Sud e Nord n.4 Aprile 2025
La rivista "Sud e Nord" - Aprile 2025 è il punto di riferimento per chi vuole scoprire le eccellenze, le sfide e le prospettive del Mezzogiorno d’Italia. Attraverso approfondimenti su economia, innovazione, cultura e tradizioni, la rivista racconta un Sud dinamico e in trasformazione, con un focus speciale sulla Campania. Dalle startup tecnologiche ai festival culturali, dai sapori autentici ai grandi eventi, "Sud e Nord" esplora il territorio con uno sguardo attento al cambiamento e alle opportunità. In questo numero, speciale sul COMICON Napoli 2025, sull'innovazione nei Campi Flegrei e sul rilancio delle PMI del Sud con nuovi finanziamenti. Spazio alla cultura con omaggi a grandi artisti come Eduardo De Filippo e Pino Daniele, e focus sui gusti tradizionali come la pastiera napoletana. Non mancano reportage esclusivi su Procida 2025 e sul futuro del turismo campano. #SudENord, #MezzogiornoItalia, #Campania, #InnovazioneSud, #EconomiaMeridionale, #CulturaCampana, #COMICON2025, #Vinitaly2025, #StartupSud, #TradizioniCampane, #NapoliEventi, #Procida2025, #PinoDaniele, #EduardoDeFilippo, #PastieraNapoletana, #PMISud
La rivista "Sud e Nord" - Aprile 2025 è il punto di riferimento per chi vuole scoprire le eccellenze, le sfide e le prospettive del Mezzogiorno d’Italia. Attraverso approfondimenti su economia, innovazione, cultura e tradizioni, la rivista racconta un Sud dinamico e in trasformazione, con un focus speciale sulla Campania. Dalle startup tecnologiche ai festival culturali, dai sapori autentici ai grandi eventi, "Sud e Nord" esplora il territorio con uno sguardo attento al cambiamento e alle opportunità.
In questo numero, speciale sul COMICON Napoli 2025, sull'innovazione nei Campi Flegrei e sul rilancio delle PMI del Sud con nuovi finanziamenti. Spazio alla cultura con omaggi a grandi artisti come Eduardo De Filippo e Pino Daniele, e focus sui gusti tradizionali come la pastiera napoletana. Non mancano reportage esclusivi su Procida 2025 e sul futuro del turismo campano.
#SudENord, #MezzogiornoItalia, #Campania, #InnovazioneSud, #EconomiaMeridionale, #CulturaCampana, #COMICON2025, #Vinitaly2025, #StartupSud, #TradizioniCampane, #NapoliEventi, #Procida2025, #PinoDaniele, #EduardoDeFilippo, #PastieraNapoletana, #PMISud
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Sudenord.it - Anno 2 n. 4 Aprile 2025
1
Il mezzogiorno ed i suoi protagonisti
Soryu Geggy
Riflettori su
La cosplayer tra Napoli e Tokio
COMICON: in Mostra la cultura pop
Primo piano
Caserta protagonista dello sviluppo
Sud: 40 miliardi alle PMI
Innovazione
Campi Flegrei, come prevedere i terremoti
Inside Campania
Alla scoperta di Procida
Cultura e spettacoli
Eduardo, Nino Taranto, Carosone,
Pino Daniele, Jennà Romano, Hengeller
Gusti
Vinitaly e le ricette della pastiera
EDITORIALE
SOMMARIO
Sudenord.it - Anno 2 n. 3 Marzo 2025
2 3
Il Sud, la Campania e la sfida del riscatto
Care lettrici e cari lettori,
Il Sud, e la Campania in particolare, possono essere
davvero la locomotiva d’Italia? Il divario con il Nord si sta
riducendo? E soprattutto: possiamo essere, oggi, l’anello
di congiunzione tra l’Europa e il Mediterraneo?
Da un lato, alcuni segnali sembrano convalidare questa
ipotesi: i dati sull’export, la presenza crescente di centri di
competenza ad alta tecnologia, di startup innovative, di
università che fanno rete con l’impresa. Dall’altro, i ritardi
infrastrutturali, nonostante le buone performance di porti e
aeroporti del Mezzogiorno, sembrano smentirla. La verità, forse, sta nel mezzo.
E pesa – eccome – lo scenario internazionale.
I dazi imposti dagli Stati Uniti, oggi moneta di scambio nei rapporti con l’Europa,
la tensione costante tra Russia e USA, la guerra in Ucraina che appare ancora
lontana da una possibile risoluzione: tutto questo ridisegna equilibri globali
instabili. In questo scacchiere complesso, il Mezzogiorno si ritrova al centro, al
crocevia fra Nord e Sud del mondo, tra Oriente e Occidente. Una posizione che
è al tempo stesso opportunità e responsabilità.
Eppure, ci sono segnali concreti di vitalità. In Campania, il turismo continua a
crescere, ma ha bisogno di una politica chiara di sostegno ai servizi: trasporti
efficienti, accoglienza, decoro urbano. Non possiamo permetterci che
l’improvvisazione o il degrado ne frenino lo slancio.
Altrettanto cruciale è il sostegno alla rete di piccole e medie imprese, in
particolare nel commercio e nell’artigianato. Molte realtà, pur tra mille difficoltà,
resistono alla transizione digitale, che spesso sembra calata dall’alto e non
calibrata sulle reali esigenze. Ma la sfida non è tornare indietro: la sfida è
guardare avanti con creatività, con quella capacità tutta nostra di trasformare
tradizione in innovazione.
Forse è proprio qui che dobbiamo fare uno scatto. Uno scatto che non è quel
tratto – talvolta romantico, talvolta comodo – della "napoletanitudine", che ci fa
attendere alla finestra che le cose passino da sole. Ma piuttosto uno scatto
d’orgoglio, di identità, di consapevolezza. Perché il protagonismo non ci è
negato, ci è solo rimandato. E dipende da noi.
Questa è la strada.
Quella lungo la quale vi vogliamo accompagnare.
Francesco Bellofatto
Direttore Responsabile: Francesco Bellofatto
Grafica e web: Giovanni Barchetta
Articoli e rubriche di Elisangela Annunziato, Annamaria Autiero, Alessandra
De Chiara, Giovanna d’Elia, Walter Ferrigno, Myriam Lattanzio, Fabrizio
Matarazzo, Diego Nuzzo, Manuela Ragucci, Antonio Quaranta, Giuliana
Sepe, Alberto Vito
Reg. Tribunale Na 4997/24 del 25/3/2024
www.sudenord.it - info@sudenord.it
INES CASA EDITRICE
www.ineseditrice.com - inessrlcsaeditrice@gmail.com
EDITORIALE
Il Sud, la Campania e la sfida del riscatto (2)
SOTTO I RIFLETTORI
Soryu Geggy, tra Napoli e Tokyo: la cosplayer che canta l’anima degli
anime (4)
L’evento più colorato dell’anno invade Napoli: arriva il COMICON!
(6)
PRIMO PIANO
Caserta protagonista dello sviluppo nazionale: da Confindustria un appello
a semplificazione, energia e competitività (10)
Mezzogiorno 2024: 40 miliardi alle PMI, ma servono politiche strutturali
(12)
DOSSIER
A Napoli il punto sulla transizione digitale del Sud (14)
ECONOMIA
Nuovi assetti all’Unione Industriali Napoli: tra conferme e volti nuovi, le
Sezioni si preparano alle sfide del futuro (16)
DeAMS sigla accordo con Bombardier e apre nuova sede a Montreal (20)
SMS Engineering per la terza volta tra le aziende italiane più affidabili:
premiato il rapporto virtuoso con le banche (22)
L’evoluzione del volo tra arte e industria: a Palazzo Aeronautica la mostra
dedicata a Tullio Crali (24)
Aeroporto di Grazzanise, snodo strategico per il rilancio del turismo e della
logistica nel Mezzogiorno (25)
Nasce We Chiaia: il brand di comunità che rilancia uno dei luoghi più
iconici di Napoli (26)
Moda e Mediterraneo: a Napoli il futuro del Made in Campania si scrive tra
innovazione, formazione e internazionalizzazione (28)
INNOVAZIONE
Stefania De Pascale, la scienziata che coltiva il futuro (30)
Innovazione e territorio: l’esperienza dell’Hub di San Giovanni e il ruolo del
Distretto STRESS (32)
Monitoraggio termico dei Campi Flegrei dallo spazio: il nuovo algoritmo
dell’INGV per prevedere i terremoti (34)
Tiziana Vanorio e lo studio rivoluzionario sul bradisismo: Prosciugare i
pozzi di San Vito per ridurre la pressione geotermica (36)
SALUTE E BENESSERE
Dalla Dieta Mediterranea alla Dieta Planetaria: a Bruxelles il modello
italiano (38)
IL FATTORE UMANO
Le Organizzazioni tra ‘il Vuoto e il Fuoco’ (40)
LEGALITÀ
Piersanti Mattarella, la rivoluzione gentile come dialogo e incontro tra
mondo politico e accademico (42)
PSICOLOGIA E SOCIETA'
Cosa ci raccontano le ultime vicende di Sgarbi e Lippi (44)
CHIESA
Carlo Acutis, un ragazzo del nostro tempo (46)
Il Giubileo: significato, storia e opportunità di fede (48)
INSIDE CAMPANIA
Procida 2025: un anno tra cultura, radici e meraviglia (50)
Dall’uovo alle mele: a Ercolano un viaggio nel tempo tra cibo, cultura e
bellezza (54)
Agrumi in Festa incanta Capodimonte tra profumi, arte e tradizione
(58)
CULTURA E SPETTACOLI
Napoli celebra i suoi 2500 anni al Teatro di San Carlo con Napoli
Milionaria di Eduardo De Filippo (60)
La rivoluzione di Capodimonte conquista Hong Kong (62)
Chiara, un’artista napoletana in Francia (64)
Forcella celebra Nino Taranto: al Trianon Viviani ricordi e musica per
il “commendatore” della risata (66)
Una ‘storia’ con Nino Taranto (68)
Ascanio Celestini: l’incantastorie degli ultimi (70)
Pino, Pino, Pino. Fortissimamente Pino (72)
Carosone, il traghettatore dimenticato della musica napoletana (74)
…e se il mondo somigliasse a Jennà Romano…(76)
Lorenzo Hengeller: lo chansonnier jazz che racconta la vita tra ironia,
swing e filosofia (78)
Anomalia: quando la scuola cambia il quartiere e diventa racconto
(80)
GUSTI
Campania protagonista al Vinitaly 2025: Irpinia e Sannio svelano
l’anima autentica del vino del Sud (84)
Vigneti Aperti 2025: enoturismo, trekking e degustazioni nelle migliori
cantine italiane (86)
Creanza – Irpinia Green Experience debutta al Vinitaly 2025 (87)
Pastiera napoletana tradizionale: ricetta autentica e consigli di
Annamaria Chirico (88)
La Pastiera della Nonna: tradizione e amore in ogni morso (90)
Gay-Odin, una ‘dolce’ Sirena Parthenope per i 2500 anni di Napoli
(92)
Pasqua 2025: De Vivo, l’eccellenza della pasticceria campana tra
innovazione e tradizione (94)
Anna Belmattino: l’arte dei grandi lievitati tra tradizione, passione e
innovazione (96)
Colombe artigianali Pasqua 2025: Anima Dolce presenta la novità
alla Melannurca Campana IGP (98)
Pasqua 2025 da S.Qui.Sito: la tradizione campana incontra l’alta
gastronomia in formato take-away (100)
Pasqua 2025: l’artigianalità di Marco Infante tra gusto, innovazione e
tradizione (102)
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
SOTTO I RIFLETTORI
Soryu Geggy, tra Napoli e Tokyo: la cosplayer che canta l’anima degli anime (e del Vesuvio)
4 5
Dai social ai palchi internazionali, passando per la musica: la storia di Eugenia Bellomia, icona pop che unisce il Giappone alla cultura napoletana
di Francesco Bellofatto
Napoli e Tokyo? Non sono poi così lontane.
Soprattutto se a fare da ponte è una
giovane donna che ha saputo parlare la
lingua del futuro, fatta di anime, musica e
social media. Si chiama Eugenia Bellomia,
ma per il mondo è Soryu Geggy, una delle
cosplayer più amate e seguite d’Italia,
capace di trasformare la passione per
manga e videogiochi in un vero e proprio
brand personale. Con il suo stile unico,
l’energia contagiosa e una creatività fuori
dal comune, Soryu è oggi un punto di
riferimento per migliaia di giovani in tutto il
mondo.
Nata e cresciuta a Napoli, laureata in
Scienze della Comunicazione a indirizzo
aziendale, ha saputo sin da subito unire
l’approccio professionale allo spirito giocoso
del cosplay. Non è solo una performer, ma
una vera e propria influencer culturale,
che studia linguaggi e codici
giovanili per aiutare le
aziende a dialogare con un
pubblico sempre più giovane
e globale. Oltre 720mila
follower su Instagram e
250mila su TikTok
testimoniano la portata del
suo impatto e la qualità del
suo lavoro.
La sua avventura inizia nel
2010, quando, spinta
dall’amore per il mondo
giapponese, inizia a vestire i
panni dei suoi personaggi
preferiti. Il nome “Soryu
Geggy” è un tributo ad
Asuka Soryu Langley, pilota
dell’EVA nel leggendario
anime Neon Genesis
Evangelion, personaggio che
ha sempre sentito vicino. Da
allora, ha dato vita a cosplay
straordinari tratti da opere
come Naruto (memorabili le
sue versioni di Sakura,
Hinata e Tsunade) e da
videogiochi iconici come
Kingdom Hearts (Kairi) o
Final Fantasy (Rinoa, Tifa),
distinguendosi per
l’accuratezza e l’originalità dei
costumi.
Il talento non passa
inosservato e ben presto
arrivano le collaborazioni con
grandi player dell’industria
videoludica: HoYoverse l’ha
voluta per Genshin Impact,
Honkai: Star Rail e Zenless
Zone Zero, mentre Riot
Games l’ha scelta come
cosplayer ufficiale per il lancio della serie
Arcane su Netflix, affidandole il ruolo di Jinx
durante il Lucca Comics & Games 2021.
Un momento chiave, che segna la sua
definitiva consacrazione anche sulla scena
internazionale.
Ma il cosplay non è
l’unica arte in cui
eccelle. Soryu Geggy
è anche una cantante,
con una predilezione
per le sigle di anime e
videogiochi. Ha
partecipato a numerosi
concorsi, ma è nel
dicembre 2024 che
compie il grande salto:
pubblica il suo singolo
d’esordio, Call of
Silence, prodotto
dall’etichetta Suono
Libero Music e
distribuito da Universal
Music Italia. Un
debutto potente, che
fonde sonorità
evocative e suggestioni
da colonna sonora,
raccogliendo consensi
tra fan e addetti ai
lavori.
Il prossimo passo? Un
progetto ancora più
personale e identitario:
ad aprile 2025 uscirà
“Nuje”, il suo primo
brano in lingua
napoletana, scritto e
prodotto da Nando
Misuraca. Una scelta
coraggiosa e
affascinante, che
racconta il legame
profondo con le sue
radici e l’ambizione di
creare un ponte sonoro
tra Napoli e Tokyo. Il
titolo stesso è una dichiarazione d’amore
verso la propria terra e la propria gente,
vista attraverso gli occhi di una generazione
che comunica a colpi di stories e riff
elettronici.
Il pubblico potrà ascoltarla dal vivo venerdì
2 maggio alle 15:30, sul palco del Napoli
Comicon, alla Mostra d’Oltremare. Un
appuntamento fisso per lei, dove cosplay e
musica si fondono in un’unica esperienza.
Ma il suo percorso va ben oltre i confini
italiani: ha partecipato come ospite ufficiale
a fiere come il Mangafest in Spagna, il
Geek Fest Kyrenia a Cipro, il Dutch
Comic Con e la prestigiosa MagicCon di
Amsterdam, incontrando fan da tutto il
mondo e stringendo collaborazioni con altri
cosplayer di fama internazionale.
Soryu Geggy non è solo un personaggio: è
una narrazione in divenire, un progetto
umano e artistico che parla di passione,
dedizione, identità e contaminazione
culturale. Con uno sguardo sempre
proiettato verso il futuro, continua a
reinventarsi, esplorando nuovi linguaggi,
territori e collaborazioni. Perché tra Vesuvio
e Monte Fuji, oggi, il vero fuoco è quello
della creatività.
Sudenord.it - Anno 2 n. 3 - Marzo 2025
SOTTO I RIFLETTORI
L’evento più colorato dell’anno invade Napoli: arriva il COMICON!
6 7
Dal 1 al 4 maggio 2025 la Mostra d’Oltremare ospita la XXV edizione del Festival Internazionale della Cultura Pop
di Manuela Ragucci
Si avvicina sempre di più la XXV
edizione di COMICON Napoli (1 – 4
maggio, Mostra d’Oltremare) e il
programma della quattro giorni del
Festival Internazionale della Cultura
Pop si arricchisce di nuovi e
straordinari ospiti ed eventi.
Arrivano per la prima volta in
Campania e a COMICON i Playoff e
le Final Eight della eSerie A
Goleador, il campionato virtuale
organizzato da Lega Serie A, giunto
alla sua quinta edizione, giocato in
esclusiva su EA SPORTS FC 25.
La eSerie A Goleador è una delle
competizioni ufficiali di Lega Serie A –
insieme alla Serie A Enilive, alla
Coppa Italia Frecciarossa, alla EA
SPORTS FC Supercup, oltre alle
competizioni Primavera – ed è l’unico
torneo italiano a far parte del circuito
competitivo FC Pro.
Sedici saranno le squadre che si
sfideranno per aggiudicarsi il trofeo e il
titolo di Campione d’Italia nei giorni 1
e 2 maggio.
I primi 4 classificati otterranno un
pass per la eChampions League,
mentre i primi 2 otterranno un pass
anche per la FC Pro World
Championship.
Tra i talent che arriveranno a
COMICON: Matteo “Riberaribell”
Ribera, Marco “Dr. Whi7es” Bianchi,
Marco Brandino, Sabino Palermo,
Lorenzo “Noweak” Giannotta, Mattia
“flokox” Smania, Nello
“hollywood285” Nigro, Dario
“Moonryde” Ferracci, Leci “Athena”
Begalli, Jessica “Misshatred”
Armanetti e Brandon Smith.
In anteprima italiana a COMICON
Napoli debutterà l’atteso primo volume
di Absolute Batman, la serie a fumetti
più venduta negli U.S.A. nel 2024, alla
presenza dei creatori della serie Scott
Snyder e Nick Dragotta.
Absolute Batman reinventa il
Cavaliere Oscuro per un nuovo
pubblico: senza villa... senza soldi...
senza maggiordomo... cosa resta
dell’Uomo Pipistrello? Una versione di
Batman sorprendente, che sovverte la
formula classica, raccontando un universo
nuovo e inaspettato, dove niente è come
prima.
Scott Snyder è uno dei più celebri
sceneggiatori di fumetti
contemporanei, vincitore di diversi
premi Eisner, Harvey e Stan Lee
Awards.
Per DC ha scritto serie come
Batman e Justice League e
creato, insieme ai migliori disegnatori
americani, titoli come Barnstormers
(disegnato da Tula Lotay, Eisner Award
2023 come Best Digital Comic), We Have
Demons, Clear, Night of the Ghoul,
Nocterra e Undiscovered Country,
Sudenord.it - Anno 2 n. 3 - Marzo 2025
SOTTO I RIFLETTORI
quest’ultimo insieme all’italiano Giuseppe soprattutto per i videogiochi iconici come
8
Camuncoli.
Broken Sword e Beneath a Steel Sky.
È founding creator della casa editrice Dal Regno Unito arriva Simon Bisley,
9
americana DSTLRY.
Nick Dragotta è tra i disegnatori
contemporanei più in vista, già co-autore
per i Fantastici 4 della Marvel e del
western fanta-apocalittico East of West per
Image Comics, entrambi realizzati con lo
scrittore Jonathan Hickman. Ha co-creato
Ghost Cage con Caleb Goellner e
disegnato vari episodi di Spider-Man, X-
Men, Capitan America, oltre alla
memorabile run di X-Statix con Pete
Milligan.
Per la prima volta in Italia, dal Giappone
arrivano Kafka Asagiri e Sango
Harukawa, sceneggiatore e disegnatrice
della serie manga fenomeno Bungo Stray
Dogs, l’originale action soprannaturale che
ha venduto oltre 16 milioni di copie ed ha
esteso il suo successo a film, videogame,
spettacoli teatrali, light novel e un anime di
successo arrivato alla quinta stagione.
Gli autori saranno protagonisti di panel e
firmacopie e introdurranno la proiezione
del film Bungo Stray Dogs: Dead Apple.
Ancora un grande ospite internazionale per
la sezione Videogame di COMICON
Napoli: il festival accoglierà Charles Cecil,
una figura chiave nello sviluppo e
nell’evoluzione del gaming, co-fondatore di
Revolution Software e figura di spicco nel
campo delle avventure grafiche, noto
fumettista dall’inconfondibile stile dinamico
e conosciuto per i suoi ABC Warriors,
Sláine e Lobo. In quest’ultimo lavoro, la
sua arte selvaggia e iper-stilizzata ha
contribuito a definire il tono eccessivo e
comico del personaggio.
La sua arte fonde spesso tecniche pittoriche
tradizionali con influenze graffiti, punk e
metal, rendendo il suo stile immediatamente
riconoscibile.
Torna a COMICON Napoli la squadra di
GIGACIAO con Sio, Fraffrog, Dado,
Ckibe, Savuland, Lorenzo La Neve e
Jackmoruz.
Come ogni anno, COMICON Napoli vuol
dire anche musica con i concerti dallo
storico palco dell’Area Flegrea, Main Stage
di COMICON, tra le più grandi arene
moderne in Europa e seconda in Italia.
Si parte con il live di Nello Taver (2
maggio), rapper e fenomeno virale del web
e dei social con la sua black humor.
Esordisce con successo nel 2021 con il
primo EP Sto Salvando l’Hip Hop Italiano,
cui seguiranno il disco Fallimento e
l’omonimo film che lo vede protagonista, e
nel 2024 il nuovo EP Musica per grattare
nei club.
Tra gli ospiti già annunciati a COMICON
2025: il Maestro del fumetto Tanino
Liberatore, Magister 2025, la leggenda
vivente del gaming Yuji Horii, game
designer e creatore di Dragon Quest, il
fumettista e illustratore americano Jon J.
Muth, il mangaka di #DRCL e Innocent
Shin’ichi Sakamoto, l’artista e animatore
francese Arthur De Pins, il co-creatore
della serie The Boys Darick Robertson, il
mangaka di Dr. Stone Boichi, l’illustratore
della prima copertina di Harry Potter
Thomas Taylor, l’autrice di webtoon
Paskim, il co-creatore del pluripremiato
fumetto The Nice House on The Lake
Álvaro Martínez Bueno e la leggenda del
fumetto e della satira Altan, che riceverà il
Premio Speciale COMICON 2025 alla
Carriera.
E ancora, per la prima volta in Italia, il
creatore di Ultramega James Harren, il
fumettista, regista e artista Dave McKean e
il pluripremiato game designer Mike
Mason, direttore creativo del gioco di ruolo
Call of Cthulhu.
Il poster ufficiale della XXV edizione di
COMICON Napoli è firmato da Jamie
Hewlett, creatore di Tank Girl e, con
Damon Albarn, della band Gorillaz.
Sudenord.it - Anno 2 n. 3 - Marzo 2025
PRIMO PIANO
Caserta protagonista dello sviluppo nazionale: da Confindustria un appello a semplificazione, energia e competitività
10 Dall’Assemblea pubblica di Confindustria Caserta un messaggio forte e unitario: il Mezzogiorno deve diventare leva strategica per l’economia italiana
11
di Francesco Bellofatto
L’Assemblea pubblica di Confindustria
Caserta, svoltasi al Centro Orafo “Il Tarì” di
Marcianise, ha lanciato un messaggio
chiaro e potente: la provincia di Caserta è
pronta a rivestire un ruolo centrale nel
rilancio economico dell’Italia. Con il titolo
“Responsabilità. Azione, impegno, futuro”,
l’evento ha messo al centro della
discussione temi strategici come la
semplificazione normativa, la competitività
energetica, il superamento della burocrazia
e il rilancio del Mezzogiorno, alla presenza
di autorevoli relatori istituzionali, economici
e geopolitici.
A moderare la mattinata è stata la
giornalista Tonia Cartolano di Sky Tg24.
Dopo i saluti di Vincenzo Giannotti,
presidente del Centro Orafo “Il Tarì”, e di
Emilio De Vizia, presidente di Confindustria
Campania, è intervenuta Maria Elisabetta
Alberti Casellati, Ministro per le Riforme
istituzionali e la Semplificazione normativa,
che ha denunciato l’eccesso di burocrazia
come “uno stalker per famiglie e imprese”,
richiamando alla necessità non più rinviabile
di un sistema normativo snello.
“Semplificare non è un’opzione, è una
necessità – ha detto –. Abbiamo già
abrogato oltre 30.000 atti normativi e ora
serve accelerare”.
La burocrazia è stata il filo rosso anche
nell’intervento del presidente della Regione
Campania Vincenzo De Luca, che ha
sottolineato l'urgenza di “sburocratizzare
radicalmente l’Italia” per garantire tempi
certi nella realizzazione delle opere e
sostenere le imprese nel loro percorso di
crescita. “Diamo fiducia a cittadini e
imprenditori – ha affermato – diffondiamo
l’autocertificazione e apriamo i cantieri”.
A seguire, gli interventi del presidente del
Ce.S.I. Andrea Margelletti, che ha
tracciato una lettura geopolitica del
presente sottolineando la necessità di una
maggiore consapevolezza dell’Italia nel
panorama internazionale, e di Claudia
Parzani, presidente di Borsa Italiana, che
ha valorizzato il tessuto imprenditoriale
campano come leva per attrarre investitori
nazionali e internazionali.
Il presidente di Confindustria Caserta,
Beniamino Schiavone, ha espresso la sua
preoccupazione per i 23 mesi consecutivi di
decrescita produttiva nel Paese, chiedendo
una svolta concreta per sostenere la
manifattura e contrastare l’impennata dei
costi energetici. Ha ricordato che il valore
dell’export casertano ha superato 1,5
miliardi di euro nel 2024, e che settori
come l’aerospazio, l’agroalimentare,
l’automotive e l’energia rappresentano
eccellenze strategiche da tutelare,
soprattutto di fronte a ipotesi di guerre
commerciali come quella paventata dagli
Stati Uniti.
Nelle conclusioni, Emanuele Orsini,
presidente nazionale di Confindustria, ha
rilanciato l’urgenza di negoziare con gli USA
su temi cruciali come il gas e la difesa. Ha
inoltre puntato l’attenzione sul caro energia
come fattore determinante per l’attrattività
industriale del Paese: “Se l’Italia paga il
doppio rispetto alla Francia per l’energia,
non possiamo sorprenderci se le imprese
scelgono altri Paesi per i loro stabilimenti”.
L’Assemblea ha così confermato il ruolo
strategico di Caserta come motore
produttivo del Sud, ma ha anche
evidenziato che senza interventi strutturali
su semplificazione, energia e competitività,
le opportunità rischiano di trasformarsi in
occasioni perse.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
PRIMO PIANO
ECONOMIA
Mezzogiorno 2024: 40 miliardi alle PMI, ma servono politiche strutturali
12 Confindustria e Intesa Sanpaolo rilanciano il Sud tra ZES Unica, export e occupazione
13
in crescita. Cresce il manifatturiero, ma il futuro passa da innovazione e investimenti
di Francesco Bellofatto
Il Mezzogiorno d’Italia torna al centro
dell’attenzione economica con nuove
opportunità ma anche vecchie sfide. I dati
del Check-up Mezzogiorno 2024, redatto da
Confindustria e SRM, raccontano una
realtà meridionale in chiaroscuro. Se da un
lato, infatti, l’indice sintetico dell’economia
meridionale scende leggermente rispetto al
2023 attestandosi a 541,3 punti, dall’altro il
divario con il Centro-Nord si riduce grazie a
un recupero di oltre 6 punti negli ultimi tre
anni.
Il Sud dimostra una forte capacità
competitiva e un potenziale di sviluppo
significativo, specie nel settore
manifatturiero, che si conferma
interconnesso con il resto del Paese e ad
alto impatto sull’economia nazionale.
L’export meridionale, sebbene penalizzato
dalla crisi del settore automotive, ha
comunque superato i livelli del 2019,
sfiorando i 65 miliardi di euro.
La fotografia è incoraggiante anche per
l’occupazione: nel 2024 il Sud copre il 27%
dell’occupazione nazionale con una crescita
del +2,2%, a cui si aggiunge un +3,3% per
l’occupazione femminile. Il tessuto
imprenditoriale continua a ispessirsi, con
una crescita costante delle Società di
capitali, oggi oltre 425mila.
Ma la vera svolta arriva da Napoli, dove è
stato presentato il nuovo Accordo tra
Confindustria e Intesa Sanpaolo, che
destina 40 miliardi di euro alle PMI del
Sud nell’ambito di un programma nazionale
da 200 miliardi totali entro il 2028. L’intesa
punta a rafforzare le imprese meridionali
favorendo l’insediamento di nuove realtà
produttive, il potenziamento di quelle
esistenti e lo sviluppo nei settori chiave
come Aerospazio, Intelligenza Artificiale,
Transizione 5.0 ed economia circolare.
Il focus è sulla ZES Unica del
Mezzogiorno, leva strategica per attrarre
investimenti grazie a vantaggi fiscali e
semplificazioni amministrative. Nel 2024 le
imprese del Sud hanno già presentato quasi
7.000 domande per il credito d’imposta
ZES, per oltre 2,5 miliardi di euro.
Secondo Emanuele Orsini, presidente di
Confindustria, “un Sud più forte significa
un’Italia più competitiva in Europa e nel
mondo”. Gli fa eco Stefano Barrese,
responsabile Banca dei Territori di Intesa
Sanpaolo, sottolineando il ruolo cruciale del
Mezzogiorno, “settima area manifatturiera
europea”.
Per consolidare questi segnali positivi
occorre, però, una strategia a doppio
binario: da un lato costruire filiere produttive
attorno alle eccellenze già presenti,
dall’altro garantire continuità di sostegno
all’economia esistente con strumenti come
la Decontribuzione Sud e l’impiego efficace
delle risorse del PNRR e dei fondi di
coesione.
Il futuro del Mezzogiorno si gioca su una
visione integrata: competenze,
infrastrutture, innovazione. È questa la vera
sfida da vincere.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
DOSSIER
A Napoli il punto sulla transizione digitale del Sud
14 15
Smart South: l’evento City Vision accende i riflettori sull’innovazione urbana e sociale nel Mezzogiorno
Si è svolto il 24 marzo 2025 nelle Gallerie
d’Italia di Napoli l’appuntamento “Smart
South: territori capaci di trasformare”,
seconda tappa del roadshow nazionale City
Vision, il format ideato da Blum e Padova
Hall con il patrocinio di ANCI e la
partecipazione delle Case delle Tecnologie
Emergenti. L’evento ha rappresentato
un’importante occasione di confronto sulle
potenzialità di innovazione urbana,
sostenibilità e sviluppo tecnologico nei
territori del Sud Italia, accendendo i riflettori
su un Mezzogiorno che, oggi più che mai,
guarda con decisione al futuro.
L’iniziativa ha riunito istituzioni, imprese,
startup e centri di ricerca, creando un ponte
tra pubblica amministrazione, mondo
produttivo e accademico. A Napoli si è
parlato non solo di tecnologie, ma anche e
soprattutto di visioni condivise, di strategie
di sviluppo, di ecosistemi territoriali capaci
di generare valore, partendo dalla
consapevolezza che l’innovazione – per
essere realmente trasformativa – deve
essere inclusiva, accessibile e orientata alla
qualità della vita. In questo contesto, il ruolo
del Sud e delle Isole non è più quello di
un’area da “recuperare”, ma di un
laboratorio aperto in grado di anticipare
modelli di smart city e di sperimentare
soluzioni replicabili in tutto il Paese.
A dare concretezza a questo scenario è
stato il lancio del City Vision Score – Focus
Sud e Isole, un dossier realizzato da Blum
in collaborazione con Prokalos, che offre
una misurazione puntuale del livello di
smartness dei comuni italiani, con
particolare attenzione al contesto
meridionale. L’indice valuta le performance
urbane attraverso sei dimensioni chiave:
Smart Governance, Smart Economy, Smart
Environment, Smart Living, Smart Mobility e
Smart People. Il dato forse più
sorprendente è che in cima alla classifica
dei 20 capoluoghi più innovativi del Sud non
troviamo le grandi città, ma realtà di
dimensione media o persino contenuta,
come Teramo, L’Aquila e Cagliari, che
occupano rispettivamente il primo, secondo
e terzo posto. Seguono Pescara, Potenza,
Chieti, Oristano, Caserta, Lecce e
Benevento a chiudere la top ten.
Le Case delle Tecnologie Emergenti (CTE),
oggetto di una sessione specifica
dell’evento napoletano, sono state al centro
di numerosi interventi. Nate a partire dal
2019 con il sostegno del Ministero delle
Imprese e del Made in Italy, le CTE
rappresentano laboratori territoriali di
innovazione. Tra queste spicca CTE “Infiniti
Mondi” di Napoli, che opera nel campo
dell’audiovisivo, gaming e industrie culturali
e creative, e ha dato vita a progetti che
coniugano realtà virtuale, blockchain e Web
3.0 per la valorizzazione del patrimonio
culturale. Altro esempio virtuoso è la CTE di
Matera, illustrata dal prof. Giampiero Pepe,
che sta costruendo il Gemello Digitale della
città, lavora su blockchain quantistica,
stampa 3D per l’edilizia, e collabora con
realtà d’eccellenza come INRIM, ASI e
AWS.
Interessanti anche le sperimentazioni
raccontate dalle CTE di Campobasso,
Taranto, Bari e Cagliari, che spaziano
dall’analisi ambientale attraverso sensori
5G alla logistica con droni, fino alla
quantum computing per l’efficienza
energetica. Queste esperienze dimostrano
che le tecnologie emergenti possono
diventare strumenti concreti per migliorare
la vita quotidiana, supportando i servizi
pubblici e stimolando lo sviluppo di imprese
innovative. Emblematico il caso della
piattaforma iSitraffic di ISIMOB, spin-off
della Federico II, che integra AI, IoT e big
data per ottimizzare traffico urbano,
illuminazione e qualità dell’aria.
Il City Vision Score non si è limitato ai
capoluoghi. Un’analisi parallela ha
esaminato anche i piccoli e medi comuni.
Tra i borghi sotto i 2.000 abitanti brillano
Fara San Martino (Chieti) e Masullas
(Oristano), mentre per i comuni fino a
50.000 abitanti emergono Montorio al
Vomano (Teramo) e Lagonegro (Potenza). I
comuni di media grandezza sono dominati
da Teramo, L’Aquila e Potenza, a
dimostrazione che la smartness non
dipende dalla taglia urbana, ma dalla
capacità di attuare visioni e strategie
coerenti. I grandi centri, invece, vedono in
testa Cagliari, Pescara, Bari, Salerno e
Sassari. Manca però Napoli, così come
Palermo e Catania, un’assenza che invita a
riflettere sulle difficoltà strutturali che le
grandi città meridionali ancora affrontano
nel tradurre il potenziale in progetti concreti.
Durante l’evento, il direttore di City Vision,
Domenico Lanzilotta, ha sottolineato come
la transizione digitale rappresenti la chiave
per colmare il gap Nord-Sud, ma anche una
leva per liberare il potenziale creativo,
culturale ed economico del Mezzogiorno.
Non a caso, oltre il 40% dei fondi PNRR –
pari a circa 82 miliardi – è destinato a Sud e
Isole, di cui una quota importante rivolta
proprio all’innovazione e alla
digitalizzazione. È dunque essenziale
trasformare questi investimenti in occasioni
strutturali di sviluppo, capaci di proseguire
oltre la scadenza del Piano.
A conclusione dell’evento, l’impressione
condivisa è che il Sud non sia soltanto un
destinatario di politiche di riequilibrio, ma
possa assumere il ruolo di protagonista
della nuova geografia dell’innovazione
italiana. L’ecosistema che si sta costruendo
intorno alle Case delle Tecnologie
Emergenti, ai progetti di mobilità
intelligente, alla valorizzazione dei dati
pubblici, mostra che un’altra narrazione è
possibile: quella di un Mezzogiorno
resiliente, connesso, collaborativo, che
sceglie la tecnologia come leva per
disegnare città più inclusive, vivibili e
sostenibili. E Napoli, ancora una volta, ha
dimostrato di essere il luogo ideale per
ospitare questa visione.
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ECONOMIA
Nuovi assetti all’Unione Industriali Napoli: tra conferme e volti nuovi, le Sezioni si preparano alle sfide del futuro
16 Rinnovati i vertici delle Sezioni tematiche di Palazzo Partanna: tra continuità e nuove energie, spiccano figure di riferimento del mondo imprenditoriale
17
di Fabrizio Matarazzo
La cultura napoletana
continua ad avere una guida
solida e visionaria con la
conferma di Maria Luisa
Faraone Mennella alla
Presidenza della Sezione
Industria Culturale e
Creativa dell’Unione
Industriali Napoli.
Protagonista della vita
culturale cittadina e figura
centrale della Fondazione
Teatro di San Carlo,
Faraone Mennella
rappresenta da anni un
punto di riferimento per la
promozione dell’eccellenza
artistica partenopea in
chiave imprenditoriale. La
sua riconferma testimonia la
volontà di dare continuità a
un progetto che ha
valorizzato il potenziale
creativo del territorio,
puntando su innovazione,
coesione sociale e dialogo
tra pubblico e privato.
Accanto a lei, sono stati
nominati due Vice
Presidenti: Claudio
Agrelli, fondatore
dell’agenzia di
comunicazione Agrelli &
Basta Srl, e Giulia
Giannini, in rappresentanza
della storica casa editrice
Officine Grafiche F.
Giannini e Figli Spa, attiva
a Napoli dal 1856.
Completano il Consiglio
Direttivo della Sezione:
Franco Adamo Balestrieri,
Fabrizio Cappella, Daniela
Chiariello, Luca Misso e
Mario Santoro, tutti
protagonisti affermati del
mondo della cultura, della
comunicazione e
dell’editoria.
La Sezione Economia
Portuale dell’Unione ha
invece scelto una nuova
guida: Raffaele Iollo,
dirigente di Q8, è stato
eletto all’unanimità
Presidente. La sua nomina
arriva in un momento
cruciale per l’economia del
mare, con il porto di Napoli
sempre più integrato nelle
rotte mediterranee ed
europee. A supportarlo nel
ruolo di Vice Presidente è
stata scelta
Cinzia
Improta,
della
Compagnia
Marittima
Meridionale
Srl, una delle
figure più
esperte del
comparto
marittimo.
Il Consiglio
Direttivo
della Sezione
è composto
da
professionisti
di primo
piano: Walter
Crasta,
Davide
Gnerre,
Giuseppe
Rocco e
Maria
Rosaria
Sticco, che
porteranno il
proprio
contributo
nell’ambito
dell’innovazione logistica,
digitalizzazione e
sostenibilità del sistema
portuale. Il rappresentante
nel Consiglio Generale
dell’Unione Industriali
Napoli sarà Aureliano
Cicala, manager della MSC
Spa, una delle più grandi
compagnie armatoriali del
mondo.
Per quanto riguarda la
Sezione Sanità, continua il
percorso di Giovanni
Severino, imprenditore a
capo di Servizi Sanitari Srl,
confermato alla presidenza.
Con lui, due Vice Presidenti
di rilievo: Antonella
Ciccarelli, alla guida di Villa
dei Fiori Srl, e Fabio
Tedeschi, amministratore di
Synlab SDN Spa, realtà di
riferimento nel campo della
diagnostica.
Il nuovo Consiglio Direttivo
include: Giuseppe
Abagnale, Giovanni De
Cesare, Margherita
Lombardi, Paolo Pezzella,
Roberto Riccardo
Ruggiero, Luigi Ugliano,
Marco Varelli e Salvio
Zungri, figure con
esperienze diversificate in
ambito sanitario e
sociosanitario. Eugenio
Basile, di Cerba
Healthcare Campania Srl,
rappresenterà la sezione nel
Consiglio Generale
dell’Unione, assicurando il
collegamento tra il mondo
della salute e le dinamiche
economico-industriali.
Nell’ambito della transizione
digitale, è stato riconfermato
Francesco D’Angelo,
dirigente di Tim Spa, alla
guida della Sezione ICT. I
Vice Presidenti scelti sono
Antonio Giacomini, di
Innovaway Spa, azienda
specializzata in servizi
digitali per le imprese, e
Massimo Zaffiro di
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ECONOMIA
18
Fibercop Spa, attiva nello Sezione nel Consiglio digitalizzazione e alla
Scala e Sergio Sellitto, esperienza tecnica e Arabella Astrid
19
sviluppo delle reti a banda Generale dell’Unione: sostenibilità delle reti di
rappresentanti di diversi capacità di visione, con un Snichelotto. I
ultra-larga.
Crescenzo Coppola, di trasporto.
segmenti della filiera focus su sostenibilità e rappresentanti nel
Il Consiglio Direttivo della WindTre Spa, e Giuseppe I Vice Presidenti sono
logistica.
innovazione nei servizi per Consiglio Generale
Sezione ICT riunisce esperti Esposito Mocerino, di Giancarlo Cangiano, della
I delegati della sezione nel edifici e infrastrutture. I Vice dell’Unione Industriali
del settore: Umberto Netgroup Spa.
Co.Di.Me Srl, e Chiara
Consiglio Generale Presidenti sono Salvatore Napoli saranno Vincenzo
Caccioppoli, Umberto La Sezione Logistica, Inizio, della storica azienda
Daniele, Marco De
Intermodalità e Trasporti Raffaele Inizio
Angelis, Valentina De vede la nomina di Mario Autotrasporti Srl. Il
Ponte, Giuseppe Lieto, Cuoco, dirigente di FS Consiglio Direttivo è
Mariano Maraniello, Italiane Spa, come nuovo formato da Francesco De
Sergio Nicodemo, Antonio Presidente. Il comparto si Stefano, Francesco Favo,
Palumbo, Alessandro trova in una fase strategica, Francesco Marazzetti,
Pane e Marco Utili. Due chiamato a gestire le Eduardo Maurelli,
figure strategiche
trasformazioni legate Vincenzo Panariello,
rappresenteranno la all’intermodalità, alla Pasquale Pinga, Marco
dell’Unione saranno
Giuseppe Altamura, CEO
di Tutela+Altamura Srl, e
Luigi Massa, dirigente della
Tangenziale di Napoli Spa.
Entrambi porteranno una
visione integrata di mobilità
urbana, infrastrutture e
innovazione.
Infine, la Sezione Impianti,
Facility Management e
Global Service conferma
alla presidenza Davide
Esposito, a capo della
Itdeis Group Srl. La sua è
una leadership che unisce
Lucci, di Lucci Salvatore
Impresa di Costruzioni Srl,
e Pasquale Ranieri, di
Ranieri Impiantistica Srl.
Un Consiglio Direttivo
ampio e multidisciplinare
accompagna la nuova
presidenza: Monica
Biglietto, Gennaro
Carbone, Simona Lanzillo,
Massimo Lauria, Nicola
Maisto, Valeria Marseglia,
Claudio Miranda,
Francesco Pianese, Sveva
Polispermi, Giuseppe
Rispo, Marco Scarano e
Caccavale, di Sms Spa, e
Antonio Grassi, di Siram
Spa, due protagonisti
dell’innovazione
impiantistica ed energetica a
livello nazionale.
Queste nomine confermano
il forte impegno di Unione
Industriali Napoli nel
valorizzare le eccellenze
imprenditoriali del territorio e
a promuovere la crescita
sostenibile e integrata di tutti
i comparti produttivi della
città.
dir
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ECONOMIA
DeAMS sigla accordo con Bombardier e apre nuova sede a Montreal
20 21
Joint-venture tra Industry AMS e Deagle: accordo quinquennale per sistemi di automazione industriale nell’aerospazio
L'azienda aerospaziale campana DeAMS,
joint-venture tra Industry AMS e Deagle,
annuncia la firma di un accordo
quinquennale Bombardier, leader globale
nell'aviazione, in occasione della fiera
aerospaziale Aeromart Montreal svoltasi
dal 25 al 27 marzo.
L'accordo quinquennale include un primo
progetto del valore di oltre un milione di
dollari per la progettazione e costruzione di
piattaforme elevatrici automatizzate,
controllate tramite PLC. Queste innovative
piattaforme sono già state implementate
presso lo stabilimento Bombardier di
Dorval in Québec (Canada)), a supporto
della produzione delle ali del velivolo
Bombardier Challenger CL650.
nell'adozione di tecnologie avanzate, una
collaborazione che segna una tappa
fondamentale nel percorso di crescita
internazionale di DeAMS, in un territorio
chiave per l'industria aerospaziale globale,
rafforzato ulteriormente dall'apertura della
nostra nuova filiale canadese, a Montreal."
Il Vice Ministro degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale, on.
Edmondo Cirielli, in occasione di una
visita istituzionale allo stabilimento di
DeAMS a Marcianise, ha così commentato:
"La firma di questo accordo testimonia
l'eccellenza delle imprese italiane nel
settore aerospaziale, capaci di competere a
livello globale grazie a tecnologie
d'avanguardia. L'espansione di DeAMS in
Presidente di DeAMS. "L'integrazione di
tecnologie già consolidate in altri settori
rappresenta un'opportunità concreta per
innovare i processi produttivi
dell'aerospazio."
La joint venture DeAMS, che già collabora
con importanti aziende come Leonardo, è
nelle fasi finali di definizione di ulteriori
partnership con clienti in Europa, Canada e
Stati Uniti.
Con DeAMS Automation America Inc.,
l'azienda amplia la propria presenza
internazionale, consolidando il proprio ruolo
di partner chiave per il mercato
aerospaziale globale e offrendo un supporto
completo nell'innovazione industriale,
attraverso ingegneria avanzata,
trasformazione digitale, intelligenza
artificiale, automazione e robotica. La nuova
filiale di Montreal prevede la partecipazione
dell'imprenditore Ed Minicozzi, con una
lunga esperienza nel settore tecnologico e
manifatturiero. La presenza di un azionista
locale rafforza ulteriormente il radicamento
della società sul territorio nordamericano,
garantendo una maggiore comprensione
del mercato e una rete di relazioni
strategiche.
"L'approccio pionieristico di DeAMS
all'automazione industriale nell'aerospazio è
sicuramente un punto di forza, visto che i
grandi player del settore si stanno
orientando sempre di più verso
l'innovazione e l'automazione dei processi
produttivi. Abbiamo molte opportunità di
collaborare con il mercato nordamericano
attraverso progetti d'avanguardia" ha
dichiarato Eduardo Minicozzi, Presidente
di DeAMS Automation America Inc.
Inc. rappresenta un primo tassello del
processo di internazionalizzazione
dell'azienda campana.
www.deams.it
Industry AMS
Fondata nel 1969, Industry AMS progetta e
sviluppa soluzioni high-tech di automazione
e robotica per l'integrazione nelle linee di
produzione degli OEM, con un focus
particolare sul settore automotive.
L'azienda, con sede in Italia, conta filiali
internazionali in Brasile, Germania,
Romania e Polonia.
www.industryams.com
Deagle
Deagle è un'azienda innovativa che opera
in diversi settori: Aerospazio, Energie
Rinnovabili e Intelligenza Artificiale. Il suo
management, eterogeneo e altamente
qualificato, supporta perfettamente il knowhow
e l'esperienza necessari per sviluppare
il business in un contesto internazionale e
sfidante. Il core business di Deagle è
l'ingegneria, declinata in tutte le sue
applicazioni.
www.deagle.it
dir
Le avanzate tecnologie sviluppate da
DeAMS consentono di migliorare l'efficienza
produttiva, ottimizzare l'ergonomia e
garantire i più elevati standard di sicurezza.
"Questo accordo rappresenta un traguardo
importante per DeAMS, confermando il
nostro impegno nell'offrire soluzioni
innovative e personalizzate per l'industria
aerospaziale" ha dichiarato Vincenzo
Starace, Presidente di DeAMS. "Siamo
orgogliosi di supportare Bombardier
Canada rappresenta un chiaro esempio di
internazionalizzazione e innovazione
industriale, pilastri fondamentali per
rafforzare il sistema produttivo nazionale. Il
Governo continuerà a supportare le aziende
italiane che investono in innovazione e
diffondono il Made in Italy nel mondo".
"Il know-how sviluppato nell'automotive ci
consente di offrire soluzioni di automazione
avanzata anche all'industria aerospaziale" –
ha commentato Gaetano Impero, Vice
DeAMS
DeAMS è una start-up innovativa, che
nasce come joint-venture tra Deagle e
Industry AMS, con l'obiettivo di supportare
le aziende aerospaziali nell'analisi e
implementazione di soluzioni innovative per
l'industria, ottimizzando processi e
performance grazie a competenze in
ingegneria, digital transformation,
automazione e robotica. L'azienda ha sede
a Napoli e stabilimento produttivo a
Marcianise. DeAMS Automation America
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ECONOMIA
22
SMS Engineering per la terza volta tra le aziende italiane
più affidabili: premiato il rapporto virtuoso con le banche
Confermato il Credit Reputation Award, riconoscimento sulla puntualità, l’affidabilità
e la trasparenza, fondamentali per rafforzare la fiducia tra sistema bancario e imprese
Il Credit Reputation Award nasce da
un’iniziativa promossa nel 2022 da MF
Centralerisk – fondata da Massimiliano
Bosaro – in collaborazione con la Casa
Editrice di Milano Finanza, con l’obiettivo
della Centrale dei Rischi (CR) di Banca
d’Italia e su un modello di valutazione
(Score CR) perfettamente allineato a quello
utilizzato dagli istituti di credito.
A ricevere il premio per SMS Engineering
di valorizzare quelle imprese che, attraverso
una gestione sana e attenta dei rapporti
finanziari, rappresentano un esempio di
eccellenza per l’intero sistema economico. Il
premio si basa sull’analisi dei dati ufficiali
sono stati Antonio Ascione (Presidente),
Francesco Castagna (CEO), Rosangela
Capasso (Managing Director),
Massimiliano Canestro (Vicepresidente),
insieme allo stesso Massimiliano Bosaro,
CEO di MF Centralerisk.
Essere premiati per tre anni consecutivi non
è solo un traguardo, ma la conferma di una
strategia aziendale fondata su valori solidi,
coerenza gestionale e trasparenza nei
rapporti finanziari. Appartenere al “Club
delle Imprese Virtuose” significa oggi poter
accedere a una rete esclusiva di imprese
italiane d’eccellenza, capaci di fare sistema,
condividere buone pratiche e attrarre nuovi
investimenti, anche in ottica internazionale.
L’iniziativa si inserisce nel più ampio
contesto europeo che spinge verso una
maggiore consapevolezza dei dati contenuti
nella Centrale dei Rischi, migliorando così
la qualità degli attivi bancari e i rapporti tra
imprese e sistema creditizio.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
ECONOMIA
L’evoluzione del volo tra arte e industria:
Aeroporto di Grazzanise, snodo strategico per il rilancio del turismo
a Palazzo Aeronautica la mostra dedicata a Tullio Crali
e della logistica nel Mezzogiorno
24 25
Milano Brothers Group sostiene l’omaggio all’Aeropittura e rafforza il proprio
Il presidente della sezione Turismo di Confindustria Caserta, Giovanni Bo,
impegno nei settori strategici dell’aerospazio, della difesa e dell’energia
evidenzia il potenziale dello scalo per valorizzare l'intero sistema territoriale
In occasione della mostra “Tullio Crali.
L’evoluzione del volo”, inaugurata venerdì
4 aprile presso Palazzo Aeronautica a
Roma, Milano Brothers Group conferma il
proprio impegno nel sostenere iniziative
culturali di alto profilo, capaci di raccontare
l’incontro virtuoso tra arte, innovazione e
progresso tecnologico. La mostra,
promossa dall’Aeronautica Militare
Italiana, rappresenta un omaggio unico alla
figura e all’opera di Tullio Crali,
protagonista assoluto dell’Aeropittura
futurista. Con oltre ottanta opere
selezionate, fotografie, diari e materiali
d’archivio inediti, l’esposizione restituisce al
pubblico un immaginario visionario che
attraversa il secolo del volo, dai suoi albori
pionieristici fino alla contemporaneità.
Dopo l’inaugurazione, la mostra sarà aperta
al pubblico dal 5 aprile all’11 maggio, per
poi proseguire il suo percorso espositivo dal
31 maggio al 13 luglio 2025 presso il
Museo Storico dell’Aeronautica Militare
di Vigna di Valle (RM), uno dei più
importanti musei aeronautici d’Europa.
È proprio questo dialogo tra passato e
futuro, tra estetica e
ingegneria, a costituire
la ragione profonda del
coinvolgimento di
Milano Brothers Group
(MBG) in qualità di
sponsor tecnico della
mostra. Fondata nel
1941, MBG è oggi un
riferimento globale nella
fornitura strategica di
Mario Testa
componenti elettronici
ad alta affidabilità e nella gestione integrata
della supply chain per settori ad altissima
complessità, quali aerospazio, difesa,
telecomunicazioni, produzione di
energia e trasporti.
«Sostenere questa mostra – dichiara Mario
Testa, presidente di Milano Brothers
Group – non è soltanto un gesto simbolico,
ma una dichiarazione concreta del nostro
modo di intendere l’innovazione: come
sintesi tra il sogno e il rigore tecnico, tra
creatività e competenza. L’arte di Tullio Crali
esprime una visione di modernità e di
audacia che rispecchia perfettamente i
valori che guidano da oltre
ottant’anni la nostra
attività. Il volo, nella sua
essenza, è il superamento
dei limiti. Ed è
esattamente ciò che, ogni
giorno, ci proponiamo di
fare nei nostri settori di
riferimento».
Con sedi operative in
Italia, Regno Unito e
Stati Uniti, MBG è
riconosciuta come Global
Procurement Partner,
capace di offrire non solo
distribuzione di
componenti, ma strategie
di approvvigionamento
su misura, supporto nella
gestione
dell’obsolescenza,
ottimizzazione dei flussi
logistici e consulenza
tecnica personalizzata.
L’aeroporto di Grazzanise si candida a
diventare una delle infrastrutture più
strategiche del sistema aeroportuale
campano e meridionale, in grado di
affiancare in modo complementare gli scali
di Capodichino e Salerno-Costa d’Amalfi.
Un’opzione concreta di rilancio
infrastrutturale che, secondo molti
osservatori, può giocare un ruolo chiave nel
riequilibrare flussi, investimenti e
opportunità tra l’area metropolitana
napoletana e il resto della regione.
Tra i più convinti sostenitori della piena
attivazione dello scalo figura Giovanni Bo,
presidente della sezione
Turismo di Confindustria
Caserta, che sottolinea
l’importanza strategica di
Grazzanise come leva di
sviluppo economico e
valorizzazione del territorio.
"L’aeroporto di Grazzanise
rappresenta un’opportunità
concreta per fare del turismo
un motore di crescita
economica stabile e duratura
per il nostro territorio",
afferma Bo, indicando nel
bacino d’utenza che va dalla
Terra di Lavoro al Basso
Lazio, dal Molise al Sannio
un’area vasta e ricca di
potenzialità.
"Penso alla valorizzazione
del litorale Domitio e
dell’area dei Campi Flegrei,
ma anche alle eccellenze
culturali e paesaggistiche della provincia
di Caserta: dalla Reggia Vanvitelliana al
Real Sito di Carditello, passando per
Casertavecchia, il complesso di San
Leucio, Caiazzo e il Matese", prosegue
Bo. L’infrastruttura permetterebbe inoltre di
estendere la fruizione turistica alle località
del Sannio, come Sant’Agata de’ Goti,
Telese, il Taburno e Benevento, città
carica di storia e bellezze architettoniche.
In questo contesto, Bo invita a una
pianificazione integrata dello sviluppo
locale. "Una seria progettazione turistica
e la riqualificazione delle strutture
ricettive devono tenere conto della
presenza dello scalo e dei volumi di
traffico che può generare, soprattutto se
aperto ai voli charter e low cost",
evidenzia. Ma l’importanza dello scalo non
si limita al turismo. "Di grande rilievo è
anche la possibilità di destinare una
parte dell’aeroporto al traffico cargo,
sfruttando la disponibilità di ampie aree
per la logistica e la vicinanza a snodi
viari a grande scorrimento che collegano
rapidamente lo scalo ai principali poli
industriali e interporti della Campania
settentrionale",
aggiunge.
Un segnale
politico importante
è arrivato di
recente con la
lettera inviata dal
presidente della
Regione
Campania
Vincenzo De
Luca al ministro
delle Infrastrutture
Matteo Salvini,
per sollecitare la
piena attivazione
dello scalo
militare di
Grazzanise anche
a fini civili. La
richiesta si
Giovanni Bo
inserisce in una
visione strategica
più ampia di rafforzamento delle dotazioni
infrastrutturali del Mezzogiorno e di miglior
distribuzione dei flussi aerei sul territorio
regionale.
La riattivazione dello scalo potrebbe così
contribuire non solo ad alleggerire il traffico
su Napoli-Capodichino, ma anche a favorire
un riequilibrio infrastrutturale e produttivo tra
le aree centrali e quelle interne della
Campania. Un progetto ambizioso, ma
sempre più urgente per rendere competitiva
l’intera regione nel contesto nazionale ed
europeo.
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ECONOMIA
Nasce We Chiaia: il brand di comunità che rilancia
uno dei luoghi più iconici di Napoli
Promuovi la tua attività con noi!
26 27
Un progetto partecipato per la
valorizzazione e la promozione del
quartiere, con il coinvolgimento di
imprenditori, professionisti ed esercenti,
per trasformarlo in un brand urbano
come Brera o Soho
Chiaia cambia pelle e guarda
al futuro con un progetto
ambizioso, corale e
profondamente radicato nel
territorio: We Chiaia,
un’iniziativa nata dal basso
con l’obiettivo di rilanciare
l’identità e il valore di uno dei
quartieri più eleganti e
rappresentativi della città di
Napoli. Presentato martedì
25 marzo nella sede di
Banca Patrimoni Sella a
Palazzo Leonetti in via dei
Mille, il progetto ha visto la
partecipazione di alcune delle
voci più autorevoli del mondo
imprenditoriale e culturale
cittadino.
A illustrare i dettagli dell'iniziativa è stato
Maurizio Marinella, imprenditore e
presidente della neonata associazione We
Chiaia, affiancato da Raffaele Cercola,
docente universitario ed esperto in
marketing territoriale, dalla giornalista
Donatella Bernabò Silorata, che ha posto
l’accento sull’importanza della
comunicazione strategica, e da Giuseppe
Esposito, art director dell’agenzia
napoletana Bread And Network, che ha
curato la brand identity e il design della
piattaforma web ufficiale.
We Chiaia nasce come associazione noprofit
e si propone di restituire centralità al
quartiere, sostenendo le eccellenze locali e
stimolando un'economia vivace, fondata
sulla collaborazione tra soggetti privati,
cultura e innovazione. Tra i fondatori ci sono
anche Claudia Catapano, Pierluigi De
Caro, Ciko Orefice, Maura Pane,
Massimo Porzio, Domenico Ricciardi e
Marietta Tramontano, che insieme a
Marinella credono fermamente nella forza
del lavoro in rete e nella valorizzazione
delle energie del territorio.
Il cuore pulsante del progetto è
rappresentato dalla piattaforma web www.
wechiaia.it, pensata come un portale
dinamico per raccontare il quartiere
attraverso eventi, percorsi tematici, attività
commerciali e storie locali. Un vero e
proprio hub digitale che
intende connettere i
cittadini, i visitatori e gli
operatori del territorio in
una narrazione condivisa di
Chiaia come luogo di
cultura, bellezza e
opportunità.
L’identità visiva del progetto
si ispira a uno dei simboli
architettonici del quartiere:
il ponte di Chiaia, costruito
nel 1636 e ristrutturato nel
1834 in stile neoclassico.
Questo elemento è stato
rielaborato graficamente da
Bread And Network per
diventare il segno distintivo
del brand We Chiaia, trasmettendo senso di
appartenenza e responsabilità collettiva.
La comunicazione del progetto è supportata
dalla collaborazione gratuita di un pool di
esperti tra cui il già citato prof. Cercola,
l’agenzia creativa Bread And Network, la
giornalista Bernabò Silorata e la società di
comunicazione dipunto studio. Una
squadra qualificata e appassionata, che
crede nel potere di una narrazione costante,
autentica e strategica per attrarre un
turismo di qualità e promuovere uno
sviluppo urbano sostenibile.
“We Chiaia è un grande cantiere aperto
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Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
ECONOMIA
Moda e Mediterraneo: a Napoli il futuro del Made in Campania si scrive tra innovazione, formazione e internazionalizzazione
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Meet Italian Brands 2025: oltre 100 B2B, 50 visite aziendali e un nuovo protocollo accademico Nord-Sud per rilanciare la filiera moda campana sui mercati
di Fabrizio Matarazzo
C’è una nuova energia che attraversa la
moda campana e ha il volto del dialogo,
della collaborazione e della visione
strategica. Si è chiusa con grande successo
la terza edizione del Meet Italian Brands
2025, tenutasi dal 24 al 26 marzo presso la
Mostra d’Oltremare di Napoli,
confermando la Campania come una delle
realtà più vitali del fashion italiano. Più di
100 buyer internazionali, provenienti da
35 Paesi e cinque continenti, hanno
incontrato oltre 100 piccole e medie
imprese campane in un intenso
programma di B2B e oltre 50 visite
aziendali, alla scoperta dei luoghi in cui si
produce eccellenza tra abbigliamento
uomo, donna e bambino, accessori,
calzature e pelletteria.
Un evento promosso da Regione
Campania, ITA-ICE (Agenzia per
l'internazionalizzazione), Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione
propria esperienza integrata di conoscenza
e sviluppo, ha dimostrato l'efficacia di un
approccio che unisce business,
formazione, innovazione e promozione. I
buyer ospitati da ITA-ICE, attraverso la sua
rete di circa 80 uffici nel mondo, hanno
potuto non solo dialogare con le imprese
negli stand, ma anche visitare direttamente
gli stabilimenti di produzione, toccando con
mano la qualità del Made in Campania.
Tra le novità più significative emerse
durante i talk tematici – dedicati a
sostenibilità, nuove tecnologie, formazione
e apertura a nuovi mercati – spicca
l’annuncio di un Protocollo di
Cooperazione tra Università del
Mediterraneo, che vede in prima linea
l’Università della Campania Luigi
Vanvitelli. L’obiettivo è ambizioso e
concreto: creare una rete accademica tra
Nord e Sud del Mediterraneo per formare
le figure professionali del domani, dai sarti
artigiani ai modellisti, fino alle
competenze emergenti legate
competitivo e cooperativo”.
Altro annuncio importante è la nascita di
una Rete di Imprese del settore moda,
uno strumento moderno per condividere
risorse, progettualità e know-how, evitando
la frammentazione e promuovendo sinergie
su tutta la filiera.
Secondo Luigi Giamundo, Presidente
della Sezione Moda di Unione Industriali
Napoli e ideatore dell’evento, “il Meet
Italian Brands si conferma vetrina strategica
per le eccellenze campane sullo scenario
globale. Il fitto programma di incontri e le
numerose visite aziendali testimoniano
l’interesse crescente verso un sistema
produttivo che coniuga tradizione,
artigianalità e innovazione. L’intesa
accademica mediterranea e la rete
d’imprese sono strumenti concreti per
rendere il nostro comparto più competitivo e
resiliente”.
La Campania, con 27.000 aziende attive, è
la seconda regione italiana e prima del
Sud per numero di imprese nella moda,
generando circa 20 miliardi di fatturato
annuo e impiegando 110.000 addetti. Un
sistema ricco e diversificato, in cui
prevalgono le microimprese (33%) e le
piccole aziende (60%), e che eccelle nel
Private Label, ovvero la produzione per
conto terzi con marchi di committenti, che
da sola rappresenta il 40% del settore, con
straordinarie potenzialità sui mercati esteri.
La filiera TAC – tessile, abbigliamento,
calzature – si completa con settori sinergici
come accessori, oreficeria, cosmetici e
occhialeria, e viene sostenuta da un tessuto
dinamico di centri di ricerca e alta
formazione, che sperimentano tessuti
sostenibili, modelli di economia circolare
e design tecnologico avanzato.
Il Meet Italian Brands 2025 lascia in
eredità non solo risultati economici ma
Luigi Giamundo
anche una nuova visione del futuro:
connessa, inclusiva, sostenibile. Napoli
diventa così, ancora una volta, un crocevia
strategico del Mediterraneo e capitale del
nuovo Rinascimento della moda italiana.
Internazionale, Confindustria Campania
e Unione Industriali Napoli, con la
collaborazione di soggetti come CIS-
Interporto Campano, Mostra d'Oltremare
Spa, Università della Campania Luigi
Vanvitelli, e con il supporto di
Assocalzaturifici, Praxi, EY,
Confindustria Moda e Museo della Moda
Regionale. Main sponsor: Unicredit.
Il format, pensato non solo come
piattaforma espositiva ma come vera e
all’intelligenza artificiale e alla tecnologia
sostenibile. Il progetto, sostenuto da ITA-
ICE, coinvolge prestigiosi atenei africani, in
linea con il Piano Mattei per l’Africa.
Un’iniziativa che ha ricevuto il plauso del
Ministro delle Imprese e del Made in Italy,
Adolfo Urso, che in un messaggio alla
cerimonia di apertura ha definito il
protocollo “una scelta strategica per
rafforzare i legami tra Europa e Africa e
rendere il settore moda sempre più
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
INNOVAZIONE
Stefania De Pascale, la scienziata che coltiva il futuro (anche su Marte)
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Dalla Federico II di Napoli allo spazio: nel libro ‘Piantare patate su Marte’, la professoressa racconta la sfida dell’agricoltura spaziale e per la sostenibilità terrestre
di Walter Ferrigno
“Gli astronauti bevono caffè nello spazio.
È Lavazza, ma è anche scienza”. Con
questo spunto, la professoressa Stefania
De Pascale, docente di Orticoltura presso
l’Università degli Studi di Napoli
Federico II, ha introdotto il suo intervento
durante la serata inaugurale della XVI
Rassegna letteraria Premio Com&Te,
svoltasi nella Sala Tramontana
dell’Holiday Inn di Cava de’ Tirreni.
L’evento ha segnato la presentazione del
volume "Piantare patate su Marte. Il
lungo viaggio dell’agricoltura" (Aboca
Edizioni), un saggio scientifico-divulgativo
che affronta le sfide e le opportunità
dell’agricoltura in ambiente spaziale, con un
costante riferimento alle ricadute sulla
gestione sostenibile delle risorse terrestri.
Nel corso della sua presentazione, De
Pascale ha illustrato come le tecniche di
chiusi, in grado di garantire un
approvvigionamento fresco e continuo di
ortaggi. Oggi, grazie a tecnologie come
l’idroponica e l’aeroponica, è possibile
coltivare con successo, anche in condizioni
di microgravità, specie vegetali come
lattughe, ravanelli, barbabietole,
pomodori a crescita contenuta e cereali.
in contesti urbani, aridi o con suoli
compromessi. L’agricoltura spaziale,
dunque, si configura come un banco di
prova avanzato per sviluppare soluzioni
sostenibili in grado di affrontare la crescente
pressione sugli ecosistemi terrestri.
“Come sarebbe il mondo senza piante?
Non esisterebbe”, ha sottolineato De
simbiotica che richiede una maggiore
consapevolezza scientifica e culturale.
Il saggio propone una riflessione a più livelli:
scientifico, ambientale ed etico. Se il ritorno
dell’uomo sulla Luna è ormai un obiettivo
concreto, il pianeta Marte rappresenta una
prospettiva a lungo termine, che impone
sfide tecnologiche e politiche complesse. A
produzione alimentare a bordo delle
missioni spaziali siano evolute da sistemi
rudimentali a complessi modelli di
coltivazione controllata in ambienti
Tali coltivazioni avvengono all’interno di
sistemi a ciclo chiuso, nei quali l’acqua
viene purificata e riutilizzata, le urine
rigenerate, e il sudore condensato. In
questo contesto, ogni risorsa viene riciclata
e valorizzata, secondo una logica di
economia circolare applicata in ambienti
estremi.
Particolarmente significativa è la riflessione
sulla trasferibilità delle tecnologie
spaziali alla Terra. Sistemi come
l’agricoltura verticale, l’illuminazione LED
a spettro controllato e le tecniche di
coltivazione fuori suolo trovano oggi
applicazione in serre avanzate, soprattutto
Pascale. Le piante sono elementi
fondamentali per la vita: garantiscono la
produzione di ossigeno, la fissazione del
carbonio, la nutrizione e la regolazione dei
cicli ecologici. Anche al di fuori della Terra,
esse rappresentano compagni biologici
indispensabili per la sopravvivenza
umana, instaurando una relazione
tal proposito, De Pascale ha espresso una
posizione critica sull’avanzata degli attori
privati nella corsa allo spazio, come Elon
Musk, auspicando una governance
internazionale in grado di bilanciare
interessi economici e responsabilità
collettive.
“Pensiamo alla Terra”, ha concluso.
“L’agricoltura del futuro dovrà essere
sostenibile, efficiente e resiliente per
rispondere alla domanda alimentare di
una popolazione in crescita del 60% nei
prossimi decenni. Non esiste un solo
modello agricolo, ma una pluralità di
approcci da integrare e ottimizzare. La
piccola agricoltura può contribuire alla
biodiversità e alla sicurezza alimentare
locale, ma non è sufficiente a garantire la
sicurezza alimentare globale”.
Una prospettiva solida e interdisciplinare,
che parte dallo spazio per restituirci una
lezione urgente sulla gestione delle risorse,
sul ruolo della ricerca agronomica e sul
nostro rapporto con il pianeta.
(Foto di Francesco Cuccaro fornite da
Ufficio stampa Premio Com&Te)
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INNOVAZIONE
Innovazione e territorio: l’esperienza dell’Hub di San Giovanni e il ruolo del Distretto STRESS
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Ennio Rubino: L’Hub è un modello di rigenerazione urbana. STRESS lo ha sostenuto fin dall’inizio, facilitando l’innovazione dal basso
Nel cuore della Napoli orientale, dove un
tempo sorgevano le industrie, oggi batte il
cuore dell’innovazione: è l’Hub Federiciano
di San Giovanni a Teduccio, centro
pulsante di ricerca, formazione e
trasferimento tecnologico. A raccontarne la
genesi e il valore è Ennio Rubino,
presidente del Distretto Tecnologico
STRESS (Sviluppo Tecnologico e
Ricerca per un’edilizia Sostenibile e
Sicura), intervistato da ReportagePA – FPA
– durante un incontro al Polo Universitario.
“Operiamo da più di 25 anni sul territorio
e abbiamo assistito alla nascita di questa
bella realtà che è l’Hub di San Giovanni.
Questa nostra presenza, unica per il
Mezzogiorno, ci ha portato a interagire
anche con altre realtà del Sud Italia. La
riqualificazione di aree urbane basata su
formazione, ricerca e competitività
rappresenta il modo giusto per agire, come
dimostra questo Hub”, ha dichiarato Rubino.
STRESS ha riconosciuto nell’Hub di San
Giovanni a Teduccio un partner strategico
sin dalla sua costituzione, promuovendone
l’affermazione con sinergie strutturate. Uno
dei primi segnali concreti è l’accordo siglato
con CESMA l’11 marzo 2015, poi rinnovato
nel 2017. Una collaborazione che ha aperto
la strada a numerosi progetti di alta
formazione e sperimentazione tecnologica.
Nel 2015, STRESS ha realizzato 3 progetti
MIUR (Smart Case, Metropolis, Metrics)
per un totale di 5.000 ore di formazione in
aula e laboratorio su temi come energia,
edilizia sismica e conservazione dei beni
culturali. Più di recente, nel 2023, ha
attivato il progetto regionale GRISIS, per
formare ricercatori e tecnici nel profilo BIM
Specialist, con 500 ore dedicate a lezioni e
attività applicate.
Nel laboratorio dell’Hub, STRESS ha
installato anche la prima stampante 3D
per elementi in calcestruzzo del Sud,
dando il via a una linea di ricerca che ha
coinvolto aziende del territorio, come
EKORU, dove oggi si trovano i laboratori di
stampa. Un esempio tangibile di
trasferimento tecnologico al sistema
produttivo locale.
Ma non solo. STRESS è anche partner del
progetto europeo Horizon MULTICARE, e
coordina l’unico dimostratore italiano
previsto proprio in Campania. Le
sperimentazioni attualmente in corso presso
l’Hub riguardano esoscheletri in legno e
componenti multifunzionali per
l’involucro edilizio, pensati per migliorare
le prestazioni energetiche e strutturali degli
edifici esistenti senza delocalizzare i
residenti. In parallelo, il progetto europeo
TREEADS ha portato allo sviluppo di
calcestruzzi innovativi a basso impatto
ambientale, ricavati anche da ceneri di
incendi boschivi.
“La filiera dell’edilizia è da sempre
frammentata, ma è proprio questa
complessità che, se ben gestita, può
diventare un vantaggio competitivo”, spiega
Rubino. “Il nostro compito è mettere in
rete il settore, promuovendo collaborazioni
trasversali, mappando competenze,
coinvolgendo università, imprese, enti
pubblici e associazioni. Solo così possiamo
costruire una ‘cultura dell’innovazione’
condivisa”.
Un esempio in tal senso è la partecipazione
di STRESS alla Partnership Europea
Built4People nell’ambito di Horizon
Europe, che ha riconosciuto il distretto
come uno dei primi Innovation Cluster
italiani e l’unico nel Centro-Sud. Un
riconoscimento che premia l’approccio
sistemico adottato dal distretto: costruire
valore attraverso reti di eccellenza,
aggredire fondi europei e trasferire
innovazione sul territorio, anche attraverso
la creazione di start-up e spin-off.
Ma STRESS guarda anche al futuro dei
giovani e alla qualità della vita nei contesti
urbani. Progetti come STEM – Scuola,
Territorio, Educazione, Motivazione,
finanziato dal Fondo per la Repubblica
Digitale (bando Polaris), sono un esempio
di come l’innovazione possa diventare
anche strumento di inclusione sociale.
L’obiettivo è offrire a ragazzi tra gli 11 e i 14
anni della periferia orientale di Napoli
percorsi formativi che aprano nuove
opportunità, in particolare per le giovani
studentesse, con attività su stampa 3D,
sostenibilità energetica e
programmazione informatica.
L’esperienza sul territorio prosegue con il
progetto PROSIT, in collaborazione con il
Comune di Napoli, per la riqualificazione
sostenibile dell’Area Ex-Corradini. Un’area
strategica che punta a diventare punto di
connessione tra il quartiere e la costa, con
residenze universitarie, strutture sportive e
percorsi ciclopedonali.
Tantissimi i progetti che STRESS ha avviato
con ricadute dirette su città e società: dalle
installazioni immersive a Città della
Scienza pensate per i bambini, alle Sale
della Musica del museo dell’Archivio
Storico del Banco di Napoli, fino alle
esperienze museali interattive al Centro
Musei delle Scienze Naturali e Fisiche
della Federico II e allo sviluppo della app
Villa D’Este – Villae, strumento immersivo
per la fruizione dei beni culturali di Tivoli.
Anche nei piccoli comuni, come Frigento,
STRESS ha portato innovazione, con un
modello HBIM (Historical Building
Information Modeling) per la gestione
sostenibile dei centri storici. E ancora, si
segnalano numerosi sistemi di
monitoraggio infrastrutturale in
Campania, grazie a collaborazioni con
Autostrade Meridionali, EAV e ACaMIR,
dalla Collina di San Pantaleone
all’autostrada A3 fino alla Circumflegrea,
passando per i ponti sul fiume Ufita.
“Non dobbiamo replicare l’Hub
Federiciano, ma diffonderne i semi”,
conclude Rubino. “Ogni territorio ha le sue
specificità. La nostra rete copre tutto il
Mezzogiorno e punta a creare ‘germi di
innovazione’ replicabili, coinvolgendo i
gestori del territorio e gli enti locali. Solo
così possiamo contribuire davvero alla
crescita del sistema Paese e al rilancio
del settore delle costruzioni sostenibili in
Italia”.
Un impegno concreto, radicato, che nasce
dal basso ma guarda lontano. Perché il
futuro, per STRESS, si costruisce insieme.
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INNOVAZIONE
Monitoraggio termico dei Campi Flegrei dallo spazio: il nuovo algoritmo dell’INGV per prevedere i terremoti
34 Uno studio, in collaborazione con la NASA, utilizza dati termici dalla Stazione Spaziale Internazionale per individuare segnali precoci migliorando la prevenzione 35
di Antonio Quaranta
Un team di ricercatori dell’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
(INGV) ha sviluppato un innovativo sistema
di monitoraggio termico satellitare che
potrebbe rivoluzionare l’allerta sismica nei
Campi Flegrei, una delle aree vulcaniche
più attive e sorvegliate al mondo. Lo studio,
pubblicato sulla rivista Remote Sensing
Letters con il titolo “A novel algorithm for
thermal monitoring using ECOSTRESS time
series: the case of Campi Flegrei, Naples,
Italy”, analizza i dati termici provenienti dallo
strumento ECOSTRESS a bordo della
Stazione Spaziale Internazionale (ISS), in
grado di rilevare variazioni significative della
temperatura superficiale nelle zone di
preceduto eventi sismici di rilievo. In
particolare, si è osservato un aumento della
temperatura di circa 5°C tre giorni prima
del sisma di magnitudo 4.4 del 17
maggio 2024, e oltre 7°C in anticipo sul
terremoto di magnitudo 4.2 del 27
settembre 2023.
Il dott. Alessandro Piscini, primo autore
della ricerca, ha sottolineato come le
anomalie termiche siano state rilevate con
un anticipo che va da pochi giorni a qualche
settimana. Queste variazioni, evidenziate
grazie a due diversi approcci statistici,
risultano coerenti con altri segnali di allerta
già noti nell’area, come il bradisismo e
l’aumento di emissioni gassose, in
particolare CO₂.
Secondo il co-autore Cristiano Fidani,
rappresentare un supporto decisivo nella
gestione del rischio vulcanico e nella tutela
delle comunità che vivono nell’area flegrea.
(fonte immagini: INGV)
maggiore attività vulcanica.
Utilizzando serie temporali acquisite tra il
2021 e il 2024 sulla zona della Solfatara, gli
scienziati hanno confrontato due aree
selezionate, individuando differenze di
temperatura che, in più casi, hanno
l’accordo tra i due metodi statistici rafforza
l’ipotesi che esista un legame tra fluttuazioni
termiche superficiali e attività sismica,
aprendo la strada a nuove strategie di
prevenzione e sorveglianza. L’uso di
tecnologie spaziali, quindi, potrebbe
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INNOVAZIONE
Tiziana Vanorio e lo studio rivoluzionario sul bradisismo:
Prosciugare i pozzi di San Vito per ridurre la pressione geotermica
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La geofisica, docente alla Stanford University, ha presentato a Pozzuoli nuove evidenze scientifiche sul bradisismo dei Campi Flegrei
di Fabrizio Matarazzo
La scienziata Tiziana Vanorio, originaria di
Pozzuoli e docente di Geofisica Applicata
presso la prestigiosa Stanford University,
è tornata nella sua città natale il 20 marzo
per un incontro che ha acceso i riflettori sul
fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei.
Nell’auditorium del Villaggio del Fanciullo,
gremito di cittadini e rappresentanti
istituzionali, Vanorio ha tenuto una
conferenza dal titolo “Meccanismi, Cause e
Strategie di Mitigazione”, organizzata dalle
Diocesi di Pozzuoli e di Ischia. Tra i
presenti, il Vescovo Mons. Carlo Villano, il
presidente dell’Ordine dei Giornalisti della
Campania Ottavio Lucarelli e il direttore
del mensile diocesano Segni dei Tempi
Salvatore Manna. L’evento è stato
coordinato da Carlo Lettieri e Don Paolo
Auricchio.
Nel corso della sua relazione, Vanorio ha
sfatato alcuni miti e offerto
un’interpretazione alternativa e innovativa
del bradisismo. Secondo i suoi studi, non ci
sono segnali di risalite magmatiche: se ci
fossero, spiega, si manifesterebbero
terremoti molto più forti e segnali evidenti
che attualmente non si riscontrano.
Il vero responsabile? Un serbatoio
geotermico sotterraneo che si ricarica
progressivamente con le acque meteoriche
provenienti dalla Piana Campana. Queste
acque, attraversando terreni porosi da Nola
fino a Caserta, si infiltrano nel sottosuolo
dei Campi Flegrei dove, riscaldate a oltre
350 gradi a circa 3 chilometri di profondità,
si comportano come il vapore in una
pentola a pressione: spingono verso l’alto e
fratturano le rocce.
Per mitigare il fenomeno, Vanorio propone
due azioni: potenziare il drenaggio delle
acque piovane tramite gli alvei dei
Camaldoli e i Regi Lagni, e prosciugare i
tredici pozzi realizzati dall’Agip negli anni
’80 nella zona di San Vito, con l’obiettivo di
ridurre la pressione geotermica nel
sottosuolo. Secondo la scienziata, questa
potrebbe essere una
svolta cruciale,
paragonabile alla
rimozione del "carburante"
di un sistema a pressione.
Durante l’incontro,
Vanorio ha richiamato
l’attenzione sulla
trivellazione del 2020 a
Pisciarelli, interrogandosi
sulla sua reale chiusura e
sigillatura: se non è stata
adeguatamente sigillata,
potrebbe ancora
alimentare il serbatoio con
nuova acqua, aggravando
il fenomeno. Ha inoltre
sottolineato la possibile
correlazione tra le piogge
intense e l’aumento della
sismicità locale, un dato
finora poco esplorato ma che merita
maggiore attenzione.
I suoi studi, frutto di collaborazioni tra la
Stanford University e l’Università di
Napoli, rappresentano un cambio di
paradigma rispetto alle interpretazioni finora
proposte dall’INGV e dall’Osservatorio
Vesuviano. Grazie a tomografie sismiche,
carotaggi e analisi stratigrafiche, il team ha
identificato con precisione la struttura della
caldera: un sistema chiuso in cui il
calore della camera magmatica (il
“bruciatore”) interagisce con l’acqua
piovana (il “carburante”) racchiusa in
una roccia porosa (la “pentola”) sotto
una roccia di copertura deformabile (il
“coperchio”). Un modello geotermico
perfettamente coerente con i dati
osservati.
L’incontro ha rappresentato non solo un
momento di divulgazione scientifica, ma
anche un invito alla responsabilità
collettiva: conoscere il fenomeno per
conviverci in sicurezza, senza
allarmismi. Come ha affermato il
Vescovo Villano, "possiamo continuare
a vivere nei Campi Flegrei, ma con
consapevolezza e precauzione".
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SALUTE E BENESSERE
Dalla Dieta Mediterranea alla Dieta Planetaria: a Bruxelles il modello italiano
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L’iniziativa della Cattedra UNESCO della Federico II, diretta dalla professoressa Annamaria Colao rappresenta un punto di svolta per salute e sostenibilità
di Fabrizio Matarazzo
Nella sede del Parlamento europeo di
Bruxelles si è svolto un evento scientificoistituzionale
di alto profilo intitolato
“Nutrition and Health: From
Mediterranean to Planeterranean Diet”.
L'incontro, promosso dalla Cattedra
UNESCO per l'Educazione alla Salute e
allo Sviluppo Sostenibile dell'Università
degli Studi di Napoli Federico II, in
collaborazione con la European Medical
Association (EMA) e il gruppo
parlamentare dei Conservatori e
Riformisti Europei (ECR), ha riunito
esponenti del mondo accademico, sanitario
e politico, ponendo le basi per un nuovo
approccio integrato tra nutrizione,
prevenzione e transizione ecologica.
Coordinatrice dell'evento è stata la
professoressa Annamaria Colao,
endocrinologa di fama internazionale e
punto di riferimento per la medicina
preventiva. Colao ha ribadito il ruolo
strategico della dieta mediterranea come
paradigma nutrizionale ad alta efficacia
preventiva, nonché come modello adattabile
e scalabile a livello globale. «L'obiettivo –
ha spiegato – è promuovere uno stile di vita
che coniughi equilibrio alimentare, attività
fisica e adattabilità culturale, generando una
vera dieta planetaria, fondata sui principi
della sostenibilità e della salute pubblica».
All'incontro hanno partecipato numerosi
rappresentanti delle istituzioni europee, tra
cui Carlo Fidanza, Antonella Sberna,
Nicola Procaccini, Pietro Fiocchi,
Francesco Torselli e Alberico Gambino,
con quest'ultimo incaricato delle
conclusioni. Gli interventi hanno evidenziato
la crescente consapevolezza politica
rispetto alla necessità di sostenere riforme
alimentari strutturate, capaci di ridurre il
carico di malattie croniche e tutelare le
risorse naturali.
Nella sessione scientifica, la professoressa
Antonia Trichopoulou della Yale School
of Public Health e dell'Accademia di
Atene, ha ripercorso il percorso che ha
portato al riconoscimento della dieta
mediterranea come patrimonio immateriale
UNESCO e ha delineato gli attuali scenari
normativi europei. La professoressa
Claudia Vetrani (Università Telematica
Pegaso) ha illustrato l'evoluzione teorica
verso la "Planeterranean Diet", un modello
alimentare che fonde tradizioni culinarie
locali e criteri scientifici di sostenibilità e
salute.
Il professor Prisco Piscitelli, in
rappresentanza della Società Italiana di
Medicina Ambientale (SIMA) e della
EMA, ha presentato il Med-Index, un
sistema multidimensionale per
l'etichettatura nutrizionale e ambientale
degli alimenti, finalizzato a promuovere
scelte consapevoli da parte dei
consumatori. Il dottor Pasquale Antonio
Riccio, in qualità di rappresentante della
ONG Campus ETS accreditata presso
ONU e OMS, ha ribadito il principio
secondo cui l'accesso a un cibo sano,
sostenibile e accessibile costituisce un
diritto umano fondamentale.
Un focus specifico è stato dedicato al tema
dell'invecchiamento attivo, con contributi
rilevanti da parte del professor Guido
Iaccarino (Università Federico II), che ha
illustrato l'importanza dell'attività fisica
associata a una dieta equilibrata nel
contenimento delle patologie croniche nella
popolazione anziana. La professoressa
Maddalena Illario, referente del
programma europeo EU Innovation
Partnership on Active and Healthy
Ageing, ha sottolineato la necessità di una
governance nutrizionale europea in grado
di sostenere l'autonomia funzionale degli
anziani attraverso interventi dietetici
personalizzati e sostenibili.
Il convegno ha offerto una visione
sistemica della Planeterranean Diet,
riconoscendola come una strategia
multilivello che conserva i punti di forza
della dieta mediterranea – tra cui
stagionalità, biodiversità e moderazione
calorica – estendendone la portata a livello
globale. Questo approccio rappresenta una
risposta concreta alle sfide poste dai
cambiamenti climatici, dalla diffusione delle
malattie non trasmissibili e dalla crescente
disuguaglianza nell'accesso al cibo. In tal
senso, il modello planetario si propone non
solo come soluzione tecnica, ma come
strumento culturale e politico per il
benessere collettivo e la sostenibilità
dell'ecosistema alimentare globale.
(foto di Annalisa Carbone – courtesy by
prof.ssa Colao)
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IL FATTORE UMANO
Le Organizzazioni tra ‘il Vuoto e il Fuoco’
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Da Pasolini e da una suggestione di Massimo Recalcati a una Visione Evolutiva delle Organizzazioni tra spazio e desiderio
di Giovanna d’Elia*
Come possiamo rendere le nostre
organizzazioni più umane, più vitali, più
generative? Come possiamo mantenere
vivo il fuoco del desiderio senza temere il
vuoto?
In un’epoca di crisi delle istituzioni.
Pier Paolo Pasolini le definiva
“commoventi” e “misteriose”, organismi
viventi.
“In ogni organizzazione sufficientemente
sana viene attivato un circuito virtuoso: il
vuoto rende possibile il fuoco, ma il fuoco, a
sua volta, genera il vuoto. La spinta
inventiva e creativa del desiderio non
satura, infatti, gli spazi, ma tende a dilatarli,
ad allargarli, a moltiplicarli. Il vuoto è
condizione del fuoco ma è il fuoco ad
alimentare l’esistenza e il presidio del vuoto,
ovvero a evitare la sua diffusione
disorganizzata o il suo riempimento
padronale. È un fatto che la fisica conosce
bene: affinché il fuoco si generi dalla
combustione della legna occorre l’ossigeno
necessario reso possibile dalla presenza al
suo centro del vuoto. La legna accatastata
senza interstizi non può accendersi. Il vuoto
è necessario al movimento, all’azione, alla
potenza del fuoco. Ma il fuoco è ciò che,
rendendo viva una istituzione, consente di
preservare il vuoto centrale come perno
della rotazione discorsiva. Come si presidia,
infatti, questo vuoto se non attraverso un
dinamismo che spinge i membri di
un’organizzazione a riprendere su di sé il
gesto originario della sua fondazione,
dunque a farlo esistere ancora, a
ricominciare ogni volta in modo nuovo? Il
vuoto è condizione del fuoco e, a sua volta,
il fuoco espande virtuosamente il vuoto,
libera spazi, desatura, detotalizza, diviene
un principio di movimento. È una tesi che
troviamo anche in Spinoza e in Nietzsche:
l’esistenza per potersi conservare è tenuta
a espandere se stessa, ad affermare la
propria forza”.
(Massimo Recalcati, "Il vuoto e il fuoco.
Per una clinica psicoanalitica delle
organizzazioni", Feltrinelli, Milano 2024)
Mettiamo il cuore delle organizzazioni, le
dinamiche profonde che le rendono vive e
generative o, al contrario, disfunzionali e
sterili.
Il vuoto e il fuoco.
Questi due elementi, apparentemente
opposti, non solo convivono, ma si
alimentano reciprocamente in una
circolarità virtuosa che sono essenziali per il
benessere e la creatività delle
organizzazioni.
Il vuoto, lungi dall’essere una mancanza, è
uno spazio fertile che permette la
circolazione plurale dei discorsi, un
terreno aperto dove il dialogo e
l’innovazione possono fiorire.
Il fuoco, d’altro canto, è il desiderio, la
passione che mantiene viva l’energia e che
impedisce al vuoto di essere riempito da
chiusure rigide o dinamiche mortifere.
Le organizzazioni sono generate e poi
alimentate da un fuoco, da un desiderio
individuale e collettivo insieme, e vivono
fino a quando questo fuoco non si spegne.
Affinché il fuoco arda, e magari aumenti nel
tempo, c’è però bisogno nell’esperienza
collettiva di un vuoto centrale, una sorta di
spazio libero non occupato, che il fuoco
crea e dove il fuoco prende l’ossigeno
necessario per vivere e rigenerarsi, perché,
direbbe Edgar Morin: «ciò che non si
rigenera degenera».
Come può questa tensione dinamica tra
vuoto e fuoco essere cruciale per ogni
organizzazione che voglia mantenersi
generativa nel tempo. “Quando una
organizzazione respira bene?”.
La risposta risiede nella capacità di coltivare
questa circolarità: un vuoto che accoglie
senza annullare, un fuoco che arde senza
consumare.
Come le organizzazioni possano
trasformarsi da sistemi rigidi e malati a
organismi vivi, capaci di durare nel tempo
senza perdere lo slancio creativo del loro
inizio.
La reinterpretazione del ruolo delle
istituzioni, spesso demonizzate dai
populismi contemporanei come nemiche
della vita. Recalcati ribalta questa
narrazione, restituendo alle istituzioni una
dimensione poetica e vitale. Esse non sono
gabbie, ma spazi che, se ben gestiti,
possono custodire lo “slancio misterioso e
commovente”, per usare le parole di
Pasolini, che caratterizza il momento
fondativo di ogni collettivo. Questa
prospettiva è un invito a rivedere il nostro
rapporto con le istituzioni, le organizzazioni,
le aziende non più come entità oppressive,
ma come luoghi di potenziale rigenerazione
e crescita.
L’attenzione al desiderio, una forza spesso
trascurata nel contesto delle organizzazioni.
Il desiderio non sia solo un motore
individuale, ma anche una risorsa collettiva
che può alimentare il senso di
appartenenza e lo slancio verso obiettivi
comuni. Questo desiderio, tuttavia, non può
essere imposto dall’alto; deve essere
coltivato, riconosciuto e sostenuto, in modo
che possa permeare l’intera struttura
organizzativa.
commerciale@sudenord.it
www.sudenord.it
Come?
Con un processo di attenzione, cura della
comunicazione e della elazione a tutti i livelli
organizzativi.
Un altro tema centrale è quello della
fragilità. Lungi dall’essere una debolezza,
la fragilità è vista come una condizione
imprescindibile per la crescita. Recalcati
invita le organizzazioni a non temere il
vuoto o i momenti di crisi, ma a vederli
come opportunità per rigenerarsi e ritrovare
il proprio fuoco.
Serve quindi una Leadership che sappia
accendere il desiderio, valorizzare l ’errore
e accompagnare con feedback e percorsi
che gestiscano la vulnerabilità.
Questa prospettiva è particolarmente
rilevante in un’epoca caratterizzata da
cambiamenti rapidi e imprevedibili, dove la
capacità di adattarsi e reinventarsi è
diventata una competenza cruciale.
Dobbiamo guardare oltre la superficie delle
strutture e dei ruoli per esplorarne le
dinamiche più profonde.
E ne sono convinta da HR con una visione
poetica e al tempo stesso pratica di come le
organizzazioni possano diventare spazi vivi,
capaci di custodire e alimentare il desiderio
collettivo.
E allora che ci sia ‘Il vuoto e il fuoco’ come
un faro che illumina la strada verso un
modo nuovo e più autentico di vivere e
lavorare insieme.
(*) HR Director Focus Consulting
Esperta Risorse Umane e Parità di Genere
e Opportunità
DiversityEquityInclusion
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
LEGALITÀ
Piersanti Mattarella, la rivoluzione gentile come dialogo e incontro tra mondo politico e accademico
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Una riflessione condivisa su fede, responsabilità civile e formazione delle coscienze, nel ricordo di un testimone autentico della politica
di Giuliana Sepe
In occasione della presentazione del libro di
Giovanni Tesè “Piersanti Mattarella. Un
politico cristiano”, lo scorso 20 marzo,
presso l'Istituto Luigi Sturzo, a Roma, si
sono incontrati esponenti del mondo
ecclesiastico ed universitario per
confrontarsi sull’importanza dell’impegno
politico coniugato con la fede.
L’incontro è stato organizzato dal Prof.
Alfonso Barbarisi, presidente
dell’Associazione Italiana Docenti
Universitari (AIDU), ed ha visto come
relatori, oltre all’autore, S.E. Fabio Fabene
(Arcivescovo di Montefiascone e Segretario
del Dicastero delle Cause dei Santi),
Giuseppe Acocella (Rettore dell'Università
Telematica Giustino Fortunato di
Benevento), Francesco Bonini (Rettore
della Libera Università Maria Santissima
Assunta di Roma), Alberto Felice De Toni
(Sindaco del Comune di Udine ed ex
Rettore dell’Università di Udine), Eugenio
Gaudio (Presidente della Fondazione
Roma Sapienza), Giuseppe Notarstefano
(Presidente dell'Azione Cattolica Italiana).
Gli interventi sono stati moderati da Andrea
Monda, direttore de L'Osservatore
Romano, che ha sottolineato come politica
e cristianità siano in forte crisi.
Una vita spezzata a metà, quella di
Piersanti Mattarella, Presidente della
Regione Siciliana, assassinato dalla mafia
a soli 45 anni.
Mons. Fabio Fabene, anche Consulente
ecclesiastico nazionale dell’AIDU, ha
sottolineato che se la figura e la
testimonianza di Piersanti Mattarella
vengono ancora richiamate alla nostra
memoria è perché quest’uomo ha lasciato
un segno nella storia del nostro tempo.
Viviamo un cambiamento d'epoca, come
spesso ci ricorda Papa Francesco, che
pone ai cattolici nuove sfide e impone delle
riflessioni urgenti.
Come ribadito anche dal Presidente della
CEI, Cardinale Zuppi, all’apertura della
Settimana Sociale di Trieste, non
possiamo accontentarci di facili lamentele
sulla scarsa partecipazione al voto, ma
dobbiamo impegnarci e metterci al servizio
della comunità per attuare un cambiamento.
Per Giovanni Tesè non è stato un caso che
il convegno si sia svolto nel primo giorno di
primavera, giorno del risveglio, del
ricominciare, visto che denominatore
comune dell’incontro è stato proprio la tanta
voglia di ripartire con rinnovato vigore, con
una grande, straordinaria speranza, in
sintonia con il messaggio del Giubileo.
L’autore ha sottolineato come viviamo in un
mondo che porta con sé la stanchezza di
molti anni; è necessario che ci sia un
nuovo inizio, partendo dagli esempi e dal
ricordo di uomini come Piersanti
Mattarella, Don Luigi Sturzo, Aldo Moro,
non per ripetere e fare le cose che loro
hanno fatto, ma affinché nella nostra azione
quotidiana possiamo essere illuminati e fare
come i contadini che prendono il seme
buono, conservato negli anni precedenti,
per fare un buon raccolto domani.
Ha poi raccontato dell’incontro fatto in
mattinata con un gruppo di ragazzi, fermi
davanti alla lapide di Aldo Moro, in via
Caetani, e di come uno di quei giovani
diciassettenni gli abbia detto: “Aldo Moro è
stato uno degli ultimi politici seri e
responsabili perché, essendo un deputato
nazionale di primo piano, sentiva il peso
della responsabilità nei confronti dei cittadini
italiani”.
È proprio da questa favilla, da questi
giovani, che si può ricominciare per
generare un nuovo futuro, investendo sulla
formazione, anche politica; del resto
Piersanti Mattarella, come ricordato nel
volume presentato, si occupò di
formazione politica e tra gli iscritti al suo
corso 113 erano giovanissimi (dai 13 ai 17
anni), quindi non elettori, e – ha concluso
Tesè – da lì si deve partire, se vogliamo un
mondo diverso, un mondo più giusto, un
mondo vivo.
Bisogna dire ai nostri giovani, ai nostri
ragazzi, che Alcide De Gasperi, Luigi
Sturzo, Schuman, Adenauer, quando,
insieme a tanti altri, hanno pensato all'idea
di Europa, erano fortemente convinti che
un’Europa unita, l’Europa dei popoli, è la
conditio sine qua non per la pace e la
prosperità nel mondo.
Anche l’intervento conclusivo di Giuseppe
Notarstefano, Presidente dell’Azione
Cattolica nazionale ed autore della
prefazione del libro, ha sottolineato come
la forza luminosa della testimonianza di
Piersanti Mattarella possa essere una
guida per tutti noi.
Assistiamo a un cambiamento nel rapporto
che c'è sempre stato tra religione e
politica, che esige una stagione di
testimonianza che sappia, così come fece
la generazione di Piersanti Mattarella,
rinnovare la vita della Chiesa attraverso la
ricerca di un’autentica spiritualità
evangelica.
Tutto questo lavoro, ha precisato
Notarstefano, non è qualcosa che ci
estrania dal mondo, perché cercare una
radicalità evangelica significa immergersi
profondamente nella realtà di oggi, cercare
il Regno di Dio nella concretezza della
storia.
Il tema del cambiamento d'epoca, in
questo tempo, è diventato una chiave di
lettura particolarmente interessante per
riaprire il rapporto tra le ragioni dell’impegno
del credente e l’impegno dell’abitare nella
storia.
Lo stesso Notarstefano ha ricordato di aver
sentito parlare, durante la sua adolescenza
a Palermo, del gruppo politica, fondato da
Mattarella, come di un’esperienza che ha
formato una generazione di persone, non
solo politici, ma anche dirigenti,
professionisti, docenti, probabilmente
perché nasceva da un’attitudine tutta
associativa, con un forte stile educativo,
formativo; sapevano che bisognava
continuamente dedicarsi alla formazione
della coscienza delle persone, attraverso
un lavoro che era anche esercizio critico,
con quello stile che, con l’espressione di
Piersanti Mattarella, diciamo la politica
delle carte in regola, la politica che non è
solo la legalità, ma è il rigore della
competenza unita alla saggezza
dell’ascolto della realtà, soprattutto dei più
poveri.
Dopo una lunga fase di scollamento tra
politica e religione, si è rimesso in moto
qualcosa.
La Settimana Sociale di Trieste ha visto
nascere un desiderio di guardare con
maggiore cordialità l’impegno stesso dei
cristiani in politica.
Da un lato abbiamo bisogno di investire
ancora di più in una formazione, ad opera
di un associazionismo capace, ma
dall’altro servono persone che sappiano
spendersi e che abbiano attorno a loro
degli spazi, dei luoghi, delle reti dove poter
elaborare l’esperienza e rilanciare le
ragioni della speranza, che sono le
prospettive della politica.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
PSICOLOGIA E SOCIETA'
Cosa ci raccontano le ultime vicende di Sgarbi e Lippi
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La depressione come occasione per guardarsi dentro: una sfida che può essere insidiosa ma è sempre un’occasione di verità
di Alberto Vito *
Nei giorni scorsi ha destato clamore la
notizia che Vittorio Sgarbi soffra di una
grave forma di depressione. Anche
Marcello Lippi, ex calciatore e allenatore
della Juve e della Nazionale, ha parlato di
sé raccontando di una forma di malinconia
che lo attanaglia. Si tratta di personaggi
evidentemente assai diversi tra loro, ma
posseggono due elementi comuni. Il primo
è il grande successo, di fama e anche
economico, ottenuto da entrambi. Per
Sgarbi è sicuramente così, piacciano o
meno le sue prese di posizioni politiche, le
polemiche in ambito della critica d’arte e di
ogni altro argomento, lo stile relazionale
provocatorio. Per Lippi parlano le sue
numerose vittorie, tra cui l’aver allenato la
nazionale italiana Campione del mondo nel
2006. L’altro elemento comune è l’età:
entrambi hanno più di 70 anni. Lippi compie
77 anni ad aprile, Sgarbi 73 a maggio.
Procediamo con ordine. Ovviamente non
conosco nulla della vita loro privata e i
riferimenti sono esclusivamente legati alle
notizie rese pubbliche. Riguardo al critico
d’arte a lungo parlamentare, nell’ultima
apparizione pubblica, al teatro Olimpico di
Roma, è apparso molto dimagrito, dimesso
e sottotono. Successivamente si è saputo di
un ricovero in una struttura sanitaria ed è
stata resa nota la diagnosi di depressione.
Riguardo a Sgarbi si sarebbe potuto
pensare, visti i suoi comportamenti
televisivi, ad altri disturbi psichici, come la
maniacalità, l’iperattivismo, le fantasie di
onnipotenza o una componente narcisistica
esagerata, ma alla depressione proprio no.
Un po’ diversa la situazione raccontata da
Lippi in un’intervista. E’ orgoglioso e grato
per la vita piena che ha avuto, di cui non
rinnega nulla, ma ora deve confrontarsi con
una condizione nuova: nessuno lo cerca,
nel senso di vuoto il tempo sembra non
passare mai, soffre soprattutto i lunghi
pomeriggi invernali, non gode dell’ozio ma
lamenta la mancanza di nuovi stimoli e
l’assenza di obiettivi ambiziosi. E’ apparso
demotivato e apatico. Può sorprendere
apprendere come la depressione possa
attanagliare anche personaggi di indubbio
successo. Eppure, in effetti c’è poco da
stupirsi. E non solo perché questo male è
una patologia psichica assai subdola che
può riguardare chiunque, quale che sia il
livello sociale o economico.
Certamente c’entrerà anche l’età e Sgarbi
ha affermato di star vivendo una situazione
nuova che non riesce a fronteggiare. Le sue
parole rivelano una delicata fase
introspettiva: “Mi sembra di essere un treno
che si è fermato a una stazione
sconosciuta”. Ha ammesso di passare
molte ore a letto, a fronte della passata vita
frenetica, e di attraversare un periodo di
meditazione dolorosa su ciò che ha fatto e
sul destino che lo attende. “In fondo le cose
che ho scritto, le opere d’arte che mi
circondano, appartengono a un progetto di
sopravvivenza”, ha aggiunto con una rara
consapevolezza.
Uomini, quindi, che compiono un bilancio
della propria esistenza e, come ognuno di
noi, devono fare i conti con rimorsi,
rimpianti, errori, viltà, egoismi, energie mal
investite oltre che con atti di generosità e
bontà. Dispiace che stiano tanto male (da
quello che sembra) ma, sarà pure una mia
deformazione professionale, questi
momenti difficili possono rappresentare
un’opportunità.
Un grande terapeuta, rivolgendosi ad un
paziente con questo disturbo, faceva notare
come anche la postura del depresso,
tipicamente con schiena curva e testa
rivolta verso il basso, stia ad indicare come
la depressione possa essere anche
un’occasione per guardarsi dentro.
Guardarsi dentro può essere insidioso ma è
sempre un’occasione di verità. Forse è
quello che sta avvenendo anche a Sgarbi e
Lippi.
Provare emozioni dolorose è inevitabile per
ognuno di noi. Non si tratta solo di evitare la
sofferenza, condizione umana con cui tutti,
prima o poi, in misura minore o maggiore,
siamo costretti a confrontarci. Quello che
conta davvero è cosa questa sofferenza ti
conduce ad essere, come persona. I
cambiamenti inducono a pensare ed
occorre saggezza, evitando eccessi di
severità o superficialità. Guardarsi dentro
per aprirsi al mondo. Qui è la vera sfida.
(*) Psicologo, sociologo, responsabile Uosd
Psicologia clinica Ospedali dei Colli
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CHIESA
Carlo Acutis, un ragazzo del nostro tempo
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Appassionato di informatica e con il cuore pieno di Dio, verrà proclamato Santo nel Giubileo degli adolescenti
di Giuliana Sepe
Il prossimo 27 aprile, giornata del Giubileo
degli adolescenti, Papa Francesco
proclamerà Santo il ragazzo servitore di
Dio, Carlo Acutis.
A meno di due mesi dalla canonizzazione
del Beato Carlo Acutis, Salerno, Napoli e
San Giuseppe Vesuviano hanno ospitato
Mons. Domenico Sorrentino, vescovo
delle diocesi di Assisi - Nocera Umbra -
Gualdo Tadino e di Foligno per la
presentazione del suo libro dal titolo “Carlo
Acutis sulle orme di Francesco e Chiara
d’Assisi – Originali non fotocopie”.
A Napoli la presentazione è stata ospitata
nella splendida Chiesa di Santa Maria di
Portosalvo, in via Marina, gestita da un
gruppo di giovani; alla manifestazione,
svoltasi il 7 marzo, condotta dal giornalista
Franco Buononato ed organizzata
dall'Associazione Dies Artis Semper,
presidente Rosa Carillo Ambrosio, sono
intervenuti il Sindaco di Napoli, Gaetano
Manfredi, Stefania Brancaccio, segretaria
nazionale UCID, Francesco Manca,
presidente UCID Napoli e segretario
regionale UCSI Campania, Carlo
Caccavale presidente della Fondazione
San Bonaventura.
Don Doriano De Luca, vicedirettore della
rivista Nuova Stagione, ha offerto
un’approfondita analisi del volume.
La santità di Carlo Acutis (nato a Londra il
3 maggio 1991 e morto a Monza il 12
ottobre 2006 per una leucemia fulminante)
è stata riconosciuta in tempi record: il 1°
luglio 2018 si è avuto il decreto sulle virtù
eroiche, il 10 ottobre 2020 è stato
dichiarato Beato e il 27 aprile 2025 ci sarà
la sua canonizzazione.
Carlo, Francesco e Chiara, tre figure tanto
diverse e originali, lontane nel tempo, ma
unite da un filo rosso, come ben evidenziato
nel libro di Sorrentino, che si pregia anche
di una nota autografa di Papa Francesco.
Carlo è un ragazzo del nostro tempo,
giovane rampollo di una famiglia dell’alta
borghesia torinese, nipote del fondatore
della Vittoria Assicurazioni, pieno di vita e
di interessi, appassionato di informatica
eppure, sin dall’infanzia con il cuore pieno
di Dio e innamorato di Gesù Eucaristia,
tanto da ricevere la prima comunione a
soli sette anni.
Pur vivendo a Milano, risiedeva
periodicamente ad Assisi con la sua
famiglia e qui si era innamorato di
Francesco e Chiara, di cui seguiva le orme
spirituali. È sepolto ad Assisi, nel
Santuario della Spogliazione, proprio
dove Francesco si era spogliato di tutti i
suoi beni materiali per seguire Gesù e
vivere secondo il Vangelo.
Nel libro l’autore rivela dettagli inediti di
alcuni momenti dalla morte di Carlo, fino
alla traslazione al Santuario della
Spogliazione e l’attuale venerazione del
corpo che, lo scorso anno, ha portato ad
Assisi circa 1 milione di visitatori. Il
volume si chiude con un’appendice in cui si
riporta la preghiera composta da Mons.
Sorrentino per la canonizzazione di
Carlo, preceduta dal Cantico di Frate
Sole, al quale il libro fa riferimento, anche in
occasione dell’ottavo centenario della sua
composizione, che cade proprio
quest’anno.
Mons. Sorrentino, commosso nel ricordo
di quando, da bambino, aveva, proprio dalla
Chiesa di Portosalvo, sventolato il
fazzoletto in saluto della zia e dei cuginetti,
in partenza per l’Argentina, ha spiegato ai
presenti come abbia raccontato, con parole
volutamente semplici, la vita di un ragazzo
che ha scelto di essere sepolto ad Assisi in
una continuità ideale con la spogliazione di
Francesco.
Il Vescovo ha invitato i giornalisti a restituire
al mondo, in maniera appetibile, la notizia
della bellezza della santità di un ragazzo
di quindici anni. Questo ragazzo di buona
famiglia, artista del computer, aveva tutto,
era nel pieno dei sogni, della bellezza, del
futuro, eppure dentro di sé ha la
premonizione che la morte lo incalza, che è
destinato a morire; poi fa un sorriso,
incredibilmente bello, e un gesto con cui
accoglie il suo destino. Dopo poco, gli viene
diagnosticata la leucemia, cui segue, in soli
tre giorni, la morte.
In tutto il mondo c’è un grande interesse per
la figura di Carlo Acutis e Mons.
Sorrentino ha sentito il dovere di spiegare
il legame che lo unisce, a distanza di secoli,
a Francesco d’Assisi e che è la Speranza
che non siamo soli.
Abbiamo bisogno di sentire che c’è un
futuro diverso partendo dal messaggio di
pace che ci ha trasmesso proprio Carlo;
dobbiamo credere in un mondo di fratelli e
di sorelle, aspirando alla santità, che tutti
possiamo raggiungere.
Tra gli spettatori, presente anche S.E.R.
Mons. Beniamino Depalma, vescovo
emerito di Nola, che, chiamato ad
intervenire, ha evidenziato come Carlo
Acutis sia stato un giovane di 15 anni che
ha vissuto tutte le esperienze dei giovani
della sua età e di come, quindi, cristiani,
cattolici, si possa essere anche in questo
2025, perché la fede rende bella la vita,
rende possibile l’esistenza.
Il Vangelo è felicità, Dio è felicità, Gesù
Cristo è felicità.
Carlo Acutis ha scoperto che la felicità è
ancora possibile oggi, contro un
cristianesimo emozionale, negativo,
individualista; ha vissuto l’autenticità del
Vangelo, quello predicato da Gesù Cristo
e che serve per una vita piena, riuscita,
realizzata.
Carlo è il grido di speranza dei giovani ed
è anche la grande speranza che la Chiesa
offre ai giovani che non devono sciupare la
loro vita, perché è troppo preziosa, troppo
importante.
Viviamo, ha detto, in una società triste,
stanca, annoiata per la quale la terapia è
una sola: Dio, che è speranza di tutti e di
tutte le vite; ha, poi, chiuso il suo intervento
con l’augurio che Carlo Acutis possa
diventare la speranza del mondo dei
giovani, delle famiglie, della società.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CHIESA
Il Giubileo: significato, storia e opportunità di fede
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Ritiro di preparazione quaresimale dell’UCSI e dell’UCID Napoli e Campania, tra fede, riflessione e impegno sociale
di Giuliana Sepe
Si è svolto domenica 30 marzo 2025, dalle
ore 10,30, presso l’Arciconfraternita dei
Pellegrini di Napoli, l’incontro dal titolo “Il
Giubileo: Significato, Storia e
Opportunità di Fede”.
L'evento, promosso (in occasione del
Giubileo dei Lavoratori e degli
imprenditori che si terrà in Vaticano
sabato 3 maggio 2025) dall’Unione
Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID) di
Napoli e Campania, in collaborazione con
l’UCSI Campania e con l’Arciconfraternita
della SS. Trinità dei Pellegrini, è stato
preceduto dalla Celebrazione eucaristica
presieduta da don Tonino Palmese,
Assistente ecclesiastico dell’UCID Napoli e
dell’UCSI Campania.
A seguire, in un gremito Salone del
Mandato, i soci e simpatizzanti delle due
Associazioni si sono confrontati sul tema
del giorno, grazie alle riflessioni di Don
Tonino Palmese, di Piero Marino,
Ricercatore dell’Università degli Studi
Federico II Napoli, e di Don Antonio
Mastantuono, Assistente ecclesiastico
nazionale dell’UCID.
Presenti, tra gli altri: Giovanni Cacace,
Primicerio dell'Arciconfraternita dei
Pellegrini; Francesco Manca, Presidente
UCID Napoli; Stefania Brancaccio,
Segretaria nazionale Generale UCID;
Antonino Apreda, Presidente UCID
Campania; Enzo Di Luozzo, Presidente
UCID Molise; Giuseppe Blasi,
Consigliere nazionale UCSI (Unione
Cattolica Stampa Italiana).
L'incontro è stato anche occasione di ritiro
quaresimale in vista della Santa Pasqua.
«Il 2025 è l’anno del Giubileo durante il
quale la Chiesa concede indulgenze
particolari ai fedeli…» (dal messaggio
trasmesso da Don Antonio Mastantuono)
Piero Marino ha ricostruito il significato e la
storia del Giubileo, ricordando come,
inizialmente, avesse la finalità di restituire
le terre sottratte, rimettere i debiti e
liberare gli schiavi; rappresentava un
ricominciare, dando una nuova
possibilità di riportare la giustizia e
l’equilibrio nel mondo. Ha anche ricordato
come il Giubileo ordinario, che in passato
si svolgeva ogni 100 anni, ora si celebri
ogni 25 anni.
Don Antonio Mastantuono, partendo dal
libro dell’Esodo, che richiama proprio il
cammino e, quindi, il tema del Giubileo che
è «Pellegrini di
speranza», si è
soffermato su come
oggi sia ancora e
sempre in atto un
esodo di persone
disperate in cerca di
una vita migliore,
proprio come gli ebrei
che fuggirono
dall’Egitto per
raggiungere la Terra
promessa. Questo
dramma è sempre più
oggetto di scontro
politico.
Un cammino di
Quaresima non può
essere un cammino
che si distacca dalla
vita quotidiana.
La fede, ha
sottolineato, deve
incidere nella vita sociale, politica,
comunitaria, non per diventare lo slogan di
un partito, ma per far nascere buoni frutti.
Bisogna riscoprire oltre che la fedeltà a
Dio, la fedeltà alla Terra; la Terra è
l’umanità, sono le relazioni, è il mondo del
lavoro, dell’economia. La prima cosa è
riscoprire il cammino come dimensione
della propria vita.
Rivolgendosi agli imprenditori presenti,
Don Antonio li ha esortati a chiedersi:
“Sono in cammino? Cerco realmente
percorsi nella mia vita? Chi, cosa scandisce
il passo della mia esistenza? I dettami della
pubblicità, della convenienza, la logica della
concorrenza oppure qualcos’altro, o meglio,
qualcun altro?”
Il cristiano è colui che è chiamato a
camminare insieme. Sinodo significa
proprio cammino fatto insieme.
“Ecco”, ha detto Don Antonio, “credo che
realmente siamo chiamati a camminare
insieme, ma per camminare insieme è
necessario uscire da sé stessi, senza
sopraffare l’altro, scoprire che accanto a noi
ci sono altre persone.”
Sono queste le domande che dobbiamo
porci in Quaresima:
Siamo capaci di camminare con gli altri,
di ascoltare, di essere tessitori di parole
buone insieme con gli altri?
Non basta una disposizione d’animo, è
anche necessaria la concretezza dei gesti.
La fede è concreta, è parola, ma è anche
gesto che si fa vita.
Il tema del Giubileo ci porta a dire che non
possiamo non fare questo cammino nella
speranza che ci sostiene: l’uomo senza
speranza non va da nessuna parte e non
si spera mai da soli.
È necessario creare un vissuto in cui siamo
capaci di vivere insieme la fraternità, la
solidarietà.
E, ancora: “Dove stanno le nostre aziende?
Dove sono le nostre attività? Lì, nel
territorio! Come costruiamo speranza?
Costruiamo speranza con le parole o
facciamo la fatica di diventare manovali,
sporcandoci le mani?”
Avere speranza è come avere un’ala di
riserva, che ci permette comunque di
volare (Don Tonino Bello).
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
INSIDE CAMPANIA
Procida 2025: un anno tra cultura, radici e meraviglia
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Un calendario ricco e anticipato per valorizzare l’isola che racconta il Mediterraneo
di Walter Ferrigno
foto di Francesco Bellofatto
Leonardo Costagliola, Assessore al
Turismo del Comune di Procida, ha le idee
chiare: fare della programmazione
anticipata la chiave per rafforzare l'identità
culturale e naturalistica dell’isola,
rilanciandola come una delle destinazioni
più desiderate della Campania. Dopo il
successo del 2022, anno in cui Procida è
stata Capitale Italiana della Cultura, il
Comune continua a investire su un modello
di promozione che non si esaurisce con la
bella stagione, ma si estende da marzo a
dicembre, culminando con il Capodanno in
piazza. Una strategia che trova nel
calendario 2025 la sua espressione più
Tutto inizia con l’intensità dei Riti della
Settimana Santa, tra cui spicca l’inimitabile
Processione del Venerdì Santo, con la
sua commovente statua del Cristo morto e i
“misteri”: opere create con maestria dai
giovani procidani, che raccontano episodi
dell’Antico e Nuovo Testamento. È un
momento identitario profondo, in cui l’intera
comunità si stringe attorno alle proprie
radici
spirituali e artistiche.
Ma Procida è anche uno scrigno che
racchiude infinite sfumature. E lo dimostra
con un calendario denso e multisensoriale,
presentato in anteprima alla BIT di Milano e
al TTG di Rimini. Eventi musicali, festival
letterari, rassegne cinematografiche,
mostre, concerti, manifestazioni
enogastronomiche e iniziative legate al
mare: tutto concorre a restituire
cuore di questo appuntamento batte tra l’8 e
il 10 maggio, quando si celebrerà la Festa
di San Michele Arcangelo, patrono
dell’isola, insieme alla Sagra del Limone,
dedicata al celebre “limone pane”, e alla
mostra “Racines. Procida e il viaggio nel
Mediterraneo”, promossa con
l’associazione “La Grande Famille de
Procida et d’Ischia”. Una triade che unisce
fede, sapori e memoria condivisa.
matura e strutturata.
un’immagine autentica, intima e
sorprendente dell’isola.
Maggio sarà il mese del “Turismo delle
Radici”, un’occasione speciale per
riscoprire il legame affettivo e culturale tra
Procida e le sue comunità nel mondo. Il
Procida accoglie e ispira, con la sua
architettura spontanea fatta di archi, cupole
e scale a collo d’oca, con le sue spiagge
vulcaniche come la Chiaiolella e Pozzo
Vecchio, e con la potenza evocativa del
mare, testimone di una lunga storia di
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
INSIDE CAMPANIA
navigazione e mestieri antichi. È un’isola
che racconta, e lo fa anche attraverso la
52 sua vibrante vita culturale: dal Premio
53
Procida Isola di Arturo – Elsa Morante al
festival Procida Racconta, fino al Procida
Film Festival e alla Festa del Vino di
novembre.
Ogni stagione ha la sua magia. Primavera e
autunno sono perfetti per chi cerca silenzi e
profumi mediterranei, l’estate per chi ama la
luce e l’energia, l’inverno per chi desidera
vivere l’intimità autentica di un luogo fuori
dal tempo. E tutto questo è reso possibile
grazie all’impegno costante
dell’amministrazione comunale, guidata dal
sindaco Raimondo Ambrosino, e dalla
visione strategica dell’Assessorato al
Turismo.
“Vogliamo un’offerta capace di
soddisfare ogni tipo di viaggiatore”,
ribadisce Leonardo Costagliola,
sottolineando l’importanza della
valorizzazione del territorio, a partire
dall’isolotto di Vivara, vero scrigno
naturalistico e simbolo dell’identità
ambientale dell’isola.
Procida non si racconta solo, si vive. Con i
sensi, con l’anima, con la memoria. Ed è
proprio questa la forza del suo 2025: essere
un viaggio lento, profondo, immersivo. Un
anno pensato per lasciare un segno nel
cuore di chi arriva, e far risuonare forte e
chiara quella voce antica che sussurra:
“Benvenuto a casa”.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
INSIDE CAMPANIA
Dall’uovo alle mele: a Ercolano un viaggio nel tempo tra cibo, cultura e bellezza
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In Villa Campolieto la nuova mostra del Parco Archeologico racconta la civiltà dell’antica Roma, tra reperti straordinari e il fascino senza tempo del Miglio d’Oro
Un viaggio multisensoriale, immersivo e
profondamente umano, tra passato e
presente, tra sapori perduti e tradizioni
ritrovate: è questo l’affascinante percorso
proposto da “Dall’uovo alle mele. La
civiltà del cibo e i piaceri della tavola”, la
nuova mostra del Parco Archeologico di
Ercolano, visitabile dal 28 marzo al 31
dicembre 2025 nelle eleganti sale
affrescate di Villa Campolieto, una delle
più affascinanti dimore settecentesche del
Miglio d’Oro, in collaborazione con la
Fondazione Ente Ville Vesuviane.
L’espressione latina “ab ovo usque ad
mala”, usata dal poeta Orazio, evoca il
classico pasto romano che iniziava con le
uova e terminava con la frutta. Da qui
prende spunto una mostra che esplora
l’universo gastronomico dell’antica
Ercolano, rivelando un intreccio
sorprendente tra alimentazione, cultura
materiale, ritualità e identità. Attraverso
reperti straordinariamente conservati –
pane, legumi, frutta, uova, cereali, formaggi,
frutti di mare, vasellame, utensili da
cucina e oggetti di lusso – si entra nel
cuore pulsante di una comunità che
viveva il cibo non solo come
necessità biologica, ma come arte e
condivisione sociale.
Francesco Sirano, Direttore del
Parco Archeologico di Ercolano,
sottolinea che “il cibo, non solo come
necessità fisiologica, ma come
elemento centrale della vita culturale
e sociale, rappresenta un costante
legame con il contemporaneo perché
molte tradizioni e usi antichi
persistono anche nella cultura
campana di oggi”. Gli oltre 300
scheletri ritrovati sulla spiaggia
dell’antica Ercolano hanno fornito dati
preziosi sulla dieta e lo stato di salute
degli abitanti, permettendo di
ricostruire in modo dettagliato le
abitudini alimentari di una civiltà che
guardava con attenzione alla qualità,
alla provenienza – spesso esotica,
con importazioni dall’Africa e
dall’India – e alla presentazione delle
pietanze.
L’allestimento della mostra rispetta la
maestosità di Villa Campolieto,
concepita dall’architetto Luigi
Vanvitelli. Per questo si è optato per
l’idea della “stanza nella stanza”:
spazi espositivi discreti e armoniosi
che dialogano con l’architettura
originaria, accompagnando il
visitatore in un percorso fluido e
affascinante, tra la suggestione del
tempo antico e la bellezza senza
tempo della dimora borbonica.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
INSIDE CAMPANIA
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Questa mostra rappresenta il compimento
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di un ciclo espositivo iniziato nel 2018 con il
progetto “Ercolano 1738–2018. Talento
passato e presente”, che ha raccontato,
attraverso tre mostre tematiche, le anime
della città antica: il lusso con “SplendOri”
all’Antiquarium, la perizia artigianale con
“Materia. Il legno che non bruciò a
Ercolano” alla Reggia di Portici, e ora la
cultura alimentare con “Dall’uovo alle
mele”, a Villa Campolieto.
Un’iniziativa che, come afferma Gennaro
Miranda, Presidente della Fondazione
Ente Ville Vesuviane, “non si limita ad
essere un evento espositivo ma è un
viaggio straordinario attraverso il tempo
che ci permette di esplorare l’arte del cibo
nell’antica Ercolano ed il suo valore non
solo nutrizionale, ma anche sociale e
culturale”. Secondo Miranda, la mostra
testimonia un virtuoso esempio di sinergia
tra istituzioni, con un impatto positivo
anche sull’economia e sull’identità del
territorio, grazie all’integrazione tra cultura
e enogastronomia locale, oggi più che
mai simbolo di orgoglio per la comunità.
Il contributo scientifico arriva anche dal
mondo accademico. Matteo Lorito,
Rettore dell’Università degli Studi di
Napoli Federico II, evidenzia il ruolo del
Dipartimento di Agraria, da tempo partner
del Parco, nella lettura dei reperti organici.
“Il cibo racconta chi siamo, come viviamo
e, in questo caso, come eravamo e il
percorso che ci ha portato ai giorni nostri”,
dichiara Lorito, elogiando il lavoro del
Direttore Sirano e del Direttore Miranda per
l’eccellente realizzazione di un progetto
che arricchisce l’offerta culturale dell’area
vesuviana.
“Dall’uovo alle mele” è dunque molto più di
una mostra: è una narrazione viva che
attraversa i millenni, restituendo voce a una
civiltà raffinata e profondamente legata alla
terra e alla convivialità. Un ponte ideale tra
il 79 d.C. e il presente, tra il passato
archeologico e l’identità contemporanea
della Campania, che ancora oggi celebra i
piaceri della tavola come atto di cultura,
bellezza e memoria condivisa.
F.M.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
INSIDE CAMPANIA
Agrumi in Festa incanta Capodimonte tra profumi, arte e tradizione
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Grande successo per la seconda edizione della manifestazione nel Giardino Torre e alla Stufa dei Fiori: due giornate di partecipazione, scoperta e bellezza
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botanica nel cuore verde di Napoli
di Walter Ferrigno
Si è conclusa con un’ampia partecipazione
di pubblico la seconda edizione di Agrumi in
Festa, l’evento che sabato 22 e domenica
23 febbraio 2025 ha trasformato il Giardino
Torre e la Stufa dei Fiori del Real Bosco di
Capodimonte in un vivace scenario di
cultura, biodiversità e sapori. Migliaia di
visitatori, tra appassionati di botanica,
famiglie e curiosi, hanno attraversato i viali
dell’antico vivaio borbonico per immergersi
in un mondo profumato e colorato, alla
scoperta della straordinaria collezione di
agrumi custodita da Delizie Reali scarl,
organizzatrice e promotrice dell’iniziativa.
Ad aprire il programma, la tavola rotonda
“Gli agrumi a Capodimonte: una storia
meravigliosa che continua dal 1816”, un
incontro ricco di spunti storici e culturali,
moderato dalla giornalista Donatella
Bernabò Silorata. Tra gli interventi più
apprezzati, quelli della storica dell’arte e dei
giardini Alberta Campitelli, di Carmine
Guarino della Commissione Regionale
Agrobiodiversità, del botanico Marco
Sarandrea e dello
storico dell’arte
Vincenzo Sorrentino,
curatore del Museo. Il
saluto introduttivo del
direttore Eike Schmidt
ha ribadito l’importanza
della sinergia tra
cultura e ambiente.
L’intervento finale è
stato affidato ad
Aurora Giglio di
Musicapodimonte,
che ha emozionato i
presenti con un
reading tratto da A
madonna d' 'e
mandarine di
Ferdinando Russo e
un focus sulle canzoni
classiche napoletane
ispirate al Bosco.
Fiore all’occhiello
dell’evento,
l’esposizione botanica delle oltre
cinquanta varietà di agrumi, tra specie,
cultivar e ibridi provenienti da tutto il mondo,
curata dai botanici dell’associazione
Connessioni Vegetali. Accanto ai più noti
aranci, limoni, mandarini e cedri, grande
curiosità hanno suscitato rarità come il
limone rosso, lo yuzu giapponese, il
desert lime australiano e il lipo, un
affascinante incrocio tra limone e
pompelmo. Un vero museo vivente, dove la
scienza ha incontrato la meraviglia.
Molto seguite le visite guidate
all’Agrumeto Storico, dichiarato nel 2021
Albero Monumentale d’Italia, che hanno
permesso di esplorare il patrimonio
botanico e produttivo del Giardino Torre,
recentemente restaurato grazie anche ai
fondi del PNRR per i Parchi e i Giardini
Storici. Tra i momenti più coinvolgenti, i
laboratori artistici e didattici per bambini
e famiglie: dalle tecniche di disegno con
Caroline Peyron, all’arte della cesteria con
Alfredo Di Matteo, fino all’attività sul
riutilizzo degli scarti di agrumi, dove i
partecipanti hanno potuto osservare le
bucce al microscopio e sperimentare
l’estrazione degli oli essenziali.
Grande entusiasmo ha suscitato il
Mercato degli agrumi, che ha animato i
viali del Giardino con piante in vaso, frutti
freschi, conserve artigianali, miele,
succhi e liquori, sotto l’attenta regia del
maitre Dario Pomarico. Tra gli
espositori, la storica Liquoreria
Sarandrea, la distilleria d’Amato, i
produttori Agrifood Matese e la
Pasticceria Identitaria del pastrychef
Antonio Manfredonia. Al secondo piano
del Casamento Torre, il Polo delle Arti
Caselli – Palizzi di Napoli ha esposto
porcellane artistiche ispirate agli agrumi,
mentre l’artista Fiorita Ragozzino ha
mostrato al pubblico come realizzare
eleganti stampe artigianali su tessuto
utilizzando scorze e pigmenti naturali.
Immancabile l’esperienza gastronomica,
curata dallo chef Giorgjo Comitangelo
e dal maestro pizzaiolo Salvatore De
Rinaldi, che hanno riacceso lo storico
forno del Casamento Torre proponendo
piatti e pizze arricchiti dagli agrumi del
giardino. Anche la Stufa dei Fiori, l’ex serra
ottocentesca oggi caffetteria e bistrot, ha
celebrato l’occasione con piatti a tema
firmati dallo chef Gennaro Mango, mentre
all’interno del Museo di Capodimonte si
sono svolte visite tematiche alla
pinacoteca, in dialogo con la pittura
seicentesca di Abraham Brueghel e
Giuseppe Ruoppolo, grandi maestri delle
nature morte con agrumi.
“Agrumi in Festa” si è confermato un
appuntamento capace di unire tradizione,
educazione ambientale e valorizzazione
del patrimonio storico, con una
partecipazione entusiasta e trasversale.
“Condividere il patrimonio botanico del
Giardino Torre è per noi un gesto di
cittadinanza e cultura”, ha dichiarato
Nunzia Petrecca, amministratrice di Delizie
Reali scarl. “Vedere tante persone, adulti e
bambini, incantate dalla bellezza di un
limone o dalla storia di un mandarino nato
nel 1816 ci dice che stiamo sulla strada
giusta”.
Un successo che profuma di zagara e
futuro.
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CULTURA E SPETTACOLI
Napoli celebra i suoi 2500 anni al Teatro di San Carlo con Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo
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Le celebrazioni per i 2500 anni dalla fondazione della città si sono aperte con il capolavoro di Eduardo, nella versione del 1962,
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in occasione dell’ottantesimo anniversario della sua prima, avvenuta al Massimo Napoletano il 25 marzo 1945
di Annamaria Autiero
Lunedì 24 marzo e martedì 25, nello
scenario unico e suggestivo del più antico
teatro d’Opera del mondo, il Teatro di San
Carlo, si sono aperte le celebrazioni di
Napoli Millenaria, lo straordinario progetto
con il quale, lungo tutto l’anno 2025, in
occasione dei 2500 anni dalla sua mitica
fondazione, la città di Partenope
festeggerà con tanti eventi culturali diffusi il
suo “compleanno”.
Le due giornate hanno visto la proiezione,
nel Massimo napoletano, del capolavoro
eduardiano Napoli Milionaria, nella storica
edizione filmata e diretta dallo stesso
Eduardo De Filippo per la RAI nel 1962,
proprio in occasione dell’ottantesimo
anniversario della sua prima assoluta,
avvenuta il 25 marzo 1945, al San Carlo di
Napoli.
La grande
richiesta del
pubblico
napoletano
che, in
pochissime
ore, ha
registrato il
sold-out
della
distribuzione
gratuita
presso il
botteghino
del San
Carlo dei
biglietti
previsti per
la serata del
25 marzo,
ha reso necessaria la programmazione di
un’ulteriore data, una sorta di anteprima di
gala, lunedì 24 marzo, per permettere a un
numero maggiore di spettatori (napoletani e
turisti presenti in città) di assistere alla
proiezione straordinaria della pièce
eduardiana.
Una emozionata e soddisfatta Laura
Valente, direttrice artistica dell’evento, ha
introdotto le due serate, ricordando il senso
profondo della decisione di inaugurare le
celebrazioni per Napoli del 2025 con la
proiezione del classico di Eduardo, che
ognuno può tecnicamente scaricare o
vedere in streaming attraverso le Teche
RAI. Riportare il volto, la voce, i silenzi del
“più grande attore di tutti i tempi”, come
di Eduardo disse un altro gigante, Orson
Welles, nel riverbero quasi mistico del
Teatro di San Carlo, ha concretizzato
l’intenzione di ricreare il rito collettivo della
“messa in scena”, di quel momento
catartico che lega gli attori e il pubblico, in
una sintonia di respiri, applausi, risate,
emozioni che nessuna visione in solitaria
può replicare.
Entrambe le proiezioni sono state precedute
dalle testimonianze di artisti che hanno
conosciuto direttamente Eduardo De
Filippo o che da lui hanno tratto ispirazione
per la propria arte.
Nella prima serata, l’omaggio a Eduardo è
stato un video girato nello stesso San Carlo
nel 2000, in occasione dei 100 anni dalla
sua nascita, evento condotto da Gianni
Minà con la presenza di Luca De Filippo e
Pino Daniele.
Nella serata di gala, alla presenza delle
autorità cittadine, tra cui il Sindaco di
Napoli Gaetano Manfredi che ha
consegnato una targa commemorativa al
nipote Tommaso De Filippo, si sono
susseguiti, in video e in presenza, i ricordi –
per citarne alcuni – di Vincenzo Salemme,
Lina Sastri, Mario Martone, Roberto
Andò, Marina Confalone, Maurizio
Casagrande (figlio, tra l’altro, di Antonio
Casagrande, che nella versione trasmessa
fa parte della strepitosa compagnia teatrale
che circonda Eduardo: Regina Bianchi,
Angela Pagano, Carlo Lima, Elena Tilena,
Ettore Carloni, Nina De Padova, per
citarne alcuni).
Un assoluto trionfo di pubblico che
testimonia, da una parte, la ciclopica
importanza della cultura napoletana,
dall’altra, il bisogno sempre più urgente che
la gente ha di poter fruire dei grandi
classici, dell’universalità del loro
messaggio, anche della lentezza dei loro
ritmi, elementi sempre più necessari nella
frettolosa superficialità del nostro
tempo. Non ultimo il grande messaggio
eduardiano sulla ferocia e inutilità della
guerra che distrugge esteriormente ed
interiormente, nel sottile ma geniale riflesso
tra dimensione pubblica e privata che si
traduce nel quanto mai attuale adagio
conclusivo:
“Adda passa’ ‘a nuttata!”
(foto di pubblico dominio poiché l'autore è
sconosciuto - foto di copertina - e il
copyright è scaduto - Legge 22 aprile 1941
n. 633 e successive modificazioni)
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CULTURA E SPETTACOLI
La rivoluzione di Capodimonte conquista Hong Kong
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Il Direttore Eike Schmidt al Museum Summit racconta sostenibilità, arte e turismo nel Sud Italia
Il Museo e Real Bosco di Capodimonte è
stato protagonista della giornata inaugurale
del Museum Summit di Hong Kong, uno
degli appuntamenti più rilevanti a livello
internazionale per il mondo museale
contemporaneo. A rappresentare l’Italia, il
Direttore Eike Schmidt, che ha illustrato il
profondo percorso di rinnovamento avviato
a Napoli, coniugando sostenibilità
ambientale, innovazione culturale e
valorizzazione identitaria.
“Sono felice di essere tornato al Museum
Summit, a due anni dalla mia
partecipazione con gli Uffizi – ha dichiarato
Schmidt – per raccontare la ‘rivoluzione’ di
Capodimonte, anche sul fronte della
transizione energetica. Parleremo dei
nuovi allestimenti in programma, a partire
dalle iconiche porcellane, e dell’importanza
ambientale del Bosco, con il recupero dei
tracciati settecenteschi”.
Con il claim “Going Beyond”, il summit
organizzato dal Leisure and Cultural
Services Department del Governo della
Regione Amministrativa Speciale di Hong
Kong riunisce studiosi e direttori di musei da
tutto il mondo, per esplorare le nuove sfide
del settore: tecnologia, benessere, turismo e
sostenibilità.
Durante l’intervento, Schmidt ha sottolineato
la centralità del Bosco di Capodimonte, un
raro esempio di equilibrio tra patrimonio
artistico e paesaggio. Il Direttore ha
evidenziato come il museo stia diventando
un modello internazionale per una gestione
museale integrata con l’ambiente e il
territorio.
Tra i temi affrontati al summit anche quello
dell’overtourism, un fenomeno in crescita
secondo i dati dell’Organizzazione
Mondiale del Turismo (UNWTO), che stima
un aumento globale dei flussi turistici tra il 3
e il 5% per il 2025. L’Italia continua a
rappresentare una delle mete più ambite, e
proprio per questo – sottolinea Schmidt – è
fondamentale spostare l’attenzione verso
aree ancora poco esplorate, come il Sud
della penisola, ricco di storia, arte, natura e
con un clima ideale per la
destagionalizzazione del turismo.
"La nostra transizione non è solo
energetica, ma anche culturale", ha
concluso Schmidt, sottolineando il ruolo
strategico di Capodimonte nel posizionare
Napoli e il Sud Italia come epicentro di un
turismo sostenibile e di qualità.
La presenza italiana all’evento è stata resa
possibile grazie al supporto del Consolato
Generale d’Italia a Hong Kong e
dell’Istituto Italiano di Cultura di Hong
Kong, che hanno contribuito alla
promozione del nostro patrimonio in uno dei
contesti internazionali più attenti alla cultura
e all’innovazione.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CULTURA E SPETTACOLI
Chiara, un’artista napoletana in Francia (grazie al Medio Oriente)
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Dalla pittura a Napoli all’arte islamica, passando per l’amore e una nuova vita oltralpe: il percorso di un’artista tra culture e materia
di Francesco Bellofatto
Chiara Di Domenico, formatasi
all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove
ha seguito la scuola di Decorazione e
Pittura di Guglielmo Lombardo, laureata
con Michele Sovente, docente di
Antropologia, dal 2008 vive in Francia. Una
scelta per amore e d’arte, due elementi uniti
da una grande passione.
“Inizia tutto proprio per la mia tesi di
laurea con Sovente – racconta Chiara -:
durante le mie ricerche per la tesi
sperimentale su ‘L’Islam tra Sharia e arte’,
al Dipartimento degli Studi Arabi
dell’Università Orientale ho conosciuto
mio marito, lo scultore iracheno Ahmed Al
Safi”.
Le ricerche di Chiara Di Domenico verso
l’arte islamica, l’hanno portata a lavorare
sui vegetali, sugli arabeschi, in quanto la
rappresentazione della figura umana – e in
molti casi anche degli animali - è proibita
dall’Islam. Questo elemento ha influenzato
molto in Medio Oriente la concezione
religiosa dell’arte.
“Il fulcro principale dei miei lavori è la
natura e la materia – aggiunge l’artista -.
Ho un modo di lavorare aperto, ad esempio
nel caso mi venga fatta una richiesta di
studi su un
soggetto antropologico. Recentemente ho
fatto un lavoro specifico sugli archivi
storici. Posso partire da un soggetto e
amplificarlo e lavorarlo secondo il mio punto
di vista e integrarlo con le mie fonti di
ricerca”.
Chiara testimonia come in Francia ci sia
una maggiore attenzione per arte e artisti:
“qui sin dall’inizio ho trovato porte
aperte e sono stata integrata e
apprezzata – prosegue –. Questo mi ha
dato coraggio a continuare. Mi dispiace
ammetterlo, ma a differenza dell’Italia in
Francia sei considerata per i tuoi studi e
per le tue competenze. Qui ho anche
trovato spazio e attenzione per lo studio e le
mie ricerche”.
Numerosi gli interventi di Chiara a livello
scolastico sia come docente sia come
artista: “in Francia l’indirizzo artistico è
molto importante, il sistema educativo è
aperto all’integrazione dei programmi con
gli interventi di artisti esterni dal cinema alla
musica e alle arti plastiche. Tutto funziona
su progetto: porta un’idea, viene valutata
e, se valida, viene scelta”.
Un Paese molto attento a guardare allo
scenario artistico internazionale: “mi libero
dagli schemi francesi, ci sono delle linee
da seguire – ammette - ma c’è ampia
possibilità di scelta. Poi i francesi
apprezzano in modo straordinario l’arte
italiana e tutto ciò che è legato al nostro
patrimonio
culturale. Lo devo ammettere – conclude
Chiara Di Domenico -: sono più integrata
in Francia che in Italia”.
L’ARTISTA
Chiara Di Domenico, nata nel 1983, vive e
lavora in Francia dal 2008. La sua ricerca si
sviluppa lungo una linea che intreccia
pratica artistica, ecologia e riflessione
antropologica, esplorando la relazione tra
esseri umani e natura attraverso il disegno,
la pittura, la fotografia e l’installazione. Il
suo lavoro si fonda sull’osservazione del
vivente e dei suoi processi di
trasformazione, utilizzando materiali
organici come grafite, terra, legno,
pigmenti naturali, in una pratica che si
nutre di rigore scientifico e sensibilità
poetica.
Nella mostra “Natura, Arte e Ambiente”,
tenutasi a Giugliano nel 2025 e
curata da Franco Riccardo,
Chiara Di Domenico ha
presentato tre lavori chiave che
rappresentano tappe significative
della sua recente evoluzione
artistica. “Se fossi una quercia”
è un’indagine poetica sulla
foresta come luogo di memoria e
trasformazione, realizzata con
grafite su carta washi, a partire
da osservazioni sul campo in
Italia e Francia. “Silva” è un
erbario artistico che raccoglie e
restituisce dignità estetica a
piante spontanee, considerate
spesso marginali, attraverso
disegni e monotipi su carta.
“Ĭntro-Fŏris” è un’installazione
immersiva che invita a ripensare la foresta
come ecosistema complesso e
interdipendente, attraverso disegni,
fotografie, materiali naturali e specchi.
Tre opere che pongono al centro il vivente,
la memoria e la fragilità del paesaggio.
L’opera di Chiara Di Domenico si fonda su
una pratica
artistica
intesa come
processo:
ogni gesto è
parte
integrante
della
creazione,
non semplice
mezzo per un
fine. Il suo
approccio
unisce una componente rituale, fatta di
gesti lenti e preparazione, a una
dimensione performativa e libera, dove il
corpo e la materia dialogano
costantemente. Le tecniche tradizionali
vengono rielaborate in chiave sperimentale,
mentre i materiali impiegati – come foglie,
carbone, marmo, cotone, pigmenti –
diventano portatori di senso e memoria
del vivente.
Diplomata con 110 e lode all’Accademia di
Belle Arti di Napoli nel 2007, ha
conseguito master in Scienze Umane,
Pedagogia e Antropologia. Ha partecipato
a numerose mostre personali e collettive
in Italia, Francia, Stati Uniti e Armenia,
esponendo tra l’altro presso il Centre de la
Mémoire di Issoudun, la Galleria Arte
Laguna di Venezia, l’Accademia di Belle
Arti di Napoli, il Centre Culturel Arménien
di Marsiglia e la Conspire Art Gallery in
Arizona.
Attualmente lavora nel suo studio presso la
Cité des Métiers d’Art di Issoudun, ed è
iscritta all’albo francese degli Artisti-Autori
URSSAF Limousin. La sua pratica si
distingue per una visione che unisce
consapevolezza ambientale, ricerca
scientifica e introspezione poetica, in un
percorso in cui l’arte diventa strumento di
ascolto, resistenza e connessione con il
vivente. Se la foresta scompare, la sua arte
la ricorda, la protegge, la racconta.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CULTURA E SPETTACOLI
Forcella celebra Nino Taranto: al Trianon Viviani ricordi e musica per il “commendatore” della risata
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Una mostra, due spettacoli e tante emozioni per raccontare l’uomo e l’artista che ha segnato la storia del teatro e del cinema napoletano
Il Teatro Trianon Viviani dedica una serie
di iniziative speciali a Nino Taranto, attore,
comico e cantante nato in vico Carbonari
proprio nel cuore di Forcella, quartiere che
non ha mai dimenticato e che oggi lo
omaggia con affetto e riconoscenza. A oltre
quarant’anni dalla sua scomparsa, il
“commendatore” della scena partenopea
torna protagonista, con una serie di eventi
che raccontano la sua vita pubblica e
privata, la sua arte e il suo straordinario
talento nel tenere insieme comicità, poesia
e umanità.
Il Trianon Viviani continua, quindi, il suo
omaggio a Taranto: dopo la recente
intitolazione delle scale adiacenti al teatro
che collegano piazza Vincenzo Calenda a
via Salvatore Trinchese, il mese di aprile
vede l'organizzazione di quattro iniziative
con una mostra, due spettacoli e la
presentazione dell'autobiografia, in
programma giovedì 24 aprile.
Si parte venerdì 18 aprile alle ore 18:00
con l’inaugurazione della mostra “Nino
Taranto, nato a Forcella, professione
attore”, curata da Giulio Baffi.
L’allestimento vuole essere più di
un’esposizione: è un racconto per immagini,
documenti e memorabilia, che restituisce al
pubblico la complessità di un artista capace
di attraversare decenni di spettacolo italiano
lasciando un segno indelebile. Dalle origini
nel quartiere napoletano al successo nei
teatri di rivista e sul grande schermo, ogni
tappa è un frammento della storia culturale
del Novecento.
Sempre venerdì 18 aprile alle ore 21:00,
andrà in scena “Piedigrotta Taranto”,
progetto ideato e diretto da Giuseppe
Sollazzo, allievo di Luigi Squarzina e già
assistente di Roberto De Simone, che
firma una produzione originale del Trianon
Viviani. Lo spettacolo è una sorta di varietà
moderno, dove biografia immaginaria e
reale si intrecciano senza soluzione di
continuità, come se la vita di Nino fosse
essa stessa una lunga e appassionante
pièce. In scena rivivono le atmosfere del
cafè chantant, gli esordi nella sartoria del
nonno, i primi numeri da “macchiettista”, il
debutto al Teatro Centrale, gli
incontri determinanti con personaggi
come Gennaro Pasquariello,
Fregoli, Raffaele Viviani, Elvira
Donnarumma, la Fougez, e
naturalmente Totò. Uno spazio
speciale è dedicato anche a Ciccio
Formaggio, maschera tra le più
amate dal pubblico, e alle riviste
teatrali più celebri, come “Attenti alle
donne”, “Cupido questo ti fa” e
“Dove sta Zazà”, che hanno
consacrato il suo successo
nazionale.
Sabato 19 aprile, sempre al Trianon
Viviani, sarà la volta di “C’era una
volta Nino Taranto… L’uomo, la storia, le
leggende”, uno spettacolo scritto da
Alessia Moio, che ne è anche protagonista
insieme a Camilla Esposito e Martina
Brescia. La direzione musicale è affidata a
Luca Mennella, mentre la consulenza
storica è di Giuseppe Giorgio. Le
scenografie sono firmate Imparato, e la
produzione è realizzata con il sostegno
della Fondazione Nino Taranto. In questa
narrazione teatrale e musicale, Alessia Moio
guida il pubblico in un percorso emozionale
dove le parole si intrecciano ai ricordi, le
canzoni ai sentimenti, per restituire il ritratto
di un uomo che è stato molto più di un
comico: un maestro di vita, un artista totale,
un pezzo di Napoli. Attraverso racconti,
aneddoti, brani musicali e rievocazioni
sceniche, si compone un quadro vivo e
autentico di Nino Taranto, della sua
sensibilità, della sua ironia raffinata, della
sua visione della vita e del teatro.
Il Trianon Viviani ringrazia per la
collaborazione la Fondazione Nino
Taranto.
M.R.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CULTURA E SPETTACOLI
Una ‘storia’ con Nino Taranto
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Diego Nuzzo racconta il suo viaggio intimo e appassionato tra le memorie e il genio del 'commendatore'
di Diego Nuzzo*
La mia ‘storia’ con Nino Taranto comincia un
venerdì sera quasi per caso. Un incontro
fortuito con Francesco De Blasio, il nipote
del ‘commendatore’ e segretario della
fondazione che porta il suo nome, e la
immediata agnizione della mia sconfinata
passione verso uno dei pilastri dello
spettacolo italiano tout court. Da lì la
proposta di occuparmi della revisione critica
dell'autobiografia scritta dallo stesso
Taranto raccogliendo settant'anni di ricordi e
già amorevolmente rivista dal figlio
Raimondo con l'aggiunta di uno struggente
capitolo finale sulle ultime settimane di vita
del grande attore. Abbiamo quindi trovato
un ‘editore coraggioso’ che ha sposato
immediatamente l'idea a scatola chiusa,
senza nemmeno leggere le bozze: ‘Se è
stata scritta da Nino Taranto in persona la
pubblico senza dubbio alcuno’ è stata la
risposta piena di entusiasmo unito alla
squisita signorilità di Aldo Putignano.
Essendo cresciuto, prima ancora che con i
libri, con il cinema, l'amore, lo slancio e
l'emozione si univano alla curiosità per i
racconti, gli aneddoti, le spigolature che
quel testo avrebbe potuto svelare. Uso il
condizionale perché prima di immergermi in
quelle pagine ho avuto il legittimo dubbio
che potessero non essere effettivamente
affascinanti. La prima regola, quando ci si
confronta con la vita privata di un grande
artista, è di mettere in conto la delusione:
grandi scrittori che si rivelano aridi spilorci,
romantici poeti che nell'intimo malmenano e
umiliano le stesse donne cui dedicano versi
sontuosi, pittori sublimi che al di fuori del
lavoro al cavalletto sono dediti solo all'alcool
e alla pornografia. Ma può esserci di
peggio: la noia, la banalità, la piattezza di
esistenze che al di fuori del furore creativo
hanno ben poco da raccontare. Ho quindi
inspirato profondamente e incrociato le dita
prima di iniziare a leggere.
E invece fin dalle prime battute un suono
perfetto delle parole, un accento
riconoscibilissimo, un profluvio di
particolari succulenti e mai ovvi, la
ricostruzione fedele e quasi
pittorica di un'epoca che comincia
pressoché con l'inizio del secolo
breve e prosegue lungo un arco
che giunge fino alla metà degli
anni ottanta, all'ultima, toccante
uscita al proscenio del Sannazaro,
il teatro dove ha regalato alla città
gli ultimi bagliori della sua sfrenata
dedizione al palcoscenico. Un
piccolo dizionario non solo del
cinema ma anche della canzone,
della televisione e naturalmente
del teatro che lo hanno visto
collaborare con grandi
commediografi e imporsi come
primo, vero ideatore della Viviani
reinassance mettendo in scena i
capolavori di un drammaturgo che
era stato troppo frettolosamente
dimenticato e di cui Nino Taranto
capì la statura per nulla epicorica.
Scoprirlo ironico, garbato,
sornione come alcuni dei migliori
personaggi scolpiti nei suoi film
ma anche colto, coraggioso, leale
verso i colleghi, gli amici e il
pubblico stesso, è stata una
rivelazione per me preziosa che
mi ha donato un privilegio raro:
quello di aver tra i primi ritrovato
tutta la fantasia, la ricchezza e la
complessità di un gigante dello
spettacolo.
(*)
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CULTURA E SPETTACOLI
Ascanio Celestini: l’incantastorie degli ultimi
70 71
Racconti, teatro e coscienza civile: tra periferie, carceri e umanità invisibili, il mondo di Celestini scuote e commuove
di Manuela Ragucci
Ancòra e per fortuna, gli ultimi, i preferiti
dell’attore, regista e scrittore Ascanio
Celestini che mette al centro del suo
universo quei figli di un dio minore, i
dimenticati o ancora peggio, quelli che la
società rifiuta: sono loro i protagonisti
dell’incontro “Ai margini dentro la città,
storie di invisibili e comunità”, uno degli
appuntamenti de “Il paese delle
meraviglie”, rassegna di incontri e dibattiti,
organizzata da la Feltrinelli in
collaborazione con l'Associazione Il
Razzismo è una brutta storia.
A Napoli, in occasione di questo incontro,
pensato per stimolare una riflessione sulle
molteplici e sfaccettate forme di
discriminazione del nostro tempo, Ascanio
Celestini ne parla, sempre con il suo modo
libero ed irriverente. La sua voce è come
uno schiaffo di vento che scompiglia
i pensieri, poiché ascoltarlo è
sempre un’esperienza che smuove
le coscienze sopite e assuefatte dal
politicamento corretto, dalla
retorica e dal falso perbenismo.
Cita Renzo Piano: “Per
rammendare le periferie bisogna
partire dagli ultimi” ed è proprio
dalle periferie che Celestini parte
e, nello stesso tempo, approda, nel
suo nuovo libro “Poveri Cristi”
(Einaudi); luoghi che sono
microcosmi grandi e vivaci più del
mondo stesso che permettono di
indagare gli esseri umani che ci
ostiniamo a non voler vedere. Con
sguardo partecipe e mai retorico quindi,
Celestini setaccia le vite sradicate di donne
e uomini che vagano come in un formicaio
alla ricerca del loro spicchio di felicità. Un
libro politico e civile, in cui trionfano le
ragioni che ci portano a respingere ogni
egoismo.
“Uno scrittore -afferma Celestini - si
occupa di esseri umani, non può’ farlo
senza cominciare dagli ultimi. Ho cercato di
far incontrare questi personaggi con le loro
storie in spazi molto piccoli: un
supermercato, un
bar, un parcheggio,
un condominio, un
magazzino della
logistica”. E
continua: “Quello
che ho cercato di
fare in questo
racconto, e forse
non ci sono riuscito,
non volevo
rappresentare la
classe dominante,
almeno
brechtianamente
non volevo far
vedere i padroni. I
padroni però
centrano e quando ci sono picchiano duro.
Ho dovuto per forza raccontare la storia
della mattanza di Santa Maria Capua
Vetere dell’aprile del 2020, perché c’è un
personaggio che secondo me tiene in piedi
tutto il racconto, ovvero il barbone, che è
stato facchino, immigrato, seppellitore nel
suo paese in Etiopia, che ad un certo punto
finisce in carcere ed è difficile raccontare il
carcere senza i carcerieri. Forse c’è solo in
caso in cui ci sono riusciti: nel film “San
Michele aveva un gallo” dei fratelli
Taviani, i carcerieri si vedono poco, ma
quello è un piccolo miracolo”.
Celestini aveva già regalato al pubblico
partenopeo il privilegio di ascoltare queste
storie di ultimi nel suo spettacolo “Rumba -
l'asino e il bue”, andato in scena lo scorso
dicembre presso il Teatro Nuovo nel
quartiere Montecalvario che, anche se
prende il nome dal complesso conventuale
di Santa Maria della Mercede dei
Quartieri Spagnoli, richiama alla mente il
luogo della crocifissione e quindi fa pensare
a quel “Cristo che non è sceso dal cielo,
ma è salito dalla terra”.
Uno spettacolo che, già dalle scenografie
minimali e scarne, strideva con l’opulenza
degli addobbi natalizi e del frastuono
prenatalizio in cui è preda la città. Fuori il
caos, il consumismo, il rumore; dentro,
l’atmosfera ovattata del buio della sala da
cui si stagliano le immagini illustranti
elementi della vita di San Francesco
dipinte da Franco Biagioni. In scena il
personaggio-narratore, Ascanio Celestini,
racconta il Francesco di oggi, che trova i
propri personaggi in strada, tra le case
popolari, tra coloro che, oggi come ieri,
nessuno vede: “Guarda in basso, nel
parcheggio davanti alla finestra della sua
casa popolare. I personaggi sono tanti e
condividono lo stesso asfalto, la stessa
condizione umana”.
Un uomo contro corrente che, pur essendo
ricco, scelse non solo di essere povero,
ma di farsi servo
dei poveri. Un
cavaliere che non
volle più fare la
guerra e che, da
frate, in tempo di
crociate, si recò in
Terra Santa
predicando la pace
e la fratellanza. A
lui si deve
l’invenzione del
Presepe, che il
santo allestì per la
prima volta a
Greccio: nella notte
di Natale del 1223
Francesco ha fatto
in quel piccolo
paese il suo primo presepe. Un bue, un
asino e una mangiatoia. Nient’altro.
Serviva mostrare che Gesù era nato
povero. In un paese povero, un posto di
poveri.
E così, i pastori che Celestini colloca in
questo presepe non surreale, ma
estremamente concreto e contemporaneo,
sono proprio gli ultimi che ci passano
accanto, con un nome e una storia:
Giobbe, magazziniere analfabeta che ha
organizzato il magazzino senza nemmeno
una parola scritta; Joseph, che è partito dal
suo paese in Africa, ha attraversato il
deserto, è stato schiavo in Libia e poi
naufrago nel mare. Forse si è salvato, ma
in Italia è finito in carcere. Appena uscito è
stato un facchino, ma adesso è un
barbone. Lo zingaro, che ha cominciato a
fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma,
accanto alla fontanella, davanti al bar.
E danzano quei pastori, al ritmo della
rumba suonata in scena da Gianluca
Casadei, danzano sul cuore di ogni
spettatore che, ingoiato nel buio della
platea, raccoglie quella storia e se la porta a
casa, provando a non dimenticare, ad
aprire gli occhi, a non girarsi più
dall’altra parte, a non far finta che non sia
affar suo, poiché quei pensieri scomodi dei
personaggi di Celestini, scarnificano la
pelle e scavano dentro, perché, in un
modo o in un altro, appartengono ad ogni
individuo sulla faccia di questa terra.
(foto di Fabiana Previtera, per gentile
concessione dell’Ufficio stampa Feltrinelli
Eventi Napoli)
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CULTURA E SPETTACOLI
Pino, Pino, Pino. Fortissimamente Pino
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Il 2025 è l’Anno Giubilare di Pino Daniele: documentari, ristampe, libri e inediti celebrano l’icona napoletana, tra memoria collettiva e nuove generazioni
di Michelangelo Iossa
Documentari che trionfano al botteghino e
conquistano premi cinematografici; libri che
scalano le classifiche di vendita; reportage
che affollano quotidiani cartacei, magazine
e testate-web speciali. E ancora: magliette,
gadget, fotografie, poster, un biopic
televisivo in lavorazione e – soprattutto –
ristampe di vinili e CD che espugnano le
charts catturando l’attenzione dei fan della
prima ora, di nuovi ascoltatori e dei
discografici. Senza dimenticare gli
streaming e gli ascolti sulle piattaforme
digitali nazionali e internazionali, sia di
brani editi che di remastered version o,
addirittura, di inediti riemersi dagli archivi
del ‘mascalzone latino’.
Ultimo solo in ordine di uscita è “PINO”, il
documentario diretto da Francesco
Lettieri, che ha conquistato il primo posto
al Box Office. Ben 297 sale in tutta Italia
hanno ospitato il documentario prodotto da
Grøenlandia, Lucky Red e Tartare Film,
distribuito da Lucky Red, in collaborazione
con Netflix e TimVision.
Nel film è, inoltre, presente il brano “Tiéne
‘Mmàno” dei primi anni Ottanta, terzo
inedito emerso dallo scrigno degli archivi,
da cui sono fuorusciti – nel corso degli ultimi
sei mesi – anche “Again” e “Una parte di
Me”, firmati da Pino Daniele nei primi anni
Duemila.
Il film di Lettieri è il terzo documentario
dedicato al musicista napoletano nell’ultimo
decennio: con i precedenti “Il tempo
resterà” di Giorgio Verdelli e “Nero a età”
di Stefano Senardi, “Pino” dimostra che è
possibile raccontare in mille modi – meglio:
in “mille colori” – un cantautore, una
rockstar, un’icona pop, ma anche un
compagno di band, un amico, un padre,
un napoletano e un cittadino del mondo
dall’identità multipla, profonda e complessa.
Il 2025 segna il trionfo di Pino Daniele. A
settant’anni dalla sua nascita e a dieci
dalla sua scomparsa, il musicista/
cantautore/poeta nato nel cuore di Napoli
è prepotentemente connesso alle memorie
collettive, anche dei giovanissimi
ascoltatori.
Il 2025 è l’Anno Giubilare del musicista
nato in Vico Foglie a Santa Chiara e
cresciuto a Via Santa Maria La Nova n.
32, luogo che oggi sfoggia una targa in
suo onore, voluta dalla II Municipalità di
Napoli.
Parafrasando Gabriel Garcia Marquez e
una sua celebre riflessione sui Beatles,
Pino Daniele sembra essere “l’unica
nostalgia che abbiamo in comune con i
nostri figli”. E
ciò vale
soprattutto per i
figli del Sud.
Anche i recenti
libri firmati da
Carmine
Aymone –
prezioso il suo
“Yes I Know...
Pino Daniele.
Tra pazzia e
blues: storia di un
Masaniello
newpolitano” – o
Alessandro Daniele
(figlio di Pino, che ha
scritto “Tutto quello
che mi ha dato
emozione viene alla
luce”) sono tasselli
di una bibliografia
che, nel corso degli
ultimi tempi, si è
arricchita dei volumi “Terra Mia” di Dario
Sansone e Claudio Poggi (produttore del
disco d’esordio di Pino, targato 1977), di
Pietro Perone (“Pino Daniele. Napoli e
l’anima della musica, dal Mascalzone
latino a Giogiò”), di Joe Lodato e Franco
Schipani (“Pino Daniele. La storia mai
raccontata”), di Alessandro Daniele e
Roberto Panucci (“Pino Daniele.
Access all areas”), di Pier Luigi
Razzano (“A Napoli con Pino Daniele”)
e di un volume celebrativo del quotidiano
La Repubblica curato da Antonio
Tricomi e da Gianni Valentino, autore
anche del recentissimo “Feeling. Pino
Daniele”.
Nelle prossime settimane vedrà la luce
anche una bella
antologia di partiture
dedicata a Pino
Daniele, firmata dal
grande chitarrista
Mauro Di Domenico,
che aveva già reso
omaggio al collega e
amico con un disco/
tributo e con alcune
partiture presenti nella elegante
“Antologia Napolitana, i classici nella
chitarra”.
Dateci oggi il nostro Pino quotidiano:
non c’è giorno che il suono della chitarra
di Daniele non inondi l’etere, la
televisione o il web. Un omaggio “senza
fine”, proprio come
l’amore che Pino
cantava sul finire
degli anni Novanta.
In omaggio al nome
leopardiano della sua prima band – i
“Batracomiomachia” – possiamo
serenamente affermare che “il naufragar è
dolce” nel mare di Pino.
Perché parlare di Pino è parlare di noi.
Con un solo suono, una singola
progressione armonica o con un inciso
fulminante Pino sa – e può – sempre
smascherarci.
Raccontare la sua musica ed esplorare i
suoi versi vuol dire raccontare le nostre
vite, le nostre cicatrici e le nostre gioie, le
misere infelicità e le profondità abissali, le
lacerazioni e le bellezze delle nostre anime.
(la foto di Pino Daniele con la chitarra è di
Guido Harari – per gentile concessione
della Fondazione Pino Daniele)
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CULTURA E SPETTACOLI
Carosone, il traghettatore dimenticato della musica napoletana
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Da Sanremo alla rivoluzione jazz partenopea: perché Napoli deve ricordare chi l’ha portata nel mondo
di Myriam Lattanzio
L’Italia. Paese del bel canto. Del
melodramma. Dei festival.
Tutto nacque dall’intuizione di un
napoletano (guarda un po’) concessionario
del locale Casinò di Sanremo che volle
cavalcare il momento di crescita turistica
della città dei fiori. Organizzò una
kermesse della canzone napoletana con il
titolo “Festival partenopeo di canti,
tradizioni e costumi”.
Ma la prima, vera edizione si svolse nel
1951 e fu presentata da Nunzio Filogamo,
che divenne famoso grazie al suo saluto
radiofonico “miei cari amici vicini e
lontani”. Solo tre interpreti parteciparono a
questa prima edizione: Nilla Pizzi, il Duo
Fasano e Achille Togliani.
Vinse Nilla Pizzi con “Grazie dei fior”. La
seconda edizione vide nuovamente
vincitrice Nilla Pizzi con “Vola colomba” e
non solo: riuscì a salire sul podio anche con
“Papaveri e papere”, che divenne un vero
e proprio tormentone nelle estati italiane di
quel periodo.
L’Italia canterina di quel periodo riusciva a
produrre solo brani tradizionali, ispirati da
“Dio, patria e famiglia”.
Ma la scossa che modificò le rime “cuoreamore”
dalle canzoni italiane, avvenne nel
1958 con la vittoria di Domenico Modugno
che, allargando le braccia verso il cielo,
stravinse con “Nel blu dipinto di blu”.
Da quel momento, l’Italia musicale cominciò
a sperimentare altre melodie, altri testi fino
a dar vita al periodo dei cantautori.
Un’altra
rivoluzione
però, stava
accadendo nella
città culla della
canzone:
Napoli.
La città di “’O
sole mio”,
“Funiculì,
funiculà” e “’A
tazza ‘e cafè”
lasciò il palco e
le luci ad un
pianista e
direttore
d’orchestra
che cominciò
con la rilettura
dei grandi classici italiani e napoletani
dando loro un nuovo ritmo. Tante furono le
influenze che gli ispirarono le composizioni
e spaziò dallo swing al jazz, forte anche
della collaborazione del chitarrista Peter
Van Wood e del batterista Gegè Di
Giacomo.
Anche Napoli aveva il suo traghettatore
che portò la musica da una classicità ad
una modernità e originalità uniche.
E così nacquero canzoni come “Tu vuò fa
l’americano”, “’O sarracino”, “Caravan
petrol” e la bellissima “Maruzzella”.
Oggi, Carosone è stato messo in soffitta
come molti artisti e artiste napoletane
dimenticando che è stato un autentico
pioniere, un traghettatore dal classico a
sonorità nuove, che ha saputo sposare
modernità e tradizione proiettando la
musica napoletana verso il futuro e
diventando ispirazione per le generazioni
che sono venute dopo (vedi Peppino Di
Capri, Edoardo Bennato e Pino Daniele)
e, credo, sia stato ispirazione per gruppi
come gli Squallor e Elio e le Storie Tese.
Ognuno di loro ha raccolto l’eredità di
Carosone e l’ha sviluppata secondo il
proprio modo di sentire la musica.
Mi piacerebbe che venisse riconosciuta in
maniera più concreta la grandezza di un
musicista che ha portato Napoli nel
mondo, e che non rimanesse un altro
sogno non realizzato come il museo di
Totò.
Perché la città ha bisogno che questi
personaggi vengano riconosciuti e
ringraziati, soprattutto per le nuove
generazioni che non conoscono chi ha
lasciato orme sul sentiero artistico, e non
può essere irriconoscente verso chi ha
portato in alto, per il mondo, il nome e l’arte
di Napoli.
***
Myriam Lattanzio è in scena al Nuovo
Teatro Sancarluccio (via San Pasquale a
Chiaia 49 – Napoli) dall’11 al 13 aprile con
‘Donne&Madonne’. Un viaggio nella musica
popolare tra Madonne, donne e amore per
condurre gli spettatori attraverso un
percorso di canzoni e leggende del mondo
popolare fatto di devozione e di passione.
La coinvolgente atmosfera musicale e
narrativa dello spettacolo trasporta il
pubblico nel sanguigno e sofferto clima
devozionale mariano-popolare, facendo
riemergere la memoria collettiva del
substrato religioso campano fondato sul
culto precristiano delle Grandi Madri e,
quindi, anche in seguito su una devozione
prevalentemente matriarcale. In
contrapposizione, sono stati raccolti dei
brani della tradizione popolare legati alla
figura della donna.
(le foto di Renato Carosone sono di dominio
pubblico in quanto il termine di copyright è
scaduto – legge 633/1941)
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CULTURA E SPETTACOLI
…e se il mondo somigliasse a Jennà Romano…
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Musicista, arrangiatore, poeta e produttore: dalle prestigiose collaborazioni alle colonne sonore. Sempre ‘dietro la nuca della città’
di Francesco Bellofatto
Inizia tutto con la vittoria per la ricerca
musicale dei Letti Sfatti al Premio Ciampi
nel 1999 a Livorno, ma se questa data
rappresenta la svolta verso il
professionismo, la musica è da sempre la
costante di Jennà Romano. Anche se
definirlo musicista è un po’ riduttivo, per un
artista a tutto tondo: produttore, narratore e
poeta. Non a caso il rapporto con il rapporto
con il cantautore livornese è rimasto nel
tempo: “dopo la vittoria abbiamo prodotto ‘E
se il mondo somigliasse a Piero Ciampi’,
fino al mio primo disco da solista, nel 2024,
che ha visto la partecipazione di Lucia
Rango, che aveva duettato con il
cantautore livornese”, sottolinea Jennà
Romano.
“Mi unisce a Ciampi il racconto
di sé stesso – aggiunge -una
modalità difficile da fare per chi
scrive canzoni, perché si tende
ad essere narratori di qualcosa.
Lui stesso sulla carta d’identità
aveva fatto scrivere poeta”.
Una carriera impegnata nella
ricerca di uno stile personal, nel
far musica fuori dalle etichette,
costellata di incontri e di
collaborazioni di prestigio, da
Napoli Centrale, Dalla, Erri
De Luca. Tricarico e De
Gregori.
Fondamentale il confronto con
Franco Del Prete, indimenticabile batterista
di Napoli Centrale, con il quale ha
condiviso il testo di ‘Maria Maddalena’,
duettato con James Senese e Lucio
Dalla. “Per me Franco è stato un
riferimento importante -continua
Jennà Romano – e credo che sia
stato sottovalutato l’apporto che ha
dato alla Neapolitan Power, perché
la vera rivoluzione è stata quella del
linguaggio. Se Napoli Centrale fosse
stato un gruppo esclusivamente
strumentale, avrebbe fatto riferimento
ai Weather Report. Invece il loro
successo è merito di Franco, autore
dei testi”.
Nell’ultimo disco di Jennà Romano,
‘Trentatré’, colonna
sonora dell’omonimo
film di Lorenzo
Cammisa, Francesco,
figlio di Franco Del
Prete, suona la
batteria. Segno che
buon sangue non
mente.
La voglia di poesia e
di narrare il tecno che
stiamo vivendo danno
vita alla messa in note
di ‘Valle Giulia’ (Vi
odio, cari studenti) di
Pier Paolo Pasolini,
poi la collaborazione
con Erri De Luca per
‘Questa Città’: “non lo
conoscevo, ma gli
mandai la canzone via
mail – racconta
l’artista – e lui
scrisse il seguito.
Poi gli chiesi se
voleva metterci la
voce. Nacque così
un progetto con tre
racconti, uno suo
che parlava della Napoli del dopoguerra,
uno mio, ‘Dietro la nuca’ sulla provincia,
poi un terzo di Patrizio Trampetti, intitolato
‘Villaggio Vomero’. Poi con la casa
editrice Spartaco è nato ‘Il lanciatore
di donne’, nel tentativo di unire la
musica alla letteratura”.
Le collaborazioni proseguono poi con
un pezzo scritto da Battiato per il
disco di Peppe Lanzetta ‘Non canto
non vedo non sento’ finito nella
cinquina del Premio Tenco, e quella
più recente per il disco di Tricarico,
con il duetto con Francesco De
Gregori: “avevo un pezzo di quindici
anni fa, ‘A Milano non c’è il mare’ –
racconta Jennà Romano – e De
Gregori disse che
un brano così
l’avrebbe potuto
scrivere solo Lucio
Dalla. Tricarico ha
avuto l’occasione
di aprire un
concerto del
cantautore romano
e hanno realizzato
il pezzo”.
“Lavoro come produttore solo in progetti in
cui sono coinvolto come autore o
arrangiatore – afferma Romano -. Con
Tricarico abbiamo scritto un pezzo per
Arisa: ci deve essere stima, amicizia e
gioco di squadra per esplorare nuove cose”.
Adesso la colonna sonora per la pellicola di
Cammisa: “un doppio lavoro – conferma -:
da un lato musicare il film, poi rielaborare il
materiale per farlo diventare un nuovo
disco, sviluppandone suite e canzoni”.
Ma non è la prima colonna sonora per
Jennà: già nel 2004 aveva creato la musica
per ‘Ventitrè’, con la regia di Duccio
Forzano, interpretato da I Ditelo Voi e
prodotto dai fratelli De Angelis.
Adesso, per uno strano caso, i numeri
aumentano diventano ‘Trentatré’, film di
Lorenzo Cammisa, uno dei titoli su Prime
Video più visti in questi ultime settimane.
“Per musicare questa pellicola – spiega
Romano – ho lavorato più sulle dinamiche
della narrazione che sui dialoghi”.
Ambientato in una provincia del Sud, tre
trentatreenni si ritrovano a fare dei percorsi
di vita lavorativa: uno
scrittore, un altro
impegnato nel
sociale con una
cooperativa in lotta
perenne con gli enti,
un terzo che vuole
fare il giornalista.
Alla fine quasi
nessuno realizza i
suoi sogni, “un po’
come capita ai
giovani di oggi che
arrivano a quell’età
senza Comune ai
giovani di oggi che
arrivano a quella età
senza sentirsi
realizzati nel lavoro –
rimarca l’artista -. Ho ritrovato molto della
precarietà di chi vive nei posti dove viviamo
noi. Mi sembra che le cose, in questi anni,
siano cambiate veramente poco.
“Noi, nati a cavallo di due secoli, abbiamo la
possibilità di confrontare le cose che
abbiamo vissute e quelle che devono
affrontare i nostri figli, che forse non hanno
possibilità di confronto – afferma Jennà
Romano . Penso, ad esempio, a mio nonno
artigiano, ai mestieri che vanno
scomparendo, quando fare delle cose di
valore dovevi perderci molto tempo, ma
potevi fare la differenza. Oggi invece questi
valori si sono persi, si tende a trovare la
soluzione più veloce, con prodotti dozzinali
in ogni campo. Soffermamici meno in
superficie – conclude -, andiamo più a
fondo, facendoci guidare dalla passione.
Amo le cose complesse e meno veloci da
realizzare: solo così trovi l’ingegno ed i
valori che ti fanno crescere”.
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CULTURA E SPETTACOLI
Lorenzo Hengeller: lo chansonnier jazz che racconta la vita tra ironia, swing e filosofia
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Un’intervista tra passato e futuro con il ‘giovanotto matto del piano’, in occasione del live romano alla Casa del Jazz
di Manuela Ragucci
Parla di sé come uno chansonnier
d’antan, l’ex giovanotto matto Lorenzo
Hengeller, napoletano doc (a dispetto del
cognome) che, nonostante il tempo che
passa e la discografia che cresce, è rimasto
fedele a se stesso e al suo modo di fare
musica. Ironico, scanzonato e fuori dagli
schemi, osserva il mondo dal punto di vista
privilegiato degli 88 tasti del suo
pianoforte e lo racconta col sorriso
sornione che lo contraddistingue, tra jazz e
swing e con il sound inconfondibile dei
maestri della leggerezza a cui guarda
ammirato da sempre, come Gorni Kramer,
Lelio Luttazzi, Renato Carosone e il
Quartetto Cetra. Il 5 aprile si esibirà a
Roma, alla Casa del Jazz, e sarà
l'occasione per eseguire i brani del suo
ultimo CD, “Il Pianerottolo” (Jando Music/
Encore Music), registrato proprio alla Casa
del Jazz. In attesa del live, abbiamo
curiosato nel suo universo.
Quale idea, concetto o episodio credi
abbia avuto un’influenza nascosta ma
potente, da avvicinarti alla musica?
La presenza di un pianoforte in casa ha
fatto sì che potessi sentire mio padre
suonare a orecchio e dunque poi mi è
venuta la voglia di copiarlo; da lì ho capito
che avevo predisposizione per la musica,
riuscendo a riprodurre tutte le melodie che
ascoltavo. Di certo, invece, l'influenza
nascosta ma decisiva è legata al fatto che
fossi un bambino "strano", poco socievole e
silenzioso, e il pianoforte mi ha aperto alla
socialità; alle feste funzionava con gli amici
e anche con le ragazze!
Fenomenologia di uno chansonnier
“minimo” leggero che sembra prendere
la vita con filosofia, ma qual è la tua
filosofia di vita?
Beh, domandona! La mia filosofia di vita
credo si basi su un equilibrio, direi molto
labile, tra sicurezza e desiderio: in me
convivono due personalità fondamentali, lo
spericolato passionale e il fobico
ipocondriaco… ed io sto in mezzo.
Allegro ma non troppo, ovvero, sai
dosare la giusta ironia dal retrogusto
amarognolo, che mentre sorridi ti
fermi a pensare. Quanto è
complicato riuscire ancora a usare
questo tipo di leggerezza che spinge
alla riflessione, in un tempo in cui il
politicamente corretto appiattisce le
menti e il giudizio critico? Quanto è
diventato difficile squarciare il velo
del finto perbenismo per scavare
nelle viscere dell’individuo e
raccontare finalmente di sentimenti
non di plastica?
Mi piacerebbe poterti dire che è stato
difficile, pesante e faticoso, ma sarebbe
una bugia; la verità è che, ammesso
che ci sia riuscito, sono stato sempre
molto focalizzato su cosa fare e su
come farlo senza pensarci tanto. I miei
maestri musicali, più la passione per la
musica d'antan e gli studi classici, mi
hanno fatto avere un'identità ben
precisa sia nella musica sia nella vita…
appunto, di allegro ma non troppo.
Questa è una domanda sul tempo che
passa, perché il giovanotto matto,
nonostante il suo cuore di fanciullo, è
cresciuto. Come è cambiato Lorenzo
Hengeller che si approccia alla vita? C’è
qualcosa che hai perso per strada, cosa
ti manca dei tuoi esordi? Qualcosa che
cambieresti? Qualcosa che, guardando
al futuro, vorresti ancora fare, ad
esempio, un sogno da realizzare.
Il tempo che passa è un argomento molto
presente nella mia testa di questi tempi. Mi
sono trasferito a Roma e cambiato vita
personale, e i cambiamenti, come i
traslochi, mi piacciono molto. Mi fa paura la
gestione del vuoto che a volte capita nel
nostro lavoro e soprattutto la mancanza di
idee. Ma della gioventù non mi manca nulla.
Io, per ora, ho molto più avuto di quello che
ho dato, soprattutto in relazione alla mia
pigrizia; sono un po' viziato dalla fortuna di
avere un’attitudine musicale che mi ha
portato molto più in là di quanto io abbia
spinto, e ad avere un mio mondo personale
da raccontare, in pratica una "bolla", di cui ti
parlavo prima, in cui vivevo da bambino.
Per strada ho perso il disincanto in alcune
situazioni. Sogni realizzati 8 su 11. Me ne
mancano tre!
Nella tua vita artistica, tantissima gavetta
e tantissimi incontri. C’è una porta
chiusa che è diventata portone?
Ho incontrato sia porte che portoni, ma
slegati e di case tutte diverse; ho bussato
poco ed invitato spesso.
A proposito di incontri, ci racconti
dell’incontro con Bollani?
Stefano l'ho conosciuto ad Umbria
Jazz nel 2000, rimasi folgorato da
questo ragazzo che suonava con
Rava e Gato, ci scambiammo la
mail, poi gli ho mandato il mio
primo disco chiedendogli di farmi le
note di copertina. Da lì in poi è
stato un crescendo di stima e
amicizia personale e professionale.
Il suo nome è presente in tutti i
miei dischi, in varie forme, ed io
sono stato suo ospite spesso in TV
come sul palco.
Che musica ascolta Lorenzo
Hengeller quando fa la doccia?
E quando sale su un treno? E
quando guarda il mare?
Ascolto cose molto diverse,
opposte e senza apparente logica;
passo da Ravel a Bruno Lauzi, da
Luttazzi a Maria Rita, passando
per Jannacci. E ovviamente tanto
Carosone.
(foto di Francesco di Ciccio, Bruno Ciniglia
e Azzurra Primavera, per gentile
concessione di Lorenzo Hengeller)
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CULTURA E SPETTACOLI
Anomalia: quando la scuola cambia il quartiere e diventa racconto
80 81
Nella periferia di Napoli, sessanta studenti raccontano una scuola che si reinventa. Un cortometraggio, un presidio educativo e una comunità che si riscopre
di Antonio Quaranta
A Ponticelli, quartiere della periferia est di
Napoli, c’è una scuola che ha deciso di non
accettare lo status quo. Sessanta studenti
della Scuola Secondaria di I grado
dell’Istituto Comprensivo Aldo Moro sono
Il cuore pulsante della storia è la Casa dal
Lungocollo, uno spazio comunitario che
nasce dalla visione della Dirigente
Scolastica Barbara Di Cerbo. Dove un
tempo c’era l’alloggio del custode, oggi si
trova un presidio educativo e culturale,
restituito alla comunità scolastica e al
quartiere. Qui si intrecciano storie di
studenti, insegnanti, famiglie, e soprattutto
delle "Super", un gruppo di mamme di ex e
diventati i protagonisti di un progetto
speciale: un cortometraggio dal titolo
Anomalia, nato nell’ambito del Piano
Nazionale Cinema e Immagini per la
Scuola, promosso dal Ministero della
Cultura (MiC) e dal Ministero
dell’Istruzione e del Merito (MiM)
attraverso l’iniziativa Visioni Fuori-Luogo. Il
corto, attualmente in fase di produzione con
il supporto della pluripremiata Mad
Entertainment, non è solo un prodotto
audiovisivo: è il racconto di una scuola
“anomala” che ha scelto di essere un punto
di riferimento per il territorio, un presidio di
inclusione, creatività e riscatto.
attuali alunni,
fondato dalla
professoressa
Antonella
Picardi, che
continua a essere
motore
instancabile di
attività,
accoglienza e
partecipazione. È
proprio questa
coralità, questa
rete viva di
relazioni, a
rendere Anomalia qualcosa di più di un
semplice film.
Alla guida del progetto c’è Paola Tortora,
docente di Italiano con una profonda
esperienza nell’ambito audiovisivo, che ha
accompagnato gli studenti in un percorso
che unisce alfabetizzazione
cinematografica, educazione emotiva,
teatro e produzione audiovisiva. Un
laboratorio civico a tutti gli effetti, che ha
coinvolto le classi 2A, 2D, 3A e 3D, con il
coordinamento della Vicepreside Paola
Ferrara e il contributo attivo di tutto il corpo
docente.
Il progetto si avvale della collaborazione di
numerosi professionisti del panorama
culturale e accademico partenopeo. Tra
questi, il professor Luigi Barletta
dell’Università Suor Orsola Benincasa e
dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, il
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
CULTURA E SPETTACOLI
82
regista ed educatore Nicola Laieta, lo a un’installazione di Tiziano Squillace e
83
psicologo Giuseppe Di Somma
Giovanno Pignataro realizzata per la Casa
dell’associazione Trerrote – Teatro Ricerca dei Conigli, simbolo di un’idea di scuola
ed Educazione, e Maria Rosaria Teatro capace di reinventarsi, aprirsi e generare
dell’associazione Gioco Immagini e bellezza anche dove sembrerebbe difficile.
Parole. A sostegno del progetto anche la Come ha dichiarato la dirigente Barbara Di
Cooperativa Sociale Dedalus con Andrea Cerbo, “Anomalia come irregolarità, ma
Morniroli, lo studio Dotfog con Rosanna anche come opportunità di cambiamento, in
Cianniello, Marialuisa Firpo e Gabriella un territorio dove la scuola prova a
Grizzuti, e l’Osservatorio Territoriale diventare luogo di benessere apprenditivo,
Giovani (OTG) del Dipartimento di Scienze in grado di valorizzare il suo più grande
Sociali dell’Università Federico II,
patrimonio: i giovani”.
coordinato dal professor Lello Savonardo. La conclusione del percorso sarà un vero
A dirigere Anomalia è l’attore e regista evento per il quartiere: il cortometraggio
Emanuele Vicorito, fresco vincitore del sarà proiettato pubblicamente, in una
Cortinametraggio con il film A Domani, giornata che si preannuncia come una festa
affiancato dal direttore della fotografia Elio collettiva, dove studenti, famiglie, istituzioni
Di Pace e dalla producer Lorenza Stella e cittadini potranno assistere alla proiezione
per Mad Entertainment. Insieme hanno e condividere il risultato di mesi di lavoro,
saputo tradurre in immagini la complessità, passione e impegno. Un’esperienza
la forza e la speranza di una scuola che non educativa che va ben oltre le aule,
si limita a insegnare, ma educa al
trasformandosi in un racconto condiviso,
cambiamento.
capace di lasciare un segno nel presente e,
Il nome Casa dal Lungocollo è un omaggio forse, tracciare una nuova rotta per il futuro.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
GUSTI
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Campania protagonista al Vinitaly 2025: Irpinia e Sannio svelano l’anima autentica del vino del Sud
Tradizione, innovazione e identità: 180 aziende si raccontano a Verona con una visione proiettata verso il futuro
La Regione Campania si presenta al
Vinitaly 2025 con una delle delegazioni più
forti e rappresentative del panorama
enologico italiano. In prima linea, come
cuore pulsante del padiglione campano, ci
sono le terre dell’Irpinia e del Sannio,
territori che da sempre custodiscono una
tradizione vitivinicola straordinaria, ma che
negli ultimi anni stanno scrivendo una
nuova pagina fatta di sostenibilità,
tecnologia e identità territoriale.
Nel grande stand della Campania – oltre
5.800 mq di superficie e 180 aziende
coinvolte – spicca la collettiva promossa
dalla Camera di Commercio Irpinia
Sannio, che con 111 aziende su 3.000
metri quadrati si conferma motore
trainante del comparto vitivinicolo regionale.
Le cifre parlano chiaro: quasi 17.000 ettari
di superficie vitata, pari ai due terzi del
vigneto campano, 35 milioni di bottiglie
prodotte in media ogni anno e 120 milioni
di euro di valore alla produzione, con un
export in crescita che nel 2024 ha toccato i
30 milioni di euro, registrando un +7%
rispetto all’anno precedente. Numeri che
testimoniano una vitalità economica e
produttiva impressionante, legata a un
patrimonio vitivinicolo che affonda le radici
in una biodiversità unica e che si apre oggi
alle sfide globali.
A rendere concreta eccellenza l’eccellenza
regionale, è il lavoro sinergico dei sette
Consorzi di Tutela del Vino campano:
Consorzio Tutela Vini Irpinia, VITICA,
Vesuvio DOP, Campi Flegrei e Ischia,
Sannio, Vita Salernum Vites e Penisola
Sorrentina, che contribuiscono a
rappresentare la ricchezza vitivinicola di
un territorio che vanta ben 19 vini a
Denominazione di Origine Protetta (DOP)
e 15 a Indicazione Geografica Protetta
(IGP). Una varietà che spazia dai vigneti di
montagna alle colline vulcaniche, dalla
costa sorrentina ai campi flegrei, facendo
della Campania una delle regioni più
rappresentative del panorama enologico
italiano.
I protagonisti di questa rinascita sono i
vitigni identitari che rendono Irpinia e
Sannio territori distintivi nel panorama
enologico: l’Aglianico del Taburno
DOCG, il Taurasi DOCG, il Fiano di
Avellino DOCG, il Greco di Tufo
DOCG, la Falanghina del Sannio DOC
e le numerose denominazioni DOP e
IGP che raccontano le specificità di
ogni zona, da Solopaca a Sant’Agata
dei Goti, da Guardiolo a Campi
Taurasini. A queste si aggiungono
denominazioni come la DOC Irpinia e
la IGP Beneventano, che arricchiscono
l’offerta di un territorio sempre più
apprezzato da esperti e wine lover.
La partecipazione della Campania si
estende anche al prestigioso Vinitaly and
the City, il fuori salone che dal 3 al 5 aprile
anima il centro storico di Verona con
degustazioni, masterclass e appuntamenti
aperti al grande pubblico. Nel suggestivo
Cortile del Tribunale, la Regione sarà
protagonista con un’area espositiva
dedicata ai vini campani e a un
abbinamento d’eccezione: quello con la
vera pizza napoletana, grazie alla
collaborazione con l’Associazione
Verace Pizza Napoletana. L’obiettivo è
raccontare il territorio attraverso
un'esperienza sensoriale completa, che
unisce sapori, saperi e tradizioni in un
connubio inimitabile.
A sostegno di questa eccellenza
produttiva, si sviluppano iniziative
innovative come ‘Dioniso’, progetto
promosso dal Distretto Aerospaziale
della Campania (DAC) insieme alla
Camera di Commercio Irpinia Sannio e
alle università Federico II e Unisannio.
“L’obiettivo – come sottolinea il presidente
del Distretto Luigi Carrino - è traghettare la
viticoltura verso una nuova era attraverso
l’utilizzo di droni, sensori e dati in tempo
reale, per ottimizzare le risorse, ridurre
l’impatto ambientale e rendere le aziende
agricole più resilienti ai cambiamenti
climatici”. Una trasformazione tecnologica
che affonda le radici nella cultura della terra,
rafforzata anche dalla presenza crescente
di donne imprenditrici che stanno
guidando con visione e sensibilità le
imprese vitivinicole del territorio.
Durante la fiera, non mancheranno momenti
di approfondimento e promozione, come la
distribuzione della seconda edizione della
“Guida ai vini di Irpinia e Sannio”, curata
dal giornalista Luciano Pignataro e
realizzata in collaborazione con Il Mattino.
Uno strumento prezioso per orientarsi in un
panorama ampio e in costante evoluzione,
che racconta storie di viticoltori, territori e
bottiglie che sanno coniugare tradizione e
modernità.
A raccontare questa vocazione alla qualità
e all’innovazione saranno anche i
rappresentanti delle istituzioni e delle
associazioni coinvolte, tra cui Girolamo
Pettrone, commissario straordinario della
Camera di Commercio Irpinia Sannio,
Teresa Bruno, presidente del Consorzio
Tutela Vini d’Irpinia, e Libero Rillo,
presidente del Sannio Consorzio Tutela
Vini, affiancati da esperti e.
L’anima del vino della Campania al Vinitaly
2025 sarà dunque molto più di una
semplice esposizione commerciale: sarà un
racconto corale di territori che sanno
rinnovarsi senza dimenticare le proprie
radici, puntando su qualità, autenticità e
visione. Un viaggio sensoriale e culturale
che rafforza il posizionamento della
Campania come brand di eccellenze e
che ribadisce il ruolo centrale del Sud nel
futuro del vino italiano.
(foto fornite da Miriade & Partners e dal sito
Sannio Consorzio Tutela Vini)
85
Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025
GUSTI
Vigneti Aperti 2025: enoturismo, trekking e
degustazioni nelle migliori cantine italiane
Creanza – Irpinia Green Experience debutta al Vinitaly 2025
86 Progetto esperienziale che unisce enogastronomia e innovazione
87
Con il Turismo del Vino esperienze all’aria aperta in tutta Italia
di Elisangela Annunziato
Torna, da marzo a fine ottobre, la rassegna
“Vigneti Aperti 2025”, che si estende dalle
colline del centro Italia, fino alle vigne delle
pendici alpine e alle viti ad alberello sul
mare.
Organizzatore della kermesse è
l’associazione no profit Movimento
Turismo del Vino, che annovera oltre 700
tra le cantine più prestigiose d’Italia e che
ha come mission la promozione della
cultura del vino attraverso le visite nei
luoghi di produzione.
“Vigneti Aperti rappresenta l’essenza
dell’enoturismo contemporaneo”, dichiara
Violante Gardini Cinelli Colombini,
Presidente del Movimento Turismo del
Vino, “regalando un’esperienza in cantina
che dà valore aggiunto alla degustazione ed
integra interessanti e divertenti attività
immerse nel verde.”
L’iniziativa, che riguarda i vigneti italiani, da
Nord a Sud, che aderiscono al Movimento
Turismo del Vino, mira a coinvolgere non
solo gli enoturisti, ma anche famiglie,
amanti del viaggio, del trekking e, più in
generale, chi desidera vivere esperienze
all’aria aperta.
Per l’occasione ogni vigneto diventerà
“tappa” di un itinerario che i partecipanti
potranno percorrere per conoscere, così,
piante autoctone, prodotti tipici di quel
determinato luogo, entrando in contatto con
vignaioli e produttori.
“È evidente che il desiderio di vivere all’aria
aperta è in forte crescita e le cantine
Movimento Turismo del Vino sono pronte a
soddisfarlo offrendo esperienze all’insegna
del relax, del benessere e di un consumo
attento e consapevole del vino, già da anni
portato avanti grazie alla nostra
collaborazione con Wine in Moderation. Un
approccio che contraddistingue il
Movimento, sin dalla sua costituzione, e
sottolinea quanto il vino sia un’esperienza
da vivere, ricordare e raccontare”, aggiunge
la Presidente Gardini Cinelli Colombini.
Con l’organizzazione della rassegna
“Vigneti Aperti 2025”, l’associazione
Movimento Turismo del Vino promuove
un turismo sostenibile, valorizzando le
cantine con i relativi territori e, altresì,
incentivando il turismo camperistico, grazie
alla partnership con Agricamper Italia.
“Siamo estremamente lieti di collaborare
con il Movimento Turismo del Vino in questa
iniziativa che celebra la bellezza e l’unicità
dei paesaggi vitivinicoli italiani”, asserisce
Pauline Nava, fondatrice di Agricamper
Italia, e continua, “Questa partnership
rappresenta una meravigliosa opportunità
per i nostri camperisti, che arrivano da
diverse nazioni europee, di esplorare e
vivere da vicino la cultura del vino italiano,
integrando l’amore per la natura e il viaggio
sostenibile. Attraverso queste esperienze,
non solo valorizziamo il territorio ma
contribuiamo anche a promuovere un
turismo rispettoso e consapevole, lontano
dalle folle e incentrato su un’esperienza più
intima e autentica del territorio, rendendo
possibile la scoperta delle nostre bellezze
tutto l’anno. Questo approccio è in linea con
i valori di sostenibilità che entrambe le
nostre organizzazioni supportano con
fervore.”
Organizzatori: Movimento Turismo del Vino
Partner: Global Wine Tourism Organization,
RCR Cristalleria Italiana, Fine Wine Tourism
Marketplace, Italia.it, Italia a Tavola,
Agricamper, Wine in Moderation
(foto inviate dall’Ufficio stampa di Vigneti
Aperti)
Con l’entusiasmo di chi conosce a fondo la
propria terra e ne intravede il potenziale
ancora inespresso, nasce “Creanza –
Irpinia Green Experience”, un nuovo
consorzio che si presenterà ufficialmente al
Vinitaly 2025 con
due appuntamenti
di grande rilievo, in
programma il 7
aprile a Verona.
Non una semplice
rete, ma un vero e
proprio modello di
sviluppo territoriale
che punta a trasformare l’Irpinia in una
destinazione turistica riconosciuta a livello
nazionale e internazionale, con un’offerta
autentica, integrata e soprattutto
sostenibile.
Il primo evento è in programma alle 15.30,
presso lo spazio del Consorzio di Tutela
dei Vini d’Irpinia, e sarà l’occasione per
illustrare obiettivi, strategie e visione del
progetto. L’idea è quella di fare rete tra
operatori del turismo, aziende agricole e
vitivinicole, artigiani e istituzioni per
valorizzare le eccellenze locali – dai prodotti
tipici ai paesaggi, fino alle tradizioni e alla
cultura – e promuovere un’esperienza
immersiva che coinvolga il visitatore in tutte
le sue sfaccettature. A seguire, alle 20.00, il
ristorante veronese Santa Felicita ospiterà
la speciale cena “Degustazione d’Irpinia”,
un viaggio gastronomico tra i sapori del
territorio curato dallo chef Giovanni
Mariconda, che proporrà piatti pensati per
esaltare i grandi vini irpini e le materie prime
autoctone.
A raccontare la genesi del progetto è Nicola
Barbato, tra i promotori del consorzio, che
sottolinea come Creanza sia frutto
dell’esperienza diretta di chi vive e lavora
ogni giorno in Irpinia: “Abbiamo un
patrimonio unico, fatto di eccellenze
enogastronomiche, bellezze naturali e una
tradizione culturale autentica che merita di
essere conosciuta e valorizzata. Con
questo progetto vogliamo unire operatori
turistici, aziende, artigiani e istituzioni per
costruire insieme un’offerta integrata e
sostenibile, che consenta ai visitatori di
immergersi nello spirito del nostro
territorio, vivendo esperienze uniche e
indimenticabili”.
Nel consorzio è coinvolta anche
l’associazione Info Irpinia, rappresentata
da Francesco Celli, che ribadisce quanto
sia strategico fare rete per la crescita di
un’area spesso fuori dai circuiti turistici
tradizionali: “Raccontare le bellezze
dell’Irpinia, creare esperienze autentiche e
generare opportunità di sviluppo sostenibile
è ciò che ci guida ogni giorno. Entrare a far
parte di questo consorzio significa per noi
consolidare questa missione, mettendo a
disposizione esperienza, competenze e
passione. Credo fermamente nello spirito
innovativo della nostra gente, delle imprese
locali e di tutti coloro che lavorano per
rendere l’Irpinia un luogo sempre più
attrattivo e dinamico”.
Il progetto Creanza, oltre alla componente
territoriale e culturale, integra un’importante
dimensione tecnologica. È infatti in fase di
sviluppo una piattaforma digitale bilingue
(italiano/inglese) che racconterà il territorio
e permetterà di prenotare esperienze
turistiche – come degustazioni, visite in
cantina, escursioni, cooking class –
attraverso un gestionale di nuova
generazione supportato da intelligenza
artificiale, offrendo alle aziende visibilità e
strumenti di marketing mirati. L’iniziativa
prevede anche campagne social e digital
marketing, partnership con tour operator e
strutture ricettive, e la partecipazione a fiere
di settore, tutto con l’obiettivo di ampliare i
flussi turistici e rendere l’Irpinia sempre
più protagonista nel panorama
dell’accoglienza rurale ed esperienziale.
Una visione condivisa anche dal docente
universitario e divulgatore ambientale
Giovanni De Feo, che evidenzia il valore
strategico di un turismo esperienziale
fondato su sostenibilità e innovazione:
“Creanza rappresenta un modello di
sviluppo turistico virtuoso, che mette
insieme competenze diverse –
dall’enogastronomia alla cultura, dalla
ricerca scientifica al marketing territoriale –
per offrire esperienze autentiche e
rispettose dell’ambiente, portando benefici
tangibili all’economia locale e alla qualità
della vita della comunità irpina”.
La sfida che si apre con Creanza è tanto
ambiziosa quanto necessaria: trasformare
un territorio ricco ma frammentato in un
sistema coeso, dove l’identità locale diventa
il filo conduttore di un turismo consapevole,
etico, coinvolgente. Un progetto che,
partendo da Verona e dal palcoscenico
internazionale del Vinitaly, ha tutte le
carte in regola per scrivere un nuovo
capitolo nella storia dell’Irpinia.
Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025
GUSTI
Pastiera napoletana tradizionale: ricetta autentica e consigli di Annamaria Chirico
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Ingredienti tradizionali, curiosità storiche e segreti per un dolce perfetto, simbolo della Pasqua a Napoli
di Walter Ferrigno
La pastiera napoletana è molto più di un
semplice dolce pasquale: è un racconto,
una memoria viva, una tradizione che
attraversa i secoli e le generazioni. Nella più
autentica tradizione dolciaria napoletana,
questa torta di grano, ricotta e profumi
agrumati incarna l’anima di una terra
calorosa e ricca di storia. Come sottolinea
Annamaria Chirico, imprenditrice e
custode della tradizione campana con la
sua azienda di grano cotto, “la pastiera non
è solo un dolce, è un legame profondo con
le nostre radici”.
La leggenda popolare vuole che la pastiera
nasca secoli fa, come cibo resistente per i
pescatori napoletani che si allontanavano in
mare con l’arrivo della primavera. Le donne
preparavano per loro un pasto completo,
nutriente, a base di ricotta, grano cotto e
arancia. Così nacque la “pasta di ieri”, da
cui il termine “pastiera”.
Ancora oggi, il suo profumo invade le case
nel periodo pasquale, portando con sé
ricordi, riti e affetto. Per ottenere una
pastiera napoletana autentica, spiega
Chirico, servono ingredienti genuini e non
modificabili: “Il grano cotto artigianale è
l’anima del dolce. La ricotta deve essere di
pecora, i canditi non possono mancare e la
cannella è fondamentale per dare calore e
profondità”. Il segreto è nel bilanciamento,
in una sinfonia perfetta di consistenze e
aromi.
Ma la bontà di una pastiera non sta solo
negli ingredienti. Ci sono piccoli segreti che
possono fare la differenza. Annamaria
Chirico raccomanda innanzitutto il riposo:
“Non abbiate fretta di assaggiarla. Il riposo
permette ai sapori di fondersi in modo
armonico. E la cottura deve essere lenta,
mai aggressiva, per evitare che la frolla si
secchi e che il cuore della pastiera resti
crudo”. Attenzione anche alla pasta frolla:
deve essere sottile, fragrante e croccante.
Le strisce decorative, poi, non sono solo
estetica: le sette strisce (tre sotto e quattro
sopra) formano i rombi che richiamano la
planimetria dell’antica Napoli.
La pastiera non è solo tradizione: è anche
resilienza, memoria e innovazione nel
rispetto delle radici. È un dolce che
racconta una città, il suo popolo, e una
cultura che ha saputo tramandarsi con
orgoglio, senza mai snaturarsi.
Per chi desidera cimentarsi nella
preparazione, il consiglio è semplice:
scegliere con cura gli ingredienti, rispettare i tempi e affidarsi a chi, come Annamaria
Chirico, dedica passione e amore a questo dolce senza tempo.
www.annamariachirico.it
LA RICETTA
Per 12 porzioni (ø 28 cm) latta 420g
INGREDIENTI PER IL RIPIENO:
• 420 G DI GRANO COTTO CHIRICO
• 700 G DI RICOTTA ROMANA
• 5 UOVA INTERE
• 2 TUORLI D’UOVO
• 600 G DI ZUCCHERO
• 50 G DI ARANCIA CANDITA E/O CEDRO CANDITO
• 1 BUSTINA DI VANILLINA
• 1 FIALA (1G) D’ESSENZA DI FIOR D’ARANCIO
• 1 FIALETTA (1G) DI ESSENZA MILLEFIORI
• 1 BUSTINA DI VANILLINA DA 0.5G
• 2,5 G DI CANNELLA IN POLVERE
INGREDIENTI PER LA FROLLA:
• 500 G DI FARINA
• 200 G DI ZUCCHERO
• 200 G DI BURRO FREDDO
• 2 UOVA INTERE GRANDI
PREPARAZIONE:
• Versare il grano cotto Chirico in un recipiente e sgranarlo con le mani o con la
forchetta. Non lavare via l’amido gelificato (la patina bianca avvolgente) che è un
componente fondamentale della ricetta.
• Frullare 700 g di ricotta romana con 600 g. di zucchero
• Amalgamare 5 uova intere e 2 tuorli, 1 fialetta di essenza di fior d’arancio da 1 g, 1
fialetta di essenza di Millefiori da 1 g, 2.5 g di cannella in polvere, 1 bustina di
vanillina da 0.5 g.
• Unire i tre composti, quello con il grano, quello con la ricotta e quello con le uova,
aggiungendo 50 g di arancia e/o cedro candito e una grattugiata di buccia di limone.
Amalgamare bene il tutto.
• Stendere con il mattarello la pasta frolla preparata in precedenza mescolando
rapidamente 500 g di farina, 200 g di zucchero, 2 uova intere e 200 g di burro
freddo, lasciandone da parte circa 1/3 per 7 strisce.
• Foderare lo stampo, versare il ripieno e decorare con le 7 strisce di pasta frolla
• Infornare a 180° per circa 60 minuti. Fare raffreddare e mettere in frigo per almeno 3
ore.
Spolverizzare con zucchero a velo prima di servire
Gustare fredda
(le foto sono tratte dal sito www.annamariachirico.it)
Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025
GUSTI
La Pastiera della Nonna: tradizione e amore in ogni morso
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Passo dopo passo ingredienti e segreti per un dolce rito che ci richiama ai profumi dell’infanzia
di Alessandra De Chiara
Non è Pasqua se entrando in un palazzo qualsiasi di Napoli il giovedì santo non si sente il
profumo di millefiori e vaniglia tipico della pastiera. In ogni casa napoletana, la pastiera non
è solo un dolce. È un rito familiare, una storia che si ripete ogni anno tra sorrisi, mani
infarinate e profumi d’infanzia. Questa è la ricetta che la nonna ha tramandato alla nipote,
con precisione e passione, custodita come un segreto prezioso.
Ingredienti per una grande pastiera (2 teglie medie)
Per il ripieno
• 500 gr di grano cotto
• 500 gr di ricotta di pecora (ben scolata)
• 750 gr di zucchero (in totale – 150 crema, 150 pasta frolla, 150 rossi d’uovo, 300
per la ricotta)
• ½ litro di latte intero
• 100 gr di latte (per la cottura del grano)
• 1 cucchiaio di margarina o burro
• 1 pizzico di sale
• 1 spicchio di scorza di limone (intero, da togliere dopo la cottura)
• 2 bustine di vanillina
• Cannella in polvere (q.b.)
• Acqua di millefiori a volontà
• 10 uova (7 albumi montati a neve - 4 tuorli per la crema)
• 150 gr di zucchero (per la crema)
• 100 gr di farina (per la crema)
• ½ litro di latte caldo (per la crema)
Per la pasta frolla
• 400 gr di farina 00
• 150 gr di zucchero
• 150 gr di margarina o burro
• 1 uovo intere e 2 rossi
• 1 pizzico di sale
Preparazione passo per passo
1. Cottura del grano
In una casseruola unisci:
• 500 gr di grano cotto
• 100 gr di latte
• 1 cucchiaio di margarina
• 1 spicchio di scorza di limone
• Un pizzico di sale
Cuoci a fuoco dolce per 10 minuti, mescolando spesso finché il composto non diventa
cremoso. Togli la scorza di limone e lascia raffreddare.
2. La Pasta Frolla
In una ciotola:
• Lavora 500 gr di farina con 150 gr di zucchero e un pizzico di sale.
• Aggiungi 150 gr di margarina a pezzetti e lavora velocemente.
• Unisci le 3 uova e impasta fino a ottenere un panetto morbido e omogeneo.
• Avvolgi nella pellicola e lascia riposare in frigo per almeno 30 minuti.
3. La Crema di Latte
In un pentolino:
• Sbatti 4 tuorli (conservare gli albumi) con 150 gr di zucchero, aggiungi 100 gr di
farina, montare fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungere il latte e
portare a bollore. Lasciare raffreddare coperto dalla pellicola.
4. Composizione del Ripieno
• Setaccia la ricotta e mescolala con lo zucchero rimanente (regola la dolcezza a
piacere).
• Unisci la crema raffreddata e il grano cotto.
• Aggiungi le 2 bustine di vanillina, la cannella, l’acqua di millefiori.
• Separare i 3 tuorli dagli albumi che vanno uniti agli altri messi da parte in
precedenza.
• I tuorli vanno mescolati con lo zucchero rimanente (circa 100/250 gr) fino ad
ottenere un composto spumoso, che va aggiunto a tutta la preparazione di ricotta,
grano e aromi.
• Montare a neve ferma gli albumi e aggiungerli al composto, mescolando dal basso
verso l’alto.
5. Assemblaggio
• Stendi la frolla e foderaci le teglie (imburrate e infarinate).
• Versa il ripieno fino a 1 cm dal bordo.
• Con la frolla avanzata, crea le classiche strisce diagonali (a rombi) e disponile
sulla superficie.
Cottura perfetta
• Forno statico a 150-160°C (preriscaldato)
• Durata: almeno 1 ora e 45 minuti – fino a 2 ore
• Consiglio della nonna: dopo 1h e 30 min, fai la prova stecchino: se esce asciutto,
è cotta. Se è ancora umida, lascia cuocere ancora 15-20 minuti.
Lascia raffreddare completamente nel forno spento con lo sportello socchiuso. Il giorno
dopo sarà ancora più buona.
Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025
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Gay-Odin, una ‘dolce’ Sirena Parthenope per i 2500 anni di Napoli
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La Fabbrica di Cioccolato celebra la città con un uovo gigante da 350 chili
Un capolavoro di arte dolciaria per rendere
omaggio a una città millenaria. In occasione
dei 2500 anni dalla fondazione di Napoli, la
storica Fabbrica di Cioccolato Gay-Odin
ha realizzato un imponente uovo di Pasqua
da 350 chili, trasformando la tradizione in
un'opera d’arte dedicata al cuore e alla
storia della città. Nell’ambito del progetto
"Napoli Millenaria", il grande programma
di eventi culturali organizzati dal Comune
con i capelli mossi dal vento e il Vesuvio
sullo sfondo, illuminato da un tramonto
carico di presagi. Sul retro dell’uovo
spiccano i volti di alcune icone napoletane
che hanno segnato l’immaginario collettivo:
Eduardo De Filippo, Pino Daniele,
Antonio De Curtis (Totò) e Diego
Armando Maradona. A contorno, i simboli
più amati della città: la pizza, il corno
portafortuna, la mitra di San Gennaro.
“Dedicare l’uovo gigante a Napoli è un atto
di amore e
riconoscenza
nei confronti di
stampi di dimensioni record,
un’operazione che dura circa dieci giorni.
Una volta solidificato, il cioccolato viene
saldato e temperato per assemblare la
di Napoli per celebrare Neapolis, l’azienda
ha scelto di raccontare il legame profondo
con il territorio attraverso la propria
creazione più simbolica.
Al centro dell’uovo gigante, alto due metri e
con spessore di circa dieci centimetri,
campeggia la figura della Sirena
Parthenope, disegnata a mano dal maestro
decoratore Fabio Ceraso. Il mito della
fondazione della città si intreccia così con
l’arte del cioccolato: la leggenda narra che
Parthenope, disperata per non aver sedotto
Ulisse con il suo canto, si lasciò morire e il
suo corpo si arenò sull’isolotto di Megaride,
dove oggi sorge Castel dell’Ovo. Il disegno
rappresenta la sirena in tutta la sua
bellezza, immersa tra onde spumeggianti,
una città che è stata il punto
di partenza per
un’avventura straordinaria”,
afferma Sveva Maglietta,
membro del Consiglio di
Amministrazione di Gay-
Odin. “È qui che, sul finire
dell’Ottocento, Isidoro
Odin e Onorina Gay
decisero di aprire la loro
Fabbrica di Cioccolato in
Vico Vetriera, a Chiaia. E
ancora oggi, nel solco di
quella tradizione, la nostra
famiglia continua a portare
avanti l’arte artigiana del
cioccolato. Celebrare Napoli
nell’anno del suo
anniversario ci sembrava un
atto dovuto, ma anche
fortemente voluto. È un
‘grazie’ simbolico a tutti i
napoletani per l’enorme
affetto che ci dimostrano
ogni giorno”.
La realizzazione dell’uovo
ha richiesto settimane di
lavoro minuzioso. Si parte
con la creazione dei due
gusci attraverso
spennellature manuali di
scultura. Segue la fase più artistica, la
decorazione, interamente realizzata a mano
con glassa di zucchero e coloranti
naturali, frutto di giorni di prove,
aggiustamenti e rifiniture.
Quella dell’uovo gigante è una tradizione
che Gay-Odin porta avanti ogni anno,
dedicandola a momenti e personaggi
significativi per la città di Napoli. Nel 2024
era stato celebrato l’ottocentenario
dell’Università Federico II, nel 2023 i
settant’anni di Massimo Troisi e il terzo
scudetto del Napoli, nel 2022 l’omaggio
era andato a Procida, Capitale della
Cultura Italiana, e nel 2021 al Sommo
Poeta Dante Alighieri. Ancora prima,
l’uovo aveva ricordato i 150 anni dell’Unità
d’Italia, le Universiadi, il Trofeo
dell’America’s Cup, il bicentenario della
nascita di Giuseppe Verdi e il premio
Oscar a Paolo Sorrentino.
Sull’opera di quest’anno campeggia la
scritta “2500 anni di storia leggendaria”,
accompagnata dal logo ufficiale dell’evento
promosso dal Comune di Napoli e dal
marchio Gay-Odin, riprodotto nei suoi
colori storici: oro e blu di Prussia. Un
sigillo di qualità che racconta non solo una
tradizione dolciaria, ma un pezzo di
identità cittadina, un racconto di bellezza,
passione e memoria scolpito nel cioccolato.
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GUSTI
Pasqua 2025: De Vivo, l’eccellenza della pasticceria campana tra innovazione e tradizione
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Dallo storico laboratorio di Pompei colombe e uova artigianali che esaltano i sapori della Campania, con proposte dolci e salate firmate dai Maestri dei lievitati
La Pasqua 2025 si tinge dei colori e profumi
della Campania grazie alle creazioni della
pasticceria De Vivo, autentico punto di
riferimento per l’alta pasticceria artigianale
italiana. Con un’eredità di maestria
tramandata da generazioni, De Vivo
coniuga l’arte dolciaria della tradizione
partenopea con un’instancabile spinta
all’innovazione. Il risultato è una proposta
pasquale straordinaria, capace di
raccontare il territorio e sorprendere il
palato, senza mai rinunciare alla qualità.
L’ingrediente segreto del successo di De
Vivo è la lievitazione naturale: lenta,
meticolosa, rispettosa dei tempi e degli
ingredienti, che dona ai lievitati una struttura
perfetta e un bouquet aromatico raffinato.
Le colombe pasquali diventano così vere e
proprie opere d’arte gastronomiche,
realizzate con materie prime selezionate e
un savoir-faire che solo una grande maison
della pasticceria può vantare.
Tra le novità più apprezzate troviamo la
Colomba Ricotta e Pera, ispirata al dolce
tipico della pasticceria napoletana, e la
Colomba Sfogliatella Santarosa, con
crema alla ricotta e canditi, impreziosita da
una copertura croccante. Per chi cerca un
tocco più classico ma ricercato, la Colomba
Pastiera di Grano racchiude tutti i profumi
della tradizione, mentre la Colomba Delizia
al Limone racconta la freschezza della
Costiera Amalfitana con crema al limone e
cioccolato bianco. Non mancano le
proposte inclusive, come la Colomba
Pellecchiella & Cioccolato, senza lattosio,
con albicocche del Vesuvio e gocce di
cioccolato fondente.
Per gli amanti dei gusti più decisi, De Vivo
propone la Colomba ai Frutti di Bosco, la
Chococaramel con caramello salato, la
Pistacchio con crema e granella di Bronte,
e la Chocorhum, intrigante mix di
cioccolato fondente e rum. Ma la vera
innovazione si rivela nelle varianti salate,
come la Colomba Pesto e Pomodoro, la
rustica Nzogna e Pepe e l’originale
Colomba Carciofo Campano, che
valorizza uno dei prodotti più identitari del
territorio.
A completare l’offerta, le uova pasquali
firmate De Vivo non sono semplici
cioccolatini, ma capolavori di gusto e
creatività. L’Uovo Lievitato è una delle
proposte più innovative: unisce la
morbidezza degli impasti lievitati alla
golosità del cioccolato, in due varianti
irresistibili – Uovo al Cacao e Uovo al
Pistacchio, entrambi con cuore cremoso e
profumi avvolgenti. E per gli amanti delle
reinterpretazioni della tradizione, ecco la
Campana Caprese, lievitato al cacao con
pasta di mandorla e infuso aromatico alla
mandorla, ispirato al celebre dolce di Capri.
De Vivo non è solo sinonimo di gusto, ma
anche di identità, territorio e ricerca
continua. Per la Pasqua 2025, l’arte
pasticciera campana trova il suo culmine in
un equilibrio perfetto tra storia e
innovazione, offrendo esperienze sensoriali
uniche che raccontano una regione e una
passione che dura da generazioni.
www.devivopasticceria.it
info@devivopasticceria.it
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Anna Belmattino: l’arte dei grandi lievitati tra tradizione, passione e innovazione
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Due colombe da collezione per la Pasqua 2025: la Classica e l’Albicocca del Vesuvio, simboli di rinascita e raffinatezza
Dietro ogni grande lievitato c’è una storia
fatta di dedizione, ricerca e amore per
l’eccellenza.
Quella di Anna Belmattino, maître
pâtissière campana, è un viaggio che parte
dall’infanzia e giunge fino alla creazione di
un brand di nicchia che oggi è sinonimo di
qualità e prestigio nel mondo dell’alta
pasticceria.
Fin da bambina, Anna osservava rapita le
mani sapienti della nonna, incantata da quei
gesti lenti e amorevoli che trasformavano
pochi ingredienti in piccoli capolavori. La
scintilla era già accesa. Anni dopo, quella
passione si trasforma in scelta di vita:
frequenta la scuola alberghiera e si
immerge completamente nel mondo della
Un dolce evocativo, profumato e leggero,
che racchiude in sé tutta la maestria e la
sensibilità dell’artigiana.
Colomba all’Albicocca del Vesuvio
Una proposta unica, che unisce il territorio
all’arte pasticciera.
Questa colomba si distingue per la
presenza delle albicocche del Vesuvio
candite, protagoniste assolute che
sprigionano profumi intensi e naturali.
L’impasto, soffice e alto, è arricchito da
burro, vaniglia e uova freschissime a
pasta gialla, che gli conferiscono un colore
dorato inconfondibile.
Un dolce raffinato ed elegante, capace di
sorprendere e conquistare anche i palati più
esigenti.
Anna Belmattino – Lievitati d’autore
www.annabelmattino.com
info@annabelmattino.com
gastronomia.
Il vero punto di svolta arriva con lo stage
alla Boscolo Etoile Academy, dove Anna
incontra per la prima volta il lievito madre.
È un colpo di fulmine. Da quel momento,
nulla sarà più come prima. Il lievito diventa
per lei un essere vivente, un compagno
silenzioso che richiede dedizione quotidiana
e restituisce poesia.
Dopo la scuola e lo stage, Anna torna in
Campania e lavora in importanti ristoranti
stellati della Costiera, affinando la tecnica e
alimentando la sua vocazione. In quegli
anni incontra Alfonso Pepe, riferimento
assoluto nel mondo della pasticceria
lievitata, figura che lascia un’impronta
profonda nel suo percorso umano e
professionale.
L’esperienza prosegue a Parigi, dove
lavora sia in rinomate maison che in piccole
boulangerie, immergendosi nella cultura
francese dei lievitati. È qui che la passione
si fa missione.
Tornata in Italia, Anna si dedica allo studio
dei lieviti madre storici, sperimenta, innova
e custodisce un sapere antico con lo
sguardo rivolto al futuro. Da questo
cammino nasce il progetto condiviso con la
famiglia Zampino, che dà vita a Forno
Gentile, laboratorio artigianale di grande
qualità.
Dopo anni di successi, premi e
riconoscimenti – tra cui le Guide del
Gambero Rosso – nel 2022 Anna registra
il suo marchio “Anna Belmattino”,
avviando una produzione esclusiva di
lievitati d’autore, dedicata a una clientela
raffinata ed esigente.
Le colombe 2025: due opere d’arte da
gustare
Colomba Classica
Un capolavoro di equilibrio e delicatezza.
La Colomba Classica firmata Anna
Belmattino è una celebrazione della
rinascita pasquale. L’impasto, lievitato
naturalmente con lievito madre, è
impreziosito da scorze di arancia e limone
mediterranei. La glassa croccante alle
mandorle e nocciole, sormontata da
granella di zucchero, regala un contrasto
perfetto con la sofficità della mollica,
caratterizzata da ampi alveoli, frutto di una
lenta e attenta fermentazione.
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Colombe artigianali Pasqua 2025: Anima Dolce presenta la novità alla Melannurca Campana IGP
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Arte Pasticcera lancia nove colombe artigianali, tra cui la novità alla Melannurca Campana IGP con crumble alla cannella. Una celebrazione del Vesuvio
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di Walter Ferrigno
Tra i profumi della primavera e l’attesa della
Pasqua, ad Ottaviano, alle falde del
Vesuvio, si rinnova una dolce tradizione
grazie alla passione di Francesco e
Gianluigi Franzese, pastry chef di Anima
Dolce – Arte Pasticcera. Il laboratorio,
rinomato per la qualità dei suoi grandi
lievitati, presenta per il 2025 una linea
esclusiva di colombe artigianali, frutto di
sapienza, sperimentazione e radici ben
piantate nel territorio campano.
Cuore dell’offerta pasquale di quest’anno è
la Colomba alla Melannurca Campana
IGP, una creazione unica che omaggia uno
dei prodotti simbolo della regione. L’impasto
soffice, realizzato con lievito madre gestito
con cura maniacale in tempi e temperature
controllate, è arricchito da melannurca semi
candita, crema pasticcera e uno speciale
crumble alla cannella che dona alla
glassatura un profilo aromatico raro e
prezioso.
La colomba alla melannurca è il fiore
all’occhiello tra le nove varianti da 1 kg
proposte da Anima Dolce per la Pasqua
2025, affiancata dai gusti Classico
Mandorlato, Albicocca Pellecchiella del
Vesuvio, Pistacchio, Tre Cioccolati,
Panettone, Caffè Espresso, Limone e Frutti
di Bosco. Una collezione pensata per
rispondere ai gusti più diversi, ma con un
unico comune denominatore: la qualità
eccellente degli ingredienti e la leggerezza
dell’impasto, garantita da anni di ricerca sui
processi di lievitazione.
“Dopo il grande successo al Sigep,
abbiamo voluto rendere omaggio alla nostra
terra attraverso un prodotto che ne
esprimesse appieno l’identità. Così è nata
la colomba alla Melannurca Campana IGP”,
afferma Federico Prisco, fondatore di
Anima Dolce. “La nostra idea di alta
pasticceria è legata al rispetto della
tradizione, ma anche alla capacità di
innovare con gusto e sensibilità. Le nostre
colombe sono dolci senza tempo, che
evocano i ricordi di famiglia, con la
ricercatezza e l’equilibrio di sapori propri
dell’alta artigianalità italiana.”
Nel laboratorio Anima Dolce, la
celebrazione della Pasqua si fa arte: ogni
colomba è una storia di equilibrio tra burro,
vaniglia e farciture, in una sinfonia che
coinvolge tutti i sensi. “Nel nostro lavoro –
spiegano Francesco e Gianluigi Franzese
– la leggerezza è fondamentale. Le nostre
colombe sono altamente digeribili, grazie
all’attenzione alla selezione delle materie
prime, alla ricerca continua sugli impasti e
a una lievitazione naturale che dura più di
36 ore. È questa la nostra idea di qualità,
che nasce da un amore autentico per la
pasticceria.”
Per chi desidera vivere un’autentica
esperienza di gusto durante la Pasqua
2025, le colombe artigianali di Anima Dolce
rappresentano una scelta d’eccellenza, in
cui innovazione e memoria si intrecciano in
modo armonico.
www.animadolce.it
Le colombe artigianali di Anima Dolce sono
disponibili su prenotazione e acquistabili
online o direttamente presso il laboratorio
ad Ottaviano (NA). Per info e ordini:
info@animadolce.it
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GUSTI
Pasqua 2025 da S.Qui.Sito: la tradizione campana incontra l’alta gastronomia in formato take-away
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A Sant’Anastasia la boutique del gusto del Gruppo Ciro Amodio lancia due sorprendenti novità: la Colomba di Pasta e la Colomba di Carne
Per la Pasqua 2025, S.Qui.Sito, la boutique
gastronomica di Sant’Anastasia nata nel
2013 alle porte di Napoli, propone un
viaggio nei sapori autentici della Campania,
con un tocco creativo che ne rinnova la
tradizione. Fiore all’occhiello del Gruppo
Ciro Amodio, storico marchio specializzato
nella produzione di latticini dal 1825, lo
spazio di 300 metri quadrati coniuga
artigianalità, materia prima selezionata e
attenzione per i dettagli. E lo fa, anche
quest’anno, con una proposta pasquale che
unisce gusto, comodità e qualità, pensata
per chi vuole portare in tavola i piatti tipici
delle feste senza rinunciare al piacere di
stare insieme, ma senza lo stress della
cucina. Tutto è prenotabile e disponibile in
formato take-away, con la possibilità di
ritiro in negozio o consegna a domicilio.
Accanto ai grandi classici della tavola
campana come il casatiello napoletano,
l’agnello di Laticauda al forno con
contorno di patate e piselli, la pizza di
scarole, la pizza chiena in più versioni e
l’immancabile pastiera napoletana, S.Qui.
Sito sorprende quest’anno con due novità
assolute: la Colomba di Pasta e la
Colomba di Carne. La prima è un originale
timballo cotto nello stampo a forma di
colomba, disponibile nella variante classica
al forno, alla nerano o personalizzabile con
salumi, formaggi e verdure a scelta. Un
piatto scenografico e gustoso, perfetto per
essere portato in tavola nei giorni di festa.
La seconda novità è invece un vero e
proprio polpettone gourmet: la Colomba di
Carne è realizzata con un mix di carni
selezionate italiane ed estere, tra cui vitello,
pollo e manzo, arricchita da un ripieno di
prosciutto cotto e provola, e ricoperta da
una panatura croccante con granella di
pistacchi, mandorle e un profumo
agrumato di zeste d’arancia.
Non mancano, naturalmente, i protagonisti
della tradizione. Il Casatiello, realizzato con
farine macinate a pietra e lievito
madre, racchiude il meglio della
salumeria campana: sugna, pepe
nero e un saporito mix di salumi e
formaggi. La Pizza Chiena è
proposta in tre varianti: con
ricotta, uova e salumi per i puristi
del gusto classico; con salsiccia
e friarielli per chi ama i sapori più
decisi; e in versione vegetariana
con scarole. Tutte le preparazioni
sono pensate per essere ordinate,
portate via e servite
comodamente a casa, per pranzi
in famiglia o picnic di Pasquetta.
Proprio per la Pasquetta, il banco
salumeria diventa protagonista
con una selezione straordinaria
per comporre la classica fellata
pasquale: pancette pregiate,
prosciutti crudi di lunga
stagionatura, salumi dell’Opificio
Verona, mortadelle IGP,
capocolli artigianali e una scelta
ricercata di formaggi d’autore,
come le mozzarelle di latte di
bufala Ciro Amodio e le ricotte fresche
arricchite con frutta secca. Il banco
macelleria propone invece l’agnello di
Laticauda, razza autoctona apprezzata per
la tenerezza e il sapore delicato, già pronto
o da cuocere, affiancato da tagli pregiati
come Aberdeen Angus, Kobe Wagyu e il
celebre Pollo di Bresse, considerato tra le
migliori carni bianche al mondo.
Per concludere in dolcezza, i maestri
pasticcieri di S.Qui.Sito sfornano ogni
giorno la vera pastiera napoletana,
preparata con ricotta freschissima Ciro
Amodio, grano cotto, cedro e acqua
millefiori, racchiusa in una fragrante pasta
frolla lavorata a mano. A questa si affianca
una linea di colombe artigianali dai gusti
raffinati, come quella all’amarena o la
classica mandorlata, perfette da regalare o
da condividere in famiglia. E per i più piccoli
– ma non solo – spazio alle golose uova di
cioccolato, al latte o fondente, decorate
con granella di nocciole o frutta secca.
S.Qui.Sito è molto più di un negozio: è un
vero e proprio tempio del gusto, suddiviso in
sette reparti, dove ogni dettaglio è curato
per offrire un’esperienza multisensoriale.
Accanto alla macelleria e alla salumeria,
troviamo la drogheria, con mieli
aromatizzati, mostarde, oli extravergine
d’oliva di piccoli produttori, paste
artigianali trafilate al bronzo, e una
sezione gluten free pensata per le
esigenze di tutti. Il percorso si chiude con
l’enoteca a vista, che vanta oltre 500
etichette tra vini italiani, champagne e
bollicine selezionate.
Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025
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Pasqua 2025: l’artigianalità di Marco Infante
tra gusto, innovazione e tradizione
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Colombe e uova di cioccolato: eccellenze per le Festività all’insegna
della creatività, tra lievitazioni naturali e ingredienti selezionati
Con l’arrivo della Pasqua 2025, riscoprire il
valore dell’artigianalità diventa un gesto
autentico grazie alle creazioni di Marco
Infante, maestro pasticciere partenopeo
che unisce tradizione e innovazione in ogni
sua proposta. La collezione pasquale di
quest’anno rappresenta un viaggio nei
sensi, attraverso prodotti che nascono da
un sapere antico ma si rinnovano
costantemente per offrire emozioni sempre
nuove.
Le Colombe Artigianali di Marco Infante
sono vere e proprie opere d’arte della
lievitazione: 36 ore di paziente attesa per
ottenere un impasto incredibilmente soffice,
profumato, capace di fondersi al palato
lasciando un ricordo persistente. Il segreto?
Una lavorazione meticolosa, ingredienti di
altissima qualità e l’utilizzo esclusivo di
lievito madre naturale. Le varianti disponibili
per il 2025 sono studiate per soddisfare
ogni desiderio, tra gusti classici e inediti
abbinamenti gourmet. Tra le novità assolute
spiccano la “Dubai Chocolate”, una
colomba sontuosa con cubettoni di
cioccolato al pistacchio, crema Dubai,
copertura al cioccolato al latte e croccante
pasta kataifi, e la “Primmavera”, fresca e
fruttata, con pesca, lamponi e cioccolato al
pistacchio, ricoperta con cioccolato al
mango, noci di macadamia e crispy di frutti
rossi. Ogni variante è pensata come una
celebrazione del gusto e dell’eleganza, per
rendere la tavola di Pasqua ancora più
speciale.
Non da meno, le Uova Artigianali Infante si
distinguono per l’accuratezza della
lavorazione e la ricercatezza del cioccolato.
Dal fondente intenso al pistacchio, ogni
uovo è una scoperta, impreziosito da
decorazioni di granella selezionata che
esaltano la texture e donano un tocco
croccante inaspettato. Queste uova sono
vere esperienze da condividere, perfette
anche come regalo prezioso grazie al
design elegante e moderno del packaging.
La collezione pasquale 2025 di Marco
Infante conferma ancora una volta la
capacità del brand di coniugare eccellenza
artigianale e visione contemporanea,
offrendo prodotti esclusivi che raccontano
passione, studio e cultura del buon gusto.
Un invito a vivere la festa non solo con il
cuore, ma anche con il palato, lasciandosi
trasportare dalla magia della tradizione e
dal fascino della sperimentazione.
Sudenord.it - Anno 2 n.5 - Gennaio 2025
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Sudenord.it - Anno 2 n. 4 - Aprile 2025