02.10.2025 Visualizzazioni

MONDO AGRICOLO, settembre 2025

L’accordo tra Usa e Ue sui dazi prosegue il suo iter. La proposta di Regolamento della Commissione prevede esenzioni per un elenco ben definito di prodotti agricoli. Nuovo passo in avanti anche per l’accordo di libero scambio con i Paesi del Mercosur. I settori più a rischio sono le carni bovine, lo zucchero, il riso e il pollame. I dazi trumpiani accelerano la ricerca di nuovi mercati. Come quello dell’Asean. Con una crescita del 6-7% annuo, il Vietnam è uno dei Paesi più attrattivi dell’area. Ne scrive Maily Anna Maria Nguyen, presidente della Fondazione Italia-Vietnam. La ricerca di nuovi mercati si sta rivelando tutt’altro che semplice, come spiega Lamberto Frescobaldi. Il componente di giunta di Confagricoltura è anche presidente dell’Uiv. I recenti dati sul settore vitivinicolo devono far riflettere. “A luglio prezzi dell’export in Usa in calo del 13%. Così le imprese si fanno carico dei dazi”. Anche il riso registra una crescita della sua produzione e come per le aziende vitivinicole, anche i risicoltori fanno i conti con il calo dei prezzi e con il rischio di un eccesso di offerta. Difficoltà si registrano anche per le nocciole con decrementi produttivi fino al 70%. Bruxelles amplia la definizione di canapa riconoscendo esplicitamente la liceità delle infiorescenze. Per questa produzione la Pac è sempre più vicina. La rimodulazione del Pnrr va avanti con importanti spostamenti di risorse da una misura all’altra per evitare di perderle, tra cui quelle destinate alle Comunità energetiche rinnovabili. “Sarebbe stato più giusto posticipare la scadenza dei bandi”, commenta Nicola Gherardi, componente di giunta e presidente di ConfagriCer. Il sistema assicurativo per la gestione del rischio deve essere riformato. Fabian Capitanio, docente dell’Università Federico II di Napoli, propone un cambio del sistema riassicurativo, con un fondo pubblico-privato garantito. Con la recente proposta di direttiva Ue Soil Health Law si colma lo storico vuoto normativo sulla tutela della fertilità del suolo. Ne scrive Luciana Di Gregorio, ricercatrice Enea.

L’accordo tra Usa e Ue sui dazi prosegue il suo iter. La proposta di Regolamento della Commissione prevede esenzioni per un elenco ben definito di prodotti agricoli.

Nuovo passo in avanti anche per l’accordo di libero scambio con i Paesi del Mercosur. I settori più a rischio sono le carni bovine, lo zucchero, il riso e il pollame.

I dazi trumpiani accelerano la ricerca di nuovi mercati. Come quello dell’Asean. Con una crescita del 6-7% annuo, il Vietnam è uno dei Paesi più attrattivi dell’area. Ne scrive Maily Anna Maria Nguyen, presidente della Fondazione Italia-Vietnam.

La ricerca di nuovi mercati si sta rivelando tutt’altro che semplice, come spiega Lamberto Frescobaldi. Il componente di giunta di Confagricoltura è anche presidente dell’Uiv. I recenti dati sul settore vitivinicolo devono far riflettere. “A luglio prezzi dell’export in Usa in calo del 13%. Così le imprese si fanno carico dei dazi”.

Anche il riso registra una crescita della sua produzione e come per le aziende vitivinicole, anche i risicoltori fanno i conti con il calo dei prezzi e con il rischio di un eccesso di offerta. Difficoltà si registrano anche per le nocciole con decrementi produttivi fino al 70%.

Bruxelles amplia la definizione di canapa riconoscendo esplicitamente la liceità delle infiorescenze. Per questa produzione la Pac è sempre più vicina.

La rimodulazione del Pnrr va avanti con importanti spostamenti di risorse da una misura all’altra per evitare di perderle, tra cui quelle destinate alle Comunità energetiche rinnovabili. “Sarebbe stato più giusto posticipare la scadenza dei bandi”, commenta Nicola Gherardi, componente di giunta e presidente di ConfagriCer.

Il sistema assicurativo per la gestione del rischio deve essere riformato. Fabian Capitanio, docente dell’Università Federico II di Napoli, propone un cambio del sistema riassicurativo, con un fondo pubblico-privato garantito.

Con la recente proposta di direttiva Ue Soil Health Law si colma lo storico vuoto normativo sulla tutela della fertilità del suolo. Ne scrive Luciana Di Gregorio, ricercatrice Enea.

SHOW MORE
SHOW LESS

Trasformi i suoi PDF in rivista online e aumenti il suo fatturato!

Ottimizzi le sue riviste online per SEO, utilizza backlink potenti e contenuti multimediali per aumentare la sua visibilità e il suo fatturato.

Nuovi

mercati

Le politiche Usa

accelerano la ricerca

di sbocchi alternativi.

Ma non è un’impresa facile

per il settore primario,

alle prese con eccessi

di offerta, eccedenze

e concorrenze sleali

Frescobaldi: “Ecco come

le cantine si fanno

carico dei dazi”

Gestione del rischio,

Capitanio: “Serve un fondo

riassicurativo garantito”

CER, Gherardi:

“La revisione delle risorse,

una doccia fredda

Anno LXXIII - n. 9 - SETTEMBRE 2025 - TAR. R.o.c. - Poste Italiane spa - Periodico di Tecnica, Economia e Politica Agraria - 1 copia euro 3

Autorizz. Trib. di Roma n. 1662 del 22/06/1950 - Editrice Confagri Consult - 00186 Roma - Corso Vittorio Emanuele II, 101


Benvenuti

su HUBFARM

La piattaforma di Confagricoltura che aiuta le aziende agricole

a semplificare le pratiche amministrative e a risparmiare

tempo prendendo decisioni tempestive ed efficaci!

Il futuro nel palmo della tua mano

Calcolo Sostenibilità

Fascicoli aziendale

Meteo e Sensori

Consigli Irrigazione

Consigli agronomici

Allerte

Analisi e Report

Macchinari 4.0

Registro

trattamenti

Semplificazione

amministrativa


L’EDITORIALE

Questo numero di Mondo Agricolo è stato chiuso il 30.09.2025

•••

Attenzione ai mercati

aperti, ma senza reciprocità

L’

agricoltura

è sotto attacco, proprio come la sicurezza energetica e la convivenza pacifica dei Paesi dell’Unione

europea. È una realtà che la Commissione e le altre istituzioni europee sembrano ignorare, dimostrando così

di non considerare più l’agricoltura strategica. Il 3 settembre la Commissione ha dato il via libera all’accordo

con il Mercosur, la più grande intesa commerciale, con 700 milioni di consumatori coinvolti. È chiaro che

l’accordo ha potenziali vantaggi per alcuni settori, ma è altrettanto vero che è penalizzante per importanti

produzioni agricole europee e italiane in termini di concorrenza e sicurezza alimentare, come carni bovine,

pollame, riso, mais e zucchero. La Commissione ha rassicurato sul fatto che ci saranno misure concrete a tutela

degli standard ambientali e sanitari, con un rafforzamento dei controlli nei Paesi partner, ma le garanzie

annunciate non sembrano al momento tutelare a sufficienza il nostro settore e l’eccellenza delle nostre

produzioni. La necessità di un principio di reciprocità che richieda ai produttori del Mercosur di rispettare

gli stessi parametri ambientali, sanitari e sociali previsti per gli agricoltori europei è un elemento imprescindibile

per le nostre imprese e per l’intero sistema agroalimentare per contrastare la crescente volatilità

dei mercati e dei prezzi. Per questo lavoreremo insieme ai nostri rappresentanti a Bruxelles e con il COPA

affinché il settore primario europeo non paghi il conto di un’intesa che grava sul comparto, già fortemente

colpito dai dazi Usa e dal contesto geopolitico internazionale.

Secondo gli analisti, il prezzo della politica commerciale statunitense per l’Europa è altissimo: l’onere

tariffario stimato è di 75,8 miliardi di euro all’anno. Per l’Italia si aggira intorno ai 5,9 miliardi. Un aggravio

che rischia di comprimere i margini per le imprese e ridurre la competitività sui mercati Usa di importanti

settori come quello agroalimentare, anche a causa dell’effetto combinato tra nuovi dazi e svalutazione del

dollaro, che rende automaticamente più costose le merci importate dall’Europa, con un effetto inflattivo che

potrebbe frenare la domanda e spingere le famiglie di Oltreoceano a privilegiare beni locali o provenienti da

Paesi non soggetti a tariffe.

In questo contesto globale segnato da crescente protezionismo e indebolimento delle istituzioni

multilaterali, per l’Italia e per l’Europa sarà fondamentale la propria autonomia e definire strategie

di lungo periodo capaci di difendere la competitività del comparto agricolo ed agroalimentare.

In direzione completamente diversa sembra invece muoversi la proposta di riforma della PAC

presentata dalla Commissione europea lo scorso 16 luglio, che contiene forti criticità in termini

di dotazioni finanziarie, perdita di specificità e rischio di una forte rinazionalizzazione delle scelte.

Il tutto assieme a un forte indebolimento degli strumenti a disposizione, in particolare a carico

delle imprese professionali e orientate al mercato. Noi abbiamo bisogno dell’esatto opposto: semplificazione

burocratica, più budget e maggiore distribuzione della catena del valore, giusta remunerazione.

Per questo chiediamo una profonda revisione della proposta della Commissione e di avviare

velocemente un dialogo costruttivo con il settore primario per ridefinire un piano ambizioso

basato su regole certe: il rischio di depotenziare l’agricoltura europea è enorme.

Massimiliano Giansanti

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 3


8

20 22

24

40

L’EDITORIALE

Attenzione ai mercati,

aperti, ma senza reciprocità

Massimiliano Giansanti...................... 3

IL RICORDO

Diana un pioniere

Gabriella Bechi..................................... 5

NUOVI MERCATI

Mercosur

Accordo fatto

Gabriele Zanazzi................................... 6

Vietnam

Siamo pronti

Maily Anna Maria Nguyen.................. 8

DAZI

I prodotti da salvare

(gz)................................................... 12

VIGNETO ITALIA

Frescobaldi: “Gli errori

da non rifare”

Anna Gagliardi................................. 14

SUINICOLTURA

Peste Suina, si riducono le restrizioni

(gb)................................................... 18

RISO

Un anno di sfide

Riccardo Calabrese............................ 20

CANAPA

Ue: anche i fiori tra i prodotti agricoli

Jacopo Paolini................................... 22

COMUNITÀ ENERGETICHE

Gherardi “Portiamo ConfagriCer

in tutta Italia”

Francesco Bellizzi............................. 26

GESTIONE DEL RISCHIO

Capitanio: “Il nodo sono le riassicurazioni”

Fabian Capitanio................................ 28

FINANZA MISTA

I nuovi strumenti

Giulia Callini..................................... 32

ENEA

Leggi e tech per la biodiversità

Luciana Di Gregorio.......................... 34

Le vitamine per il suolo di Syngenta (gb)... 36

PACTS FOR SKILLS

Una leva per la competitività

Cecilio Blengino............................... 38

AREE INTERNE

La Valle dei Templi nel Registro nazionale

Giorgia De Pasquale......................... 40

Rubriche

Notizie da Bruxelles Clima e tecnologia 10 | Prodotti&Mercati Uova, cresce l’import 24 | ConfagriBio Zootecnia al pascolo 42

Anga Vino italiano 44 | Enapra For.Tree nursery 49 | Buono a Sapersi Conoscere le piante 50

4 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025

Direttore responsabile

Gabriella Bechi

Direttore editoriale

Andrea Armaro

Redazione

Francesco Bellizzi

Marco Esposito

Vincenzo Giannetto

Editrice Confagri Consult

Presidente

Massimiliano Giansanti

Direzione, Redazione

e Amministrazione

Corso Vittorio Emanuele II 101, 00186 Roma

Tel. +39.06.6852374

mondo.agricolo@confagricoltura.it

Abbonamento annuo Italia

Conto corr. postale n. 33755000

Intestato a:

Confagri Consult - Mondo Agricolo, Roma

Autorizzazione Tribunale

di Roma, n. 1662 del 22/06/1950

ROC 34051 del 24/03/2020


RAPPRESENTANZA IL RICORDO

Diana

un pioniere

Presidente di Confagricoltura,

politico, ministro. Ma

soprattutto, agricoltore.

Aveva 95 anni

di Gabriella Bechi

H

o avuto il piacere e l’onore di conoscere

Alfredo Diana e anche di lavorare per

lui e non nascondo che la notizia della

sua morte mi ha provocato grande commozione.

Lo avevo intervistato in occasione

del suo novantesimo compleanno

e sentire la sua voce ferma, pacata e decisa mi aveva

riportato indietro di molti anni, quando vedevo

arrivare a Palazzo della Valle

questo signore, alto, elegante,

austero. Ricordo che incuteva

una certa soggezione, che

subito era allontanata dalle

sue buone maniere, dalla sua

cortesia, dal suo sorriso. Una

vita, quella di Alfredo Diana,

dedicata all’agricoltura: presidente

di Confagricoltura, politico,

ministro, ma soprattutto,

agricoltore. Dopo gli anni

a Berlino, dove il padre era

ambasciatore, e gli studi in

Nel 2016 Diana ha ricevuto dal

Presidente Mattarella il Collare

di Decano dell’Ordine al Merito

del Lavoro

collegio in Italia, si iscrisse alla Facoltà di Agraria

a Portici dove ebbe come professori Pietro Medici

e Manlio Rossi Doria. Cominciò a seguire le

tre aziende agricole di famiglia, a Caserta, in Calabria

e in provincia di Catania. La sua avventura

in Confagricoltura inizia nel ‘59 con la creazione

- insieme al dg dell’epoca, Rinaldo Chidichimo

- dell’Anga, l’associazione dei giovani, che, come

logo aveva l’atomo, a significare la voglia di guardare

al futuro. Diventa presidente dei senior nel

‘69 e lo resterà per otto anni. Anni di grandi lotte,

come quella dei contratti agrari e di problemi importanti

come quello delle eccedenze produttive.

Nel 1979 Confagricoltura scelse Diana per rappresentante

il settore agricolo in Europa candidandolo

nel collegio Nord-Ovest come indipendente

nella DC. Ottenne 256.000 preferenze, secondo

solo al segretario, Zaccagnini. Fu un successo per

la Confederazione e per tutta l’agricoltura italiana.

Andò volentieri a Bruxelles, dove aveva vissuto

da bambino e dove ormai era di casa, capendo

subito che la politica agricola si decideva lì. Risale

a quel periodo un documento scritto insieme ad

Altiero Spinelli per rivendicare più peso per il

Parlamento europeo ponendo le basi per i poteri

che oggi ha assunto.

Ancora politica. Dal 1983 al 1992 senatore della

Repubblica nel collegio agricolo forte di Lodi

Casal Pusterlengo, sempre come indipendente

DC. E infine ministro, quando ormai pensava di

avere chiuso con la politica ed era tornato a fare

l’agricoltore. Il presidente del Consiglio Giuliano

Amato nel 1993 lo chiamò, infatti, a sostituire

il ministro Fontana coinvolto in non chiare

vicende. Erano gli anni del dopo Tangentopoli

e dei referendum abrogativi, tra cui quello per

l’abolizione dei ministeri dell’Agricoltura e del

Turismo. Gli italiani votarono e il ministero fu

abolito. Ma Diana, da ministro, riuscì a salvarlo

con cinque decreti-legge.

Una battaglia vinta insieme a

Confagricoltura. Dal 1981 al

2001 è stato presidente della

Federazione Cavalieri del Lavoro

contribuendo allo sviluppo

economico e sociale

del nostro Paese.

Ha trascorso gli ultimi anni a

Posillipo, nella sua bella casa

alla Gaiola, davanti al mare,

uno dei suoi grandi amori.

Era tornato a fare l’agricoltore,

occupandosi soprattutto

dell’azienda di Caserta, dove si allevano bufale

(l’altra in Sicilia è condotta con grande successo

dal figlio Gerardo). “Un innovatore, sempre fiducioso

nel progresso e nella ricerca, che ha segnato

il percorso dell’Associazione e dell’agricoltura italiana

ed europea”. Così lo ricordano, con affetto e

gratitudine, il presidente Massimiliano Giansanti,

la giunta e tutta Confagricoltura.

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 5


NUOVI MERCATI MERCOSUR

Accordo

fatto

I settori messi più a rischio

dall’intesa di libero scambio

con il Sud America sono

le carni bovine, lo zucchero,

il riso e il pollame

di Gabriele Zanazzi

L

a presentazione, avvenuta lo scorso 3

settembre, dell’accordo commerciale

tra l’Unione Europea e il blocco Mercosur

(Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay)

ha riacceso il dibattito sulle sue

potenziali conseguenze per il settore

agricolo europeo, in particolare quello italiano.

Se da un lato l’intesa, firmata nel dicembre

2024, è il più ambizioso trattato commerciale

dell’UE, dall’altro solleva forti preoccupazioni,

specialmente per prodotti sensibili come la carne

bovina, il pollame, lo zucchero e il riso. L’accordo

prevede una progressiva liberalizzazione

dei mercati, con il Mercosur che liberalizzerà

il 93% dei prodotti agricoli europei e l’UE che

farà lo stesso per l’82% delle importazioni agricole

sudamericane. Se per l’Italia ciò si traduce

in un’opportunità di esportazione per vini, oli

d’oliva e formaggi, le importazioni di prodotti

sensibili a dazi ridotti o assenti minacciano di

destabilizzare il mercato interno. A tal proposito,

i contingenti tariffari più discussi riguardano

quattro produzioni, in particolare: carni bovine

(99.000 tonnellate con un dazio del 7,5%);

pollame (180.000 tonnellate esenti da dazio);

zucchero (180.000 tonnellate esenti da dazio);

riso (60.000 tonnellate esenti da dazio, il settore

è già in difficoltà e potrebbe subire l’effetto

della competizione di import a costi inferiori).

Uno degli aspetti più controversi è la protezione

delle Indicazioni Geografiche (IG). Sebbe-

6 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


ne l’accordo ne tuteli 344, l’uso di

nomi di prodotti come “Prosecco”

, “Gorgonzola” o “Mortadella Bologna”

sarà ancora consentito nei

paesi del Mercosur per un periodo

transitorio, da 5 a 10 anni, anche se

con la chiara indicazione dell’origine

geografica del prodotto. I nomi

“Parmigiano Reggiano” e “Fontina”

non godranno nemmeno di questa

protezione temporanea e potranno

essere commercializzati senza limiti

di tempo. Questo rischia di confondere

i consumatori e minare la percezione

del valore del Made in Italy.

In risposta alle preoccupazioni del

mondo agricolo, la Commissione

europea ha introdotto una serie di

misure aggiuntive nella presentazione

dell’accordo dello scorso 3

settembre. Anzitutto, l’Esecutivo europeo

ha introdotto dei meccanismi

di salvaguardia con un atto giuridico dedicato

che consente di monitorare il

mercato dei prodotti sensibili

e di avviare indagini rapide,

con misure provvisorie (come

la sospensione delle riduzioni

tariffarie) che possono essere

adottate entro 21 giorni in

casi urgenti. In questo senso,

l’aumento delle importazioni

del 10% dal Mercosur può

essere considerato prova di

“grave pregiudizio”. La Commissione

ha inoltre proposto

un fondo di compensazione

di 6,3 miliardi di euro nel

bilancio 2028-2034 (cd. Unity

Safety Net), volto a sostenere

i settori agricoli in caso

di impatti negativi. Tuttavia, si tratta ancora di

una proposta, e il fondo non è dedicato esclusivamente

all’accordo con il Mercosur. Infine,

la Commissione si è impegnata a rafforzare i

controlli sui prodotti importati per garantire il

rispetto degli standard europei. Verrà vietato

l’ingresso di prodotti che contengono pesticidi

non autorizzati nell’UE.

Per quanto riguarda il percorso legislativo,

questo è stato suddiviso in due parti, riprendendo

il modello già adottato in passato per il

Cile: un Accordo commerciale interinale (iTA),

Alcune denominazioni IG

non saranno tutelate

per un periodo

di 5-10 anni.

Altre, come Parmigiano

Reggiano, saranno

libere, senza

limiti di tempo

che richiede l’approvazione del Parlamento

europeo e del Consiglio dell’Ue, e l’accordo di

partenariato completo, che necessita della ratifica

di tutti i 27 Stati membri e del Parlamento

Europeo, ricomprendente anche la parte più

“politica” dell’accordo. L’Italia ha recentemente

espresso un parere favorevole all’inclusione

delle nuove misure di protezione, ma la sua

decisione finale dipenderà da una valutazione

dell’efficacia di queste garanzie, consultando

le associazioni di categoria. Questa posizione

è cruciale, dato che il voto italiano potrebbe

bloccare l’intero accordo. Al momento, anche

Austria, Francia e Irlanda hanno espresso

riserve. La Commissione rimane fiduciosa

sull’approvazione della parte commerciale

entro dicembre, mentre l’iter per l’accordo

completo si preannuncia più lungo e incerto.

Al momento, malgrado i passi avanti da parte

della Commissione europea, Confagricoltura

continua ad esprimere la propria contrarietà

all’Accordo. Tale contrarietà è denotata soprattutto

dal fatto che le garanzie non forniscono

concrete rassicurazioni circa

una loro efficace e puntuale

applicazione in caso di concorrenza

sleale da parte dei

Paesi del Sud America. Ancora

più incerto è l’effettivo

allineamento degli standard

produttivi dei prodotti sudamericani

a quelli rigidi europei,

nonché agli aspetti sulla

sostenibilità che non rientrano

nell’accordo interinale di

più rapida attuazione, dedicata

unicamente all’aspetto

commerciale.

Il messaggio è chiaro: il Mercosur

è un mercato molto

importante per gli interessi

europei, soprattutto industriali, ma l’agricoltura

non deve più essere considerata la merce

di scambio per gli interessi di Paesi terzi

nella conclusione degli accordi commerciali

internazionali. Al contrario, deve essere un

elemento da rafforzare per promuovere la

competitività delle nostre imprese nel mercato

mondiale, diffondendo il valore del Made in

Italy e fornendo nuove opportunità piuttosto

che ulteriori concessioni che si sommano alle

già numerose criticità che il settore deve costantemente

affrontare.

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 7


NUOVI MERCATI VIETNAM

Siamo

pronti

Con una crescita del 6-7%

annuo, il Vietnam è diventato

una delle aree strategiche

dell’Asean. L’Accordo di libero

scambio con l’Ue del 2020

contribuisce a creare grandi

opportunità per le imprese

europee e italiane

di Maily Anna Maria Nguyen*

Hanoi, la capitale del Vietnam

L

a collaborazione tra Confagricoltura e

Fondazione Italia-Vietnam si inserisce in

un momento storico in cui l’apertura e il

rafforzamento di nuovi canali commerciali

rappresentano una priorità per il

settore agricolo e agroalimentare. L’evoluzione

degli equilibri tra Unione Europea e Stati

Uniti, infatti, spinge le imprese a guardare con

sempre maggiore attenzione a mercati emergenti

e dinamici. Negli ultimi quarant’anni, a partire

dal processo di innovazione noto come Doi Moi,

il Vietnam ha conosciuto una delle crescite economiche

più rapide al mondo. Dai primi anni

’90 ai giorni nostri il Pil ha mantenuto tassi di

crescita elevati, con una media superiore al 6%

negli ultimi decenni, arrivando a sfiorare l’8% in

alcuni periodi. Con una popolazione di circa 100

milioni di abitanti, il Paese si è trasformato da

realtà con carenze alimentari a uno dei principali

esportatori mondiali di prodotti agricoli, tra cui

caffè, riso, anacardi, ortaggi, gamberetti e legno.

Nel 2020, nonostante la pandemia, il Vietnam ha

registrato un surplus commerciale di 19,1 miliardi

di dollari, collocandosi al 22° posto al mondo

per volume di esportazioni.

L’impegno di Hanoi verso uno sviluppo sostenibile

è stato ribadito anche a livello internazionale,

con l’obiettivo annunciato alla COP26 di

raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

La strategia di sviluppo socio-economico 2021-

8 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


2030 punta a rendere il Paese un’economia

industriale moderna, sostenuta

da innovazione tecnologica,

trasformazione digitale, attrazione

di investimenti esteri e attenzione al

capitale umano. Il Vietnam rappresenta

dunque un mercato dinamico,

rafforzato dall’Accordo di libero

scambio Ue-Vietnam (EVFTA), entrato

in vigore nel 2020, che prevede

l’eliminazione progressiva dei dazi

doganali entro sette anni. Questo accordo

offre grandi opportunità alle

imprese europee e italiane, in un Paese

con una crescita stabile del 6-7%

annuo e parte di un’area strategica

come l’ASEAN, che con quasi 700

milioni di consumatori

si prepara

a diventare entro

il 2030 la quarta

economia mondiale.

Inoltre con

la sottoscrizione a novembre

2021 del RCEP (Regional

Comprehensive Economic

Partnership Agreement) tra i

Paesi dell’ASEAN, Giappone,

Corea del Sud, Cina, Australia

e Nuova Zelanda è stato costituito

il più grande mercato di

libero scambio al mondo che

pesa per oltre 1/3 del PIL mondiale e rappresenta

il 30 % della popolazione.

In questo scenario, l’Italia vede nel Vietnam un

partner di riferimento. Nel 2024, l’Italia ha esportato

verso il Paese beni per circa 1,67 miliardi

La collaborazione

con Confagricoltura

è in corso, stiamo

lavorando alla definizione

di una missione

commerciale

di dollari, con un valore agroalimentare stimato

intorno ai 90 milioni di euro. I settori più dinamici

riguardano macchinari agricoli, lattierocaseario,

vino e olio d’oliva. Dal lato opposto,

il Vietnam ha esportato in Italia nel 2023 merci

per circa 4,47 miliardi di dollari, con forti incrementi

in settori come calzature, elettronica, metallurgia

e agroalimentare (caffè, spezie, frutta

esotica e noci per quasi 40 milioni di dollari). La

volontà di consolidare il dialogo è stata rafforzata

dal Memorandum of Understanding firmato

tra il MASAF e il ministero dell’Agricoltura del

Vietnam per promuovere nuove opportunità di

interscambio e collaborazione tecnica. Proprio

per dare impulso al MOU, Confagricoltura ha

sottoscritto con la Fondazione Italia-Vietnam un

accordo esteso non solo al comparto agricolo,

ma anche all’allevamento del

bestiame, alla pesca e all’acquacoltura,

ampliando le prospettive

di cooperazione.

Per Confagricoltura e per i

suoi associati, il dialogo con il

Vietnam rappresenta dunque

un’occasione concreta per ampliare

la presenza sui mercati

internazionali, valorizzare le

eccellenze del Made in Italy e,

al tempo stesso, aprire a nuove

sinergie con una realtà in

forte espansione.

Dopo il recente incontro a

Palazzo della Valle tra il vicepresidente del Comitato

Centrale per le Policy e la Strategia del

governo del Vietnam, Nguyen Duy Hung, e il

vicepresidente della Confederazione Sandro

Gambuzza e il dg, Roberto Caponi, il prossimo

passo sarà un webinar dedicato

alle imprese associate. Per rafforzare

ulteriormente la partnership, le parti

stanno lavorando ad una missione

commerciale per un incontro dal

vivo tra le aziende dei due Paesi.

La sfida per il futuro sarà quella di

trasformare queste opportunità in

risultati tangibili, capaci di generare

valore e crescita sostenibile per tutto

il comparto agricolo e agroalimentare,

ma anche per la zootecnia e l’acquacoltura.

Il vicepresidente di Confagricoltura, Sandro Gambuzza

e il dg, Roberto caponi, insieme alla presidente della

Fondazione Italia-Vietnam, Maily Anna Maria Nguyen

* presidente della Fondazione

Italia-Vietnam

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 9


NOTIZIE DA BRUXELLES di Nicoletta Antelli

250 DELEGAZIONI ATTESE PER L’EVENTO DEL COPA-COGECA PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA

Clima e tecnologia, i temi della Conferenza

Nord America-Unione Europea a Como

D

al 30 settembre al 2 ottobre, l’Italia, nella cornice

del Lago di Como, ospita per la prima volta la

41ª edizione della Conferenza Nord America-

Unione Europea, un appuntamento che mette a confronto

il mondo agricolo dei due

Continenti. L’iniziativa è organizzata

dal Copa-Cogeca con

il supporto di Confagricoltura,

Coldiretti, CIA-Agricoltori Italiani

e Alleanza delle Cooperative

Italiane, e in partnership con la

Federazione canadese dell’agricoltura,

l’American Farm

Bureau Foundation e il Consiglio

nazionale dell’agricoltura

messicano. All’evento partecipano

circa 250 delegati tra

agricoltori, cooperative, rappresentanti

istituzionali, ministri

e operatori del settore provenienti da Europa e Nord

America. Al centro dei lavori, le sfide globali del settore

primario: dalla sicurezza alimentare alla sostenibilità,

dall’innovazione tecnologica alla resilienza delle filiere,

All’evento partecipano

agricoltori, cooperative,

rappresentanti istituzionali,

ministri e operatori

del settore europei e

statunitensi

in un contesto geopolitico sempre più complesso. La conferenza

assume un ruolo strategico, soprattutto alla luce

delle tensioni commerciali degli ultimi anni, come i dazi

introdotti dall’amministrazione statunitense di Trump, che

hanno avuto impatti significativi

sulle esportazioni europee e sulla

stabilità dei mercati agricoli.

L’incontro offre l’opportunità di

rafforzare le alleanze transatlantiche,

condividere esperienze

e individuare strategie

comuni per garantire una

competitività equa e sostenibile.

L’agricoltura, oggi più che

mai, è riconosciuta come un

asset strategico non solo per

gli agricoltori, ma anche per

la sicurezza alimentare dei

consumatori e per la stabilità

economica globale. Nel corso della conferenza si discutono

strumenti concreti per aumentare la resilienza delle

colture e delle produzioni, ridurre l’impatto ambientale e

garantire pratiche agricole più sostenibili. L’innovazione

10 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


Lo Sheraton Lake Como Hotel, sede della prossima Conferenza

Nord America-Unione Europea, dal 30 settembre al 2 ottobre

tecnologica è un elemento centrale dei dibattiti, dalle

nuove tecniche genomiche alla digitalizzazione dei

processi produttivi, passando per la precision farming.

Questi strumenti rappresentano leve fondamentali per

rendere l’agricoltura europea e nordamericana più competitiva,

efficiente e sostenibile.

La partecipazione di esperti e rappresentanti

istituzionali garantisce un

confronto diretto sulle politiche agricole,

sulle normative e sulle migliori pratiche,

fornendo agli agricoltori strumenti concreti

per affrontare le sfide globali.

L’obiettivo non è solo discutere le problematiche

attuali, ma anche tracciare linee

guida operative per il futuro, favorendo

una cooperazione duratura tra Europa e

Nord America. Gli accordi e le proposte

che emergeranno avranno ripercussioni

significative sui mercati globali e contribuiranno

a rafforzare la resilienza del

settore primario di fronte a crisi economiche,

climatiche o commerciali.

La Conferenza Nord America-Ue rappresenta

un momento strategico per il

dialogo transatlantico e per la definizione

di soluzioni condivise in grado di

garantire sicurezza alimentare, sostenibilità

e competitività. Confagricoltura e

le altre organizzazioni italiane coinvolte

giocano un ruolo centrale in questo

processo, promuovendo una visione

collaborativa e innovativa dell’agricoltura

europea in un contesto internazionale

in continua evoluzione. Nei giorni

della conferenza sono, inoltre, previste visite a diverse

aziende agricole locali, per mostrare concretamente le

eccellenze del territorio, le tecniche innovative adottate

e il valore delle filiere italiane di qualità, rafforzando

così il legame tra dibattito internazionale e realtà produttiva

sul campo.

g EMO CAPODILISTA ENTRA NEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO (CESE)

Il vicepresidente dei Confagricoltura, Giordano

Emo Capodilista, è stato nominato, per il quinquennio

2025-2030, componente del Comitato

Economico e Sociale Europeo (Cese). “Son convinto

che questo nuovo incarico possa essere utile a rafforzare

ancora di più la voce della Confederazione

in ambito europeo - ha detto Capodilista - e ringrazio

il presidente Giansanti e la giunta esecutiva

tutta per la fiducia che hanno voluto riporre in me.

L’Italia dispone di 24 membri all’interno del Comitato.

Giordano Emo Capodilista è stato nominato

come rappresentante del settore agricolo e agroalimentare,

portando a Bruxelles l’esperienza e la

voce del mondo agricolo italiano. La sua nomina

è avvenuta su proposta del governo italiano, dopo

la consultazione della Commissione europea ed è stata formalmente adottata dal

Consiglio Ue.

Il Comitato Economico e Sociale Europeo è uno degli organi ufficiali dell’Unione

Europea, istituito dal Trattato di Roma del 1957. L’organismo svolge un ruolo consultivo

nei confronti della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europei,

esprimendo pareri sulle proposte legislative e sulle principali politiche comunitarie.

Il Cese rappresenta la società civile organizzata: vi siedono i rappresentanti delle

organizzazioni datoriali, dei lavoratori e delle altre componenti economiche, sociali,

professionali e culturali degli Stati membri. È quindi un ponte tra le istituzioni europee

e i cittadini, rafforzando il dialogo sociale e la coesione nell’Unione.

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 11


DAZI LAVORI IN CORSO

I prodotti

da “salvare”

La proposta di Regolamento

della Commissione Ue

prevede su alcuni prodotti

l’azzeramento delle tariffe

e su altri la sospensione

in base al valore, oppure

in base alla quantità

M

entre l’Accordo preliminare tra Stati

Uniti e Unione Europea del 27 luglio

scorso sta definendo i suoi contorni,

i recenti sviluppi e la Dichiarazione

Congiunta del 21 agosto

2025 hanno reso operative le prime

misure che avranno un impatto diretto sul settore

agroalimentare italiano. L’obiettivo, come

noto, è stabilizzare il partenariato e favorire

nuove opportunità commerciali, ma la bilancia

sembra pendere decisamente a favore degli

esportatori statunitensi, lasciando i produttori

europei, e in particolare quelli italiani, di fronte

a un quadro complesso. L’accordo ha introdotto

un dazio massimo del 15% sulla maggior parte

dei prodotti europei esportati negli Stati Uniti.

Questa misura, pur inferiore alle minacce iniziali,

rappresenta un aumento significativo per

tutte le merci che in precedenza godevano di

tariffe inferiori a tale soglia.

L’Unione Europea ha risposto a questa mossa

con una serie di impegni finanziari, tra cui l’acquisto

di 750 miliardi dollari in energia e altri 600

miliardi in investimenti diretti negli Stati Uniti,

oltre a centinaia di miliardi per equipaggiamenti

militari. Tali sforzi mirano a rafforzare la partnership

transatlantica, ma il costo in termini di gettito

doganale per l’Ue è considerevole, con una

perdita stimata di circa 230 milioni di euro solo

per il settore agricolo e 63 milioni di euro per i

prodotti ittici. In cambio, l’Ue si è impegnata a

eliminare i dazi su tutte le merci industriali statunitensi

e a concedere un accesso preferenziale a

specifici prodotti agricoli e ittici.

Nonostante l’accordo preliminare fosse stato riconosciuto

dalle parti, pochi giorni fa l’Amministrazione

Trump ha voluto rilanciare, annunciando

nuovi dazi su settori chiave come farmaci

(con tariffe fino al 100%), mobili, legno e camion,

riaccendono la tensione transatlantica. Le

ultime notizie parlano di nuove tariffe, a partire

dal 14 ottobre, al 10% sul legname e al 15% sui

12 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


mobili, che per ora non sembrano riguardare il

Vecchio Continente. Un annuncio, però, che preoccupa

e rende ancora più urgente l’approvazione

in Europarlamento del rinvio di un altro anno,

proposto dalla Commissione, del Regolamento

Deforestazione (EUDR), per evitare che i nuovi

oneri finanziari e burocratici previsti vadano ad

aggiungersi ai problemi che le aziende della filiera

del legno-arredo devono già affrontare.

La proposta di Regolamento COM (2025) 471,

ora al vaglio di Consiglio e Parlamento Europeo,

illustra nel dettaglio le tre concessioni relative ai

dazi oggetto dell’accordo preliminare Usa-Ue del

27 luglio scorso. La prima concessione consiste

nella liberalizzazione totale (dazio 0%) da applicare

a prodotti come patate,

cipolle, agrumi, frutta a guscio,

oli vegetali e fertilizzanti.

L’impatto per i produttori europei

in questi settori è considerevole,

poiché dovranno

competere con merci statunitensi

non gravate da dazio. La

seconda concessione si concretizza

nella sospensione del

dazio ad valorem: per prodotti

come pomodori, cetrioli, mele

e pere, la componente d’imposta

sul valore viene azzerata,

pur mantenendo il dazio specifico,

alleggerendo parzialmente il costo per gli

importatori. Terzo punto dell’accordo Ue-Usa riguarda

i Contingenti Tariffari (TRQ): per prodotti

come carne suina, latticini, formaggi (esclusi

quelli erborinati come Gorgonzola e Roquefort),

olio di semi di soia e frutti di mare, sono stati

aperti dei contingenti a dazio zero.

È fondamentale sottolineare che la presidente

Von Der Leyen ha mantenuto la

linea dura, rifiutando ogni apertura su

prodotti “sensibili” come carni bovine, pollame,

miele, uova, riso, zucchero ed etanolo,

salvaguardando il mercato interno

da una competizione ritenuta insostenibile.

Una scelta, probabilmente orientata a

non alimentare nuovi focolai di protesta

già scaturiti dalla firma dell’accordo con il

Mercosur, che interessa tali prodotti. Il settore

agroalimentare italiano, pilastro delle

esportazioni del Paese, rimane in attesa di

chiarimenti cruciali. Sebbene i vini siano

tra i prodotti di punta, il presidente Trump

ha finora negato l’esenzione dai dazi, una

Con i dazi Usa l’Ue avrà

una perdita di gettito

doganale di 230 milioni

per il prodotti agricoli

e di 63 milioni per

i prodotti ittici

decisione che preoccupa enormemente i produttori

italiani, data la vastità e l’importanza del

mercato statunitense.

Allo stesso modo, la Commissione Europea ha

rassicurato che altri prodotti di punta come formaggi,

pasta e conserve saranno oggetto di futuri

negoziati, ma la loro inclusione nel regime di

dazio del 15% o nei contingenti tariffari rappresenta

una spada di Damocle. Secondo l’Istituto

per il Commercio Estero (Ice), i dazi imposti in

passato hanno già causato una flessione nelle

esportazioni di alcuni prodotti iconici, e la nuova

aliquota rischia di rendere le merci italiane meno

competitive sul mercato statunitense.

L’accordo con Washington prevede, seppur in

termini generici, la possibilità

di sospendere le agevolazioni

se le importazioni dagli Usa

dovessero arrecare un danno

grave ai produttori europei.

Inoltre, per assistere le imprese

in questa complessa fase di

transizione, la Rappresentanza

Permanente d’Italia presso

l’Ue e il ministero degli Affari

esteri hanno istituito una task

force permanente sui dazi,

disponibile per chiarimenti e

aggiornamenti. In attesa che il

Consiglio e il L’Europarlamento

approvino formalmente i regolamenti, l’incertezza

sui dettagli specifici continua a regnare. I

prossimi negoziati, in particolare quelli di ottobre,

saranno cruciali per definire il futuro di settori

chiave per l’economia italiana.

(gz)

Il parere dell’ICE

Secondo l’Istituto per il Commercio Estero del presidente

Matteo Zoppas, i dazi imposti in passato hanno già

causato una flessione dell’export italiano Oltreoceano,

e la nuova aliquota rischia di rendere le merci ancora

meno competitive sul mercato

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 13


PRODUZIONI VIGNETO ITALIA

Rischio

svendita

Lamberto Frescobaldi:

“Valore del vino verso gli Usa

in calo di oltre il 13%.

Così le imprese si fanno

carico dei dazi”

di Anna Gagliardi

Lamberto Frescobaldi

Produttore fiorentino, presidente dell’Unione Italiana Vini,

è componente di giunta di Confagricoltura

Vigneto Italia è molto, in certi casi

troppo, frammentato. E questo nanismo,

nonostante la ricchezza che

racchiude, diventa una debolezza di

fronte alle dinamiche globali. La su-

“I

l

perficie media del nostro patrimonio

viticolo è di 2,2 ettari. Quella francese è di 10

ettari. Non è una mera questione di estensione,

ma di effettiva competitività. Per le aziende significa

poter fare investimenti e ammortizzare le

spese, essere più efficienti e, conseguentemente,

più brave ad affrontare tutto quello che accade

a livello internazionale”.

Con sano pragmatismo e lucida visione, Lamberto

Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana

Vini (e componente della giunta di Confagricoltura)

va oltre il tradizionale bilancio della

vendemmia, anche perché il neo-riconquistato

primato tricolore in termini di volumi è un risultato

temuto, più che ricercato, e va analizzato

in prospettiva: i 47 milioni di ettolitri, +8%

rispetto al 2024 e una qualità delle uve nel complesso

molto buona, si aggiungono a circa 37

milioni di ettolitri di vino già presenti in cantina.

“Alle attuali condizioni di mercato sarà

difficile garantire una giusta remunerazione

alla filiera. Ci troviamo a fare i conti con difficoltà

che non riguardano solo l’Italia, ma tutti

i Paesi produttori. La qualità del nostro vino è

indiscussa, ma anche il buono, se è troppo, fa

perdere valore al comparto”.

Presidente cosa deve fare il settore per affrontare

questa difficile fase?

Serve un piano per dimensionarsi, essere più

14 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


competitivi sui prezzi,

abbassare i costi e anche

allargare la gamma

di prodotto, laddove

serve. Quello che sta

accadendo nel mondo

richiede abilità a stare

sul mercato e una programmazione

che permetta

alle imprese di

continuare ad esistere.

Dal 2000 ad oggi l’Italia

ha perso molti ettari

vitati. Il numero di

aziende agricole è diminuito

drasticamente e

non sempre il processo

è stato compensato da

accorpamenti. Allora:

sono possibili interventi

politici e anche finanziari,

come ad esempio aperture di credito a lungo

periodo e nuovi strumenti della finanza, che potrebbero

essere messi in atto per essere presenti

oggi sul mercato, affrontarlo bene e garantire

un futuro con un solido ricambio generazionale.

Certo non è facile, ma se non ci pensiamo noi, ci

pensano altri.

Come sta reagendo il sistema dei Consorzi di

fronte all’abbondanza di produzione e alle eccedenze

in cantina?

I Consorzi hanno iniziato a

ripensare l’attività. Non tutti

sono stati finora sufficientemente

critici rispetto all’eccesso

di produzione, nonostante

il contesto. Ma occorre essere

realistici: ci sono situazioni in

cui non si è ragionato troppo

sul rapporto tra giacenze e

mercato, confidando magari in

nuovi sbocchi verso piazze internazionali

sulla carta molto

appetibili, in realtà assai difficili

da conquistare.

Se ci pensiamo bene, tutto

questo alla fine non giova

all’agricoltore, porta a un deprezzamento delle

uve che innesca una serie di interventi al ribasso

per contenere i costi di produzione e spinge a

fare affidamento sugli aiuti. Dobbiamo ammettere

che in certi casi per sopperire a difficoltà croniche

si è fatto troppo affidamento su sostegni

Troppo affidamento sui

sostegni esterni. Il numero

di aziende è diminuito

drasticamente e

non è stato compensato

da accorpamenti

“Gli Usa assorbono il 24% del valore

del vino italiano e l’accordo con i Mercosur

avrà effetto tra otto anni e altrettante

vendemmie in uno scenario in continua

evoluzione. Dobbiamo strutturarci”

esterni. Ma una volta terminati gli aiuti, alcune

colture sono ‘naufragate’ e anche i valori fondiari

sono diminuiti.

Dazi USA: qual è oggi il conto che le imprese

stanno pagando?

Nel mese di luglio il vino italiano è arrivato negli

Stati Uniti con un prezzo medio ribassato di oltre

il 13% per rimanere competitivo anche dopo

l’entrata in vigore delle nuove tariffe. Il nostro Osservatorio

(UIV) ha elaborato gli ultimi dati sulle

importazioni delle dogane

americane: la media a listino

dei vini italiani è passata da

6,52 dollari/litro di luglio 2024

a 5,64 dollari dello stesso periodo

di quest’anno, nonostante

una fase di deprezzamento

del dollaro che dovrebbe invece

spingere gli americani a

spendere mediamente di più

per comprare in euro.

Il vino sta uscendo dalle cantine

a prezzi inferiori, e questo

testimonia che molte imprese

si sono fatte carico del dazio

per rimanere competitive. Ma

quante ‘Ferrari’ abbiamo? Non

è che tutte le aziende possono permettersi di andare

a muso duro dall’importatore e dirgli di farsi carico

lui del costo in più. Quindi è un risveglio doloroso

quello dei nuovi dazi: non dimentichiamo che gli

Stati Uniti assorbono in valore il 24% del vino italiano:

quale altro sbocco così importante abbiamo

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 15


PRODUZIONI VIGNETO ITALIA

g VENDEMMIA 2025, IL REPORT DI UIV: PRODUZIONE IN CRESCITA, +8% RISPETTO AL 2024

La vendemmia italiana 2025 passerà alla storia

complessivamente come un’ottima annata.

E anche abbondante, con un +8% rispetto

allo scorso anno; in tutto 47,4 milioni di ettolitri

che ridanno al nostro Paese lo scettro in

termini quantitativi. Torna a crescere anche

la produzione di vino sul versante europeo

(+2,1%). A recuperare solo parzialmente le

perdite dello scorso anno è la Francia, che si

ristabilisce al secondo posto dopo l’Italia nella

classifica dei produttori, con 37,4 milioni di

ettolitri. Scende quindi di un gradino del podio

la Spagna, che dovrebbe raccogliere 36,8

milioni di hl. Seguono, a distanza, Germania

e Portogallo, con rispettivamente 8,4 e 6,2

milioni di ettolitri. Sono le stime presentate

al MASAF il 10 settembre scorso da Unione

italiana vini (Uiv), Assoenologi, e ISMEA con il

contributo dell’Ufficio competente del ministero dell’Agricoltura e delle Regioni.

A fare da contraltare è il quadro di mercato particolarmente complesso, sollecitato da nuovi modelli di consumo. L’indagine

evidenzia nei mesi estivi una flessione dei listini in attesa della nuova campagna e dell’evoluzione del quadro

produttivo internazionale, che incide maggiormente sui vini da tavola, mentre le Doc-Docg seguono dinamiche più

autonome. Le giacenze al 31 luglio 2025 risultano stabili: circa 37 milioni di ettolitri (dati Cantina Italia). Sul fronte

della domanda interna, la GDO mostra una crescita degli acquisti di bollicine, sia in volume che in valore, a fronte di

un rallentamento dei vini fermi (dati Ismea/Nielsen IQ).

Per quanto riguarda la domanda estera, dopo un 2024 positivo, i primi cinque mesi del 2025 confermano i valori

raggiunti con una lieve riduzione dei volumi (-4%) dovuta al calo delle spedizioni di vini comuni, mentre le Dop

registrano un incremento. Sul fronte dazi USA, l’Osservatorio Uiv avverte che, dall’attivazione di quest’estate, i vini

italiani hanno subito tariffe aggiuntive pari a 61 milioni di dollari, circa un terzo rispetto al totale import di prodotti

provenienti dall’estero. Una classifica ad handicap, che vede primeggiare di poco la Francia (62,5 milioni di dollari),

seguita dal Belpaese e, in lontananza, dalla Spagna. Nel mese di luglio il vino italiano negli Stati Uniti è arrivato con

prezzo medio ribassato (-13,5%) per rimanere competitivo con il peso dei dazi.

Non c’è abbastanza

critica rispetto all’eccesso

di produzione,

si è confidato in nuovi

mercati, in realtà difficili

da conquistare

al momento? Francamente nessuno”.

I nuovi accordi internazionali

aprono tuttavia alternative

interessanti per il comparto.

Il Mercosur, ad esempio:

il vino è uno dei pochissimi

settori agricoli che trarrebbe

beneficio dall’intesa…

Sì, certo. Ma prima che l’accordo

Mercosur abbia pieno

effetto ci vogliono otto anni

e altrettante vendemmie, con

uno scenario che è in continua

evoluzione e cambiamento.

Per questo, nel frattempo, dobbiamo

strutturarci.

I primi giorni di ottobre a Chicago torna Vinitaly

USA: con che spirito gli operatori affrontano

questo appuntamento,

alla luce degli attuali rapporti

con gli States?

È un appuntamento importante.

Non dobbiamo affatto

cedere sul fronte della promozione,

anzi, chiediamo

a ICE di non abbandonarci

e alla politica di mantenere

l’OCM Vino, uno strumento

assolutamente necessario e

utile per le aziende. Dal canto

nostro, non dobbiamo essere

solo bravi agricoltori, ma

anche bravi commercianti.

Le fiere, quindi, funzionano

ancora?

Sì, ad esempio in Asia, in Giappone e negli

stessi Stati Uniti sono occasioni da non per-

16 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


Enoturismo

“Dobbiamo attualizzare la nostra immagine, senza travisare

la nostra identità. In azienda abbiamo bandito certe bibite

per proporre prodotti della campagna, genuini”

Consumi e nuove generazioni

“Su alcuni vini dobbiamo essere più contemporanei, dare una lettura più

fresca. Non penso che i motivi salutistici siano la motivazione principale

del calo dei consumi. Lo dimostra l’aumento dei consumi

di superalcolici proprio tra i giovani”

dere. Noi facciamo un

bene voluttuario e c’è

tanta concorrenza nel

mondo: andarci significa

anche consolidare

rapporti personali,

confrontarsi con i

colleghi di altri continenti.

Le persone si

devono guardare negli

occhi.

Calano i consumi di

vino e le nuove generazioni

non sembrano

appassionarsi alla sfera

enoica. Complice, si

dice, una narrazione

troppo elitaria e incapace

di emozionarli. Che cosa cambiare nella

comunicazione del vino o nell’ambito dell’enoturismo?

Partiamo dal fatto che ogni prodotto ha un suo

target e un suo linguaggio. Sicuramente per

alcuni vini dobbiamo essere più “contemporanei”,

dare una lettura più fresca e divertente per

poter raggiungere le giovani generazioni. E in

questa direzione ha lavorato molto bene il Prosecco.

Non penso che il calo dei consumi sia

imputabile a motivi salutistici, almeno non ritengo

che questa sia la motivazione principale,

anche perché c’è stato un parallelo aumento dei

consumi di superalcolici proprio tra i giovani.

Per quanto riguarda l’enoturismo, che in questi

anni è cresciuto e si è modificato come fenomeno,

anche noi produttori dobbiamo contribuire

a creare cultura.

Il territorio è per noi italiani un punto di forza

e, pertanto, aprire la porta di casa vuol dire

offrire un’esperienza bella e autentica al turista.

Non dobbiamo cercare elementi di forzatura né

in un senso, né nell’altro. Mi spiego: la vita in

campagna non è quella agreste di un tempo,

pertanto, la nostra immagine deve essere attuale,

non vecchia, pur facendo leva sulla nostra storia.

Analogamente, non dobbiamo proporre prodotti

lontani dalle nostre

tradizioni, travisando

l’identità dell’impresa

agricola e ammiccando

ad altri àmbiti.

Faccio un esempio:

noi in azienda abbiamo

bandito certe

bibite che alcuni visitatori

chiedevano per

i bambini. Proponiamo

alternative in linea

con la nostra attività,

come un succo

di frutta o comunque

un prodotto della

campagna, genuino.

Ed è sempre molto

apprezzato. •••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 17


PRODUZIONI SUINICOLTURA

Peste Suina

Si riducono

le restrizioni

Da ottobre 2024

non si registrano

più casi in allevamenti.

In Lombardia il virus

ha coinvolto 300 aziende.

Milani: “Adesso preoccupa

l’indagine antidumping

della Cina sui prodotti Ue”

L

a Commissione europea ha accolto la

richiesta del commissario straordinario

alla Peste Suina, Giovanni Filippini, di

rivedere e allentare in modo sostanziale

le restrizioni agli allevamenti suinicoli

lombardi delle province di Pavia e

di Lodi e anche a quelli piemontesi di Novara.

Nel dettaglio, la Zona 3, quella con restrizioni

totali, viene completamente rimossa, 109 Comuni

vengono classificati in Zona 2 e altri 57

in zona 1. Mentre altri 72 comuni, precedentemente

inclusi nelle zone di restrizione, passano

ora a territorio libero. Un passaggio atteso

da mesi dal comparto, che in Lombardia ha

pagato in prezzo più alto dell’emergenza. Il virus,

innocuo per l’uomo, ma letale per i suini,

ha colpito duramente in particolare il Pavese,

imponendo restrizioni che hanno inciso sull’attività

quotidiana di circa 300 allevamenti lombardi.

Da ottobre 2024, però, non si registrano

18 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


più casi negli allevamenti e anche la circolazione

di selvatici appare ridotta, grazie ad un

insieme di azioni che hanno visto impegnati le

Regioni, il ministero dell’Agricoltura e quello

della Salute e il commissario di governo per la

Psa. Le misure messe in campo sono servite a

contenere la diffusione del virus con recinzioni,

strutture di biosicurezza, contenimento dei

cinghiali, rimozione sistematica delle carcasse,

anche con il sostegno del mondo venatorio; e

soprattutto, con la grande disponibilità al sacrificio

degli allevatori e dell’intera filiera della

suinicoltura.

Per il presidente della Federazione nazionale di

prodotto suinicoltura di Confagricoltura, Rudy

Milani, si tratta di un risultato importante, una

grande vittoria di un sistema che ha funzionato

nonostante momenti di grandissima difficoltà.

“Ringraziamo il commissario straordinario Filippini

per il lavoro svolto - ha detto -, senza dimenticare

l’apporto fondamentale

del ministero della Salute e

del Masaf e l’impegno delle

Regioni coinvolte. Ma questo

non significa che la battaglia

sia finita”. Milani non dimentica

le difficoltà attraversate dal

comparto, ed invita tutti a porre

la massima attenzione sul

futuro prossimo. “Se vogliamo

evitare che questa piaga continui

a colpire le nostre aziende,

con ripercussioni pesanti per

l’intera filiera e costi altissimi

sia per la Pubblica Amministrazione,

sia per il settore,

dobbiamo proseguire con il

lavoro di selezione faunistica

avviato in questi mesi. La componente venatoria

è stata determinante per attenuare il problema,

ma sarebbe un errore pensare che da sola possa

risolvere tutte le criticità legate al contenimento

della fauna selvatica”.

Ma non c’è solo la Psa a preoccupare la filiera

suinicola. È di qualche settimana fa la notizia

dell’apertura da parte della Cina di un’indagine

antidumping sulle importazioni di prodotti

provenienti dall’Unione europea. La decisione

rischia di avere conseguenze molto gravi per il

comparto italiano ed europeo. Confagricoltura

giudica inaccettabili queste possibili misure restrittive.

“L’Italia, a causa della Peste Suina Africana,

ha già perso dal gennaio 2022 il limitato

Milani Le carni Ue

che non potranno

essere esportate in Cina

finiranno sul mercato

interno, con il rischio

di un’ulteriore

riduzione dei prezzi

export che era riuscita

a conquistare verso

la Cina. Per questo

non possiamo restare

indifferenti di fronte

a questa notizia”,

ha commentato sul

punto Rudy Milani.

Secondo il presidente

della Fnp, i volumi

di carne che non

potranno più essere

destinati alla Cina dai

Paesi europei, maggiormente

colpiti da

eventuali dazi, finiranno

inevitabilmente per riversarsi sul mercato

interno, già sotto pressione, con il rischio di

un’ulteriore riduzione dei prezzi.

Il contesto è aggravato da altri elementi: innanzitutto

dall’accordo con gli Stati

Uniti, che ha rimosso i dazi

Ue sulle carni suine americane

lasciando però un’imposta

Rudy Milani

Presidente della Federazione nazionale

di prodotto suinicoltura di Confagricoltura

del 15% sulle esportazioni

europee verso gli Usa. Senza

dimenticare il Mercosur,

che penalizza fortemente l’agricoltura

senza garantire il

principio di reciprocità, cioè

il rispetto degli stessi standard

produttivi richiesti agli operatori

europei anche per i prodotti

importati dall’America

Latina.

“In questo contesto - ha proseguito

Milani - dire che la

misura è colma oltre ad essere

riduttivo, evidenzia anche che diventa estremamente

complicato non solo fare impresa, ma

persino sopravvivere. È inaccettabile che gli allevatori

siano costretti a pagare dazio, nel vero

senso della parola, per dispute commerciali che

finiscono per rafforzare i nostri competitor globali

e indebolire i produttori europei”. Alla luce

di queste criticità, Confagricoltura chiede alla

Commissione europea di rivedere la propria politica

commerciale e al governo italiano di farsi

portavoce delle istanze del settore. L’agricoltura,

conclude la Confederazione, non può più essere

trattata come merce di scambio nei negoziati internazionali.

(gb)

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 19


PRODUZIONI RISO

Un anno

di sfide

Nel 2024 il valore dell’export

è stato di 872 milioni. In questo

anno l’incremento degli ettari

fa pensare ad un ulteriore

aumento produttivo. Il rischio

di un eccesso di offerta

è dietro l’angolo

di Riccardo Calabrese

L’

Italia, pur non essendo universalmente

riconosciuta come “culla del riso”

al pari di nazioni asiatiche, vanta una

storia antica e significativa nella coltivazione

e nel consumo di questo cereale.

Le radici affondano nelle regioni

settentrionali, in particolare in Lombardia e Piemonte,

dove terreni fertili e abbondanza d’acqua

hanno creato l’ambiente ideale per la sua crescita.

Inoltre, ricordiamo che la produzione di riso

si è estesa in Veneto, Sardegna, Emilia-Romagna

e, nonostante non sia scontata, si è affermata anche

in Calabria.

Nel 2023, l’Italia si è posizionata al trentaseiesimo

posto a livello mondiale con una produzione

di 1,4 milioni di tonnellate (fonte FAO). Paesi

come India, Cina e Bangladesh dominano la scena

globale in termini di volume, ma le condizioni

pedoclimatiche e le tecniche agronomiche giocano

un ruolo cruciale nella resa per ettaro. In Europa,

l’Italia guida la produzione, mentre la Spagna,

pur con una superficie coltivata inferiore,

si posiziona seconda. La Grecia, nonostante una

piccola estensione, vanta un’alta resa per ettaro.

L’India si colloca al primo posto sia per valore

che per volume con 10,7 miliardi di dollari,

confermando il suo ruolo dominante nel mercato

mondiale del riso. La Thailandia con 3,9

miliardi di dollari, e il Vietnam con 3,1 miliardi

di dollari, seguono, convalidando la loro posi-

20 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


zione come importanti esportatori di

riso nel mercato internazionale. Il dato

interessante nella classifica è dato dal

prezzo medio più alto del riso italiano

(1,19 dollari per kg), che riflette probabilmente

la preferenza per varietà

speciali e di alta qualità. Al contrario,

Paesi come Myanmar e Brasile hanno

un prezzo medio più basso, indicativo

forse di una maggiore concorrenza

e produzione su larga scala. Gli Stati

Uniti si distinguono anche loro per

un prezzo medio elevato (0,69 dollari per kg),

suggerendo una possibile concentrazione sulla

produzione di varietà premium o di nicchia. La

Cina, nonostante sia uno dei principali consumatori

di riso, si posiziona nella parte inferiore

della classifica in termini di valore delle esportazioni,

forse a causa della sua enfasi sulla sicurezza

alimentare interna anziché sull’esportazione

su larga scala.

Le esportazioni italiane di riso nel 2024 hanno

raggiunto un valore complessivo di 872 milioni

di euro, con Germania e Francia come principali

mercati di riferimento, assorbendo insieme il

43% del totale. Seguono, a distanza, Regno Unito

(7%) e Belgio (5%). Gli Stati Uniti rappresentano

invece solo il 2% delle esportazioni, pari a 16 milioni

di euro e 8.406 tonnellate, destinate in gran

parte al settore della ristorazione.

Con l’introduzione dei dazi del 15% voluti dal

presidente Trump, il prezzo del riso italiano sul

mercato statunitense ha subito un aumento significativo.

In precedenza, infatti, l’importazione era

soggetta a un incremento di 14 euro per tonnellata.

Con la nuova

La presidente dell’Ente Nazionale Risi,

Natalia Bobba, a Vercelli questo settembre

per il festival internazionale, Risò

tassa del 15% e

considerando un

prezzo medio di

2.000 euro a tonnellata,

l’aumento

si traduce in circa

2,30 euro al chilo,

equivalenti a 2,70

dollari.

Si tratta di un rincaro

importante,

che tuttavia non

dovrebbe determinare

gravi ripercussioni

sui

volumi esportati,

grazie alla buona

collocazione del prodotto italiano in quel mercato.

Va sottolineato che l’unicità del riso italiano,

con le sue varietà destinate al risotto, non trovano

confronti sul mercato mondiale. Il consumatore

è consapevole che per fare un risotto è

necessario acquistare un riso italiano.

Nel 2025 le superfici coltivate a riso in Italia hanno

raggiunto i 235.450 ettari, con un incremento

di 9.321 ettari rispetto all’anno precedente. Si

tratta di una crescita significativa, che conferma

la vitalità del settore e la fiducia riposta dagli

agricoltori nella coltura risicola, nonostante le

incognite legate all’andamento climatico e alle

dinamiche di mercato.

L’aumento delle superfici lascia prevedere una

produzione più abbondante rispetto al 2024, con

un conseguente ampliamento dell’offerta disponibile

per la commercializzazione, sia sul mercato

interno che su quello estero. Secondo gli

operatori del comparto, tuttavia, questo scenario

potrebbe avere effetti ambivalenti: da un lato,

una disponibilità maggiore di prodotto garantisce

un rafforzamento della presenza italiana nei

mercati internazionali e una risposta più solida

alla crescente domanda globale; dall’altro, esiste

il rischio che l’incremento produttivo determini

un eccesso di offerta, con conseguente pressione

sui prezzi all’origine.

Un eventuale calo delle quotazioni avrebbe ripercussioni

dirette sul reddito dei produttori,

soprattutto in un contesto già reso complesso

dall’aumento dei costi di produzione (energia,

sementi, manodopera) e dalla concorrenza dei

Paesi extra-UE, spesso avvantaggiati da costi inferiori

e normative meno stringenti.

In sintesi, il 2025 si prospetta come un anno di

abbondanza produttiva, ma anche di sfide commerciali:

la capacità di equilibrare produzione e

domanda sarà determinante per evitare un eccessivo

calo dei prezzi e tutelare così la redditività

dell’intera filiera risicola.

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 21


PRODUZIONI CANAPA

Anche i fiori

tra i prodotti

agricoli

La Comagri amplia

la definizione di canapa

riconoscendo esplicitamente

la liceità anche delle

infiorescenze

di Jacopo Paolini

I

l 9 settembre 2025 è stata una data cruciale

per la filiera della canapa in Europa. La Commissione

Agricoltura e Sviluppo Rurale del

Parlamento Europeo (Comagri) ha votato un

emendamento per ampliare la definizione di

canapa, riconoscendo esplicitamente anche

i fiori come prodotti agricoli leciti nell’Ue, a condizione

che provengano da varietà registrate nel

Catalogo europeo con limiti di Thc conformi alla

normativa comunitaria. Questo voto è significativo

perché si allinea alla proposta fatta a luglio dalla

Commissione europea nell’ambito della revisione

della Politica Agricola Comune (Pac): autorizzare

esplicitamente la produzione e la commercializzazione

di tutte le parti della pianta di canapa,

incluso il fiore. Se l’approccio whole-plant verrà

confermato anche dal Consiglio dell’Ue e dalla

stessa Comagri durante i prossimi negoziati,

la revisione verrà integrata formalmente nel

regolamento dell’Organizzazione Comune di

Mercato (Ocm), il principale quadro legislativo

del mercato agricolo europeo. La decisione

definitiva è attesa per ottobre, quando

si dovrebbe completare il processo di approvazione

interistituzionale con il voto in plenaria

del Parlamento europeo e i negoziati

tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Se

l’esito sarà favorevole, le nuove regole potrebbero

entrare in vigore già dalla prossima

estate, molto prima dell’entrata in vigore della

nuova Pac prevista per il 2028.

Quello che accade in Europa rassicura la

filiera italiana che, ricordiamo, sta attraversando

un momento di grande incertezza a

causa dell’articolo 18 del decreto Sicurezza.

L’approvazione definitiva dell’emendamento

rappresenterebbe una tutela normativa concreta,

oltre che un segnale chiaro nei confronti

delle misure restrittive, e purtroppo ideologiche,

prese dal nostro governo.

Approccio whole plant: tre benefici per la filiera

Come sottolinea Francesco Mirizzi, direttore

dell’European Industrial Hemp Association

(Eiha), in un comunicato stampa: siamo di fronte

a un segnale importante. Per la prima volta

il Parlamento europeo riconosce la necessità di

armonizzare le regole comunitarie per garantire

certezze normative e stabilità a un settore da

sempre penalizzato a causa di restrizioni nazionali

frammentarie e spesso contraddittorie.

Riconoscere i fiori di canapa come prodotto agricolo

legittimo porterebbe alla filiera tre principali

benefici concreti: eliminerebbe divergenze,

contraddizioni e disparità nazionali unificando la

normativa per tutta la filiera; consentirebbe an-

22 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


g CBD, IL REGNO UNITO TRACCIA LA ROTTA VERSO IL NOVEL FOOD

Mentre in Italia il Cbd vive un momento

di incertezza normativa, il Regno

Unito ha scelto da tempo una strada

concreta e trasparente. Già nel gennaio

2019 la Food Standards Agency

(Fsa) ha classificato ufficialmente il

cannabidiolo come novel food, imponendo

nuove regole a oli, infusi, snack,

caramelle e a qualsiasi altro alimento contenente Cbd. Da allora, solo i

prodotti con una domanda di autorizzazione valida hanno potuto restare

sul mercato. Per fare ordine, la Fsa ha creato una lista pubblica: un

registro trasparente dei prodotti ammessi in attesa di decisione finale.

Le prime approvazioni sono arrivate nel 2024 e stanno continuando nel

2025, segnando un passaggio chiave verso la piena regolamentazione

del settore. A luglio la Fsa aveva già diffuso indicazioni preliminari, fissando

per esempio un limite giornaliero di 10 mg per gli adulti sani e

raccomandando precauzioni per donne in gravidanza, persone immunodepresse

o sotto trattamento farmacologico.

Ad agosto 2025 l’Fsa ha aperto la consultazione pubblica sulle prime

tre domande di autorizzazione definitive che riguarderanno: Cbd sintetico

e Cbd isolato derivato dalla Cannabis Sativa L. L’iniziativa, aperta

fino al 20 novembre 2025, coinvolge imprese, associazioni, autorità e

consumatori. L’obiettivo? Un mercato chiaro, sicuro e sostenibile, dove

la tutela della salute dei consumatori va di pari passo con la crescita economica

delle imprese.

che a chi lavora le infiorescenze di accedere ai

sussidi della Pac, ai fondi per lo sviluppo rurale

e agli incentivi ambientali, mettendo finalmente

la canapa sullo stesso piano delle altre colture

tradizionali; garantirebbe

agli agricoltori una chiarezza

normativa prima della nuova

Politica agricola, prevista per

il 2028.

Canapa e Pac: gli ultimi aggiornamenti

Il 10 settembre sono stato al

ministero dell’Agricoltura per

una lunga riunione sul Regolamento

della Pac. Sono intervenuto,

con Copa-Cogeca, per

il settore canapa chiedendo

che tutti gli agricoltori che coltivano

da semi certificati con

Thc sotto lo 0,3% % possano lavorare nella piena

legalità, sia che coltivino per fibra, che per

seme, biomassa o infiorescenze. La discussione

è stata lunga, ma sembra ci sia unanimità nel

ritenerla una soluzione valida e corretta. Per la

nuova Pac, prevista per il 2028, il Parlamento

europeo ha già proposto di stabilire una soglia

unica di Thc allo 0,5% per la canapa industriale,

Se a ottobre anche

il Parlamento, il Consiglio

e la Commissione Ue

diranno sì all’approccio

whole plant, la canapa

entrerà nella Pac

valida in tutti gli Stati membri. Uno

step fondamentale per ridurre le discrepanze

tra normative nazionali e

creare un quadro giuridico uniforme,

in linea sia con le sentenze della

Corte di Giustizia europea che con

gli standard internazionali. Anche in

questo caso sarebbe utile anticipare

i tempi, consentendo già oggi a chi

coltiva infiorescenze conformi ai limiti

di legge di operare con serenità,

come dovrebbe accadere in un settore

regolamentato.

La filiera italiana può tornare a respirare?

Oltre alle iniziative europee, altri

segnali ci suggeriscono che possiamo

quantomeno essere ottimisti. L’8

settembre, il Tribunale di Trento si

è pronunciato sul ricorso presentato

dalle associazioni del settore per

ottenere la sospensione dell’articolo

18 del decreto Sicurezza. Pur non

potendo sospendere l’articolo, che

interviene in modo generale sulla

materia degli stupefacenti (DPR

309/1990) per il Tribunale resta valido quanto

stabilito dalle Nazioni Unite del 2029: la canapa

è legale se non ha effetto drogante e l’effetto sospensivo

dell’articolo potrà essere applicato in

caso di provvedimenti amministrativi

specifici nei confronti

di aziende e attività che operano

nel rispetto della legge.

Il Tribunale di Trento, anche

in questa fase preliminare, ha

ricordato le sentenze del TAR

del Lazio e i principi europei

secondo cui non è legittimo

distinguere tra le varie parti

della pianta per imporre divieti

generali e assoluti. Sembra

quindi che il cerchio si

stia stringendo: la canapa va

considerata nella sua totalità e

la filiera va tutelata con norme fondate su base

scientifica. Solo così il settore potrà continuare a

crescere e a generare valore economico, ambientale

e sociale.

* Cofondatore e Cso di Enecta, vicepresidente del

gruppo di lavoro “Lino e Canapa” del Copa-

Cogeca)

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 23


PRODOTTI & MERCATI a cura del Centro Studi di Confagricoltura

L’UCRAINA SI CONFERMA IL PRINCIPALE FORNITORE CON 47.467 TONNELLATE, SEGUITA DAL REGNO UNITO

Cresce ancora l’import di uova in Italia

e in Ue, anche l’export in forte aumento

Le importazioni di uova sono in aumento sia in Italia, sia

nell’Unione europea, con un incremento significativo degli

acquisti da Paesi terzi. Secondo gli ultimi dati disponibili,

il mercato sta registrando una crescita marcata,

confermando la tendenza già osservata nel 2024. Questo

fenomeno riguarda sia le uova in guscio, sia quelle

sgusciate destinate al consumo, con incrementi rilevanti

nei primi cinque mesi del 2025. Secondo l’elaborazione

su dati Istat e Ismea, nel 2024 le importazioni italiane

di uova in guscio di gallina avevano raggiunto quota

47.661 tonnellate, con un aumento del 29,2% rispetto

al 2023. Il ritmo di crescita non si è arrestato: nei primi

cinque mesi del 2025 l’incremento è stato del 38,4%

rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato

riguarda anche le uova sgusciate, che nei primi cinque

mesi del 2025 segnano un aumento del 31,9%. Non è

però possibile distinguere la specie animale di provenienza

per questa categoria.

Analizzando i principali Paesi fornitori di uova in guscio,

si rileva che i primi sei coprono quasi il 90% delle importazioni

complessive. Nei primi cinque mesi del 2025

spicca la Bulgaria, che ha incrementato notevolmente le

esportazioni verso l’Italia, superando anche Spagna e

Turchia, tradizionalmente fornitori significativi. In netta

controtendenza la Turchia, con un calo del 61,4% dopo

il forte aumento del 2024 (+49,4%).

Maggiori import anche a livello UE

La tendenza all’aumento delle importazioni non riguarda

solo l’Italia. Secondo i dati Eurostat, aggiornati a maggio

24 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


2025, le importazioni di uova extra-UE hanno

raggiunto complessivamente 62.863 tonnellate

equivalenti, in crescita del 34% rispetto

allo stesso periodo del 2024.

L’Ucraina si conferma di gran lunga il principale

fornitore, con 47.467 tonnellate

(+62%), seguita dal Regno Unito (5.774 tonnellate,

-5,5%), dalla Macedonia del Nord

(+135,4%), dall’Argentina (+11,5%) e dalla

Bosnia-Erzegovina (+32,5%). Al contrario,

le importazioni dalla categoria “Altri” si sono

praticamente dimezzate (-50,7%). Considerando

che nel 2023 le importazioni complessive

di uova nell’UE erano pari a circa

90.000 tonnellate e che nel 2024 erano salite

a 122.000 tonnellate, i primi cinque mesi

del 2025 mostrano un’ulteriore accelerazione,

con circa 16.000 tonnellate in più rispetto

allo stesso periodo dell’anno scorso.

Export UE in forte crescita

Se le importazioni di uova dell’UE sono aumentate

negli ultimi mesi, è anche opportuno

notare che sono parallelamente incrementate

in modo significativo le spedizioni di uova verso i Paesi

terzi. L’aumento delle esportazioni, tra l’altro, è notevolmente

superiore all’aumento delle importazioni. Nei

UOVA (TON) - IMPORT EUROPA

GEN - MAG 2024 GEN - MAG 2025

Ucraina 29302 47467 62,0%

Regno Unito 6113 5774 -5,5%

Macedonia del Nord 1227 2889 135,5%

Argentina 1847 2059 11,5%

Bosnia-erzegovina 626 830 32,6%

Altri 7802 3843 -50,7%

Extra EU 46918 62863 34,0%

UOVA (TON) - EXPORT EUROPA

GEN - MAG 2024 GEN - MAG 2025

Regno unito 59128 65855 11,4%

Svizzera 21024 50360 139,5%

Giappone 26071 24835 -4,7%

Israele 3615 5817 60,9%

Tailandia 5535 4200 -24,1%

Altri 35018 47698 36,2%

Extra - EU 150391 198766 32,2%

Fonte: Eurostat

g NEL 2025 PRODUZIONE DI NOCCIOLE IN CRISI. CALI FINO AL 70%

La campagna corilicola 2025 registra un decremento della produzione

fino al 70% in alcuni territori. La flessione rispetto al potenziale produttivo

è stimata in circa il 50%. In alcune delle aree maggiormente vocate,

come Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia, le perdite raggiungono

il 70%, e in alcuni casi non si raccoglierà affatto. A rendere ancora più

allarmante il quadro è il fatto che, dal 2015 ad oggi, le superfici coltivate

a nocciole sono aumentate di oltre il 30%, a fronte di una produzione

che già da diversi anni risulta in calo.

Di questa gravissima crisi Confagricoltura ha informato il ministro dell’Agricoltura,

della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida,

chiedendo interventi urgenti, sia nel breve che nel lungo periodo,

a tutela delle imprese agricole.

“Il comparto corilicolo è in estrema difficoltà - ha commentato Dario Di

Vincenzo, presidente della Federazione nazionale di prodotto frutta in

guscio della Confederazione - e necessita di misure immediate per garantire

un futuro alle aziende. È indispensabile prevedere ristori urgenti

per far fronte alle perdite di quest’anno, ma anche interventi strutturali

per tutelare la redditività, la competitività e la tenuta produttiva di un

settore strategico per molti territori”.

La filiera corilicola italiana resta seconda per produzione al mondo e

non rappresenta solo un’importante realtà economica, ma anche un

elemento fondamentale sotto il profilo paesaggistico, ambientale, occupazionale

e sociale.

primi cinque mesi del 2025, infatti, sono state esportate

198.766 tonnellate equivalenti, in aumento del 32,2%

(circa 50mila tonnellate in più di export, contro un aumento

di meno di 20mila tonnellate di

maggiore import) rispetto allo stesso periodo

del 2024.

Il Regno Unito rimane la principale destinazione

con 65.855 tonnellate (+11,4%),

seguito dalla Svizzera, che ha più che

raddoppiato i propri acquisti (50.360

tonnellate), e dal Giappone (24.835 tonnellate,

-4,7%). In forte aumento anche le

spedizioni verso Israele (+60,9%), mentre

calano sensibilmente quelle verso la Thailandia

(-24,1%).

Un mercato sempre più dinamico

L’insieme dei dati conferma che il commercio

internazionale di uova sta vivendo

una fase di intensa movimentazione.

L’Italia continua ad aumentare il ricorso

all’import, con forniture che si concentrano

su un numero ristretto di Paesi europei,

ma con nuovi protagonisti, come la Bulgaria.

Parallelamente, l’Unione europea

rafforza il proprio ruolo di esportatore

netto, aumentando in maniera significativa

i volumi inviati ai mercati extra-UE.

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 25


RINNOVABILI COMUNITÀ ENERGETICHE

Una doccia

fredda

Nicola Gherardi: “Lo spostamento

di parte delle risorse destinate

alle Cer non è una buona notizia.

Sarebbe stato più giusto

posticipare la scadenza dei bandi”

di Francesco Bellizzi

P

er la rimodulazione delle risorse delle

ultime due rate del Recovery (41,2

miliardi), il governo ha chiesto a Bruxelles

di poter usare le risorse che non

verranno utilizzate entro i termini su

altri obiettivi del Pnrr con scadenze

oltre il 2026. In questa richiesta rientrano anche

i bandi delle Comunità energetiche

rinnovabili che scadranno il 30 novembre

prossimo. Per le Cer, Palazzo Chigi

ha chiesto l’autorizzazione di riallocare

1 miliardo dei complessivi 1,6 di finanziamento.

La scelta di Roma è “una

doccia fredda” per Nicola Gherardi, imprenditore

agricolo ferrarese (tra i primi

ad investire nella diversificazione della

propria attività con la produzione di

energia) e presidente del primo progetto

di comunità energetica italiana in ambito

agricolo, ConfagriCer.

Nicola Gherardi

Componente di giunta di Confagricoltura,

presidente di ConfagriCer

Presidente cosa ne pensa delle ultime

novità relative alla modulazione del

Pnrr?

Siamo consapevoli che le domande di

partecipazione ai bandi per la costituzione

delle Cer sono tutt’oggi poche rispetto

alla disponibilità finanziaria della misura.

Ma questo è anche dovuto alle diverse

modifiche che hanno subito tra maggio e

giugno scorsi. Modifiche positive - come

l’estensione dei contributi a fondo perduto

per la realizzazione degli impianti ai

comuni fino a 50.000 abitanti -, ma che

hanno richiesto un tempo di maturazione

maggiore rispetto al previsto. Per questo

motivo avevamo chiesto che, invece di

prevedere lo spostamento di risorse, si

posticipasse la scadenza di fine novembre.

In questo senso, la scelta del governo rappresenta

una doccia fredda.

La probabile riduzione delle risorse quanto

mette a rischio lo sviluppo e la diffusione delle

Comunità?

Di certo rischiamo di fare grandi passi in dietro.

Depotenziare i finanziamenti a fondo perduto

26 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


vuol dire allontanare l’interesse ad

investire.

A che punto è il progetto ConfagriCer?

Non basta essere stati i primi, tra le

sigle del settore agricolo, a sviluppare

l’opportunità offerta anche dal

Pnrr. Aspetto che ci è stato riconosciuto

recentemente, con l’invito al

convegno organizzato al Meeting di

Rimini. Dobbiamo essere soprattutto

capaci di mettere a terra i progetti

che abbiamo in mente. Nelle ultime settimane

si è riunito il consiglio di amministrazione di

ConfagriCer per discutere le prime domande di

adesione. Ne sono arrivate una quindicina, tra

cui quella di un’importante azienda del settore

agroalimentare della provincia di Mantova.

Una provincia che si conferma lungimirante e

che dimostra ancora una volta di avere voglia

di investire nell’innovazione del settore energetico:

non solo nell’ambito delle fonti rinnovabili,

pensiamo al biometano.

L’attenzione di quel territorio

è rivolta anche alle nuove formule

di produzione e autoconsumo

diffuso dell’energia.

Il successo del recente incontro

pubblico che abbiamo

avuto a Mantova città, ne è la

dimostrazione.

State guardando anche ad

altri territori?

Certo. Questa prima esperienza

sta facendo da apripista.

L’aspirazione è di guardare a

tutto il territorio nazionale. La

struttura di ConfagriCer sta già

incontrando i settori produttivi

e le comunità di altre regioni

grazie al ponte che creano le strutture territoriali

di Confagricoltura. Abbiamo avuto incontri con

le unioni provinciali e le federazioni della Puglia,

della Sicilia, del Lazio, del Marche, dell’Emilia

Romagna e al Nord Est, a Rovigo. Come associazione

di categoria, stiamo seguendo un percorso

interno che coinvolge anche i soggetti pubblici:

amministrazioni locali, comitati e associazioni.

Non dimentichiamoci che una percentuale delle

risorse destinate alle Cer deve arrivare alle realtà

del terzo settore. Questo perché devono essere

espressione di condivisione, non solo di energia

ma anche di valori, sociali e ambientali.

ConfagriCer, arrivate oltre

15 domande di adesione.

Cittadini e imprese

comprendono il valore

economico e sociale

del progetto

Da una parte i produttori

di energia,

dall’altra chi la consuma.

Sì. Il ruolo dei cittadini è fondamentale. Personalmente,

nella veste di imprenditore agricolo, mi

è già chiaro da tempo, avendo aderito ad una

Comunità energetica prima dei bandi finanziati

dalla Comunità europea. Ma adesso, il sostegno

del Pnrr rende la formula ancora più appetibile,

anche per i singoli cittadini. E i

feedback che stiamo registrando

testimoniano che l’idea è

convincente. Se da una parte il

mondo produttivo ha accesso

ad un finanziamento a fondo

Gherardi al convegno sulle Cer organizzato

da Compagnia delle Opere

al Meeting di Rimini di quest’anno

perduto del 40% per i costi degli

impianti di produzione di

energia, dall’altro i cittadini si

vedono riconosciuto sul proprio

conto in banca un beneficio

economico concreto pari

al 30% del contributo che la

comunità energetica riceve per

ogni kilowatt-ora condiviso.

Quali saranno i passi successivi

alla fase interlocutoria?

Abbiamo realizzato uno statuto

e definito il regolamento interno della Cer.

Siamo nella fase in cui i produttori e i consumatori

stanno aderendo alla Comunità energetica.

L’aspirazione è quella di produrre abbastanza

energia da poter diventare interlocutori preferenziali

anche dei grandi gruppi energetici.

Si tratta di una grande opportunità per il Sistema

Paese di affiancare alla tradizionale produzione

e vendita di energia, un sistema dal basso

che vede, da una parte imprese e cittadini soggetti

attivi e dall’altra una reta energetica nazionale

più sicura, stabile e, quindi, meno soggetta

a problemi di approvvigionamento. •••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 27


GESTIONE DEL RISCHIO CAMBIARE ROTTA

Il nodo sono

le riassicurazioni

Il settore delle polizze

può essere liberato

dal suo circolo vizioso

con un grande fondo garantito

di Fabian Capitanio*

I

l paradigma che ha guidato gli interventi

di Politica Agricola Comune (Pac) per alcuni

decenni ha di fatto fortemente attenuato,

quando non annullato, l’impatto sulle imprese

agricole europee delle forti oscillazioni dei

prezzi. Il graduale inasprimento della pressione

competitiva, conseguente all’ampliamento

dei mercati, ha portato all’ulteriore incremento

dell’esposizione dell’agricoltore al rischio associato

all’attività d’impresa estendendolo anche ad

aspetti di mercato fino a quel momento meno rilevanti.

In questa prospettiva, lo stesso percorso

riformatore della Pac ha posto grande enfasi sul

tema della gestione del rischio in agricoltura. La

realtà, prevede che gli eventi che generano rischio

debbano essere distinti secondo i gradi o livelli di

frequenza, intensità del danno e correlazione.

In funzione della combinazione di tali tre dimensioni,

un evento dannoso può essere localizzato

in uno spazio tridimensionale (la cosiddetta “scatola

dei rischi”) i cui vertici corrispondono alle

manifestazioni estreme. Anche se magari nessun

evento reale corrisponde perfettamente a una

di tali forme estreme, la classificazione serve a

sottolineare la combinazione delle caratteristiche

più rilevanti ai fini della scelta dello strumento di

gestione più idoneo. Con l’eccezione di eventi di

tipo G e H, vale a dire di eventi frequenti le cui

conseguenze potenziali sono molto gravi, e per i

quali l’unica strategia possibile dovrebbe essere

quella di cercare di evitarli (per esempio, non

localizzando l’attività di produzione in ambienti

ad essi esposti), la maggior parte dei rischi sperimentati

dagli agricoltori è “in between”, e quindi

può essere gestita efficacemente.

Il divario territoriale

È chiarissimo, visivamente, come l’assicurazione

agricola, così come altri strumenti presi singolarmente,

possa gestire soltanto una parte di questo

spazio tridimensionale.

In Italia, notoriamente, abbiamo una domanda

assicurativa bassa e fortemente concentrata;

viviamo un dualismo drammatico tra le diverse

aree del Paese, e pochi si interrogano sulle reali

cause di questo divario. Gli aspetti che fortemente

limitano il ricorso al mercato delle assicurazioni

agevolate agricole, soprattutto nelle regioni

del Centro-Sud Italia possono essere molteplici.

I principali sono quattro: una bassa propensione

al ricorso di strumenti di gestione del rischio da

parte degli agricoltori del Centro-Sud caratterizzati

notoriamente da un approccio tradizionale

e locale nella conduzione dell’azienda agricola,

piuttosto che come impresa competitiva; una

scarsa dinamicità dei Consorzi di Difesa nel Centro-Sud

rispetto ad una tradizione più consolidata

da registrare nel Nord del Paese. È noto come

il 95% delle polizze sottoscritte dalle aziende

agricole italiane siano oggi veicolate attraverso i

Consorzi di Difesa, che anticipano anche il pagamento

del premio della polizza all’imprenditore

agricolo, svolgendo un ruolo importantissimo

per il settore primario. Terzo fattore che rende

disomogeneo il fenomeno assicurativo lungo lo

Stivale è l’inadeguatezza dell’offerta assicurativa,

sviluppata in ottica “grandinocentrica” in risposta

alle esigenze di base dei frutteti e della viticultura

del Nord-Est e quindi, poco attenta alle reali

e specifiche esigenze della domanda dei territori

del Centro-Sud Italia.

28 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


I ritardi del Sistema Italia

rispetto all’Ue

L’impermeabilità italiana al cambiamento,

nonostante l’evoluzione

normativa comunitaria, può

essere sintetizzata in tre punti:

scarsa partecipazione delle

aziende agricole (mai superiore

al 20% di PLV assicurata negli ultimi

15 anni); enorme divario tra

aree diverse del Paese (80% della PLV assicurata

si concentra in poche province nel nord del Paese);

creazione di un portafoglio anti selettivo con

crescenti costi di riassicurazione del portafoglio

assicurativo (si assicurano soltanto le aziende che

si riconoscono “rischiose” rispetto ai parametri del

contratto assicurativo). Tale scenario è estremamente

critico in relazione a due elementi sostanziali:

le proiezioni sui cambiamenti climatici in atto

che indicano il Meridione quale una delle zone a

maggior rischio di erosione e di resa; e la degenerazione

della concentrazione anomala del mercato

delle assicurazioni agricole che incide in maniera

negativa sulla dinamica del prezzo delle polizze.

Ciò ha comportato negli ultimi anni una crescita

del prezzo dei premi delle polizze nel Sud Italia,

proprio in ragione di una riduzione

del numero dei certificati, che

restringe la possibilità per le

compagnie di diversificare il

rischio tra gli assicurati.

La Strategia Nazionale e i

limiti di Agricat

Da tali premesse, l’obiettivo

dell’intervento pubblico

dovrebbe essere orientato

verso la piena attuazione

alla Strategia Nazionale,

antecedente alla partenza

della Programmazione

2014-2020. Tale strategia è

imperniata su tre punti fondamentali: riduzione

del divario tra aree geografiche e settori nella

domanda assicurata; incremento del numero di

aziende che ricorrono a strumenti di gestione del

rischio; ampliamento e miglioramento dell’offerta

di strumenti di gestione del rischio (fondi mutualistici,

IST, index, polizze ibride). Finora, nessuno

dei tre obiettivi è stato raggiunto e, nel caso

del terzo obiettivo, nulla è stato messo - colpevolmente

- in campo dall’amministrazione pubblica.

Tale consuntivo, risulta ancora più critico se volgiamo

l’attenzione al funzionamento di Agricat. È

La Scatola dei Rischi per la classificazione

dei danni catastrofali

I danni provocati nell’ottobre del 2024

dall’alluvione in Emilia Romagna

di evidenza condivisa, credo unanime, che il problema

più rilevante per le imprese agricole e per il

settore assicurativo globale sia rappresentato dagli

eventi climatici estremi simultanei (compound

extreme events). La concomitanza di fenomeni

come siccità, ondate di calore, gelo tardivo, inondazioni

e tempeste sta aumentando in frequenza e

intensità in concomitanza con le nuove tendenze

climatiche, generando impatti economici e sociali

senza precedenti. L’attuale architettura dei modelli

di rischio climatico spesso non riesce a catturare

adeguatamente le complesse interrelazioni tra

questi eventi e le loro conseguenze sui sistemi

socioeconomici. Questa considerazione induce

anche a riflettere sul macroscopico errore “teorico”

tutto italiano del delegare la gestione di eventi

sistemici (siccità, gelo, alluvione)

allo strumento assicurativo. Non

è un caso, infatti, che le assicurazioni

agricole nascano

come polizze monorischio

grandine. La grandine non è

un evento e, quindi, provocando

danni a “macchia di

leopardo” ha permesso alle

compagnie di gestire, nel

tempo, il rischio di indennizzo

nell’ambito del portafoglio

degli assicurati. Gli

eventi sistemici, in agricoltura,

non permettono questa

gestione perché l’intero pool di assicurati viene

colpito allo stesso istante dallo stesso evento.

È per questo motivo che siccità, alluvione, e gelo

sono eventi che devono trovare nuove soluzioni di

trasferimento del rischio.

Agricat, oggi, altro non è che un salvadanaio con

partecipazione diretta (prelievo sui pagamenti

diretti) e indiretta (risorse provenienti dal budget

delle singole regioni) degli agricoltori alla

capitalizzazione del fondo. Fondo che, in realtà,

è un contenitore, un salvadanaio, e quindi, per

definizione, inadeguato per gli scopi previsti. Evi-

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 29


GESTIONE DEL RISCHIO CAMBIARE ROTTA

tando polemiche sterili sulla mancata operatività

del fondo (alluvione in Emilia-Romagna), va sottolineata

l’assoluta necessità di superare un’idea

vecchia (ed inutile) di gestione dei danni ex post.

La soluzione è un Fondo riassicurativo garantito

Sotto l’aspetto assicurativo il settore della gestione

del rischio è fortemente condizionato dalla capacità

riassicurativa offerta dai gruppi internazionali,

ossia l’offerta di contratti di ”assicurazione sull’assicurazione”

che permettono alla compagnia originale

di ridurre la propria esposizione derivante

dalla polizza stipulata con l’azienda. La quasi totalità

degli assicuratori orienta le proprie scelte di

mercato sulla scorta delle decisioni assunte dalle

compagnie di riassicurazione. Da almeno due anni

a questa parte i riassicuratori mostrano estrema sfiducia

verso il mercato dei rischi agricoli, in prima

istanza per gli andamenti tecnici sfavorevoli. Conseguenza

naturale, questa, di un mercato/sistema

che ha proliferato per decenni

in violazione di tutti i dettami

della teoria assicurativa.

In questa luce, oltre alla evoluzione

del sistema di partnership

pubblico-privato verso

strumenti innovativi (es. polizze

index), che permettano

l’allargamento del portafoglio

assicurativo in aree diverse

(Centro-Sud) e per colture

diverse da uva, vino e mele,

andrebbe aggiornato anche il

ruolo del consorzio di riassicurazione

ISMEA. Tale aspetto

è dirimente sia in ottica di

spesa pubblica che di vantaggi per le compagnie

assicurative. Una possibile innovazione, o strada

da esplorare, che permetterebbe di evitare oneri

finanziari e legislativi impegnativi (da verificare,

soprattutto i secondi), potrebbe essere quella la

creazione di un fondo riassicurativo direttamente

messo a disposizione delle compagnie di riassicurazione

attive sul mercato.

Mediante il contributo di società pubblico/private

(ad esempio, SACE, CDP ecc.), tale partnership

potrebbe rappresentare una seria garanzia per un

incremento della dotazione finanziaria del fondo

stesso. Interloquendo direttamente con le compagnie

di riassicurazione si avrebbe un’incidenza

diretta a cascata in termini di capacità riassicurativa

e distribuzione sull’intero territorio nazionale.

L’integrazione in questo sistema di Agricat genererebbe

una leva finanziaria per gli oltre 300 milioni

L’emissione di Cat Bond

permetterebbe di orientare

le compagnie assicuratrici,

oggi dipendenti dalle

riassicurazioni private

di euro annui con cui è finanziato. L’amplificazione

di questa importante disponibilità di denaro

potrebbe essere realizzata con l’emissione di Cat

Bond per la cartolarizzazione di eventi catastrofali

di natura sistemica (alluvioni, gelo e siccità). Con

la loro indicizzazione si potrebbe ottenere una riduzione

del rischio di perdite che il leverage comporta.

Un grande fondo riassicurativo è un percorso

ineludibile se si mira a stabilizzare i rischi

(crescenti) legati alla manifestazione di eventi di

tale portata e soprattutto, se si vuole garantire un

abbassamento delle tariffe assicurative e la permanenza

della produzione agricola nel nostro Paese.

Sarebbe anche auspicabile applicare criteri equi di

distribuzione della capacità riassicurativa del fondo.

Ad esempio, con un intervento di questo strumento

come fondo di secondo livello e sciogliendo

le riassicurazioni miste proporzionali e non proporzionali

spacchettate. Nello specifico, un’applicazione

concreta potrebbe

essere quella di suddividere la

capacità riassicurativa totale in

soglie di 80 e 20 e oltre, di cui

80 al libero mercato dei contratti

tra compagnie e riassicuratori.

Mentre, le eccedenze da 81 a salire

a carico del fondo di co-riassicurazione

ISMEA. In pratica

strade completamente nuove,

rispetto a quelle battute oggi.

Lo strumento dei Cat Bond

In tale scenario, nella visione di

proposte operative che diano

benefici per l’efficienza della

spesa pubblica e per la sostenibilità

economica delle aziende agricole italiane/

europee, è opportuno approfondire il tema della

gestione delle catastrofi e, quindi, dei Cat Bond.

Diversamente da quanto accadeva ad inizio del

secondo millennio, i mercati finanziari oggi sono

prontissimi a trattare un tipo di rischio come

quello delle catastrofi. Perché i prodotti finanziari

collegati ad assicurazioni vengano accettati con

successo è però necessario definire rigorosamente

cosa si intenda per catastrofe. A tale scopo vanno

identificati e costruiti quindi degli indici sulle

perdite subite dai beni assicurati ai quali si riferiscono

i prodotti finanziari assicurativi. Ognuno di

questi indici deve definire il tipo di catastrofe di

cui si deve sopportare il rischio (uragano, tempesta,

terremoto, ecc.), la zona geografica nella quale

le perdite sono rilevate (esistono indici nazionali

o regionali) ed il valore preciso del danno oltre

30 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


il quale entra in gioco la copertura dei contratti

emessi sul mercato.

Quando l’indice supera un certo ammontare di

perdite, l’investitore deve sopportarne una parte,

che dipenderà dal tipo di strumento finanziario

posseduto. L’indice può essere collegato sia alle

perdite dell’impresa che emette il prodotto finanziario

ad esse connesso, sia alle perdite dovute a

catastrofe misurate per l’intera industria assicurativa.

In questo ultimo caso viene eliminato il rischio

di moral hazard da parte dell’impresa assicurativa

emittente. Va inoltre definito con esattezza

l’ammontare della perdita a carico del possessore

del prodotto finanziario collegato alla catastrofe,

nel caso in cui il valore limite delle perdite venga

superato dall’indice ed entri, quindi, in gioco la

copertura a carico dell’investitore. La costruzione

di indici così impostati, ai quali sono collegati

gli strumenti finanziari assicurativi,

rende possibile la standardizzazione

degli strumenti

Il Fondo di Solidarietà

Nazionale è ormai

senza risorse, non è

in grado di assolvere

alle funzioni per cui

era nato

stessi, con evidenti vantaggi di

maggiore liquidità sul mercato.

È proprio tramite l’indice che si

fornisce al mercato l’informazione

precisa di cosa si intenda

con il concetto di catastrofe.

È ipocrita nascondersi ancora

dietro la presenza (formale)

del Fondo di Solidarietà Nazionale

(FSN) nell’eventualità

di eventi catastrofali. È un

dato, che quindi non si presta

ad interpretazioni, che il FSN

ormai è un fondo senza risorse

che non è in grado di assolvere alle funzioni

per cui era stato istituito nel 1970. Le ragioni

principali che dovrebbero spingere l’Italia verso

un gande fondo riassicurativo - sotto “tutela

pubblica” - per la gestione dei danni catastrofali,

sono una maggiore velocità nel ripristino della

capacità produttiva del settore primario, ed una

maggiore certezza nel ristoro dei danni produttivi

correnti. Ci sono evidentemente degli aspetti da

considerare ineludibili per traghettare nella “modernità”

l’attuale sistema dell’intervento pubblico

(integrare variabili socioeconomiche nei modelli

predittivi di rischio, integrazione tra strategie/

strumenti ex ante di trasferimento del rischio).

Una fase “trasversale” cruciale però è rappresentata

dalla delimitazione “chiara” del perimetro

di azione dei singoli strumenti di gestione del

rischio ed integrazione settore agricolo (coinvolgendo

finalmente anche il settore pesca/acquacoltura)

partendo dal postulato che nessun strumento

è “all risk” (non esistono silver bullet).

Riformare per salvare le aziende

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. È

proprio questa immagine di precarietà, mutuata

da Giuseppe Ungaretti, che rende appieno l’idea

di un settore in grande difficoltà dal punto di vista

strutturale rispetto alla transizione nei nuovi

scenari globali. Per chiarirsi, il riferimento non è

soltanto al cambiamento climatico; sarebbe miope

e riduttivo pensare che la destabilizzazione (e destrutturazione)

profonda dell’agricoltura italiana ed

europea dipenda soltanto da una manifestazione

diversa degli eventi meteorologici avversi. È vero

però che il cambiamento climatico e la volatilità dei

prezzi spesso ad esso collegata rappresentano forse

la sfida più importante per le imprese agricole, non

solo italiane. In Italia, tali scenari,

sono rilevanti in una versione

duplice; in primis, l’importanza

del valore del settore

agricolo nazionale (40 miliardi

di euro in termini di valore della

produzione), che rappresenta

il volano principale del valore

dell’export dell’agro-alimentare

italiano (nel 2024, ha superato

la soglia dei 65 miliardi di euro).

Il secondo aspetto, non meno

importante, è la valenza delle

aziende agricole in Italia, anche

quelle “non professionali”,

rispetto alla vitalità di un tessuto

economico-sociale delle aree

interne del nostro Paese che è fondamentale, se

si avesse capacità di una visione larga e profonda

rispetto a quale indirizzo di politica economica

deve percorrere l’Italia. Arroccarsi oggi a difesa

dello status quo rappresenterebbe una scelta sbagliata

per il benessere complessivo del comparto;

l’arroccamento “a difesa del Re” è comprensibile

soltanto nel gioco degli scacchi. Nella fattispecie

discutiamo del futuro di donne e uomini che quotidianamente

si impegnano per offrire al Paese e

ai propri consumatori cibo sano, mantenimento

del paesaggio, tramandamento della storia e della

nostra identità culturale. Cittadini, imprenditrici ed

imprenditori che meritano un’attenzione speciale.

* Professore associato di Economia e Politica

agraria all’Università degli Studi Federico II di

Napoli

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 31


CREDITO FINANZA MISTA

I nuovi

strumenti

Non solo prestiti bancari.

Le aziende agroalimentari

possono rivolgersi anche

allo shadow banking con

il private equity per le quotate

e il venture capital

per le startup innovative

di Giulia Callini

M

l mondo agricolo italiano - e più in

generale europeo - vive una fase

complessa. La guerra in Ucraina ha

messo in evidenza la fragilità delle

catene di approvvigionamento,

in particolare per le materie prime

agricole ed energetiche. L’inflazione, tornata a

livelli che non si registravano da decenni, ha

innalzato i costi di produzione, dal carburante

ai fertilizzanti, riducendo al contempo il potere

d’acquisto delle famiglie. La transizione ecologica,

pur necessaria, impone investimenti che

non tutte le imprese agricole sono in grado di

sostenere da sole.

Eppure, nonostante queste difficoltà, l’agricoltura

italiana continua a rappresentare un pilastro

dell’economia nazionale: qualità, biodiversità,

legame con i territori. Il comparto - circa 70 miliardi

di export, 676 miliardi di fatturato e oltre

81 miliardi di valore aggiunto tra agricoltura e

industria di trasformazione - ha dimostrato resilienza

anche di fronte a pandemia, rincari energetici

e crisi geopolitiche. Ora, però, servono

strumenti nuovi per rafforzarlo.

Tradizionalmente, le imprese agricole hanno

fatto affidamento sul credito bancario, spesso

agevolato e sostenuto da interventi pubblici. Un

modello che ha funzionato, ma che oggi appare

insufficiente: le sfide globali richiedono capitali

più ingenti, flessibili e orientati all’innovazione.

È qui che entra in gioco la finanza mista, capace

di combinare risorse pubbliche e private e moltiplicare

le opportunità per le aziende. Questo

modello integra incentivi, garanzie e fondi con

canali come private equity, venture capital, minibond,

basket bond e fondi settoriali.

Non a caso Cassa Depositi e Prestiti ha avviato

oltre 40 progetti, per 180 milioni di euro,

sostenendo investimenti in ammodernamento,

internazionalizzazione e sostenibilità. Invitalia,

con il Fondo Cresci al Sud, promuove processi

di aggregazione e crescita dimensionale

32 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


Il convegno organizzato dal think tank dell’agroalimentare,

Agronetwork, insieme a Nomisma e Luiss, dedicato ai nuovi

strumenti della finanza per le imprese agroalimentari.

Tra i relatori anche Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Ismea.

delle PMI meridionali, facilitando

la nascita di campioni nazionali

capaci di competere a livello internazionale.

Ismea mette, invece,

a disposizione strumenti che

spaziano dal credito agevolato

(FAG) a investimenti diretti, fino

alle garanzie a prima richiesta

che coprono fino al 70% dei prestiti

bancari. Il private equity (la

partecipazione nei capitali) può accompagnare

le aziende agroalimentari quotate consolidate

nei percorsi di crescita: dall’espansione

internazionale alla trasformazione tecnologica,

fino all’adozione di pratiche avanzate di

sostenibilità. Il venture capital, invece, guarda

alle startup innovative: agricoltura di precisione,

intelligenza artificiale applicata ai campi,

foodtech, proteine alternative e fermentazione

di precisione. In Italia non mancano esempi

di startup che, grazie a investimenti mirati,

hanno raccolto milioni di euro per sviluppare

piattaforme digitali al servizio degli agricoltori.

Questi strumenti non sostituiscono il

credito bancario, ma lo affiancano, portando

non solo capitale ma anche competenze, reti

internazionali e visione strategica.

Accanto a questo, resta cruciale il tema del ricambio

generazionale. Come ha sottolineato il

g AGRONETWORK SI RINNOVA, CALLINI NOMINATA SEGRETARIA GENERALE

Il comitato di presidenza di Agronetwork a rinnovato

i propri organi sociali nel corso dell’assemblea

annuale. Alla guida della segreteria generale

arriva Giulia Callini (in foto), romana, 39 anni,

laureata in giurisprudenza e in Confagricoltura

dal 2013. Dopo esperienze nelle politiche fiscali,

relazioni istituzionali e comunicazione, dal 2020

ha seguito le relazioni esterne di Agronetwork,

contribuendo a consolidarne il ruolo come piattaforma

di confronto e collaborazione tra istituzioni

e imprese. “Agronetwork supporta il sistema agroalimentare - ha

dichiarato Callini - favorendo connessioni, idee e progetti in un settore

che guarda a innovazione, sostenibilità e competitività internazionale.

Ringrazio Daniele Rossi per il prezioso lavoro svolto in questi anni».

Rossi, segretario uscente, assume ora la carica di consigliere di presidenza.

La presidente di Agronetwork, Sara Farnetti, ha commentato: “Auguro

buon lavoro alla nuova segretaria, certa che saprà portare avanti

con competenza il percorso iniziato insieme a Rossi, la cui dedizione ha

contribuito in modo determinante alla crescita dell’associazione”. Con

queste nomine, Agronetwork conferma il suo impegno a sostegno delle

imprese agroalimentari, rafforzando il proprio ruolo di punto di riferimento

per dialogo, innovazione e strategie del settore.

vicepresidente Agronetwork e Luiss Business

School, Matteo Caroli, al convegno sul tema,

organizzato da Agronetwork, Nomisma e Luiss

a Palazzo della Valle, calo demografico e contrazione

della spesa delle famiglie impongono

un cambio di passo: puntare su ricerca, innovazione

e attrattività delle professioni agricole

per favorire l’ingresso di nuove energie. Un

nodo storico è quello delle dimensioni aziendali,

troppo ridotte per competere a livello

globale. “L’aggregazione è fondamentale”, ha

ribadito il presidente di Confagricoltura Massimiliano

Giansanti, che ha richiamato anche

l’urgenza di semplificare le certificazioni e imporre

regole equivalenti ai prodotti importati.

Secondo la presidente di Agronetwork, Sara

Farnetti, servono capitali pazienti, capaci di accompagnare

le imprese con una visione di lungo

periodo e di trasformare le sfide globali in opportunità.

Lo dimostrano anche le

esperienze dirette raccontate al convegno

dal Gruppo Granarolo, Masi

Agricola Spa e Pancrazio Spa insieme

al fondo di investimento Clessidra

e al fondo previdenziale Enpaia.

Un confronto che ha testimoniato

come il dialogo tra istituzioni finanziarie

e mondo produttivo sia sempre

più stretto e necessario.

È emerso con chiarezza che la finanza

non è più un supporto esterno,

ma un pilastro strutturale della modernizzazione

dell’agroalimentare.

“Solo con un’azione coordinata tra

istituzioni, imprese e sistema finanziario

- ha concluso Giansanti - sarà

possibile affrontare le sfide globali

e trasformarle in occasioni di crescita”.

Il prossimo appuntamento sugli

strumenti finanziari dedicati alle

imprese del settore agroalimentare

ci sarà il 20 ottobre a Palazzo della

Valle.

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 33


PRODUZIONI FERTILITÀ -1

Leggi e tech

per la biodiversità

Con la recente proposta

di direttiva Europea

Soil Health Law si colma

lo storico vuoto normativo

sulla tutela dei terreni

di Luciana Di Gregorio*

S

pesso considerato un semplice supporto

per le attività agricole e urbane, il suolo

è in realtà un ecosistema complesso e

dinamico, un bene comune fondamentale

per la produttività, la biodiversità, la

sicurezza alimentare e la resilienza delle

nostre società. I suoli europei ospitano più del

25% della biodiversità terrestre e rappresentano

il più grande serbatoio di carbonio del Pianeta,

oltre a costituire la base del 95% del cibo che

consumiamo. Eppure, in Europa oltre il 60% dei

suoli versa in stato di degrado: erosione, contaminazione,

perdita di sostanza organica e impermeabilizzazione

stanno compromettendo funzioni

essenziali, dalla produzione di biomassa al ciclo

dei nutrienti, fino alla capacità di stoccaggio del

carbonio. In questo scenario, e proprio a partire

da questo dato allarmante, si inserisce la proposta

di direttiva europea sul suolo, nota come Soil

Health Law (5 Luglio 2023 COM 416 final), su

cui il 10 aprile 2025 il Consiglio dell’Ue ha raggiunto

un accordo provvisorio con il Parlamento.

La direttiva colma un vuoto storico: a differenza

di aria e acqua, i suoli non hanno mai avuto

finora una legislazione quadro a livello comunitario.

Essa introduce un sistema armonizzato

di monitoraggio della salute del suolo, basato

su parametri fisici, chimici e biologici comuni,

e prevede la definizione

di valori-obiettivo

europei insieme a valori

operativi nazionali

adattati ai contesti pedoclimatici

locali. La

direttiva si propone inoltre di fornire un quadro

per il censimento e la gestione dei siti contaminati,

riducendo i rischi ambientali e sanitari,

e riconosce il ruolo chiave del suolo nella

resilienza ai cambiamenti climatici e nella tutela

della biodiversità. L’obiettivo strategico di

lungo termine è ambizioso: raggiungere suoli

sani in tutta l’Unione entro il 2050, in linea

con il Green Deal e la Strategia europea per la

biodiversità. Questa nuova cornice normativa

non è soltanto un atto politico, ma rappresenta

anche un volano per la ricerca scientifica e

l’innovazione. La salute del suolo non può essere

valutata esclusivamente attraverso indicatori

chimico-fisici tradizionali: è necessario integrare

bioindicatori, alcuni già previsti come

obbligatori nella proposta di direttiva, capaci

di riflettere in modo più diretto la biodiversità

e le funzioni ecologiche del suolo.

Microorganismi, meso e macro-fauna, comunità

vegetali spontanee costituiscono veri e propri

sensori biologici, in grado di restituire una fotografia

dinamica e affidabile dello stato di un

ecosistema. Per rendere concretamente operativa

la Soil Health Law, sarà tuttavia essenziale

disporre di reti di monitoraggio avanzate e integrate.

Le nuove tecnologie offrono possibilità

senza precedenti: droni e sensori in campo permettono

di raccogliere dati ad alta risoluzione

su parametri fisici e vegetazionali, le tecniche

omiche, come metagenomica, metabolomica e

proteomica consentono di esplorare in profondità

la biodiversità microbica e le interazioni tra

piante e suolo, e, parallelamente, l’intelligenza

artificiale è in grado di armonizzare gran-

34 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


di quantità di informazioni, traducendole in

mappe dinamiche e scenari previsionali. Questi

strumenti non solo rendono possibile una valutazione

accurata e comparabile dello stato di

salute dei suoli, ma aprono la strada a sistemi

di early warning capaci di segnalare precocemente

fenomeni di degrado o contaminazione,

fornendo alle comunità e ai decisori politici

informazioni cruciali per

interventi tempestivi. Inoltre,

la gestione dei suoli richiede

approcci innovativi anche in

ambito agricolo.

L’uso intensivo di fertilizzanti

e fitofarmaci ha contribuito

negli anni al degrado e

alla perdita di biodiversità,

ma oggi la ricerca sviluppa

diverse soluzioni bio-based

che offrono un’alternativa

sostenibile. Microrganismi

benefici capaci di contrastare

fitopatogeni, biostimolanti

che migliorano la fertilità e la

resilienza delle piante, pratiche di agricoltura rigenerativa

basate su cover crops e rotazioni colturali

diversificate sono tutti esempi di come sia

possibile conciliare produttività e tutela delle

risorse naturali. Questi strumenti, lungi dall’essere

meri supporti tecnici, contribuiscono a costruire

un nuovo paradigma agricolo, fondato

sulla sinergia tra innovazione e conservazione.

In questo quadro di innovazione si collocano

diverse progettualità a cui ENEA contribuisce

in un percorso europeo che guarda alla salute

Con l’IA si anticipano

i fenomeni di

contaminazione, con i

biofertilizzanti si contrastano

i fitopatogeni.

La tecnologia

è fondamentale

del suolo da angolazioni

complementari: la

costruzione di toolbox

e linee guida per armonizzare

il monitoraggio

e la gestione agricola,

come nel programma

EJP SOIL, si integra con

lo studio dei microbiomi

terrestri e acquatici,

al centro del progetto

SIMBA, che apre a soluzioni

microbiche innovative

per rendere più

sostenibili le produzioni

agricole e acquatiche.

A questa dimensio-

L’aula del Consiglio Europeo

ne si affianca l’impegno

nel valorizzare gli scarti della filiera alimentare,

trasformandoli in soil improvers sicuri e

sostenibili grazie all’approccio circolare sviluppato

in DeliSoil, mentre ECO-READY punta

alla creazione di un osservatorio digitale in

tempo reale, supportato da Living Labs diffusi

in diverse regioni d’Europa, per rafforzare

la resilienza dei sistemi agroalimentari.

In continuità con queste iniziative,

MultiSoil promuove la

co-creazione di pratiche agricole

che integrano inoculi microbici,

ammendanti organici,

sistemi colturali diversificati

e strategie di Integrated Pest

Management, con l’obiettivo

di preservare e potenziare la

funzionalità del suolo. La salute

del suolo è la base della

nostra sicurezza alimentare e

ambientale. La nuova direttiva

europea segna un passaggio

storico, perché restituisce centralità

a una risorsa che troppo

spesso è rimasta invisibile, e lo fa valorizzando

la scienza e promuovendo soluzioni innovative.

L’alleanza tra policy, ricerca e agricoltura è e sarà

decisiva per raggiungere l’obiettivo di suoli sani

entro il 2050. Non si tratta soltanto di preservare

un patrimonio naturale, ma di costruire resilienza,

garantire la sostenibilità dei nostri sistemi

produttivi e tutelare la qualità della vita delle generazioni

future.

* Ricercatrice del centro Enea di Casaccia •••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 35


PRODUZIONI FERTILITÀ-2

Vitamine

per il suolo

Claudio Malagrinò (Syngenta

Biologicals): “La salute dei suoli

parte integrante

dell’agricoltura rigenerativa,

che ha come obiettivo

la protezione dell’ambiente,

ma anche la produttività

e la redditività”

“L

a salute del suolo è un problema

a livello globale, al centro

di tutti i tavoli di discussione

sulla sostenibilità agricola e,

probabilmente, la più grande

sfida che l’agricoltura mondiale

sta affrontando; da una parte perché nel breve

medio periodo dovremmo sfamare sempre

più persone, dall’altra perché dobbiamo salvaguardare

le risorse che abbiamo per le generazioni

future.” Un tema particolarmente

sentito in Syngenta, come ci spiega in questa

intervista Claudio Malagrinò, Head of Biologicals

in Italia, dopo un percorso professionale

che lo ha visto crescere all’interno dell’azienda

ricoprendo ruoli chiave nel marketing e nella

gestione tecnico-commerciale.

Nel solo 2023 in Italia, tra cementificazioni,

erosioni, abbandoni e cambi di destinazione

d’uso, abbiamo perso 400 ettari di terreno agricolo.

Come si può arginare questo fenomeno?

Dobbiamo non solo preservare i suoli agricoli

da questi fenomeni, ma anche, contemporaneamente,

recuperare progressivamente i terreni

attualmente compromessi, adottando pratiche

agricole rigenerative atte a ripristinarne la struttura,

la biodiversità e quindi la fertilità. Su questo

tema noi, come Syngenta, ci stiamo impegnando

molto e la salute del suolo rientra tra le

quattro “priorità” della sostenibilità che ci siamo

dati. Il nostro obiettivo è duplice: da un lato

offrire soluzioni e prodotti per salvaguardare i

suoli, dall’altro favorire una maggiore preparazione

tra gli agricoltori, perché ci siamo accorti

che, pur essendo consapevoli del problema,

spesso vengono messe in atto pratiche inefficaci

o errate senza saperlo.

Il nostro vuole essere dunque un approccio

olistico: offrire soluzioni tecniche innovative in

grado di migliorare la salute del suolo e rispondere

ad esigenze diverse, disponibili all’interno

del nostro portfolio prodotti. Parliamo dei Biologicals,

che permettono di migliorare la ritenzione

dei nutrienti e dell’acqua, migliorano il

36 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


sequestro di carbonio, riducono la salinità, arricchiscono

il terreno di microbi che agiscono

come “vitamine”. Ma abbiniamo queste soluzioni

a tecniche di agricoltura di precisione e a

servizi di informazione/formazione.

Fa parte di questo approccio il progetto Soil

Health?

Sì. Si tratta di un progetto che ci vede impegnati in

giro per l’Italia per parlare di suolo. Cinque le tappe,

la prima il 18 settembre a Sabaudia, la seconda

il 23 settembre a Catania. Il 23 ottobre saremo

a Bologna, il 30 ottobre a Bari e a metà novembre

nel Nord-Est. Ad ogni evento vengono invitati

clienti, tecnici e opinion leader del territorio. Gli

incontri sono aperti da un intervento esterno di

un esperto che illustra quanto il mercato si stia avvicinando

a queste tematiche e di come saranno

sempre più al centro anche dei disciplinari della

Gdo. Segue un intervento

scientifico con un professore

universitario, esperto

di rizosfera e microbiota,

per spiegare le dinamiche

che avvengono nel

suolo, per passare poi ad

approfondire le soluzioni

di Syngenta Biologicals. E

a proposito di consapevolezza,

abbiamo avuto una

grande partecipazione di

agricoltori, trovando, per

usare un gioco di parole,

“terreno fertile” sui cui lavorare.

La tutela del suolo rientra

nella più vasta definizione

di agricoltura

rigenerativa, come?

Si, la nutrizione e la salute del suolo sono parte

integrante

dell’agricoltura

rigenerativa,

che ha come

obiettivo la protezione

dell’ambiente,

la tutela

delle risorse

idriche e della

biodiversità

migliorando la

produttività e

la redditività,

senza le quali

il concetto di

sostenibilità diventa

di difficile

Abbiamo in atto una

serie di collaborazioni

con istituti di ricerca

e Università,

punto di riferimento

per il nostro polo

di Atessa

attuazione.

Un suolo sano crea

vantaggi per l’agricoltore,

ma anche benefici

sociali: sequestro

di carbonio, riduzione

delle emissioni di gas

serra, migliore qualità delle acque,

maggiore densità di nutrienti nelle

colture, maggiore biodiversità.

Per questo dobbiamo cambiare il

nostro approccio verso il suolo o,

meglio, sovvertirlo, come mostra

l’immagine della locandina del nostro

tour Soil Health.

Che ruolo svolge la ricerca scientifica

nella diffusione dell’agricoltura

rigenerativa?

Fondamentale. Perché il suolo è un

sistema vivente e bisogna prima conoscerlo

per sapere ciò di cui ha bisogno e poi

verificare i risultati dei prodotti usati. Per questo

abbiamo in atto una serie di collaborazioni

con istituti di ricerca e Università, come quella

di Pisa che sono un punto di riferimento importante

per il nostro polo di ricerca di Atessa.

A livello scientifico e tecnologico l’innovazione

corre veloce. Nella pratica?

C’è bisogno di velocizzare l’introduzione

dell’innovazione. In questo momento, per

esempio, si sta discutendo della riduzione

dell’urea nella Pianura Padana, perciò la ricerca

e l’offerta di soluzioni alternative, come gli

azotofissatori, diventano fondamentale. Il nostro

impegno in questa direzione è massimo.

(gb)

•••

Syngenta ha in corso

il progetto Soil Health,

tour italiano di cinque

tappe con la partecipazione

di docenti universitari

e professionisti del settore

Claudio Malagrinò

Head of Biologicals Syngenta Italy

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 37


PROGETTI EUROPEI PACT FOR SKILLS

Una leva per

la competitività

Un patto per sviluppare nuove

competenze erafforzare

quelle esistenti, guardando

alle nuove generazioni

di Cecilia Blengino

I

l Patto per le nuove Competenze - Pact for

Skills - lanciato in Europa nel novembre

del 2020 dalla presidente della Commissione

Ursula von der Leyen e dal commissario

per il Lavoro Nicolas Schmit, si è

affermato negli ultimi anni come lo strumento

centrale per accompagnare il sistema

agroalimentare europeo - e più in generale i

settori strategici individuati da Bruxelles - nella

doppia transizione verde e digitale. Un’iniziativa

che guarda anche al futuro delle

nuove generazioni, con l’obiettivo

di attrarre giovani talenti in un

comparto in costante evoluzione.

Innovazione tecnologica, apertura

a nuovi mercati, sostenibilità, inclusione

sociale, formazione e tutela

della biodiversità: sono queste

le priorità che il Patto porta avanti,

pur nel contesto incerto segnato

dalle tensioni geopolitiche globali.

L’obiettivo è chiaro: sviluppare

nuove competenze (reskilling) e

rafforzare quelle esistenti (upskilling),

non solo a livello europeo e

nazionale, ma anche su scala regionale.

Oggi le competenze

sono considerate,

anche alla luce del

Rapporto Draghi sulla

competitività, una delle

leve decisive per consolidare

la leadership

dell’Europa e garantire

un settore agroalimentare

più resiliente e sostenibile.

A Lisbona, il delegato

R&I di Confagricoltura e direttore dell’Ufficio

Progettazione, Daniele Rossi, ha ricordato

come l’Italia stia giocando un ruolo di primo

piano grazie ai progetti pilota coordinati da

Confagricoltura ed Enapra (l’ente di formazione

di Confagricoltura), in collaborazione con

Federalimentare, l’Università di Torino, Formamentis,

l’agenzia ministeriale INAPP e con il

contributo attivo di Fondimpresa e Foragri. Le

aziende coinvolte - dalle cooperative campane

Terramore e Prima Luce al gruppo Rago di Battipaglia,

fino a Joinfruit in Piemonte - hanno

sperimentato un modello innovativo in sei fasi:

raccolta dati, mappatura dei processi, definizio-

38 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025

Nicolas Schmit

Commissario europeo con delega al Lavoro


ne delle competenze, sviluppo dei percorsi formativi,

sperimentazione formativa e valutazione

dei risultati. Secondo le indagini presentate il 9

settembre a Lisbona, il 75% dei lavoratori oggetto

della sperimentazione, si è dichiarato più

preparato ad affrontare l’innovazione digitale e

ambientale; ben l’80% ha, inoltre, valutato positivamente

la qualità dei corsi erogati, mentre le

imprese con i loro imprenditori/manager hanno

registrato benefici concreti in termini di efficienza

e produttività.

Food4All: la nuova alleanza per il futuro agroalimentare

Il Pact for Skills rappresenta anche uno dei tasselli

della più

ampia strategia

per l’innovazione

di Confagricoltura:

la nuova

partnership

pubblico-privata

Food4All, che

punta a mobilitare

circa 2 miliardi

di euro in

Europa in sette

anni. Per Elisabetta

Pierantoni,

delegata

PPP Food4All di

Daniele Rossi

delegato R&I e direttore dell’Ufficio

Progettazione di Confagricoltura

Confagricoltura “la partnership è centrale per l’agroalimentare:

tutti i grandi settori europei hanno

già il loro partenariato istituzionalizzato. Solo

l’agroalimentare,

finora, ne è rimasto

privo. Ecco

perché è fondamentale

intervenire,

tempestivamente,

creando

un sistema capace

di accelerare l’adozione

di tecnologie,

rafforzare la

ricerca, sostenere

le PMI e soprattutto

rendere più

attraente e competitivo

il settore

primario”.

Le aziende coinvolte sono

molte, dalle cooperative

campane Terramore

e Prima Luce,

al gruppo Rago

di Battipaglia, fino a

Joinfruit in Piemonte

Secondo gli oltre cento aderenti, alla partnership

il futuro dell’agroalimentare si gioca su

cinque assi strategici: ambiente, salute e benessere,

società, economia e competitività, nuove

competenze. Confagricoltura insiste sul duplice

impegno di rafforzare i progetti pilota italiani,

rendendoli replicabili, e al tempo stesso battersi

a Bruxelles per il riconoscimento della partnership

“Food4All”, un binomio che punta sui nuovi

saperi.

•••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 39


RETI NAZIONALI AREE INTERNE

Le meraviglie

della Valle

dei Templi

I 635,2 ettari del Bosco

di mandorli e d’olivi e

i giardini d’agrumi entrano

nel Registro dei paesaggi

rurali di interesse storico,

delle pratiche agricole

e delle conoscenze

tradizionali

di Giorgia De Pasquale*

D

a alcuni anni anni si assiste

a livello globale a

una nuova coscienza

che riguarda l’agricoltura.

Se per secoli abbiamo

guardato al settore

primario come l’insieme di quelle

attività in grado di produrre cibo,

negli ultimi due decenni all’agricoltura

è stato affidato un ruolo

culturale, garante della salute del

Pianeta e degli uomini e delle

donne che lo abitano. Pratiche e

tecniche agricole tradizionali, caratterizzate

da un ridotto impiego

di energie sussidiarie esterne, sia

in termini di meccanizzazione, irrigazione,

che di concimazioni chimiche

e di agrofarmaci. Saperi e

conoscenze antiche legate alle caratteristiche

specifiche dei luoghi, hanno oggi un

valore legato da una parte alla qualità e all’unicità

delle loro piccole produzioni e dall’altra un ruolo

strategico per mantenere le identità delle comunità

locali e la bellezza del paesaggio. Il ministero

dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle

Foreste, riconoscendo il valore di questi contesti

e le potenzialità, con Decreto n. 17070 del 19 novembre

2012, ha istituito il “Registro nazionale dei

paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche

agricole e delle

conoscenze tradizionali

(Registro

nazionale)” finalizzato

a individuare

tutti i “paesaggi

rurali tradizionali

o di interesse storico”

presenti sul

territorio italiano,

ovvero tutti quei

paesaggi in cui le

strutture storiche

agricole non sono

state cancellate o

alterate da moderni metodi dell’utilizzo del suolo.

Il valore di questi territori trascende la redditività

dell’attività produttiva e si alloca prevalentemente

nella loro funzione culturale - in quanto

espressione formale delle risorse e dell’orografia

locale, di antichi saperi, usi fondiari, costumi

e riti, tracce viventi delle articolazioni delle società

del passato - e nella funzione ecologica e

I promotori della

candidatura: l’azienda

Terre del Barone,

il Parco Archeologico

e Paesaggistico

di Agrigento e il Fai

40 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


manutentiva, di protezione del territorio dal

degrado, dagli incendi, dagli allagamenti, di

difesa del suolo dal dissesto idrogeologico, di

mantenimento della biodiversità e delle identità

culturali locali. L’agricoltura, dunque, diventa

“custode” di un patrimonio vivente, che,

al pari dei monumenti presenti nelle nostre

città, deve essere protetto, permettendo la sopravvivenza

di questi sistemi agricoli. Entrare

a far parte di questo Registro significa riconoscere

che l’agricoltura è una forma d’arte del

prendersi cura, della salute, dell’autenticità e

della bellezza. “Il Bosco di mandorli e d’olivi

e i giardini d’agrumi della Valle dei Templi

d’Agrigento”, è stato riconosciuto dal Masaf

un paesaggio agrario di grande interesse perché

rappresentativo dell’arboricoltura promiscua

in asciutto che un tempo dominava il paesaggio

siciliano. La candidatura, promossa dalla Società

Agricola “Terre del Barone” s.r.l., dal Parco Archeologico

e Paesaggistico della Valle dei Templi

di Agrigento e dal F.A.I., è stata un’occasione per

implementare ulteriormente il modello di gestione

virtuoso e di contrasto alle attività illegali, con

un nuovo spirito di collaborazione tra istituzioni

g PIOPPICOLTURA, CONFAGRI ADERISCE AL NUOVO PIANO DI SVILUPPO

Confagricoltura, l’Associazione

Pioppicoltori Italiani e le Regioni

Piemonte, Lombardia, Veneto,

Emilia-Romagna e Friuli-

Venezia Giulia hanno firmato a

Milano una nuova intesa per lo

sviluppo della filiera del pioppo.

Gli obiettivi del documento sono: incentivare la nascita di filiere dedicate,

aumentare la materia prima nazionale destinata all’industria interna

del legno, della carta e dell’energia rinnovabile, promuovere le pratiche

colturali sostenibili, intercettare sostegni economici dai fondi Ue, a partire

da quelli per lo sviluppo rurale, regolamentare l’attività pioppicola

all’interno delle aree della Rete Natura 2000 e di altre aree protette, nel

rispetto di quanto previsto dal Regolamento sul Ripristino della Natura.

“Il cammino è tracciato, lo dobbiamo percorrere tutti insieme: istituzioni,

organizzazioni del settore e mondo della ricerca”, ha commentato il

componente di giunta di Confagricoltura, Cesare Soldi (in foto al centro),

intervenuto all’incontro.

Il valore della filiera legno-arredo e del suo indotto occupa l’8% dei dipendenti

del settore manifatturiero grazie all’attività di 81.000 imprese

(pari a circa il 15% del totale nazionale) e quasi 300.000 addetti (fonte:

Centro Studi FederlegnoArredo). Il suo fatturato supera i 51 miliardi di

euro, di cui 13,5 derivanti dalla sola esportazione di prodotti per l’arredamento.

La pioppicoltura rappresenta lo 0,5% della risorsa di legno

italiana, ma è la fonte essenziale di uso del legno da opera in Italia e ne

rappresenta il 50%.

g IL REGOLAMENTO DEFORESTAZIONE EUROPEO VERSO IL RINVIO

L’applicazione del Regolamento UE sulla Deforestazione (Eudr) slitta di

un altro anno. Lo ha annunciato la presidente della Commissione ambiente

del Parlamento europeo, Jessika Roswall, giustificando la decisione

con problemi con il sistema informatico che dovrà gestire tutte le

comunicazioni delle aziende della filiera.

La decisione è arrivata a brevissima distanza dall’incontro organizzato in

Parlamento Europeo da Confagricoltura e FederlegnoArredo per ribadire

la contrarietà al testo, insieme alla necessità applicare semplificazioni

e riduzioni degli oneri amministrativi, in particolare per le Pmi del settore

agroforestale. “La sostenibilità rimane per la nostra filiera una priorità

irrinunciabile, la cui messa a terra non può prescindere da una regolamentazione

chiara e realisticamente attuabile”, hanno dichiarato le parti

in un comunicato congiunto con cui hanno commentato positivamente

la decisione sulla seconda proroga del regolamento.

pubbliche, aziende private e terzo settore, unite

nella tutela del suo sistema agricolo tradizionale

e del paesaggio. L’area iscritta al Registro si

estende per 635,2 ha e si colloca fra la città di

Agrigento e il mare, a Sud dello sperone tufaceo

che ospita l’insediamento della vecchia Girgenti.

Il perimetro ricade integralmente all’interno dei

confini amministrativi del Comune di Agrigento

(ricoprendo il 2,6% circa della superficie comunale)

e all’interno del Parco Archeologico

della Valle dei Templi (ricoprendo

circa la metà dei terreni del

Parco Archeologico), includendo il

giardino della Kolymbethra del FAI e

i terreni di vecchio e nuovo impianto

della Società Agricola “Terre del Barone”

s.r.l.

A seguito di questo riconoscimento,

ulivi, mandorli e agrumi della Valle

dei Templi, entrano a far parte ufficialmente

del patrimonio storico,

dimostrando che l’agricoltura può

essere ponte tra passato e futuro,

preservando le identità dei paesaggi,

i saperi locali e garantendo un futuro

più sostenibile. L’iscrizione nel

Registro della Valle dei Templi riconosce

che il lavoro dell’agricoltore è

una delle forme più efficaci di tutela

del nostro patrimonio, un’attività che

protegge la bellezza, la storia e il futuro

del nostro Paese.

* Docente dell’Università Roma Tre,

coordinatrice del dossier per la candidatura

del “Bosco di mandorli e

d’olivi e i giardini d’agrumi” •••

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 41


AGRICOLTURA BIOLOGICA a cura di Siliva Piconcelli

MOLTE RAZZE AUTOCTONE POSSONO VIVERE ALL’APERTO 365 GIORNI ALL’ANNO

Zootecnia al pascolo un grande serbatoio

di biodiversità in continuo cambiamento

L’allevamento animale effettuato

all’aperto su grandi superfici

è qualcosa di veramente utile al

mantenimento dell’ecosistema

che si è venuto a formare nei

secoli, nei nostri territori, ed è in

grado di fornire alimenti proteici

di alto valore nutritivo. Questo

tipo di allevamento rientra in toto nei concetti di biologico

in quanto gli animali si cibano di erbe nate spontaneamente

con al massimo una piccola integrazione di farine di cereali

biologici (di solito prodotti in azienda).

Gli animali che principalmente vengono allevati allo stato

brado sono grandi e piccoli ruminanti, oltre ai suini; gli

spazi che occupano principalmente sono zone alpine,

prealpine e appenniniche. È presente un gruppo numeroso

di razze autoctone che si sono formate e selezionate

naturalmente in funzione dell’ambiente in cui si sono sviluppate,

in un Paese come l’Italia dove passiamo da climi

rigidi e piovosi come quelli alpini a climi caldi e siccitosi,

con conseguenti diversissime essenze botaniche. Alcune

di queste razze sono completamente adattate al loro

habitat, tanto da vivere all’aperto 365 giorni all’anno, al

massimo con piccoli ricoveri per ripararsi dalle intemperie

comunque poco utilizzati. Un esempio fra tutti è quello

della razza bovina Maremmana, nella quale si sono sempre

più selezionati animali con lunghe corna atte a districarsi

nella macchia mediterranea. Tutto ciò rappresenta

un serbatoio di biodiversità veramente importante per il

futuro, che è sempre in continuo cambiamento.

Ovviamente la gestione del carico di animali per superficie

è estremamente importante per non rovinare il cotico erboso,

come pure è importante il suo consumo in assenza del

quale comunque le erbe marcendo libererebbero anidride

carbonica e schiacciandosi sul terreno lo renderebbero impermeabile

con conseguente impoverimento delle sorgenti

e favorendo un eccessivo ruscellamento.

Altro fattore positivo legato alla presenza di animali è quello

dell’arricchimento di sostanza organica con le feci, che

previene la desertificazione. È chiaro che le produzioni che

si ottengono non possono essere elevate da un punto di vista

quantitativo, ma avranno una qualità eccelsa sotto ogni

punto di vista con peculiarità organolettiche diverse fra gli

stessi areali in cui vengono prodotte.L’allevamento biologico

al pascolo può dare benefici di diversa tipologia all’ambiente,

ma contemporaneamente deve permettere a chi lo pratica

di ricavare dal suo lavoro un reddito equo. Da un lato

il consumatore deve essere consapevole del grande valore

che esso racchiude, e il pubblico deve sostenere questi allevamenti

e di conseguenza la presenza dell’uomo in territori

così vulnerabili sia da un punto di vista economico, sia anche

mantenendo infrastrutture quali vie di comunicazione, scuole,

ospedali, centri sportivi e ludici, e disponibilità della rete.

La somma data dalla presenza dell’uomo e da animali

domestici e non solo selvatici,

rappresenta una ricchezza di non

poco conto, in quanto può coniugare

la conservazione dell’ambiente

alla produzione di derrate

alimentari comunque preziose, e

che rendono testimonianza dell’evoluzione

delle civiltà che ci hanno

preceduto.

Dobbiamo quindi cercare il più

possibile di trasmettere ai posteri,

con il contributo di tutti e non solo di

pochi, queste ricchezze che si sono

formate nei secoli.

Paolo Parisini

(presidente di ConfagriBio)

42 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


ORGANIC SUMMIT A COPENAGHEN, IL DIBATTITO SUGLI OBIETTIVI UE AL 2030

Fidora (Copa) Abbiamo bisogno

di più cultura bio e di più risorse

Copenhagen ha ospitato l’Organic Summit 2025 (OS25)

che si è svolto il 18 e 19 agosto scorso. Il vertice internazionale,

dal titolo “Cibo per tutti su un pianeta sano”, ha

riunito leader e innovatori del settore con un obiettivo chiaro:

ridefinire il ruolo dell’agricoltura biologica nella

transizione verde, dai toni sfidanti quali garantire la

sicurezza alimentare globale, rispettandone al tempo

stesso i limiti ecologici. La discussione ha evidenziato

come l’agricoltura biologica possa diventare un motore

ancora più potente per la transizione sostenibile.

Al centro del dibattito, l’ambizioso obiettivo dell’Unione

Europea di destinare, entro il 2030, il 25% delle

superfici agricole all’agricoltura biologica. Tra le voci

più autorevoli, Connie Hedegaard, ex commissario

Ue per il clima, e l’enologo Peter Sisseck, che hanno

sottolineato l’importanza della collaborazione e di

considerare la sostenibilità non come un vincolo, ma

come un’opportunità di sviluppo.

Un contributo significativo al dibattito è arrivato

da Emilio Fidora (in foto), presidente del gruppo

Copa per l’agricoltura biologica, che ha portato

anche la prospettiva

italiana al summit. Fidora

ha sottolineato in

particolare due punti

strategici: in primo

luogo, l’importanza

di rafforzare l’educazione

alimentare nelle

scuole per sensibilizzare

i giovani al consumo responsabile e biologico fin dalla

tenera età; in secondo luogo la necessità di una Politica

Agricola Comune (Pac) più mirata, chiedendo l’istituzione

di una specifica Organizzazione Comune di Mercato

(Ocm) dedicata al settore biologico, con fondi dedicati a

sostenerne la crescita.

Il vertice, articolato in sessioni dedicate a politica, ricerca,

economia e pratica, si è concluso con la redazione di una

dichiarazione congiunta, una “road map” che delinea proposte

concrete per una gestione più sostenibile delle risorse

globali. L’evento ha ribadito il ruolo di leadership della Danimarca

nel settore e la sua volontà di condividere esperienze

per accelerare la transizione biologica in tutta Europa,

con il supporto di tutti gli attori, inclusi quelli italiani.

L’Organic Summit 2025 si conferma così un appuntamento

fondamentale per il futuro del settore, dimostrando che l’innovazione

e la collaborazione sono le chiavi per costruire

un sistema alimentare più equo e rispettoso dell’ambiente.

g I FUNZIONARI DELLA REGIONE POLACCA SLESIA A BOLOGNA CON CONFAGRIBIO

Anche nei mesi di

agosto e di settembre

ConfagriBio ha

continuato a adoperarsi

per promuovere

le produzioni biologiche

e sostenere gli

operatori del settore.

Tra le attività realizzate, un appuntamento di spicco è stato sicuramente

la partecipazione al Meeting di Rimini a fine agosto, evento al quale

l’associazione è stata presente attraverso la realizzazione di laboratori

di educazione al gusto per le famiglie e i giovani. Come associazione,

riteniamo, infatti che l’educazione al gusto, attraverso attività di analisi

sensoriale guidata, sia un mezzo fondamentale per avvicinare i consumatori

a scelte alimentari consapevoli ed orientate alla sostenibilità.

I primi di settembre, invece, i vertici dell’associazione sono stati coinvolti

in un incontro istituzionale con una delegazione di funzionari pubblici

della regione Slesia in Polonia presso la sede di Confagricoltura Bologna.

L’incontro ha rappresentato l’occasione per presentare una panoramica

del comparto biologico a livello nazionale, evidenziando le opportunità

e le sfide del settore alla luce della ravvicinata scadenza del 2027 che

vede l’obiettivo di raggiungere il 25% di superfici destinate a regime bio.

È stato anche un’occasione di confronto prezioso per rafforzare la collaborazione

e lo scambio di esperienze tra addetti ai lavori.

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 43


TROPPA QUANTITÀ E TROPPI IMPIANTI SU SUPERFICI POCO VOCATE

Giovani di Confagricoltura

Il momento magico per il vino italiano

non è finito. Semplicemente, è cambiato

Il vino italiano ha ancora tanto

da raccontare, dentro e fuori

dai confini. Non è una fine:

è un’altra trasformazione. E

come sempre, il vino italiano

saprà trovarvi il suo posto, con

umiltà, visione e tanta voglia di

ricominciare. Il comparto vino

italiano sta attraversando una fase delicata, e sarebbe

un errore negarlo. Ma altrettanto sbagliato è lasciarsi sopraffare

da un allarmismo che, a tratti, sembra alimentarsi

più di inerzia e retorica che di analisi concreta. Forse,

il vero problema è che non ci siamo pienamente accorti

della discesa silenziosa che abbiamo intrapreso negli ultimi

anni. Abbiamo navigato a favore di un vento favorevole,

ma senza riuscire a mettere davvero le vele giuste.

Il settore ha puntato troppo sull’espansione quantitativa

- nuovi impianti, nuove superfici, spesso in territori poco

vocati - attratti da un guadagno apparentemente facile e

immediato. In questa corsa, però, si è perso di vista il consumatore

finale, ci si è dimenticati di chiedere cosa davvero

cercasse in un calice di vino. Si è fatto troppo poco per

comunicare il valore profondo del vino italiano, le sue radici,

la sua cultura. Poca promozione, poca innovazione,

poca strategia. Come se quel “momento magico” fosse

destinato a non finire mai. Ma nulla è eterno: oggi quel

momento non è finito, semplicemente è cambiato. E come

sempre, il cambiamento premia chi sa leggerlo.

È vero, i dazi americani stanno influendo negativamente,

rallentando le esportazioni verso un mercato storicamente

centrale per il vino italiano. Ma non le hanno certo azzerate.

Forse il vero colpevole è da cercarsi nell’incertezza globale

che ci circonda, e che ci fa vivere ogni giorno come se

fosse l’ultimo. I quantitativi sono calati, sì, ma non scomparsi,

come qualche titolo da prima pagina continua ad affermare.

E soprattutto, mentre ci preoccupiamo del passato,

stiamo trascurando il futuro: nuovi mercati si stanno affacciando

con sempre più interesse verso il vino, e nel made in

Italy vedono un riferimento prioritario rispetto a tante altre

denominazioni europee e mondiali. Ma attenzione, questi

mercati vanno raggiunti, conosciuti, rispettati. Non possiamo

più permetterci di aspettare i clienti in cantina, convinti

che “come noi, nessuno”.

Il vicino Est Europa - Polonia, Ungheria, Romania, Repubblica

Ceca - offre segnali concreti di crescita e curiosità verso

il vino italiano. L’Asia, con aree ancora poco esplorate, e

una India in costante ascesa, rappresentano un potenziale

ancora enorme. E persino negli Stati Uniti, ci sono interi stati

dove il vino italiano è quasi sconosciuto e dove potremmo

ancora dire molto, se solo decidessimo di andarci.

Infine, non dimentichiamo il nostro mercato interno. Anche

in Italia, come in alcuni Paesi del Nord Europa, i consumi

stanno evolvendo. Sempre più concittadini acquistano vino

in enoteca, online o direttamente in cantina, per goderselo

a casa, abbinandolo a piatti preparati con cura. È un

segnale importante: forse, dopo il Covid, abbiamo imparato

ad apprezzare di più la convivialità casalinga. Ma è

anche vero che, in troppi casi, i ricarichi eccessivi in alcuni

ristoranti scoraggiano il consumo fuori casa. Se un prezzo

troppo elevato può sembrare normale per un turista, abituato

a costi più alti nel proprio Paese, per l’italiano medio

rappresenta spesso una barriera. Eppure, quando il prezzo

della bottiglia è percepito come equo, coerente con il suo

valore reale, il consumatore nazionale continua a bere. E a

scegliere con consapevolezza.

Saremmo tentati di pensare che la soluzione più immediata

risieda ancora una volta in nuovi aiuti di Stato o in ulteriori

interventi dell’Unione Europea, ma crediamo, con rispetto

e senso di responsabilità, che si debba guardare oltre:

alle istituzioni si potrebbe piuttosto chiedere di rafforzare

quanto già fatto negli ultimi anni in termini di promozione

verso mercati consolidati e nuovi. È tempo di rivedere con

urgenza un sistema promozionale ancora troppo frammentato,

affidato a una molteplicità di soggetti, con il risultato di

una dispersione delle risorse e azioni spesso poco incisive.

Da giovane vignaiolo, consapevole di non avere lezioni da

dare, ma molto ancora da imparare, sento però che- come

fecero con coraggio e visione coloro che ci hanno preceduto

durante la crisi del metanolo - questo è il momento

di metterci in discussione, di riflettere sul modello ‘Vigna

Italia’ e sull’intera filiera produttiva. Solo così potremo superare

questa fase storica di mercato e uscirne più forti di

prima. Perché il vino italiano, da Nord a Sud, è tra i più

desiderati e ricercati al mondo: non possiamo e non dobbiamo

arrenderci, forti di una storia e di una tradizione che

ce lo impone. “Il futuro non è un regalo, è una conquista”,

Adriano Olivetti.

Pier Giovanni Ferrarese

Presidente dei Giovani di Confagricoltura Veneto

44 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


CAMPI ROSA di Alessandra Porro

BIODIVERSITÀ E TRADIZIONI RURALI, L’INCONTRO “PIANTE E ANIMALI PERDUTI” A GUASTALLA

Sfriso Allevamenti all’aperto da tutelare

di più, anche con normative più adatte

Domenica 28 settembre,

nella piazza

principale di

Guastalla (RE), si

è tenuta la storica

mostra mercato

“Piante e Animali

Perduti”, un evento

che celebra la biodiversità,

la cultura

agraria e le tradizioni

rurali, alla presenza

di oltre 500

espositori da tutta

Italia: dal mondo

del florovivaismo,

dell’agricoltura e

dell’artigianato. Nel

corso della manifestazione

è intervenuta

Tiziana Sfriso.

Presidente di Confagricoltura

Donna Parma, Sfriso conduce, sulle

colline di Fornovo, l’azienda agricola “Lo Spineto”,

dove si alleva il suino nero di Parma (circa

un centinaio di capi) allo stato brado. La presidente

ha anche un allevamento di bovini da

carne e bovini da latte a Castelnovo ne’ Monti,

nelle campagne di Reggio Emilia, con cui produce

latte destinato alla produzione di Parmigiano

Reggiano.

Negli ultimi mesi, il mondo dell’allevamento

ha vissuto momenti difficili, segnati dalla diffusione

della Peste Suina Africana (PSA) e da

normative che, secondo molti operatori del settore,

ostacolano anziché sostenere le realtà agricole

più fragili. In questo contesto, si alza una

voce che chiede ascolto e condivisione. “Quello

che stiamo vivendo non riguarda solo la mia

azienda, o la mia famiglia: è una battaglia che

coinvolge tutti - ha affermato Sfriso - perché la

strada che stiamo percorrendo è stata tracciata

da tempo. Si parla spesso di biodiversità, di convivenza

con la fauna selvatica, di contrasto allo

spopolamento delle aree rurali, di sostenibilità,

ma troppo spesso queste restano parole prive di

sostanza, perché le normative attuali non favoriscono

realmente questi obiettivi”.

Il problema, secondo chi vive quotidianamente

la realtà agricola, è culturale prima ancora che

politico: “Abbiamo imparato a valutare il valore

delle cose solo dal punto di vista economico, dimenticando

quello sociale e ambientale. E questo

è gravissimo. Le piccole aziende agricole, gli

allevatori, non ce la fanno più”. La richiesta è

chiara: serve un sistema che riconosca il ruolo

fondamentale di queste realtà, non solo per la

loro sopravvivenza, ma per il benessere collettivo.

“I consumatori - ha aggiunto - cercano proprio

questo tipo di agricoltura e di allevamento.

Chi si occupa di normative, chi fa politica, deve

capire che l’esigenza non è solo degli operatori

del settore, ma dei cittadini. È una necessità reale,

urgente, condivisa”. Un appello che invita a

riflettere sul futuro dell’agricoltura, della sostenibilità

e della relazione tra uomo e territorio.

SETTEMBRE 2022 | MONDO AGRICOLO | 45


ANPA

SONO 7 MILIONI COLORO CHE ASSISTONO PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI. IL 60% SONO DONNE

Caregiver un pilastro invisibile del sistema

di assistenza ancora in attesa di tutele

Nel tessuto sociale italiano, la figura del caregiver familiare

è un pilastro fondamentale, sebbene spesso invisibile

e non riconosciuto per il ruolo cruciale che svolge.

Si tratta di persone che si prendono cura di un proprio

familiare non autosufficiente a causa di malattia, disabilità

o età avanzata. La figura del caregiver è sempre

esistita, spesso ricadendo sulle spalle delle donne, un

ruolo dato per scontato che ha avuto importanti ricadute

sulla loro vita personale e professionale. Oggi, un caregiver

è molto più di un semplice assistente: è un punto

di riferimento per la persona malata nella gestione e

organizzazione delle cure, ma anche un fondamentale

appoggio psicologico. È un figlio che si prende cura

del genitore anziano, un partner che assiste la persona

amata colpita da una grave malattia, o un genitore che

segue il figlio con disabilità per tutta la vita.

Questo impegno quotidiano e spesso totalizzante

ha un impatto profondo su ogni aspetto

della loro vita. Dal punto di vista economico,

molti caregiver riducono o abbandonano il

proprio lavoro, compromettendo la propria

situazione finanziaria e previdenziale. In

Italia, si stima che su 7 milioni di caregiver, il

60% sia rappresentato da donne. Laddove

queste siano lavoratrici autonome, spesso

rinunciano alla loro posizione lavorativa

a causa dell’incompatibilità con i tempi e

gli impegni di cura. Sul piano psicologico e

fisico, il carico assistenziale può portare a

stress cronico, isolamento sociale e ad una

condizione di esaurimento che compromette

seriamente la salute e il benessere

della persona. Un’altra riflessione cruciale

riguarda il futuro demografico del nostro

Paese nei prossimi 20 anni: con una popolazione

che invecchia e famiglie sempre

più piccole, emergerà la necessità

che il ruolo di cura possa essere ricoperto

da un numero maggiore di uomini e, in

alcuni casi, anche da persone non legate

da un vincolo di parentela.

Nonostante la loro importanza, i caregiver

non hanno un riconoscimento legale

completo e uniforme a livello nazionale. La loro attività

genera un valore economico incalcolabile, sostenendo

di fatto il Servizio Sanitario Nazionale e il sistema di

welfare regionale. Senza il loro contributo, l’intero sistema

di assistenza collasserebbe.

La legge di bilancio del 2018 (Legge 205/2017) ha introdotto

per la prima volta una definizione ufficiale di

“caregiver familiare” e ha istituito un fondo a loro sostegno.

Tuttavia, la mancanza di una legge quadro nazionale

che disciplini in modo organico la figura del caregiver

rende la situazione molto eterogenea a seconda

della regione in cui si vive.

Il caregiver può avvalersi di misure legislative anche

se non dedicate a questa figura, come ad esempio la

Legge 104/1992, l’APE sociale, congedo straordinario

retribuito.

46 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


Ma se a livello nazionale la strada sembra essere ancora

lunga, diverse regioni hanno tentato di dare risposte

concrete a queste esigenze; l’Emilia-Romagna è stata

pioniera in questo campo.

La Legge regionale n. 2/2014, la prima in Italia a definire

e sostenere la figura del caregiver, riconosce il ruolo

sociale di queste persone e stabilisce misure di sostegno

concrete. La successiva Legge regionale n. 5/2024 ha

istituito il Fondo regionale caregiver, un importante strumento

finanziario che viene alimentato nel 2025 con oltre

5 milioni di euro (2,3 milioni da risorse nazionali e 3

milioni da risorse regionali).

La legge prevede contributi per il finanziamento di tali misure,

definisce il caregiver familiare

indipendentemente dalla convivenza

con l’assistito e istituisce la

figura del giovane caregiver (fino

a 24 anni) per promuoverne il riconoscimento

e il supporto.

Tra le principali azioni messe in

campo dalla Regione troviamo:

1. Promozione della salute dei

caregiver: programmi di

screening ed iniziative per

facilitare l’accesso ai servizi

sanitari.

2. Percorsi di formazione:

corsi di formazione, che

offrono strumenti pratici per la gestione della cura e

per la tutela del proprio benessere.

3. Coinvolgimento nel Piano Assistenziale

Individuale (PAI): il caregiver è parte attiva nella

definizione e gestione del piano di cura, garantendo

un approccio più completo e personalizzato.

La prima legge italiana

che ha riconosciuto

il ruolo sociale

dei caregiver è

dell’Emilia Romagna

e risale al 2014

g IL SOSTEGNO DI SENIOR-L’ETÀ DELLA SAGGEZZA ONLUS AL GEMELLI

Ci sono anche Confagricoltura e Senior

- L’Età della Saggezza Onlus tra i partner

che hanno contribuito all’allestimento

tecnologico e artistico del nuovo

reparto degenze di Radioterapia

oncologica del Policlinico Gemelli di

Roma. Una collaborazione ormai storica,

quella della struttura ospedaliera

universitaria capitolina con la Confederazione e la sua Onlus, guidata da

Angelo Santori, che oggi si rinnova per il progetto “Art4ART”, in cui arte

e tecnologia si mettono al servizio dei pazienti.

Ogni spazio del nuovo reparto è dotato di display interattivi, per la visione

di contenuti motivazionali e artistici, inclusi video realizzati in collaborazione

con il Museo MAXXI, con l’obiettivo di migliorare la resilienza

dei pazienti. Presente anche una stanza cinema dedicata, per esperienze

immersive collettive, e una stanza colloqui con sistema multimediale

interattivo, pensata per migliorare la comunicazione medico-paziente.

4. Sportelli informativi

e di ascolto: sportelli

dedicati nei Distretti

socio-sanitari

che offrono informazioni,

orientamento e

supporto psicologico.

Queste misure, seppur

non risolutive per tutte le

problematiche, rappresentano

un passo avanti

significativo.

La sfida del futuro è quella

di arrivare ad una

normativa nazionale

per riconoscere la

figura del caregiver

garantendo dignità

e tutela alle persone

che ogni giorno concorrono

alla qualità della vita ed

al benessere della persona assistita.

La dignità del caregiver è quella

di non dover scegliere tra la cura

e la propria vita; quindi, di vedersi

riconosciuti diritti e tutele che le

sole leggi regionali, seppur lodevoli,

non possono colmare e garantire in modo uniforme.

La regione Emilia-Romagna ha dimostrato che è possibile

costruire un sistema di supporto efficace, ma

che il passo successivo non deve essere solo normativo

ed economico; deve essere prima di tutto culturale.

Dobbiamo superare la visione del caregiver

come “assistente non pagato” e riconoscere

la figura professionale che,

sebbene non retribuita, merita rispetto,

tutela ed un posto centrale nella

pianificazione delle politiche sociale

e sanitarie.

Dare dignità ai caregiver non è un costo,

ma un investimento strategico per

un futuro in cui il welfare non rappresenti

solo un insieme di servizi, ma una

rete di relazioni umane supportate e

tutelate. È una scelta di civiltà, che riconosce

il valore inestimabile del lavoro

di cura e la dignità di chi ogni giorno

mantiene una parte essenziale della

nostra società.

Marta Garuffi

(segretaria ANPA Confagricoltura

Emilia Romagna)

Il convegno organizzato da

Anpa Emilia Romagna

sulla figura del caregiver, nello

stand di Confagricoltura

al Meeting di Rimini dello

scorso agosto

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 47


ORGANIZZAZIONE E TERRITORIO di Alessandra Porro

VITERBO RIETI

SABATINI PRESIDENTE

LA FESTA PER GLI 80 ANNI DI CONFAGRICOLTURA BELLUNO

Donazzolo sfide del futuro

Giovani fondamentali

Imprenditrice agricola con una visione

moderna e sostenibile del settore,

Bettina Sabatini è alla guida di due

aziende agricole: una nel Comune di

Soriano nel Cimino e l’altra nei comuni

di Grosseto e Manciano. Coltiva

frutta in guscio - in particolare nocciole

e mandorle - e cereali; produce

olio e gestisce un agriturismo, con l’obiettivo

di valorizzare il territorio e la

multifunzionalità dell’impresa agricola.

Laureata in Economia e Commercio,

vanta una solida esperienza nel

settore e nell’ambito dell’associazionismo

di categoria. Dal 2019 al 2025

ha ricoperto il ruolo di vicepresidente

di Confagricoltura Viterbo-Rieti, contribuendo

in modo attivo alla tutela

e alla rappresentanza del tessuto associativo

locale. Convinta sostenitrice

di un’agricoltura capace di coniugare

tradizione e innovazione, la nuova

presidente si propone di guidare

Confagricoltura Viterbo-Rieti con una

gestione attenta, inclusiva e orientata

alla crescita delle imprese, promuovendo

il valore dell’agricoltura e il radicamento

nel territorio. Fanno parte

del comitato di presidenza: Guglielmo

Ascenzi, Silvestro Parenti, Giuseppina

Polidori, Mauro Favero e

Antonio Parenti.

“Confagricoltura Belluno si proietta verso

un futuro ricco di sfide, ma anche di

opportunità: dall’adozione di tecniche

agricole avanzate alla cura dell’ambiente

e della biodiversità, dalla promozione

dei prodotti tipici alla valorizzazione

dei territori”. Ha introdotto così

il presidente di Confagricoltura Belluno,

Diego Donazzolo, la festa degli 80

anni dell’organizzazione montana a Villa

Miari Fulcis di Modolo, alla presenza

di oltre un centinaio di agricoltori da tutta

la provincia, dell’assessore all’Agricoltura

della regione Veneto, Federico

Caner, e del presidente della commissione

Agricoltura al Senato, Luca De

Carlo. “Ottant’anni sono un traguardo

che va ricordato come un simbolo di

resilienza, passione e rappresentanza

degli agricoltori - ha scandito Donazzolo

-, passando dalla difficoltà della

ricostruzione al boom economico, fino

alle sfide della globalizzazione e della

digitalizzazione. Agricoltura di precisione

ed energia verde sono già realtà

in molte aziende associate, esempi concreti

di una trasformazione che rende

l’agricoltura bellunese sempre più competitiva

e sostenibile”.

Davanti alla presidente dei Giovani di

Confagricoltura Belluno, Giulia Frigimelica,

ha letto una lettera rivolta

a coloro che rappresentano il futuro:

“Fare agricoltura in montagna significa

affrontare mille ostacoli: infrastrutture

carenti, isolamento sociale, il proliferare

della fauna selvatica. Ma il ruolo dei

giovani è cruciale: se continueranno

a coltivare, la montagna non morirà,

perché custodiranno paesaggi che non

verranno abbandonati e difenderanno

tradizioni che altrimenti rischierebbero

di perdersi”. Il presidente di Confagricoltura,

Massimiliano Giansanti,

ha rimarcato come l’agricoltura di

montagna sia un esempio per tutti di

cosa significhi essere agricoltori, principali

attori della tutela del territorio e

anche dell’agricoltura sociale, che garantisce

la presenza dell’uomo e una

deterrenza all’abbandono. “Tutto questo

tra mille difficoltà - ha detto Giansanti

-. Basti pensare a tante malattie

che oggi affliggono gli allevamenti,

dalla PSA alla dermatite nodulare contagiosa

dei bovini, alle fitopatie che

colpiscono le piante”. In chiusura, una

bellissima lettura dell’attrice Debora

Caprioglio, con testi poetici dedicati

all’agricoltura, da Ovidio a Carducci e

Tolstoj, e un excursus storico sulle radici

del territorio e sulle sue potenzialità attuali,

con il giornalista e scrittore Edoardo

Comiotto, il sociologo Diego

Cason, l’avvocato Livio Viel e l’insegnante

Serena Turrin.

48 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


FORMAZIONE di Antonella Torzillo

CONCLUSA LA PARTE ON-LINE DEL PROGETTO FOR.TREE NURSERY DI ENAPRA E ALBERITALIA

Il corso Pratiche innovative per la produzione

di materiale forestale di qualità e sostenibile

Si è recentemente conclusa la fase on-line dei due corsi

di formazione previsti dal progetto FOR.TREE NURSE-

RY, promosso dalla Fondazione AlberItalia ETS per conto

di CNR ISAFOM e sostenuto dal National Biodiversity

Future Center. Il progetto, che punta al rilancio della

filiera vivaistica forestale nazionale, oltre alle attività

formative prevede anche quattro eventi divulgativi per

altrettanti raggruppamenti di Regioni. Iniziative, queste,

nelle quali si è registrata una significativa partecipazione

di tecnici, operatori e professionisti provenienti da

moltissime realtà italiane, sia pubbliche che private. Il

percorso dei due corsi - per i quali si stanno svolgendo

le esercitazioni pratiche in vivaio in Sardegna e in

Abruzzo - conferma la rilevanza nazionale di un’iniziativa

nata per rafforzare competenze e conoscenze in

un comparto strategico. In questo senso la formazione

rappresenta un’occasione concreta di aggiornamento

sulle pratiche più innovative legate alla produzione di

materiale forestale di qualità, alla gestione sostenibile

dei vivai e al ruolo delle foreste nel contrasto ai cambiamenti

climatici.

Durante le 120 ore di didattica, per ciascuno dei due

corsi, che hanno visto la partecipazione di venti partecipanti

per edizione, sono stati affrontati temi tra i quali

la selezione e certificazione del materiale di propagazione,

le tecniche di coltivazione, l’importanza della

biodiversità genetica e le innovazioni di processo. Uno

degli elementi distintivi è stato certamente il format didattico

misto, con attività pratiche in presenza in vivaio

e una parte in FAD sincrona gestita da Enapra, ente

di formazione di Confagricoltura che ha garantito strumenti

digitali e supporto metodologico per rendere la

formazione accessibile, interattiva e inclusiva.

“La formazione è la leva fondamentale per costruire

una cultura diffusa della sostenibilità ambientale - cosi

Luca Brondelli di Brondello, presidente di Enapra e

vicepresidente di Confagricoltura - perché consente agli

operatori di acquisire conoscenze per affrontare con

competenza le sfide poste dai cambiamenti climatici e

dalla tutela della biodiversità. Iniziative come FOR.TREE

NURSERY dimostrano quanto sia importante investire

sul capitale umano per innovare la filiera forestale”.

Sulla stessa linea Sergio Gallo, direttore di AlberItalia.

“L’impegno della Fondazione è orientato a fornire

soluzioni concrete per il rilancio della filiera vivaistica

forestale e la tutela degli ecosistemi, e la collaborazione

con Enapra ha rappresentato un valore aggiunto

determinante. La sinergia tra competenze scientifiche e

capacità formativa è la chiave per rafforzare il comparto

e rispondere in modo efficace alle esigenze dei

territori”, ha detto Gallo. Il prossimo 14 ottobre a Roma,

nella sede di Confagricoltura di Palazzo Della Valle, è

programmato l’evento finale con l’obiettivo di divulgare

il Report di sintesi del progetto realizzato da AlberItalia

e condividere una roadmap per il rilancio dell’intera

filiera della vivaistica forestale nazionale.

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 49


BUONO A SAPERSI di Gaetano Menna

IL “PATTO” TRA L’AGRICOLTORE E LA PIANTA

Una naturale alleanza

C

hi ha scelto chi? Sono stati gli

agricoltori a scegliere le piante

da coltivare o sono state le

piante stesse a “scegliere” l’uomo

come veicolo per la loro sopravvivenza?

Questo quesito, che ribalta

la prospettiva tradizionale dell’agricoltura,

è al centro della filosofia

che anima il manuale di Luca Conte

“Conoscere le piante per coltivarle

bene”, (Edizioni L’Informatore

Agrario). L’autore si allinea al

concetto di “botanica del desiderio”

di Michael Pollan, sostenendo che

la “scelta” è stata reciproca. Le

piante non sono semplici risorse;

sono “organismi intelligenti, comunicativi,

attivi, efficaci e originali nella

soluzione dei problemi”. Esse si sono

garantite la protezione dell’uomo e,

“per essere utili”, hanno influenzato

in modo decisivo l’evoluzione stessa

del genere umano. Ad avviso dell’autore,

le piante sono esseri viventi

capaci di risolvere in autonomia i

propri problemi. Adottare questa

comprensione profonda permette

g IL CAMPIONATO DEGLI ABBRACCIATORI DI ALBERI

all’agricoltore di ottimizzare

le risorse e ottenere risultati

migliori in modo più sostenibile.

Lavorare al fianco

delle piante, supportandole,

consente di utilizzare “le loro

grandi capacità a nostro

vantaggio nella produzione

di cibo”, riducendo la

necessità di acqua, concimi,

antiparassi- tari, energia

e tempo. Da

ciò l’invito

all’agricoltore

a

superare la

visione antropocentrica

per

abbracciare un

approccio di collaborazione,

basato

sulla conoscenza e

sul rispetto. Il suo

impegno è “riportare

nella giusta

posizione coltivatori e piante

coltivate”, trasformando il rapporto

da una “posizione frontale” a un agire

“di collaborazione, fianco a fianco”.

Il volume si discosta dai manuali

tecnici tradizionali concentrandosi

sul perché delle pratiche agricole,

anziché sul “come fare”. Si tratta di

un approccio che permette una comprensione

profonda della fisiologia

vegetale e delle esigenze delle piante,

offrendo un sapere essenziale per

un’agricoltura consapevole. Il volume

- utilizzando un linguaggio semplice

e accessibile, in grado di “sciogliere

i nodi

complessi

della comunicazione

scientifica” -

guida il lettore

attraverso

ogni aspetto

della fisiologia

vegetale,

dall’esplorazione

delle

radici e della

loro nutrizione,

all’analisi di

fusto, foglie e fiori, fino alla comprensione

della crescita e della difesa

dagli stress ambientali.

Una pratica che sta prendendo sempre più piede è

la silvoterapia (tree hugging), ovvero l’abbraccio del

tronco degli alberi. Matthew Silverstone, nel suo libro

del 2011 “Blinded by science” (Bendati dalla scienza),

dimostra con evidenze scientifiche i benefici che

gli alberi apportano all’esistenza umana. È in questo

contesto di riscoperta del rapporto con la natura che

si inseriscono i “Campionati mondiali di tree hugging”;

l’evento internazionale per “abbracciatori” di alberi si è

tenuto ad agosto in Lapponia, a circa 170 km a nord del Circolo Polare Artico.

I partecipanti si sono sfidati in tre prove: abbracciare il maggior numero di

alberi in un minuto, concentrarsi su un singolo albero stringendolo a sé per

almeno un minuto, e scegliere un albero per l’abbraccio più creativo.

50 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


LE STORIE FANTATICHE DI ROCKTELLER

I miti del rock diventano favole

I

l mondo del rock non è solo per

adulti: grazie al libro “Le storie

fantastiche del signor Rockteller”

(Giunti Editore) i grandi miti della

musica arrivano anche tra le mani

dei più piccoli. È un’opera speciale di

Mimmi Maselli, un DJ che ha cercato

un modo per avvicinare le sue figlie

al mondo della buona musica; i suoi

racconti in famiglia poi sono diventati

un podcast e quindi un libro. Nel

volume troviamo una raccolta di 14

racconti in cui le leggende del rock

prendono

vita in avventure

piene

di messaggi

importanti.

A fare

da guida

narrante è il

signor Rockteller,

un

personaggio

che si

presenta

come il

nipote di Elvis

Presley, il “re del rock’n’roll”. Il libro

g JETHRO TULL, DA AGRONOMO A ROCKSTAR

si apre con una

fiaba liberamente

ispirata a

Yellow Submarine,

uno dei

più famosi brani

dei Beatles, e

all’omonimo film

a cartoni di cui

i quattro sono

protagonisti; così

la leggenda dei

Fab Four rivive

all’interno

di un

racconto

colorato

e molto

immaginifico, animato da

personaggi e luoghi fantastici.

Si racconta poi di Joe, un

ragazzino di 11 anni che vive in

Turchia, sogna di diventare una

rockstar e, ispirato dalle canzoni

dei The Clash, affronta incredibili

peripezie per lottare contro

pregiudizi e diseguaglianze. Le

fiabe ci fanno anche viaggiare

nello spazio, al fianco di David, Ziggy

Tra le fiabe del signor Rockteller ce ne

starebbe bene una dedicata ai Jethro

Tull, la famosa rock band guidata da

Ian Anderson. Il gruppo prese il nome

dall’agronomo inglese Jethro Tull

(1674-1741) che, dopo anni di ricerca

e studio, stravolse le metodiche produttive dell’epoca inventando nel 1701

la seminatrice meccanica che permise nei campi un incremento produttivo

dell’800%, contribuendo alla rivoluzione agricola britannica. Il nome dell’agronomo

fu suggerito a Anderson e compagni da un agente di booking appassionato

di storia durante gli anni ‘60, quando la band cambiava spesso

nome per suonare nei locali. Dopo aver ottenuto un buon riscontro per una

serata con quel nome, la band lo scelse come definitivo.

Stardust e il maggiore Tom, in una

straordinaria avventura su Marte ispirata

a “Starman” e alla biografia di

David Bowie. E non manca il coccodrillo

Elton, che insieme ai suoi amici

fa trionfare la musica in una fiaba

ispirata a Elton John. I piccoli lettori

conoscono pure: i Queen impegnati

nella corsa in bicicletta più pazza del

mondo; Bob che, grazie all’incontro

con tre piccoli uccellini, impara a

non arrendersi mai e a realizzare il

suo sogno di diventare una star, in un

racconto ispirato a Bob Marley e alla

sua canzone “Three Little Birds”. “Le

storie fantastiche del signor Rockteller”

è più di una semplice raccolta di

fiabe: è un ponte che unisce generazioni,

dimostrando che la musica rock,

con la sua energia e i suoi valori, è un

mezzo potente per raccontare storie

di coraggio e fantasia. Un invito a

viaggiare con l’immaginazione e a

credere nella forza dei propri sogni,

proprio come hanno fatto i grandi miti

della musica.

SETTEMBRE 2025 | MONDO AGRICOLO | 51


CAMPI SONORI di Gaetano Menna

OMAGGIO A DEMETRIO STRATOS

Musica spontanea

l nuovo album di Alan Bedin,

I “Musica spontanea“ (Artis

Records, Cramps Music), emerge

come un atto di coraggio e

di profonda liberazione. Non

è solo un omaggio a Demetrio

Stratos, è una continuazione

del suo lascito. La vocalità di

Bedin è il fulcro di questo disco-manifesto:

il canto esprime

una comunicazione primitiva,

fatta di onomatopee e suoni

primordiali; la sua voce diventa

strumento e materia. Per la

realizzazione dell’album, Bedin

ha coinvolto due figure leggendarie:

Paolo Tofani degli Area

e Saverio Tasca degli Opus

Avantra. Il vibrafono di Tasca e

L’ALLUNAGGIO DI FERRARI

Jazz e scienza

M

auro Ferrari, scienziato di fama mondiale specializzato in

nanotecnologie e nella ricerca sul cancro, rivela la sua vena

jazzistica nell’album “MoonLanding” (Alfa Music). Ma non c’è uno

sdoppiamento di ruoli, Ferrari vede la musica come un linguaggio

essenziale per la sua missione

scientifica. Il disco - che nasce

come colonna sonora

di uno spettacolo teatrale

che unisce scienza, musica e

spiritualità - è dedicato alla

luna e si articola in due filoni

principali: le riletture in chiave

jazzistica di classici della canzone

italiana come “Guarda

che luna” e “Senza fine”, e

standard della musica americana

come “Fly Me to the Moon”

e “Blue Moon”. Gli arrangiamenti spaziano da quintetti d’archi a

cori gospel. Il progetto vanta la partecipazione di interpreti straordinari,

tra cui l’Artemis Jazz Ensemble, la vocalist Barbara Errico, le

star della black music Mary Griffin (con 21 dischi di platino) e Kim

Prevost. I proventi sono devoluti a cause umanitarie.

la Trikanta Veena di Tofani

hanno creato la “musica

spontanea” per la ricerca

vocale sperimentale di

Bedin. Innovativa anche

la registrazione del sound

designer Edoardo Piccolo.

Dimenticate gli artifici digitali:

Piccolo ha montato dei

trasduttori su grandi lastre

di alluminio, creando un sistema che diffonde

il suono in modo “non lineare”. Il risultato è un

suono immersivo. In questo senso, l’album incarna

un futurismo contemporaneo, riattivando

l’impulso dei futuristi di sdoganare il rumore e

la dissonanza per infonderli nell’arte. Emerge il

“dialogo tra materia e corpo” che risuona come

l’ eco di tempi lontani, che si fonde però con la

tecnologia più avanzata. “Musica spontanea” è

un’operazione totale, in cui anche la copertina,

firmata dall’astrattista Roberto Floreani, contribuisce

a un’esperienza sinestetica che collega

soglie visive, musicali e sonore.

Piano creativo

“I Feel Blue” (Dodicilune) è il primo disco di piano

solo del valente Lucio Perotti. L’album è un’opera

di profonda ricerca e rilettura, in cui Perotti si cimenta

con grande creatività nella composizione,

nell’improvvisazione e nella rielaborazione, con un

linguaggio musicale trasversale che fonde influenze

classiche, jazz e contemporanee.

Brani come la title

track (che è un’unica grande

improvvisazione ispirata al

minimalismo americano di

John Adams e Steve Reich)

o “De Sidera” (una fuga

in stile jazz), testimoniano

il suo legame con la tradizione

e al contempo la

ricerca di nuovi orizzonti

sonori. Inoltre, il CD include audaci rielaborazioni

di standard jazz, come “All the things you are” di

Kern (che Perotti reinterpreta con una libera sovrapposizione

di intervalli e dissonanze) e “Blue toccata

à la turk” di Brubeck (una complessa elaborazione

che unisce il ritmo incalzante a sezioni improvvisative

ispirate al minimalismo).

52 | MONDO AGRICOLO | SETTEMBRE 2025


Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!