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GP MAGAZINE MAGGIO 2025

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5/25

Anno 26 - Numero 285

www.gpmagazine.eu

PENNY

BOY

ECCELLENZA

ITALIANA

DEL TATUAGGIO




EDITORIALE

by Alessandro Cerreoni

SOCIAL E SMARTPHONE

ANNO 26 - Numero 285

MAGGIO 2025

Autorizzazione del Tribunale di Roma

n. 421/2000 del 6/10/2000

DIRETTORE EDITORIALE

E RESPONSABILE

Alessandro Cerreoni

a.cerreoni@gpmagazine.it

REDAZIONE

Info. 327 1757148

redazione@gpmagazine.it

IMPAGINAZIONE E GRAFICA

GP Spot

HANNO COLLABORATO

Lisa Bernardini, Giulia Bertollini,

Mariagrazia Cucchi,

Rosa Gargiulo, Francesca Ghezzani,

Silvia Giansanti, Marisa Iacopino,

Marialuisa Roscino, Roberto Ruggiero

SPECIAL THANKS

Ai nostri inserzionisti, Antonio Desiderio,

Dottor Antonio Gorini

EDITORE

Punto a Capo Srl

PUBBLICITA’

Info spazi e costi: 327 1756829

redazione@gpmagazine.it

Claudio Testi - c.testi@gpmagazine.it

Chiuso in redazione il 15/05/2025

Contatti online: 10.000 giornalieri

attraverso sito, web, social e App

Sito: www.gpmagazine.eu

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UN PERICOLO PER I RAGAZZI

Un paio di mesi fa Netflix ha messo in onda la serie tv inglese “Adolescence”

che tratta in maniera cruenta il tema del cyberbullismo dilagante tra gli adolescenti.

Una serie che ha fatto e fa riflettere. Soprattutto perché mette in evidenza

l’assenza dei genitori all’interno della vita dei propri figli. La storia parla

dell’omicidio di una ragazzina dopo una serie di episodi di bullismo nei confronti

del presunto omicida, anche lui minorenne. Un tragico fatto che non trova

spiegazione tra gli inquirenti e gli psicologi, se non nell’alienazione dei giovani

dal mondo reale per entrare in una realtà tutta loro, inaccessibile e incomprensibile

per gli adulti. Spesso utilizzano un linguaggio che codificarlo diventa

un’impresa ardua. E’ in questo “micro-cosmo” che si nascondono i pericoli per

i ragazzi, soprattutto quelli più fragili. Un fenomento che chiama in causa l’uso

eccessivo dello smartphone e dei social da parte degli adolescenti e comporta

numerosi rischi per la salute mentale, fisica e sociale.

L'uso eccessivo degli smartphone può portare a dipendenza, manifestata da

ansia, sbalzi d'umore, isolamento sociale e perdita di controllo. Il fenomeno

dell'Hikikomori, ad esempio, riguarda giovani che si ritirano dalla vita sociale,

trascorrendo oltre 12 ore al giorno online. Inoltre, la costante esposizione ai

social media può innescare la FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura

di essere esclusi da esperienze gratificanti vissute da altri, alimentando ansia

e insoddisfazione. L'uso di dispositivi elettronici prima di dormire interferisce

con il ritmo circadiano, riducendo la produzione di melatonina e causando difficoltà

ad addormentarsi. Questo può portare a una perdita di sonno fino a 6

ore e mezza a settimana, con conseguenze negative su concentrazione,

umore e rendimento scolastico. Inoltre, come dimostrato dalla serie “Adolescence’,

i social media possono essere terreno fertile per il cyberbullismo, con

quasi la metà degli adolescenti statunitensi che ha riferito di aver subito almeno

un episodio. Una media che non sia allontana da ciò che accade anche in

Europa e nel nostro Paese. Le vittime possono sviluppare ansia, depressione

e, in casi estremi, pensieri suicidi.

Per limitare al minimo questi rischi, è fondamentale che i genitori intervengano

concretamente e stabiliscano limiti di tempo per l'uso di smartphone e social

media. Promuovano verso i figli attività offline, come sport e hobby. Incoraggino

una comunicazione aperta sui pericoli online, e, soprattutto, diano l'esempio

con un uso consapevole della tecnologia, visto che proprio gli adulti sono i

primi a stare spesso con lo smartphone in mano.

Un approccio equilibrato e informato può aiutare gli adolescenti a navigare

nel mondo digitale in modo sicuro e sano ma serve davvero una presa di coscienza

generale.

CONDIZIONI - Nessuna parte di GP Magazine può essere riprodotta. GP Magazine è un

mensile a distribuzione gratuita a servizio dei lettori. Salvo accordi scritti, le collaborazioni

sono da intendersi a titolo gratuito; articoli e interviste sono realizzati in maniera autonoma

dai collaboratori che ne chiedono la pubblicazione senza nulla pretendere in cambio e assumendosi

ogni responsabilità riguardo i contenuti. I banner pubblicitari da noi realizzati sono

di nostra proprietà e qualsiasi utilizzo al di fuori di GP Magazine deve essere da noi autorizzato

dietro esplicita richiesta scritta


Sommario

10

PENNY BOY

18

DOTTOR ANTONIO GORINI

LO STRESS

10

24

22

FIORELLA SICA

26

SARA SUPPA

28

GUSTO

CHEF FABIO CAMPOLI

44

34

AMI ZARUG

38

ELENA BRESCIANI

40

FEDERICO SANTAITI

47

50

44

MICHELE DANESE

47

STORIE DI RADIO

ILONA STALLER

50

COSE BELLE

ILARIA GALASSI

52

PAOLO MENGOLI

52

56

56

iLSOLITOMUTE

3




L’EVENTO DEL MESE

ALBERTO SORDI FAMILY AWARD

PREMIATI DA IGOR RIGHETTI: FIORETTA MARI, MAURIZIO MATTIOLI, JIMMY

GHIONE, MAURIZIO BATTISTA, GIAMPAOLO ROSSI, DAVIDE MARIA DESARIO, RITA

GRIECO, GIOVANNI ALIBRANDI, NICOLA FORMICHELLA, TOMMASO CERNO, FABIO

BRESCACIN, MARCO PALMIERI, LORENZO CASTELLUCCIO E NICOLA SANTINI

6

Una parata di star del cinema, dello spettacolo, del giornalismo e dell'imprenditoria per l’“Alberto Sordi Family

Award 2025”, il prestigioso riconoscimento ideato nel 2017 dal giornalista e conduttore radiotelevisivo Rai Igor

Righetti, cugino del grande attore, e organizzato alla casa del Cinema di Roma dalla società di comunicazione,

social media marketing e grandi eventi “Loro”. Ogni anno viene assegnato ad artisti italiani e internazionali e

a personaggi del mondo dello spettacolo, dell’informazione, della cultura e dell'imprenditoria che si sono distinti

per il loro talento e per aver contribuito a far crescere, culturalmente e nello spirito critico, la società nel suo

complesso. Questa edizione si è tenuta nel momento stesso in cui è stato rivelato il nome del nuovo Papa

tanto da aver fatto esclamare: “Nel giorno del Premio Alberto Sordi a San Pietro hanno annunciato ‘Un americano

a Roma’”. Affollato il red carpet di 5 metri dove oltre a tanti personaggi dello spettacolo hanno sfilato

anche 40 giovani content creator e influencer. I saluti istituzionali e un ricordo su Alberto Sordi sono stati fatti

dall’onorevole Fabrizio Santori, vice presidente della Commissione Roma Capitale, e dall’onorevole Federico Mollicone,

presidente della VII Commissione Cultura. L’evento, nella sala gremita, si è aperto sulle note di “O rugido

do leao” che Piero Piccioni scrisse per il film “Finché c’è guerra c’è speranza”. Ha avuto i patrocini del Presidente

della Commissione Cultura della Camera dei deputati e della Regione Lazio.

Questi i premiati nelle varie categorie: Fioretta Mari (Cinema), alla quale è stato consegnato il riconoscimento

dal ceo del Gruppo alberghiero RHC - Radisson Collection Palazzo Montemartini Giuseppe Marchese; Tommaso

Cerno (Informazione - quotidiani); Davide Maria Desario (Informazione - agenzie di stampa) premiato dalla con-


duttrice radiofonica e attivista per i diritti degli

animali Daniela Martani; Maurizio Mattioli (Cinema)

premiato dal fotografo delle star Alessandro

Canestrelli, figlio del direttore della

fotografia di decine di film dell’Alberto nazionale;

il presidente e amministratore delegato di

Piquadro Marco Palmieri (Eccellenze d’Italia)

consegnato dal maestro orafo Massimo Palombo;

il presidente e fondatore di NaturaSì

Fabio Brescacin premiato dal presidente Fipe

Roma e vice presidente nazionale Sergio Paolantoni;

Maurizio Battista (Comicità) premiato

dalla presidente della Fondazione Artemisia e

di Artemia Lab Mariastella Giorlandino; la direttrice

dell’Offerta Estero Rai - Rai Italia Mariarita

Grieco premiata dall’attore e Massimiliano

Varrese; l’amministratore delegato della Rai

Giampaolo Rossi (Comunicazione); il vicedirettore

Approfondimenti Rai Giovanni Alibrandi (Informazione

televisiva) premiato dal produttore

cinematografico Massimiliano Filippini; l’influencer

e social media manager Lorenzo Castelluccio

(Social network) premiato dal fondatore e presidente

di Assoinfluencer Jacopo Ierussi; l’inviato

storico del programma “Striscia la Notizia”

Jimmy Ghione (Inchieste televisive) premiato

dall’attrice, influencer e Miss Europe 2019 Giulia

Ragazzini; all’amministratore delegato di BFC

Media - Forbes Nicola Formichella (Multimedialità)

al quale è stato consegnato il riconoscimento

dalla direttrice marketing di Rinaldi 1957

Valentina Ursic; il direttore del settimanale

“Vero” Nicola Santini (Informazione - periodici)

premiato dalla direttrice di Roma Videoclip Fran-

7


L’EVENTO DEL MESE

8

cesca Piggianelli.

“Ciascuno dei premiati, nei loro specifici settori, hanno

dimostrato grande talento grazie al quale sono riusciti

a far riflettere e quindi a far evolvere questa società,

sempre più distratta, sempre più rumorosa, ma che sa

ancora riconoscere la luce autentica di chi ha qualcosa

da dire e di chi sa fare. Talento scaturito dalla

passione, dalla cultura, dallo spirito critico che si fa

azione. In un mondo che corre, che dimentica, noi ci

fermiamo un attimo per dire: ‘Grazie. Abbiamo bisogno

di voi’. In un Paese come l’Italia, dove chi osa parlare

di meritocrazia rischia di essere accusato di blasfemia,

questo Premio è quasi trasgressivo. Del resto in Italia

si perdona tutto, tranne il successo. Eppure il talento

va premiato, va riconosciuto, va raccontato. Alberto

mi diceva spesso: ‘Si muore davvero solo quando si

viene dimenticati’. E io so, nel profondo, che Alberto

non morirà mai. Non finché ci saranno persone a ricordarlo,

ad amarlo, a tramandarne la memoria. Questo

è un Premio libero, come lo era lui, reso possibile

grazie soltanto ad amici, a realtà prestigiose che credono

nel valore della cultura e della memoria”. Partner

del Premio sono Pasta Armando (premium brand di

De Matteis Agroalimentare), NaturaSì, Fipe (Federazione

italiana pubblici esercizi), il Gruppo alberghiero RHC -

Radisson Collection Palazzo Montemartini, BWH Hotels

Italia – Best Western, Rinaldi 1957, Onivars - Precious

items made in Tuscany.

Il premio è un prezioso bassorilievo dorato realizzato

per l’evento dal maestro orafo Massimo Palombo di

Onivars: rappresenta il vigile Otello Celletti, interpretato

da Sordi nel 1960.

Dopo la presentazione-omaggio all’ultima Festa del Cinema

di Roma e in Senato qualche giorno fa, durante

l’evento è stato anche proiettato un trailer di qualche

minuto del docufilm internazionale “Alberto Sordi secret”,

il primo sulla sua vita privata, scritto e diretto

da Igor Righetti e prodotto da Massimiliano Filippini,

intervenuto al Premio, e CameraWorks. Tratto dal libro

di Righetti “Alberto Sordi segreto”, giunto all’11esima

ristampa e pubblicato da Rubbettino Editore con la

prefazione del critico Gianni Canova, il docufilm è

anche in lingua inglese e spagnola e ha ricevuto in

questi ultimi giorni 14 premi internazionali, dagli Stati

Uniti all’India, dall’Australia fino a tutta l’Europa. Questo

successo dimostra quanto, anche all’estero, Alberto sia

ancora amatissimo e presente nel cuore del pubblico.

Di grande suggestione la fotografia del maestro Gianni

Mammolotti, le musiche di Maria Sicari, le scenografie

e i costumi di Stefano Giovani.

Negli anni passati l'Alberto Sordi Family Award è stato

assegnato, tra gli altri, ai Premi Oscar Colin Firth,

Helen Mirren e Robert Moresco, a Gina Lollobrigida,

Mark Strong, Matt Dillon, al regista e produttore cinematografico

Pupi Avati, all’attrice indiana star di Bollywood

Shefali Shah, al pittore e attore-trasformista

Dario Ballantini del programma “Striscia la Notizia”,

alla presentatrice televisiva Elisa Isoardi, al rapper MezzoSangue,

al cantautore Povia, alla star di Bolliwood

Shefali Shah, al direttore di RaiNews24 Paolo Petrecca,

al direttore dell’agenzia giornalistica TgCom24 Andrea

Pucci, alla presidente della Fondazione Artemisia Mariastella

Giorlandino.



COVER STORY

by Alessio Certosa

10

PENNY BOY

ECCELLENZA ITALIANA DEL TATUAGGIO

Penny Boy, al secolo Massimiliano Pennella, eccellenza italiana del tatuaggio, ha vinto oltre 100 prestigiosi

premi internazionali, partecipando nella sua carriera ad oltre 300 convention di cui spesso è giudice.

L'arte tatuata di Massimiliano è talmente ammirata anche all'estero tanto da essere ospite di eventi di

fama mondiale come Il Pacif Ink & Art Expo (Usa), uno dei migliori show dedicati ai tattoo del pianeta.

si divide tra Usa, Europa e Italia. Penny, che ha iniziato a tatuare sin dalla tenera età, è uno dei pochissimi

tatuatori italiani di successo oltreoceano, Il suo è uno stile unico e inconfondibile, il più famoso e popolare

è la rappresentazione della transizione da animale a donna e viceversa. Penny è un'artista dedito al tatuaggio

tradizionale, un vero incisore di memorie per uno storytelling a misura d'arte.

Penny sei un’eccellenza italiana della body art nel Mondo con centinaia di premi e riconoscimenti

globali. Ma come è iniziato tutto? Raccontaci un po' come è nata la tua passione che è poi diventata

una professione.

“Fin da piccolo ero affascinato dal disegno e qualsiasi cosa che vedevo volevo disegnarla. Crescendo e

ammirando i tatuaggi di mio fratello mi sono avvicinato sempre di più al mondo del tatuaggio e quindi

fin dall’età di 16 anni ho iniziato a entrare in studi di tatuaggi. Da lì ho iniziato a tatuare seguendo un

po’ tutto quello che vedevo all’interno di questo sito di tatuaggi. Poi all’età di diciott’anni sono andato a

Roma a studiare Infettivologia e Dermatologia con i professori dell’Università di Latina. Dopo aver frequentato

questo corso sono tornato a Milano più carico che mai e ho fatto tantissimi lavori di notte o

di giorno. Per inseguire questo sogno di diventare tatuatore praticamente dormivo pochissime ore al

giorno cosicché potevo lavorare di notte e la mattina e tatuare il pomeriggio. Da lì a poco ho aperto il

mio studio insieme a un mio carissimo amico e dopo un paio d’anni capii che volevo crescere come

persona e come artista e volevo imparare l’inglese. Così mi sono trasferito a Liverpool, lì ho tatuato negli

studi prestigiosi con molta gente con più di trent’anni di esperienza Devo dire che quei due anni non mi

hanno formato tanto a livello di tatuaggio di tecniche ma ho imparato tanto a livello personale il vero

approccio nei confronti del tatuaggio. In tutto questo tempo frequentato tantissime convention in Europa,

praticamente quasi tutte quelle possibili che si potevano fare. Tutti i weekend di ogni mese andavo in

giro per l’Europa a fare Tattoo Convention dal 2012 finché poi nel 2016 ho avuto l’opportunità di andare

in America, in Nuova Zelanda e in Australia e da lì mi si è aperto un nuovo mondo dove sono riuscito

ad affermarmi come tatuatore a livello mondiale, vincendo innumerevoli premi anche in America. Per poi

arrivare al giorno d’oggi dove ho raggiunto tantissimi obiettivi, ho vinto tantissimi premi in giro per il

mondo in posti dove non avrei mai pensato di andare o neanche mi sarei sognato di partecipare in determinate

convention. Invece nonostante tutto ho fatto il giudice, ho vinto premi imposti come le Hawaii

che per quanto mi riguarda sono molto fiero di avervi partecipato e di aver vinto”.

Sei sempre in giro per il Mondo dividendoti tra Europa e America tanto che ti definiscono "il

tatuatore sempre in viaggio". In che maniera la cultura del viaggio ha influenzato negli anni la

tua arte?

“Beh devo dire che viaggiare mi ha aperto tantissimo la mente, mi ha mantenuto sempre giovane e molto

Sharp, quindi devo ammettere che viaggiare ha contribuito in maniera molto incisiva su quello che sono

stati poi il raggiungimento dei miei obiettivi e di tutti i miei traguardi. Onestamente viaggiare così tanto

ti arricchisce la mente, gli occhi e l’anima e questo mi consente di esprimere me stesso nel modo

migliore con disegni e interpretazioni uniche”.

Il tuo è uno stile unico, iconico e inimitabile, forse il più popolare è la rappresentazione della

transazione da donna ad animale e viceversa. Come definiresti la tua arte e da cosa trai ispi-


11


COVER STORY

12

razione?

“Sì diciamo che il mio stile rientra in una categoria

molto ampia che si chiama American Traditional.

Nel corso degli anni ho cambiato questo stile a

mio piacimento nel modo in cui pensavo si esprimesse

al meglio. E’ una mia visione non è detto

che sia giusta ma questa mia visione ha reso unico

quello che faccio e la gente valorizza e apprezza

tantissimo questa mia visione e questa mia arte.

Prendo ispirazione da tutto ciò che è intorno a me,

da tutto ciò che mi passa per la mente dalle canzoni

da film da serie TV e da quello che vedo nella

natura dall’idea di unire o rappresentare due bellissime

anime o esseri viventi come possono essere

il lupo e la donna o personaggi mitologici come le

sirene. Questo ha dato un grande Push alla mia

carriera rendendo sicuramente esclusivo e unico

quello che faccio e la cosa più bella è che è riconosciuto

e apprezzato in tutto il globo”.

Il fenomeno del tattoo è sempre in continua

espansione e in costante crescita. quali trend

dobbiamo aspettarci per il futuro? Notiamo

sempre più un'interconnessione con altri settori

come la moda, la musica, il cinema. A tuo avviso

come si sta evolvendo l'arte del tatuaggio

e cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi

anni?

“Assolutamente sì. A oggi c’è una forte connessione

tra quello che è il mondo del tatuaggio, la moda,

il cinema, il fashion e tutto questo è possibile solamente

perché abbiamo raggiunto tutti insieme un

livello altissimo. Tutti i tatuatori professionisti di alto

livello hanno contribuito collettivamente a raggiungere

questo obiettivo e di conseguenza siamo riusciti

a sdoganare completamente il nostro mondo

e a far sì che brand di altissimo livello apprezzassero

quello che facciamo e riconoscessero l’arte in

sé intrinseca in ogni suo disegno in ogni sua forma

d’arte e in ogni suo movimento. Quindi a oggi i

nostri lavori e la nostra arte vengono valorizzati e

rappresentati da questi grandi brand sui loro oggetti,

modelli, borse e qualsiasi tipologia di prodotto

venga realizzato. Credo che sarà sempre più in

espansione e sempre più all’interno di ogni tipo di

industria, dal cinema alla moda alla musica”.

Quali consigli di senti di dare ad un giovane

artista che voglia intraprendere una carriera

nel mondo dell'arte dei tattoo?

“Quello che mi sento di consigliare a un giovane è

che questo non è solo un lavoro, non è solo

un’idea che ti può attirare o affascinare, è uno

stile di vita, è passione pura. E’ amore incondizionato.

E’ dedicare ogni singolo secondo dei tuoi

pensieri della tua giornata delle tue idee. E’ uno

stile di vita, non si può scegliere di stare a metà,

o sei dentro o sei fuori. Penso che come è stato

per me, con tanta dedizione tanto sacrificio tanta

passione e tanta ambizione si può arrivare in alto”.

Le persone che si fanno tatuare da te cosa

cercano e quali sono le ragioni maggiori che li

spingono a tatuarsi?

“Cercano unicità, cercano un’esperienza, cercano

una connessione mentale che poi viene rappresentata

su pelle, cercano la mia visione ,tutto quello

che io trasmetto su pelle, su carta con il mio modo

di parlare il mio modo di essere. Questo è quello

che le attrae e senza ombra di dubbio vengono da

me e sentono di aver trovato quello che hanno

sempre cercato a livello personale e a livello artistico.

Un forte desiderio di unicità li porta da me

e la mia visione sulla loro pelle li rende le persone

più felici del mondo”.

Collaborazioni tra arte e moda: com’è nata la

partnership con Sullen Clothing? Hai collaborato

con un brand streetwear di fama internazionale.

Quanto il mondo della moda è vicino

a quello del tatuaggio?

“Ero in una convention a Philadelphia, la convention

più grande al mondo, e si è presentato Jeremy,

uno dei proprietari del brand ed è affascinato dai

miei dipinti che avevo sul tavolo. Mi ha detto di

contattarli per una collaborazione e da lì è nato

tutto il progetto. Per loro ho realizzato un disegno

che partisse proprio dalla mia arte e in cui venisse

fuori il concetto della mia “dualità” in quanto nei

miei disegni spesso esce questa rappresentazione

della transizione da animale a donna e viceversa.

In particolare per i disegni di questa capsule mi

sono ispirato a questa idea della transizione principalmente

tra lupo/donna e viceversa. Ho voluto

rappresentare questa donna lupo che usciva dalle

fiamme di un cuore dolorante pieno di spine. Un

omaggio alla grande forza delle donne che sono

sempre in grado di rassicurare e dare speranza

anche nelle situazioni quotidiane più difficili, uscendone

sempre vittoriose. Ora sono parte degli artisti

della Sullen family, l’unico italiano, e ogni anno ci

saranno nuove uscite in collaborazione con me. La

prima capsule di t shirt è già disponibile e sto già

lavorando ad una nuova capsule di maglie e felpe

che uscirà nel 2026”.

Massimiliano fuori dall'arte che passioni hai e

come ami passare il tempo libero?

“Amo il cinema i film, questa è un’altra mia passione

e spero un giorno di poter approfondire di

più e studiando, magari arrivare a farne parte!

Adoro leggere dipingere, fare sport e passare il

tempo con mia moglie e i miei animali”.


13


ZOOM

by Marialuisa Roscino

14

Costruire la pace:

un impegno che inizia dall'infanzia

La psicoanalisi ha offerto contributi significativi all'educazione alla pace, specialmente attraverso la

comprensione dell'importanza delle prime esperienze di vita e delle relazioni di attaccamento. La psicoanalisi

sottolinea anche come le esperienze infantili modellino la personalità e la capacità di relazionarsi

con gli altri. Esperienze positive e sicure promuovono la fiducia, l'empatia e la capacità di risolvere

pacificamente i conflitti. Esperienze traumatiche o insicure possono portare a difficoltà relazionali e

comportamenti aggressivi. La sicurezza emotiva favorisce la fiducia negli altri e la capacità di gestire i

conflitti in modo costruttivo. Educare alla pace fin dalla prima infanzia, secondo la prospettiva psicoanalitica,

implica quindi creare ambienti che favoriscano attaccamenti sicuri e fornire modelli di

comportamento basati sulla comprensione e sulla gestione positiva delle emozioni. Questo approccio

contribuisce a formare individui capaci di instaurare relazioni armoniose e di affrontare i conflitti in

modo non violento. È stato dimostrato scientificamente che è possibile creare la cosiddetta "Psicologia

della pace", essa è efficace nel gestire i conflitti e favorire dunque la pace. Di questo e molto altro, ne

parliamo oggi con la Dottoressa Adelia Lucattini, Ordinario della Società Psicoanalitica

Italiana

Dottoressa Lucattini, qual è il ruolo della psicologia della pace oggi? In che modo, può assumere

un significato importante nella prevenzione dei conflitti interiori e verso gli altri?

“Un recente studio pubblicato su Europe’s Journal of Psychology, ha dimostrato scientificamente che

è possibile crearla ed è efficace nel gestire i conflitti e favorire la pace. La ricerca condotta su 1074

persone adulte è stata incentrata sul concetto di “Peace-Oriented Mindset (POM)”, ed ha evidenziato

il ruolo della prevenzione dei conflitti attraverso la creazione di un ambiente facilitante e di supporto

alla pace, creato da individui con specifiche capacità orientate alla pace. Lo studio ha identificato tre

dimensioni necessarie per la costruzione della pace e la prevenzione dei conflitti: intellettiva (comprensione

della complessità, comprensione degli altri, ecc.), attiva (ad esempio, intraprendere azioni

per costruire ponti o per prevenire lo scoppio di potenziali conflitti) e convinzione di fattibilità (vale

a dire, la convinzione che anche se altamente impegnativa, la pace può essere mantenuta o ripristinata)”.

Cosa riferiscono gli studi psicoanalitici riguardo alla pace?

“La psicoanalisi ha contribuito concretamente nel corso della Storia all'educazione alla pace attraverso

iniziative come gli "Asili nido di Guerra" istituiti da Anna Freud e Dorothy Burlingham durante la Seconda

Guerra Mondiale. Questi asili offrivano ai bambini un ambiente stabile e sereno, aiutandoli a

superare i traumi bellici e promuovendo uno sviluppo armonioso. La relazione di attaccamento sicuro

tra il bambino e le figure genitoriali è considerata dalla psicoanalisi un elemento chiave per lo sviluppo

di una mentalità pacifica. Un attaccamento sicuro favorisce la fiducia negli altri e la capacità di

gestire i conflitti in modo costruttivo, mentre esperienze di attaccamento insicuro possono portare a

difficoltà nelle relazioni sociali e nella risoluzione pacifica dei conflitti. Recenti studi scientifici sottolineano,

in particolare, l’importanza cruciale delle prime esperienze di vita nello sviluppo emotivo del

bambino. Secondo questi studi, le interazioni iniziali con le figure di riferimento, come i genitori, sono

fondamentali per la formazione di una personalità equilibrata e predisposta alla pace, ad evidenziarlo,

è stato anche lo stesso Mario M. Montessori Jr., secondo il quale, le prime esperienze influenzano significativamente

lo sviluppo emotivo”.


Quali benefici può offrire

in particolare, la psicologia

della pace a bambini

e adolescenti?

“Durante l'adolescenza, i

giovani affrontano cambiamenti

significativi che possono

portare a conflitti sia

interni, che interpersonali.

Secondo una ricerca pubblicata

su Parents (2025), è

essenziale che gli adolescenti

sviluppino capacità

che li rendano efficaci nella

risoluzione dei conflitti gestendo

le emozioni e imparando

a rispondere in

modo ponderato, anziché

reagire impulsivamente.

Identificare ed esprimere le

proprie emozioni è fondamentale.

La psicologia della

pace svolge un ruolo cruciale

nell'affrontare e prevenire i conflitti sia interiori

che interpersonali, specialmente tra bambini

e adolescenti, in particolare se integrata con approcci

educativi e di gruppo in ambito scolastico,

offre gli strumenti necessari per prevenire e gestire

i conflitti, promuovendo dialogo e cooperazione.

Dal micro al macro: individuo, diade

(coppia), gruppo (piccolo e grande), comunità

(scolastica, sportiva, etc.), società in senso più

ampio”.

Perché secondo lei è importante che i genitori

educhino i propri bambini alla pace sin

dall'infanzia?

“È un insegnamento fondamentale per il loro sviluppo

personale e per la costruzione di una società

armoniosa. I genitori svolgono sempre un

ruolo cruciale in questo processo, poiché la famiglia

rappresenta il primo ambiente affettivo, relazionale

e di apprendimento dei valori, in cui i

bambini apprendono valori e comportamenti. Sono

i genitori che contribuiscono a creare un ambiente

sicuro e amorevole, trattando i figli con rispetto,

dando loro indicazioni e mettendo dei

limiti, insegnando così ai propri figli come gestire

i conflitti in modo costruttivo. I genitori con il loro

amore e le loro azioni, pongono le basi per il benessere

psicologico dei loro bambini, come i propri

genitori hanno fatto con loro. Vi è una

trasmissione transgenerazionale della psicologia

della pace, un tesoro prezioso che va coltivato e

protetto dagli attacchi esterni e dalla disinformazione

(fake news)”.

Anche a scuola, secondo lei, può essere importante

la realizzazione di attività educative

orientate alla pace, in

particolare, per bambini

in età prescolare, nell'ambito

dello sviluppo

sostenibile?

“Il modo per raggiungere la

pace è attraverso l'istruzione.

Questa formazione

include una formazione

nello sviluppo di capacità

non violente e nella promozione

un’attitudine psicologica

pacifica. L'educazione

alla pace ha cinque presupposti

principali: la violenza

ha cause, ci sono alternative

alla violenza, comprende

diverse forme di

violenza, la pace stessa è

un processo dipendente dal

contesto e il conflitto è onnipresente

per questo è necessario

sapere che c’è,

conoscerlo e gestirlo. La pace non si crea da sé,

richiede un impegno personale. D’altro canto,

l'educazione alla pace è “olistica”, abbraccia la

crescita fisica, emotiva, intellettuale e sociale degli

studenti all'interno di un quadro di valori umani

condivisi. Inoltre, è necessario di coltivare la conoscenza,

le competenze, gli atteggiamenti e i valori

che compongono una cultura di pace. Il modo

per educare alla pace è attraverso il processo di

insegnamento di questi valori”.

Come è possibile costruire invece, il concetto

di pace negli adolescenti?

“Rinforzare o contribuire a costruire il concetto

di pace in questa fascia d’età, significa aiutare gli

adolescenti a gestire i conflitti in modo costruttivo

e a sviluppare sensibilità e attenzione verso i coetanei,

i propri familiari e gli adulti con cui si rapportano,

insegnanti e educatori. Permette di

sostenere il senso di responsabilità personale e

condivisa e li aiuta a trovare modelli sani a cui

ispirarsi e di esprimere il loro bisogno di giustizia

in modo utile e vantaggioso. È un processo che

coinvolge famiglia, scuola e società, e che ha un

impatto duraturo sul loro sviluppo personale e

sulla comunità in cui vivono. Uno studio pubblicato

sull’International

Journal of Qualitative Methods condotto con studenti

di età compresa tra 12 e 18 anni in tre

scuole di Glasgow, in Scozia ha messo in evidenza

che un approccio strutturato permette agli

studenti di comprendere ed esprimere cosa significhi

una pace positiva e di vedersi come agenti

di cambiamento”.

In che modo è possibile coinvolgerli nella ri-

15


ZOOM

16

cerca sull'educazione alla pace?

“Lo studio mette in evidenza nove elementi base

che devono essere messi in campo, affinché i giovani

apprendano una mentalità orientata verso la

pace: creare una “Zone di pace” (spazi sicuri

dove la violenza è assente), “Legame di pace”

(relazioni positive caratterizzate da gentilezza ed

empatia), “Giustizia sociale” (presenza di equità

e/o uguaglianza), “Eco mind” (rispetto per l’ambiente

a e la natura con vivere in armonia), “Link

mind” (percezione di interconnessione e dipendenza

reciproca positiva tra le persone), “Mentalità

di genere” (consapevolezza dei generi e del

rispetto reciproco), “Resilienza” (capacità di affrontare

e resistere alle calamità personali, ambientali

e sociali), “Benessere – salute”

(correlazione tra il benessere psicofisico e l’assunzione

di responsabilità per se stessi e per gli

altri), “Prevenzione” (conoscere i modi per fermare

la violenza prima che inizi)”.

Esistono differenze e somiglianze nelle concettualizzazioni

e nei contributi dei giovani di

diversa estrazione socioeconomica e geografica?

Cosa riferiscono al riguardo, gli ultimi

studi scientifici?

“La ricerca condotta a Glasgow ha rilevato che

esistono alcune differenze nelle definizioni di pace

tra giovani provenienti da diversi contesti socioeconomici

e geografici. Ad esempio, mentre alcuni

associano la pace all'assenza di violenza fisica,

altri la collegano a concetti più ampi come giustizia

sociale e uguaglianza. Queste differenze

sottolineano l'importanza di considerare le esperienze

individuali e il contesto di vita nel comprendere

le percezioni giovanili sulla pace. Uno

studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha

evidenziato come le differenze economiche regionali

e lo status socioeconomico familiare influenzino

i comportamenti aggressivi negli adolescenti.

I risultati indicano che una condizione socioeconomica

fragile è associato a stili genitoriali meno

efficaci, relazioni tra pari maggiormente problematiche

e minore formazione, fattori che possono

aumentare la probabilità di maturare uno svantaggio

personale e nel mondo del lavoro e in alcune

situazioni favorire comportamenti

eccessivamente passivi o impulsivamente aggressivi.

Questo suggerisce che gli adolescenti provenienti

da contesti economicamente fragili possono

trovarsi ad affrontare sfide più grandi quando si

trovano a dover gestire i conflitti in modo pacifico,

per questo è importante investire su di loro

a 360 gradi, sul contesto di vita e sulla scuola”.

Quali consigli di dare a genitori ed educatori?

“Essere un modello d’esempio. I bambini imparano

osservando i genitori. Rimanere calmi mostrare di

saper gestire dei conflitti mostra ai figli come affrontare

le difficoltà in modo costruttivo;

Ascoltarli e aiutarli a mettersi nei panni degli altri.

Insegnando a riconoscere e rispettare le emozioni

proprie altrui, rafforza la loro capacità di costruire

buoni rapporti e relazioni costruttive;

Spiegare i conflitti ci sono sempre, fanno parte

della vita ma che possono essere affrontai in

modo costruttivo attraverso il dialogo e il compromesso.

Aiutarli a trovare delle soluzioni, dei

compromessi, in cui tutti i contendenti possano

sentirsi rispettati;

Favorire il rispetto e l’apprezzamento della diversità.

Fare conoscere ai figli culture e realtà diverse

attraverso libri, film e viaggi li aiuta a

sviluppare una mentalità aperta, vivace, creativa

e tollerante;

Limitare o impedire l’esposizione a contenuti violenti

nei media, stando attenti a ciò che guardano

in TV, sui Social, nei videogiochi che talvolta portano

a normalizzazione della violenza. Bisogna

sempre parlare insieme dei messaggi trasmessi

dai media, li aiuta a sviluppare un pensiero critico

e indipendente;

Insegnare la gratitudine e la gentilezza. Abituare

i figli a riconoscere e apprezzare le cose positive

nella loro vita e a praticare piccoli gesti di gentilezza

verso gli altri rafforza il loro senso di fare

parte a pieno diritto con il mondo;

Non esporli a litigi o conflitti familiari. Gli adulti

devono risolvere in separata sede e da soli le

loro controversie, senza mai coinvolgere i figli. Se

questi sentono, è necessario tranquillizzarli e scusarsi

con loro;

Avere un dialogo aperto con la scuola e promuovere

collaborando con essa, la cultura della pace

come propongono gli studiosi che hanno già lavorato

efficacemente a scuola, come a Glasgow”.

E ai giovani?

Importante riflettere sui propri conflitti interiori,

fanno parte della vita, anche se all’inizio è difficile

da intuire e capire;

Cercare di comprendere gli altri, di ascoltarli

senza omologarsi, molto spesso hanno pensieri

ed esperienze interessanti da comunicare;

Sapere che la pace, è un bene comune, che si

costruisce attivamente a partire dal proprio benessere

ed equilibrio personale. Nei momenti di

difficoltà i familiari, i buoni amici e anche gli psicoanalisti,

capaci di ascoltare in modo specialistico,

possono essere di grande aiuto nel ritrovare

l’energia e la forza per andare avanti, per trovare

e perseguire i propri obiettivi con determinazione

e successo.”



SALUTE & BENESSERE

by Alessandro Cerreoni

Lo stress

Il nemico che non fa

bene all’organismo

In che maniera può farci ammalare? Cosa possiamo fare

per prevenirlo? Quali sono le patologie conseguenti?

Quanto incide l’alimentazione? Ce ne parla il dottor Antonio

Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale

di mettere al centro la persona nella sua complessità e

trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno

stato di salute prolungato

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Dal punto di vista medico, cos'è lo stress?

“Lo stress è la risposta che utilizziamo per rispondere a qualsiasi stimolo esterno di una

certa intensità, sia esso fisico o emotivo (stimolo stressogeno o stressor). Attivo i meccanismi

di stress quando veniamo lasciati dal fidanzato/a, quando veniamo aggrediti, quando

immaginiamo una minaccia… Gli esempi potrebbero essere molti. Esiste uno stress “buono”

(eustress), che è quello che ci fa rendere meglio in una prova (sportiva, scolastica, lavorativa,

ecc.), ed esiste lo stress “cattivo”, quando lo stimolo stressogeno è eccessivo (distress).

Quest’ ultimo è responsabile di numerose problematiche di salute. Purtroppo, ancora

oggi per molti medici lo stress viene usato per giustificare disturbi strani e poco chiari,

oppure è un modo per rimandare al paziente il problema: 'sei stressato, problema tuoi!'”.

Su quale binario viaggia lo stress?

“Di fatto noi umani siamo biologicamente come l’uomo di diecimila anni fa. Quest’uomo

doveva attivarsi per cacciare, pescare, difendersi o attaccare. Si alzava col sorgere del

sole, dormiva al calar della notte, mangiava ciò che Madre Natura gli metteva a disposizione.

Lo stress che doveva gestire era limitato nel tempo. Se un giaguaro lo minacciava,

o scappava o attaccava, in ogni caso era questione di qualche minuto….

Ecco, noi siamo costruiti biologicamente per sopportare stress di durata breve. Quello che

succede ai nostri tempi e nel mondo occidentale è il verificarsi di stress di lunga durata:

il mutuo trentennale, il capo ufficio despota, ecc… Attivare così a lungo i nostri sistemi

dello stress fa male”.

Stress mentale e stress fisico, sono figli degli stessi genitori?

“Assolutamente sì. Non possiamo mai separare la mente dal corpo! I sistemi biologici dello

stress sono molti e complessi. Il paradigma della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia può

aiutare a spiegare e semplificare dei meccanismi così complessi e fondamentali per la

vita. La mente (psiche), così come il sistema nervoso, ormonale ed immunitario entrano in

gioco contemporaneamente. Ad esempio, se siamo in trincea al fronte di guerra, la mente

sarà in super allerta pronta ad analizzare qualsiasi segnale, il sistema nervoso ci mantiene

vigili e pronti a scattare grazie all’attivazione neuro-endocrina: si alza la glicemia, la pressione,

il respiro è più rapido, le pupille si dilatano, il sangue va verso i muscoli, che sono

pronti a muoversi. Allo stesso tempo, sentiremo meno la fame e il sonno, non avremo stimolo

sessuale, tratterremo le funzioni corporali, ed anche il sistema immunitario subirà


una depressione in quanto tutte le energie sono direzionate verso altro. È facile immaginare

come sia deleterio mantenere in azione tutto ciò per lunghi periodi”.

Cosa accade al nostro organismo quando giunge lo stress?

Per prima cosa vengono rilasciati ormoni e neurotrasmettitori in abbondanza per prepararci

alla reazione di “attacco o fuga”. Un po’ l’esempio che facevamo prima per il militare in

trincea. Alla lunga alcuni di questi sistemi cedono perché si esauriscono le scorte per fabbricare

tutte queste molecole, l’uomo ha bisogno di riposare, ricaricare le pile e riparare

i danni fatti. Se non ci fermiamo mai, andiamo incontro ad esaurimento fisico e mentale”.

Esiste una scala di stress?

“Vi è la “scala dello stress percepito”, che può essere valutata tramite test specifici.

È chiaro che le situazioni stressanti sono diverse per ogni individuo. Ciò che per me è

molto stressante per un altro potrebbe essere addirittura divertente… Immaginiamo il paracadutismo…

io mi stresso solo al pensiero di lanciarmi da un aereo, ma molti lo fanno

per passione e divertimento. È molto importante comprendere ciò, poiché in questo aspetto

sta anche la ricetta per gestire lo stress… In medicina possiamo anche utilizzare un test

per misurare l’attivazione del sistema neuro-vegetativo (simpatico e parasimpatico). Il test

si chiama HRV (Heart Rate Variability ovvero la variabilità della frequenza cardiaca). Con

questo test misuriamo l’entità di attivazione del sistema simpatico, che è quello deputato

alla reazione di 'attacco e fuga'”.

Come si determina il tanto stress o il poco stress e se è soggettivo ciò?

“Come dicevamo prima ognuno ha la sua propria soglia di stress, che dipende da numerosi

fattori. L’Eustress non dà problemi di salute, il Distress sì. Dobbiamo imparare ad ascoltare

il nostro corpo. Lui ci avvisa sempre se qualcosa non va. Soffrire di insonnia una notte

può capitare a tutti, ma se ogni notte non riusciamo a rilassarci per entrare nel sonno ristoratore,

dobbiamo chiederci il motivo. Se prima di un esame ho la colite, una volta va

bene, ma sempre no. È un segnale! Cerchiamo di capire cosa non va in noi”.

Stress e malattia, qual è il grado di correlazione?

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SALUTE & BENESSERE

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“Correlazione fortissima. La maggior parte

dei disturbi funzionali sono legati allo stress.

Ad esempio, una situazione di iperlavoro in

un ambiente ostile, spesso, genera mal di

stomaco, reflusso gastro-esofageo, insonnia,

ansia, minor tolleranza verso il mondo, ecc.

La malattia di per sé è uno stressor, quindi,

a volte, causa ed effetto si scambiano i

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale

di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia

e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca

e Pratica Clinica, Agopuntura.

E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

ruoli”.

Le malattie più diffuse del troppo stress?

“Abbiamo già fatto molti esempi. In ogni

caso, sicuramente ai primi posti metterei il

colon irritabile, l’insonnia, gastrite e reflusso,

tachicardia e ipertensione arteriosa, ma

anche disturbi alimentari e della sessualità,

iperglicemia (diabete), depressione del sistema

immunitario,

ansia e depressione.

L’incapacità a rilassarsi

può portare anche a

dolori muscolari diffusi,

la depressione del sistema

immune può

condurre verso varie

problematiche infiammatorie,

riattivazioni virali,

infezioni

recidivanti”.

Quali sono i rimedi

per prevenire lo

stress?

“Il Mahatma Gandhi diceva:

“Sii tu il cambiamento

che vuoi vedere

nel mondo!” Questa è,

a mio avviso, la ricetta

per prevenire il distress.

La vita ci mette sempre

in situazioni stressogene,

dipende da noi

come viverle. Possiamo

rifiutarle, lottare, cercare

di controllare tutto

oppure accoglierle

come opportunità di

crescita e di conoscenza

dei nostri limiti

e delle nostre potenzialità.

Facciamo un esempio:

ci stressa

l’ingiustizia del mondo,

cerchiamo nella nostra

vita di essere giusti, di

testimoniare onestà e

correttezza in ciò che

facciamo. Accogliamo le

ingiustizie come un

faro-guida verso la “migliore

versione di noi


stessi”. Lo so, è difficile! Alcune persone troveranno

questo consiglio stimolante, altre

assurdo, altre saranno possibiliste e altre

no. Sono convinto che uno stato di salute

duraturo richieda la “competenza” di gestire

lo stress. Lavorare sulle motivazioni e sulle

emozioni è un primo passo indispensabile.

Imparare le tecniche di rilassamento è semplice

e utilissimo. Per i più avanzati imparare

le tecniche di consapevolezza

(mindfulness) e ancor meglio di meditazione

è 'la Soluzione'”.

Visto che ci piace molto girare nell'ambito

fitoterapico, cosa propone la natura

per prevenire lo stress e per curarlo in

caso di "effetti collaterali"?

“Sono numerosi i farmaci fitoterapici (ottenuti

dalle piante), che agiscono sui sintomi

da stress. In generale, dovremmo scegliere

quelli che riducono il sistema di “attacco e

fuga” come la passiflora, l’iperico, alcuni

funghi medicinali, la floriterapia e tanti altri.

La melatonina svolge un grande ruolo antistress:

riduce il cortisolo (l’ormone dello

stress per eccellenza, che fa aumentare la

disponibilità di glucosio nel corpo), riduce la

prolattina, supporta il sistema immunitario e

regola i bioritmi (regolando tra questi anche

il sonno). Dovremmo sostenere il sistema

immunitario (astragalo, echinacea, vitamine

e minerali come il gruppo B, la C e la D, il

Magnesio), ridurre la tachicardia (biancospino),

gestire la gastrite e il reflusso e la

colite. La Natura offre veramente tante soluzioni.

Non dimentichiamo che per disinnescare

fino in fondo l’iperattivazione del

sistema dello stress dobbiamo lavorare su

noi stessi”.

E l'omotossicologia?

“L’omotossicologia usa dei composti di rimedi

di origine minerale, vegetale e animale

in concentrazioni basse (sotto al milligrammo).

Ha grande azione depuratrice e di

regolazione dei sistemi biologici. Pertanto,

anche nell’alveo dell’omotossicologia troviamo

numerosi strumenti. Possiamo supportare

le ghiandole in difficoltà con gli

organoterapici (tiroide e surrene su tutte),

drenare le tossine, calmare il sistema simpatico

con ignatia, nux vomica, sepia e molti

altri rimedi. Ricordiamo anche la grande efficacia

dell’agopuntura nel trattamento del

distress e delle sindromi ansiose. È anche

possibile associare agopuntura e omotossicologia

infiltrando i punti di agopuntura con

i rimedi omotossicologici”.

È vero che lo stress conduce anche a

squilibri alimentari e perché?

“Il cibo ha anche un’importante funzione di

gratificazione, consolazione, rifugio dalle tristezze,

compenso delle frustrazioni, pertanto,

spesso chi è molto sotto stress tende

a mangiare di più, in particolare cibi ricchi

di triptofano (pasta, pizza, dolci), che serve

a produrre la serotonina, la molecola del

relax. Altre persone all’opposto sotto stress

mangiano di meno, perché anche mangiare

comporta un lavoro e sono troppo stanchi

per farlo, oppure per punirsi, oppure perché

non si ritengono degni di questo piacere…

Il mondo dell’alimentazione ci apre le porte

a tanti aspetti psicologici emozionali molto

complessi”.

Per concludere. Cinque buone e semplici

regole per non ammalarsi di stress.

“Accogliere con gratitudine ciò che la Vita

ci manda. Rimanere sempre centrati nel presente,

cioè non rimanere attaccati al passato

(“si stava meglio prima”) né viaggiare

con la fantasia nel futuro. Seneca diceva

che l’uomo soffre molto più per l’immaginazione

che per la realtà. È così! Se ripensiamo

a tutte le volte che ci siamo

angosciati/stressati per qualcosa e poi analizziamo

nella realtà i fatti accaduti, ci accorgiamo

che Seneca aveva ragione!

L’esperienza aiuta ad acquisire sicurezza in

noi stessi e capire che abbiamo tutte le risorse

per superare ogni difficoltà. Concediamoci

il lusso di sbagliare! Condurre stili di

vita sani e fare esercizi quotidiani di rilassamento,

centratura, consapevolezza, meditazione

ci permette di avere le batterie

cariche e ritrovare rapidamente la calma e

le risorse per affrontare una prova qualunque

(stressor). Ascoltiamo i messaggi del

corpo, chiediamo consiglio ad un medico

esperto, che può aiutarci a gestire il distress

in maniera naturale e indirizzarci verso le

soluzioni di fondo”.

Via Archimede 138 - Roma

Info. 06 64790556 (anche whatsapp)

www.biofisimed.eu

antonio.gorini@biofisimed.eu

www.miodottore.it/antonio-gorini/internistanefrologo-omeopata/roma

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FASHION

by Giulia Bertollini

FIORELLA

SICA

LA PASSIONE

PER IL RICICLO

CREATIVO

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Fiorella Sica, 35 anni, ha un passato come contabile in un’impresa edile. La passione per il riciclo e

la sostenibilità l’ha portata a realizzare orecchini, collane e anche corsetti. Una passione che si è trasformata

oggi in un vero e proprio lavoro. Fiorella ha aperto la sua pagina Instagram Lusso Portatile

Upcycling e il prossimo anno ha in progetto di aprire un sito web per vendere le sue creazioni. Per

sapere qualcosa in più, ho fatto alcune domande a Fiorella che mi ha raccontato quando è nata la

sua passione e quali sono i suoi progetti futuri.

Fiorella, partiamo dai tuoi studi e da com’è nata la tua passione per il riciclo creativo.

“Mi sono diplomata al Liceo Scientifico e prima di intraprendere questa strada facevo la contabile in

un’impresa edile. Durante la pandemia ho avuto un’ispirazione guardando due bottoni di un brand importante

e all’inizio ho creato qualcosa per me. Poi con il tempo ho notato che alcune persone erano

interessate e mi chiedevano dovessi avessi preso gli orecchini. Così per gioco ho aperto una pagina

Instagram, Lusso Portatile. Il nome mi è venuto in mente proprio pensando a questi orecchini perché

in fondo sono accessibili a tutti”.

Quanto è stato difficile mollare il vecchio lavoro?

“In realtà il lavoro che facevo prima non mi rendeva felice e questo me lo aveva fatto capire la mia

migliore amica, Sofia. Lei purtroppo oggi non c’è più ma mi diceva sempre che stavo perdendo tempo

e che avrei dovuto lasciarmi andare. Grazie a lei ho preso questa decisione. Ogni volta che lavoro

penso a lei perché tutto questo è nato insieme a lei, è stata la prima a crederci”.

Dove li recuperi i bottoni?

“Principalmente nei mercatini, nelle antiche mercerie. La scorsa estate sono andata a New York e ho

trovato una merceria che produce bottoni per brand importanti e ho fatto una bella scorta. Oppure

li recupero dagli abiti vecchi. Oltre ai bottoni utilizzo anche le applicazioni. Per esempio, quest’inverno

ho recuperato delle infradito vintage di Chanel da cui sono riuscita a recuperare delle spille. Oltre

poi agli orecchini realizzo anche dei corsetti o con stole vintage oppure con arazzi. Principalmente

mi lascio ispirare dal mio gusto personale”.

Immagino che sia una ricerca faticosa.

“Mentalmente è un lavoro che mi impegna 24 ore su 24. L’unico momento in cui non ci penso è la

notte. Per me questo lavoro è anche un rifugio, lo faccio con molta passione, mi piace. Ho deciso


di lasciare il mio lavoro per dedicarmi solo a questo.

Sono dell’idea che quando si fanno troppe

cose insieme non ne viene mai una fatta bene”.

Perché è importante il riciclo?

“È importante perché ogni oggetto ha una storia

da raccontare. I pezzi che uso sono o limitati oppure

unici e irripetibili. Mi piace l’unicità della

cosa”.

Chi sono le tue clienti?

“Oltre ad amici e conoscenti, ci sono ragazze giovani

ma anche donne adulte. Non c’è una fascia

d’età precisa. Ho notato che mentre la ragazza

giovane predilige il brand, la persona adulta è più

affascinata da un bottone gioiello antico e particolare”.

Hai in progetto di fare un negozio fisico?

“Al momento no ma c’è la possibilità di partecipare

a dei mercatini vintage perché preferisco la

vendita online. Sto pensando anche di realizzare

un sito che sarà pronto entro l’anno prossimo”.

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SPORT

by Anthony Peth

SARA SUPPA PRESENTA

IL REACH FIT STUDIO

La nostra redazione incontra un’eccellenza sportiva

nel quartiere Eur, il Reach Fit Studio diretta da Sara

Suppa, un luogo dove salute e benessere vanno di

pari passo; Frequentato anche da personaggi e giornalisti

della tv e del panorama musicale.

Come nasce l’idea di realizzare un polo multidisciplinare

legato non solo allo sport e al benessere

fisico ma anche attraverso l’utilizzo di

nuove tecnologie?

“L’idea di uno studio polifunzionale nasce da un’analisi

attenta della richiesta e del mercato del fitness,

finalmente si sta comprendendo l’importanza dell’attività

fisica come parte integrante del proprio stile di

vita non più come una parentesi temporanea”.

Quali sono le esigenze del mercato? Quali sono

le nuove tecnologie e i benefici?

“Lo Studio Reach Fit non è solo un luogo dove allenare

mente e corpo ma anche un punto di aggregazione.

Si offrono modalità di abbonamento più

elastici e modulari dando la possibilità di acquistare

pacchetti di ingresso da poter consumare nel tempo”.

Si parla sempre più prepotentemente di poco

tempo da dedicare a se stessi per via del lavoro

ma anche di nuovi strumenti che permettono di

allenarsi in breve tempo, quanto tempo si impiega

per ottenere dei risultati?

“Si offrono allenamenti con nuove tecnologie una tra

tutte l’EMS (elettro mio stimolazione). Una sessione

di 30 minuti corrisponde a 4 ore di allenamento convenzionale

Con il metodo EMS puoi lavorare contemporaneamente

tutti i gruppi muscolari: tonificare,

modellare, dimagrire”.

Nel quartiere Eur della Capitale predomina il

Reach Fit Studio. Oltre alle tecniche innovative,

quali sono i servizi offerti nel vostro centro?

“Il metodo Reach Fit Studio prevede che l’attività

sportiva svolta con EMS venga ulteriormente potenziata

dall’azione coadiuvante del BODY ROLL Innovativo

macchinario che abbina l’effetto del Massaggio

drenante a quello curativo dei raggi infrarossi modellando

il corpo. In definitiva una vera eccellenza

per prendersi cura del proprio corpo per un ottimo

benessere fisico. L'evoluzione porta in assoluto in

questo 2025 il metodo Reformer che permette di far

lavorare ogni singola parte del corpo. Si tratta di un

lettino su cui è montato un carrello scorrevole collegato

a delle resistenze, ovvero delle molle che rendono

più facili o più duri gli esercizi”.



GUSTO

by Fabio Campoli - prodigus.it

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A tavola

con Frida

Il suo nome completo di nascita è Magdalena Frida Kahlo y Calderòn, ma è a tutti nota come Frida

Kahlo, la pittrice messicana che dal dolore che ha caratterizzato la sua vita ha tratto la grande forza

interiore che traspare tanto nelle sue tele quanto nelle sue ispirazioni gastronomiche, che siamo pronti

a raccontarvi in questo articolo. Affetta fin dalla nascita da una malformazione alla colonna vertebrale,

Frida restò vittima all’età di soli 18 anni di un grave incidente stradale sull’autobus che dalla scuola che

frequentava la riportava a casa. Per le numerose fratture subite, fu costretta a lungo all’immobilità; i suoi

genitori le montarono uno specchio sul letto a baldacchino e Frida, che voleva diventare medico ma

amava anche disegnare e dipingere, realizzò una serie di autoritratti tanto colorati quanto strazianti.

Attivista da giovanissima nel Partito Comunista Messicano, Frida Kahlo è stata una figura emblematica

dell’emancipazione femminile che ai suoi tempi vedeva le donne rivendicare i propri diritti ed emergere

in società attraverso la militanza politica. Quando Frida conobbe l’artista Diego Rivera, uomo dalla forte

personalità che realizzava famosi murales, se ne innamorò e contrasse con lui per due volte il matrimonio.

Diego la introdusse nel mondo dell’arte, nei suoi dipinti c’è in parte l’influenza dello stile naif del marito;

ma un grande dolore per la giovane Frida, al di là dei tanti tradimenti che i due coniugi consumano, è

quello di dover rinunciare, dopo un aborto, ad avere dei figli. Dopo il secondo matrimonio, Frida e Diego

abitano in case separate, ma la passione per l’arte e la politica continua a tenerli uniti. L’attività artistica

di Frida si è modificata nel tempo passando dai ritratti intrisi di realismo visionario alle nature morte infarcite

di simbolismo e surrealismo; la sua sofferenza fisica e interiore si colora vivacemente del folklore

messicano che troviamo nel suo eccentrico abbigliamento come nei soggetti che ritrae. All’età di 47 anni,

nel 1954, Frida Kahlo morì e le sue ultime parole sottolinearono il dolore della sua esistenza: “Spero che

la fine sia gioiosa e spero di non tornare mai più”. Otto giorni prima di morire, aveva dato vita ad uno

dei suoi ultimi quadri, intitolato ”Viva la vida”, una natura morta con angurie, alcune intere altre a metà

oppure a fette, i cui colori intensi trasmettono allegria e amore per la natura e i suoi preziosi doni. Frida

amava la cucina del suo Paese, e da buona padrona di casa curava minuziosamente i dettagli nell’apparecchiare

e disporre le vivande sulla tavola; per lei ogni pasto era da considerarsi una vera e propria

festa. I suoi piatti preferiti? Insalata di fichi d’India e peperoncini ripieni di formaggio e riso con chips di

platano fritto. Già prima di sposarsi aveva deciso di imparare a cucinare e annotava su un taccuino nero

le ricette tipiche messicane, in particolare quelle legate al giorno dei defunti - il die de muertos - in cui


i trapassati tornano sulla terra e meritano da tradizione locale di essere onorati e accolti, anche con il

giusto cibo. Tra le specialità sulla tavola di Frida Kahlo c’era l’immancabile mole, una salsa messicana

dai tanti ingredienti che nella sua lunga tradizione dapprima accompagnava il tacchino, oggi il pollo e

altre carni. Il mole può però anche arricchire il ripieno classicamente di pollo delle enchiladas, ovvero

piccoli rotoli di tortillas farcite. Nell’intero stato del Messico si possono trovare oggi oltre 50 tipi differenti

di mole; il mole poblano è quello che ha origini più remote. Tipico della città di Puebla, i suoi ingredienti

sono cioccolato, peperoncino chipotle, pomodori, mandorle, banane, noci, uva passa, sesamo, e ancora

chiodi di garofano, cannella, prezzemolo, pepe, cipolla, aglio e tortilla. Si narra che originariamente i suoi

ingredienti fossero cento! Nel libro in lingua inglese intitolato “Frida’s Fiestas, Recipes and Reminescences

of life with Frida Kahlo” scritto dalla figlia di Diego, Guadalupe Rivera, vissuta coi due coniugi per alcuni

anni, e dalla giornalista M.P. Colle, si trova il menù del primo matrimonio di Frida con Diego: zuppa di

ostriche, riso bianco con banane e mole nero. A Natale in tavola c’erano i gamberi in frittella con salsa

mole, patate, foglie di fico d’India e romerito (deliziosa pianta messicana che tanto rientra nella loro cucina).

A Pasqua huauzontles in salsa verde, un piatto unico di antiche origini. Da bere, ovviamente, Tequila

e Margarita. Nel diario personale di Frida è stata trovata una ricetta particolare con la quale realizzava

i colori per i propri dipinti; in esso ci sono non solo lettere d’amore per Diego e angosciosi pensieri sulla

sua vita, ma anche la sua originalità nel realizzare la materia prima attraverso cui raccontare la sua

anima inquieta e la sua passione per l’arte. Al tuorlo d’uovo Frida aggiungeva olio di lino e poi gomma

mescolata a trementina, acqua e infine il pigmento tratto dalla resina vegetale degli alberi.

La ricetta del mese

Empanadas di carne alla messicana

Ingredienti per 4 persone

Per l’impasto: Farina “00”, 300g

Olio extravergine d’oliva (o olio di semi), 70ml; Acqua, 150ml;

Sale fino, 5g

Per il ripieno: Carne bovina macinata, 400 g; Peperoni puliti,

150 g; Cipolla, 1; Paprika dolce in polvere, 1 cucchiaio raso;

Cumino in polvere, ½ cucchiaino raso Peperoncino in polvere,

mezzo cucchiaino raso; Concentrato di pomodoro, 50

g; Amido di mais, 1 cucchiaio raso; Olio extravergine d’oliva;

Olio per friggere; Sale

© Foto STOCKFOOD.IT

Preparazione: Miscelate insieme l’acqua e l’olio e portateli

a bollore in un pentolino (o al microonde). Riunite in planetaria

la farina e il sale, unite in un sol colpo acqua e olio bollenti

e iniziate la lavorazione con il gancio. Lavorate

l’impasto a velocità medio-alta per circa 5 minuti, fino ad ottenere

un impasto liscio e omogeneo. Fate riposare l’impasto

ben racchiuso in pellicola per alimenti per almeno 1 ora

(fuori dal frigorifero) prima di utilizzarlo. A parte, preparate

il ripieno: versate in una casseruola tre cucchiai d’olio extravergine

e unite la carne, lasciandola rosolare. Quindi aggiungete

peperoni e cipolla tagliati a cubetti e le spezie,

bagnate con un mestolino d’acqua, salate e procedete con

la cottura fino a far asciugare i liquidi e rosolare nuovamente

il preparato. Quindi, disciogliete l’amido di mais in

un mestolo d’acqua, poi aggiungete all’interno il concentrato

di pomodoro e versate sulla carne in cottura, mescolando e lasciando cuocere ancora 5-6 minuti, fino

ad ottenere un composto cremoso. Una volta pronto, lasciatelo raffreddare bene prima di procedere al confezionamento

dei panzerotti. Stendete l’impasto in una sfoglia sottile, ricavate dei dischi dal diametro di circa

10-12 cm aiutandovi con un tagliapasta rotondo e farcite ciascuno con un generoso cucchiaio di composto

all’interno, quindi richiudete ciascun pezzo a mezzaluna e fissate bene il bordo ripiegando la pasta su sé

stessa a formare un motivo decorativo. Cuocete le empanadas fritte in olio bollente o in forno preriscaldato

a 180°C per circa 20 minuti. Servitele ben calde in tavola.

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EVENTI CON GUSTO

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Premio Fashion in Paestum 2025

CAPACCIO PAESTUM. Presso il Next Nuova Esposizione Ex Tabacchificio,

a pochi passi dall’ Area Archeologica di Paestum,

è stato premiato, in occasione della nona edizione, Rocco BA-

ROCCO, stilista napoletano, maestro di alta moda internazionale,

con un prestigioso riconoscimento alla carriera, coronata

lo scorso 23 luglio con uno speciale fashion show al Teatro

Grande presso gli scavi di Pompei (Na). Direttamente da Solomeo

(Pg), invece, un emozionante video messaggio di saluto

alla Città di Capaccio Paestum, Brunello CUCINELLI noto imprenditore

nel campo tessile nella fattispecie del cashmire, stilista

e presidente dell’omonimo brand. In passerella la

Collezione Donna 2025/26 Moda Paestum Project dal titolo

“Melagrana” by Paola Bignardi e Annalisa Martino direttori

creativi rispettivamente di Salerno e Maratea (Pz). Ha condotto

l’evento Anthony Peth anchorman di noti programmi televisivi

di reti nazionali con Nathalie Caldonazzo, showgirl e attrice di

teatro, nelle vesti di madrina della nona edizione 2025.

L’evento è stato prodotto dall’ Associazione Culturale PaestumCilento

Moda Aps, presieduta da Lucio Jack Di Filippo,

con il patrocinio dalla Regione Campania, Comune di Capaccio

Paestum, Parco del Cilento, Diano ed Alburni, Istituzione Poseidonia,

Fare Ambiente Italia, Proloco Capaccio Paestum, Associazione

Rettifiliamo e Lions International Salerno; main

sponsor del Premio Fashion in Paestum 2025 MSC Crociere e

L’Araba Fenice Hotel & Resort.

Si sono alternate premiazioni di eccellenze campane create,

nell’occasione, dal maestro Nicola Craba amante del tornio e

della ceramica di Paestum: alla

sezione legalità e sicurezza è

stato la dr.ssa Grazia Marciano

Vice Questore di Salerno, alla

sezione design il dott. Gerardo

Soglia di Salerno Ceo Laudarte

Milano, alla sezione sostenibilità

energetica il dott. Tommaso Podeia

di Capaccio Paestum Manager

Abn Energy & Efficienty,

alla sezione Cultura la prof.ssa

Daniela Di Bartolomeo, promotrice

di eventi volti al recupero

e alla valorizzazione della biodiversità

alla sezione Banca del

territorio la Bcc di Aquara e, infine,

il Premio Dieta Mediterranea

che è stato consegnato al

dott. Angelo Cicalese imprenditore

nel campo vitivinicolo e

presidente Azienda Agricola

Rossella Cicalese.

Team Hair Styling a cura di Gionathan

Contino di Lioni (Av),

Salvatore Mielee Alessandro Fiorin mentre il team Make-up è stato diretto da Francesco Amatucci di Agropoli (Sa).

Team Fotografia composto da Raffaele Sanzone, Claudio Tramonto e Angelo Barone

Regia Stile TV di Alfonso Stile con diretta tv canale 78 Regione Campania

Direzione Artistica Lucio Jack Di Filippo Brand Manager Moda Paestum Project;

PaestumCilento Moda Aps ringrazia, vivamente, tutti gli sponsor e partner che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento.


Successo in Spagna per Marco Werba

Il mese scorso il compositore e direttore d'orchestra Marco Werba si è

recato a Valencia per un concerto di colonne sonore. Ha avuto occasione

di presentare celebri temi musicali, come “The Godfather” diretto

nel 1972 da Francis Ford Coppola, con musiche di Nino Rota; “Romeo

e Giulietta”, diretto nel 1968 da Franco Zeffirelli (adattamento dell’omonima

opera teatrale di William Shakespeare), con musiche sempre di

Nino Rota; “Per un pugno di dollari” diretto nel 1964 da Sergio Leone,

con musiche di Ennio Morricone. E poi ancora: “Days of Heaven”, diretto

nel 1978 da Terrence Malick, sempre con musiche di Ennio Morricone;

“Pinocchio”, diretto nel 1972 da Luigi Comencini, con musiche di Fiorenzo Carpi; "Blade Runner", diretto nel 1982 da

Ridley Scott, con musiche di Vangelis; “Chariots of Fire” diretto nel 1981 da Hugh Hudson, con musiche sempre di Vangelis

(per il quale ha vinto l’Oscar); "Love Story”, diretto nel 1970 da Arthur Hiller, con musichedi Francis Lai (per il quale ha vinto

l’Oscar). Gli spettatori hanno potuto ammirare anche le note di "Titanic”, diretto nel 1997 da James Cameron, con musiche di

James Horner; di “Gladiator”, diretto nel 2000 da Ridley Scott, con musiche di Hans Zimmer e Lisa Gerrard; di “Pelle, the conqueror”,

diretto nel 1987 da Bille August, vincitore della Palma d'oro per il miglior film al Festival di Cannes del 1988 e dell'Oscar

per il miglior film straniero nel 1989, con musiche di Stefan Nilsson. Apprezzata anche l'esecuzione di “The Piano”, diretto nel

1993 da Jane Campion, con musiche di Michael Nyman, e di “Evita”, diretto nel 1996 da Alan Parker, con musiche di Andrew

Lloyd Webber. «Ho poi avuto l’occasione di eseguire alcune delle colonne sonore che ho scritto nell’arco di quaranta anni di

attività come "Zoo" diretto nel 1988 da Cristina Comencini, o "Anita, una vita per Garibaldi", diretto nel 2007 da Aurelio Grimaldi,

che racconta la storia dell'eroe italiano Giuseppe Garibaldi e della ribelle brasiliana Anita de Ribeira, durante le rivolte popolari

in Brasile nel 1840)» - fa sapere il noto musicista. Ed aggiunge: « Ho poi suonato "Il Conte di Melissa”, diretto nel 2000 da

Maurizio Anania, sulla vita del Conte Campitelli, vissuto nella Calabria del ‘600; "Goffredo e l' Italia chiamò”, diretto nel 2024

da Angelo Antonucci, sulla vita, gli amori e gli ideali di libertà di Goffredo Mameli, autore dell' inno nazionale italiano, morto a

soli 21 anni, il 6 luglio 1849; "Giallo", diretto nel 2009 da Dario Argento e, in anteprima, ho eseguito il tema musicale di "Hello

Beautiful”, un film statunitense carico di emozioni, che racconta la vita di Willow, una modella di successo la cui vita viene

stravolta da una diagnosi di tumore al seno. Il film ha vinto il premio “Golden Palm Award” pochi giorni fa al “Beverly Hills Film

Festival”». L’accoglienza del pubblico spagnolo è stata molto calorosa. Al termine del concerto, il Maestro ha avuto una breve

conversazione con il pubblico ed ha parlato del mestiere di compositore di Musica applicata, raccontando alcuni trucchi del

mestiere. Uno degli spettatori ha domandato cosa ne pensasse dell’intelligenza artificiale, e Werba ha risposto: «E' in grado

di imitare le musiche del passato, ma non riesce a creare composizioni originali e personali». E' seguita la richiesta di autografi,

con ringraziamenti sentiti per l’esibizione.

Al via la prima edizione del World Fair Play Day ONU

Il Comitato Nazionale Italiano per il Fair Play (CNIFP), nei suoi 30 anni di vita, ha sempre

propugnato i valori propri del fair play quali enzimi per la transizione etica nello

sport e nella società civile in generale. Per questo il CNIPP ha tra gli obiettivi la promozione

del rispetto delle regole come cultura essenziale dello sport, con una visione

che va ben oltre il contesto agonistico, perseguendo il diritto alla gioia nell’ottica di una

diversa qualità della vita. In occasione della promulgazione da parte dell’ONU del 19

maggio quale «World Fair Play Day», il CNIFP ha deciso di impegnarsi maggiormente

per indirizzate questa transazione etica, anche in funzione della forte consonanza del

Fair Play con i criteri ESG, pilastri fondamentali utilizzati anche per valutare la sostenibilità

e l'etica sociale di un'azienda o di un investimento, definendo una serie di raccomandazioni per la stessa conduzione

aziendale che sia rispettosa di tutti gli stakeholders. I festeggiamenti della «Giornata Mondiale del Fair Play» sono stati strutturati

dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play in una manifestazione nazionale a Roma, alla presenza delle Autorità, con start presso

la Sala Koch del Senato attraverso un convegno nella mattinata, seguito da un light lunch presso lo Stadio di Domiziano. Annuncio

dei primi cavalierati del Fair Play 2025 da parte del Presidente CNIFP Ruggero Alcanterini. Selezionatissimi gli invitati,

e sancita ancora una volta la collaborazione del CNIFP con la Banda dell'Esercito Italiano.

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ARTE

by Marisa Iacopino

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FAUNA SELVATICA NELLE REPLICHE

DELL’ARTISTA VISIONARIO AMI ZARUG

La magia di animali esotici realizzati in repliche scultoree uniche e a grandezza naturale. Così la maestosità

del leone africano, del leopardo delle nevi asiatico, o la potenza di una tigre, ma anche animali

da compagnia vengono ricreati a mano, in modo straordinariamente realistico. La tassidermia, antica tradizione

di conservazione degli animali selvatici - spesso esibiti come trofei - viene pertanto superata, perché

riprodurre tali creature significa rendere omaggio alla natura, al miracolo della creazione, ma nel

pieno rispetto e salvaguardia della fauna autentica.

Lui si chiama Ami Zarug, ed è noto in tutto il mondo per questa particolare attività artistica.

“Sono il creatore di "Animal Replicas” insieme al mio partner Chen Alfi. Siamo due persone profondamente

devote alla nostra azienda e ogni pezzo che creiamo riceve attenzione personale e umana. Il nostro

lavoro si concentra su una riproduzione di animali selvatici altamente realistica e dettagliata utilizzando

materiali interamente sintetici. Ogni pezzo è fatto a mano con l'obiettivo di catturare l'essenza e lo spirito

degli animali che ammiriamo”.

Come è nata questa passione e perché?

“La mia passione per la fauna selvatica e per l'arte mi accompagnano fin dall'infanzia. Sono sempre

stato affascinato dalla bellezza della natura e, nel tempo, ho sviluppato la capacità di ricrearla. L'idea di

scolpire e replicare animali è nata spontaneamente come un modo per combinare il mio amore per la

fauna con l'espressione artistica”.

Gli animali sono completamente sintetici, non c’è nessun utilizzo di elementi di origine animale.

Immagino che questo approccio sia pienamente approvato dagli attivisti per i diritti degli animali...

“Assolutamente. Le nostre creazioni sono sintetiche al 100 per cento, il che le rende un'alternativa sostenibile

alla tassidermia tradizionale. Il nostro lavoro è riconosciuto anche dai collezionisti, insieme a

ambientalisti e altri appassionati di fauna selvatica. Personalmente sono vegano, e ogni pezzo che creo

nasce dalla pura ammirazione e amore per la fauna naturale”.

Gli esemplari che riproduci sono per lo più animali in via di estinzione. È anche un modo per


preservare una parte del patrimonio faunistico

che, purtroppo, potrebbe scomparire?

“Consideriamo il nostro lavoro un'alternativa artistica

alle opere d'arte a tema naturalistico. Molti

degli animali che replichiamo sono rari o in via di

estinzione e il nostro obiettivo è immortalare artisticamente

la loro bellezza in modo che possano

essere preservati e apprezzati per le generazioni future”.

Da quale punto dell'animale parte il tuo lavoro?

“Tutto inizia con una ricerca approfondita: studio

dell'anatomia, del movimento e delle espressioni.

Lavoro con varie fonti, tra cui fotografie, modelli di

forme animali, modellazione 3D e, a volte, anche

osservazione di animali veri. Il processo inizia con

la scultura della base e, da lì, ogni dettaglio viene

rifinito fino a raggiungere un realismo di qualità

museale”.

Come hai sviluppato un livello così elevato di

conoscenza dell'anatomia animale?

“Attraverso anni di studio, osservazione e pratica.

“Una delle mie prime creazioni è stata un cane.

Vederlo prendere vita è stato un momento indimenticabile.

Come trasformare una visione in realtà. C'è

un vero senso di magia nel ricreare l'anima di un

animale”.

Raccontaci degli "strumenti magici del tuo mestiere"...

“Utilizzo una combinazione di strumenti per la scultura,

tecniche di aerografia e pittura a mano per

creare texture e profondità realistiche. I materiali

con cui lavoro sono scelti con cura per imitare il

più possibile pelliccia, pelle e strutture anatomiche”.

Musei o zoologi collaborano con te nello sforzo

di creare esposizioni museali più sostenibili e

consapevoli?

“Abbiamo avuto l'opportunità di creare pezzi per

musei in passato, e siamo ansiosi di espanderci ulteriormente

in questo campo. Le nostre repliche

soddisfano i più elevati standard di qualità museale

e ci piacerebbe vederle esposte in più mostre,

esposizioni didattiche e collezioni in tutto il mondo”.

Progetti imminenti?

“Al momento, ci stiamo concentrando sull'evasione

degli ordini esistenti. A causa dell'elevata domanda,

la nostra attuale lista d'attesa è di circa sei mesi”.

Quale messaggio vorresti lasciarci a conclusione?

“Animal Replicas è più di una semplice attività, è

una missione artistica per dare vita alla fauna selvatica

in modo etico e unico. Ogni creazione è realizzata

con passione e dedizione e ci impegniamo

costantemente per superare i confini del realismo”.

Una profonda comprensione dell'anatomia è essenziale,

quindi analizzo costantemente le strutture

scheletriche, il movimento muscolare e le posture

naturali. Con ogni creazione, la mia conoscenza si

affina, consentendomi di raggiungere livelli di precisione

sempre più elevati”.

Ricordi qual è stata la tua prima opera e come

ti sei sentito quando l'hai vista completata?

Non ti ha dato l'emozione del potere creativo

riprodurre qualcosa dalla natura?

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LIBRI

by Francesca Ghezzani

ELENA

BRESCIANI

AL SERVIZIO

DELL’ESSERE

UMANO CON

LO STRUMENTO

CHE CONOSCE

MEGLIO:

LA VOCE

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Intellettuale eclettica che ha festeggiato 25 anni di carriera artistica, cantante lirica di fama internazionale,

vocal coach, direttore di coro, mentore e acquerellista, esperta di voci femminili che segue in tutta Italia,

autrice di saggi e curatrice di rubriche radiofoniche e scritte sul panorama musicale.

Elena Bresciani è l’unica docente di canto al mondo ad applicare le frequenze in hz di antiche campane tibetane

alle armoniche delle voci per ampliare il timbro e l’estensione nella tecnica vocale e, da sempre ricercatrice

delle connessioni fra Canto e Spiritualità, ha recentemente presentato al pubblico il suo nuovo libro

scritto a quattro mani con il chitarrista Renato Caruso “Canto del Benessere e Vibralchimia Interiore” edito

da Fingerpicking.

Elena, perché c’era bisogno di un libro come questo?

“Non ho la presunzione di pensare che ci fosse “bisogno” del mio libro. Piuttosto, questo libro nasce dal mio

personale bisogno di condividere una esperienza. Chi desidera può riconoscersi “a specchio” in questa esperienza.

Come può l’essere umano uscire da un loop di dolore e trovare - attraverso la musica - conforto e

una strada che lo accompagni alla piena realizzazione di sé stesso e alla felicità? Questo è il racconto che

metto al centro del libro, esperienza di vita vissuta e cammino di ricerca. Nella mia visione spirituale, qualunque

cammino che si aggrappa ad uno “strumento di crescita personale”, sia esso un libro o il suono, è sterile

se la persona non si mette in gioco davvero e se non si affida anche alla Fede. La Fede è la scoperta dell’Amore

con la A maiuscola, la musica proviene da quell’Amore, da quell’abbraccio consolatorio che le varie

religioni e culture chiamano in diversi modi. Vi racconto cosa la musica può fare, lo faccio da creatura, però

lo sguardo deve restare alto e fisso sul Creatore, altrimenti ci spostiamo su derive “new age” fuorvianti e

non è l’intento del mio lavoro. L’intento del mio lavoro è mettermi con semplicità al servizio dell’essere umano

con lo strumento che conosco meglio: la Voce”.

La parola “Vibralchimia” che significato ha?

“E’ un termine che ho coniato io e che contiene al suo interno due parole: Vibrazione e Alchimia. Lavoro con

le Frequenze che sono in fisica acustica il numero di Vibrazioni al minuto secondo che ogni corpo vibrante

emette; in natura tutto è Vibrazione! Anche la fisica quantistica di Albert Einstein ne parla.


La Vibralchimia interiore è il lavoro che l’essere

umano compie all’interno di sé stesso per evolvere

anche attraverso l’aiuto del suono, oltre a percorsi di

crescita personale mediati da altre discipline. Io compio

Vibralchimia quando, dopo aver ascoltato il suono

curativo entro nel silenzio e cerco il vero senso della

vita e delle cose. Mi pacifico con il tutto, rallento e

respiro. La mia ricerca ha a che fare con la vita, il

respiro (inteso come soffio vitale), il suono, la cura

consolatoria, la voce, le frequenze”.

Come canto, silenzio e vibrazioni musicali vanno

a integrare il benessere interiore secondo le diverse

tradizioni esplorate?

“Lo scoprirete leggendo il libro, perché il discorso è

molto lungo… In queste pagine metto in dialogo la

mia fede cattolica con la cultura vedica e buddista,

la musica occidentale con la musica orientale, Pitagora

ed i mantra. In breve. Il suono della voce accordato

a diverse frequenze che da secoli vengono

considerate curative va a sanare vuoti emotivi, disequilibri

fisici, placa le paure, aiuta a comprendere il

senso e la bellezza del tutto, ad accettare

il dolore. Vi sto raccontando una verità che

ho vissuto in prima persona. C’è una cosa

nella mia vita che mi ha sempre aiutata,

questa “cosa” è stata la musica e la ricerca

sulla voce umana. Nel tempo è diventata

“meditazione sonora”, il silenzio è una componente

della musica e una chiave della

meditazione. La mia ricerca crea una connessione

fra suono-silenzio-benessere”.

La fisica del suono ci corre in aiuto per

capire meglio?

“La fisica è una disciplina tangibile, mi aiuta

a spiegare in termini tangibili ciò che è intangibile.

Così si capisce che non sto parlando

di “magia” e non sto spiegando

concetti astratti, bensì concreti”.

Il silenzio è una forma di spogliazione

interiore, come il decluttering è silenzio

esteriore che aiuta la meditazione?

“Esatto. Iniziamo dall’esterno. Essere semplice

significa occuparsi di ciò che è essenziale.

Ciò che è essenziale è elevato. Ciò

che è essenziale non si compra, si ottiene

svuotandoci e facendo silenzio interiore.

Questa spogliazione interiore si compie aggiustando

prima il tiro sulle cose concrete,

riflettendo sul consumismo, sul possesso

dei beni, minimizzando i bisogni, è un primo

passaggio”.

Per concludere e ringraziarti, tra i tuoi

progetti futuri ci sarà ancora un nuovo

libro per aiutarci a rigenerarci e coltivare

il nostro benessere?

“Sono sincera. Non in questo momento.

Ora voglio portare il “bagno sonoro”, la

meditazione sonora in forma di concerto in

giro per il mondo, voglio farvi tastare con

mano questa musica. Quello che dovevo

“dire” l’ho scritto, ora lascio che il canto

del benessere sia solo suono”.

Ph Collettivo Margot

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LIBRI

by Marisa Iacopino

“IL GATTO

DAI SETTE

NOMI”

IL NUOVO LIBRO

DEL PET CREATOR

PIÙ SEGUITO

E AMATO

DAL PUBBLICO

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Da martedì 27 maggio è disponibile in fisico in tutte le principali librerie e in digitale “Il Gatto dai Sette

nomi” il nuovo libro di Federico Santaiti, webstar da milioni di clik tra i più seguiti e amati Pet creator

d’Italia. Il libro in uscita per Bur Rizzoli è già disponibile in pre order su tutti gli store on line e su Amazon

al seguente link https://www.amazon.it/gatto-dai-sette-nomi/dp/8817192724/, arriva in seguito al grande

successo di pubblico della prima opera di Santaiti “Fatti i Gatti tuoi” (2019)

Fenomeno da milioni di views Federico Santaiti, regista e noto videomaker è conosciuto anche come il popolare

“Gattaro del web” e in questa nuova avventura accompagna il lettore nella dimensione straordinaria

e unica dei gatti, in un viaggio a 360 gradi. Attraverso un intreccio incalzante le storie di sette persone

s’incastrano perfettamente con le “sette vite” di un gatto nero che nelle differenti vite dei protagonisti del

romanzo, arriva come una risposta, nel momento esatto in cui qualcuno ha bisogno di lui. Un libro alla

portati di tutti, al tempo stesso un tributo al mondo felino e ai nostri amati gatti, creature misteriose che

non chiedono nulla ma che donano amore e che se incontrate lungo il proprio cammino riescono a farci

vivere la nostra quotidianità con una marcia in più.

“Per questo romanzo – dichiara Federico Santaiti – sono partito da quell’idea affascinante e antica che accompagna

da sempre questi animali: la convinzione che abbiano sette vite. Mi sono chiesto da dove venisse

davvero questa leggenda, cosa potesse significare. E a poco a poco osservando nel quotidiano, ho capito

che forse quelle vite in più non servono al gatto per salvarsi, ma per aiutare gli altri. Per attraversare le esistenze

fragili delle persone e, in silenzio senza parlare, rimetterle in cammino.

È un romanzo – prosegue Santaiti – che segue il cammino silenzioso di un gatto Nero, come se una linea

invisibile lo guidasse da una vita all’altra. Ogni incontro sembra casuale, eppure avviene sempre al momento

giusto”.

Attraversando le esistenze degli altri, anche lui cambia, cresce, si trasforma. Non è solo spettatore: è parte

del viaggio.


Proprio come le persone

che incontra, anche lui si

lascia toccare, portando

con sé i segni di ogni storia.

Il protagonista è un

gatto completamente

nero, con un piccolo

ciuffo di peli bianchi proprio

sotto al collo. Sono

profondamente legato ai

gatti neri, e in particolare

alla mia prima gattina,

Blacky, che nell’estate del

2015 è entrata nella mia

vita cambiandola per sempre.

È per questo che mi

è venuto naturale scegliere

un gatto nero come

fulcro della storia. Un animale

spesso ignorato, temuto,

frainteso… ma

proprio per questo capace

di una straordinaria rivincita”

Nelle pagine del “Il Gatto

dai sette nomi” le storie

dei protagonisti permettono

di affrontare tematiche

profondamente attuali

e universali che toccano

tutti, raccontati con delicatezza

attraverso le vite

del gatto. Dal bullismo

vissuto tra i banchi di

scuola, all’amore riscoperto

in età adulta dopo

i quarant’anni, quando si

credeva fosse troppo

tardi. E ancora le difficoltà

del mondo del lavoro,

soprattutto per chi

si trova in quella terra di

mezzo, troppo giovane

per andare in pensione,

ma considerato troppo

vecchio per reinventarsi.

C’è lo sguardo di un artista

straniero pieno di

sogni che lotta per trovare

spazio e voce in un

mondo che spesso

esclude. C’è la fragilità

della vecchiaia, vissuta

nella solitudine e nel

lento svanire dell’autonomia.E

poi c’è il tempo,

quello che rincorriamo

per costruirci una carriera,

ma che ci sfugge

tra le dita, portandosi via

l’occasione di vivere davvero

le piccole cose, gli

affetti, la presenza.

“Il Gatto dai sette nomi”

è così un mix pieno di

sentimenti, emozioni e riflessioni

in grado di catturare

il lettore sin dalle

prime pagine trasportandolo

nel magico mondo

dei nostri amici a quattro

zampe. Una piacevole e

scorrevole lettura in cui il

racconto delle sette storie

dei protagonisti, proprio

come le famigerate 7

vite dei gatti, ci fa riflettere

su come un gatto,

seppur non salvi il

mondo, sia in grado di

cambiare il corso silenzioso

delle piccole cose.

Un opera che al tempo

stesso vuole contribuire a

diffondere l’immagine allegra

e positiva del gatto

nero, un animale domestico

che nel corso dei

secoli è stato troppo

spesso oggetto di crudeli

ingiustizie e false dicerie

e che invece si scopre

essere un animale dalle

mille doti e risorse.

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LIBRI

by Rosa Gargiulo

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La casa che guarisce

La casa è il nostro nido, il porto sicuro, il luogo in cui ritrovarsi

dopo lunghe giornate – accogliere gli amici – fare festa, o anche

semplicemente stare con noi stessi! Da sempre, costituisce il punto

di riferimento fondamentale, la necessità vitale – come respirare.

La casa è la manifestazione immediata e chiara del nostro “essere”.

Ci rappresenta e ci assomiglia.

Oggi più che mai la casa è “home” – termine che si differenzia

in maniera sostanziale rispetto alla “house”. Home è cuore, energia,

rifugio, agorà: luogo di vita intima e incontro. Per questo motivo,

deve costituire il nostro centro energetico, il luogo dove stare

e sentirsi bene, quello in cui accogliere e mostrare – senza bisogno

di troppe parole – ciò che siamo e che ci piace.

“La casa che guarisce” di Amy Leigh Mercree è una guida emozionale

alla creazione della casa come centro energetico e di benessere.

Stanza per stanza, l’autrice ci spiega come ridefinire gli

spazi di vita dal punto di vista non soltanto fisico ma anche emotivo

e spirituale.Grazie a questo libro, la casa diventerà una vera

e propria calamita per attrarre ciò che desideriamo. Attraverso

l’aromaterapia, i cristalli, il feng shui, le meditazioni e la pulizia

energetica, scopriremo quanto sia facile ridefinire la nostra casa

e renderla piacevole, un ambiente positivo e favorevole alla realizzazione dei nostri sogni!

Un gatto per i giorni difficili

Con il romanzo “Un gatto per i giorni difficili”, Ishida Syou

racconta con delicatezza e humour il legame profondo tra

uomo e animale, attraverso il quale l’anima può guarire grazie

a un amore fatto di gesti semplici, capace di restituire

un tocco di magia anche nei momenti più difficili.

Nel labirinto di strade di Kyoto è facile perdersi. Qui, nascosta

tra condomìni anonimi e vicoli bui, c’è una clinica

speciale -che può essere trovata grazie al passaparola solo

da chi sente davvero di aver smarrito se stesso ed è in

cerca di aiuto, di una mano tesa. Il trattamento che offre è

unico nel suo genere: a ciascuno, secondo il caso, si prescrive

un gatto.

Ad affidarsi alle cure feline saranno un impiegato stufo delle

sopraffazioni, un uomo che si sente sempre fuori posto, una

ragazzina immalinconita dal rapporto conflittuale con la

madre, una stilista di borse alla ricerca di un nuovo equilibrio

emotivo e un’apprendista geisha oppressa dal senso di

colpa. Le loro vite saranno sconvolte dai nuovi amici non

umani: Bi, una meticcia di otto anni che ama mangiucchiare

la carta; Margot, una gattina dagli occhi verdi come il tè

che detesta le porte chiuse; un micetto di pochi mesi che

scatenerà ricordi dolorosi; una coppia di gattini che sono come il giorno e la notte, e insieme rappresentano

la speranza di un futuro vitale e coraggioso; e infine, gli amanti delle fughe notturne -

Chitose e Mimita. Saranno proprio loro a dare una svolta alle giornate dei nuovi padroni, restituendogli

finalmente la motivazione per cambiare.


Letti per Voi

Mie magnifiche

maestre

Fabio Genovesi torna in libreria con “Mie

magnifiche maestre” - un racconto che

sa di casa, famiglia, infanzia. Radici e ricordi.

Sua madre, sua nonna, le zie e le

loro amiche: un gineceo che, nelle vite

ingarbugliate di ciascuna, non ha fatto

grandi cose ma cose grandi. Donne che

non smettono neanche adesso, che

sono morte: tornano nei sogni, quando

c’è bisogno di loro. Perché niente finisce

morendo, e tutto è reale - sognando.

Una galleria di ritratti femminili esemplari,

punti di riferimento costanti per

l’autore.

Isolina ha salvato il suo matrimonio la

notte in cui ha piantato una falce nel

fianco del marito. Benedetta era la più

bella della spiaggia, ma ha sciupato la

sua bellezza con le droghe pesanti. Con

Gilda, i funerali diventavano feste di

compleanno. Azzurra a scuola aveva l’insegnante

di sostegno, ma era lei a non

sostenere la banalità degli altri. Irene era

la migliore amica dei bambini piccoli e

dei mostri giganti. Violetta, con il suo fisico

massiccio e la sua esuberanza, trasformava

ogni abbraccio in una frattura.

Anime intense. Sono le zie e le nonne

di Fabio, che vengono a trovarlo per il

suo cinquantesimo compleanno. Se c’è

una cosa che gli hanno insegnato, è che

i sogni non sono la fine della realtà,

come la morte non è la fine della vita.

Gli hanno insegnato molto altro, solo

che Fabio era troppo piccolo per apprezzarlo.

Adesso vive un tempo diverso,

e tornano da lui, silenziose e insieme

forti, sagge e folli, brillando nelle sue

notti. Ognuna ha un sogno, un ricordo

e una scoperta. Vogliono soltanto salutarlo,

o c’è qualcosa di più importante

che Fabio deve sapere, qualcosa che

deve fare - per conto dell’aldilà?

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TELEVISIONE

by Alessio Certosa

MICHELE

DANESE

CONTENT CREATOR

DI LEGA SERIE A

E VOLTO DI DAZN

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Michele Danese è l’unico content creator volto ufficiale di Lega Serie A, nonché una tra le personalità in ambito

sportivo più amate e seguite da migliaia di followers, oltre 250 mila tra Instagram e TikTok

Michele conduce su DAZN “Step on Footbal”l ogni lunedì sera con Marco Parolo e Valon Behrami. Il format

affronta e racconta i temi calcistici più caldi della giornata di Serie A in modo interattivo grazie alla forte

impronta social che porta il pubblico di tifosi a diventare protagonisti e non semplici spettatori.

Dopo aver conseguito la laurea triennale in economia e commercio entra a sport management, un corso incentrato

sul diritto e sull’economia in ambito sportivo. Grazie ai meriti accademici nel 2022 accede al corso

da direttore sportivo di Coverciano e si abilita come direttore sportivo. Ex calciatore ha giocato a calcio per

diverse squadre nella provincia di Bologna, soprattutto Sasso Marconi nonché in tutte le rappresentative regionali

e provinciali. Come direttore Sportivo, ha sposato il progetto Zeta Milano nel calcio dilettantistico, costruendo

l'intera rosa che attualmente guida il campionato. Inoltre, nella Kings League, è l l'unico Direttore

Sportivo abilitato attualmente operativo, rappresentando i Punchers.

Michele, grazie al suo background accademico ad oggi si concentra principalmente su video in cui studia e

analizza le partite tramite dati e statistiche e attraverso i suoi contenuti, racconta anche esperienze calcistiche

uniche.

Michele una vita dedicata allo sport. A che età ti appassioni al mondo del calcio? raccontaci come

è nata la tua passione che è diventato poi il tuo lavoro.

“Mi appassiono al mondo del calcio a 8 anni pur avendo iniziato a praticarlo all’età di 5 anni (3 anni di

odio e amore). Ero un bambino abbastanza in carne per non dire altro e il calcio in realtà mi ha aiutato

molto a superare quel periodo fino ai 10 anni. Per quanto riguarda la mia passione che va oltre il campo,

diciamo che si è sviluppata negli anni in cui l’ho praticato, giocare ti aiuta a capire molto certe dinamiche

di campo che poi quando vai ad analizzare una partita capisci e comprendi meglio. Inoltre se dovessi

attribuire a qualcuno questa mia unione con questo sport sicuramente la dovrei a mio papà che da sempre

mi ha supportato, portandomi ovunque negli anni per provini, raduni, ecc”.

A oggi sei diventato uno tra i personaggi più amati e seguiti sui social in abito sportivo. Come è

arrivato il forte seguito sui social e il successo?

“Diciamo che successo penso sia un parolone, sono cresciuto abbastanza da essere riconosciuto. Lasciando

da parte gli scherzi direi che la costanza è stata la chiave di questa scalata e soprattutto l’aver avuto esperienza

con la mia pagina FondatoriFut in precedenza, cosi da saper già quasi tutto sui social”.


Sei l’unico volto italiano di Lega Serie A. Raccontaci

tutto di quest’esperienza?

“Esperienza magica davvero, poter vivere determinati

contesti mi arricchisce ogni giorno, ma se devo essere

sincero la cosa che più mi ha arricchito ad oggi

è stata fare conoscenza del team social di Lega che

riconosco essere pieno di persone splendide e quindi,

se si crea un legame forte, i contenuti belli vengono

di conseguenza”.

Da questa stagione sei anche volto di DAZN e

conduci il lunedì sera “Step on Football”. Come

ti trovi in questa veste e come ci si prepara per

il famigerato lunedì sera?

“Veste particolare, stimolante, è strano ma allo stesso

tempo fantastico poter condividere e scambiare pareri

con giocatori che hanno fatto Mondiali, Europei e

Champions League. Per quanto riguarda la giornata,

il lunedì, è il giorno di fuoco della mia settimana,

sveglia e preparazione video fino alle 13 per i miei

canali social. Ore 14 call con DAZN per scrivere assieme

la scaletta del programma e capire i temi caldi

della giornata di Serie A appena passata. Finita la

call inizio a scrivere la puntata arricchendo con dati

e analisi la scelta dopodiché inizia la giornata di

Kings League che generalmente dura fino alle 21 e

poi volo in studio per mangiare qualcosa e iniziare

la puntata fino più o meno all’una di notte”.

Lo sport è preparazione, passione e condivisione.

Quali sono seconde te le caratteristiche e le

qualità migliori che deve necessariamente avere

un grande calciatore?

“Disciplina, costanza di prestazione, mentalità e ovviamente

talento”.

Tra i tuoi grandi interessi c’è la formazione verso

i giovani, il fiore all’occhiello della tua personalità.

Sono molti i giovani che ti chiedono consigli

su come inseguire il loro sogno nel mondo dello

sport. Cosa ti senti di consigliare loro?

“Mi scrivono in molti sia su Instagram che su LinkedIn,

Ovviamente sono molto contento se ragazzi di

ogni età riconoscono in me la possibilità di avvicinarsi

a questo mondo ma come dico sempre loro, le chiavi

sono tre a mio avviso, la prima è la costanza in

quello che si fa, la seconda è l’audacia nel buttarsi

senza farsi problemi e l’ultima è lo studio, senza

quello non si va da nessuna parte”.

Del resto le professioni e le carriere dello sport

del domani offrono numerose opportunità. A tuo

avviso su cosa bisognerebbe puntare?

“Sono sincero, non ho la sfera di cristallo, i social

sono il presente, forse l’utilizzo dell’IA per semplificare

determinate funzioni potrebbe essere il futuro di questo

lavoro ma ad oggi non avrei una risposta o comunque

una visione limpida di ciò che potrebbe

crescere”.

Sei anche direttore sportivo. Come riesci a coniugare

tutto?

“Sì sono direttore sportivo, ma facendo questo lavoro

h24 mi risulta difficile praticarlo davvero, è un lavoro

che ti risucchia, che ti vuole al 100 per cento e a

oggi ho scelto di farlo sui social con progetti si interessanti

ma sicuramente meno dispendiosi come

Zeta Milano e Kings League”.

Oltre lo sport Michele che tipo di ragazzo è e

quali sono le tue altre passioni?

“Sono in generale molto appassionato di storia, mi

affascina tutto ciò che riguarda il passato ma soprattutto

quello che generalmente viene approfondito

più che i macrotemi storici. Mi spacco di podcast del

professore Barbero. Oltre la storia so che è sport

ma oltre il calcio seguo molto il tennis, guardo davvero

molti tornei e gioco a Padel come un matto.

Oltre queste passioni non nascondo un amore verso

la moda, mi piace molto ricercare capi, scarpe e accessori

da poter indossare, penso sia importante per

la mia immagine”.

Sappiamo che hai interesse verso la moda. Ti

piacerebbe poter legare sport e fashion magari

in format tutto nuovo?

“Sarebbe bellissimo, so che è difficile ma mi piacerebbe

molto. Il sogno sarebbe appunto poter sposare

un brand per creare appunto un format ad hoc

unendo i due mondi”.

Progetti futuri, sogni e desideri di Michele.

“Sogno gli Stati Uniti con il Mondiale per Club, a

medio periodo i mondiali e fare più TV. Nel lungo

onestamente vorrei essere sereno, felice di quello che

ho fatto e concentrarmi magari su qualcosa di più

tranquillo, penso che star bene con se stessi sia la

cosa principale e a volte con questo lavoro non è

sempre così”.

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Vi aspettiamo con le novità

cinematografiche più attese


STORIE DI RADIO

by Silvia Giansanti

ILONA STALLER

QUANDO L’ICONA SEXY CONQUISTÒ L’ETERE

Negli anni ‘70 condusse un programma irripetibile nella storia della radio, ottenendo un grande

successo. Oggi un programma del genere sarebbe difficilmente collocabile nella radiofonia

Esattamente cinquant'anni fa con

l'avvento delle prime radio private,

andava nell'etere una voce

molto sensuale in un programma

che ha fatto storia, quella di

Ilona Staller. Correva il 1975 appunto

e un primo tentativo di

network fu dato da Radio Luna,

un circuito di radio che trasmetteva

in varie parti d'Italia e in cui

hanno iniziato a lavorare nomi

illustri della radiofonia che abbiamo

ospitato nelle precedenti

storie. Una giovanissima Ilona si

è ritrovata davanti ad un microfono

conducendo “Voulez vous

coucher avec moi ce soir?”, un

invito esplicito direi per un programma

che fece sognare i maschietti

di allora. E mentre si

ascoltava magari “Profondo

Rosso” dei Globin o un altro singolo

che era in classifica in quel

periodo come “The Hustle” firmato

Van McCoy, Ilona sprigionava

nell'etere tutta la sua

sensualità. Proprio da quel momento

nacque il nome di Cicciolina

e gli ascoltatori erano i

Cicciolini. Il fatto che poteva giocare

con la sua voce, senza che

nessuno la vedesse, la faceva

impazzire. E' giusto ancora una

volta tenere viva la memoria

della storia radiofonica attraverso

questa rubrica. Oggi desidererebbe

tornare alla

conduzione di qualche pro-

47


STORIE DI RADIO

48

gramma senza troppi paletti.

Ilona, cosa ricordi della tua

gioventù?

“Ricordo che ero una ragazza vivace,

piena di vita e amavo

molto ballare. Ogni fine settimana

andavo in discoteca a Budapest

in Ungheria. Da teenager

mi mettevo il rossetto e amavo

comprare cappelli di vari colori.

Qualche volta provavo a mettere

le scarpe con i tacchi di mia

madre, questa cosa mi piaceva

tanto e, prima di prendere il bus,

ero solita indossare il reggiseno

pieno di cotone per mostrare attraverso

il mio pullover che

avevo i seni grandi. All'epoca ero

ancora acerba”.

Quando sei andata in onda

per la prima volta in radio?

“Nel 1975 quando è nata Radio

Luna e ufficialmente nacque

anche Cicciolina. Nessuno ancora

conosceva chi si nascondeva

dietro quella voce

suadente, ero la voce sexy della

notte. Ero la ragazza giovane

dell'Est, tipicamente bionda con

gli occhi azzurri come il mare e

il viso da adolescente. Ero dolce

e mandavo baci a tutti gli ascoltatori

della notte. Avevo una

gran voglia di vivere. Una giornalista

scrisse 'Questa magnifica

ragazza giovane ungherese sensuale

avrà molto successo'. Inventai

per gli italiani l'erotismo in

megahertz. Ho rotto così il muro

della monotonia radiofonica, parlando, insegnando e sussurrando il sesso”.

Dove andava in onda la tua voce?

“La mia voce attraversava 100 radio private. Chiamavo tutti indistintamente Cicciolini. Per radio mandavo

i miei messaggi d'amore, trasmettendo tanta tenerezza e dolcezza, ma soprattutto gioia agli ascoltatori.

Amavo lavorare in radio perché la gente poteva immaginarmi, sognarmi e farsi delle idee su di me”.

Hai un aneddoto particolare riguardo agli ascoltatori?

“Un giorno mi telefonarono in diretta dei teenager, i quali mi chiesero come ci si masturba. Mi misi a

ridere e in grandi linee li informai”.

Che mi dici invece riguardo alle femministe che ti ascoltavano?

“Ebbi un incontro con le femministe e discutemmo a lungo, ma poi hanno capito che a modo mio anche

io ero una di loro. Pace fatta insomma. Il mio slogan fu 'Il corpo è mio e me lo gestisco io'”.


Oggi ascolti la radio? Cosa in particolare?

“Ascolto volentieri la musica in radio e non ho preferenze,

basta che ci sia la musica giusta che mi

rilassi”.

Ti piacerebbe tornare a condurre un programma?

“Vorrei tornare in radio per fare un mio programma

sensuale magari per un paio di volte la settimana,

ma dovrei trovare la radio giusta che non sia bigotta”.

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COSE BELLE

by Mariagrazia Cucchi

ILARIA GALASSI: “NIENTE DA PERDERE”

L’EX RAGAZZA DI “NON È LA RAI” TORNA A CANTARE

LA STORIA DI UN AMORE DI MEZZA ESTATE

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Dopo l’esperienza al Grande

Fratello e la partecipazione alla

serie tv di Maccio Capatonda

“Sconfort Zone” su Prime Video,

arriva il nuovo progetto musicale

di uno dei volti indimenticabili

del programma cult degli

anni ‘90 “Non è la Rai”: Ilaria

Galassi.

La sua canzone “Niente da perdere

(storia di un amore di

mezza estate)”, già disponibile

su tutte le piattaforme digitali,

prodotta e distribuita dalla Keep

Hold - Starpoint International

con edizioni Warner Chappel

Music Italia s.r.l - Cafè Concerto

Italia, è un brano nel quale

amore e divertimento fanno da

sfondo all’imminente stagione

estiva, mentre la primavera sta

già preparando i cuori ad amori

fugaci, di cui ci si ricorderà l’intensità

mista a leggerezza.

Un incontro perfetto tra la voce

elegante e raffinata di Ilaria e il

pop firmato da Gianni Pollex,

Oscar Cosimo Angiuli, Nicolas

Budani e Antonella Sgobio; un

sound fresco ed energico, indispensabile

per raccontare una

storia d’amore giovanile e spensierata,

uno di quegli amori che

occupano i nostri pensieri

giorno e notte, regalandoci ricordi

da conservare per sempre.

A parlare del brano è propria

Ilaria: “Niente da perdere è la

mia apertura alla primavera e

all’estate e, nello specifico, agli

amori che nascono in questo

periodo. In particolare, ho voluto

rappresentare quegli amori

giovanili e fugaci che lasciano


#CoseBelle

dentro di noi un ricordo dolce e incancellabile

dell’estate. Insieme agli autori abbiamo cercato di

ricreare quella magia e quella sensazione di leggerezza

che nasce quando si vive questo tipo di

amore”.

Una canzone sicuramente da ballare, dal ritmo incalzante

e dal ritornello trascinante, che si mischia

a un testo schietto, che vuole rappresentare anche

quella sfumatura dell’amore meno appassionata,

ma ugualmente necessaria nella vita di tutti noi,

un viaggio nella nostalgia, per chi ci è già passato

e per chi ci passerà a partire proprio da questa

estate.

Mi perdonerai se ho bevuto troppo, troppo /

Se ho lasciato i noodles sul parquet / Non mi

va di stare da sola in questa stanza / Amo

sbagliare, baciarti, affogare / Sei tu l’estate

che manca / Sei tu l’estate che manca

“Questo brano rappresenta il mio ritorno discografico

in solitaria dopo quello realizzato insieme a

Pamela ed Eleonora – continua Ilaria – per me è

esaltante ricominciare a fare musica e a fare tour,

anche se non ho mai smesso del tutto. Inoltre, mi

piacerebbe che questo brano fosse l’inizio di tante

cose belle, così da arrivare a quante più persone

possibili, in particolare ai più giovani”.

Per l’ex ragazza di “Non è la Rai” si apre dunque un periodo ricco di musica dopo l’esperienza in tv e

questo brano rappresenta solo l’antipasto di ciò che la vedrà protagonista sui palchi di tutta Italia, in

attesa dei suoi nuovi progetti musicali e televisivi.

“Sei tu l’estate che manca”, canta Ilaria… e noi l’aspettiamo impazienti!

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MUSICA

by Silvia Giansanti

PAOLO

MENGOLI

“L’ESTATE

DENTRO DI ME”

E' tutto pronto per l'estate grazie

al singolo “L'estate dentro me”

nella versione remix, lanciata recentemente

con ritmo più soft da Francesca Mezzadri

Paolo Mengoli ha tanto da raccontare

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Voglia di passeggiate in riva al mare con il profumo della vicina pineta, voglia di qualcosa di fresco e soprattutto

voglia di cambiare tutte le nostre abitudini dopo il lungo inverno, anche se questi mesi non ci

hanno regalato temperature da brividi. Paolo Mengoli, amante della bella stagione, è un pilastro della

storia musicale italiana, con lui trascorreresti ore e ore ad ascoltare tanti preziosi aneddoti sui personaggi,

come quello su Lucio Battisti, che non dimostrò di essere un asso nel calcio nella formazione della Nazionale

cantanti. Paolo vinse nel lontano 1968 il Festival di Castrocaro e la sua carriera è decollata successivamente

alla grande grazie al Festival di Sanremo e al Disco per l'Estate. E' riuscito a vendere milioni

di dischi. Nel 1975 ha fondato insieme a Mogol, Gianni Morandi e Claudio Baglioni, la Nazionale Italiana

Cantanti, creata per sostenere progetti di solidarietà. Qui ha ricoperto il ruolo di portiere, partecipando a

440 partite, che lo rendono l'artista con il maggior numero di presenze nella squadra. Negli ultimi anni

Paolo Mengoli è spesso ospite di rinomati programmi tv. Non è grande frequentatore dei social, è per il

contatto diretto. Da non dimenticare che fece una canzone dedicata a Giovanni Paolo II, utilizzata come

inno ufficiale per il centenario della nascita del Papa in questione. Un'altra grande soddisfazione, accompagnata

da un prestigioso riconoscimento. In seguito è stato ricevuto da Papa Francesco, scomparso recentmente.

Paolo, “L'estate dentro me” è un preludio alla stagione che sta per arrivare. Di cosa parla il

testo?

“Il testo non è soltanto estivo e spensierato, ma profondo, perché ci racconta che la bellezza dell'estate

non dipende tanto dal luogo o con chi la passiamo, bensì è proprio dentro di noi. E' come la felicità, non

dobbiamo cercarla esternamente, perché è già dentro di noi appunto. Dobbiamo solo esserne consapevoli

e saperla godere ed apprezzare”.

Un bel messaggio di vita positivo e concreto quindi.

“Sì, spero vivamente che questa canzone possa diventare un tormentone dell'estate, una colonna sonora

delle nostre giornate estive, in quanto si parla di spiaggia, di giochi, di libertà; tutti piccoli flash accompagnati

da un simpatico riff che dovrebbe entrare con facilità nella testa della gente. Il pezzo è stato composto

da ragazzi giovani e quindi presenta sonorità attuali”.

Ecco, a proposito dell'attuale panorama musicale italiano, cosa ne pensi, visto che provieni da

altri periodi storici in cui sei cresciuto artisticamente accanto ai grandi nomi d'autore?


“Allora è come se avessero dato un colpo di spugna

ad un periodo musicale dove molti artisti hanno

dato tanto per un bel periodo di tempo. Oggi a

molti di loro non viene data più la possibilità. Sono

pochi i grandi nomi rimasti a galla. Con i talent sono

usciti dei cantanti, ma con una percentuale molto

esigua di successo”

Come nacque l'idea di fondare la Nazionale Italiana

Cantanti?

“L'idea partì da Mogol nel 1975 che chiamò Gianni

Morandi per formare una squadra di calcio con fini

benefici, al fine di comprare un'ambulanza per la

croce verde di Milano. Oltre a Gianni, vennero coinvolti

Don Backy, Lucio Battisti, Il Guardiamo del Faro,

Claudio Baglioni, Fausto Leali e altri. Ho ricoperto il

ruolo del portiere dopo che venne a mancare il precedente.

Così formammo questa squadra che nell'ottobre

del '75 portò allo stadio Arena di Milano

15 mila persone. All'epoca disputavamo un paio di

partite all'anno e, visto il successo per l'affluenza di

pubblico, decidemmo di fondare nel 1981 la Nazionale

Italiana Cantanti. Io sono uno dei soci fondatori.

Diciamo che l'ufficialità è l'81, ma tutto nacque

dopo quella prima partita del '75”.

Ancora continua quest'attività?

“Sì, portando avanti un certo discorso di solidarietà

con personaggi nuovi. Il presidente è sempre Enrico

Ruggeri. Il prossimo anno festeggeremo i 45 anni

con una grande festa”.

E' bene tenere viva la memoria.

“Assolutamente, è bene ricordare il passato, soprattutto

se penso che Lucio Battisti toccò il pallone in

punta di piedi come una ballerina. Un Gianni Morandi

che si fece male, ma zoppicò con la gamba

sbagliata. Tesori di narrazione”.

Come sarà l'estate di Paolo Mengoli?

“All'insegna di questo motivo fresco e positivo che

abbiamo presentato nell'intervista e con degli spettacoli

che rendono omaggio al panorama della musica

leggera italiana”.

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MUSICA

NUOVE VOCI IN CRESCITA:

SHARON CARESSA E IL SUO BRANO "DEJA VÙ"

La JP Vocal Studio Academy continua a brillare nel panorama musicale con l'uscita del nuovo singolo

"Deja Vù" di Sharon Caressa. Questa giovane artista, allieva della celebre Vocal Coach Johanna Pezone,

segue il successo di "Mille Voci", un brano che ha già conquistato il cuore degli ascoltatori.

Sharon, nata il 5 giugno 2001 a Roma, è una ragazza semplice che ha trovato nei suoi genitori un supporto

costante per ogni sua passione. Dopo una carriera promettente nella ginnastica artistica, che l'ha

portata a competere a livello nazionale, ha dovuto abbandonare questo sogno a causa di un infortunio

al ginocchio. Tuttavia, la sua vera passione non si è mai affievolita: il canto.

Inizialmente considerato un semplice passatempo, il canto è diventato per Sharon un modo per esprimere

le sue emozioni. Dalla doccia alla macchina, ogni momento era buono per cantare. Ma è stata la decisione

di contattare la JP Vocal Studio Academy che ha segnato un punto di svolta nella sua carriera. Qui,

sotto la guida esperta di Johanna Pezone, ha potuto non solo affinare la sua tecnica vocale, ma anche

scoprire il potere della scrittura musicale.

Il suo primo brano, "Deja Vù", è nato in un periodo di vulnerabilità, dopo la conclusione di una relazione

durata due anni. La canzone affronta temi di dipendenza affettiva e la lotta per liberarsi da un amore

tossico, un messaggio che risuona con molti giovani oggi. Sharon ha saputo trasformare il suo dolore in

arte, creando una melodia che parla di cambiamento e auto-protezione.

La JP Vocal Studio Academy, oltre a offrire corsi di canto e musica, si distingue anche per la produzione

di brani inediti, dando voce ai talenti emergenti come Sharon. Le sedi dell'accademia sono situate a Tivoli

e Roma, pronte ad accogliere nuovi aspiranti artisti.

Per chi desidera esplorare il mondo della musica e del canto, la JP Vocal Studio Academy è il punto di

partenza ideale. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare il numero 3757445664. Non perdetevi

"Deja Vù" di Sharon Caressa, un brano che racconta una storia di crescita e rinascita, disponibile su tutte

le piattaforme musicali.

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TECH

by Alessio Certosa

ILSOLITOMUTE

IL CONTENT CREATOR

PIÙ SEGUITO

NEL MONDO DEL GAMING

56

ilSolitoMute, alias Raffaele Bottone, è tra i principali e più seguiti content creator esperto di gaming,

calcio e tech. E’ stato scelto da Twitch per lo sport accelerator program, non a caso i suoi canali

tik tok e instagram sono veri e propri punti di riferimento per gli appassionati del mondo tech. Ha

fondato e gestisce “Rainbow6ItaCom”, un punto di riferimento per la community italiana di Rainbow

Six Siege (gioco sviluppato da Ubisoft) su YouTube, Twitch e Instagram.

Nel corso degli anni, ha presentato eventi di rilievo come Lucca Comics & Games, Milan Games

Week, Napoli Comicon e il lancio di prodotti per aziende come LG e GameStop, dimostrando versatilità

e professionalità sia dal vivo che in formato digitale.

Grazie ad un linguaggio chiaro, semplice e vincente Raffaele è riuscito a conquistare l'affetto di innumerevoli

seguaci proprio per una modalità di fruizione diretta, vincente che non tralascia mai l'attualità

e l'informazione. Numerose sono le sue conduzioni all'interno dei principali palchi di eventi

dedicati alla tecnologia e al mondo gaming. La sua attività spazia dalla creazione di contenuti divulgativi,

guide tech e unboxing, alla conduzione di eventi di settore, collaborando con alcuni dei

marchi più importanti del panorama nazionale Con lui facciamo un salto in un settore in costante

crescita, quello del gaming in grado di appassionare pubblici sempre più ampi dalla gen z, ai millenials

fino agli over, analizzando anche le differenze tra Italia e resto del Mondo.

ilSolitoMute sei uno dei più seguiti content creator in ambito Tech & Gaming. Com'è nata

la tua passione e come è cominciato tutto? Raccontaci un po' del tuo percorso più da vicino.

“In effetti tutto questo percorso nasce proprio da una smisurata passione per la tecnologia. Alle

scuole elementari usavo i floppy disk e le email per scambiare immagini dei Pokémon con un mio

compagno di classe, senza che nessuno in casa mi avesse insegnato nemmeno ad accendere il

computer. Guardavo gli altri farlo e imparavo, completamente innamorato di questo mondo. Non

posso dimenticare il classico "canto delle balene" del modem a 56k quando doveva connettersi alla

rete”.

Quando hai capito che la tua passione stava trasformandosi in un lavoro a tutti gli effetti?

“Ho iniziato a pubblicare video sui social come content creator nel 2016, cercando di aumentare

sempre più la qualità e migliorando nella comunicazione. All’inizio lo facevo principalmente per soddisfazione

personale: apprendere sempre nuove cose è l’aspetto che più mi stimola in questo settore.

Col tempo, la passione si è affiancata a un percorso lavorativo sempre più definito e, negli ultimi


quattro anni, è diventato a tutti gli effetti il mio

impiego a tempo pieno”.

Il settore del gaming è in costante crescita

con pubblici sempre più ampi, cosa a tuo avviso

rende questo filone un fenomeno oramai

pop?

“Il gaming, come forma di intrattenimento, ha

l’enorme vantaggio di essere in costante evoluzione.

Cambia la tecnologia, cambiano gli strumenti

a disposizione degli sviluppatori, cambiano

le aspettative degli appassionati. Questo consente

di coinvolgere un pubblico sempre più

vasto ed eterogeneo, spaziando in ogni ambito.

Le stesse case di sviluppo investono sempre di

più poiché la richiesta continua ad aumentare”.

Spesso sei protagonista sul palco di eventi

dedicati al settore dal Comicon a Napoli, il

Lucca Comics and Games e la Milan Games

Week solo per citarne alcuni, ma qual è a

tuo avviso la matrice dei valori che le community

condividono in questi grandi eventi

dedicati al mondo del gaming e

che aria si respira?

“Ho avuto la possibilità di compiere

quello step in più, passando dagli

schermi ai palcoscenici degli eventi

di settore per incontrare dal vivo gli

appassionati e superare quella barriera

inevitabile della videocamera.

Le fiere sono gli eventi aggregativi

più importanti del panorama: consentono

ad amici che magari si incontrano

principalmente online di

vedersi di persona e, magari, di incontrare

il proprio creator preferito.

Si tratta di vere e proprie feste,

dove si celebrano le proprie passioni

facendo gruppo e confrontandosi

con community strutturate”.

Cosa ti piace di più di quello che

fai? E come si svolgono le tue

giornate tipo? Essere un content

creator oggi presuppone parecchie

ore di lavoro e dedizione

continuo corretto?

“Forse andrò in controtendenza, ma

la cosa che preferisco del mio lavoro

è proprio la fase che precede

la pubblicazione di un video. Dalla

ricerca dell’idea giusta, alla composizione

e registrazione del contenuto,

fino all’editing (che è il punto

in cui riesco davvero a dar vita alla

mia creatività). Ciò che voglio comunicare

e il modo in cui lo faccio

sono aspetti fondamentali di questo mestiere.

Tutto questo richiede tanto lavoro, ritmi molto

intensi e orari poco regolari. Capita sempre più

spesso che per la realizzazione di un video di

un solo minuto si impieghino ore o, addirittura,

giorni. Ma ne sono innamorato”.

Sei spesso in giro per lavoro tra festival,

fiere ed eventi. Che differenza c'è a tuo avviso

tra l'Italia e il resto del mondo a livello

di cultura Tech & Gaming? Possiamo dire che

il fenomeno è esploso anche nel nostro

Paese a tutti gli effetti?

“L’Italia c’è e già da anni sforna alcuni dei talenti

più riconosciuti nei vari ambiti. Non mi riferisco

solo a streamer e creator, ma anche alle figure

professionali che alimentano questo settore: dagli

sviluppatori, ai caster, ai pro player… Siamo però

ancora indietro dal punto di vista lavorativo, con

tanti giovani costretti a espatriare per trovare il

proprio spazio. Il mercato si muove in fretta e

l’Italia sta cercando di adattarsi. Non è un caso

57


TECH

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che da quest’anno sia stato reso disponibile il

Codice ATECO per i Content Creator”.

Attraverso un linguaggio chiaro, semplice e

vincente sei riuscito a conquistare l'affetto

di innumerevoli seguaci proprio per una modalità

di fruizione diretta, vincente che non

tralascia mai l'attualità, l'informazione e la

divulgazione sono temi a te molto cari.

“Ho sempre avuto una propensione particolare

per la comunicazione. Al liceo ero rappresentante

d’istituto, subito dopo consigliere del Forum dei

Giovani… parlare con i miei coetanei di attualità,

condividere valori e interessi è stato fondamentale.

Sui social è cambiato il pubblico, ma non

sono cambiate le intenzioni e i modi. Sento la

grande responsabilità di rivolgermi a persone di

tutte le età e cerco di farlo nella maniera più

chiara e limpida possibile, senza mai rinunciare

alla precisione”.

Tra le tue esperienze professionali sino ad

ora quale ricordi con particolare fermento?

“Ce ne sono davvero tante e non è semplice scegliere,

proprio perché sono prima di tutto un appassionato

di questo mondo e solo dopo un

creator. Direi sicuramente la prima collaborazione

con PlayStation, un sogno per un gamer! Sono

stato nominato anche PlayStation Playmaker, ovvero

creator ufficiale per il brand. Ma ci sono

anche altre collaborazioni con brand tech che

amo di cui vado fiero,

come quelle con Samsung,

Nvidia, Elgato… o eventi

importanti in cui ho lavorato

come presentatore

davanti a centinaia di appassionati”.

Che consigli ti sentiresti

di dare ad un giovane

che vorrebbe intraprendere

un percorso simile

al tuo?

“Metterci la faccia! È una

domanda che mi fanno

spesso anche i diretti interessati

e, a rischio di risultare

ripetitivo, credo

davvero in questo concetto.

Anzi, penso di aver

commesso un errore all’inizio

del mio percorso

non facendolo subito… mi

vergognavo all’idea di mostrarmi sui social. Se si

vuole intraprendere davvero questo cammino, bisogna

essere disposti a metterci la faccia, perché

responsabilizza sin dall’inizio e consente di

creare un legame autentico col proprio pubblico”.

Progetti futuri e sogni nel cassetto?

“So che è un po’ lontano dal mondo tech/gaming,

ma qualche anno fa mi ripetevo spesso:

“prima o poi riuscirò a fare qualcosa con l’Inter”

(sono un amante dello sport e un tifoso sfegatato).

Pochi giorni fa sono riuscito in questa impresa:

sono stato invitato dalla società a

viaggiare con la squadra in trasferta a Monaco

per la sfida di Champions League col Bayern,

così da raccontare l’esperienza sui social.

Quindi ora tocca pensare al prossimo sogno…

magari presentare qualche evento con annunci

tech rivoluzionari!”.

Oltre ai social e al mondo Tech & Gaming,

quali sono le passioni di Raffaele nella quotidianità?

“Qualcuno ha detto "nerd"? Se avessi tempo infinito,

mi piacerebbe leggere tutti i manga e i

comics che continuo a rimandare. Adoro il cinema,

i film e le serie TV, soprattutto se con

amici! E poi c’è il calcio: sono stato arbitro tesserato

per 13 anni e ancora oggi sono molto

legato al regolamento e ai valori di questo

sport”.



EVENTI

60

A VITERBO “DONNE IN FIORE”

UN TRIBUTO ALLA RESILIENZA

E ALLA RINASCITA FEMMINILE

Viterbo, 4 maggio 2025 – Donne in Fiore, evento che celebra la forza e la bellezza delle donne, si è tenuto il 3

maggio 2025 presso la Sala delle Scuderie del Palazzo dei Papi a Viterbo. L’iniziativa, che mette al centro la resilienza

femminile, sottolinea la capacità delle donne di fiorire nonostante le difficoltà, trasformando il dolore in

forza, e la fragilità in bellezza.

In attesa dell’inizio dell’evento che ha richiamato turisti da tutta Italia, alle 20, il pubblico presente è stato sorpreso

da un Flash Mob Artigianale in cui otto sapienti sarte del team della Bruzziches, hanno realizzato in diretta,

davanti al loggiato di Palazzo Papale, una loro creazione. Questo momento spettacolare e coinvolgente, che

riunisce la manuale sapienza della tradizione con la rutilante ed avveniristica creatività contemporanea, rappresenta

un evento nell’evento, dalla forte connotazione simbolica. Il filo della speranza che lega tutte le donne che si uniscono

per tessere un futuro migliore per creare simbolicamente una rete di solidarietà femminile.

Giò di Sarno, presentatrice della serata, ha poi guidato il pubblico in un viaggio emotivo tra parole, immagini e

moda. A portare i saluti istituzionali sono stati i rappresentanti di Unindustria e ANCE, A seguire, l’avvocato

penalista Paolo Pirani, esperto nella difesa dei diritti delle vittime di violenza di genere, ha portato il suo prezioso

contributo attraverso la sua associazione che si occupa proprio di violenza sulle donne, con un intervento che

ha toccato le corde profonde e urgenti della nostra società.

L’evento, che unisce moda e arte in un dialogo creativo e simbolico, è stato impreziosito dalla presenza di

quattro stilisti internazionali: Julia Radapola, Rashid Khan, Muhamet Salka e Omaima Abbes, provenienti rispettivamente

da Europa, Asia, Medio Oriente e America. Le loro collezioni couture di alta moda si sono alternate nel

corso della serata, offrendo uno spaccato multiculturale della creatività, con abiti che sono diventati racconti,

identità, memorie delle diversità del mondo.

Le passerelle sono state intervallate da momenti di riflessione e celebrazione: la curatrice d’arte e tra le organiz-


zatrici dell’evento la prof.ssa Barbara Aniello ha raccontato

le opere esposte nella sala, realizzate da sette artiste

legate alla Tuscia – tra cui Sighanda, Studio Clou,

Mariella Gentile, Silvana Pagliaccia, Federico Paris, Stefania

Mecucci e Gloria Lauro. “Ciascuna delle quali, ha

affermato Barbara Aniello, offre una visione intima, potente

e poetica della condizione femminile attraverso il

linguaggio visivo.

Nel corso della serata, sono stati consegnati riconoscimenti

speciali a figure femminili che si sono distinte per

il loro percorso creativo, imprenditoriale e sociale. Tra

le premiate: Benedetta Bruzziches, che ha accolto anche

gli ospiti internazionali con una visita esclusiva alla sua

azienda il 2 maggio; Chiara Frontini, sindaca di Viterbo;

Simonetta Coccia, visionaria; Janet De Nardis, regista,

giornalista e manager culturale; Giovanna Scappucci, attiva

nella promozione culturale e artistica; Rossella Mellino,

imprenditrice del sociale; Suor Francesca Pizzaia,

figura di riferimento nel mondo dell’educazione cristiana

e dell’accoglienza; Chiara Gnignera e Loredana Catena,

fondatrici di Studio Clou, atelier in cui l’unicità diventa

punto di forza e nuova fioritura; Antonella Sberna vicepresidente

del Parlamento Euopeo che ha sottolineato

come:“Una manifestazione così importante in una città

che merita tanto, sia un segnale di grande attenzione.

Puntiamo l’attenzione sulle donne, ha proseguito, se si

uniscono le forze e si lavora insieme a qualsiasi livello

si puo’ fare un grande lavoro”.

La serata ha ospitato anche un momento musicale con

l’arpa di Ornella Bartolozzi, che ha accompagnato il

pubblico in una pausa meditativa e suggestiva, sospesa

tra emozione e bellezza.

Un gran finale corale, ha visto sfilare quattro creazioni

per ciascun designer, in una celebrazione collettiva della

moda come linguaggio universale. A salire sul palco,

prima del finale, è stata Antonella Polini, Presidente di

Background Model Management e ideatrice dell’evento.

“Donne in Fiore è una vera e propria celebrazione della

forza femminile,” afferma Antonella Polini. “Le donne intelligenti

sono sempre in grado fare grande inclusione,

solo aiutandosi possono emergere in ogni settore. Proprio

per questo volevo che il focus dell’evento fosse,

sia sulle donne che sull’internazionalizzazione intesa

come messaggio di rete e di pace che permetteranno

di far sbocciare persone di valore e talento. Aver avuto,

continua Polini, stilisti provenienti da quattro continenti

diversi ha dato sì lustro internazionale all’evento e alla

nostra città, ma in particolare ha messo in evidenza il

mood dell’evento che era parlare di donne in maniera

mondiale, perché purtroppo la parità di genere è un

problema”.

Anche Simonetta Coccia, tra le organizzatrici dell’evento,

ha affermato: “attraverso questo evento e in quanto

presidente del Comitato Piccola Industria di Viterbo,

avevo piacere di portare nella mia città una vetrina che

desse voce all'imprenditoria femminile e che fosse capace

di essere esempio e dare energie al capitale

umano che non riesce ad esprimersi. Sono riuscita ad

ottenere la più alta certificazione alimentare e sono

stata pluripremiata dal Gambero Rosso solo dopo un

attento impegno che spero potranno realizzare, come

me, tantissime altre donne.

Il Palazzo dei Papi, simbolo della città di Viterbo, ha

fatto da cornice a questo evento che promuove l’inclusività

e valorizza la connessione tra tradizione e innovazione.

L’evento è stato organizzato da Background

Model Management, da Spazio Inter Artes e Sixmodu,

con il patrocinio di Unindustria, ANCE, Comune di Viterbo,

Provincia di Viterbo e Università degli Studi della

Tuscia.

Il grazie va anche a figure professionali coinvolte di

grande esperienza che sono il cuore pulsante dell’evento

come la Only chic di Vittoria Mantrici (logistica),

SG Social Equipe di Serena Gargano (marketing manager),

Luca Antonelli, Luz Paredes (ufficio stampa), Barbara

Ercolani (make up) e l’Accademia di trucco e per

l’hair stylist Barbara Roma e Serena Coletta.

Il team ha lavorato con passione e dedizione per offrire

al pubblico un’esperienza indimenticabile, che non solo

celebra le donne ma promuove anche la bellezza e il

valore del territorio viterbese.

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