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Mondo Agricolo, luglio-agosto 2025

“Mentre l’Europa ha un surplus di 156 miliardi sui beni, gli Usa ne hanno uno di 104 sui servizi. È una interdipendenza che dobbiamo far pesare nel nostro rapporto con gli States”. L’intervista al viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini. Se la Casa Bianca esulta, in Europa, e in particolare nel settore agricolo italiano, il sapore della “nuova normalità” è ben più amaro. L’attuale svalutazione del dollaro potrebbe portare i dazi sull’Ue dal 15 al 28%. Di dazi si è parlato molto anche durante l’assemblea estiva di Confagricoltura, a Milano nell’auditorium dell’Università Bocconi. Il direttore e vicepresidente della Fondazione Edison, Marco Fortis, ha dedicato il suo intervento all’andamento dell’economia italiana. “Nel primo semestre del 2024 l’Italia ha raggiunto il quarto posto nella classifica mondiale degli esportatori”. Dal palco del congresso milanese, l’ex direttore del Corsera, Ferruccio de Bortoli, oggi alla guida della fondazione del quotidiano, si è domandato se saranno ancora validi gli strumenti di difesa e coercizione a cui l’Ue ha rinunciato nelle recenti trattative con gli Usa. “In futuro saremo in grando di difendere la nostra sicurezza alimentare?”. La proposta della Commissione sulla programmazione finanziaria pluriennale dell’Unione. Così come disegnato, il bilancio passerà da 1.200 a 1.984miliardi (+774%), ma caleranno le risorse dirette per l’agricoltura, con possibili tagli tra il 15 e il 30%. Energia. Pichetto Fratin corregge le scadenze del bando Pnrr sull’Agrivoltaico per tutelare di più gli investimenti delle imprese dai rischi derivanti dai ritardi di allaccio degli impianti alla rete nazionale. I margini di crescita della produzione nazionale di soia sono tali da immaginare un contributo importante dell’agricoltura al settore dei biocarburanti. Sarebbe anche l’occasione per ridurre l’attuale dipendenza dall’import.

“Mentre l’Europa ha un surplus di 156 miliardi sui beni, gli Usa ne hanno uno di 104 sui servizi. È una interdipendenza che dobbiamo far pesare nel nostro rapporto con gli States”. L’intervista al viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini.

Se la Casa Bianca esulta, in Europa, e in particolare nel settore agricolo italiano, il sapore della “nuova normalità” è ben più amaro. L’attuale svalutazione del dollaro potrebbe portare i dazi sull’Ue dal 15 al 28%.

Di dazi si è parlato molto anche durante l’assemblea estiva di Confagricoltura, a Milano nell’auditorium dell’Università Bocconi. Il direttore e vicepresidente della Fondazione Edison, Marco Fortis, ha dedicato il suo intervento all’andamento dell’economia italiana. “Nel primo semestre del 2024 l’Italia ha raggiunto il quarto posto nella classifica mondiale degli esportatori”.

Dal palco del congresso milanese, l’ex direttore del Corsera, Ferruccio de Bortoli, oggi alla guida della fondazione del quotidiano, si è domandato se saranno ancora validi gli strumenti di difesa e coercizione a cui l’Ue ha rinunciato nelle recenti trattative con gli Usa. “In futuro saremo in grando di difendere la nostra sicurezza alimentare?”.

La proposta della Commissione sulla programmazione finanziaria pluriennale dell’Unione. Così come disegnato, il bilancio passerà da 1.200 a 1.984miliardi (+774%), ma caleranno le risorse dirette per l’agricoltura, con possibili tagli tra il 15 e il 30%.

Energia. Pichetto Fratin corregge le scadenze del bando Pnrr sull’Agrivoltaico per tutelare di più gli investimenti delle imprese dai rischi derivanti dai ritardi di allaccio degli impianti alla rete nazionale.
I margini di crescita della produzione nazionale di soia sono tali da immaginare un contributo importante dell’agricoltura al settore dei biocarburanti. Sarebbe anche l’occasione per ridurre l’attuale dipendenza dall’import.

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Pace armata

Un 15% sull’export

che potrebbe salire ancora

a causa dell’inflazione.

È il rischio che si annida

dietro l’accordo Usa-Ue sui dazi

Intervista Valentini:

“Sulla qualità

non si tratta”

Intervento Fortis:

“Cresciamo,

nonostante tutto”

L’Assemblea

di Confagri

tra economia e politica

Anno LXXIII - n. 7-8 - LUGLIO-AGOSTO 2025 - TAR. R.o.c. - Poste Italiane spa - Periodico di Tecnica, Economia e Politica Agraria - 1 copia euro 3

Autorizz. Trib. di Roma n. 1662 del 22/06/1950 - Editrice Confagri Consult - 00186 Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 101



L’EDITORIALE

Questo numero di Mondo Agricolo è stato chiuso il 31.07.2025

•••

Il prezzo dell’accordo sui dazi

sulle spalle delle aziende

“C

oltiviamo

l’agricoltura di domani, anche dove sembra impossibile”. È questo il titolo che abbiamo scelto per la

nostra assemblea estiva, che si è svolta a Milano nella prestigiosa sede dell’Università Bocconi. Non uno slogan,

ma una dichiarazione d’intenti. Perché per gli agricoltori, oggi come ieri, non esistono luoghi impossibili.

Siamo partiti da terre deserte, immaginando campi di grano e frutteti; abbiamo risposto con tenacia alle sfide

della natura. L’agricoltura è la più antica delle rivoluzioni, quella che 11.500 anni fa, nella Mezzaluna

Fertile, ha trasformato l’umanità, facendo nascere alcune delle terre più produttive e belle del Pianeta. Oggi

quella stessa sfida si ripresenta, ma su scala globale: dovremo nutrire miliardi di persone in più, mentre la

crisi climatica ci mette alla prova con siccità, desertificazione e risorse sempre più scarse. Noi siamo pronti

ad affrontarla, non ci spaventa il fatto di dover alimentare un mondo che sarà sempre più popolato.

Siamo capaci di produrre e lo facciamo ogni giorno, in pieno campo, nelle serre, in luoghi impervi, senza terra,

come nell’idroponica. Quello che ci preoccupa è il contesto che ci troviamo ad affrontare. Pensiamo alle guerre

sul campo: quella Russo-Ucraina, quella in Medio Oriente e l’ancor più destabilizzante conflitto (al momento,

tornato sottotraccia) tra Israele e l’Iran, che continuano ad avere importanti conseguenze economiche, non solo

sul nostro Paese e sul nostro settore. Ma anche a quelle commerciali all’orizzonte, con i dazi imposti dagli

Stati Uniti, di cui nessuno è in grado di prevedere gli effetti.

L’intesa raggiunta con l’Unione europea per l’introduzione di un dazio reciproco del 15% sulla maggior parte

dei prodotti importati Oltreoceano, comporterà un aumento notevole dei costi per le aziende e, potenzialmente,

dei prezzi per i consumatori. Per l’agricoltura europea, e per quella italiana, i danni sono incalcolabili, soprattutto

se si considera il peso della svalutazione del dollaro che incide per un ulteriore 13% sui dazi.

L’agricoltura italiana ed europea si trovano davanti a un bivio: andare nella direzione del futuro, dell’innovazione

e della competitività in un’economia ormai globale, oppure accettare di diventare sempre più

marginali, rinunciando al ruolo di leadership del comparto primario che storicamente l’Europa ha avuto

e di cui l’Italia è stata grande protagonista e diventare totalmente subalterni a colossi come la Cina

e gli Stati Uniti, restando fermi a guardare l’ascesa di potenze agricole come il Brasile per la

produzione di mais, di proteine vegetali e animali, l’Argentina per la soia e i vegetali, l’India nel

latte, la Russia per il frumento, e la Turchia per olio d’oliva e grano duro. Purtroppo, l’Unione

europea non sembra voler andare nella direzione da noi auspicata. Con la recente proposta presentata

dalla presidente Ursula von der Leyen l’agricoltura sarà fortemente penalizzata se con il

prossimo bilancio si taglieranno 86 miliardi il budget relativo ai pagamenti diretti agli agricoltori.

I 300 miliardi annunciati, rispetto ai 386 del periodo 2021/2027, non sono sufficienti ad affrontare

le emergenze e le sfide che il settore primario europeo sta vivendo. Una chiara dimostrazione della

scarsa considerazione per il settore agricolo, in palese contraddizione con quanto sostenuto in

campagna elettorale sul suo ruolo strategico. Non accetteremo tutto questo pedissequamente.

Siamo scesi in piazza Bruxelles lo scorso 16 luglio insieme a tutti gli agricoltori

d’Europa e lo faremo ancora a settembre. E saremo molti di più, per difendere le imprese

agricole, la sicurezza alimentare e il futuro del nostro settore.

Massimiliano Giansanti

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 3


6

10 20

24

36

L’EDITORIALE

Il prezzo dell’accordo sui dazi

sulle spalle delle aziende

Massimiliano Giansanti...................... 3

DAZI

Incognita inflazione

Gabriele Zanazzi................................... 6

PAC 2028-2034

No budget

No agricoltura

Cristina Tinelli...................................... 8

LAVORO

Più manodopera

più sicurezza

Gabriella Bechi................................. 10

ASSEMBLEA

Ospiti e temi

Sosteniamo chi innova e chi assume

(gb)................................................... 13

Scenari

Crescita ad ostacoli

Marco Fortis..................................... 16

Il commento

de Bortoli: “Protezionismo Usa,

più politica che economia”

Francesco Bellizzi.............................. 18

L’intervista

Valentini: “Anche il nostro mercato

è insostituibile”

Marco Esposito.................................. 20

NUOVI ORIZZONTI

Ecotrophelia, il contest

che immagina il futuro

Antonella Del Fiore (Enea)................. 22

AGRIVOLTAICO

Maggior tempo per le aziende (fb)...... 24

BIOCARBURANTI

Una filiera della soia

è possibile (fb).................................. 26

AGRICOLTURA SOCIALE

Impresa e società (red)...................... 28

SPIGHE VERDI

I nuovi laboratori urbani (red)............ 29

FOOD4ALL

Una partnership europea

per la ricerca e l’innovazione

Elisabetta Tufarelli............................ 32

COOPERAZIONE

Agrifood lavoro comune

Cecilio Blengino............................... 34

OLIVICOLTURA

Il Masaf e la riorganizzazione del settore

Palma Esposito................................. 38

VINI D’EUROPA

Una mini rifoma (pe).............................40

CANAPA

Ue-Italia, due strade diverse

Jacopo Paolini.................................... 42

ZOOTECNIA

Dermatite bovina, corsa ai vaccini

Daniele Mezzogori.............................. 44

PESTE SUINA

Una strategia più realista

Anja Zanetti....................................... 46

Rubriche

Notizie da Bruxelles Semestre danese 30 | Prodotti&Mercati Crisi ortofrutta 36 | ConfagriBio Troppa burocrazia 48

Organizzazione Pavia tech 50 | Enapra Tango circular 51 | Buono a Sapersi Cavallo in biblioteca 54

4 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025

Direttore responsabile

Gabriella Bechi

Direttore editoriale

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Redazione

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Presidente

Massimiliano Giansanti

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e Amministrazione

Corso Vittorio Emanuele II 101, 00186 Roma

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DAZI POLVERIERA TRUMP

Incognita

inflazione

Mentre la Casa Bianca esulta,

in Europa, e in particolare

nel settore agricolo italiano,

il sapore della “nuova normalità”

è ben più amaro. L’attuale

svalutazione del dollaro

potrebbe portare i dazi

sull’Ue dal 15 al 28%

di Gabriele Zanazzi

L’

intesa di fine luglio tra Stati Uniti e Ue

introduce un dazio reciproco del 15%

sulla maggior parte dei prodotti europei

importati Oltreoceano. Gli Stati

Uniti, a detta di Washington, otterranno

livelli senza precedenti di accesso

al mercato nell’Unione Europea. In grande

risalto nella narrazione trumpiana, infatti, c’è

la rimozione di tariffe da parte dell’Ue, inclusa

l’eliminazione di tutti i dazi europei sui beni industriali

statunitensi. Inoltre, Bruxelles si è impegnata

ad acquistare ben 750 miliardi di dollari

in energia a stelle e strisce entro il 2028 e a

realizzare 600 miliardi di dollari in nuovi investimenti

diretti negli Stati Uniti nello stesso periodo.

Sempre in merito al riequilibrio dei rapporti

tra i due blocchi, La Casa Bianca non ha mancato

di enfatizzare l’intenzione di “semplificare

i requisiti per i certificati sanitari per i prodotti

suinicoli e lattiero-caseari statunitensi”.

La lettura europea dell’accordo, emersa dalle

comunicazioni del Commissario Šefčovič al

Consiglio dell’Unione europea, è decisamente

meno trionfalistica. L’introduzione di un dazio

Raffronto tra il valore dell’export agroalimentare italiano negli Usa nel

2024 con l’euro quotato 1,08 dollari, e il valore dell’export oggi con dazi

al 15% e svalutazione (al 29 di luglio scorso) del dollaro al 13%

del 15%, sebbene inferiore al 30% iniziale, rappresenta

comunque un aumento notevole. Questa

nuova tariffa si applicherà orizzontalmente

e comporterà l’aumento dei costi per le aziende

europee e potenzialmente, dei prezzi per i consumatori.

Il dazio si applicherà orizzontalmente

a tutti i prodotti europei non specificatamente

esclusi o che non siano già soggetti a dazi superiori

alla percentuale pattuita. Tale dazio non si

sommerà a eventuali dazi preesistenti e includerà

i casi rientranti nella clausola della “Nazione

Più Favorita” (la cui media si attestava attorno al

4,8% di regime tariffario).

Le testate internazionali hanno evidenziato

che l’accordo appare sbilanciato a favore

degli Stati Uniti, indicando una ridotta leva

negoziale da parte dell’Ue. A ciò si aggiunge

l’ulteriore peso della svalutazione del dollaro,

che incide per un aggiuntivo 13% sui dazi. In

questo senso, occorrerà vedere se la Bce deciderà

di attuare misure correttive per ridurre

la disparità monetaria tra le due sponde

dell’Atlantico. E qui si inserisce il nodo cruciale

per il settore agricolo italiano ed europeo.

6 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


L’accordo prevede alcune aree di “dazio zero”

per specifici prodotti “strategici”, tra cui componentistica

elettronica, alcune sostanze chimiche,

materie prime critiche e alcuni prodotti agricoli.

Per quanto riguarda il settore agricolo, l’esclusione

dal dazio del 15% sembra riguardare al

momento specificatamente le bevande spiritose,

in virtù dell’accordo in vigore tra Usa e Ue

dal 1997. Per ulteriori prodotti, l’esenzione è

ancora in attesa di conferma ufficiale. Secondo

quanto riferito a Confagricoltura da fonti della

Commissione UE (DG AGRI e DG TRADE), il

dazio del 15% verrà applicato a tutti i settori,

con alcune eccezioni che saranno definite nel

dettaglio nel corso dei negoziati.

L’ambasciatore, Vincenzo Celeste, rappresentante

permanente d’Italia presso l’Ue, ha chiarito

che i prodotti esenti da dazio riguarderanno probabilmente

beni necessari per le filiere produttive

Usa e beni agricoli non prodotti

negli Stati Uniti. Questa

specificazione è di fondamentale

importanza: se da un lato

è prevista un’agevolazione in

ingresso per i prodotti agricoli

USA che non rientrano tra le

categorie “sensibili” per l’UE

(tra cui carne bovina, pollame,

miele, zucchero ed etanolo),

con la Presidente von der

Leyen che ha respinto ogni richiesta

di apertura di mercato

verso i prodotti agricoli sensibili

per l’Unione, la situazione

per le eccellenze italiane è ben più complessa.

L’Ue ha menzionato che alcuni prodotti agricoli

sono esclusi dall’applicazione del dazio alle importazioni

americane, mentre su altri “le tariffe

non potevano essere abbassate”, senza specificare

quali. I settori con elevato potenziale di

mercato negli Usa, come prodotti lattiero-caseari,

pasta e conserve, continueranno ad essere oggetto

di negoziato. La Casa Bianca, da parte sua, si

concentra sulle barriere non tariffarie, indicando

l’intenzione di semplificare i requisiti per i certificati

sanitari per i prodotti suinicoli e lattierocaseari

statunitensi.

Per il vino, in particolare, non vi sono dettagli

specifici sull’esenzione. Il Presidente Trump

avrebbe rifiutato l’esenzione a causa degli elevati

volumi di ingresso negli Usa. I negoziati

su questo settore proseguiranno con maggiore

intensità dopo l’entrata in vigore dell’accordo,

La Casa Bianca ribadisce

l’obiettivo di semplificare

i requisiti dei certificati

sanitari per i prodotti

suinicoli e lattiero-caseari

statunitensi in Ue

data l’importanza strategica per l’Italia. Con riferimento

ai contro-dazi europei, le azioni di ritorsione

dell’Ue saranno sospese a partire dal

4 agosto, una volta che l’accordo sarà effettivamente

entrato in vigore.

Per le merci in transito dall’Europa verso gli

Stati Uniti al momento dell’entrata in vigore

dei dazi, spetterà all’amministrazione Usa prevedere,

mediante specifico ordine esecutivo

(US Executive Order), una puntuale esclusione

dall’applicazione dei dazi introdotti. Non sono

previste concessioni o deroghe sulle regole di

qualità e standard europei. Le reazioni internazionali

sono state miste: da un lato, un sospiro

di sollievo per aver evitato un’ulteriore escalation

commerciale; dall’altro, non mancano le

critiche per un accordo percepito come sbilanciato.

In Europa, un elemento di forte preoccupazione

è la divisione sull’isola d’Irlanda, dove i

commercianti dell’Irlanda del

Nord godranno di un’aliquota

del 10% grazie all’accordo

con il Regno Unito, mentre i

vicini in Irlanda saranno colpiti

dal 15%. Questa disparità

complicherà i colloqui diplomatici

per la stabilità, già provata

dalle conseguenze della

Brexit. È infatti facile supporre

che l’Irlanda farà di tutto

per esportare le proprie merci

sfruttando i canali commerciali

favoriti dell’Irlanda del

Nord.

In definitiva, sebbene l’accordo cerchi di stabilizzare

le relazioni commerciali transatlantiche e

fornire prevedibilità alle imprese, un dazio del

15% sulla maggior parte dei beni europei e gli

ingenti impegni finanziari dell’UE suggeriscono

che ha avuto un costo significativo per l’Europa.

I prossimi giorni saranno cruciali per la finalizzazione

del testo, cui seguirà l’informativa da

parte della Commissione al Parlamento europeo

e l’approvazione del Consiglio Ue. L’agricoltura

italiana, in particolare, si trova di fronte a una

“nuova normalità” commerciale basata ancora

su incertezze e, per ora, poche, se non nulle,

concessioni significative sul fronte del “dazio

zero” tanto auspicato. Sarà interessante osservare

come le trattative future, specie sui settori

agroalimentari di punta, riusciranno a bilanciare

le ambizioni europee con la ferrea politica americana

di “America First”.

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 7


EUROPA PAC 2028-2034

No budget

No agricoltura

Con la proposta della

Commissione, il bilancio

Ue passa da 1.200 a 1.984

miliardi di euro (+774%).

Calano, però, le risorse dirette

per l’agricoltura con possibili

tagli tra il 15 e il 30%

di Cristina Tinelli

U

n corteo pacifico, ma determinato, ha

attraversato il 16 luglio il cuore politico

dell’Unione Europea. Centinaia di

agricoltori provenienti da tutta Europa

si sono dati appuntamento a Bruxelles

per partecipare alla manifestazione

promossa dal Copa-Cogeca,

con la presenza attiva delle

delegazioni nazionali, tra cui

Confagricoltura e Anga. L’obiettivo

era chiaro: chiedere

un budget agricolo adeguato,

aggiornato all’inflazione, e la

conferma di una PAC articolata

su due pilastri, come quella

attuale. La marcia, partita simbolicamente

dal Parlamento

europeo, si è conclusa davanti

al palazzo Berlaymont, sede

del Collegio dei Commissari

e dell’ufficio della presidente

della Commissione, Ursula von der Leyen,

dove gli agricoltori hanno costruito una piramide

fatta con i propri stivali da lavoro: un gesto

forte, che ha attirato l’attenzione dei media e

dei passanti. “Senza un adeguato sostegno, una

Con la riforma,

i due pilastri

della Pac confluiscono

in un fondo unico,

le risorse verranno

gestite in base

ai Piani dei singoli Paesi

carriera in agricoltura si riduce a queste scarpe”,

recitava il messaggio simbolico dell’installazione.

A guidare la manifestazione, il presidente di

Confagricoltura e Copa Massimiliano Giansanti,

insieme ai leader delle principali associazioni

agricole europee. Al loro fianco, la giunta nazionale

di Confagricoltura e numerosi europarlamentari

di tutti gli schieramenti politici, uniti

nel lanciare un appello comune: salvare il futuro

dell’agricoltura europea.

Con lo slogan “No budget, no CAP, no farmers,

no security” (leggi: Senza

agricoltura, nessuna sicurezza

alimentare) gli agricoltori

hanno ribadito il legame indissolubile

tra politica agricola,

sicurezza alimentare e

stabilità democratica. “Un’Europa

senza agricoltori è

un’Europa più fragile - ha dichiarato

Giansanti -. L’accesso

al cibo e la sovranità alimentare

sono elementi chiave per

la sicurezza interna e internazionale

dell’Unione”.

Nelle stesse ore, la presidente

von der Leyen presentava alla stampa la proposta

della Commissione per il bilancio Ue 2028–

2034: un piano che prevede un drastico taglio

delle risorse agricole, da 380 a 294 miliardi di

euro. Non solo. La riforma cancella la struttura

8 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


La presidente Ursula von der Leyen lo scorso settembre, durante la presentazione dei nuovi

commissari Ue; nel riquadro Christophe Hansen, con delega all’Agricoltura

attuale della PAC: addio ai due pilastri Feag e

Feasr, sostituiti da un fondo unico agricolo integrato

in un più ampio “Piano nazionale unico”.

Quest’ultimo includerà anche iniziative attualmente

finanziate da altri fondi europei, come

il Fse, il Fesr, il fondo pesca e quello per la

coesione.

A fronte di un aumento complessivo del bilancio

Ue, da 1.200 a 1.984 miliardi di euro,

+774%, l’incidenza dell’agricoltura sul bilancio

Ue, si dimezza: dal 30% al 15%. Una contraddizione

evidente, che ha scatenato l’opposizione

trasversale del Parlamento europeo e di numerosi

Stati membri, Italia in primis. Sebbene la

Commissione sostenga che l’integrazione offra

più flessibilità nell’utilizzo di fondi non agricoli

per azioni in aree rurali, gli agricoltori denunciano

un declassamento dell’agricoltura come

non prioritaria per la UE. Malgrado la presidente

stessa si fosse espressa a più riprese a favore

della strategicità del settore.

Inoltre, la definizione del Piano unico nazionale

sarà sicuramente complessa per tutti i Paesi, in

particolare l’Italia, a struttura regionale e dove

l’agricoltura è prerogativa, costituzionalmente,

delle Regioni. Preoccupa quindi non solo il taglio

delle risorse, ma anche la nuova struttura

del Piano unico nazionale e la reale rinazionalizzazione

della PAC. I testi pubblicati, sebbene

ancora in definizione - alcune modifiche sono

state apportate dopo - fanno presagire che agli

Stati membri sarà dato ampio margine di manovra

nella definizione delle regole attuative, che

porterà sicuramente ad una distorsione di concorrenza

e trattamento tra agricoltori europei.

Il sentimento dominante tra gli agricoltori è l’amarezza

per un’Europa che sembra dimenticare

il ruolo strategico del settore primario. Ma

il Copa-Cogeca, insieme a

Confagricoltura, ha ribadito

il proprio impegno: non

ci sarà resa.

“Saremo parte attiva in tutte

le sedi europee - ha affermato

Giansanti - per riportare

giustizia al settore

e garantire agli agricoltori

europei il riconoscimento,

le risorse e il futuro che

meritano.”

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 9


L AVORO I NUOVI PROVVEDIMENTI

Più manodopera

più sicurezza

Nel 2026 la nuova

programmazione triennale

porterà al settore primario

88mila stagionali,

20mila in meno rispetto

al fabbisogno reale

di Gabriella Bechi

I

l Consiglio dei ministri del 30 giugno

2025 ha approvato, in esame preliminare,

il decreto del Presidente del Consiglio

dei ministri relativo ai flussi migratori per

il triennio 2026-2028, che programma per

tale periodo gli ingressi regolari in Italia di

lavoratori non comunitari. L’obiettivo del provvedimento

è consentire l’ingresso in Italia di

manodopera indispensabile al sistema economico

e produttivo nazionale e altrimenti non

reperibile. Nell’arco del triennio 2026-2028 le

unità autorizzate saranno 497.550: 230.550 per

lavoro subordinato non stagionale e autonomo

e 267.000 per lavoro stagionale nei settori agri-

10 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


colo e turistico. Le quote

sono state determinate

tenendo conto dei

fabbisogni espressi dalle

parti sociali e delle

domande di nulla osta

al lavoro effettivamente

presentate negli anni

scorsi, con l’obiettivo di

una programmazione

che recepisca le esigenze

delle imprese e che

sia anche realistica.

Confagricoltura ha accolto

positivamente la

proposta del governo

di una programmazione

triennale, che va

incontro alle esigenze

delle aziende agricole.

Una richiesta che

Palazzo della Valle ha

avanzato da tempo per

una pianificazione seria

e affidabile degli

ingressi necessari, in

tempi certi, e con un

iter procedurale più

snello. Sul numero delle quote degli stagionali,

la cifra di cui si parla (88.000 per il 2026) è

in linea con quanto richiesto, sebbene leggermente

inferiore al fabbisogno per l’agricoltura

(circa 100.000 addetti).

Permangono ancora, come evidenzia la Confederazione,

le difficoltà relative all’iter burocratico

che riguardano le fasi successive al Click

Day ed in particolare al rilascio del visto di ingresso

da parte del consolato italiano. Ad oggi,

ad esempio, pochi lavoratori sono riusciti ad

entrare in Italia dopo il Click Day di febbraio,

e le operazioni di raccolta in campagna sono

già avviate da mesi. La situazione preoccupa

le imprese, che hanno presentato le istanze

per i lavoratori extracomunitari nel novembre

dello scorso anno e che confidavano di avere

la manodopera in tempo per i raccolti. Confagricoltura

auspica pertanto che si vada nella

direzione di una generale semplificazione, superando

il meccanismo del Click Day a favore

di una procedura di prenotazione aperta tutto

l’anno, con indicazione del periodo di interesse

della tipologia contrattuale offerta, attraverso

un canale per l’acquisizione automatica delle

domande caricate dalle organizzazioni di categoria

all’interno delle quote previste. E chiede

l’accelerazione delle pratiche di conversione

dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro

subordinato, in modo da stabilizzare i rapporti

di lavoro effettivamente instaurati con gli addetti

stagionali.

Sicurezza sui luoghi di lavoro

Dopo il primo incontro, lo scorso 13 giugno,

presso il ministero del Lavoro e delle Politiche

sociali tra la ministra Marina Calderone e le

rappresentanze sindacali e datoriali in tema di

sicurezza sui luoghi di lavoro, si sono insediati

alcuni Tavoli tecnici, al fine di arrivare ad una

definizione congiunta di un Piano straordinario

di misure da inserire in un provvedimento

normativo. Si prevedono incontri ravvicinati nel

tempo e suddivisi in Tavoli tematici: dalla stabilizzazione

dell’estensione dell’assicurazione

Inail nelle scuole di ogni ordine e grado per personale

docente e non docente e per gli studenti,

alla promozione di una formazione efficace in

materia, che aumenti la capacità di prevenire

gli infortuni; dalla previsione di meccanismi di

premialità per chi investe in sicurezza, al potenziamento

del ruolo della bilateralità e alle modalità

con cui migliorare la salute e la sicurezza

sul lavoro in caso di appalti e subappalti.

Caldo: i provvedimenti nazionali e regionali

Le eccezionali ondate di caldo che l’Italia sta affrontando

stanno impattando anche sul mondo

del lavoro. Per questo il primo tema affrontato

dal Tavolo Sicurezza sul lavoro è quello della

cosiddetta “emergenza caldo”. Per garantire l’incolumità

di lavoratrici e lavoratori, Confagricoltura

e le altre parti sociali hanno sottoscritto, lo

scorso 2 luglio, un protocollo quadro per l’adozione

delle misure di contenimento dei rischi

lavorativi legati alle emergenze climatiche negli

ambienti di lavoro, suggellato dal ministero

del Lavoro, volto a promuovere intese settoriali,

territoriali o aziendali al fine di individuare

percorsi di intervento e misure condivise per

coniugare la salubrità e la sicurezza dei lavoratori,

soprattutto negli ambienti all’aperto (ma

non solo), con la continuità produttiva in caso

di emergenze climatiche.

“Si tratta di un protocollo necessario per conciliare

la salute dei dipendenti, con le esigenze

produttive del settore agricolo - ha commentato

a inizio luglio su Radio Anch’io il dg di Confagricoltura,

Roberto Caponi -. Il documento

mette nero su bianco strategie che già da tempo

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 11


L AVORO I NUOVI PROVVEDIMENTI

molte aziende stanno applicando proprio per

migliorare le condizioni dei propri addetti”.

Gli eventuali accordi settoriali, territoriali o

aziendali potranno individuare misure condivise

e buone prassi per la prevenzione dei rischi

derivanti dalle emergenze climatiche, anche

allo scopo di offrire un riferimento

unitario ai provvedimenti

emergenziali

che sempre più frequentemente

vengono adottati

dalle amministrazioni locali,

soprattutto nel periodo

estivo. In tal senso, nel

protocollo, le parti hanno

indicato espressamente

l’auspicio che le ordinanze

emanate dai presidenti

di Regione o dai sindaci

tengano conto delle indicazioni

contenute negli eventuali accordi attuativi,

scongiurando l’introduzione di nuovi

interventi normativi (prospettati dal governo)

che avrebbero rischiato di penalizzare ulteriormente

i datori di lavoro, compresi quelli agricoli,

già soggetti ad una disciplina stringente ed

onerosa in materia di salute e sicurezza. Con

la sottoscrizione del protocollo, inoltre, le parti

sociali hanno ottenuto dal ministro l’impegno a

In pochi sono riusciti

ad entrare in Italia

dopo il Click Day di febbraio,

mentre la raccolta in campagna

è iniziata già da mesi

g AGEA, OLTRE 8 MILIARDI EROGATI A SOSTEGNO DELI AGRICOLTORI NEL 2024

Oltre 8 miliardi di euro erogati complessivamente

ad agricoltori, allevatori, enti locali e

soggetti collettivi; 76,7 milioni per i giovani

agricoltori e 111 milioni per il sostegno alimentare

alle fasce sociali più vulnerabili;

oltre 400 mila le domande di aiuto gestite

a valere sui fondi europei dedicati all’agricoltura.

Sono questi i risultati raggiunti nel 2024

dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) contenuti nel Primo Rapporto

annuale presentato a Roma a Palazzo Wedekind dal direttore Fabio

Vitale (in foto). In platea anche il ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida.

“Raccogliamo i frutti della semina del 2023 in uno scenario sfidante e ad

alta complessità. Abbiamo gettato le basi - ha detto Vitale - per un futuro

migliore e realizzato sinergie strategiche e gestionali creando valore e squadre

collaborative. È questa, a nostro avviso, la via per rafforzare la sovranità

alimentare italiana”.

“Tutto quello che stiamo facendo - ha aggiunto - è non essere una macchina

burocratica in un sistema disarticolato come quello dell’agricoltura”.

Tra gli ultimi risultati, “quello del decreto del ministro di fine 2024, che ha

stanziato 110 milioni di euro. Mi riferisco, in particolar modo, alla siccità della

Sicilia. Nell’arco di quattro mesi, entro Aprile del 2025, abbiamo erogato

questi 110 milioni a circa 72.000 agricoltori”.

supportarne l’efficacia attraverso l’emanazione

di apposite norme che riconoscano la possibilità

di ricorrere automaticamente agli ammortizzatori

sociali in tutte le ipotesi di sospensione o

riduzione dell’orario di lavoro per temperature

elevate. A tal proposito, si segnala che il ministero

ha accolto la proposta

di Confagricoltura

di rinnovare anche per il

2025 l’intervento speciale

già adottato negli scorsi

anni per la cassa integrazione

in caso di sospensione

dell’attività a metà

giornata e di estendere,

per la prima volta, la cassa

integrazione per gli operai

agricoli (CISOA) anche ai

lavoratori a tempo determinato.

Tali misure dovranno

essere adottate, attraverso un provvedimento

normativo ad hoc entro il corrente mese

di luglio, ma dovrebbero avere effetti retroattivi

a partire dal mese di giugno 2025.

Anche a livello locale ci si è attivati contro le

ondate di lavoro. La Conferenza Stato-Regioni

ha pubblicato le nuove Linee di indirizzo per

la protezione dei lavoratori dal calore e dalla

radiazione solare, con indicazioni operative

utili all’attività di prevenzione. Tali

linee, pur non avendo valore cogente,

rappresentano una sintesi dei vari documenti

emanati da Regioni e Province

autonome e si configurano allo stesso

tempo quale standard tecnico di riferimento

per la predisposizione di misure

preventive e protettive. Esse sono applicabili

trasversalmente a tutti i settori

produttivi, con un’articolazione settoriale

specifica per agricoltura, edilizia e

logistica, e racchiudono le misure raccomandate

in tre macrocategorie: organizzative,

tecnico-ambientali e formative-sanitarie.

Per i comparti a maggiore

vulnerabilità climatica - tra cui l’agricoltura

- sono, inoltre, fornite per il datore

di lavoro schede di autovalutazione,

utili a pianificare le attività in condizioni

di caldo estremo. La speranza è che

questi provvedimenti siano coerenti con

le decisioni che potranno essere prese

dai Tavoli di concertazione previsti dal

protocollo nazionale.

•••

12 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


ASSEMBLEA OSPITI & TEMI

Sosteniamo

chi innova

e chi assume

Quest’anno il l’appuntamento

estivo di Confagri

si è svolto nell’auditorium

dell’Università Bocconi.

Ministri e addetti ai lavori

a confronto sui grandi temi

del settore primario

di oggi e di domani

È

stata la prestigiosa sede dell’auditorium

dell’Università Bocconi di Milano ad

ospitare l’assemblea estiva di Confagricoltura

“Coltiviamo l’agricoltura di domani,

anche dove sembra impossibile”,

che si è tenuta l’8 luglio alla presenza

di rappresentanti del governo, delle istituzioni

europee, nazionali e locali e di numerosi ospiti.

Ha aperto i lavori il direttore generale, Roberto

Caponi, che ha sottolineato il significato della

scelta della sede, legata all’attenzione che Confagricoltura

ha fin dalla sua nascita posto alla ricerca

scientifica e all’innovazione, senza pregiudiziali

ideologiche. Un’associazione costituita da

imprese moderne, strutturate, che credono nella

libertà di iniziativa economica, nel progresso, nei

mercati e nella sostenibilità, danno occupazione,

distribuiscono ricchezza. Un’associazione di rappresentanza

datoriale che ha nel suo Dna il lavoro,

che pone al centro della sua mission l’impresa,

che ha un suo stile, che la contraddistingue:

uno stile garbato, ma determinato. Quindi i saluti

del padrone di casa, il rettore Francesco Billari;

dell’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia,

Alessandro Beduschi; e della vicesindaca

di Milano, Anna Scavuzzo.

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 13


ASSEMBLEA OSPITI & TEMI

Sicurezza alimentare e produttività sono stati

i temi affrontati dal presidente Massimiliano

Giansanti nella sua relazione introduttiva. “Oggi

si è tornati a parlare di sicurezza alimentare, di

quanto sia strategica rispetto sia alle dinamiche

economiche, sia a quelle sociali e ambientali. Di

quanto sia importante e di come coincida con

la libertà e la democrazia di un Paese. Ma non

può esserci sicurezza alimentare senza produttività.

La produttività è il fattore che permette

alle imprese di generare valore e lavoro stabile.

È su questo terreno che si gioca partita decisiva

del comparto agricolo, quella che tiene insieme

l’ambiente, l’economia e la coesione sociale. Aumentare

la produttività significa dotare le aziende

agricole di strumenti tecnologici, digitali, logistici,

normativi e fiscali adeguati alla realtà di

oggi. Significa anche riconoscere e premiare il

merito: sostenere chi investe, chi assume, chi sta

sul mercato ed esporta, chi innova. Ricordiamoci

che senza spingere sul pedale della produzione,

rimarremo senza imprese produttive, e conseguentemente

l’agricoltura perderà forza, e con

essa l’intero sistema Paese. Per questo, è per noi

incomprensibile come negli obiettivi della Commissione

europea ci siano misure volte a limitare

la capacità produttiva delle imprese. L’Europa

deve, quindi, ridare una centralità produttiva e

competitiva al settore primario, con

adeguati strumenti tecnologici. Altrimenti

non saremo mai all’altezza

di quello che i consumatori ci chiedono:

cibo sicuro in quantità. Dobbiamo,

dunque, avere il coraggio di

prendere il buono che è stato fatto,

ma di dire con altrettanta chiarezza

ciò che deve essere corretto, perché

compito delle associazioni come la

nostra non è solamente tutelare l’impresa, ma

anche quello di offrire soluzioni. L’Unione europea

ha tre sicurezze da dover garantire: la difesa

dei confini, la sicurezza energetica e quella

alimentare. E noi agricoltori siamo gli unici

che possono garantire la sicurezza alimentare,

ma che anche quelli che contribuiscono a quella

energetica in quanto attori protagonisti nella

produzione di energie rinnovabili. Tornare ad

investire in agricoltura significa avere il coraggio

di aumentare la produttività: questo deve fare

l’Europa, con più slancio ed orgoglio. Non solo

perché l’agricoltura è uno straordinario volano

economico, ma anche perché è sicurezza, è libertà,

è democrazia”.

“Made in Italy ricerca e innovazione” era il titolo

della tavola rotonda moderata dalla giornalista

del Tg1, Maria Soave, a cui hanno partecipato

i ministri dell’Università e della Ricerca, Anna

Maria Bernini, e del Turismo, Daniela Santanchè;

il viceministro alle Imprese e Made in Italy,

Valentino Valentini e il rettore dell’Università

Bocconi, Billari.

“Siamo in un momento complicato e la ricerca ci

può assolutamente aiutare. E per ricerca intendo

un sistema virtuoso che comprenda Università,

enti, imprese e territori - ha detto la ministra

Bernini -. E questo vale anche per l’agricoltura,

che ha delle caratteristiche di innovazione senza

14 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025

La politica

(da sx) Valentino Valentini, Anna Maria Bernini,

la giornalista Maria Soave, Daniela Santanchè


eguali. L’agricoltura oggi non è più solo

fatta dal lavoro delle persone, ma dallo

sviluppo di nuove tecnologie. L’Agritech è

la rappresentazione plastica di tutto questo:

uno dei cinque punti fondamentali di

investimento a cui questo governo ha destinato

le sue risorse”.

“L’unica maniera per avere successo è

quella di fare squadra. Dobbiamo reagire

ai vari provvedimenti come Europa: in

primis perché abbiamo già da tempo, oltre

alla PAC, conferito all’Europa il potere

negoziale per quanto riguarda la politica

commerciale economica. Lo dobbiamo

fare dal punto di vista giuridico, ma anche

perché il mercato unico europeo non

è soltanto la dimensione nella quale ci

dobbiamo muovere, come settore agricolo,

ma è anche l’elemento di competitività

più forte che abbiamo”, ha evidenziato il

viceministro Valentini.

“L’agricoltura è un importante volano

per il turismo - ha sottolineato Santanchè

-. Parliamo di turismo Dop che, oltre ad

aumentare le presenze nel nostro Paese,

rappresenta un valore in più, perché

è un turismo identitario che valorizza la

nostra cultura e le nostre tradizioni, anche

enogastronomiche, e le aree interne,

costituendo così un freno al fenomeno

dell’overtourism, che si concentra in poche

grandi città, e un incentivo alla destagionalizzazione.

È un turismo di qualità.

Ed è quello su cui deve puntare il nostro

Paese”. “La ricerca in agricoltura è strategica

e trova spazio anche qui in Università

Bocconi - ha spiegato Billari -. Le imprese

agricole oggi sono proiettate al futuro e

in questa dimensione la formazione economica

e quella manageriale sono fondamentali.

Siamo dunque disponibili a dare

a questo settore e alle generazioni future

tutto il nostro supporto. In questa direzione

va il protocollo che siamo in procinto

di firmare con Confagricoltura”.

“Dobbiamo costruire un bilancio europeo che

sia più moderno, le cui parole chiave siano

semplificazione e flessibilità - ha detto il vicepresidente

della Commissione Europea Raffaele

Fitto, intervistato dal giornalista del Corriere

della Sera, Paolo Valentini. L’idea è quella di

evitare di avere un bilancio rigido per il quale

una scelta fatta il primo anno debba rimanere

g L’ANNUNCIO DI LOLLOBRIGIDA DEL “COLTIVAITALIA” ALL’ASSEMBLEA

Dazi, bilancio europeo e Pac. L’intervento

del ministro dell’Agricoltura,

Francesco Lollobrigida

all’assemblea di Milano era molto

atteso, alla luce dell’annuncio

del presidente degli Stati Uniti e

in vista delle proposte sul Quadro

Finanziario Pluriennale della

Commissione Ue, il 16 luglio.

Oggi il panorama si è evoluto. Le

trattative per raggiungere un accordo sui dazi USA sono in corso e, rispetto

alla comunicazione del 30% da parte di Trump, un’intesa su una media del

15% per l’Europa. La via del dialogo è quella scelta dal governo italiano. Il

ministro, già all’assemblea dell’8 luglio a Milano, aveva detto che “quello sui

dazi con gli Usa non è un incontro di pugilato e si deve trovare un punto di

compromesso virtuoso che avvantaggi entrambi. È ovvio che la posizione

Ue debba essere ferma, a tutela degli interessi europei, così come lo siamo

noi verso i nostri imprenditori”.

Sul fronte del bilancio Ue, il ministro è critico rispetto all’annuncio della

presidente von der Leyen: “Seppure una parte importante delle risorse

per l’agricoltura sia stata salvaguardata nel Fondo indistinto assegnato

ai singoli Stati - commenta -, il rischio di lasciare alla determinazione dei

singoli governi il 20% delle risorse potenziali non garantisce il mondo

produttivo, minando l’obiettivo della sicurezza e della sovranità alimentare

europea. Avevamo apprezzato un cambio di rotta annunciato dalla

Commissione rispetto alle follie di Timmermans - rincara Lollobrigida -,

ma questi propositi si sono realizzati solo in parte, e non assicurano la

capacità di resilienza al nostro settore e alla sua competitività. L’Italia, in

modo spesso trasversale alle forze politiche, ha denunciato da mesi la sua

contrarietà a ipotesi che indebolissero ulteriormente il sistema. La proposta

Ue, al netto dei risultati ottenuti dalle battaglie del vicepresidente

Fitto, è lontana dal poter soddisfare noi tutti, a partire da agricoltori

e pescatori fino alle Regioni, a cui di fatto viene sottratta la possibilità di

usufruire di uno strumento di pianificazione che dia certezza delle risorse.

Continueremo a batterci a favore dell’agricoltura”.

In linea con quanto dichiarato, il ministro ha annunciato, in questi giorni,

il ddl “Coltivaitalia”, che prevede la dotazione di circa un miliardo per le

imprese agricole, così distribuito: 300 milioni per rafforzare la coltivazione

di frumento, soia e altri settori strategici, ma deficitari; altri 300 milioni per

l’allevamento italiano, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle importazioni

e rafforzare la produzione di carne bovina nazionale e la linea vaccavitello,

e 300 milioni di euro per il reimpianto di oliveti con varietà resistenti

e al ripristino della capacità produttiva delle aziende. Circa 150 milioni sono

destinati al ricambio generazionale, mentre altri 10 milioni sono finalizzati

ai contratti di filiera per il frumento. (ag)

valida per sette anni. Questo non consentirebbe

all’Europa di affrontare al meglio le nuove

sfide che ci aspettano”. Sulla revisione di medio

termine: “Le priorità sono: l’acqua, l’abitabilità

e i prezzi delle case a prezzi accessibili, la

competitività, la difesa anche con il Dual Use

e l’energia. Ogni stato membro può scegliere

quali e quante utilizzarne”. (gb)

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 15


ASSEMBLEA SCENARI

Crescita

ad ostacoli

Nel primo semestre del 2024,

per la prima volta dal Dopoguerra,

l’Italia ha raggiunto il quarto

posto nella classifica mondiale

dei Paesi esportatori

di Marco Fortis*

M

arco Fortis, direttore della Fondazione

Edison e presidente del Comitato

Scientifico del Centro Studi

Confindustria, firma questo articolo

in cui riassume l’intervento che

ha tenuto durante l’assemblea estiva

di Confagricoltura che si è tenuta l’otto luglio

scorso a Milano, nell’auditorium dell’Università

Bocconi.

L’attuale scenario mondiale è caratterizzato da

una ripresa economica post-pandemia a macchia

di leopardo, sorretta nel mondo “avanzato” da

un’enorme esplosione dei debiti pubblici. Molti

Paesi, come gli Stati Uniti, non sono cresciuti,

non perché abbiano le Big Tech o perché stiano

facendo politiche particolari nel campo dell’economia

reale, ma perché hanno speso enormi

risorse di debito pubblico. La Cina, che si pensava

fosse un Eldorado, sta diventando un mercato

difficilissimo, anche per i cambiamenti dei

modelli di consumo: auto elettriche, meno lusso

occidentale, più sobrietà. Persistono conflitti e

diffuse tensioni geo-politiche: la guerra russoucraina,

Gaza, Israele-Iran, Yemen, Taiwan. Il timore

di nuovi protezionismi, con l’elezione di

Trump, è diventato una realtà: la guerra annunciata

dei dazi e i continui stop and go stanno creando

incertezza tra gli operatori economici ed è

difficile al momento prevedere gli impatti sul Pil

e sul commercio mondiale. Sullo sfondo ci sono,

inoltre, le implicazioni delle nuove tecnologie e,

in particolare, dell’Intelligenza artificiale, e il loro

impatto sull’economia e sulla società.

In Europa, pesa l’incertezza sui possibili sviluppi

del conflitto russo-ucraino. La Ue resta vicina

all’Ucraina e punta sul riarmo e su una difesa

autonoma, ma con divisioni interne, non solo

sull’entità della spesa, ma anche sui metodi di

finanziamento. Il Sud Europa continua a crescere

più del Nord, frenato dalla crisi della Germania

(soprattutto Spagna, ma anche Grecia,

Portogallo e Italia). C’è stato un generale calo

dell’inflazione e dei tassi di interesse nell’ultimo

periodo. La Germania ha effettuato una svolta

16 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


epocale rimuovendo il vincolo costituzionale

sul debito e punta a crescere anche riarmandosi

e riconvertendo la sua industria metalmeccanica,

ma c’è incertezza sulle effettive capacità di

spesa, a causa di un’abitudine consolidata nel

Paese, e della inadeguatezza delle infrastrutture,

spesso obsolete. Il debito pubblico francese

cresce a ritmi vertiginosi e l’economia del Paese

è in equilibrio precario. Permangono poi le

tensioni tra Bruxelles e gli operatori economici

(agricoltori, industriali) sugli obiettivi di decarbonizzazione,

sul Green Deal, sull’automotive.

Lo scenario italiano

Nel 2024, per il secondo anno consecutivo, il

Pil italiano è cresciuto dello 0,7%, dopo la forte

ripresa post-Covid, e nel primo trimestre del

2025 l’aumento è stato dello 0,3% È un bicchiere

mezzo vuoto e mezzo pieno, perché la crescita

è sicuramente rallentata, ma in realtà l’Italia è

l’unico Paese avanzato che non stia basando in

questo momento, né abbia basato negli ultimi

anni, la sua crescita su un incremento del debito

pubblico, come invece hanno fatto gli altri Paesi

nell’ambito del G7. L’Italia ha incrementato solo

di un punto e mezzo il debito

Pil dal 2019 al 2024. Gli Stati

Uniti hanno avuto una crescita

del debito Pil pari a quella

del Pil, il Canadi oltre il doppio,

la Francia ha i conti pubblici

fuori controllo e il Regno

Unito anche. Altro punto da

sottolineare è che l’Italia ha

ridotto il debito sostenuto dalle

banche, aumentando notevolmente

quello detenuto da

famiglie e imprese, che ammonta

a 420 miliardi di euro e

che sostanzialmente si autofinanzia.

Unico caso in Europa,

dove il debito è in massima parte nelle mani

degli istituti di credito e di capitali esteri, come

in Francia. Anche la super crescita di alcuni Paesi

come la Spagna va meglio analizzata, perché

dovuta sostanzialmente ad un aumento della popolazione

(in cinque anni oltre 1 milione e 600

mila abitanti in più, prevalentemente immigrati).

In pratica, anche se con una leggera diminuzione

dei consumi pro capite, il Pil aumenta, senza

una crescita del benessere collettivo. Se dunque

escludiamo il contributo dell’aumento della popolazione,

l’Italia è l’unico Paese tra i quattro

maggiori dell’Eurozona che ha portato a casa

L’agricoltura italiana

è prima in Ue

per valore aggiunto

e l’export ha tenuto,

nonostante la crisi

e i cali in Germania,

Francia, Usa e Cina

una crescita del 5,9% negli ultimi cinque anni;

la Francia ha fatto il +1,1%, la Spagna +0,4%, la

Germania -3,6%. In sostanza la crescita dei Paesi

è sempre più legata all’aumento della popolazione

o della spesa pubblica.

L’agricoltura italiana è prima in Europa per valore

aggiunto. L’export del nostro Paese complessivamente

ha tenuto, nonostante la crisi

europea e i cali delle vendite in Germania,

Francia, Stati Uniti e Cina. Alcuni settori, come

l’alimentare e il farmaceutico e alcune aree,

come la penisola arabica, il Giappone, l’India,

la Corea del Sud e l’Oceania hanno compensato

i cali. Nel primo semestre del 2024, per

la prima volta nella storia dal dopoguerra, siamo

diventati il quarto Paese

esportatore mondiale. Se

escludiamo gli autoveicoli,

che rappresentano l’8% del

commercio mondiale, nel restante

92% l’Italia è al quarto

posto. Grazie agli avanzi

commerciali, anche se il Pil

cresce poco, stiamo aumentando

il nostro patrimonio e

i nostri crediti verso l’estero.

Eravamo un Paese debitore

per oltre per oltre 350 miliardi

nel 2014, oggi abbiamo

una posizione finanziaria

netta positiva per oltre 300

miliardi. Siamo cioè, al contrario di Spagna e

Francia, Portogallo, Grecia, Inghilterra, un Paese

creditore. Visti anche le valutazioni delle

agenzie di rating, che hanno migliorato il livello

del nostro Paese negli ultimi dodici mesi,

sono dunque convinto che, se continueremo

a mantenere una crescita, sia pur moderata, e

una stabilizzazione dei conti pubblici, una volta

che saranno esauriti gli effetti dei superbonus

edilizi, saremo in avanzo primario, unico

Paese del G7 e lo saremo fino al 20230.

* Direttore e vicepresidente della Fondazione

Edison

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 17


ASSEMBLEA IL COMMENTO

Dazi Usa

Più politica

che soldi

Domani saranno ancora validi

gli strumenti a cui l’Ue ha rinunciato

nelle trattative con gli Usa?

Saremo in grando di difendere

la nostra sicurezza alimentare

e le tipicità dei nostri prodotti?”.

Le domande di de Bortoli

alla platea di Confagricoltura

di Francesco Bellizzi

Ferruccio de Bortoli

Presidente della fondazione Corriere della Sera ed ex direttore del quotidiano

“P

agheremo di più, ma forse meno

del temuto”, ha detto Ferruccio

de Bortoli dal palco dell’assemblea

estiva di Confagricoltura.

L’intervento del presidente della

Fondazione Corriere della Sera

ed ex direttore del quotidiano risale all’8 luglio,

quando l’accordo definitivo tra Usa e Ue

per tariffe al 15% era lontano. Ma le riflessioni

consegnate alla platea della Confederazione

nell’auditorium dell’Università Bocconi, non

sono invecchiate e restano più forti della cronaca

dell’ultimo minuto.

Resta, ad esempio, valida la convinzione di de

Bortoli sull’obiettivo vero della politica protezionistica

di Donald Trump. “Il reale incasso

derivante dai dazi non è tanto il sostegno finanziario

al bilancio Usa o al disavanzo commerciale

del Paese,

quanto il messaggio

di coraggio e la teatralità

di cui il presidente

fa uso”. Un utile

elettorale, più che di

bilancio e che ha, non

a caso, già prodotto

“un dividendo politico

enorme. I dazi

sono uno straordinario

strumento propagandistico,

un’arma

agitata contro amici

e non”; uno strumento

di “vendetta per

procura contro chi è

ritenuto responsabile

politico di un disagio”,

percepito da un elettorato pieno di paure

e a caccia di colpevoli. In questa “commedia

politica fatta di annunci, smentite e rinvii, c’è

poca razionalità, ma molta psicologia del potere”.

Una dinamica rischiosa - perché confonde

la politica elettorale da quella che amministra,

decide e guida lo sviluppo di un Paese - anche

per gli alleati di Trump.

L’altro lato della medaglia è quello dell’economia

reale, sulla quale incidono anche fattori

molto volatili, come lo stato d’animo degli imprenditori

e il livello di ottimismo con il quale

guardano al futuro prossimo. L’ex direttore del

Corriere guarda soprattutto alle aziende agricole,

“già provate dai cambiamenti climatici”,

che impattano sulla produttività e sui ricavi,

assediati anche “da una svalutazione del dollaro

arrivata contro tutte le previsioni di au-

18 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


de Bortoli I dazi

sono uno straordinario

strumento propagandistico,

un’arma agitata

contro amici e non

mento che si attendevano con l’annuncio dei

dazi”. Uno scenario smentito da una realtà che

sembra mandare in soffitto formule economiche

che appaiono ormai vetuste. È l’effetto di

quello che de Bortoli chiama “disaccoppiamento

tra economia e politica”. In effetti, “se il

2 aprile (data del primo annuncio dell’arrivo

dei dazi, ndr.) ci avessero detto che i mercati

finanziari, a luglio, sarebbero arrivati intorno

ai massimi non ci avremmo creduto”. Ciò significa

che le Borse di tutto il mondo hanno

abbandonato la prassi consolidata della definizione

dei prezzi delle attività finanziarie scontando

i rischi in arrivo. Lo dimostra l’effetto

che la guerra lampo di Israele all’Iran ha avuto

sui titoli mondiali. “Per dodici giorni abbiamo

rischiato la chiusura dello stretto Hormuz, eppure

il prezzo petrolio non si è quasi mosso -

commenta de Bortoli -. Una volta le aspettative

di eventi del genere potevano avere effetti davvero

devastanti sulla finanza”.

Questo disaccoppiamento

tra politica e economia (e

finanza), però, sembra essere

qualcosa di ormai sistemico

e non figlio della nuova prassi

dell’amministrazione statunitense.

Infatti, “perfino le

ormai mitologiche lettere di

Trump non hanno prodotto

sconquassi sui mercati”.

Le ragioni di questo cambio

di approccio dei mercati finanziari

nei confronti delle parole dei decisori

politici sono tante. “Ciò non vuol dire che

dobbiamo smettere di preoccuparci, ma che la

capacità di adattamento dei sistemi economici

e la resilienza della globalizzazione, sono fattori

di equilibrio importantissimi”, e molto più

maturi rispetto a soltanto dieci anni fa. E se la

globalizzazione continua ad autoregolamentarsi

e a digerire senza battere ciglio potenziali

terremoti, l’Europa non sembra volerne cavalcare

e guidare le dinamiche. Davanti alle continue

minacce del presidente degli Stati Uniti,

infatti, “l’Ue non è apparsa finora disponibile a

usare gli strumenti anti-coercizione, che pure

possiede”. Ferruccio de Bortoli fa riferimento

alle due direttive del 2023, “che permettono

l’esclusione dalle gare d’appalto pubbliche

delle società americane già beneficiarie di sussidi

pubblici”. Anzi. “Sui servizi, settore in cui

surplus statunitense è importante, è stata fatta

marcia in dietro con la applicazione della

Global minimum tax per le sole multinazionali

d’Oltreoceano. Saranno contenti anche i nostri

amici irlandesi”, ha aggiunto con una punta di

ironia facendo riferimento al paradiso fiscale in

cui si è trasformata Dublino. La bandiera bianca

che Bruxelles sventola nei confronti di Washington

rischia di produrre più danni domani,

che nell’immediato. “Quindi la domanda è: se

alla fine ci accontenteremo di dazi intorno al

10, 15 per cento senza intervenire sulle regole

dei servizi, come ci difenderemo domani dalla

Cina, la vera nemica nella globalizzazione? Saranno

credibili gli strumenti che oggi, abbiamo

scelto di non usare nei confronti degli Usa? Saremo

in grado di difendere regole europee su

sicurezza ambientale e militare, saremo capaci

di tutelare le tipicità nostri prodotti?”.

Il secondo capitolo affrontato dal presidente

della Fondazione Corriere della Sera sono le

banche. Il settore italiano è

agitato da annunci di offerte

di pubblico scambio e scalate.

“Di certo, segni di vitalità del

nostro sistema - commenta

de Bortoli -, ma anche dovuti

ad una congiuntura favorevole

di tassi passivi scandalosamente

e per troppo tempo

bassi”. Il giornalista e analista

economico si domanda “se

alla fine di queste operazioni,

fatte di tanta carta e poco

cash, ci saranno vantaggi di scala per clienti degli

istituti. Perché, ad oggi, in Italia paghiamo

commissioni sul risparmio gestito più elevate

rispetto ad altri Paesi”. E se gli impieghi bancari

soprattutto per le Pmi, non crescono, di chi è

la colpa? “Delle imprese che non fanno richiesta

di credito, oppure delle banche, che non lo

concedono?”.

Poi un passaggio sull’attualità, quella dell’ipotesi

di un terzo polo bancario che potrebbe nascere

dall’Ops lanciata da Mps su Mediobanca.

“Un’operazione positiva perché amplia la concorrenza”,

ma con lati anche in chiaroscuro.

Come quello riguardante il ruolo giocato dal

governo che, “da azionista di Monte Paschi, è

giocatore interessato in questa partita, e in evidente

conflitto di interessi aveva ipotizzato l’uso

del golden power, strumento che in origine era

stato immaginato per difenderci da acquisizioni

straniere”.

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 19


ASSEMBLEA IL VICEMINISTRO

“Anche noi

non siamo

sostituibili”

Valentini: “Mentre l’Europa

ha un surplus di 156 miliardi

sui beni, gli Usa ne hanno uno di

104 sui servizi. È una

interdipendenza che

dobbiamo far pesare

nelle nei rapporti con gli States”

di Marco Esposito

“L’

Europa si sottovaluta, sono gli

Usa a non poter fare a meno

di noi”. In questa intervista il

viceministro del Mimit, Valentino

Valentini, sferza il Vecchio

Continente: “Siamo un

mercato con 450 milioni di consumatori, una

potenza che nessuno può ignorare, nemmeno gli

Stati Uniti”. La pressione commerciale esercitata

dalla Casa Bianca ha obiettivi che vanno ben

oltre i dazi. “La vera partita che gli Usa stanno

giocando è sull’eliminazione delle barriere non

tariffarie al proprio export, ma l’Europa deve

dire un no categorico a qualsiasi compromesso

sulla sicurezza alimentare”.

Valentino Valentini

Viceministro delle Imprese e del made in Italy

Viceministro, Trump minaccia di alzare i dazi

per tutti i prodotti importati negli Usa dall’Europa,

compresi quelli dell’agroalimentare. Per

le nostre aziende agricole sarebbe un peso insostenibile.

Cosa può fare l’Europa (e l’Italia)

per impedire questa tagliola?

20 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


La situazione è critica. Come ho già detto, è in

corso quello che gli esperti definiscono “la più

grande diversione commerciale” della storia recente.

I dazi voluti dall’amministrazione Trump

hanno innescato un rimodellamento completo

dei rapporti economici globali. L’Europa sta reagendo

con una strategia articolata. Da un lato,

continua a negoziare, dall’altro sta accelerando la

diversificazione verso altre grandi aree commerciali

del mondo, sul piano europeo e domestico.

Alcuni accusano il governo Meloni di essere

troppo accondiscendente nei confronti di

Trump. Serve un approccio più duro in questa

fase di trattativa?

L’atteggiamento europeo, che l’Italia condivide

pienamente, è stato quello di non entrare nell’escalation

verbale, che rappresenterebbe un grande

errore. Il rischio sarebbe quello di pagare un

dividendo negativo senza ancora sapere quanto

margine c’è per trattare. Alcuni osservatori riflettono

sul fatto che il presidente

Trump assuma posizioni massimaliste

per poi ripiegare su

posizioni più concilianti, oppure

che talvolta la tenuta del

mercato mobiliare lo costringa

a rivedere le sue posizioni. La

mia impressione è che l’aspetto

dei dazi sia un fattore strutturale

di questa amministrazione

americana. La migliore

risposta è negoziare in maniera

seria, ferma e coerente, passando

contestualmente all’attacco rivolgendosi a

quei mercati mondiali che sono impattati come

noi e che intendono mantenere viva la propria

attività commerciale.

L’Europa è una grande potenza economica e

politica. A volte sembra sottovalutarsi, come

se essa stessa non si rendesse conto della sua

grandezza e importanza. Condivide questo

giudizio? L’Europa non può fare a meno del

mercato degli Stati Uniti, ma gli Usa possono

fare a meno del nostro mercato?

“Assolutamente. L’Europa sottovaluta sistematicamente

la propria forza, ma i fatti dicono altro.

Un mercato con 450 milioni di consumatori è una

potenza che nessuno può ignorare, nemmeno gli

Stati Uniti. Sulla seconda questione, ho l’impressione

che gli USA non possano fare a meno del nostro

mercato tanto quanto noi del loro. La relazione

commerciale vale 1 trilione di dollari annui - il

30% del commercio globale. È un’interdipendenza

“Qualsiasi riforma

della PAC

verrà approvata dovrà

preservare le specificità

del nostro sistema

agroalimentare”

totale. I dati lo confermano: macchinari, veicoli e

prodotti chimici rappresentano il 68% delle nostre

esportazioni verso gli USA. L’America importa

dall’Europa tecnologie che non può sostituire facilmente.

Inoltre, siamo il maggiore investitore straniero

negli Stati Uniti con oltre due trilioni di euro

che creano milioni di posti di lavoro americani”.

Viceministro, qual è la posizione del governo

sul fondo unico, che sostituirà la PAC nelle

intenzioni della presidente Von der Leyen?

La PAC rappresenta la politica fondante dell’Unione

Europea e conserva un valore strategico

cruciale per il futuro del Continente, e questo

per ragioni che vanno oltre gli aspetti economici:

i mutamenti climatici stanno trasformando

le condizioni produttive, le rese produttive

rimangono cruciali per la sicurezza alimentare

europea, la tenuta sociale delle campagne è

fondamentale contro lo spopolamento rurale, e

la conservazione del paesaggio agricolo rappresenta

un presidio di sicurezza

del territorio e un patrimonio

culturale insostituibile. Oltre a

ciò, il ministro Lollobrigida sta

lavorando per assicurare che

qualsiasi riforma preservi le

specificità del nostro sistema

agroalimentare. La nostra posizione

è chiara: garantire che

il fondo unico non penalizzi le

eccellenze italiane, ma le valorizzi,

riconoscendo il ruolo

strategico del settore agroalimentare

nell’export nazionale grazie ai prodotti

Dop e Igp. Il dialogo con la Commissione Von

der Leyen è costante, nella consapevolezza che

l’agricoltura europea può essere competitiva solo

se mantiene i suoi standard di qualità superiori.

Teme che il reale obiettivo dell’amministrazione

Trump sia quello di abbattere le barriere

non tariffarie, “costringendoci” ad importare

alimenti dagli Stati Uniti che sono sotto i

nostri standard di sicurezza alimentare?

Questa è la vera partita in corso. La pressione commerciale

esercitata dalla Casa Bianca ha obiettivi

che vanno ben oltre i dazi tradizionali ed un mero

riequilibrio dei flussi commerciali. Come dicevo,

la nostra forza dipende dall’unità, e non possiamo

permettere che alcuni Stati membri cerchino compromessi

rapidi a scapito della salute pubblica. Il

mondo si sta modificando rapidamente, e noi possiamo

affrontare questa sfida solo se manteniamo

fermi i nostri principi di qualità e sicurezza”. •••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 21


NUOVI ORIZZONTI FILIERE DI DOMANI

Il contest che

immagina

il futuro

I

n Europa, l’eco-innovazione è diventata

una priorità strategica per l’industria alimentare.

La transizione ecologica, le crisi

climatiche e l’evoluzione dei consumi

stanno imponendo una profonda riconfigurazione

della filiera agroalimentare:

produzione più pulita, ingredienti alternativi,

imballaggi sostenibili e modelli industriali responsabili.

In questo scenario, si colloca il concorso

europeo Ecotrophelia, “laboratorio” che

integra sostenibilità, creatività e formazione, nel

quale studenti universitari e degli Istituti Tecnici

Superiori (ITS) diventano i “progettisti” del cibo

di domani proponendo soluzioni sostenibili che

rispondano alle sfide del futuro.

Nata in Francia nel 2000 per promuovere la

cooperazione tra Università e aziende agroalimentari,

la competizione europea Ecotrophelia

Europe, promossa da Ecotrophelia Europe

Eeig con il sostegno della piattaforma

FoodDrink Europe, si è evoluta come vero e

Ogni anno Ecotrophelia

richiama le migliori menti

delle Università e degli istituti

tecnici per selezionare le

idee più valide di produzione

alimentare sostenibile

di Antonella Del Fiore*

proprio network per l’eco-innovazione. Attraverso

la piattaforma “Food for Life”, l’iniziativa

ha visto la sua prima edizione internazionale

nel 2008 con la partecipazione di otto

Paesi europei. Dal 2011, grazie al riconoscimento

ufficiale da parte della Commissione

Europea nell’ambito del progetto Ecotrofood,

Ecotrophelia si è evoluta, arrivando a coinvolgere

negli ultimi anni ventidue Paesi, ciascuno

con la propria selezione, coordinata

dalla rispettiva Federazione nazionale delle

industrie alimentari. Le squadre vincitrici delle

selezioni nazionali si confrontano nella finale

europea, che si svolge tradizionalmente

in occasione di una fiera internazionale del

settore alimentare, come ad esempio Anuga

o SIAL, tra gli eventi più prestigiosi a livello

mondiale dell’industria del food & beverage.

L’industria alimentare guarda con grande interesse

a Ecotrophelia Europe Eeig, riconoscendo

le potenzialità delle proposte degli

22 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


studenti di contribuire in maniera

concreta alla trasformazione

sostenibile del sistema agroalimentare

europeo. A oggi, più di

3.000 studenti hanno preso parte

al concorso, generando oltre

1.100 prodotti innovativi in rappresentanza

di 22 Paesi europei,

tra cui Italia, Francia, Germania,

Belgio, Slovenia, Austria, Spagna

e Regno Unito. L’edizione italiana

della manifestazione si è affermata

negli anni come un’iniziativa di

eccellenza che ha visto il coinvolgimento di

20 Università, 8 ITS, oltre 80 squadre e più

di 500 studenti. Nell’ultima edizione, la quindicesima,

svoltasi il 24 giugno 2025, con il

patrocinio scientifico di Enea - Agenzia Nazionale

per le nuove Tecnologie, l’Energia e

lo Sviluppo Economico Sostenibile, si sono

confrontate cinque squadre provenienti da

differenti regioni italiane: ITS di Teramo, Università

Cattolica del Sacro Cuore, ITS E.A.T.

Toscana, Università di Parma

e Università Campus Bio-

Medico di Roma. Gli istituti

hanno presentato prodotti

eco-innovativi e sostenibili

che sono tati valutati da

una giuria multidisciplinare

composta da rappresentanti

del mondo scientifico, accademico

e imprenditoriale.

La valutazione dei prodotti,

condotta secondo un criterio

chiave di equilibrio tra

innovazione, sostenibilità

ambientale ed economica,

promozione dell’economia

circolare e reale fattibilità industriale, ha visto

vincitore il team dell’Università di Parma

e i loro “Trebbini”, biscotti di pasta frolla a

base di trebbie della filiera brassicola, grano

saraceno e miele con ripieno di mele. Per i

giovani partecipanti Ecotrophelia può essere

assimilata a una vera e propria palestra formativa,

poiché permette di lavorare secondo

un approccio interdisciplinare, simulando dinamiche

aziendali e di confronto con realtà

industriali, e rappresenta un’occasione per

tradurre competenze teoriche in progetti reali

che permettano di avviare percorsi professionali

concreti nel settore agroindustriale.

Quest’anno l’edizione

italiana è stata vinta

dal team dell’UniPr

con biscotti

fatti di trebbie della

filiera brassicola, grano

saraceno e miele

I vincitori dell’edizione di quest’anno di Ecotrophelia,

realizzata con il patrocinio scientifico di Enea

I prodotti presentati nel corso delle varie edizioni

si sono distinti per il loro orientamento

all’innovazione, al rispetto per l’ambiente,

alla sostenibilità, alla lotta contro lo spreco

alimentare e alla valorizzazione delle risorse

locali, e si sono proposti come soluzioni concrete

per il riutilizzo dei sottoprodotti e la riduzione

dell’impronta ecologica

dei processi produttivi.

In molti casi, le idee nate

nell’ambito di questo concorso

si sono trasformate in

vere e proprie start-up capaci

di incidere sul mercato.

In sintesi, Ecotrophelia non

è soltanto una competizione:

è un punto di incontro

tra ricerca, industria e formazione,

dove si sperimenta

in concreto la transizione

ecologica dell’industria

agroalimentare europea.

Questa sinergia tra istituzioni,

Università e industria ha permesso a

Ecotrophelia Europe Eeig di consolidare una

rete formativa di altissimo livello, capace di

intercettare le esigenze del mercato, anticipando

le tendenze future di sviluppo di nuove

professionalità, e distinguendosi anche

come acceleratore di innovazione industriale.

In un momento storico in cui la sostenibilità

è diventata improcrastinabile, investire

sulle nuove generazioni attraverso iniziative

come questa diventa fondamentale.

* Ricercatrice ENEA Laboratorio Innovazione

Filiere Agroalimentari (Divisione AGROS) •••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 23


ENERGIA AGRIVOLTAICO

Maggiore tempo

per le aziende

Pichetto Fratin modifica

il bando Pnrr per garantire

alle imprese maggiore

tutela in caso di ritardi

della rete nazionale

P

iù tempo per la gestione di tutte le

fasi di sviluppo dei progetti e maggiore

tutela per le imprese dai rischi

derivanti dai ritardi dell’entrata in funzione

degli impianti, spesso dovuti

all’inadeguatezza della rete nazionale.

È questo il senso del decreto 149/2025, in vigore

retroattivamente dall’8 luglio scorso, con

cui il ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica

di Gilberto Pichetto

Fratin modifica il così detto

La maggiore flessibilità

viene garantita dal Mase

posticipando il termine

per la messa in esercizio

degli impianti

dm Agrivoltaico, finanziato

dall’Europa con 1,1 miliardi

e dedicato ai produttori energetici

che operano con quelli

agricoli, chiamati a garantire

la continuità dell’attività.

Un palliativo, fortemente richiesto

da Confagricoltura,

in attesa che venga risolto

alla radice il problema della

saturazione delle reti e, quindi,

delle lunghissime attese per l’allaccio degli

impianti alla rete di distribuzione. Tempistiche

che rischiano di compromettere l’accesso agli

incentivi stanziati dall’Ue.

Le nuove scadenze

La maggiore flessibilità dei tempi viene affrontata

dal Mase posticipando

il termine

ultimo per

la messa in esercizio

degli impianti.

La precedente

scadenza del 30

giugno 2026 non

è più riferita all’entrata in funzione degli impianti,

ma diventa il termine obbligatorio per

il completamento della loro installazione. L’effettiva

produzione di energia ed immissione in

rete dovrà invece avvenire entro 18 mesi, a partire

dalla data di comunicazione di fine costruzione.

Per allineare le procedure amministrative

alle nuove scadenze, il decreto cambia anche

la scadenza della rendicontazione delle spese

di progettazione e installazione degli impianti

per l’accesso al contributo in conto capitale. Il

nuovo termine passa dal 30

giugno 2026 al 31 dicembre

dello stesso anno. Parallelamente

vengono rafforzate le

comunicazioni da fare al Gestore

dei Servizi Energetici

(Gse) con l’introduzione di un

doppio obbligo: trasmissione

della data di installazione e

di quella relativa all’entrata in

esercizio.

Le modifiche lasciano invariato

il massimo di contributo in

conto capitale ricevibile, ossia il 40% dei costi

ammissibili. Idem per la definizione della tariffa

incentivante ventennale che viene riconosciuta

per la produzione di energia elettrica netta immessa

in rete: 93 euro per MWh per gli impianti

fino a 300 KW; 83 euro per quelli con potenza

24 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


superiore; +4 euro MWh per gli impianti nelle

regioni del Centro Italia, e +10 euro per quelli

nelle regioni del Nord. L’eventuale autoconsumo

mantiene un suo valore solo ai fini della posizione

della domanda in graduatoria.

g LE NUOVE REGOLE SULLE CER ESTENDONO I BENEFICIARI DEI CONTRIBUTI

Altro capitolo importante dei fondi

PNRR dedicati all’energia da fonti rinnovabili

è quello delle Comunità energetiche

rinnovabili. La produzione di

energia e il sistema dello scambio sul

posto aprono prospettive di sviluppo,

sia del settore primario che delle comunità,

soprattutto, nei piccoli centri,

che hanno spinto Confagricoltura a presentare il primo progetto italiano:

ConfagriCer. Di recente sono arrivate alcune modifiche importanti

alle regole operative, che la Confederazione ha illustrato alle imprese

e agli altri soggetti interessati con un webinar a cui hanno partecipato

il dg Roberto Caponi, il presidente di ConfagriCer, Nicola Gherardi e

Luca Barberis (in foto), direttore Fonti Rinnovabili del GSE.

Le novità riguardano la platea dei beneficiari dei contributi in conto capitale

con l’accesso dei comuni con 50mila abitanti ai fondi stanziati per

la realizzazione di impianti. Altre modifiche introdotte sono relative ai

lavori per la realizzazione delle centrali, che dovranno essere completati

entro il 30 giugno 2026, mentre l’entrata in esercizio potrà avvenire entro

24 mesi dalla conclusione dei lavori (non oltre il 31 dicembre 2027).

Sale dal 10% al 30% la quota di contributo a titolo di anticipazione. Inoltre,

adesso anche le persone fisiche potranno beneficiare dell’incentivo

con l’esenzione dal fattore di riduzione previsto dal decreto Cacer

sull’autoconsumo collettivo.

Restano ferme anche le regole sull’installazione

degli impianti agrivoltaici per garantire che

non venga compromessa l’attività agricola. La

superficie agricola destinata all’attività di coltivazione

o allevamento dovrà essere pari o maggiore

al 70% dell’estensione totale

dell’area interessata dal progetto.

Mentre, l’altezza minima dei pannelli

dal terreno può variare in base

all’attività che viene svolta. Nel

caso di attività zootecnica l’altezza

minima dovrà essere di 1,3 metri;

nel caso di colture o attività mista,

l’altezza sale a 2,1 metri. Il nuovo

decreto conferma anche il livello di

produttività elettrica dell’impianto

agrivoltaico, che dovrà essere pari

almeno al 60% della produzione

di un impianto fotovoltaico standard.

La produttività può crescere

in alcuni casi specifici: ad esempio

sale del 15% nel caso di pannelli

orientabili, e di un ulteriore 15%

se bifacciali. Resta ferma anche

la previsione di controlli periodici

sull’impatto degli impianti sulla

fertilità del suolo e sul microclima

attraverso strumenti già familiari,

come la relazione agronomica e il

fascicolo aziendale. (fb) •••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 25


ENERGIA BIOCARBURANTI

Una filiera

della soia

è possibile

I margini di crescita

della produzione nazionale,

già prima in Ue, sono tali

da immaginare un contributo

importante dell’agricoltura

al settore dei biocarburanti.

Sarebbe anche l’occasione

per ridurre la dipendenza

dall’import

I

n Italia si torna a parlare di una vera e strutturata

filiera della soia da destinare alla

produzione di energia. Come previsto anche

nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia

e il Clima 2030 (Pniec) del 2020. Il

dibattito si è riacceso alla vigilia dell’entrata

in vigore dei dazi di Donald Trump, il quale,

proprio durante la conferenza stampa di presentazione

dell’accordo con von der Leyen ha

ribadito la volontà di abbattere i vincoli alle importazioni

agroalimentari Usa in Europa. A questa

prospettiva, l’Italia ha dato segnali di voler

rispondere con il potenziamento della produzione

di alcune colture (vedi il ddl “Coltivaitalia”).

Tra queste c’è proprio la soia che, per la sua

qualità e per l’assenza di Ogm, è alla base della

produzione delle Dop nazionali, protagoniste di

un export che nel 2024 ha raggiunto il valore

di 70 miliardi. Un importante momento di confronto

sul tema delle filiere energetiche da oli

vegetali è stato il convegno “Il valore della filiera

della soia”, organizzato a inizio luglio in Senato

dal gruppo industriale di trasformazione, Cereal

Docks. In quell’occasione, il presidente di Con-

26 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


fagri, Massimiliano Giansanti, ha rilanciato il

dibattito sulla soia. “Se riuscissimo a trasformare

tutti gli oli presenti nei magazzini italiani, saremmo

in grado di produrre energia sufficiente

per alimentare 15 ospedali come il Policlinico

di Roma. Immaginate cosa stiamo perdendo in

termini di produttività, competitività e opportunità”,

ha detto Giansanti.

Oggi l’Italia è la prima a livello europeo per

produzione, con una resa annuale di 1,1 milioni

di tonnellate. L’exploit arriva nel 2006. Da

quell’anno al 2024, le superfici sono passate da

176mila a 303mila ettari (+70%), e la produzione

da 546mila a oltre un milione di tonnellate. I

margini da destinare alla produzione di biocarburanti,

quindi, ci sono. Ma è necessario incrementare

le superfici, dato che la domanda attuale

è nettamente più alta dell’offerta interna: circa

3,7 milioni di tonnellate. Di queste, oltre l’80% è

destinato alla zootecnia, sotto forma di farine vegetali

proteiche. Parliamo, quindi, di una materia

prima strategica, utilizzata prevalentemente nella

mangimistica.

Un aumento della produzione permetterebbe al

sistema nazionale di superare

le 200mila tonnellate di olio

di semi destinate oggi alla

produzione di una quantità

di energia elettrica (certificata

e sostenibile) che permette

una riduzione del 55-65%

di emissioni di gas serra rispetto

all’uso di combustibili

fossili. Secondo i calcoli presentati

dal gruppo industriale

di Camisano Vicentino, la

strutturazione di una filiera

energetica degli oli vegetali

permetterebbe di triplicare

gli attuali quantitativi conferiti

agli impianti. Il tutto con effetti vantaggiosi

per le aziende produttrici e senza contraccolpi

sulle filiere alimentari e mangimistiche, anche

con l’ausilio del secondo raccolto. Effetto non

secondario è anche quello sul fronte degli input

chimici: la coltivazione di soia, essendo in grado

di fissare l’azoto atmosferico, riduce la necessità

dell’uso di fertilizzanti azotati. Primo passo per

l’aumento delle superfici è rafforzare l’offerta

per fronteggiare la domanda interna, che fa da

freno all’indice di autoapprovvigionamento.

Tale indice, infatti, nonostante l’aumento delle

superfici e dei volumi prodotti, è tornato al 30%

Tra il 2006 e il 2024

la produzione nazionale

è passata da 546mila

a oltre un milione

di tonnellate,

ma il fabbisogno

è di 3,7 milioni

g LE NORME DA CAMBIARE PER SPINGERE I BIOCARBURANTI EUROPEI

Il potenziamento del comparto italiano della soia da destinare

anche al settore energetico farebbe felice anche il resto d’Europa,

oggi ferma al 10% di produzione del suo fabbisogno di

biocarburanti. Una carenza di materia prima che riguarda anche

il sistema food e mangimistico. Non a caso il 7 luglio scorso la

Commissione europea ha autorizzato l’import (ma non la coltivazione)

per i prossimi dieci anni di una nuova varietà di soia

geneticamente modificata da destinare al consumo sia umano

che animale.

Ma un piano industriale-energetico italiano dedicato alla soia

avrebbe bisogno anche di una volontà politica europea a supporto.

Per rendere competitiva la produzione Ue rispetto a quella

di Paesi extra Ue (soprattutto sudamericani), sarebbe necessario

semplificare alcune regole. A partire dalla normativa sul sistema

di deforestazione, che dal 2026 imporrà una complessa due diligence

basata anche sulla georeferenziazione delle produzioni.

Urgono anche investimenti in ricerca per spingere le produzioni

nazionali verso la sostenibilità.

(livello che si registrava già una ventina di anni

fa), dopo la soglia del 50% raggiunta nel 2015.

Bisogna mettere mano alle attuali distorsioni di

mercato, a partire dal forte aumento dei costi

di produzione non adeguatamente

compensati dall’incremento

dei prezzi. Il risultato è

uno squilibrio tra una domanda

da 3,7 milioni di tonnellate

l’anno e una offerta da 1,1

milioni.

Una filiera della soia, strutturata

tra produttori e trasformatori

e che tenga insieme gli usi

alimentare e mangimistico con

quello energetico, sarebbe utile

proprio a ridurre il gap da

2,6 milioni di tonnellate esistente

tra domanda e offerta e

che attualmente viene coperto

con grandi acquisti dall’estero, in particolare dal

Brasile. L’import italiano sia di semi di soia, sia di

farine è, infatti, pari al doppio di quanto il Sistema

Italia riesce a produrre a partire da semi nostrani.

Il piano agro-industriale proposto da Confagricoltura

e Cereal Docks punta alla stabilizzazione

dei prezzi nel settore e al miglioramento della

gestione e delle economie lungo l’intera catena

di approvvigionamento. Con l’indicizzazione e la

definizione di prezzi minimi verrebbero riequilibrati

anche i quantitativi oggetto di contrattazione

e le quotazioni, a tutela anche del reddito

degli agricoltori. (fb)

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 27


IL PREMIO COLTIVIAMO AGRICOLTURA SOCIALE

Imprese

e società

Pubblicato il decimo

bando dell’iniziativa

di Confagri, Onlus Senior

l’Età della Saggezza e Reale

Foundation. Quest’anno

si celebra il decennale

della legge 141

C

entoquarantamila euro. A tanto ammontano

i premi che quest’anno Confagricoltura,

Senior L’età della Saggezza

Onlus e Reale Foundation, in collaborazione

con la Rete Fattorie Sociali, destineranno

ai migliori progetti di agricoltura

sociale, attraverso il bando “Coltiviamo

agricoltura sociale”, che si è aperto il 22 luglio

scorso e giunto alla sua decima edizione. Un’edizione

“speciale”, che coincide con il decimo

anniversario della legge quadro 141/2015 sull’agricoltura

sociale. Proprio nel 2015, infatti, la

Confederazione è stata la prima associazione ad

attivarsi istituendo un premio nazionale a favore

delle iniziative più meritevoli messe in campo in

questo settore da parte di imprese e cooperative.

Confagricoltura, Senior L’età della Saggezza Onlus

e Reale Foundation sono convinti del grande

valore sociale ed economico dell’agricoltura: coltivare

il sociale è da sempre una prerogativa del

settore, uno strumento di cura e integrazione per

persone fragili, famiglie e intere comunità locali.

Un ponte tra terra e speranza, dove il lavoro

nei campi si trasforma in occasione di riscatto e

dignità. La decima edizione del progetto testimonia

tale impegno, un investimento che va oltre il

sostegno economico.

L’apertura del bando ha coinciso anche con la

ripresa delle attività dell’Osservatorio istituito

presso il ministero dell’Agricoltura, di cui Confagricoltura

fa parte, che dovrebbe fornire criteri

uniformi per la formazione e il riconoscimento

degli operatori e monitorare le attività di agricoltura

sociale in Italia.

All’iniziativa possono partecipare le imprese

agricole, le cooperative sociali, anche in associazione

con altri attori del terzo settore, ma

che prevedano, come capofila, un imprenditore

agricolo, oppure una cooperativa sociale

che svolga attività agricole. La selezione prevede

tre vincitori a cui andranno 40.000 euro

ciascuno, insieme a tre borse di studio per frequentare

il Master di Agricoltura Sociale all’Università

di Roma Tor Vergata. Altri 20.000 euro

saranno destinati a un progetto speciale di gestione

e riqualificazione del verde pubblico, a

cui possono prendere parte anche gli enti del

Terzo Settore non agricoli, purché attivi in questo

ambito.

I progetti dovranno essere presentati entro il 27

ottobre 2025, sia via e-mail a coltiviamoagricolturasociale@confagricoltura.it,

sia con raccomandata

AR a Confagricoltura - Agricoltura Sociale

- Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186

Roma.

La giuria valuterà tutti i progetti pervenuti entro

la fine dell’anno. I vincitori saranno premiati con

una cerimonia evento che si terrà a Roma.

Info: www.coltiviamoagricolturasociale.it.

(red)

28 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


RICONOSCIMENTI SPIGHE VERDI

I nuovi

laboratori

urbani

Sono 90 le località rurali

che hanno ricevuto la “Spiga”

N

ovanta località rurali

potranno fregiarsi

quest’anno della Spiga

Verde, il riconoscimento

assegnato ai Comuni

più virtuosi dal programma

nazionale realizzato da

FEE - Foundation for Environmental

Education in collaborazione

con Confagricoltura. La cerimonia

di premiazione si è svolta a Roma presso

il CNR, il 24 luglio scorso, alla presenza dei

sindaci vincitori. Le Spighe Verdi 2025 sono 90,

rispetto alle 75 dello scorso anno: 17 sono i

nuovi ingressi, 2 i Comuni non confermati. “Un

risultato importante, che segna un forte incremento

del programma - ha dichiarato Claudio

Mazza, presidente di FEE Italia -. Sono ben 17 i

nuovi ingressi, che testimoniano la crescente attenzione

delle amministrazioni locali verso uno

sviluppo rurale realmente sostenibile. Questo

dato, che arriva nel decimo anno del programma,

rappresenta un segnale concreto di cambiamento,

in cui la gestione del territorio, la qualità

ambientale e il benessere delle comunità diventano

priorità condivise e strumenti di crescita.

Spighe Verdi non è un riconoscimento simbolico:

è un percorso volontario, rigoroso e trasparente,

che richiede impegno costante, visione

amministrativa e capacità di coinvolgimento

del tessuto sociale e produttivo del territorio”.

“Il programma Spighe Verdi conferma anche nel

2025 la sua funzione strategica per la crescita

dei Comuni rurali e delle aree interne del nostro

Paese - ha sottolineato Massimiliano Giansanti,

presidente di Confagricoltura -. L’agricoltura è

protagonista di questo percorso: dalle pratiche

sostenibili all’economia circolare, dalla tutela del

paesaggio alla valorizzazione delle produzioni

tipiche e dell’accoglienza. Sono questi i pilastri

che guidano il lavoro delle imprese agricole e

che ritroviamo pienamente negli obiettivi fissati

da FEE Italia. Il riconoscimento non è un

traguardo, ma un impegno continuo: significa

promuovere turismo esperienziale, cultura enogastronomica,

servizi sostenibili e competitività

per le comunità locali. Confagricoltura è orgogliosa

di essere al fianco dei territori in questo

percorso: investire in sostenibilità, innovazione

e bellezza significa garantire sviluppo socioeconomico

e nuove opportunità per luoghi ricchi di

storia e tradizioni, spesso poco conosciuti, ma

con enormi potenzialità”.

Spighe Verdi è un programma

nazionale realizzato dalla FEE

- organizzazione che vanta

un’esperienza quarantennale

nella gestione del programma

internazionale Bandiera

Blu destinato alle località turistiche

balneari - pensato

per guidare i Comuni rurali,

passo dopo passo, a scegliere

strategie di gestione del territorio

in un percorso virtuoso

che giovi all’ambiente e alla

qualità della vita dell’intera

comunità. Per portare i Comuni rurali alla graduale

adozione dello schema Spighe Verdi, la

fondazione FEE Italia ha condiviso con Confagricoltura

un set di indicatori in grado di fotografare

le politiche di gestione del territorio e

indirizzarle verso criteri di massima attenzione

alla sostenibilità. Tra questi, la partecipazione

pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile;

il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni

agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione

in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica;

l’esistenza e il grado di funzionalità degli

impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti

con particolare riguardo alla raccolta differenziata;

la valorizzazione delle aree naturalistiche

eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio;

la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità

per tutti senza limitazioni. (red)

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 29


NOTIZIE DA BRUXELLES

di Nicoletta Antelli

DIFESA, AGRICOLTURA, NGT E MERCATO INTERNO. I DOSSIER SUL TAVOLO DEL SEMESTRE DANESE

Copenaghen vuole approvare

il regolamento sulla ricerca genomica

D

al primo luglio 2025 la Danimarca è alla

presidenza del Consiglio dell’Unione Europea

raccogliendo il testimone dalla Polonia. Questo

passaggio avviene in un momento significativo per l’Unione.

Le istituzioni sono al lavoro per dare attuazione

al nuovo programma strategico 2024-2029, che delinea

le grandi priorità dell’Unione per i prossimi anni:

una difesa comune più robusta, una transizione verde

più realistica, un’unione economica più competitiva e

una presenza globale più assertiva. In questo scenario,

alla presidenza danese spetta un compito delicato e

potenzialmente decisivo: fare i conti con un contesto

internazionale instabile, con pressioni interne crescenti

e con le sfide ancora aperte della transizione verde.

Copenaghen eredita una serie di dossier complessi, in

particolare su difesa, competitività e allargamento. La

Danimarca esercita la leadership con metodo: sobrietà

nordica e fermezza atlantica.

Una difesa europea integrata

È proprio sulla difesa che il programma danese si mostra

più ambizioso. Nel pieno del conflitto russo-ucraino

e con scenari globali sempre più frammentati, l’Unione

non può più delegare la propria sicurezza. La Danimarca

si propone un salto di qualità nel coordinamento tra

Stati membri, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti

industriali, l’interoperabilità delle forze armate

e la resilienza strategica del continente. Non si tratta

tanto di blindare i confini, ma di costruire una difesa che

sia anche economica, energetica e digitale. E qui la coerenza

con gli altri pilastri della nuova agenda europea

diventa evidente; per rafforzare la sicurezza dell’Ue

occorre anche rafforzarne la competitività, l’autonomia

Jacob Jensen

ministro dell’Agricoltura della Danimarca, oggi alla guida dell’Agrifish

30 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


tecnologica e la capacità produttiva in settori strategici.

Tra questi, non può essere esclusa l’agricoltura.

Agricoltura: centralità da riconquistare

Il semestre danese si apre in un contesto agricolo teso,

ma potenzialmente fertile. Le proteste degli agricoltori

che hanno attraversato l’Europa tra il 2023 e il 2024

non sono state una parentesi, ma

il sintomo di un malessere profondo.

Al cuore della questione vi è

una richiesta di riconoscimento:

economico, sociale, politico. Gli

agricoltori chiedono che l’Unione

smetta di considerarli come

semplici destinatari di obblighi

ambientali e torni a trattarli come

alleati nel progetto europeo.

La Danimarca non ignora questo

appello. Infatti, il programma

della presidenza include l’agricoltura

in modo trasversale, nei

capitoli su competitività, transizione

verde, coesione economica e scambi internazionali.

La presidenza danese mira a fare tutto ciò con una

postura costruttiva: anziché alimentare tensioni, Copenaghen

propone di “riparare il patto” tra l’Ue e il suo

sistema produttivo: semplificare le regole, riattivare gli

investimenti, valorizzare il ruolo degli agricoltori nella

sicurezza alimentare e climatica.

Tra i temi più urgenti messi sul tavolo figura la semplificazione

delle regole agricole. Una priorità non simbolica,

ma concreta. La presidenza sostiene esplicitamente

la necessità di rendere la PAC più accessibile e meno

onerosa dal punto di vista amministrativo, agendo sia

sul livello regolamentare europeo che su quello dell’attuazione

nazionale. L’obiettivo dichiarato è alleggerire

gli oneri senza indebolire gli obiettivi ambientali, puntando

a una maggiore proporzionalità, alla razionalizzazione

dei controlli e all’eliminazione delle sovrapposizioni

normative.

La Danimarca, inoltre, può rappresentare un “laboratorio

innovativo” interessante. È un Paese con una produzione

agricola tecnologica, aperta ai mercati esteri,

ma anche sensibile alla sostenibilità e alla qualità.

Un Paese che ha investito in agricoltura di precisione,

digitalizzazione, biotecnologie e gestione efficiente

delle risorse. La presidenza danese sembra voler trasferire

parte di questa esperienza nel dibattito europeo,

provando a ricucire un dialogo che si è lacerato troppo

spesso tra istituzioni, ambientalismo radicale e mondo

produttivo.

Regolamento sulla genomica

Tra i dossier agricoli più attesi di questo semestre rientra

senza dubbio la proposta di regolamento sulle nuove

La presidenza

del Consiglio Ue

è chiamata alla

semplificazione

burocratica

e all’incentivazione

degli investimenti

tecniche genomiche (NGT). Il tema, da anni al centro

del dibattito scientifico e politico, è tornato con forza

nell’agenda europea. L’approccio danese su questo

fronte è pragmatico: la Danimarca si colloca tra i Paesi

favorevoli a una regolamentazione che consenta lo

sviluppo controllato delle NGT.

Queste tecnologie offrono opportunità

concrete per sviluppare

varietà vegetali più resilienti,

meno dipendenti dagli input chimici

e più adatte ai cambiamenti

climatici. In un contesto in cui la

sostenibilità va coniugata con

la produttività, le NGT possono

contribuire a una transizione

verde più realistica, senza

compromettere la competitività

delle imprese agricole. Tuttavia, il

dossier resta divisivo, sia al livello

di Stati membri che tra i gruppi

politici del Parlamento. Alcuni

chiedono maggiori garanzie su etichettatura, mentre

altri sollevano timori legati alla concentrazione della

proprietà intellettuale. La presidenza danese dovrà

quindi muoversi con cautela, ma anche con determinazione.

La posta in gioco è alta: una regolazione troppo

restrittiva rischierebbe di soffocare sul nascere un’innovazione

strategica; al contrario, un quadro normativo

chiaro, proporzionato e fondato sulla scienza potrebbe

dare slancio a un’agricoltura europea più moderna,

competitiva e sostenibile.

Commercio: diversificare con equilibrio

Sulle tensioni Ue-Usa, l’esecutivo danese è ben consapevole

del lavoro avviato dal commissario Sefcovic per

risolvere la crescente disputa commerciale. Ma guarda

anche agli eventi recenti che hanno spinto l’Ue e molti

Paesi terzi a rinnovare gli sforzi verso nuovi accordi di

libero scambio e scambi più diversificati. Copenaghen

sostiene un nuovo slancio nei colloqui commerciali,

con una visione chiara: diversificare le relazioni esterne

dell’UE per ridurre le dipendenze strategiche, accedere

a nuovi mercati e rafforzare la resilienza economica

del blocco. Per il settore agricolo, però, questa

apertura deve andare di pari passo con la tutela della

concorrenza leale. Per gli agricoltori europei la priorità

è chiara: ogni accordo commerciale deve garantire il

rispetto del principio di reciprocità, evitando che prodotti

importati aggirino gli standard ambientali, sanitari

e sociali richiesti alle produzioni europee. La credibilità

dell’UE passa anche da qui: promuovere il commercio

equo senza sacrificare la qualità, la trasparenza

e la sicurezza che caratterizzano il modello agricolo

europeo.

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 31


L’agricoltura

delle donne

Si è concluso Agrinet4Women,

progetto cofinanziato dall’Ue

e nato dalla collaborazione

di Confagri Donna con il gruppo

Icaro, l’Università Iuav

di Venezia e TV2000

di Elisabetta Tufarelli

N

ell’Ue le donne rappresentano quasi la

metà della forza lavoro, ma sono ancora

troppo poche quelle in posizioni di

vertice e, a parità di mansioni, guadagno

meno dei colleghi uomini. Questa

discriminazione è ancora più evidente

quando le donne chiedono finanziamenti in banca:

una penalizzazione anche per le startupper più innovatrici.

Eppure, secondo l’Indice di parità di genere

nel lavoro, l’Italia è considerato un Paese “ad

alto impatto”: se si colmasse il divario di genere e

aumentasse il lavoro femminile, entro il 2050 il Pil

dell’Italia crescerebbe del 12%.

Questo è il potenziale che è stato raccontato con

Agrinet4Women, progetto cofinanziato dall’Unione

europea e nato dalla collaborazione di Confa-

32 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


gricoltura Donna con il gruppo Icaro, l’Università

Iuav di Venezia e TV2000. “L’agricoltura europea

non è solo un pilastro economico dell’Ue, ma anche

un elemento chiave della sua identità culturale.

Le donne, con il loro impegno e la loro dedizione,

sono fondamentali per garantire la vitalità e la sostenibilità

dei territori rurali”. Lo ha detto Alessandra

Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura

Donna durante l’evento conclusivo del progetto a

Palazzo della Valle. “Le storie delle nostre imprenditrici

dimostrano che le donne non solo custodiscono

le tradizioni, ma le arricchiscono con innovazioni

che proiettano l’agricoltura verso il futuro”,

ha aggiunto. L’iniziativa “Le agricoltrici italiane si

presentano all’Europa’”, attraverso le storie di otto

imprenditrici (Cristina Pagliari, Erika Sartori,

Desiree Nieves, Antonella Iannarilli, Anna Impallomeni,

Gabriella Fantolino e Maria Pezone)

in onda su TV 2000 e sulla rete locale Icaro, ha

messo in luce le imprese femminili del settore e il

loro impegno verso la sostenibilità.

Seppure in crescita,

Se si colmassero i divari

di genere in ambito lavorativo,

il Pil dell’Italia potrebbe

crescere del 12%

entro il 2050

la componente femminile

agricola è ancora sottorappresentata,

anche se l’Italia

ha una maggiore incidenza

percentuale di aziende

condotte da donne rispetto

al resto d’Europa. L’evento

conclusivo del progetto ha

rappresentato un importante

momento di confronto

sull’imprenditoria in agricoltura,

servendo a mettere in luce l’importante contributo

delle donne alla sostenibilità, all’innovazione

e allo sviluppo delle aree rurali.

Nicola Gherardi, componente della giunta di Confagricoltura,

intervenendo all’incontro, ha fatto il

punto sugli scenari che si prospettano per

il settore, dalle agroenergie ai cambiamenti climatici,

dagli approvvigionamenti alla decarbonizzazione.

“Per la Pac, è in pericolo il budget. Noi - ha

detto - puntiamo alla competitività e alla sicurezza

alimentare, ma

siamo preoccupati

che per molti Paesi

membri la priorità,

in questa situazione

internazionale

complessa, è diventata

la difesa dei

confini nazionali,

che comporterà ulteriori

riduzioni per la spesa agricola”. L’europarlamentare

Maria Teresa Vivaldini, imprenditrice

agricola associata, ha ricordato come finalmente,

dopo anni, l’agricoltura non sia più considerata nemica

dell’ambiente e del Pianeta. “Il nuovo commissario

europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale,

Christophe Hansen, ha invertito la rotta. Un terreno

sano e un ecosistema sano garantiscono agli agricoltori

prodotti migliori”.

Francesca Magnoni, la

giornalista di Icaro che ha

curato il progetto, ha raccontato,

con passione, attraverso

video e testimonianze

dirette, la vita e l’attività di

otto donne impegnate in

vari settori agricoli: dall’allevamento

alla coltivazione

di ortaggi, frutta, olive. Un

viaggio di 7.200 chilometri,

lungo tutta la Penisola, per

mettere in risalto le storie di

imprenditrici capaci di unire tradizione e innovazione.

L’obiettivo del progetto è rafforzare il ruolo

delle donne nel mondo agricolo, promuovendo

l’inclusione sociale, e valorizzare le opportunità

offerte dall’agricoltura. “Le testimonianze raccolte

- ha rimarcato - mostrano un’agricoltura guidata da

donne capaci di coniugare visione imprenditoriale,

sensibilità ambientale e attenzione al territorio”.

Giulia Lucertini, professoressa associata di Estimo

agrario all’Università Iuav di Venezia, ha messo in

evidenza come nell’ultimo report del Gruppo intergovernativo

sul cambiamento climatico emerga

come i cambiamenti climatici stiano influenzando

l’agricoltura in tutto il mondo. “Gli effetti - ha

spiegato - si intensificheranno nel prossimo futuro

con l’aumentare delle temperature. Diversi studi

dimostrano come le donne siano più pronte al

cambiamento e sensibili ai temi della sostenibilità,

promuovendo pratiche agricole più inclusive e rispettose

dell’ambiente”.

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 33


EUROPA GLI STRUMENTI DELLA COOPERAZIONE

Agrifood

lavoro comune

I

l 16 luglio la Commissione Europea ha presentato

il Quadro finanziario per i prossimi

sette anni. Nel documento, che dovrà passare

per il voto del Consiglio, troveranno

spazio non solo la revisione della Politica

agricola comune e la dimensione unica per

la competitività. Verrà trattato anche lo stanziamento

delle risorse alla R&I, sia per il nuovo Horizon

2028-2035, che per le strutture sussidiarie

(come le Partnership), orientate a favorire il leverage

degli investimenti privati sulla formazione,

sia accademica che professionale. Confagricoltura,

insieme a Federalimentare e al Cluster Agrifood,

ha elaborato nel corso dell’ultimo anno e

mezzo una proposta ambiziosa tesa a costituire

una partnership istituzionale europea sull’agroalimentare.

Si tratta del Food4All (ex artt. 185 e

187 del Trattato).

Food4All, la partnership

europea per la ricerca

e l’innovazione

nell’agroalimentare

proposta da Confagricoltura,

Federalimentare e il Cluster

Agrifood

di Cecilia Blengino

Ad oggi l’agrifood è l’unico settore rilevante economico

che ancora non abbia sviluppato un progetto

di partnership, a differenza di alcune realtà

partite già quattordici anni fa - come il farmaceutico,

la mobilità e l’aviazione - o più recentemente

(sette anni fa), il biotech, la meccanica, la chimica

fine, l’industria digitale e lo spazio. Abbiamo quindi

la responsabilità di cogliere questo momento

per spingere con vigore la nostra Food4All. Pur

nella ristrettezza del budget europeo e nell’ipotesi

di assorbimento di una parte rilevante (dal 10% al

15%) per il programma di riarmo, rimane chiaramente

espressa la linea di valorizzazione degli investimenti

privati nella ricerca e nell’innovazione,

così come sostenuto sia dal Rapporto Draghi che

dal Rapporto Letta, nonché dal Rapporto Heitor e

da quello specifico Strohschneider.

Le caratteristiche principali della proposta (che

34 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


conta più di

cento partner

in Europa

e un core

group coordinato

da Confagricoltura

unitamente a

Copa-Cogeca,

FoodDrinkEurope,

EIT Food

e le Piattaforme

Tecnologiche

Nazionali

Food for Life)

sono due. La

prima riguarda

le modalità

dell’azione

programmatica

rivolta ai territori, secondo criteri di granularità

e capillarità, in un approccio fortemente

democratico definito bottom-up. La seconda riguarda,

invece, la governance delle partnership

costituita da un meccanismo di doppia affiliazione:

la partecipazione dell’azienda agricola e di

quella alimentare avviene attraverso le rispettive

Federazioni nazionali, che a loro volta vengono

organizzate in rete grazie ai consorzi europei

GEIE (Gruppo di interesse economico europeo).

Interessanti le osservazioni di servizi della Commissione

Europea a una proposta così ambiziosa:

quali sono i modelli di collaborazione fra sistemi

associativi imprenditoriali, agenzie di ricerca e

autorità pubbliche? Quali sono i criteri partecipativi

delle aziende agricole e di quelle industriali?

E quali responsabilità gli imprenditori coinvolti

L’evento

Il Forum 2050 di AgrifoodSkills a Palazzo della Valle

durante il quale è stato presentato il progetto Food4All

saranno in grado di assumere in merito agli investimenti

da attuare sui prodotti alimentari, sui

processi produttivi, sull’organizzazione delle filiere

e, non ultimo, sulle operazioni di marketing

e comunicazione? La proposta appare tanto strategica

quanto ambiziosa, non solo per i contenuti,

così radicali, ma anche per la dimensione

finanziaria: le partnership istituzionali hanno un

budget di 2 miliardi di euro in sette anni, di cui

1 miliardo a carico

della Commissione

Europea

e 1 miliardo a

carico del sistema

privato, misurato

attraverso

salari e ammor-

L’agroalimentare è l’unico

settore economico

che ancora

non ha un progetto

di collaborazione

istituzionale europeo

tamenti dedicati

alle attività della

Partnership (contributi

in-kind).

Confagricoltura,

con l’Ufficio Progettazione

diretto

da Daniele Rossi,

ha già elaborato una presentazione completa per

i Servizi della Commissione Europea: una concept

note, nonché un’agenda strategica di ricerca

(SRIA) che tengano conto delle priorità di ricerca

e innovazione delle grandi aziende, delle medie

imprese (mid-caps) e delle micro e piccole imprese

attive nei diversi territori europei.

La composizione delle priorità e dei contenuti

della proposta di partnership Food4All ha trovato

nel nostro Forum 2050, presieduto dal professor

Piero Mastroberardino, un prezioso strumento

di analisi degli scenari e delle policy al servizio

dell’agrifood system europeo. La risposta

definitiva arriverà dalle istituzioni

europee a fine 2025 e qualora

la proposta Food4All venga accolta

positivamente, il 2026 sarà l’anno in

cui si costruirà la governance. Nel

2027 verrà preparato uno dei primi

bandi di ricerca e innovazione, a partire

da gennaio 2028.

Qualora vi fosse l’interesse ad un approfondimento

maggiore preghiamo

di utilizzare il seguente link ppp-food4all

| per analizzare, condividere,

commentare ed eventualmente integrare

i contenuti dei documenti propedeutici

alla partnership. •••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 35


PRODOTTI & MERCATI a cura del Centro Studi di Confagricoltura

LE COLTURE ESTIVE SONO IN RITIRATA E I PREZZI IN AUMENTO. ORMAI PRODURRE COSTA IL 14% IN PIÙ

La crisi dell’ortofrutta tra riduzione

delle superfici, clima e costi alle stelle

Il comparto ortofrutticolo rappresenta da sempre uno

degli assi portanti dell’agricoltura italiana: nel 2024 il

valore della sola produzione fresca ha superato i 17 miliardi

di euro, pari al 26% del totale agricolo nazionale,

stimato in oltre 67 miliardi di euro. Un settore cruciale,

che alimenta la bilancia commerciale con un saldo

tradizionalmente positivo, ma oggi stretto in una morsa

tra criticità strutturali e congiunturali: calo delle superfici

coltivate, fitopatie sempre più aggressive, siccità e

fenomeni climatici estremi, cui si sommano costi produttivi

che restano su livelli storicamente elevati. Sul fronte

del commercio internazionale, secondo le elaborazioni

del Centro Studi di Confagricoltura, i dati 2024 parlano

chiaro: export e import - sempre solo dell’ortofrutta fresca

- sono cresciuti entrambi del +9% in volume, segno di

un comparto dinamico, ma il saldo della bilancia commerciale

in valore - pur restando attivo - si è contratto di

oltre il 60%rispetto all’anno precedente. Un campanello

d’allarme che si somma ai segnali provenienti dalle campagne

produttive.

Superfici in ritirata: pere -35%, in crisi drupacee e

frutta estiva

Negli ultimi dieci anni, secondo le elaborazioni ISTAT,

le superfici coltivate mostrano un andamento disomogeneo:

mele, uva da tavola e agrumi tengono, mentre

arretrano in modo consistente le colture di frutta estiva. Il

crollo più vistoso riguarda le pere, con oltre 11 mila ettari

in meno e una riduzione del 35%, dovuta in larga parte

agli espianti in Emilia-Romagna. Qui gli agricoltori, messi

in ginocchio da anni di gelate tardive, danni fitosanitari

(cimice asiatica) e malattie come la maculatura bruna,

hanno progressivamente abbandonato le coltivazioni.

Una tendenza analoga interessa pesche, nettarine e albicocche,

comparti storici oggi sotto pressione per gli

stessi motivi: avversità climatiche e difficoltà di mercato.

Fa eccezione il kiwi, che mantiene una sostanziale stabi-

36 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


lità di superficie grazie a un’importante

evoluzione varietale: in dieci

anni si è affermata la polpa gialla

(e, più recentemente, rossa), che

ha compensato la contrazione del

kiwi verde.

Un 2025 da dimenticare:

siccità al Sud,

gelate e piogge al Nord

Se i problemi strutturali pesano

sul medio periodo, il 2025 si è

aperto con condizioni meteo che

hanno ulteriormente aggravato la

situazione. In Puglia, Sicilia e Basilicata,

le temperature record e

la scarsità d’acqua hanno colpito

duramente le produzioni in pieno

campo. Nel Tavoliere, cuore del

pomodoro da industria, si stima un

calo di resa del 20%, mentre per

ortaggi, agrumi e frutta estiva, la

prolungata siccità ha ridotto i calibri

e aumentato la quota di prodotto

non commercializzabile. Sul

versante opposto, tra Emilia-Romagna

e Puglia, a danneggiare i

raccolti sono state le gelate tardive

di marzo, che hanno compromesso

la fioritura delle varietà precoci,

e le piogge abbondanti tra fine maggio e inizio giugno,

che hanno provocato cracking e muffe, in particolare

sulle ciliegie. Un combinato disposto che spiega il drastico

calo dell’offerta e la corsa dei prezzi.

Prezzi alle stelle per la frutta, ortaggi in sofferenza

Le rilevazioni Ismea sui prezzi

all’origine di giugno e luglio

2025 fotografano una dinamica

opposta tra ortaggi e frutta. Per

gli ortaggi, prevale la stabilità

o il segno negativo, con poche

eccezioni. Al contrario, la frutta

di stagione mette a segno rincari

record, in alcuni casi a due cifre.

L’aumento per ciliegie, albicocche

e drupacee trova spiegazione

non solo negli eventi climatici

avversi, ma anche in un trend di

lungo periodo: meno superfici coltivate = meno disponibilità

sul mercato. Una dinamica che incide inevitabilmente

sui prezzi finali - “spiegando” gli aumenti lamentati

al dettaglio dai consumatori - e alimenta tensioni

sulla filiera.

Il crollo più vistoso

riguarda le pere,

con oltre 11 mila

ettari in meno e una

riduzione del 35%

Redditività in bilico: i costi non tornano

Una questione rimane in tutta la sua rilevanza per la tenuta

competitiva delle imprese agricole del comparto: l’aumento

dei prezzi alla produzione non garantisce margini

più ampi. Dopo la fiammata inflattiva del 2022-23, legata

alla crisi energetica e al conflitto

russo-ucraino, i costi di produzione

sono scesi, ma restano ben sopra i

livelli pre-crisi: secondo ISMEA, nel

2025 i mezzi correnti di produzione

costano +27,65% per gli ortaggi

e +14,57% per la frutta rispetto al

2021. In altre parole, produrre oggi

richiede più risorse, in un contesto

di volatilità climatica che aumenta

i rischi e mette a dura prova la tenuta

economica delle imprese. La

combinazione di fattori - superfici

in calo, eventi estremi, pressione dei costi - evidenzia la

necessità di strategie integrate: investimenti in innovazione,

gestione del rischio e politiche di sostegno mirate per garantire

competitività e continuità produttiva a uno dei settori

chiave del Made in Italy agroalimentare.

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 37


PRODUZIONI OLIVICOLTURA

Innovazione

contro il calo

strutturale

Saranno cinque i gruppi

di lavoro che si occuperanno

del Piano nazionale atteso

dal settore da tempo.

La produzione di olio d’oliva

oggi è di 330mila tonnellate

annue, contro le oltre 500mila

del 2010-2012

di Palma Esposito

S

ono cinque i gruppi di lavoro tematici

che si occuperanno dell’elaborazione

del nuovo Piano olivicolo nazionale. È

stato reso noto a fine giugno, durante la

prima riunione operativa presso il ministero

dell’Agricoltura, della Sovranità

alimentare e delle Foreste. A presiedere i lavori

è stata la direttrice generale Eleonora Iacovoni,

successivamente affiancata dal sottosegretario

Patrizio La Pietra, a conferma dell’impegno

verso una filiera che rappresenta un pilastro

dell’agricoltura nazionale. Durante l’apertura dei

lavori, Iacovoni ha illustrato i due obiettivi fondamentali

della riunione: da un lato, la costituzione

formale dei gruppi tecnici di lavoro, dall’altro,

l’avvio di un confronto operativo sulle priorità

da affrontare nei prossimi mesi. È stato chiarito

che le decisioni strategiche saranno assunte in

modo collegiale all’interno del Tavolo, mentre i

gruppi ristretti lavoreranno su temi specifici con

metodo e rigore.

Tra le Organizzazioni presenti alla riunione di

giugno, Confagricoltura ha espresso la volontà

di partecipare attivamente ai lavori di tutti i

gruppi, con particolare attenzione a quelli più

operativi. Assofrantoi, da parte sua, ha manifestato

specifico interesse per il gruppo dedicato

a Ricerca e Sviluppo, ritenuto un nodo strategico

per il rilancio della fase di trasformazione.

Il Masaf ha fissato l’obiettivo del completamen-

38 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


to dei lavori entro dicembre 2025,

con una prima definizione delle

linee di intervento finanziario già

per ottobre, in vista della prossima

legge di Bilancio. Il sottosegretario

La Pietra ha annunciato l’intenzione

del governo di destinare significative

risorse economiche al comparto,

attraverso specifiche misure previste

nel collegato agricolo. Nel corso del

giro di tavolo sulle priorità operative,

Alberto Statti, componente di

giunta di Confagricoltura, ha sottolineato

come il comparto olivicolooleario

rappresenti un’eccellenza

del made in Italy agroalimentare,

riconosciuta sia a livello nazionale

che internazionale. Tuttavia, ha evidenziato

anche le molteplici criticità

che minano la competitività del settore:

su tutte, la perdita di redditività

legata al calo produttivo e all’incremento

dei costi di produzione. Secondo i dati

di settore, la produzione di olio d’oliva in Italia

è in calo strutturale. Tra eventi climatici avversi,

elevata frammentazione aziendale (il 40% delle

aziende olivicole ha meno di 2 ettari) e volatilità

dei prezzi, la produzione media si è attestata

intorno alle 330 mila tonnellate annue, contro

le oltre 500 mila registrate nel

triennio 2010-2012. Statti ha,

Le aree tematiche

su cui il Masaf lavorerà

con il Crea e le associazioni:

normativa, tracciabilità,

Xylella, ricerca

e promozione

g IL 2023 È UN BRUTTO RICORDO, APOFRUIT CHIUDE IL 2024 CON +11,5

Apofruit Italia, cooperativa da 4.200

soci e un fatturato di 294 milioni di

euro e 330mila tonnellate di frutta

e verdura commercializzate all’anno

ha chiuso di recente il bilancio

2024, con un +11,5%.

Una ripresa importante dopo il calo

dei conferimento del 2023 causato

da inondazioni nel Nord Est e siccità estrema al Sud.

“Il valore distribuito ai soci è di 140 milioni e 837 mila euro - ha

commentato il presidente, Mirco Zanotti (in foto) -. I conferimenti

totali dei soci raggiungono 158.000 tonnellate, segnando un

+16,5% rispetto al 2023 e confermando una sostanziale tenuta del

valore riconosciuto ai produttori anche a fronte di un incremento

produttivo”. Il valore complessivo dei ricavi è passato dai 274 milioni

del 2023 ai 298 nel 2024. Sale anche il valore del gruppo, da

351 a 378,5 milioni di euro. Una delle componenti più consistenti

del bilancio di Apofruit è la liquidazione invernale, che ammonta a

89.800 tonnellate di prodotto conferito, “con un controvalore di 73

milioni e 600mila euro, anch’esso in aumento dell’11,5% rispetto

all’anno precedente”, spiega il dg, Ernesto Fornari.

A inizio luglio la cooperativa ha annunciato l’ampliamento dello

stabilimento di Altedo (Bologna) con sette nuove celle frigorifere

e cinque ribalte, per una capacità frigorifera complessiva di

150.000 quintali.

quindi, ribadito le priorità di

Confagricoltura: innovazione

negli oliveti, attraverso il rinnovo

degli impianti e la salvaguardia

dell’olivicoltura collinare;

contrasto al fenomeno

dell’abbandono dei terreni,

rafforzamento delle strategie

di promozione, e sostegno alle

produzioni di qualità certificata

(Dop, Igp, biologico).

Ha, infine, posto l’accento su un tema normativo

particolarmente sentito: l’urgenza di aggiornare

la normativa che vieta l’espianto degli ulivi, ancora

oggi disciplinata dal Decreto Luogotenenziale

n. 475 del 27 luglio 1945, ormai superato

e inadeguato a rispondere

alle esigenze di rinnovamento

e competitività. La Pietra

ha condiviso pienamente l’analisi

di Confagricoltura, definendo

l’attuale normativa

sull’espianto degli ulivi come

obsoleta e limitante per uno

sviluppo moderno e sostenibile

del settore. Ha, quindi,

invitato tutti i partecipanti a

presentare proposte concrete

di aggiornamento legislativo,

affinché si possa giungere presto a una riforma

strutturale condivisa.

In chiusura dei lavori, il sottosegretario ha sollecitato

i gruppi tecnici a procedere con

celerità, metodo e approfondimento,

sottolineando come il collegato agricolo

rappresenti il primo passo concreto per il

rilancio del comparto olivicolo, attraverso

l’allocazione mirata delle risorse e la

definizione di un quadro normativo più

moderno, efficace e competitivo. •••

Un momento della prima riunione, a febbraio 2025,

sul Piano olivicolo nazionale al Masaf LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 39


PRODUZIONI VINI D’EUROPA

Christophe Hansen

Commissario europeo

all’Agricoltura

Una mini

riforma

Il pacchetto di misure

della Commissione Ue

parte da buoni presupposti.

Ma su clima, reimpianti

e gestione delle eccedenze,

ancora non ci siamo

G

iugno è stato il mese delle audizioni

delle parti produttive e sociali nelle

commissioni Agricoltura di Camera

e Senato sui contenuti del cosiddetto

Pacchetto Vino, la proposta della Commissione

di regolamento di misure legislative

per rafforzare e - per alcuni aspetti -

riformare la politica vitivinicola dell’Unione. Il

documento è in fase di approvazione da parte

del Parlamento europeo e del Consiglio. Un intervento

normativo che si inserisce in una fase

davvero complessa per la vitivinicoltura, sia nazionale

che comunitaria. Nonostante l’Italia mantenga

una posizione di leadership mondiale per

produzione, la spada di Damocle dei dazi resta

sospesa su un settore già alle prese, da anni, con

cambiamenti climatici, fitopatie che decimano i

raccolti e un andamento europeo dei consumi ai

suoi minimi storici (-3,1% nel 2024).

Il documento ha ricevuto il via libera per il mandato

negoziale dal Consiglio che ha anche indicato

alcune modifiche da apportare. La direzione

è verso il rafforzamento della resilienza delle

aziende nei momenti di turbativa di mercato o in

caso di eventi climatici avversi. Confagricoltura

ha valutato positivamente la velocità con cui il

pacchetto è stato presentato e il livello di ascolto

delle istanze del comparto. Ma non mancano i

nodi ancora da sciogliere.

Gestione delle eccedenze

Il Pacchetto Vino propone di riconoscere agli

Stati la possibilità di adottare misure volontarie

- quali l’estirpazione, la vendemmia verde e la distillazione

- per prevenire e gestire le eccedenze

di vino nelle cantine, e contribuire a stabilizzare

il mercato. Gli aiuti saranno nazionali e non sono

annunciati fondi comunitari aggiuntivi. Per la distillazione

e la vendemmia verde la Commissione

prevede un limite ai pagamenti nella misura del

20% dei fondi complessivi. Tradotto in soldi, per

l’Italia si tratterebbe di circa 65 milioni di euro.

Per l’estirpazione, questo limite all’uso dei fondi

nazionali non è previsto, presumibilmente su richiesta

di francese. Basti pensare che Parigi ha

annunciato 120 milioni di euro di investimenti

per l’estirpazione di circa 27.500 ettari di vigne.

Il carattere volontario delle misure e la differente

base di calcolo delle risorse lasciata ai Paesi

potrebbero essere causa di penalizzazioni per le

aziende che operano in Stati che dedicano meno

40 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


fondi alle misure citate rispetto ad altri. Su questo

punto Confagricoltura ha evidenziato l’opportunità

di un limite comune all’uso dei fondi nazionali

comprensiva della misura di estirpazione per

un massimo del 20% rispetto ai fondi dell’Organizzazione

Comune del Mercato vitivinicolo di

ciascun Paese. Questa percentuale sarebbe in linea

con quanto previsto per la vendemmia verde

e per la distillazione e favorirebbe un equilibrio

fra tutti gli operatori dell’Unione.

Impianti e reimpianti più flessibili

La maggiore flessibilità per le autorizzazioni ai

reimpianti derivanti da operazioni di estirpazione

è una vittoria di Confagricoltura, che aveva richiesto

e ottenuto l’estensione della loro validità dagli

attuali tre anni a otto, a partire dalla data della

concessione. Con l’attuale aumento dei costi di impianto,

i viticoltori hanno necessità di tempo per

scegliere il periodo più adatto

al reimpianto. I fattori da valutare

sono molti: andamento del

La volontarietà delle

misure sulle eccedenze

e il sistema di calcolo

delle risorse rischiano

di creare diseguaglianze

tra Paesi

mercato, disponibilità di risorse;

stato fitosanitario del terreno.

Confagricoltura ha, inoltre,

chiesto che non siano applicate

restrizioni ai reimpianti in base

alle caratteristiche dei territori,

varietà di viti, metodi di produzione

e resa. Le autorizzazioni

per i nuovi impianti potranno

essere anche vietate. La previsione

di limitazioni alla concessione

di autorizzazioni di

nuovi impianti, al contrario, piace al settore, perché

ridurrebbe l’offerta di vino europeo e, quindi,

incentiverebbe un riequilibrio delle produzioni e

anche dei prezzi.

Clima, più sostegno agli investimenti

La Commissione, come richiesto da Confagricoltura,

concede ai singoli Stati la possibilità di

aumentare l’aiuto finanziario dell’Unione fino

all’80% dei costi degli investimenti destinati alla

mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.

Nel capitolo sul clima del Pacchetto Vino

manca però una linea chiara sulla gestione del

rischio. Fra le raccomandazioni del Gruppo di

alto livello sulla vitivinicoltura, era stata richiamata

più volte la necessità di un’offerta assicurativa

più ampia. Le imprese che vogliono assicurare

produzioni e strutture hanno bisogno

di soluzioni che offrano una copertura dei rischi

più ampia e di aggiornare l’elenco degli

investimenti ammissibili ai finanziamenti europei

con le soluzioni tecnologiche più recenti.

Nella sua proposta di norme, la Commissione

dovrebbe prevedere anche un sistema nazionale

per l’attivazione rapida e semplificata degli interventi

urgenti a sostegno delle imprese colpite

da cambiamenti climatici e turbative di mercato.

Vini dealcolati

Per questo nuovo ramo del settore sono previste

nuove denominazioni: alcol free per il tenore alcolico

compreso tra lo zero e lo 0,5%, e alcol light

da 0,5 al 30% in meno rispetto alla gradazione

della catagoria di riferimento. In arrivo anche la

possibilità di produrre vini spumante dealcolizzati

consentendo l’aggiunta di CO2 ai vini fermi dealcolati.

Si supera quindi l’obbligo di utilizzare un

vino spumante da dealcolizzare e successivamente

da ri-gassificare. Qualche dubbio di interpretazione

potrebbe sorgere sulla dicitura alcol light

nella sua traduzione in italiano,

“a contenuto alcolico ridotto”,

con cui il consumatore non

ha dimestichezza, rispetto a

espressioni più familiari. Si sta

discutendo, infatti, di rendere

possibile l’uso della dicutura

“low alcol” senza traduzione.

Promozione OCM vino

La proposta prevede che le

campagne promozionali finanziate

dall’Ue nei Paesi terzi, abbiano

una durata maggiore da

3 a 5 anni. Anche se si tratta

di un passo avanti, i produttori

avrebbero bisogno di una vera e propria cancellazione

di questo vincolo temporale, per consolidare

alcuni mercati o per sostenere la promozione

di prodotti di nicchia nei mercati esteri, come

quello statunitense. Inoltre, non è previsto un intervento

per semplificare l’eccessiva complessità

delle procedure di accesso ai fondi, nonostante

questa sia la causa della forte perdita di appetibilità

di queste misure di finanziamento. Nell’attuale

contesto geopolitico, le attività di promozione

avrebbero bisogno di alzare del 50-80% gli attuali

contributi.

Riguardo ai finanziamenti comunitari, il Pacchetto

Vino non risolve il nodo della eccessiva rigidità

finanziaria dei programmi settoriali. La loro

gestione dovrebbe essere snellita per migliorare

l’attuale utilizzo delle risorse. Basti pensare che

l’Italia, nell’ultima annualità, ha riconsegnato

all’Ue 87 milioni di euro lasciati inutilizzati fino a

scadenza. (pe)

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 41


PRODUZIONI CANAPA

Ue-Italia

due strade

diverse

Lollobrigida promette

un’interpretazione

meno restrittiva del decreto

Sicurezza, ma in Ue si lavora

al libero mercato per la pianta

a fini industriali, a una soglia

minima di THC per tutti,

e al riconoscimento del fiore

all’interno dell’Ocm

di Jacopo Paolini*

L

unedì 7 luglio 2025, nell’ambito della

revisione della Politica Agricola Comune

(PAC), che entrerà in vigore nel

2028, la commissione Agricoltura ha

approvato un emendamento importante.

La posizione dell’Unione oggi è

chiara: coltivazione, raccolta, trasformazione e

commercializzazione dell’intera pianta di canapa

per fini industriali devono essere legali su

tutto il territorio comunitario. Ma c’è di più. Il

Parlamento europeo ha anche chiesto di stabilire

una soglia unica di tetraidrocannabinolo

(THC) allo 0,5% per tutti gli Stati membri. Un

passo fondamentale per eliminare le discrepanze

nazionali e garantire un quadro normativo

omogeneo, nel rispetto

delle sentenze della Corte

di Giustizia Europea e degli

standard internazionali. Gli

europarlamentari che hanno

sostenuto questa svolta, tra

cui Cristina Guarda (Verdi,

Italia), lo hanno ribadito più

volte: la canapa industriale

non è una droga. Non ha effetti

psicoattivi, non crea dipendenza,

non mette in pericolo

la salute pubblica. Al

contrario, offre una miriade

di applicazioni sostenibili:

dall’edilizia verde alla biocosmesi,

dai tessuti naturali

ai componenti per l’industria

automobilistica, fino ai

prodotti alimentari ricchi di

CBD, una molecola che non altera la mente,

ma aiuta il corpo a ritrovare l’equilibrio.

La proposta che arriva da Strasburgo non è ancora

vincolante, ma è un segnale fortissimo.

L’Ue chiede a gran voce un riconoscimento

chiaro e uniforme della legalità della canapa

industriale, compreso il fiore, e l’introduzione

di regole condivise in tutti gli Stati membri. Nel

frattempo, a maggio 2025, è stato presentato un

emendamento alla normativa dell’Organizzazione

Comune dei Mercati agricoli (OCM) per

includere esplicitamente anche il fiore di canapa

tra i prodotti agricoli riconosciuti a livello

comunitario. Se approvato, l’emendamento

potrebbe annullare immediatamente gli effetti

42 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


del decreto Sicurezza, che negli ultimi mesi sta

cercando di frenare la filiera nazionale.

L’Italia sarà in grado di adeguarsi?

Nel nostro Paese, la situazione è più che controversa.

Da un lato, oltre tremila aziende agricole

lavorano con la canapa, un settore che ha

un impatto economico di circa due miliardi di

euro. Dall’altro, il governo ha deciso di restringere

drasticamente la coltivazione e la commercializzazione

del fiore di canapa, considerandolo

ancora come una minaccia alla sicurezza

pubblica. Una decisione che ha indignato agricoltori,

imprenditori e associazioni.

Ma qualcosa, forse, sta cambiando. Durante

l’ultima interrogazione parlamentare, il deputato

Riccardo Magi, si è fatto portavoce del

malcontento e con un fiore di canapa appuntato

all’occhiello, ha denunciato i danni causati

dal decreto Sicurezza: magazzini pieni di merce

invenduta, aziende che devono restituire fondi

pubblici, dipendenti senza garanzie, intere filiere

nell’incertezza. Ha poi sottolineato come

la canapa industriale sia una coltura completamente

italiana, sostenuta anche

da fondi europei, e ha criticato

l’uso di un linguaggio

che associa ancora la pianta

a una droga. Magi ha inoltre

ricordato che la Commissione

Agricoltura della Conferenza

delle Regioni, con il voto favorevole

anche delle 14 regioni

governate dal centrodestra,

ha chiesto al governo di

modificare la norma.A distanza

di qualche giorno è arrivata

la risposta del ministro

dell’Agricoltura, Francesco

Lollobrigida, annunciando la pubblicazione,

prossimamente, di una circolare chiarificatrice.

Una precisazione sull’interpretazione da dare

alle normativa dovrebbe specificare il reale

campo di applicazione del decreto e correggere

quelle che il ministro ha definito “interpretazioni

faziose”, ribadendo la volontà di sostenere

la filiera. Ci auguriamo sia il segnale, seppure

piccolo, di un possibile ripensamento.

Il fiore e la battaglia culturale

Il fiore della canapa è sempre al centro delle

polemiche. Assomiglia alla marijuana, ha lo

stesso profumo, ma non ha effetti stupefacenti.

Eppure, in Italia si continua a confondere la

canapa con la droga. È una battaglia culturale,

In Europa si importano

molti derivati

da Paesi extra-Ue.

Perché non puntare

su una filiera

italiana forte,

innovativa, certificata?

La politica pro

Cristina Guarda, europarlamentare Greens/EFA e agricoltrice;

Riccardo Magi, deputato e segretario +Europa

prima ancora che politica. Per superarla servono

informazione, dati scientifici, norme chiare

e uguali per tutti. La proposta di una soglia unica

di THC allo 0,5% per tutti gli Stati membri,

prevista dalla PAC per il 2028, è una conquista

di civiltà. Significa proteggere i produttori da

controlli arbitrari, da sequestri ingiustificati, da

accuse infondate. Significa costruire un mercato

interno davvero libero, dove le regole sono

uguali per tutti e la filiera può crescere con trasparenza.

È anche una questione

di competitività economica.

Se non saremo noi

a produrre canapa, saranno

altri a farlo. Già oggi l’Europa

importa molti derivati da

Paesi extra-UE. Perché non

puntare invece su una filiera

italiana forte, innovativa, certificata?

La sfida italiana: la rotta va

cambiata adesso

Di fronte a un’ Europa che

chiede meno vincoli, più chiarezza

e più libertà, l’Italia rischia

di restare indietro. Le parole di Lollobrigida

lasciano intendere che qualcosa si stia muovendo,

ma serve un cambio netto di prospettiva e

serve adesso. È arrivato il momento che il governo

apra un dialogo con gli agricoltori, con

gli imprenditori e con gli scienziati, per cogliere

l’opportunità di valorizzare e non distruggere,

una filiera moderna, sostenibile, europea.

Il Parlamento europeo ha indicato chiaramente

la direzione. L’Italia farà la sua parte? Ci auguriamo

che la risposta sia sì.

* Cofondatore di Enecta e cso dell’azienda, vicepresidente

del gruppo di lavoro “Lino e Canapa”

del Copa-Cogeca

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 43


PRODUZIONI ZOOTECNIA-1

Dermatite bovina

Corsa ai vaccini

Apparsa in Sardegna,

la malattia oggi è presente

in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna,

ma anche in Francia. La Regione

di Todde punta sui vaccini,

a Mantova i primi abbattimenti

di Daniele Mezzogori

A

lla fine di giugno è stato individuato

un focolaio di Dermatite Nodulare

Contagiosa - Lumpy Skin Disease

(LSD) nella provincia di Nuoro, in

Sardegna, che ha fatto scattare l’allarme

su tutto il territorio nazionale per

le conseguenze che porta questa malattia virale

nella specie bovina e per la sua capacità di diffusione

molto rapida tra gli allevamenti, grazie al

ruolo degli insetti vettori.

Si precisa da subito che la malattia non è trasmissibile

all’uomo, né per contatto con bovini infetti,

né tramite alimenti, né tramite punture di insetti.

Inoltre, non vi è alcun rischio per la salute umana

legato al consumo di prodotti derivati da questi

animali. Il primo focolaio era stato segnalato il 21

giugno nel comune di Orani (NU), seguito da un

secondo caso confermato a Orotelli (NU), distante

circa 10 km. Successivamente, è stato notificato un

focolaio in Lombardia, a Porto Mantovano (MN),

seguito nelle due settimane successive da ulteriori

focolai individuati in Sardegna. Al momento, sono

28 i focolai in Sardegna, tutti ancora attivi, mentre

il focolaio di Mantova è stato dichiarato estinto a

seguito dell’abbattimento di tutti i capi presenti e

le misure di disinfezione e pulizia adottate.

La Dermatite Nodulare Contagiosa (Lsd) è una malattia

causata da un poxvirus, cioè un virus della

famiglia Poxviridae, e si trasmette principalmente

tramite insetti ed artropodi ematofagi, quali mosche,

zanzare e zecche. Proprio per la diffusione

tramite gli ematofagi, la malattia si intensifica nel

periodo estivo per l’aumento dell’attività da parte

di questi insetti ed artropodi, e si diffonde molto

rapidamente percorrendo anche 1 km al giorno.

I bovini infetti hanno una sintomatologia varia e

possono presentare febbre, noduli cutanei (soprattutto

su testa, collo, dorso, perineo, mammella e

44 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


arti), lacrimazione, scolo nasale, zoppia, scialorrea

e, nelle bovine gravide, aborto legato ai rialzi febbrili

e non da un’azione diretta del virus. La morbilità

può variare dal 5% al 45%, mentre la mortalità

è in genere inferiore al 10%, ma anche in questo

caso può variare dal 5 all’85% degli animali colpiti.

Le conseguenze economiche sono gravi anche

a causa dei blocchi commerciali che i Paesi

esteri adottano per questa malattia che, oltre ai

bovini vivi, interessa anche i prodotti da essi derivanti

quali carni, pellame, viscere, ma anche latte

e prodotti lattiero caseari, a meno che non siano

sottoposti a processi che garantiscano l’inattivazione

del virus. Al momento hanno posto dei blocchi

alla commercializzazione dall’Italia: Regno Unito,

Canada, Stati Uniti, Messico, Giappone, Australia,

Marocco, Ucraina, Russia e Turchia.

Le misure di biosicurezza

A seguito dei casi segnalati, sono state istituite

le zone di protezione (raggio

di 20 km) e sorveglianza (fino

a 50 km) attorno ai focolai. Si

sono però presentate due differenti

situazioni epidemiologiche,

quella del focolaio del

Nord Italia nella provincia di

Mantova, dove sono stati abbattuti

tutti i capi ed il focolaio

è stato estinto. Il raggio

della zona di restrizione ha

coinvolto diverse province

ed ha interessato tre Regioni

- Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - che,

con il ministero della Salute, hanno lavorato per

armonizzare i provvedimenti sulle movimentazioni

degli animali, la gestione dei sottoprodotti

e delle produzioni animali, quale il latte, e le relative

eventuali deroghe. Al momento non sono

stati segnalati nuovi focolai e sono stati tracciati

tutti i movimenti di bestiame dalla Sardegna da

aprile, quando si sospetta che la malattia possa

essere arrivata sul territorio. Gli allevamenti

dell’Italia continentale che hanno ricevuto animali

dalla Sardegna nei tempi considerati e quelli

nelle zone soggette a restrizione sono stati sottoposti

a esame clinico con esito fortunatamente

negativo. Se continueranno a non presentarsi

nuovi focolai, nel Nord Italia la zona di restrizione

decadrà a 45 giorni dalla data del completamento

delle operazioni preliminari di pulizia

e disinfezione nell’azienda infetta, come specificato

nell’ordinanza della Regione Lombardia del

25 giugno 2025 e quindi il 10 di agosto 2025.

La Sardegna è uno

dei principali bacini

di vitelli da ristallo

di qualità per

gli ingrassatori

del Nord Italia

Diversa la situazione della Sardegna, dove sono

confermati 33 focolai, di cui gli ultimi cinque il

21 luglio scorso, che hanno portato ad un piano

vaccinale d’urgenza. È stato, inoltre, predisposto

il blocco della movimentazione dei capi fuori regione

fino al 10 agosto prossimo, come previsto

anche dalla decisione comunitaria. Accanto

alla previsione di ristori per le aziende, è iniziata

una campagna vaccinale obbligatoria (pena:

multe salate ed esclusione dai sostegni) ai circa

300.000 capi presenti sull’isola.

Il 29 giugno scorso è stato confermato anche in

Francia un focolaio di dermatite nodulare contagiosa

in un allevamento bovino situato in Savoia,

dove si è provveduto agli abbattimenti, in conformità

con la normativa europea. Anche qui, è

stata istituita una zona di restrizione di 50 km,

comprendente i dipartimenti di Savoia, Alta Savoia,

Ain e Isère, con rafforzamento della sorveglianza

veterinaria e limitazioni

agli spostamenti dei bovini.

Sono però comparsi nuovi focolai

(26 ad oggi) che hanno

spinto la Francia ad avviare un

piano vaccinale di emergenza,

oltre agli abbattimenti di tutti i

capi all’interno dei focolai.

La situazione risulta molto

complessa soprattutto in Sardegna,

dove negli ultimi decenni,

si è condotto un accurato

lavoro di selezione delle

razze bovine da carne, che hanno fatto dell’isola

uno dei principali bacini di produzione di

vitelli da ristallo di qualità per gli ingrassatori

del Nord Italia. La vaccinazione dovrà essere

ampiamente praticata per poter avere un effetto

positivo sul blocco dell’espansione della malattia

e dare le garanzie per la ripresa del commercio

degli animali. Una situazione che deve

essere risolta il prima possibile per non ledere

una produzione chiave non solo per la Sardegna,

ma per l’Italia tutta.

Le malattie che si stanno sempre più presentando

in Europa ed in Italia stanno mettendo sempre

più in luce l’importanza dell’applicazione delle

misure di biosicurezza e della necessità di un

efficace sistema di epidemiosorveglianza, anche

grazie alla stretta collaborazione tra mondo allevatoriale

e professione veterinaria, per agire tempestivamente

evitando la diffusione delle malattie

e l’interessamento di interi territori fondamentali

per le nostre produzioni di eccellenza. •••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 45


PRODUZIONI ZOOTECNIA-2

Una strategia

più realista

Nuovo piano

contro la Peste suina.

L’obiettivo di contenimento

dei cinghiali passa dall’80%

al 60% della popolazione attuale.

Gli abbattimenti non sono

più lineari, cambiano in base

al livello di intensità

del virus

di Anja Zanetti

S

ono cinque le macroaree su cui si

concentra il nuovo Piano per l’eradicazione

della Peste suina nelle zone

infette dell’Italia del Nord Ovest: contenimento

della fauna selvatica; depopolamento

del cinghiale; sorveglianza

del territorio per conoscere la situazione epidemiologica;

biosicurezza da applicare negli allevamenti;

formazione ai diversi livelli istituzionali

e distinta nella fase ordinaria e in emergenza.

La strategia, aggiornata dal secondo commissario

straordinario Giovanni Filippini - nominato

dal governo un anno fa dopo le dimissioni

di Vincenzo Caputo -, concordata con la Commissione

europea, è stata discussa con le parti

sociali ed economiche lo scorso 24 giugno. Entrata

in vigore a gennaio, avrà durata triennale.

Essa comprende anche le ordinanze emesse in

precedenza sulla movimentazione dei suini tra

gli allevamenti e sul contenimento geografico e

caccia dei cinghiali selvatici, i principali imputati

della diffusione del virus. Due argomenti a cui i

produttori suinicoli tengono molto. Per questo

motivo, Confagricoltura ha ricordato al nuovo

commissario e alla struttura del Masaf la necessità

di velocizzare l’erogazione degli indennizzi

e di individuare nuove risorse per liquidare gli

aiuti per i danni indiretti non ancora riconosciuti,

come per quelli maturati successivamente al

primo novembre 2024.

Le novità sul monitoraggio del virus

La raccolta e lo studio dei dati è diventata competenza

degli Istituti zooprofilattici sperimentali

e degli Osservatori epidemiologici regionali, che

fanno capo al nuovo Gruppo tecnico epidemiologia.

Il monitoraggio riguarda i suini allevati, i

selvatici, ma anche quelli allo stato semibrado.

L’obiettivo che si pone Filippini è il controllo del

30% dei grandi allevamenti e il 10% dei piccoli.

Per le imprese, ha sottolineato Confagricoltura

al tavolo di confronto, è importante che tale attività

sia seguita dalle indicazioni - ma anche da

supporto amministrativo ed economico adeguati

- per risolvere le carenze rilevate. Il Gruppo tecnico

epidemiologia si occupa, insieme al Centro referenza

nazionale pesti suine (Cerep), anche delle

diagnosi, e valuta sia l’efficacia delle barriere territoriali,

sia la raccolta delle carcasse. Nelle zone

di restrizione, la ricerca delle carcasse diventa,

adesso, un’attività programmata,

rafforzata e

coordinata. Previsto il

potenziamento anche

del controllo dei territori

in cui non è presente

il virus, che verrà

svolto in tutte le regioni

con un minimo di due

animali morti campionati

per settimana. In

caso di risultati positivi

Giovanni Filippini

Commissario straordinario

alla Peste suina africana

46 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


verrà valutata la creazione di una zona infetta o di

un focolaio, da comunicare alla Commissione Ue.

Ridimensionato il target dei prelievi

La strategia per il contenimento della fauna selvatica,

adesso, ridimensiona il ruolo della caccia

collettiva, che viene sostituita con quella selettiva

per puntare al controllo delle femmine e dei

capi giovani. La volontà è quella di aumentare la

percentuale dei prelievi, i quali, nonostante una

crescita del 50% negli ultimi dieci anni, risultano

non ancora in linea con le indicazioni dell’Ispra.

L’attività di contenimento verrà svolta da ditte

specializzate, incaricate dalla struttura commissariale,

e dalle Forze armate, che potranno svolgere

il monitoraggio delle barriere di confine.

I dati presentati dal commissario a fine giugno

parlano di un aumento del depopolamento degli

ungulati selvatici, in particolare nel triennio 2021-

2023, e di un livello di abbattimenti nelle zone

in restrizione di poco più di 9mila capi da inizio

anno. L’anno scorso erano stati oltre 18mila. Alla

luce di questi risultati, il nuovo piano anti-Psa ridimensiona

l’obiettivo minimo triennale di eradicazione,

che passa dall’80% (pari a 612mila cinghiali

da abbattere) al 60%. Si tratta di 425.300 capi l’anno,

pari al 31% in più rispetto

ai 323.899 capi del 2022-23,

ma anche di un -30% rispetto

ai 612.000 capi per anno previsti

nel piano precedente.

La nuova strategia di prelievo e

abbattimento della selvaggina

non è più lineare, ma cambia

in base al livello di presenza

del virus. Nelle aree che non

hanno registrato casi negli ultimi

quattro mesi si punta all’aumento

del 25% rispetto al biennio 2022-24. Mentre,

nelle zone con almeno un caso negli ultimi

quattro mesi il prelievo medio da raggiungere dovrà

essere di almeno un cinghiale per chilometro

Nelle zone di restrizione

la ricerca delle carcasse

diventa un’attività

programmata,

rafforzata e coordinata

g NUOVO PIANO, CHIARINI: “MEGLIO LA CACCIA COLLETTIVA”

“Noi restiamo convinti che la

formula migliore per la riduzione

della popolazione di cinghiali

selvatici sia la caccia collettiva”,

dice il presidente dell’Ente produttori

di Selvaggina (Eps) Lazio

e Viterbo, Giuseppe Chiarini

(in foto), commentando la scelta

fatta dal nuovo piano contro la Peste suina di valorizzare più

l’attività venatoria selettiva. Sullo sfondo, l’esigenza di rinnovare il

settore caratterizzato da un’età media intorno ai 60 anni e sempre

meno attrattiva per le giovani generazioni. “Sarebbe necessaria

una strategia che si muova su due binari - prosegue il presidente

laziale -: incentivi fiscali da una parte e rilancio in categorie di

caccia più adatte alle nuove sensibilità, dall’altra”. La proposta di

Chiarini consiste nel ridimensionare la diffusione di attività venatorie

che hanno per oggetto specie migratorie, come i piccoli

volatili, per concentrarsi su quelle più invasive, come gli ungulati.

Proprio di recente, insieme a Confagri Lazio, Eps ha portato nella

sede della Regione Lazio un convegno dedicato alla filiera della

gestione faunistica con focus dedicati a sicurezza, qualità e sostenibilità.

All’evento hanno partecipato il consigliere regionale

Daniele Sabatini e il presidente della commissione Agricoltura

e Ambiente del Consiglio, Giulio Menegali Zelli Iacobuzzi. Con

Chiarini. presente anche Landolfo di Napoli Rampolla, presidente

di Eps Roma. Alla sessione scientifica del convegno hanno

partecipato l’agronomo Alberto Grazini; Roberto Viganò, della

Asl Vco; David Ranucci, docente dell’Università di Perugia; il professore

dell’Università Statale di Milano, Eugenio Demartini; Riccardo

Primi, docente all’Università della Tuscia (Dafne); e Andrea

Monaco dell’Ispra.

quadrato. Infine, è prevista una terza fascia di

riduzione pari a 10 km, da perimetrare al confine

con le zone più interessate dalla malattia. Questo

cambio di passo sul monitoraggio dei dati

relativi all’andamento del virus sui territori e sulle

strategie di contenimento

è probabilmente dovuto alla

necessità di migliorare l’applicazione

delle indicazioni

tecniche di prelievo, la qualità

e la quantità dei dati raccolti.

La speranza degli operatori,

come sottolineato da Confagricoltura,

è che siano previsti

incentivi per il coinvolgimento

degli allevamenti in questa ricerca.

Anche la nuova gestione

dei dati si spera verrà applicata senza complicare

ulteriormente la vita degli imprenditori, ma

in un’ottica di semplificazione delle attività, sia

di rilevazione che di raccolta.

•••

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 47


AGRICOLTURA BIOLOGICA a cura di Siliva Piconcelli

LA NORMATIVA SUL BIO CAMBIA DA REGIONE A REGIONE ED È PIENA DI PERICOLOSE RIGIDITÀ

Il sistema di deroghe sulle sementi

è una trappola per gli agricoltori

Le norme che governano il sistema

agricolo biologico sono veramente

mal studiate e in alcuni casi

di difficile interpretazione. Porto

un esempio banale, ma purtroppo

frequente: un agricoltore nel

corso dell’annata vuole seminare

una varietà di grano tenero il cui

seme non è disponibile sul mercato come biologico, e dopo

aver calcolato il fabbisogno in funzione degli ettari che vuole

seminare (10 quintali), effettua la richiesta di deroga. Deroga

che gli viene regolarmente concessa. Al momento della

semina però, per diverse motivazioni - un calcolo errato delle

superfici o avversità atmosferiche - non utilizza i 10 quintali

acquistati, e ha una rimanenza di 150 kg. A questo punto

nasce un problema grave: cosa fare di questi 150 chili?

Se il nostro agricoltore l’anno successivo vorrà seminare ancora

quella varietà di frumento dovrà chiedere una seconda

deroga sul seme già autorizzato. Nel caso in cui la varietà

di derivazione biologica sia tornata disponibile sul mercato,

le regole non permetteranno all’imprenditore di utilizzare la

rimanenza dell’anno precedente, e sarà costretto a tenerla in

magazzino. Problema analogo sorgerà se non intenderà più

seminare quella varietà.

Quanto riportato non è il frutto di fantasia o di un caso ipotetico,

ma un episodio di vita vissuta, dal sottoscritto. Il fatto

ancora più esemplare è che gli organismi di controllo consultati

per sapere cosa fare di quella semente in più, non hanno

g CONFAGRIBIO ADERISCE AL PROGETTO RIFLAESSI DELL’UNIONE EUROPEA

Finanziato dal Masaf, “RiflAEssi - Ricerca, Innovazione e Formazione per

l’AgroEcologia”, è un progetto della durata di quattro anni che si inserisce

nelle attività della partnership europea per l’Agroecologia promossa

dal programma Horizon Europe. L’obiettivo è ambizioso: costruire una

rete nazionale che favorisca ricerca, sperimentazione, innovazione e

dialogo tra scienza, società e politica per una transizione verso sistemi

agricoli e alimentari più sostenibili, inclusivi e resilienti, capaci di garantire

sicurezza alimentare e accesso equo a cibo sano e di qualità.

Durante il recente Congresso internazionale di Agroecologia di Agrigento,

ConfagriBio ha partecipato attivamente alla attività di scambio tra i vari

partner di progetto per mettere in atto sinergie concrete e nuovi modelli

operativi tra le diverse filiere del settore biologico, anche nell’ottica della

definizione dei contenuti della prossima Politica Agricola Comune.

Irene Gangarossa

saputo fornire una risposta. Neanche loro sapevano come

giustificare, nella pratica per la concessione della deroga,

quei 150 chili di grano tenero in eccedenza.

Lacune e rallentamenti burocratici sono tra le principali cause

dell’allontanamento degli agricoltori dalla certificazione

biologica. C’è, infatti, da ricordare che parte della competenza

normativa sul biologico è demandata alle Regioni,

producendo così una disomogeneità regolatoria sul territorio

nazionale e un’incertezza che allontana gli investimenti.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Nelle aree dei nostri

Appennini non è infrequente che anche aziende di piccola

dimensione si trovino ad avere superfici fra loro confinanti,

ma ricadenti su territori regionali diversi e, quindi, sottoposte

a normative diverse. Ma il riverbero della disomogeneità

normativa che caratterizza il complesso settore dell’agricoltura

biologica va oltre i confini nazionali.

Non avere uno schema di regole certo e compatto

non facilita il lavoro di tutela delle produzioni nazionali,

che devono fare i conti anche con importazioni di

alcune materie prime, che - come afferma il presidente

di Nomisma, Paolo De Castro - non è escluso possano

provenire anche da Paesi con standard qualitativi

e ambientali non alti quanto quelli imposti dall’Ue

ai suoi agricoltori.

Una semplificazione generale, ma attenta a mantenere

alti i requisiti fondamentali su cui si basa l’agricoltura biologica,

è doverosa. Ma non può essere realizzata senza

ascoltare gli operatori e i tecnici esperti in materia.

Paolo Parisini

(presidente di ConfagriBio)

48 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


NASCE IL BIODISTRETTO AGROECOLOGICO VALLE DEI TEMPLI: 720 KM2 DI AREE NATURALISTICHE

Tredici comuni siciliani gettano le basi

per la transizione agroecologica dell’Isola

Il 12 giugno 2025, dopo il normale

iter presso la Regione Sicilia, è stato

riconosciuto e iscritto al Registro Nazionale

Distretti Biologici il Biodistretto

Agroecologico Valle dei Templi. La

nascita del Biodistretto è stata preceduta,

in linea con quanto stabilito

dal DM 28/12/2022 del Masaf,

dalla costituzione di un Comitato

Promotore il 23/10/2023. Il nuovo

organismo comprende il territorio dei

Comuni di: Agrigento, Aragona, Castrofilippo,

Cattolica Eraclea, Comitini,

Favara, Joppolo Giancaxio, Montallegro,

Porto Empedocle, Raffadali,

Realmonte, Sant’Angelo Muxaro e

Siculiana, con una superficie complessiva di 720 Km2. Al

suo interno sono presenti aree naturalistiche ed ecologiche

di assoluto pregio, tra cui, oltre al Parco della Valle dei Templi,

i Siti di Importanza Comunitaria: Foce del Magazzolo,

Foce del Platani, Capo Bianco, Torre Salsa (ITA040003),

Maccalube di Aragona (ITA 040008) e Scala dei Turchi

(ITA040015).

La mission del Biodistretto Agroecologico Valle dei Templi,

oltre a quanto previsto e normato dal Masaf e dalla Regione

Sicilia, è quella di promuovere una transizione agroecologica

del suo territorio grazie anche all’operatività in

Sicilia della prima legge europea sull’Agroecologia (L.R. 21

del 29 luglio 2021). Con questi obiettivi i soci fondatori, tra

cui il Coordinamento Agroecologia Sicilia e Confagricoltura

Agrigento, comuni del territorio, associazioni, aziende

biologiche e cittadini, tramite il Biodistretto, si prefiggono di

trasformare gradualmente le dinamiche di produzione, di distribuzione

e consumo del cibo anche attraverso processi di

accrescimento della consapevolezza di agricoltori, cittadini

ed amministrazioni sui principi concreti della sostenibilità

sociale, ecologica ed economica. In tale direzione l’intero

territorio del Biodistretto si prepara alla rivitalizzazione, attuando

politiche di riequilibrio tra le esigenze della natura

e quelle delle popolazioni locali: una vera e propria applicazione

del concetto di ecologia integrale. Attualmente

sono coinvolte, oltre alle organizzazioni del settore, come

Confagribio, ed istituti di ricerca come le Università ed il

CREA, venti aziende biologiche del territorio, di cui alcune

diverranno dei veri e propri centri pilota, anche attraverso

fondi di ricerca in pieno campo.

In definitiva, un grande piano di coinvolgimento, che è stato

valutato positivamente dallo stesso Dipartimento Agricoltura

della Regione, e che ha visto il Biodistretto protagonista

anche al 1° Congresso di Agroecologia del Mediterraneo

di Agrigento del 9-12 giugno (AEMED 2025). ConfagriBio

assieme a Confagricoltura Agrigento hanno partecipato a

AEMED 2025 come sponsor, rafforzando la cooperazione

con il Biodistretto, pronti a percorrere l’unico paradigma individuato

per coniugare correttamente le politiche agricole

comunitarie ed internazionali per i prossimi tempi e cioè: la

transizione agroecologica

Martina Maurer

Presidente della Sezione Prodotto Biologico

della provincia di Agrigento

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 49


ORGANIZZAZIONE E TERRITORIO di Alessandra Porro

BRESCIA

BUSI NUOVO DIRETTORE

PAVIA, SEMPIO: SALVAGUARDARE LE RISORSE IRRIGUE

A Piacenza la rivoluzione

tech della stampa 3D

Marco Busi, classe 1982, possiede

competenze gestionali e una

lunga esperienza dirigenziale nel

mondo agricolo e associativo. Milita

in Confagricoltura da oltre un

decennio, dove ha ricoperto incarichi

apicali, gestendo processi

complessi a livello organizzativo

e sindacale e nella pianificazione

strategica dell’associazione.

Negli ultimi anni il suo bagaglio

esperienziale si è arricchito con la

conduzione dell’Ebat, ente focalizzato

sulla cultura della sicurezza

e del welfare, e della Cimmi,

la Cassa mutua integrazione malattie,

maternità e infortuni degli

operai agricoli. Eredita la guida

di un’Organizzazione solida e ben

strutturata, che rappresenta oltre

4 mila imprese associate, con un

team composto da 110 dipendenti

distribuiti capillarmente sul territorio

attraverso otto uffici di zona

(Leno, Montichiari, Verolanuova,

Chiari, Lonato, Orzinuovi, Darfo e

Brescia), oltre alla sede centrale in

città. “Al centro del mio impegno

metterò innovazione, attenzione al

territorio e ascolto attivo di soci e

collaboratori”, ha dichiarato Busi.

Si è svolto nell’agriturismo Boschi Celati

di Fossadello di Caorso, il quarto

appuntamento della rassegna “A Cena

con la Scienza”, iniziativa promossa

da Confagricoltura Piacenza e Agriturist,

che unisce divulgazione scientifica

e convivialità in luoghi della tradizione

rurale piacentina. Protagonista della

serata Manuela Galati, docente del

Politecnico di Torino e tra le “World’s

Top 2% Scientists” secondo la classifica

Stanford University per tre anni consecutivi.

Galati ha accompagnato i presenti

in un vero e proprio viaggio nel mondo

della stampa 3D, o più tecnicamente,

della fabbricazione additiva. Una tecnologia

che - ha spiegato - “non si limita

a costruire oggetti, ma riscrive i processi,

trasformando il modo stesso in cui la

materia viene concepita e utilizzata”.

Con esempi che hanno spaziato dall’aerospazio

alla medicina, dall’automotive

al design, dalla moda alla produzione

alimentare, Galati ha mostrato come

la stampa 3D consenta già oggi di realizzare

componenti altamente complessi

e personalizzati, ottimizzando materiali,

tempi e costi. Ha inoltre introdotto il concetto

di stampa 4D, una frontiera emergente

in cui gli oggetti sono in grado di

modificarsi nel tempo in risposta a stimoli

esterni, anticipando scenari futuri che

sembrano usciti dalla fantascienza, ma

che la ricerca sta già rendendo realtà.

“La manifattura additiva - ha sottolineato

- non solo migliora le prestazioni dei

prodotti, ma permette una produzione

più intelligente, sostenibile e locale, destinata

a rivoluzionare interi settori”. Il

dialogo con il pubblico, composto anche

da imprenditori agricoli e tecnici, si

è arricchito di domande e riflessioni sulle

possibili applicazioni della stampa 3D

nel settore primario: dalla ricambistica

on demand per macchine agricole alla

prototipazione rapida per la sensoristica

IoT, sino ai materiali edibili stampati.

“Abbiamo voluto portare in questo ciclo

anche una riflessione su ciò che è apparentemente

lontano dal mondo agricolo

ma che, con le sue applicazioni, può

portare benefici anche in questo ambito

- ha detto Michele Lodigiani, coordinatore

della rassegna -. La stampa

3D rappresenta un perfetto esempio di

tecnologia trasversale: non è solo una

rivoluzione industriale, ma una nuova

forma di pensiero progettuale”. Il prossimo

e ultimo appuntamento di “A cena

con la Scienza” è in programma venerdì

5 settembre nell’agriturismo I Melograni

- Loc. Caratta - Gossolengo (PC). Ospite

sarà Francesco Billari,professore

di Demografia e Rettore dell’Università

Bocconi di Milano, che interverrà sul

tema del calo demografico.

50 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


FORMAZIONE di Camilla Tomao e Antonella Torzillo

A MATERA L’EVENTO DI CHIUSURA DI TANGO CIRCULAR. BRONDELLI: “FORMAZIONE ELEMENTO FONDAMENTALE”

Enapra, Unibas e tutti gli altri partner

del progetto sull’economia circolare europea

Si è tenuta a Matera, dal 25 al 27 giugno

2025, la conferenza conclusiva del progetto

europeo Erasmus+ Tango Circular. Un’iniziativa

internazionale nata per formare operatori

agricoli e stakeholder sulla valorizzazione

dei rifiuti agricoli, all’interno di un modello

innovativo di economia circolare. Il progetto,

durato quattro anni, ha coinvolto 15 partner

istituzionali provenienti da cinque Paesi europei,

tra cui Enapra, ente per la formazione

continua di Confagricoltura, e ha visto come

coordinatore scientifico l’Università della

Basilicata con la guida dal coordinatore del

progetto, Pietro Picuno.

Durante la conferenza, i partner hanno presentato

i risultati raggiunti: oltre 2.100 partecipanti

coinvolti nei “Rural Labs”, veri e propri laboratori formativi

organizzati in aziende agricole di Italia, Grecia, Portogallo

e Spagna che applicano tecniche di agricoltura circolare. In

Italia le attività si sono svolte in Emilia-Romagna e in Puglia

(Bari/Bat), coinvolgendo agricoltori, tecnici e consulenti. Il

progetto ha offerto moduli formativi innovativi, ideati sotto

la guida di Enapra, che hanno permesso agli operatori del

settore di acquisire competenze sulla gestione dei sottoprodotti

agricoli (organici come la biomassa, e inorganici come

le agroplastiche), trasformandoli in risorse. A supporto della

formazione è stata anche realizzata una piattaforma di e-

learning gratuita e accessibile (https://tangocircularprojectvle.eu),

contenente 9 corsi sviluppati a partire da due ricerche

preliminari: lo studio sulle esigenze formative e l’analisi PEST.

Grande attenzione è stata data all’approccio della “Quadrupla

Elica”, ovvero la collaborazione tra istituzioni pubbliche,

associazioni di agricoltori, Università e società civile. La partecipazione

ampia alla conferenza ha stimolato un confronto

vivace e costruttivo sull’integrazione tra formazione, tecnologia

e sostenibilità nella gestione dei rifiuti agricoli.

“Grazie a Tango Circular abbiamo dimostrato come la formazione

possa essere il primo vero motore del cambiamento

nell’agricoltura europea - ha dichiarato Luca Brondelli

di Brondello, presidente di Enapra e vicepresidente di

Confagricoltura -. Oggi più che mai, le imprese agricole

chiedono strumenti per affrontare le sfide ambientali con

soluzioni concrete. Il nostro ruolo è proprio questo: offrire

competenze pratiche e visione strategica, per una filiera

sempre più sostenibile e competitiva”.

Tra i risultati più significativi emersi dai questionari somministrati

a fine attività, si evidenzia una crescente consapevolezza

ambientale da parte della comunità agricola europea

e una forte disponibilità all’adozione di pratiche di

selezione, raccolta e riuso dei rifiuti. Restano però criticità

legate alla carenza di servizi e supporti adeguati per una

gestione efficiente degli scarti agricoli.

La conferenza ha rappresentato un momento chiave per

diffondere soluzioni innovative, promuovere la replicabilità

del modello formativo Tango a livello europeo e consolidare

la rete tra gli attori della filiera agroalimentare orientati

verso una transizione ecologica concreta e

condivisa. Partecipando attivamente al progetto

Tango-Circular, Enapra e Confagricoltura confermano

il loro impegno proattivo nel promuovere

una visione di agricoltura sostenibile, in cui

formazione, innovazione e rispetto per l’ambiente

diventano strumenti strategici per garantire

competitività e sviluppo economico al settore primario

europeo.

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 51


CAMPI ROSA di Anja Zanetti

DALL’ALLEVAMENTO DI BOVINI ALLA DIVERSIFICAZIONE, L’IMPRESA DI ALESSANDRA ATORINO

“Noi donne combattiamo ancora contro

il gap di genere nel credito bancario”

“Quando ti presenti a una banca da giovane donna,

prima imprenditrice agricola della famiglia, vieni

identificata come una potenziale cattiva solvente”. Ce

lo racconta Alessandra Atorino, oggi 49 anni, fondatrice

e titolare dal 2012 dell’azienda agricola omonima

a Giuliano di Roma, nel Frusinate. Parla della sua

esperienza, ma al contempo testimonia un problema

diffuso. Lei non si è arresa e, nemmeno trentenne, ha

dato vita a un allevamento di bovini, diventato nel

tempo un’impresa poliedrica e in costante evoluzione.

Ma non va sempre così. Le aziende agricole a trazione

femminile, infatti, superano di poco il 30%. Dietro

ad ogni storia di agricoltura, per quanto bucolica

o avvincente, c’è un passaggio obbligato e concreto:

l’accesso al credito e alla terra. Un aspetto che anche

gli osservatori europei, numeri alla mano, identificano

come uno dei principali ostacoli alla parità di genere

nel settore. Nonostante un primo rallentamento e la

diagnosi di una malattia di quelle che rimettono in discussione

tutto, Alessandra frequenta un corso di imprenditoria

agricola e prende in mano i terreni incolti

acquistati dal padre qualche anno prima. “Sono partita

con l’allevamento tradizionale, poi ho virato sulla carne

pregiata da bovini autoctoni, tipici dei Monti Lepini,

cresciuti allo stato brado secondo il metodo grass

feed. Non si alimentano solo nei 22 ettari della mia

azienda, con il fieno autoprodotto, pratichiamo anche

l’alpeggio. Questo perché credo che il legame con il

territorio sia fondamentale”, ci spiega.

Anche le attività che si

sono aggiunte via via, sono

state tutte scelte per coniugare

la valorizzazione

dell’ambiente circostante e

il benessere olistico delle

persone. “C’era del potenziale

inespresso. Ho fatto

corsi di economia circolare,

di erboristeria e di piante

officinali, per conoscere

meglio la nostra flora e

poterla raccontare alla comunità

locale. Sono anche

diventata operatrice di fattoria

didattica e ho aperto

la nostra azienda alle visite.

Sui miei terreni ci sono boschi, grotte carsiche, torrenti

e persino i resti dell’eremo di San Domenico che nel

suo pellegrinaggio dall’Abruzzo passò di qui attorno

all’anno Mille. Questo è un patrimonio che va condiviso”.

Alessandra ha imparato a raccogliere e trasformare

- in liquori, oli, cosmetici, prodotti di erboristeria

- piante e bacche spontanee officinali, e a selezionare

la coltivazione di lavanda, compatibile con la biodiversità

locale. La catena dei Monti Lepini, come tutti

i territori aspri, per certi versi è un’area svantaggiata

ma, d’altro canto, custodisce specificità preziose per

chi le sa valorizzare. Fa parte di Rete Natura 2000,

uno strumento dell’Unione Europea per tutelare habitat

naturali rari, dove è consentito condurre attività in

modo sostenibile. “Non è semplice fare impresa dove

mancano le infrastrutture, ma la ricompensa, in termini

di soddisfazione, è alta”.

Chiediamo ad Alessandra quali sono le difficoltà alle

quali fa riferimento. “Qui in Ciociaria lo spopolamento

si sente. Io resisto a un costo sociale altissimo. Se mi

occorre internet per una pratica amministrativa devo

stare mezz’ora nel traffico e andare in città. Innovare è

necessario, ma anche molto faticoso. Chi inizia un’attività

agricola lo fa per passione. Solo la passione porta

alla resilienza”. Ad Alessandra le energie sembrano

non mancare: dal 2021 guida Confagricoltura Donna

Frosinone, che ha fondato proprio con l’obiettivo di

mettere a fattore comune, tra imprenditrici, idee e

competenze. “Fare rete è fondamentale. Bisogna studiare

ed essere preparate per non cascare nelle trappole

dell’inesperienza e di un sistema che è ancora

sbilanciato a favore degli uomini. Solo dal confronto

nascono nuove capacità e nuove iniziative”.

52 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


CAMPI SONORI di Gaetano Menna

STORIE URBANE DI FRONTIERA

Grazia e condanna

l quinto album di Valerio Bruner “Maddalena“ (Ulisse Records,

2025), si configura come un’intensa esplorazione dei

I

lati più oscuri e delle “storie di frontiera” della sua Napoli. In

un package particolare, il progetto include, accanto al CD, un

libro pocket, che è una sorta di resoconto delle registrazioni

effettuate a Rimini, un diario di

viaggio e di resilienza di Bruner

come musicista. Le otto tracce,

pur richiamando la poetica e

l’impronta di Bruce Springsteen

(un’influenza significativa

per Bruner) mostrano maturità

espressiva. L’incontro tra l’anima

napoletana e quella romagnola

ha generato un risultato unico e

innovativo, diverso dalle aspettative

per un album in dialetto

napoletano. La sua musa ispiratrice

è Maddalena, la peccatrice

e redenta, ma anche l’omonimo

quartiere popolare partenopeo.

ENSEMBLE DI VIOLONCELLISTI

Violoncelliade

I

La Napoli grunge di Bruner

spietata, santa e appassionata

l progetto “Violoncelliade“ (Alfa Music), diretto da Luca Signorini,

è un viaggio sonoro che esplora l’arte del violoncello, connettendo

l’eredità classica a contaminazioni jazz e incursioni nella

musica contemporanea. L’ensemble raccoglie un gruppo variabile

di giovani e talentuosi violoncellisti, formati sotto la guida del Maestro

Signorini presso il Conservatorio

di Napoli. Il repertorio è caratterizzato

da un approccio prevalentemente

crossover. L’album

include adattamenti strumentali

di brani celebri come “’O surdato

’nnammurato”, e rielaborazioni

di standard jazz quali “Blue

Moon” e “Summertime”, che evidenziano

l’estetica della reinterpretazione

musicale. Tutti gli altri

brani sono composizioni e arrangiamenti originali di Signorini, che

spaziano dalla spontaneità di “Flat Street” alla complessità emotiva

di “Children’s Old Telegraph”. Un momento di rilievo è dato da “Devotion”,

con la voce di Maria Pia De Vito e ispirato a un madrigale

di Orlando di Lasso.

India e Gadda

Quella di Maddalena è “una

storia di grazia e condanna

nelle viscere di una Napoli

spietata, santa e appassionata”.

La Partenope di cui parla

il cantautore ha sonorità rock,

punk, grunge: le uniche adatte

per immergersi nelle dissonanze

urbane. L’album (con il

libro) potremmo definirlo una

narrazione rock, di un cantastorie

contemporaneo, elettrico

e poetico, al contempo

arrabbiato ed emozionante,

impegnato a dare voce a

coloro che sono stati sconfitti

dalla vita. Da ragazzo - dice

l’artista - credevo che le canzoni

avessero il potere di cambiare

le cose, quantomeno di

plasmarle verso una diversa

direzione. Adesso, a quasi 40

anni, ci credo ancora di più.

Si intitola “La castagna” (Dodicilune) il CD di Krishna

Biswas, chitarrista fiorentino con radici indo-americane.

Il titolo si rifà al suo buen retiro della quiete creativa

sulle colline toscane. Il chitarrista ha sviluppato uno stile

personale, acustico, che integra elementi di musica

contemporanea e jazz. Il suo disco conta 13 brani; si

apre con “Genesi” che introduce l’estetica dell’opera.

L’aspetto improvvisativo è centrale,

con passaggi - come nei

brani “Bellatrix” e “Cocci rotti”-

di fraseggio libero e costruzioni

armoniche sofisticate. in “Carlo

Emilio” emergono tinte ispirate

dall’opera letteraria di Carlo

Emilio Gadda. L’influenza

delle radici indiane emerge invece

in “Kashinath” e “Kumarone”,

con scale e fraseggi che rimandano ad ambientazioni

orientali. “Catulus” offre una melodia cantabile

e accessibile, mentre “Raffaella” è una dedica intima e

lirica. L’album si chiude con “Epilogo”, che riassume il

percorso solitario e impressionistico.

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 53


BUONO A SAPERSI di Gaetano Menna

SPOT DI FELLINI PER LA LETTURA

Immaginazione

a briglia sciolta

U

n tesoro inedito di Federico Fellini

vede la luce con la pubblicazione

del volume “Il cavallo in biblioteca”

(Vallecchi, maggio 2025).

Il libro svela una serie di spot pubblicitari

mai realizzati, concepiti dal maestro

nel marzo del 1988 per un consorzio

di editori. Ritrovati nell’archivio del

Fellini Museum di Rimini, questi scritti

offrono uno spaccato sorprendente

dell’inventiva del regista, lontano dalle

sue celebri campagne per Campari

o Barilla. Curato da Rosita Copioli, il

libro ha una struttura davvero unica: al

suo interno, è riprodotto integralmente

il dattiloscritto originale intitolato

“Qualche idea di Federico Fellini di

spot pubblicitari per una promozione

editoriale”; raccoglie quelle che lui

definiva “ideine”. Fellini desiderava

trasformare queste idee in un libro. Il

testo originale, battuto a macchina, è

riprodotto in forma anastatica nell’opera

edita ora da Vallecchi, con tanto

di cancellazioni e correzioni a mano

dell’autore. Inoltre, il volume include

una serie di saggi che approfondiscono

gli spot di Fellini, il suo rapporto con

la televisione e la pubblicità. Rosita

Copioli, poetessa e scrittrice, riminese

g IL BESTIARIO FELLINIANO TRA SOGNO E REALTÀ

e felliniana, ha già scritto

per Vallecchi il volume “Gli

occhi di Fellini”, che offre

un ritratto umano e letterario

dell’artista; prevede

di pubblicare a breve un

nuovo testo intitolato “I

libri di Fellini”, un viaggio

nella sua biblioteca. Tra

gli otto spot con varianti

di Fellini spiccano due

versioni di quello ambientato in biblioteca:

uno con un bambino che si apre

alla meraviglia dei libri, e l’altro con

un elegante cavallo (che dà il titolo

al volume edito da Vallecchi) che

annusa e lecca i volumi. Il bambino

e il cavallo simboleggiano il volo

dell’immaginazione a briglia sciolta,

difendendo la magia e la profondità

della lettura. Gli spot sono veri e

propri “apologhi” che, pur essendo

pensati per la pubblicità, trascendono

il semplice scopo promozionale,

per veicolare un messaggio più

profondo sull’importanza

della lettura,

dell’immaginazione

e contro l’invasività

della televisione e la sua

pratica di interrompere i

film con la pubblicità. Il

suo slogan, “Non si interrompe

un’emozione”,

è il manifesto della sua

strenua difesa dell’immaginazione,

della magia e del sapere.

Nel colorato e affascinante mondo del cinema

di Federico Fellini, gli animali non sono mai

solo delle comparse, ma veri e propri protagonisti.

La poetica felliniana li considera come

elementi evocativi, piuttosto che semplici simboli.

Questi esseri viventi mescolano sogno

e realtà, arricchendo la narrazione e trasmettendo

messaggi profondi. Il regista di Rimini

ha disseminato le sue opere di presenze di

animali, che spesso irrompono sulla scena in

modo sorprendente, come il bovino avvolto nella nebbia, il pavone che fa

la ruota sulla fontana in “Amarcord” o il rinoceronte in “E la nave va”. La loro

apparizione è come un’epifania, segnando una pausa nel racconto o un epilogo.

I cavalli, in particolare, ricorrono in film come “Giulietta degli spiriti”, “La

strada”, “Satyricon” e “Roma”, assumendo significati diversi che vanno dall’inquietudine

alla libertà.

54 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025


INTELLIGENZA UMANA E ARTIFICIALE INSIEME

IA: minaccia

o opportunità?

C

on il suo nuovo libro, “AI and

ME - Come progettare un

programma televisivo

con l’intelligenza artificiale”

(Armando Editore, in libreria dal 23

luglio), Maurizio Gianotti - autore

di programmi tv di successo come

“Forum”, “Unomattina” e “La vita in

diretta” - si immerge in un esperimento

innovativo: la collaborazione tra

un autore televisivo e ChatGPT per

la creazione di un format. Il volume,

edito nella collana

“Comunicazione e mass

media”, solleva un

interrogativo cruciale:

l’intelligenza artificiale

(IA o all’inglese AI) è

destinata a sostituire

l’uomo o a diventare

un prezioso collaboratore?

L’autore ricorda

che, se da un lato un

focus di Censis Confcooperative

del marzo 2025 paventa

la perdita di sei milioni di posti di

g RURALCIAK: LE REGIONI COMUNICANO CON I VIDEO

lavoro, dall’altro il World Economic

Forum (WEF) - Future

of Jobs Report 2023

prevede la creazione di

circa 69 milioni di nuovi

posti di lavoro entro il

2027 grazie all’IA e

all’automazione. Nel

saggio di Umberto Eco

“Apocalittici e integrati”

(1964), gli apocalittici

sono descritti come coloro

che considerano televisione,

cinema popolare, fumetti e rotocalchi,

una minaccia per la cultura

Si è tenuta a Perugia la terza edizione di RuralCiak,

il concorso video ideato da Regione Umbria e Masaf

- Rete Pac. A trionfare nella categoria Storytelling

è stata l’Emilia-Romagna con “La prevenzione

paga”, un commovente racconto di resilienza postalluvione.

Per Spot e video emozionali, il Veneto ha

conquistato la giuria con “La scoperta di Emma”, un

viaggio generazionale nell’agricoltura. Il Piemonte,

con “Orto naturale”, si è aggiudicato la categoria

Educational e tutorial, offrendo un approccio pratico “La scoperta di Emma”

all’agricoltura per il pubblico social. Due le menzioni

speciali: il Molise ha ricevuto il riconoscimento per Innovazione e Creatività

con “I’m Molise”, mentre la Liguria è stata premiata per Documentaristica e

testimonianze con “PSR Liguria Pillole”. Premio fuori concorso alla Campania

per “L’esperienza dei GAL in Campania”.

e una possibile fonte di corruzione

sociale e di appiattimento del pensiero

critico. ​Oggi, di fronte alla rivoluzione

dell’IA, intellettuali, addetti

ai lavori, opinionisti e futurologi si

dividono nuovamente in apocalittici e

integrati. Anche nel settore agricolo,

l’introduzione dell’IA sta generando

un dibattito simile a quello descritto

da Eco; mentre alcuni temono che

l’IA possa eliminare posti di lavoro

tradizionali, altri la vedono come

strumento potente per ottimizzare

la gestione delle colture. E già si sta

sperimentando come l’analisi di immagini

- fornite ad esempio da droni,

ma anche da smartphone - permetta

all’intelligenza artificiale il conteggio

automatico di fiori e frutti, ottimizzando

la stima del carico produttivo

per olive e grappoli; cruciale anche

l’identificazione e localizzazione

delle malerbe per l’irrorazione localizzata,

riducendo l’uso di erbicidi.

In generale l’esperienza di Maurizio

Gianotti con ChatGPT suggerisce che

l’IA può offrire un supporto prezioso

nell’elaborazione di dati, nella generazione

di idee e nell’ottimizzazione

di processi, lasciando all’intelletto

umano il compito della creatività e

del pensiero critico.

LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 55


COLTIVARE

IDEE

FORMARE

LEADER

ENTRA NELLA RETE

DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI DI SUCCESSO

CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2025

P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I R I V O L G I T I A L L A T U A U N I O N E A G R I C O L T O R I

T E L . + 3 9 0 6 6 8 5 2 3 7 9 M A I L : A N G A @ C O N F A G R I C O L T U R A . I T

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