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DIESEL OF THE YEAR 6. HD Hyundai Infracore: Avanti a colpi di elettronica AUTOMOTIVE 12. Stellantis: Addio, celle! 14. Scania: Con l’11 fa il pieno di Super ENDOTERMICI 18. MAN Engines: Porta l’ibrido a Cannes 22. mtu: Il 2000 M96Z fa 2.222 cavalli 24. Baudouin: È un’ode alla fertilità FOCUS 26. FPT Industrial: In mare con Biagini e Mor

DIESEL OF THE YEAR
6. HD Hyundai Infracore:
Avanti a colpi di elettronica
AUTOMOTIVE
12. Stellantis:
Addio, celle!
14. Scania:
Con l’11 fa il pieno di Super
ENDOTERMICI
18. MAN Engines:
Porta l’ibrido a Cannes
22. mtu:
Il 2000 M96Z fa 2.222 cavalli
24. Baudouin:
È un’ode alla fertilità
FOCUS
26. FPT Industrial:
In mare con Biagini e Mor

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SETTEMBRE-OTTOBRE

2023 2025

N° 9-10

EURO 5,00

Ha trovato la sua

TATA

VADO E TORNO EDIZIONI

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D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)

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MARINE - CARTELLO -

AS LABRUNA


Settembre-Ottobre 2025

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883 3280

The Next Generation Power for Generators

DX22

663 995

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Upcoming Model

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Mobile

Upcoming Model

Model DX05 DX08 DX12 DX15 DX22

Engine Type L4 L6 L6 V8 V12

Displacement (L) 5.0 7.5 11.1 15.1 21.9

Bore x Stroke (mm) 110 x 132 110 x 132 123 x 155 128 x 147 128 x 142

Dry Weight* (kg) 611 819 1058 1345 1676

Fuel system Common Rail Common Rail Common Rail Common Rail Common Rail

Aspiration TI** TI TI TI TI

Dimension*

(LxWxH, mm)

kWm

1096 x 887 x 1146 1319 x 967 x 1187 1411 x 1133 x 1323 1713 x 1417 x 1684 1658 x 1593 x 1701

* : Weight and Dimensions refer to the engine only (and do not include the radiator or ATS)

HVO

** : Turbocharged and intercooled G ATB

Home

Compatible

Dealer

3

Up to63

14

IL SONDAGGIO

DEL MESE

Dual Fuel a pelo d’acqua.

Una bella pensata?

Rispondi su

powertrainweb.it

Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni

non sono basate su un campione scientifico

LE RISPOSTE DI

LUGLIO-AGOSTO

Novac propone i

supercapacitori a supporto dele

batterie. Il downsizing è la via

maestra anche per il BEV?

39%

61%

no

DIESEL OF THE YEAR

6. HD Hyundai Infracore:

Avanti a colpi di elettronica

AUTOMOTIVE

12. Stellantis:

Addio, celle!

14. Scania:

Con l’11 fa il pieno di Super

ENDOTERMICI

18. MAN Engines:

Porta l’ibrido a Cannes

22. mtu:

Il 2000 M96Z fa 2.222 cavalli

24. Baudouin:

È un’ode alla fertilità

FOCUS

26. FPT Industrial:

In mare con Biagini e Mor

ANTEPRIME

28. Rama Marine:

E i quattro elementi

32

ELETTRIFICAZIONE

32. Salone di Venezia:

Con Vulkan e RePower

36. Cartello:

Yanmar e-Saildrive e Orizon

38. Volvo Penta:

La lettera “e” per l’IPS

40. AS Labruna:

Isole verdi di ricarica

42. ABB:

E il motore elettrico AMXE

COMMERCIALE

43. Perkins:

M245C, 6 cilindri, 249 cavalli

44. Danfoss:

Non solo inverter

SCAFI ALTERNATIVI

46. Life Mystic:

San Lorenzo e il metanolo

RUBRICHE

4. Editoriale 10. Hi-Tech

48. VeT 50. Oem&motori

SOMMARIO

3



“DU GUST IS MEGL CHE UAN”

EDITORIALE

Parafrasando la pubblicità tormentone

di metà Anni 90 che ha lanciato

Stefano Accorsi sul piccolo schermo,

due combustibili sono meglio di

uno solo. Se l’aritmetica ringrazia, siamo

sicuri che a bordo nave sia proprio così?

I sistemi dual-fuel sono intrinsecamente

ridondanti, nel senso che necessitano di

un duplice sistema di stoccaggio e delle

relative linee di alimentazione. Lo spazio,

a bordo, scarseggia, tanto nel commerciale,

per sua natura destinato alla stiva (di

merci, liquidi, attrezzature), quanto nel

diporto. Gli armatori soffrono la presenza

dell’Scr, figuriamoci di un accrocchio di

tubazioni, sensori, valvole e rinvii. Alcuni

combustibili cosiddetti alternativi, come

il gas naturale liquefatto e l’idrogeno,

richiedono serbatoi criogenici. Eppure, nel

complesso risiko della decarbonizzazione,

uno più uno potrebbe valere ben più di due.

Almeno tre: diminuzione, talvolta drastica,

degli inquinanti all’elica, un benefico

impatto sul Tco, nonostante i costi superiori

di installazione di un sistema duale, e la

flessibilità consentita dai carburanti, a

seconda della rete infrastrutturale del porto

di destinazione. Per le navi dai grandi

tonnellaggi l’alternanza tra combustibile

liquido e gassoso risponde a un’esigenza

fisiologica. L’olio combustibile pesante

(HFO) contiene quantità elevate di zolfo,

emette dosi massicce di ossidi di azoto

e costituisce una mina vagante in caso

di sversamenti. L’impiego del Gnl ha

accelerato l’implementazione dei sistemi

dual-fuel, come insegnano Wärtsilä e altri.

Yanmar, per esempio, propone in chiave

IMO Tier III una combinazione propulsiva

che accetta diesel e gas. E se fossero Hvo

e bio-Gnl, la dieta energetica sarebbe

ancora più equilibrata. Non compare però

solo il gas nell’architettura dual-fuel. Su

questo numero trovare una sintesi del

Progetto Life Mystic. Come ci ricorda

uno degli attori in gioco, Sanlorenzo,

il 90% degli scambi a livello globale

avvengono via mare. Sono circa 100.000

le navi che operano nel mondo e più di

300 megatonnellate la quantità di gasolio

consumata ogni anno. E qui entra in

gioco il metanolo. Secondo le statistiche

pubblicate dal Methanol Institute, un vasto

numero di stabilimenti produttivi sono in

costruzione e molti altri sono in fase di

progettazione. La produzione di metanolo

rinnovabile (bio+E) nel 2024 si è aggirata

sulle 0,8 megatonnellate, con una crescita

del 60% rispetto al 2023, mentre nel 2025

è previsto un aumento di 8 volte superiore

grazie ai nuovi impianti produttivi. Su

questo combustibile si giocano le carte del

Life Mystic, quelle di Everllence (la fu

MAN Energy Solutions), delle fuel cell di

AS Labruna, della serie 4000 di mtu, etc

etc etc...

Un passo avanti con

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4

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DIESEL OF THE YEAR. HD Hyundai Infracore

ABBRIVIO

ELETTRONICO

Il Diesel of the year 2025 non è al momento

in predicato di tuffarsi in mare. HD Hyundai

Infracore è attrezzata con una gamma

elettronica concepita soprattutto per le

applicazioni commerciali. In Italia, come

per l’off-highway e la generazione, se ne

occupano in prima persona quelli di Socoges

Ci trasferiamo dal cantiere in mare HD Hyundai

Infracore si è guadagnata una reputazione

a prova di bomba, soprattutto tra gli scafi per

applicazioni commerciali, light medium e heavy

duty. Cina e Corea si contendono il primato nella

costruzione di navi di grande tonnellaggio. Seoul

nel corso del 2025 dovrebbe confermasi la seconda

potenza cantieristica, con il 27% del mercato. In

questo scenario, HD Hyundai è in grado di offrire

un portfolio equilibrato ed estremamente segmentato,

completamente rinnovato nella logica di

controllo, che prevede la disponibilità di un’intera

gamma elettronica. Si parte dal 6 cilindri in linea

da 5,9 litri fino al DX 22, da 21,9 litri. Nella tabella

trovate le indicazioni del livello di potenza più alto

della sezione heavy duty (non consideriamo, per

ragioni di spazio, le altre declinazioni di potenza,

le versioni ausiliarie e a regime fisso). Comuni denominatori

sono il common rail, la sovralimentazione

completa di intercooler e il controllo della

centralina elettronica, per riproporre in mare la

stessa competenza nella calibrazione delle curve

di coppia e potenza e nella risposta ai transitori

che HD Hyundai garantisce alle applicazioni mobili

industriali. Ovviamente, facendo riferimento

alle specifiche esigenze di impieghi che richiedono

un sensibile assorbimento di coppia, durante il trasporto

merci o per le condizioni difficili del moto

ondoso, e tanta stabilità nell’erogazione della potenza.

Per rispondere a queste esigenze HD Hyundai

Infracore ha sviluppato una a generazione di

motori marini conformi alle normative IMO Tier 2

e 3 ed EPA Tier 3. Per il rispetto del Tier 3, è previsto

l’utilizzo dell’Scr. I dati forniti dall’azienda

indicano una diminuzione del livello di fumo di

circa il 78% rispetto alla precedente generazione

di motori a controllo meccanico. Questi propulsori

mantengono la stessa erogazione di potenza

degli omologhi sistemi propulsivi senza controllo

elettronico, ma consentono un risparmio medio di

carburante del 5%, in ragione del minore consumo

specifico di motori con cilindrata inferiore. Il ciclo

di sostituzione di olio e filtri è stato esteso da 250 a

500 ore. La dotazione standard include il supporto

telematico, che previene le interruzioni operative

tramite ispezioni preventive e una rapida diagnostica

dei guasti. Inoltre, il controllo e la gestione

in tempo reale delle informazioni accumulate dalla

centralina ottimizzano la gestione dei liquidi e aumentano

l’efficienza dei dispositivi utilizzati.

A sinistra, il DL08, a

destra il DX12

QUEI CINQUE SIGLATI DL06

MARE

6

Marca HD HYUNDAI HD HYUNDAI HD HYUNDAI HD HYUNDAI HD HYUNDAI

INFRACORE INFRACORE INFRACORE INFRACORE INFRACORE

Modello 4V158CA(H) 4V222CA 4L126CA-II(H) 4L086CA(M) DL06 4L 066C

CARTA D’IDENTITÀ

A x C mm - C/A 128 x 147 - 1,15 128 x 142 - 1,11 123 x 155 - 1,26 108 x 139 - 1,29 108 x 139 - 1,29

N. cilindri - litri 8 - 15,13 12 - 21,92 6 - 11,05 6 - 7,64 6 - 7,64

Potenza intermittente kW - giri 463 - 1.800 664 - 1.800 405 - 2.100 279 - 2.100 221 - 2.300

Pme bar 20,8 20,6 21,4 21,3 15,4

Velocità lineare pistone m/s 8,8 8,5 10,9 9,7 10,7

Coppia max Nm - giri 2.458 - 1.800 3.902 - 1.800 1.900 - 1.700 1.364,6 - 1.400 990 - 1.900

Pme a coppia max bar 20,8 22,8 22,1 22,9 16,6

Riserva di coppia % 43,1 48,8 36,9 39 34,7

Coppia a potenza max Nm 2.460 3.518 1.842 1.264 921

% Potenza a coppia max (kW) 100,1 (464) 110,80 (736) 83,60 (338) 71,80 (200) 89,20 (197)

NELLO SPECIFICO

Potenza kW/litro 30,6 30,2 36,6 36,4 28,9

Coppia Nm/litro 162,4 177,9 171,9 178,6 129,5

Potenza areale kW/dm 2 45 43,01 56,80 50,73 40,18

METRO E BILANCIA

Peso kg 1.555 2.020 1.182 920 753

L x W x H mm 1.564x1.310x1.380 1.914x1.344x1.346 1.607x912x1.287 1.394x882x1.220 1.408x837x1.155

Ingombro m 3 2,83 3,46 1,89 1,50 1,36

Massa/potenza kg/kW 3,4 3 2,9 3,3 3,4

Densità globale kg/litri 102,8 92,1 107 120,4 98,6

Densità di potenza kW/m 3 163,6 191,9 214,3 186 162,5

Densità assoluta t/m 3 0,55 0,58 0,63 0,61 0,55

Densità relativa litri/m 3 5,35 6,34 5,85 5,09 5,62

7



• Stage V ISM expertise

• Agile project management

• Flexible customer focused approach

• Construction, forestry, agriculture,

marine, rail applications

• Global reach

Real-world emissions testing services

Whether for research and development,

emissions regulations such as Stage V

in-service monitoring (ISM) or benchmarking

technologies and alternative fuels, our

customers turn to us for unrivalled expertise

in the application of Portable Emissions

Measuring Systems (PEMS).

Non-road mobile machinery (NRMM) presents its

own unique challenges. Few machines are the same

and often the testing locations are remote. Over the

years we have developed the following key attributes

we would be pleased to bring to your project:

– Project management – liaison with the end

user to arrange the tests and ensure customer

satisfaction is maintained

– Flexibility – working around operators’

working hours

– Experience – experience across various

applications from small all-terrain vehicles to

inland waterway vessels

– Cost effectiveness – removing the internal

burden to free up skilled staff for core projects,

through outsourcing

– Global capability and experience working in

Europe, North America and Asia

Fuels chemical analysis

Emissions Analytics’ laboratory utilises

two-dimensional gas chromatography and

time-of-flight mass spectrometry to discover,

speciate and quantify organic compounds.

This technique is ideal to evaluate purity

and identify contaminants in fuels, including

renewables and hydrogen.

The compounds can be organised into functional

groups, such as aromatics, which can help

characterise the environmental effects from the

fuel combustion. Further, a detailed chemical

fingerprint of the fuel or lubricant can be determined,

for the purposes of determining the geographical or

supplier provenance.

info@emissionsanalytics.com

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Measurements available both raw exhaust and postaftertreatment:

– Fuel consumption (L/kWh)

– Carbon monoxide (CO)

– Carbon dioxide (CO2)

– Nitric oxide (NO)

– Nitrogen dioxide (NO2)

– Oxides of nitrogen (NOx = NO + NO2)

– Nitrous oxide (N2O)

– Total hydrocarbons (THC)

– Particle number (PN, lower size cut-off 23 nm)

– Particle mass (PM)

– Ammonia (NH3)

– Formaldehyde (CH2O)

– Speciated volatile organic compounds (VOCs)

– Sulphur dioxide (SO2)

– Methane (CH4)

– Non-methane hydrocarbons (NMHC)

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Tata ha acquisito il Gruppo Iveco

Isotta Fraschini Motori

NON È

BOLLYWOOD

Perché le ombre di trame e tresche

legate alla dimensione della fiction

cinematografica si sono dissolte

mercoledì 30 luglio 2025, in

occasione della conferenza stampa

di Olof Persson, il Ceo di Iveco

Group. Tra le sue dichiarazioni:

«La nostra ambizione è diventare

un gruppo sempre più premium»

HI-TECH

D

a quando ho intrapreso

questa professione, circa

vent’anni or sono, Iveco è

annunciata come promessa sposa.

La conferenza di giovedì 31

luglio, in occasione della presentazione

dei conti del secondo

trimestre, preceduta la sera

di mercoledì da un comunicato

stampa, ha dissipato i dubbi: il

coniuge si chiama Tata Motors.

Il baricentro del comando si

sposta da Torino a Mumbai. Dal

comunicato stampa si evince che

«l’Offerente non prevede alcuna

riduzione della forza lavoro di

Iveco Group come conseguenza

diretta dell’unione». Per arginare

la ridda di voci e il tam tam

sul web, Iveco si era esposta il

29 luglio, in poche righe: «In relazione

alle recenti notizie giornalistiche,

Iveco Group (EXM:

IVG; la “Società”) conferma

che sono in corso discussioni

in stato avanzato per potenziali

operazioni riguardanti il settore

della difesa, da un lato, e la

restante Società dall’altro». Era

l’inverno di appena quattro anni

fa, quando il Governo Conte Bis

si avvalse della Golden Power

per respingere l’assalto della

cinese FAW. Da circa un annetto

è invece Hyundai il soggetto

industriale che i cosiddetti bene

informati hanno caldeggiato per

l’insediamento in viale Puglia a

Torino. E fin qui... l’integrazione

dei listini coreani con quelli del

Gruppo Iveco è più che plausibi-

le. Le logiche che sovrintendono

questa operazione sono infatti di

natura strategica e impattano sul

mondo delle applicazioni stradali.

Iveco potrebbe rivelarsi

un vaso troppo fragile tra vasi

aggressivi e spesso interconnessi

(basti pensare all’accordo tra

Volvo e Daimler, che prende il

nome di CellCentric e alle sinergie

intra-gruppali di Traton).

Il Ceo del Gruppo Iveco, Olof

Persson, ha precisato che non

esistono sovrapposizioni tra le

due compagnie, e che le sinergie

favoriranno gli investimenti

nella catena di fornitura e nelle

nuove tecnologie. La linea guida

è quella di conservare il footprint

e la complementarietà delle

due aziende.

Facendo un passetto indietro,

Tata è un’antica conoscenza

della famiglia Agnelli, anche in

ragione dell’amicizia intercorsa

tra Ratan Tata, dedecuto alla

fine dell’anno scorso, e Giovanni

Agnelli. A proposito di motori, il

Multijet è al centro di un accordo

di partnership e produzione

in loco, cioè negli stabilimenti

indiani. E cosa c’entrano i motori

industriali? FPT Industrial

potrebbe essere scorporata e

venduta separatamente oppure

resterebbe legata alla casa madre,

essendo la mente pensante

e il braccio fabbricantedei

propulsosi sotto le calandre e i

cofani dei veicoli commerciali

(Serie Sofim, NEF e Cursor).

Può forse far gola l’e-plant,

che al momento paga le riserve

del mercato sull’elettrificazione

delle applicazioni industriali

e potrebbe trovare nuova linfa,

tanta linfa, nel mercato interno

indiano, sollecitato dagli incentivi

di Nuova Delhi? Oltretutto

Tata è saldamente alla guida del

processo di elettrificazione del

vetusto parco circolante in India.

Risale al 22 gennaio l’annuncio

dell’investimento di 1,5 miliardi

di dollari per costruire una gigafactory

nel subcontinente. Olof

Persson si è soffermato sulla divisione

Powertrain. I volumi di

FPT Industrial sono in calo del

13,6%, rispetto allo stesso periodo

del 2024, soprattutto nell’offhighway.

Un altro fattore ostativo è determinato

dalle difficoltà legate

all’aumento dei costi per garantire

la qualità richiesta per soddisfazione

a lungo termine degli

utilizzatori. Ci sono aspettative

di guadagnare consensi nel mercato

OEM nella seconda metà

2025 (aggiungiamo noi, forse

anche nel primo trimestre 2026).

L’esortazione espressa a chiare

lettere nelle slide è di contenere

i costi. L’integrazione a livello

si applicazioni stradali non è assolutamente

un miraggio. Non

ci resta che attendere la vision

di Tata in merito all’ingegneria

FPT applicata all’agricolo e al

movimento terra, allo stazionario

e al marino.

FUTURO IN CELLA

Isotta Fraschini Motori ha inaugurato a Bari la linea

produttiva di celle a combustibile. Lo stabilimento

barese sta assumendo quella forma (e sostanza) di

polo tecnologico auspicata da Fincantieri

Christian Paolini al vertice di Team Italia Marine

La nomina di Christian

Paolini a Direttore Generale

e Responsabile Vendite

rappresenta un passo importante

per allineare la strategia a lungo

termine di Team Italia Marine con

la visione e gli obiettivi di Rolls-

Royce. Paolini ha svolto un ruolo

importante nella crescita di Team

Italia Marine fin dal primo giorno

dell’acquisizione, completata il

30 giugno del 2023. Team Italia

Marine, che si trova in quel di

Fano, ha compiuto un quarto di

secolo, essendo stata fondata

Lunedì 21 luglio è avvenuto

il taglio del nastro. Un evento

simbolico che certifica

l’ennesimo passo in avanti del

programma IFuture, con l’inaugurazione

presso lo stabilimento

di Bari di una linea produttiva

dedicata allo sviluppo e al collaudo

delle celle a combustibile a

idrogeno firmate Isotta Fraschini,

sotto l’egida di Fincantieri. Tra le

prime applicazioni, il modulo marinizzato

di celle a combustibile

prodotte da IFM che sarà installato

a bordo della Viking Libra, la

prima nave da crociera al mondo

alimentata a idrogeno stoccato a

bordo e impiegato sia per la propulsione

che per la generazione

di energia elettrica. La linea produttiva

si inserisce nel percorso di

trasformazione dello stabilimento

di Bari in un polo tecnologico

d’avanguardia orientato al Net

nell’anno giubilare, ha fornito

oltre 700 plance per yacht e

superyacht, principalmente cuciti

su misura. È lo stesso Paolini a

commentare: «Christian Paolini:

“Siamo pronti per il prossimo

salto tecnologico: plance

integrate che non siano solo

compatibili con la manutenzione

predittiva, ma che utilizzino

anche l’intelligenza artificiale per

dare al capitano e all’equipaggio

opzioni completamente nuove

per gestire la nave in modo

ottimale e sicuro».

Zero. In un’ottica di ecosistema

industriale integrato, Isotta Fraschini

Motori, con un impegno

economico di circa 30 milioni

di euro in cinque anni, parte dei

quali finanziati attraverso i fondi

IPCEI, punta a sviluppare sistemi

innovativi a zero emissioni e a

ridurre significativamente la propria

impronta carbonica, anche

attraverso il recupero energetico

dal processo produttivo.

Mannheim 001 e il combustibile dalle acque reflue

Secondo il Karlsruher Institut für

Technologie (KIT) circa 80.000 impianti

di trattamento delle acque reflue in

Europa si prestano alla produzione

di metanolo. Un esempio proviene

dall’impianto di trattamento delle

acque reflue di Mannheim, realizzato

da Icodos (una start-up dello stesso

KIT) e dai suoi partner, ha avviato le

operazioni. Questo impianto purifica

il biogas proveniente dalle acque

reflue e, utilizzando idrogeno verde, lo

converte in metanolo, concepito come

carburante per impiegpo nella nautica.

I combustibili fossili convenzionali

monopolizzano i sistemi propulsivi nel

settore marittimo, che attualmente

rappresenta circa il 3% delle emissioni

globali di gas serra. L’impianto

dimostrativo è il risultato di uno sforzo

collaborativo che coinvolge l’Istituto

per l’Ingegneria dei Microprocessi

e l’Istituto per l’Automazione e

l’Informatica Applicata del KIT, lo spinoff

del KIT ICODOS e il Dipartimento

delle Acque Reflue della Città di

Mannheim.

Volker Wissing, Ministro Federale

Tedesco per il Digitale e i Trasporti, ha

inaugurato l’impianto, evidenziando

«Puntiamo

a rendere

l’idrogeno una leva

concreta per la

competitività e la

decarbonizzazione

del sistema

produttivo»,

ha dichiarato

Pierroberto

Folgiero, AD e

Direttore Generale

di Fincantieri

il potenziale della Germania:

«Mannheim 001 mostra come

l’efficienza economica e l’azione

per il clima possano andare di pari

passo. Questo progetto può servire

da esempio per molte altre località in

Germania e in Europa», ha dichiarato

Wissing. Il Professor Thomas Hirth,

Vice Presidente del KIT per gli Affari

Internazionali, ha sottolineato che

il biogas derivante dal trattamento

delle acque reflue è una risorsa

preziosa, e questo progetto dimostra

un uso intelligente e climaticamente

responsabile delle risorse disponibili.

10

11



stellantis. E l’idrogeno

REQUIEM PER

FUEL CELL

Reazioni furibonde in Europa

all’inatteso abbandono dello sviluppo

della tecnologia dell’idrogeno per

autotrazione. C’è però da dire che

questa volta qualcuno ai piani alti di

Exor potrebbe averci visto giusto

AUTOMOTIVE

Ha scatenato un autentico putiferio in Francia

e a Bruxelles l’annuncio di Stellantis dell’abbandono

di Symbio, tra i più importanti progetti

europei per l’uso di idrogeno nell’autotrazione.

Il comunicato, giunto a metà luglio, recita anodinamente

che il marchio ha deciso di «mettere fine

al proprio programma di sviluppo della tecnologia

delle pile a combustibile alimentate a idrogeno».

Cambio di rotta a 180 gradi che ha suscitato reazioni

furibonde non solo da parte della politica e dei

sindacati. Anche una testata poco incline al sensazionalismo

come il quotidiano Le Monde ha parlato

di «immensa sconfitta per la filiera dell’idrogeno»,

stigmatizzando i «metodi brutali» di Stellantis. Stupore

comprensibile se si pensa che entro il secondo

semestre dell’anno avrebbe dovuto partire la produzione

della linea di commerciali leggeri Pro One

a propulsione elettrica alimentata da pile a combustibile

a idrogeno sia nello stabilimento francese di

Hordain (l’ex Sevel Nord presso il confine belga) sia

in quello polacco di Gliwice. Contemporaneamente

la start-up Symbio avrebbe dovuto tenere a battesimo

una vera e propria gigafactory per pile a combustibile

sempre in Francia, a Saint Fons, alle porte

di Lione, che avrebbe dovuto rappresentare il punto

di partenza del secondo step dedicato alle auto. Il

progetto, tra l’altro, godeva di oltre 650 milioni di

euro di sovvenzioni e linee di credito da parte della

UE e del governo di Parigi, azionista al 30% proprio

della start-up. Senza parlare dei soldi pubblici

già “bruciati” per adeguare le linee produttive dello

stabilimento di Hordain, in carico alla regione

Grande Nord. Nulla di inatteso per i ben informati:

tra le prime mosse di Antonio Filosa, chiamato

a sostituire Carlos Tavares al vertice di Stellantis,

c’era già stato lo scorso maggio l’allontanamento

di Jean-Michel Billig, responsabile strategico del

progetto Symbio. Ufficiosamente perché ritenuto

troppo legato al manager franco-portoghese. Ma

Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa

di Stellantis, è stato lapidario proprio in occasione

dell’annuncio dello stop: «Il mercato dell’idrogeno

per autotrazione resta di nicchia, senza prospettive

di ritorno economico a medio termine». E ha corredato

il tutto di dati: «se a livello mondiale nel 2022

si erano venduti circa 15mila veicoli leggeri con celle

a combustibile, tra auto e commerciali, nel 2024

si è scesi a quota 4.800».

Adieu, Symbio

Il requiem per Symbio di Stellantis ha irritato anche

i vicini di casa di oltre Reno. Oliver Zipse, ceo di

quella BMW che è il partner europeo di Toyota in

fatto di celle a combustibile per auto, è sbottato.

«Abbandonare l’idrogeno è un errore» ha dichiarato

senza troppi giri di parole in un’intervista al

quotidiano Die Welt. «Si tratta prima di tutto di

una questione strategica: rappresenta infatti l’unica

filiera tecnologica a impatto zero che l’Europa

può utilizzare senza dipendere da terzi». Ovvero,

per dirla a chiare lettere, senza legarsi mani e piedi

ai fornitori asiatici, cinesi in primis, sia per le

terre rare sia per le batterie finite. Chi ha buona

memoria non può dimenticare peraltro un progetto

strategico degli Stati Uniti, risalente ancora all’era

Obama, che prevedeva una rete cadenzata ogni 300

chilometri di punti di rifornimento per l’idrogeno

sia in Europa sia in Nordamerica con l’obiettivo di

sganciare dalla dipendenza dai carburanti fossili (e

quindi dai ricatti di Emirati e Russia) prima di tutto

i mezzi militari della Nato e poi la filiera logistica

e l’automotive dell’intero Occidente. Iniziativa poi

sprofondata nelle sabbie mobili dei rapporti poco

idilliaci tra USA e partner del Vecchio Continente.

PICK-UP COME LANCIA DRONI

Il video propagandistico messo in rete dal canale

televisivo del Ministero della Difesa russo lascia

pochi dubbi: il pick up che corre a oltre 100

all’ora su una strada del Tatarstan per lanciare il

drone Geran-2 destinato a martellare l’Ucraina

è indubbiamente un RAM 1500 TRX. Un gioiello

dell’automotive USA (di proprietà Stellantis) che

grazie al mitico motore Hemi V8 da 6,2 litri e

700 cv non ha certo troppi problemi a portarsi

sulle spalle la versione migliorata del drone

Al di là della valutazione strategica, comunque,

alla data del comunicato Stellantis il confronto tra

i risultati conseguiti dalla filiera delle bev e quella

delle fuel cell è imbarazzante. Contro le meno di

5mila auto a idrogeno vendute nel mondo nel 2024,

le vetture elettriche a batteria hanno superato quota

17 milioni (ibride escluse). Nonostante l’insistere

di Toyota nella produzione della Mirai, la prima

(e unica?) auto esclusivamente fuel cell al mondo

di serie, quello che colpisce è la sensazione che

la tecnologia dell’idrogeno si sia sostanzialmente

arenata: autonomie pressoché invariate da un decennio,

serbatoi criogenici a 700 bar che terrorizzano le

assicurazioni, costi tanto esageratamente alti quanto

difficilmente determinabili della produzione di

idrogeno. Sull’altro versante, quello della batteria,

grazie ai colossali investimenti messi in campo dalla

Cina si sono invece fatti passi da gigante, giungendo

agli accumulatori lamellari a prova d’incendio

e a quelli allo stato solido, alzando la tensione

d’esercizio fino oltre 800 volt, riducendo a meno

di 10 minuti i tempi di ricarica e trasformando il

“fattore autonomia” in una bandiera commerciale.

Lo scorso luglio il Guinness dei primati ha omologato

il record di 1.205 chilometri con una ricarica

sul percorso Monaco-Sankt Moritz- Monaco fatto

registrare dalla bev Lucid Air Grand Touring da oltre

800 cavalli. E se il prezzo di oltre 120mila euro

della Lucid può spaventare, ecco arrivare la Polestar

3, da “soli” 80mila euro, che sulle strade britanniche

in 22 ore filate ha percorso la bellezza di 935,44

chilometri. Forse, parafrasando Le Monde, più che i

metodi di Stellantis sono i dati di mercato delle due

filiere a portare a scelte “brutali”.

iraniano Shahed 136, del peso di circa 240 chili.

E offre accelerazioni brucianti ideali al decollo

del Geran-2. Il video non è piaciuto al bizzoso

inquilino della Casa Bianca, nonostante Stellantis

si sia catapultata a ribadire – con un dettagliato

comunicato – l’assoluto rispetto delle sanzioni nei

confronti della Russia e il fatto che non un solo

RAM è mai stato venduto su canali che possano

averlo condotto nelle mani dell’esercito di Putin.

Stellantis ha chiuso

Symbio e, con

essa, le velleità

nelle celle a

combustibile

12

13



SCANIA

SI SUPER(A)

DA SOLA

L’11 litri affianca il 13 nella piattaforma Super.

Condivide oltre i quattro quinti dei componenti e si

differenzia per alcune chicche tecnologiche, come

i variatori di fase e il Turbo Dosing, un sistema a

doppio dosaggio dell’urea tecnica. Il VVB permette

di attingere a un tesoretto di 230 chilowatt di

potenza frenante, 344 su richiesta. Tre tarature:

al vertice quella da 316 chilowatt e 2.200 Nm

automotive

Il futuro è Super» ci hanno assicurato a Södertälje.

E lo abbiamo nitidamente percepito sotto i sedili

dei quattro veicoli sui quali ci siamo accomodati

sul circuito di Scania (lunga percorrenza, distribuzione

e cava). Il Super 11 è il fratellino camionistico

del Diesel of the year 2023 e dichiara un’efficienza

dei consumi migliorata fino al 7% rispetto al 9 litri

ed è più leggero di 85 chili rispetto al Super 13,

il che significa incidere sulla portata utile. «Questo

motore apre nuove possibilità per un trasporto

energeticamente efficiente e per ridurre i costi di

esercizio. È leggero, snello e versatile, conservando

al tempo stesso la forza e l’affidabilità per cui Scania

è conosciuta. È una scelta intelligente per gli

operatori che devono trovare un equilibrio tra prestazioni,

carico utile e sostenibilità nel loro lavoro

quotidiano», ha messo in chiaro Ayyoob Zarmehri,

Product Manager, Trucks Sales and Marketing di

Scania. La stessa polare è la modularità: l’85% dei

componenti è in comune con il Super 13. Del resto,

anche la canna del 5 e del 6 cilindri è modulare

(AxC 130x160 millimetri).

Gli elementi distintivi

Cosa c’è di diverso? Per esempio, la tecnologia di

variazione di fase che permette di controllare il flusso

di aria in ingresso al motore e il flusso di uscita dei

gas di scarico dai cilindri. In altri termini, è il viatico

per una più efficace gestione termica del processo di

combustione. Se si combina questa tecnologia con il

freno motore ausiliario siglata CRB, come ha fatto

Scania, il risultato si chiama VVB (Variable Valve

Brake), che permette di avere 230 chilowatt di serie.

In alternativa, è offerta la versione potenziata da 344

chilowatt. Ulteriore tratto distintivo del Super 11 è

il Turbo Dosing, sviluppo del sistema Twin Dosing,

introdotto prima sul V8 poi sul Super 13. Il punto

di iniezione dell’urea, originariamente posizionato a

monte, è stato spostato dall’uscita dei gas di scarico

dei motori al turbo compressore, aumentando l’efficienza

del post-trattamento. Un intervento che si

misura nella riduzione del consumo di urea dal 12%

al 10%. Gli intervalli manutenzione sono estesi del

30% rispetto al 9 litri. In parallelo, sono state introdotte

la fasatura variabile delle valvole, VVA (Variable

Valve Actuation) tramite cam phaser (variatori di

fase) e un sistema di doppio dosaggio per l’AdBlue.

La condivisione di oltre i quattro quinti della componentistica

ha consentito a Scania di sviluppare

una piattaforma comune, il che significa migliorare

a monte l’efficienza produttiva e, a valle, gli

interventi di manutenzione. La standardizzazione

dei codici semplifica infatti la gestione dei ricambi

e facilita il lavoro dei meccanici in officina: «È il

cuore della nostra filosofia modulare» hanno sottolineato

gli ingegneri Scania. Tra i componenti

condivisi con il 13 litri ci sono bilancieri e valvole;

altri, come il coperchio motore e l’albero a camme,

sono stati giocoforza adattati alle dimensioni ridotte

del 5 cilindri. Il Super 11 include anche un doppio

albero di bilanciamento per eliminare le vibrazioni

di secondo ordine. In aggiunta, l’ingegneria Scania

ha introdotto uno schema di accensione con fasatura

leggermente asimmetrica (tra 71° e 73° sull’albero

motore) per ridurre le vibrazioni di primo ordine.

Anche tramite la regolazioni della quantità di carburante

iniettata, si contengono le vibrazioni di ordine

intermedio.

Il Super 11 è disponibile in tre potenze: 257, 287

e 316 chilowatt (300, 430 e 530 cavalli, nella tassonomia

stradale) con una coppia di 1.800, 2.000 e

2.200 Newtonmetro. Una delle innovazioni principali

del Super 11 è la citata fasatura variabile delle

valvole: combinata con la funzione di decompressione,

consente un’efficace frenata motore a gestio-

ne variabile, più efficiente rispetto ai tradizionali

freni di scarico. Il sistema include cam phaser su

entrambi i lati, aspirazione e scarico, controllati da

elettrovalvole che regolano il flusso d’olio. Possiamo

variare l’angolo dell’albero a camme fino a 80°,

modificando così il momento di apertura/chiusura

delle valvole. Questo ci permette di regolare la

quantità d’aria aspirata ed espulsa, ottimizzando il

calore nella camera di combustione e nel flusso dei

gas di scarico.

Il risultato? Maggiore efficienza e riduzione del

consumo di carburante e AdBlue. Grazie alla fasatura

variabile, possiamo gestire internamente funzioni

che normalmente richiederebbero attuatori esterni,

come valvole a farfalla o freni di scarico, con benefici

in termini di semplicità ed efficienza.

La VVA consente inoltre di adattare il motore alle

diverse condizioni di carico: ai bassi carichi si ridu-

In caso di utilizzo

dell’olio motore

LDF-5, Scania

dichiara intervalli di

manutenzione fino

al 30% più lunghi

rispetto ai motori

Scania da 9 litri

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15



L’abbiamo provato

in pista sui camion

del Grifone, lo

rivedremo a breve

anche in cantiere,

sotto coperta o nel

‘sarcofago’ di un

generatore

automotive

ce l’aria per mantenere la temperatura elevata; agli

alti carichi, si aumenta il flusso per evitare surriscaldamenti.

In questa maniera di mantiene una temperatura

di combustione ideale in ogni situazione. È

una tecnologia nota nel mondo dell’automotive, ma

Scania è attualmente l’unico costruttore ad adottarla

su entrambi i lati – aspirazione e scarico – in motori

heavy-duty.

Frena come se fosse il 13

Nonostante la cilindrata inferiore, il Super 11 offre

le stesse prestazioni di frenata del Super 13 grazie

alla gestione ottimizzata della VVA. Inoltre, la reattività

del freno motore è leggermente superiore

rispetto ai freni di scarico convenzionali, migliorando

le prestazioni complessive del cambio marcia.

Per quanto riguarda il post-trattamento, è stato riprogettato

il sistema di erogazione dell’AdBlue.

Il primo punto di iniezione è stato spostato subito

dopo la turbina, nel punto più caldo e turbolento

del sistema, per garantire un’evaporazione immediata

e una miscelazione ottimale. Un componente

rotante montato sull’asse della turbina consente una

distribuzione estremamente vaporizzata dell’urea.

una soluzione che permette di iniettare una quantità

maggiore di AdBlue fin dal primo stadio. La

famiglia Super ha abbandonato l’Egr e conferma su

entrambe le cilindrate il turbocompressore a geome-

tria fissa, dotato di wastegate. «Abbiamo preferito

questa configurazione per mantenere la massima

efficienza nella fascia di utilizzo tipica del motore»

ci hanno spiegato. Il sistema di douplice dosaggio

AdBlue ottimizza le emissioni e i consumi lavorando

in sinergia con il controllo della combustione.

L’AdBlue è un fluido che per sua natura si presta

alla cristallizzazione e si rivela corrosivo, per cui

richiede una miscelazione perfetta. «Il nostro sistema

garantisce condizioni ideali, prevenendo l’accumulo

nel condotto di scarico e migliorando la durabilità.

Abbiamo effettuato migliaia di ore di test

al banco e diversi milioni di chilometri su strada.

Inoltre, grazie alla condivisione di piattaforma con

il 13 litri, i dati raccolti sono validi anche per la

validazione incrociata».

Software di gestione

Il software di gestione è sviluppato internamente

e permette di regolare la fasatura, l’iniezione, le

strategie di erogazione dell’AdBlue e altre logiche

operative. Trattandosi di una piattaforma modulare,

ogni cilindro lavora in modo identico, consentendo

quindi di applicare i medesimi protocolli softwaristici.

In condizioni identiche, i parametri di combustione

e consumo sono gli stessi tra Super 11 e

Super 13. Tuttavia, la flessibilità software consente

di scegliere modalità di funzionamento più efficienti,

migliorando ulteriormente i consumi. Va da

sè, che per la lunga distanza il 13 sia preferibile in

presenza di forti pedneze e dislivelli, l’11 su tragitti

pianeggianti.

Il Super 11 è già disponibile per applicazioni industriali

e marine, e sarà in cantiere anche la versione

per autobus. Il sistema modulare apre la strada

a una possibile estensione di queste tecnologie al

Super 13. Infine, l’aspetto manutentivo: il sistema

VVA è praticamente esente da manutenzione e,

in caso di intervento, il design consente una sostituzione

semplificata tramite una singola vite di

accesso, senza smontare il motore. Chiosano così,

a Södertälje: « Questo riflette il nostro approccio

all’affidabilità e alla facilità d’uso: semplicità

costruttiva, efficienza operativa e facilità di servizio».

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man engines

UNA BELLA

ESPERIENZA

La Smart Hybrid Experience indica la via

che MAN Engines ha intrapreso per fornire

una risposta praticabile e disponibile agli

armatori. Una risposta, cioè, alle esigenze di

decarbonizzazione in un ambiente sensibile

come quello acquatico, dove anche gli spazi

sottocoperta sono un bene da preservare.

Protagonista il V12X da 30 litri, affiancato da

motori elettrici da 200 o 400 chilowatt

Smart Hybrid

Experience:

“ritratto di famiglia”

mare

L

’approccio di MAN Engines alla riduzione degli

inquinanti all’elica si rivolge da sempre sia al

settore diportistico che a quello commerciale.

L’introduzione degli standard IMO Tier III ha stimolato

l’adozione dell’Scr anche sulle imbarcazioni da

lavoro. È stato all’SMM di Amburgo, nel 2018, che

il produttore tedesco di motori ha presentato il suo

sistema EAT (Exhaust Aftertreatment), una soluzione

flessibile progettata per facilitare l’installazione sotto

coperta. Il convertitore catalitico non solo riduce

le emissioni di ossidi di azoto a valle, ma consente

anche una riduzione fino all’8% del consumo di carburante,

senza alcuno scadimento prestazionale. Qual

è il successivo passo logico nell’evoluzione tecnologica

della propulsione marina, se non l’ibridazione?

Smart Hybrid Experience

È proprio per questo che, nel 2021, MAN Engines

ha introdotto la MAN Smart Hybrid Experience. La

strategia dell’azienda è offrire ai cantieri navali un

sistema completamente integrato e olistico da un’unica

fonte. Inoltre, per quanto riguarda l’assistenza e

la manutenzione, la rete di supporto di MAN Engines

si avvale delle officine camionistiche, offrendo una

copertura capillare e competenza nell’elettronica, nei

common-rail e nei sistemi a batteria, in particolare

nel segmento degli autobus urbani. Dalle imbarcazioni

da diporto a quelle da lavoro nel giro di appena

un anno. All’SMM 2022, la MAN Smart Hybrid

Experience ha replicato le prove in mare, sebbene

con uno scenario applicativo diverso. Questa piattaforma

è costruita attorno a un motore a combustione

interna, collegato a un motore-alternatore sincrono a

magneti permanenti tramite una frizione elettromagnetica.

Il riduttore marino è, a sua volta, flangiato

a questa unità tramite un’altra frizione. Il gruppo

elettrogeno della MAN Smart Hybrid Experience è

in grado di produrre una potenza nominale di 184

o 368 chilowatt, con un’efficienza estremamente

elevata fino al 96%. Il motore/alternatore sincrono

a magneti permanenti misura 160 mm di lunghezza

per 184 kW o 320 millimetri di lunghezza per 368

kW. La frizione elettromagnetica consente cambi di

modalità senza arrestare i motori. Questa commutazione

può essere eseguita durante il funzionamento,

anche come funzione di emergenza, senza interrompere

l’alimentazione. L’approvazione di tutti i motori

marini MAN per il funzionamento con biocarburanti

risale anch’essa all’estate del 2022. Si intende per

biocarburanti tutti i combustibili conformi allo standard

europeo EN15940 e alla specifica U.S. ASTM

D975 rilasciata dall’American Society for Testing

and Materials. Nello specifico, questi certificati sono

applicabili ai D2862, D2868 e D2676, unità rispettivamente

a 12, 8 e 6 cilindri.

Ibrido. Cosa si intende?

Un motore elettrico, combinato con un pacco batterie

e un motore a combustione interna alimentato

a Hvo o altri biocarburanti: questa configurazione

risulta potenzialmente compatibile per le esigenze

applicative degli yacht. Garantisce la necessaria ridondanza,

la capacità di gestire il carico e un funzionamento

regolare anche alla massima potenza. A

settembre 2025, il Cannes Yachting Festival, l’evento

dove l’industria della nautica da diporto si mette in

mostra, sarà un palcoscenico chiave dove MAN ha

costantemente ribadito la valutazione delle prestazioni

del suo V12. Un punto d’incontro tra domanda e

offerta di tecnologie marine avanzate. Ed è proprio

qui che MAN ha scelto di presentare ai professionisti

del settore la fase successiva del suo sistema ibrido

modulare: la MAN Smart Hybrid Experience, con il

V12X da 30 litri, toglierà i veli per la prima volta.

Con una potenza di sistema superiore a 2.000 chilowatt

in configurazioni selezionate, l’azienda estende

l’estremità superiore della sua gamma ibrida.

Il V12X più un elettrico da 200 o 400 kW

La combinazione del motore a combustione interna

più potente di MAN, il V12X da 30 litri, con un

motore elettrico da 200 o 400 chilowatt libera il reno

a possibilità prima non esplorate per grandi yacht

e imbarcazioni ad alte prestazioni, dove le richieste

di potenza, comfort a bordo ed efficienza operativa

sono fondamentali. Questo segna più di un semplice

aumento di potenza. Indica la capacità di configurare

architetture ibride basate sullo spazio disponibile in

sala macchine, sul tonnellaggio dell’imbarcazione e

sui requisiti di coppia a bassi regimi, variabili chiave

sia nel segmento nautico da diporto che in quello

commerciale.

«Il nuovo sistema indica la direzione in cui stiamo

andando», spiega Reiner Rößner, Head of Sales di

MAN Engines. «Con il V12X Hybrid, rafforziamo la

nostra posizione di partner affidabile per il futuro,

aprendo opportunità entusiasmanti per i prossimi

progetti».

Affianca il D26 e il D28

Mentre il sistema ibrido V12X fa il suo debutto ufficiale,

la produzione in serie della MAN Smart Hybrid

Experience è già in corso, utilizzando le collaudate

famiglie D26 e D28, piattaforme a sei, otto e dodici

cilindri con cilindrate da 12 a 24 litri, disponibili in

combinazione con motori elettrici da 200 o 400 chilowatt.

Nel settore delle imbarcazioni da lavoro i test sul

campo iniziali confermano le prestazioni del sistema

in condizioni operative reali. Un fattore decisivo in

questo successo è stata l’ampia validazione condotta

internamente su banchi prova dedicati, replicando

profili di carico impegnativi. Particolare attenzione è

stata data alla stabilità termica, alla durabilità a lungo

termine e all’interazione senza soluzione di continuità

di tutti i componenti del sistema. Integrando il nuovo

MAN V12X nella Smart Hybrid Experience, MAN

Engines dimostra come le piattaforme motore consolidate,

in altre parole, la convenzionale tecnologia

del motore a combustione interna, possano evolvere

in sistemi ibridi avanzati. Il V12X presenta alcuni aggiornamenti

chiave: una coppia più elevata, circuiti di

raffreddamento e lubrificazione ottimizzati e un rinnovato

sistema common-rail che opera a 2.200 bar. Pur

erogando fino a 1.618 chilowatt, equivalenti a 2.200

cavalli, il V12X mantiene un ingombro compatto e

dimensioni di installazione quasi identiche a quelle

della serie D28, a beneficio di progettisti e cantieri che

lavorano su refitting o nuove costruzioni. La flessibilità

operativa è una caratteristica distintiva del sistema.

Molteplici modalità di guida, inclusa la propulsione

elettrica silenziosa a emissioni zero, il funzionamento

diesel-elettrico e le configurazioni “cross-over”, consentono

l’adattamento a vari casi d’uso.

Hotel e Boost

La modalità “Hotel” fornisce energia a bordo tramite

batterie all’ancora, mentre la modalità “Boost” offre

prestazioni di punta grazie alla potenza combinata della

trasmissione a combustione e di quella elettrica. Il

tradizionale funzionamento diesel è ancora disponibi-

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le, con l’ulteriore vantaggio della ricarica della batteria

durante la navigazione. L’integrazione con l’alimentazione

da terra garantisce la massima autonomia. L’architettura

ibrida supporta livelli di elettrificazione fino

al 35% della potenza totale ed è compatibile con i tipi

di trasmissione standard. I sistemi a batteria operano

tra 500 e 750 V, consentendo una ricarica rapida e

un’elevata riserva di potenza per i picchi di prestazione.

Oltre a estendere l’autonomia e l’efficienza,

il sistema riduce il rumore e consente l’accesso alle

cosiddette Eca, le aree a emissioni controllate. In precedenza

abbiamo accennato al quadro normativo rilevante

per la prima generazione del sistema ibrido di

MAN. Queste certificazioni sono state confermate ed

estese per l’ultima versione. Come anticipato in apertura

di servizio, tutti i motori marini di MAN Engines

sono approvati per il funzionamento con carburanti

diesel rigenerativi in conformità con lo standard europeo

EN15940 e lo standard statunitense ASTM D975.

Anche su misura

MAN Engines offre anche varianti di propulsione

specificamente configurate per applicazioni commerciali

come gli yacht charter, garantendo la conformità

normativa senza compromettere le prestazioni. Non

sorprende che MAN Engines si sia posizionata come

integratore di sistemi nel segmento marino ibrido, un

ruolo che l’azienda sta già ricoprendo nel settore offroad,

come recentemente dimostrato a bauma Monaco

con il D2862 LE13x. Come ha affermato Hubert

Gossner, Head of Off-Road/Power di MAN Engines:

«Non ci limitiamo a consegnare ai nostri clienti motori

robusti e affidabili con un’eccellente densità di

potenza. I nostri esperti specialisti dell’integrazione

adattano questi motori alle esigenze della rispettiva

applicazione».

mare

Neutralità tecnologica

Per un’azienda che rivendica la genesi del motore

a ciclo Diesel, e questo è il caso di MAN Engines,

forse non è così semplice prendere una posizione

chiara e inequivocabile su come affrontare la

transizione energetica. Eppure MAN Engines

lo ha fatto. Una scelta che si chiama neutralità

tecnologica, con la consapevolezza del ruolo

chiave che i motori Diesel giocheranno nelle

applicazioni industriali nel prossimo futuro.

Elettrificazione, idrogeno, motori a combutione

interna e...? Con il lancio sul mercato dell’eTruck,

la mobilità elettrica sta accelerando tra i veicoli

commerciali di MAN Truck & Bus. Allo stesso

tempo, la business unit MAN Engines continua a

fare affidamento sui motori a combustione – per

l’utilizzo in applicazioni mobili industriali, nautiche,

commerciali e diportistiche, o per la produzione di

energia.

«Oggi e a lungo termine, vediamo la coesistenza

di un’ampia varietà di tecnologie tra i nostri

eterogenei gruppi di clienti. Nonostante i progressi

nella tecnologia delle batterie, ci saranno

applicazioni in cui i motori a combustione interna

sono indispensabili, poiché l’infrastruttura,

il design della macchina o i profili di utilizzo

non consentono alternative. Per questi clienti,

continueremo a essere il solito partner e

fornitore affidabile di tecnologie di azionamento

all’avanguardia», ha affermato Werner Kübler,

Head of Engineering di MAN Engines.

A sinistra, il gruppo

ibrido con il V12X

in evidenza. Di

fianco, sotto le

luci dei riflettori

dell’SMM di

Amburgo

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rolls-royce. 2000 M96Z

ANCHE LUI

HA 3 TURBO

La versione M96Z di Rolls-Royce Power

Systems scala la curva di potenza fino a

2.222 cavalli, equivalenti a 1.634 chilowatt.

La competizione per la densità di potenza

è diventata un tormentone, tra i motori

marini che si aggirano attorno ai trenta litri.

È la risposta di Friedrichshafen alle mosse

di Caterpillar e di MAN Engines

MTU 12V 2000 M96Z

Brand

Model

Rolls-Royce

12V 2000 M96Z

I. D.

B x S mm - S/B 138 x 156 - 1,13

N. cil. - dm3 12 - 28

Maximum power kW - rpm 1634 - 2.450

Mep at max power bar 29,2

Piston speed m/s 12,7

Mep at max torque bar 0,9

Torque at max power Nm 6.370

Work range rpm 2.450

DETAILS

Specific power kW/dm3 58,3

Specific torque Nm/dm3 7,1

Areal spec. power kW/dm2 91,03

RULES AND BALANCE

Dry weight kg 2.942

L x W x H mm

1.925x1.456x1.398

Volume m3 3,92

Weight/power kg/kW 1,8

Weight/displacement kg/dm3 105,1

Power density kW/m3 416,8

Total density t/m3 0,75

Displacement/volume dm3/m3 7,14

mare

È

una sfida che pare non avere fine, quella che

vede fronteggiarsi Caterpillar, MAN Engines

e Rolls-Royce Power Systems. Nel 2021, il

confronto pubblicato da POWERTRAIN (che doin

nome, all’epoca, faceva ancora “Diesel”) celebrava

il grande balzo di Caterpillar a 2.000 cavalli.

L’anno successivo, il ruggito del Leone di Norimberga

si è fatto sentire da lontano: il V12X, con

un colpo solo, ha innalzato l’asticella a 1.618 chilowatt,

ovvero 2.200 cavalli. E non finisce qui, dal

momento che il Caterpillar C32B si è presentato

con una dote di 2.025 e 2.433 cavalli, a seconda

della versione, confortato da oltre 54.000 ore di

test. La taratura al top del C32B, quella da 1.789

chilowatt (2.433 cavalli) è un V12 con tre turbocompressori

che, nella classificazione “E Rating”,

eroga la potenza apicale per un massimo dell’8%

del tempo.

Il turbo a tre stadi ha fatto proseliti

Il triplo turbo sequenziale è in linea con quanto anticipato

da mtu quando la Serie 2000 fu presentata

allo Yachting Festival di Cannes. L’ultimo colpo

di scena in ordine di tempo è ancora una volta

merito di Rolls-Royce Power Systems, con il 2000

M96Z, che evidentemente ama i numeri pari. La

potenza, infatti, è di 2.222 cavalli, equivalenti a

1.634 chilowatt. Mettendo progressivamente mano

ad alcuni componenti, Rolls-Royce è riuscita a far

lievitare la potenza da 1.472 chilowatt (2.002 cavalli,

circa il 10% in più). La densità di potenza

è stata quindi maggiorata, apportando lievi modifiche

in termini di peso e dimensioni rispetto al

precedente modello, il 12V 2000 M96X. I continui

miglioramenti del V12 da 26,79 litri (AxC

135x156 millimetri) sono stati registrati nel citato

confronto del 2021. La sovralimentazione in un

triplice stadio della Serie 2000 offre un’accelerazione

fluida e costante. Il basamento rinforzato,

le teste dei cilindri irrobustite e i pistoni di nuova

fattura garantiscono l’affidabilità e la durata del

motore. Come altri motori mtu per il diporto, la

nuova versione 12V2000 M96Z è omologata per

l’uso con l’Hvo, celeberrima sigla che identifica

l’olio vegetale idrotrattato. Sono disponibili anche

le certificazioni IMO II ed EPA Tier 3.

Il sigillo dell’AD di Rolls-Royce Power Systems

«La nuova versione a 12 cilindri della Serie 2000

è sinonimo di massime prestazioni, maggiore densità

di potenza e un’accelerazione impressionante,

un’altra pietra miliare nel nostro impegno a fornire

ai nostri clienti soluzioni di propulsione di prima

classe per applicazioni marittime esigenti», ha

dichiarato Jörg Stratmann, AD di Rolls-Royce Power

Systems, che ha aggiunto: «L’M96Z prosegue

la storia di successo della Serie 2000 e lo sviluppo

di una piattaforma lungimirante per soluzioni di

propulsione innovative e sostenibili. Come partner

affidabile, supportiamo i nostri clienti nell’implementazione

dei loro progetti marini in modo potente,

efficiente e a prova di futuro».

L’M96Z è ideale

per yacht veloci,

imbarcazioni da

pattugliamento,

della polizia e per

la pesca sportiva

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Baudouin. E le sinergie intragruppo

IL BELLO DELLA

FECONDITÀ

È decisamente fecondo il listino commerciale di

Baudouin, che ogni anno partorisce motori per

espandersi nelle diverse categorie applicative e

rinnovare il ventaglio delle unità disponibili. Una

fertilità che si riflette sia nella generazione che nella

nautica. Sébastien Peyron e Mehdi Kebaili ci hanno

raccontano questo e altro, chiarendo la strategia di

Baudouin nel marino commerciale

E l’idrogeno?

«Alla fine, un motore a idrogeno è un motore a

gas, niente di più. All’interno del nostro gruppo

abbiamo motori alimentati a idrogeno. Il problema

è l’infrastruttura. Si possono vedere progetti

isolati nel Nord Europa, come nel Porto di

Amsterdam, con incentivi governativi o regolamare

Baudouin è saldamente ancorata al suo retaggio

marinaro e ottimizza la ricerca e sviluppo

sui monoblocchi sviuluppati anche per la

generazione. Si nota chiaramente quando si butta

un occhio alla segmentazione. Abbiamo intervistato

Sébastien Peyron, direttore dell’ingegneria,

e Mehdi Kebaili, direttore esecutivo delle vendite.

Quali cilindrate e gamme di potenza offrite

al segmento commerciale? «Baudouin present dei

nuovi motori ogni anno, non solo per le applicazioni

marine, ma per l’intera gamma. Ogni lancio

riflette una strategia consapevole: consolidare il

core business nel commerciale, espandendoci al

contempo nel diporto e, sempre più, tra le applicazioni

militari. Dall’anno scorso abbiamo introdotto

una generazione di motori progettata da foglio

bianco. Il 6F21 è stato presentato all’SMM 2022.

All’edizione successiva abbiamo fornito un’anteprima

dell’8F21, il fratello maggiore del 6F21,

che eroga fino a 883 kW per il commercial e 1.000

kW per gli yacht. Il 16 cilindri M33 si basa su

un’architettura a corsa lunga, da 3,3 litri per cilindro.

Questa piattaforma è ora disponibile anche

a 6 cilindri. A differenza di altri costruttori, Baudouin

progetta motori specificamente per gli impieghi

marini, non derivati dai camion o dall’industriale.

Un’altra novità è rappresentata dal 13

litri, che eroga tra 368 e 441 kW. Questo motore

coprirà un segmento altamente competitivo, dove

puntiamo a offrire un’alternativa a marchi come

Volvo e Scania. Ci stiamo infine muovendo verso

il territorio delle alte potenze con la piattaforma

M55, a partire da un 12 cilindri. Tutti questi motori

soddisfano gli standard EU Stage V ed EPA

Tier 3 o Tier 4, e sono pienamente personalizzati

per i mercati europei e nordamericani. Il 6F21

è posizionato appena sotto i 600 kW, mentre per

le applicazioni commerciali più esigenti. Abbiamo

inoltre recentemente lanciato altre unità: il 6

cilindri M33, il 6 cilindri M26.2 e il 20 cilindri

M33, tutti conformi alle normative Stage V per

la navigazione interna. Abbiamo anche compiuto

sforzi significativi sui sistemi di post-trattamento.

Le serie M33, M26 e F21 sono disponibili con una

propulsione ibrida. Sebbene gli ibridi siano relativamente

rari, nel commerciale, principalmente

a causa dei costi, stanno guadagnando terreno,

specialmente nel trasporto passeggeri».

Ammoniaca, Hvo o metanolo?

«Tutti i nostri nuovi motori sono compatibili con

l’Hvo, e stiamo lavorando per rendere compatibili

anche le serie motoristiche esistenti. L’Hvo

non è un’opzione futura ma qualcosa che stiamo

già realizzando. Quando si tratta di metanolo o

ammoniaca, la situazione è più complessa. Per i

motori high speed come i nostri, da 50 a 2.500 kW,

la redditività di questi carburanti è molto incerta.

Non si tratta solo della combustione, ma di infrastrutture

e disponibilità».

mentazioni speciali, ma la diffusione su larga

scala è un’altra storia. Lasciatemi ribadire uno

dei nostri punti di forza: i nostri motori a corsa

lunga sono progettati specificamente per il

commercial. Le nostre priorità di progettazione

sono l’economia del carburante, la durabilità e

l’erogazione di coppia a bassi giri, tutti elementi

critici per gli operatori. Copriamo una gamma

di potenza da 10 a 64 litri di cilindrata, fino a

3.000 cavalli. Possiamo fornire l’intero pacchetto

di propulsione: motore, gruppo elettrogeno e

l’intera driveline. Non produciamo riduttori, ma

possiamo integrare quello più adatto. Progettiamo

l’elica giusta, l’albero giusto e adattiamo il

pacchetto all’imbarcazione».

Come affrontate la manutenzione?

«Ciò che ci distingue è anche il fatto che Baudouin

progetta da sempre motori per la nautica. Dall’ufficio

vendite all’ingegneria, tutti gli addetti Baudouin

sono specialisti del marino. Infine, stiamo

andando avanti con la digitalizzazione, integrando

l’intelligenza artificiale nei nostri sistemi, in

particolare per la manutenzione predittiva, quella

vera. Non ci limitiamo a un timer che ti dice di

cambiare un pezzo dopo 5.000 ore, ma approfondimenti

basati sui dati che anticipano l’usura e

ottimizzano gli intervalli di servizio».

Il post-trattamento è ancora attuale?

«L’Scr rimane la tecnologia più sicura ed efficace

per soddisfare le stringenti normative sulle

emissioni – anche nelle applicazioni marine. Alternative

come l’Egr sono meno efficienti e più

sensibili alle condizioni operative. L’Scr offre una

riduzione affidabile degli NOx fino al 98%, anche

in ambienti difficili, garantendo un funzionamento

sicuro anche con onde di quattro metri».

Baudouin per i rimorchiatori

«Siamo fortemente focalizzati sulle imbarcazioni

da lavoro commerciali, in particolare i rimorchiatori.

L’anno scorso, abbiamo introdotto gli

M12 e M55, unità ad alta coppia, da 64 litri,

che raggiungono fino a 3.000 cavalli, sviluppati

specificamente per applicazioni gravose. Stiamo

attualmente lavorando con i principali progettisti,

inclusi Robert Allan, e abbiamo stabilito una

solida presenza tra i maggiori cantieri turchi. Le

navi commerciali rappresentano circa il 55% del

nostro fatturato marittimo, e il segmento sta crescendo

rapidamente in tutto il mondo. Ci stiamo

attivamente impegnando con il settore – recentemente

alla European Tugowners’ Technology

Conference – perché forniamo anche gruppi elettrogeni

e soluzioni di propulsione complete: dal

motore al riduttore, all’elica e alle configurazioni

Pto, personalizzate da un gruppo di ingegneri che

lavora direttamente con i cantieri navali, dalla

progettazione alla consegna. Con oltre 300 punti

di assistenza e 100 distributori in tutto il mondo,

garantiamo l’operatività e l’assistenza locale. La

nostra forza non è solo nei prodotti, ma anche

nel post-vendita: abbiamo centri di formazione a

Cassis e un altro in corso di sviluppo a Dubai, oltre

a una piattaforma di apprendimento online per

mantenere i nostri partner aggiornati sulla nostra

gamma di prodotti in espansione».

Da sinistra, il 16M33

di Baudouin,

Sebastien

Peyron, direttore

dell’ingegneria

e Mehdi Kebaili,

responsabile delle

vendite

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FPT Industrial. Tra diporto e commerciale

IL TEMPO È

GALANTUOMO

Questo adagio popolare sottintende le

potenzialità di FPT Industrial in ambito

diportistico. Un settore applicativo colonizzato

da un pugno di costruttori. A Torino non mancano

i numeri prestazionali dei monoblocchi diesel

e il coraggio di osare con gli alternativi. Le

declinazioni ibridizzate potrebbero farsi largo nel

conservativo scenario della nautica diportistica. Il

light e medium duty già sorridono a FPT Industrial

nell’ambito delle barche da lavoro

MARE

FPT Industrial è tra i motoristi che più hanno osato

nella diversificazione delle fonti energetiche, anche

nella nautica. Viene in soccorso all’affidabilità

e alla declinazione plurale della propulsione l’imprinting

automotive della casa madre. Lorenzo Biagini,

Sales Area Manager – South Europe, Africa & Middle-

East, risponde alla nostra prima domanda.

FPT Industrial si è radicata tra le applicazioni

commerciali light e medium duty. Come procede

la diffusione in questo comparto?

«La parte commerciale per FPT Industrial è quella

con il market share più alto. In questo settore facciamo

gioco sull’affidabilità del nostro prodotto, forti

del background industriale ereditato da Iveco. Questi

motori hanno milioni di ore di utilizzo su strada, che

garantiscono un’elevata affidabilità. In ambito commerciale

collaboriamo con enti pubblici e governativi

con i quali abbiamo sottoscritti dei contratti quadro

anche per la manutenzione. Sicuramente le le pilotine

sono uno dei nostri cavalli di battaglia, come il trasporto

passeggeri. Presidiamo anche alcune nicchie,

come quella degli ormeggiatori».

Adesso passiamo la parola ad Alessandro Mor, Marine

Portfolio & Product Management

Sulla scorta della collaborazione con Vulkan, il retrofit

non potrebbe essere la via maestra della decarbonizzazione

in mare?

«Il Motobattello Tre non è da intendersi come un caso

studio. ACTV intende rinnovare gradualmente la flotta,

con un’evoluzione del sistema precedente. Si passa a

un ibrido seriale, che conserva le due anime, quella

endotermica e quella elettrica. Stiamo cercando di replicare

questo progetto su altre applicazioni simili, ed

è sicuramente impattante presentarsi al mercato con

una barca funzionante, insieme ad attori competenti

come la stessa Vulkan Italia e Bimotor, che è radicato

nell’area».

Servono assolutamente gli incentivi?

Mor: «Gli incentivi servono, eccome. Il marino paga

la frammentazione delle applicazioni, e con i nostri

partner stiamo lavorando per semplificare le soluzioni.

Prepariamo dei pacchetti che consentano di superare

l’ostacolo dell’investimento iniziale».

Il Cursor 16, in configurazione doppia-tripla, ha

sicuramente del potenziale da esprimere.

Mor: «Abbiamo concepito il Cursor 16 per coprire diverse

applicazioni. Ad oggi si è ritagliato una zona di

conforto nel commerciale, nonostante sia stato applicato

anche in situazioni recreational, soprattutto sport

fishing, applicazioni che richiedono sia prestazioni che

affidabilità. Servono tempo e un’azione commerciale

continua».

Biagini: «A Genova e a Cannes saremo al fianco dei

nostri distributori con i motori in gamma. Ci sarà un

focus sull’N67, facendo leva sulla recente iniziativa

con l’Istituto Tethys, all’interno del Santuario Pelagos,

un’area protetta di circa 90.000 km², per la protezione

delle popolazioni di otto specie di cetacei».

Ha senso marinizzare i compatti?

Biagini: «In questo momento stiamo facendo delle

valutazioni interne per capire quali possono essere le

declinazioni di questi motori nel marino, allo scopo di

accompagnare la nostra strategia di crescita. Il Sofim

ci regala tuttora delle soddisfazioni e ottiene un riscontro

positivo nel mercato».

Le strategie di ibridizzazione nel diporto sono centralizzate

a Torino o affidate alla cooperazione con

i dealer?

Mor: «L’ibridizzazione è seguita insieme ai nostri distributori,

veri e propri system integrator, come nel

caso del WiderCat 92, seguito da AS Labruna. In questa

applicazione, il NEF67 funge da generatore a giri

variabili. È un sistema che garantisce alta efficienza

e silenziosità. Il mercato pleasure è tradizionalista e il

WiderCat 92 potrà rivelarsi un ottimo testimonial per

gli altri cantieri».

Avete presentato l’eBS 37 EVOin abito nautico L’elettrificazione

può quindi trovare spazio a bordo

nave?

Biagini: «Il tema dell’elettrificazione in ambito marino

è attuale e stiamo monitorando la situazione, per

capire quali possono essere gli utilizzi in ambito diportistico

e commerciale. La richiesta di “green” si

esprime soprattutto nella navigazione in acque protette.

Abbiamo la fortuna di avere una batteria sviluppata

in ambito on-road, che ha dato riscontri positivi. Applicare

questa batteria in ambito marino non richiede

particolari modifiche. Oltretutto, beneficia delle economie

di scala nell’industriale, diventando competitiva in

termini di pricing. Forniamo il sistema di management

della batteria, con un software proprietario. La taglia

di questa batteria si concilia con sistemi elettrici dalla

potenza inferiore alla nostra lineup termica».

Linea d’asse o piede poppiero e il Red Horizon a

sei anni dal lancio.

Mor: «C’è una partnership con ZF per gli invertitori.

Il rapporto con Mercury è all’insegna della reciprocità.

FPT Industrial fornisce l’N67, che completa in alto

la lora gamma diesel, e noi acquistiamo lo sterndrive

Bravo X. Un’altra collaborazione è in essere con Yanmar

Marine, per la fornitura dell’N67 Evo e del C90.

Lo sviluppo complessivo è volto a semplificare l’integrazione.

Ci siamo prefissati di essere il più possibile

plug&play. Il sistema Horizon è tuttora disponibile,

con la sua forma ergonomica a leva con touchpad,

fornisce un controllo completo della navigazione, una

precisa manovrabilità in spazi ristretti e un attracco

sicuro».

A sinistra, l’N67.

Di fianco, l’eBS

37Evo. L’immagine

in fondo sintetizza

la missione

dell’Istituto

Tethys. Qii sotto,

Alessandro Mor e

Lorenzo Biagini

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RAMA MARINE. Al Salone di Genova

ESTENSIONE

DI GAMME

Il plurale è d’obbligo, perché Rama Marine

porterà al Salone di Genova il potenziamento dei

generatori di bordo, della propulsione affidata agli

endotermici e di quella elettrificata. Nel pacchetto

è compreso un motore ad anello, che consentirà a

Rama di differenziare l’offerta e sollecitare le corde

più sensibili alla decarbonizzazione tra barche

passeggeri, i taxi e nel diporto di piccola taglia

Il cervo si traveste da Babbo Natale

Per l’edizione 2025 del Salone di Genova, invece,

Rama Marine spariglierà le carte sul tavolo e si

travestirà in congruo anticipo da Babbo Natale per

i propri aficionados, e non solo, segnando una duplice

inversione di rotta: grande attenzione al piccolo

diporto e allargamento delle consolidate maglie

di prodotto. Sintetizzando, tra le new entry c’è

Hidea, per la frazione termica, e un’altra “entità”,

al momento anonima, per le soluzioni elettrificate,

in un range di potenza da 36,7 a 183,8 chilowatt

(da 50 a 250 cavalli, con un picco di 350). Tra i

gruppi di bordo, segnaliamo Sea Energy, avvistata

al Salone 2024 che copre da 39 a 416 chilowatt e

sarà affiancata da un altro marchio, nell’intervallo

da 5,5 a 34 chilowatt, che presidia la parte bassa

del listino, sovrapponendosi parzialmente con

Lombardini Marine. Se per svelare l’identità dovrete

per forza di cose recarvi in piazzale Kennedy,

all’ombra della Lanterna, possiamo anticipare

i risultati dichiarati della rumorosità. Chiamiamola

però silenziosità, dal momento che si ragiona di un

gruppo da 34 chilowatt con appena 67 dBA a un

metro di distanza.

L’ultimo marchio ignoto da segnare sul taccuino

alla voce “new entry”, che sarà svelato direttamenmare

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Rama Marine, si sa, è legata intimamente al

nome di John Deere, non solamente tra i campi

e incapsulato nei cofani dei generatori. Il

cervo appare anche in scia, spumeggiante tanto in

mare quanto tra le acque interne. L’ammiccamento

è principalmente rivolto alle applicazioni commerciali,

light e medium duty (senza fare nomi, e non

sarà l’ultima volta, in questa pagine, è in corso

un abboccamento con un grande cantiere per la

fornitura di alcuni motori da propulsione e gruppi

elettrogeni). Fin qui siamo nel campo del già detto

e dell’ortodossia conclamata.

te allo stand Rama, è nordeuropeo, si rivolge a impieghi

premium ed è, per così dire, “eccentrico”.

Stiamo parlando di un motore ad anello, a induzione,

con l’elica senza asse centrale, statore esterno,

rotore interno al motore elettrico. Le pale sono

attaccate al rotore e non è previsto un cuscinetto

tra rotore e statore. Si evince intuitivamente che

la manutenzione è ridotta ai minimi termini. Una

soluzione applicabile alla propulsione e all’elica di

prua. Essendo il motore elettrico immerso, diventa

praticamente impercettibile a “orecchio” nudo. La

gamma si inscrive in un intervallo compreso tra

0,5 e 75 chilowatt. Fin qui, siamo rimasti piuttosto

sul vago. Entreremo più nel dettaglio con un

paio dei nomi citati. Cominciamo da chi indossa le

mostrine della novità assoluta, cioè i fuoribordo a

carburatore e a iniezione elettronica (questi ultimi

da 20 a 130 cavalli) di Hidea.

Una bella Hidea

Hangzhou Hidea Power Machinery è l’unica

azienda cinese nel listino Rama Marine e vanta

una capacità produttiva annua sulle 100.000 unità.

La gamma include motori fuoribordo equipaggiati

con sistemi di alimentazione a carburatore, quindi

con una configurazione meccanica diretta, che

si traduce in una manutenzione semplificata e in

una sostanziale robustezza operativa. I modelli a

carburatore, come l’HDF20H, spesso presentano

una struttura compatta e un peso contenuto. Nonostante

i tanti anni sul groppone, o forse proprio in

ragione della loro verificata affidabilità, l’alimentazione

a carburatore assicura una miscelazione

controllata di aria e carburante, fondamentale per

la combustione interna e l’erogazione della potenza.

Parallelamente, Hidea offre una gamma avanzata

di fuoribordo con tecnologia Efi (Electronic

fuel injection), ovvero a iniezione elettronica del

carburante. Una sigla assai familiare anche alle

latitudini dei mono e bi cilindrici per il giardinaggio.

Questa soluzione permette una gestione più

precisa e ottimizzata dell’alimentazione. Il sistema

Efi, gestito da una centralina elettronica (Ecm),

monitora costantemente vari parametri operativi

del motore, come temperatura, pressione dell’aria,

giri del motore, per iniettare la quantità esatta

di carburante necessaria in ogni momento. Di

riflesso, si alza l’asticella dell’efficienza di combustione,

si favoriscono la reattività dei comandi

in consolle e un avviamento più agevole, anche a

basse temperature o dopo lunghi periodi di inattività.

Sono della autentiche novità i modelli di

punta HDEF150/175/200 Efi, con pesi che variano

dai 226 ai 230 chili. Si rivolgono a imbarcazioni

di dimensioni maggiori o ad usi professionali, non

solo per una mera questione di curve prestazionali.

In caso di anomalie, la diagnostica permette un’identificazione

più rapida e precisa delle problematiche.

La possibilità di gestire questi motori sia

tramite comandi manuali (posteriori/anteriori) sia

attraverso un sistema di comando a distanza evi-

Hidea è un marchio

cinese che sfoggia

numeri all’altezza

del gigantismo

della Terra di

Mezzo. Si ragiona

addirittura di oltre

centomila sistemi

propulsivi all’anno

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Ci sono anche il JD14 e il JD18 del Cervo

Dell’allegra brigata di Rama Marine al Salone di Genova

faranno parte anche il JD14 e il JD18. Con l’introduzione

di questi motori, John Deere è in grado di offrire ai cantieri

monoblocchi con le carte in regola per sopportare cicli di

lavoro più pesanti (rispetto al John Deere 13.5L) e una

gamma di potenza più completa, da 298 a 599 chilowatt

(quindi da 400 a 803 cavalli). La produzione è prevista a

stretto giro di posta, nel 2026.

«Le imbarcazioni alimentate dai nostri motori marini fanno

parte di operazioni commerciali laboriose e instancabili che

necessitano di potenza e affidabilità senza compromessi»,

ha affermato Pierre Guyot, vicepresidente senior di John

Deere Power Systems. «Con i motori marini JD14 e JD18,

siamo in grado di offrire prestazioni elevate e un’eccellente

efficienza nei consumi, garantendo al contempo la robusta

durata per cui i nostri motori marini sono diventati noti nel

settore. Siamo entusiasti di dimostrare il nostro impegno nei

confronti del settore marittimo attraverso questi nuovi motori

e di fornire una nuova classe di potenza».

La versione marinizzata del JD14, ideale per imbarcazioni

passeggeri, imbarcazioni pilota e varie applicazioni per

imbarcazioni da lavoro, oltre al tipico impiego diportistico,

è un motore da 13,6 litri, 6 cilindri (AxC c132x165 mm).

La fascia di potenza è prevista tra 298 e 599 chilowatt

(da 400 a 803 cavalli). Il motore marino JD14 propone

ingombri ridotti rispetto al precedessore da 13,5 litri siglato

6135SFM85. Tra gli aggiornamenti, rispetto alle generazioni

precedenti, rientra la calibrazione del common-rail ad alta

pressione (HPCR), progettato per ottimizzare i consumi di

carburante. Il treno di ingranaggi posteriore offre fino a due

prese di forza per alimentare dispositivi ausiliari. l design

con albero a camme in testa e regolatori idraulici del gioco

valvole impatta virtuosamente sulla manutenzione e migliora

il funzionamento delle valvole. Infine, una maggiore durata

del ciclo di lavoro e intervalli di manutenzione fino a 500

ore. La versione off-highway del John Deere 18.0L si è

aggiudicata il Diesel of the year 2021.

mare

denzia la loro versatilità e l’adattabilità a diverse

configurazioni di imbarcazione.

Passiamo dalla propulsione alla generazione a bordo

nave. I generatori Sea Energy sono prodotti da

TDMED Power Systems, che con Rama condivide

l’impronta motoristica: dal 1987 è attiva nella distribuzione

dei motori John Deere in Spagna, oltre

che nel campo della generazione. Questa gamma si

estende da 45 a 470 kVA, nelle configurazioni a 50

Hz e 60 Hz, per il diporto e le barche da lavoro.

Sea Energy si è fatta in due

• Sea Energy Yachting prevede cofanature altamente

insonorizzate, progettate esplicitamente per minimizzare

l’impatto acustico a bordo. I pannelli

modulari e rimovibili facilitano l’accesso per le

operazioni di manutenzione, ottimizzando i tempi

di fermo.

•Sea Energy Commercial è pensata invece per le

imbarcazioni da lavoro, pescherecci, navi mercantili

e rimorchiatori, con un occhio di riguardo per

la robustezza. A differenza della serie Yachting, i

generatori commerciali non integrano cofanature

a prova di rumore, focalizzandosi sulla praticità

operativa e sulla resistenza in ambienti marini

corrosivi e impattanti, in termini di vibrazioni e

sollecitazioni di altro genere.

Il cuore dei generatori Sea Energy è costituito da

motori John Deere, nel solco del comune destino

di Rama e TDMED. La controllante di Sea Energy

mantiene a magazzino sia motori marini che

alternatori Stamford, Leroy Somer e Mecc Alte.

Il sistema di controllo e monitoraggio integrato

utilizza il protocollo Modbus TCP/RTU. Si consente

così l’integrazione dei generatori con sistemi

di gestione della potenza (Pms) complessi, offrendo

capacità di diagnosi remota tramite connessioni

Ethernet o Gprs. Tale sistema supporta la gestione

automatica di avviamento, spegnimento e allarmi,

incrementando l’autonomia operativa e la sicurezza.

La versatilità si estende anche alle configurazioni

del sistema di raffreddamento, che possono

includere soluzioni a chiglia, scambiatore di calore

o radiatore. Tutti i generatori sono raffreddati ad

acqua, ottimizzando così gli spazi a bordo.

Sistemi certificati

I Sea Energy sono stati concepiti in ottica IMO

Tier III ed EU Stage V Marine, grazie al tipico

pacchetto che ben conosciamo sia per gli impieghi

stradali che tra i campi e in cantiere, Scr e Dpf.

Ogni unità firmata da Sea Energy è sottoposta a

test su banchi di carico e banchi prova motore.

L’assistenza post-vendita è garantita a livello globale

attraverso una rete di officine ufficiali in Spagna,

Portogallo e Turchia, supportata da oltre 40

concessionari, oltre alla rete di assistenza ufficiale

John Deere.

La

diversificazione

del pacchetto

di Rama Marine

investe anche la

generazione di

bordo. È il caso

di Sea Energy.

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salone di venezia. Con Repower

Il Salone di Venezia è uno dei protagonisti della Expo 2025

Osaka con un evento dedicato all’interno del calendario delle

attività del Padiglione Italia

ECOSISTEMA

ELETTRICO

Un tripudio di piccoli battelli, tipicamente orientati

al servizio taxi, ma non solo, di cui vi proponiamo

una selezione fotografica. Al Salone Nautico di

Venezia 2025 spicca, a nostro avviso, l’esempio di

Lucietta, creatura di Repower, multiutility svizzera

in grado di provvedere anche all’erogazione di

elettricità e alle infrastrutture di supporto. Nelle

pagine successive approfondiremo il refitting

ibrido di un vaporetto a firma di Vulkan e Bimotor

«La nostra imbarcazione full electric ha vinto la competizione per

barche elettriche E-Regatta dimostrando superiorità tecnica, efficienza

e affidabilità», ha dichiarato Massimo Labruna, di AS Labruna

mare

AVenezia le luci dell’Arsenale si sono accese

soprattutto per le imbarcazioni elettriche o

ibride dai 6 ai 50 metri. Astenersi gigayacht,

insomma. Possibilmente anche endotermici puri

e duri. In queste due pagine vi proponiamo una

carrellata fotografica di scafi elettrificati, e approfondiremo

il caso di Repower. Qualora non la conosceste,

sappiate che potrebbe prendersi in carico

l’intero ecosistema di una imbarcazione a batteria.

Per ecosistema s’intende la prospettiva sistemica

dell’elettrificazione di uno scafo, che include l’infrastruttura

di ricarica (insomma, una colonnina in

banchina), magari alimentata, anche solo parzialmente

da pannelli solari installati sulla pensilina.

Nel caso non bastasse, esigete pure l’erogazione

senza soluzione di continuità dell’energia elettrica.

Repower è un’azienda svizzera nativa della fornitura

di energia elettrica e gas, che ha sviluppato

un comparto di mobilità elettrica: bici, cicloturismo,

mobilità elettrica in generale, incluse le imbarcazioni.

Forniscono anche impianti fotovoltaici

e diagnosi energetiche. Insomma, dovrebbe essere

chiare le ragioni della partecipazione di Repower

al Salone Nautico di Venezia. Lei si chiama Lucietta,

è un’anteprima e si fregia di essere il primo

taxi veneziano full-electric, progettato dal gruppo

svizzero in collaborazione con Nauta Yachts per il

design e il Cantiere Serenella di Murano per la realizzazione

artigianale. Nella fase di proegttazione

sono stati coinvolti alcuni taxisti veneziani. Lucietta

si presenta in continuità con Repowere, premiata

con una menzione d’onore all’interno del Premio

Compasso d’Oro 2020. In merito ai materiali, citiamo

la fibra di carbonio per la carena e il vetro

rigenerato delle vetrerie di Murano, che Rehub, una

startup anch’essa di Murano, vincitrice del Premio

Speciale Repower per l’Innovazione del 2023, ha

trovato il modo di riciclare e utilizzare sull’imbarcazione.

La barca misura 9,30 metri di lunghezza,

2,25 metri di larghezza e 2,10 metri di altezza, che

le consentono di muoversi agilmente nel reticolo

dei canali veneziani. Lucietta è omologata con una

capacità di trasporto fino a 14 persone e fa leva

sulle specificità del delicato scenario lagunare e cittadino,

sgravando l’impatto acustico e le vibrazioni

degli endotermici, azzerando il rilascio di fumi e

scie oleose. Da un punto di vista tecnico è equipaggiata

da un sistema propulsivo elettrico da 200

chilowatt, alimentato da un pacco batterie da 180

kWh. Lucietta raggiunge così i 30 nodi di velocità

massima ma soprattutto, operando alle velocità di

codice in laguna (7-20 km/h), è in grado di coprire

un’intera giornata lavorativa senza dover ricaricare.

Parla l’AD di Repower

Fabio Bocchiola, amministratore delegato di Repower

Italia. «Una rivoluzione che procede a velocità

alterne, complice anche uno scacchiere geopolitico

in evoluzione che ha spinto molti Paesi ad adottare

politiche nuove e a ripensare, in generale, la strategia

per la transizione energetica. Tuttavia» evidenzia

Bocchiola «come già descritto nel nostro White

Paper dedicato alla mobilità sostenibile, l’Unione

Europea ha delineato un percorso ambizioso per

ridurre le emissioni del settore della nautica elettrica,

un mercato che, come riportiamo nel nostro

White Paper sulla mobilità sostenibile, è destinato

a raggiungere un volume d’affari globale di circa

13 miliardi di dollari entro il 2030. In questo contesto

posso dire con orgoglio che Repower è stata

pioniere nel settore della nautica elettrica urbana

e oggi ringrazio i nostri partner, Nauta Yachts e

Cantiere Serenella, per il prezioso contributo dato

alla realizzazione di questo nuovo progetto che presentiamo

al Salone Nautico».

Il Ceo di Bertoldi Boats

«Già nel 2018» sottolinea Marcello Bertoldi, partner

nautico Repower e Ceo di Bertoldi Boats «abbiamo

scelto il Salone Nautico della Sostenibilità di

Venezia per presentare Repowere, la seconda barca

full electric di Repower, pensata per le acque aperte

e chiuse. Grazie anche a questa esperienza è nato il

progetto Lucietta, un’imbarcazione che rappresenta

un capitolo nuovo della storia dei taxi boat della

Laguna, in equilibrio tra identità storica e innovazione

sostenibile. Lucietta non è semplicemente

un’eccellenza del saper fare della laguna ma anche

un contributo al dibattito sul trasporto pubblico per

la Laguna, una soluzione in grado di integrarsi con

gli strumenti di ricarica fast-charge per automobili

ed offrire prestazioni ed autonomie pari a quelle

delle imbarcazioni endotermiche che oggi solcano

le acque veneziane».

Massimo Gino di Nauta Yachts

«Le dimensioni dei taxi di Venezia sono determinate

dalla città, dai suoi canali, dai suoi ponti e dagli

ormeggi, quindi altezza di costruzione, larghezza

massima e lunghezza devono rispettare vincoli molto

precisi» ha dichiarato Massimo Gino di Nauta

Yachts.

De Antonio E 23

Colombo 25 Super Indios

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33



salone di venezia. Bimotor FPT Vulkan

È RINATO

IBRIDO

Vulkan Italia si è aggiudicata il bando di ACTV/

AVM per retrofittare con un pacchetto ibrido

alcuni vaporetti, insieme a Bimotor. L’endotermico

è l’N67 di FPT Industrial. Vulkan Italia si è prodigata

nel ruolo di collettore delle istanze di layout

ingegneristico, di certificazione e di formazione,

a braccetto con la società di trasporto pubblico

lagunare. In due parole, ha indossato i panni

dell’integratore di sistema

Salvatore Savarese,

Direttore Operativo

Manutenzione

Navale ACTV:

«Due le sfide

da affrontare: la

costruzione di

nuove unità dopo

più di 20 anni di

stop, e il refitting

di quelli esistenti»

mare

C

hi potrebbe sospettare dei suoi 43 anni di

militanza tra i canali e la laguna di Venezia?

Il Cantiere Morini di Ancona consegnò il

vaporetto ritratto nelle foto addirittura nel 1982,

ai tempi della pirotecnica Nazionale del Mundial

di Spagna. Quell’urlo di Marco Tardelli rivive

nella seppur più pacata descrizione dell’ingegnere

di Vulkan che ha seguito il progetto. Nell’affannosa

rincorsa alla utopistica sostituzione delle

flotte nautiche con il primo equipaggiamento full

electric, si rischia di trascurare l’emergenza del

revamping. Una sfida presa sul serio da Vulkan

Italia e Bimotor, in compagnia di FPT Industrial,

E2C (convertitori elettrici), Tema (motori elettrici

per la propulsione e la generazione, inverter, quadro

di distribuzione e sistemi di controllo Pms),

Innave (progettazione navale) e VECO (impianti

di raffreddamento e ventilazione). Il trigger

di Vulkan è stato un bando pubblico emesso

dall’ACTV di Venezia per il retrofit di cinque

vaporetti della Linea 1, con la possibilità di salire

a dieci, in caso di soddisfacimento dei target.

Hanno completamente ridisegnato il sistema

tradizionale composto dal vetusto endotermico

AIFO da 8,7 litri collegato all’asse elica con un

riduttore, all’interno di un sistema ibrido seriale.

Primo aspetto da sottolineare è il downsizing, ad

opera dell’N67 450 N ausiliario a giri variabili

di FPT Industrial. Il capitolato presupponeva una

riduzione simbolica delle emissioni di appena il

3%. Dati alla mano, confortati dai calcoli fatti

dall’Università e dai test a banco, Vulkan Italia,

nel suo ruolo di integratore di sistema, confidava

di raggiungere circa il 15%. L’esito reale si è

attestato intorno al 28-30%. Giovedì 29 maggio,

giornata inaugurale del Salone Nautico di Venezia,

il vaporetto ibrido aveva maturato un mese

di navigazione sulla linea 2, da Piazza Roma

fino a San Zaccaria, passando per la Giudecca.

Successivamente, da lì fino al Lido Santa Maria

Elisabetta, con la linea 1. Originariamente, il

vaporetto, dopo aver superato le visite ispettive

ed ottenuto il via libera alla navigazione da parte

della Capitaneria di Porto di Venezia, è stato

affidato all’esercizio navigazione per la fase di

verifica sul funzionamento in servizio del mezzo.

Vulkan Italia è l’integratore di sistema

Il nome determinante per comprendere questa

operazione è quello di Vulkan Italia. Il bando

prevedeva che la fonte di energia principale derivasse

del gruppo generatore, sempre in funzione

e sostituito dalle batterie in caso di avaria. Il

pacco batterie agisce in peak shaving, assorbendo

i picchi di energia sia in esubero che in difetto,

per evitare che il termico si scosti dal suo regime

idoneo. Quando le batterie sono scariche, a ricaricarle

provvede il generatore. Abbiamo detto di

Vulkan che si è spesa nel ruolo di system integrator.

Il contributo in termini di prodotto è limitato

ai giunti antivibranti e ai sistemi elastici. Il lavoro

dietro le quinte si è concentrato sulla regia,

coordinando una cinquantina di fornitori e compilando

le schede tecniche di ogni componente.

Hanno messo mano al sistema di raffreddamento,

che da keel cooling è passato alla presa mare,

perché non era possibile raffreddare tutti i componenti,

soprattutto quelli elettrici. La presa mare

porta acqua fresca internamente, supportata da

un chiller dedicato, che nei mesi più caldi riesce

a scambiare con i sistemi di raffreddamento acqua

a 8°. «Il lavoro più grande lo abbiamo fatto

sulle batterie», ci hanno spiegato. Oltre alla corrosione,

c’è infatti da considerare la strategia di

prevenzione dei possibili incendi. Le otto batterie

sono al litio-ferro-fosfato, chimica che più difficilmente

innesca la fiamma; dispongono di un sistema

di venting e di controllo delle temperature.

Il chiller è in grado di scambiare con i sistemi di

raffreddamento acqua a 8°. La strategia di prevenzione

d’incendio delle batterie ha distribuito

gli otto moduli al litio-ferro-fosfato all’interno

di quattro cassoni, completamente sigillati e raffreddati

da ventole apposite. In caso di avaria, il

thermal runaway sarebbe disinnescato tramite allagamento,

azionato da una pompa autoadescante.

Vulkan ha inserito un sistema antincendio ad hoc,

con centralina dedicata. Il Plc per l’antincendio

verifica le temperature del battery management

system, che interviene aprendo il teleruttore a 50

gradi, e andando in venting, che avviene di norma

tra 100°C e 120°C. Se si arrivasse a 65°C, il sistema

avvertirebbe con un allarme definitivo per

attivare l’antincendio. Ogni cassone dispone di

un sensore di misura della temperatura e di uno

per la rilevazione dei fumi. Per ogni condotta è

previsto un sistema di rilevazione dell’idrogeno,

presente anche nella camera.

Il locale batterie è attrezzato con un sistema di

estinguenza completamente stagno, rispetto all’adiacente

locale macchine, per evitare inneschi dovuti

a scintille o alla temperatura del diesel.

Emissioni alla sbarra

Come misurato e certificato durante le prove a

banco realizzate da Vulkan Italia e verificato dai

tecnici ACTV, la nuova soluzione propulsiva abbatte

gli agenti inquinanti in questi termini: il

monossido di carbonio del 32%, gli ossidi di azoto

del 26%, il particolato del 31% e gli idrocarburi

incombusti del 7%, per una riduzione delle

emissioni totali del 28%. ACTV sarà supportata

nella manutenzione dell’N67 dalla sede operativa

di Marghera di Bimotor.

«Accogliamo con favore questo nuovo tassello

tecnologico dell’evoluzione della flotta» ha commentato

Direttore Operativo Mobilità Lagunare

ACTV Gianluca Cuzzolin. «Ora l’unità è affidata

all’esperienza degli equipaggi e della Centrale

Operativa Navigazione che condurranno tutte le

verifiche di funzionamento prima della definitiva

messa in esercizio. Il rinnovo, anche tecnologico,

della flotta è una sfida non solo per la parte

manutentiva ma anche per comandanti, preposti,

direttori di macchina, aiuto motoristi e marinai

che ogni giorno conducono le unità navali e trasportano

migliaia di passeggeri in ogni condizione

meteo-marina».

34

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cartello. Yanmar E-Saildrive e Orizon

PLUG-IN

A VELA

Yanmar Marine ha concepito un

sistema plug and play che trasmette

all’elica chilowatt elettrici, per una

navigazione integralmente a zero

emissioni. Cartello ha raccolto il

testimone e propone anche il sistema

diagnostico Orizon, ad opera della

stessa società genovese

A sinistra,

l’hardware del

sistema Orizon

di Cartello. In

apertura, l’E-

Saildrive di Yanmar

meccanici, oltre alla rimozione di

componenti soggetti a usura, come

il sistema di iniezione e lo scarico.

Secondo quando dichiarato da Yanmar,

il sistema è progettato per

operare con batterie di ultima generazione,

garantendo un’autonomia

estesa e una ricarica efficiente. La

chimica è a litio-ferro-fosfato ((Li-

FePO4), in attesa, aggiungiamo noi,

degli sviluppi definitivi delle battemare

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Esistono parole d’ordine che dettano i tempi e la

semantica dell’agenda motoristica. Sicuramente

la parola “elettrificazione”, possibilmente

abbinata a “integrazione”. Lo dimostra la versione

elettrificata dell’IPS di Volvo Penta, di cui parliamo

su questo numero. Yanmar Marine International rilancia

con l’E-Saildrive. La serie si articola su tre

livelli di potenza: SDe7 kW, SDe10 kW e SDe15

kW, capaci di erogare potenze fino a 15 kW, come

indicato dalla cifra finale. Questo sistema propulsivo

si presta per imbarcazioni a vela fino a 40

piedi di lunghezza. Una delle principali missioni

dell’ingegneria giapponese è stata quella di sviluppare

interfacce compatibili con i saildrive diesel.

L’E-Saildrive è quindi concepito per integrarsi nelle

imbarcazioni esistenti senza necessità di modifiche

strutturali allo scafo.

Integrazione in parole semplici

Il concetto di integrazione, all’atto pratico, include

ingranaggi, motore, controller e sistema di raffreddamento,

tutti sviluppati internamente. Il livello di

rumorosità ovviamente beneficia dell’assenza di

rumori e vibrazioni tipici dei motori a combustione

interna. Altra caratteristica di qualsiasi applicazione

elettrificata riguarda la manutenzione ridotta. La

semplificazione della catena cinematica riguarda la

pletora di valvole, rinvii angolari, giunti, accessori

per il post-trattamento e dispositivi

SERIE SDE

SDe7 SDe10 SDe15

kW/giri 7/2.700 10/2.700 15/2.700

Rapporto 2.13 2.13 2.13

Massa (kg) 68,7 68,7 78

LxWxH 758x636x424 758x636x424 793x636x424

Voltaggio 48V 48V 48V

Chimica LiFePO4 LiFePO4 LiFePO4

kWh 11,6 15,6 23,2

Funzionamento 100% 1h 30m 1h 30m 1h 15m

rie allo stato solido. Attesa messianica che investirà

per primo il settore automobilistico e che potrebbe

accelerare la diffusione dei pacchi batterie sotto

coperta (BYD ha dichiarato che questo traguardo

potrebbe essere varcato nel 2027). Inoltre, è compatibile

con fonti di energia rinnovabile, come pannelli

solari e generatori eolici, che svolgerebbero la

funzione di range extender. Intendiamo dire che se

in un sistema ibrido l’endotermico è in grado di allungare

l’autonomia del pacco batterie, le rinnovabili

permetterebbero agli armatori di prolungare la

durata delle navigazione. Floris Lettinga, Direttore

Vendite e Marketing di Yanmar Marine International:

«Il nostro sistema di propulsione elettrica è

Manutenzione predittiva e monitoraggio

in remoto sono altri mantra, oltre a quelli

citati in apertura di articolo, che hanno

colonizzato il linguaggio motoristico

e le aspettative degli utilizzatori finali.

Cartello ci ha pensato e ha provveduto.

Che questa forma di controllo non sia

“poi troppo” remota, come recita il titolo

del box, è un gioco di parole. Avvalersi

della softwaristica per tenere sott’occhio

i parametri del motore è quanto di più

tangibile, e immediato. Il sistema di

concepito avvalendosi delle risorse

interne dal direttore tecnico di Cartello,

Luca Musso, si chiama Orizon. Una

soluzione che attinge a oltre quarant’anni

di esperienza dell’azienda genovese

nell’assistenza, miscelata con gli

strumenti offerti dalla telemetria e dal

supporto dell’intelligenza artificiale e

dell’internet delle cose (IoT).

Tra i pilastri di Orizon ci sono l’essenza

diverso dagli altri disponibili sul mercato. I nostri

tecnici hanno creato un sistema intelligente e integrato

su una piattaforma plug and play che aiuta

i diportisti a passare agevolmente alla propulsione

elettrica. Stiamo compiendo tutti insieme un viaggio

verso la sostenibilità e con la soluzione E-Saildrive

intendiamo ispirare i diportisti a unirsi a noi per

ridurre il nostro impatto ambientale un passo alla

volta».

L’E-Saildrive ha ricevuto il DAME Design Awards

2024, per il miglior design nella categoria “Propulsion

& Dynamics”, e l’Innovation Award al Discover

Boating Miami International Boat Show 2025

nella categoria “Alternative Propulsion”.

Orizon: un controllo (nemmeno troppo) remoto

stessa della manutenzione predittiva,

cioè la calibrazione degli interventi basati

sulle effettive necessità, con funzione

pre-traversata, per evitare il “collasso”

dei programmi croceristici dell’armatore.

Il sistema è costantemente connesso

alla rete. In caso di allarme motore,

tutte le informazioni diagnostiche sono

trasmesse immediatamente sia al centro

di controllo Orizon sia al dealer più

vicino. Questo sistema è configurabile

con due ingressi analogici e due digitali,

integrato con una piattaforma inerziale

per il monitoraggio accurato delle

condizioni statiche dell’imbarcazione. La

geolocalizzazione permette di attivare la

funzione Geofencing, con localizzazione

in caso di guasto o tentativi di intrusione.

L’antifurto attiva l’inibizione dei motori

in caso di furto dell’imbarcazione o

manomissione del sistema. Il sistema di

monitoraggio remoto Orizon si distingue

per la sua capacità di acquisizione e

gestione dei dati. Per quanto concerne i

canali di input, Orizon integra due porte

Can Bus J1939, una NMEA2000 e una

NMEA0183, garantendo una connettività

versatile con i sistemi di bordo. A questi

si aggiungono due ingressi per rilevazioni

di tensione e due ingressi digitali

per segnali On/Off, affiancati da due

ingressi dedicati allo stato di marcia. La

piattaforma vanta inoltre una piattaforma

inerziale integrata e la possibilità di

connettere termocoppie di tipo K per

la lettura della temperatura dei gas di

scarico. Sul fronte dei canali di output, il

sistema offre due uscite On/Off, gestibili

da remoto tramite il portale o l’app

dedicata, numero che può estendersi

a cinque in presenza di due Black Box

installate. Completano le funzionalità di

output un indicatore di stato specifico per

la funzione antifurto e led di diagnosi.

37



volvo penta. Anche l’IPS

SI ATTACCA

ALLA SPINA

Volvo Penta ha dovuto riformulare le tempistiche

della riconversione del listino al verbo elettrico,

alla pari di tutti i costruttori. È comunque arrivato il

momento per effettuare un ulteriore balzo in avanti

nella propulsione marina attraverso il suo cavallo di

battaglia, la famiglia IPS. La gamma IPS Elettrica (E)

è un intrigante complemento alle soluzioni ibride

elettriche (H) introdotte all’inizio del 2024

Questo trimestre

è candidato alla

consacrazione

dell’IPS900E.

È l’evoluzione

elettrificata del

best seller di Volvo

Penta

Chiamatemi IPS900E

Il lancio del nuovo modello IPS900E (fino a 515

chilowatt) è stato calendarizzato nel quarto trimestre

del 2025, seguito dall’IPS650E (fino a 374

kW). L’obiettivo a lungo termine è elettrificare tutte

e cinque le trasmissioni IPS, coprendo potenze da

220 kW a 1,1 MW per trasmissione, scalabili fino

a 4,5 MW nelle configurazioni quadruple. La gamma

completamente elettrica offrirà una funzionalità

completa “dalla plancia all’elica”, mantenendo la

manovrabilità e il controllo fluidi che sono i tratti

distintivi dell’esperienza IPS. Il sistema EVC dispone

di funzionalità premium come il Joystick Driving,

il Dynamic Positioning System, l’Autopilot e

l’Assisted Docking. Gli operatori beneficeranno anmare

Il sistema IPS di Volvo Penta è apparso per la

prima volta al crepuscolo del 2004. L’anno successivo,

quando ancora per alcuni costituiva una

curiosità, abbiamo scritto: «È un sistema di propulsione

integrato che include il motore diesel, le

funzioni di governo e inversione, e le eliche. La

parte propulsiva assomiglia alla struttura generale

di un piede poppiero (stern drive), ma il movimento

è trasmesso con una doppia coppia conica a U

invece che a Z, e la sua installazione è interamente

entrobordo. Grazie alla trasmissione a U, le eliche

operano in trazione (pull) anziché in spinta (push).

Questo aumenta notevolmente l’efficienza, poiché le

eliche lavorano in acqua indisturbata, generando

una spinta orizzontale e convertendo tutta la coppia

in forza propulsiva effettiva».

Crescita costante

In oltre vent’anni, il sistema si è costantemente

evoluto. L’Inboard Performance System ha riscontrato

un elevato livello di accettazione anche tra le

applicazioni professionali ed è stato proposto come

soluzione ibrida, in grado di lavorare in tre modalità

operative. Le prime due modalità funzionano con la

frizione inserita. Quando disinnestata, si passa alla

modalità completamente elettrica. Questo è stato il

passo propedeutico alla consacrazione a zero emissioni.

La gamma Volvo Penta IPS Elettrica (E) è

una nuova aggiunta alle soluzioni ibride (H) lanciate

all’inizio del 2024. Insieme, queste gamme

offrono ai clienti una varietà di configurazioni su

misura, adatte a diverse esigenze operative e cicli

di lavoro. In questa declinazione propulsiva marina

completamente elettrificata, il motore elettrico

è accoppiato direttamente all’IPS ed è disponibile

in installazioni doppie, triple o quadruple. Questo

apre la strada a un esteso ventaglio di imbarcazioni

che potranno beneficiare delle principali caratteristiche

di questo sistema, tra cui l’Electronic Vessel

Control (EVC), la propulsione “forward-facing” (a

trazione) e la manovrabilità.

Come abbiamo scritto nel 2005, un vantaggio chiave

del sistema IPS risiede nella sua configurazione

con eliche azimutali controrotanti e traenti. Se

combinato con motori elettrici, questo approccio in

acqua si traduce in una soluzione che concilia prestazioni

e tolleranza zero alle emissioni. L’accelerazione

rapida, il raggio di sterzata ridotto, l’ottima

tenuta e il controllo preciso migliorano ulteriormente

l’efficienza complessiva. Per gli operatori, si traduce

in viaggi più silenziosi e fluidi con un impatto

ambientale ridotto all’osso.

che di un’interfaccia Uomo-Macchina (HMI) completamente

integrata, che consentirà una selezione

intuitiva della modalità di guida e il monitoraggio

del sistema tramite l’Energy Management System

(EMS). Le modalità disponibili includono Pure

Electric, Hybrid Electric e Hybrid Fuel, garantendo

flessibilità e facilità d’uso al timone.

Ode alla scalabilità

Volvo Penta si impegna a fornire soluzioni scalabili

e standardizzate che possano integrarsi con una varietà

di sistemi di terze parti qualificati. L’azienda si

propone di collaborare con partner affidabili per offrire

soluzioni elettriche completamente integrate che

combinano i pacchetti di propulsione IPS con sistemi

di accumulo energetico (ESS), potenziali gruppi elettrogeni

marini (marine gensets), infrastrutture di rete

DC ed EMS. Inoltre, Volvo Penta apporta capacità

interne attraverso la controllata ZEM, consentendole

di fornire configurazioni ibride o completamente

elettriche complete, inclusi sistemi di propulsione,

gruppi elettrogeni marini (se richiesti), ESS ed EMS.

Il gruppo di lavoro di ZEM vanta un’esperienza

nell’elettromobilità che risale al 1993.

38

39



as labruna. Come alimentare le batterie?

CON LE ISOLE

VERDI

Le isole verdi di ricarica sono equiparabili a power

bank, generalmente posizionate sulla superficie di

supporti galleggianti. Secondo Massimo Labruna

si possono utilizzare scariche a una potenza

doppia rispetto a quella nominale. Le ricariche

rapide sono fruibili anche da fonti rinnovabili.

Questo approccio non esclude postazioni fisse,

eventualmente integrabili con la rete elettrica

TERRA

Fuoribordo elettrici, vaporetti ibridizzati, generatori

a metanolo. Anche la nautica si è allineata

alle sollecitazioni ambientali. La tecnologia è

ormai matura. Il nodo scorsoio nel quale rischiano

di restare strozzate anche le migliori intenzioni è

sempre lo stesso: le infrastrutture di ricarica. AS

Labruna si è interrogata sulla questione. La risposta

è affidata a Massimo Labruna. «La nostra soluzione

risponde al nome di isole verdi di ricarica». Il

termine isola verde è evocativo di assonanze ecologiche

e di operatività in autonomia.

Immaginiamole come power bank

In questo caso, trattandosi di applicazioni marine,

queste isole verdi possono letteralmente manifestarsi

come oasi di ricarica galleggianti. Per dirla in

modo brutale, ma chiaro, sono equiparabili a power

bank su chiatte costituite da batterie molto performanti,

alimentabili a rinnovabili, quindi energia solare,

eolica, quando non con generatori a metanolo,

idrogeno, Hvo o altro combustibile da biomassa. Le

rinnovabili, si sa, sono croce e delizia. CO2 free ma

scorbutiche e intermittenti. Quindi? «Si procede a

immagazzinare l’energia in questi power bank performanti»

osserva Labruna. «Posso utilizzare scariche

a una potenza doppia rispetto a quella nominale.

Se dispongo di un accumulo di 100 kWh, posso

scaricarle a 200 kW, utilizzando questi power bank

come fast charger, che permettono diverse ricariche.

Provi a immaginare un gommone con a bordo

240 chilowattora di batterie. Dove e come le carico,

dalla colonnina nella marina, restando agganciato

una settimana intera? Stiamo mettendo a punto i

power bank ricaricabili, in grado di erogare un certo

numero di cariche rapide, pur se la loro ricarica

avverrà da fonti a bassa potenza di ricarica, come

energia eolica o solare. Queste soluzioni sono applicabili

sia in banchina che sul terrestre».

Ce lo insegna la (tecnologia) stradale

Come sia possibile è presto detto. La sorgente è la

tecnologia per lo stradale, nell’elettrificazione come

nell’endotermico. «Nell’automotive, dove c’è richiesta

di potenza istantanea, esistono batterie con una

capacità di scarica “2C” o “3C”, due o tre volte la

corrente nominale, che permettono di scaricare frequentemente

con potenze di picco elevate. I sistemi

di accumulo attuali utilizzano batterie LIFEPO4 che

hanno correnti di scarica al massimo di 1,1C o 1,2C.

Così, per avere delle scariche veloci, devo giocoforza

maggiorare la capacità delle batterie, quindi il peso

e l’ingombro».

Essere troppo performanti non penalizza l’efficienza,

in termini di cicli di carico e scarico?

«Le batterie sono generalmente penalizzate quando

la carica scende sotto il 20% o sale sopra l’80%. Tornando

all’accumulo, se devo portare energia a colonnine

di ricarica da 300 kW, mi serve di conseguenza

una montante elettrica di 300 kW, ed è tutt’altro che

banale».

Le isole verdi di ricarica sono allestibili all’interno di

container, che possono fornire energia per effettuare

diversi biberonaggi e, in emergenza, possono avvalersi

di un gruppo elettrogeno alimentato con combustibili

alternativi.

C’è spazio anche per l’idrogeno

«I nostri generatori a metanolo con fuel cell e a idrogeno

vanno in questa direzione», prosegue Labruna.

«L’idrogeno non permette di affidarsi a impianti di

grandi dimensioni, per cui si ricorre a un sistema di

accumulo che fa da volano e soddisfa le richieste veloci.

Si presta anche ad un’installazione fissa, in ogni

caso quella colonnina non è alimentata dall’energia

elettrica che prelevo dalla rete, ma da un sistema di

autoproduzione locale. Eventualmente dalla rete stessa,

all’occorrenza».

Nella parabola ascendente di AS Labruna questa fase

è di ottimizzazione del nutrito paniere di soluzioni

tecnologiche. E riguardo il mantra della manutenzione

predittiva? «Abbiamo sposato la causa della

blockchain, che ci notarizza i dati. Tutte le informazioni,

scambiate in tempo reale, tra il sistema di propulsione

e il cloud sono notarizzati, per cui questo

sistema può essere utilizzato anche eventualmente per

misurare i risparmi di CO2 certificandoli per eventuali

contributi statali». Cosa significa notarizzare i dati?

«Questi dati sono registrati in una blockchain, per cui

diventano immutabili, compreso il profilo di utilizzo

di una imbarcazione o di un veicolo industriale. Quel

dato non è più modificabile, come se fosse sigillato

da un notaio».

AS Labruna, anche in questo caso, si interfaccia con

i costruttori, compresi gli attori della filiera di ricarica,

svolgendo la funzione di integratori (e garanti) di

sistema. Un altro elemento determinante nell’architettura,

di cui si fa carico l’azienda di Monopoli, è quella

del controllo. «Stiamo mettendo a punto l’utilizzo di

batterie di derivazione automotive, di origine FPT

Industrial, sotto la supervisione di un Bms specifico.

Saremo in grado di fornire prestazioni di scarica notevoli,

al livello dei fast charger». Da oltre sei anni

AS Labruna ha sviluppato il sistema Sea 4.0. All’epoca

lo descrissero così: «In pratica raccogliamo i dati

relativi a motore e linea asse, li immagazziniamo e li

inviamo al cloud. Non si tratta della solita consolle

per la registrazione statica dei dati, Sea 4.0 quei dati

li analizza e consente di mapparli e pianificare gli

interventi in base alle reali condizioni di utilizzo del

motore». È la premessa della blockchain che cristallizza

i dati e li rende disponibili per la consultazione,

errori compresi. Il consumo medio di combustibile, la

media dei giri in motore, le percentuali di carico. «Sostanzialmente

ho creato un digital twin del motore su

cui posso eventualmente svolgere delle simulazioni. E

intervenire in caso di avaria, per verificare quali sono

le cause a posteriori, e prevederle, mettendo a punto

un algoritmo predittivo, poi canalizzare l’antefatto e

gli sviluppi sul digital twin».

Nella foto in alto,

uno scatto al

METS 2023. AS

Labruna replicherà

a novembre 2025,

oltre ai saloni di

Genova, Salerno e

Brindisi

40

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abb. AMXE

perkins. Con l’M245C al Seawork

CAMPIONE DI INTEGRITÀ

ABB non si manifesta solamente in cantiere, come potrebbe pensare chi si è

focalizzato sulla nostra incursione recente allo stand del bauma. AMXE è un motore

asicrono a magneti permanenti che segue la via maestra della densità di potenza,

è raffreddato ad acqua e integra una morsettiera semplificata

SIRENE ALBIONICHE

L’evento annuale che raduna a Southampton, nel Regno Unito, gli attori del

segmento nautico commerciale è diventato la vetrina abituale che Perkins utilizza

per rendere pubbliche le proprie soluzioni. L’ultimogenito è l’M245C, che funge

da apripista di una famiglia motoristica che non disdegna il mondo del diporto

Con l’AMXE, ABB

si presenta alle

imbarcazioni con

un biglietto da

visita di 616 kW e

3.300 Nm

Finora, la nostra attenzione su ABB si è concentrata

principalmente sulle applicazioni mobili

industriali, come quelle utilizzate nel settore

minerario, delle quali abbiamo parlato nel post bauma,

e sugli impieghi stazionari e residenziali. In

questa sede approfondiamo invece il motore elettrico

per il marino AMXE, progettato specificamente

per imbarcazioni elettriche e ibride con ponte aperto

(opem deck) e di piccole e medie dimensioni.

Il motore marino AMXE si caratterizza per la sua

densità di potenza, che consente un’erogazione significativa

di chilowatt in relazione a peso e dimensioni,

esattamente come avviene con gli endotermici.

È un motore sincrono a magneti permanenti

trifase, raffreddato a liquido, con classe di protezione

IP66. È in grado di coprire un’estesa gamma

di potenze fino a 616 chilowatt e può erogare una

coppia di 3.300 Newtonmetro. Progettato per un

funzionamento dinamico, raggiunge velocità fino

a 5.000 giri, mantenendo l’integrità operativa in un

ampio spettro di temperature, da -20°C a 65°C.

in diverse configurazioni di piccole imbarcazioni.

La struttura compatta e una morsettiera ottimizzata

sono intese a semplificare il processo di installazione,

sia in sale macchine anguste che in ambienti

a ponte aperto. Commentando il lancio, Roger

Affolter, Global Product Group Manager Traction

& Mobile e-Power Motors di ABB, ha dichiarato:

«L’elettrificazione delle imbarcazioni è una parte

fondamentale per migliorare l’efficienza e le prestazioni,

ridurre i costi operativi e le emissioni nell’industria

marittima».

Per il secondo anno consecutivo, Perkins ha

scelto il Seawork come palcoscenico per esprimere

la sua dimensione nautica. L’evento per

eccellenza dell’industria marittima commerciale

britannica si è svolto a Southampton il 10, 11 e 12

giugno. L’anno scorso, gli addetti ai lavori avevano

assistito alla presentazione dei motori Perkins E44

ed E70B a controllo elettronico. La novità per l’edizione

2025 si chiama M245C.

È un monoblocco diesel a 6 cilindri da 249 cavalli,

uno dei tre modelli di propulsione marina attualmente

in fase di sviluppo. Questa gamma include

l’M175C e l’M200C, ciascuno di essi progettato

per alimentare applicazioni sia commerciali che

da diporto. Il terzetto è inoltre pensato per essere

versatile, con caratteristiche che facilitano la rimotorizzazione

e offrono opzioni flessibili per il primo

equipaggiamento.

Succede in quel di Wimborne

La nuova piattaforma propulsiva è attualmente in

fase di progettazione e validazione presso il quartier

generale della divisione marina di Perkins a

Wimborne, nel Regno Unito. Questo sito vanta una

lunga tradizione nella produzione di motori marini,

che risale agli Anni 60. Sono in programma alcuni

test a bordo di imbarcazioni da lavoro commerciali.

Sia che navighino in acque costiere o sopportino

le esigenze offshore, questi motori sono costruiti

per funzionare in ambienti marini usuranti. La produzione

è prevista nel 2026, con l’apertura degli

ordini nel quarto trimestre del 2025.

L’M24C di Perkins.

È nemico di corrosione e vibrazioni

Questa unità è stata progettata per dimostrare resistenza

alla corrosione, agli urti e alle vibrazioni. Il

modo in cui è stato concepito l’isolamento ha contribuito

a renderlo affidabile. Un ulteriore elemento

distintivo dell’architettura dell’AMXE riguarda

la compattezza, che procede di pari passo con la

densità di potenza, e il raffreddamento ad acqua.

Quest’ultima caratteristica elimina la necessità di

ventilazione esterna, riducendo il rumore e le vibrazioni.

Il design del motore facilita l’integrazione

mare

mare

42

43



danfoss. Presta servizio anche in mare

PER IL NUOVO

E L’USATO

imbarcazione. Esistono già concept ben sviluppati sia

per le applicazioni commerciali, sia per il diporto. Le

soluzioni ibride si adattano particolarmente bene al

trasporto marittimo a corto raggio. Allo stesso tempo,

sulle navi oceaniche sono sempre più diffuse le applicazioni

ibride con generatori su albero. Tali soluzioni

permettono di ottimizzare l’impianto di generazione

elettrica, l’alimentazione dei servizi ausiliari e migliorare

l’efficienza complessiva del sistema elettrico di

bordo».

Danfoss come vede il retrofit? Con motori Stage V,

ibridi o elettrici?

«Vediamo un grande potenziale nel mercato del retrofit.

L’ibrido ha molto senso in questo contesto. Le

tecnologie attuali di conversione consentono soluzioni

ibride compatte e leggere, adatte a imbarcazioni di

qualsiasi dimensione sottoposte a refitting. Le soluzioni

ibride possono offrire nuove funzionalità, come la

navigazione a zero emissioni e manovre più efficienti».

Ci sono alcune parole chiave ricorrenti nel linguaggio

della transizione energetica. Qual è l’approccio di

Danfoss?

«Efficienza: applicata a endotermici, elettrici e ibridi.

Danfoss produce alcuni tra i più efficienti convertitori

di potenza, inverter AC e macchine elettriche utilizzati

nel settore marino. Le nostre soluzioni compatte e

leggere aiutano i cantieri a progettare e costruire imbarcazioni

che utilizzano al meglio lo spazio a bordo.

Sicurezza: soprattutto in relazione alle batterie di bordo.

La sicurezza è un elemento centrale in qualsiasi

progetto navale. Danfoss contribuisce a garantire la

sicurezza in tutti gli aspetti, inclusa la cybersicurezmare

Danfoss offre soluzioni per la nautica commerciale,

inclusa la propulsione ibrida/elettrica. Nel registro

delle collaborazioni sono iscritte Everllence e

Volvo Penta. Danfoss vede un grande potenziale

nel retrofit ibrido in termini di efficienza, sicurezza

e integrazione dei componenti. Tra le novità vi

raccontiamo degli inverter ad alta densità e dei

cilindri idraulici con rivestimenti avanzati

Ci sarebbe tanto da dire, del rapporto tra Danfoss

e il marino. Ci limitiamo a sintetizzare quanto ci

è stato raccontato. «Le nostre aree di intervento

nel settore nautico includono la propulsione, la generazione

di energia, i generatori su albero, le macchine

di coperta, i servizi ausiliari e le applicazioni in sala

macchine, oltre alla ricarica delle navi e alla connessione

a terra. Danfoss offre una vasta gamma di

inverter in AC per il controllo motore e convertitori di

potenza per soluzioni ibride ed elettriche. Disponiamo

di una gamma dedicata di moduli a raffreddamento

liquido per applicazioni marine gravose, chiamata

iC7-Marine. Il nostro obiettivo è diventare il fornitore

di riferimento per il settore marino riguardo alla conversione

di potenza e a macchine elettriche compatte,

efficienti e robuste. Offriamo inoltre soluzioni di sistema

complete basate su convertitori Editron e motori

a magneti permanenti per powertrain fino a 2 MW.

C’è sintonia con Everllence

Danfoss fornisce anche soluzioni idrauliche per la propulsione

navale. Everllence (in precedenza nota come

MAN Energy Solutions), ad esempio, utilizza pompe a

pistoni idrauliche Vickers by Danfoss per azionare il

sistema idraulico del motore. Questo sistema gestisce

l’iniezione del carburante e l’attuazione delle valvole

di scarico, funzioni che altrimenti verrebbero svolte

da componenti meccanici. Sulle imbarcazioni di dimensioni

inferiori, come i pescherecci, le nostre pompe

e i nostri motori idraulici azionano direttamente i

propulsori navali. I freni raffreddati ad acqua Airflex

sono impiegati nei grandi verricelli, mentre i cilindri

idraulici Vickers by Danfoss sono utilizzati nei sistemi

di compensazione attiva del moto ondoso».

Come prosegue la collaborazione con Volvo Penta e

qual è, secondo voi, il ruolo dell’ibrido nella nautica?

«Collaboriamo con successo a diversi progetti in tutto

il mondo. Le soluzioni di propulsione ibride e full electric

possono essere implementate su qualsiasi tipo di

za, oggi sempre più importante nella progettazione di

navi moderne.

Integrazione: il ruolo dei fornitori di componenti per

la propulsione navale è sempre più simile a quello

dei system integrator. I fornitori devono migliorare

costantemente l’efficienza a livello di singolo componente

e lavorare sull’ottimizzazione dei parametri

tecnici per rendere i prodotti più facilmente integrabili.

Il system integrator ha il compito di combinare

questi componenti in un sistema unico, ottimizzato per

la funzione specifica, e progettare l’elettronica di controllo

per sfruttarne appieno l’efficienza. È altrettanto

importante standardizzare le soluzioni di propulsione,

così come si standardizzano i componenti, al fine di

ottimizzare il lavoro di progettazione per ogni imbarcazione

ibrida. La strategia di Danfoss è quella di

essere un fornitore puro: offriamo inverter AC, convertitori

di potenza, prodotti idraulici e soluzioni a

system integrator e Oem».

Quali sono le ultime novità dal punto di vista dei prodotti?

«I nostri inverter AC e convertitori di potenza sono

sviluppati con uno sguardo costante alle esigenze future

e alle normative in arrivo. Le imbarcazioni di

oggi sono progettate con fonti di energia alternative

e sistemi di accumulo in ottica di decarbonizzazione.

Con le nostre nuove famiglie di prodotti iC7-Marine

e hybrid drives offriamo alta densità di potenza, elevata

efficienza e risparmi in termini di integrazione

rapida nei sistemi. Il nostro portafoglio consente l’adozione

di tensioni batteria più elevate, permettendo

quindi una maggiore capacità di accumulo a bordo.

I nostri convertitori di potenza sono già pronti per

l’interfacciamento con celle a combustibile e altre

possibili fonti di energia a bordo. La nostra pompa

a pistoni in circuito aperto Hydrokraft PVZ della linea

Vickers by Danfoss, con valvola proporzionale

integrata KBF, è una soluzione collaudata per nuove

installazioni e può sostituire facilmente unità esistenti

su motori navali. Il suo design heavy-duty garantisce

una durata operativa di 48.000 ore a pieno carico.

Funziona in modo continuo a una pressione di 300

bar, con picchi fino a 450 bar, in conformità con le

linee guida di classificazione marina. Danfoss offre

la più ampia gamma del settore di cilindri idraulici

custom, con alesaggi fino a 1,5 metri, corse fino a 20

metri e pressioni fino a 350 bar. Per garantire durata

e affidabilità, proponiamo un’ampia scelta di rivestimenti

per gli steli, incluso Hydroclad, il più avanzato

rivestimento laser disponibile sul mercato. Hydroclad

assicura il massimo livello di protezione contro la corrosione,

resistenza agli urti e facilità di riparazione

sul campo, con un’adesione eccezionale e i più alti

valori di durezza tra i rivestimenti laser-cladding. I

nostri freni dinamici ad alta capacità raffreddati ad

acqua Airflex sono progettati per assorbire e dissipare

carichi termici elevati. Sono utilizzati in applicazioni

che richiedono elevata capacità di assorbimento di

potenza, funzionamento continuo in slittamento, tensionamento

dinamico, bloccaggio statico e frenatura

di emergenza».

Sopra, il freno

Airflex raffreddato

ad acqua per i

verricelli. A sinistra,

la pompa idraulica

Danfoss Hydrokraft

PVZ

44

45



life mystic. In mare aperto

DUAL FUEL A

METANOLO

La ragion d’essere del Progetto Life Mystic è

quello di mettere alla prova gli endotermici

a bordo (propulsione e generatori) per uno

yacht Sanlorenzo equipaggiato con motori

che funzionano sia a diesel che a metanolo.

L’iniziativa prende corpo dalla collaborazione

tra il cantiere nautico di Ameglia, Ranieri Tonissi,

MAN Engines e Nanni

mare

Quando si parla di dual-fuel in mare aperto,

il pensiero corre immediatamente alla

navigazione commerciale. Il 10 maggio

2022, MAN Engines ha avviato la produzione

in serie dei suoi primi due motori dual-fuel a

idrogeno per imbarcazioni da lavoro. Yanmar,

nell’ottobre 2021, ha ricevuto un ordine per

equipaggiare una nave di grande tonnellagio per

il trasporto di carbone. I motori sono dual-fuel

6EY22ALDF alimentati a gas naturale liquefatto,

oltre al gasolio. Tuttavia, forme di vita dualfuel

paiono esistere anche sul “Pianeta Diporto”,

come dimostra il progetto Life Mystic. Questa

collaborazione include un produttore nativo come

MAN Engines, capace di trasferire sotto coperta

e disegnare da foglio bianco propulsori ad hoc

per gli yacht, un rivenditore degli stessi sistemi

propulsivi bavaresi e integratore di sistemi come

Ranieri Tonissi, un attore di primo piano dellai

marinizzazione come Nanni, e uno dei principali

cantieri navali europei, Sanlorenzo.

Non solo per i due tempi

Mentre la propulsione a metanolo è stata esplorata

nei motori a due tempi a bassa velocità per

le grandi navi commerciali – come dimostrato da

Everllence (MAN Energy Solutions) e dalla China

Classification Society – la sua applicazione nei

motori a quattro tempi a bassa velocità per altri usi

marittimi è a in fase di sviluppo e non ha ancora

raggiunto il segmento yacht e superyacht. I range

extender della serie PB di AS Labruna, equipaggiati

con celle a combustibile a metanolo, sono tra

le poche proposte innovative per le imbarcazioni

da diporto. È proprio qui che interviene il progetto

Life Mystic di Sanlorenzo, sostenuto dall’Unione

Europea, in quanto iniziativa pionieristica nella decarbonizzaizone

in mare. Il progetto incorpora due

motori diesel a quattro tempi di MAN, sviluppati

in partnership con Ranieri Tonissi, insieme a due

generatori diesel a quattro tempi a cura di Nanni.

Tutti questi sistemi sono stati aggiornati per operare

con due combustibili. Ciò che distingue davvero

il progetto Life Mystic è l’implementazione

di un sistema a doppia iniezione, che consente ai

motori Nanni di passare senza soluzione di continuità

dal metanolo al diesel. Questa flessibilità

facilita una transizione graduale al metanolo, mitigando

i potenziali rischi associati alla fornitura

di carburante.

Metanolo per gli yacht

Prendendo ispirazione dai sistemi di stoccaggio e

distribuzione del metanolo ampiamente rodati su

imbarcazioni professionali come la Stena Germanica,

il gruppo di lavoro di Nanni ha progettato

questo sistema specificamente per le imbarcazioni

da diporto. L’obiettivo è ottimizzare l’efficienza

energetica garantendo prestazioni paragonabili a

quelle dei motori tradizionali.

Sviluppare un kit di conversione per motori dualfuel

richiede un meticoloso piglio ingegneristico.

L’obiettivo è garantire una combustione efficiente

e affidabile di due carburanti all’interno di un

unico motore, il tutto consentendo una transizione

fluida e immediata al solo funzionamento a diesel

in qualsiasi momento. Lo sviluppo di kit di

adattamento bi-fuel richiede un processo ingegneristico

meticoloso per garantire sia l’efficienza

che l’affidabilità nella combustione di due diversi

tipi di carburante all’interno di un singolo motore.

Un aspetto cruciale in quanto deve garantire

una transizione senza soluzione di continuità, e

sicura, in qualsiasi momento entri in gioco il solo

diesel. Il design affronta specificamente l’aspetto

della distribuzione del metanolo nel motore, per

ottimizzarne l’iniezione. Occorre controllare con

precisione la tempistica e la quantità di metanolo

iniettato nelle luci di aspirazione di ogni cilindro.

In quest’ottica sono stati adattati gli iniettori diesel

per farli funzionare correttamente con il metanolo.

Per funzionare con entrambi i combustibili, ci si

avvale dell’accensione per compressione: il diesel

che fungerà da carburante pilota.

I test tecnici dorvanno garantire l’affidabilità e

l’efficienza dei prototipi. Sanlorenzo sarà responsabile

dell’adattamento del design dell’imbarcazione.

Ciò include la conversione dei due serbatoi

di carburante diesel tradizionali in serbatoi di metanolo

e l’integrazione del sistema di distribuzione

con linee e strumentazione aggiuntive, completando

così la conversione bi-fuel della barca.

Sanlorenzo

ribadisce la

fiducia nei motori

endotermici. Il

punto non è il

motore in sè,

ma cosa finisce

in camera di

combustione

46

47



ISSN 0042 2096 Poste Italiane

s.p.a. - SPED. IN A. P. - D.L.

353/2003 (conv. in L.

27/02/2004 n° 46) art. 1,

comma 1, LO/MI

Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv.

in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI

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Estratto da ‘VADO E TORNO’ n. 6, 2025

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GUIDA ALFABUS ECITY L12 ● INTERVISTE LE STRATEGIE EUROPEE

VOLVO BUSES E LA NASCITA DI VOLTAIRE ● PRESENTAZIONE

TECNOBUS GULLIVER ● MOBILTY INNOVATION TOUR E-BRT AL

MICROSCOPIO ● AMARCORD FIAT 2470.12 MACCHI - ANSALDO

Il 4,44 km/l

stabilito dal

pesante stradale

del Leone è solo il

più luccicante dei

risultati ottenuti

nel Supertest 500

km. In realtà, il

Tgx ha mostrato

anche altri

significativi valori

di efficienza da

record

Si chiama

ECity L12 ed è

la proposta di

Alfabus

per il Classe I,

rigorosamente

elettrica. Il

costruttore

cinese vuole

iniziare a vincere

gare in Italia,

dopo aver

riscosso un

certo successo

in Spagna. Lo

abbiamo testato

su strada: ecco

come è andata...

Man torna nel Supertest e fa

Impressioni di guida. Alfabus ECity L12

Poker di

record

colare 4,44 km/l firmato dal Tgx

18.520 spinto dal motore D30.

Si tratta di un poker di record

che non ha precedenti nella storia

del nostro Supertest. E già questo

varrebbe al Tgx la laurea con lode

in efficienza. Ma analizzando nel

dettaglio i dati dell’ultima straordinaria

performance del 18.520

motorizzato D30, emergono in

tutta chiarezza anche altri valori

non meno significativi e che vale

la pena di evidenziare. La velocità

media, ad esempio: il Tgx

col D30 ha viaggiato alla media

E

sono quattro. Le volte in

cui il Man Tgx ha timbrato

il record nel Supertest

500 km di Vado e Torno. La

prima, nel 2018 con la versione

18.500 (3,74 km/l), poi nel 2021

col 18.510 (3,75 km/l) e, ancora,

nel 2023 col 18.520 (4,18 km/l),

primo pesante stradale della storia

a superare la soglia dei quattro

chilometri di percorrenza con

un litro di gasolio. Oggi, a conferma

delle qualità di efficienza

del modello e prima ancora della

bontà del progetto Tgx, lo spettarecord

di 77,7 all’ora (contro i

71,1 del primatista precedente).

Notevole, considerando l’altimetria

del percorso, incattivito dalle

impegnative tratte in salita verso

Berceto e poi ancora dal più breve

ma secco strappo dei Giovi. E

a proposito di tratte: il Leone ha

realizzato consumi e percorrenze

record in ben sei de (...)

Prosegue a pag. 50

di Vado e Torno di Giugno

2025. Inquadra il QRcode e

leggi l’articolo integrale.

Per qualcuo sarà la panacea

a tutti i mali, altri li

chiamano con disprezzo

‘elettrodomestici’; che piaccia

o meno, il futuro prossimo del

trasporto pubblico nelle città si

va dirigendo sempre più verso

un massiccio uso dei veicoli e-

lettrici, un settore nel quale la

Cina mantiene una solida posizione

di leader del mercato.

Oltre ai produttori la cui presenza

è già consolidata nelle nostre

città, altri marchi si stanno affacciando

alla finestra.

Ci sono

anch’io!

È il caso di Alfabus: presente in

Europa da oltre un decennio, la

casa di Jiangsu (circa 150 km a

Nord di Shanghai) sta espandendo

lentamente la sua presenza,

già consolidata in Spagna, con

forniture anche in altri Paesi. Da

noi al momento è presente con

numeri ancora piccoli, se paragonati

ai concorrenti più famosi,

a Cremona con due unità e in

Abruzzo con un mezzo. E forse

non tutti sanno che tutte le attività

europee di Alfabus passano

per... Modena, dove ha sede Al-

fabus Europe.

Abbiamo provato un ECity da

12,20 metri in Classe I su un

percorso misto comprendente

tratti con caratteristiche urbane

e segmenti a maggiore scorrimento,

per avere un quadro più

completo del comportamento del

mezzo.

(...)

Prosegue a pag. 32

di Autobus Giugno 2025.

Inquadra il QRcode e

leggi l’articolo integrale.

48

49



NATPOWER H

IDROGENO

IN SALSA

IBRIDA

Motori e componenti per OEM

Cultura, tecnica, impieghi

e mercato del motore diesel.

Fondato nel 1986

Direttore responsabile

Maurizio Cervetto

Coordinatore redazionale

Fabio Butturi

In redazione

Stefano Agnellini, Ornella Cavalli,

Fabrizio Dalle Nogare, Stefano Eliseo,

Fabio Franchini, Riccardo Schiavo,

Cristina Scuteri, Luca Vitali

Per alimentare le

celle a combustibile,

inserite all’interno di

una driveline elettrica.

In Francia, per la nave

scuola Alba

Impaginazione e grafica

Marco Zanusso

Gestione editoriale

Fabio Zammaretti

Stampa

Industrie Grafiche RGM srl,

Rozzano (Mi)

Fotolito

Industrie Grafiche RGM srl,

Rozzano (Mi)

oem&alternativi

Se cercate un collegamento

tra la nautica e l’idrogeno,

ricordatevi questo nome:

NatPower H. Tra le referenze, il

rifornimento di idrogeno lacustre

per il Tullio Abbate Elite 27 H

Poseidon e quello del BGH Chase

Boat, impegnata nella 37ª America’s

Cup; infine tre imbarcazioni

in occasione del Monaco Energy

Boat Challenge 2024. Il doppio

rifornimento di idrogeno di Alba,

la prima nave scuola europea alimentata

a idrogeno, risale a giugno

ed è stato completato al Porto

di Fontvieille. Il rifornimento è

avvenuto in due giorni: l’8 giugno

sono stati pompati 65 chili di

idrogeno a 350 bar, il giorno dopo

ulteriori 45 chili per raggiungere

un totale di 110 chili di idrogeno

verde. Il rifornimento completato

da NatPower H consentirà ad

Alba, lunga 19,95 metri e larga

5,60 metri, di navigare a zero

emissioni per 10 ore. Per quanto

riguarda le specifiche tecniche, è

alimentata da un sistema di propulsione

che gli allestitori definiscono

ibrido (elettrico-idrogeno),

essendo composto da due celle a

combustibile da 70 kW, due motori

principali da 200 kW e due

batterie da 178 kWh. L’idrogeno

è stoccato a bordo in serbatoi con

una capacità totale di 75,6 chili

a 350 bar. L’imbarcazione è stata

costruita secondo gli standard del

Bureau Veritas. Il Memorandum

d’Intesa tra NatPower H e HyNaval

risale al mese precedente. Con

sede nel Grand Port Maritime de

Bordeaux, HyNaval è specializzata

nella progettazione e conversione

di imbarcazioni alimentate

a idrogeno, posizionandosi come

leader nella decarbonizzazione

marittima. Un elemento centrale

di questa collaborazione è l’accordo

di fornitura, secondo il

quale NatPower H deve gestire

l’infrastruttura e la fornitura di

idrogeno verde destinato a HyNaval.

Questa collaborazione sarà

cruciale nel supportare l’obiettivo

di costruzione di 20 imbarcazioni

a idrogeno entro il 2030, con

l’obiettivo di stabilire un nuovo

standard per la mobilità marittima

sostenibile. Oltre alla costruzione

delle imbarcazioni, l’accordo

prevede un’analisi di fattibilità

per l’implementazione di infrastrutture

di rifornimento di idrogeno

nei principali porti francesi,

identificate da HyNaval insieme

ad attori della filiera industriale

locale, rafforzando gli sforzi per

accelerare la transizione ecologica

sia nel trasporto marittimo

che in quello delle vie navigabili

interne. L’accordo include inoltre

disposizioni per la fornitura di

idrogeno a supporto delle operazioni

di HyNaval, promuovendo

lo sviluppo di una rete di combustibili

a emissioni zero efficiente,

sostenibile e scalabile.

Autorizzazione del tribunale

di Milano n.860 del 18 dicembre 1987

Registro Nazionale della Stampa

n. 4596 del 20/04/1994

n. iscrizione R.O.C. 2880 del 30-11-2001

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. -

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI

VADO E TORNO

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