Mondo Agricolo, luglio-agosto 2025
“Mentre l’Europa ha un surplus di 156 miliardi sui beni, gli Usa ne hanno uno di 104 sui servizi. È una interdipendenza che dobbiamo far pesare nel nostro rapporto con gli States”. L’intervista al viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini. Se la Casa Bianca esulta, in Europa, e in particolare nel settore agricolo italiano, il sapore della “nuova normalità” è ben più amaro. L’attuale svalutazione del dollaro potrebbe portare i dazi sull’Ue dal 15 al 28%. Di dazi si è parlato molto anche durante l’assemblea estiva di Confagricoltura, a Milano nell’auditorium dell’Università Bocconi. Il direttore e vicepresidente della Fondazione Edison, Marco Fortis, ha dedicato il suo intervento all’andamento dell’economia italiana. “Nel primo semestre del 2024 l’Italia ha raggiunto il quarto posto nella classifica mondiale degli esportatori”. Dal palco del congresso milanese, l’ex direttore del Corsera, Ferruccio de Bortoli, oggi alla guida della fondazione del quotidiano, si è domandato se saranno ancora validi gli strumenti di difesa e coercizione a cui l’Ue ha rinunciato nelle recenti trattative con gli Usa. “In futuro saremo in grando di difendere la nostra sicurezza alimentare?”. La proposta della Commissione sulla programmazione finanziaria pluriennale dell’Unione. Così come disegnato, il bilancio passerà da 1.200 a 1.984miliardi (+774%), ma caleranno le risorse dirette per l’agricoltura, con possibili tagli tra il 15 e il 30%. Energia. Pichetto Fratin corregge le scadenze del bando Pnrr sull’Agrivoltaico per tutelare di più gli investimenti delle imprese dai rischi derivanti dai ritardi di allaccio degli impianti alla rete nazionale. I margini di crescita della produzione nazionale di soia sono tali da immaginare un contributo importante dell’agricoltura al settore dei biocarburanti. Sarebbe anche l’occasione per ridurre l’attuale dipendenza dall’import.
“Mentre l’Europa ha un surplus di 156 miliardi sui beni, gli Usa ne hanno uno di 104 sui servizi. È una interdipendenza che dobbiamo far pesare nel nostro rapporto con gli States”. L’intervista al viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini.
Se la Casa Bianca esulta, in Europa, e in particolare nel settore agricolo italiano, il sapore della “nuova normalità” è ben più amaro. L’attuale svalutazione del dollaro potrebbe portare i dazi sull’Ue dal 15 al 28%.
Di dazi si è parlato molto anche durante l’assemblea estiva di Confagricoltura, a Milano nell’auditorium dell’Università Bocconi. Il direttore e vicepresidente della Fondazione Edison, Marco Fortis, ha dedicato il suo intervento all’andamento dell’economia italiana. “Nel primo semestre del 2024 l’Italia ha raggiunto il quarto posto nella classifica mondiale degli esportatori”.
Dal palco del congresso milanese, l’ex direttore del Corsera, Ferruccio de Bortoli, oggi alla guida della fondazione del quotidiano, si è domandato se saranno ancora validi gli strumenti di difesa e coercizione a cui l’Ue ha rinunciato nelle recenti trattative con gli Usa. “In futuro saremo in grando di difendere la nostra sicurezza alimentare?”.
La proposta della Commissione sulla programmazione finanziaria pluriennale dell’Unione. Così come disegnato, il bilancio passerà da 1.200 a 1.984miliardi (+774%), ma caleranno le risorse dirette per l’agricoltura, con possibili tagli tra il 15 e il 30%.
Energia. Pichetto Fratin corregge le scadenze del bando Pnrr sull’Agrivoltaico per tutelare di più gli investimenti delle imprese dai rischi derivanti dai ritardi di allaccio degli impianti alla rete nazionale.
I margini di crescita della produzione nazionale di soia sono tali da immaginare un contributo importante dell’agricoltura al settore dei biocarburanti. Sarebbe anche l’occasione per ridurre l’attuale dipendenza dall’import.
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Pace armata
Un 15% sull’export
che potrebbe salire ancora
a causa dell’inflazione.
È il rischio che si annida
dietro l’accordo Usa-Ue sui dazi
Intervista Valentini:
“Sulla qualità
non si tratta”
Intervento Fortis:
“Cresciamo,
nonostante tutto”
L’Assemblea
di Confagri
tra economia e politica
Anno LXXIII - n. 7-8 - LUGLIO-AGOSTO 2025 - TAR. R.o.c. - Poste Italiane spa - Periodico di Tecnica, Economia e Politica Agraria - 1 copia euro 3
Autorizz. Trib. di Roma n. 1662 del 22/06/1950 - Editrice Confagri Consult - 00186 Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 101
L’EDITORIALE
Questo numero di Mondo Agricolo è stato chiuso il 31.07.2025
•••
Il prezzo dell’accordo sui dazi
sulle spalle delle aziende
“C
oltiviamo
l’agricoltura di domani, anche dove sembra impossibile”. È questo il titolo che abbiamo scelto per la
nostra assemblea estiva, che si è svolta a Milano nella prestigiosa sede dell’Università Bocconi. Non uno slogan,
ma una dichiarazione d’intenti. Perché per gli agricoltori, oggi come ieri, non esistono luoghi impossibili.
Siamo partiti da terre deserte, immaginando campi di grano e frutteti; abbiamo risposto con tenacia alle sfide
della natura. L’agricoltura è la più antica delle rivoluzioni, quella che 11.500 anni fa, nella Mezzaluna
Fertile, ha trasformato l’umanità, facendo nascere alcune delle terre più produttive e belle del Pianeta. Oggi
quella stessa sfida si ripresenta, ma su scala globale: dovremo nutrire miliardi di persone in più, mentre la
crisi climatica ci mette alla prova con siccità, desertificazione e risorse sempre più scarse. Noi siamo pronti
ad affrontarla, non ci spaventa il fatto di dover alimentare un mondo che sarà sempre più popolato.
Siamo capaci di produrre e lo facciamo ogni giorno, in pieno campo, nelle serre, in luoghi impervi, senza terra,
come nell’idroponica. Quello che ci preoccupa è il contesto che ci troviamo ad affrontare. Pensiamo alle guerre
sul campo: quella Russo-Ucraina, quella in Medio Oriente e l’ancor più destabilizzante conflitto (al momento,
tornato sottotraccia) tra Israele e l’Iran, che continuano ad avere importanti conseguenze economiche, non solo
sul nostro Paese e sul nostro settore. Ma anche a quelle commerciali all’orizzonte, con i dazi imposti dagli
Stati Uniti, di cui nessuno è in grado di prevedere gli effetti.
L’intesa raggiunta con l’Unione europea per l’introduzione di un dazio reciproco del 15% sulla maggior parte
dei prodotti importati Oltreoceano, comporterà un aumento notevole dei costi per le aziende e, potenzialmente,
dei prezzi per i consumatori. Per l’agricoltura europea, e per quella italiana, i danni sono incalcolabili, soprattutto
se si considera il peso della svalutazione del dollaro che incide per un ulteriore 13% sui dazi.
L’agricoltura italiana ed europea si trovano davanti a un bivio: andare nella direzione del futuro, dell’innovazione
e della competitività in un’economia ormai globale, oppure accettare di diventare sempre più
marginali, rinunciando al ruolo di leadership del comparto primario che storicamente l’Europa ha avuto
e di cui l’Italia è stata grande protagonista e diventare totalmente subalterni a colossi come la Cina
e gli Stati Uniti, restando fermi a guardare l’ascesa di potenze agricole come il Brasile per la
produzione di mais, di proteine vegetali e animali, l’Argentina per la soia e i vegetali, l’India nel
latte, la Russia per il frumento, e la Turchia per olio d’oliva e grano duro. Purtroppo, l’Unione
europea non sembra voler andare nella direzione da noi auspicata. Con la recente proposta presentata
dalla presidente Ursula von der Leyen l’agricoltura sarà fortemente penalizzata se con il
prossimo bilancio si taglieranno 86 miliardi il budget relativo ai pagamenti diretti agli agricoltori.
I 300 miliardi annunciati, rispetto ai 386 del periodo 2021/2027, non sono sufficienti ad affrontare
le emergenze e le sfide che il settore primario europeo sta vivendo. Una chiara dimostrazione della
scarsa considerazione per il settore agricolo, in palese contraddizione con quanto sostenuto in
campagna elettorale sul suo ruolo strategico. Non accetteremo tutto questo pedissequamente.
Siamo scesi in piazza Bruxelles lo scorso 16 luglio insieme a tutti gli agricoltori
d’Europa e lo faremo ancora a settembre. E saremo molti di più, per difendere le imprese
agricole, la sicurezza alimentare e il futuro del nostro settore.
Massimiliano Giansanti
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 3
6
10 20
24
36
L’EDITORIALE
Il prezzo dell’accordo sui dazi
sulle spalle delle aziende
Massimiliano Giansanti...................... 3
DAZI
Incognita inflazione
Gabriele Zanazzi................................... 6
PAC 2028-2034
No budget
No agricoltura
Cristina Tinelli...................................... 8
LAVORO
Più manodopera
più sicurezza
Gabriella Bechi................................. 10
ASSEMBLEA
Ospiti e temi
Sosteniamo chi innova e chi assume
(gb)................................................... 13
Scenari
Crescita ad ostacoli
Marco Fortis..................................... 16
Il commento
de Bortoli: “Protezionismo Usa,
più politica che economia”
Francesco Bellizzi.............................. 18
L’intervista
Valentini: “Anche il nostro mercato
è insostituibile”
Marco Esposito.................................. 20
NUOVI ORIZZONTI
Ecotrophelia, il contest
che immagina il futuro
Antonella Del Fiore (Enea)................. 22
AGRIVOLTAICO
Maggior tempo per le aziende (fb)...... 24
BIOCARBURANTI
Una filiera della soia
è possibile (fb).................................. 26
AGRICOLTURA SOCIALE
Impresa e società (red)...................... 28
SPIGHE VERDI
I nuovi laboratori urbani (red)............ 29
FOOD4ALL
Una partnership europea
per la ricerca e l’innovazione
Elisabetta Tufarelli............................ 32
COOPERAZIONE
Agrifood lavoro comune
Cecilio Blengino............................... 34
OLIVICOLTURA
Il Masaf e la riorganizzazione del settore
Palma Esposito................................. 38
VINI D’EUROPA
Una mini rifoma (pe).............................40
CANAPA
Ue-Italia, due strade diverse
Jacopo Paolini.................................... 42
ZOOTECNIA
Dermatite bovina, corsa ai vaccini
Daniele Mezzogori.............................. 44
PESTE SUINA
Una strategia più realista
Anja Zanetti....................................... 46
Rubriche
Notizie da Bruxelles Semestre danese 30 | Prodotti&Mercati Crisi ortofrutta 36 | ConfagriBio Troppa burocrazia 48
Organizzazione Pavia tech 50 | Enapra Tango circular 51 | Buono a Sapersi Cavallo in biblioteca 54
4 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
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trattamenti
Semplificazione
amministrativa
DAZI POLVERIERA TRUMP
Incognita
inflazione
Mentre la Casa Bianca esulta,
in Europa, e in particolare
nel settore agricolo italiano,
il sapore della “nuova normalità”
è ben più amaro. L’attuale
svalutazione del dollaro
potrebbe portare i dazi
sull’Ue dal 15 al 28%
di Gabriele Zanazzi
L’
intesa di fine luglio tra Stati Uniti e Ue
introduce un dazio reciproco del 15%
sulla maggior parte dei prodotti europei
importati Oltreoceano. Gli Stati
Uniti, a detta di Washington, otterranno
livelli senza precedenti di accesso
al mercato nell’Unione Europea. In grande
risalto nella narrazione trumpiana, infatti, c’è
la rimozione di tariffe da parte dell’Ue, inclusa
l’eliminazione di tutti i dazi europei sui beni industriali
statunitensi. Inoltre, Bruxelles si è impegnata
ad acquistare ben 750 miliardi di dollari
in energia a stelle e strisce entro il 2028 e a
realizzare 600 miliardi di dollari in nuovi investimenti
diretti negli Stati Uniti nello stesso periodo.
Sempre in merito al riequilibrio dei rapporti
tra i due blocchi, La Casa Bianca non ha mancato
di enfatizzare l’intenzione di “semplificare
i requisiti per i certificati sanitari per i prodotti
suinicoli e lattiero-caseari statunitensi”.
La lettura europea dell’accordo, emersa dalle
comunicazioni del Commissario Šefčovič al
Consiglio dell’Unione europea, è decisamente
meno trionfalistica. L’introduzione di un dazio
Raffronto tra il valore dell’export agroalimentare italiano negli Usa nel
2024 con l’euro quotato 1,08 dollari, e il valore dell’export oggi con dazi
al 15% e svalutazione (al 29 di luglio scorso) del dollaro al 13%
del 15%, sebbene inferiore al 30% iniziale, rappresenta
comunque un aumento notevole. Questa
nuova tariffa si applicherà orizzontalmente
e comporterà l’aumento dei costi per le aziende
europee e potenzialmente, dei prezzi per i consumatori.
Il dazio si applicherà orizzontalmente
a tutti i prodotti europei non specificatamente
esclusi o che non siano già soggetti a dazi superiori
alla percentuale pattuita. Tale dazio non si
sommerà a eventuali dazi preesistenti e includerà
i casi rientranti nella clausola della “Nazione
Più Favorita” (la cui media si attestava attorno al
4,8% di regime tariffario).
Le testate internazionali hanno evidenziato
che l’accordo appare sbilanciato a favore
degli Stati Uniti, indicando una ridotta leva
negoziale da parte dell’Ue. A ciò si aggiunge
l’ulteriore peso della svalutazione del dollaro,
che incide per un aggiuntivo 13% sui dazi. In
questo senso, occorrerà vedere se la Bce deciderà
di attuare misure correttive per ridurre
la disparità monetaria tra le due sponde
dell’Atlantico. E qui si inserisce il nodo cruciale
per il settore agricolo italiano ed europeo.
6 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
L’accordo prevede alcune aree di “dazio zero”
per specifici prodotti “strategici”, tra cui componentistica
elettronica, alcune sostanze chimiche,
materie prime critiche e alcuni prodotti agricoli.
Per quanto riguarda il settore agricolo, l’esclusione
dal dazio del 15% sembra riguardare al
momento specificatamente le bevande spiritose,
in virtù dell’accordo in vigore tra Usa e Ue
dal 1997. Per ulteriori prodotti, l’esenzione è
ancora in attesa di conferma ufficiale. Secondo
quanto riferito a Confagricoltura da fonti della
Commissione UE (DG AGRI e DG TRADE), il
dazio del 15% verrà applicato a tutti i settori,
con alcune eccezioni che saranno definite nel
dettaglio nel corso dei negoziati.
L’ambasciatore, Vincenzo Celeste, rappresentante
permanente d’Italia presso l’Ue, ha chiarito
che i prodotti esenti da dazio riguarderanno probabilmente
beni necessari per le filiere produttive
Usa e beni agricoli non prodotti
negli Stati Uniti. Questa
specificazione è di fondamentale
importanza: se da un lato
è prevista un’agevolazione in
ingresso per i prodotti agricoli
USA che non rientrano tra le
categorie “sensibili” per l’UE
(tra cui carne bovina, pollame,
miele, zucchero ed etanolo),
con la Presidente von der
Leyen che ha respinto ogni richiesta
di apertura di mercato
verso i prodotti agricoli sensibili
per l’Unione, la situazione
per le eccellenze italiane è ben più complessa.
L’Ue ha menzionato che alcuni prodotti agricoli
sono esclusi dall’applicazione del dazio alle importazioni
americane, mentre su altri “le tariffe
non potevano essere abbassate”, senza specificare
quali. I settori con elevato potenziale di
mercato negli Usa, come prodotti lattiero-caseari,
pasta e conserve, continueranno ad essere oggetto
di negoziato. La Casa Bianca, da parte sua, si
concentra sulle barriere non tariffarie, indicando
l’intenzione di semplificare i requisiti per i certificati
sanitari per i prodotti suinicoli e lattierocaseari
statunitensi.
Per il vino, in particolare, non vi sono dettagli
specifici sull’esenzione. Il Presidente Trump
avrebbe rifiutato l’esenzione a causa degli elevati
volumi di ingresso negli Usa. I negoziati
su questo settore proseguiranno con maggiore
intensità dopo l’entrata in vigore dell’accordo,
La Casa Bianca ribadisce
l’obiettivo di semplificare
i requisiti dei certificati
sanitari per i prodotti
suinicoli e lattiero-caseari
statunitensi in Ue
data l’importanza strategica per l’Italia. Con riferimento
ai contro-dazi europei, le azioni di ritorsione
dell’Ue saranno sospese a partire dal
4 agosto, una volta che l’accordo sarà effettivamente
entrato in vigore.
Per le merci in transito dall’Europa verso gli
Stati Uniti al momento dell’entrata in vigore
dei dazi, spetterà all’amministrazione Usa prevedere,
mediante specifico ordine esecutivo
(US Executive Order), una puntuale esclusione
dall’applicazione dei dazi introdotti. Non sono
previste concessioni o deroghe sulle regole di
qualità e standard europei. Le reazioni internazionali
sono state miste: da un lato, un sospiro
di sollievo per aver evitato un’ulteriore escalation
commerciale; dall’altro, non mancano le
critiche per un accordo percepito come sbilanciato.
In Europa, un elemento di forte preoccupazione
è la divisione sull’isola d’Irlanda, dove i
commercianti dell’Irlanda del
Nord godranno di un’aliquota
del 10% grazie all’accordo
con il Regno Unito, mentre i
vicini in Irlanda saranno colpiti
dal 15%. Questa disparità
complicherà i colloqui diplomatici
per la stabilità, già provata
dalle conseguenze della
Brexit. È infatti facile supporre
che l’Irlanda farà di tutto
per esportare le proprie merci
sfruttando i canali commerciali
favoriti dell’Irlanda del
Nord.
In definitiva, sebbene l’accordo cerchi di stabilizzare
le relazioni commerciali transatlantiche e
fornire prevedibilità alle imprese, un dazio del
15% sulla maggior parte dei beni europei e gli
ingenti impegni finanziari dell’UE suggeriscono
che ha avuto un costo significativo per l’Europa.
I prossimi giorni saranno cruciali per la finalizzazione
del testo, cui seguirà l’informativa da
parte della Commissione al Parlamento europeo
e l’approvazione del Consiglio Ue. L’agricoltura
italiana, in particolare, si trova di fronte a una
“nuova normalità” commerciale basata ancora
su incertezze e, per ora, poche, se non nulle,
concessioni significative sul fronte del “dazio
zero” tanto auspicato. Sarà interessante osservare
come le trattative future, specie sui settori
agroalimentari di punta, riusciranno a bilanciare
le ambizioni europee con la ferrea politica americana
di “America First”.
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 7
EUROPA PAC 2028-2034
No budget
No agricoltura
Con la proposta della
Commissione, il bilancio
Ue passa da 1.200 a 1.984
miliardi di euro (+774%).
Calano, però, le risorse dirette
per l’agricoltura con possibili
tagli tra il 15 e il 30%
di Cristina Tinelli
U
n corteo pacifico, ma determinato, ha
attraversato il 16 luglio il cuore politico
dell’Unione Europea. Centinaia di
agricoltori provenienti da tutta Europa
si sono dati appuntamento a Bruxelles
per partecipare alla manifestazione
promossa dal Copa-Cogeca,
con la presenza attiva delle
delegazioni nazionali, tra cui
Confagricoltura e Anga. L’obiettivo
era chiaro: chiedere
un budget agricolo adeguato,
aggiornato all’inflazione, e la
conferma di una PAC articolata
su due pilastri, come quella
attuale. La marcia, partita simbolicamente
dal Parlamento
europeo, si è conclusa davanti
al palazzo Berlaymont, sede
del Collegio dei Commissari
e dell’ufficio della presidente
della Commissione, Ursula von der Leyen,
dove gli agricoltori hanno costruito una piramide
fatta con i propri stivali da lavoro: un gesto
forte, che ha attirato l’attenzione dei media e
dei passanti. “Senza un adeguato sostegno, una
Con la riforma,
i due pilastri
della Pac confluiscono
in un fondo unico,
le risorse verranno
gestite in base
ai Piani dei singoli Paesi
carriera in agricoltura si riduce a queste scarpe”,
recitava il messaggio simbolico dell’installazione.
A guidare la manifestazione, il presidente di
Confagricoltura e Copa Massimiliano Giansanti,
insieme ai leader delle principali associazioni
agricole europee. Al loro fianco, la giunta nazionale
di Confagricoltura e numerosi europarlamentari
di tutti gli schieramenti politici, uniti
nel lanciare un appello comune: salvare il futuro
dell’agricoltura europea.
Con lo slogan “No budget, no CAP, no farmers,
no security” (leggi: Senza
agricoltura, nessuna sicurezza
alimentare) gli agricoltori
hanno ribadito il legame indissolubile
tra politica agricola,
sicurezza alimentare e
stabilità democratica. “Un’Europa
senza agricoltori è
un’Europa più fragile - ha dichiarato
Giansanti -. L’accesso
al cibo e la sovranità alimentare
sono elementi chiave per
la sicurezza interna e internazionale
dell’Unione”.
Nelle stesse ore, la presidente
von der Leyen presentava alla stampa la proposta
della Commissione per il bilancio Ue 2028–
2034: un piano che prevede un drastico taglio
delle risorse agricole, da 380 a 294 miliardi di
euro. Non solo. La riforma cancella la struttura
8 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
La presidente Ursula von der Leyen lo scorso settembre, durante la presentazione dei nuovi
commissari Ue; nel riquadro Christophe Hansen, con delega all’Agricoltura
attuale della PAC: addio ai due pilastri Feag e
Feasr, sostituiti da un fondo unico agricolo integrato
in un più ampio “Piano nazionale unico”.
Quest’ultimo includerà anche iniziative attualmente
finanziate da altri fondi europei, come
il Fse, il Fesr, il fondo pesca e quello per la
coesione.
A fronte di un aumento complessivo del bilancio
Ue, da 1.200 a 1.984 miliardi di euro,
+774%, l’incidenza dell’agricoltura sul bilancio
Ue, si dimezza: dal 30% al 15%. Una contraddizione
evidente, che ha scatenato l’opposizione
trasversale del Parlamento europeo e di numerosi
Stati membri, Italia in primis. Sebbene la
Commissione sostenga che l’integrazione offra
più flessibilità nell’utilizzo di fondi non agricoli
per azioni in aree rurali, gli agricoltori denunciano
un declassamento dell’agricoltura come
non prioritaria per la UE. Malgrado la presidente
stessa si fosse espressa a più riprese a favore
della strategicità del settore.
Inoltre, la definizione del Piano unico nazionale
sarà sicuramente complessa per tutti i Paesi, in
particolare l’Italia, a struttura regionale e dove
l’agricoltura è prerogativa, costituzionalmente,
delle Regioni. Preoccupa quindi non solo il taglio
delle risorse, ma anche la nuova struttura
del Piano unico nazionale e la reale rinazionalizzazione
della PAC. I testi pubblicati, sebbene
ancora in definizione - alcune modifiche sono
state apportate dopo - fanno presagire che agli
Stati membri sarà dato ampio margine di manovra
nella definizione delle regole attuative, che
porterà sicuramente ad una distorsione di concorrenza
e trattamento tra agricoltori europei.
Il sentimento dominante tra gli agricoltori è l’amarezza
per un’Europa che sembra dimenticare
il ruolo strategico del settore primario. Ma
il Copa-Cogeca, insieme a
Confagricoltura, ha ribadito
il proprio impegno: non
ci sarà resa.
“Saremo parte attiva in tutte
le sedi europee - ha affermato
Giansanti - per riportare
giustizia al settore
e garantire agli agricoltori
europei il riconoscimento,
le risorse e il futuro che
meritano.”
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 9
L AVORO I NUOVI PROVVEDIMENTI
Più manodopera
più sicurezza
Nel 2026 la nuova
programmazione triennale
porterà al settore primario
88mila stagionali,
20mila in meno rispetto
al fabbisogno reale
di Gabriella Bechi
I
l Consiglio dei ministri del 30 giugno
2025 ha approvato, in esame preliminare,
il decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri relativo ai flussi migratori per
il triennio 2026-2028, che programma per
tale periodo gli ingressi regolari in Italia di
lavoratori non comunitari. L’obiettivo del provvedimento
è consentire l’ingresso in Italia di
manodopera indispensabile al sistema economico
e produttivo nazionale e altrimenti non
reperibile. Nell’arco del triennio 2026-2028 le
unità autorizzate saranno 497.550: 230.550 per
lavoro subordinato non stagionale e autonomo
e 267.000 per lavoro stagionale nei settori agri-
10 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
colo e turistico. Le quote
sono state determinate
tenendo conto dei
fabbisogni espressi dalle
parti sociali e delle
domande di nulla osta
al lavoro effettivamente
presentate negli anni
scorsi, con l’obiettivo di
una programmazione
che recepisca le esigenze
delle imprese e che
sia anche realistica.
Confagricoltura ha accolto
positivamente la
proposta del governo
di una programmazione
triennale, che va
incontro alle esigenze
delle aziende agricole.
Una richiesta che
Palazzo della Valle ha
avanzato da tempo per
una pianificazione seria
e affidabile degli
ingressi necessari, in
tempi certi, e con un
iter procedurale più
snello. Sul numero delle quote degli stagionali,
la cifra di cui si parla (88.000 per il 2026) è
in linea con quanto richiesto, sebbene leggermente
inferiore al fabbisogno per l’agricoltura
(circa 100.000 addetti).
Permangono ancora, come evidenzia la Confederazione,
le difficoltà relative all’iter burocratico
che riguardano le fasi successive al Click
Day ed in particolare al rilascio del visto di ingresso
da parte del consolato italiano. Ad oggi,
ad esempio, pochi lavoratori sono riusciti ad
entrare in Italia dopo il Click Day di febbraio,
e le operazioni di raccolta in campagna sono
già avviate da mesi. La situazione preoccupa
le imprese, che hanno presentato le istanze
per i lavoratori extracomunitari nel novembre
dello scorso anno e che confidavano di avere
la manodopera in tempo per i raccolti. Confagricoltura
auspica pertanto che si vada nella
direzione di una generale semplificazione, superando
il meccanismo del Click Day a favore
di una procedura di prenotazione aperta tutto
l’anno, con indicazione del periodo di interesse
della tipologia contrattuale offerta, attraverso
un canale per l’acquisizione automatica delle
domande caricate dalle organizzazioni di categoria
all’interno delle quote previste. E chiede
l’accelerazione delle pratiche di conversione
dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro
subordinato, in modo da stabilizzare i rapporti
di lavoro effettivamente instaurati con gli addetti
stagionali.
Sicurezza sui luoghi di lavoro
Dopo il primo incontro, lo scorso 13 giugno,
presso il ministero del Lavoro e delle Politiche
sociali tra la ministra Marina Calderone e le
rappresentanze sindacali e datoriali in tema di
sicurezza sui luoghi di lavoro, si sono insediati
alcuni Tavoli tecnici, al fine di arrivare ad una
definizione congiunta di un Piano straordinario
di misure da inserire in un provvedimento
normativo. Si prevedono incontri ravvicinati nel
tempo e suddivisi in Tavoli tematici: dalla stabilizzazione
dell’estensione dell’assicurazione
Inail nelle scuole di ogni ordine e grado per personale
docente e non docente e per gli studenti,
alla promozione di una formazione efficace in
materia, che aumenti la capacità di prevenire
gli infortuni; dalla previsione di meccanismi di
premialità per chi investe in sicurezza, al potenziamento
del ruolo della bilateralità e alle modalità
con cui migliorare la salute e la sicurezza
sul lavoro in caso di appalti e subappalti.
Caldo: i provvedimenti nazionali e regionali
Le eccezionali ondate di caldo che l’Italia sta affrontando
stanno impattando anche sul mondo
del lavoro. Per questo il primo tema affrontato
dal Tavolo Sicurezza sul lavoro è quello della
cosiddetta “emergenza caldo”. Per garantire l’incolumità
di lavoratrici e lavoratori, Confagricoltura
e le altre parti sociali hanno sottoscritto, lo
scorso 2 luglio, un protocollo quadro per l’adozione
delle misure di contenimento dei rischi
lavorativi legati alle emergenze climatiche negli
ambienti di lavoro, suggellato dal ministero
del Lavoro, volto a promuovere intese settoriali,
territoriali o aziendali al fine di individuare
percorsi di intervento e misure condivise per
coniugare la salubrità e la sicurezza dei lavoratori,
soprattutto negli ambienti all’aperto (ma
non solo), con la continuità produttiva in caso
di emergenze climatiche.
“Si tratta di un protocollo necessario per conciliare
la salute dei dipendenti, con le esigenze
produttive del settore agricolo - ha commentato
a inizio luglio su Radio Anch’io il dg di Confagricoltura,
Roberto Caponi -. Il documento
mette nero su bianco strategie che già da tempo
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 11
L AVORO I NUOVI PROVVEDIMENTI
molte aziende stanno applicando proprio per
migliorare le condizioni dei propri addetti”.
Gli eventuali accordi settoriali, territoriali o
aziendali potranno individuare misure condivise
e buone prassi per la prevenzione dei rischi
derivanti dalle emergenze climatiche, anche
allo scopo di offrire un riferimento
unitario ai provvedimenti
emergenziali
che sempre più frequentemente
vengono adottati
dalle amministrazioni locali,
soprattutto nel periodo
estivo. In tal senso, nel
protocollo, le parti hanno
indicato espressamente
l’auspicio che le ordinanze
emanate dai presidenti
di Regione o dai sindaci
tengano conto delle indicazioni
contenute negli eventuali accordi attuativi,
scongiurando l’introduzione di nuovi
interventi normativi (prospettati dal governo)
che avrebbero rischiato di penalizzare ulteriormente
i datori di lavoro, compresi quelli agricoli,
già soggetti ad una disciplina stringente ed
onerosa in materia di salute e sicurezza. Con
la sottoscrizione del protocollo, inoltre, le parti
sociali hanno ottenuto dal ministro l’impegno a
In pochi sono riusciti
ad entrare in Italia
dopo il Click Day di febbraio,
mentre la raccolta in campagna
è iniziata già da mesi
g AGEA, OLTRE 8 MILIARDI EROGATI A SOSTEGNO DELI AGRICOLTORI NEL 2024
Oltre 8 miliardi di euro erogati complessivamente
ad agricoltori, allevatori, enti locali e
soggetti collettivi; 76,7 milioni per i giovani
agricoltori e 111 milioni per il sostegno alimentare
alle fasce sociali più vulnerabili;
oltre 400 mila le domande di aiuto gestite
a valere sui fondi europei dedicati all’agricoltura.
Sono questi i risultati raggiunti nel 2024
dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) contenuti nel Primo Rapporto
annuale presentato a Roma a Palazzo Wedekind dal direttore Fabio
Vitale (in foto). In platea anche il ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida.
“Raccogliamo i frutti della semina del 2023 in uno scenario sfidante e ad
alta complessità. Abbiamo gettato le basi - ha detto Vitale - per un futuro
migliore e realizzato sinergie strategiche e gestionali creando valore e squadre
collaborative. È questa, a nostro avviso, la via per rafforzare la sovranità
alimentare italiana”.
“Tutto quello che stiamo facendo - ha aggiunto - è non essere una macchina
burocratica in un sistema disarticolato come quello dell’agricoltura”.
Tra gli ultimi risultati, “quello del decreto del ministro di fine 2024, che ha
stanziato 110 milioni di euro. Mi riferisco, in particolar modo, alla siccità della
Sicilia. Nell’arco di quattro mesi, entro Aprile del 2025, abbiamo erogato
questi 110 milioni a circa 72.000 agricoltori”.
supportarne l’efficacia attraverso l’emanazione
di apposite norme che riconoscano la possibilità
di ricorrere automaticamente agli ammortizzatori
sociali in tutte le ipotesi di sospensione o
riduzione dell’orario di lavoro per temperature
elevate. A tal proposito, si segnala che il ministero
ha accolto la proposta
di Confagricoltura
di rinnovare anche per il
2025 l’intervento speciale
già adottato negli scorsi
anni per la cassa integrazione
in caso di sospensione
dell’attività a metà
giornata e di estendere,
per la prima volta, la cassa
integrazione per gli operai
agricoli (CISOA) anche ai
lavoratori a tempo determinato.
Tali misure dovranno
essere adottate, attraverso un provvedimento
normativo ad hoc entro il corrente mese
di luglio, ma dovrebbero avere effetti retroattivi
a partire dal mese di giugno 2025.
Anche a livello locale ci si è attivati contro le
ondate di lavoro. La Conferenza Stato-Regioni
ha pubblicato le nuove Linee di indirizzo per
la protezione dei lavoratori dal calore e dalla
radiazione solare, con indicazioni operative
utili all’attività di prevenzione. Tali
linee, pur non avendo valore cogente,
rappresentano una sintesi dei vari documenti
emanati da Regioni e Province
autonome e si configurano allo stesso
tempo quale standard tecnico di riferimento
per la predisposizione di misure
preventive e protettive. Esse sono applicabili
trasversalmente a tutti i settori
produttivi, con un’articolazione settoriale
specifica per agricoltura, edilizia e
logistica, e racchiudono le misure raccomandate
in tre macrocategorie: organizzative,
tecnico-ambientali e formative-sanitarie.
Per i comparti a maggiore
vulnerabilità climatica - tra cui l’agricoltura
- sono, inoltre, fornite per il datore
di lavoro schede di autovalutazione,
utili a pianificare le attività in condizioni
di caldo estremo. La speranza è che
questi provvedimenti siano coerenti con
le decisioni che potranno essere prese
dai Tavoli di concertazione previsti dal
protocollo nazionale.
•••
12 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
ASSEMBLEA OSPITI & TEMI
Sosteniamo
chi innova
e chi assume
Quest’anno il l’appuntamento
estivo di Confagri
si è svolto nell’auditorium
dell’Università Bocconi.
Ministri e addetti ai lavori
a confronto sui grandi temi
del settore primario
di oggi e di domani
È
stata la prestigiosa sede dell’auditorium
dell’Università Bocconi di Milano ad
ospitare l’assemblea estiva di Confagricoltura
“Coltiviamo l’agricoltura di domani,
anche dove sembra impossibile”,
che si è tenuta l’8 luglio alla presenza
di rappresentanti del governo, delle istituzioni
europee, nazionali e locali e di numerosi ospiti.
Ha aperto i lavori il direttore generale, Roberto
Caponi, che ha sottolineato il significato della
scelta della sede, legata all’attenzione che Confagricoltura
ha fin dalla sua nascita posto alla ricerca
scientifica e all’innovazione, senza pregiudiziali
ideologiche. Un’associazione costituita da
imprese moderne, strutturate, che credono nella
libertà di iniziativa economica, nel progresso, nei
mercati e nella sostenibilità, danno occupazione,
distribuiscono ricchezza. Un’associazione di rappresentanza
datoriale che ha nel suo Dna il lavoro,
che pone al centro della sua mission l’impresa,
che ha un suo stile, che la contraddistingue:
uno stile garbato, ma determinato. Quindi i saluti
del padrone di casa, il rettore Francesco Billari;
dell’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia,
Alessandro Beduschi; e della vicesindaca
di Milano, Anna Scavuzzo.
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 13
ASSEMBLEA OSPITI & TEMI
Sicurezza alimentare e produttività sono stati
i temi affrontati dal presidente Massimiliano
Giansanti nella sua relazione introduttiva. “Oggi
si è tornati a parlare di sicurezza alimentare, di
quanto sia strategica rispetto sia alle dinamiche
economiche, sia a quelle sociali e ambientali. Di
quanto sia importante e di come coincida con
la libertà e la democrazia di un Paese. Ma non
può esserci sicurezza alimentare senza produttività.
La produttività è il fattore che permette
alle imprese di generare valore e lavoro stabile.
È su questo terreno che si gioca partita decisiva
del comparto agricolo, quella che tiene insieme
l’ambiente, l’economia e la coesione sociale. Aumentare
la produttività significa dotare le aziende
agricole di strumenti tecnologici, digitali, logistici,
normativi e fiscali adeguati alla realtà di
oggi. Significa anche riconoscere e premiare il
merito: sostenere chi investe, chi assume, chi sta
sul mercato ed esporta, chi innova. Ricordiamoci
che senza spingere sul pedale della produzione,
rimarremo senza imprese produttive, e conseguentemente
l’agricoltura perderà forza, e con
essa l’intero sistema Paese. Per questo, è per noi
incomprensibile come negli obiettivi della Commissione
europea ci siano misure volte a limitare
la capacità produttiva delle imprese. L’Europa
deve, quindi, ridare una centralità produttiva e
competitiva al settore primario, con
adeguati strumenti tecnologici. Altrimenti
non saremo mai all’altezza
di quello che i consumatori ci chiedono:
cibo sicuro in quantità. Dobbiamo,
dunque, avere il coraggio di
prendere il buono che è stato fatto,
ma di dire con altrettanta chiarezza
ciò che deve essere corretto, perché
compito delle associazioni come la
nostra non è solamente tutelare l’impresa, ma
anche quello di offrire soluzioni. L’Unione europea
ha tre sicurezze da dover garantire: la difesa
dei confini, la sicurezza energetica e quella
alimentare. E noi agricoltori siamo gli unici
che possono garantire la sicurezza alimentare,
ma che anche quelli che contribuiscono a quella
energetica in quanto attori protagonisti nella
produzione di energie rinnovabili. Tornare ad
investire in agricoltura significa avere il coraggio
di aumentare la produttività: questo deve fare
l’Europa, con più slancio ed orgoglio. Non solo
perché l’agricoltura è uno straordinario volano
economico, ma anche perché è sicurezza, è libertà,
è democrazia”.
“Made in Italy ricerca e innovazione” era il titolo
della tavola rotonda moderata dalla giornalista
del Tg1, Maria Soave, a cui hanno partecipato
i ministri dell’Università e della Ricerca, Anna
Maria Bernini, e del Turismo, Daniela Santanchè;
il viceministro alle Imprese e Made in Italy,
Valentino Valentini e il rettore dell’Università
Bocconi, Billari.
“Siamo in un momento complicato e la ricerca ci
può assolutamente aiutare. E per ricerca intendo
un sistema virtuoso che comprenda Università,
enti, imprese e territori - ha detto la ministra
Bernini -. E questo vale anche per l’agricoltura,
che ha delle caratteristiche di innovazione senza
14 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
La politica
(da sx) Valentino Valentini, Anna Maria Bernini,
la giornalista Maria Soave, Daniela Santanchè
eguali. L’agricoltura oggi non è più solo
fatta dal lavoro delle persone, ma dallo
sviluppo di nuove tecnologie. L’Agritech è
la rappresentazione plastica di tutto questo:
uno dei cinque punti fondamentali di
investimento a cui questo governo ha destinato
le sue risorse”.
“L’unica maniera per avere successo è
quella di fare squadra. Dobbiamo reagire
ai vari provvedimenti come Europa: in
primis perché abbiamo già da tempo, oltre
alla PAC, conferito all’Europa il potere
negoziale per quanto riguarda la politica
commerciale economica. Lo dobbiamo
fare dal punto di vista giuridico, ma anche
perché il mercato unico europeo non
è soltanto la dimensione nella quale ci
dobbiamo muovere, come settore agricolo,
ma è anche l’elemento di competitività
più forte che abbiamo”, ha evidenziato il
viceministro Valentini.
“L’agricoltura è un importante volano
per il turismo - ha sottolineato Santanchè
-. Parliamo di turismo Dop che, oltre ad
aumentare le presenze nel nostro Paese,
rappresenta un valore in più, perché
è un turismo identitario che valorizza la
nostra cultura e le nostre tradizioni, anche
enogastronomiche, e le aree interne,
costituendo così un freno al fenomeno
dell’overtourism, che si concentra in poche
grandi città, e un incentivo alla destagionalizzazione.
È un turismo di qualità.
Ed è quello su cui deve puntare il nostro
Paese”. “La ricerca in agricoltura è strategica
e trova spazio anche qui in Università
Bocconi - ha spiegato Billari -. Le imprese
agricole oggi sono proiettate al futuro e
in questa dimensione la formazione economica
e quella manageriale sono fondamentali.
Siamo dunque disponibili a dare
a questo settore e alle generazioni future
tutto il nostro supporto. In questa direzione
va il protocollo che siamo in procinto
di firmare con Confagricoltura”.
“Dobbiamo costruire un bilancio europeo che
sia più moderno, le cui parole chiave siano
semplificazione e flessibilità - ha detto il vicepresidente
della Commissione Europea Raffaele
Fitto, intervistato dal giornalista del Corriere
della Sera, Paolo Valentini. L’idea è quella di
evitare di avere un bilancio rigido per il quale
una scelta fatta il primo anno debba rimanere
g L’ANNUNCIO DI LOLLOBRIGIDA DEL “COLTIVAITALIA” ALL’ASSEMBLEA
Dazi, bilancio europeo e Pac. L’intervento
del ministro dell’Agricoltura,
Francesco Lollobrigida
all’assemblea di Milano era molto
atteso, alla luce dell’annuncio
del presidente degli Stati Uniti e
in vista delle proposte sul Quadro
Finanziario Pluriennale della
Commissione Ue, il 16 luglio.
Oggi il panorama si è evoluto. Le
trattative per raggiungere un accordo sui dazi USA sono in corso e, rispetto
alla comunicazione del 30% da parte di Trump, un’intesa su una media del
15% per l’Europa. La via del dialogo è quella scelta dal governo italiano. Il
ministro, già all’assemblea dell’8 luglio a Milano, aveva detto che “quello sui
dazi con gli Usa non è un incontro di pugilato e si deve trovare un punto di
compromesso virtuoso che avvantaggi entrambi. È ovvio che la posizione
Ue debba essere ferma, a tutela degli interessi europei, così come lo siamo
noi verso i nostri imprenditori”.
Sul fronte del bilancio Ue, il ministro è critico rispetto all’annuncio della
presidente von der Leyen: “Seppure una parte importante delle risorse
per l’agricoltura sia stata salvaguardata nel Fondo indistinto assegnato
ai singoli Stati - commenta -, il rischio di lasciare alla determinazione dei
singoli governi il 20% delle risorse potenziali non garantisce il mondo
produttivo, minando l’obiettivo della sicurezza e della sovranità alimentare
europea. Avevamo apprezzato un cambio di rotta annunciato dalla
Commissione rispetto alle follie di Timmermans - rincara Lollobrigida -,
ma questi propositi si sono realizzati solo in parte, e non assicurano la
capacità di resilienza al nostro settore e alla sua competitività. L’Italia, in
modo spesso trasversale alle forze politiche, ha denunciato da mesi la sua
contrarietà a ipotesi che indebolissero ulteriormente il sistema. La proposta
Ue, al netto dei risultati ottenuti dalle battaglie del vicepresidente
Fitto, è lontana dal poter soddisfare noi tutti, a partire da agricoltori
e pescatori fino alle Regioni, a cui di fatto viene sottratta la possibilità di
usufruire di uno strumento di pianificazione che dia certezza delle risorse.
Continueremo a batterci a favore dell’agricoltura”.
In linea con quanto dichiarato, il ministro ha annunciato, in questi giorni,
il ddl “Coltivaitalia”, che prevede la dotazione di circa un miliardo per le
imprese agricole, così distribuito: 300 milioni per rafforzare la coltivazione
di frumento, soia e altri settori strategici, ma deficitari; altri 300 milioni per
l’allevamento italiano, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle importazioni
e rafforzare la produzione di carne bovina nazionale e la linea vaccavitello,
e 300 milioni di euro per il reimpianto di oliveti con varietà resistenti
e al ripristino della capacità produttiva delle aziende. Circa 150 milioni sono
destinati al ricambio generazionale, mentre altri 10 milioni sono finalizzati
ai contratti di filiera per il frumento. (ag)
valida per sette anni. Questo non consentirebbe
all’Europa di affrontare al meglio le nuove
sfide che ci aspettano”. Sulla revisione di medio
termine: “Le priorità sono: l’acqua, l’abitabilità
e i prezzi delle case a prezzi accessibili, la
competitività, la difesa anche con il Dual Use
e l’energia. Ogni stato membro può scegliere
quali e quante utilizzarne”. (gb)
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LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 15
ASSEMBLEA SCENARI
Crescita
ad ostacoli
Nel primo semestre del 2024,
per la prima volta dal Dopoguerra,
l’Italia ha raggiunto il quarto
posto nella classifica mondiale
dei Paesi esportatori
di Marco Fortis*
M
arco Fortis, direttore della Fondazione
Edison e presidente del Comitato
Scientifico del Centro Studi
Confindustria, firma questo articolo
in cui riassume l’intervento che
ha tenuto durante l’assemblea estiva
di Confagricoltura che si è tenuta l’otto luglio
scorso a Milano, nell’auditorium dell’Università
Bocconi.
L’attuale scenario mondiale è caratterizzato da
una ripresa economica post-pandemia a macchia
di leopardo, sorretta nel mondo “avanzato” da
un’enorme esplosione dei debiti pubblici. Molti
Paesi, come gli Stati Uniti, non sono cresciuti,
non perché abbiano le Big Tech o perché stiano
facendo politiche particolari nel campo dell’economia
reale, ma perché hanno speso enormi
risorse di debito pubblico. La Cina, che si pensava
fosse un Eldorado, sta diventando un mercato
difficilissimo, anche per i cambiamenti dei
modelli di consumo: auto elettriche, meno lusso
occidentale, più sobrietà. Persistono conflitti e
diffuse tensioni geo-politiche: la guerra russoucraina,
Gaza, Israele-Iran, Yemen, Taiwan. Il timore
di nuovi protezionismi, con l’elezione di
Trump, è diventato una realtà: la guerra annunciata
dei dazi e i continui stop and go stanno creando
incertezza tra gli operatori economici ed è
difficile al momento prevedere gli impatti sul Pil
e sul commercio mondiale. Sullo sfondo ci sono,
inoltre, le implicazioni delle nuove tecnologie e,
in particolare, dell’Intelligenza artificiale, e il loro
impatto sull’economia e sulla società.
In Europa, pesa l’incertezza sui possibili sviluppi
del conflitto russo-ucraino. La Ue resta vicina
all’Ucraina e punta sul riarmo e su una difesa
autonoma, ma con divisioni interne, non solo
sull’entità della spesa, ma anche sui metodi di
finanziamento. Il Sud Europa continua a crescere
più del Nord, frenato dalla crisi della Germania
(soprattutto Spagna, ma anche Grecia,
Portogallo e Italia). C’è stato un generale calo
dell’inflazione e dei tassi di interesse nell’ultimo
periodo. La Germania ha effettuato una svolta
16 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
epocale rimuovendo il vincolo costituzionale
sul debito e punta a crescere anche riarmandosi
e riconvertendo la sua industria metalmeccanica,
ma c’è incertezza sulle effettive capacità di
spesa, a causa di un’abitudine consolidata nel
Paese, e della inadeguatezza delle infrastrutture,
spesso obsolete. Il debito pubblico francese
cresce a ritmi vertiginosi e l’economia del Paese
è in equilibrio precario. Permangono poi le
tensioni tra Bruxelles e gli operatori economici
(agricoltori, industriali) sugli obiettivi di decarbonizzazione,
sul Green Deal, sull’automotive.
Lo scenario italiano
Nel 2024, per il secondo anno consecutivo, il
Pil italiano è cresciuto dello 0,7%, dopo la forte
ripresa post-Covid, e nel primo trimestre del
2025 l’aumento è stato dello 0,3% È un bicchiere
mezzo vuoto e mezzo pieno, perché la crescita
è sicuramente rallentata, ma in realtà l’Italia è
l’unico Paese avanzato che non stia basando in
questo momento, né abbia basato negli ultimi
anni, la sua crescita su un incremento del debito
pubblico, come invece hanno fatto gli altri Paesi
nell’ambito del G7. L’Italia ha incrementato solo
di un punto e mezzo il debito
Pil dal 2019 al 2024. Gli Stati
Uniti hanno avuto una crescita
del debito Pil pari a quella
del Pil, il Canadi oltre il doppio,
la Francia ha i conti pubblici
fuori controllo e il Regno
Unito anche. Altro punto da
sottolineare è che l’Italia ha
ridotto il debito sostenuto dalle
banche, aumentando notevolmente
quello detenuto da
famiglie e imprese, che ammonta
a 420 miliardi di euro e
che sostanzialmente si autofinanzia.
Unico caso in Europa,
dove il debito è in massima parte nelle mani
degli istituti di credito e di capitali esteri, come
in Francia. Anche la super crescita di alcuni Paesi
come la Spagna va meglio analizzata, perché
dovuta sostanzialmente ad un aumento della popolazione
(in cinque anni oltre 1 milione e 600
mila abitanti in più, prevalentemente immigrati).
In pratica, anche se con una leggera diminuzione
dei consumi pro capite, il Pil aumenta, senza
una crescita del benessere collettivo. Se dunque
escludiamo il contributo dell’aumento della popolazione,
l’Italia è l’unico Paese tra i quattro
maggiori dell’Eurozona che ha portato a casa
L’agricoltura italiana
è prima in Ue
per valore aggiunto
e l’export ha tenuto,
nonostante la crisi
e i cali in Germania,
Francia, Usa e Cina
una crescita del 5,9% negli ultimi cinque anni;
la Francia ha fatto il +1,1%, la Spagna +0,4%, la
Germania -3,6%. In sostanza la crescita dei Paesi
è sempre più legata all’aumento della popolazione
o della spesa pubblica.
L’agricoltura italiana è prima in Europa per valore
aggiunto. L’export del nostro Paese complessivamente
ha tenuto, nonostante la crisi
europea e i cali delle vendite in Germania,
Francia, Stati Uniti e Cina. Alcuni settori, come
l’alimentare e il farmaceutico e alcune aree,
come la penisola arabica, il Giappone, l’India,
la Corea del Sud e l’Oceania hanno compensato
i cali. Nel primo semestre del 2024, per
la prima volta nella storia dal dopoguerra, siamo
diventati il quarto Paese
esportatore mondiale. Se
escludiamo gli autoveicoli,
che rappresentano l’8% del
commercio mondiale, nel restante
92% l’Italia è al quarto
posto. Grazie agli avanzi
commerciali, anche se il Pil
cresce poco, stiamo aumentando
il nostro patrimonio e
i nostri crediti verso l’estero.
Eravamo un Paese debitore
per oltre per oltre 350 miliardi
nel 2014, oggi abbiamo
una posizione finanziaria
netta positiva per oltre 300
miliardi. Siamo cioè, al contrario di Spagna e
Francia, Portogallo, Grecia, Inghilterra, un Paese
creditore. Visti anche le valutazioni delle
agenzie di rating, che hanno migliorato il livello
del nostro Paese negli ultimi dodici mesi,
sono dunque convinto che, se continueremo
a mantenere una crescita, sia pur moderata, e
una stabilizzazione dei conti pubblici, una volta
che saranno esauriti gli effetti dei superbonus
edilizi, saremo in avanzo primario, unico
Paese del G7 e lo saremo fino al 20230.
* Direttore e vicepresidente della Fondazione
Edison
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LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 17
ASSEMBLEA IL COMMENTO
Dazi Usa
Più politica
che soldi
Domani saranno ancora validi
gli strumenti a cui l’Ue ha rinunciato
nelle trattative con gli Usa?
Saremo in grando di difendere
la nostra sicurezza alimentare
e le tipicità dei nostri prodotti?”.
Le domande di de Bortoli
alla platea di Confagricoltura
di Francesco Bellizzi
Ferruccio de Bortoli
Presidente della fondazione Corriere della Sera ed ex direttore del quotidiano
“P
agheremo di più, ma forse meno
del temuto”, ha detto Ferruccio
de Bortoli dal palco dell’assemblea
estiva di Confagricoltura.
L’intervento del presidente della
Fondazione Corriere della Sera
ed ex direttore del quotidiano risale all’8 luglio,
quando l’accordo definitivo tra Usa e Ue
per tariffe al 15% era lontano. Ma le riflessioni
consegnate alla platea della Confederazione
nell’auditorium dell’Università Bocconi, non
sono invecchiate e restano più forti della cronaca
dell’ultimo minuto.
Resta, ad esempio, valida la convinzione di de
Bortoli sull’obiettivo vero della politica protezionistica
di Donald Trump. “Il reale incasso
derivante dai dazi non è tanto il sostegno finanziario
al bilancio Usa o al disavanzo commerciale
del Paese,
quanto il messaggio
di coraggio e la teatralità
di cui il presidente
fa uso”. Un utile
elettorale, più che di
bilancio e che ha, non
a caso, già prodotto
“un dividendo politico
enorme. I dazi
sono uno straordinario
strumento propagandistico,
un’arma
agitata contro amici
e non”; uno strumento
di “vendetta per
procura contro chi è
ritenuto responsabile
politico di un disagio”,
percepito da un elettorato pieno di paure
e a caccia di colpevoli. In questa “commedia
politica fatta di annunci, smentite e rinvii, c’è
poca razionalità, ma molta psicologia del potere”.
Una dinamica rischiosa - perché confonde
la politica elettorale da quella che amministra,
decide e guida lo sviluppo di un Paese - anche
per gli alleati di Trump.
L’altro lato della medaglia è quello dell’economia
reale, sulla quale incidono anche fattori
molto volatili, come lo stato d’animo degli imprenditori
e il livello di ottimismo con il quale
guardano al futuro prossimo. L’ex direttore del
Corriere guarda soprattutto alle aziende agricole,
“già provate dai cambiamenti climatici”,
che impattano sulla produttività e sui ricavi,
assediati anche “da una svalutazione del dollaro
arrivata contro tutte le previsioni di au-
18 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
de Bortoli I dazi
sono uno straordinario
strumento propagandistico,
un’arma agitata
contro amici e non
mento che si attendevano con l’annuncio dei
dazi”. Uno scenario smentito da una realtà che
sembra mandare in soffitto formule economiche
che appaiono ormai vetuste. È l’effetto di
quello che de Bortoli chiama “disaccoppiamento
tra economia e politica”. In effetti, “se il
2 aprile (data del primo annuncio dell’arrivo
dei dazi, ndr.) ci avessero detto che i mercati
finanziari, a luglio, sarebbero arrivati intorno
ai massimi non ci avremmo creduto”. Ciò significa
che le Borse di tutto il mondo hanno
abbandonato la prassi consolidata della definizione
dei prezzi delle attività finanziarie scontando
i rischi in arrivo. Lo dimostra l’effetto
che la guerra lampo di Israele all’Iran ha avuto
sui titoli mondiali. “Per dodici giorni abbiamo
rischiato la chiusura dello stretto Hormuz, eppure
il prezzo petrolio non si è quasi mosso -
commenta de Bortoli -. Una volta le aspettative
di eventi del genere potevano avere effetti davvero
devastanti sulla finanza”.
Questo disaccoppiamento
tra politica e economia (e
finanza), però, sembra essere
qualcosa di ormai sistemico
e non figlio della nuova prassi
dell’amministrazione statunitense.
Infatti, “perfino le
ormai mitologiche lettere di
Trump non hanno prodotto
sconquassi sui mercati”.
Le ragioni di questo cambio
di approccio dei mercati finanziari
nei confronti delle parole dei decisori
politici sono tante. “Ciò non vuol dire che
dobbiamo smettere di preoccuparci, ma che la
capacità di adattamento dei sistemi economici
e la resilienza della globalizzazione, sono fattori
di equilibrio importantissimi”, e molto più
maturi rispetto a soltanto dieci anni fa. E se la
globalizzazione continua ad autoregolamentarsi
e a digerire senza battere ciglio potenziali
terremoti, l’Europa non sembra volerne cavalcare
e guidare le dinamiche. Davanti alle continue
minacce del presidente degli Stati Uniti,
infatti, “l’Ue non è apparsa finora disponibile a
usare gli strumenti anti-coercizione, che pure
possiede”. Ferruccio de Bortoli fa riferimento
alle due direttive del 2023, “che permettono
l’esclusione dalle gare d’appalto pubbliche
delle società americane già beneficiarie di sussidi
pubblici”. Anzi. “Sui servizi, settore in cui
surplus statunitense è importante, è stata fatta
marcia in dietro con la applicazione della
Global minimum tax per le sole multinazionali
d’Oltreoceano. Saranno contenti anche i nostri
amici irlandesi”, ha aggiunto con una punta di
ironia facendo riferimento al paradiso fiscale in
cui si è trasformata Dublino. La bandiera bianca
che Bruxelles sventola nei confronti di Washington
rischia di produrre più danni domani,
che nell’immediato. “Quindi la domanda è: se
alla fine ci accontenteremo di dazi intorno al
10, 15 per cento senza intervenire sulle regole
dei servizi, come ci difenderemo domani dalla
Cina, la vera nemica nella globalizzazione? Saranno
credibili gli strumenti che oggi, abbiamo
scelto di non usare nei confronti degli Usa? Saremo
in grado di difendere regole europee su
sicurezza ambientale e militare, saremo capaci
di tutelare le tipicità nostri prodotti?”.
Il secondo capitolo affrontato dal presidente
della Fondazione Corriere della Sera sono le
banche. Il settore italiano è
agitato da annunci di offerte
di pubblico scambio e scalate.
“Di certo, segni di vitalità del
nostro sistema - commenta
de Bortoli -, ma anche dovuti
ad una congiuntura favorevole
di tassi passivi scandalosamente
e per troppo tempo
bassi”. Il giornalista e analista
economico si domanda “se
alla fine di queste operazioni,
fatte di tanta carta e poco
cash, ci saranno vantaggi di scala per clienti degli
istituti. Perché, ad oggi, in Italia paghiamo
commissioni sul risparmio gestito più elevate
rispetto ad altri Paesi”. E se gli impieghi bancari
soprattutto per le Pmi, non crescono, di chi è
la colpa? “Delle imprese che non fanno richiesta
di credito, oppure delle banche, che non lo
concedono?”.
Poi un passaggio sull’attualità, quella dell’ipotesi
di un terzo polo bancario che potrebbe nascere
dall’Ops lanciata da Mps su Mediobanca.
“Un’operazione positiva perché amplia la concorrenza”,
ma con lati anche in chiaroscuro.
Come quello riguardante il ruolo giocato dal
governo che, “da azionista di Monte Paschi, è
giocatore interessato in questa partita, e in evidente
conflitto di interessi aveva ipotizzato l’uso
del golden power, strumento che in origine era
stato immaginato per difenderci da acquisizioni
straniere”.
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 19
ASSEMBLEA IL VICEMINISTRO
“Anche noi
non siamo
sostituibili”
Valentini: “Mentre l’Europa
ha un surplus di 156 miliardi
sui beni, gli Usa ne hanno uno di
104 sui servizi. È una
interdipendenza che
dobbiamo far pesare
nelle nei rapporti con gli States”
di Marco Esposito
“L’
Europa si sottovaluta, sono gli
Usa a non poter fare a meno
di noi”. In questa intervista il
viceministro del Mimit, Valentino
Valentini, sferza il Vecchio
Continente: “Siamo un
mercato con 450 milioni di consumatori, una
potenza che nessuno può ignorare, nemmeno gli
Stati Uniti”. La pressione commerciale esercitata
dalla Casa Bianca ha obiettivi che vanno ben
oltre i dazi. “La vera partita che gli Usa stanno
giocando è sull’eliminazione delle barriere non
tariffarie al proprio export, ma l’Europa deve
dire un no categorico a qualsiasi compromesso
sulla sicurezza alimentare”.
Valentino Valentini
Viceministro delle Imprese e del made in Italy
Viceministro, Trump minaccia di alzare i dazi
per tutti i prodotti importati negli Usa dall’Europa,
compresi quelli dell’agroalimentare. Per
le nostre aziende agricole sarebbe un peso insostenibile.
Cosa può fare l’Europa (e l’Italia)
per impedire questa tagliola?
20 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
La situazione è critica. Come ho già detto, è in
corso quello che gli esperti definiscono “la più
grande diversione commerciale” della storia recente.
I dazi voluti dall’amministrazione Trump
hanno innescato un rimodellamento completo
dei rapporti economici globali. L’Europa sta reagendo
con una strategia articolata. Da un lato,
continua a negoziare, dall’altro sta accelerando la
diversificazione verso altre grandi aree commerciali
del mondo, sul piano europeo e domestico.
Alcuni accusano il governo Meloni di essere
troppo accondiscendente nei confronti di
Trump. Serve un approccio più duro in questa
fase di trattativa?
L’atteggiamento europeo, che l’Italia condivide
pienamente, è stato quello di non entrare nell’escalation
verbale, che rappresenterebbe un grande
errore. Il rischio sarebbe quello di pagare un
dividendo negativo senza ancora sapere quanto
margine c’è per trattare. Alcuni osservatori riflettono
sul fatto che il presidente
Trump assuma posizioni massimaliste
per poi ripiegare su
posizioni più concilianti, oppure
che talvolta la tenuta del
mercato mobiliare lo costringa
a rivedere le sue posizioni. La
mia impressione è che l’aspetto
dei dazi sia un fattore strutturale
di questa amministrazione
americana. La migliore
risposta è negoziare in maniera
seria, ferma e coerente, passando
contestualmente all’attacco rivolgendosi a
quei mercati mondiali che sono impattati come
noi e che intendono mantenere viva la propria
attività commerciale.
L’Europa è una grande potenza economica e
politica. A volte sembra sottovalutarsi, come
se essa stessa non si rendesse conto della sua
grandezza e importanza. Condivide questo
giudizio? L’Europa non può fare a meno del
mercato degli Stati Uniti, ma gli Usa possono
fare a meno del nostro mercato?
“Assolutamente. L’Europa sottovaluta sistematicamente
la propria forza, ma i fatti dicono altro.
Un mercato con 450 milioni di consumatori è una
potenza che nessuno può ignorare, nemmeno gli
Stati Uniti. Sulla seconda questione, ho l’impressione
che gli USA non possano fare a meno del nostro
mercato tanto quanto noi del loro. La relazione
commerciale vale 1 trilione di dollari annui - il
30% del commercio globale. È un’interdipendenza
“Qualsiasi riforma
della PAC
verrà approvata dovrà
preservare le specificità
del nostro sistema
agroalimentare”
totale. I dati lo confermano: macchinari, veicoli e
prodotti chimici rappresentano il 68% delle nostre
esportazioni verso gli USA. L’America importa
dall’Europa tecnologie che non può sostituire facilmente.
Inoltre, siamo il maggiore investitore straniero
negli Stati Uniti con oltre due trilioni di euro
che creano milioni di posti di lavoro americani”.
Viceministro, qual è la posizione del governo
sul fondo unico, che sostituirà la PAC nelle
intenzioni della presidente Von der Leyen?
La PAC rappresenta la politica fondante dell’Unione
Europea e conserva un valore strategico
cruciale per il futuro del Continente, e questo
per ragioni che vanno oltre gli aspetti economici:
i mutamenti climatici stanno trasformando
le condizioni produttive, le rese produttive
rimangono cruciali per la sicurezza alimentare
europea, la tenuta sociale delle campagne è
fondamentale contro lo spopolamento rurale, e
la conservazione del paesaggio agricolo rappresenta
un presidio di sicurezza
del territorio e un patrimonio
culturale insostituibile. Oltre a
ciò, il ministro Lollobrigida sta
lavorando per assicurare che
qualsiasi riforma preservi le
specificità del nostro sistema
agroalimentare. La nostra posizione
è chiara: garantire che
il fondo unico non penalizzi le
eccellenze italiane, ma le valorizzi,
riconoscendo il ruolo
strategico del settore agroalimentare
nell’export nazionale grazie ai prodotti
Dop e Igp. Il dialogo con la Commissione Von
der Leyen è costante, nella consapevolezza che
l’agricoltura europea può essere competitiva solo
se mantiene i suoi standard di qualità superiori.
Teme che il reale obiettivo dell’amministrazione
Trump sia quello di abbattere le barriere
non tariffarie, “costringendoci” ad importare
alimenti dagli Stati Uniti che sono sotto i
nostri standard di sicurezza alimentare?
Questa è la vera partita in corso. La pressione commerciale
esercitata dalla Casa Bianca ha obiettivi
che vanno ben oltre i dazi tradizionali ed un mero
riequilibrio dei flussi commerciali. Come dicevo,
la nostra forza dipende dall’unità, e non possiamo
permettere che alcuni Stati membri cerchino compromessi
rapidi a scapito della salute pubblica. Il
mondo si sta modificando rapidamente, e noi possiamo
affrontare questa sfida solo se manteniamo
fermi i nostri principi di qualità e sicurezza”. •••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 21
NUOVI ORIZZONTI FILIERE DI DOMANI
Il contest che
immagina
il futuro
I
n Europa, l’eco-innovazione è diventata
una priorità strategica per l’industria alimentare.
La transizione ecologica, le crisi
climatiche e l’evoluzione dei consumi
stanno imponendo una profonda riconfigurazione
della filiera agroalimentare:
produzione più pulita, ingredienti alternativi,
imballaggi sostenibili e modelli industriali responsabili.
In questo scenario, si colloca il concorso
europeo Ecotrophelia, “laboratorio” che
integra sostenibilità, creatività e formazione, nel
quale studenti universitari e degli Istituti Tecnici
Superiori (ITS) diventano i “progettisti” del cibo
di domani proponendo soluzioni sostenibili che
rispondano alle sfide del futuro.
Nata in Francia nel 2000 per promuovere la
cooperazione tra Università e aziende agroalimentari,
la competizione europea Ecotrophelia
Europe, promossa da Ecotrophelia Europe
Eeig con il sostegno della piattaforma
FoodDrink Europe, si è evoluta come vero e
Ogni anno Ecotrophelia
richiama le migliori menti
delle Università e degli istituti
tecnici per selezionare le
idee più valide di produzione
alimentare sostenibile
di Antonella Del Fiore*
proprio network per l’eco-innovazione. Attraverso
la piattaforma “Food for Life”, l’iniziativa
ha visto la sua prima edizione internazionale
nel 2008 con la partecipazione di otto
Paesi europei. Dal 2011, grazie al riconoscimento
ufficiale da parte della Commissione
Europea nell’ambito del progetto Ecotrofood,
Ecotrophelia si è evoluta, arrivando a coinvolgere
negli ultimi anni ventidue Paesi, ciascuno
con la propria selezione, coordinata
dalla rispettiva Federazione nazionale delle
industrie alimentari. Le squadre vincitrici delle
selezioni nazionali si confrontano nella finale
europea, che si svolge tradizionalmente
in occasione di una fiera internazionale del
settore alimentare, come ad esempio Anuga
o SIAL, tra gli eventi più prestigiosi a livello
mondiale dell’industria del food & beverage.
L’industria alimentare guarda con grande interesse
a Ecotrophelia Europe Eeig, riconoscendo
le potenzialità delle proposte degli
22 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
studenti di contribuire in maniera
concreta alla trasformazione
sostenibile del sistema agroalimentare
europeo. A oggi, più di
3.000 studenti hanno preso parte
al concorso, generando oltre
1.100 prodotti innovativi in rappresentanza
di 22 Paesi europei,
tra cui Italia, Francia, Germania,
Belgio, Slovenia, Austria, Spagna
e Regno Unito. L’edizione italiana
della manifestazione si è affermata
negli anni come un’iniziativa di
eccellenza che ha visto il coinvolgimento di
20 Università, 8 ITS, oltre 80 squadre e più
di 500 studenti. Nell’ultima edizione, la quindicesima,
svoltasi il 24 giugno 2025, con il
patrocinio scientifico di Enea - Agenzia Nazionale
per le nuove Tecnologie, l’Energia e
lo Sviluppo Economico Sostenibile, si sono
confrontate cinque squadre provenienti da
differenti regioni italiane: ITS di Teramo, Università
Cattolica del Sacro Cuore, ITS E.A.T.
Toscana, Università di Parma
e Università Campus Bio-
Medico di Roma. Gli istituti
hanno presentato prodotti
eco-innovativi e sostenibili
che sono tati valutati da
una giuria multidisciplinare
composta da rappresentanti
del mondo scientifico, accademico
e imprenditoriale.
La valutazione dei prodotti,
condotta secondo un criterio
chiave di equilibrio tra
innovazione, sostenibilità
ambientale ed economica,
promozione dell’economia
circolare e reale fattibilità industriale, ha visto
vincitore il team dell’Università di Parma
e i loro “Trebbini”, biscotti di pasta frolla a
base di trebbie della filiera brassicola, grano
saraceno e miele con ripieno di mele. Per i
giovani partecipanti Ecotrophelia può essere
assimilata a una vera e propria palestra formativa,
poiché permette di lavorare secondo
un approccio interdisciplinare, simulando dinamiche
aziendali e di confronto con realtà
industriali, e rappresenta un’occasione per
tradurre competenze teoriche in progetti reali
che permettano di avviare percorsi professionali
concreti nel settore agroindustriale.
Quest’anno l’edizione
italiana è stata vinta
dal team dell’UniPr
con biscotti
fatti di trebbie della
filiera brassicola, grano
saraceno e miele
I vincitori dell’edizione di quest’anno di Ecotrophelia,
realizzata con il patrocinio scientifico di Enea
I prodotti presentati nel corso delle varie edizioni
si sono distinti per il loro orientamento
all’innovazione, al rispetto per l’ambiente,
alla sostenibilità, alla lotta contro lo spreco
alimentare e alla valorizzazione delle risorse
locali, e si sono proposti come soluzioni concrete
per il riutilizzo dei sottoprodotti e la riduzione
dell’impronta ecologica
dei processi produttivi.
In molti casi, le idee nate
nell’ambito di questo concorso
si sono trasformate in
vere e proprie start-up capaci
di incidere sul mercato.
In sintesi, Ecotrophelia non
è soltanto una competizione:
è un punto di incontro
tra ricerca, industria e formazione,
dove si sperimenta
in concreto la transizione
ecologica dell’industria
agroalimentare europea.
Questa sinergia tra istituzioni,
Università e industria ha permesso a
Ecotrophelia Europe Eeig di consolidare una
rete formativa di altissimo livello, capace di
intercettare le esigenze del mercato, anticipando
le tendenze future di sviluppo di nuove
professionalità, e distinguendosi anche
come acceleratore di innovazione industriale.
In un momento storico in cui la sostenibilità
è diventata improcrastinabile, investire
sulle nuove generazioni attraverso iniziative
come questa diventa fondamentale.
* Ricercatrice ENEA Laboratorio Innovazione
Filiere Agroalimentari (Divisione AGROS) •••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 23
ENERGIA AGRIVOLTAICO
Maggiore tempo
per le aziende
Pichetto Fratin modifica
il bando Pnrr per garantire
alle imprese maggiore
tutela in caso di ritardi
della rete nazionale
P
iù tempo per la gestione di tutte le
fasi di sviluppo dei progetti e maggiore
tutela per le imprese dai rischi
derivanti dai ritardi dell’entrata in funzione
degli impianti, spesso dovuti
all’inadeguatezza della rete nazionale.
È questo il senso del decreto 149/2025, in vigore
retroattivamente dall’8 luglio scorso, con
cui il ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica
di Gilberto Pichetto
Fratin modifica il così detto
La maggiore flessibilità
viene garantita dal Mase
posticipando il termine
per la messa in esercizio
degli impianti
dm Agrivoltaico, finanziato
dall’Europa con 1,1 miliardi
e dedicato ai produttori energetici
che operano con quelli
agricoli, chiamati a garantire
la continuità dell’attività.
Un palliativo, fortemente richiesto
da Confagricoltura,
in attesa che venga risolto
alla radice il problema della
saturazione delle reti e, quindi,
delle lunghissime attese per l’allaccio degli
impianti alla rete di distribuzione. Tempistiche
che rischiano di compromettere l’accesso agli
incentivi stanziati dall’Ue.
Le nuove scadenze
La maggiore flessibilità dei tempi viene affrontata
dal Mase posticipando
il termine
ultimo per
la messa in esercizio
degli impianti.
La precedente
scadenza del 30
giugno 2026 non
è più riferita all’entrata in funzione degli impianti,
ma diventa il termine obbligatorio per
il completamento della loro installazione. L’effettiva
produzione di energia ed immissione in
rete dovrà invece avvenire entro 18 mesi, a partire
dalla data di comunicazione di fine costruzione.
Per allineare le procedure amministrative
alle nuove scadenze, il decreto cambia anche
la scadenza della rendicontazione delle spese
di progettazione e installazione degli impianti
per l’accesso al contributo in conto capitale. Il
nuovo termine passa dal 30
giugno 2026 al 31 dicembre
dello stesso anno. Parallelamente
vengono rafforzate le
comunicazioni da fare al Gestore
dei Servizi Energetici
(Gse) con l’introduzione di un
doppio obbligo: trasmissione
della data di installazione e
di quella relativa all’entrata in
esercizio.
Le modifiche lasciano invariato
il massimo di contributo in
conto capitale ricevibile, ossia il 40% dei costi
ammissibili. Idem per la definizione della tariffa
incentivante ventennale che viene riconosciuta
per la produzione di energia elettrica netta immessa
in rete: 93 euro per MWh per gli impianti
fino a 300 KW; 83 euro per quelli con potenza
24 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
superiore; +4 euro MWh per gli impianti nelle
regioni del Centro Italia, e +10 euro per quelli
nelle regioni del Nord. L’eventuale autoconsumo
mantiene un suo valore solo ai fini della posizione
della domanda in graduatoria.
g LE NUOVE REGOLE SULLE CER ESTENDONO I BENEFICIARI DEI CONTRIBUTI
Altro capitolo importante dei fondi
PNRR dedicati all’energia da fonti rinnovabili
è quello delle Comunità energetiche
rinnovabili. La produzione di
energia e il sistema dello scambio sul
posto aprono prospettive di sviluppo,
sia del settore primario che delle comunità,
soprattutto, nei piccoli centri,
che hanno spinto Confagricoltura a presentare il primo progetto italiano:
ConfagriCer. Di recente sono arrivate alcune modifiche importanti
alle regole operative, che la Confederazione ha illustrato alle imprese
e agli altri soggetti interessati con un webinar a cui hanno partecipato
il dg Roberto Caponi, il presidente di ConfagriCer, Nicola Gherardi e
Luca Barberis (in foto), direttore Fonti Rinnovabili del GSE.
Le novità riguardano la platea dei beneficiari dei contributi in conto capitale
con l’accesso dei comuni con 50mila abitanti ai fondi stanziati per
la realizzazione di impianti. Altre modifiche introdotte sono relative ai
lavori per la realizzazione delle centrali, che dovranno essere completati
entro il 30 giugno 2026, mentre l’entrata in esercizio potrà avvenire entro
24 mesi dalla conclusione dei lavori (non oltre il 31 dicembre 2027).
Sale dal 10% al 30% la quota di contributo a titolo di anticipazione. Inoltre,
adesso anche le persone fisiche potranno beneficiare dell’incentivo
con l’esenzione dal fattore di riduzione previsto dal decreto Cacer
sull’autoconsumo collettivo.
Restano ferme anche le regole sull’installazione
degli impianti agrivoltaici per garantire che
non venga compromessa l’attività agricola. La
superficie agricola destinata all’attività di coltivazione
o allevamento dovrà essere pari o maggiore
al 70% dell’estensione totale
dell’area interessata dal progetto.
Mentre, l’altezza minima dei pannelli
dal terreno può variare in base
all’attività che viene svolta. Nel
caso di attività zootecnica l’altezza
minima dovrà essere di 1,3 metri;
nel caso di colture o attività mista,
l’altezza sale a 2,1 metri. Il nuovo
decreto conferma anche il livello di
produttività elettrica dell’impianto
agrivoltaico, che dovrà essere pari
almeno al 60% della produzione
di un impianto fotovoltaico standard.
La produttività può crescere
in alcuni casi specifici: ad esempio
sale del 15% nel caso di pannelli
orientabili, e di un ulteriore 15%
se bifacciali. Resta ferma anche
la previsione di controlli periodici
sull’impatto degli impianti sulla
fertilità del suolo e sul microclima
attraverso strumenti già familiari,
come la relazione agronomica e il
fascicolo aziendale. (fb) •••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 25
ENERGIA BIOCARBURANTI
Una filiera
della soia
è possibile
I margini di crescita
della produzione nazionale,
già prima in Ue, sono tali
da immaginare un contributo
importante dell’agricoltura
al settore dei biocarburanti.
Sarebbe anche l’occasione
per ridurre la dipendenza
dall’import
I
n Italia si torna a parlare di una vera e strutturata
filiera della soia da destinare alla
produzione di energia. Come previsto anche
nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia
e il Clima 2030 (Pniec) del 2020. Il
dibattito si è riacceso alla vigilia dell’entrata
in vigore dei dazi di Donald Trump, il quale,
proprio durante la conferenza stampa di presentazione
dell’accordo con von der Leyen ha
ribadito la volontà di abbattere i vincoli alle importazioni
agroalimentari Usa in Europa. A questa
prospettiva, l’Italia ha dato segnali di voler
rispondere con il potenziamento della produzione
di alcune colture (vedi il ddl “Coltivaitalia”).
Tra queste c’è proprio la soia che, per la sua
qualità e per l’assenza di Ogm, è alla base della
produzione delle Dop nazionali, protagoniste di
un export che nel 2024 ha raggiunto il valore
di 70 miliardi. Un importante momento di confronto
sul tema delle filiere energetiche da oli
vegetali è stato il convegno “Il valore della filiera
della soia”, organizzato a inizio luglio in Senato
dal gruppo industriale di trasformazione, Cereal
Docks. In quell’occasione, il presidente di Con-
26 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
fagri, Massimiliano Giansanti, ha rilanciato il
dibattito sulla soia. “Se riuscissimo a trasformare
tutti gli oli presenti nei magazzini italiani, saremmo
in grado di produrre energia sufficiente
per alimentare 15 ospedali come il Policlinico
di Roma. Immaginate cosa stiamo perdendo in
termini di produttività, competitività e opportunità”,
ha detto Giansanti.
Oggi l’Italia è la prima a livello europeo per
produzione, con una resa annuale di 1,1 milioni
di tonnellate. L’exploit arriva nel 2006. Da
quell’anno al 2024, le superfici sono passate da
176mila a 303mila ettari (+70%), e la produzione
da 546mila a oltre un milione di tonnellate. I
margini da destinare alla produzione di biocarburanti,
quindi, ci sono. Ma è necessario incrementare
le superfici, dato che la domanda attuale
è nettamente più alta dell’offerta interna: circa
3,7 milioni di tonnellate. Di queste, oltre l’80% è
destinato alla zootecnia, sotto forma di farine vegetali
proteiche. Parliamo, quindi, di una materia
prima strategica, utilizzata prevalentemente nella
mangimistica.
Un aumento della produzione permetterebbe al
sistema nazionale di superare
le 200mila tonnellate di olio
di semi destinate oggi alla
produzione di una quantità
di energia elettrica (certificata
e sostenibile) che permette
una riduzione del 55-65%
di emissioni di gas serra rispetto
all’uso di combustibili
fossili. Secondo i calcoli presentati
dal gruppo industriale
di Camisano Vicentino, la
strutturazione di una filiera
energetica degli oli vegetali
permetterebbe di triplicare
gli attuali quantitativi conferiti
agli impianti. Il tutto con effetti vantaggiosi
per le aziende produttrici e senza contraccolpi
sulle filiere alimentari e mangimistiche, anche
con l’ausilio del secondo raccolto. Effetto non
secondario è anche quello sul fronte degli input
chimici: la coltivazione di soia, essendo in grado
di fissare l’azoto atmosferico, riduce la necessità
dell’uso di fertilizzanti azotati. Primo passo per
l’aumento delle superfici è rafforzare l’offerta
per fronteggiare la domanda interna, che fa da
freno all’indice di autoapprovvigionamento.
Tale indice, infatti, nonostante l’aumento delle
superfici e dei volumi prodotti, è tornato al 30%
Tra il 2006 e il 2024
la produzione nazionale
è passata da 546mila
a oltre un milione
di tonnellate,
ma il fabbisogno
è di 3,7 milioni
g LE NORME DA CAMBIARE PER SPINGERE I BIOCARBURANTI EUROPEI
Il potenziamento del comparto italiano della soia da destinare
anche al settore energetico farebbe felice anche il resto d’Europa,
oggi ferma al 10% di produzione del suo fabbisogno di
biocarburanti. Una carenza di materia prima che riguarda anche
il sistema food e mangimistico. Non a caso il 7 luglio scorso la
Commissione europea ha autorizzato l’import (ma non la coltivazione)
per i prossimi dieci anni di una nuova varietà di soia
geneticamente modificata da destinare al consumo sia umano
che animale.
Ma un piano industriale-energetico italiano dedicato alla soia
avrebbe bisogno anche di una volontà politica europea a supporto.
Per rendere competitiva la produzione Ue rispetto a quella
di Paesi extra Ue (soprattutto sudamericani), sarebbe necessario
semplificare alcune regole. A partire dalla normativa sul sistema
di deforestazione, che dal 2026 imporrà una complessa due diligence
basata anche sulla georeferenziazione delle produzioni.
Urgono anche investimenti in ricerca per spingere le produzioni
nazionali verso la sostenibilità.
(livello che si registrava già una ventina di anni
fa), dopo la soglia del 50% raggiunta nel 2015.
Bisogna mettere mano alle attuali distorsioni di
mercato, a partire dal forte aumento dei costi
di produzione non adeguatamente
compensati dall’incremento
dei prezzi. Il risultato è
uno squilibrio tra una domanda
da 3,7 milioni di tonnellate
l’anno e una offerta da 1,1
milioni.
Una filiera della soia, strutturata
tra produttori e trasformatori
e che tenga insieme gli usi
alimentare e mangimistico con
quello energetico, sarebbe utile
proprio a ridurre il gap da
2,6 milioni di tonnellate esistente
tra domanda e offerta e
che attualmente viene coperto
con grandi acquisti dall’estero, in particolare dal
Brasile. L’import italiano sia di semi di soia, sia di
farine è, infatti, pari al doppio di quanto il Sistema
Italia riesce a produrre a partire da semi nostrani.
Il piano agro-industriale proposto da Confagricoltura
e Cereal Docks punta alla stabilizzazione
dei prezzi nel settore e al miglioramento della
gestione e delle economie lungo l’intera catena
di approvvigionamento. Con l’indicizzazione e la
definizione di prezzi minimi verrebbero riequilibrati
anche i quantitativi oggetto di contrattazione
e le quotazioni, a tutela anche del reddito
degli agricoltori. (fb)
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 27
IL PREMIO COLTIVIAMO AGRICOLTURA SOCIALE
Imprese
e società
Pubblicato il decimo
bando dell’iniziativa
di Confagri, Onlus Senior
l’Età della Saggezza e Reale
Foundation. Quest’anno
si celebra il decennale
della legge 141
C
entoquarantamila euro. A tanto ammontano
i premi che quest’anno Confagricoltura,
Senior L’età della Saggezza
Onlus e Reale Foundation, in collaborazione
con la Rete Fattorie Sociali, destineranno
ai migliori progetti di agricoltura
sociale, attraverso il bando “Coltiviamo
agricoltura sociale”, che si è aperto il 22 luglio
scorso e giunto alla sua decima edizione. Un’edizione
“speciale”, che coincide con il decimo
anniversario della legge quadro 141/2015 sull’agricoltura
sociale. Proprio nel 2015, infatti, la
Confederazione è stata la prima associazione ad
attivarsi istituendo un premio nazionale a favore
delle iniziative più meritevoli messe in campo in
questo settore da parte di imprese e cooperative.
Confagricoltura, Senior L’età della Saggezza Onlus
e Reale Foundation sono convinti del grande
valore sociale ed economico dell’agricoltura: coltivare
il sociale è da sempre una prerogativa del
settore, uno strumento di cura e integrazione per
persone fragili, famiglie e intere comunità locali.
Un ponte tra terra e speranza, dove il lavoro
nei campi si trasforma in occasione di riscatto e
dignità. La decima edizione del progetto testimonia
tale impegno, un investimento che va oltre il
sostegno economico.
L’apertura del bando ha coinciso anche con la
ripresa delle attività dell’Osservatorio istituito
presso il ministero dell’Agricoltura, di cui Confagricoltura
fa parte, che dovrebbe fornire criteri
uniformi per la formazione e il riconoscimento
degli operatori e monitorare le attività di agricoltura
sociale in Italia.
All’iniziativa possono partecipare le imprese
agricole, le cooperative sociali, anche in associazione
con altri attori del terzo settore, ma
che prevedano, come capofila, un imprenditore
agricolo, oppure una cooperativa sociale
che svolga attività agricole. La selezione prevede
tre vincitori a cui andranno 40.000 euro
ciascuno, insieme a tre borse di studio per frequentare
il Master di Agricoltura Sociale all’Università
di Roma Tor Vergata. Altri 20.000 euro
saranno destinati a un progetto speciale di gestione
e riqualificazione del verde pubblico, a
cui possono prendere parte anche gli enti del
Terzo Settore non agricoli, purché attivi in questo
ambito.
I progetti dovranno essere presentati entro il 27
ottobre 2025, sia via e-mail a coltiviamoagricolturasociale@confagricoltura.it,
sia con raccomandata
AR a Confagricoltura - Agricoltura Sociale
- Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186
Roma.
La giuria valuterà tutti i progetti pervenuti entro
la fine dell’anno. I vincitori saranno premiati con
una cerimonia evento che si terrà a Roma.
Info: www.coltiviamoagricolturasociale.it.
(red)
28 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
RICONOSCIMENTI SPIGHE VERDI
I nuovi
laboratori
urbani
Sono 90 le località rurali
che hanno ricevuto la “Spiga”
N
ovanta località rurali
potranno fregiarsi
quest’anno della Spiga
Verde, il riconoscimento
assegnato ai Comuni
più virtuosi dal programma
nazionale realizzato da
FEE - Foundation for Environmental
Education in collaborazione
con Confagricoltura. La cerimonia
di premiazione si è svolta a Roma presso
il CNR, il 24 luglio scorso, alla presenza dei
sindaci vincitori. Le Spighe Verdi 2025 sono 90,
rispetto alle 75 dello scorso anno: 17 sono i
nuovi ingressi, 2 i Comuni non confermati. “Un
risultato importante, che segna un forte incremento
del programma - ha dichiarato Claudio
Mazza, presidente di FEE Italia -. Sono ben 17 i
nuovi ingressi, che testimoniano la crescente attenzione
delle amministrazioni locali verso uno
sviluppo rurale realmente sostenibile. Questo
dato, che arriva nel decimo anno del programma,
rappresenta un segnale concreto di cambiamento,
in cui la gestione del territorio, la qualità
ambientale e il benessere delle comunità diventano
priorità condivise e strumenti di crescita.
Spighe Verdi non è un riconoscimento simbolico:
è un percorso volontario, rigoroso e trasparente,
che richiede impegno costante, visione
amministrativa e capacità di coinvolgimento
del tessuto sociale e produttivo del territorio”.
“Il programma Spighe Verdi conferma anche nel
2025 la sua funzione strategica per la crescita
dei Comuni rurali e delle aree interne del nostro
Paese - ha sottolineato Massimiliano Giansanti,
presidente di Confagricoltura -. L’agricoltura è
protagonista di questo percorso: dalle pratiche
sostenibili all’economia circolare, dalla tutela del
paesaggio alla valorizzazione delle produzioni
tipiche e dell’accoglienza. Sono questi i pilastri
che guidano il lavoro delle imprese agricole e
che ritroviamo pienamente negli obiettivi fissati
da FEE Italia. Il riconoscimento non è un
traguardo, ma un impegno continuo: significa
promuovere turismo esperienziale, cultura enogastronomica,
servizi sostenibili e competitività
per le comunità locali. Confagricoltura è orgogliosa
di essere al fianco dei territori in questo
percorso: investire in sostenibilità, innovazione
e bellezza significa garantire sviluppo socioeconomico
e nuove opportunità per luoghi ricchi di
storia e tradizioni, spesso poco conosciuti, ma
con enormi potenzialità”.
Spighe Verdi è un programma
nazionale realizzato dalla FEE
- organizzazione che vanta
un’esperienza quarantennale
nella gestione del programma
internazionale Bandiera
Blu destinato alle località turistiche
balneari - pensato
per guidare i Comuni rurali,
passo dopo passo, a scegliere
strategie di gestione del territorio
in un percorso virtuoso
che giovi all’ambiente e alla
qualità della vita dell’intera
comunità. Per portare i Comuni rurali alla graduale
adozione dello schema Spighe Verdi, la
fondazione FEE Italia ha condiviso con Confagricoltura
un set di indicatori in grado di fotografare
le politiche di gestione del territorio e
indirizzarle verso criteri di massima attenzione
alla sostenibilità. Tra questi, la partecipazione
pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile;
il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni
agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione
in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica;
l’esistenza e il grado di funzionalità degli
impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti
con particolare riguardo alla raccolta differenziata;
la valorizzazione delle aree naturalistiche
eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio;
la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità
per tutti senza limitazioni. (red)
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 29
NOTIZIE DA BRUXELLES
di Nicoletta Antelli
DIFESA, AGRICOLTURA, NGT E MERCATO INTERNO. I DOSSIER SUL TAVOLO DEL SEMESTRE DANESE
Copenaghen vuole approvare
il regolamento sulla ricerca genomica
D
al primo luglio 2025 la Danimarca è alla
presidenza del Consiglio dell’Unione Europea
raccogliendo il testimone dalla Polonia. Questo
passaggio avviene in un momento significativo per l’Unione.
Le istituzioni sono al lavoro per dare attuazione
al nuovo programma strategico 2024-2029, che delinea
le grandi priorità dell’Unione per i prossimi anni:
una difesa comune più robusta, una transizione verde
più realistica, un’unione economica più competitiva e
una presenza globale più assertiva. In questo scenario,
alla presidenza danese spetta un compito delicato e
potenzialmente decisivo: fare i conti con un contesto
internazionale instabile, con pressioni interne crescenti
e con le sfide ancora aperte della transizione verde.
Copenaghen eredita una serie di dossier complessi, in
particolare su difesa, competitività e allargamento. La
Danimarca esercita la leadership con metodo: sobrietà
nordica e fermezza atlantica.
Una difesa europea integrata
È proprio sulla difesa che il programma danese si mostra
più ambizioso. Nel pieno del conflitto russo-ucraino
e con scenari globali sempre più frammentati, l’Unione
non può più delegare la propria sicurezza. La Danimarca
si propone un salto di qualità nel coordinamento tra
Stati membri, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti
industriali, l’interoperabilità delle forze armate
e la resilienza strategica del continente. Non si tratta
tanto di blindare i confini, ma di costruire una difesa che
sia anche economica, energetica e digitale. E qui la coerenza
con gli altri pilastri della nuova agenda europea
diventa evidente; per rafforzare la sicurezza dell’Ue
occorre anche rafforzarne la competitività, l’autonomia
Jacob Jensen
ministro dell’Agricoltura della Danimarca, oggi alla guida dell’Agrifish
30 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
tecnologica e la capacità produttiva in settori strategici.
Tra questi, non può essere esclusa l’agricoltura.
Agricoltura: centralità da riconquistare
Il semestre danese si apre in un contesto agricolo teso,
ma potenzialmente fertile. Le proteste degli agricoltori
che hanno attraversato l’Europa tra il 2023 e il 2024
non sono state una parentesi, ma
il sintomo di un malessere profondo.
Al cuore della questione vi è
una richiesta di riconoscimento:
economico, sociale, politico. Gli
agricoltori chiedono che l’Unione
smetta di considerarli come
semplici destinatari di obblighi
ambientali e torni a trattarli come
alleati nel progetto europeo.
La Danimarca non ignora questo
appello. Infatti, il programma
della presidenza include l’agricoltura
in modo trasversale, nei
capitoli su competitività, transizione
verde, coesione economica e scambi internazionali.
La presidenza danese mira a fare tutto ciò con una
postura costruttiva: anziché alimentare tensioni, Copenaghen
propone di “riparare il patto” tra l’Ue e il suo
sistema produttivo: semplificare le regole, riattivare gli
investimenti, valorizzare il ruolo degli agricoltori nella
sicurezza alimentare e climatica.
Tra i temi più urgenti messi sul tavolo figura la semplificazione
delle regole agricole. Una priorità non simbolica,
ma concreta. La presidenza sostiene esplicitamente
la necessità di rendere la PAC più accessibile e meno
onerosa dal punto di vista amministrativo, agendo sia
sul livello regolamentare europeo che su quello dell’attuazione
nazionale. L’obiettivo dichiarato è alleggerire
gli oneri senza indebolire gli obiettivi ambientali, puntando
a una maggiore proporzionalità, alla razionalizzazione
dei controlli e all’eliminazione delle sovrapposizioni
normative.
La Danimarca, inoltre, può rappresentare un “laboratorio
innovativo” interessante. È un Paese con una produzione
agricola tecnologica, aperta ai mercati esteri,
ma anche sensibile alla sostenibilità e alla qualità.
Un Paese che ha investito in agricoltura di precisione,
digitalizzazione, biotecnologie e gestione efficiente
delle risorse. La presidenza danese sembra voler trasferire
parte di questa esperienza nel dibattito europeo,
provando a ricucire un dialogo che si è lacerato troppo
spesso tra istituzioni, ambientalismo radicale e mondo
produttivo.
Regolamento sulla genomica
Tra i dossier agricoli più attesi di questo semestre rientra
senza dubbio la proposta di regolamento sulle nuove
La presidenza
del Consiglio Ue
è chiamata alla
semplificazione
burocratica
e all’incentivazione
degli investimenti
tecniche genomiche (NGT). Il tema, da anni al centro
del dibattito scientifico e politico, è tornato con forza
nell’agenda europea. L’approccio danese su questo
fronte è pragmatico: la Danimarca si colloca tra i Paesi
favorevoli a una regolamentazione che consenta lo
sviluppo controllato delle NGT.
Queste tecnologie offrono opportunità
concrete per sviluppare
varietà vegetali più resilienti,
meno dipendenti dagli input chimici
e più adatte ai cambiamenti
climatici. In un contesto in cui la
sostenibilità va coniugata con
la produttività, le NGT possono
contribuire a una transizione
verde più realistica, senza
compromettere la competitività
delle imprese agricole. Tuttavia, il
dossier resta divisivo, sia al livello
di Stati membri che tra i gruppi
politici del Parlamento. Alcuni
chiedono maggiori garanzie su etichettatura, mentre
altri sollevano timori legati alla concentrazione della
proprietà intellettuale. La presidenza danese dovrà
quindi muoversi con cautela, ma anche con determinazione.
La posta in gioco è alta: una regolazione troppo
restrittiva rischierebbe di soffocare sul nascere un’innovazione
strategica; al contrario, un quadro normativo
chiaro, proporzionato e fondato sulla scienza potrebbe
dare slancio a un’agricoltura europea più moderna,
competitiva e sostenibile.
Commercio: diversificare con equilibrio
Sulle tensioni Ue-Usa, l’esecutivo danese è ben consapevole
del lavoro avviato dal commissario Sefcovic per
risolvere la crescente disputa commerciale. Ma guarda
anche agli eventi recenti che hanno spinto l’Ue e molti
Paesi terzi a rinnovare gli sforzi verso nuovi accordi di
libero scambio e scambi più diversificati. Copenaghen
sostiene un nuovo slancio nei colloqui commerciali,
con una visione chiara: diversificare le relazioni esterne
dell’UE per ridurre le dipendenze strategiche, accedere
a nuovi mercati e rafforzare la resilienza economica
del blocco. Per il settore agricolo, però, questa
apertura deve andare di pari passo con la tutela della
concorrenza leale. Per gli agricoltori europei la priorità
è chiara: ogni accordo commerciale deve garantire il
rispetto del principio di reciprocità, evitando che prodotti
importati aggirino gli standard ambientali, sanitari
e sociali richiesti alle produzioni europee. La credibilità
dell’UE passa anche da qui: promuovere il commercio
equo senza sacrificare la qualità, la trasparenza
e la sicurezza che caratterizzano il modello agricolo
europeo.
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 31
L’agricoltura
delle donne
Si è concluso Agrinet4Women,
progetto cofinanziato dall’Ue
e nato dalla collaborazione
di Confagri Donna con il gruppo
Icaro, l’Università Iuav
di Venezia e TV2000
di Elisabetta Tufarelli
N
ell’Ue le donne rappresentano quasi la
metà della forza lavoro, ma sono ancora
troppo poche quelle in posizioni di
vertice e, a parità di mansioni, guadagno
meno dei colleghi uomini. Questa
discriminazione è ancora più evidente
quando le donne chiedono finanziamenti in banca:
una penalizzazione anche per le startupper più innovatrici.
Eppure, secondo l’Indice di parità di genere
nel lavoro, l’Italia è considerato un Paese “ad
alto impatto”: se si colmasse il divario di genere e
aumentasse il lavoro femminile, entro il 2050 il Pil
dell’Italia crescerebbe del 12%.
Questo è il potenziale che è stato raccontato con
Agrinet4Women, progetto cofinanziato dall’Unione
europea e nato dalla collaborazione di Confa-
32 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
gricoltura Donna con il gruppo Icaro, l’Università
Iuav di Venezia e TV2000. “L’agricoltura europea
non è solo un pilastro economico dell’Ue, ma anche
un elemento chiave della sua identità culturale.
Le donne, con il loro impegno e la loro dedizione,
sono fondamentali per garantire la vitalità e la sostenibilità
dei territori rurali”. Lo ha detto Alessandra
Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura
Donna durante l’evento conclusivo del progetto a
Palazzo della Valle. “Le storie delle nostre imprenditrici
dimostrano che le donne non solo custodiscono
le tradizioni, ma le arricchiscono con innovazioni
che proiettano l’agricoltura verso il futuro”,
ha aggiunto. L’iniziativa “Le agricoltrici italiane si
presentano all’Europa’”, attraverso le storie di otto
imprenditrici (Cristina Pagliari, Erika Sartori,
Desiree Nieves, Antonella Iannarilli, Anna Impallomeni,
Gabriella Fantolino e Maria Pezone)
in onda su TV 2000 e sulla rete locale Icaro, ha
messo in luce le imprese femminili del settore e il
loro impegno verso la sostenibilità.
Seppure in crescita,
Se si colmassero i divari
di genere in ambito lavorativo,
il Pil dell’Italia potrebbe
crescere del 12%
entro il 2050
la componente femminile
agricola è ancora sottorappresentata,
anche se l’Italia
ha una maggiore incidenza
percentuale di aziende
condotte da donne rispetto
al resto d’Europa. L’evento
conclusivo del progetto ha
rappresentato un importante
momento di confronto
sull’imprenditoria in agricoltura,
servendo a mettere in luce l’importante contributo
delle donne alla sostenibilità, all’innovazione
e allo sviluppo delle aree rurali.
Nicola Gherardi, componente della giunta di Confagricoltura,
intervenendo all’incontro, ha fatto il
punto sugli scenari che si prospettano per
il settore, dalle agroenergie ai cambiamenti climatici,
dagli approvvigionamenti alla decarbonizzazione.
“Per la Pac, è in pericolo il budget. Noi - ha
detto - puntiamo alla competitività e alla sicurezza
alimentare, ma
siamo preoccupati
che per molti Paesi
membri la priorità,
in questa situazione
internazionale
complessa, è diventata
la difesa dei
confini nazionali,
che comporterà ulteriori
riduzioni per la spesa agricola”. L’europarlamentare
Maria Teresa Vivaldini, imprenditrice
agricola associata, ha ricordato come finalmente,
dopo anni, l’agricoltura non sia più considerata nemica
dell’ambiente e del Pianeta. “Il nuovo commissario
europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale,
Christophe Hansen, ha invertito la rotta. Un terreno
sano e un ecosistema sano garantiscono agli agricoltori
prodotti migliori”.
Francesca Magnoni, la
giornalista di Icaro che ha
curato il progetto, ha raccontato,
con passione, attraverso
video e testimonianze
dirette, la vita e l’attività di
otto donne impegnate in
vari settori agricoli: dall’allevamento
alla coltivazione
di ortaggi, frutta, olive. Un
viaggio di 7.200 chilometri,
lungo tutta la Penisola, per
mettere in risalto le storie di
imprenditrici capaci di unire tradizione e innovazione.
L’obiettivo del progetto è rafforzare il ruolo
delle donne nel mondo agricolo, promuovendo
l’inclusione sociale, e valorizzare le opportunità
offerte dall’agricoltura. “Le testimonianze raccolte
- ha rimarcato - mostrano un’agricoltura guidata da
donne capaci di coniugare visione imprenditoriale,
sensibilità ambientale e attenzione al territorio”.
Giulia Lucertini, professoressa associata di Estimo
agrario all’Università Iuav di Venezia, ha messo in
evidenza come nell’ultimo report del Gruppo intergovernativo
sul cambiamento climatico emerga
come i cambiamenti climatici stiano influenzando
l’agricoltura in tutto il mondo. “Gli effetti - ha
spiegato - si intensificheranno nel prossimo futuro
con l’aumentare delle temperature. Diversi studi
dimostrano come le donne siano più pronte al
cambiamento e sensibili ai temi della sostenibilità,
promuovendo pratiche agricole più inclusive e rispettose
dell’ambiente”.
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 33
EUROPA GLI STRUMENTI DELLA COOPERAZIONE
Agrifood
lavoro comune
I
l 16 luglio la Commissione Europea ha presentato
il Quadro finanziario per i prossimi
sette anni. Nel documento, che dovrà passare
per il voto del Consiglio, troveranno
spazio non solo la revisione della Politica
agricola comune e la dimensione unica per
la competitività. Verrà trattato anche lo stanziamento
delle risorse alla R&I, sia per il nuovo Horizon
2028-2035, che per le strutture sussidiarie
(come le Partnership), orientate a favorire il leverage
degli investimenti privati sulla formazione,
sia accademica che professionale. Confagricoltura,
insieme a Federalimentare e al Cluster Agrifood,
ha elaborato nel corso dell’ultimo anno e
mezzo una proposta ambiziosa tesa a costituire
una partnership istituzionale europea sull’agroalimentare.
Si tratta del Food4All (ex artt. 185 e
187 del Trattato).
Food4All, la partnership
europea per la ricerca
e l’innovazione
nell’agroalimentare
proposta da Confagricoltura,
Federalimentare e il Cluster
Agrifood
di Cecilia Blengino
Ad oggi l’agrifood è l’unico settore rilevante economico
che ancora non abbia sviluppato un progetto
di partnership, a differenza di alcune realtà
partite già quattordici anni fa - come il farmaceutico,
la mobilità e l’aviazione - o più recentemente
(sette anni fa), il biotech, la meccanica, la chimica
fine, l’industria digitale e lo spazio. Abbiamo quindi
la responsabilità di cogliere questo momento
per spingere con vigore la nostra Food4All. Pur
nella ristrettezza del budget europeo e nell’ipotesi
di assorbimento di una parte rilevante (dal 10% al
15%) per il programma di riarmo, rimane chiaramente
espressa la linea di valorizzazione degli investimenti
privati nella ricerca e nell’innovazione,
così come sostenuto sia dal Rapporto Draghi che
dal Rapporto Letta, nonché dal Rapporto Heitor e
da quello specifico Strohschneider.
Le caratteristiche principali della proposta (che
34 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
conta più di
cento partner
in Europa
e un core
group coordinato
da Confagricoltura
unitamente a
Copa-Cogeca,
FoodDrinkEurope,
EIT Food
e le Piattaforme
Tecnologiche
Nazionali
Food for Life)
sono due. La
prima riguarda
le modalità
dell’azione
programmatica
rivolta ai territori, secondo criteri di granularità
e capillarità, in un approccio fortemente
democratico definito bottom-up. La seconda riguarda,
invece, la governance delle partnership
costituita da un meccanismo di doppia affiliazione:
la partecipazione dell’azienda agricola e di
quella alimentare avviene attraverso le rispettive
Federazioni nazionali, che a loro volta vengono
organizzate in rete grazie ai consorzi europei
GEIE (Gruppo di interesse economico europeo).
Interessanti le osservazioni di servizi della Commissione
Europea a una proposta così ambiziosa:
quali sono i modelli di collaborazione fra sistemi
associativi imprenditoriali, agenzie di ricerca e
autorità pubbliche? Quali sono i criteri partecipativi
delle aziende agricole e di quelle industriali?
E quali responsabilità gli imprenditori coinvolti
L’evento
Il Forum 2050 di AgrifoodSkills a Palazzo della Valle
durante il quale è stato presentato il progetto Food4All
saranno in grado di assumere in merito agli investimenti
da attuare sui prodotti alimentari, sui
processi produttivi, sull’organizzazione delle filiere
e, non ultimo, sulle operazioni di marketing
e comunicazione? La proposta appare tanto strategica
quanto ambiziosa, non solo per i contenuti,
così radicali, ma anche per la dimensione
finanziaria: le partnership istituzionali hanno un
budget di 2 miliardi di euro in sette anni, di cui
1 miliardo a carico
della Commissione
Europea
e 1 miliardo a
carico del sistema
privato, misurato
attraverso
salari e ammor-
L’agroalimentare è l’unico
settore economico
che ancora
non ha un progetto
di collaborazione
istituzionale europeo
tamenti dedicati
alle attività della
Partnership (contributi
in-kind).
Confagricoltura,
con l’Ufficio Progettazione
diretto
da Daniele Rossi,
ha già elaborato una presentazione completa per
i Servizi della Commissione Europea: una concept
note, nonché un’agenda strategica di ricerca
(SRIA) che tengano conto delle priorità di ricerca
e innovazione delle grandi aziende, delle medie
imprese (mid-caps) e delle micro e piccole imprese
attive nei diversi territori europei.
La composizione delle priorità e dei contenuti
della proposta di partnership Food4All ha trovato
nel nostro Forum 2050, presieduto dal professor
Piero Mastroberardino, un prezioso strumento
di analisi degli scenari e delle policy al servizio
dell’agrifood system europeo. La risposta
definitiva arriverà dalle istituzioni
europee a fine 2025 e qualora
la proposta Food4All venga accolta
positivamente, il 2026 sarà l’anno in
cui si costruirà la governance. Nel
2027 verrà preparato uno dei primi
bandi di ricerca e innovazione, a partire
da gennaio 2028.
Qualora vi fosse l’interesse ad un approfondimento
maggiore preghiamo
di utilizzare il seguente link ppp-food4all
| per analizzare, condividere,
commentare ed eventualmente integrare
i contenuti dei documenti propedeutici
alla partnership. •••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 35
PRODOTTI & MERCATI a cura del Centro Studi di Confagricoltura
LE COLTURE ESTIVE SONO IN RITIRATA E I PREZZI IN AUMENTO. ORMAI PRODURRE COSTA IL 14% IN PIÙ
La crisi dell’ortofrutta tra riduzione
delle superfici, clima e costi alle stelle
Il comparto ortofrutticolo rappresenta da sempre uno
degli assi portanti dell’agricoltura italiana: nel 2024 il
valore della sola produzione fresca ha superato i 17 miliardi
di euro, pari al 26% del totale agricolo nazionale,
stimato in oltre 67 miliardi di euro. Un settore cruciale,
che alimenta la bilancia commerciale con un saldo
tradizionalmente positivo, ma oggi stretto in una morsa
tra criticità strutturali e congiunturali: calo delle superfici
coltivate, fitopatie sempre più aggressive, siccità e
fenomeni climatici estremi, cui si sommano costi produttivi
che restano su livelli storicamente elevati. Sul fronte
del commercio internazionale, secondo le elaborazioni
del Centro Studi di Confagricoltura, i dati 2024 parlano
chiaro: export e import - sempre solo dell’ortofrutta fresca
- sono cresciuti entrambi del +9% in volume, segno di
un comparto dinamico, ma il saldo della bilancia commerciale
in valore - pur restando attivo - si è contratto di
oltre il 60%rispetto all’anno precedente. Un campanello
d’allarme che si somma ai segnali provenienti dalle campagne
produttive.
Superfici in ritirata: pere -35%, in crisi drupacee e
frutta estiva
Negli ultimi dieci anni, secondo le elaborazioni ISTAT,
le superfici coltivate mostrano un andamento disomogeneo:
mele, uva da tavola e agrumi tengono, mentre
arretrano in modo consistente le colture di frutta estiva. Il
crollo più vistoso riguarda le pere, con oltre 11 mila ettari
in meno e una riduzione del 35%, dovuta in larga parte
agli espianti in Emilia-Romagna. Qui gli agricoltori, messi
in ginocchio da anni di gelate tardive, danni fitosanitari
(cimice asiatica) e malattie come la maculatura bruna,
hanno progressivamente abbandonato le coltivazioni.
Una tendenza analoga interessa pesche, nettarine e albicocche,
comparti storici oggi sotto pressione per gli
stessi motivi: avversità climatiche e difficoltà di mercato.
Fa eccezione il kiwi, che mantiene una sostanziale stabi-
36 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
lità di superficie grazie a un’importante
evoluzione varietale: in dieci
anni si è affermata la polpa gialla
(e, più recentemente, rossa), che
ha compensato la contrazione del
kiwi verde.
Un 2025 da dimenticare:
siccità al Sud,
gelate e piogge al Nord
Se i problemi strutturali pesano
sul medio periodo, il 2025 si è
aperto con condizioni meteo che
hanno ulteriormente aggravato la
situazione. In Puglia, Sicilia e Basilicata,
le temperature record e
la scarsità d’acqua hanno colpito
duramente le produzioni in pieno
campo. Nel Tavoliere, cuore del
pomodoro da industria, si stima un
calo di resa del 20%, mentre per
ortaggi, agrumi e frutta estiva, la
prolungata siccità ha ridotto i calibri
e aumentato la quota di prodotto
non commercializzabile. Sul
versante opposto, tra Emilia-Romagna
e Puglia, a danneggiare i
raccolti sono state le gelate tardive
di marzo, che hanno compromesso
la fioritura delle varietà precoci,
e le piogge abbondanti tra fine maggio e inizio giugno,
che hanno provocato cracking e muffe, in particolare
sulle ciliegie. Un combinato disposto che spiega il drastico
calo dell’offerta e la corsa dei prezzi.
Prezzi alle stelle per la frutta, ortaggi in sofferenza
Le rilevazioni Ismea sui prezzi
all’origine di giugno e luglio
2025 fotografano una dinamica
opposta tra ortaggi e frutta. Per
gli ortaggi, prevale la stabilità
o il segno negativo, con poche
eccezioni. Al contrario, la frutta
di stagione mette a segno rincari
record, in alcuni casi a due cifre.
L’aumento per ciliegie, albicocche
e drupacee trova spiegazione
non solo negli eventi climatici
avversi, ma anche in un trend di
lungo periodo: meno superfici coltivate = meno disponibilità
sul mercato. Una dinamica che incide inevitabilmente
sui prezzi finali - “spiegando” gli aumenti lamentati
al dettaglio dai consumatori - e alimenta tensioni
sulla filiera.
Il crollo più vistoso
riguarda le pere,
con oltre 11 mila
ettari in meno e una
riduzione del 35%
Redditività in bilico: i costi non tornano
Una questione rimane in tutta la sua rilevanza per la tenuta
competitiva delle imprese agricole del comparto: l’aumento
dei prezzi alla produzione non garantisce margini
più ampi. Dopo la fiammata inflattiva del 2022-23, legata
alla crisi energetica e al conflitto
russo-ucraino, i costi di produzione
sono scesi, ma restano ben sopra i
livelli pre-crisi: secondo ISMEA, nel
2025 i mezzi correnti di produzione
costano +27,65% per gli ortaggi
e +14,57% per la frutta rispetto al
2021. In altre parole, produrre oggi
richiede più risorse, in un contesto
di volatilità climatica che aumenta
i rischi e mette a dura prova la tenuta
economica delle imprese. La
combinazione di fattori - superfici
in calo, eventi estremi, pressione dei costi - evidenzia la
necessità di strategie integrate: investimenti in innovazione,
gestione del rischio e politiche di sostegno mirate per garantire
competitività e continuità produttiva a uno dei settori
chiave del Made in Italy agroalimentare.
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 37
PRODUZIONI OLIVICOLTURA
Innovazione
contro il calo
strutturale
Saranno cinque i gruppi
di lavoro che si occuperanno
del Piano nazionale atteso
dal settore da tempo.
La produzione di olio d’oliva
oggi è di 330mila tonnellate
annue, contro le oltre 500mila
del 2010-2012
di Palma Esposito
S
ono cinque i gruppi di lavoro tematici
che si occuperanno dell’elaborazione
del nuovo Piano olivicolo nazionale. È
stato reso noto a fine giugno, durante la
prima riunione operativa presso il ministero
dell’Agricoltura, della Sovranità
alimentare e delle Foreste. A presiedere i lavori
è stata la direttrice generale Eleonora Iacovoni,
successivamente affiancata dal sottosegretario
Patrizio La Pietra, a conferma dell’impegno
verso una filiera che rappresenta un pilastro
dell’agricoltura nazionale. Durante l’apertura dei
lavori, Iacovoni ha illustrato i due obiettivi fondamentali
della riunione: da un lato, la costituzione
formale dei gruppi tecnici di lavoro, dall’altro,
l’avvio di un confronto operativo sulle priorità
da affrontare nei prossimi mesi. È stato chiarito
che le decisioni strategiche saranno assunte in
modo collegiale all’interno del Tavolo, mentre i
gruppi ristretti lavoreranno su temi specifici con
metodo e rigore.
Tra le Organizzazioni presenti alla riunione di
giugno, Confagricoltura ha espresso la volontà
di partecipare attivamente ai lavori di tutti i
gruppi, con particolare attenzione a quelli più
operativi. Assofrantoi, da parte sua, ha manifestato
specifico interesse per il gruppo dedicato
a Ricerca e Sviluppo, ritenuto un nodo strategico
per il rilancio della fase di trasformazione.
Il Masaf ha fissato l’obiettivo del completamen-
38 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
to dei lavori entro dicembre 2025,
con una prima definizione delle
linee di intervento finanziario già
per ottobre, in vista della prossima
legge di Bilancio. Il sottosegretario
La Pietra ha annunciato l’intenzione
del governo di destinare significative
risorse economiche al comparto,
attraverso specifiche misure previste
nel collegato agricolo. Nel corso del
giro di tavolo sulle priorità operative,
Alberto Statti, componente di
giunta di Confagricoltura, ha sottolineato
come il comparto olivicolooleario
rappresenti un’eccellenza
del made in Italy agroalimentare,
riconosciuta sia a livello nazionale
che internazionale. Tuttavia, ha evidenziato
anche le molteplici criticità
che minano la competitività del settore:
su tutte, la perdita di redditività
legata al calo produttivo e all’incremento
dei costi di produzione. Secondo i dati
di settore, la produzione di olio d’oliva in Italia
è in calo strutturale. Tra eventi climatici avversi,
elevata frammentazione aziendale (il 40% delle
aziende olivicole ha meno di 2 ettari) e volatilità
dei prezzi, la produzione media si è attestata
intorno alle 330 mila tonnellate annue, contro
le oltre 500 mila registrate nel
triennio 2010-2012. Statti ha,
Le aree tematiche
su cui il Masaf lavorerà
con il Crea e le associazioni:
normativa, tracciabilità,
Xylella, ricerca
e promozione
g IL 2023 È UN BRUTTO RICORDO, APOFRUIT CHIUDE IL 2024 CON +11,5
Apofruit Italia, cooperativa da 4.200
soci e un fatturato di 294 milioni di
euro e 330mila tonnellate di frutta
e verdura commercializzate all’anno
ha chiuso di recente il bilancio
2024, con un +11,5%.
Una ripresa importante dopo il calo
dei conferimento del 2023 causato
da inondazioni nel Nord Est e siccità estrema al Sud.
“Il valore distribuito ai soci è di 140 milioni e 837 mila euro - ha
commentato il presidente, Mirco Zanotti (in foto) -. I conferimenti
totali dei soci raggiungono 158.000 tonnellate, segnando un
+16,5% rispetto al 2023 e confermando una sostanziale tenuta del
valore riconosciuto ai produttori anche a fronte di un incremento
produttivo”. Il valore complessivo dei ricavi è passato dai 274 milioni
del 2023 ai 298 nel 2024. Sale anche il valore del gruppo, da
351 a 378,5 milioni di euro. Una delle componenti più consistenti
del bilancio di Apofruit è la liquidazione invernale, che ammonta a
89.800 tonnellate di prodotto conferito, “con un controvalore di 73
milioni e 600mila euro, anch’esso in aumento dell’11,5% rispetto
all’anno precedente”, spiega il dg, Ernesto Fornari.
A inizio luglio la cooperativa ha annunciato l’ampliamento dello
stabilimento di Altedo (Bologna) con sette nuove celle frigorifere
e cinque ribalte, per una capacità frigorifera complessiva di
150.000 quintali.
quindi, ribadito le priorità di
Confagricoltura: innovazione
negli oliveti, attraverso il rinnovo
degli impianti e la salvaguardia
dell’olivicoltura collinare;
contrasto al fenomeno
dell’abbandono dei terreni,
rafforzamento delle strategie
di promozione, e sostegno alle
produzioni di qualità certificata
(Dop, Igp, biologico).
Ha, infine, posto l’accento su un tema normativo
particolarmente sentito: l’urgenza di aggiornare
la normativa che vieta l’espianto degli ulivi, ancora
oggi disciplinata dal Decreto Luogotenenziale
n. 475 del 27 luglio 1945, ormai superato
e inadeguato a rispondere
alle esigenze di rinnovamento
e competitività. La Pietra
ha condiviso pienamente l’analisi
di Confagricoltura, definendo
l’attuale normativa
sull’espianto degli ulivi come
obsoleta e limitante per uno
sviluppo moderno e sostenibile
del settore. Ha, quindi,
invitato tutti i partecipanti a
presentare proposte concrete
di aggiornamento legislativo,
affinché si possa giungere presto a una riforma
strutturale condivisa.
In chiusura dei lavori, il sottosegretario ha sollecitato
i gruppi tecnici a procedere con
celerità, metodo e approfondimento,
sottolineando come il collegato agricolo
rappresenti il primo passo concreto per il
rilancio del comparto olivicolo, attraverso
l’allocazione mirata delle risorse e la
definizione di un quadro normativo più
moderno, efficace e competitivo. •••
Un momento della prima riunione, a febbraio 2025,
sul Piano olivicolo nazionale al Masaf LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 39
PRODUZIONI VINI D’EUROPA
Christophe Hansen
Commissario europeo
all’Agricoltura
Una mini
riforma
Il pacchetto di misure
della Commissione Ue
parte da buoni presupposti.
Ma su clima, reimpianti
e gestione delle eccedenze,
ancora non ci siamo
G
iugno è stato il mese delle audizioni
delle parti produttive e sociali nelle
commissioni Agricoltura di Camera
e Senato sui contenuti del cosiddetto
Pacchetto Vino, la proposta della Commissione
di regolamento di misure legislative
per rafforzare e - per alcuni aspetti -
riformare la politica vitivinicola dell’Unione. Il
documento è in fase di approvazione da parte
del Parlamento europeo e del Consiglio. Un intervento
normativo che si inserisce in una fase
davvero complessa per la vitivinicoltura, sia nazionale
che comunitaria. Nonostante l’Italia mantenga
una posizione di leadership mondiale per
produzione, la spada di Damocle dei dazi resta
sospesa su un settore già alle prese, da anni, con
cambiamenti climatici, fitopatie che decimano i
raccolti e un andamento europeo dei consumi ai
suoi minimi storici (-3,1% nel 2024).
Il documento ha ricevuto il via libera per il mandato
negoziale dal Consiglio che ha anche indicato
alcune modifiche da apportare. La direzione
è verso il rafforzamento della resilienza delle
aziende nei momenti di turbativa di mercato o in
caso di eventi climatici avversi. Confagricoltura
ha valutato positivamente la velocità con cui il
pacchetto è stato presentato e il livello di ascolto
delle istanze del comparto. Ma non mancano i
nodi ancora da sciogliere.
Gestione delle eccedenze
Il Pacchetto Vino propone di riconoscere agli
Stati la possibilità di adottare misure volontarie
- quali l’estirpazione, la vendemmia verde e la distillazione
- per prevenire e gestire le eccedenze
di vino nelle cantine, e contribuire a stabilizzare
il mercato. Gli aiuti saranno nazionali e non sono
annunciati fondi comunitari aggiuntivi. Per la distillazione
e la vendemmia verde la Commissione
prevede un limite ai pagamenti nella misura del
20% dei fondi complessivi. Tradotto in soldi, per
l’Italia si tratterebbe di circa 65 milioni di euro.
Per l’estirpazione, questo limite all’uso dei fondi
nazionali non è previsto, presumibilmente su richiesta
di francese. Basti pensare che Parigi ha
annunciato 120 milioni di euro di investimenti
per l’estirpazione di circa 27.500 ettari di vigne.
Il carattere volontario delle misure e la differente
base di calcolo delle risorse lasciata ai Paesi
potrebbero essere causa di penalizzazioni per le
aziende che operano in Stati che dedicano meno
40 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
fondi alle misure citate rispetto ad altri. Su questo
punto Confagricoltura ha evidenziato l’opportunità
di un limite comune all’uso dei fondi nazionali
comprensiva della misura di estirpazione per
un massimo del 20% rispetto ai fondi dell’Organizzazione
Comune del Mercato vitivinicolo di
ciascun Paese. Questa percentuale sarebbe in linea
con quanto previsto per la vendemmia verde
e per la distillazione e favorirebbe un equilibrio
fra tutti gli operatori dell’Unione.
Impianti e reimpianti più flessibili
La maggiore flessibilità per le autorizzazioni ai
reimpianti derivanti da operazioni di estirpazione
è una vittoria di Confagricoltura, che aveva richiesto
e ottenuto l’estensione della loro validità dagli
attuali tre anni a otto, a partire dalla data della
concessione. Con l’attuale aumento dei costi di impianto,
i viticoltori hanno necessità di tempo per
scegliere il periodo più adatto
al reimpianto. I fattori da valutare
sono molti: andamento del
La volontarietà delle
misure sulle eccedenze
e il sistema di calcolo
delle risorse rischiano
di creare diseguaglianze
tra Paesi
mercato, disponibilità di risorse;
stato fitosanitario del terreno.
Confagricoltura ha, inoltre,
chiesto che non siano applicate
restrizioni ai reimpianti in base
alle caratteristiche dei territori,
varietà di viti, metodi di produzione
e resa. Le autorizzazioni
per i nuovi impianti potranno
essere anche vietate. La previsione
di limitazioni alla concessione
di autorizzazioni di
nuovi impianti, al contrario, piace al settore, perché
ridurrebbe l’offerta di vino europeo e, quindi,
incentiverebbe un riequilibrio delle produzioni e
anche dei prezzi.
Clima, più sostegno agli investimenti
La Commissione, come richiesto da Confagricoltura,
concede ai singoli Stati la possibilità di
aumentare l’aiuto finanziario dell’Unione fino
all’80% dei costi degli investimenti destinati alla
mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.
Nel capitolo sul clima del Pacchetto Vino
manca però una linea chiara sulla gestione del
rischio. Fra le raccomandazioni del Gruppo di
alto livello sulla vitivinicoltura, era stata richiamata
più volte la necessità di un’offerta assicurativa
più ampia. Le imprese che vogliono assicurare
produzioni e strutture hanno bisogno
di soluzioni che offrano una copertura dei rischi
più ampia e di aggiornare l’elenco degli
investimenti ammissibili ai finanziamenti europei
con le soluzioni tecnologiche più recenti.
Nella sua proposta di norme, la Commissione
dovrebbe prevedere anche un sistema nazionale
per l’attivazione rapida e semplificata degli interventi
urgenti a sostegno delle imprese colpite
da cambiamenti climatici e turbative di mercato.
Vini dealcolati
Per questo nuovo ramo del settore sono previste
nuove denominazioni: alcol free per il tenore alcolico
compreso tra lo zero e lo 0,5%, e alcol light
da 0,5 al 30% in meno rispetto alla gradazione
della catagoria di riferimento. In arrivo anche la
possibilità di produrre vini spumante dealcolizzati
consentendo l’aggiunta di CO2 ai vini fermi dealcolati.
Si supera quindi l’obbligo di utilizzare un
vino spumante da dealcolizzare e successivamente
da ri-gassificare. Qualche dubbio di interpretazione
potrebbe sorgere sulla dicitura alcol light
nella sua traduzione in italiano,
“a contenuto alcolico ridotto”,
con cui il consumatore non
ha dimestichezza, rispetto a
espressioni più familiari. Si sta
discutendo, infatti, di rendere
possibile l’uso della dicutura
“low alcol” senza traduzione.
Promozione OCM vino
La proposta prevede che le
campagne promozionali finanziate
dall’Ue nei Paesi terzi, abbiano
una durata maggiore da
3 a 5 anni. Anche se si tratta
di un passo avanti, i produttori
avrebbero bisogno di una vera e propria cancellazione
di questo vincolo temporale, per consolidare
alcuni mercati o per sostenere la promozione
di prodotti di nicchia nei mercati esteri, come
quello statunitense. Inoltre, non è previsto un intervento
per semplificare l’eccessiva complessità
delle procedure di accesso ai fondi, nonostante
questa sia la causa della forte perdita di appetibilità
di queste misure di finanziamento. Nell’attuale
contesto geopolitico, le attività di promozione
avrebbero bisogno di alzare del 50-80% gli attuali
contributi.
Riguardo ai finanziamenti comunitari, il Pacchetto
Vino non risolve il nodo della eccessiva rigidità
finanziaria dei programmi settoriali. La loro
gestione dovrebbe essere snellita per migliorare
l’attuale utilizzo delle risorse. Basti pensare che
l’Italia, nell’ultima annualità, ha riconsegnato
all’Ue 87 milioni di euro lasciati inutilizzati fino a
scadenza. (pe)
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 41
PRODUZIONI CANAPA
Ue-Italia
due strade
diverse
Lollobrigida promette
un’interpretazione
meno restrittiva del decreto
Sicurezza, ma in Ue si lavora
al libero mercato per la pianta
a fini industriali, a una soglia
minima di THC per tutti,
e al riconoscimento del fiore
all’interno dell’Ocm
di Jacopo Paolini*
L
unedì 7 luglio 2025, nell’ambito della
revisione della Politica Agricola Comune
(PAC), che entrerà in vigore nel
2028, la commissione Agricoltura ha
approvato un emendamento importante.
La posizione dell’Unione oggi è
chiara: coltivazione, raccolta, trasformazione e
commercializzazione dell’intera pianta di canapa
per fini industriali devono essere legali su
tutto il territorio comunitario. Ma c’è di più. Il
Parlamento europeo ha anche chiesto di stabilire
una soglia unica di tetraidrocannabinolo
(THC) allo 0,5% per tutti gli Stati membri. Un
passo fondamentale per eliminare le discrepanze
nazionali e garantire un quadro normativo
omogeneo, nel rispetto
delle sentenze della Corte
di Giustizia Europea e degli
standard internazionali. Gli
europarlamentari che hanno
sostenuto questa svolta, tra
cui Cristina Guarda (Verdi,
Italia), lo hanno ribadito più
volte: la canapa industriale
non è una droga. Non ha effetti
psicoattivi, non crea dipendenza,
non mette in pericolo
la salute pubblica. Al
contrario, offre una miriade
di applicazioni sostenibili:
dall’edilizia verde alla biocosmesi,
dai tessuti naturali
ai componenti per l’industria
automobilistica, fino ai
prodotti alimentari ricchi di
CBD, una molecola che non altera la mente,
ma aiuta il corpo a ritrovare l’equilibrio.
La proposta che arriva da Strasburgo non è ancora
vincolante, ma è un segnale fortissimo.
L’Ue chiede a gran voce un riconoscimento
chiaro e uniforme della legalità della canapa
industriale, compreso il fiore, e l’introduzione
di regole condivise in tutti gli Stati membri. Nel
frattempo, a maggio 2025, è stato presentato un
emendamento alla normativa dell’Organizzazione
Comune dei Mercati agricoli (OCM) per
includere esplicitamente anche il fiore di canapa
tra i prodotti agricoli riconosciuti a livello
comunitario. Se approvato, l’emendamento
potrebbe annullare immediatamente gli effetti
42 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
del decreto Sicurezza, che negli ultimi mesi sta
cercando di frenare la filiera nazionale.
L’Italia sarà in grado di adeguarsi?
Nel nostro Paese, la situazione è più che controversa.
Da un lato, oltre tremila aziende agricole
lavorano con la canapa, un settore che ha
un impatto economico di circa due miliardi di
euro. Dall’altro, il governo ha deciso di restringere
drasticamente la coltivazione e la commercializzazione
del fiore di canapa, considerandolo
ancora come una minaccia alla sicurezza
pubblica. Una decisione che ha indignato agricoltori,
imprenditori e associazioni.
Ma qualcosa, forse, sta cambiando. Durante
l’ultima interrogazione parlamentare, il deputato
Riccardo Magi, si è fatto portavoce del
malcontento e con un fiore di canapa appuntato
all’occhiello, ha denunciato i danni causati
dal decreto Sicurezza: magazzini pieni di merce
invenduta, aziende che devono restituire fondi
pubblici, dipendenti senza garanzie, intere filiere
nell’incertezza. Ha poi sottolineato come
la canapa industriale sia una coltura completamente
italiana, sostenuta anche
da fondi europei, e ha criticato
l’uso di un linguaggio
che associa ancora la pianta
a una droga. Magi ha inoltre
ricordato che la Commissione
Agricoltura della Conferenza
delle Regioni, con il voto favorevole
anche delle 14 regioni
governate dal centrodestra,
ha chiesto al governo di
modificare la norma.A distanza
di qualche giorno è arrivata
la risposta del ministro
dell’Agricoltura, Francesco
Lollobrigida, annunciando la pubblicazione,
prossimamente, di una circolare chiarificatrice.
Una precisazione sull’interpretazione da dare
alle normativa dovrebbe specificare il reale
campo di applicazione del decreto e correggere
quelle che il ministro ha definito “interpretazioni
faziose”, ribadendo la volontà di sostenere
la filiera. Ci auguriamo sia il segnale, seppure
piccolo, di un possibile ripensamento.
Il fiore e la battaglia culturale
Il fiore della canapa è sempre al centro delle
polemiche. Assomiglia alla marijuana, ha lo
stesso profumo, ma non ha effetti stupefacenti.
Eppure, in Italia si continua a confondere la
canapa con la droga. È una battaglia culturale,
In Europa si importano
molti derivati
da Paesi extra-Ue.
Perché non puntare
su una filiera
italiana forte,
innovativa, certificata?
La politica pro
Cristina Guarda, europarlamentare Greens/EFA e agricoltrice;
Riccardo Magi, deputato e segretario +Europa
prima ancora che politica. Per superarla servono
informazione, dati scientifici, norme chiare
e uguali per tutti. La proposta di una soglia unica
di THC allo 0,5% per tutti gli Stati membri,
prevista dalla PAC per il 2028, è una conquista
di civiltà. Significa proteggere i produttori da
controlli arbitrari, da sequestri ingiustificati, da
accuse infondate. Significa costruire un mercato
interno davvero libero, dove le regole sono
uguali per tutti e la filiera può crescere con trasparenza.
È anche una questione
di competitività economica.
Se non saremo noi
a produrre canapa, saranno
altri a farlo. Già oggi l’Europa
importa molti derivati da
Paesi extra-UE. Perché non
puntare invece su una filiera
italiana forte, innovativa, certificata?
La sfida italiana: la rotta va
cambiata adesso
Di fronte a un’ Europa che
chiede meno vincoli, più chiarezza
e più libertà, l’Italia rischia
di restare indietro. Le parole di Lollobrigida
lasciano intendere che qualcosa si stia muovendo,
ma serve un cambio netto di prospettiva e
serve adesso. È arrivato il momento che il governo
apra un dialogo con gli agricoltori, con
gli imprenditori e con gli scienziati, per cogliere
l’opportunità di valorizzare e non distruggere,
una filiera moderna, sostenibile, europea.
Il Parlamento europeo ha indicato chiaramente
la direzione. L’Italia farà la sua parte? Ci auguriamo
che la risposta sia sì.
* Cofondatore di Enecta e cso dell’azienda, vicepresidente
del gruppo di lavoro “Lino e Canapa”
del Copa-Cogeca
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 43
PRODUZIONI ZOOTECNIA-1
Dermatite bovina
Corsa ai vaccini
Apparsa in Sardegna,
la malattia oggi è presente
in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna,
ma anche in Francia. La Regione
di Todde punta sui vaccini,
a Mantova i primi abbattimenti
di Daniele Mezzogori
A
lla fine di giugno è stato individuato
un focolaio di Dermatite Nodulare
Contagiosa - Lumpy Skin Disease
(LSD) nella provincia di Nuoro, in
Sardegna, che ha fatto scattare l’allarme
su tutto il territorio nazionale per
le conseguenze che porta questa malattia virale
nella specie bovina e per la sua capacità di diffusione
molto rapida tra gli allevamenti, grazie al
ruolo degli insetti vettori.
Si precisa da subito che la malattia non è trasmissibile
all’uomo, né per contatto con bovini infetti,
né tramite alimenti, né tramite punture di insetti.
Inoltre, non vi è alcun rischio per la salute umana
legato al consumo di prodotti derivati da questi
animali. Il primo focolaio era stato segnalato il 21
giugno nel comune di Orani (NU), seguito da un
secondo caso confermato a Orotelli (NU), distante
circa 10 km. Successivamente, è stato notificato un
focolaio in Lombardia, a Porto Mantovano (MN),
seguito nelle due settimane successive da ulteriori
focolai individuati in Sardegna. Al momento, sono
28 i focolai in Sardegna, tutti ancora attivi, mentre
il focolaio di Mantova è stato dichiarato estinto a
seguito dell’abbattimento di tutti i capi presenti e
le misure di disinfezione e pulizia adottate.
La Dermatite Nodulare Contagiosa (Lsd) è una malattia
causata da un poxvirus, cioè un virus della
famiglia Poxviridae, e si trasmette principalmente
tramite insetti ed artropodi ematofagi, quali mosche,
zanzare e zecche. Proprio per la diffusione
tramite gli ematofagi, la malattia si intensifica nel
periodo estivo per l’aumento dell’attività da parte
di questi insetti ed artropodi, e si diffonde molto
rapidamente percorrendo anche 1 km al giorno.
I bovini infetti hanno una sintomatologia varia e
possono presentare febbre, noduli cutanei (soprattutto
su testa, collo, dorso, perineo, mammella e
44 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
arti), lacrimazione, scolo nasale, zoppia, scialorrea
e, nelle bovine gravide, aborto legato ai rialzi febbrili
e non da un’azione diretta del virus. La morbilità
può variare dal 5% al 45%, mentre la mortalità
è in genere inferiore al 10%, ma anche in questo
caso può variare dal 5 all’85% degli animali colpiti.
Le conseguenze economiche sono gravi anche
a causa dei blocchi commerciali che i Paesi
esteri adottano per questa malattia che, oltre ai
bovini vivi, interessa anche i prodotti da essi derivanti
quali carni, pellame, viscere, ma anche latte
e prodotti lattiero caseari, a meno che non siano
sottoposti a processi che garantiscano l’inattivazione
del virus. Al momento hanno posto dei blocchi
alla commercializzazione dall’Italia: Regno Unito,
Canada, Stati Uniti, Messico, Giappone, Australia,
Marocco, Ucraina, Russia e Turchia.
Le misure di biosicurezza
A seguito dei casi segnalati, sono state istituite
le zone di protezione (raggio
di 20 km) e sorveglianza (fino
a 50 km) attorno ai focolai. Si
sono però presentate due differenti
situazioni epidemiologiche,
quella del focolaio del
Nord Italia nella provincia di
Mantova, dove sono stati abbattuti
tutti i capi ed il focolaio
è stato estinto. Il raggio
della zona di restrizione ha
coinvolto diverse province
ed ha interessato tre Regioni
- Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - che,
con il ministero della Salute, hanno lavorato per
armonizzare i provvedimenti sulle movimentazioni
degli animali, la gestione dei sottoprodotti
e delle produzioni animali, quale il latte, e le relative
eventuali deroghe. Al momento non sono
stati segnalati nuovi focolai e sono stati tracciati
tutti i movimenti di bestiame dalla Sardegna da
aprile, quando si sospetta che la malattia possa
essere arrivata sul territorio. Gli allevamenti
dell’Italia continentale che hanno ricevuto animali
dalla Sardegna nei tempi considerati e quelli
nelle zone soggette a restrizione sono stati sottoposti
a esame clinico con esito fortunatamente
negativo. Se continueranno a non presentarsi
nuovi focolai, nel Nord Italia la zona di restrizione
decadrà a 45 giorni dalla data del completamento
delle operazioni preliminari di pulizia
e disinfezione nell’azienda infetta, come specificato
nell’ordinanza della Regione Lombardia del
25 giugno 2025 e quindi il 10 di agosto 2025.
La Sardegna è uno
dei principali bacini
di vitelli da ristallo
di qualità per
gli ingrassatori
del Nord Italia
Diversa la situazione della Sardegna, dove sono
confermati 33 focolai, di cui gli ultimi cinque il
21 luglio scorso, che hanno portato ad un piano
vaccinale d’urgenza. È stato, inoltre, predisposto
il blocco della movimentazione dei capi fuori regione
fino al 10 agosto prossimo, come previsto
anche dalla decisione comunitaria. Accanto
alla previsione di ristori per le aziende, è iniziata
una campagna vaccinale obbligatoria (pena:
multe salate ed esclusione dai sostegni) ai circa
300.000 capi presenti sull’isola.
Il 29 giugno scorso è stato confermato anche in
Francia un focolaio di dermatite nodulare contagiosa
in un allevamento bovino situato in Savoia,
dove si è provveduto agli abbattimenti, in conformità
con la normativa europea. Anche qui, è
stata istituita una zona di restrizione di 50 km,
comprendente i dipartimenti di Savoia, Alta Savoia,
Ain e Isère, con rafforzamento della sorveglianza
veterinaria e limitazioni
agli spostamenti dei bovini.
Sono però comparsi nuovi focolai
(26 ad oggi) che hanno
spinto la Francia ad avviare un
piano vaccinale di emergenza,
oltre agli abbattimenti di tutti i
capi all’interno dei focolai.
La situazione risulta molto
complessa soprattutto in Sardegna,
dove negli ultimi decenni,
si è condotto un accurato
lavoro di selezione delle
razze bovine da carne, che hanno fatto dell’isola
uno dei principali bacini di produzione di
vitelli da ristallo di qualità per gli ingrassatori
del Nord Italia. La vaccinazione dovrà essere
ampiamente praticata per poter avere un effetto
positivo sul blocco dell’espansione della malattia
e dare le garanzie per la ripresa del commercio
degli animali. Una situazione che deve
essere risolta il prima possibile per non ledere
una produzione chiave non solo per la Sardegna,
ma per l’Italia tutta.
Le malattie che si stanno sempre più presentando
in Europa ed in Italia stanno mettendo sempre
più in luce l’importanza dell’applicazione delle
misure di biosicurezza e della necessità di un
efficace sistema di epidemiosorveglianza, anche
grazie alla stretta collaborazione tra mondo allevatoriale
e professione veterinaria, per agire tempestivamente
evitando la diffusione delle malattie
e l’interessamento di interi territori fondamentali
per le nostre produzioni di eccellenza. •••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 45
PRODUZIONI ZOOTECNIA-2
Una strategia
più realista
Nuovo piano
contro la Peste suina.
L’obiettivo di contenimento
dei cinghiali passa dall’80%
al 60% della popolazione attuale.
Gli abbattimenti non sono
più lineari, cambiano in base
al livello di intensità
del virus
di Anja Zanetti
S
ono cinque le macroaree su cui si
concentra il nuovo Piano per l’eradicazione
della Peste suina nelle zone
infette dell’Italia del Nord Ovest: contenimento
della fauna selvatica; depopolamento
del cinghiale; sorveglianza
del territorio per conoscere la situazione epidemiologica;
biosicurezza da applicare negli allevamenti;
formazione ai diversi livelli istituzionali
e distinta nella fase ordinaria e in emergenza.
La strategia, aggiornata dal secondo commissario
straordinario Giovanni Filippini - nominato
dal governo un anno fa dopo le dimissioni
di Vincenzo Caputo -, concordata con la Commissione
europea, è stata discussa con le parti
sociali ed economiche lo scorso 24 giugno. Entrata
in vigore a gennaio, avrà durata triennale.
Essa comprende anche le ordinanze emesse in
precedenza sulla movimentazione dei suini tra
gli allevamenti e sul contenimento geografico e
caccia dei cinghiali selvatici, i principali imputati
della diffusione del virus. Due argomenti a cui i
produttori suinicoli tengono molto. Per questo
motivo, Confagricoltura ha ricordato al nuovo
commissario e alla struttura del Masaf la necessità
di velocizzare l’erogazione degli indennizzi
e di individuare nuove risorse per liquidare gli
aiuti per i danni indiretti non ancora riconosciuti,
come per quelli maturati successivamente al
primo novembre 2024.
Le novità sul monitoraggio del virus
La raccolta e lo studio dei dati è diventata competenza
degli Istituti zooprofilattici sperimentali
e degli Osservatori epidemiologici regionali, che
fanno capo al nuovo Gruppo tecnico epidemiologia.
Il monitoraggio riguarda i suini allevati, i
selvatici, ma anche quelli allo stato semibrado.
L’obiettivo che si pone Filippini è il controllo del
30% dei grandi allevamenti e il 10% dei piccoli.
Per le imprese, ha sottolineato Confagricoltura
al tavolo di confronto, è importante che tale attività
sia seguita dalle indicazioni - ma anche da
supporto amministrativo ed economico adeguati
- per risolvere le carenze rilevate. Il Gruppo tecnico
epidemiologia si occupa, insieme al Centro referenza
nazionale pesti suine (Cerep), anche delle
diagnosi, e valuta sia l’efficacia delle barriere territoriali,
sia la raccolta delle carcasse. Nelle zone
di restrizione, la ricerca delle carcasse diventa,
adesso, un’attività programmata,
rafforzata e
coordinata. Previsto il
potenziamento anche
del controllo dei territori
in cui non è presente
il virus, che verrà
svolto in tutte le regioni
con un minimo di due
animali morti campionati
per settimana. In
caso di risultati positivi
Giovanni Filippini
Commissario straordinario
alla Peste suina africana
46 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
verrà valutata la creazione di una zona infetta o di
un focolaio, da comunicare alla Commissione Ue.
Ridimensionato il target dei prelievi
La strategia per il contenimento della fauna selvatica,
adesso, ridimensiona il ruolo della caccia
collettiva, che viene sostituita con quella selettiva
per puntare al controllo delle femmine e dei
capi giovani. La volontà è quella di aumentare la
percentuale dei prelievi, i quali, nonostante una
crescita del 50% negli ultimi dieci anni, risultano
non ancora in linea con le indicazioni dell’Ispra.
L’attività di contenimento verrà svolta da ditte
specializzate, incaricate dalla struttura commissariale,
e dalle Forze armate, che potranno svolgere
il monitoraggio delle barriere di confine.
I dati presentati dal commissario a fine giugno
parlano di un aumento del depopolamento degli
ungulati selvatici, in particolare nel triennio 2021-
2023, e di un livello di abbattimenti nelle zone
in restrizione di poco più di 9mila capi da inizio
anno. L’anno scorso erano stati oltre 18mila. Alla
luce di questi risultati, il nuovo piano anti-Psa ridimensiona
l’obiettivo minimo triennale di eradicazione,
che passa dall’80% (pari a 612mila cinghiali
da abbattere) al 60%. Si tratta di 425.300 capi l’anno,
pari al 31% in più rispetto
ai 323.899 capi del 2022-23,
ma anche di un -30% rispetto
ai 612.000 capi per anno previsti
nel piano precedente.
La nuova strategia di prelievo e
abbattimento della selvaggina
non è più lineare, ma cambia
in base al livello di presenza
del virus. Nelle aree che non
hanno registrato casi negli ultimi
quattro mesi si punta all’aumento
del 25% rispetto al biennio 2022-24. Mentre,
nelle zone con almeno un caso negli ultimi
quattro mesi il prelievo medio da raggiungere dovrà
essere di almeno un cinghiale per chilometro
Nelle zone di restrizione
la ricerca delle carcasse
diventa un’attività
programmata,
rafforzata e coordinata
g NUOVO PIANO, CHIARINI: “MEGLIO LA CACCIA COLLETTIVA”
“Noi restiamo convinti che la
formula migliore per la riduzione
della popolazione di cinghiali
selvatici sia la caccia collettiva”,
dice il presidente dell’Ente produttori
di Selvaggina (Eps) Lazio
e Viterbo, Giuseppe Chiarini
(in foto), commentando la scelta
fatta dal nuovo piano contro la Peste suina di valorizzare più
l’attività venatoria selettiva. Sullo sfondo, l’esigenza di rinnovare il
settore caratterizzato da un’età media intorno ai 60 anni e sempre
meno attrattiva per le giovani generazioni. “Sarebbe necessaria
una strategia che si muova su due binari - prosegue il presidente
laziale -: incentivi fiscali da una parte e rilancio in categorie di
caccia più adatte alle nuove sensibilità, dall’altra”. La proposta di
Chiarini consiste nel ridimensionare la diffusione di attività venatorie
che hanno per oggetto specie migratorie, come i piccoli
volatili, per concentrarsi su quelle più invasive, come gli ungulati.
Proprio di recente, insieme a Confagri Lazio, Eps ha portato nella
sede della Regione Lazio un convegno dedicato alla filiera della
gestione faunistica con focus dedicati a sicurezza, qualità e sostenibilità.
All’evento hanno partecipato il consigliere regionale
Daniele Sabatini e il presidente della commissione Agricoltura
e Ambiente del Consiglio, Giulio Menegali Zelli Iacobuzzi. Con
Chiarini. presente anche Landolfo di Napoli Rampolla, presidente
di Eps Roma. Alla sessione scientifica del convegno hanno
partecipato l’agronomo Alberto Grazini; Roberto Viganò, della
Asl Vco; David Ranucci, docente dell’Università di Perugia; il professore
dell’Università Statale di Milano, Eugenio Demartini; Riccardo
Primi, docente all’Università della Tuscia (Dafne); e Andrea
Monaco dell’Ispra.
quadrato. Infine, è prevista una terza fascia di
riduzione pari a 10 km, da perimetrare al confine
con le zone più interessate dalla malattia. Questo
cambio di passo sul monitoraggio dei dati
relativi all’andamento del virus sui territori e sulle
strategie di contenimento
è probabilmente dovuto alla
necessità di migliorare l’applicazione
delle indicazioni
tecniche di prelievo, la qualità
e la quantità dei dati raccolti.
La speranza degli operatori,
come sottolineato da Confagricoltura,
è che siano previsti
incentivi per il coinvolgimento
degli allevamenti in questa ricerca.
Anche la nuova gestione
dei dati si spera verrà applicata senza complicare
ulteriormente la vita degli imprenditori, ma
in un’ottica di semplificazione delle attività, sia
di rilevazione che di raccolta.
•••
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 47
AGRICOLTURA BIOLOGICA a cura di Siliva Piconcelli
LA NORMATIVA SUL BIO CAMBIA DA REGIONE A REGIONE ED È PIENA DI PERICOLOSE RIGIDITÀ
Il sistema di deroghe sulle sementi
è una trappola per gli agricoltori
Le norme che governano il sistema
agricolo biologico sono veramente
mal studiate e in alcuni casi
di difficile interpretazione. Porto
un esempio banale, ma purtroppo
frequente: un agricoltore nel
corso dell’annata vuole seminare
una varietà di grano tenero il cui
seme non è disponibile sul mercato come biologico, e dopo
aver calcolato il fabbisogno in funzione degli ettari che vuole
seminare (10 quintali), effettua la richiesta di deroga. Deroga
che gli viene regolarmente concessa. Al momento della
semina però, per diverse motivazioni - un calcolo errato delle
superfici o avversità atmosferiche - non utilizza i 10 quintali
acquistati, e ha una rimanenza di 150 kg. A questo punto
nasce un problema grave: cosa fare di questi 150 chili?
Se il nostro agricoltore l’anno successivo vorrà seminare ancora
quella varietà di frumento dovrà chiedere una seconda
deroga sul seme già autorizzato. Nel caso in cui la varietà
di derivazione biologica sia tornata disponibile sul mercato,
le regole non permetteranno all’imprenditore di utilizzare la
rimanenza dell’anno precedente, e sarà costretto a tenerla in
magazzino. Problema analogo sorgerà se non intenderà più
seminare quella varietà.
Quanto riportato non è il frutto di fantasia o di un caso ipotetico,
ma un episodio di vita vissuta, dal sottoscritto. Il fatto
ancora più esemplare è che gli organismi di controllo consultati
per sapere cosa fare di quella semente in più, non hanno
g CONFAGRIBIO ADERISCE AL PROGETTO RIFLAESSI DELL’UNIONE EUROPEA
Finanziato dal Masaf, “RiflAEssi - Ricerca, Innovazione e Formazione per
l’AgroEcologia”, è un progetto della durata di quattro anni che si inserisce
nelle attività della partnership europea per l’Agroecologia promossa
dal programma Horizon Europe. L’obiettivo è ambizioso: costruire una
rete nazionale che favorisca ricerca, sperimentazione, innovazione e
dialogo tra scienza, società e politica per una transizione verso sistemi
agricoli e alimentari più sostenibili, inclusivi e resilienti, capaci di garantire
sicurezza alimentare e accesso equo a cibo sano e di qualità.
Durante il recente Congresso internazionale di Agroecologia di Agrigento,
ConfagriBio ha partecipato attivamente alla attività di scambio tra i vari
partner di progetto per mettere in atto sinergie concrete e nuovi modelli
operativi tra le diverse filiere del settore biologico, anche nell’ottica della
definizione dei contenuti della prossima Politica Agricola Comune.
Irene Gangarossa
saputo fornire una risposta. Neanche loro sapevano come
giustificare, nella pratica per la concessione della deroga,
quei 150 chili di grano tenero in eccedenza.
Lacune e rallentamenti burocratici sono tra le principali cause
dell’allontanamento degli agricoltori dalla certificazione
biologica. C’è, infatti, da ricordare che parte della competenza
normativa sul biologico è demandata alle Regioni,
producendo così una disomogeneità regolatoria sul territorio
nazionale e un’incertezza che allontana gli investimenti.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Nelle aree dei nostri
Appennini non è infrequente che anche aziende di piccola
dimensione si trovino ad avere superfici fra loro confinanti,
ma ricadenti su territori regionali diversi e, quindi, sottoposte
a normative diverse. Ma il riverbero della disomogeneità
normativa che caratterizza il complesso settore dell’agricoltura
biologica va oltre i confini nazionali.
Non avere uno schema di regole certo e compatto
non facilita il lavoro di tutela delle produzioni nazionali,
che devono fare i conti anche con importazioni di
alcune materie prime, che - come afferma il presidente
di Nomisma, Paolo De Castro - non è escluso possano
provenire anche da Paesi con standard qualitativi
e ambientali non alti quanto quelli imposti dall’Ue
ai suoi agricoltori.
Una semplificazione generale, ma attenta a mantenere
alti i requisiti fondamentali su cui si basa l’agricoltura biologica,
è doverosa. Ma non può essere realizzata senza
ascoltare gli operatori e i tecnici esperti in materia.
Paolo Parisini
(presidente di ConfagriBio)
48 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
NASCE IL BIODISTRETTO AGROECOLOGICO VALLE DEI TEMPLI: 720 KM2 DI AREE NATURALISTICHE
Tredici comuni siciliani gettano le basi
per la transizione agroecologica dell’Isola
Il 12 giugno 2025, dopo il normale
iter presso la Regione Sicilia, è stato
riconosciuto e iscritto al Registro Nazionale
Distretti Biologici il Biodistretto
Agroecologico Valle dei Templi. La
nascita del Biodistretto è stata preceduta,
in linea con quanto stabilito
dal DM 28/12/2022 del Masaf,
dalla costituzione di un Comitato
Promotore il 23/10/2023. Il nuovo
organismo comprende il territorio dei
Comuni di: Agrigento, Aragona, Castrofilippo,
Cattolica Eraclea, Comitini,
Favara, Joppolo Giancaxio, Montallegro,
Porto Empedocle, Raffadali,
Realmonte, Sant’Angelo Muxaro e
Siculiana, con una superficie complessiva di 720 Km2. Al
suo interno sono presenti aree naturalistiche ed ecologiche
di assoluto pregio, tra cui, oltre al Parco della Valle dei Templi,
i Siti di Importanza Comunitaria: Foce del Magazzolo,
Foce del Platani, Capo Bianco, Torre Salsa (ITA040003),
Maccalube di Aragona (ITA 040008) e Scala dei Turchi
(ITA040015).
La mission del Biodistretto Agroecologico Valle dei Templi,
oltre a quanto previsto e normato dal Masaf e dalla Regione
Sicilia, è quella di promuovere una transizione agroecologica
del suo territorio grazie anche all’operatività in
Sicilia della prima legge europea sull’Agroecologia (L.R. 21
del 29 luglio 2021). Con questi obiettivi i soci fondatori, tra
cui il Coordinamento Agroecologia Sicilia e Confagricoltura
Agrigento, comuni del territorio, associazioni, aziende
biologiche e cittadini, tramite il Biodistretto, si prefiggono di
trasformare gradualmente le dinamiche di produzione, di distribuzione
e consumo del cibo anche attraverso processi di
accrescimento della consapevolezza di agricoltori, cittadini
ed amministrazioni sui principi concreti della sostenibilità
sociale, ecologica ed economica. In tale direzione l’intero
territorio del Biodistretto si prepara alla rivitalizzazione, attuando
politiche di riequilibrio tra le esigenze della natura
e quelle delle popolazioni locali: una vera e propria applicazione
del concetto di ecologia integrale. Attualmente
sono coinvolte, oltre alle organizzazioni del settore, come
Confagribio, ed istituti di ricerca come le Università ed il
CREA, venti aziende biologiche del territorio, di cui alcune
diverranno dei veri e propri centri pilota, anche attraverso
fondi di ricerca in pieno campo.
In definitiva, un grande piano di coinvolgimento, che è stato
valutato positivamente dallo stesso Dipartimento Agricoltura
della Regione, e che ha visto il Biodistretto protagonista
anche al 1° Congresso di Agroecologia del Mediterraneo
di Agrigento del 9-12 giugno (AEMED 2025). ConfagriBio
assieme a Confagricoltura Agrigento hanno partecipato a
AEMED 2025 come sponsor, rafforzando la cooperazione
con il Biodistretto, pronti a percorrere l’unico paradigma individuato
per coniugare correttamente le politiche agricole
comunitarie ed internazionali per i prossimi tempi e cioè: la
transizione agroecologica
Martina Maurer
Presidente della Sezione Prodotto Biologico
della provincia di Agrigento
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 49
ORGANIZZAZIONE E TERRITORIO di Alessandra Porro
BRESCIA
BUSI NUOVO DIRETTORE
PAVIA, SEMPIO: SALVAGUARDARE LE RISORSE IRRIGUE
A Piacenza la rivoluzione
tech della stampa 3D
Marco Busi, classe 1982, possiede
competenze gestionali e una
lunga esperienza dirigenziale nel
mondo agricolo e associativo. Milita
in Confagricoltura da oltre un
decennio, dove ha ricoperto incarichi
apicali, gestendo processi
complessi a livello organizzativo
e sindacale e nella pianificazione
strategica dell’associazione.
Negli ultimi anni il suo bagaglio
esperienziale si è arricchito con la
conduzione dell’Ebat, ente focalizzato
sulla cultura della sicurezza
e del welfare, e della Cimmi,
la Cassa mutua integrazione malattie,
maternità e infortuni degli
operai agricoli. Eredita la guida
di un’Organizzazione solida e ben
strutturata, che rappresenta oltre
4 mila imprese associate, con un
team composto da 110 dipendenti
distribuiti capillarmente sul territorio
attraverso otto uffici di zona
(Leno, Montichiari, Verolanuova,
Chiari, Lonato, Orzinuovi, Darfo e
Brescia), oltre alla sede centrale in
città. “Al centro del mio impegno
metterò innovazione, attenzione al
territorio e ascolto attivo di soci e
collaboratori”, ha dichiarato Busi.
Si è svolto nell’agriturismo Boschi Celati
di Fossadello di Caorso, il quarto
appuntamento della rassegna “A Cena
con la Scienza”, iniziativa promossa
da Confagricoltura Piacenza e Agriturist,
che unisce divulgazione scientifica
e convivialità in luoghi della tradizione
rurale piacentina. Protagonista della
serata Manuela Galati, docente del
Politecnico di Torino e tra le “World’s
Top 2% Scientists” secondo la classifica
Stanford University per tre anni consecutivi.
Galati ha accompagnato i presenti
in un vero e proprio viaggio nel mondo
della stampa 3D, o più tecnicamente,
della fabbricazione additiva. Una tecnologia
che - ha spiegato - “non si limita
a costruire oggetti, ma riscrive i processi,
trasformando il modo stesso in cui la
materia viene concepita e utilizzata”.
Con esempi che hanno spaziato dall’aerospazio
alla medicina, dall’automotive
al design, dalla moda alla produzione
alimentare, Galati ha mostrato come
la stampa 3D consenta già oggi di realizzare
componenti altamente complessi
e personalizzati, ottimizzando materiali,
tempi e costi. Ha inoltre introdotto il concetto
di stampa 4D, una frontiera emergente
in cui gli oggetti sono in grado di
modificarsi nel tempo in risposta a stimoli
esterni, anticipando scenari futuri che
sembrano usciti dalla fantascienza, ma
che la ricerca sta già rendendo realtà.
“La manifattura additiva - ha sottolineato
- non solo migliora le prestazioni dei
prodotti, ma permette una produzione
più intelligente, sostenibile e locale, destinata
a rivoluzionare interi settori”. Il
dialogo con il pubblico, composto anche
da imprenditori agricoli e tecnici, si
è arricchito di domande e riflessioni sulle
possibili applicazioni della stampa 3D
nel settore primario: dalla ricambistica
on demand per macchine agricole alla
prototipazione rapida per la sensoristica
IoT, sino ai materiali edibili stampati.
“Abbiamo voluto portare in questo ciclo
anche una riflessione su ciò che è apparentemente
lontano dal mondo agricolo
ma che, con le sue applicazioni, può
portare benefici anche in questo ambito
- ha detto Michele Lodigiani, coordinatore
della rassegna -. La stampa
3D rappresenta un perfetto esempio di
tecnologia trasversale: non è solo una
rivoluzione industriale, ma una nuova
forma di pensiero progettuale”. Il prossimo
e ultimo appuntamento di “A cena
con la Scienza” è in programma venerdì
5 settembre nell’agriturismo I Melograni
- Loc. Caratta - Gossolengo (PC). Ospite
sarà Francesco Billari,professore
di Demografia e Rettore dell’Università
Bocconi di Milano, che interverrà sul
tema del calo demografico.
50 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
FORMAZIONE di Camilla Tomao e Antonella Torzillo
A MATERA L’EVENTO DI CHIUSURA DI TANGO CIRCULAR. BRONDELLI: “FORMAZIONE ELEMENTO FONDAMENTALE”
Enapra, Unibas e tutti gli altri partner
del progetto sull’economia circolare europea
Si è tenuta a Matera, dal 25 al 27 giugno
2025, la conferenza conclusiva del progetto
europeo Erasmus+ Tango Circular. Un’iniziativa
internazionale nata per formare operatori
agricoli e stakeholder sulla valorizzazione
dei rifiuti agricoli, all’interno di un modello
innovativo di economia circolare. Il progetto,
durato quattro anni, ha coinvolto 15 partner
istituzionali provenienti da cinque Paesi europei,
tra cui Enapra, ente per la formazione
continua di Confagricoltura, e ha visto come
coordinatore scientifico l’Università della
Basilicata con la guida dal coordinatore del
progetto, Pietro Picuno.
Durante la conferenza, i partner hanno presentato
i risultati raggiunti: oltre 2.100 partecipanti
coinvolti nei “Rural Labs”, veri e propri laboratori formativi
organizzati in aziende agricole di Italia, Grecia, Portogallo
e Spagna che applicano tecniche di agricoltura circolare. In
Italia le attività si sono svolte in Emilia-Romagna e in Puglia
(Bari/Bat), coinvolgendo agricoltori, tecnici e consulenti. Il
progetto ha offerto moduli formativi innovativi, ideati sotto
la guida di Enapra, che hanno permesso agli operatori del
settore di acquisire competenze sulla gestione dei sottoprodotti
agricoli (organici come la biomassa, e inorganici come
le agroplastiche), trasformandoli in risorse. A supporto della
formazione è stata anche realizzata una piattaforma di e-
learning gratuita e accessibile (https://tangocircularprojectvle.eu),
contenente 9 corsi sviluppati a partire da due ricerche
preliminari: lo studio sulle esigenze formative e l’analisi PEST.
Grande attenzione è stata data all’approccio della “Quadrupla
Elica”, ovvero la collaborazione tra istituzioni pubbliche,
associazioni di agricoltori, Università e società civile. La partecipazione
ampia alla conferenza ha stimolato un confronto
vivace e costruttivo sull’integrazione tra formazione, tecnologia
e sostenibilità nella gestione dei rifiuti agricoli.
“Grazie a Tango Circular abbiamo dimostrato come la formazione
possa essere il primo vero motore del cambiamento
nell’agricoltura europea - ha dichiarato Luca Brondelli
di Brondello, presidente di Enapra e vicepresidente di
Confagricoltura -. Oggi più che mai, le imprese agricole
chiedono strumenti per affrontare le sfide ambientali con
soluzioni concrete. Il nostro ruolo è proprio questo: offrire
competenze pratiche e visione strategica, per una filiera
sempre più sostenibile e competitiva”.
Tra i risultati più significativi emersi dai questionari somministrati
a fine attività, si evidenzia una crescente consapevolezza
ambientale da parte della comunità agricola europea
e una forte disponibilità all’adozione di pratiche di
selezione, raccolta e riuso dei rifiuti. Restano però criticità
legate alla carenza di servizi e supporti adeguati per una
gestione efficiente degli scarti agricoli.
La conferenza ha rappresentato un momento chiave per
diffondere soluzioni innovative, promuovere la replicabilità
del modello formativo Tango a livello europeo e consolidare
la rete tra gli attori della filiera agroalimentare orientati
verso una transizione ecologica concreta e
condivisa. Partecipando attivamente al progetto
Tango-Circular, Enapra e Confagricoltura confermano
il loro impegno proattivo nel promuovere
una visione di agricoltura sostenibile, in cui
formazione, innovazione e rispetto per l’ambiente
diventano strumenti strategici per garantire
competitività e sviluppo economico al settore primario
europeo.
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 51
CAMPI ROSA di Anja Zanetti
DALL’ALLEVAMENTO DI BOVINI ALLA DIVERSIFICAZIONE, L’IMPRESA DI ALESSANDRA ATORINO
“Noi donne combattiamo ancora contro
il gap di genere nel credito bancario”
“Quando ti presenti a una banca da giovane donna,
prima imprenditrice agricola della famiglia, vieni
identificata come una potenziale cattiva solvente”. Ce
lo racconta Alessandra Atorino, oggi 49 anni, fondatrice
e titolare dal 2012 dell’azienda agricola omonima
a Giuliano di Roma, nel Frusinate. Parla della sua
esperienza, ma al contempo testimonia un problema
diffuso. Lei non si è arresa e, nemmeno trentenne, ha
dato vita a un allevamento di bovini, diventato nel
tempo un’impresa poliedrica e in costante evoluzione.
Ma non va sempre così. Le aziende agricole a trazione
femminile, infatti, superano di poco il 30%. Dietro
ad ogni storia di agricoltura, per quanto bucolica
o avvincente, c’è un passaggio obbligato e concreto:
l’accesso al credito e alla terra. Un aspetto che anche
gli osservatori europei, numeri alla mano, identificano
come uno dei principali ostacoli alla parità di genere
nel settore. Nonostante un primo rallentamento e la
diagnosi di una malattia di quelle che rimettono in discussione
tutto, Alessandra frequenta un corso di imprenditoria
agricola e prende in mano i terreni incolti
acquistati dal padre qualche anno prima. “Sono partita
con l’allevamento tradizionale, poi ho virato sulla carne
pregiata da bovini autoctoni, tipici dei Monti Lepini,
cresciuti allo stato brado secondo il metodo grass
feed. Non si alimentano solo nei 22 ettari della mia
azienda, con il fieno autoprodotto, pratichiamo anche
l’alpeggio. Questo perché credo che il legame con il
territorio sia fondamentale”, ci spiega.
Anche le attività che si
sono aggiunte via via, sono
state tutte scelte per coniugare
la valorizzazione
dell’ambiente circostante e
il benessere olistico delle
persone. “C’era del potenziale
inespresso. Ho fatto
corsi di economia circolare,
di erboristeria e di piante
officinali, per conoscere
meglio la nostra flora e
poterla raccontare alla comunità
locale. Sono anche
diventata operatrice di fattoria
didattica e ho aperto
la nostra azienda alle visite.
Sui miei terreni ci sono boschi, grotte carsiche, torrenti
e persino i resti dell’eremo di San Domenico che nel
suo pellegrinaggio dall’Abruzzo passò di qui attorno
all’anno Mille. Questo è un patrimonio che va condiviso”.
Alessandra ha imparato a raccogliere e trasformare
- in liquori, oli, cosmetici, prodotti di erboristeria
- piante e bacche spontanee officinali, e a selezionare
la coltivazione di lavanda, compatibile con la biodiversità
locale. La catena dei Monti Lepini, come tutti
i territori aspri, per certi versi è un’area svantaggiata
ma, d’altro canto, custodisce specificità preziose per
chi le sa valorizzare. Fa parte di Rete Natura 2000,
uno strumento dell’Unione Europea per tutelare habitat
naturali rari, dove è consentito condurre attività in
modo sostenibile. “Non è semplice fare impresa dove
mancano le infrastrutture, ma la ricompensa, in termini
di soddisfazione, è alta”.
Chiediamo ad Alessandra quali sono le difficoltà alle
quali fa riferimento. “Qui in Ciociaria lo spopolamento
si sente. Io resisto a un costo sociale altissimo. Se mi
occorre internet per una pratica amministrativa devo
stare mezz’ora nel traffico e andare in città. Innovare è
necessario, ma anche molto faticoso. Chi inizia un’attività
agricola lo fa per passione. Solo la passione porta
alla resilienza”. Ad Alessandra le energie sembrano
non mancare: dal 2021 guida Confagricoltura Donna
Frosinone, che ha fondato proprio con l’obiettivo di
mettere a fattore comune, tra imprenditrici, idee e
competenze. “Fare rete è fondamentale. Bisogna studiare
ed essere preparate per non cascare nelle trappole
dell’inesperienza e di un sistema che è ancora
sbilanciato a favore degli uomini. Solo dal confronto
nascono nuove capacità e nuove iniziative”.
52 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
CAMPI SONORI di Gaetano Menna
STORIE URBANE DI FRONTIERA
Grazia e condanna
l quinto album di Valerio Bruner “Maddalena“ (Ulisse Records,
2025), si configura come un’intensa esplorazione dei
I
lati più oscuri e delle “storie di frontiera” della sua Napoli. In
un package particolare, il progetto include, accanto al CD, un
libro pocket, che è una sorta di resoconto delle registrazioni
effettuate a Rimini, un diario di
viaggio e di resilienza di Bruner
come musicista. Le otto tracce,
pur richiamando la poetica e
l’impronta di Bruce Springsteen
(un’influenza significativa
per Bruner) mostrano maturità
espressiva. L’incontro tra l’anima
napoletana e quella romagnola
ha generato un risultato unico e
innovativo, diverso dalle aspettative
per un album in dialetto
napoletano. La sua musa ispiratrice
è Maddalena, la peccatrice
e redenta, ma anche l’omonimo
quartiere popolare partenopeo.
ENSEMBLE DI VIOLONCELLISTI
Violoncelliade
I
La Napoli grunge di Bruner
spietata, santa e appassionata
l progetto “Violoncelliade“ (Alfa Music), diretto da Luca Signorini,
è un viaggio sonoro che esplora l’arte del violoncello, connettendo
l’eredità classica a contaminazioni jazz e incursioni nella
musica contemporanea. L’ensemble raccoglie un gruppo variabile
di giovani e talentuosi violoncellisti, formati sotto la guida del Maestro
Signorini presso il Conservatorio
di Napoli. Il repertorio è caratterizzato
da un approccio prevalentemente
crossover. L’album
include adattamenti strumentali
di brani celebri come “’O surdato
’nnammurato”, e rielaborazioni
di standard jazz quali “Blue
Moon” e “Summertime”, che evidenziano
l’estetica della reinterpretazione
musicale. Tutti gli altri
brani sono composizioni e arrangiamenti originali di Signorini, che
spaziano dalla spontaneità di “Flat Street” alla complessità emotiva
di “Children’s Old Telegraph”. Un momento di rilievo è dato da “Devotion”,
con la voce di Maria Pia De Vito e ispirato a un madrigale
di Orlando di Lasso.
India e Gadda
Quella di Maddalena è “una
storia di grazia e condanna
nelle viscere di una Napoli
spietata, santa e appassionata”.
La Partenope di cui parla
il cantautore ha sonorità rock,
punk, grunge: le uniche adatte
per immergersi nelle dissonanze
urbane. L’album (con il
libro) potremmo definirlo una
narrazione rock, di un cantastorie
contemporaneo, elettrico
e poetico, al contempo
arrabbiato ed emozionante,
impegnato a dare voce a
coloro che sono stati sconfitti
dalla vita. Da ragazzo - dice
l’artista - credevo che le canzoni
avessero il potere di cambiare
le cose, quantomeno di
plasmarle verso una diversa
direzione. Adesso, a quasi 40
anni, ci credo ancora di più.
Si intitola “La castagna” (Dodicilune) il CD di Krishna
Biswas, chitarrista fiorentino con radici indo-americane.
Il titolo si rifà al suo buen retiro della quiete creativa
sulle colline toscane. Il chitarrista ha sviluppato uno stile
personale, acustico, che integra elementi di musica
contemporanea e jazz. Il suo disco conta 13 brani; si
apre con “Genesi” che introduce l’estetica dell’opera.
L’aspetto improvvisativo è centrale,
con passaggi - come nei
brani “Bellatrix” e “Cocci rotti”-
di fraseggio libero e costruzioni
armoniche sofisticate. in “Carlo
Emilio” emergono tinte ispirate
dall’opera letteraria di Carlo
Emilio Gadda. L’influenza
delle radici indiane emerge invece
in “Kashinath” e “Kumarone”,
con scale e fraseggi che rimandano ad ambientazioni
orientali. “Catulus” offre una melodia cantabile
e accessibile, mentre “Raffaella” è una dedica intima e
lirica. L’album si chiude con “Epilogo”, che riassume il
percorso solitario e impressionistico.
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 53
BUONO A SAPERSI di Gaetano Menna
SPOT DI FELLINI PER LA LETTURA
Immaginazione
a briglia sciolta
U
n tesoro inedito di Federico Fellini
vede la luce con la pubblicazione
del volume “Il cavallo in biblioteca”
(Vallecchi, maggio 2025).
Il libro svela una serie di spot pubblicitari
mai realizzati, concepiti dal maestro
nel marzo del 1988 per un consorzio
di editori. Ritrovati nell’archivio del
Fellini Museum di Rimini, questi scritti
offrono uno spaccato sorprendente
dell’inventiva del regista, lontano dalle
sue celebri campagne per Campari
o Barilla. Curato da Rosita Copioli, il
libro ha una struttura davvero unica: al
suo interno, è riprodotto integralmente
il dattiloscritto originale intitolato
“Qualche idea di Federico Fellini di
spot pubblicitari per una promozione
editoriale”; raccoglie quelle che lui
definiva “ideine”. Fellini desiderava
trasformare queste idee in un libro. Il
testo originale, battuto a macchina, è
riprodotto in forma anastatica nell’opera
edita ora da Vallecchi, con tanto
di cancellazioni e correzioni a mano
dell’autore. Inoltre, il volume include
una serie di saggi che approfondiscono
gli spot di Fellini, il suo rapporto con
la televisione e la pubblicità. Rosita
Copioli, poetessa e scrittrice, riminese
g IL BESTIARIO FELLINIANO TRA SOGNO E REALTÀ
e felliniana, ha già scritto
per Vallecchi il volume “Gli
occhi di Fellini”, che offre
un ritratto umano e letterario
dell’artista; prevede
di pubblicare a breve un
nuovo testo intitolato “I
libri di Fellini”, un viaggio
nella sua biblioteca. Tra
gli otto spot con varianti
di Fellini spiccano due
versioni di quello ambientato in biblioteca:
uno con un bambino che si apre
alla meraviglia dei libri, e l’altro con
un elegante cavallo (che dà il titolo
al volume edito da Vallecchi) che
annusa e lecca i volumi. Il bambino
e il cavallo simboleggiano il volo
dell’immaginazione a briglia sciolta,
difendendo la magia e la profondità
della lettura. Gli spot sono veri e
propri “apologhi” che, pur essendo
pensati per la pubblicità, trascendono
il semplice scopo promozionale,
per veicolare un messaggio più
profondo sull’importanza
della lettura,
dell’immaginazione
e contro l’invasività
della televisione e la sua
pratica di interrompere i
film con la pubblicità. Il
suo slogan, “Non si interrompe
un’emozione”,
è il manifesto della sua
strenua difesa dell’immaginazione,
della magia e del sapere.
Nel colorato e affascinante mondo del cinema
di Federico Fellini, gli animali non sono mai
solo delle comparse, ma veri e propri protagonisti.
La poetica felliniana li considera come
elementi evocativi, piuttosto che semplici simboli.
Questi esseri viventi mescolano sogno
e realtà, arricchendo la narrazione e trasmettendo
messaggi profondi. Il regista di Rimini
ha disseminato le sue opere di presenze di
animali, che spesso irrompono sulla scena in
modo sorprendente, come il bovino avvolto nella nebbia, il pavone che fa
la ruota sulla fontana in “Amarcord” o il rinoceronte in “E la nave va”. La loro
apparizione è come un’epifania, segnando una pausa nel racconto o un epilogo.
I cavalli, in particolare, ricorrono in film come “Giulietta degli spiriti”, “La
strada”, “Satyricon” e “Roma”, assumendo significati diversi che vanno dall’inquietudine
alla libertà.
54 | MONDO AGRICOLO | LUGLIO-AGOSTO 2025
INTELLIGENZA UMANA E ARTIFICIALE INSIEME
IA: minaccia
o opportunità?
C
on il suo nuovo libro, “AI and
ME - Come progettare un
programma televisivo
con l’intelligenza artificiale”
(Armando Editore, in libreria dal 23
luglio), Maurizio Gianotti - autore
di programmi tv di successo come
“Forum”, “Unomattina” e “La vita in
diretta” - si immerge in un esperimento
innovativo: la collaborazione tra
un autore televisivo e ChatGPT per
la creazione di un format. Il volume,
edito nella collana
“Comunicazione e mass
media”, solleva un
interrogativo cruciale:
l’intelligenza artificiale
(IA o all’inglese AI) è
destinata a sostituire
l’uomo o a diventare
un prezioso collaboratore?
L’autore ricorda
che, se da un lato un
focus di Censis Confcooperative
del marzo 2025 paventa
la perdita di sei milioni di posti di
g RURALCIAK: LE REGIONI COMUNICANO CON I VIDEO
lavoro, dall’altro il World Economic
Forum (WEF) - Future
of Jobs Report 2023
prevede la creazione di
circa 69 milioni di nuovi
posti di lavoro entro il
2027 grazie all’IA e
all’automazione. Nel
saggio di Umberto Eco
“Apocalittici e integrati”
(1964), gli apocalittici
sono descritti come coloro
che considerano televisione,
cinema popolare, fumetti e rotocalchi,
una minaccia per la cultura
Si è tenuta a Perugia la terza edizione di RuralCiak,
il concorso video ideato da Regione Umbria e Masaf
- Rete Pac. A trionfare nella categoria Storytelling
è stata l’Emilia-Romagna con “La prevenzione
paga”, un commovente racconto di resilienza postalluvione.
Per Spot e video emozionali, il Veneto ha
conquistato la giuria con “La scoperta di Emma”, un
viaggio generazionale nell’agricoltura. Il Piemonte,
con “Orto naturale”, si è aggiudicato la categoria
Educational e tutorial, offrendo un approccio pratico “La scoperta di Emma”
all’agricoltura per il pubblico social. Due le menzioni
speciali: il Molise ha ricevuto il riconoscimento per Innovazione e Creatività
con “I’m Molise”, mentre la Liguria è stata premiata per Documentaristica e
testimonianze con “PSR Liguria Pillole”. Premio fuori concorso alla Campania
per “L’esperienza dei GAL in Campania”.
e una possibile fonte di corruzione
sociale e di appiattimento del pensiero
critico. Oggi, di fronte alla rivoluzione
dell’IA, intellettuali, addetti
ai lavori, opinionisti e futurologi si
dividono nuovamente in apocalittici e
integrati. Anche nel settore agricolo,
l’introduzione dell’IA sta generando
un dibattito simile a quello descritto
da Eco; mentre alcuni temono che
l’IA possa eliminare posti di lavoro
tradizionali, altri la vedono come
strumento potente per ottimizzare
la gestione delle colture. E già si sta
sperimentando come l’analisi di immagini
- fornite ad esempio da droni,
ma anche da smartphone - permetta
all’intelligenza artificiale il conteggio
automatico di fiori e frutti, ottimizzando
la stima del carico produttivo
per olive e grappoli; cruciale anche
l’identificazione e localizzazione
delle malerbe per l’irrorazione localizzata,
riducendo l’uso di erbicidi.
In generale l’esperienza di Maurizio
Gianotti con ChatGPT suggerisce che
l’IA può offrire un supporto prezioso
nell’elaborazione di dati, nella generazione
di idee e nell’ottimizzazione
di processi, lasciando all’intelletto
umano il compito della creatività e
del pensiero critico.
LUGLIO-AGOSTO 2025 | MONDO AGRICOLO | 55
COLTIVARE
IDEE
FORMARE
LEADER
ENTRA NELLA RETE
DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI DI SUCCESSO
CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2025
P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I R I V O L G I T I A L L A T U A U N I O N E A G R I C O L T O R I
T E L . + 3 9 0 6 6 8 5 2 3 7 9 M A I L : A N G A @ C O N F A G R I C O L T U R A . I T