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L’autore di questa storia
è un idealista testardo e
caparbio che ha sempre
creduto che la giustizia,
la libertà e la dignità sono
valori capitali in ogni
società che si dichiara
civile. Poiché
l’amministrazione della
giustizia dipende dal
potere legittimo di chi può
decidere dei diritti
dell’altro, lo scrittore ha
scritto questo libro per
convocare altri idealisti più
testardi di lui e unire così le
forze gemellate con la sana
speranza che un giorno
il mondo sia —davvero—
più umano.
Un mondo piú umano
Diseño y diagramación: edicionesdelrosario@gmail.com
Todos los derechos reservados.
2° edición: julio 2021
© 2020, Ernesto Seguí
© 2020, de las ilustraciones, María Lorena Méndez
Un mondo piú umano
Ernesto Seguí
con illustrazioni di
Lorena Méndez
Dedico questa storia a
tutti quelli che sognano
a un mondo migliore,
più dignitoso, più giusto,
più tollerante, meno violento,
più umano, più bello.
Dai tuoi sogni di oggi e
dalla nobiltà e dalla generosità del tuo seme
dipende questo prossimo e magico futuro.
Ernesto Seguí
“Siamo angeli con un’ala soltanto
e possiamo volare
solo restando abbracciati.”
Luciano De Crescenzo
PRESENTAZIONE
RIASSUNTO
In questa storia piena di speranza, un giovane Eroe e un
Saggio percorrono diversi sentieri all’interno di una montagna.
Ognuno di questi sentieri è pieno di insegnamenti di vita.
Entrambi i protagonisti sono guidati dal desiderio di aiutare a
ricostruire un mondo che torni ad essere —davvero— più umano.
La storia si svolge nell’anno 2051 in un mondo caotico e
malsano con gravi danni ecologici. I suoi abitanti dedicano la
maggior parte dei loro sforzi alla sopravvivenza. In questa situazione
faticosa ed estenuante, stanno lasciando da parte i valori e
gli attributi che sono necessari ed essenziali per salvaguardare la
propria umanità e la propria dignità trascendentale.
Per riconquistare quei valori, quasi dimenticati, il Saggio
trasmette al suo discepolo le convinzioni più profonde e le speranze
più nobili.
Insegna al giovane apprendista come deve aiutare il mondo
affinché gli uomini possano ritrovare i valori e le virtù che hanno
sempre segnato il corso e la direzione della nostra vita.
Il dialogo tra il Saggio e il giovane Eroe gira attorno alle
domande sempre più intelligenti del giovane e alle risposte sempre
più acute del Saggio.
In questo viaggio ricco di sorprese, il Maestro e il suo
Discepolo percorrono le Vie del Coraggio, della Verità, della
Giustizia, della Bontà, dell’Armonia, dell’Amore e della Fede.
Non è un caso che il giovane sia stato scelto per questo viaggio
immaginario. Poi dovrà tornare nel mondo reale con la mis-
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sione di aiutare alla sua ricostruzione poiché la stessa integrità
e dignità dell’uomo è in pericolo. Il suo compito è ripristinare i
valori che ci umanizzano in un mondo desolato e rovinato in cui
quei valori sono quasi persi.
Deve riscoprire e ricostruire tutto ciò che è andato perso a
causa dell’indolenza di tanti uomini che hanno dimenticato, anno
dopo anno, i valori che ci umanizzano. Questi sono i nostri ideali
più alti, i nostri punti cardinali che dovrebbero guidarci nel nostro
viaggio attraverso la vita... proprio come un viaggiatore che si
orienta con le stelle del nostro grande universo.
È una storia che fa riflettere tutti coloro che sognano un
mondo più umano. Perciò, questo piccolo libro può essere letto
dai bambini che vivono ancora in un mondo incantato. Inoltre, e
ancora di più, può essere goduto da coloro che hanno già percorso
instancabilmente una parte della propria vita, acquisendo
forza e saggezza sufficienti per capire che tutti meritiamo di
vivere in un mondo migliore, più dignitoso, più giusto, più tollerante,
meno violento, più umano, più bello.
Siamo eterni apprendisti della vita!
Solo quelli che hanno il dono di cristallizzare i suoi insegnamenti
percorrono la via della propria saggezza e con essa si
preparano a nutrirsi dell’uomo più generoso e altruista.
La vita è un sogno eterno alla ricerca di un mondo migliore!
In modo molto speciale, desideriamo questo mondo
migliore per i nostri figli e per i figli dei loro figli. Loro sono il
nostro frutto e il nostro seme.
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L’EROE E IL SAGGIO
Città sconosciuta – Anno 2051
Il 10 dicembre 3001, in una cittadina decimata situata nella
solitudine di un enorme deserto, qualcuno si avvicinò velocemente
a una piccola casa. Fugacemente si sporse davanti alla
porta e fece scivolare una busta colorata attraverso una fessura.
All’interno dell’insignificante dimora un uomo e una donna stavano
in un silenzio pieno di aspettative
Quando sentirono il rumore della carta nella fessura sobbalzarono
entrambi. Erano consapevoli che il giorno —“quel”
giorno— era arrivato e che avrebbero dovuto prendere immediatamente
una decisione trascendente sulla vita del piccolo
Esteban.
Lui —da appena dieci anni— dormiva senza preoccupazioni,
ignaro dei cambiamenti radicali che si avvicinavano nella
sua vita.
I genitori presero la lettera da terra e in uno stato di profonda
commozione procedettero alla lettura del suo contenuto.
Solo una riga scribacchiata con un inchiostro quasi sfocato diceva
ciò che non volevano sentire: “È giunto il momento di mandare il
bambino dall’Emissario”.
Entrambi sapevano che non era loro concesso disobbedire
al conciso ordine. Guardarono attraverso il chiavistello della
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porta e videro —confusamente— che un uomo da un lungo mantello
aspettava fermamente dall’altra parte.
Sapendo che non potevano farlo aspettare, si avvicinarono
al letto del bambino. Si guardarono negli occhi per qualche
secondo che sembrò un’eternità e, per consolarsi, l’uomo disse a
sua moglie: È per il suo bene, conoscerà un mondo diverso e si
arricchirà di questa nuova conoscenza. Trattenerlo in questa cittadina
decimata, anche se potessimo, sarebbe un atto di egoismo.
Un nuovo orizzonte e una nuova saggezza l’aspettano. Forse più
tardi tornerà da noi per aiutarci.
Svegliarono dolcemente Esteban e gli dissero di prepararsi
per un lungo viaggio.
Il ragazzo —che si era sempre fidato dei suoi genitori— non
si spaventò quando sentì che doveva andarsene. Sapeva che si
erano sempre presi cura di lui con grande affetto e che dovunque
andasse, sarebbe stato bene.
I genitori lo vestirono con abiti semplici. Era stata una giornata
calda ed estenuante, e —davvero— in quel paese desertico
non avevano mai sentito freddo.
I tre si rivolsero verso la porta. La madre —al suo arrivo—
gli sfiorò un bacio appena percettibile sulla fronte. L’emozione la
travolse.
Il padre —fingendo una temperanza che non aveva— lo
abbracciò con calma come se avesse dimenticato che l’Emissario
dal lungo mantello lo aspettava a brevissima distanza.
La porta si aprì. Non fu possibile evitare il cigolio dei cardini
arrugginiti dai secoli. Faceva parte dei rumori quotidiani di quel
paese dimenticato.
Il tempo era quasi esaurito. Quindi, entrambi i genitori spostarono
dolcemente il piccolo Esteban finché non fu accanto a colui
che era venuto a cercarlo. Quest’ultimo —che stava seguendo
ordini rigorosi— non evitò un gesto comprensivo e cavalleresco
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nei confronti dei genitori. Fu un balsamo calmante per i sentimenti
storditi che esplodevano nel loro cuori.
In silenzio, e con una leggera inclinazione della testa, il
cavaliere salutò. Prese il ragazzo con fermezza e delicatezza e lo
issò sul suo destriero alato. Un paese molto lontano li attendeva e
una missione doveva essere compiuta.
Il ragazzo —che era ancora quasi addormentato— poggiò
la testa sulla schiena del cavaliere e le sue due fragili piccole
braccia si aggrapparono ad una rigida e spessa cintura di cuoio
che l’Emissario portava intorno alla vita.
Apparentemente la dolcezza dell’abbraccio rasserenò il
cavaliere. Tutto lasciava pensare che fosse una sensazione nuova
e gratificante per lui. In quel tempo, la dolcezza era scomparsa
nella profondità del tempo.
Senza più attendere e con un impercettibile movimento
delle redini, il destriero prese il volo.
I genitori —abbracciati stretti l’uno all’altro— non riuscirono
a trattenere le lacrime. Era il loro unico figlio. Eppure una
luce di speranza brillava nei loro occhi. C’era da sperare che un
giorno il ragazzo sarebbe tornato.
Tutto avvenne tra stelle e firmamento e prima che il ragazzo
si svegliasse, l’emissario diresse il suo cavallo alato verso la destinazione
prefissata. All’arrivo, fece scivolare dolcemente indietro
la mano sinistra e con un movimento delicato svegliò Esteban
da quello che lui credeva un sogno.
C’erano ragioni per crederci. Erano arrivati in un posto
molto diverso da quello che aveva conosciuto durante la sua
breve vita. Non c’erano case fatiscenti ne ferramente arrugginite.
Era un posto carino ma disabitato. Erano ai piedi di una collina.C’era
soltanto un anziano. Sembrava che aspettasse da tempo.
Si recò decisamente dall’Emissario e con il suo aiuto calarono
il ragazzo sulla terraferma. Entrambi si fissarono intensa-
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mente. Un alone di rispetto segnava il rapporto tra di loro. Non
avevano bisogno di parlare. Ognuno sapeva cosa fare.
L’anziano —che sembrava proprio un Saggio— prese la
mano destra del bambino e con una voce quasi impercettibile
gli chiese di accompagnarlo. Un lungo, sconosciuto e arricchente
viaggio li aspettava.
Tomás —questo era il nome del Saggio— sembrava di avere
più di centocinquant’anni. La sua pelle rugosa non nascondeva,
tuttavia, il suo indiscutibile lignaggio.
Senza voltarsi indietro si allontanarono dall’Emissario. Il suo
sorriso mostrava soddisfazione per il viaggio compiuto.
Risolutamente il Saggio si avvicinò a quello che sembrava
l’imbocco di un lunghissimo tunnel che nasceva —appunto— nel
fianco di quella imponente montagna.
In nessun modo si poteva distinguere la fine di quel tunnel.
Tutto faceva pensare che fosse molto, molto lontano o che forse...
non avesse uscita.
Entrarono nella caverna. Esteban iniziò a guardare al suo
interno sorpreso. Le luci incandescenti erano ovunque. Gocce
d’acqua cristallina rispecchiavano la luce che filtrava attraverso
luoghi misteriosi. Non si capiva come ciò fosse possibile sotto
tonnellate di pietre.
A destra del tunnel scorreva una sorgente e, ai suoi bordi,
trifogli verdi e fiori colorati davano un tocco di allegria al luogo.
Stranamente, non vi si vedevano abbeverare né uccelli né piccioni.
Tuttavia —e molto lontano— si udivano suavi trilli e melodiose
ninnenanne che rallegrarono il sorriso del ragazzino. Erano
una presenza invisibile ma innegabile.
Risolutamente il vecchio si mise a camminare lungo il primo
sentiero che si apriva a destra. Il ragazzo non esitò a seguirlo.
Sapeva che Tomas avrebbe badato a lui.
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Quella tranquillità svanì subito quando incominciarono a
sentire un gran fracasso che proveniva dall’esterno. Percepirono
subito una strana vibrazione e il terreno cominciò a muoversi in
modo molto preoccupante.
Il ragazzo si aggrappò all’anziano e lui —calmandolo— gli
disse:
—Non preoccuparti. C’è un vulcano su questa montagna e
ha iniziato a vomitare la sua lava. Affrettiamoci ad andare un po’
più avanti lungo questo sentiero e saremo protetti dalla furia del
vulcano!
Il ragazzo non aspettò e le sue piccole gambe improvvisarono
una veloce corsa verso l’interno. L’anziano lo seguì con
calma finché Esteban —stanco— si fermò sotto un piccolo e
radioso fascio di luce. Era un raggio brillante ma non si capiva da
dove entrasse né da dove venisse.
Quando Tomás raggiunse il ragazzo, si bagnò le mani nella
sorgente e gli rinfrescò il viso, non senza accorgersi che il ragazzo
tremava di paura.
—Perché sto tremando? —chiese Esteban.
Il saggio anziano rispose:
—Oggi hai provato un sentimento a te sconosciuto che si è
impadronito del tuo cuore. È la paura ed è una di quelle oscurità
che ci paralizzano. Dobbiamo annientarla e per questo dobbiamo
percorrere —ora— il Sentiero del Coraggio. Dobbiamo percorrerlo
insieme.
Se riusciamo ad arrivare fino in fondo, saremo liberi
dalla paura.
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IL SENTIERO DEL CORAGGIO
Una volta entrati nel Sentiero del Coraggio, Tomás disse a Esteban:
—Il mio compito è di accompagnarti lungo questo cammino
e attraverso gli altri che appartengono a questa montagna. Se
riusciamo a percorrerli tutti e a oltrepassare i cancelli che stanno
in fondo a ognuno di essi, sarai felice e potrai dare felicità al
mondo. Se non ci riusciamo, rimarremo qui dentro e non potremo
realizzare il compito che ci è stato affidato.
Il ragazzo —che non smetteva di tremare— non riusciva a
capire come la sua vita fosse cambiata in così poco tempo e perché
—proprio lui— dovesse percorrere quei sentieri.
Il Saggio, conoscendo i fantasmi che improvvisamente
cominciarono a perseguitare il ragazzo, gli parlò dolcemente per
calmarlo.
—La verità è che da secoli il mondo ha perso i suoi valori
più essenziali. La pace è diventata guerra e il pianeta è praticamente
distrutto. L’amore è diventato odio e nessuno aiuta gli altri.
L’amministrazione della giustizia è andata peggiorando e l’uomo
fu giudicato in modo disumano. La comprensione è diventata indifferenza
e nessuno è più interessato alla vita degli altri. Tutto si è
ridotto a una lotta per la sopravvivenza ad ogni costo, e chiamare
questi esseri «umani» è diventata un’ipocrisia.
Gli uomini sono caduti così in basso che il Creatore,
vedendo che «l’umanità» stava per scomparire, si è affidato a te
per salvarla.
—A me?
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—Sì, a te.
—E come potrei realizzare un compito del genere se sono
solo un bambino di dieci anni?
—Proprio per questo sei stato uno dei prescelti. Non sei contaminato
e hai tutta la dolcezza e la semplicità di un bambino. Per
quanto mi riguarda, ho l’obbligo di guidarti lungo questi sentieri.
Al tuo idealismo di bambino aggiungeremo la saggezza
che mi hanno dato gli anni e insieme cercheremo di percorrere
questo viaggio. Speriamo di poterlo finire! disse il saggio Tomás.
—Qual è la prima cosa che dobbiamo fare?
—Sediamoci per riposare e pensare, dopo il brutto momento
che abbiamo passato quando la frana ha richiuso l’ingresso della.
Il ragazzo, le cui piccole gambe non smettevano di tremare,
accettò volentieri l’invito. Si sedette vicino alla sorgente e prese i
fiori vellutati che crescevano ai suoi lati.
—Come si chiamano questi fiori?
—“Viole del pensiero”, rispose Tomás, e saranno uno dei
cibi che mangeremo lungo il nostro cammino. Il loro valore nutritivo
è stato dimostrato e ci permetterà di rafforzarci per il lungo
viaggio che ci aspetta.
—Ce la faremo?
—Dipende più da te che da me. Sarò il tuo consigliere, maestro
e guida, ma la decisione di attraversare ciascuno dei cancelli
alla fine di ogni sentiero è esclusivamente tua. Non posso obbligarti
a farlo. Non posso nemmeno farlo da solo. Quando avremmo
raggiunto la fine di ogni sentiero, dovrai essere preparato a prendere
la decisione di passare a quello successivo. Altrimenti rimarrai
prigioniero di questa montagna. Il mondo potrebbe perdere
la speranza che ha deposto in te.
—Perché dovremo andare sempre insieme? Almeno tu
potresti salvarti. Il mondo proteggerebbe, almeno, la saggezza
che possiedi.
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—Sarebbe un grave errore per il mondo proteggere solo la
conoscenza! Abbiamo già avuto lunghi secoli di guerra e pseudoscienza
e abbiamo imparato che solo la conoscenza può alla
fine uccidere e distruggere —persino— i valori più essenziali
dell’uomo.
La conoscenza, quando non è accompagnata dal bene,
può diventare distruttiva. Il sapere non basta. Bisogna
amarlo... e desiderarlo altruisticamente in modo che la
conoscenza aiuti e benefici tutti.
—Siamo la speranza di salvare tutto ciò che c’è di più
prezioso nell’uomo, che è praticamente scomparso dalla faccia
di questa terra.
—Va bene! Seguirò il tuo consiglio e vedrò se riesco a prendere
le decisioni che devo prendere, anche se mi sembra strano
vedermi in questa situazione così piccolo. I miei genitori non me
ne hanno mai parlato e non so se avrò la forza di attraversare tutti
i sentieri che mi dici che dovremo attraversare. Sinceramente ho
molta paura.
—È logico. La tua vita è cambiata. Siamo prigionieri in questa
grotta. Dietro di noi è scoppiato un terremoto e non sai cosa ci
aspetta. Ecco perché il primo ostacolo che dobbiamo superare
percorrendo questo Sentiero del Coraggio è —appunto— la
paura.
—E come lo farò, Tomás?
—Un modo per allontanare la paura è cercare di
comprenderla.
—Si può capire la paura?
—A metà! È una sensazione che la ragione non può inquadrare.
I sentimenti e le emozioni passano attraverso il cuore e non
attraverso la mente. In realtà, non possiamo comprenderla, ma
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possiamo provare a “visitarla” con una piccola luce, per capire
cosa scopriamo.
—Facciamolo in fretta perché riesco a malapena a pensare.
—Questo è precisamente l’effetto più nefasto della paura.
Ti paralizza. Non ti fa pensare. Oscura il tuo cuore e finisce per
opprimere la tua mente.
Tomás si fermò a causa di un nuovo rumore che invase la
grotta e parlando al ragazzo disse:
—Guarda come le pareti della caverna si stanno avvicinando
e minacciano di schiacciarci!
—Dobbiamo correre! disse Esteban in fretta.
Il vecchio Saggio seguì –con soddisfazione– le orme del
piccolo. Vide brillare nei suoi occhi un atteggiamento determinato
che non aveva mai avuto prima. La corsa di Esteban fu interrotta
da un grosso cancello. Era sorvegliato da un uomo enorme.
Il ragazzo era stordito. Non aveva nemmeno immaginato tante
difficoltà. Tornando sui suoi passi, cercò saggi consigli da Tomás.
—Cosa devo fare Tomas?
—Devi convincere il custode che hai superato la paura.
—Come lo faccio?
Ci sono due modi per affrontare la paura: uno è il forte desiderio
di combattere. E l’altro è la rabbia che ti dà abbastanza
coraggio per superare la paura.
Se vuoi vivere, devi togliere da te tutto ciò che ti impedisce,
tutto ciò che ti blocca, tutto ciò che ti paralizza.
Quando inizia la tua lotta interiore per togliere la paura
dal tuo cuore, la rabbia ti viene in aiuto. Una grande rabbia
contro ciò che ti immobilizza è un buon antidoto
alla paura.
— Non ho mai avuto rabbia!
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— Ne avrai bisogno per combattere –con impeto e coraggio—
per quello che conta! Non ti fa arrabbiare pensare che i tuoi
genitori vivono in un triste paesino circondato da persone che
non si parlano, prive di ogni affetto? Lì, anche le piante muoiono
e gli uccelli, quando migrano, non si fermano nemmeno in quel
paese. Tutto è triste, cupo e senza vita.
—Non l’avevo mai notato così chiaramente perché non
conoscevo un altro mondo da confrontare. Ora che vedo la bellezza
di questo sentiero, la freschezza della sua sorgente, la luminosità
dei suoi cristalli, e sento —lontano— il canto gioioso degli uccelli,
capisco che c’è un altro mondo diverso e desidero ardentemente
che anche i miei genitori possano godersi un mondo del genere.
—E non ti fa arrabbiare pensare che non hanno niente di
tutto questo e che se non facciamo qualcosa per cambiarlo, quel
paesino, in quel deserto arido, sarà un triste muro che li soffocherà
per il resto dei loro giorni?
—Sento davvero per la prima volta, dentro di me, un fuoco
interiore che mi dà la forza di lottare per cambiare tutto ciò che
prima vedevo normale e ora —proprio ora— mi rendo conto che
è molto triste e deprimente. I miei genitori meritano un mondo
migliore!
—Solo i tuoi genitori meritano una vita migliore?, domandò
subito l’anziano al ragazzo.
—Ripensandoci, no. Siccome il mio mondo, nei miei appena
10 anni, era soltanto condiviso con i miei genitori, ho pensato solo
a loro. Ora credo che nessuno meriti la solitudine né l’incomprensione
né il silenzio né l’indifferenza. Penso che l’amore che i miei
genitori mi hanno sempre dato dovrebbe regnare in tutto questo
mondo.
—Proprio per questo, riflette Tomás, siamo qui oggi.
Abbiamo questo nobile compito da compiere.
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—Riusciremo noi due a cambiare il mondo? —chiese
Esteban.
—Non è proprio così. Ma insieme possiamo uscire da questo
tunnel e, se ci riusciamo, possiamo fare qualcosa di importante.
—Sono deciso a farlo!
Il guardiano che custodiva il cancello aveva ascoltato con
attenzione la conversazione tra il Saggio ed Esteban e si era
subito convinto che, nonostante gli scarsi 10 anni, il ragazzo aveva
un atteggiamento coraggioso e generoso che lo rendeva degno
di proseguire la sua strada. Senza esitazione, il soldato si rivolse a
entrambi e, aprendo il cancello, disse:
—Siete pronti per andare al prossimo Sentiero. Buona fortuna.
L’anziano prese il ragazzo per mano e insieme proseguirono
la loro strada.
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IL SENTIERO DELLA VERITÀ
La grotta —un poco più avanti— era connessa all’altro sentiero tanto
bello come il precedente ma con caratteristiche più solenni. Era il
Sentiero della Verità. Non ebbero dubbi ad entrare. Percorrendolo,
a Tomás sembrava di essere a casa sua. Tutta la vita aveva ricercato
la verità e ne aveva fatto la sua passione e il suo culto. Il bambino,
imbevuto delle vibrazioni del nuovo sentiero, fece subito la prima
domanda:
–Esiste la verità?
Tomás, senza dubbitare rispose:
–Certamente esiste ma non è facile trovarla.
—Perché?
—Perché ha bisogno di un atteggiamento speciale dello spirito.
—Qual è quell’atteggiamento?— chiese Esteban.
—È abbastanza difficile trovarlo oggigiorno: Occorre
“volere” la verità anche se non sempre ci convenga ciò che ci
insegna. Non tutte le verità sono uguali. Alcune nascono nell’esclusivo
mondo delle cose e poiché non ci toccano così direttamente,
vengono accettate più facilmente. Altre si riferiscono al
mondo interiore degli uomini, alle loro convinzioni, atteggiamenti
e credenze. Possono offendere coloro che non vogliono ascoltare
queste verità perché la loro mente è cieca alla realtà.
Per secoli, l’uomo è diventato così chiuso in sé stesso da
guardare la verità attraverso una lente distorsiva. È quello che
una volta si chiamava «fanatismo ideologico» ed era un modo vergognoso
di annientare la verità.
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Gli interessi egoistici, l’intransigenza, il fanatismo
ideologico, la cecità deliberata, le lotte di potere, la violenza,
il desiderio di dominare l’altro e molti altri atti di
barbarie producono il soffocamento della verità. Tutto
ciò fu una fertile fonte di intolleranza tra gli uomini. Ci
furono persino guerre per «imporre» la verità «con la
forza».
—Sono stati secoli di oscurità che ci hanno portato dove siamo.
—La verità non va rispettata perché vale di per sé?— chiese
il bambino.
—Vedo, Esteban, che la tua acutezza cresce di minuto in
minuto e stai già facendo domande come se fossi un adulto. È
vero, la verità ha un suo valore e vive nella mente delle poche
persone libere che ancora abitano questo pianeta. Sono i Saggi
che amano la verità. Sono abbastanza forti da resistere alla meschinità
dell’egoismo. Non vendono la loro mente o il loro spirito.
Affrontano —con grandiosa libertà— gli interessi del potere del
denaro che vuole «comprare» la verità e la conoscenza che il
Saggio possiede. Il potere politico, da parte sua, può diventare
autoritario sminuendo la verità e la saggezza che, se usate correttamente,
potrebbero migliorare il mondo. Chi si trova in una situazione
di potere —molte volte— cerca di imporre con la forza le sue
meschine ambizioni senza badare a quanti danneggia e nuoce.
—Non si può cambiare tale spiacevole situazione?— chiese
Esteban.
—Proprio per questo stiamo percorrendo il più profondo di
questa montagna. Se riusciamo a uscirne potremo fare qualcosa
di molto importante. La luce deve essere portata a tutti i cuori
oscuri che hanno sempre rifiutato la verità quando la vedono
come un pericoloso avversario dei loro avidi interessi. Forse riusciremo
a togliere agli stolti le bende che accecano i loro occhi. La
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solidarietà e l’altruismo sono essenziali affinché gli uomini possano
vivere insieme in pace, armonia e concordia.
Esteban, sempre più entusiasta, chiese:
—Riusciremo a fare un compito così importante?
Il vecchio lo fissò:
—Dipende tutto da te —disse gentilmente— ricordati che
posso solo consigliarti, ma la decisione di percorrere ognuno di
questi sentieri è solo tua. Non posso decidere per te. Per tutta la
vita ho amato la verità. Oggi tocca a te amarla. Farà crescere i tuoi
pensieri e i tuoi sentimenti.
—I miei genitori hanno sempre amato la verità e hanno ritenuto
che dovesse essere sempre presente nei nostri pensieri e
nei nostri sentimenti— disse Esteban.
—Hai la stessa convinzione?— chiese Tomás senza staccare
gli occhi dal viso di Esteban.
—Non ci ho mai pensato. Il mio mondo d’infanzia non mi
aveva mai posto davanti a una domanda del genere. Ma oggi mi
accorgo che non sono più lo stesso di ieri e che in pochissimo
tempo sono maturato a passi da gigante. Penso che stia già pensando
come un uomo adulto. Capisco che la verità è essenziale
nella nostra vita.
—È un bene che la tua mente cresca. Dovrai sempre custodire
la libertà di pensiero e la semplicità e la bontà dell’infanzia
nel posto più prezioso del tuo cuore. Ricorda che la verità non
basta, bisogna «amarla» e per questo bisogna avere un’anima
libera dall’egoismo.La generosità è necessaria affinché la verità
fiorisca e il mondo si affermi. Il peggior «virus» che divora la
verità è la povertà di spirito. Chi ha uno spirito mediocre, senza
ambizioni spirituali, inebriato di onnipotenza, non raggiunge mai
nemmeno i contorni più superficiali della verità. Devi avere una
passione per essa, dedicarle tutta la tua vita e accettarla come
guida e come nord del progetto scelto per lasciare la nostra
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impronta sulla strada. Solo lo spirito libero, aperto alla verità, è
terreno fertile per farla germogliare. Il resto è sterile: aridità e
desolazione.
—Conosco già il deserto, disse Esteban. Ora conosco il
giardino di questo sentiero. La freschezza della sua primavera e il
verde delle sue piante. La luce, che irradia da tutte le parti, mi ha
permesso di capire che l’aridità oscura la vita ed io amo molto la
vita e la verità. I miei genitori mi hanno insegnato ad amarla con il
loro esempio. Voglio un giorno tornare con loro per far conoscere
loro questo mondo diverso che non hanno mai conosciuto prima.
Il Saggio non riuscì a trattenere un sorriso di soddisfazione
e in modo enigmatico disse:
—Forse il tuo sogno diventerà realtà...
Esteban colse la luce della speranza che brillava negli
occhi del vecchio saggio. Sentì che aveva ricevuto una nuova
ragione per continuare a combattere. Gesti di comprensione si
incrociarono spiritualmente tra di loro. Il ragazzo si sentì sempre
più vicino alla sua guida. Era fra le mani di un uomo che lo accompagnava
non soltanto per dovere ma anche per amore. Era come
l’immagine del tenero nonno di cui i suoi genitori gli avevano
parlato, ma che non aveva mai conosciuto.
Mentre tutto questo accadeva, i passi dei due viaggiatori
sotterranei li portarono vicino alla seconda porta. Non era sorvegliata
da nessun soldato. Vicino ad essa, c’era un uomo in piedi
accanto a una piccola scrivania dove c’era un grossissimo libro.
—Cosa facciamo adesso? —chiese Esteban.
—Qualcosa di molto facile, rispose Tomás. Quell’uomo che
vedi studiare è un mio studente. È un vero amante del sapere. Ha
dedicato la sua vita allo studio e conosce subito i cuori di coloro
che “vogliono” la verità. Ha fede nella mia parola. La fede è anche
un modo per arrivare alla verità... soprattutto a quelle verità che
sono incomprensibili per nostra mente e invisibili ai nostri occhi.
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Detto questo, entrambi si avvicinarono al lettore studioso.
Tomás lo salutò con affetto. L’uomo gli strinse la mano con manifesta
soddisfazione e rispetto. Aveva ritrovato il suo Maestro dopo
tanti anni. Tomás gli raccontò, con voce lenta, tutto ciò che il ragazzo
aveva imparato lungo il sentiero della verità, e l’uomo annuì
felice. Pochi avevano percorso quella strada e imparato tanto
quanto Esteban, nonostante la sua giovane età. Guardò il ragazzo
con gioia e vide che stava crescendo a passi da gigante.
—Sarà, senza dubbio, un veemente Difensore della Verità al
di sopra dell’egoismo e dei meschini interessi dei potenti. Merita
quindi il diritto a oltrepassare la recinzione.
Detto questo, il custode non esitò ad aprirla affinché il
Saggio e il bambino continuassero il loro viaggio. Lo meritavano
davvero, pensò con soddisfazione. È bastato uno sguardo per
salutarsi. I viaggiatori continuarono il loro viaggio che ogni volta
portava sempre più gioia a Esteban.
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IL SENTIERO DEL BENE E DELLA BONTÀ
Un nuovo sentiero si è aperto davanti a Esteban e a Tomás. Era il
Sentiero del Bene e della Bontà. Quando vi entrarono, Esteban si
sentì come se fosse a casa sua. Non riusciva a capire come poteva
conoscerlo se non c’era mai stato. Lo disse al saggio. Tomás non
tardò a rispondere:
—Ovviamente, devi sentire gli affetti della tua casa. I tuoi
genitori sono sempre stati buoni e gentili con te ed è per questo
che ti senti a casa tua.
—Adesso ho capito, disse il ragazzo. Sento qualcosa di familiare
in questo sentiero. Mi sento molto a mio agio.
—Non tutti proverebbero lo stesso. Chi non ha la bontà nel
cuore può sentire un forte rifiuto in questo Sentiero del Bene.
—Perché?— chiese Esteban.
—La tua domanda richiede una risposta complessa. Ci sono
una serie di "controlli" che ha il nostro cuore che iniziano a funzionare
quando il bene e la bontà si allontanano dalla strada. Alla
nascita siamo esseri buoni. Veniamo a questo mondo come esseri
incontaminati. L'inquinamento viene dopo ad opera dell’uomo.
Alcuni accettano la propria denigrazione e addirittura infestano
gli altri. Quando alcuni uomini decidono di allontanarsi dalla
strada, una sorta di "allarme antincendio" inizia a funzionare. Li
avverte che qualcosa non va e che se non cercano di risolverlo
rapidamente, tutto andrà perduto. Quel "allarme" —gli uomini—
lo chiamano "sensi di colpa". Si genera dentro di noi per aiutarci
a reindirizzare le nostre vite quando è necessario. È un "sistema
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di sicurezza" che ti avverte del pericolo di caduta. Ti mostra la
profondità del precipizio.
Quando l'uomo smette di essere giusto, quando smette
di essere gentile, quando rifiuta il bene, quando nasconde
la verità, quando perde la sua nobiltà e umanità...
dal profondo del suo cuore esce una voce interiore che
indica il suo errore ed lo avverte del danno che sta facendo
a sé stesso.
È la voce della coscienza. Ti senti in colpa per i tuoi errori.
Alcuni intelligenti la ascolteranno in tempo e torneranno
sui propri passi. La maggior parte, no. Sono sciocchi che
portano, per il resto della loro vita, un "eco critico" nel
loro cuore che ricorda loro la necessità impellente di tornare
ai primi principi: alla Giustizia e al Bene.
—Ora capisco più chiaramente perché sono stato scelto per
questo compito. Perché i bambini —nonostante la loro giovane
età— possono portare nuove speranze per forgiare un mondo più
gentile, più comprensivo, più umano.
—In un mondo veramente umanistico, l'uomo può consolidare
e cristallizzare i valori essenziali sviluppando ciò che gli è
proprio e caratterisitico: la cultura e la spiritualità.
—Ogni giorno tutto diventa più chiaro ed ho sempre più
voglia di aiutare in tutto ciò che mi venga chiesto. Vale la pena
combattere per un mondo migliore!
—Sono lieto della fermezza e della forza delle tue convinzioni,
disse Tomás. Sono certo che farai molte cose buone.
Riflettiamo, ora, sul bene e sulla bontà Ti ho già detto che c'è una
voce dentro di noi. È la guida della nostra coscienza. Ci segna
la strada che dobbiamo percorrere ogni volta che un imprevisto
capita nella vita. Non sappiamo cosa ci accadrà domani, ma la
34
nostra coscienza sa già in anticipo quale sia la cosa giusta davanti
ad ogni contingenza. È molto importante ascoltare sempre la nostra
voce interiore. Ciascuno ha la propria. Ci dice cosa è il Bene
e cosa non lo è.
—Esiste il bene fuori di noi?— chiese Esteban.
—Fai di nuovo domande difficili. Mi sforzerò per risponderti.
Prima di tutto, c'è un Bene massimo a cui dobbiamo tutto.
Lui è il nostro Creatore. Egli è "il Bene" e da lui il bene si irradia
al mondo. Spetta agli uomini accettarlo oppure no. Negli ultimi
secoli pochi hanno aperto il proprio cuore per ricevere il Bene e la
Bontà. La spiritualità è stata persa. Il risultato svalutato è visibile a
tutti. Il mondo è spiritualmente avvizzito e la viltà si è impadronita
del pianeta. Ha decimato anche la voglia di vivere sanamente. Si
riesce appena a vivere tra angoscia e lacrime. Pochissimi, come i
tuoi genitori, sono rimasti aperti al bene ed è per questo che sono
stati scelti perché tu, fiore che è germogliato sotto le loro cure nel
deserto, fossi colui che percorre questi sentieri. Dobbiamo contribuire
a ricreare dalle fondamenta un mondo migliore.
—Un mondo più umano è possibile!
—La nostra missione è percorrere tutte le strade per portare
Giustizia, Bene, Bontà, Amore… al resto del mondo.
—Come saprò, se quel giorno arriva, che sto adempiendo il
delicato compito di portare il Bene?— chiese Esteban.
—Te lo dirà la tua voce interiore. Tutti ci rendiamo conto,
per il resto, quando una cosa è buona e quando è brutta. Un test
per verificarlo è chiederci se ciò che facciamo favorisce la vita o
se, al contrario, la distrugge.
Tutto ciò che protegge o migliora la vita è buono.
Tutto ciò che la danneggia, la distrugge o la denigra è
cattivo.
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—La vita ci è stata data per prenderci cura di essa in tutti
i suoi aspetti, compreso quello spirituale. Sfortunatamente, la
maggior parte degli uomini non hanno saputo andare oltre la
vernice superficiale del materiale. Il Bene —come il seme—
non germoglia né fruttifica sulla superficie arida e asciutta. Ha
bisogno di affondare le sue radici nell'umidità nutriente della
terra. Nell'uomo, il vero nutrimento è nella sua anima. In essa sono
le nostre più grandi ricchezze. Molti hanno lasciato morire quel
seme e oggi vagano tristemente per il pianeta. Hanno perso il
nord e non hanno una rotta. Ruotano in cerchi concentrici, scavando,
con i propri piedi, un pozzo sempre più profondo dove si
inabissano senza possibilità di uscirne.
Per fortuna, molti non hanno seguito la via della mediocrità.
Hanno combattuto, come i tuoi genitori, per preservare con cura i
più alti valori. Sono un esempio per il mondo. Dobbiamo aumentare
questi esempi. Il tuo compito sarà quello di predicare nel
deserto fino alla rinascita del giardino.
—Avrò la forza per farlo?, chiese il ragazzo, non senza
preoccupazione.
—Sicuramente— affermò Tomás. Se raggiungeremo la fine
dell’ultimo percorso, ti sarà data tutta la forza di cui hai bisogno.
Chi vuole lottare per un mondo migliore, più giusto e
più umano merita di ricevere la forza per farlo.
—Non dimenticare che hai già ricevuto il tuo primo battesimo
quando abbiamo percorso il Sentiero del Coraggio e siamo
riusciti a uscirne. Finora siamo riusciti a fare tutto e questo è il
miglior segnale che siamo in grado di completare con successo
le fasi finali. Preparati per percorrerle con gioia!
Il Maestro e il suo discepolo erano già quasi alla fine di
questo Sentiero del Bene. Un’anziana gentile badeva al cancello.
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Entrambi si avvicinarono a quella donna dai capelli argentati e
dal sorriso gradevole. Quando vide i pellegrini, i suoi occhi brillarono
di una luce molto speciale: era la luce della speranza.
—Siete arrivati prima di quanto mi aspettassi!— disse loro
gentilmente.
—Il ragazzo che mi accompagna, che si chiama Esteban, è
stato molto curioso durante questo viaggio e mi ha portato con
fermezza lungo tutte le strade che abbiamo già attraversato. È
sempre molto ottimista e non vede l'ora di uscire e di aiutare gli
altri— disse Tomás.
La signora, accarezzando dolcemente la testa di Esteban, disse:
—La bontà è uno dei modi più efficaci e preziosi per fare
del bene agli altri.
Quando sentì la tenerezza della mano fragile e calda, il ragazzo
non riuscì a trattenere le lacrime. Ricordò subito le carezze
di sua madre, sempre così dolci e comprensive, e per un attimo
le apparve la sua immagine, il suo sguardo, il suo calore, i suoi
baci… il suo amore. La vecchia se ne rese subito conto e, avvicinandosi,
lo abbracciò dicendo:
—Questo abbraccio te lo invia tua madre che ti incoraggia
a continuare. Il tuo compito è estremamente importante. Molti ti
ringrazieranno.
Il ragazzo fu confortato e, in segno di gratitudine, posò un
tenero bacio sulla guancia dell’anziana. Fu un bacio d'addio perché
il cancello si aprì da solo e Tomás ed Esteban si diressero
verso il Sentiero seguente che si avvicinava: quello dell'Armonia.
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IL SENTIERO DELL’ARMONIA
I viaggiatori cominciarono a sentire una musica melodiosa, sebbene
selvativa. La luce si intensificava, l'acqua della sorgente scorreva
più velocemente e il verde delle piantine che crescevano
sulle rive era più intenso. Era ovvio che questo nuovo percorso
era pieno di vita... di tanta vita: inquieto, chiassoso, contagioso...
intenso e pieno.
Esteban era molto attento e, non appena entrati in questo
sentiero, iniziò a sentire la musica più chiaramente. Proveniva dal
canto di uccellini multicolori che andavano e venivano sulle loro
teste. Altri facevano il bagno nella sorgente. Sbattevano le ali e le
immergevano per rinfrescarsi. Quando uscivano dall'acqua, saltavano
sembrando piccolissimi “bambini avvolti” in un pannolino.
Nelle piante predominava il colore verde, ma non mancavano
il rossiccio, il giallo e perfino l'oro. Erano tutte bellissime e
sembravano dire, con il loro splendore sorprendente, che erano
piene di vita. Guardandole da vicino, si potevano vedere piccole
cavallette che saltavano da un ramo all'altro senza ferirne nemmeno
uno. Vivevano tutti insieme in modo così armonioso che
sembrava la cosa più comune al mondo.
Esteban non aveva mai visto uno spettacolo del genere.
Abituato all'aridità della sua città natale, non smetteva di ammirare
quella foresta lillipuziana che questo Sentiero dell'Armonia
gli offriva così generosamente.
—Cosa impareremo qui? chiese a Tomás.
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—Molte cose", rispose il Saggio. Tutte facili quanto necessarie.
In primo luogo, stiamo imparando che molti esseri che abitano
questo piccolo posto possono vivere in armonia tra di loro e che
possono farlo senza danneggiarsi a vicenda. In secondo luogo, è
facile vedere, all'istante, che coloro che vivono in armonia con il
mondo che li circonda hanno una vita più piena e felice. Guarda
l'eleganza e la brillantezza delle piume dell'usignolo, la dolcezza
dei loro trilli, la gioia che si può vedere in essi e la passione contagiosa
che trasmettono per la vita. Guarda anche le piante: hanno
un colore esuberante, una vitalità eccezionale, una forza speciale
nei loro steli dove le loro foglie flessibili sono cullate. E che dire
delle cavallette e dei grilli che vivono in una comunità armoniosa
con una numerosa prole di cui si prendono particolarmente cura.
Tutto è felicità. La felicità nasce dall'armonia con cui si decide di
vivere. Notando queste prime due cose, ci rendiamo subito conto
di una terza: Chi vive in armonia con gli altri e ha una vita piena
è il primo a beneficiarne perché ha trovato qualcosa che molti
cercano come panacea che però non hanno mai trovato.
—Cos'è Tomás?
—Qualcosa che sembrerà molto semplice ma che è molto
difficile da trovare: l'armonia stessa, la pace interiore.
—È così difficile trovarla? —chiese Esteban.
—Da quanto mi hanno insegnato gli anni, sembra essere
così. L'uomo è così tanto preoccupato cercando di soddisfare la
sua avidità con i beni materiali che ha dimenticato la propria spiritualità
e la creatività che lo distingue.
Quando si perde la pace interiore, non possiamo apprezzare
tutto ciò che di prezioso ci circonda.
Si perde la capacità di godersi la vita ed il premuroso
affetto dei propri cari.
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—Molti uomini impiegato anni per scoprire che dopo aver
ottenuto tutte le cose che desideravano, hanno provato un vuoto
abissale che generava un'angoscia travolgente. Avevano molti
beni materiali ma avevano perso la capacità di goderseli. Erano
molto frustrati. La vita li ha lasciati davanti a un bivio: i beni materiali
non li rendevano felici e la loro spiritualità era stata persa da
tanto tempo che non sapevano più che strada percorrere per tornare
a trovarlo. Furono tutti lamenti al vento e voci senza risposta.
—Si può fare qualcosa per rimediare alla stupidità umana?
—chiese Esteban deciso.
—L'uomo deve tornare alle sue origini, deve tornare alla
sua essenza, alla sua umanità. Deve ritrovare se stesso se vuole
essere di nuovo felice. Deve riconquistare i suoi valori e la sua
identità perduta. Deve tornare alla sua "individualità".
—Potranno farlo Tomás? chiese il ragazzo.
—Molti non sono più in grado di farlo da soli. È come se le
loro gambe fossero paralizzate. I loro cuori e le loro menti sono
insensibili e questo li ha lasciati fuori da ogni possibilità di recuperare
la propria cultura e di coltivare i propri valori, di ritrovare
la propria dignità! Solo un'intensa riflessione interiore e una
profonda e incrollabile decisione morale di cambiare possono
salvarli. Solo quando avranno adottato questo atteggiamento
coraggioso potranno essere aiutati a ritrovare la strada giusta.
—E cosa faremo? – chiese il ragazzo.
—Li aiuteremo ma solo coloro che, ascoltando la voce
profonda della propria coscienza, prenderanno la decisione di
riconquistare la propria dignità. È inutile dare aiuto a chi, caparbiamente,
non lo vuole. La bontà non può entrare nel cuore degli
orgogliosi, né di coloro che non accettano o non si pentono dei
propri errori. Ci vuole una profonda umiltà. Questa è un enorme
portale aperto alla Bontà. Aiuteremo i ragionevoli e i premurosi.
In questo modo aiuteremo a migliorare il mondo.
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—Sto pensando a quello che mi insegni e credo che se riusciamo
a riportare l'armonia nei cuori di ognuno di loro, il mondo
migliorerà notevolmente. Se usiamo un po' di immaginazione, non
sarà difficile pensare che le città del deserto si trasformeranno
gradualmente in foreste verdi, piene di trilli e ninne nanne, piene
di vita, piene di persone che hanno voglia di vivere con tutta la
felicità che il nostro cuore può accogliere.
Tomás si godeva ogni parola del suo piccolo discepolo.
Era consapevole che nei pochi giorni in cui erano stati insieme,
il ragazzo che aveva conosciuto era diventato un messaggero
determinato. Era evidente che Esteban era già qualificato per la
missione eroica che avrebbe dovuto intraprendere.
Gli uccelli sembravano guidare i viaggiatori. Volando
davanti a loro, li portarono al cancello finale di quel Sentiero
dell'Armonia. Sorprendentemente, nessuno stava sorvegliando
quella porta di uscita. C'era solo un cartello che diceva:
Se ami la vita
Se ami chi ti sta intorno,
Se vuoi vivere in armonia con loro e se vivi in armonia
con te stesso, passa attraverso le mie sbarre e nessuno
ti farà del male.
Entrambi guardarono il cancello e sebbene le sbarre non
fossero molto vicine tra di loro, non lasciavano passare nemmeno
il corpo di Tomás che era il più magro dei due.Questa circostanza
non spaventò nessuno dei due. Il primo a provarci fu Esteban,
che, in piedi di profilo, si avvicinò alle sbarre della recinzione.
Quando stava sul punto di toccarle, notò, con stupore, che la porta
si apriva da sola. Spingendola delicatamente, si aprì completamente
e Tomás ed Esteban passarono comodamente. Anche
gli uccelli e i piccioni passarono in volo gioioso. Non appena lo
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fecero, una folata di vento chiuse la porta.Esteban per curiosità
la toccò e constatò che era bloccata.Era ovvio che solo i giusti in
spirito potevano passare.
Un altro nuovo Sentiero li attendeva.
43
IL SENTIERO DELL’AMORE
Seguendo la strada, un brillante Sentiero li aspettava vicino. Era
il Sentiero dell'Amore, gli uccelli erano passati prima e svolazzavano
felici. Sembrava un giorno primaverile.
Esteban sentì ancora una volta il calore della sua casa: come
dimenticare l'amore che i suoi genitori gli avevano dato con
tanta devozione tutti quegli anni! Il ragazzo non poté trattenere
l’emozione ricordandoli e la mano di Tomás si posò dolcemente
sulla sua testa in un gesto di comprensione e di assenso. Avevano
già percorso diversi Sentieri. In questo c'erano persone allegre e
sorridenti con sincere espressioni di affetto. E perfino li aspettava
un banchetto... il che non era male dopo tanti giorni di strada. La
tavola era apparecchiata alla fresca ombra dei noccioli. C'erano
anche alcuni salici che abbeveravano alla sorgente. Gli uccelli,
appollaiati sui loro rami, si occupavano della musica e un profumo
squisito raggiungeva i viaggiatori. Li attendevano morbidi
cuscini e non tardarono a sedersi.
I padroni di casa furono pazienti e permisero ai visitatori
di mangiare lentamente prima di impegnarsi in una fruttuosa
chiacchierata. Inutile negare che Esteban mangiò i piatti con soddisfazione.
Tomás -dopo pranzo- aveva lo stomaco un po' gonfio.
Si poteva quasi dire che fosse ingrassato in un giorno come non
era ingrassato da anni. Tutto era comprensibile: le giornate erano
state piacevoli ma estenuanti. Per il Maestro, per avere insegnato
tanto; per il Discepolo, per avere imparato tanto.
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Dopo pranzo, una donna prese una cordonata arpa e cantò
dolci melodie per i visitatori. I loro spiriti furono confortati. Erano
arrivati come a un'oasi dove avevano recuperato le forze per i
tratti successivi che sarebbero venuti lungo la strada. I padroni di
casa sapevano di aver ricevuto un Saggio ed erano ansiosi di fare
loro domande. Non era necessario. Esteban inizialmente prese la
parola e diede loro un approfondito dettaglio di tutto ciò che era
accaduto dall'ingresso alla grotta e di ciò che aveva appreso dal
suo Maestro lungo ciascuno dei sentieri. I padroni ascoltarono
con attenzione. Non potevano credere che in così poco tempo il
bambino -uscito da un deserto sconosciuto- potesse aver imparato
tanto dal Saggio, soprattutto riguardo ai nobili sentimenti.
I padroni di casa conoscevano il mondo esterno e le sue
miserie. Si rendevano conto che tutti i poveri in spirito che lo
abitavano erano caduti nella mediocrità umana per non aver
appreso le lezioni che il bambino già conosceva. Si resero subito
conto dell'importanza di una guida spirituale e dell'importanza di
vivere una vita retta per il loro bene. Pensarono:
È meglio rispettare la verità che lodare la menzogna;
difendere la giustizia piuttosto che rinunciarci; mettere
la bontà nel cuore e non il fiele dell'egoismo; vivere in
armonia e non in angosciosi conflitti; avere amore ed
emarginare l'odio distruttivo.
Dopotutto -rifletterono correttamente- l'odio è un pugnale
a doppio taglio che alla fine finisce per annientare la vita
stessa. L'odio è il controluce dell'amore. È nato per mille ragioni
diverse, molte delle quali false. A volte si riproduce nel grembo
della meschinità e dell'egoismo. L'egoismo è la radice di tutti i
mali. Dall'altruismo e dall'amore -invece- nasce la comprensione,
la solidarietà, l'empatia e l'impegno a lottare affinché tutti vivano
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un mondo migliore. L'amore è viscerale. Da parte loro, l'orgoglio
e la vanità sono forme di disprezzo per gli altri. Molti uomini
amano sé stessi. Non sanno che Narciso è morto per il suo egocentrismo.
Stupidamente affascinato, la sua immagine fugace finì
per inghiottirlo.
Chi ama solo sé stesso disprezza gli altri.
Peggio ancora, si sente così magnifico che la sua stessa idolatria
porta a un sentimento squalificante di superiorità. Vuole
dominare tutti quelli che lo circondano. Alcuni uomini hanno
scoperto -deificandosi- che il modo più veloce per dominare gli
altri è il potere del denaro. Il denaro, addiritura, è più potente del
potere politico perché può comprare il sovrano.
I governanti, da parte loro, conoscendo questa pietosa verità
e desiderosi di rimanere al potere, hanno teso le loro braccia
avide al denaro. È un mezzo indicibile per rimanere avviluppati
in esso. I rapporti tra potere economico e potere politico sono troppo
"carnali". L'uno desidera l'altro come l’immagine speculare.
Non è un caso che sia così. Lo specchio ha l'argento per generare
il suo splendore e, quando è in gioco l'argento, l'uomo mediocre
pensa solo a sé stesso e dimentica il prossimo. L'avidità disumanizza,
svilisce e soffoca i sentimenti più nobili. È difficile trovare un
ricco che aiuti i poveri, anche se ci sono valide eccezioni.
Non è un caso che l'avaro possieda tanta ricchezza. Per avidità
la imprigiona e la accapparra meschinamente. Non dà niente,
non condivide niente. Chi soffre di avidità dissangua il proprio
cuore. Non può donare né condividere i suoi sentimenti. La solitudine
-quindi- si presenta come una compagnia opprimente e
mortale L'avidità finisce per essere un'ossessione compulsiva. È
una voracità eccessiva che seduce e inebria.
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L’ubriacatura toglie all'uomo la sua nota più distintiva: la sua
razionalità. L'ubriacone non può vivere senza la sua bevanda. Il
ricco vuole vivere abbracciato alla sua ricchezza. Sia l'uno che
l'altro non hanno limiti ai loro appetiti. Vogliono sempre di più.
Non si accontenta di niente. In questa corsa sfrenata, dimentica
il loro prossimo. L'egoismo diventa una spina nel loro cuore. La
venerazione e l'idolatria del denaro sono come un nido di serpenti.
Hanno un veleno che fa male a tutti. Ai ricchi perché per
esso smettono di vivere ed ai vulnerabili perché soffrono di disuguaglianze
sociali e discriminazioni.
Per denaro si danneggia, si distrugge, si uccide... Il desiderio
di avere di più è tale che lo "schiavo del denaro" vende
la dignità umana. La sua e quella degli altri. Il denaro, trincerandosi
compulsivamente nel cuore dell'uomo, bandisce gli affetti
e le emozioni più nobili. La persona altruista, invece, condivide
ciò che ha. È generoso e benevolo. Dare senza aspettare alcun
compenso.
L’ amore si abbevera nella filantropia.
Filantropia è una parola che ha un’etimologia luminosa:
«Filo» significa «che ama». Ecco perché il «filosofo» è colui che
«ama la saggezza» e il «filantropo» è colui «che ama l’umanità».
L’amore autentico e più puro è universale. L’amore è l’atteggiamento
costante dello spirito per cercare di fare del bene a tutti i
suoi simili, anche a coloro che lo feriscono, lo danneggiano o lo
discriminano. Ascolta Esteban:
Il vero amore è una passione altruistica. È un’emozione
che ti porta via. Un lampo che illumina. Una benedizione
che viene chiesta a Dio per tutti coloro che ne
hanno bisogno.
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È il desiderio che piova pensando al deserto che non
è abitato. È il desiderio del contadino che semina perché
cessino la fame dei bambini malnutriti. È condividere
il cibo quando hai fame. È condividere il cappotto
quando il freddo ti fa tremare. È il fuoco che si accende
per onorare il lume acceso. È la carezza che si getta al
vento per guarire ogni anima dolente. È il volo di una
colomba alla ricerca di chi è perduto. È l’altruismo del
dare pienamente e senza misura. L’amore... è una luce
universale e infinita.
Esteban, ascoltando il suo Maestro, gli chiese com’era il vero
amore in una famiglia. I genitori non si aspettano nulla dai figli?
Come sempre sei acuto nelle tue domande, rispose Tomás.
I genitori, infatti, si aspettano una risposta speciale dai loro figli:
il loro amore. L’amore tra persone care è un sentimento tenero
che richiede un riscontro affettivo che lo nutre, lo arricchisce e lo
illumina. L’amore è come un fiore: con l’acqua apre i suoi petali e
risplende. Senza amore tutta la vita appassisce.
Il vero amore produce un sentimento spirituale molto
speciale. È l’autentica «felicità». Chi dà il suo amore
pienamente e sinceramente è felice. Raggiunge la massima
felicità quando il suo amore si annida nel cuore
della persona amata.
Quando quell’amore è rivolto ai bambini, la felicità ha ali.
Sono riparati nel nido in modo che in seguito volino fino alle
vette più alte. L’amore si nutre di forza ma si esercita -ancor di
più- quando c’è debolezza nell’altro. È più facile amare i forti. La
virtù più grande è nell’amore verso i deboli. Non c’è amore più
grande di quello dato ai bambini (che nascono indifesi davanti a
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un mondo che non conoscono) e agli anziani perché –quando raggiungono
la loro più alta spiritualità– il loro corpo si indebolisce.
Una volta, gli uomini ammiravano gli anziani perché rispettavano
la saggezza che avevano acquisto nel loro lungo viaggio
attraverso questo mondo. Poi è arrivata la scienza e gli sciocchi
hanno creduto che potesse fornire gli insegnamenti che danno le
esperienze di una vita. Smisero di ammirare gli anziani. Ancora
di più: alcuni li disprezzavano perché la loro ricca spiritualità
non corrispondeva ai loro desideri superficiali e materiali.
Chiudevano le orecchie ai loro premurosi insegnamenti e alla
loro stimata spiritualità. Sono quindi nate le vergognose case di
riposo dove li “depositarono”... per sempre.
Chi ama i deboli -d’altra parte- ammira l’anziano perché la
sua debolezza fisica non ostacola la sua forza spirituale. Quando
il corpo è indebolito, l’anima si rafforza in coloro che prendono la
ferrea decisione di non arrendersi mai. È lì dove l’anima acquista
tutto il suo vigore e tutto il suo splendore. Un’anima calma e temperata
è un’anima in pace con sé stessa e con gli altri. La pace
interiore arriva con gli anni quando impari quali sono i veri valori
che durano e si vive secondo i loro principi. I valori sono luci
che illuminano il percorso dei nostri progetti di vita. Per scegliere
correttamente i valori che ognuno deve privilegiare nella sua vita
ci vuole una profonda saggezza.
La saggezza nasce dalla riflessione ma è molto difficile
riflettere immersi nel materialismo del mondo odierno.
Per questa ragione ci sono pochi saggi e molti stolti e
orgogliosi. Per raggiungere la saggezza bisogna amarla
con profonda umiltà. La più grande saggezza che possiamo
conquistare è la saggezza dell’umiltà. L’umiltà
non ha limiti: è infinita.
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Detto questo, Tomás, guardando con gioia Esteban, gli disse:
—Vedo che ami la verità, ami i tuoi genitori, ami il tuo prossimo.
Il tuo amore e la tua grandezza spirituale saranno la tua
spada per compiere la missione eroica che ti è stata affidata.
In quel momento i padroni di casa ringraziarono Tomás
per i suoi insegnamenti, che ascoltarono anche dalla piacevole
storia di Esteban. Magari li avessero imparato anche loro tutto
ciò all’età di dieci anni! Si sentivano tutti molto vicini. C’era un
sentimento di fratellanza, un calore speciale, empatico e comunicativo,
come se fossero tutti parte della stessa famiglia. Ed infatti,
lo erano: erano una di quelle famiglie che non sono unite dal
sangue; una di quelle famiglie che vengono scelte per qualcosa
di molto speciale che le unisce: l’amore e il sincero desiderio di
dare e di condividere tutto con filantropia... per il pieno e gentile
piacere di aiutare gli altri senza alcun interesse o considerazione.
—Questo è l’amore più nobile e più autentico— disse Tomás,
e prendendo per mano Esteban, salutarono tutti con grande affetto.
Corsero ad aprire il cancello di questo Sentiero con una gioia
e una felicità mai viste prima.
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IL SENTIERO DELLA GIUSTIZIA
Un passo avanti, nasceva il Sentiero della Giustizia, che generò
forti vibrazioni nel cuore di Esteban. Il bambino —fino all'arrivo
in montagna— non aveva mai considerato la questione del coraggio
(perché prima non aveva conosciuto la paura) o della verità
(perché era un tema troppo laborioso per la sua giovane età) ma
aveva sempre percepito che ci sono regole essere giusti con gli
altri. Lo disse a Tomás.
—È naturale che tu senta un’emozione dentro di te. Siamo
sulla Via della Giustizia ed il “senso di giustizia” nasce con noi. È
innato. Lo portiamo già nei nostri cuori da quando la nostra vita
germoglia. La giustizia è un valore che motiva e spinge ad assumere
atteggiamenti di vero impegno. La cosa più preziosa che
l'uomo può fare è combattere per un mondo più giusto. Grazie
alla giustizia, l'uomo somiglia al suo Creatore, sebbene la storia
dell'umanità ci insegni che gli uomini stessi furono i peggiori gli
amministratori di un valore così prezioso. L'amministrazione della
giustizia si è contaminata con l'arroganza e la sete di potere. Molti
giudici hanno giudicato con alterigia altri uomini come se fossero
"superiori" a loro. Hanno dimenticato che umiltà, comprensione
ed empatia devono accompagnare ogni giudizio. Anche queste
virtù sono doveri imprescindibili dei governanti verso la società.
Devono governare tutti con giustizia cercando un equilibrio
sociale. Devono inoltre garantire i diritti dei più vulnerabili. La
giustizia è stata snaturata —attraverso la storia— fino a diventare
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qualcosa di deplorevole.Un oscuro labirinto, un potere irrazionale.
Un mero esercizio di potere sotto la maschera della legge.
Alcuni giudici e alcuni governanti hanno creduto di essere
dei. Che sciocchi! Si sono dimenticati di essere semplici uomini...
con luci e tenebre come ogni essere umano. Non è stato sempre
così. Non tutti i giudici o governanti caddero nell'insensibilità,
nella presunzione e nell'arroganza. Ce n'erano "pochi", ma non
erano tutti. A causa della mancanza di giustizia, nel mondo oggi
dilagano conflitti molto gravi che degradano l'esistenza. L'uomo e
molti governanti sono stati i suoi peggiori predatori.
—E’ così facile distruggere?— chiese Esteban stupito.
—L'indolenza, l'intolleranza, il dispotismo, il fanatismo, il
fondamentalismo, la violenza, l'odio... hanno un enorme potere
distruttivo.
Non ci sono limiti al degrado.
—L'uomo non ha capito che distruggendo il suo prossimo
finisce per distruggere sé stesso?
—È una domanda acuta —dichiarò Tomás. Ci sono voluti
molti secoli perché gli uomini lo capissero, ma quando lo capirono,
gli effetti del loro male furono praticamente irreversibili.
Ecco perché oggi il mondo è in uno stato quasi vegetativo.
Ciascuno protegge quel poco che ottiene dalla povertà materiale
del pianeta. Si sono dimenticati della ricchezza spirituale molto
tempo fa, senza rendersi conto che l'assenza dell'una annullava
necessariamente l'altra. Quando l'uomo limitò le sue aspirazioni
alle semplici cose materiali, perse anche la propria umanità. Lui
stesso divenne una cosa e come cosa arrivò anche ad avere un
prezzo. L’uomo ha pagato un caro prezzo: ha venduto i suoi valori,
la sua libertà e la sua spiritualità. Divenne povero di spirito.
Oggi molti strisciano per il mondo senza dignità.
Combattono solo per sopravvivere materialmente e per questo
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si mettono al servizio dei potenti che venerano in cambio di una
vita senza fatica né sacrificio.
Gli animali sono oggi più coerenti dell'uomo. Sono fedeli ai
propri istinti e sinceri nelle loro emozioni. Non conoscono l'ipocrisia.
Sarebbe un buon inizio se l'uomo cominciasse ad apprendere
la semplicità dell'animale e a vivere in armonia con la natura.
—Non avrei mai pensato che l'uomo potesse imparare dagli
animali, rifletté Esteban. Potrebbe —per esempio— imparare da
loro che cos'è la giustizia?
Il saggio fu stupito dall'intuizione del bambino.
—Fai domande più acute ogni volta! Il tuo intelletto è maturato
molto in pochissimo tempo! I tuoi progressi sono incredibili!
Il ragazzo sorrise soddisfatto. Era soddisfatto della gentilezza
e della saggezza del vecchio ed era pienamente consapevole
di essere sulla strada giusta. Ci fu un breve silenzio dopo il
quale Esteban insistette con la sua domanda. Il Saggio studiò la
sua risposta:
—Beh, guarda, piccola mente privilegiata... in effetti, gli animali
non sanno cosa sia la giustizia ma hanno comportamenti che ci fanno
pensare che —in una certa misura— faccia parte del loro istinto. Gli
animali hanno codici genetici proprio come gli umani. La scienza
ha scoperto che gli uomini sono geneticamente ritardati. Il nostro
cervello primitivo è adattato per dare risposte rapide e sconsiderate
(automatismi) che gli consentono di sopravvivere nel mondo
naturale in cui evolviamo lentamente. Quando l'uomo iniziò a
creare —in modo accelerato— un mondo culturale, il cervello
non si è evoluto alla stessa velocità e quindi non è riuscito ancora
ad adattare gli impulsi primitivi e le nostre preziose emozioni al
nostro cervello razionale, nato milioni di anni dopo.
Negli animali il cervello è ancora primitivo e quindi agiscono
senza tanti ostacoli perché hanno meno razionalità e più
emotività. Gli animali reagiscono con meno ostacoli e danno ris-
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poste più istintive ed emotive (come l’affetto per il padrone, la
paura dei tuoni, la paura del fuoco...). Non hanno “pre-giudizi”
come gli uomini, che “pre-giudicano” utilizzando predisposizioni
mentali che li condizionano prima di agire. Gli animali, a differenza
degli uomini, sono più coerenti con i propri istinti. Pensa a
due cavalli a cui non vengono date uguali razioni di farina d'avena
o a due cani che ricevono carezze diverse dallo stesso proprietario.
In qualche modo gli faranno sapere che sono insoddisfatti
e faranno la gara per arrivare al cibo o alla mano gentile che li
accarezza per primi. Non accettano disparità di trattamento.
L'uguaglianza è una delle componenti essenziali della
giustizia. Uguaglianza e giustizia sono termini intimamente
legati, ma la vicinanza dei loro concetti non è sufficiente
per definire la giustizia.
A dire il vero, gli uomini non sono ancora d'accordo sul suo
significato perché è soprattutto un sentimento difficile da sintetizzare
in un concetto. I valori vengono elaborati emotivamente
e —quindi— la razionalità li rende più intelligibili. Ma l'intelletto
non funziona correttamente senza l'aiuto essenziale delle
emozioni. Esse non danneggiano il ragionamento. Al contrario, lo
arricchiscono.
Non nego che nei miei lunghi anni di vita ho riflettuto più e
più volte sulla giustizia ma non sono riuscito a trovare un concetto
univoco e completo perché applicabile a una miriade di questioni
diverse. Per questo motivo è un termine a più voci.
La parola "giustizia" non solo connota diversi comportamenti
e circostanze, ma racchiude anche infiniti aspetti di ciascuno
di essi. Un concetto illuminante è stato proposto da un
filosofo molti anni fa. Insegnò che la giustizia è "l'equalizzazione
delle disuguaglianze" e credo che sebbene non sia una defini-
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zione completa, la storia del mondo sarebbe cambiata molto se i
governanti l'avessero applicata nei loro regni.
Immagina un paese in cui tutti sono trattati come uguali!
Dove non ci fosse discriminazione, disprezzo, indegnità!
Immagina un Paese dove tutti i bambini avessero la
stessa possibilità di nutrirsi!... Quante morti sarebbero
state evitate a causa della malnutrizione!
Immagina un paese in cui tutti gli uomini abbiano
uguale accesso alle cariche pubbliche! Si eviterebbe
una delle peggiori cause di corruzione; quella che
nasce quando il funzionario si radica al potere.
Immagina un paese in cui tutti abbiano uguale accesso
alla cultura! Si eviterebbe l'analfabetismo e l’onta che
l’analfabeto si porta nella società per tutta la vita. Non
potrebbe essere trattato con il disprezzo che si vede
oggi, né il pianeta oggi sarebbe diviso così radicalmente
tra dominatori e dominati.
Immagina un paese in cui gli uomini possano avere
uguale accesso a una vita spirituale! La nostra specie
non sarebbe stata disumanizzata.
Immagina un paese in cui tutti abbiano le stesse risorse
per nutrire ed educare i propri figli! Pensa a tutti quei
bambini scalzi che vivono per strada senza tetto e senza
una famiglia!
Si eviterebbero tutte queste ingiustizie —e molte altre—
con una buona dose di uguaglianza. Ti rendi conto fino a che
punto l'uguaglianza interessa la giustizia e quanto è illuminante
questo concetto che la giustizia "è l'equalizzazione delle disuguaglianze"?
Oltre ad essere un concetto dovrebbe costituire la preoccupazione
principale e la guida dei governanti.
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È inoltre fondamentale restituire all'uomo la libertà che
alcuni sistemi economici gli hanno sottratto. La rapina della libertà
è una delle forme più sanguinose di sottomissione e degrado. È
un modo per derubarci astutamente della nostra stessa umanità.
Nell'uomo tutto è incompiuto. È un essere in continuo divenire.
Tutto si presenta come un perenne fare... nel cammino di
tutta la sua vita. Veniamo al mondo con molti difetti ed è per
questo che abbiamo bisogno della libertà di sviluppaci sia intellettualmente
che moralmente.
Così come nessuno nasce saggio —ed ha bisogno della
libertà per decidere di esserlo— nessuno nasce con una piena
coscienza morale. La libertà ci permette di scegliere tra il bene
e il male. Ecco perché è fondamentale che ci godiamo la libertà
—la più piena possibile— per poter scegliere, giorno per giorno,
di essere onesti o di non esserlo. Anche decidere di essere giusti
è una scelta di vita.
—Ascolta, Esteban. Se l'uguaglianza è una componente
essenziale della giustizia, lo è anche la libertà. Senza uguaglianza
sociale e senza libertà politica, la giustizia non può nemmeno
nascere nel mondo. Nella storia dell'umanità ci sono verificate
molte situazioni in cui il potere ha approfittato della disuguaglianza
sociale. L'ingiusta distribuzione della ricchezza e dell'istruzione
permette ai potenti di sottomettere più facilmente i più
poveri. Così, la disuguaglianza e la discriminazione diventano più
taglienti e dolorose.
Il buon sovrano deve creare le condizioni affinché tutti
possano guadagnare il denaro necessario per sfamare
la propria famiglia. Così si riafferma l'idea di genitorialità
responsabile. È importante capire che non basta
avere risorse per nutrire ed educare i figli, è necessa-
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rio anche avere tempo e tanto amore per abbracciarli e
baciarli.
—Che cos'è l'amore? —chiese di nuovo Esteban. Voleva
saperne di più dal suo Saggio Maestro che gli aveva già parlato
molto dell'amore.
—Ebbene, alla tua domanda insistente non è facile rispondere
pienamente ma ti trasmetterò qualcos'altro che la vita e la
riflessione mi hanno insegnato.
Il vero amore è quello che si regala.
Quello che si distribuisce disinteressatamente.
È quello che viene dato senza aspettarsi nulla in cambio.
È in colui che apprezza la felicità dell'altro più della
propria.
L'amore non esige mai. È sempre disposto a rinunciare.
È la passione che nasce dall'altruismo.
Trova la sua gioia più grande nella felicità della persona
amata.
Come è stato detto "la misura dell'amore è amare senza
misura".
L'amore non può mai essere basato sull'egoismo. L'egoista
ama solo sé stesso. È una specie di narcisismo senza lago e senza
riflessione. Al contrario, chi ama il prossimo condivide la propria
luce interiore, illuminando la strada a tutti coloro che ne hanno
bisogno. Il vero amore è bendato, ma ha il suo splendore. Guarda
con il cuore.
L'amore è come il sole: è sempre lì. Irradia la sua luce
anche nel buio della notte!!!
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L'amore ci è sempre vicino anche se a volte è invisibile
ai nostri occhi. L'amore è una luce profonda, universale
e infinita.
Dopo queste risposte, il saggio diede un nuovo insegnamento
al suo discepolo:
Amore e Giustizia hanno bisogno l'uno dell'altro:
Perché ci sia giustizia in questo mondo è essenziale
amarla.
Senza amore e senza passione, la giustizia non si annida
nella società.
Per una convivenza pacifica è necessaria la presenza
costante della giustizia.
La giustizia sgorga dalla libertà e dall'uguaglianza.
Senza uguaglianza non può esserci libertà e senza l'una
o l'altra non può esserci giustizia.
La giustizia è sostenuta sia dall'uguaglianza che dalla
libertà. È come il tempio filisteo demolito da Sansone:
poggia su due colonne centrali. Quando queste si incrinano,
il tempio della giustizia crolla. In piedi non rimane
nulla.
Il potere legittimo deve sempre essere sostenuto dalla
giustizia. Quando non lo fa, corre il rischio di far crollare le fondamenta
su cui poggia. Per questo, in democrazia, il governante
deve essere equo a rischio di perdere il consenso del popolo e di
crollare precipitosamente.
—Ebbene— disse Tomás— è giunto il momento di sintetizzare
tutto ciò che abbiamo detto sulla giustizia e per questo
non c'è niente di meglio che ricorrere al pensiero acuto di un
altro pensatore: Carlos Nino. Con brevi e belle pennellate, Nino
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insegnava che la giustizia consiste in un'equa distribuzione della
libertà. Riflettendo sul suo pensiero —disse Tomás— sono giunto
a un concetto simile.
La giustizia politica esiste quando il potere garantisce il rispetto
effettivo della libertà in modo uguale a tutti i cittadini. C'è
giustizia solo quando l'uomo ha una dose sufficiente di libertà
che è proporzionata a quella dei suoi simili. Se la distribuzione
diseguale, la libertà di alcuni invade e usurpa dannosamente la
libertà degli altri e lì, allora, non c'è giustizia piena.
La giustizia esige una parte giusta ed equa delle libertà
in modo che ogni cittadino abbia la sua. Devono essere
equivalenti. In tal modo, la libertà di ciascuno non invade
né diminuisce quella dell'altro.
La giustizia è come un pendolo che oscilla —in volo armonioso—
da una parte e dall'altra in un orizzonte sociale
egualitario, distribuendosi a tutti in modo equo.
La giustizia è come una bussola. Segna i punti cardinali
per la convivenza pacifica.
La giustizia è come una strada a doppio senso: non solo
dà a ciascuno il suo, ma restituisce anche ai diseredati
il proprio.
La giustizia è un filo d'oro che dà solidità e consistenza
al tessuto sociale.
La giustizia è come una moneta: ha due facce di metallo
prezioso. Le due sono indissolubilmente legate. L'una
non ha valore senza l'altra.
La faccia della libertà abbraccia quella dell'uguaglianza
e in questo modo la moneta ha il suo vero valore
e caratura.
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—Sono entusiasta delle tue parole— disse Esteban—. Sento
un forte calore nel mio cuore. Sono pienamente convinto: vale la
pena lottare per un mondo più giusto! —disse il piccolo eroe con
intima e profonda convinzione.
—Questa si chiama passione— dichiarò Tomás—. È passione
sana. Quello che cerca di aiutare gli altri in modo disinteressato,
per il semplice e prezioso desiderio di fare il bene.
—È un modo di essere giusti? —chiese Esteban con uno
scintillio negli occhi.
—Infatti —rispose Tomás.
Non si può fare giustizia se nel cuore del giusto non
regna la passione. Richiede quell'amore altruistico che
permea le nostre emozioni più pure.
La giustizia non è per i tiepidi, gli indifferenti o gli indolenti.
Il sentimento di giustizia richiede ferma convinzione
e il desiderio incrollabile di conquistarla e
condividerla.
—Dobbiamo lottare per riconquistare l'amore per la giustizia—
disse eloquentemente il Saggio.
Esteban, vedendo che il cancello si avvicinava sempre di
più, chiese alla sua saggia guida:
—Come lo attraverseremo?
—Sarà molto facile— disse Tomás—. Il bambino che la custodisce
si limiterà a guardarti negli occhi. Se vede che la luce
della giustizia li illumina, non esiterà ad aprire la porta.
Detto questo, entrambe i viaggiatori arrivarono al fianco
del giovane custode. Come aveva detto Tomás, il ragazzo guardò
Esteban negli occhi e sul suo volto apparve un indescrivibile
segno di soddisfazione.
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—Era tanto tempo che non vedevo occhi così cristallini e
scintillanti. È un onore per me aprirvi il cancello e permettervi di
continuare il vostro viaggio. Augurò a tutti di completare il viaggio.
Il mondo ha bisogno che tornino persone giuste per restituire
umanità e dignità all'uomo. Spero che tutti i sani sentimenti ed i
desideri che vedo nei tuoi occhi possano essere esauditi il prima
possibile. Felice viaggio!
Detto questo, prese una lunga chiave e la inserì nel chiavistello.
Il cancello scivolò giù senza rumore ed i viaggiatori riconoscenti
continuarono il loro cammino.
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IL SENTIERO DELLA FEDE
Esteban era in estasi. La felicità lo saziava. Era consapevole che,
in qualche modo, stava arrivando alla fine del suo viaggio. Voleva
sapere cosa avrebbe fatto dopo. La curiosità lo rendeva straordinariamente
vigile. Vide che Tomás si stava dirigendo risolutamente
verso il Sentiero della Fede.
—In questo percorso devi prendere la decisione di lasciare
la montagna o meno. Se usciamo avremo cose importanti da fare
nel mondo. Se non lo facciamo, potrai vivere felicemente qui. Hai
già notato che ci sono persone molto brave che si prenderanno
cura di noi. La scelta è tua.
Esteban rimase in silenzio. Non aveva mai pensato di restare
dentro la montagna, non importava quanto fosse bella e non
importava quanto fossero brave le persone che aveva incontrato
lì. Voleva vedere i suoi genitori. Sapeva che lui mancava a loro e
loro a lui. Potrei farlo un giorno? Tomás continuò a camminare,
lentamente, lungo il Sentiero della Fede. In fondo non c'era luce.
Tutto era buio. Presto invitò Esteban ad accompagnarlo. Si avvicinarono
al luogo oscuro. Immediatamente il ragazzo si accorse,
con sorpresa, che l'uscita era chiusa da grossi massi. Erano molto
simili a quelli che avevano coperto —giorni prima— l'ingresso
della caverna. Preoccupato, chiese a Tomás:
—Questa uscita è sbarrata come l'ingresso?
—Esatto, rispose il vecchio saggio. Sono le stesse pietre che
il vulcano ha gettato sopra l'ingresso. In verità siamo nello stesso
posto in cui siamo entrati qualche giorno fa.
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—Come è possibile? —chiese il ragazzo. Il saggio impiegò
un po' di tempo per rispondergli. Poi, alla fine, disse:
—Tutti i sentieri girano attorno allo stesso asse centrale
della montagna. Abbiamo percorso un cerchio enorme ed è per
questo che siamo arrivati, esattamente, al punto di partenza.
—Lo sapevi? —chiese Esteban.
—Sì —disse Tomás— ma non volevo dirtelo prima che tu
assumessi, con profonda convinzione, il coraggio; deciderai di
combattere per la verità, amerai appassionatamente la giustizia,
riempirai il tuo cuore di bontà, sentirai l'armonia nel tuo stesso
essere e ricorderai l'importanza dell'amore... quel sentimento
nobile che i tuoi genitori ti hanno sempre dato.
Avendo appreso tutto questo, sei pronto per compiere la
tua missione con eroismo. Hai abbastanza forza per combattere
per un mondo più umano!!! Per farlo, dobbiamo tornare ai primi
principi ed è per questo che oggi siamo nello stesso punto in cui
siamo partiti. Siamo alla porta d'ingresso e con le stesse pietre
del vulcano che l'ha bloccata con tonnellate di roccia inamovibili.
—Cosa facciamo, Tomás?— chiese Esteban, vedendo che i
suoi sogni erano stati brutalmente interrotti. Ora che mi hai preparato
a combattere per un mondo migliore e sono determinato
a farlo, dovremmo sederci e aspettare che un nuovo terremoto
faccia rotolare via le pietre?
—Niente di tutto questo! —disse il Saggio con voce energica.
Ecco perché siamo sul Sentiero della Fede.
—Che cos'è la fede? —chiese Esteban.
—È la credenza più radicale che l'uomo possa avere. È credere
senza vedere. È la convinzione profonda —interiore e viscerale—
che possiamo fare l'impossibile. Che possiamo, anche,
superare le leggi della natura in casi eccezionali, quando il Bene
e la Giustizia lo richiedono. È credere che il nostro Creatore ci
aiuterà in tutto ciò che noi non possiamo fare da soli e che questo
66
aiuto sarà di tale grandezza da poter modificare l'ostacolo più
incrollabile. È credere nonostante tutto che i nostri sogni potranno
avverarsi. È affidare tutto il nostro essere a Dio ed affidarci a Lui
perché ci aiuti con la forza che solo Lui possiede.
Detto questo, Tomás guardò gli occhi di Esteban e disse:
—Se credi nel tuo Creatore, se pensi che valga la pena
lasciare questa montagna per lottare per la Verità, la Giustizia,
il Bene... cioè per un mondo migliore, riponi tutta la tua Fede in
Dio e chiedigli con l'umiltà di un bambino e il cuore di un eroe
che sposti quelle enormi pietre dall'ingresso e ti faccia uscire. Il
mondo ti aspetta!
Esteban ascoltò scioccato l'esortazione del saggio. Il suo
viso arrossì, il suo cuore batteva fortissimo e un'emozione violenta
lo scosse. Le sue labbra cominciarono a pregare con tale intensità
che la caverna cominciò a muoversi. Ad ogni spostamento
ne seguiva uno maggiore e in breve tempo tutto si trasformò in
un tremito. In pochi minuti le pietre cominciarono a cadere e l'ingresso
della caverna lasciò entrare luce dall'esterno. Il miracolo
della fede era accaduto ancora una volta.
Il vecchio prese la mano di Esteban –come il primo giorno–
e uscirono. Esteban, con sorpresa, trovò il messaggero dal lungo
mantello in groppa al suo cavallo alato.
—Sei sempre stato qui? gli chiese Esteban.
Il signore rise amabilmente e disse:
—In tutti questi giorni non ho smesso di andare da qui a
là. Ho portato sul mio cavallo diversi ragazzi e ragazze di dieci
anni su varie montagne e altrettanti Saggi hanno insegnato loro
l'importanza di preservare i valori essenziali della vita umana. Tu
sei il primo ad uscire e il primo che devo trasferire per compiere
la missione di insegnare —con determinazione e coraggio—
che cos'è la Verità, quanto è importante la Giustizia e quanto è
necessario il Bene. Solo così l'umanità vivrà in armonia e i deserti
67
torneranno ad ospitare la vita. Essere bellissimi frutteti pieni di
piante vivaci e di armoniosi trilli. Vuoi viaggiare con me verso la
tua destinazione?
— Sì! —rispose Esteban senza esitazione.
Allora il saggio lo prese per la vita e lo sollevò sul destriero
alato del messaggero.
—Dove andremo? —chiese Esteban.
Il messaggero guardò il saggio e, sorridendo, rispose:
—Nel mezzo di un deserto ti aspetta una città semidistrutta. Lì
troverai molte persone da aiutare e ci sono due persone che ti aspettano
con tanto amore: i tuoi genitori. Saranno molto felici di vederti!
In quel momento emozionante Tomás, il suo Maestro, lo
guardò negli occhi e disse:
—Ti auguro il meglio. Sono onorato di essere stato la tua
guida. Il mondo ha bisogno di ascoltare nuovi messaggi pieni di
gentilezza, umiltà e pacifismo.
Con gli occhi umidi per l’emozione, Tomás aggiunse:
Combatti per un mondo migliore, più dignitoso, più
giusto, più tollerante, meno violento, più umano e più
bello. L'umanità deve tornare ad avere il cuore e la nobiltà
dei bambini. Sei il primo eroe prescelto e potrai
aiutare molti. Il mondo ti ringrazierà!
Detto questo e con un impercettibile movimento delle
redini, il destriero si diresse verso il villaggio dove abitavano i
genitori di Esteban. Nuove e ricche esperienze attendevano il
nuovo eroe.
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LETTERA APERTA:
PENSANDO UN MONDO PIÙ UMANO
Ti invito a costruire un mondo più umano. Insieme possiamo progettare
un nuovo mondo in cui la libertà, l’uguaglianza, la giustizia
e la dignità siano osannate.
In un mondo più umano devono esserci maggiori garanzie
affinché la libertà non sia una parola svuotata di ogni contenuto.
La libertà non va proclamata, ma piuttosto rafforzata a tutti i livelli
della nostra società.
Ci sono disuguaglianze sociali eccessive. La distribuzione
ineguale della ricchezza nel mondo ha portato la metà di essa
nelle mani di pochissime persone. D’altra parte, l’indice di
povertà, vulnerabilità e discriminazione è cresciuto in molti paesi.
Colui che deve dedicare la sua vita a combattere solo per
la sua sopravvivenza manca di ogni libertà di scegliere il proprio
progetto di vita. Abbiamo bisogno di leader e uomini di stato che
comprendano che la disuguaglianza economica e sociale limita
la libertà e che senza libertà nessun individuo può possedere la
dignità di essere una persona. I governanti devono essere veri e
autentici garanti della libertà.
Il disprezzo delle minoranze, l’autoritarismo, l’intolleranza
verso chi la pensa diversamente sono un cancro sociale che va
epurato con il miglior rimedio che esiste: l’umiltà che ci porta a
vedere l’altro come un vero prossimo. Chi si vanta della sua ruolo,
quando esercita il potere politico, dimentica di essere stato eletto
per servire. Se il potere viola la libertà, è illegittimo. Tradisce l’innegabile
dovere di tutelare le libertà dei cittadini. L’uguaglianza
71
è sottovalutata anche da coloro che credono di «essere» di più
perché «possiedono» di più. La ricchezza non ci rende più umani.
In realtà è stato un veleno sociale che ha generato disuguaglianze
di diritti e opportunità.
Kant insegnava che ci sono cose che hanno dignità e altre
che hanno un prezzo. Il denaro è «adatto» ad acquistare beni ma
non può «comprare la dignità» (né la propria né quella degli altri).
Peggio ancora se è destinato ad essere usato come potere reificante.
Genera orgoglio, avidità, ambizioni sfrenate e tutto questo
-appunto- mutila la dignità anche nella nostra finitezza.
In un mondo più umano -lo ripeto- ci devono essere pari
possibilità nell’acquisizione dei beni. Dobbiamo decidere di abolire
il flagello della povertà e della miseria. Tutti, ma proprio tutti,
devono avere accesso ai beni essenziali per vivere con dignità
come persone. Il segno da applicare è il «meno». Meno poveri
e meno ricchi. Charles Chaplin diceva: “Non mi dà fastidio che
ci siano persone ricche. Quello che mi preoccupa è che ci siano
i poveri». Un movimento pendolare nella distribuzione della
ricchezza aiuterebbe a livellare le disuguaglianze. Per questo
dobbiamo dimenticare il nostro atavico egoismo e cominciare a
pensare -seriamente- al valore dell’altruismo.
Ci deve essere uguaglianza perché non c’è motivo per cui
non abbiamo uguali diritti. Se siamo tutti umani, non meritiamo
una disparità di trattamento basata su prerogative di potere o ricchezza
che sostengono privilegi che incidono sulla pacifica convivenza
tra esseri uguali. Le disuguaglianze estreme generano
violenza. È ovvio che lo sforzo, la volontà di lottare e il talento
dovrebbero generare ricompense diverse, ma chi ha ereditato
talenti speciali deve condividerli con l’altro.
Un mondo più umano costringe chi ha di più ad aiutare chi
ha di meno. Il pendolo dell’orologio ci insegna che entrambe
le estremità devono trovarsi in un punto equidistante. La virtù
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-insegnava Aristotele- sta nel punto medio e gli estremi devono
incontrarsi in un punto centrale dove convergono nell’unione
fraterna. In un mondo più umano deve esserci molta, moltissima,
giustizia. Spetta ai giudici riflettere profondamente su questa
richiesta urgente della società perché sono stati scelti per incarnare
la giustizia. Ho conosciuto pochi giudici giusti ma quelli che
lo sono, esaltano l’Amministrazione della Giustizia. Vorrei che nel
mondo ci fossero molti più giudici giusti che fiorissero e venissero
messi da parte quelli che pensano che più velocemente si
risolvono irresponsabilmente i casi, meglio fanno il loro lavoro.
La giustizia non è una gara di velocità, ma il frutto della
ponderazione riflessiva della condotta giudicata. Chi giudica con
onnipotenza e orgoglio, credendo di avere un valore personale
maggiore di quello dell’imputato, sbaglia. Il suo compito è portare
l’uguaglianza dove non c’era. Per questo –proprio– la giustizia è
l’equalizzazione delle disuguaglianze. Dove non c’era né uguaglianza
né libertà, il giudice deve ristabilirla affinché i deboli e
gli offesi siano protetti ed equiparati. Il giudice che non la vede in
questo modo non è un buon giudice. Non lo è nemmeno il governante
se non adempie alla missione di spargere semi fecondi di
uguaglianza e libertà. Come è stato ben insegnato: «La giustizia
consiste nell’equa distribuzione della libertà».
In un mondo più umano, la dignità dell’uomo deve essere
rispettata, senza alcun dubbio. L’uomo è un essere prezioso in
sé stesso. Tutti abbiamo dignità. Un mondo più dignitoso e più
umano esige che ciascuno di noi si impegni per le ingiustizie
subite dai più vulnerabili; per tutte le persone che subiscono discriminazioni
di ogni genere, per coloro che non hanno nemmeno
voce per farsi sentire. Dobbiamo essere la voce di quei silenzi.
Nella sua esortazione contro la mediocrità, José Ingenieros
ha lasciato queste sagge parole: «Ogni ideale, nella sua protesta
contro il male, rivela sempre una speranza indistruttibile per il
73
meglio. Nella sua critica al passato, fa fermentare un sano lievito
per il futuro».
Spero che emerga un mondo più umano in cui tutti assumiamo
atteggiamenti di vero impegno per una società più egualitaria,
per una società più libera, per una società più giusta e per
una società che aiuti, con altruismo, i più vulnerabili e indigenti.
74
PAROLE DI ANA RUSSO
Quando incomincia a leggere il libro L'eroe e il saggio, fin dal
titolo, il lettore prefigura che si tratta di un testo che solleva
alcune domande forse mistiche, forse filosofiche o forse erudite
di qualcuno che si ostina a tracciare un percorso per lasciare che
un altro, il bambino, segua.
Prima di iniziare il testo, il suo autore, Ernesto Seguí, avverte
che ci presenta una storia e la dedica “...a tutti quelli che sognano
a un mondo migliore, più dignitoso, più giusto, più tollerante,
meno violento, più umano, più bello”. E aggiunge: “... Dai
tuoi sogni di oggi e dalla nobiltà e dalla generosità del tuo seme
dipende questo prossimo e magico futuro”. Lo dedica a tutti e a
nessuno in particolare, rivolta a un "tu" che potrebbe benissimo
essere interpretato come il bambino -il futuro eroe- che lo guarda
cercando di capire le ragioni del mondo.
Fin dall'inizio si avverte una fiducia pura nei valori che implicano
una vita in armonia con sé stesso, con il mondo e con il cosmo.
Un essere in pace è un equilibrio sulla terra e nell'universo. A dirlo
sembra troppo ambizioso ma non lo è. Oltre all’educazione dei genitori
o della scuola, alla fede ereditata dalla dottrina, dagli esempi o
dai momenti di crisi in cui la vita rafforza ciò che si ha imparato o,
forse, quei momenti servono, lo ripeto, ad avviare la ricerca di ciò che
mancava con la convinzione di restare sulla retta via. Voglio dire, un
essere in pace è un benessere per tutta l'umanità.
Non sto descrivendo un essere meramente contemplativo.
Si può essere in pace in mezzo alle azioni più rischiose che l'uomo
intraprende durante questo viaggio che è la vita. Dunque, quel
75
"seme" da cui dipende "quel lontano e magico avvenire" è quello
di chi oggi sogna e lavora affinché tutto ciò che verrà sia più dignitoso
e più giusto.
Chi legge queste parole potrebbe pensare a un'utopia,
un’assoluta espressione di desiderio impossibile da raggiungere,
un paradisiaco evolversi in cui l'umanità abbia subito profonde
purificazioni e, cristallina e limpida, viva in un rispetto idilliaco
ed ineffabile. Sembra che chi scrive questa storia sogni un ideale
di perfezione o un prodotto immaginario dell'analisi del comportamento
umano che sta degradando il genere, rendendolo oggetto
di materialismo e povertà di spirito insopportabile che offusca
il vero senso della vita.
Chi scrive questa storia non è un letterato ma è un illuminato
professionista delle leggi che ha ripercorso la via del comportamento
umano e ha sentito fortemente il bisogno di tornare
alle fonti della giustizia per capirle.
Amante della letteratura e della lettura erudita, ha conciliato
in questo volume entrambi gli aspetti: quello del professionista
esperto e quello dello scrittore fine e sensibile che ritiene
indispensabile impegnarsi umanamente e pedagogicamente per
salvare il futuro.
Certo, questo libro ha il valore cattedratico, ma non di cattedra
universitaria ma di catechesi di vita che, sommata ai principi
inerenti ai diritti dell'essere, compongono un testo che dovrebbe
essere letto da generazioni di bambini e adolescenti che possono
ancora costruire dentro di sé una dignitoza saggezza.
Mi riferisco a quell'uomo onesto, a quel Maestro che ha
saputo lasciare un segno indelebile nel cuore del suo popolo e
di tutta la terra, il Mahatma Gandhi. La Bhagavad Gita (Canto del
Signore) è per il credo indù ciò che il Nuovo Testamento d'amore
è per i cattolici. Un insegnamento profondo di misericordia e
di rispetto. Gandhi disse: “La Bhagavad Gita è stata una fonte di
76
conforto per me. Nel momento in cui non percepivo all'orizzonte
alcuna prospettiva consolante, aprivo la Gita e trovavo quel versetto
che mi dava speranza”.
Non so se, tra le sue molteplici letture, Ernesto Seguí abbia
letto questo libro, ma sono certa che sia l'espressione di chi si
confronta con sensibilità e stima sui valori essenziali per sopravvivere
in pace con sé stessi e con gli altri: umiltà, riconoscimento
dell'altro e riconoscimento della dignità dell'altro. È un testo che
fa riflettere, che va di pari passo con un'enorme tenerezza e il
carattere umanistico che, lungo la narrazione, è alla base, anzi
irradia dall'inizio alla fine.
Desidero citare un tratto della conversazione tra Krishna
(il Dio indù) e il suo discepolo Principe Arjuna sulla Conoscenza
dello Spirito:
“…Più importante dei sacrifici materiali è l'offerta della
saggezza, poiché è il risultato di tutte le azioni. La conoscenza
dello spirito include tutte le opere. Istruisciti
su questo attraverso lo studio, la ricerca e il servizio. I
saggi, i veggenti, i detentori della conoscenza interiore,
ti istruiranno a questo proposito quando sarai in grado
di ricevere ulteriori insegnamenti, poiché quando il
discepolo è pronto va dal Maestro. (…) E quando avrai
ottenuto questa conoscenza, o principe! Sarai esente da
confusione ed errore…”.
I personaggi sono qui presentati anche come un Maestro
che guida il bambino (la generazione a venire) attraverso diversi
percorsi di rivelazione e apprendimento. Certo, questo percorso
è segnato da un discorso che può essere letto dai giovani adolescenti
e anche dai bambini. Sarebbe estremamente importante
che in questi tempi i valori potessero essere rivisti in ogni campo
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educativo, e non parlo esclusivamente di scuole di dottrina, ma in
ogni spazio che aspira a costruire un futuro più giusto, così come
da genitori che hanno la responsabilità di sostenere quegli standard
elevati che aprono la strada a convinzioni oneste. Sarebbe
opportuno che potessero avvicinarsi a questo lavoro. Sembra
molto semplice ma contiene delle massime che, se rispettate,
potrebbero condurre la scocietà a pensare di guarire sé stessa. A
titolo illustrativo, incorporo alcune delle sue massime:
È meglio rispettare la verità che lodare la menzogna.
Difendere la giustizia piuttosto che rinunciarvi.
Bisogna mettere nel cuore la bontà e non il fiele
dell'egoismo. Vivere in armonia e non in conflitti
angoscianti.
Chi ama solo sé stesso disprezza gli altri.
L'odio è un pugnale a doppio taglio che alla fine finisce
per annientare la vita stessa.
La saggezza nasce dalla riflessione ed è molto difficile
riflettere sul materialismo del mondo di oggi. Per
questo sono pochi i saggi e molti gli stolti e gli arroganti.
L'amore si nutre di forza ma si esercita ancora di più
quando c'è debolezza nell'altro. È più facile amare i
forti. La virtù più grande è nell'amore dei deboli.
Tutto il cammino di insegnamento sincero che il Maestro
coltiva nel suo discepolo, si conclude con un breve dialogo:
—Che cos'è la fede?— chiese Esteban.
—È il credo più radicale che l'uomo possa avere.
—È credere senza vedere.
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Alcuni paralleli con altre letture si possono trovare nel testo.
All'inizio, una trinità umana, padre, madre e figlio. Quest'ultimo
viene sostratto dalla casa paterna per essere istruito a ricreare un
mondo migliore. Ci rimanda subito a Gesù, venuto a ricostruire
un regno celeste nello stesso deserto, pur colmando le distanze:
il bambino è umano e non rappresenta Dio.
Il Saggio, invece, si chiama Tomás, colui che nel Nuovo
Testamento non credeva se non vedeva o toccava, che alla fine
del percorso del racconto parla con le parole appena accennate
sulla fede. Cito la Omelia di Benedetto XVI:
Proverbiale è la scena dell'incredulità di Tomás, avvenuta
otto giorni dopo la Pasqua. Dapprima non aveva
creduto che Gesù fosse apparso in sua assenza, e aveva
detto: “Se non vedo il segno dei chiodi sulle tue mani e
non metto il dito nei fori e non metto la mano nel costato,
non ci crederò” (Gv 20,25). Otto giorni dopo, Gesù
appare di nuovo ai suoi discepoli e in questa occasione è
presente Tomás. E Gesù gli chiede: “Porta qui il tuo dito
e guarda le mie mani; porta la tua mano e mettila nel
mio costato e non essere un incredulo, ma un credente»
(Gv 20,27). Tomás reagisce con la più splendida professione
di fede del Nuovo Testamento: "Mio Signore e mio
Dio" (Gv 20,28). L'evangelista prosegue con un'ultima
frase di Gesù indirizzata a Tomás: “Perché mi hai visto,
hai creduto. Beati quelli che credono senza aver visto»
(Gv 20,29).
Questa frase può essere messa anche al presente: "Beati
coloro che non vedono e credono". Molto marginalmente, si potrebbe
dire che Ernesto Seguí includa anche il Mito della caverna di
Platone, un testo filosofico pedagogico che allude a uomini rin-
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chiusi in una grotta che sono davanti a un muro di pietra su cui
si muovono le ombre (mondo sensoriale) proiettate da uomini
liberi. Per costoro, le ombre costituiscono la realtà. In verità ciò
che si cerca con questa allegoria è la liberazione dal mondo e
l'apertura al mondo intelligibile dove l'uomo acquisisce la vera
portata della sua libertà e razionalità, qualità che lo distinguono
dall’animale, principio ascendente che porta alla conoscenza.Ho
trovato diversi livelli di lettura in questo libro e molti altri verranno
trovati dai lettori più esperti. L'intenzione di queste parole è far
capire che l'idea del Bene e della Giustizia sia stata colta.
Il percorso è intricato e difficile, e anche se i risultati
saranno sempre casuali, vale la pena provare a lasciare una traccia
del nostro passaggio lasciando future generazioni migliori.
La proiezione è questo seme che l'autore lascerà sicuramente nel
cuore di ogni nuova vita che leggerà questa storia, che è un'ideologia
e una sfida.
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Índice
Presentazione. Riassunto 10
L’eroe e il saggio 13
Il sentiero del coraggio 19
Il sentiero della verità 27
Il sentiero del bene e della bontà 33
Il sentiero dell’armonia 39
Il sentiero dell’ amore 45
Il sentiero della giustizia 53
Il sentiero della fede 65
Lettera aperta:
Pensando un mondo piú umano71
Parole de Ana Russo75
83
Caro amico:
Vale la pena lottare per un mondo migliore. Ti invito ad
abbellirlo per i nostri figli e per i figli dei loro figli. Sono il nostro
frutto e il nostro seme. Il tuo contributo sarà prezioso e decisivo. Il
successo sarà con noi. Non esitare!!!
Ernesto Seguí