La Torre di Veglia settembre-ottobre n.5 2025
settembre-ottobre n.5 2025
settembre-ottobre n.5 2025
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LA TORRE DI VEGLIA
La
Anno LXIV - n° 5
settembre/ottobre 2025
“Poste Italiane spa sped. abb. post. D/L 353/2003
(conv. in L.27/2/2004 n° 46)
art. 1. comma 2, dcb tv”
PERIODICO BIMESTRALE DELLE PARROCCHIE
DI SAN GIACOMO DI VEGLIA
FORMENIGA - COZZUOLO - CARPESICA
Redazionale
arissimi lettori e lettrici della Torre di Veglia,
torniamo con questo nuovo numero nelle vostre case, con quello
che segna la fine dell’estate e la ripresa delle normali attività per
ciascuno di noi.
Questo numero avrà degli articoli riflessivi che invitano, oltre che
a riflettere, anche a partecipare alla vita della parrocchia.
Vi lasciamo leggere un’importante e stimolante “avventura”
di una nostra compaesana che ha portato a termine il viaggio
missionario in Colombia.
Non ci resta che augurare a ciascuno di voi buona lettura, un
carissimo saluto dalla Redazione!
foto VINERA GIORGIO e LOREDANA
25 LUGLIO 2025 festa del Patrono della
Parrocchia SAN GIACOMO APOSTOLO.
La nostra Comunità si è trovata nella chiesa parrocchiale
per assistere alla Santa Messa celebrata
dal nuovo Vescovo diocesano Mons. Riccardo Battocchio,
unitamente ai nostri Sacerdoti don Matteo
D’Arsiè e don Giulio Fabris. Si è trattato della prima
visita del nostro Vescovo appena arrivato in Diocesi
ed è stato accolto con molto interesse e devozione
da parte della ns. parrocchia e la comunità gli è grata
per l’incontro.
Le piure sono di MARINA POZZA
Fronte foglie: colori d'autunno
Retro barche: vele in mare
ANNO LXIV – N. 5
SETTEMBRE-OTTOBRE 2025
Autorizzazione Tribunale TV N. 671 DEL 24/11/1987
“Poste Italiane spa sped. abb. post. D/L 353/2003
(conv. in L.27/2/2004 n° 46) art. 1. comma 2, dcb tv”
PERIODICO BIMESTRALE
DELLA PARROCCHIA
DI SAN GIACOMO DI VEGLIA
Direttore responsabile:
don Gian Pietro Moret
Coordinatore redazione:
Angelo Turbian
Redazione:
don Matteo D'Arsiè
Maria Teresa Cesa,
Stefania Chies,
Bruno Dall’Anese,
Raff aella Marcon,
don Giulio Fabris,
Elisa Frare,
Giancarlo Pitasi,
Angelo Turbian,
Marta Zanette
Rimestare e rendere vivo il fuoco 2
Salmo 71 4
Ottobre mese del Rosario 6
Un’estate a Formeniga 8
L’unzione degli infermi 9
Alla scoperta della Colombia 10
Cresima e poi ... 13
In giardino e in cucina 15
Terra Fertile a Barcellona 16
L’angolo del benessere 17
Calcio Vittsangiacom 18
Le nostre Anagrafi 19
Le famiglie ricordano 20
Impaginazione:
Elisa Frare
Stampa: Tipse Vittorio Veneto
Redazione e Amministrazione:
Piazza Fiume, 58
San Giacomo di Veglia TV
tel. 0438.500295
redazione.torrediveglia@gmail.com
www.sangiacomoapostolo.it
e-mail: sangiacomodiveglia@libero.it
sito a cura di: Federica Spinazzè
Per Richiesta Certificati Storici inviare email a:
archivio.sangiacomo@libero.it
Per scaricare il modulo di richiesta
visitare il sito della parrocchia
Finito di redigere
il 26 – 8 – 2025
Hanno collaborato a questo numero:
Don Matteo D’Arsiè
Don Giulio Fabris
Una mamma del Gruppo
Oratorio di Formeniga
Lucia Dal Ben
Giulia Maiutto
Elisa Frare
Pietro Ossi
Terra Fertile
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Carissimi,
Con l’inizio dell’anno pastorale e la ripresa del
percorso scolastico, torna ad affacciarsi nelle nostre
parrocchie il bello, impegnativo, fondamentale e
necessario compito del cammino catechetico. Papa
Benedetto XVI, in uno dei suoi più lucidi discorsi,
nell’annunciare l’Anno della Fede ai vescovi italiani
[Discorso all’Assemblea della Conferenza Episcopale
Italiana del 24 maggio 2012], ricordava con rammarico
come “Tanti battezzati hanno smarrito identità
e appartenenza: non conoscono i contenuti essenziali
della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo
dalla mediazione ecclesiale. E mentre molti guardano
dubbiosi alle verità insegnate dalla Chiesa, altri riducono
il Regno di Dio ad alcuni grandi valori, che hanno
certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non
riguardano ancora il nucleo centrale della fede cristiana”.
Queste parole, pronunciate tredici anni fa, sono
ancora di un’attualità straordinaria: quante volte, ad
esempio, nelle nostre parrocchie, ci accorgiamo che
anche molti adulti non hanno alba delle verità fondamentali
della fede o si troverebbero in difficoltà nel
dire cosa significa “credo” o non conoscono il significato
di parole che ascoltano da anni, quali “Redenzione”,
“Trinità”, “Comunione dei santi” e chi più ne
ha, più ne metta… Non è colpa di nessuno, ma è
una sfida che riguarda tutti. Sempre papa Benedetto
definiva il Credo e la catechesi come l’ABC della
fede: qualcosa di semplice e fondamentale come lo
è la grammatica per chi vuol imparare a leggere e a
scrivere o conoscere – oserei dire usare – una lingua.
Proprio da queste premesse si può ben capire come
sia necessario riappropriarci della conoscenza di Cristo
e di un cammino catechetico serio.
Ma cosa significa un cammino catechetico serio?
La catechesi ha un duplice scopo: trasmettere un
contenuto (la dottrina) e, attraverso questo, giungere
– e questa è la cosa più importante ed essenziale – ad
un incontro. Catechesi significa allora fare conoscenza
di Dio, di Gesù, della Chiesa, della verità più profonda
anche di se stessi, dove questa conoscenza non
si limita a qualcosa di intellettuale, ma diventa vita
vissuta e rapporto autentico con Cristo [La differenza
tra una conoscenza semplicemente intellettuale e una conoscenza
autentica e vera di Cristo è la stessa che passa
tra l’aver letto la definizione di “mare” in un dizionario
enciclopedico e l’aver sperimentato coi cinque sensi
o l’aver visto in televisione un programma di cucina e
gustare di persona il piatto preparato].
Per questo una catechesi che sia proficua ha bisogno
di tempo, costanza e di momenti diversi che
comprendono non solo la necessaria conoscenza teorica
delle verità, ma anche l’esperienza concreta della
fede: preghiera, carità e fraternità. Solo così raggiunge
il suo scopo e cioè il far crescere nella fede.
Parte integrante allora della catechesi non è solo
l’ora di catechismo… Anzi, oserei quasi dire che essa
è secondaria rispetto alla vita sacramentale – per intenderci
la Messa della domenica – e comunitaria.
La catechesi non è (o non resta) allora una semplice
“scuola di religione” in parrocchia. È il cammino
della fede che cresce, che matura, che illumina la
vita.
La fede poi è come le scarpe: quando il piede cresce,
se non cambiamo le scarpe, queste ci fanno male e
non vediamo l’ora di liberarcene. Pertanto la fede va
educata in ogni fase della vita, perché non basta
averla ricevuta da piccoli. Va alimentata, come un
fuoco. Lo dice anche il rito del Battesimo dei bambini,
quando si accende la candela al Cero Pasquale:
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“Ricevete la luce di Cristo. A voi, genitori, e a voi, padrini
e madrine, è affidato questo segno pasquale, fiamma
che sempre dovete alimentare”.
Non dimentichiamo, poi, che è la comunità cristiana
ad essere non solo educata, ma anche educante
nella fede. Dipende da ciascuno – e non solo dal parroco
e/o da catechisti e stretti collaboratori
– aiutarsi a trasmettere la fede e questo
non si può fare, se di questa fede siamo
ignoranti.
Ecco perché i cammini di catechesi
offerti nelle nostre parrocchie non si
limitano a quella in funzione dei Sacramenti
dell’iniziazione cristiana per
bambini e ragazzi delle classi della scuola
primaria e secondaria inferiore, ma la rosa
delle proposte comprende tutte le età.
C’è il catechismo classicamente inteso per elementari
e medie, ci sono i Gruppi Giovani, che dovrebbero
comprendere come parte integrante della loro
proposta anche una fetta di catechesi, e poi la catechesi
per gli adulti, a partire dalle letture della domenica
per poi approfondire temi e deposito della
fede.
rimestare
e rendere
vivo
il fuoco
Un’altra occasione che la nostra diocesi ci offre è
quella della scuola di teologia per laici che si tiene
settimanalmente nel nostro Seminario: può essere
davvero un’occasione per formarsi e per conoscere
sempre meglio e sempre di più la nostra identità cristiana.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti e le età.
Non si tratta di sapere “tutto”, ma di
ripartire da quel piccolo seme, il dono
della fede, che forse è rimasto sepolto e
che ha solo bisogno di un po’ di luce,
di tempo e di buona volontà – per parafrasare
San Paolo [2Tm 1, 6: Per
questo motivo ti ricordo di ravvivare il
dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione
delle mie mani. Il termine ravvivare
è la traduzione dal greco ἀναζωπυρεῖν che significa
letteralmente rimestare e rendere vivo il fuoco] – per
germogliare.
“Giungere a conoscere Dio – il vero Dio, questo significa
ricevere speranza”. Benedetto XVI, SPE SALVI, 3.
Don Matteo
SALMO 71
La preghiera
dell’anziano
In tanti anni in cui ho visitato, pregato, dialogato con
gli anziani e gli ammalati ho pensato di dedicare loro
il commento a questo salmo che parla proprio della loro
vita.
Nella Bibbia emergono preziose figure di anziani
che, con i testamenti e le benedizioni, ci offrono anche
autentici esempi di preghiera, come Abramo e
Giacobbe, Mosè, e il vecchio Tobi, Simeone e Anna,
o Paolo in prigione. Sono veri parafulmini dell’umanità.
Mi soffermo quindi sul Salmo 71, la cui supplica
risente l’eco di testi noti, facendo risuonare temi già
trattati: sofferenza e speranza, consolazione e lode.
L’originalità di questo salmo consiste soprattutto nella
personalità dell’orante, un anziano che ripercorre
le diverse tappe della vita e approda al ringraziamento
in una serena speranza che supera le delusioni e
si appoggia unicamente a Dio, affronta il presente e
guarda al futuro. La coscienza di essersi sempre abbandonato
al “suo Dio”, fin dall’infanzia e dalla giovinezza,
sostiene la speranza di essere liberato da ogni
nemico e di avere ancora un compito. Il senso della
dignità è forte e il tema ritorna nei punti cruciali (vv,
1.13.24.): l’orante chiede di mantenerlo sempre e di
non doversi mai vergognare delle scelte fatte. Caratteristico
ico è il “sempre”: sempre egli
si rifugia in Dio,
perpetua è la sua lode, perenne la speranza; così fin
dall’inizio si appoggia a Dio perché non ci sia mai
vergogna. È l’atteggiamento costante, che ha impostato
la vita e la coscienza riflessiva di questo anziano.
In ciò egli ritrova il suo equilibrio, e la supplica perviene
al ringraziamento e alla lode.
Il testo, che possiamo dividere in quattro strofe
raggruppabili due a due, rivela grandezza e limiti,
soprattutto il timore e la rabbia contro gli avversari.
È la generica descrizione che potrebbe servire solo a
dipingere la condizione della vecchiaia, osservata con
occhio disincantato.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
che io non debba mai vergognarmi.
Nella tua giustizia liberami e riscattami.
Dammi ascolto e salvami.
Sii la mia roccia di soccorso
L’aspetto più interessante del salmo resta l’accenno
alle tappe della vita: è il luogo delle decisioni e delle
grandi esperienze umane e di fede.
Nel salmo 71 il termine ebraico “gòzì” è tradotto
a volte con colui che mi sostiene, come sinonimo di
mia forza. Ma indica di per sé “tagliare” alludendo
probabilmente al “cordone ombelicale”: sembra dunque
trattarsi del momento della nascita. Dio è colui
che taglia il cordone ombelicale, assiste nel parto proteggendo
nel solenne, ma anche pericoloso, momento
della nascita.
Sei tu che mi hai estratto dal ventre,
che mi hai affidato al petto di mia madre…
Dio funge da levatrice che fa nascere e affida alla
madre il bambino; Dio segue momento per momento
il formarsi della vita fino al parto. Esiste quasi un
segreto patto di protezione e di reciproco riconoscimento.
In conclusione, tutta la vita, sin nei suoi inizi,
è protetta da Dio, avvolta da Lui, da Lui afferrata e
posta sotto il suo sigillo. Fin dal primo momento il
Signore è accanto e ci invita a riporre in Lui ogni fiducia.
La fede è cercare l’appoggio sicuro dove fondare
la propria vita. Ma è anche lasciarsi scrutare e
lavorare da Dio, come bene simboleggia il tratto di
vita che va dal concepimento alla nascita. È il momento
della massima disponibilità e del massimo bi-
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sogno di protezione. In qualche modo ci riporta al
momento attuale dell’anziano: bisogna lasciarsi aiutare,
accompagnare, talora anche portare, fidandosi
di fronte a chi ci porta e conduce. È quanto dovrà
succedere anche a Pietro.
La giovinezza impara
Mentre Israele e altri oranti riconoscevano nella
giovinezza le colpe giovanili o gli inevitabili eccessi,
l’anziano ravvisa in quell’età soprattutto il momento
educativo dove anche le esperienze negative possono
insegnare la saggezza per il futuro, la stagione dei progetti
e delle decisioni, l’età creativa in cui dalla vita si
imparano a conoscere ed apprezzare le cose giuste e
valide.
Compito dell’anziano non è soffermarsi troppo
sui propri dolori presenti o passati, quanto scoprire
le liberazioni per aprire la strada ad altri ed indicare
nuove vie.
Ogni tappa della vita, anche nelle sue fasi pericolose
e drammatiche, diventa una nuova nascita, che
comporta il frutto di una nuova esperienza e comprensione
della vita stessa. Ritorna l’idea di un dolore
fecondo, dove anche le cose negative possono essere
trasformate per rivivere con gratitudine la nuova situazione.
Benchè tu mi abbia fatto vedere
angustie, molte, e tribolazioni,
di nuovo mi darai vita;
di nuovo mi farai salire
Il nostro orante è testimone di gratitudine prima
di chiedere che altri riconoscano il bene da lui compiuto.
E ha ancora voglia, oltre che di riflettere, di
suonare e cantare, impegnando gli organi di comunicazione:
labbra, gola e lingua.
Sfrondato e purificato dalle molte, inevitabili prove
della vita, sa riconoscere e indicare i beni essenziali:
la vita stessa, la dignità, la consolazione o il conforto
che deriva da un rapporto costante con Dio.
Allora il ricordo sfugge dalla pura nostalgia, ed invece
estende lo sguardo per proiettarlo dal passato e
dal presente sul futuro cercando un proprio ruolo positivo;
lo sguardo di fede è ben lontano da atteggiamenti
rinunciatari o rassegnati. Se l’uomo sperimenta
sempre più i suoi limiti, fisici e anche sociali, la potente
giustizia di Dio fa scoprire nuove possibilità, ricostruisce
speranze, ridona dignità, rigenera la vita.
Il salmo afferma che nessuna età è inutile, di ognuna
si considera la validità e la ricchezza. Il protagonista
spera solo di non doversi mai vergognare, ma di
mantenere sempre la propria dignità. Letta in chiave
cristiana, l’esigenza di vita e dignità del salmista diventa
allusione ad una vita ancorata in eterno all’amore
di Dio, a continuazione e coronamento della
costante fiducia riposta in Lui durante tutta la vita.
Simeone
il più bel commento evangelico a questo salmo è
forse la stupenda figura del vecchio Simeone. Con
Anna, Zaccaria ed Elisabetta, egli costituisce il punto
di passaggio e di sutura tra l’Antico e il Nuovo Testamento.
Non dimentico del passato e fedele all’Alleanza,
egli attende e scruta con sguardo sereno il futuro:
lo intravvede nel bambino Gesù che prende in braccio.
Allora benedice e prega: “Ora lascia o Signore,
che il tuo servo
vada in pace secondo la tua Parola;
perché i miei occhi han visto la sua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo, Israele”.
Continui il Signore a darci tale figura di anziani che
restino segno di speranza e di preghiera per l’umanità,
giovane o meno giovane.
Don Giulio
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Ottobre, mese del Rosario
riscoprire Maria
nel cuore dell’autunno
Nel guardare il calendario con il suo incedere e le sue
cadenze ed appuntamenti, con il segnare lo scorrere
del
tempo e dei vari giorni di lavoro e di festa, mi sono sem-
pre
chiesto perché la tradizione cristiana dedichi due mesi
– maggio e ottobre – al culto mariano.
Se
per il mese di maggio le radici affondano addirittura
in epoca precristiana (ne parleremo magari in prossimità di
questo mese), per il mese di ottobre la storia è più recente.
Il
legame tra il mese di ottobre e Maria, come si può facilmente
intuire, è dovuto alla festa della Madonna del Rosa-
rio.
Ma come nasce questa festa?
Siamo nell’autunno del 1571. I confini della Repubblica
della Serenissima sono da anni contesi tra Venezia e l’Impe-
ro Ottomano e la conquista da parte di quest’ultimo del-
la
fortezza di Famagosta, avamposto strategico veneziano
nell’isola di Cipro, spinge gli stati europei a creare, con la
benedizione del papa San Pio V, la Lega Santa, in difesa dei
propri territori dall’avanzata turca.
Si
riunisce così una flotta che si scontrerà a Lepanto il 7
ottobre to di quello stesso anno con la controparte ottomana e,
nonostante l’inferiorità numerica, riuscirà a vincere la battaglia.
A Roma San Pio V fece il medesimo giorno alle dodici
in
punto suonare tutte le campane della Città in segno della
vittoria riportata [Il suono delle campane, si è poi diffuso presso
tutta la cristianità. Ecco perché ancora oggi è in uso suonare le
campane a mezzogiorno]. La notizia giunse nella Città Eterna
solo
una settimana dopo la battaglia, ma il santo papa era
stato misticamente presago della riuscita dell’impresa. Ciò
che non ho detto finora è che la Lega Santa e il papa si era-
no
votati alla Madonna del Rosario e hanno attribuito al
suo materno intervento l’esito positivo della spedizione in
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difesa della cristianità. Per questo il 7 ottobre (o la
domenica più vicina a questa data) si celebra la festa
della Beata Vergine Maria del Rosario, festa che dà
una connotazione mariana a tutto il mese. Nel tempo,
ottobre è stato così “segnato” da questa memoria
e si è trasformato in un mese mariano, in particolare
dedicato alla preghiera del Rosario.
A volte pensiamo al Rosario come a una preghiera
“da nonne”, o un po’ ripetitiva. Eppure, nella sua
struttura semplice, il Rosario è una scuola di meditazione
evangelica. È, come lo chiamava San Giovanni
Paolo II, “la preghiera del cuore”, dove le parole ripetute
diventano ritmo, respiro, silenzio, apertura.
Mistero dopo mistero, ci lasciamo accompagnare
dalla preghiera litanica a Maria nel contemplare la
vita di Cristo. È interessante come nell’insieme dei
misteri, i primi due e gli ultimi due abbiano come
tema proprio Maria: è lei che porta Gesù a noi e noi
a Lui, è lei che nella sua sorte beata anticipa anche ciò
che saremo. Un vecchio assunto di fede recita “Per
Mariam ad Iesum” – attraverso Maria si arriva a Gesù
– e proprio questo è il senso e lo scopo del Rosario.
Il Rosario, poi, può essere definito la preghiera di
tutti: non occorre essere grandi teologi e neppure saper
leggere o scrivere, non si è mai troppo giovani né
troppo vecchi, basta una corona o, in assenza di questa,
bastano anche le dita. È allora una preghiera che
si può fare ovunque, in casa, in chiesa, camminando
per la strada… Il rosario unisce, travalica età, ceto
sociale e competenze scolastiche; è una preghiera che
unisce a Maria, a Cristo, alla Chiesa, alla vita concreta
di tante persone che, nella gioia o nel dolore, si
affidano al Signore.
È un’occasione per ritrovare il silenzio, la ducia, l’ascolto, anche in mezzo alla frenesia
del rientro a scuola, al lavoro, alle attività.
fi-
Perché è necessario recuperare questa pre-
ghiera oggi?
Perché – come più volte ha ricordato la
Madonna stessa sa nelle sue apparizioni – il
mondo ha bisogno di pace. Perché le miglie hanno no bisogno di ritrovare unità.
fa-
Perché anche noi, spesso affaticati e
distratti, abbiamo biamo bisogno di
una preghiera er
che ci riporti
al centro: a Cristo, so
attraver-
Maria.
Anche nelle stre parrocchie chie vo-
nogliamo
riscoprire ire sta preghiera antica e sempre nuova:
que-
- In Valle dei Fiori, pregheremo comunitariamente
il Rosario alle ore 18.00 prima delle Sante Messe
feriali;
- A San Giacomo sarà pregato in parrocchia tutti i
giorni feriali in orario da definire alle ore e in Monastero
alle ore 18.00
Abbiamo anche molti capitelli e chiesette: sarebbe
cosa lodevole magari che in famiglia o per borgate ci
si trovasse insieme ad affidare ognuno le proprie intenzioni,
rivolgendosi alla Mamma del Cielo perché
interceda presso suo Figlio.
Cerchiamo di trovare un
momento in questo mese per
fermarci e pregare: non c’è
regalo più grande che Maria
possa portarci se non suo Figlio
Gesù.
Don Matteo
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Un’estate con
“le cronache
di narnia” –
formeniga
Per il terzo anno consecutivo anche questa
estate nel nostro piccolo oratorio S. Pancrazio
a Formeniga dal 7 al 18 luglio si è svolto
il nostro Oratorio Estivo con la partecipazione
di circa 25 bambini dai 6 ai 13 anni.
Il tema conduttore di quest’anno è stato il
romanzo di C.S. Lewis “LE CRONACHE DI
NARNIA - Il leone, la strega, l’armadio”. Storia che
narra la vicenda di quattro ragazzi che passando per
l’armadio arrivano nel paese di Narnia, affrontano
prove, avventure, battaglie, ricevono doni magici fino
a giungere alla fine, con l’aiuto provvidenziale del leone
Aslan, alla vittoria del bene sul male. E perché
abbiamo scelto proprio di raccontare ai ragazzi questa
meravigliosa avventura? Perché attraverso Peter, Lucy,
Susan, Edmund, i castori, Aslan e tutti i personaggi
del racconto ci siamo ritrovati più vicini a Gesù, tutta
la storia ci parlava di Lui e abbiamo imparato a conoscerlo
meglio.
Il racconto di Lewis ha insegnato ai bambini/ragazzi
molti valori, amicizia, collaborazione, aiuto, sacrificio,
amore e hanno capito che con l’aiuto di tutti si
può arrivare ad un unico obiettivo finale. I bambini/
ragazzi hanno imparato a valorizzare i propri talenti
e metterli a disposizione del gruppo per un traguardo
finale che si è concretizzato con la serata che si è svolta
venerdì 18 luglio con uno spettacolo teatrale.
I bambini/ragazzi hanno messo in scena il racconto
delle cronache di Narnia in soli quindici giorni dall’inizio
alla fine. Dalla creazione di tutta la scenografia,
alla creazione dei costumi, fino ad arrivare alla recita
finale, ognuno di loro ha dato il meglio di sé per un
finale strepitoso, da far invidia ai più bravi registi teatrali.
Nei quindici giorni di oratorio, non sono mancati
giochi, merende, pranzi e momenti di allegria.
Un grande grazie va agli animatori per il grande lavoro
svolto, alle mamme del gruppo oratorio sempre
presenti, e a tutti quanti si sono adoperati per la buona
riuscita dell’oratorio estivo. Un ringraziamento
anche a Mauro Da Ronch del Commissariato della
Polizia di Conegliano per l’importante e interessante
incontro sul bullismo. Un grazie di cuore a Don
Matteo presenza costante e rassicurante
nelle nostre mattinate estive, sempre
pronto per un consiglio o qualche idea
innovativa per la buona riuscita dello
spettacolo.
Il nostro piccolo oratorio S. Pancrazio
è nato qualche anno fa, dall’idea di
alcune mamme e con l’aiuto di Don
Matteo vuole essere strumento e metodo
per la formazione umana e cristiana
delle giovani generazioni. Ispirandoci a Don Bosco e
sotto la Sua protezione, desideriamo dare un’impronta
di fede vissuta con gioia nel servizio della fraternità.
I NOSTRI STRUMENTI PER COSTRUIRE L’O-
RATORIO SONO:
- L’ALLEGRIA: “Figlioli state allegri, Paradiso!
Paradiso!” (S. Filippo Neri – primo fondatore degli
oratori)
- LE ATTIVITÀ DEL GIOCO: che educano
all’impegno, alla collaborazione, a credere nelle proprie
capacità e… a scoprirne di nuove!
- LA CATECHESI: mira a concretizzare nelle scelte
dei bambini, i valori evangelici per fare unità di
tutto il cammino cristiano.
- LE ATTIVITÀ ESPRESSIVE: laboratori, manualità,
musica ecc, scopriamo nuovi talenti perché
ciascuno li possiede!
L’oratorio è aperto tutto l’anno, durante il periodo
invernale ci trovate il sabato pomeriggio tra laboratori
e giochi e voglia di stare insieme, durante il periodo
estivo con i giorni dedicati all’oratorio estivo.
Via aspettiamo! Venite a trovarci!
Una mamma del gruppo Oratorio
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NON FA PIÙ PAURA L’UNZIONE DEGLI INFERMI
La Chiesa crede e professa che tra i sette sacramenti ne
esista uno destinato a confortare gli ammalati: l’Unzione
degli Infermi.
È un sacramento che per generazioni ha spaventato la
gente perché collegato direttamente alla morte. Molti lo posticipano
fin quando il malato ha perso conoscenza. È una
mentalità ancora difficile da sradicare. L’Unzione è, invece,
per i vivi e dunque per aiutare nella malattia e non per augurare
la morte. Molto giova la celebrazione comunitaria.
“Questo sacramento consente talvolta, se Dio lo vuole, anche
il recupero della salute fisica” (CdC n. 319).
Gesù è stato vicino ai malati
La lettura del vangelo ci rivela che Gesù è stato vicino
ai malati per consolarli e guarirli. La loro guarigione era segno
che il Messia era finalmente giunto e che le antiche promesse
si erano realizzate. Gesù non ha soltanto il potere di
guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a sanare
l’uomo tutto intero, anima e corpo.
La sua compassione lo ha identificato con i sofferenti: “ero
malato e mi avete visitato”. Commosso da tante sofferenze,
Cristo non soltanto si è lasciato toccare dai malati, ma ha
fatto sue le loro miserie: “Egli ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie”. Il suo amore per gli
infermi è stato modello ai cristiani, premurosi verso tutti per
alleviare le sofferenze di coloro che soffrono nel corpo e nello
spirito.
La storia della Chiesa è piena di santi che, imitando Gesù
misericordioso, si sono fatti solidali con i malati e hanno realizzato
per loro strutture di accoglienza e di cura: dispensari,
ospedali, cliniche, case di riposo, ecc…
Ricordiamo Vincenzo de Paoli e Giovanni Di Dio, e, più di
recente, i santi medici Giuseppe Moscati e Riccardo Pampuri.
L’Unzione nel Nuovo Testamento
Il Vangelo di Marco, riassumendo l’attività degli apostoli,
dice che ungevano gli ammalati e questi guarivano. Il passo
più descrittivo si trova nella lettera di San Giacomo. “Chi è
nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi
è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed
essi preghino su di lui ungendolo con olio, nel nome del
Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il
Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno
perdonati”. (Gc 5,14-15)
Queste indicazioni ci confermano che la Chiesa, fin dagli
inizi è stata vicina agli ammalati con il sostegno della preghiera.
Quindi come essa è stata attenta ad introdurre nella
vita cristiana i catecumeni, così nel momento della fragilità
si è sempre fatta presente per sostenere e confortare i sofferenti.
L’Unzione degli Infermi ha lo scopo di conferire una grazia
speciale al cristiano, che sperimenta le difficoltà inerenti alla
malattia grave o alla vecchiaia. Essa porta a compimento la
conformazione al mistero pasquale di Cristo e completa le
Unzioni che segnano la vita cristiana: quella del Battesimo
che consacra a Cristo e quella della Confermazione che fortifica
per la testimonianza. L’Unzione degli Infermi ci rafforza
per le lotte che anima e corpo affrontano nella malattia e
nella fragilità.
Qual è il momento più adatto per celebrare l’Unzione?
Non è sufficiente un raffreddore per ricevere l’Unzione. Il
momento più adatto è quando il malato si aggrava o è nella
fragilità della vecchiaia o quando si trova in pericolo di morte.
La stessa persona può ricevere l’Unzione più volte, quando
si verifica un aggravamento della salute oppure quando
capita un’altra malattia grave.
La celebrazione di questo sacramento consiste essenzialmente
nell’ungere con l’olio, benedetto dal Vescovo il giovedì
santo, la fronte e le mani del malato, accompagnando il
gesto con la preghiera del sacerdote.
Il sacramento conferisce una grazia particolare, unisce più
intimamente il malato alla Passione di Cristo, dona conforto,
pace, coraggio, e anche il perdono dei peccati, se egli non
ha potuto confessarsi.
Ecco cosa dice il Concilio Vaticano II: “Con la sacra
Unzione degli Infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la
Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e
glorificato, perché allegerisca le loro pene e li salvi, anzi li
esorta ad unirsi spontaneamente alla passione e morte di
Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio”.
Come si svolge il rito?
Tutto è semplice, dato anche il momento delicato della
malattia e della fragilità di colui che lo riceve. Dopo il saluto
iniziale e l’aspersione con l’acqua benedetta in ricordo
del Battesimo, il sacerdote recita l’atto penitenziale a cui fa
seguito l’ascolto di un brano del Vangelo. Dopo una breve
riflessione e il rendimento di grazie sull’olio, il ministro, mentre
unge la fronte e le mani del malato, pronuncia le parole
essenziali del rito: “Per questa santa unzione e la sua piissima
misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito
Santo, e liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà
ti sollevi”. Il rito si conclude con il Padre nostro, una breve
orazione e la benedizione. Se il malato lo desidera – cosa
auspicabile – può confessarsi e ricevere l’Eucaristia, cibo
del cammino, viatico.
L’Unzione è un sacramento solo per i cattolici?
No. Anche per le chiese orientali è un sacramento e lo
celebrano con molta cura. Secondo la tradizione dovrebbero
essere presenti più sacerdoti, anche se solitamente
uno solo amministra l’Unzione. Viene celebrato in chiesa soprattutto
durante la Quaresima, in giorni diversi in base alla
tradizione locale. Su richiesta dei fedeli, il sacramento può
essere celebrato anche in casa, soprattutto quando i malati
sono gravi o morenti.
Anche altre Chiese e comunità cristiane celebrano l’Unzione
come gli anglicani e i luterani. Per esse si tratta di un
gesto puramente simbolico che traduce in un linguaggio
corporeo la preghiera per il malato, ma non le attribuiscono
un valore sacramentale.
Don Giulio
10 d
Settembre • Ottobre 2025
dei
LA TORRE DI VEGLIA
La
Alla scoperta della
Colombia Amazzonica
e delle sue bellezze
Come forse alcuni di voi già sanno, o ricordano
dall’articolo pubblicato lo scorso anno, ogni
estate il Centro Missionario di Vittorio Veneto in
collaborazione con Caritas organizza dei viaggi per
i giovani della Diocesi verso diverse destinazioni di
missione in Europa e nel mondo. Quest’anno le destinazioni
proposte erano: Bosnia, Colombia, Perù,
Turchia e Zambia.
Grazie a una buona dose di curiosità verso le realtà
del mondo e a un pizzico di fortuna, ho avuto
l’opportunità di partecipare insieme ad altri 5 ragazzi
all’esperienza in Colombia, svoltasi dall’11 al 26 luglio,
accompagnata da Don Andrea Forest e da Angie
Diaz, colombiana di nascita ma vittoriese d’adozione,
dipendente in Caritas.
La Colombia è stata colonia spagnola, il cui periodo
di dominazione ne ha profondamente segnato la
sua storia, cultura e struttura sociale. La conquista
iniziò nel XVI secolo quando gli spagnoli penetrarono
nell’entroterra e sottomisero
duramente le civiltà indigene, deportando
contemporaneamente
migliaia di africani ridotti in schiavitù
per lavorare nelle miniere e
nelle piantagioni.
La Chiesa cattolica ebbe un ruolo
dominante, non solo religioso
ma anche educativo e culturale,
contribuendo alla diffusione della
lingua spagnola e alla cristianizzazione
forzata delle popolazioni
native.
Per molte comunità, soprattutto
quelle indigene ma anche quelle e afrodiscendenti,
permane una memoria collettiva l di
diffidenza, dove la Chiesa è vista non
solo
come guida spirituale, ma come
simbolo di
oppressione e perdita identitaria.
taria. a.
Motivo per cui il lavoro dei missionari
sion
nell’America Latina a ad oggi è abbastanza bast
anza
complicato,
perché trova spesso s delle le resistenze, e, prattutto quando non viene percepita pita
come capace ce di
so-
dialogare con le realtà sociali e culturali ural
del territorio.
io.
La prima tappa del nostro viaggio è stata Puerto
Leguizamo, nel Dipartimento di Putumayo, situato
all’estremo sud-ovest del paese, la cui superficie fa
parte della foresta amazzonica.
E proprio qui abbiamo avuto la fortuna di poter
essere testimoni di una chiesa aperta e di relazione,
dove ci si sta impegnando per creare dei legami con
la popolazione locale e le loro tradizioni.
In particolare, Padre Benjamin
ci ha accompagnati subito per i
quartieri del centro abitato spiegandoci
la loro storia e l’impegno
continuo delle comunità per migliorare
le loro condizioni di vita,
in quanto la maggior parte delle
case ad oggi non ha ancora né l’acqua
né un sistema fognario.
Successivamente, abbiamo avuto
la fortuna di conoscere una coppia
di nonni/anziani, in spagnolo
‘abueli’, la cui figura nella tradizione
colombiana (e più in generale
d
dei
LA TORRE DI VEGLIA
La
Settembre • Ottobre 2025
11
latino-americana) ha un significato
che va ben oltre il semplice ruolo
familiare. L’abuelo è spesso considerato
figura di saggezza, memoria
e guida spirituale all’interno della
comunità. Siamo stati invitati a casa
loro e dopo essere stati purificati,
abbiamo ascoltato i loro racconti,
la spiegazione di alcune tradizioni
e la loro apertura verso la religione
cristiana. Infatti, uno degli aspetti
più sorprendenti di questo popolo
è sicuramente il modo in cui sono
riusciti ad accettare e fare propria la religione cristiana,
riuscendo a integrarla in modo naturale a quelli
che sono i loro culti tradizionali. Possiamo infatti dire
che oggi la spiritualità presente tra i nativi è un mosaico
di credenze che unisce il cristianesimo con la
cosmologia ancestrale, creando un’identità religiosa
unica e profondamente radicata.
L’esperienza a Puerto Leguizamo si conclude con
la visita ad una comunità nativa di Murui, chiamata
Puerto Refugio, dove abbiamo potuto toccare con
mano il loro estremo legame e rispetto verso la terra,
la quale fornisce cibo, acqua e tutto il necessario per
la vita; abbiamo potuto visitare la ‘Maloka’ che è questa
grande costruzione tradizionale dove gli abitanti
si ritrovano nei momenti comunitari, nella quale abbiamo
mangiato tutti insieme e potuto assistere ma
anche partecipare ai loro balli. La loro disponibilità, il
tempo che ci hanno dedicato e l’impegno nel spiegarci
la storia della comunità e di quelli che sono i loro
culti ci ha stupiti e piacevolmente sorpresi.
la terra amazzonica non
è l’ambiente ideale per
le coltivazioni a causa
della povertà del suolo
e delle piogge abbondanti.
Ma con l’aiuto
della pastorale sociale
locale, stanno portando
avanti dei progetti
per migliorare le condizioni
del terreno anche
attraverso l’innesto di
nuovi alberi che possano
assorbire almeno una parte dell’umidità del terreno.
I campesinos basano la loro sopravvivenza anche
sull’allevamento: la famiglia da cui siamo stati teneva
vacche, tacchini, polli, capre, pecore e una scrofa, dai
quali riuscivano a ricavare oltre alla carne anche il latte
per il formaggio da poter vendere al mercato. Anche
qui la pastorale li ha aiutati regalando loro delle
attrezzature più idonee per lo svolgimento del lavoro.
Questi giorni con loro sono stati i più impegnativi
ma anche tra i più ricchi, perché abbiamo vissuto con
i loro orari ed i loro ritmi: sveglia prima del sorgere
del sole per mungere le mucche e portarle al pascolo,
lavorare il latte per il formaggio e occuparsi degli
animali. Inoltre, abbiamo potuto esplorare i dintorni
della fattoria e la foresta che la circonda.
La semplicità di questa vita, immersa nella bellezza
della natura e nel fascino della scoperta, ci ha donato
ricordi preziosi che porteremo nel cuore a lungo.
La seconda tappa del viaggio è stata la cittadina di
Solano, nel Dipartimento di Caquetá, sempre nel sud
della Colombia, dove ci stava aspettando Padre Angelo
Casadei, che forse qualcuno ricorda perché per
anni ha prestato servizio nella casa di Vittorio Veneto,
per poi tornare in Colombia nel 2005.
Il programma prevedeva diverse esperienze, ma la
principale si basava sul poter conoscere e vivere la realtà
delle ‘fincas’, le fattorie, con una famiglia di ‘campesinos’.
Possiamo paragonare i campesinos ai nostri
contadini, infatti sono persone che vivono e lavorano
nelle zone rurali, spesso però in condizioni precarie.
Purtroppo, al contrario di quello che si può pensare,
12 d
Settembre •Ottobre
202525
LA TOR
TORRE RE DI VEGLIA
dei
La
Da essi possiamo trarre insegnamenti
importanti, capaci di aprirci a nuovi
sguardi con cui affrontare le numerose
sfide della vita a cui noi giovani siamo
sottoposti.
Ovviamente la Colombia non è tutta fiori e colori,
ma solo in parte. La situazione politica e sociale
è molto complicata a causa della presenza diffusa di
guerriglie (tra cui la FARC e l’ELN) che nacquero
negli anni ’60 per motivi politici ma che ora vengono
portate avanti principalmente per la gestione
del narco-traffico. Durante il nostro viaggio abbiamo
potuto ascoltare diverse testimonianze di come questi
gruppi armati diffondano paura e violenza tra la
popolazione col solo scopo di avere nuove leve per il
loro lavoro.
Di ritorno dal viaggio mi è stato chiesto più volte
cosa mi fossi portata a casa; sicuramente un enorme
sentimento di gratitudine verso chi organizza questo
tipo di esperienza per noi giovani, dandoci la possibilità
di vedere le realtà del mondo, ma soprattutto
verso tutte le persone che abbiano incontrato e che ci
hanno arricchito con la propria testimonianza; è stato
un viaggio pieno di incontri, ascolto e di relazioni
intrecciate.
Sono grata per la natura incontaminata e potente
che abbiamo potuto ammirare, che ci ha spesso lasciati
stupiti davanti alla sua bellezza.
In particolare, la foresta amazzonica
si conferma un luogo di straordinaria
biodiversità e meraviglie naturali, ma
allo stesso tempo nasconde pericoli e minacce
che la rendono ancora più affascinante.
Torno sempre più consapevole che la terra non è
dell’uomo, ma che al contrario dovremmo re-imparare
a rispettarla e proteggerla come le popolazioni
native continuano a fare tutt’oggi.
Sicuramente con questa esperienza non abbiamo
cambiato il mondo, ma sono sicura che in ognuno di
noi qualcosa sia cambiato, sicuramente in me è così!
Hasta pronto Colombia!
Lucia Dal Ben
d
LA TO
TORRE RE
DI
VEGLIA
dei
La
Settembre tembre
e •Otto
Ottobre 2025
13
Cresima e poi ...
Ciao parrocchia,
Purtroppo quanto affermato sopra è la triste esperienza
di tanti sacerdoti e catechisti, dopo la confermazione
dei propri ragazzi. Dalle statistiche, i giovani
cresimati che continuano a frequentare la parrocchia
o qualche gruppo ecclesiale non supera il 10 %. Dopo
pochi anni il loro numero si assottiglia ancora di più.
Eppure anche la cresima è un dono di Cristo che la
chiesa ha diffuso fin dagli inizi, come leggiamo negli
atti degli apostoli: “Frattanto gli apostoli a Gerusalemme,
seppero che la Samaria, aveva ricevuto la Parola di
Dio e vi mandarono Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono
per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non
era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano
stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù”.
Che cos’è la cresima e
perché si chiama anche
Confermazione?
Il percorso di fede di ogni cristiano ha inizio con
il Battesimo, il primo sacramento che, perdonato il
peccato originale, ci rende figli di Dio e segna l’ingresso
nella comunità cristiana. Con il percorso della
catechesi, il giovane, o in alcuni casi l’adulto, impara
a conoscere Gesù, la sua vita, i suoi insegnamenti,
fino a raggiungere la maturità per ricevere l’Eucarestia.
Ma è con la cresima che egli perfeziona il suo
ruolo nella comunità, confermando il percorso iniziato
da bambino con il Battesimo. Per questo motivo
la cresima si chiama anche Confermazione, perché
chi la riceve, convalida e sviluppa la fede battesimale.
Questo sacramento dona lo Spirito Santo per radicarci
e incorporarci in modo indissolubile a Cristo,
per rendere più solido e forte il nostro legame con
la Chiesa e farci carico della missione cristiana con la
testimonianza della vita.
Ricorda Papa Francesco: “È importante avere cura
che i nostri bambini, i nostri ragazzi abbiano questo
sacramento. Tutti noi abbiamo cura che siano battezzati
e questo è buono! Ma forse non abbiamo tanta cura che
ricevano la Cresima: restano a metà del cammino”.
Si è sempre chiamata
come oggi, Cresima o
Confermazione?
In verità, no. La cresima all’inizio non aveva un
nome specifico e veniva identificata con il rito delle
imposizioni delle mani. Successivamente è prevalso il
termine greco che significa sigillo, in latino signaculum
o consignatio. Così facendo si voleva ricordare il
segno di Cristo, impresso con l’olio sulla fronte del
cresimato a significare la “proprietà di Cristo sulla
persona”. Nel XV secolo iniziò a diventare d’uso comune
il termine confirmatio, che significa confermazione,
usato per simboleggiare il completamento e il
perfezionamento del Battesimo. Il termine cresima è
arrivato in tempi più recenti a indicare in parte il gesto
dell’unzione e in parte la materia usata nel sacramento:
l’olio chiamato crisma. La cresima, insieme al
Battesimo e all’Eucaristia forma l’iniziazione cristiana,
cioè i sacramenti che ci introducono nella vita del
Cristo. Essi vengono ricevuti abitualmente secondo
l’ordine che più conosciamo e cioè, il Battesimo da
bambini di pochi mesi; l’Eucaristia intorno alla quarta
elementare e la cresima. Quest’ultima viene conferita
preferibilmente durante le medie oppure intorno
ai diciotto anni, per aiutare i ragazzi a chiederla con
maggior coscienza. Di per sé l’ordine più appropriato
sarebbe Battesimo, Cresima, Eucaristia, culmine e
fonte della vita cristiana.
14 d
Settembre • Ottobre 2025
dei
LA TORRE DI VEGLIA
La
Perché dopo la cresima i
ragazzi se ne vanno?
Non voglio occuparmi di temi più grandi di me,
come la secolarizzazione. Mi voglio fermare a quelle
ragioni più semplici che condizionano nelle nostre
parrocchie i ragazzi e li fanno demordere dall’assumere
un impegno serio. In verità le difficoltà a impegnarsi
nel sociale caratterizza la nostra epoca e la
società nella quale viviamo. Vi è certamente un investimento
nella crescita personale, nello sport, nella
cultura e nel divertimento, ma è senz’altro diminuito
tra le giovani generazioni l’impegno nelle associazioni
e nei gruppi. Anche la dimensione sociale e
politica soffre di questa stessa debolezza. Lo stesso
avviene per la parrocchia. Da molti è percepita
come qualcosa di lontano e che non interessa più
di tanto, se non per ricevere, attraverso la presenza
della catechesi, i sacramenti ed essere a posto
con la tradizione familiare. Quindi vi è senz’altro
una difficoltà generale che coinvolge tutte le
forme di associazionismo. Ma è innegabile che
vi sono motivazioni proprie della parrocchia che
non sempre sa presentarsi come una comunità accogliente
o, addirittura, è motivo di scandalo per
le sue divisioni, perché dominano gli anziani “che
hanno sempre fatto così”.
Intervistati sul loro allontanamento dalla parrocchia,
alcuni hanno detto con sincerità che, intorno
ai sedici-diciotto anni hanno lasciato per
protesta perché in dissonanza con l’insegnamento
della chiesa, specie sulla sessualità.
La contraccezione, i rapporti prematrimoniali e
altre tematiche legate alla vita, vengono percepite
come una serie di negazioni, dalla chiesa, giudicata
retrograda. Anche se con una incidenza minore, tra le
ragioni che allontanano i giovani vi sono gli scandali
che hanno avuto come protagonisti gli ecclesiastici
e che i mezzi di comunicazione diffondono ampiamente.
Concludendo, la questione fondamentale sembra
essere la mancanza di testimoni credibili ed autorevoli
tra gli adulti. Non basta indurre i ragazzi a fare
presenza nella “vita cattolica”, limitarsi a portarli o
trascinarli a Messa alla Domenica o iscriversi al catechismo.
Il compito degli educatori è di essere tali,
cioè saper dare le ragioni per cui loro stessi, i genitori,
i catechisti, i sacerdoti scelgono ogni giorno di appartenere
a Dio e non al mondo. Se l’avvenimento
cristiano non genera una novità esistenziale, visibile
e gioiosa nella persona, rimarrà qualcosa di esterno e
incapace di generare frutto. Forse si sapranno dare informazioni
teoriche sulla dottrina, ma senza diventare
entusiasti testimoni, capaci di rimarginare le ferite
ed i dubbi dei giovani attraverso la propria vita, prima
ancora che con le parole.
Don Giulio
d
LA TORRE
RE
DI VEGLIA
dei
La
15
Settembre te
•Otto
Ottobre 2025
25
In giardino con Elisa
In Cucina con Giulia
Ricette Salutari Facili & Veloci
Torta salata porri e bietole
Ecco una ricetta veloce, deliziosa e autunnale,
per stupire i vostri ospiti o la vostra famiglia!
Buon appetito!
Cavolo ornamentale
La Brassica oleracea, o ‘cavolo ornamentale’, è un
erbacea perenne coltivata solo come annuale, alta
fino a 30 cm e larga fino a 20 cm; foglie grandi, con
margine dentato, di colore verde e bianco, verde e
rosa, verde e viola.
UTILIZZO
Da settembre a marzo, sia in giardino come bordura
per aiuole e vialetti e come macchia di colore,
sia in vaso (diametro di minimo 20 cm).
AMBIENTE
Vive all’aperto ovunque senza protezioni. Indifferente
all’esposizione, perché il valore ornamentale
è legato a una sola stagione. Sopporta temperature
sotto 0°C, ma non superiori ai 15°C.
TERRA
Terreno fertile, fresco e profondo, ben drenato.
ACQUA
In giardino, se non piove per più di due settimane.
In vaso, annaffiare in abbondanza prima che il terriccio
si asciughi. Non bagnare il fogliame.
CONCIME
Per il periodo di vegetazione fornire un prodotto
liquido universale diluito nell’acqua d’irrigazione.
INGREDIENTI per 1 TORTA SALATA:
1 rotolo di pasta brisèe
Ripieno:
300 g di bietole, le foglie
Olio EVO
150 g di porri a listarelle
1 pizzico di sale
1 pizzico di pepe nero macinato
60 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
1 uovo
100 g di ricotta ben scolata
PROCEDIMENTO:
Lessiamo le bietole in acqua non salata. Nel
frattempo, insaporiamo i porri a listarelle nell’olio
d’oliva. In una ciotola, uniamo le bietole cotte
strizzate, la ricotta, sale e pepe qb, il parmigiano
grattugiato e l’uovo, amalgamando bene il tutto.
Posizionamo la pasta brisèe all’interno di uno
stampo da crostata di circa 26cm di diametro,
rialzando i bordi. Versiamo il composto di porri
e bietole sulla base della pasta e cuociamo in
forno caldo per 30-35 minuti a 180° sino a che
la superficie non risulti dorata. Togliamo infine
con attenzione dal forno e lasciamo intiepidire.
CURA
Ricordarsi di eliminare inar
le
parti danneggiate.
ne
16 Terra Fertile
d
Settembre • Ottobre 2025
viaggia a Barcellona
Martedì 22 aprile ha preso il via una nuova e stimolante
avventura per undici ragazzi e ragazze
seguiti dal Servizio Disabilità, dal Servizio di Integrazione
Lavorativa e dal Servizio Psichiatria del Distretto
di Pieve di Soligo. Partiti da Venezia e accompagnati
da due educatori della cooperativa Terra Fertile, i giovani
sono stati a Barcellona, per un mese di tirocinio
formativo, sostenuto dal programma Erasmus+, rivolto
a giovani con disabilità lieve o autismo ad alto funzionamento.
A rendere possibile questo progetto è stata la collaborazione
tra IRECOOP Veneto, Cooperativa Terra
Fertile di Vittorio Veneto e Ulss 2.
A Barcellona i ragazzi hanno svolto tirocini formativi
in ambito back office, all’interno di musei, enti pubblici,
aziende private e nel settore turistico.
Ed ora le parole di chi ha vissuto questa esperienza.
SEBASTIANO
In questi trenta giorni ho provato: l’apertura verso la
novità, l’adattamento, la soddisfazione, l’entusiasmo.
Porto a casa un miglioramento: sullo spagnolo, sulle
competenze professionali nel mondo della natura, sul
relazionarmi con gli altri e sull’adattamento in generale.
Ho tante cose meravigliose e visitate da raccontare.
FRANCESCO
Le emozioni che ho provato sono apertura della mente
e coraggio. Al ritorno da questa esperienza mi porto
più empatia verso gli altri e più esperienza. Mi mancheranno
il lavoro, i colleghi e l’ambiente. Rifarei questa
esperienza.
ANDREA
In questo mese ho provato tanta
gioia e mi sono divertito un mondo.
Porterò con me nuove amicizie e il
non aver pregiudizi.
SERENA
Sono stata gioiosa, serena e tranquilla
in questo mese. Ho imparato
ad essere più sicura di me stessa e mi
porterò delle amicizie profonde.
dei
LA TORRE DI VEGLIA
MAMMA DI MATTEO
Devo ammettere di essermi fatta
contagiare dall’entusiasmo di Matteo
e degli altri ragazzi che stanno partecipando al progetto.
Qualche timore l’ho avuto anch’io, perché pensando
alle difficoltà passate e quotidiane, mi chiedevo
se ci sarebbero stati problemi. Mi ha confortato conoscere
l’immensa e dettagliata organizzazione di questa
esperienza e vedere personalmente gli accompagnatori
che avrebbero affiancato i nostri ragazzi, persone preparate
e che mi hanno ispirato fiducia. Nulla è stato
lasciato in sospeso. Matteo lo sento felice e io lo sono
con lui.
LORELLA E NICOLAS, TERRA FERTILE
Barcellona ci prende così come siamo – incerti, curiosi,
con le valigie piene di aspettative e qualche timore.
Ci mette alla prova con ritardi, blackout e strade
sconosciute, ma ogni intoppo si trasforma in un passo
avanti. Impariamo che la luce ritorna sempre, anche
dopo un’intera città che si spegne. Che un autobus
trovato per caso può diventare un’avventura, e che la
stanchezza di un turno di lavoro si dimentica davanti
a un tramonto sulla spiaggia. Scopriamo che “casa”
non è solo un posto, ma gli sguardi
complici di chi condivide con te
quelle sei ore in aeroporto, il panico
di una metro bloccata, la meraviglia
di un museo che ti fa sentire piccolo
di fronte all’universo. E quando
l’aereo riparte, capiamo di non aver
lasciato niente alle spalle. Portiamo
tutto con noi: la sicurezza di chi sa di
avercela fatta, la libertà di chi impara
a perdersi senza paura. Perché il vero
viaggio non è stato a Barcellona, ma
dentro noi stessi. E quello, nessun
blackout avrebbe potuto spegnerlo.
La
di Giulia Maiutto
COME ORGANIZZARE IL PROPRIO LAVORO:
LA GESTIONE DEL TEMPO (PARTE 2)
Carissimi Amici,
Eccoci con una nuova puntata ricca di consigli e
suggerimenti per migliorare la nostra gestione del
tempo: dopo aver parlato dell’effetto Zeigarnik e di
come possiamo avvalerci delle to-do list per provare
a combatterlo, oggi approfondiremo i punti 2, 3 e 4
della nostra lista.
2. La tecnica del pomodoro (per sconfiggere
il multitasking)
Questa tecnica ormai famosissima, che prende il
nome dal timer a forma di pomodoro che Francesco
Cirillo utilizzò per metterla a punto, è semplice ma
efficace e funziona così:
1. Scegliamo un compito, selezionando un’attività
specifica su cui concentrarci
2. Impostiamo un timer per 25 minuti (considerato il
tempo medio di attenzione)
3. Lavoriamo intensamente: concentriamoci completamente
sul compito per 25 minuti, evitando tutte
le distrazioni possibili
4. Facciamo una breve pausa: al termine dei 25 minuti,
facciamo una pausa di 5 minuti per rilassarci
e staccare
5. Ripetiamo e facciamo una lunga pausa: dopo
quattro “pomodori” prendiamoci una pausa più
lunga, di 15-20 minuti
I benefici di questa tecnica sono:
- Abituarsi a fare una cosa alla volta (evitando il
multi-tasking): in questo modo lavoreremo meglio
e più in fretta
- Fissare tot minuti per fare una cosa (25 minuti è il
tempo suggerito, ma possiamo fissare quelli che
ci servono) ci libera dall’ansia di guardare che ore
sono
- La pausa “obbligata” dal timer è rigenerante
- Lavorare con degli slot di tempo ci permette anche
di sapere, a posteriori, quanto ci abbiamo
messo a finire un lavoro
3. Aumentare la concentrazione (per essere
più efficienti)
Un’altra tecnica molto utile per migliorare la nostra
attenzione è quella di dedicare uno o due minuti alla
respirazione consapevole. La respirazione consapevole,
ossia l’atto del respiro fatto con “intenzionalità”,
aiuta moltissimo a ricaricare le energie, ridurre il carico
di stress e ritrovare la lucidità. Concentrandoci
sul nostro respiro, dimenticheremo per pochi minuti i
pensieri che intasano la nostra testa e potremo lavorare
più concentrati.
4. Mangiare la rana (per non procrastinare)
“Eat The Frog” o “mangiare la rana” è un metodo
di prioritizzazione e produttività che incoraggia le
persone a scegliere per primo il compito più difficile.
L’obiettivo è riconoscere un compito impegnativo per
la giornata (la rana) e portarlo a termine (mangiarlo),
preferibilmente di prima mattina; a quel punto,
saremo pronti per una giornata produttiva. Questo
approccio contrasta l’impulso a rimandare i compiti
più importanti: una volta mangiata la rana, la giornata
sarà in discesa!
Nella prossima puntata, approfondiremo i punti rimanenti,
ovvero:
5. Imparare a dire di no (per dare valore alle cose
importanti);
6. Delegare (per liberarti delle attività che per te
non sono importanti);
7. Dire no al perfezionismo (per imparare a fare senza
paura di sbagliare);
8. Difendersi dai social (per non farsi mangiare il
tempo).
Alla prossima!
18 d
Settembre • Ottobre 2025
dei
LA TORRE DI VEGLIA
La
calcio
VITTSANGIACOMO
Comincia una nuova
stagione!
Pronti, via! Inizia la stagione sportiva 2025-26.
Con otto nuovi inserimenti (Riccardo Battiston
portiere, Angelo Casagrande, Damian Diuric e Angelo
Casagrande centrocampisti, Sarr Bathie, Filiberto
Casagrande, Gueye Mbaye e Nicola Vitagliano attaccanti)
sull’ottima base dello scorso anno, il D.S.
Andrea Bellotto ha messo a disposizione del confermato
mister Marco Canzian una rosa di giocatori con
l’ambizione di alzare l’asticella nel nuovo campionato
di seconda categoria. Quest’anno il Vittsangiacomo
non è stato inserito nel girone bellunese, ma in quello
trevigiano composto da: Cordignano, Godega, Orsago,
Codognè, UnionGaia, Dinamis FC, Campolongo,
Susegana, Arcade, Condor Treviso, Giavera,
Ponzano, Union QdP, Vidor e Refrontolo.
Si comincia domenica 14 settembre, dopo il “collaudo”
nelle partite di Coppa Veneto. Confermata
al via anche la Squadra Under 23 che parteciperà
al campionato provinciale di Terza categoria e sarà
allenata quest’anno da Lorenzo Bottani. La squadra
Juniores sarà guidata da Massimo Marcon, anche
Responsabile del Settore Giovanile. Lo staff tecnico
di queste squadre è completato da Roberto Bolzan
allenatore dei portieri, Michele Di Lorenzo e Marco
Campagna preparatori atletici, Antonio Pischedda
fisioterapista e Christian Dal Col vice allenatore.
I Presidenti del Vittsangiacomo, del S. Michele Salsa, del Vittorio
Falmec S.M.C. e del Calcio Femminile dopo la firma del
"Progetto Victoria".
Per il Settore Giovanile è stata sottoscritta con il
Vittorio Falmec, il Calcio Femminile e il S. Michele
Salsa una convenzione che prevede una collaborazione
tecnica per dare le migliori possibilità a tutti i
ragazzi e sviluppare una sinergia positiva tra le società
del Vittoriese. Per quanto riguarda il Vittsangiacomo,
il Presidente Mauro Poldelmengo ha iscritto
DUE squadre nella categoria Allievi (classi 2009 e
2010 allenatori Tarciso Ostet e Alessio Poldelmengo)
e DUE squadre Giovanissimi (2011 e 2012
allenatori Massimo Fava e Dario Fadelli). Si tratta
quindi di numeri significativi e di un grosso impegno
organizzativo. Prima dell’inizio dei campionati giovanili,
sabato 6 e 13 settembre, ci sarà il 10° torneo
Luigi Polentes riservato alla categoria Giovanissimi.
Con l’inizio dell’anno scolastico prenderà il via anche
l’attività di base, suddivisa nelle categorie Esordienti,
Pulcini, Primi Calci e Piccoli Amici.
Pietro Ossi
La rosa dei
giocatori della
Prima squadra in
occasione della
presentazione nella
tenuta agricola
Cà dei Boz
SAN GIACOMO DI VEGLIA
Battesimo
Anagra
FORMENIGA
HEVA KURUDUWAGE SHAYARA PRAHASINI
di Virajith e di Abeywickrama Liyanage
Nata 24.8.2024 e battezzata il 24.8.2025
Defunti
Defunti
COSTELLA ANTONIO
di anni 67 il 24.06.2025
CARENZI ANNUNZIO
di anni 84 il 15.08.2025
28 TONON LUCIANO
di anni 82 (il 24.06.2025)
32 BACCICHETTI LUCIANA
ved. Bozzon
di anni 85 (il 26.7.2025)
CUZZOLIN SCOTTA'
GIANFRANCO
di anni 70 il 17.07.2025
COZZUOLO
29 ROSOLEN CARLA
di anni 73 - (il 25.06.2025)
33 DA DALT LUCIA in Orubolo
di anni 83 (il 4.8.2025)
FURLAN BRUNO
di anni 92 il 20.07.2025
30 MARCHIONI PIETRO
di anni 77 (l’8.7.2025)
34 PETRUZZELLI MARIO
di anni 49 (il 5.8.2025)
CASAGRANDE ORLANDO
di anni 68 il 5.08.2025
31 CATTEL GIUSEPPE
di anni 89 (il 16.7.2025)
35 TONON MARIO
di anni 88 (il 16-8-2025)
CICILIOT VALTER
di anni 74 il 28.07.2025
MENEGHIN RINELLA
ved. Furlan
di anni 91 il 7.07.2025
20 d
SAN GIACOMO DI VEGLIA
Settembre • Ottobre 2025
dei
LA TORRE DI VEGLIA
La
D'ALTOE' AUGUSTA
in Da Dalt
n. 13.11.1943 m. 15.08.2024
DA RE LUIGI (Gigetto)
n. 06.05.1933 m. 18.09.2017
SEGAT DUILIO
n. 22.10.43 m. 17.01.2025
Per non dimenticare mai quelli
che dimenticano. Tua Evelin
ZANELLA BATTISTA
n. 01.11.1927 m. 09.10.2006
MAZZER EUGENIA
(IDA) ved. Zanella
n. 19.06.1931 m. 27.01.2015
Ricordiamo anche gli ex parrocchiani defunti:
MAZZER PAOLO - Pino
di anni 91 il 5.7.2025
LONGO LUIGI
n. 26.02.1913 m. 14.09.1992
PAGOTTO ANGELA
ved. Longo
n. 12.12.1917 m. 30.04.1997
VIRGILIO BELTRAMIN
di anni 71 il 07.07.2025
LONGO SILVIA
n. 14.01.1981 m. 01.09.2011
DE NADAI RENZO
di anni 83 l'1.07.2025
MONS. TAMAI NOE'di anni 92
il 17.08.2025
Ci ha lasciato all’età di 92
anni Mons. Noè Tamai. Era
ospite da vari anni della
casa di riposo “Papa
Luciani” di Santa Lucia di
Piave. Sacerdote per lunghi
anni parroco a Sarano e
Zoppè di S. Vendemiano e
nell’ultimo periodo Canonico
della Cattedrale di Vittorio
Veneto. Era uno dei sacerdoti
della Congregazione di
San Raffaele ora diretta dal
nostro don Giulio Fabris,
ma lo ricordiamo soprattutto
perché è stato per lunghi anni
Missionario in terra brasiliana.
Al rientro era stato incaricato
dal Vescovo a curare le
ricerche genealogiche nei
vari archivi parrocchiali della
nostra diocesi, per tutti gli
emigrati della ns. diocesi
trasferitesi oltre oceano
specialmente in Argentina
e Brasile. Ed è per questo
che lo vogliamo ricordare e
ringraziare perché ha aiutato
tanti emigrati sangiacomesi
che ricorrevano a lui per avere
i certificati che evidenziavano
la loro origine e per il suo
impegno profuso.
ZANETTI ALBERTO
di anni 57 il 20.08.2025
ZANON TERESA
in Possamai di anni 83
il 16.08.2025
PASINI ADORNA
ved. Salvador di anni 92
il 18.08.2025
SETTEMBRE 2025
Agenda Pastorale
Lunedì 1: B. Giuliana da Collalto, vergine
X Giornata di preghiera per la cura del creato e
XX Giornata per la custodia del creato
Martedì 2: B. Claudio Granzotto, religioso
Mercoledì 3: San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa
Giovedì 4: B. Giuseppe Toniolo
Domenica 7: XXIII del T.O.
Lunedì 8: Natività della B.V. Maria
Sabato 13: San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa
Domenica 14: XXIV del T.O.
Esaltazione della Santa Croce
Lunedì 15: B.V. Maria Addolorata
Martedì 16: Ss. Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, martiri
Sabato 20: Ss. Andrea Kim, presbitero e Paolo Chong e compagni martiri
Domenica 21: XXV del T.O.
Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero
Martedì 23: San Pio da Pietrelcina, presbitero
Venerdì 26: Anniversario della dedicazione della Chiesa Cattedrale
Domenica 28: XXVI del T.O.
Lunedì 29: Ss. Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli
Martedì 30: San Girolamo, presbitero e dottore della Chiesa
OTTOBRE 2025
Mercoledì 1: Ss. Angeli custodi
Sabato 4: San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia
Domenica 5: XXVII del T.O.
Lunedì 6: San Magno, vescovo, patrono secondario della Diocesi
Martedì 7: B.V. Maria del rosario
Domenica 12: XXVIII del T.O.
Mercoledì 15: Santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa
Venerdì 17: Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
Sabato 18: San Luca, evangelista
Domenica 19: XXIX del T.O.
99° Giornata Missionaria Mondiale
Mercoledì 22: San Giovanni Paolo II, papa
Domenica 26: XXX del T.O.
Indulgenza plenaria per i defunti alle solite condizioni
Martedì 28: Ss. Simone e Giuda, apostoli
Giovedì 30: Anniversario della dedicazione della propria chiesa