Taranto, della sua

sensibilità, della sua ironia raffinata, della

sua visione della vita e del teatro.

Il Trianon Viviani ringrazia per la

collaborazione la Fondazione Nino

Taranto.

M.R.

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



CULTURA E SPETTACOLI

Una ‘storia’ con Nino Taranto

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Diego Nuzzo racconta il suo viaggio intimo e appassionato tra le memorie e il genio del 'commendatore'

di Diego Nuzzo*

La mia ‘storia’ con Nino Taranto comincia un

venerdì sera quasi per caso. Un incontro

fortuito con Francesco De Blasio, il nipote

del ‘commendatore’ e segretario della

fondazione che porta il suo nome, e la

immediata agnizione della mia sconfinata

passione verso uno dei pilastri dello

spettacolo italiano tout court. Da lì la

proposta di occuparmi della revisione critica

dell'autobiografia scritta dallo stesso

Taranto raccogliendo settant'anni di ricordi e

già amorevolmente rivista dal figlio

Raimondo con l'aggiunta di uno struggente

capitolo finale sulle ultime settimane di vita

del grande attore. Abbiamo quindi trovato

un ‘editore coraggioso’ che ha sposato

immediatamente l'idea a scatola chiusa,

senza nemmeno leggere le bozze: ‘Se è

stata scritta da Nino Taranto in persona la

pubblico senza dubbio alcuno’ è stata la

risposta piena di entusiasmo unito alla

squisita signorilità di Aldo Putignano.

Essendo cresciuto, prima ancora che con i

libri, con il cinema, l'amore, lo slancio e

l'emozione si univano alla curiosità per i

racconti, gli aneddoti, le spigolature che

quel testo avrebbe potuto svelare. Uso il

condizionale perché prima di immergermi in

quelle pagine ho avuto il legittimo dubbio

che potessero non essere effettivamente

affascinanti. La prima regola, quando ci si

confronta con la vita privata di un grande

artista, è di mettere in conto la delusione:

grandi scrittori che si rivelano aridi spilorci,

romantici poeti che nell'intimo malmenano e

umiliano le stesse donne cui dedicano versi

sontuosi, pittori sublimi che al di fuori del

lavoro al cavalletto sono dediti solo all'alcool

e alla pornografia. Ma può esserci di

peggio: la noia, la banalità, la piattezza di

esistenze che al di fuori del furore creativo

hanno ben poco da raccontare. Ho quindi

inspirato profondamente e incrociato le dita

prima di iniziare a leggere.

E invece fin dalle prime battute un suono

perfetto delle parole, un accento

riconoscibilissimo, un profluvio di

particolari succulenti e mai ovvi, la

ricostruzione fedele e quasi

pittorica di un'epoca che comincia

pressoché con l'inizio del secolo

breve e prosegue lungo un arco

che giunge fino alla metà degli

anni ottanta, all'ultima, toccante

uscita al proscenio del Sannazaro,

il teatro dove ha regalato alla città

gli ultimi bagliori della sua sfrenata

dedizione al palcoscenico. Un

piccolo dizionario non solo del

cinema ma anche della canzone,

della televisione e naturalmente

del teatro che lo hanno visto

collaborare con grandi

commediografi e imporsi come

primo, vero ideatore della Viviani

reinassance mettendo in scena i

capolavori di un drammaturgo che

era stato troppo frettolosamente

dimenticato e di cui Nino Taranto

capì la statura per nulla epicorica.

Scoprirlo ironico, garbato,

sornione come alcuni dei migliori

personaggi scolpiti nei suoi film

ma anche colto, coraggioso, leale

verso i colleghi, gli amici e il

pubblico stesso, è stata una

rivelazione per me preziosa che

mi ha donato un privilegio raro:

quello di aver tra i primi ritrovato

tutta la fantasia, la ricchezza e la

complessità di un gigante dello

spettacolo.

(*)

commerciale@sudenord.it

www.sudenord.it

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CULTURA E SPETTACOLI

Ascanio Celestini: l’incantastorie degli ultimi

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Racconti, teatro e coscienza civile: tra periferie, carceri e umanità invisibili, il mondo di Celestini scuote e commuove

di Manuela Ragucci

Ancòra e per fortuna, gli ultimi, i preferiti

dell’attore, regista e scrittore Ascanio

Celestini che mette al centro del suo

universo quei figli di un dio minore, i

dimenticati o ancora peggio, quelli che la

società rifiuta: sono loro i protagonisti

dell’incontro “Ai margini dentro la città,

storie di invisibili e comunità”, uno degli

appuntamenti de “Il paese delle

meraviglie”, rassegna di incontri e dibattiti,

organizzata da la Feltrinelli in

collaborazione con l'Associazione Il

Razzismo è una brutta storia.

A Napoli, in occasione di questo incontro,

pensato per stimolare una riflessione sulle

molteplici e sfaccettate forme di

discriminazione del nostro tempo, Ascanio

Celestini ne parla, sempre con il suo modo

libero ed irriverente. La sua voce è come

uno schiaffo di vento che scompiglia

i pensieri, poiché ascoltarlo è

sempre un’esperienza che smuove

le coscienze sopite e assuefatte dal

politicamento corretto, dalla

retorica e dal falso perbenismo.

Cita Renzo Piano: “Per

rammendare le periferie bisogna

partire dagli ultimi” ed è proprio

dalle periferie che Celestini parte

e, nello stesso tempo, approda, nel

suo nuovo libro “Poveri Cristi”

(Einaudi); luoghi che sono

microcosmi grandi e vivaci più del

mondo stesso che permettono di

indagare gli esseri umani che ci

ostiniamo a non voler vedere. Con

sguardo partecipe e mai retorico quindi,

Celestini setaccia le vite sradicate di donne

e uomini che vagano come in un formicaio

alla ricerca del loro spicchio di felicità. Un

libro politico e civile, in cui trionfano le

ragioni che ci portano a respingere ogni

egoismo.

“Uno scrittore -afferma Celestini - si

occupa di esseri umani, non può’ farlo

senza cominciare dagli ultimi. Ho cercato di

far incontrare questi personaggi con le loro

storie in spazi molto piccoli: un

supermercato, un

bar, un parcheggio,

un condominio, un

magazzino della

logistica”. E

continua: “Quello

che ho cercato di

fare in questo

racconto, e forse

non ci sono riuscito,

non volevo

rappresentare la

classe dominante,

almeno

brechtianamente

non volevo far

vedere i padroni. I

padroni però

centrano e quando ci sono picchiano duro.

Ho dovuto per forza raccontare la storia

della mattanza di Santa Maria Capua

Vetere dell’aprile del 2020, perché c’è un

personaggio che secondo me tiene in piedi

tutto il racconto, ovvero il barbone, che è

stato facchino, immigrato, seppellitore nel

suo paese in Etiopia, che ad un certo punto

finisce in carcere ed è difficile raccontare il

carcere senza i carcerieri. Forse c’è solo in

caso in cui ci sono riusciti: nel film “San

Michele aveva un gallo” dei fratelli

Taviani, i carcerieri si vedono poco, ma

quello è un piccolo miracolo”.

Celestini aveva già regalato al pubblico

partenopeo il privilegio di ascoltare queste

storie di ultimi nel suo spettacolo “Rumba -

l'asino e il bue”, andato in scena lo scorso

dicembre presso il Teatro Nuovo nel

quartiere Montecalvario che, anche se

prende il nome dal complesso conventuale

di Santa Maria della Mercede dei

Quartieri Spagnoli, richiama alla mente il

luogo della crocifissione e quindi fa pensare

a quel “Cristo che non è sceso dal cielo,

ma è salito dalla terra”.

Uno spettacolo che, già dalle scenografie

minimali e scarne, strideva con l’opulenza

degli addobbi natalizi e del frastuono

prenatalizio in cui è preda la città. Fuori il

caos, il consumismo, il rumore; dentro,

l’atmosfera ovattata del buio della sala da

cui si stagliano le immagini illustranti

elementi della vita di San Francesco

dipinte da Franco Biagioni. In scena il

personaggio-narratore, Ascanio Celestini,

racconta il Francesco di oggi, che trova i

propri personaggi in strada, tra le case

popolari, tra coloro che, oggi come ieri,

nessuno vede: “Guarda in basso, nel

parcheggio davanti alla finestra della sua

casa popolare. I personaggi sono tanti e

condividono lo stesso asfalto, la stessa

condizione umana”.

Un uomo contro corrente che, pur essendo

ricco, scelse non solo di essere povero,

ma di farsi servo

dei poveri. Un

cavaliere che non

volle più fare la

guerra e che, da

frate, in tempo di

crociate, si recò in

Terra Santa

predicando la pace

e la fratellanza. A

lui si deve

l’invenzione del

Presepe, che il

santo allestì per la

prima volta a

Greccio: nella notte

di Natale del 1223

Francesco ha fatto

in quel piccolo

paese il suo primo presepe. Un bue, un

asino e una mangiatoia. Nient’altro.

Serviva mostrare che Gesù era nato

povero. In un paese povero, un posto di

poveri.

E così, i pastori che Celestini colloca in

questo presepe non surreale, ma

estremamente concreto e contemporaneo,

sono proprio gli ultimi che ci passano

accanto, con un nome e una storia:

Giobbe, magazziniere analfabeta che ha

organizzato il magazzino senza nemmeno

una parola scritta; Joseph, che è partito dal

suo paese in Africa, ha attraversato il

deserto, è stato schiavo in Libia e poi

naufrago nel mare. Forse si è salvato, ma

in Italia è finito in carcere. Appena uscito è

stato un facchino, ma adesso è un

barbone. Lo zingaro, che ha cominciato a

fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma,

accanto alla fontanella, davanti al bar.

E danzano quei pastori, al ritmo della

rumba suonata in scena da Gianluca

Casadei, danzano sul cuore di ogni

spettatore che, ingoiato nel buio della

platea, raccoglie quella storia e se la porta a

casa, provando a non dimenticare, ad

aprire gli occhi, a non girarsi più

dall’altra parte, a non far finta che non sia

affar suo, poiché quei pensieri scomodi dei

personaggi di Celestini, scarnificano la

pelle e scavano dentro, perché, in un

modo o in un altro, appartengono ad ogni

individuo sulla faccia di questa terra.

(foto di Fabiana Previtera, per gentile

concessione dell’Ufficio stampa Feltrinelli

Eventi Napoli)

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CULTURA E SPETTACOLI

Pino, Pino, Pino. Fortissimamente Pino

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Il 2025 è l’Anno Giubilare di Pino Daniele: documentari, ristampe, libri e inediti celebrano l’icona napoletana, tra memoria collettiva e nuove generazioni

di Michelangelo Iossa

Documentari che trionfano al botteghino e

conquistano premi cinematografici; libri che

scalano le classifiche di vendita; reportage

che affollano quotidiani cartacei, magazine

e testate-web speciali. E ancora: magliette,

gadget, fotografie, poster, un biopic

televisivo in lavorazione e – soprattutto –

ristampe di vinili e CD che espugnano le

charts catturando l’attenzione dei fan della

prima ora, di nuovi ascoltatori e dei

discografici. Senza dimenticare gli

streaming e gli ascolti sulle piattaforme

digitali nazionali e internazionali, sia di

brani editi che di remastered version o,

addirittura, di inediti riemersi dagli archivi

del ‘mascalzone latino’.

Ultimo solo in ordine di uscita è “PINO”, il

documentario diretto da Francesco

Lettieri, che ha conquistato il primo posto

al Box Office. Ben 297 sale in tutta Italia

hanno ospitato il documentario prodotto da

Grøenlandia, Lucky Red e Tartare Film,

distribuito da Lucky Red, in collaborazione

con Netflix e TimVision.

Nel film è, inoltre, presente il brano “Tiéne

‘Mmàno” dei primi anni Ottanta, terzo

inedito emerso dallo scrigno degli archivi,

da cui sono fuorusciti – nel corso degli ultimi

sei mesi – anche “Again” e “Una parte di

Me”, firmati da Pino Daniele nei primi anni

Duemila.

Il film di Lettieri è il terzo documentario

dedicato al musicista napoletano nell’ultimo

decennio: con i precedenti “Il tempo

resterà” di Giorgio Verdelli e “Nero a età”

di Stefano Senardi, “Pino” dimostra che è

possibile raccontare in mille modi – meglio:

in “mille colori” – un cantautore, una

rockstar, un’icona pop, ma anche un

compagno di band, un amico, un padre,

un napoletano e un cittadino del mondo

dall’identità multipla, profonda e complessa.

Il 2025 segna il trionfo di Pino Daniele. A

settant’anni dalla sua nascita e a dieci

dalla sua scomparsa, il musicista/

cantautore/poeta nato nel cuore di Napoli

è prepotentemente connesso alle memorie

collettive, anche dei giovanissimi

ascoltatori.

Il 2025 è l’Anno Giubilare del musicista

nato in Vico Foglie a Santa Chiara e

cresciuto a Via Santa Maria La Nova n.

32, luogo che oggi sfoggia una targa in

suo onore, voluta dalla II Municipalità di

Napoli.

Parafrasando Gabriel Garcia Marquez e

una sua celebre riflessione sui Beatles,

Pino Daniele sembra essere “l’unica

nostalgia che abbiamo in comune con i

nostri figli”. E

ciò vale

soprattutto per i

figli del Sud.

Anche i recenti

libri firmati da

Carmine

Aymone –

prezioso il suo

“Yes I Know...

Pino Daniele.

Tra pazzia e

blues: storia di un

Masaniello

newpolitano” – o

Alessandro Daniele

(figlio di Pino, che ha

scritto “Tutto quello

che mi ha dato

emozione viene alla

luce”) sono tasselli

di una bibliografia

che, nel corso degli

ultimi tempi, si è

arricchita dei volumi “Terra Mia” di Dario

Sansone e Claudio Poggi (produttore del

disco d’esordio di Pino, targato 1977), di

Pietro Perone (“Pino Daniele. Napoli e

l’anima della musica, dal Mascalzone

latino a Giogiò”), di Joe Lodato e Franco

Schipani (“Pino Daniele. La storia mai

raccontata”), di Alessandro Daniele e

Roberto Panucci (“Pino Daniele.

Access all areas”), di Pier Luigi

Razzano (“A Napoli con Pino Daniele”)

e di un volume celebrativo del quotidiano

La Repubblica curato da Antonio

Tricomi e da Gianni Valentino, autore

anche del recentissimo “Feeling. Pino

Daniele”.

Nelle prossime settimane vedrà la luce

anche una bella

antologia di partiture

dedicata a Pino

Daniele, firmata dal

grande chitarrista

Mauro Di Domenico,

che aveva già reso

omaggio al collega e

amico con un disco/

tributo e con alcune

partiture presenti nella elegante

“Antologia Napolitana, i classici nella

chitarra”.

Dateci oggi il nostro Pino quotidiano:

non c’è giorno che il suono della chitarra

di Daniele non inondi l’etere, la

televisione o il web. Un omaggio “senza

fine”, proprio come

l’amore che Pino

cantava sul finire

degli anni Novanta.

In omaggio al nome

leopardiano della sua prima band – i

“Batracomiomachia” – possiamo

serenamente affermare che “il naufragar è

dolce” nel mare di Pino.

Perché parlare di Pino è parlare di noi.

Con un solo suono, una singola

progressione armonica o con un inciso

fulminante Pino sa – e può – sempre

smascherarci.

Raccontare la sua musica ed esplorare i

suoi versi vuol dire raccontare le nostre

vite, le nostre cicatrici e le nostre gioie, le

misere infelicità e le profondità abissali, le

lacerazioni e le bellezze delle nostre anime.

(la foto di Pino Daniele con la chitarra è di

Guido Harari – per gentile concessione

della Fondazione Pino Daniele)

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CULTURA E SPETTACOLI

Carosone, il traghettatore dimenticato della musica napoletana

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Da Sanremo alla rivoluzione jazz partenopea: perché Napoli deve ricordare chi l’ha portata nel mondo

di Myriam Lattanzio

L’Italia. Paese del bel canto. Del

melodramma. Dei festival.

Tutto nacque dall’intuizione di un

napoletano (guarda un po’) concessionario

del locale Casinò di Sanremo che volle

cavalcare il momento di crescita turistica

della città dei fiori. Organizzò una

kermesse della canzone napoletana con il

titolo “Festival partenopeo di canti,

tradizioni e costumi”.

Ma la prima, vera edizione si svolse nel

1951 e fu presentata da Nunzio Filogamo,

che divenne famoso grazie al suo saluto

radiofonico “miei cari amici vicini e

lontani”. Solo tre interpreti parteciparono a

questa prima edizione: Nilla Pizzi, il Duo

Fasano e Achille Togliani.

Vinse Nilla Pizzi con “Grazie dei fior”. La

seconda edizione vide nuovamente

vincitrice Nilla Pizzi con “Vola colomba” e

non solo: riuscì a salire sul podio anche con

“Papaveri e papere”, che divenne un vero

e proprio tormentone nelle estati italiane di

quel periodo.

L’Italia canterina di quel periodo riusciva a

produrre solo brani tradizionali, ispirati da

“Dio, patria e famiglia”.

Ma la scossa che modificò le rime “cuoreamore”

dalle canzoni italiane, avvenne nel

1958 con la vittoria di Domenico Modugno

che, allargando le braccia verso il cielo,

stravinse con “Nel blu dipinto di blu”.

Da quel momento, l’Italia musicale cominciò

a sperimentare altre melodie, altri testi fino

a dar vita al periodo dei cantautori.

Un’altra

rivoluzione

però, stava

accadendo nella

città culla della

canzone:

Napoli.

La città di “’O

sole mio”,

“Funiculì,

funiculà” e “’A

tazza ‘e cafè”

lasciò il palco e

le luci ad un

pianista e

direttore

d’orchestra

che cominciò

con la rilettura

dei grandi classici italiani e napoletani

dando loro un nuovo ritmo. Tante furono le

influenze che gli ispirarono le composizioni

e spaziò dallo swing al jazz, forte anche

della collaborazione del chitarrista Peter

Van Wood e del batterista Gegè Di

Giacomo.

Anche Napoli aveva il suo traghettatore

che portò la musica da una classicità ad

una modernità e originalità uniche.

E così nacquero canzoni come “Tu vuò fa

l’americano”, “’O sarracino”, “Caravan

petrol” e la bellissima “Maruzzella”.

Oggi, Carosone è stato messo in soffitta

come molti artisti e artiste napoletane

dimenticando che è stato un autentico

pioniere, un traghettatore dal classico a

sonorità nuove, che ha saputo sposare

modernità e tradizione proiettando la

musica napoletana verso il futuro e

diventando ispirazione per le generazioni

che sono venute dopo (vedi Peppino Di

Capri, Edoardo Bennato e Pino Daniele)

e, credo, sia stato ispirazione per gruppi

come gli Squallor e Elio e le Storie Tese.

Ognuno di loro ha raccolto l’eredità di

Carosone e l’ha sviluppata secondo il

proprio modo di sentire la musica.

Mi piacerebbe che venisse riconosciuta in

maniera più concreta la grandezza di un

musicista che ha portato Napoli nel

mondo, e che non rimanesse un altro

sogno non realizzato come il museo di

Totò.

Perché la città ha bisogno che questi

personaggi vengano riconosciuti e

ringraziati, soprattutto per le nuove

generazioni che non conoscono chi ha

lasciato orme sul sentiero artistico, e non

può essere irriconoscente verso chi ha

portato in alto, per il mondo, il nome e l’arte

di Napoli.

***

Myriam Lattanzio è in scena al Nuovo

Teatro Sancarluccio (via San Pasquale a

Chiaia 49 – Napoli) dall’11 al 13 aprile con

‘Donne&Madonne’. Un viaggio nella musica

popolare tra Madonne, donne e amore per

condurre gli spettatori attraverso un

percorso di canzoni e leggende del mondo

popolare fatto di devozione e di passione.

La coinvolgente atmosfera musicale e

narrativa dello spettacolo trasporta il

pubblico nel sanguigno e sofferto clima

devozionale mariano-popolare, facendo

riemergere la memoria collettiva del

substrato religioso campano fondato sul

culto precristiano delle Grandi Madri e,

quindi, anche in seguito su una devozione

prevalentemente matriarcale. In

contrapposizione, sono stati raccolti dei

brani della tradizione popolare legati alla

figura della donna.

(le foto di Renato Carosone sono di dominio

pubblico in quanto il termine di copyright è

scaduto – legge 633/1941)

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CULTURA E SPETTACOLI

…e se il mondo somigliasse a Jennà Romano…

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Musicista, arrangiatore, poeta e produttore: dalle prestigiose collaborazioni alle colonne sonore. Sempre ‘dietro la nuca della città’

di Francesco Bellofatto

Inizia tutto con la vittoria per la ricerca

musicale dei Letti Sfatti al Premio Ciampi

nel 1999 a Livorno, ma se questa data

rappresenta la svolta verso il

professionismo, la musica è da sempre la

costante di Jennà Romano. Anche se

definirlo musicista è un po’ riduttivo, per un

artista a tutto tondo: produttore, narratore e

poeta. Non a caso il rapporto con il rapporto

con il cantautore livornese è rimasto nel

tempo: “dopo la vittoria abbiamo prodotto ‘E

se il mondo somigliasse a Piero Ciampi’,

fino al mio primo disco da solista, nel 2024,

che ha visto la partecipazione di Lucia

Rango, che aveva duettato con il

cantautore livornese”, sottolinea Jennà

Romano.

“Mi unisce a Ciampi il racconto

di sé stesso – aggiunge -una

modalità difficile da fare per chi

scrive canzoni, perché si tende

ad essere narratori di qualcosa.

Lui stesso sulla carta d’identità

aveva fatto scrivere poeta”.

Una carriera impegnata nella

ricerca di uno stile personal, nel

far musica fuori dalle etichette,

costellata di incontri e di

collaborazioni di prestigio, da

Napoli Centrale, Dalla, Erri

De Luca. Tricarico e De

Gregori.

Fondamentale il confronto con

Franco Del Prete, indimenticabile batterista

di Napoli Centrale, con il quale ha

condiviso il testo di ‘Maria Maddalena’,

duettato con James Senese e Lucio

Dalla. “Per me Franco è stato un

riferimento importante -continua

Jennà Romano – e credo che sia

stato sottovalutato l’apporto che ha

dato alla Neapolitan Power, perché

la vera rivoluzione è stata quella del

linguaggio. Se Napoli Centrale fosse

stato un gruppo esclusivamente

strumentale, avrebbe fatto riferimento

ai Weather Report. Invece il loro

successo è merito di Franco, autore

dei testi”.

Nell’ultimo disco di Jennà Romano,

‘Trentatré’, colonna

sonora dell’omonimo

film di Lorenzo

Cammisa, Francesco,

figlio di Franco Del

Prete, suona la

batteria. Segno che

buon sangue non

mente.

La voglia di poesia e

di narrare il tecno che

stiamo vivendo danno

vita alla messa in note

di ‘Valle Giulia’ (Vi

odio, cari studenti) di

Pier Paolo Pasolini,

poi la collaborazione

con Erri De Luca per

‘Questa Città’: “non lo

conoscevo, ma gli

mandai la canzone via

mail – racconta

l’artista – e lui

scrisse il seguito.

Poi gli chiesi se

voleva metterci la

voce. Nacque così

un progetto con tre

racconti, uno suo

che parlava della Napoli del dopoguerra,

uno mio, ‘Dietro la nuca’ sulla provincia,

poi un terzo di Patrizio Trampetti, intitolato

‘Villaggio Vomero’. Poi con la casa

editrice Spartaco è nato ‘Il lanciatore

di donne’, nel tentativo di unire la

musica alla letteratura”.

Le collaborazioni proseguono poi con

un pezzo scritto da Battiato per il

disco di Peppe Lanzetta ‘Non canto

non vedo non sento’ finito nella

cinquina del Premio Tenco, e quella

più recente per il disco di Tricarico,

con il duetto con Francesco De

Gregori: “avevo un pezzo di quindici

anni fa, ‘A Milano non c’è il mare’ –

racconta Jennà Romano – e De

Gregori disse che

un brano così

l’avrebbe potuto

scrivere solo Lucio

Dalla. Tricarico ha

avuto l’occasione

di aprire un

concerto del

cantautore romano

e hanno realizzato

il pezzo”.

“Lavoro come produttore solo in progetti in

cui sono coinvolto come autore o

arrangiatore – afferma Romano -. Con

Tricarico abbiamo scritto un pezzo per

Arisa: ci deve essere stima, amicizia e

gioco di squadra per esplorare nuove cose”.

Adesso la colonna sonora per la pellicola di

Cammisa: “un doppio lavoro – conferma -:

da un lato musicare il film, poi rielaborare il

materiale per farlo diventare un nuovo

disco, sviluppandone suite e canzoni”.

Ma non è la prima colonna sonora per

Jennà: già nel 2004 aveva creato la musica

per ‘Ventitrè’, con la regia di Duccio

Forzano, interpretato da I Ditelo Voi e

prodotto dai fratelli De Angelis.

Adesso, per uno strano caso, i numeri

aumentano diventano ‘Trentatré’, film di

Lorenzo Cammisa, uno dei titoli su Prime

Video più visti in questi ultime settimane.

“Per musicare questa pellicola – spiega

Romano – ho lavorato più sulle dinamiche

della narrazione che sui dialoghi”.

Ambientato in una provincia del Sud, tre

trentatreenni si ritrovano a fare dei percorsi

di vita lavorativa: uno

scrittore, un altro

impegnato nel

sociale con una

cooperativa in lotta

perenne con gli enti,

un terzo che vuole

fare il giornalista.

Alla fine quasi

nessuno realizza i

suoi sogni, “un po’

come capita ai

giovani di oggi che

arrivano a quell’età

senza Comune ai

giovani di oggi che

arrivano a quella età

senza sentirsi

realizzati nel lavoro –

rimarca l’artista -. Ho ritrovato molto della

precarietà di chi vive nei posti dove viviamo

noi. Mi sembra che le cose, in questi anni,

siano cambiate veramente poco.

“Noi, nati a cavallo di due secoli, abbiamo la

possibilità di confrontare le cose che

abbiamo vissute e quelle che devono

affrontare i nostri figli, che forse non hanno

possibilità di confronto – afferma Jennà

Romano . Penso, ad esempio, a mio nonno

artigiano, ai mestieri che vanno

scomparendo, quando fare delle cose di

valore dovevi perderci molto tempo, ma

potevi fare la differenza. Oggi invece questi

valori si sono persi, si tende a trovare la

soluzione più veloce, con prodotti dozzinali

in ogni campo. Soffermamici meno in

superficie – conclude -, andiamo più a

fondo, facendoci guidare dalla passione.

Amo le cose complesse e meno veloci da

realizzare: solo così trovi l’ingegno ed i

valori che ti fanno crescere”.

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



CULTURA E SPETTACOLI

Lorenzo Hengeller: lo chansonnier jazz che racconta la vita tra ironia, swing e filosofia

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Un’intervista tra passato e futuro con il ‘giovanotto matto del piano’, in occasione del live romano alla Casa del Jazz

di Manuela Ragucci

Parla di sé come uno chansonnier

d’antan, l’ex giovanotto matto Lorenzo

Hengeller, napoletano doc (a dispetto del

cognome) che, nonostante il tempo che

passa e la discografia che cresce, è rimasto

fedele a se stesso e al suo modo di fare

musica. Ironico, scanzonato e fuori dagli

schemi, osserva il mondo dal punto di vista

privilegiato degli 88 tasti del suo

pianoforte e lo racconta col sorriso

sornione che lo contraddistingue, tra jazz e

swing e con il sound inconfondibile dei

maestri della leggerezza a cui guarda

ammirato da sempre, come Gorni Kramer,

Lelio Luttazzi, Renato Carosone e il

Quartetto Cetra. Il 5 aprile si esibirà a

Roma, alla Casa del Jazz, e sarà

l'occasione per eseguire i brani del suo

ultimo CD, “Il Pianerottolo” (Jando Music/

Encore Music), registrato proprio alla Casa

del Jazz. In attesa del live, abbiamo

curiosato nel suo universo.

Quale idea, concetto o episodio credi

abbia avuto un’influenza nascosta ma

potente, da avvicinarti alla musica?

La presenza di un pianoforte in casa ha

fatto sì che potessi sentire mio padre

suonare a orecchio e dunque poi mi è

venuta la voglia di copiarlo; da lì ho capito

che avevo predisposizione per la musica,

riuscendo a riprodurre tutte le melodie che

ascoltavo. Di certo, invece, l'influenza

nascosta ma decisiva è legata al fatto che

fossi un bambino "strano", poco socievole e

silenzioso, e il pianoforte mi ha aperto alla

socialità; alle feste funzionava con gli amici

e anche con le ragazze!

Fenomenologia di uno chansonnier

“minimo” leggero che sembra prendere

la vita con filosofia, ma qual è la tua

filosofia di vita?

Beh, domandona! La mia filosofia di vita

credo si basi su un equilibrio, direi molto

labile, tra sicurezza e desiderio: in me

convivono due personalità fondamentali, lo

spericolato passionale e il fobico

ipocondriaco… ed io sto in mezzo.

Allegro ma non troppo, ovvero, sai

dosare la giusta ironia dal retrogusto

amarognolo, che mentre sorridi ti

fermi a pensare. Quanto è

complicato riuscire ancora a usare

questo tipo di leggerezza che spinge

alla riflessione, in un tempo in cui il

politicamente corretto appiattisce le

menti e il giudizio critico? Quanto è

diventato difficile squarciare il velo

del finto perbenismo per scavare

nelle viscere dell’individuo e

raccontare finalmente di sentimenti

non di plastica?

Mi piacerebbe poterti dire che è stato

difficile, pesante e faticoso, ma sarebbe

una bugia; la verità è che, ammesso

che ci sia riuscito, sono stato sempre

molto focalizzato su cosa fare e su

come farlo senza pensarci tanto. I miei

maestri musicali, più la passione per la

musica d'antan e gli studi classici, mi

hanno fatto avere un'identità ben

precisa sia nella musica sia nella vita…

appunto, di allegro ma non troppo.

Questa è una domanda sul tempo che

passa, perché il giovanotto matto,

nonostante il suo cuore di fanciullo, è

cresciuto. Come è cambiato Lorenzo

Hengeller che si approccia alla vita? C’è

qualcosa che hai perso per strada, cosa

ti manca dei tuoi esordi? Qualcosa che

cambieresti? Qualcosa che, guardando

al futuro, vorresti ancora fare, ad

esempio, un sogno da realizzare.

Il tempo che passa è un argomento molto

presente nella mia testa di questi tempi. Mi

sono trasferito a Roma e cambiato vita

personale, e i cambiamenti, come i

traslochi, mi piacciono molto. Mi fa paura la

gestione del vuoto che a volte capita nel

nostro lavoro e soprattutto la mancanza di

idee. Ma della gioventù non mi manca nulla.

Io, per ora, ho molto più avuto di quello che

ho dato, soprattutto in relazione alla mia

pigrizia; sono un po' viziato dalla fortuna di

avere un’attitudine musicale che mi ha

portato molto più in là di quanto io abbia

spinto, e ad avere un mio mondo personale

da raccontare, in pratica una "bolla", di cui ti

parlavo prima, in cui vivevo da bambino.

Per strada ho perso il disincanto in alcune

situazioni. Sogni realizzati 8 su 11. Me ne

mancano tre!

Nella tua vita artistica, tantissima gavetta

e tantissimi incontri. C’è una porta

chiusa che è diventata portone?

Ho incontrato sia porte che portoni, ma

slegati e di case tutte diverse; ho bussato

poco ed invitato spesso.

A proposito di incontri, ci racconti

dell’incontro con Bollani?

Stefano l'ho conosciuto ad Umbria

Jazz nel 2000, rimasi folgorato da

questo ragazzo che suonava con

Rava e Gato, ci scambiammo la

mail, poi gli ho mandato il mio

primo disco chiedendogli di farmi le

note di copertina. Da lì in poi è

stato un crescendo di stima e

amicizia personale e professionale.

Il suo nome è presente in tutti i

miei dischi, in varie forme, ed io

sono stato suo ospite spesso in TV

come sul palco.

Che musica ascolta Lorenzo

Hengeller quando fa la doccia?

E quando sale su un treno? E

quando guarda il mare?

Ascolto cose molto diverse,

opposte e senza apparente logica;

passo da Ravel a Bruno Lauzi, da

Luttazzi a Maria Rita, passando

per Jannacci. E ovviamente tanto

Carosone.

(foto di Francesco di Ciccio, Bruno Ciniglia

e Azzurra Primavera, per gentile

concessione di Lorenzo Hengeller)

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CULTURA E SPETTACOLI

Anomalia: quando la scuola cambia il quartiere e diventa racconto

80 81

Nella periferia di Napoli, sessanta studenti raccontano una scuola che si reinventa. Un cortometraggio, un presidio educativo e una comunità che si riscopre

di Antonio Quaranta

A Ponticelli, quartiere della periferia est di

Napoli, c’è una scuola che ha deciso di non

accettare lo status quo. Sessanta studenti

della Scuola Secondaria di I grado

dell’Istituto Comprensivo Aldo Moro sono

Il cuore pulsante della storia è la Casa dal

Lungocollo, uno spazio comunitario che

nasce dalla visione della Dirigente

Scolastica Barbara Di Cerbo. Dove un

tempo c’era l’alloggio del custode, oggi si

trova un presidio educativo e culturale,

restituito alla comunità scolastica e al

quartiere. Qui si intrecciano storie di

studenti, insegnanti, famiglie, e soprattutto

delle "Super", un gruppo di mamme di ex e

diventati i protagonisti di un progetto

speciale: un cortometraggio dal titolo

Anomalia, nato nell’ambito del Piano

Nazionale Cinema e Immagini per la

Scuola, promosso dal Ministero della

Cultura (MiC) e dal Ministero

dell’Istruzione e del Merito (MiM)

attraverso l’iniziativa Visioni Fuori-Luogo. Il

corto, attualmente in fase di produzione con

il supporto della pluripremiata Mad

Entertainment, non è solo un prodotto

audiovisivo: è il racconto di una scuola

“anomala” che ha scelto di essere un punto

di riferimento per il territorio, un presidio di

inclusione, creatività e riscatto.

attuali alunni,

fondato dalla

professoressa

Antonella

Picardi, che

continua a essere

motore

instancabile di

attività,

accoglienza e

partecipazione. È

proprio questa

coralità, questa

rete viva di

relazioni, a

rendere Anomalia qualcosa di più di un

semplice film.

Alla guida del progetto c’è Paola Tortora,

docente di Italiano con una profonda

esperienza nell’ambito audiovisivo, che ha

accompagnato gli studenti in un percorso

che unisce alfabetizzazione

cinematografica, educazione emotiva,

teatro e produzione audiovisiva. Un

laboratorio civico a tutti gli effetti, che ha

coinvolto le classi 2A, 2D, 3A e 3D, con il

coordinamento della Vicepreside Paola

Ferrara e il contributo attivo di tutto il corpo

docente.

Il progetto si avvale della collaborazione di

numerosi professionisti del panorama

culturale e accademico partenopeo. Tra

questi, il professor Luigi Barletta

dell’Università Suor Orsola Benincasa e

dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, il

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



CULTURA E SPETTACOLI

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regista ed educatore Nicola Laieta, lo a un’installazione di Tiziano Squillace e

83

psicologo Giuseppe Di Somma

Giovanno Pignataro realizzata per la Casa

dell’associazione Trerrote – Teatro Ricerca dei Conigli, simbolo di un’idea di scuola

ed Educazione, e Maria Rosaria Teatro capace di reinventarsi, aprirsi e generare

dell’associazione Gioco Immagini e bellezza anche dove sembrerebbe difficile.

Parole. A sostegno del progetto anche la Come ha dichiarato la dirigente Barbara Di

Cooperativa Sociale Dedalus con Andrea Cerbo, “Anomalia come irregolarità, ma

Morniroli, lo studio Dotfog con Rosanna anche come opportunità di cambiamento, in

Cianniello, Marialuisa Firpo e Gabriella un territorio dove la scuola prova a

Grizzuti, e l’Osservatorio Territoriale diventare luogo di benessere apprenditivo,

Giovani (OTG) del Dipartimento di Scienze in grado di valorizzare il suo più grande

Sociali dell’Università Federico II,

patrimonio: i giovani”.

coordinato dal professor Lello Savonardo. La conclusione del percorso sarà un vero

A dirigere Anomalia è l’attore e regista evento per il quartiere: il cortometraggio

Emanuele Vicorito, fresco vincitore del sarà proiettato pubblicamente, in una

Cortinametraggio con il film A Domani, giornata che si preannuncia come una festa

affiancato dal direttore della fotografia Elio collettiva, dove studenti, famiglie, istituzioni

Di Pace e dalla producer Lorenza Stella e cittadini potranno assistere alla proiezione

per Mad Entertainment. Insieme hanno e condividere il risultato di mesi di lavoro,

saputo tradurre in immagini la complessità, passione e impegno. Un’esperienza

la forza e la speranza di una scuola che non educativa che va ben oltre le aule,

si limita a insegnare, ma educa al

trasformandosi in un racconto condiviso,

cambiamento.

capace di lasciare un segno nel presente e,

Il nome Casa dal Lungocollo è un omaggio forse, tracciare una nuova rotta per il futuro.

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GUSTI

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Campania protagonista al Vinitaly 2025: Irpinia e Sannio svelano l’anima autentica del vino del Sud

Tradizione, innovazione e identità: 180 aziende si raccontano a Verona con una visione proiettata verso il futuro

La Regione Campania si presenta al

Vinitaly 2025 con una delle delegazioni più

forti e rappresentative del panorama

enologico italiano. In prima linea, come

cuore pulsante del padiglione campano, ci

sono le terre dell’Irpinia e del Sannio,

territori che da sempre custodiscono una

tradizione vitivinicola straordinaria, ma che

negli ultimi anni stanno scrivendo una

nuova pagina fatta di sostenibilità,

tecnologia e identità territoriale.

Nel grande stand della Campania – oltre

5.800 mq di superficie e 180 aziende

coinvolte – spicca la collettiva promossa

dalla Camera di Commercio Irpinia

Sannio, che con 111 aziende su 3.000

metri quadrati si conferma motore

trainante del comparto vitivinicolo regionale.

Le cifre parlano chiaro: quasi 17.000 ettari

di superficie vitata, pari ai due terzi del

vigneto campano, 35 milioni di bottiglie

prodotte in media ogni anno e 120 milioni

di euro di valore alla produzione, con un

export in crescita che nel 2024 ha toccato i

30 milioni di euro, registrando un +7%

rispetto all’anno precedente. Numeri che

testimoniano una vitalità economica e

produttiva impressionante, legata a un

patrimonio vitivinicolo che affonda le radici

in una biodiversità unica e che si apre oggi

alle sfide globali.

A rendere concreta eccellenza l’eccellenza

regionale, è il lavoro sinergico dei sette

Consorzi di Tutela del Vino campano:

Consorzio Tutela Vini Irpinia, VITICA,

Vesuvio DOP, Campi Flegrei e Ischia,

Sannio, Vita Salernum Vites e Penisola

Sorrentina, che contribuiscono a

rappresentare la ricchezza vitivinicola di

un territorio che vanta ben 19 vini a

Denominazione di Origine Protetta (DOP)

e 15 a Indicazione Geografica Protetta

(IGP). Una varietà che spazia dai vigneti di

montagna alle colline vulcaniche, dalla

costa sorrentina ai campi flegrei, facendo

della Campania una delle regioni più

rappresentative del panorama enologico

italiano.

I protagonisti di questa rinascita sono i

vitigni identitari che rendono Irpinia e

Sannio territori distintivi nel panorama

enologico: l’Aglianico del Taburno

DOCG, il Taurasi DOCG, il Fiano di

Avellino DOCG, il Greco di Tufo

DOCG, la Falanghina del Sannio DOC

e le numerose denominazioni DOP e

IGP che raccontano le specificità di

ogni zona, da Solopaca a Sant’Agata

dei Goti, da Guardiolo a Campi

Taurasini. A queste si aggiungono

denominazioni come la DOC Irpinia e

la IGP Beneventano, che arricchiscono

l’offerta di un territorio sempre più

apprezzato da esperti e wine lover.

La partecipazione della Campania si

estende anche al prestigioso Vinitaly and

the City, il fuori salone che dal 3 al 5 aprile

anima il centro storico di Verona con

degustazioni, masterclass e appuntamenti

aperti al grande pubblico. Nel suggestivo

Cortile del Tribunale, la Regione sarà

protagonista con un’area espositiva

dedicata ai vini campani e a un

abbinamento d’eccezione: quello con la

vera pizza napoletana, grazie alla

collaborazione con l’Associazione

Verace Pizza Napoletana. L’obiettivo è

raccontare il territorio attraverso

un'esperienza sensoriale completa, che

unisce sapori, saperi e tradizioni in un

connubio inimitabile.

A sostegno di questa eccellenza

produttiva, si sviluppano iniziative

innovative come ‘Dioniso’, progetto

promosso dal Distretto Aerospaziale

della Campania (DAC) insieme alla

Camera di Commercio Irpinia Sannio e

alle università Federico II e Unisannio.

“L’obiettivo – come sottolinea il presidente

del Distretto Luigi Carrino - è traghettare la

viticoltura verso una nuova era attraverso

l’utilizzo di droni, sensori e dati in tempo

reale, per ottimizzare le risorse, ridurre

l’impatto ambientale e rendere le aziende

agricole più resilienti ai cambiamenti

climatici”. Una trasformazione tecnologica

che affonda le radici nella cultura della terra,

rafforzata anche dalla presenza crescente

di donne imprenditrici che stanno

guidando con visione e sensibilità le

imprese vitivinicole del territorio.

Durante la fiera, non mancheranno momenti

di approfondimento e promozione, come la

distribuzione della seconda edizione della

“Guida ai vini di Irpinia e Sannio”, curata

dal giornalista Luciano Pignataro e

realizzata in collaborazione con Il Mattino.

Uno strumento prezioso per orientarsi in un

panorama ampio e in costante evoluzione,

che racconta storie di viticoltori, territori e

bottiglie che sanno coniugare tradizione e

modernità.

A raccontare questa vocazione alla qualità

e all’innovazione saranno anche i

rappresentanti delle istituzioni e delle

associazioni coinvolte, tra cui Girolamo

Pettrone, commissario straordinario della

Camera di Commercio Irpinia Sannio,

Teresa Bruno, presidente del Consorzio

Tutela Vini d’Irpinia, e Libero Rillo,

presidente del Sannio Consorzio Tutela

Vini, affiancati da esperti e.

L’anima del vino della Campania al Vinitaly

2025 sarà dunque molto più di una

semplice esposizione commerciale: sarà un

racconto corale di territori che sanno

rinnovarsi senza dimenticare le proprie

radici, puntando su qualità, autenticità e

visione. Un viaggio sensoriale e culturale

che rafforza il posizionamento della

Campania come brand di eccellenze e

che ribadisce il ruolo centrale del Sud nel

futuro del vino italiano.

(foto fornite da Miriade & Partners e dal sito

Sannio Consorzio Tutela Vini)

85

Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025



GUSTI

Vigneti Aperti 2025: enoturismo, trekking e

degustazioni nelle migliori cantine italiane

Creanza – Irpinia Green Experience debutta al Vinitaly 2025

86 Progetto esperienziale che unisce enogastronomia e innovazione

87

Con il Turismo del Vino esperienze all’aria aperta in tutta Italia

di Elisangela Annunziato

Torna, da marzo a fine ottobre, la rassegna

“Vigneti Aperti 2025”, che si estende dalle

colline del centro Italia, fino alle vigne delle

pendici alpine e alle viti ad alberello sul

mare.

Organizzatore della kermesse è

l’associazione no profit Movimento

Turismo del Vino, che annovera oltre 700

tra le cantine più prestigiose d’Italia e che

ha come mission la promozione della

cultura del vino attraverso le visite nei

luoghi di produzione.

“Vigneti Aperti rappresenta l’essenza

dell’enoturismo contemporaneo”, dichiara

Violante Gardini Cinelli Colombini,

Presidente del Movimento Turismo del

Vino, “regalando un’esperienza in cantina

che dà valore aggiunto alla degustazione ed

integra interessanti e divertenti attività

immerse nel verde.”

L’iniziativa, che riguarda i vigneti italiani, da

Nord a Sud, che aderiscono al Movimento

Turismo del Vino, mira a coinvolgere non

solo gli enoturisti, ma anche famiglie,

amanti del viaggio, del trekking e, più in

generale, chi desidera vivere esperienze

all’aria aperta.

Per l’occasione ogni vigneto diventerà

“tappa” di un itinerario che i partecipanti

potranno percorrere per conoscere, così,

piante autoctone, prodotti tipici di quel

determinato luogo, entrando in contatto con

vignaioli e produttori.

“È evidente che il desiderio di vivere all’aria

aperta è in forte crescita e le cantine

Movimento Turismo del Vino sono pronte a

soddisfarlo offrendo esperienze all’insegna

del relax, del benessere e di un consumo

attento e consapevole del vino, già da anni

portato avanti grazie alla nostra

collaborazione con Wine in Moderation. Un

approccio che contraddistingue il

Movimento, sin dalla sua costituzione, e

sottolinea quanto il vino sia un’esperienza

da vivere, ricordare e raccontare”, aggiunge

la Presidente Gardini Cinelli Colombini.

Con l’organizzazione della rassegna

“Vigneti Aperti 2025”, l’associazione

Movimento Turismo del Vino promuove

un turismo sostenibile, valorizzando le

cantine con i relativi territori e, altresì,

incentivando il turismo camperistico, grazie

alla partnership con Agricamper Italia.

“Siamo estremamente lieti di collaborare

con il Movimento Turismo del Vino in questa

iniziativa che celebra la bellezza e l’unicità

dei paesaggi vitivinicoli italiani”, asserisce

Pauline Nava, fondatrice di Agricamper

Italia, e continua, “Questa partnership

rappresenta una meravigliosa opportunità

per i nostri camperisti, che arrivano da

diverse nazioni europee, di esplorare e

vivere da vicino la cultura del vino italiano,

integrando l’amore per la natura e il viaggio

sostenibile. Attraverso queste esperienze,

non solo valorizziamo il territorio ma

contribuiamo anche a promuovere un

turismo rispettoso e consapevole, lontano

dalle folle e incentrato su un’esperienza più

intima e autentica del territorio, rendendo

possibile la scoperta delle nostre bellezze

tutto l’anno. Questo approccio è in linea con

i valori di sostenibilità che entrambe le

nostre organizzazioni supportano con

fervore.”

Organizzatori: Movimento Turismo del Vino

Partner: Global Wine Tourism Organization,

RCR Cristalleria Italiana, Fine Wine Tourism

Marketplace, Italia.it, Italia a Tavola,

Agricamper, Wine in Moderation

(foto inviate dall’Ufficio stampa di Vigneti

Aperti)

Con l’entusiasmo di chi conosce a fondo la

propria terra e ne intravede il potenziale

ancora inespresso, nasce “Creanza –

Irpinia Green Experience”, un nuovo

consorzio che si presenterà ufficialmente al

Vinitaly 2025 con

due appuntamenti

di grande rilievo, in

programma il 7

aprile a Verona.

Non una semplice

rete, ma un vero e

proprio modello di

sviluppo territoriale

che punta a trasformare l’Irpinia in una

destinazione turistica riconosciuta a livello

nazionale e internazionale, con un’offerta

autentica, integrata e soprattutto

sostenibile.

Il primo evento è in programma alle 15.30,

presso lo spazio del Consorzio di Tutela

dei Vini d’Irpinia, e sarà l’occasione per

illustrare obiettivi, strategie e visione del

progetto. L’idea è quella di fare rete tra

operatori del turismo, aziende agricole e

vitivinicole, artigiani e istituzioni per

valorizzare le eccellenze locali – dai prodotti

tipici ai paesaggi, fino alle tradizioni e alla

cultura – e promuovere un’esperienza

immersiva che coinvolga il visitatore in tutte

le sue sfaccettature. A seguire, alle 20.00, il

ristorante veronese Santa Felicita ospiterà

la speciale cena “Degustazione d’Irpinia”,

un viaggio gastronomico tra i sapori del

territorio curato dallo chef Giovanni

Mariconda, che proporrà piatti pensati per

esaltare i grandi vini irpini e le materie prime

autoctone.

A raccontare la genesi del progetto è Nicola

Barbato, tra i promotori del consorzio, che

sottolinea come Creanza sia frutto

dell’esperienza diretta di chi vive e lavora

ogni giorno in Irpinia: “Abbiamo un

patrimonio unico, fatto di eccellenze

enogastronomiche, bellezze naturali e una

tradizione culturale autentica che merita di

essere conosciuta e valorizzata. Con

questo progetto vogliamo unire operatori

turistici, aziende, artigiani e istituzioni per

costruire insieme un’offerta integrata e

sostenibile, che consenta ai visitatori di

immergersi nello spirito del nostro

territorio, vivendo esperienze uniche e

indimenticabili”.

Nel consorzio è coinvolta anche

l’associazione Info Irpinia, rappresentata

da Francesco Celli, che ribadisce quanto

sia strategico fare rete per la crescita di

un’area spesso fuori dai circuiti turistici

tradizionali: “Raccontare le bellezze

dell’Irpinia, creare esperienze autentiche e

generare opportunità di sviluppo sostenibile

è ciò che ci guida ogni giorno. Entrare a far

parte di questo consorzio significa per noi

consolidare questa missione, mettendo a

disposizione esperienza, competenze e

passione. Credo fermamente nello spirito

innovativo della nostra gente, delle imprese

locali e di tutti coloro che lavorano per

rendere l’Irpinia un luogo sempre più

attrattivo e dinamico”.

Il progetto Creanza, oltre alla componente

territoriale e culturale, integra un’importante

dimensione tecnologica. È infatti in fase di

sviluppo una piattaforma digitale bilingue

(italiano/inglese) che racconterà il territorio

e permetterà di prenotare esperienze

turistiche – come degustazioni, visite in

cantina, escursioni, cooking class –

attraverso un gestionale di nuova

generazione supportato da intelligenza

artificiale, offrendo alle aziende visibilità e

strumenti di marketing mirati. L’iniziativa

prevede anche campagne social e digital

marketing, partnership con tour operator e

strutture ricettive, e la partecipazione a fiere

di settore, tutto con l’obiettivo di ampliare i

flussi turistici e rendere l’Irpinia sempre

più protagonista nel panorama

dell’accoglienza rurale ed esperienziale.

Una visione condivisa anche dal docente

universitario e divulgatore ambientale

Giovanni De Feo, che evidenzia il valore

strategico di un turismo esperienziale

fondato su sostenibilità e innovazione:

“Creanza rappresenta un modello di

sviluppo turistico virtuoso, che mette

insieme competenze diverse –

dall’enogastronomia alla cultura, dalla

ricerca scientifica al marketing territoriale –

per offrire esperienze autentiche e

rispettose dell’ambiente, portando benefici

tangibili all’economia locale e alla qualità

della vita della comunità irpina”.

La sfida che si apre con Creanza è tanto

ambiziosa quanto necessaria: trasformare

un territorio ricco ma frammentato in un

sistema coeso, dove l’identità locale diventa

il filo conduttore di un turismo consapevole,

etico, coinvolgente. Un progetto che,

partendo da Verona e dal palcoscenico

internazionale del Vinitaly, ha tutte le

carte in regola per scrivere un nuovo

capitolo nella storia dell’Irpinia.

Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025



GUSTI

Pastiera napoletana tradizionale: ricetta autentica e consigli di Annamaria Chirico

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Ingredienti tradizionali, curiosità storiche e segreti per un dolce perfetto, simbolo della Pasqua a Napoli

di Walter Ferrigno

La pastiera napoletana è molto più di un

semplice dolce pasquale: è un racconto,

una memoria viva, una tradizione che

attraversa i secoli e le generazioni. Nella più

autentica tradizione dolciaria napoletana,

questa torta di grano, ricotta e profumi

agrumati incarna l’anima di una terra

calorosa e ricca di storia. Come sottolinea

Annamaria Chirico, imprenditrice e

custode della tradizione campana con la

sua azienda di grano cotto, “la pastiera non

è solo un dolce, è un legame profondo con

le nostre radici”.

La leggenda popolare vuole che la pastiera

nasca secoli fa, come cibo resistente per i

pescatori napoletani che si allontanavano in

mare con l’arrivo della primavera. Le donne

preparavano per loro un pasto completo,

nutriente, a base di ricotta, grano cotto e

arancia. Così nacque la “pasta di ieri”, da

cui il termine “pastiera”.

Ancora oggi, il suo profumo invade le case

nel periodo pasquale, portando con sé

ricordi, riti e affetto. Per ottenere una

pastiera napoletana autentica, spiega

Chirico, servono ingredienti genuini e non

modificabili: “Il grano cotto artigianale è

l’anima del dolce. La ricotta deve essere di

pecora, i canditi non possono mancare e la

cannella è fondamentale per dare calore e

profondità”. Il segreto è nel bilanciamento,

in una sinfonia perfetta di consistenze e

aromi.

Ma la bontà di una pastiera non sta solo

negli ingredienti. Ci sono piccoli segreti che

possono fare la differenza. Annamaria

Chirico raccomanda innanzitutto il riposo:

“Non abbiate fretta di assaggiarla. Il riposo

permette ai sapori di fondersi in modo

armonico. E la cottura deve essere lenta,

mai aggressiva, per evitare che la frolla si

secchi e che il cuore della pastiera resti

crudo”. Attenzione anche alla pasta frolla:

deve essere sottile, fragrante e croccante.

Le strisce decorative, poi, non sono solo

estetica: le sette strisce (tre sotto e quattro

sopra) formano i rombi che richiamano la

planimetria dell’antica Napoli.

La pastiera non è solo tradizione: è anche

resilienza, memoria e innovazione nel

rispetto delle radici. È un dolce che

racconta una città, il suo popolo, e una

cultura che ha saputo tramandarsi con

orgoglio, senza mai snaturarsi.

Per chi desidera cimentarsi nella

preparazione, il consiglio è semplice:

scegliere con cura gli ingredienti, rispettare i tempi e affidarsi a chi, come Annamaria

Chirico, dedica passione e amore a questo dolce senza tempo.

www.annamariachirico.it

LA RICETTA

Per 12 porzioni (ø 28 cm) latta 420g

INGREDIENTI PER IL RIPIENO:

• 420 G DI GRANO COTTO CHIRICO

• 700 G DI RICOTTA ROMANA

• 5 UOVA INTERE

• 2 TUORLI D’UOVO

• 600 G DI ZUCCHERO

• 50 G DI ARANCIA CANDITA E/O CEDRO CANDITO

• 1 BUSTINA DI VANILLINA

• 1 FIALA (1G) D’ESSENZA DI FIOR D’ARANCIO

• 1 FIALETTA (1G) DI ESSENZA MILLEFIORI

• 1 BUSTINA DI VANILLINA DA 0.5G

• 2,5 G DI CANNELLA IN POLVERE

INGREDIENTI PER LA FROLLA:

• 500 G DI FARINA

• 200 G DI ZUCCHERO

• 200 G DI BURRO FREDDO

• 2 UOVA INTERE GRANDI

PREPARAZIONE:

• Versare il grano cotto Chirico in un recipiente e sgranarlo con le mani o con la

forchetta. Non lavare via l’amido gelificato (la patina bianca avvolgente) che è un

componente fondamentale della ricetta.

• Frullare 700 g di ricotta romana con 600 g. di zucchero

• Amalgamare 5 uova intere e 2 tuorli, 1 fialetta di essenza di fior d’arancio da 1 g, 1

fialetta di essenza di Millefiori da 1 g, 2.5 g di cannella in polvere, 1 bustina di

vanillina da 0.5 g.

• Unire i tre composti, quello con il grano, quello con la ricotta e quello con le uova,

aggiungendo 50 g di arancia e/o cedro candito e una grattugiata di buccia di limone.

Amalgamare bene il tutto.

• Stendere con il mattarello la pasta frolla preparata in precedenza mescolando

rapidamente 500 g di farina, 200 g di zucchero, 2 uova intere e 200 g di burro

freddo, lasciandone da parte circa 1/3 per 7 strisce.

• Foderare lo stampo, versare il ripieno e decorare con le 7 strisce di pasta frolla

• Infornare a 180° per circa 60 minuti. Fare raffreddare e mettere in frigo per almeno 3

ore.

Spolverizzare con zucchero a velo prima di servire

Gustare fredda

(le foto sono tratte dal sito www.annamariachirico.it)

Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025



GUSTI

La Pastiera della Nonna: tradizione e amore in ogni morso

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Passo dopo passo ingredienti e segreti per un dolce rito che ci richiama ai profumi dell’infanzia

di Alessandra De Chiara

Non è Pasqua se entrando in un palazzo qualsiasi di Napoli il giovedì santo non si sente il

profumo di millefiori e vaniglia tipico della pastiera. In ogni casa napoletana, la pastiera non

è solo un dolce. È un rito familiare, una storia che si ripete ogni anno tra sorrisi, mani

infarinate e profumi d’infanzia. Questa è la ricetta che la nonna ha tramandato alla nipote,

con precisione e passione, custodita come un segreto prezioso.

Ingredienti per una grande pastiera (2 teglie medie)

Per il ripieno

• 500 gr di grano cotto

• 500 gr di ricotta di pecora (ben scolata)

• 750 gr di zucchero (in totale – 150 crema, 150 pasta frolla, 150 rossi d’uovo, 300

per la ricotta)

• ½ litro di latte intero

• 100 gr di latte (per la cottura del grano)

• 1 cucchiaio di margarina o burro

• 1 pizzico di sale

• 1 spicchio di scorza di limone (intero, da togliere dopo la cottura)

• 2 bustine di vanillina

• Cannella in polvere (q.b.)

• Acqua di millefiori a volontà

• 10 uova (7 albumi montati a neve - 4 tuorli per la crema)

• 150 gr di zucchero (per la crema)

• 100 gr di farina (per la crema)

• ½ litro di latte caldo (per la crema)

Per la pasta frolla

• 400 gr di farina 00

• 150 gr di zucchero

• 150 gr di margarina o burro

• 1 uovo intere e 2 rossi

• 1 pizzico di sale

Preparazione passo per passo

1. Cottura del grano

In una casseruola unisci:

• 500 gr di grano cotto

• 100 gr di latte

• 1 cucchiaio di margarina

• 1 spicchio di scorza di limone

• Un pizzico di sale

Cuoci a fuoco dolce per 10 minuti, mescolando spesso finché il composto non diventa

cremoso. Togli la scorza di limone e lascia raffreddare.

2. La Pasta Frolla

In una ciotola:

• Lavora 500 gr di farina con 150 gr di zucchero e un pizzico di sale.

• Aggiungi 150 gr di margarina a pezzetti e lavora velocemente.

• Unisci le 3 uova e impasta fino a ottenere un panetto morbido e omogeneo.

• Avvolgi nella pellicola e lascia riposare in frigo per almeno 30 minuti.

3. La Crema di Latte

In un pentolino:

• Sbatti 4 tuorli (conservare gli albumi) con 150 gr di zucchero, aggiungi 100 gr di

farina, montare fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungere il latte e

portare a bollore. Lasciare raffreddare coperto dalla pellicola.

4. Composizione del Ripieno

• Setaccia la ricotta e mescolala con lo zucchero rimanente (regola la dolcezza a

piacere).

• Unisci la crema raffreddata e il grano cotto.

• Aggiungi le 2 bustine di vanillina, la cannella, l’acqua di millefiori.

• Separare i 3 tuorli dagli albumi che vanno uniti agli altri messi da parte in

precedenza.

• I tuorli vanno mescolati con lo zucchero rimanente (circa 100/250 gr) fino ad

ottenere un composto spumoso, che va aggiunto a tutta la preparazione di ricotta,

grano e aromi.

• Montare a neve ferma gli albumi e aggiungerli al composto, mescolando dal basso

verso l’alto.

5. Assemblaggio

• Stendi la frolla e foderaci le teglie (imburrate e infarinate).

• Versa il ripieno fino a 1 cm dal bordo.

• Con la frolla avanzata, crea le classiche strisce diagonali (a rombi) e disponile

sulla superficie.

Cottura perfetta

• Forno statico a 150-160°C (preriscaldato)

• Durata: almeno 1 ora e 45 minuti – fino a 2 ore

• Consiglio della nonna: dopo 1h e 30 min, fai la prova stecchino: se esce asciutto,

è cotta. Se è ancora umida, lascia cuocere ancora 15-20 minuti.

Lascia raffreddare completamente nel forno spento con lo sportello socchiuso. Il giorno

dopo sarà ancora più buona.

Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025



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Gay-Odin, una ‘dolce’ Sirena Parthenope per i 2500 anni di Napoli

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La Fabbrica di Cioccolato celebra la città con un uovo gigante da 350 chili

Un capolavoro di arte dolciaria per rendere

omaggio a una città millenaria. In occasione

dei 2500 anni dalla fondazione di Napoli, la

storica Fabbrica di Cioccolato Gay-Odin

ha realizzato un imponente uovo di Pasqua

da 350 chili, trasformando la tradizione in

un'opera d’arte dedicata al cuore e alla

storia della città. Nell’ambito del progetto

"Napoli Millenaria", il grande programma

di eventi culturali organizzati dal Comune

con i capelli mossi dal vento e il Vesuvio

sullo sfondo, illuminato da un tramonto

carico di presagi. Sul retro dell’uovo

spiccano i volti di alcune icone napoletane

che hanno segnato l’immaginario collettivo:

Eduardo De Filippo, Pino Daniele,

Antonio De Curtis (Totò) e Diego

Armando Maradona. A contorno, i simboli

più amati della città: la pizza, il corno

portafortuna, la mitra di San Gennaro.

“Dedicare l’uovo gigante a Napoli è un atto

di amore e

riconoscenza

nei confronti di

stampi di dimensioni record,

un’operazione che dura circa dieci giorni.

Una volta solidificato, il cioccolato viene

saldato e temperato per assemblare la

di Napoli per celebrare Neapolis, l’azienda

ha scelto di raccontare il legame profondo

con il territorio attraverso la propria

creazione più simbolica.

Al centro dell’uovo gigante, alto due metri e

con spessore di circa dieci centimetri,

campeggia la figura della Sirena

Parthenope, disegnata a mano dal maestro

decoratore Fabio Ceraso. Il mito della

fondazione della città si intreccia così con

l’arte del cioccolato: la leggenda narra che

Parthenope, disperata per non aver sedotto

Ulisse con il suo canto, si lasciò morire e il

suo corpo si arenò sull’isolotto di Megaride,

dove oggi sorge Castel dell’Ovo. Il disegno

rappresenta la sirena in tutta la sua

bellezza, immersa tra onde spumeggianti,

una città che è stata il punto

di partenza per

un’avventura straordinaria”,

afferma Sveva Maglietta,

membro del Consiglio di

Amministrazione di Gay-

Odin. “È qui che, sul finire

dell’Ottocento, Isidoro

Odin e Onorina Gay

decisero di aprire la loro

Fabbrica di Cioccolato in

Vico Vetriera, a Chiaia. E

ancora oggi, nel solco di

quella tradizione, la nostra

famiglia continua a portare

avanti l’arte artigiana del

cioccolato. Celebrare Napoli

nell’anno del suo

anniversario ci sembrava un

atto dovuto, ma anche

fortemente voluto. È un

‘grazie’ simbolico a tutti i

napoletani per l’enorme

affetto che ci dimostrano

ogni giorno”.

La realizzazione dell’uovo

ha richiesto settimane di

lavoro minuzioso. Si parte

con la creazione dei due

gusci attraverso

spennellature manuali di

scultura. Segue la fase più artistica, la

decorazione, interamente realizzata a mano

con glassa di zucchero e coloranti

naturali, frutto di giorni di prove,

aggiustamenti e rifiniture.

Quella dell’uovo gigante è una tradizione

che Gay-Odin porta avanti ogni anno,

dedicandola a momenti e personaggi

significativi per la città di Napoli. Nel 2024

era stato celebrato l’ottocentenario

dell’Università Federico II, nel 2023 i

settant’anni di Massimo Troisi e il terzo

scudetto del Napoli, nel 2022 l’omaggio

era andato a Procida, Capitale della

Cultura Italiana, e nel 2021 al Sommo

Poeta Dante Alighieri. Ancora prima,

l’uovo aveva ricordato i 150 anni dell’Unità

d’Italia, le Universiadi, il Trofeo

dell’America’s Cup, il bicentenario della

nascita di Giuseppe Verdi e il premio

Oscar a Paolo Sorrentino.

Sull’opera di quest’anno campeggia la

scritta “2500 anni di storia leggendaria”,

accompagnata dal logo ufficiale dell’evento

promosso dal Comune di Napoli e dal

marchio Gay-Odin, riprodotto nei suoi

colori storici: oro e blu di Prussia. Un

sigillo di qualità che racconta non solo una

tradizione dolciaria, ma un pezzo di

identità cittadina, un racconto di bellezza,

passione e memoria scolpito nel cioccolato.

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Pasqua 2025: De Vivo, l’eccellenza della pasticceria campana tra innovazione e tradizione

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Dallo storico laboratorio di Pompei colombe e uova artigianali che esaltano i sapori della Campania, con proposte dolci e salate firmate dai Maestri dei lievitati

La Pasqua 2025 si tinge dei colori e profumi

della Campania grazie alle creazioni della

pasticceria De Vivo, autentico punto di

riferimento per l’alta pasticceria artigianale

italiana. Con un’eredità di maestria

tramandata da generazioni, De Vivo

coniuga l’arte dolciaria della tradizione

partenopea con un’instancabile spinta

all’innovazione. Il risultato è una proposta

pasquale straordinaria, capace di

raccontare il territorio e sorprendere il

palato, senza mai rinunciare alla qualità.

L’ingrediente segreto del successo di De

Vivo è la lievitazione naturale: lenta,

meticolosa, rispettosa dei tempi e degli

ingredienti, che dona ai lievitati una struttura

perfetta e un bouquet aromatico raffinato.

Le colombe pasquali diventano così vere e

proprie opere d’arte gastronomiche,

realizzate con materie prime selezionate e

un savoir-faire che solo una grande maison

della pasticceria può vantare.

Tra le novità più apprezzate troviamo la

Colomba Ricotta e Pera, ispirata al dolce

tipico della pasticceria napoletana, e la

Colomba Sfogliatella Santarosa, con

crema alla ricotta e canditi, impreziosita da

una copertura croccante. Per chi cerca un

tocco più classico ma ricercato, la Colomba

Pastiera di Grano racchiude tutti i profumi

della tradizione, mentre la Colomba Delizia

al Limone racconta la freschezza della

Costiera Amalfitana con crema al limone e

cioccolato bianco. Non mancano le

proposte inclusive, come la Colomba

Pellecchiella & Cioccolato, senza lattosio,

con albicocche del Vesuvio e gocce di

cioccolato fondente.

Per gli amanti dei gusti più decisi, De Vivo

propone la Colomba ai Frutti di Bosco, la

Chococaramel con caramello salato, la

Pistacchio con crema e granella di Bronte,

e la Chocorhum, intrigante mix di

cioccolato fondente e rum. Ma la vera

innovazione si rivela nelle varianti salate,

come la Colomba Pesto e Pomodoro, la

rustica Nzogna e Pepe e l’originale

Colomba Carciofo Campano, che

valorizza uno dei prodotti più identitari del

territorio.

A completare l’offerta, le uova pasquali

firmate De Vivo non sono semplici

cioccolatini, ma capolavori di gusto e

creatività. L’Uovo Lievitato è una delle

proposte più innovative: unisce la

morbidezza degli impasti lievitati alla

golosità del cioccolato, in due varianti

irresistibili – Uovo al Cacao e Uovo al

Pistacchio, entrambi con cuore cremoso e

profumi avvolgenti. E per gli amanti delle

reinterpretazioni della tradizione, ecco la

Campana Caprese, lievitato al cacao con

pasta di mandorla e infuso aromatico alla

mandorla, ispirato al celebre dolce di Capri.

De Vivo non è solo sinonimo di gusto, ma

anche di identità, territorio e ricerca

continua. Per la Pasqua 2025, l’arte

pasticciera campana trova il suo culmine in

un equilibrio perfetto tra storia e

innovazione, offrendo esperienze sensoriali

uniche che raccontano una regione e una

passione che dura da generazioni.

www.devivopasticceria.it

info@devivopasticceria.it

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Anna Belmattino: l’arte dei grandi lievitati tra tradizione, passione e innovazione

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Due colombe da collezione per la Pasqua 2025: la Classica e l’Albicocca del Vesuvio, simboli di rinascita e raffinatezza

Dietro ogni grande lievitato c’è una storia

fatta di dedizione, ricerca e amore per

l’eccellenza.

Quella di Anna Belmattino, maître

pâtissière campana, è un viaggio che parte

dall’infanzia e giunge fino alla creazione di

un brand di nicchia che oggi è sinonimo di

qualità e prestigio nel mondo dell’alta

pasticceria.

Fin da bambina, Anna osservava rapita le

mani sapienti della nonna, incantata da quei

gesti lenti e amorevoli che trasformavano

pochi ingredienti in piccoli capolavori. La

scintilla era già accesa. Anni dopo, quella

passione si trasforma in scelta di vita:

frequenta la scuola alberghiera e si

immerge completamente nel mondo della

Un dolce evocativo, profumato e leggero,

che racchiude in sé tutta la maestria e la

sensibilità dell’artigiana.

Colomba all’Albicocca del Vesuvio

Una proposta unica, che unisce il territorio

all’arte pasticciera.

Questa colomba si distingue per la

presenza delle albicocche del Vesuvio

candite, protagoniste assolute che

sprigionano profumi intensi e naturali.

L’impasto, soffice e alto, è arricchito da

burro, vaniglia e uova freschissime a

pasta gialla, che gli conferiscono un colore

dorato inconfondibile.

Un dolce raffinato ed elegante, capace di

sorprendere e conquistare anche i palati più

esigenti.

Anna Belmattino – Lievitati d’autore

www.annabelmattino.com

info@annabelmattino.com

gastronomia.

Il vero punto di svolta arriva con lo stage

alla Boscolo Etoile Academy, dove Anna

incontra per la prima volta il lievito madre.

È un colpo di fulmine. Da quel momento,

nulla sarà più come prima. Il lievito diventa

per lei un essere vivente, un compagno

silenzioso che richiede dedizione quotidiana

e restituisce poesia.

Dopo la scuola e lo stage, Anna torna in

Campania e lavora in importanti ristoranti

stellati della Costiera, affinando la tecnica e

alimentando la sua vocazione. In quegli

anni incontra Alfonso Pepe, riferimento

assoluto nel mondo della pasticceria

lievitata, figura che lascia un’impronta

profonda nel suo percorso umano e

professionale.

L’esperienza prosegue a Parigi, dove

lavora sia in rinomate maison che in piccole

boulangerie, immergendosi nella cultura

francese dei lievitati. È qui che la passione

si fa missione.

Tornata in Italia, Anna si dedica allo studio

dei lieviti madre storici, sperimenta, innova

e custodisce un sapere antico con lo

sguardo rivolto al futuro. Da questo

cammino nasce il progetto condiviso con la

famiglia Zampino, che dà vita a Forno

Gentile, laboratorio artigianale di grande

qualità.

Dopo anni di successi, premi e

riconoscimenti – tra cui le Guide del

Gambero Rosso – nel 2022 Anna registra

il suo marchio “Anna Belmattino”,

avviando una produzione esclusiva di

lievitati d’autore, dedicata a una clientela

raffinata ed esigente.

Le colombe 2025: due opere d’arte da

gustare

Colomba Classica

Un capolavoro di equilibrio e delicatezza.

La Colomba Classica firmata Anna

Belmattino è una celebrazione della

rinascita pasquale. L’impasto, lievitato

naturalmente con lievito madre, è

impreziosito da scorze di arancia e limone

mediterranei. La glassa croccante alle

mandorle e nocciole, sormontata da

granella di zucchero, regala un contrasto

perfetto con la sofficità della mollica,

caratterizzata da ampi alveoli, frutto di una

lenta e attenta fermentazione.

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Colombe artigianali Pasqua 2025: Anima Dolce presenta la novità alla Melannurca Campana IGP

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Arte Pasticcera lancia nove colombe artigianali, tra cui la novità alla Melannurca Campana IGP con crumble alla cannella. Una celebrazione del Vesuvio

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di Walter Ferrigno

Tra i profumi della primavera e l’attesa della

Pasqua, ad Ottaviano, alle falde del

Vesuvio, si rinnova una dolce tradizione

grazie alla passione di Francesco e

Gianluigi Franzese, pastry chef di Anima

Dolce – Arte Pasticcera. Il laboratorio,

rinomato per la qualità dei suoi grandi

lievitati, presenta per il 2025 una linea

esclusiva di colombe artigianali, frutto di

sapienza, sperimentazione e radici ben

piantate nel territorio campano.

Cuore dell’offerta pasquale di quest’anno è

la Colomba alla Melannurca Campana

IGP, una creazione unica che omaggia uno

dei prodotti simbolo della regione. L’impasto

soffice, realizzato con lievito madre gestito

con cura maniacale in tempi e temperature

controllate, è arricchito da melannurca semi

candita, crema pasticcera e uno speciale

crumble alla cannella che dona alla

glassatura un profilo aromatico raro e

prezioso.

La colomba alla melannurca è il fiore

all’occhiello tra le nove varianti da 1 kg

proposte da Anima Dolce per la Pasqua

2025, affiancata dai gusti Classico

Mandorlato, Albicocca Pellecchiella del

Vesuvio, Pistacchio, Tre Cioccolati,

Panettone, Caffè Espresso, Limone e Frutti

di Bosco. Una collezione pensata per

rispondere ai gusti più diversi, ma con un

unico comune denominatore: la qualità

eccellente degli ingredienti e la leggerezza

dell’impasto, garantita da anni di ricerca sui

processi di lievitazione.

“Dopo il grande successo al Sigep,

abbiamo voluto rendere omaggio alla nostra

terra attraverso un prodotto che ne

esprimesse appieno l’identità. Così è nata

la colomba alla Melannurca Campana IGP”,

afferma Federico Prisco, fondatore di

Anima Dolce. “La nostra idea di alta

pasticceria è legata al rispetto della

tradizione, ma anche alla capacità di

innovare con gusto e sensibilità. Le nostre

colombe sono dolci senza tempo, che

evocano i ricordi di famiglia, con la

ricercatezza e l’equilibrio di sapori propri

dell’alta artigianalità italiana.”

Nel laboratorio Anima Dolce, la

celebrazione della Pasqua si fa arte: ogni

colomba è una storia di equilibrio tra burro,

vaniglia e farciture, in una sinfonia che

coinvolge tutti i sensi. “Nel nostro lavoro –

spiegano Francesco e Gianluigi Franzese

– la leggerezza è fondamentale. Le nostre

colombe sono altamente digeribili, grazie

all’attenzione alla selezione delle materie

prime, alla ricerca continua sugli impasti e

a una lievitazione naturale che dura più di

36 ore. È questa la nostra idea di qualità,

che nasce da un amore autentico per la

pasticceria.”

Per chi desidera vivere un’autentica

esperienza di gusto durante la Pasqua

2025, le colombe artigianali di Anima Dolce

rappresentano una scelta d’eccellenza, in

cui innovazione e memoria si intrecciano in

modo armonico.

www.animadolce.it

Le colombe artigianali di Anima Dolce sono

disponibili su prenotazione e acquistabili

online o direttamente presso il laboratorio

ad Ottaviano (NA). Per info e ordini:

info@animadolce.it

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Pasqua 2025 da S.Qui.Sito: la tradizione campana incontra l’alta gastronomia in formato take-away

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A Sant’Anastasia la boutique del gusto del Gruppo Ciro Amodio lancia due sorprendenti novità: la Colomba di Pasta e la Colomba di Carne

Per la Pasqua 2025, S.Qui.Sito, la boutique

gastronomica di Sant’Anastasia nata nel

2013 alle porte di Napoli, propone un

viaggio nei sapori autentici della Campania,

con un tocco creativo che ne rinnova la

tradizione. Fiore all’occhiello del Gruppo

Ciro Amodio, storico marchio specializzato

nella produzione di latticini dal 1825, lo

spazio di 300 metri quadrati coniuga

artigianalità, materia prima selezionata e

attenzione per i dettagli. E lo fa, anche

quest’anno, con una proposta pasquale che

unisce gusto, comodità e qualità, pensata

per chi vuole portare in tavola i piatti tipici

delle feste senza rinunciare al piacere di

stare insieme, ma senza lo stress della

cucina. Tutto è prenotabile e disponibile in

formato take-away, con la possibilità di

ritiro in negozio o consegna a domicilio.

Accanto ai grandi classici della tavola

campana come il casatiello napoletano,

l’agnello di Laticauda al forno con

contorno di patate e piselli, la pizza di

scarole, la pizza chiena in più versioni e

l’immancabile pastiera napoletana, S.Qui.

Sito sorprende quest’anno con due novità

assolute: la Colomba di Pasta e la

Colomba di Carne. La prima è un originale

timballo cotto nello stampo a forma di

colomba, disponibile nella variante classica

al forno, alla nerano o personalizzabile con

salumi, formaggi e verdure a scelta. Un

piatto scenografico e gustoso, perfetto per

essere portato in tavola nei giorni di festa.

La seconda novità è invece un vero e

proprio polpettone gourmet: la Colomba di

Carne è realizzata con un mix di carni

selezionate italiane ed estere, tra cui vitello,

pollo e manzo, arricchita da un ripieno di

prosciutto cotto e provola, e ricoperta da

una panatura croccante con granella di

pistacchi, mandorle e un profumo

agrumato di zeste d’arancia.

Non mancano, naturalmente, i protagonisti

della tradizione. Il Casatiello, realizzato con

farine macinate a pietra e lievito

madre, racchiude il meglio della

salumeria campana: sugna, pepe

nero e un saporito mix di salumi e

formaggi. La Pizza Chiena è

proposta in tre varianti: con

ricotta, uova e salumi per i puristi

del gusto classico; con salsiccia

e friarielli per chi ama i sapori più

decisi; e in versione vegetariana

con scarole. Tutte le preparazioni

sono pensate per essere ordinate,

portate via e servite

comodamente a casa, per pranzi

in famiglia o picnic di Pasquetta.

Proprio per la Pasquetta, il banco

salumeria diventa protagonista

con una selezione straordinaria

per comporre la classica fellata

pasquale: pancette pregiate,

prosciutti crudi di lunga

stagionatura, salumi dell’Opificio

Verona, mortadelle IGP,

capocolli artigianali e una scelta

ricercata di formaggi d’autore,

come le mozzarelle di latte di

bufala Ciro Amodio e le ricotte fresche

arricchite con frutta secca. Il banco

macelleria propone invece l’agnello di

Laticauda, razza autoctona apprezzata per

la tenerezza e il sapore delicato, già pronto

o da cuocere, affiancato da tagli pregiati

come Aberdeen Angus, Kobe Wagyu e il

celebre Pollo di Bresse, considerato tra le

migliori carni bianche al mondo.

Per concludere in dolcezza, i maestri

pasticcieri di S.Qui.Sito sfornano ogni

giorno la vera pastiera napoletana,

preparata con ricotta freschissima Ciro

Amodio, grano cotto, cedro e acqua

millefiori, racchiusa in una fragrante pasta

frolla lavorata a mano. A questa si affianca

una linea di colombe artigianali dai gusti

raffinati, come quella all’amarena o la

classica mandorlata, perfette da regalare o

da condividere in famiglia. E per i più piccoli

– ma non solo – spazio alle golose uova di

cioccolato, al latte o fondente, decorate

con granella di nocciole o frutta secca.

S.Qui.Sito è molto più di un negozio: è un

vero e proprio tempio del gusto, suddiviso in

sette reparti, dove ogni dettaglio è curato

per offrire un’esperienza multisensoriale.

Accanto alla macelleria e alla salumeria,

troviamo la drogheria, con mieli

aromatizzati, mostarde, oli extravergine

d’oliva di piccoli produttori, paste

artigianali trafilate al bronzo, e una

sezione gluten free pensata per le

esigenze di tutti. Il percorso si chiude con

l’enoteca a vista, che vanta oltre 500

etichette tra vini italiani, champagne e

bollicine selezionate.

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Pasqua 2025: l’artigianalità di Marco Infante

tra gusto, innovazione e tradizione

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Colombe e uova di cioccolato: eccellenze per le Festività all’insegna

della creatività, tra lievitazioni naturali e ingredienti selezionati

Con l’arrivo della Pasqua 2025, riscoprire il

valore dell’artigianalità diventa un gesto

autentico grazie alle creazioni di Marco

Infante, maestro pasticciere partenopeo

che unisce tradizione e innovazione in ogni

sua proposta. La collezione pasquale di

quest’anno rappresenta un viaggio nei

sensi, attraverso prodotti che nascono da

un sapere antico ma si rinnovano

costantemente per offrire emozioni sempre

nuove.

Le Colombe Artigianali di Marco Infante

sono vere e proprie opere d’arte della

lievitazione: 36 ore di paziente attesa per

ottenere un impasto incredibilmente soffice,

profumato, capace di fondersi al palato

lasciando un ricordo persistente. Il segreto?

Una lavorazione meticolosa, ingredienti di

altissima qualità e l’utilizzo esclusivo di

lievito madre naturale. Le varianti disponibili

per il 2025 sono studiate per soddisfare

ogni desiderio, tra gusti classici e inediti

abbinamenti gourmet. Tra le novità assolute

spiccano la “Dubai Chocolate”, una

colomba sontuosa con cubettoni di

cioccolato al pistacchio, crema Dubai,

copertura al cioccolato al latte e croccante

pasta kataifi, e la “Primmavera”, fresca e

fruttata, con pesca, lamponi e cioccolato al

pistacchio, ricoperta con cioccolato al

mango, noci di macadamia e crispy di frutti

rossi. Ogni variante è pensata come una

celebrazione del gusto e dell’eleganza, per

rendere la tavola di Pasqua ancora più

speciale.

Non da meno, le Uova Artigianali Infante si

distinguono per l’accuratezza della

lavorazione e la ricercatezza del cioccolato.

Dal fondente intenso al pistacchio, ogni

uovo è una scoperta, impreziosito da

decorazioni di granella selezionata che

esaltano la texture e donano un tocco

croccante inaspettato. Queste uova sono

vere esperienze da condividere, perfette

anche come regalo prezioso grazie al

design elegante e moderno del packaging.

La collezione pasquale 2025 di Marco

Infante conferma ancora una volta la

capacità del brand di coniugare eccellenza

artigianale e visione contemporanea,

offrendo prodotti esclusivi che raccontano

passione, studio e cultura del buon gusto.

Un invito a vivere la festa non solo con il

cuore, ma anche con il palato, lasciandosi

trasportare dalla magia della tradizione e

dal fascino della sperimentazione.

Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025



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Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025

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