leStrade n° 1611 ottobre 2025
INFRASTRUTTURE Rinaturazione del fiume Po: ingegneria sostenibile MACCHINE Fanghi da perforazione da rifiuto a risorsa
INFRASTRUTTURE
Rinaturazione del fiume Po: ingegneria sostenibile
MACCHINE
Fanghi da perforazione da rifiuto a risorsa
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N. 1611/10 OTTOBRE 2025
Casa Editrice la fiaccola srl
INFRASTRUTTURE
Rinaturazione del fiume Po:
ingegneria sostenibile
MACCHINE
Fanghi da perforazione
da rifiuto a risorsa
ISSN 0373-2916
7 7 0 3 7 3 2 9 1 6 0 2
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0 1 6 1 1 >
ISSN 0373-2916
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N. 1611 Ottobre 2025 anno CXXVII
ISSN: 0373-2916
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L’EDITORIALE
7 VIA CARNEADE
di Fabrizio Parati
COME ERAVAMO
8 I TEMI DEL NUMERO DI OTTOBRE DEL 1925
di Fabrizio Parati
L’OPINIONE
9 MENO 80 MORTI SULLE STRADE. MA NON CI FERMIAMO
di Domenico Crocco
L’OPINIONE LEGALE
10 GLOBAL SERVICE E PROGETTISTA INDICATO
di Claudio Guccione
NOTIZIE DALL’ANAS
14 VALLE D’AOSTA, SS 26 DIR “DELLA VALLE D’AOSTA”
15 EMILIA-ROMAGNA, SS 64 “PORRETTANA”
16 SARDEGNA, STRADA STATALE 131
NEWS
18 ATTUALITÀ
28 ONVEGNI
30 AGENDA: CONVEGNI, CORSI, EVENTI
INFRASTRUTTURE & MOBILITÀ
32 RINATURAZIONE DEL FIUME PO: UN MODELLO DI
INGEGNERIA SOSTENIBILE
di Mara Franchi, Stefano Possati, Alfredo Ingletti, Andrea Piacenti
38 LA TBM VIVIANA AL LAVORO
di Carlo Dossi
39 LA GENOVA SMART WEEK
di Gabriele Villa
40 UN GEMELLO DIGITALE DELLA TERRA PER LA SICUREZZA
DELLE STRADE
di Grazia Crocco
45 “COSTRUTTORI DEL DOMANI”
di Damiano Diotti
46 E-BRT, BERGAMO PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE E
INTELLIGENTE
di Edvige Viazzoli
49 DIECI ANNI DI SHARING MOBILITY
di Monica Banti
50 UPGRADE TECNOLOGICO SU 21 LINEE DA NORD A SUD
di Monica Banti
54 LA “RICARBONIZZAZIONE” DEL TRASPORTO SU STRADA
DI DAMIANO DIOTTI
58 IL CANTIERE CHE TRASFORMA LA ROCCIA DEL TUNNEL IN
RISORSA PER L’OPERA
di Gabriele Villa
60 “ANAS GREEN ROAD E MOBILITÀ ELETTRICA”
di Edvige Viazzoli
62 COLLE ISARCO, LABORATORIO DI INNOVAZIONE
INGEGNERISTICA E TECNOLOGICA
di Monica Banti
64 DBA GROUP CONTRATTO CON BATUMI SEA PORT LTD
66 GENETEC PER LA FUNICOLARE DI CHIAIA
di Mauro Armelloni
68 L’IMPEGNO DEL RUP NEGLI INTERVENTI DI VIABILITÀ
di Dario Bellini
76 GALLERIA DI BASE DEL BRENNERO, 18 SETTEMBRE 25:
GIORNATA STORICA
di Carlo Dossi
80 IL PRIMO TRENO A BATTERIA A SCARTAMENTO RIDOTTO
di Giovanni Adorni
MATERIALI E TECNOLOGIE
82 LA CULTURA DEL PASSATO PER PLASMARE IL FUTURO
84 DUE TIPOLOGIE DI CALCESTRUZZO
AD HOC PER IL PROGETTO
86 SEIPA, STRADE INTELLIGENTI
88 FLY ASH COME FILLER NEI CONGLOMERATI BITUMINOSI
di Davide Callejo Munoz
92 NUOVA STRATEGIA DI DECARBONIZZAZIONE
di Damiano Diotti
94 AETERNUM FIRE, L’EGREGIO SCONOSCIUTO.
RIVESTIMENTO ANTINCENDIO GALLERIE
di Emilio Sorridente
MACCHINE & ATTREZZATURE
100 TUTTO SU ROTAIA
di Carlo Dossi
102 MACCHINE IQ CONQUISTA L’EUROPA
106 TECNOLOGIA E ASSISTENZA
di Enzo Rizzo
110 IL MONDO COMAR, BIOGRAFIA DI UN SUCCESSO
di Fabrizio Parati
116 LA FILIERA CONSTRUCTION EUROPEA DEVE
NECESSARIAMENTE REAGIRE ORA
118 PIÙ ATTENZIONE ALL’ACQUA
di Daniela Stasi
122 STESA DI PRECISIONE, RAPIDA E SICURA, E
DOCUMENTAZIONE DIGITALE
di Giovanni Adorni
123 MACCAFERRI CON TUBOSIDER
124 DAVÌ AL MARKETING JCB
ASSOCIAZIONI
126 OSSERVATORIO OICE/INFORMATEL DI AGOSTO 2025
127 XXI INTERNATIONAL S.I.I.V. SUMMER SCHOOL
di Stefano Coropulis
128 LOGIN BUSINESS AL TRAGUARDO
di Morena Pivetti
Associazione Italiana
per l’Ingegneria Traffico
e dei Trasporti
Associazione Mondiale
della Strada
Associazione Italiana
dei Professionisti
per la Sicurezza Stradale
Associazione Italiana
Segnaletica e Sicurezza
Associazione Laboratori
di Ingegneria e Geotecnica
Associazione
Industrie
Ferroviarie
Associazione Italiana
Segnaletica Stradale
European Union
Road Federation
Formazione Addestramento
Scienza Tecnologia Ingegneria
Gallerie e Infrastrutture
Federazione delle Associazioni
della filiera del cemento,
del calcestruzzo e dei materiali di
base per le costruzioni nonché
delle applicazioni e delle
tecnologie ad esse connesse
Federazione Industrie
Prodotti Impianti Servizi
ed Opere Specialistiche
per le Costruzioni
International Road
Federation
Associazione delle
organizzazioni di ingegneria,
di architettura e di consulenza
tecnico-economica
Società Italiana Geologia
Ambientale
Società Italiana Infrastrutture
Viarie
SITEB
Strade Italiane e Bitumi
On line nella sezione
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Questo periodico è associato
all’Unio ne stampa periodica italiana.
Numero di iscrizione 14744
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Hanno collaborato
Giovanni Adorni
Mauro Armelloni
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Stefano Coropulis
Domenico Crocco
Grazia Crocco
Damiano Diotti
Carlo Dossi
Claudio Guccione
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Alfredo Ingletti
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Emilio Sorridente
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Daniela Stasi
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Gabriele Villa
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PRESIDENTE
LANFRANCO SENN
Professore Ordinario di Economia Regionale
Responsabile Scientifico CERTeT,
Centro di Economia Regionale, Trasporti
e Turismo dell’Università Bocconi di Milano
MEMBRI
GIANNI VITTORIO ARMANI
Ex Amministratore delegato IREN
ELEONORA CESOLINI
TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin)
PASQUALE CIALDINI
Direttore Generale per la Vigilanza
e la Sicurezza delle Infrastrutture MIT a r.
DOMENICO CROCCO
Dirigente ANAS,
Segretario Generale PIARC Italia
STEFANO RAVAIOLI
Direttore SITEB
LUCIANA IORIO
MIT, Presidente WP1 UNECE
AMEDEO FUMERO
Dirigente MIT, Capo Dipartimento per i Trasporti,
la Navigazione e i Sistemi informativi e statistici
LUCIANO MARASCO
Dirigente MIT, Responsabile IV Divisione
DG Sicurezza Stradale
FRANCESCO MAZZIOTTA
Già Dirigente MIT, Responsabile II Divisione
DG Sicurezza Stradale
VINCENZO POZZI
Già Presidente CAL
ALESSANDRO MUSMECI
AISCAT Pesponsabile Area Tecnica
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Dirigente MIT, Direttore Generale
Dighe e Infrasrutture Idriche ed Elettriche a r.
GILBERTO CARDOLA
Amministratore BBT SE
(Galleria di Base del Brennero - Brenner Basistunnel)
IN RAPPRESENTANZA DELLE ASSOCIAZIONI
ANGELO ARTALE
Direttore Generale FINCO
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PIARC ITALIA
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Presidente AISES
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GIOVANNI MANTOVANI
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Relazioni Istituzionali UNICMI
DONATELLA PINGITORE
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DANIELA PRADELLA
ANIE/ASSIFER
ADNAM RAHMAN
Vice Presidente IRF
STEFANO RAVAIOLI
Direttore SITEB
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Presidente OICE
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SIGEA
NICOLA ZAMPELLA
Direttore Generale Federbeton
Associazione Italiana
della Telematica per
i Trasporti e la Sicurezza
Unione Nazionale delle Industrie
delle Costruzioni Metalliche
dell’Involucro
e dei Serramenti
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BOMAG ITALIA - MARINI SpA
bomag.com 61
MASSENZA Srl
massenza.it 23
Bitem S.r.l.
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In copertina Bitem S.r.l., azienda attiva nella produzione
di emulsioni bituminose, leganti neutri e
bitumi addittivati eco-sostenibili BITROAD ® . Offre,
inoltre, un’ampia gamma di bitumi stradali e
modificati. È protagonista con uno scatto di
cantiere che ritrae due fasi fondamentali della
pavimentazione stradale: la stesa della mano
d’attacco con emulsione bituminosa BITEMUL-
SION e la successiva posa del conglomerato bituminoso
confezionato con BITROAD ® . La linea
green di bitumi additivati garantisce alte prestazioni
ed è pensata per migliorare lavorabilità,
durabilità, adesione e sostenibilità ambientale
delle infrastrutture viarie. Bitem è da sempre
impegnata a creare soluzioni innovative che rispondano
alle sfide di un mondo in continua
evoluzione, con focus costante sull’affidabilità,
l’efficienza e la sostenibilità grazie anche alla
sinergia con le società del gruppo Petroli Firenze
di cui è parte. Motivata dalla passione e dalla
volontà di fare la differenza è un punto di riferimento
per aziende, pubbliche amministrazioni,
progettisti e cittadini che vivono e percorrono le
strade ogni giorno.
ASPHALTICA WORLD 2025
asphaltica.it
III Cop.
AUTOSTRADA DEL BRENNERO SpA
autobrennero.it 5
CAMS Srl
camssrl.it 57
CANCELLOTTI Srl
cancellotti.it 17
CAR SEGNALETICA STRADALE Srl
carsrl.com 1
CASAGRANDE SpA
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CONEXPO 2026
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CRACCO Srl - CORTENSAFE
cortensafe.it 19
CSPFEA ENGINEERING SOLUTIONS
cspfea.net 29
ETS Srl
etsingegneria.it 27
HEIDELBERG MATERIALS ITALIA CEMENTI SpA
heidelbergmaterials.it 87
HOLCIM ITALIA SpA
holcim.it 85
MASSUCCO T. Srl
massuccot.com 67
MILANO SERRAVALLE -
MILANO TANGENZIALI SpA
serravalle.it 13
PETROLI FIRENZE SpA
petrolifirenze.it 83
SIMEX Srl
simex.it 53
SINA SpA
sina.it 6
SOCIETÀ DI PROGETTO BREBEMI SpA
brebemi.it 21
SOCIETÀ ITALIANA INFRASTRUTTURE
VARIE - S.I.I.V.
siiv.net 105
TEKNA CHEM SpA
teknachemgroup.com 91
VALLI ZABBAN SpA
vallizabban.it
IV Cop.
BITEM Srl
bitemsrl.com
I Cop.
ITERCHIMICA SpA
iterchimica.it
II Cop.
Aziende citate
Alstom 51
Ambienta SGR 20
Anas 14, 22, 60
Arx 38
Autostrada del Brennero 62
Bobcat 102
Campenon Bernard Centre Est 38
Cangini 114
Comar 110
Develon 100
DBA Group 64
Dodin Campenon Bernard 38
Engeo 32
Galleria di Base del Brennero 24, 76, 84
Genetec 66
Gola della Rossa Mineraria 112
Gruppo FS 18, 25, 50, 60
Gruppo Pesaresi 22
Gruppo Seipa 86
Heidelberg Materials 84
Hitachi 51
Hydro 32
Hydro Nova 32
Holcim Italia 82
In.Ge.Na 32
Italferr 18, 38, 51
Itinera 45
Jcb 124
Komplet 114
Land Italia 32
Maccaferri 123
Malaguti 114
Mantovani Benne 114
Mermec 51
Officine Maccaferri 20
Progress Rail 51
Rete Ferroviaria Italiana 51, 71
Resilco 88
Setec 38
Simex 114
Società Cooperativa Braccianti
Riminesi 22
Socomec 114
Soveri 113
Stadler 80
Studio Zanzucchi 32
Tecnovia 32
Telt 38, 58
Tekna Chem 94
3TI Progetti 26, 32
Vermeer 118
Vinci Construction Grands Projets 38
Vögele 122
Volvo 114
Webuild 38
Wirtgen Group 106
Würth Italia 19
A22, il valore della sosta
22 aree di servizio e... il Plessi Museum
In questo numero
4 10/2025 leStrade
Luoghi di sosta che coniugano qualità, territorio
e gastronomia con servizi sempre più vicini alle persone
Autobrennero la tua autostrada
L’
ignoranza è invincibile, come è risaputo. È uno dei “cinque giganti” che il politico William
Beverdige promise di sconfiggere, insieme a Povertà, Malattia, Squallore e Ozio. Non ce la
fece, parimenti come l’attuale Rappresentante speciale dell’Unione per il Golfo Persico non
riuscì ad «abolire» la Povertà, per quanto resti inobliabile il tono tripudiante dell’annuncio da
quel balcone (certamente nessuno vuole qui tentare comparazioni inconcepibili tra Sir William
Henry Beveridge e il “nostro” Sultano).
Non saliremo, dunque, su nessun balcone, ma, dato che «ogni individuo [io per primo] è una
combinazione unica di conoscenze e ignoranze», trovo che il tema è di interesse generale.
Mi interessa accodarmi alla lunga tradizione della denuncia dell’ignoranza collettiva e di
quella personale (tradizione meno lunga, quest’ultima). E mi appassiona farlo con le parole
di Paolo Guenzi, che è autore di un libro recentissimo (2025): Il marketing dell’ignoranza. Un prodotto Made in
Italy di straordinario successo: «Un esempio emblematico dell’abisso di ignoranza nel quale è precipitata l’Italia è
rappresentato dall’evoluzione che hanno subito nel tempo i cartelli stradali. Ricordo che, da bambino, la mia maestra
della scuola elementare, donna seria, rigorosa e responsabile, ci mandava in giro per il quartiere ad annotare i
nomi delle vie intorno alle nostre case, dandoci il compito di raccogliere poi informazioni sulla vita delle persone
citate o sui luoghi ai quali le strade erano intestate. Particelle di conoscenza infinitesime, naturalmente, ma dietro
al freddo nozionismo di quei nomi (e di quelle date di nascita e morte, allora presenti e oggi invece quasi ovunque
assenti) la maestra ci dava il compito di scavare nella storia e nella vita di quei personaggi: facendo ciò potevamo
arrivare a immaginarne i volti, gli abiti, la casa, e via via fino a fantasticare sul
Via Carneade
loro mondo, sulla loro epoca, sugli odori e sui suoni che circondavano le loro
giornate…In pratica, partendo da nome, cognome, data di nascita e di morte, se
opportunamente stimolati, venivamo educati ad addestrare la nostra curiosità,
a coltivare l’immaginazione, a esercitare la fantasia, a sperimentare l’emozione
della scoperta. Si tratta di conquiste immense per un bambino, ed è affascinante e commovente pensare a quanto
fosse semplice facilitarle con quell’espediente. È purtroppo deprimente constatare come questo piccolo grande
esperimento di crescita culturale sia stato quasi completamente azzerato nel corso degli anni. Oggi, in qualunque
parte d’Italia mi trovi, mi imbatto in anonimi cartelli che recitano, «Via C. Colombo» oppure «Via G. Verdi», che in
molte zone d’Italia potrebbe peraltro essere solo un tributo a un omonimo dentista locale o all’ex sindaco del Comune
prematuramente scomparso dalla scena politica per una scabrosa scappatella. Che si tratti invece del riferimento a
due dei principali protagonisti della storia del nostro Paese? E, se sì, quali erano i loro nomi di battesimo? (…) Penso
spesso a quei funzionari e amministratori pubblici che hanno compiuto e continuano a compiere il crimine culturale di
far realizzare cartelli stradali così sfacciatamente creatori di ignoranza. Sono certo che costoro non riescano neppure
lontanamente a immaginarsi come responsabili del danno che causano. Praticano il marketing dell’ignoranza».
Fabrizio Parati
Direttore della rivista «leStrade»
Editoriale
leStrade 10/2025 7
Come eravamo
I temi del numero
di ottobre del 1925
• Statistica del
traffico lungo la rete
stradale di I° classe,
I. Vandone
• A proposito
del Memoriale
dell’«Unione delle
Provincie», sulla
riforma stradale,
I. Vandone
• Gli Uffici stradali
nel presente e nel
futuro, ing. L. Frosali
• Pavimentazioni con
impiego di bitume
e di asfalto, ingg. G.
Sdralevich, U. Conte
• Caratteristiche della
benzina e degli olii
per l’automobilismo,
I. Vandone
• L’attività dell’«Ufficio
Regionale delle
Strade Calabresi»,
I. Vandone
• Un’autostrada nel
mare, I. Vandone
• Risultati di
esperienze su
massicciate di
pietrisco calcareo
cilindrato ordinario e
con silicato di soda,
G. Quaglia
• Vacanze d’uno
stradaiolo,
I. Vandone
Domenico Crocco
Dirigente Struttura Rapporti
Istituzionali Internazionali
Anas S.p.A.
Direzione Rapporti
Istituzionali Anas S.p.A.
First Delegate and secretary
general of Piarc Italy
L’opinione
Meno 80 morti sulle strade.
Ma non ci fermiamo
Che cosa possiamo fare ancora per abbattere
i numeri degli incidenti stradali. Numeri dietro i quali,
non dimentichiamolo mai, ci sono persone
Meno 80. A nove mesi dall’entrata in vigore del nuovo
codice della strada, in Italia si contano 80 morti
in meno per incidenti stradali, 1.200 feriti in meno,
848 incidenti in meno rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno. Ma non basta. Restano ancora 944 morti,
31.500 feriti, oltre 54 mila incidenti stradali. Che cosa
possiamo fare ancora per abbattere questi numeri dietro
i quali, non dimentichiamolo mai, ci sono persone,
dolore, vite spezzate dentro le lamiere o dentro i ricordi
di chi conserva la vita ma non riesce a dimenticare
chi non c’è più.
La prima cosa che si potrebbe fare è illuminare meglio
le nostre strade. I numeri ci dicono che il picco degli
incidenti si verifica al tramonto, quando la luce naturale
finisce ed il traffico, soprattutto di rientro dal lavoro,
è elevato. L’illuminazione delle nostre strade,
soprattutto nelle città, dove si verifica oltre il 73 per
cento degli incidenti mortali in Italia, è carente dopo il
tramonto. Troppo spesso gli impianti di illuminazione
sono collaudati correttamente, ma non sono poi periodicamente
controllati e quindi non sono più a norma.
Così le lampade alogene sono sostituite dai più
innovativi led, ma pochi controllano se la quantità di
led utilizzati fornisce la stessa luminosità certificata
al momento del collaudo. Una strada ben illuminata,
anche di notte, è il primo requisito per garantire
la sicurezza stradale e la tutela della vita, soprattutto
nelle città. E i numeri ci confermano che l’investimento
nell’illuminazione è quello che, parametrato
agli altri investimenti, ha un ritorno più breve e costa
di meno rispetto ai risultati che porta. In questo
senso sono fondamentali anche il programma Green
Light di Anas, dedicato al miglioramento dell’illuminazione
in galleria, ed anche i notevoli progressi,
in questo senso, dei concessionari delle autostrade
a pagamento dove la percentuale degli incidenti, in
Italia, è scesa al 5%. La tecnologia nell’ambito stradale
è cresciuta in modo straordinario. E può aiutare
tantissimo anche ad implementare gli obiettivi che
il nuovo codice stradale si propone. Posso prevedere
giustamente la sospensione ed anche il sequestro
della patente in caso di gravi infrazioni. Ma se il vigile
urbano non è presente, l’irresponsabile continuerà a
passare col rosso guidando con il cellulare in mano.
Oggi, invece, la tecnologia ci consente, ad esempio,
di monitorare il traffico con telecamere dotate di intelligenza
artificiale, in grado di fotografare l’infrazione
(come il mancato rispetto del semaforo e degli attraversamenti
pedonali) e di inviare immediatamente
l’immagine alle forze dell’ordine che sanzionano l’infrazione.
La tecnologia costa? Può essere pagata con
parte dei soldi delle multe e inizialmente collocata nei
punti più a rischio. Si ripaga con le multe, con il risparmio
del costo degli incidenti e soprattutto con il risparmio
di vite umane, il valore più alto. Non è più tollerabile
che in Italia, dall’inizio del 2025, siano già morti
oltre 300 pedoni. Bisogna agire. Ancora.
Infine, l’educazione stradale. Anche qui la tecnologia
può venire in soccorso. Il comitato italiano di Piarc
(Associazione mondiale della strada) ha partecipato
al finanziamento di una lodevole iniziativa dell’Università
di Firenze: un simulatore in grado di rappresentare
perfettamente le condizioni e le conseguenze della
guida alterata e distratta. Queste immagini, diffuse in
ogni aula scolastica, parlerebbero ai ragazzi meglio di
tante parole spesso vissute come astratte. Racconterebbero,
con grande impatto, le conseguenze drammatiche
dell’uso di droga, dell’abuso di alcool e del
cellulare sia per chi guida sia per le vittime innocenti
dell’alterazione e della distrazione. nn
• Norme americane
pel calcestruzzo
semplice ed armato
Aziende
8 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 9
Normativa e infrastrutture
Global service e progettista indicato
Il progettista indicato è utilizzabile nell’appalto integrato
ma non nel contratto di global service
Avv. Prof. Claudio Guccione
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n.
7613, pubblicata in data 30 settembre
2025, ha chiarito la distinzione tra l’appalto
integrato ed il contratto di global
service evidenziando che, in quest’ultimo
caso, l’operatore economico non ha
la possibilità di ricorrere all’istituto del
progettista esterno per soddisfare i requisiti
di qualificazione.
L’avvocato Claudio Guccione, fondatore di P&I - Studio Legale Guccione & Associati,
è Professore a contratto di Diritto dei Contratti di Partenariato Pubblico
Privato all’Università degli Studi di Teramo (claudio.guccione@peilex.com).
Inquadramento normativo
L’art. 203 del d.lgs. n. 36/2023 dispone
che l’affidamento di servizi globali
(c.d. “global service”) consiste nella
conclusione di contratti che vincolano
l’operatore economico “a perseguire
un risultato amministrativo mediante
le prestazioni professionali e specialistiche
dedotte in obbligazione in cambio
di un corrispettivo determinato in
relazione al risultato ottenuto e alla attività
normalmente necessaria per ottenerlo”.
In particolare, il contratto di global
service rappresenta la fattispecie contrattuale
utilizzata per la pianificazione,
progettazione, realizzazione e gestione
di attività di manutenzione di un
bene pubblico.
La peculiarità del contratto di global
service è la coesistenza di prestazioni
eterogenee corrispondenti alle figure
del contratto di appalto di lavori, servizi
e/o fornitura in capo a un unico operatore
economico. È tale caratteristica
ad aver portato dottrina e giurisprudenza
a ricondurre tale fattispecie nella
categoria generale dei contratti misti,
attualmente disciplinati dall’art. 14,
co. 27, d.lgs. n. 36/2023, nella quale
rientra anche l’istituto dell’appalto integrato.
Ed è proprio dalla circostanza per cui
sia il contratto di global service che
l’appalto integrato sono entrambi riconducibili
nell’alveo dei contratti misti
che origina il seguente interrogativo:
la disciplina che regola l’appalto
integrato, e in particolare, l’istituto del
c.d. progettista esterno, si estende anche
ai contratti di global service?
A tale interrogativo ha fornito risposta
negativa il Consiglio di Stato.
I fatti di causa e la decisione
del giudice di primo grado
Il Comune di Firenze ha indetto una
procedura ristretta per l’affidamento
“dell’appalto di Global Service della
rete stradale del comune di Firenze”, da
aggiudicarsi secondo il criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa,
per un importo a base d’asta di euro
30.246.036,48, oltre IVA e oneri della
sicurezza.
In particolare, il disciplinare di gara ha
previsto, quale oggetto dell’appalto, le
seguenti prestazioni contrattuali:
a. servizi di governo della rete stradale;
b. servizi di rilievo, monitoraggio, programmazione
e progettazione, nel
cui ambito era ricompresa la progettazione
degli interventi di manutenzione,
in particolare il “servizio di ingegneria
e architettura finalizzato
alla progettazione degli interventi inseriti,
tramite il servizio di programmazione
degli interventi, nei piani di
manutenzione di dettaglio. Il servizio
prevede anche il coordinamento della
sicurezza in fase di progettazione”;
c. servizi e lavori di manutenzione stradale;
d. intervento di supporto alla mobilità.
Un costituendo RTI ha partecipato alla
procedura dichiarando, ai fini del possesso
dei requisiti per la componente di
progettazione, di ricorrere alla figura del
progettista esterno ai sensi dell’art. 59,
co. 1bis del d.lgs. n. 50/2016 e dell’art.
92, co. 6, del DPR n. 207/2010, disposizioni
queste ratione temporis applicabili.
Senonché, il seggio di gara, esaminata
la documentazione, ha disposto l’esclusione
di tale concorrente rilevando
che i requisiti inerenti alla componente
di progettazione avrebbero dovuto esse-
re posseduti da un membro del raggruppamento
stesso e non da un soggetto
esterno, quale è il progettista indicato.
Avverso tale provvedimento di esclusione
ha proposto ricorso, dinanzi al TAR
Toscana, il RTI escluso denunziando diversi
profili di illegittimità.
Per quanto qui di interesse, la ricorrente
ha sostenuto che anche rispetto ai contratti
di global service sarebbe possibile
ricorrere alla figura del c.d. progettista
indicato e ciò in ragione del fatto che la
disciplina che regola l’appalto integrato
si estende anche ai contratti di global
service.
Il giudice di primo grado ha rigettato il
ricorso. Avverso tale pronuncia il concorrente
escluso ha interposto appello
al Consiglio di Stato.
La pronuncia del Consiglio
di Stato
Il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata
in data 30 settembre 2025, n.
7613, ha rigettato il ricorso in appello
cogliendo l’occasione per evidenziare
l’incompatibilità della disciplina dell’appalto
integrato (e, nello specifico, del ricorso
al progettista indicato) con la natura
del contratto di global service.
In primo luogo, il Consiglio di Stato ha
tratteggiato le peculiarità dell’istituto del
contratto di global service evidenziando
che in quest’ultimo l’assuntore diviene
responsabile del progetto di manutenzione
e delle scelte tecniche, ragion per
cui è tenuto a garantire il raggiungimento
dei risultati pattuiti.
Il ricorso a tale istituto è divenuto sempre
più frequente in quanto strumento
attuativo di una gestione programmata
della manutenzione tramite interventi
preventivi e non più solo “a guasto”
e verifiche periodiche e pianificate. In
questo senso, il contratto di global service,
se rettamente inteso, consente di
garantire l’obiettivo del risultato complessivo,
nonché un processo di manutenzione
che inizia già durante la fase
di progettazione di un intervento pubblico
e presuppone adeguate procedure
di valutazione dei rischi e misure di
prevenzione.
La manutenzione oggetto del contratto
di global service non è puramente correttiva,
ossia da eseguire solo in caso di
guasti, ma si tratta di una manutenzione
che presuppone (i) la pianificazione
e (ii) l’orientamento della manutenzione
all’affidabilità.
Ciò posto, il Consiglio di Stato, entrando
nel cuore della questione e ponendo
in evidenza le differenze intercorrenti tra
il contratto di global service e l’appalto
integrato, ha ritenuto che la natura del
primo è del tutto incompatibile con la
disciplina del secondo caratterizzandosi
tali istituti da contenuti e prestazioni
diversi tra loro.
In particolare, nell’appalto integrato la
redazione del progetto esecutivo costituisce
una delle prestazioni contrattua-
L’Opinione legale
10 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 11
La prima stazione
di rifornimento
a idrogeno in Lombardia
li e si verifica una ripartizione tra l’ente
e l’appaltatore dei compiti relativi alla
progettazione dell’opera, ragion per cui
nell’offerta devono essere distintamente
indicati il corrispettivo richiesto per
la progettazione e quello relativo all’esecuzione
dei lavori.
Di contro, il contratto di global service
riguarda tutti i livelli di progettazione,
includendo anche il coordinamento della
sicurezza e ha come obiettivo quello
di affidare all’operatore economico
l’intero compendio delle attività di gestione
del bene oggetto del contratto.
In questo modo, dunque, tale operatore
economico diviene responsabile del
progetto di manutenzione e delle scelte
tecniche della stazione appaltante e
deve garantire il raggiungimento dei risultati
pattuiti.
In altri termini, il contratto di global
service non è assimilabile all’appalto
integrato in quanto mentre il primo ha
ad oggetto la progettazione definitiva,
esecutiva e il coordinamento della sicurezza
in fase di progettazione, il secondo
afferisce alla sola progettazione
esecutiva.
Proprio in ragione delle differenze intercorrenti
tra i due istituti, il Consiglio
di Stato ha ritenuto che nel caso di
global service i requisiti di qualificazione
devono essere posseduti in proprio
dall’operatore economico partecipante
alla gara essendo preclusa la possibilità
di ricorrere al progettista esterno.
Difatti, la possibilità di avvalersi del
progettista indicato non risponde alla
ratio che anima il contratto di global
service che è quella di individuare un
unico interlocutore per la stazione appaltante.
Osservatorio normativo
Decreto del Ministero dell’ambiente e
della sicurezza energetica 11 settembre
2025 recante “Modifiche all’allegato
1 del decreto 5 agosto 2024, recante
“Criteri ambientali minimi per l’affidamento
del servizio di progettazione ed
esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione
e adeguamento delle infrastrutture
stradali – CAM Strade” (G.U.
23/09/292025 n. 221).
Delibera ANAC n. 365 del 16 settembre
2025 recante “Bando tipo n. 1/2023 aggiornato
al decreto legislativo 31 dicembre
2024, n. 209. Procedura aperta per
l’affidamento di contratti pubblici di servizi
e forniture nei settori ordinari di importo
superiore alle soglie europee con il
criterio dell’offerta economicamente più
vantaggiosa sulla base del miglior rapporto
qualità/prezzo”. nn
Un’infrastruttura all’avanguardia
che segna l’avvio della
rete nazionale per la mobilità
a idrogeno in grado
di rifornire sia veicoli
leggeri che
mezzi pesanti.
Un passo decisivo
verso un trasporto
più pulito, efficiente
e sostenibile.
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L’Opinione legale
12 10/2025 leStrade
Notizie da Anas
Notizie da Anas
Valle d’Aosta, SS 26 dir
“della Valle d’Aosta”
Completata la pavimentazione
Si è concluso il ripristino della pavimentazione
attivato da Anas lungo
la strada statale 26 dir “della Valle
d’Aosta” tra Pré-Saint-Didier e
Courmayeur. La prima fase degli
interventi, avviati a luglio, si è conclusa
giovedì 7 agosto in concomitanza
con l’aumento dei flussi veicolari
per il picco degli spostamenti
estivi. Le lavorazioni sono riprese a
inizio settembre e si sono concluse
mercoledì 24 settembre, come
da previsioni iniziali.
Sicilia, svincolo di Caltanisetta
Ripresi i lavori del nuovo svincolo sulla A19
Dopo la pausa estiva sono ripresi i
lavori di completamento del nuovo
svincolo di Caltanissetta sull’autostrada
A19.
I lavori riguardano la realizzazione
degli impianti tecnologici nel sottopasso
dello svincolo, i rivestimenti
delle pareti interne delle opere di
sostegno, il completamento degli
strati della pavimentazione e della
segnaletica orizzontale e verticale
nella configurazione definitiva.
Il sottopasso verrà dotato di due
stazioni di emergenza SOS, segnaletica
luminosa e pannelli a messaggi
variabili con relativo sistema
di telecontrollo.
L’esecuzione dei lavori comporterà
la temporanea chiusura al traffico
della rampa di uscita dall’A19 dello
svincolo di Caltanissetta per i veicoli
provenienti da Catania fino al
Per consentire l’esecuzione dei
lavori - mitigando il più possibile
eventuali disagi alla circolazione
- si è attivato il restringimento
di carreggiata per garantisce
la continuità dei flussi di traffico
in entrambe le direzioni. L’attivazione
del senso unico alternato
è stata prevista lungo alcuni
tratti localizzati, in particolare
all’altezza di rotatorie e gallerie
e in corrispondenza di segmenti
a larghezza ridotta. Le lavorazioni
sono state eseguite nella fascia
oraria 7:00 - 18:30, esclusi
festivi e prefestivi.
21 novembre. Durante questo periodo,
gli utenti provenienti da Catania
e diretti sulla SS 640, per raggiungere
le località di Caltanissetta
e Agrigento, potranno proseguire
verso Palermo, uscire allo svincolo
Ponte 5 Archi, riprendere l’A19
in direzione Catania per immettersi
sulla SS 640 dallo svincolo di Caltanissetta.
La deviazione comporta un incremento
di percorso di dieci chilometri
e un incremento di tempo di circa
cinque minuti.
Emilia-Romagna, SS 64 “Porrettana”
Al via i lavori sulla strada statale 64 “Porrettana” nei pressi del ponte dell’Oggiola
Proseguono i lavori Anas lungo la
SS 67 “Tosco Romagnola” di ammodernamento
del tratto da Classe
al Porto di Ravenna. Per poter
eseguire il completamento degli
interventi di adeguamento dello
svincolo di Porto Fuori, dal 1° ottobre
sono state chiuse al traffico le
rampe dello svincolo lungo la carreggiata
in direzione Marina di Ravenna,
al km 221,800 circa. Fino al
Sono stati avviati lunedì 29 settembre
i lavori di ricostruzione
post-alluvione della strada statale
64 “Porrettana” nei pressi del ponte
dell’Oggiola a Marzabotto, nella
Città Metropolitana di Bologna.
Il piano dei lavori, condiviso e concordato
in un incontro in Prefettura,
prevede interventi per la mitigazione
del rischio frane a monte
della statale e il rifacimento di alcuni
elementi del ponte a valle. Gli
interventi avranno una durata totale
di circa cinque mesi e, al fine
di creare il minor disagio, saranno
eseguiti in due fasi.
Durante la prima fase dei lavori, dal
29 settembre al 23 dicembre, saranno
eseguiti gli interventi di mitigazione
del rischio frane che prevedono,
tra gli altri, la stabilizzazione
del versante e l’installazione di barriere
di sicurezza. Da lunedì lungo il
tratto sarà attivo il senso unico alternato
regolato da movieri, durante
le ore di punta e nelle giornate di
sabato e domenica, e da semaforo
durante gli altri orari e nei giorni
infrasettimanali.
Per favorire il transito dei veicoli
leggeri, come concordato nei tavoli
istituzionali, sarà disposto il divieto
di transito ai mezzi pesanti con
massa a pieno carico superiore alle
26 tonnellate nelle due fasce orarie:
dalle ore 7:00 alle ore 10:00
del mattino e dalle ore 16:30 alle
ore 19:30 del pomeriggio.
Il transito sarà sempre consentito
al trasporto pubblico locale, ai mezzi
di soccorso ed emergenza, oltre
ad eventuali deroghe per specifiche
esigenze.
Il piano degli interventi prevede
anche l’installazione, nei punti strategici,
di apposita cartellonistica di
termine dei lavori sarà regolarmente
fruibile lo svincolo di via Staggi,
al km 222,450 della statale.
L’intervento complessivo, del valore
di 43 milioni di euro, prevede
l’ampliamento di un primo tratto
della sezione stradale della SS 67
“Tosco-Romagnola” per conformarla
alla tipologia “B – Extraurbana
Principale”, oltre che l’adeguamento
degli svincoli esistenti
preavviso all’utenza delle modifiche
alla viabilità, incluse le due fasce
orarie precluse al passaggio dei
mezzi pesanti con massa a pieno
carico superiore alle 26 tonnellate.
Si specifica inoltre che, grazie ad
un tavolo tecnico concordato con la
Prefettura, si svolgeranno insieme
agli Enti e alle Istituzioni territorialmente
competenti, aggiornamenti
periodici volti a valutare e decidere
eventuali modifiche alla gestione
della viabilità da attuare in corso
d’opera.
Emilia-Romagna, SS 67 “Tosco Romagnola”
Ammodernamento del tratto da Classe al Porto di Ravenna
e la razionalizzazione degli accessi,
che verranno opportunamente
convogliati in apposite controstrade.
L’opera, cofinanziata nell’ambito
del Piano Operativo Fondo
Sviluppo e Coesione Infrastrutture
2014-2020, ha lo scopo di riqualificare
e potenziare la funzionalità
del nodo di interconnessione tra
la viabilità statale ed autostradale
con il porto di Ravenna.
In collaborazione con
14 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
15
Notizie da Anas
Sardegna, Strada Statale 131
Nuove barriere di protezione spartitraffico,
per un investimento di cinque milioni di euro
Sono stati realizzati cinque chilometri
di nuove barriere spartitraffico
centrali su un tratto della strada
statale 131 “Carlo Felice” in continuità
tra il km 33 e il km 38, nel
territorio comunale di Serrenti.
I lavori riguardano, nel dettaglio,
la realizzazione di una nuova barriera
in calcestruzzo di ultima generazione,
progettata e brevettata
da Anas, denominato NDBA
(National Dynamic Barrier Anas).
La particolarità di questa barriera,
alta 1,20 metri, consiste nella capacità
di contenere eventuali urti
con uno spostamento molto ridotto,
anche in caso di mezzi pesanti
e persino nel caso di due urti in
rapida successione.
Gli interventi fanno parte di un
piano di ammodernamento generale
delle barriere di sicurezza
della statale 131 che nel tratto
sud ha già riguardato l’installazione
di dieci chilometri di nuove barriere
centrali tra il km 13 e il km
23 circa che si aggiungono ai cinque
chilometri appena conclusi.
L’investimento attualmente messo
in opera e di circa 15 milioni e
comprende gli interventi già avviati
nel tratto successivo, tra il
km 38 e il km 42.
Ulteriori cinque milioni di euro di
investimenti riguarderanno un
futuro intervento di installazione
delle barriere lungo il tratto di statale
131 più prossimo alla città di
Cagliari.
Marche-Umbria, lavori per la Pedemontana Fabriano-Muccia
Aperto al traffico l’allaccio alla strada statale 209 “Valnerina” della bretella di Muccia
La società Quadrilatero Marche-Umbria,
controllata di Anas,
ha aperto al traffico l’allaccio alla
strada statale 209 “Valnerina” della
bretella di Muccia, in provincia di
Macerata, per il collegamento diretto
alla strada statale
77Var “Della Val di
Chienti” (direttrice Foligno-Civitanova
Marche).
L’intervento rientra
nell’ambito dei
lavori per la realizzazione
della Pedemontana
delle Marche tra
Fabriano e Muccia.
La nuova bretella, della
lunghezza complessiva
di 1,2 chilometri,
permette di potenziare
la viabilità di raccordo
esistente, migliorando
il collegamento
tra le due statali e incrementando
gli standard di sicurezza stradale.
L’infrastruttura è a due corsie
(una corsia per senso di marcia)
per 10,5 metri di larghezza complessiva.
L’intervento ha previsto la realizzazione
di tre nuove intersezioni:
la rampa di uscita dello svincolo
di Muccia Sud sulla SS77Var,
una rotatoria intermedia con via
delle Piane e una rotatoria di collegamento
con la SS209 alla fine
dell’asse stradale.
È stato eseguito, inoltre, un intervento
di difesa spondale sul fiume
Chienti per la messa in sicurezza
da fenomeni di erosione e dissesto
idrico.
Per consentire la ricucitura con la
viabilità esistente, sono stati realizzati
due tratti stradali complanari
all’asse principale, a servizio
delle abitazioni e fondi agricoli nella
frazione Giove di Muccia, e una
passerella pedonale di sovrappasso
della strada, che sarà resa fruibile
a conclusione delle operazioni
di collaudo.
In collaborazione con
16 10/2025 leStrade
otiziario
A Würth Italia va il “Premio
Mobilità Alto Adige 2025”
Italferr e il progetto europeo
Rail Baltica da Varsavia a Tallin
Ulteriore importante traguardo internazionale
per il Gruppo FS. Firmato
a Vilnius il più grande contratto
di elettrificazione ferroviaria
mai realizzato in Europa con Italferr
che avrà un ruolo da protagonista,
in partnership ad altre
aziende estere, nell’ambito
del progetto Rail Baltica, un’infrastruttura
prioritaria e strategica
per l’Unione Europea che si
estenderà per 870 chilometri interessando
cinque Paesi: Polonia,
Lituania, Lettonia, Estonia e, indirettamente,
anche la Finlandia. Il
valore complessivo del contratto
è di 1,7 miliardi di euro.
La linea si svilupperà da Varsavia
fino a Tallin, dove è previsto
un futuro collegamento sottomarino
fino a Helsinki. La società di
ingegneria del Gruppo FS avrà il
compito di supervisionare e coordinare
il compimento dei sistemi
di segnalamento e dei sottosistemi
energetici, oltre ad avere cura
della direzione lavori per la realizzazione
della nuova linea alta velocità
in Lettonia, 230 chilometri a
doppio binario.
Uno dei progetti ferroviari
transfrontalieri più ambiziosi
d’Europa
Il contratto firmato con il consorzio
Cobelec (Gruppo Cobra &
Grupo Elecnor) rappresenta una
pietra miliare per lo sviluppo infrastrutturale
della regione baltica e
per la sua integrazione all’interno
della rete TEN-T del sistema ferroviario
europeo entro il 2030, con
impatti significativi in termini di
sostenibilità, efficienza energetica
e interoperabilità. Attesi benefici
anche per l’impatto economico
e occupazionale con la creazione
di circa 13mila posti di lavoro durante
la fase di realizzazione. Il
progetto contribuirà alla crescita
del PIL regionale dello 0,5-0,7%
annuo, stimolando lo sviluppo urbano,
il turismo e nuove opportunità
commerciali. Previste inoltre
una riduzione stimata del 30-40%
del traffico pesante su strada e un
risparmio di 7,1 miliardi di euro.
Rail Baltica è uno dei progetti ferroviari
transfrontalieri più ambiziosi
d’Europa, destinato a trasformare
radicalmente la mobilità
nella regione. L’avvio dei lavori di
elettrificazione segna l’inizio di
una nuova fase operativa per Rail
Baltica, che si prepara a diventare
un asse ferroviario ad alta velocità,
efficiente e integrato nel cuore
dell’Europa.
FSITALIANE.IT
Würth Italia si conferma protagonista
dell’innovazione sostenibile
aggiudicandosi la seconda posizione
nella categoria Imprese al
“Premio Mobilità Alto Adige 2025”,
il riconoscimento promosso dalla
Provincia autonoma di Bolzano
e da STA – Strutture Trasporto
Alto Adige, che ogni anno premia
i progetti più virtuosi e innovativi
in tema di mobilità sostenibile sul
territorio.
Il progetto presentato da Würth
Italia si è distinto per l’approccio
integrato e l’impatto concreto sulle
abitudini di mobilità dei collaboratori,
contribuendo attivamente
agli obiettivi di riduzione delle
emissioni e di miglioramento della
qualità della vita sul territorio.
L’iniziativa, realizzata con iniziative
dedicate nelle sedi aziendali di
Egna (BZ) e di Capena (RM), ha
previsto una serie di misure volte
a ridurre l’impatto dello spostamento
casa-lavoro, tra cui l’erogazione
di un contributo trasporti
per l’utilizzo dei mezzi pubblici,
con oltre 90 adesioni dei collaboratori
che scelgono treni o autobus
per recarsi in sede, la ricarica
gratuita di auto elettriche private
presso la sede aziendale, per oltre
4.400 kWh dedicati, l’adozione di
una piattaforma di car pooling per
condividere lo spostamento casa-lavoro
tra colleghi e colleghe,
con oltre 4.800 chilometri percorsi
in carpooling, l’utilizzo di una navetta
aziendale che raggiunge la
sede e la possibilità di usufruire
dello smartwork per mitigare l’impatto
e favorire l’equilibro vita privata-lavoro.
«Ricevere questo riconoscimento
è per noi motivo di grande orgoglio
e una conferma che la strada
intrapresa è quella giusta»,
commenta Nicola Piazza, Amministratore
Delegato di Würth Italia.
«Questi risultati testimoniano
una cultura aziendale che mette
al centro il benessere delle persone
e la responsabilità verso l’ambiente.
Ogni scelta, ogni incentivo,
ogni servizio attivato nasce
dall’ascolto dei bisogni della comunità
e dalla volontà di costruire
insieme un futuro più sostenibile.
Crediamo fortemente che la
collaborazione tra aziende, istituzioni
e cittadini sia la chiave per
C
M
generare valore che rimane sul
territorio, Per questo continueremo
a investire in progetti che ab-
Y
CM
biano un impatto concreto, capaci
di restituire benefici tangibili alla
MY
CY
comunità locale».
Il “Premio Mobilità Alto Adige CMY
2025” si inserisce in un percorso
più ampio che vede Würth Ita-
K
lia impegnata nella promozione di
iniziative concrete per la sostenibilità
ambientale, dalla riduzione
delle emissioni alla sensibilizzazione
dei collaboratori e dei partner
su tematiche sostenibili, fino all’adozione
di soluzioni innovative per
la logistica e la gestione aziendale.
WUERTH.IT
Attualità
18 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 19
otiziario
Università degli Studi Roma Tre,
Master di II livello in Advanced Air Mobility
Un programma formativo d’eccellenza
pensato per formare figure
professionali altamente qualificate
nella pianificazione, regolamentazione
e gestione della mobilità aerea
urbana e regionale. Il Master
è frutto di una sinergia accademico-industriale
tra il Dipartimento
di Ingegneria Civile, Informatica e
delle Tecnologie Aeronautiche (DI-
CITA) di Roma Tre, il Dipartimento
di Ingegneria e Architettura dell’Università
di Enna “Kore” e STRA-
DAai, società italiana esperta nella
trasformazione digitale dello spazio
aereo a bassa quota che sviluppa
e gestisce infrastrutture e servizi
digitali finalizzati all’integrazione
coordinata ed efficiente del traffico
aereo autonomo. Il percorso formativo
si distingue per un approccio
multidisciplinare che integra competenze
di ingegneria, diritto, economia,
sostenibilità e innovazione
tecnologica.
L’AAM Manager
Il programma formativo, erogato
in modalità blended - lezioni frontali
e online - ha l’obiettivo di formare
l’AAM Manager, un profilo
professionale emergente e strategico,
in grado di rispondere alle
sfide poste da un mercato in rapida
evoluzione, attraverso una
preparazione trasversale e orientata
all’implementazione di sistemi
complessi di mobilità aerea.
Il programma affronta tematiche
centrali quali la normativa aeronautica
(EASA, ICAO), le tecnologie
UAV ed eVTOL, la gestione
dello U-space, nonché l’analisi degli
impatti economici, ambientali e
sociali legati allo sviluppo dell’Advanced
Air Mobility. La formazione
si completa con attività laboratoriali,
project work e uno stage
finale presso enti pubblici, aziende
e realtà tecnologiche partner.
Il Master, che avrà inizio il 17 novembre
2025 e si concluderà il 13
novembre 2026, si rivolge a laureati
e professionisti interessati a
operare nei settori della sanità,
della logistica urbana, del trasporto
pubblico, della sicurezza, dell’agricoltura
e delle infrastrutture intelligenti.
Con il lancio del Master AAM, le
Università promotrici confermano
il proprio impegno a favore
dell’innovazione e dello sviluppo
sostenibile, contribuendo alla formazione
di professionisti capaci
di guidare la trasformazione della
mobilità aerea in Italia e in Europa.
Per ulteriori informazioni e per le
modalità di iscrizione:
masterAAM@uniroma3.it
OFFICINE MACCAFERI,
DUE MEGA PROGETTI
IN ARABIA SAUDITA
Officine Maccaferri, platform
company di Ambienta SGR
S.p.A., è stata scelta – attraverso
la sua controllata in Medio
Oriente – come fornitore di
soluzioni strutturali sostenibili
per due progetti infrastrutturali
in fase di sviluppo in Arabia
Saudita: il King Salman Park a
Riyadh e il Prince Mohammed
Bin Salman Stadium a Qiddiya.
Il King Salman Park rappresenta
uno degli interventi ambientali
più ambiziosi del Paese. Destinato
a diventare il parco urbano
più grande al mondo, è parte
della Riyadh Green Initiative
e mira a rigenerare terreni compromessi,
promuovere la biodiversità
e creare habitat resilienti
in un ambiente desertico. In
questo progetto, commissionato
da Green Riyadh Landscape
Development, Maccaferri
fornirà per la prima volta nella
regione il sistema Terramesh
Mineral, una tecnologia innovativa
per il rinforzo del terreno
con paramento in pietra naturale,
priva di strutture esterne
e capace di integrarsi con l’ambiente
circostante. Le rampe
paesaggistiche raggiungeranno
un’altezza di 9,1 metri e una superficie
complessiva di 12.100
metri quadrati. Maccaferri è stata
selezionata anche per contribuire
alla costruzione del Prince
Mohammed Bin Salman
Stadium di Qiddiya, destinato
a diventare uno degli impianti
di punta della FIFA World Cup
2034, che sarà ospitata dall’Arabia
Saudita. Lo stadio sorgerà
su una spettacolare parete rocciosa
alta 200 metri nei pressi
di Riyadh e sarà completato
entro il 2029.
MACCAFERRI.COM
Attualità
20 10/2025 leStrade
otiziario
Pesaresi e CBR
Ulisse Pesaresi, Presidente
del Gruppo Pesaresi.
Gruppo Pesaresi (“Pesaresi”)
di Rimini e Società Cooperativa
Braccianti Riminese (“CBR”) hanno
raggiunto un accordo strategico
finalizzato alla creazione del più
rilevante polo produttivo nel settore
delle grandi opere infrastrutturali
dell’Emilia-Romagna.
L’intesa prevede, inoltre, la partecipazione
della CBR al capitale
della Pesaresi, consolidando così
un legame strategico-produttivo
volto a rafforzare la competitività
di entrambi i gruppi su tutto il territorio
nazionale.
Ferma restando l’autonomia
giuridica ed operativa delle due
aziende, l’operazione consentirà
di mettere a sistema competenze
complementari, know-how
tecnologico e risorse produttive,
generando significative sinergie
industriali e occupazionali. L’obiettivo
dell’accordo è quello di
dare vita a una realtà produttiva
in grado di rappresentare un
punto di riferimento per il comparto
e un motore di sviluppo
per l’intero territorio regionale.
«Questa partnership – dichiarano
congiuntamente Ulisse Pesaresi,
Presidente del Gruppo Pesaresi,
e Valerio Brighi, Presidente
della Cooperativa Braccianti Riminese
– rappresenta un passo
strategico per le nostre aziende e
un’opportunità concreta per contribuire
alla crescita e all’innovazione
del sistema produttivo regionale,
con ricadute positive in
termini di occupazione e sviluppo
sostenibile».
I protagonisti
Con oltre sessant’anni di esperienza
e sede a Rimini, il Gruppo
Pesaresi, con un valore della produzione
aggregato, nel 2024, di
oltre 56 milioni di euro e con 179
addetti attualmente impiegati, è
un protagonista nella realizzazione
di grandi infrastrutture stradali
e urbane. Tradizione, innovazione
e attenzione al territorio ne fanno
un punto di riferimento del settore
delle costruzioni.
Società Cooperativa Braccianti Riminese,
è un’Impresa generale di
costruzioni specializzata in infrastrutture
e opere stradali attiva su
tutto il territorio nazionale e con
un forte radicamento in Emilia-Romagna.
Il gruppo CBR, con 154
soci cooperatori su 341 dipendenti,
nel 2024, ha registrato un valore
della produzione consolidato di
122 milioni di euro ed un utile superiore
a sei milioni.
L’accordo tra Pesaresi, impresa
privata, e CBR, espressione dei
valori cooperativi, dimostra come
modelli organizzativi diversi possano
integrarsi con successo, condividendo
principi comuni come
innovazione, collaborazione, rispetto,
trasparenza e un obiettivo
condiviso che dà significato al
lavoro.
Valerio Brighi, Presidente della
Cooperativa Braccianti Riminese.
Anas, premio
sicurezza
stradale
Anas ha ricevuto all’Università
di Parma dal Prorettore
Vicario Fabrizio
Storti il “Premio Mille e
118 Miglia del Soccorso
per l’eccellenza sulla sicurezza
stradale” con la
motivazione “per il contributo
esemplare nella diffusione
della cultura della
sicurezza stradale, del
rispetto del Codice della
Strada e per il costante
impegno nel rendere
sempre più sicura l’infrastruttura
stradale e autostradale
in gestione con
competenza e umanità”.
Il premio è stato consegnato
nell’ambito di una
delle nove tappe dell’edizione
2025 di “Mille e
118 miglia del Soccorso”,
un progetto on the road
ideato da Cristian Manuel
Perez, medico specializzato
in anestesia e
rianimazione, e organizzato
dalla Fondazione Perez-Koskowska
e da La
Sorgente ONLUS.
Nel corso della giornata
all’Università, Anas ha
tenuto una lezione per gli
studenti del Corso di Laurea
Magistrale in Medicina
e Chirurgia e del Corso
di Studi in Infermieristica
per parlare di sicurezza
stradale. Anas ha ricordato
l’importanza di rinnovare
senza sosta ogni azione
di prevenzione, informazione
ed educazione alla
sicurezza stradale, specie
verso i più giovani, gli automobilisti
del futuro.
STRADEANAS.IT
Attualità
22 10/2025 leStrade
otiziario
Il Libro Bianco di Ansfisa
Nella giornata inaugurale della
19ª edizione di RemTech Expo,
Ansfisa ha presentato nello spazio
del Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti il Libro Bianco
sul dissesto idrogeologico e la sicurezza
delle infrastrutture di trasporto.
L’intervento dell’Agenzia ha rappresentato
il baricentro del dibattito.
Il documento, esito di un lavoro
multidisciplinare, propone
una lettura sistemica e operativa
del fenomeno, offrendo strumenti
per superare la frammentazione
decisionale e gli aspetti organizzativi
che rallentano l’efficacia delle
politiche pubbliche in materia.
L’obiettivo è contribuire a modificare
l’approccio al rischio idrogeologico
nel Paese passando dalla
mera gestione dell’emergenza
alla prevenzione strutturale e promuovendo
una transizione da una
logica reattiva a una strategia preventiva
e integrata.
Per superare criticità come il coordinamento
non stabile tra amministrazioni
e gestori e la
frammentazione in micro-appalti
emergenziali, il Libro Bianco indica
una rotta chiara: passare a interventi
strutturali ad alto impatto,
fondati su analisi del rischio
coerenti con la scala territoriale
e ambientale; integrare in modo
stabile le competenze di ingegneri,
geologi e tecnici della sicurezza
stradale e ferroviaria; valorizzare
e scalare le migliori esperienze
locali fino a farle diventare buone
pratiche nazionali. È un approccio
sistemico che punta alla prevenzione
e alla continuità del servizio,
sostituendo la logica dell’emergenza
con programmazione
e visione di lungo periodo.
Il futuro della sicurezza
è anche nella capacità di
anticipare i rischi
«Siamo convinti – ha concluso Capomolla
– che questo lavoro possa
diventare la base di un percorso
condiviso e virtuoso, capace di
valorizzare le esperienze migliori
e renderle sistema. Il futuro della
sicurezza passa anche da qui:
dalla capacità di anticipare i rischi.
Il dissesto idrogeologico rappresenta
una delle principali problematiche
contemporanee che ha
ripercussioni molto evidenti sia
in termini ambientali che sociali.
L’Italia, a causa della sua conformazione
geografica, geologica e
climatica, è particolarmente vulnerabile
a eventi rischiosi: circa
il 94% dei comuni italiani è classificato
a rischio idrogeologico, e
questo ha un impatto significativo
anche sulle infrastrutture, con
conseguenze pesanti in termini di
danni e di costi di ripristino. Per
questo siamo convinti dell’utilità
di questo lavoro, che vuole non
solo accendere un faro sul tema
ma anche diventare piattaforma
per percorsi condivisi capaci di
rafforzare la sicurezza delle infrastrutture
e dei territori.»
Nel corso della presentazione, intitolata
“Il dissesto idrogeologico
e la sicurezza delle infrastrutture
di trasporto. Dall’analisi dei dati ai
casi studio: un Libro Bianco per le
buone pratiche” si sono confrontati
tecnici e istituzioni. Insieme
al Direttore Capomolla, sono intervenuti
l’esperto di sicurezza
stradale Luca Conticini, la geologa
Filomena Pittelli, il Presidente
del Consiglio Nazionale dei Geologi,
Arcangelo Francesco Violo,
Silvia Paparella, general Manager
RemTech Expo. Intervenuti anche
il Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio, Alessandro Morelli,
e il Ministro dell’Ambiente e della
Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto
Fratin, che hanno sottolineato
l’importanza di spostare l’asse
dell’attenzione e delle attività sulla
prevenzione.
ANSFISA.GOV.IT
Lebruto
alla BBT SE
Umberto Lebruto è stato nominato
amministratore della
parte italiana della Galleria di
Base del Brennero – Brenner
Basistunnel (BBT SE), società
partecipata da Rete Ferroviaria
Italiana. La nomina, deliberata
dal Consiglio di Sorveglianza
della BBT SE nella
seduta del 30 settembre, affida
a Lebruto un mandato
triennale.
Accanto a Lebruto opererà
l’amministratore austriaco,
Martin Gradnitzer, che è stato
confermato per altri tre anni.
Lebruto condividerà con Gradnitzer
un percorso comune
per portare a compimento il
tunnel ferroviario più lungo
del mondo.
Lebruto raccoglie il testimone
da Gilberto Cardola, che dal
2019 ha accompagnato con
competenza, passione e determinazione
lo sviluppo della
Galleria.
Con una carriera costruita tra
infrastrutture ferroviarie e rigenerazione
urbana, Lebruto
porta al Brennero non solo
competenze tecniche, ma anche
una visione attenta al valore
sociale e ambientale delle
grandi opere.
«Sono onorato di poter collaborare
in modo costruttivo
con il mio collega, l’amministratore
austriaco Martin Gradnitzer,
e con tutto il team di
BBT SE per definire i prossimi
passi del progetto.
La Galleria di Base del Brennero
è un progetto chiave
per una mobilità sostenibile
in Europa e un simbolo della
stretta collaborazione tra
Italia e Austria», afferma Lebruto.
FSITALIANE.IT
Il nuovo Frecciarossa 1000
Il treno ad Alta Velocità di Trenitalia
(Gruppo FS), più tecnologico,
più sostenibile e sempre
più internazionale, è entrato ufficialmente
in circolazione domenica
28 settembre. Con un investimento
di oltre 1,3 miliardi di
euro arriveranno 36 convogli,
con opzione per ulteriori dieci e
un ritmo di consegna da, in media,
dieci treni l’anno da qui al
2029. Il rinnovo della flotta dei
treni, così da garantire un servizio
sempre più moderno, innovativo
e sostenibile, rientra tra gli
obiettivi chiave del Piano Strategico
2025-2029 del Gruppo FS.
Alla corsa di presentazione hanno
partecipato l’Amministratore
Delegato e Direttore Generale
del Gruppo FS, Stefano Antonio
Donnarumma, e l’Amministratore
Delegato e Direttore Generale
di Trenitalia, Gianpiero Strisciuglio.
Realizzati a Pistoia e Napoli
Progettati da Hitachi Rail e realizzati
nei siti produttivi di Pistoia e
Napoli, i nuovi Frecciarossa 1000
sono stati ideati per viaggiare, oltre
che in Italia, su sette reti ferroviarie
europee: Francia, Spagna,
Germania, Austria, Svizzera, Paesi
Bassi e Belgio. Presentano elementi
all’avanguardia e offrono
un’esperienza di viaggio più confortevole
che mette al centro le
esigenze dei passeggeri. Tecnologicamente
più avanzati rispetto
alla precedente flotta, possono
raggiungere una velocità massima
di 300 chilometri orari e sono
omologati per i 360. Sono inoltre
dotati di un evoluto sistema di trazione
che ne migliora l’efficienza.
La spinta green I dati: tasso di riciclabilità
che raggiunge il 97,1%,
ben 2,7 punti percentuali in più rispetto
alla scorsa generazione e
tasso di recupero dei materiali
FS finalista agli European Risk
Il modello di risk management
del Gruppo Ferrovie dello Stato
Italiane è il progetto con cui Michelangela
Scuderi, Head of Risk
Management FS, è stata selezionata
tra i finalisti degli European
Risk Management Awards 2025,
il prestigioso riconoscimento internazionale
promosso da Ferma
(Federation of European Risk Management
Associations) e Commercial
Risk Europe, che ogni
anno premia le eccellenze nella
gestione del rischio a livello continentale.
La candidatura, presentata
nella categoria Risk Manager
of the Year, si basa sullo
stesso progetto che ha consentito
di conquistare il premio nazionale
Anra - Risk Manager dell’anno,
grazie a un approccio innovativo
e integrato nella gestione dei rischi
aziendali.
Il modello di risk management
di FS, sviluppato negli ultimi due
anni e recentemente aggiornato
con la pubblicazione di tre procedure
che disciplinano le attività di
gestione del rischio svolte dalle
società del Gruppo, rappresenta
una best practice nella definizione
e applicazione di una metodologia
personalizzata. Tale modello
si basa su una tassonomia chiara,
strumenti digitali user-friendly e
un linguaggio accessibile che facilita
la diffusione della cultura del
rischio in tutte le funzioni aziendali.
Elemento distintivo del modello
è l’approccio wide and embedded,
ovvero una gestione del
rischio diffusa e integrata in ogni
processo, accompagnata da un
costante supporto operativo alle
strutture aziendali e da un forte
investimento nella formazione e
sensibilizzazione interna.
del 98,2%, 2,4 punti percentuali
in più. A rendere il Frecciarossa
1000 ancora più sostenibile l’impiego
di motori elettrici in grado
di ridurre al minimo il consumo di
energia. I nuovi treni, pur mantenendo
il design esterno e la livrea
attuale, introducono elementi di
novità negli interni e negli strumenti
di bordo, nel segno dello stile
Made in Italy.
FSITALIANE.IT
La proclamazione del vincitore
degli European Risk Management
Awards 2025 è in programma
per il 22 ottobre a Zurigo. Un
traguardo che conferma il riconoscimento,
anche in ambito europeo,
del lavoro del team multidisciplinare
del Gruppo FS Italiane,
capace di costruire un sistema di
controllo interno moderno, efficiente
e centrato sulla qualità
delle persone.
FSITALIANE.IT
Attualità
24 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 25
otiziario
Alfredo Ingletti è il nuovo
presidente di FIDIC
FIDIC, International Federation
of Consulting Engineers, ha annunciato
l’elezione dell’ingegnere
italiano Alfredo Ingletti come
nuovo presidente dell’Organizzazione.
L’annuncio è stato ufficializzato
a seguito delle decisioni
del consiglio direttivo durante
il GAM, General Assembly Meeting,
di FIDIC tenutasi a Città del
Capo, in Sudafrica, il 21 settembre
2025, in occasione della Global
Infrastructure Conference di
FIDIC.
Alfredo Ingletti
Il nuovo presidente eletto Alfredo
Ingletti è Co-fondatore, Presidente
e Direttore tecnico di 3TI
Progetti, società di ingegneria di
Roma presente sul mercato a livello
globale ed è il primo italiano
nella storia a ricoprire la carica
di presidente di FIDIC.
Commentando la sua elezione,
Ingletti ha dichiarato: «Desidero
ringraziare il consiglio di amministrazione
di FIDIC e i nostri
membri per la fiducia. È davvero
un onore rappresentare questa
brillante organizzazione internazionale
del settore. FIDIC contribuisce
in modo fondamentale al
mondo dell’ingegneria generando
valore e si distingue sulla scena
mondiale, e non vedo l’ora di
proseguire su questa strada in
ascesa durante il mio mandato
come nuovo presidente.
Il nuovo piano strategico
di FIDIC
«Sono entusiasta di lavorare con
i miei colleghi membri del consiglio
direttivo e le nostre associazioni
membri. Il nuovo anno
di mandato vedrà l’inizio dell’implementazione
del nuovo piano
strategico di FIDIC, “Engineering
a bright future, together”,
che definisce la nostra strategia
per i prossimi cinque anni e posizionerà
la nostra organizzazione
esattamente dove deve essere:
come attore chiave nel settore
globale dell’ingegneria, delle
costruzioni e delle infrastrutture,
impegnato costantemente
a rappresentare le sue associazioni
membri. Questo nuovo piano
strategico ci offre un’eccellente
tabella di marcia per compiere
ulteriori progressi e non vedo l’ora
di collaborare con il nuovo CEO
di FIDIC, Susanna Zammataro,
per implementarlo».
La presidente uscente della FI-
DIC, Catherine Karakatsanis,
ha dichiarato: «Avendo lavorato
a stretto contatto con Alfredo,
lo scorso anno, so che sarà
un presidente straordinario. Sotto
la sua guida, in collaborazione
con la nostra nuova CEO e con il
supporto delle associazioni membri,
la FIDIC può guardare a un
futuro di grande forza e autorevolezza».
Elevato livello di fiducia
guadagnato dall’Italia
Intervenendo dopo la sua elezione
a presidente, Ingletti ha affermato:
«Credo, inoltre, che la
mia elezione sia una conferma
della solida reputazione e dell’elevato
livello di fiducia guadagnati
dall’Italia e dagli ingegneri
italiani e vorrei riconoscere l’eccellente
lavoro svolto dall’associazione
membro della FIDIC del
nostro Paese, l’OICE, l’Associazione
delle organizzazioni di ingegneria,
architettura e consulenza
tecnico economica».
FIDIC.ORG
Attualità
etsingegneria.it
ASSOCIATO
26 10/2025 leStrade
otiziario
BRIDGE
TOTAL
SOLUTION
SOLUZIONE GLOBALE PER LA
PROGETTAZIONE, VERIFICA E
ISPEZIONE DI PONTI E
INFRASTRUTTURE
OTTO SOFTWARE PER
IL PROFESSIONISTA
Civil NX NEW
Software innovativo per ponti e
infrastrutture, nuovi ed esistenti
ConExpo 2026, innovazione
costante da 117 anni
Dopo oltre un secolo di storia,
ConExpo-Con/Agg si prepara a
tornare in scena dal 3 al 7 marzo
2026 negli spazi del Las Vegas
Convention Center e del Las Vegas
Festival Grounds.
Con oltre 2.000 espositori attesi,
270 mila metri quadrati di area
espositiva tra spazi indoor e outdoor
(circa 38 campi da calcio regolamentari),
e più di 150 sessioni
formative, la fiera rappresenta
il più importante appuntamento
nordamericano per il settore delle
macchine per costruzioni e movimento
terra.
Organizzata da AEM (Association
of Equipment Manufacturers)
insieme a NRMCA e NS-
SGA, ConExpo-Con/Agg è un
evento imperdibile per costruttori,
produttori, fornitori, noleggiatori
e professionisti della filiera
construction a livello globale.
Convegni
Nata nel 1909 come “Road Show”
a Columbus, Ohio, con appena
40 espositori, ConExpo-Con/Agg
ha attraversato oltre un secolo di
evoluzione del comparto, diventando
un evento triennale di riferimento
globale.
L’edizione 2026 celebrerà 117
anni di innovazione e crescita
dell’industria, con un focus sempre
più marcato su tecnologie
avanzate, sostenibilità, digitalizzazione
e buone pratiche operative.
Tra le principali novità della prossima
edizione:
• Ground Breakers Stage: un nuovo
spazio dedicato alle idee disruptive
e alle soluzioni che stanno
cambiando il volto del settore;
• Workshop tematici: focus su piccole
imprese, inclusione di genere
con “EmpowerHER”, laboratori
tecnici e momenti esperienziali
con “Shop Talks and Walks”.
Edizione 2026 da record
«Un secolo di progresso si riflette
nella portata, nella scala e nello
spirito di ConExpo-Con/Agg», ha
dichiarato Dana Wuesthoff, Show
Director. «La manifestazione continua
a valorizzare e far crescere
l’industria della produzione di
macchine, amplificandone l’innovazione
e l’impatto globale».
L’edizione 2023 ha registrato oltre
139.000 visitatori da 133 Paesi,
con 2.056 espositori da 36 nazioni.
I numeri del 2026 promettono
di superare ogni record, in un contesto
internazionale che guarda
con sempre maggiore attenzione
alla transizione ecologica nei cantieri,
alla digitalizzazione dei processi
e all’ottimizzazione dei consumi
nei macchinari.
CONEXPOCONAGG.COM
28 10/2025 leStrade
Software InfraBIM per ponti e viadotti
Fea NX
Modellazione solida 3D e
analisi non lineari avanzate
Ponti ad arco in
muratura
Impalcati di ponti in semplice appoggio
in ca e cap, nuovi ed esistenti
Ispezione di ponti esistenti
secondo Linee Guida MIT 2020
Ispezione virtuale
3D di ponti esistenti
Gestione del ciclo di vita della
commessa per il settore Bridge
Via Zuccherificio, 5/d
35042 Este (Pd) - Italy
tel. +39 0429 602404
info@cspfea.net
www.cspfea.net
Agenda
OTTOBRE 2025
Expo Ferroviaria
30 sett. - 2 ott.
Rho Fiera
expoferroviaria.com
Traffic Show 2025
8 - 9 ottobre
Bologna (Italia)
traffic.show
E-Charghe 2025
8 - 9 ottobre
Bologna (Italia)
e-charge.show
SAIE
23 - 25 ottobre
Bari
saiebari.it
Oil&nonOil
22 - 24 ottobre
Verona
oilnonoil.it
Asphaltica World
29 - 31 ottobre
Bari
asphaltica.it
NOVEMBRE 2025
Ecomondo 2025
4 - 7 novembre
Rimini (Italia
ecomondo.com
XX Convegno Nazionale S.I.I.V.
19 - 21 novembre
Napoli
siiv.net
E-CHARGE 2025
e-charge.show
E-Charge è l’unica fiera e conferenza
in Europa dedicata esclusivamente
all’intero settore e alla filiera delle
colonnine e delle stazioni di ricarica,
alle tecnologie, infrastrutture, i componenti
e le soluzioni di sistema e i
servizi per i veicoli elettrici. E-Charge
2025 si svolgerà in contemporanea
a Traffic 2025 e E-Bus Europe
2025 - le manifestazioni leader dedicate
rispettivamente a gestione del
traffico, strade, controlli e sicurezza,
città, territorio, trasporti e mobilità
smart, e alla filiera degli autobus
elettrici - e con Fleet Manager Academy
2025 e Fortronic 2025 - dedicate
al fleet management e al power
electronics.
Cinque eventi sinergici che rappresentano
- con una visione innovativa
e specifica dei settori - temi, contenuti
ed eccellenze di mercati in forte
crescita sia a livello nazionale che
internazionale, in Europa e nell’area
del Mediterraneo.
leStrade
Aeroporti Autostrade Ferrovie
INFRASTRUTTURE&MOBILITÀ
n Rinaturazione del fiume Po: un modello
di ingegneria sostenibile.
Un’iniziativa pionieristica in Italia per scala
e approccio sperimentale.
n Un gemello digitale della terra
per la sicurezza delle strade
L’impatto che Destination Earth può avere
sulla gestione delle infrastrutture.
n Il cantiere che trasforma la roccia
del tunnel in risorsa per l’opera.
n Colle Isarco, laboratorio di innovazione
ingegneristica e tecnologica.
Convegni, Corsi, Eventi 2025
30 10/2025 leStrade
Progetti
Rinaturazione del fiume Po:
un modello di ingegneria sostenibile
Un’iniziativa pionieristica in Italia per scala e approccio sperimentale.
L’obiettivo è restituire vitalità al fiume, migliorando la gestione idrica,
riducendo l’artificialità del corso e incrementando la biodiversità
Il progetto di Rinaturazione dell’area del Po
rappresenta uno degli interventi più ambiziosi
previsti dal PNRR, con un investimento complessivo
di 357 milioni di euro. L’iniziativa è pienamente
allineata con la Strategia Europea per
la Biodiversità 2030 e con la normativa europea
in materia di restauro ecologico dei corsi
d’acqua, configurandosi come un progetto pionieristico
in Italia per scala e approccio sperimentale.
Il progetto rientra nella misura M2C4 I3.3 del
Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
e vede l’Agenzia Interregionale per il fiume
Po (AIPo) come soggetto attuatore dell’Investimento,
a seguito della sottoscrizione di un
apposito Accordo Operativo.
Con i suoi 657 chilometri, il Po è il fiume più lungo
d’Italia e attraversa l’intera Pianura Padana,
una delle più vaste pianure d’Europa, abitata da
circa 16 milioni di persone e cruciale per l’economia
nazionale.
Fino ai primi decenni del Novecento il fiume presentava
una morfologia pluricursale, caratterizzata
da canali intrecciati e lanche naturali. Tra
il 1919 e il 1970, per garantire la navigazione
anche a basse portate, furono costruiti pennelli
di navigazione e opere di canalizzazione che
hanno ridotto l’ampiezza dell’alveo, trasformando
il fiume in un canale unico e più profondo.
Oggi le zone riparie vengono allagate con minore
frequenza, con effetti negativi su habitat
e biodiversità. A ciò si aggiungono escavazioni,
inquinamento e consumo di suolo, che hanno
aggravato il rischio idrogeologico.
L’obiettivo dell’investimento è restituire vitalità
al fiume, migliorando la gestione idrica, riducendo
l’artificialità del corso e incrementando
la biodiversità. I target fissati dal PNRR prevedono
una riduzione dell’artificialità del fiume di
almeno 13 chilometri entro il 2024 e 37 chilometri
entro il 2026, oltre alla riforestazione di
337 ettari entro il 2026.
Struttura dell’Investimento
Il progetto si basa sul Piano d’Azione dell’Autorità
di Bacino del Po, sviluppato in sinergia con le
Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna
e Veneto. Interessa 56 aree di intervento, distribuite
in 106 comuni e comprendenti 42 aree Natura
2000 e 29 aree protette.
Per gestire l’ampiezza territoriale e rispettare le
tempistiche PNRR, l’investimento è stato suddiviso
in due stralci funzionali: “Rinaturazione”, finalizzato
alla riattivazione morfologica e al restauro
ecologico del fiume, e “Protezione del territorio”,
dedicato alla realizzazione delle diaframmature.
Lo stralcio Rinaturazione è articolato in due linee
di intervento principali: la Linea M (Morfologica)
per il riequilibrio morfologico del fiume e la riattivazione
della fascia di mobilità e la Linea R (Riforestazione)
focalizzata sul ripristino degli habitat
naturali e l’incremento della biodiversità.
Approccio operativo
Il progetto è stato sviluppato dal RTP guidato da
3TI Progetti, con In.Ge.Na, Hydro Nova, Land
Italia, Tecnovia, Engeo, Studio Zanzucchi e Hydro.
Il raggruppamento ha unito competenze in
modellazione e progettazione idraulica, proget-
Biodiversità del Fiume Po:
tratto alessandrino.
Area Intervento n. 8.
Mara Franchi
3TI Partner & Engineer,
Project Coordinator of
Infrastructure & Energy
Division
Stefano Possati
3TI Founding Partner &
Senior Technical Director
Alfredo Ingletti
3TI Founding Partner &
Chairman, FIDIC President
Andrea Piacenti
3TI Senior Partner &
Director of Infrastructure
& Energy Division
Biodiversità del Fiume
Po: tratto Medio Po.
Area Intervento n. 35.
Biodiversità del Fiume
Po: Delta del Po
nel tratto rodigiano.
Area Intervento n. 52.
Infrastrutture&Mobilità
32 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 33
lanca retrostante il pennello avviene attraverso
lo scavo di un canale a sezione trapeziodale
e successiva rinaturazione. Con queste nuove
quote di sfioro, il sormonto medio passerà, per
il tratto medio del Po, da dieci a circa 100 giorni
l’anno, aumentando sensibilmente la riattivazione
delle lanche. Un intervento particolarmente
interessante è quello alla foce del Nure
(zona piacentina), che ha previsto l’abbassamento
del piano golenale in punta di meandro,
il ripascimento in alveo mediante dragaggio e
la realizzazione di difese di sponda con sacconi
big-bag a formare pennelli sommersi, favorendo
i processi di deposizione dei sedimenti.
Interventi della Linea R
Gli interventi di riforestazione sono stati studiati
e progettati per ciascuna area in base alle specifiche
condizioni locali: stato della vegetazione,
presenza di habitat naturali già consolidati, diffusione
di specie alloctone, utilizzo agricolo del
suolo e grado di protezione ambientale.
tazione ambientale e naturalistica, agronomia e
gestione ecologica. La principale sfida di questo
intervento è stata l’ampia estensione territoriale:
ogni area di intervento presenta caratteristiche
uniche, sia per la portata idraulica richiesta
dagli interventi morfologici sia per le specificità
ambientali, tra cui la presenza di riserve protette
e siti Natura 2000.
Un altro aspetto cruciale è stata la gestione dei
numerosi stakeholder: per questo progetto sono
stati coinvolti oltre 200 soggetti, tra enti pubblici
e privati. Coordinare le esigenze tecniche, ecologiche
e amministrative ha reso il lavoro complesso,
ma anche stimolante, rappresentando una
vera sfida organizzativa e progettuale.
Interventi della Linea M
È stato realizzato un modello idraulico bidimensionale
a fondo fisso da Casalgrasso (km 79) a
Pontelagoscuro (km 564) e un modello monodimensionale
per il delta e gli affluenti. Successivamente,
nei tratti di intervento è stato sviluppato
un modello a fondo mobile per definire le quote
ottimali di abbassamento dei pennelli. La modellazione
idraulica è stata alla base delle scelte operative
di abbassamento dei pennelli e di modifica
delle difese di sponda, andando a definire, per
ogni ambito, la modifica da apportare e la nuova
quota di progetto che consentisse uguali garanzie
di sicurezza idraulica per abitati e infrastrutture,
ma anche le migliori condizioni ambientali
possibili, coerenti con il nuovo assetto ecologico
che gli interventi da realizzare prefigurano.
Gli interventi progettati per la riattivazione morfologica
consistono nell’adeguamento dei pennelli
esistenti, con abbassamento della quota
sommitale per un tratto medio di circa 200 metri.
L’adeguamento prevede lato sponda alveo
il rimodellamento e la protezione del piede tramite
la posa di tappeti zavorrati e di gabbioni
in rete metallica riempiti da ciottoli o pietrame,
mentre lato lanca la realizzazione di uno
scivolo di collegamento con il canale naturalizzato
di nuova realizzazione. La riapertura della
Immagine qui sopra, vista
complessiva dell’intero
investimento basato
sul Programma d’Azione,
in rosso le aree individuate
per la rinaturazione
dell’asta del Po.
Immagine a lato,
modello 2D da Casalgrasso
(km 79) a Pontelagoscuro
(km 564), delta e affluenti
(tratto rigurgitato) in 1D.
Per la definizione
altimetrica del modello
sono state integrate tutte
le informazioni più recenti:
Lidar, MultiBeam e sezioni.
Immagini sopra a lato,
LINEA M – Isola Trento San
Colombano di Suzzara:
confronto stato di fatto,
a sinistra, e render dello
stato di progetto, a destra.
Abbassamento imbocco
e scavo del canale.
Area Intervento n. 37.
Qui a lato, LINEA R - Riserva
Bosco Ronchetti di Stagno
Lombardo: confronto stato
di fatto, a sinistra, e render
dello stato di progetto,
a destra. Contenimento
alloctone invasive,
riforestazione densa
e manutenzione
delle aree umide.
Area di intervento n. 23.
Infrastrutture&Mobilità
34 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 35
Con l’obiettivo di restauro ecologico, sono state
definite tre azioni di intervento: riforestazione
diffusa, riqualificazione di zone umide, lanche
e rami abbandonati, e contenimento delle specie
alloctone invasive. Per queste tre azioni sono
state elaborate 32 tipologie di intervento, finalizzate
a preservare la biodiversità e a rafforzare
gli ecosistemi locali.
Tutte le tipologie di intervento sono state sviluppate
in coerenza con le linee guida degli Enti Gestori
dei Parchi e dei Siti Natura 2000, con particolare
attenzione alle esigenze faunistiche e alle
specie target di ciascun sito.
Particolarmente impegnativa è la gestione delle
specie alloctone, presenti lungo tutta l’asta
del Po con livelli di diffusione variabili. Tra le più
diffuse sul Po figurano Amorpha fructicosa, Sicyos
angulatus, Acer negundo e Reynoutria japonica,
che competono con la vegetazione autoctona
e impoveriscono il mosaico ecologico.
Si parla di contenimento e non di eradicazione,
poiché il loro controllo completo è complesso e
richiede interventi ripetuti nel tempo. Questa linea
di intervento mira a creare un sistema golenale
resiliente, capace di auto-mantenersi e
di contrastare la diffusione futura delle specie
invasive, favorendo nel lungo periodo un incremento
della biodiversità e dei servizi ecosistemici
(sequestro di CO 2
, fitodepurazione, ombreggiamento
e regolazione microclimatica).
Risultati e prospettive
I primi due stralci progettati dal RTP hanno portato
alla definizione dell’abbassamento e dello
scavo di nuovi canali in 14 tratti lungo l’asta del
Po, al contenimento della diffusione delle alloctone
e alla successiva riforestazione di circa 1.800
ettari con l’impianto di oltre un milione di nuove
piante autoctone.
Un ruolo fondamentale è stato svolto dalla Stazione
Appaltante, che ha garantito un coordinamento
efficiente tra tutti i soggetti coinvolti e ha
avviato 19 cantieri per il raggiungimento dei target
del PNRR. La loro supervisione costante e il
supporto operativo stanno rendendo possibile la
realizzazione di interventi così complessi su scala
territoriale interregionale.
Questo progetto rappresenta un banco di prova
per la riqualificazione fluviale in Italia. I benefici
attesi si estenderanno nei prossimi decenni, con
ricadute positive sulla sicurezza idraulica, sulla
biodiversità e sulla qualità dell’ambiente. Gli interventi
realizzati costituiscono un esempio concreto
di come l’ingegneria sostenibile possa supportare
l’adattamento ai cambiamenti climatici e
la protezione degli ecosistemi fluviali. L’esperienza
maturata lungo il Po diventa così un modello
pilota per futuri interventi su altri corsi d’acqua,
dimostrando come ingegneria e sostenibilità possano
integrarsi per affrontare le sfide ambientali
del futuro. nn
LINEA M - Foto del cantiere
per l’abbassamento
del pennello idraulico
di navigazione.
Area di intervento n. 27.
Infrastrutture&Mobilità
36 10/2025 leStrade
casagrandegroup.com
Iniziative
La Genova Smart Week
Opere
“A new vision for urban living”: tavolo di confronto a livello nazionale e internazionale
sull’evoluzione delle città intelligenti e sostenibili, la Genova Smart Week torna
per la sua undicesima edizione da lunedì 17 a domenica 23 novembre 2025
La TBM Viviana al lavoro
Lo scorso 17 settembre, a 600 metri sotto il comune di Saint-Martin-la-
Porte, Viviana ha iniziato il proprio cammino dentro la montagna per scavare
il tratto di circa nove chilometri del tunnel di base della Torino-Lione
Per consentire a Viviana di iniziare lo scavo è stato
necessario montare la testa della fresa in una galleria
perpendicolare all’asse del tunnel di base, e
farle poi compiere una rotazione di 90° per metterla
in linea all’asse di scavo. L’operazione ha comportato
lo spostamento e l’allineamento preciso
della macchina da 1.300 tonnellate attraverso una
serie di operazioni di sollevamento e traslazione.
Dietro la testa, del diametro di 10,4 metri, la fresa
è composta da nove rimorchi, che vengono aggiunti
man mano che la macchina avanza in galleria
e che sono necessari al suo funzionamento. La
TBM è dotata infatti di tecnologie di ultima generazione
che permettono di scavare in sicurezza e con
estrema precisione anche in condizioni geologiche
complesse. Per il suo funzionamento sono necessarie
una quindicina di persone su tre turni al giorno,
tra ingegneri, tecnici e operai specializzati. Dopo il
suo passaggio, Viviana posa direttamente i conci
di cemento armato (otto segmenti) per garantire
la stabilità della galleria dove passeranno i treni tra
Italia e Francia. Si tratta di una vera e propria fabbrica
viaggiante con una potenza di 8.100 kW, che
trasporta in superficie la roccia, tramite un sistema
di nastri trasportatori integrati, ottimizzando il processo
di scavo e di riutilizzo dei materiali estratti.
Il cantiere è attivo 24 ore su 24 e impiega
attualmente un totale di oltre 1.300 operai.
Viviana, realizzata in Germania da Herrenknecht,
ha una lunghezza totale di 180 metri e pesa oltre
3.000 tonnellate. Lavora nel cantiere gestito dal
raggruppamento di aziende italo-francese CO 6/7
composto da VINCI Construction Grands Projets
(mandataria), Webuild, Dodin Campenon Bernard
e Campenon Bernard Centre Est, nonché dal raggruppamento
della direzione lavori SETEC / Systra
/ Italferr e ARX.
Il cantiere operativo 6/7
La realizzazione della sezione internazionale della
linea ferroviaria Torino-Lione procede con undici
cantieri attivi su entrambi i versanti delle Alpi,
impegnati in lavori sia in superficie che in sotterraneo.
Uno dei maggiori è il Cantiere Operativo 6/7
che prevede lo scavo di un totale di 36 chilometri
di tunnel di base tra Saint-Martin-la-Porte e Modane,
da realizzare con il metodo tradizionale e con
tre TBM: Viviana scaverà nove chilometri di tunnel,
in parallelo alla galleria già realizzata nel 2019
dalla fresa Federica (nell’ambito di lavori preliminari);
le altre due talpe saranno successivamente
impiegate per lo scavo del tunnel bitubo nel tratto
tra La Praz e Modane.
I lavori della sezione transfrontaliera
della Torino-Lione
A oggi, sono stati completati oltre 44 chilometri di
scavo sui 164 chilometri totali previsti per la nuova
linea ferroviaria (pari al 27% dell’opera). Di questi,
18,5 chilometri riguardano il tunnel di base.
L’intero progetto è attualmente in fase di realizzazione
con 11 cantieri operativi tra Italia e Francia,
che impiegano oltre 3.000 persone. Nei prossimi
anni, al culmine dei lavori, si prevede l’impiego di
4.000 persone e l’attività simultanea di sette frese.
Di queste oltre a Viviana, quattro sono state consegnate
in fabbrica e la prima delle due TBM destinate
allo scavo del tratto del tunnel in territorio
italiano è stata ordinata ed è in costruzione. nn
Carlo Dossi
L’evento, promosso dall’Associazione Genova
Smart City e dal Comune di Genova, è organizzato
con il supporto di Clickutility Team e si propone
di raccogliere e valorizzare le buone pratiche,
le idee e le soluzioni per costruire città smart
e a misura d’uomo.
«Una città intelligente - afferma la sindaca di Genova,
Silvia Salis - non si misura solo con la tecnologia
che usa, ma soprattutto con la capacità
di ascoltare le persone e rispondere ai loro bisogni
con politiche sostenibili e inclusive. Tra gli appuntamenti
della Smart Week, si affronteranno
anche molte altre tematiche che ci stanno a cuore,
dalla promozione di una mobilità sostenibile
integrata in una visione urbanistica condivisa e
rispondente alle esigenze dei cittadini alle politiche
abitative con particolare attenzione alla riqualificazione
del patrimonio edilizio esistente e
all’edilizia residenziale pubblica».
«La Genova Smart Week rappresenta un momento
importante per avviare una nuova visione di
smart city - aggiunge Francesca Coppola, assessora
all’urbanistica e alla smart city del Comune
di Genova -. Il nostro obiettivo è sviluppare una
smart city capace di coniugare innovazione digitale,
sostenibilità ambientale e inclusione socia-
le, mettendo al centro le persone e i territori».
Barbara Grasso, presidente dell’Associazione Genova
Smart City: «Se vogliamo garantire il successo
del Green Deal e dell’Agenda 2030, anche le amministrazioni
locali devono sentirsi parte integrante
della trasformazione e dare ascolto alle istanze dei
cittadini che sono, e devono rimanere il motore della
transizione. Per questo motivo quest’anno abbiamo
ritenuto necessario coinvolgere il più possibile
tutta la cittadinanza attraverso i Municipi che sono
le antenne sul territorio e i ponti di collegamento
grazie ai quali è possibile tradurre le politiche generali
della città in azioni concrete. Serve una profonda
trasformazione non solo dei comportamenti
individuali e sociali, ma anche dello stesso sistema
produttivo e in questo contesto le istituzioni giocano
un essenziale ruolo di indirizzo e di controllo».
Gli otto filoni tematici
Alla formula collaudata, la Genova Smart Week
2025 aggiunge per la prima volta eventi in nuove
location che le consentiranno di abbracciare l’intera
città da Levante a Ponente, e i cui dettagli saranno
svelati nelle prossime settimane.
Già ufficializzati, invece, gli otto filoni tematici
su cui saranno chiamati a confrontarsi imprese,
esperti, poli di ricerca, istituzioni e start up:
i piani strategici della città; la smart mobility;
l’inclusività, la sostenibilità e la tutela dell’ambiente;
le energie rinnovabili e le comunità energetiche;
la rigenerazione urbana e la riqualificazione
del costruito; il monitoraggio e il controllo;
l’AI per la città e la pubblica amministrazione; i
principi di smart citizens e communites.
Per tutti gli aggiornamenti e le informazioni utili
consulta il QR code nn
Gabriele Villa
Infrastrutture&Mobilità
38 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 39
Scenari
Un gemello digitale della terra
per la sicurezza delle strade
L’impatto che Destination Earth può avere sulla gestione
delle infrastrutture è davvero significativo, perché consente di ripensare
l’intero ciclo di vita delle opere. Intervista al Prof. Piero Boccardo
Un gemello digitale della terra. È questa l’iniziativa
ambiziosa, denominata Destination Earth, promossa
dalla Commissione Europea, che si prefigge
questi obiettivi: simulare, monitorare e prevenire
gli effetti delle attività naturali sul nostro pianeta;
anticipare eventi estremi (come inondazioni, siccità,
incendi boschivi) e le loro conseguenze sulla
popolazione.
Questo progetto, a livello tecnico, vede protagonisti
Esa (l’Agenzia spaziale europea), Eumetsat (l’organizzazione
europea per l’esercizio dei satelliti metereologici)
ed Ecmwf (il Centro europeo per le previsioni
metereologiche a medio termine).
In base alle informazioni acquisite dalla Commis-
sione Europea questo progetto mira a creare uno
“specchio” accurato del globo terrestre combinando
dati satellitari, modelli numerici e intelligenza
artificiale. E queste informazioni potranno essere
fondamentali in vari settori tra cui energia, salute,
smart city, agricoltura ma anche trasporti.
Piero Boccardo, Professore ordinario di Geomatica
al Dipartimento di Scienze, Progetto e Politiche del
Territorio del Politecnico di Torino dove insegna Telerilevamento,
è uno dei massimi esperti europei
del programma Destination Earth.
Lo abbiamo intervistato soprattutto sulle possibili
utilità di questo programma per la gestione delle
infrastrutture di trasporto e della mobilità.
Grazia Crocco
Piero Boccardo, Professore
ordinario di Geomatica al DIST
del Politecnico di Torino.
Rispetto alle metodologie tradizionali di
monitoraggio delle infrastrutture per la mobilità,
qual è il valore aggiunto che può apportare
il gemello digitale e come funziona
tecnicamente?
Il gemello digitale (Digital Twin) introduce un cambio
di paradigma: dall’ispezione puntuale e discontinua
all’osservazione continua e predittiva.
In pratica, colleghiamo l’opera fisica - strada, viadotto,
galleria, rilevato - a un suo “virtuale” computazionale
che si aggiorna con flussi di dati eterogenei:
osservazione della Terra (ad es. strumenti
radar per misure millimetriche di deformazione
del terreno con tecniche InSAR), sensori di monitoraggio
strutturale (accelerometri, estensimetri,
fibre ottiche), monitoraggi topografici/GNSS,
Infrastrutture&Mobilità
40 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 41
dati meteo-idrologici in tempo quasi reale, rilievi
LiDAR/mobil mapping e persino dati operativi
(traffico, velocità medie, carichi, eventi). Questo
ecosistema è orchestrato da modelli numerici e algoritmi
di IA che non si limitano a “descrivere” lo
stato, ma stimano tendenze e scenari: ad esempio
la vita utile residua di un viadotto, la probabilità
di scalzamento delle fondazioni in caso di piena,
o l’evoluzione di un cedimento lungo un rilevato.
Dal punto di vista architetturale, Destination Earth
(DestinE) fornisce il presupposto fondamentale:
la DestinE Service Platform come punto d’ingresso
per gli utenti e la DestinE Data Lake per scoprire,
accedere e processare grandi volumi di dati
in modo armonizzato (interfacce STAC/OGC, processing
“near-data”). Su questi elementi di base
si assestano i Digital Twins tematici ad alta risoluzione
(eventi estremi, adattamento climatico),
che alimentano i gemelli specifici di settore, come
quelli infrastrutturali. Questo significa che chi gestisce
strade può innestare i propri sensori e dataset
locali su un contesto fisico-ambientale coerente,
aggiornato e simulabile.
Che impatto potrebbe avere questo programma sulla
pianificazione, manutenzione e sicurezza delle infrastrutture
di trasporto?
L’impatto che un programma come Destination
Earth può avere sulla gestione delle infrastrutture
è davvero significativo, perché consente di ripen-
sare l’intero ciclo di vita delle opere. Fino a oggi la
pianificazione è stata spesso basata su dati storici
e su scenari medi, con il rischio di sottovalutare
eventi estremi o condizioni eccezionali. Grazie ai
gemelli digitali, invece, è possibile simulare con
grande dettaglio l’interazione tra infrastruttura
e ambiente, valutando ad esempio come un viadotto
reagisca a una piena improvvisa, come una
pavimentazione si degradi sotto l’effetto combinato
di traffico intenso e ondate di calore, oppure
come un rilevato stradale si comporti in presenza
di fenomeni di subsidenza o di instabilità dei
versanti. Questo significa progettare non più sulla
base di ipotesi astratte, ma su scenari concreti
e aggiornati. Lo stesso approccio si riflette nella
manutenzione. Oggi si lavora prevalentemente in
modo reattivo: si interviene quando il danno è già
visibile o sulla base di calendari prestabiliti. Con
il Digital Twin diventa invece possibile passare a
una logica predittiva, individuando i segnali precoci
di degrado e programmando gli interventi al
momento giusto, né troppo tardi né troppo presto.
Questo consente di ridurre drasticamente i
rischi per gli utenti, evitando chiusure improvvise
e aumentando la sicurezza, ma anche di ottimizzare
i costi, perché ogni euro speso viene indirizzato
laddove c’è un reale bisogno. Infine, la
sicurezza è il punto in cui tutti questi aspetti convergono.
Avere la possibilità di stimare con anticipo
come evolverà lo stato di un’infrastruttura
significa dare ai gestori uno strumento di supporto
alle decisioni che riduce l’incertezza e permette
di agire con maggiore tempestività. In altre
parole, Destination Earth non fornisce soltanto
più dati, ma costruisce un contesto informativo
integrato che mette in relazione clima, traffico e
infrastrutture, trasformando la gestione da passiva
a proattiva. Questo è il vero salto di qualità
che ci attende nei prossimi anni.
Possiamo affermare che se nel passato avessimo
potuto utilizzare il monitoraggio digitale avremmo
potuto prevenire disastri come crolli di ponti?
La tecnologia non azzera il rischio, ma ne riduce
drasticamente la latenza “ignota”. Molti collassi
improvvisi sono preceduti da segnali deboli e intermittenti
(micro-fessurazioni, riduzioni di rigidezza,
fenomeni di scalzamento in alveo durante
piene rapide, cedimenti localizzati su pile/spalle).
Una piattaforma che combina osservazioni continue
(sensori + InSAR) e modelli predittivi rende
più probabile intercettare quei segnali. In pratica,
trasformiamo allarmi sporadici in indicatori
quantitativi (trend, soglie, probabilità), che alimentano
decisioni documentate: ispezione ravvicinata,
prova di carico, limitazione di transito,
rinforzo, o chiusura cautelativa. Non possiamo
dire che ogni tragedia sarebbe stata evitata, ma
è legittimo affermare che la probabilità di prevenzione
o di mitigazione degli effetti sarebbe stata
significativamente maggiore, specie nei contesti
esposti a eventi idrologici estremi e a degrado accelerato
dai carichi o dall’ambiente.
Destination Earth avrà un impatto anche sulla mobilità
e sulla sicurezza stradale? Molti incidenti avvengono
in ambito urbano. Ci sarà una diffusione
degli Urban Digital Twin con benefici sulla gestione
del traffico e delle infrastrutture?
Sì, ed è un filone che sta maturando velocemente.
Un Urban Digital Twin integra dati di traffico
(loop, Bluetooth/Wi-Fi, floating car data), TPL, micro-mobilità,
meteo, asset (semafori, ZTL, sensori
IoT), incidenti e lavori. Su questa base si simulano
scenari e si testano politiche prima di applicarle:
piani semaforici adattivi, cantieri e deviazioni,
gestione dei varchi, corridoi per i mezzi di soccorso,
zone 30, interventi su attraversamenti e intersezioni
critiche. L’obiettivo è duplice: sicurezza
(ridurre conflitti veicolo-pedone/ciclista e incidentalità)
e efficienza (fluidità, tempi di percorrenza,
emissioni). A Torino abbiamo un riferimento molto
concreto: il Living Lab ToMove di Torino City
Lab, che sperimenta soluzioni di mobilità cooperativa,
connessa e autonoma integrate nel paradigma
MaaS (Mobility as a Service). Il laboratorio
consente di modellizzare i flussi di traffico, valutare
l’impatto di nuove linee o di riorganizzazioni del
trasporto pubblico locale, testare l’effetto di chiusure
temporanee, corsie dedicate, strategie per la
logistica dell’ultimo miglio e l’introduzione di veicoli
condivisi. È un esempio di come un approccio
“gemello” - alimentato da dati reali e da strumenti
interoperabili - possa trasformare la gestione
quotidiana della mobilità in una pratica proattiva
e misurabile, con benefici concreti sulla sicurezza,
Infrastrutture&Mobilità
42 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 43
sui tempi di percorrenza e sulla qualità dell’aria. A
questa sperimentazione urbana si affianca inoltre
un risultato di grande valore scientifico e tecnico:
grazie al Politecnico di Torino, è stato realizzato
un gemello digitale della città a cinque centimetri
di risoluzione, ottenuto attraverso voli fotogrammetrici
aerei. Questa base ad altissima definizione
sarà ulteriormente arricchita in futuro da rilievi
terrestri effettuati con sistemi MMS (Mobile Mapping
System), capaci di fornire dettagli tridimensionali
ancora più accurati, utili soprattutto per la
rappresentazione degli spazi stradali, delle infrastrutture
e degli elementi di arredo urbano. L’integrazione
tra rilievi aerei e terrestri permetterà di
avere una visione senza precedenti del tessuto urbano,
che diventerà la base per simulazioni sempre
più precise e per la gestione intelligente della
mobilità e delle infrastrutture cittadine.
A che punto è l’attuazione di Destination Earth? Quali
step sono stati raggiunti e quali restano secondo le
tempistiche?
Il programma è ufficialmente partito nel 2022 e ha
visto un primo traguardo pubblico con il lancio del
sistema DestinE il 10 giugno 2024 dal centro del
supercomputer LUMI (Finlandia). La fase attuale
consolida i servizi principali: la DestinE Service
Platform (portale, onboarding utenti/servizi) e
la DestinE Data Lake (catalogo, accesso armonizzato,
processing presso i dati), oltre ai due primi
Digital Twins prioritari: eventi meteo-indotti (per
simulazioni mirate a pochi giorni) e adattamento
climatico (proiezioni multi-decennali a scala chilometrica).
Questi componenti sono operati in partnership
con Ecmwf, Esa ed Eumetsat e sfruttano
i supercalcolatori EuroHPC (LUMI, Leonardo, MareNostrum5,
MeluXina), fondamentali per eseguire
modelli ad alta risoluzione e grandi workflow di
dati. La roadmap di medio periodo punta a estendere
servizi e casi d’uso, mentre l’orizzonte strategico
resta la replica digitale del sistema Terra entro
il 2030, con capacità di supporto decisionale per
adattamento e mitigazione.
L’accesso a questi dati e servizi per i gestori stradali
ne-to-machine”. In sostanza, la logica europea è
favorire apertura e riuso: pubblico, ricerca e imprese
possono accedere - con livelli differenziati a
seconda del servizio e dei requisiti - e non è limitato
ai soli Stati membri, benché questi siano i primi
beneficiari. Per un gestore stradale, ciò si traduce
nella possibilità di integrare i propri sensori e archivi
con dataset climatici e previsionali di nuova
generazione, senza dover costruire da zero un’infrastruttura
HPC o di data lake.
Prof. Boccardo, in conclusione, proviamo a riassumere.
Con taglio operativo come funziona il gemello
digitale?
In termini molto pratici, un gemello digitale permette
già da domani di collegare i sensori esistenti
- o quelli che si prevede di installare - a un vero e
proprio “cruscotto decisionale”. Questo strumento
non si limita a raccogliere dati, ma li arricchisce
con previsioni meteo avanzate e con indicatori di
degrado, così da generare allarmi intelligenti, stilare
liste di priorità per gli interventi e consentire
simulazioni di tipo “what-if”. Ci si può chiedere, ad
esempio: cosa accade se chiudo la corsia X? Oppure
se riduco temporaneamente i carichi durante
una piena fluviale? Per il dominio stradale, le analisi
che ne derivano sono molteplici e riguardano i
principali rischi che incidono sulla sicurezza e sulla
durabilità delle infrastrutture: lo scalzamento
delle pile durante le piene, l’instabilità di rilevati e
versanti, i cedimenti differenziali nei terreni compressibili,
l’impatto del calore su conglomerati bituminosi
e apparecchi di appoggio, i cicli di gelo e
disgelo su pavimentazioni e giunti, l’accumulo di
acqua nei sottopassi, la vulnerabilità agli incendi
nelle aree periurbane, fino allo stress termico che
può compromettere segnaletica e impianti.
Dal punto di vista tecnico, l’integrazione avviene
attraverso interfacce standard - come i cataloghi
STAC/HDA o le API OGC - e strumenti di elaborazione
direttamente “presso il dato”, in modo da
evitare il trasferimento di enormi quantità di informazioni.
Sul piano organizzativo, è utile procedere
per passi concreti: partire da casi d’uso verticali,
come i viadotti situati su aste fluviali critiche,
e poi scalare per analogia, definendo insieme ai
team di manutenzione ed esercizio indicatori condivisi
(soglie, livelli di servizio, criteri di intervento).
In definitiva, Destination Earth non sostituisce le
competenze e le responsabilità del gestore: le rafforza.
Fornisce un contesto fisico e ambientale coerente,
previsioni e proiezioni ad alta risoluzione,
e soprattutto una piattaforma aperta su cui innestare
sensori e conoscenza di dominio. Il risultato
è la possibilità di prendere decisioni più tempestive,
trasparenti e difendibili, con ricadute positive
sia sulla sicurezza degli utenti sia sulla sostenibilità
economica degli interventi. nn
Iniziative
“Costruttori del domani”
Al via la formazione per futuri assistenti di cantiere: 28 istituti professionali
e circa 600 candidati coinvolti; 120 ore di formazione finanziata su sicurezza,
diritti e competenze tecniche. Opportunità di inserimento in Itinera
Damiano Diotti
Itinera, tra i principali player globali nella realizzazione
di grandi opere infrastrutturali e di edilizia
civile e industriale, ha lanciato “Costruttori
del domani”: un’importante iniziativa rivolta ai
giovani diplomati delle scuole professionali provenienti
da tutta Italia. Il progetto punta a formare
nuove figure tecniche da inserire nel ruolo
di assistente di cantiere, rispondendo alla crescente
esigenza di rafforzare l’organico specializzato
nel settore.
In collaborazione con Randstad Italia, Divisione
Construction ed Enterprise, sono stati coinvolti nel
progetto 28 istituti scolastici tecnici e circa 600
candidati.
Valorizzazione di professioni
strategiche
L’iniziativa testimonia l’impegno di Itinera e Randstad
nel promuovere lo sviluppo delle competenze
e l’occupazione giovanile, favorendo la collaborazione
tra impresa, scuola e territorio e valorizzando
professioni strategiche e sempre più rare nel
panorama italiano, come quella di assistente di
cantiere e geometra.
Le selezioni si sono svolte con colloqui e test di as-
sessment per garantire la migliore corrispondenza
tra competenze dei candidati e requisiti aziendali,
con un focus sulle aree locali del Piemonte e
Lombardia (tra cui Novi Ligure, Voghera, Pavia, Vigevano,
Tortona, Casale Monferrato, Alessandria,
Torino e Asti) e su città di altre regioni italiane.
I candidati selezionati hanno accesso a un percorso
formativo di 120 ore interamente finanziato
dal Fondo Forma.Temp, organizzato in partnership
con la Scuola Edile di Alessandria.
Il programma
Suddiviso in moduli tecnici e trasversali, il programma
prevede approfondimenti su: sicurezza
e salute sul lavoro, diritti e doveri dei lavoratori e
competenze verticali specifiche per il ruolo di assistente
di cantiere.
“Costruttori del Domani” rappresenta un’opportunità
concreta per i giovani diplomati di confrontarsi
con il mondo del lavoro e di avviare un
percorso professionale annuale all’interno di un
contesto internazionale e di eccellenza come Itinera
S.p.A.
Per Itinera, investire sui giovani significa sostenere
il futuro del settore costruzioni e rafforzare
la qualità e la sicurezza delle grandi opere infrastrutturali
su cui si fonda lo sviluppo del Paese. nn
Infrastrutture&Mobilità
44 10/2025 leStrade
sarà gratuito? I fruitori saranno solo gli Stati membri
UE?
L’accesso al portale DestinE è gratuito previa registrazione;
l’utente può esplorare il catalogo dei
servizi e, una volta registrato, utilizzare le funzionalità
standard. Per i dataset prodotti dai Digital
Twins possono essere richieste credenziali “Upgraded
Access” (la procedura è pubblica e orientata
a profili di Pubblica Amministrazione, ricerca, privati,
ecc.). La DestinE Data Lake espone un’API
armonizzata (STAC/HDA) e documentazione tecnica
per l’integrazione; l’obiettivo è l’interoperabilità
con gli standard OGC e il riuso anche “machileStrade
10/2025 45
Soluzioni
e-BRT, Bergamo per una mobilità
sostenibile e intelligente
Nell’ambito della Settimana Europea della Mobilità sono state presentate
le tecnologie che renderanno l’e-BRT (Electric Bus Rapid Transit)
il motore di un cambiamento epocale per la mobilità pubblica di Bergamo
L’e-BRT
Si tratta del nuovo sistema di trasporto rapido,
interamente elettrico, che collegherà la città con
Dalmine e Verdellino. Si dimostra un progetto
all’avanguardia che unisce sostenibilità ambientale,
efficienza operativa e innovazione tecnologica,
destinato a rivoluzionare gli spostamenti
quotidiani di migliaia di cittadini. Il tracciato complessivo
misura 29,7 chilometri (andata e ritorno),
dei quali oltre il 72% in corsia preferenziale,
e interessa 49 incroci semaforici. Lungo il percorso
saranno realizzate 19 fermate per tratta, a garanzia
di un servizio diffuso e capillare.
I due capolinea, situati presso la Stazione ferroviaria
di Bergamo e quella di Verdello-Dalmine,
saranno attrezzati con sistemi di ricarica rapida
“opportunity”, mentre i depositi principali,
a Bergamo e a Osio Sopra, garantiranno la ricarica
notturna dell’intera flotta. Quest’ultima sarà
composta da 15 autobus elettrici articolati da 18
metri, progettati per offrire comfort, capienza e
sostenibilità.
Uno dei punti di forza del progetto è la tecnologia
applicata alle fermate e agli incroci semaforici.
Tecnologia agli incroci semaforici
Altro aspetto distintivo è rappresentato dal “preferenziamento”
semaforico. Il sistema dell’e-
BRT avrà priorità di passaggio in ogni intersezione
in massima sicurezza. Tutti i principali incroci
lungo la linea saranno dotati di un sistema di
“bus priority” finalizzato alla marcia agevolata
dei mezzi, introducendo a favore del bus dell’e-
BRT una priorità agli incroci e alle re-immissioni
sui percorsi urbani dalle corsie preferenziali o
dalle fermate («bus gate»). Ogni incrocio sarà
controllato da un regolatore semaforico centralizzato,
connesso al Sistema Centrale UTC (Urban
Traffic Control). I bus dell’e-BRT invieranno
automaticamente la richiesta di precedenza
al proprio avvicinamento. I regolatori semaforici
riceveranno il segnale e adegueranno i cicli
in tempo reale, agevolando l’attraversamento e
riducendo i tempi di percorrenza. Questo sistema,
integrato con il sistema di gestione flotta
AVM e gestito dalla “sala operativa” ATB, rappresenta
un passo decisivo per rendere la marcia
dei mezzi più fluida, veloce e sicura, riducendo
al minimo le interferenze con il traffico urbano
tradizionale.
La tecnologia delle pensiline
Non solo rispetto dei tempi di marcia ma attenzione
al servizio per offrire all’utente un’esperienza
di viaggio migliore in linea con i più
alti standard. Ogni pensilina avrà schermi informativi
digitali (TFT) e paline digitali alimentate
da pannelli fotovoltaici con display eINK,
per fornire in tempo reale informazioni sull’arrivo
dei bus, sull’orario della corsa successiva e
su eventuali variazioni del servizio. È prevista,
inoltre, la vocalizzazione dei messaggi, per garantire
l’accessibilità anche agli utenti non vedenti.
Le fermate saranno integrate con sistemi
di videosorveglianza attivi 24 ore su 24 e con un
controllo centralizzato dei quadri elettrici. Grazie
all’integrazione con l’AVM (Automatic Vehicle
Monitoring) - sistema di controllo integrato
che permette all’operatore della sala di controllo
di conoscere, regolare e gestire in tempo reale
il funzionamento della rete e le risorse disponibili
- sarà possibile monitorare in tempo
Grazie alle nuove pensiline digitali con informazioni
in tempo reale, ai semafori intelligenti e
alle corsie preferenziali, che garantiranno una
corsia di marcia esclusiva ai mezzi, e a un sistema
di monitoraggio centralizzato, i cittadini potranno
contare su spostamenti rapidi, affidabili
e frequenti. Le corsie preferenziali consentiranno
di raggiungere un elevato livello di servizio
grazie alla rapidità degli spostamenti: l’intera
tratta sarà percorribile in poco più di 40 minuti,
collegando Bergamo a Dalmine in soli 22 minuti
e a Verdellino in 41. A oggi il cantiere è già
al 55% delle lavorazioni, un traguardo che conferma
la concretezza di un’infrastruttura che ridefinirà
la mobilità bergamasca in chiave green
e tecnologica.
Edvige Viazzoli
Infrastrutture&Mobilità
46 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 47
Scenari
Dieci anni di sharing mobility
Cresce la domanda ma cala la disponibilità di servizi. Alla micromobilità 90%
dei noleggi. Bologna, Firenze, Roma le città che crescono di più. Ma senza
un ulteriore sviluppo della mobilità condivisa non si riducono le auto in città
Monica Banti
9° Rapporto nazionale sulla sharing
mobility
Numeri e tendenze della sharing mobility nazionale
sono contenuti nel 9° Rapporto nazionale
sulla sharing mobility, presentato in occasione
della Conferenza Nazionale della sharing
mobility, organizzata dall’Osservatorio Nazionale
della Sharing Mobility – promosso dal Ministero
dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica,
dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Un appuntamento che da dieci anni tiene sotto
osservazione tutto quello che si muove intorno
alla mobilità condivisa che oggi è a disposizione
di 13 milioni di italiani, in calo però del 7% rispetto
al 2022.
reale la flotta e garantire all’utenza dati precisi
e costantemente aggiornati. I nuovi dispositivi
si inseriscono all’interno di una piattaforma già
esistente presso la sala di controllo ATB.
Termine lavori a giugno 2026
Il progetto è finanziato attraverso il PNRR e ha
termine lavori previsto per giugno 2026. Una volta
completato, offrirà tempi di percorrenza estremamente
competitivi - 22 minuti da Bergamo a
Dalmine e 41 minuti per il piazzale della stazio-
ne di Verdellino - con frequenze di passaggio di
un bus ogni 10 minuti nelle ore di punta.
Con l’e-BRT, Bergamo non solo compie un salto
di qualità nel trasporto pubblico, ma si colloca
tra le città italiane più avanzate nella sperimentazione
di sistemi di mobilità elettrici e intelligenti,
in linea con gli obiettivi di sostenibilità europei.
Un’infrastruttura moderna che porterà benefici
ambientali, sociali ed economici, migliorando la
qualità della vita dei cittadini e rendendo la città
ancora più connessa, innovativa e green. nn
La sharing mobility si è radicata ormai nelle abitudini
di mobilità degli italiani. Cresce infatti la
domanda con oltre 50 milioni di noleggi nel 2024
e 60 milioni stimati per il 2025, uno per ogni italiano
e la flotta è per il 95% a zero emissioni. Prosegue,
invece, il calo dell’offerta con meno veicoli,
servizi e operatori. Nel 2024, rispetto al 2022, i
veicoli in sharing sono 96.000 (-15%), il numero
complessivo dei servizi è di 170 (-26%); gli operatori
sono scesi tra il 2022-25 a 35 (-24%). L’offerta
si concentra sempre di più nelle grandi città,
mercati più redditizi e favorevoli: Roma e Milano,
con 13,2 e 12,6 milioni noleggi, generano insieme
oltre il 50% del totale nazionale. Ben 16 capoluoghi
di provincia, soprattutto medio piccoli,
come Catanzaro, Reggio Calabria, Pesaro e Prato,
hanno perso invece servizi di sharing. Tendenze
queste che indicano la necessità di una
nuova rotta: integrazione col trasporto pubblico,
incentivi economici alla domanda e supporto
all’offerta. Senza nuovi modelli di regolazione e
sostegno della mobilità condivisa aumenterà infatti
inesorabilmente l’uso dell’auto privata che
nel 2024 ha superato 40 milioni di veicoli, 701
ogni mille abitanti.
La classifica delle città
L’Osservatorio ha elaborato, per la prima volta, lo
Sharing Mobility Index che, per valutare le performance
di sharing mobility nelle città italiane,
tiene conto di quattro indicatori: varietà dei servizi
disponibili (car, bike, scooter, monopattini);
numero di veicoli per abitante; numero di noleggi
per abitante; tasso di rotazione giornaliero
dei veicoli. Dai dati elaborati emerge che le uniche
città che offrono contemporaneamente tutti
e quattro i servizi di sharing sono: Milano, Roma,
Firenze, Bergamo e Torino. Roma è la prima città
per numero di noleggi totali (13,2 milioni nel
2024); Bologna e Firenze sono le città cresciute
maggiormente nel 2024 rispetto al 2023; Bologna
è la città con più noleggi per abitante, dato
significativo, trattandosi di una città in cui non
sono presenti i monopattini; Milano è la città con
più veicoli a disposizione per abitante; Brescia
presenta il migliore tasso di rotazione dei veicoli.
Per accedere alla versione integrale del 9° Rapporto
nazionale sulla sharing mobility consulta
il QR code nn
Infrastrutture&Mobilità
48 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 49
Primo sistema nazionale di Early Warning Sismico
Rete Ferroviaria Italiana, società del Gruppo FS, ha attivato il primo sistema nazionale di Early Warning Sismico
(EWS) lungo la linea ad Alta Velocità Roma–Napoli. Grazie a una rete di sensori di ultima generazione, il sistema è
in grado di rilevare le primissime onde sismiche e, in pochi secondi, attivare automaticamente protocolli di sicurezza
per rallentare o fermare i treni in avvicinamento alla zona colpita.
Cuore del sistema sono le stazioni accelerometriche installate lungo la linea, collegate tra loro da una rete in fibra
ottica. I dati rilevati vengono trasmessi in tempo reale e, grazie a un’intelligenza software avanzata, vengono
analizzati immediatamente, determinando con precisione l’area da mettere in sicurezza.
L’Early Warning Sismico dialoga quindi con gli apparati di segnalamento ferroviario, attivando automaticamente
il rallentamento o l’arresto dei treni. Dopo l’evento, il personale RFI potrà effettuare le verifiche necessarie e ripristinare
la circolazione attraverso una dashboard di controllo dedicata.
L’iniziativa rappresenta la prima applicazione operativa di un EWS su una linea ferroviaria italiana. Rientra nel piano
di innovazione e digitalizzazione di RFI, che prevede l’implementazione progressiva di tecnologie analoghe su
altre tratte AV e convenzionali dotate di ERTMS.
Lo sviluppo del sistema è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi
di Napoli Federico II e con il supporto tecnico-scientifico del JR RTRI (Railway Technical Research Institute),
istituto di ricerca delle ferrovie giapponesi
Interventi
Upgrade tecnologico
su 21 linee da Nord a Sud
Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) ha completato l’installazione
dell’avanzato sistema ERTMS su 1.400 chilometri di rete.
L’intervento è stato finanziato con 2,5 miliardi di euro dal PNRR
Con l’installazione del sistema ERTMS su 1.400
chilometri di rete si è raggiunto, come da cronoprogramma,
il traguardo di medio termine previsto
dalla misura 1.4 della missione M3C1 del
PNRR per lo sviluppo del sistema europeo di gestione
del trasporto ferroviario. L’intervento è finanziato
con 2,5 miliardi di euro provenienti da
fondi PNRR e interesserà complessivamente cir-
ca 2.800 chilometri di rete da ultimare entro giugno
2026, in coerenza con l’obiettivo strategico di
estendere la tecnologia ERTMS, già adottata sulle
linee alta velocità, all’intera rete gestita da RFI.
Gli interventi di upgrade tecnologico conclusi da
qualche settimana rappresentano un esempio
tangibile dei benefici derivanti dai 1.200 cantieri
attivi ogni giorno e dal numero crescente di in-
Monica Banti
terruzioni degli ultimi anni, passate dalle 160mila
del 2023 alle 345mila previste per il 2025, la
maggior parte nei periodi di minore afflusso di
lavoratori e studenti pendolari.
I lavori, eseguiti da Hitachi, Alstom, Mermec e
Progress Rail, hanno coinvolto circa 2.000 maestranze
tra tecnici del Gruppo FS Italiane, appartenenti
alle società operative RFI e Italferr, e
delle ditte appaltatrici.
Le linee interessate
Sono 21 le linee o tratti di linee ad aver beneficiato
dell’attrezzaggio ERTMS, su complessivi
1.489 chilometri: a Nord, Domodossola-Arona,
Gallarate-Rho, Merano-Bolzano, Rovigo-Chioggia;
al Centro, la Direttissima Firenze-Roma,
Viareggio-Bivio Arcola, Grosseto-Civitavecchia,
Civitanova Marche-Albacina, Terni-Sulmona,
Campoleone-Nettuno, Ciampino-Frascati/Albano,
Roccasecca-Avezzano; al Sud,
Roma-Napoli AV/AC (upgrade tecnologico
ERTMS in esercizio), Lamezia Terme Centrale-Catanzaro
Lido, Catanzaro Lido-Sibari;
nelle Isole Cagliari-Oristano, Oristano-Chilivani,
Chilivani-Olbia-Golfo Aranci,
Siracusa-Canicattì, Caltanissetta Xirbi–Aragona
Caldare-Lercara, Alcamo-Trapani via
Castelvetrano.
Le attività proseguiranno nei prossimi mesi
e interesseranno linee convenzionali, nodi
urbani e i Corridoi Europei su tutto il territorio
nazionale, compresa la Direttissima Roma-Firenze
dove gli interventi sono stati già realizzati nel
tratto Rovezzano-Orvieto e nei prossimi mesi si
procederà con l’attivazione della tecnologia sui
restanti 105 chilometri fra Orvieto e Settebagni,
comprensivi delle relative interconnessioni.
Infrastrutture&Mobilità
50 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 51
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L’ERTMS
Si tratta del sistema più evoluto nel panorama internazionale
in ambito di segnalamento ferroviario
e per questo l’ERTMS è stato scelto dall’Unione
Europea come standard unico per la supervisione
e il controllo del distanziamento dei treni. Attualmente
in Italia sono 1.200 i chilometri di rete attrezzata
con tale tecnologia in grado di garantire
una maggiore affidabilità dell’infrastruttura determinando
un miglioramento della regolarità della
circolazione e della qualità del servizio. Accanto a
prestazioni più elevate, l’ERTMS permette anche
un risparmio sui costi di gestione e manutenzione
rispetto ai tradizionali sistemi di segnalamento.
L’ERTMS favorisce l’interoperabilità tra operatori
ferroviari provenienti da diverse nazioni e migliora
le prestazioni aumentando l’affidabilità, permettendo
il passaggio di un numero maggiore di
treni e contribuendo a una maggiore puntualità.
Attraverso le informazioni scambiate in modo continuo
via radio fra il sottosistema di terra e di bordo
è possibile seguire, istante per istante, la marcia
del treno fornendo al macchinista preventivamente
tutte le indicazioni necessarie alla guida, con
l’attivazione della frenatura d’emergenza nel caso
in cui non siano rispettati tutti i parametri o la velocità
del treno superi quella consentita.
Una tecnologia radio interoperabile applicata finora
all’alta velocità, ma nata per essere adattabile
a tutte le tipologie di treni, e che sarà estesa
progressivamente alle linee convenzionali coordinando
in parallelo l’attrezzaggio dei convogli ferroviari.
Una azione che comporterà benefici sul piano
paesaggistico, con l’eliminazione dei sistemi di
segnalamento che oggi costeggiano i binari, e su
quello ambientale, grazie al risparmio energetico
favorito dal sistema con la regolazione della velocità,
dell’accelerazione e della frenatura dei treni.
L’ERTMS rappresenta il migliore investimento nel
Infrastrutture&Mobilità
breve periodo per innalzare le performance della
rete e renderla più moderna, più resiliente, interconnessa
ed accessibile.
Prestazioni, sicurezza e regolarità
Dal punto di vista tecnico, ERTMS offre opportunità
in termini di prestazioni, sicurezza e regolarità
del servizio offerto:
• recuperi di percorrenza grazie ad un costante
monitoraggio e ricalibrazione della velocità massima
in relazione sia allo specifico itinerario percorso
all’interno di una stazione sia all’andamento
reale della circolazione;
• innalzamento della velocità massima ammessa,
compatibilmente con le caratteristiche dell’infrastruttura;
• riduzione impatto sulla circolazione stradale in
corrispondenza dei passaggi a livello, la cui chiusura
viene avviata sulla reale marcia del treno;
• miglioramento della tempestività delle informazioni
al pubblico (informazione puntuale
sull’arrivo legata all’individuazione della posizione
esatta). nn
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52 10/2025 leStrade
Scenari
La “ricarbonizzazione”
del trasporto su strada
Negli ultimi cinque anni, il venduto di benzina più gasolio è cresciuto del 3,5%,
con un conseguente aumento delle emissioni di CO 2
e questo fenomeno potrebbe
anche perdurare in uno scenario più pessimistico di evoluzione tendenziale
Abbiamo partecipato alla presentazione del primo
report dell’Osservatorio Sunrise (SUstaiNable
Road InfraStructure Evoution), lunedì 6 ottobre,
a Milano, nella sede di Assolombarda. Promosso
da Most - Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile,
il report fa emergere, tra le altre, un’evidenza
significativa: il trasporto su strada sta attraversando
un processo di “ricarbonizzazione”.
Coordinato dal professor Ennio Cascetta, lo studio
è frutto della collaborazione tra istituzioni,
enti accademici e partner industriali - Almaviva,
Autostrade per l’Italia, Cassa Depositi e Prestiti,
Eni, Fondazione Filippo Caracciolo dell’Aci e Iveco
Group - e propone un’analisi inedita della composizione
reale del trasporto su strada in Italia, con
uno sguardo sia sull’attuale impatto ambientale,
sia sulle prospettive al 2030 e 2035.
Fotografia reale del parco veicolare
Uno degli elementi di maggiore discontinuità rispetto
alle analisi precedenti riguarda la foto-
grafia reale del parco veicolare circolante e delle
effettive percorrenze sulle diverse tipologie di
strada, che nel passato erano stimate con metodologie
parziali e con risultati spesso contraddittori.
Attraverso una solida metodologia multi-fonte,
si è stimato che nel 2024 sono stati
effettuati viaggi per circa 520 miliardi di veicoli*km,
di questi circa 415 miliardi da auto, oltre
56 miliardi da furgoni, circa 30 da mezzi pesanti
e la restante parte da motocicli ed autobus.
Emerge, inoltre, come siano circa 47 milioni i
veicoli effettivamente in circolazione (tra quelli
italiani e stranieri). Si tratta di un dato sensibilmente
minore rispetto a quello del parco complessivo:
l’analisi stima, infatti, che il 12% delle
automobili e il 32% dei motocicli registrati al
Pubblico Registro Automobilistico non circolano.
Ad essere molto diversa da quella “ufficiale” degli
immatricolati è anche la composizione per classe
EURO di emissione del circolante. I veicoli più
vecchi che circolano sono solo una frazione di
Damiano Diotti
Ferruccio Resta,
Presidente di Most.
quelli immatricolati e percorrono pochissimi chilometri
l’anno: solo il 10% dei chilometri percorsi
ogni anno è effettuato da veicoli più vecchi di
20 anni.
Necessità di aggiornare le stime
di NOx e PM
L’Osservatorio Sunrise evidenzia, inoltre, la necessità
di aggiornare le stime sulle emissioni di
NOx e PM del parco auto circolante. Le valutazioni
tradizionali attribuivano al traffico il 57% delle
emissioni di NOx e il 14% di PM2.5, ma i nuovi
dati mostrano una prevalenza di veicoli Euro
6 e la crescita di ibridi ed elettrici, con impatti
ambientali molto più ridotti. Di conseguenza, le
quote imputate al trasporto stradale potrebbero
essere significativamente inferiori rispetto al
passato, portando a una rivalutazione del ruolo
del settore nelle emissioni locali e a politiche più
precise per migliorare la qualità dell’aria urbana.
Minor rinnovo del parco auto
e aumento dei prezzi e dei pesi
Lo studio sottolinea che il peso influisce in maniera
significativa sulle emissioni, soprattutto nei
veicoli a combustione interna, mentre il mercato
dell’auto sta andando nella direzione di un minor
rinnovo del parco auto, dell’aumento dei prezzi
e un notevole aumento dei pesi. Tuttavia, l’incidenza
del peso sui consumi si riduce nei veicoli
elettrici, che grazie alla rigenerazione dell’energia
in fase di frenata riescono a compensare, in parte,
l’effetto dell’aumento di peso. Un SUV elettrico,
ad esempio, risulta meno impattante - in proporzione
- rispetto a un SUV a benzina o diesel.
Resta il fatto che l’aumento generalizzato della
massa media dei veicoli in circolazione, dovuto
alla crescente popolarità dei SUV, contribuisce a
peggiorare l’efficienza complessiva del sistema.
Scenari futuri
L’Osservatorio dedica ampio spazio allo studio degli
scenari futuri, con proiezioni al 2030 e oltre. Le
analisi considerano diverse ipotesi evolutive, dalle
più ottimistiche alle più pessimistiche, per riflettere
l’incertezza che caratterizza la transizione energetica
e tecnologica del settore, oltre all’andamento
della economia e agli effetti delle politiche di
decarbonizzazione in corso. Il quadro che emerge
è chiaro: con le politiche attuali, l’Italia non riuscirà
a raggiungere i target fissati dal pacchetto
europeo “FIT for 55”. Negli scenari più favorevoli,
la riduzione del traffico stradale, rispetto al 2024,
Infrastrutture&Mobilità
54 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 55
vecchi rispetto alle informazioni precedenti. Il
trasporto merci, furgoni e camion, incide molto
sulle emissioni e l’incidenza è destinata a crescere
nel futuro di breve e medio termine. La ricerca
continua con tutti i partner e il prossimo
report prevede aggiornamenti e nuovi dati, oltre
a una indagine sui comportamenti di acquisto
e uso dell’auto degli italiani», ha commentato il
professor Ennio Cascetta, Coordinatore dell’Osservatorio.
Ennio Cascetta, Coordinatore
dell’Osservatorio.
si attesterebbe attorno al 6%. In quelli meno favorevoli,
si registrerebbe un aumento del 7%. In
entrambi i casi, il peso emissivo del trasporto merci
- in particolare dei mezzi pesanti - tende ad aumentare,
poiché le tecnologie alternative come
l’elettrico e l’idrogeno stanno appena muovendo
i primi passi in questo segmento. Analogamente
le emissioni di CO2 si ridurrebbero del -10% (scenario
basso) o del - 24% (scenario alto) rispetto
ai valori del 2005 (anno di riferimento della direttiva
europea), contro il 43% previsto per il 2030
dal pacchetto “FIT for 55”.
Interventi concreti e misure
potenzialmente efficaci
Nonostante lo scenario descritto, il rapporto individua
percorsi di intervento concreti e misure
potenzialmente efficaci per accelerare la transizione,
soprattutto nel breve e medio periodo. Tra
queste: la diffusione dei biocarburanti, soprattutto
per il trasporto pesante; la promozione di stili
di guida sostenibili e dell’eco-driving; la riduzione
del fenomeno del gigantismo automobilistico attraverso
incentivi al ridimensionamento del parco
veicolare; e l’ottimizzazione dei carichi soprattutto
per i veicoli commerciali leggeri.
In presenza di un’azione integrata e addizionale
alle politiche già in corso e al riconoscimento della
neutralità tecnologica e delle emissioni di CO2
sull’intero ciclo WTW (dal pozzo alla ruota) il sistema
dei trasporti su strada potrebbe non solo
avvicinarsi agli obiettivi di decarbonizzazione, ma
addirittura superare gli obiettivi, con benefici anche
in termini di qualità dell’aria.
Considerazioni
«Sunrise fornisce dati molto interessanti e spesso
inediti sul trasporto stradale in Italia e sul suo
contributo alle emissioni inquinanti. Emerge un
quadro nuovo, con un minor peso dei veicoli più
«Gli Osservatori di Most sono uno strumento che,
a partire dai dati e da metodologie di analisi trasparenti
e condivise, mette a disposizione informazioni
oggettive per orientare con maggiore
consapevolezza le politiche e le strategie sulla
mobilità del futuro», ha dichiarato Ferruccio Resta,
Presidente di Most. «Per questo, desidero
ringraziare i nostri soci dell’Osservatorio Sunrise
e i partner accademici, le cui competenze scientifiche
e capacità operative hanno reso possibile
un contributo di altissimo livello a beneficio del
Sistema Paese, frutto di un’alleanza pubblico-privata
solida e autorevole». nn
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Opere
Il cantiere che trasforma la roccia
del tunnel in risorsa per l’opera
Il 9 ottobre 2025, Telt e il raggruppamento di imprese Geme Lyon Turin
hanno inaugurato a Illaz il primo impianto di trattamento dei materiali di scavo
estratti durante lo scavo del tunnel di base della Torino-Lione
Telt ha scelto di organizzare in due cantieri operativi,
uno in Francia (CO11) e uno in Italia (CO10),
la gestione dei materiali di scavo estratti durante
la costruzione del tunnel di base del Moncenisio. I
cantieri operativi CO10 e CO11, dedicati alla gestione
e al recupero di tutte le rocce provenienti
dallo scavo della galleria, rappresentano un approccio
innovativo alla realizzazione di grandi infrastrutture
di trasporto, conciliando economia
circolare, riduzione dell’inquinamento e protezione
dell’ambiente. Lavorando in sinergia, i due
cantieri consentono una gestione trasversale e
quindi più efficiente dei materiali, massimizzando
l’obiettivo di economia circolare dell’opera.
Il CO11 deve gestire e valorizzare i 23 milioni di
tonnellate di materiali scavati sul lato francese
del tunnel di base e darà lavoro a oltre 300 persone
nel periodo di massima attività. Più della
metà di questi materiali sarà utilizzata di-
rettamente nei cantieri della linea ferroviaria
Torino-Lione. Servirà, in particolare, a produrre
aggregati destinati alla fabbricazione del calcestruzzo
necessario per le strutture della galleria
o alla costruzione dei rilevati ferroviari, e, in
aggiunta, della piattaforma della nuova stazione
di Saint-Jean-de-Maurienne e di altre opere
all’aperto. Questa strategia consente di limitare
il ricorso ad aggregati provenienti da cave
esterne, di ridurre il deposito di materiali in eccesso
e quindi l’impronta di carbonio complessiva
dell’opera. I materiali di scavo non riutilizzabili
vengono spostati principalmente tramite
nastri trasportatori verso depositi temporanei o
definitivi all’interno del progetto. Questi depositi
saranno oggetto di programmi di rinaturalizzazione,
inerbimento e piantumazione di alberi
utilizzando un mix di terriccio, materiali di
scavo e compost. L’intero processo è sottopo-
Gabriele Villa
sto a rigorosi controlli ambientali. Il materiale
di scavo non riutilizzato verrà movimentato
principalmente tramite ferrovia e contribuirà al
ripristino di cave.
Il sito di Illaz
L’impianto di trattamento dei materiali di Illaz,
nel comune di Saint-Julien-Montdenis, è un elemento
chiave di questo cantiere: qui verrà smistata,
trattata e trasformata una parte dei materiali
estratti dai cantieri del tunnel di base.
I materiali vengono spostati attraverso una rete
di nastri trasportatori elettrici concepita ad hoc
la cui costruzione è in fase di completamento. Si
tratta di un sistema di oltre cinque chilometri di
nastri che collegano i diversi siti di gestione dei
materiali e consentono di evitare l’utilizzo di oltre
700.000 camion che sarebbero stati necessari
per questo trasporto. Questo contribuisce a
ridurre l’inquinamento acustico e ridurre drasticamente
le emissioni di CO 2
.
L’impianto funziona dalle 7:00 alle 20:00 nei giorni
feriali, è altamente automatizzato, con controllo
remoto e monitoraggio continuo dei processi.
È inoltre progettato per limitare al massimo il rumore
e l’eventuale inquinamento verso l’esterno.
Gli inerti così prodotti vengono poi riportati in
galleria sempre sui nastri trasportatori.
Le considerazioni
Maurizio Bufalini, direttore generale di Telt: «Il
nostro impegno è quello di costruire un’infrastruttura
sostenibile al servizio dei territori e dell’Europa,
prestando particolare attenzione alla tute-
la dell’ambiente durante i lavori. Per questo, fin
dalla fase progettuale abbiamo chiesto alle nostre
aziende di studiare i progetti più efficienti in
materia di economia circolare e abbiamo deciso
di privilegiare soluzioni innovative. In Maurienne
grazie al sistema di nastri trasportatori evitiamo
il passaggio di oltre 700.000 camion. Guardando
all’intera sezione transfrontaliera questa strategia
di riutilizzo vale la riduzione del 75% delle
emissioni per la componente trasporto, rispetto
ad un progetto tradizionale».
Philippe Chavent, direttore generale della divisione
Reti Francia di Vinci Construction: «È con
grande orgoglio che inauguriamo il primo impianto
di trattamento dei materiali della linea ferroviaria
Torino-Lione. Il 50% dei 23 milioni di tonnellate
di materiali provenienti dallo scavo del
tunnel di base sarà riutilizzato direttamente nei
cantieri, grazie all’impegno dei nostri team e dei
nostri partner. Questo approccio di economia circolare
consente di ridurre notevolmente l’impatto
ambientale del progetto e incarna la nostra
volontà di realizzare un cantiere esemplare al
servizio di tutti».
Didier Petenit, direttore generale delegato di Vicat:
«Valorizzare le risorse locali è il nostro mestiere
e la nostra responsabilità. Siamo orgogliosi
di contribuire a questo progetto strutturale, mettendo
in campo la nostra esperienza e le tecnologie
più recenti per garantire la qualità dei materiali
prodotti e ridurre al minimo il loro impatto
ambientale. L’economia circolare, l’innovazione
e il radicamento locale sono al centro del nostro
impegno». nn
Infrastrutture&Mobilità
58 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 59
Iniziative
“Anas Green Road e Mobilità Elettrica”
Un piano da 90 milioni di euro per lo sviluppo sostenibile
con l’obiettivo di offrire standard di sicurezza sempre più elevati
lungo le strade e autostrade di Anas, società del Gruppo FS
Edvige Viazzoli
Il programma “Anas Green Road e Mobilità Elettrica”
è stato annunciato dall’Amministratore
Delegato dell’azienda, Claudio Andrea Gemme,
nel corso del suo intervento alla Nona Conferenza
Nazionale della Mobilità Elettrica tenutasi
a Milano e organizzata da E_Mob 2025. «Anas
Green Road è un progetto strategico sostenibile
- ha dichiarato l’Ad Gemme - con una grande
attenzione alla riqualificazione e alla valorizzazione
dei siti oggi sottoutilizzati, a partire
dalle case cantoniere, che saranno trasformate
in spazi innovativi, e al servizio della ricarica
dei veicoli elettrici. Anas ha un ruolo strategico
come attore della mobilità sostenibile, in grado
di facilitare il raggiungimento degli obiettivi
climatici europei e di favorire la competitività
del sistema logistico nazionale. Le infrastrutture
stradali - ha proseguito Gemme - assumono
una funzione abilitante chiave nel processo
di elettrificazione e digitalizzazione. Così contribuiscono
alla modernizzazione del sistema
dei trasporti e alla transizione verso un modello
di mobilità sempre più sostenibile, efficiente
e resiliente».
Gli step del progetto
Entro il 2025: pubblicazione di una prima gara di
35 milioni per mettere a disposizione i primi 90
siti Anas (per lo più case cantoniere, più qualche
area di sosta e green island) nell’ottica della riqualificazione
per essere utilizzati per la ricarica
di veicoli elettrici. L’obiettivo è coordinare l’intera
filiera dalla progettazione alle attivazioni di centraline
di ricarica includendo anche opere civili e
assicurare la continuità del servizio nella garanzia
di disponibilità di potenza.
Entro il 2027: realizzazione delle prime infrastrutture
sui principali corridoi di competenza,
garantire l’interoperabilità tra operatori diversi,
il rispetto delle tempistiche, la gestione di un
network di ricarica in grado di soddisfare i flussi
di traffico merci in costante crescita.
Entro il 2030: contribuire a una copertura congrua
sulla rete TEN-T con infrastrutture scala-
bili in grado di sostenere la crescente domanda
di mobilità elettrica per i mezzi pesanti. La sfida
sarà mantenere standard tecnologici aggiornati
integrando altre forme di alimentazione alternativa,
come l’idrogeno, per garantire neutralità
tecnologica e resilienza del sistema.
L’Ad Gemme ha ricordato che Anas è una tra
le maggiori stazioni appaltanti del Paese ed è
il primo gestore della rete stradale di interesse
nazionale con oltre 32mila chilometri di strade
e autostrade. Ha poi sottolineato che il ruolo di
Anas nel campo della transizione energetica è
fornire spazi e connessioni per le stazioni di ricarica
e i sistemi di rifornimento di carburanti
alternativi; integrare le tecnologie attraverso
Smart Road, sensoristica e piattaforme digitali
per supportare la gestione del traffico e l’ottimizzazione
della domanda di ricarica; garantire
sicurezza e accessibilità con infrastrutture sicure,
fruibili e capaci di servire veicoli tradizionali
ed elettrici e a zero emissioni durante tutto il
periodo di transizione. nn
Claudio Andrea Gemme,
Amministratore delegato
Anas.
Infrastrutture&Mobilità
60 10/2025 leStrade
Opere
Colle Isarco, laboratorio di innovazione
ingegneristica e tecnologica
Consolidamento e monitoraggio da satellite, in collaborazione
con l’ateneo di Trento. Il viadotto Colle Isarco guadagna 50 anni di vita.
L’intervento, da 53,3 milioni di euro, contempla numerose azioni
Ne abbiamo doviziosamente parlato sul numero
di maggio 2024 di «leStrade» (cfr. Il Gemello digitale
del Colle Isarco, la nuova vita del viadotto),
e ora torna ad essere protagonista, perché il viadotto
Colle Isarco non è semplicemente una delle
opere simbolo dell’intera A22, posto com’è a pochi
chilometri dal confine di Stato, ma un vero e
proprio laboratorio di innovazione ingegneristica
e tecnologica, dove nei decenni si sono applicati
interventi di manutenzione e monitoraggio all’avanguardia.
Ora si è compiuto un altro importante
passo in questa direzione: il Consiglio di Amministrazione
ha infatti deliberato un intervento
da 53,3 milioni di euro che contempla numerose
azioni, dal consolidamento all’implementazione
del sistema di monitoraggio con l’acquisizione di
immagini satellitari, in collaborazione con l’ateneo
di Trento.
Monica Banti
La parola chiave: prevenzione
«La parola chiave di questo importante investimento
- riflette il Presidente Hartmann Reichhalter
- è prevenzione: Autostrada del Brennero monitora
attentamente infrastruttura e opere d’arte
investendo in azioni che ne prolungano la vita utile,
in questo caso stimabile ad almeno altri 50 anni, e
prevengono le criticità, così da offrire a chi viaggia
e ai territori un’infrastruttura efficiente e in salute».
«Sul viadotto Colle Isarco - osserva l’Amministratore
Delegato Diego Cattoni - transita una rilevante
fetta dello straordinario export italiano, il
quarto al mondo. Grazie ad azioni di manutenzione
e al monitoraggio puntuale che la Società ha
sempre messo in atto garantiamo che questo flusso
avvenga in sicurezza e senza limitazioni di uso
o portata nonostante i sempre crescenti volumi di
traffico pesante».
Le azioni programmate dall’intervento
L’intervento prevede una serie di misure di consolidamento,
che si stima faranno incrementare i coefficienti
di sicurezza del 17%. Carlo Costa, Direttore
Tecnico Generale di Autobrennero nonché progettista
dell’intervento, ne ha illustrato i vari step:
«Verrà eseguita una precompressione integrativa
delle sei mensole di luce 16,5 metri e verranno rinforzate
strutturalmente tutte le selle Gerber mediante
articolazioni metalliche. Si provvederà poi
al risanamento superficiale dell’elevazione di pile
e spalle e dell’intradosso degli impalcati e infine
all’integrazione del sistema di monitoraggio strutturale».
Già dotato di quasi 200 sensori di varia tipologia,
il viadotto accoglierà quindi nuovi sensori
di temperatura, accelerometri, inclinometri e celle
di carico che consentiranno di arricchire la mole di
dati che già oggi vanno a integrare il Gemello digitale
dell’opera e che renderanno ancora più precise
e approfondite le analisi predittive sulle varie parti
del manufatto. «Abbiamo inoltre deciso di introdurre
sul Colle Isarco un’applicazione innovativa -
aggiunge Costa - In collaborazione con l’ateneo di
Trento svolgeremo per la prima volta un monitoraggio
satellitare del viadotto: partendo dall’acquisizione
di immagini da satellite estrarremo punti e
spostamenti registrati sull’opera».
Il Bilancio di Sostenibilità
Il Consiglio di Amministrazione ha approvato anche
il Bilancio di Sostenibilità del Gruppo Autobrennero,
redatto sempre su base volontaria adottando
i nuovi standard ESRS previsti dalla normativa
europea CSRD che rappresenta un avanzamento
nella rendicontazione su temi ambientali, sociali
e di governance (ESG). Di soddisfazione ancora
una volta i dati esposti nel documento: grazie alla
sinergia fra ferrovia e autostrada sono aumentati
a circa 30.000 i treni movimentati in un anno dal
Gruppo (compresi quelli della collegata Lokomotion),
il che ha consentito di spostare 1.500 tir al
giorno dalla gomma alla rotaia e di abbattere così
ogni anno di circa 300 mila tonnellate la produzione
di CO 2
lungo il corridoio del Brennero. Sempre
importanti gli investimenti in sostenibilità con un
incremento del 12,8% dell’investimento nella rete
per la ricarica elettrica dei veicoli, il 98,6% dei rifiuti
destinati a operazioni di recupero e i quattro nuovi
centri di distribuzione di idrogeno verde pronti a
essere realizzati. nn
Infrastrutture&Mobilità
62 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 63
Porti
DBA Group contratto
con Batumi Sea Port LTD
DBA Group continua a investire nella digitalizzazione della
logistica portuale all’estero, con lo sviluppo del nuovo Terminal
Operating System (TOS) del porto georgiano di Batumi
DBA Group S.p.A., società italiana quotata sul
mercato Euronext Growth Milan di Borsa Italiana
e specializzata in servizi di Consulenza, Architettura,
Ingegneria, Project Management e soluzioni
ICT per la gestione del ciclo di vita di opere
e infrastrutture mission-critical, continua a investire
nella digitalizzazione della logistica portuale
all’estero. La controllata DBA S.p.A. ha siglato
un contratto con Batumi Sea Port LTD per la fornitura,
lo sviluppo e l’implementazione del nuovo
Terminal Operating System (TOS) del porto
georgiano di Batumi.
Completa digitalizzazione dei processi
La nuova piattaforma software, interamente progettata
da DBA, consentirà la completa digitalizzazione
dei processi logistici portuali, con l’obiettivo
di automatizzare la gestione delle operazioni
del terminal, ottimizzare la pianificazione delle risorse
e migliorare l’efficienza e la tracciabilità dei
flussi di merci. Il sistema includerà, inoltre, funzionalità
avanzate di Electronic Data Interchange
(EDI), reportistica e monitoraggio dati.
Il progetto di Batumi, della durata complessiva di
undici mesi, comprende tutte le fasi di sviluppo,
Raffaele De Bettin,
CEO di DBA Group.
Carta d’identità
DBA Group, holding di società operative nei settori dell’ICT, del PMO e dell’Architettura
e Ingegneria, è stata fondata dai Fratelli De Bettin nel 1991. Tra le prime dieci
società di ingegneria in Italia secondo il “Report 2024 on the Italian architecture,
engineering and construction industry”, a cura di Aldo Norsa, conta complessivamente
26 sedi nel mondo, di cui 15 in Italia, quattro in Slovenia, una in Montenegro,
una in Serbia, una in Croazia, una in Bosnia Erzegovina, una in Azerbaijan, una in
Albania, una in Spagna. Il Gruppo, che ha registrato un valore della produzione per
il 2024 pari a 115,8 milioni di euro, impiega oggi oltre 1.000 persone
test e collaudo operativo del sistema del porto, il
quale rappresenta un nodo logistico di crescente
importanza per i traffici tra Asia ed Europa.
L’adozione del nuovo TOS rappresenta un passo
fondamentale per aumentarne la competitività,
supportarne la crescita sostenibile e promuovere
la trasformazione digitale dei porti dell’area.
Il Terminal Operating System (TOS)
Il TOS è una soluzione digitale che consente la
gestione integrata di tutte le operazioni all’interno
di un terminal, in particolare portuale: dai movimenti
dei container agli ingressi e alle uscite del
cargo. Il TOS si interfaccia con altri software gestionali
(Dogane, operatori Ferroviari e Port Community
System), migliorando l’efficienza e la trasparenza
dell’intera catena logistica.
Un asset strategico
«Siamo orgogliosi di accompagnare il porto di
Batumi in questo percorso di trasformazione digitale»
- ha dichiarato Raffaele De Bettin, CEO di
DBA Group. «Il sistema TOS che metteremo a
disposizione rappresenta un asset strategico per
rendere più efficienti, trasparenti e sostenibili le
operazioni portuali.
Questo progetto rafforza ulteriormente la nostra
presenza lungo il Middle Corridor, la Nuova Via
della Seta, un’area nella quale vogliamo continuare
a investire in innovazione, consolidando
ulteriormente il nostro ruolo di player strategico
dopo le esperienze già avviate in Bulgaria (Burgas
e Varna), Georgia (NPCS) e Azerbaijan (Porto
di Baku)». nn
Gabriele Villa
Infrastrutture&Mobilità
64 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 65
Soluzioni
VENDITA - NOLEGGIO - ASSISTENZA
Genetec per la Funicolare di Chiaia
Genetec Inc. per la Funicolare di Chiaia ha implementato la soluzione
Genetec Security Center per dotare l’impianto di un’unica
piattaforma di gestione di tutti i vari sistemi e dispositivi di sicurezza
La Funicolare di Chiaia a Napoli, inaugurata nel
1889 e considerata la più antica delle quattro funicolari
napoletane, ha riaperto a fine gennaio di
quest’anno con un impianto completamente rinnovato
e tecnologicamente avanzato. Quella di Chiaia
è un importante asse della mobilità urbana che collega
piazza Amedeo con la collina del Vomero e trasporta
una media di 15.000 passeggeri nei giorni
feriali. L’intervento ha comportato un investimento
di circa nove milioni di euro.
Come previsto dalla legge, nel 2022 l’Azienda Napoletana
Mobilità (ANM) aveva avviato il piano di
revisione finalizzato a garantire la sicurezza e l’efficienza
della Funicolare. Per modernizzare l’infrastruttura,
ANM ha scelto le soluzioni di sicurezza
di Genetec, proposte dal system integrator LAIS.
Genetec Security Center
La piattaforma Genetec Security Center è stata il
fulcro di un progetto che ha permesso di integrare
e unificare diversi sistemi di sicurezza e controllo
precedentemente basati su piattaforme separate:
«Nell’utilizzare la piattaforma Genetec siamo riusciti
a integrare i vari sistemi di sicurezza e di controllo
ottenendo notevoli vantaggi che ci hanno permesso,
in particolare, di standardizzare con un unico
software: i sistemi di sicurezza, sorveglianza, controllo
accessi, allarmi ed emergenze che prima si
basavano su piattaforme diverse», ha dichiarato
Francesco Cappiello, Responsabile Programmazione,
Gestione, Controllo dell’Esercizio e Manutenzioni
Funicolari, ANM.
La scelta della soluzione Genetec è stata determinata
dalla capacità di unificare e integrare diversi
sistemi di sicurezza in un’unica piattaforma centralizzata,
oltre che dalle caratteristiche di scalabilità,
affidabilità e facilità d’uso. Inoltre, la piattaforma ha
permesso di creare postazioni di lavoro personalizzate
per gli agenti e di formare il personale ANM
per una gestione efficace del sistema.
L’obiettivo futuro è di estendere le soluzioni Genetec
ad altri settori di ANM, sfruttando l’esperienza
positiva acquisita con la Funicolare di Chiaia. nn
Mauro Armelloni
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Le tecnologie
Tra le diverse tecnologie implementate troviamo:
• sistema di videosorveglianza: con un numero
significativo di telecamere per postazione,
stimato tra le 90 e le 100 unità. Questo sistema
è gestito e controllato con la piattaforma
unificata Genetec che fornisce una dashboard
centralizzata per il monitoraggio e integra le
telecamere IP di Axis per le riprese video nelle
stazioni, nelle aree di accesso e nelle vetture,
rendendo possibile l’attività di monitoraggio
rivolta a garantire la sicurezza dei passeggeri
e anche a prevenire atti vandalici;
• nuovi sistemi di sicurezza per elevare gli
standard operativi dell’impianto, tra cui una
nuova piattaforma software di gestione Genetec
Security Center, con l’adozione di
analisi video intelligenti con soluzioni Axis
Perimeter Defender per rilevare situazioni
potenzialmente rischiose come l’abbandono
di oggetti e il superamento delle linee di
sicurezza;
• controllo accessi: con la soluzione avanzata
Synergis di Genetec per la gestione degli
accessi alle stazioni attraverso tornelli integrati
con il sistema di bigliettazione;
• gestione degli allarmi: un sistema centralizzato
per la gestione degli alert provenienti da
diversi dispositivi (es. telecamere, pulsanti di
emergenza) con notifiche in tempo reale al
personale di sicurezza;
• comunicazioni di emergenza: integrazione
con sistemi di comunicazione vocale – nello
specifico interfoni IP multifunzione – in caso
di emergenza per consentire ai passeggeri di
contattare il personale in caso di necessità.
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Riflessioni
L’impegno del RUP negli
interventi di viabilità
Fin dalla sua istituzione, più di trent’anni fa ormai, il RUP (prima
“del procedimento”, oggi “del progetto”) ha rivestito un ruolo
fondamentale nella gestione degli appalti pubblici di lavori
Chiamato fin da subito a fungere sia da riferimento
nel dedalo delle competenze necessarie che da
facilitatore dei rapporti tra tutti gli attori coinvolti
nella realizzazione dell’opera, il RUP si è visto nel
tempo insignito di molte onorificenze enfatiche ma
spesso non ha riscontrato il giusto e concreto riconoscimento
del proprio ruolo. D’altra parte, la sua
costituzione era stata caratterizzata da aspettative
piuttosto elevate: la sua nomina corrispondeva
addirittura al primo comma dell’articolo dal
nome “Misure per l’adeguamento della funzionalità
della pubblica amministrazione”. Nel corso del
tempo, tuttavia, l’entusiasmo nell’incarnare questo
ruolo ha avuto qualche alto e basso e la figura
che ha mandato in pensione l’ingegnere capo ha
dovuto subire l”’onta” dell’arruolamento obbligatorio
con l’inserimento, vent’anni dopo, della clausola
contenuta nell’art. 31 comma 1 del d.lgs. 50/16 e
confermata nell’art. 15 comma 2 del d.lgs. 36/23
(“l’ufficio di responsabile unico del procedimento
è obbligatorio e non può essere rifiutato”). Neppure
la distrazione di non procedere alla nomina impedisce
l’istituzione del RUP (“In caso di mancata
nomina del RUP nell’atto di avvio dell’intervento
pubblico, l’incarico è svolto dal responsabile dell’unità
organizzativa competente per l’intervento”).
Insomma, il RUP ci doveva proprio essere e dove
non si è arrivati con l’incentivazione si è scelta la
forza.
Poco si è invece parlato dell’incardinamento del
RUP nell’ente che gestisce l’appalto di realizzazione
dell’opera pubblica, fondamentale per creare le
condizioni perché l’azione del RUP si svolga in maniera
efficiente, efficace e sostenibile.
Per questi motivi uno sforzo di valorizzazione del
ruolo di RUP è basilare per sostenerlo con consapevolezza.
Dal valore del ruolo all’impegno
del RUP nell’ambito dei lavori
Il valore del ruolo di RUP nell’ambito dei lavori presenta
diverse “dimensioni” oltre a quella spiccata-
mente “burocratico-funzionale”, che attiene all’effettivo
svolgimento di attività di implementazione
di tutte le procedure previste dai codici dei lavori
pubblici che nel tempo si sono succeduti. Fra queste
dimensioni, assumono una significatività particolare
quella “economica” e quella “organizzativa”.
La dimensione economica può essere determinata
basandosi sul rapporto che esiste da sempre tra il
valore assegnato dalle tariffe professionali alle attività
di supporto al RUP e quello assegnato ad alcune
attività storicamente molto indagate, come
la progettazione e la direzione dei lavori. Non ha
importanza se il valore così determinato non possa
assumere un riferimento di tipo assoluto (d’altra
parte solo il confronto con le dinamiche di mercato
gli potrebbe garantire nel tempo tale caratteristica,
come è avvenuto per le tariffe professionali in
tema di servizi per l’ingegneria e l’architettura, ma
questo non è possibile stante la matrice pubblica
del ruolo): può essere utile anche un riferimento
relativo, pur correlato ad una determinazione economica,
che consenta una corretta programmazione
e pianificazione della gestione dei RUP con la
possibilità di confrontare l’impegno necessario per
appalti che si differenziano per tipologia di opere,
dimensioni e caratteristiche. Sarà poi la pratica e
l’interpretazione di dati che nel tempo si renderanno
disponibili ad avvicinare la determinazione economica
a valori più consistenti in senso assoluto.
Ma quello che può essere fatto subito è agganciare
la prestazione del RUP ad una misura del valore
economico della stessa, confrontandola con quella,
ben parametrata, delle due attività che indubbiamente
caratterizzano la realizzazione dell’opera:
la progettazione e la direzione dei lavori.
La dimensione economica dell’attività svolta personalmente
dal RUP può essere determinata, in
prima approssimazione, tenendo conto di due considerazioni:
la determinazione del valore dell’attività
di supporto al RUP nelle tariffe professionali
rispetto a quello relativo alla somma della progettazione
e della direzione dei lavori (pari al 25%, ad
Dario Bellini
Dirigente del Settore
Viabilità Regionale Ambiti
Pisa, Livorno, Lucca e
Massa-Carrara - Porti
Regionali
esempio, secondo il D.M. 4 aprile 2001) e l’aliquota
dedicata in maniera specifica al RUP nei vari regolamenti
di incentivazione del personale rispetto a
quella assegnata al supporto al RUP (in media circa
due terzi l’una dell’altra). Quindi l’attività personalmente
svolta dal RUP può assumere il valore di
circa il 18% della somma di quanto previsto per la
progettazione e la direzione di lavori. Tutto questo
considerando un “pieno” supporto al RUP. Se invece
si vuole tentare di affinare la valutazione, può
essere scandagliata l’effettiva capacità del supporto
in termini di integrazione delle competenze o,
meno incisivamente, di consulenza, assistenza o
aiuto. Nel caso teorico di RUP completamente solo,
quest’ultimo deve accollarsi anche tutta l’attività
del supporto e la percentuale di cui sopra può salire
fino al 43%.
La dimensione “organizzativa” attiene invece alla
soggettiva valutazione da parte della stazione appaltante
della strategicità del ruolo del RUP, tenendo
conto delle proprie caratteristiche, delle proprie
regolamentazioni e vocazioni istituzionali, nonché
delle proprie politiche di gestione del personale. Si
tratta, in definitiva, del “riconoscimento” che l’ente
è disposto ad assegnare al ruolo di RUP. Tale
riconoscimento può essere desunto dalla regolamentazione
che ciascun ente stabilisce di attuare
in ottemperanza agli articoli dei codici degli appalti
pubblici in materia di incentivazione. In questo
caso possiamo riferirci alla quota stabilita per il
RUP (in termini di attività personalmente agite) e
a quelle per la progettazione e direzione dei lavori.
Una volta definito il valore del ruolo del RUP, per
poter determinare l’impegno del RUP nel tempo
occorre considerare la durata nel tempo delle attività
che il RUP deve compiere e, quindi, dei tempi
di realizzazione dell’opera sia in termini complessivi
che per ciascuna fase di realizzazione.
La determinazione dell’impegno del RUP ha senso,
per ciascun ente, sia in termini di programmazione
che di consuntivo ma il problema che si incontra
è che, mentre a realizzazione conclusa è possibile
basarsi sulla disamina storica della documentazione
comprovante il susseguirsi delle diverse fasi,
in sede di previsione è necessario poter fare delle
ipotesi ragionevoli sulla durata della realizzazione
Infrastrutture&Mobilità
68 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 69
si è passati dai 9,2 anni ai 12,2 anni.
In quel periodo era stata anche attivata un’applicazione
del Ministero dello Sviluppo Economico denominata
“Visualizzazione Interattiva della Stima dei
Tempi delle Opere pubbliche” con acronimo “VI-
STO”, allora consultabile anche on-line. Tale strumento
aveva l’obiettivo di consentire alle pubbliche
amministrazioni di consultare i dati sui tempi
di attuazione delle opere pubbliche e di poter stimare
gli stessi tempi in chiave previsionale. È ovvio
che tali stime effettuate sulla base dei dati storici
riflettono la situazione con le regole dell’epoca
a cui si riferiscono, tuttavia, costituiscono ancora
una base statistica da sfruttare. Fra l’altro, VISTO
consentiva di ottenere non solo una stima dei tempi
di realizzazione di un’opera pubblica, ma anche
l’articolazione degli stessi nelle singole fasi procedurali
che ne compongono il percorso attuativo.
La durata di tali fasi varia in funzione di numerosi
fattori, sia specifici della singola opera sia relativi
al contesto socioeconomico del territorio in cui le
opere vengono realizzate.
Nel “Rapporto sui tempi di attuazione delle opere
pubbliche” pubblicato nel 2018 dalla Agenzia per
la Coesione Territoriale venivano prese in considerazione
ben 56.000 opere pubbliche per un valore
complessivo di 120 miliardi di euro.
L’andamento generale dei tempi di attuazione è
sintetizzato nella figura 1, dalla quale si evince che
i tempi medi si allungano con l’aumentare degli importi
in maniera non direttamente proporzionale
e sussiste qualche leggera differenza tra i diversi
settori di intervento.
Dall’esame dei dati contenuti nel rapporto si deduce
che le fasi di progettazione e di esecuzione
hanno subito un incremento col passare del tempo,
per qualsiasi importo dell’opera. In particolare,
per opere pubbliche di importo complessivo comdi
quella specifica opera (in relazione alla sua tipologia,
caratteristiche e dimensioni) per la quale
ci si appresta a nominare il RUP.
In materia di opere pubbliche si è parlato molto
di questo argomento, soprattutto per individuare
aree di miglioramento della velocità di realizzazione
e soluzioni per ottenere risultati più o meno
duraturi.
Alcuni studi condotti in passato hanno preso in
considerazione grandi quantità di dati e costituiscono
pertanto una base piuttosto attendibile per
fare qualche ipotesi sui tempi di attualizzazione
delle opere pubbliche, pur considerando che la
consueta instabilità normativa di settore ha spesso
modificato il contesto delle regole.
L’andamento dei tempi di
attualizzazione delle opere pubbliche
Analizzando i rapporti disponibili sui tempi di realizzazione
delle opere pubbliche (si citano quello
dell’”Unità di verifica degli investimenti pubblici”
del Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009 e
nel 2013, il “Rapporto sui tempi di attuazione delle
opere pubbliche” dell’Agenzia per la Coesione
Territoriale del 2018 ed il rapporto “Tempi di realizzazione
delle opere pubbliche e loro determinanti”
della Banca d’Italia del 2019) se ne deducono
considerazioni statisticamente supportate che
possono essere utili in sede di programmazione. In
quel periodo il tempo di attuazione delle opere infrastrutturali
si attestava mediamente sui 4 anni e
mezzo e, ovviamente, cresceva progressivamente
al crescere del valore economico degli interventi.
Nel corso della decade scorsa è stato registrato,
per un’opera pubblica di importo compreso tra 5 e
10 milioni, un aumento del tempo di attualizzazione
dai 6,4 anni a 7,9 anni, così come per un’opera
pubblica di importo compreso tra 50 e 100 milioni
Figura 1 - Tempi
di attuazione per classi
di costo, settori e fasi.
Figura 2 - La sequenza
temporale di fasi operative
e tempi di attraverso fino
alla funzionalità dell’opera.
Figura 3 - Durate mediane
delle fasi operative
(blu) e tempi mediani di
attraversamento (rosso) -
Fonte Banca d’Italia ( 2019).
preso tra 5 e 10 milioni si passa per la fase di progettazione
da 3,1 anni nel 2009 a 3,7 nel 2018.
Per un’opera invece di importo compreso tra 10 e
20 milioni per la fase di progettazione si passa da
3,5 anni nel 2009 a 4,0 anni nel 2018. In entrambi
i casi l’aumento percentuale tra il 2011 ed il 2018 è
risultato di circa il 20%. Stesso incremento si registra
per la fase di esecuzione per opere dello stesso
importo: per un’opera compresa tra 5 e 10 milioni
si passa da 2,7 anni nel 2009 a 3,3 anni nel 2018.
L’incidenza percentuale della progettazione rispetto
al tempo totale di attuazione diminuisce
con l’aumentare dell’importo dell’opera e passa
da quasi il 70% del tempo totale, per opere sotto
i 100mila euro, al 40%, per importi superiori a
100milioni di euro.
Fin dai primi rapporti è stato messo in luce un fenomeno
che è stato ritenuto meritevole di essere
oggetto di attenta valutazione: il “tempo di attraversamento”
, cioè il lasso di tempo necessario per
transitare da una fase procedurale alla successiva:
ad esempio, dalla fine del primo livello di progettazione
all’avvio del secondo. All’epoca i livelli
erano tre e sarebbe interessante valutare dati recenti
per verificare se è avvenuta effettivamente
una compressione dei tempi di attraversamento o,
addirittura, del tempo tecnico di progettazione. Tali
tempi di attraversamento, comunque, sono riconducibili
ad un insieme di attività prevalentemente
amministrative, necessarie per la prosecuzione
del percorso attuativo di un’opera (iter autorizzativi
e passaggi burocratici: pareri, autorizzazioni,
conferenze di servizi, valutazioni di impatto ambientale,
ecc.).
Nel rapporto del 2018, sulla base dei dati statisticamente
raccolti, sono stati determinati i valori
medi dei tempi di attraversamento per ciascuna
fase: la progettazione preliminare era risultata la
fase caratterizzata dal maggior peso dei tempi di
attraversamento. La rilevanza dei tempi di attraversamento
diminuisce al crescere dell’importo,
passando dal 59% per la classe di importo minore
di 100mila euro al 44% per la classe di importo
superiore ai 100 milioni di euro.
Secondo il rapporto elaborato dalla Banca d’Italia
nel dicembre 2019 “Tempi di realizzazione delle
opere pubbliche e loro determinanti” (basato su un
insieme di 55.932 interventi, per un valore totale
superiore a 119 miliardi di euro), dai dati emerge
che la durata mediana dell’intero ciclo di realizzazione
delle opere considerate è stimata pari a circa
4,9 anni. La fase di progettazione ha una durata
mediana di circa 2,1 anni, la fase di affidamento di
6 mesi, la fase di esecuzione di 1 anno e mezzo, la
fase di messa in funzionalità di poco più di 4 mesi.
Il complesso delle interfasi ha una durata mediana
di 1,9 anni, pari a poco meno del 40% del tempo
totale mediano di realizzazione e risulta particolarmente
elevata nella fase di progettazione (61%).
Dall’esame dei motivi di scostamento tra la programmata
scansione temporale della realizzazione
dell’intervento e le date di completamento effettive
di ciascuna attività, il rapporto della Banca d’Italia
conclude che “ragioni di carattere strettamente
burocratico costituiscano la motivazione prevalente
del verificarsi di scostamenti rispetto ai
tempi programmati”; specificamente, ci si riferisce
all’adozione di pareri o autorizzazioni (ad
esempio le valutazioni di impatto ambientale),
adottati anche in sede di conferenza di servizi, e
all’emissione di certificati (ad esempio regolare
esecuzione e collaudo dell’opera).
La previsione dei tempi di attuazione
per le diverse fasi di realizzazione
La previsione dei tempi di attuazione per le diverse
fasi di realizzazione dell’opera può essere elaborata
mediante l’utilizzo dell’applicazione VISTO,
attivata all’epoca dall’Agenzia governativa per la
Coesione. Alla perduta freschezza di questi dati si
Infrastrutture&Mobilità
70 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 71
Figura 4 - Schermata dell’applicazione
“VISTO” attiva mediante l’Agenzia
governativa per la Coesione (2018).
contrappone il pregio di riferirsi ad un’epoca piuttosto
stabile dal punto di vista del contesto, confinato
temporalmente sia prima della bolla del caro
materiali scatenata da eventi bellici che prima della
pandemia. In attesa della disponibilità di dati
più recenti e, soprattutto, di ampia portata, appare
ragionevole utilizzare quelli che la suddetta applicazione
ci ha già fornito, tenendo anche a mente
che devono servire per supportare una corretta
politica del personale, al fine di sostenere e coordinare
l’attività dei RUP, e non per una determinazione
analitica dell’impegno del RUP. Mediante la
suddetta applicazione, inserendo l’importo dell’opera
pubblica e selezionando il settore, la tipologia
di intervento e di ente appaltante nonché il territorio
in cui l’opera veniva realizzata, era possibile
(adesso l’applicazione non è più attiva) stimare la
durata delle fasi di realizzazione dell’opera comprese
quelle di progettazione: preliminare, definitiva
ed esecutiva.
Il tempo di attuazione per le diverse fasi può pertanto
essere previsto individuando la correlazione
tra i valori rilevati statisticamente e l’importo corrispondente
delle opere. La regressione desumibile
in forma di potenza presenta un coefficiente
R2=0,989, quindi molto affidabile, per i valori relativi
ad opere di importo compreso tra 100mila
euro e 100milioni di euro.
La previsione dei tempi di attuazione
per la viabilità
Le correlazioni ottenibili dal database “VISTO” consentono
di ipotizzare la durata degli interventi di
viabilità in funzione dell’importo dei lavori. Si ot-
tengono pertanto le funzioni associate ai diversi
livelli di progettazione (comprensivi dei tempi
di attraversamento), alla fase di affidamento e di
esecuzione.
Poiché il data base “VISTO” si riferiva ad un’epoca
in cui la normativa sui lavori pubblici prevedeva
tre livelli di progettazione, risultano disponibili
dati ripartiti secondo questa ripartizione. Ad oggi,
con il d.lgs. 36/2023, dovremmo considerare due
livelli di progettazione (progetto di fattibilità tecnico-economica
e progetto esecutivo); per semplicità,
in assenza di dati recenti e sufficientemente
estesi, potremmo considerare come tempo di
attuazione per l’attuale PFTE la somma di quanto
rilevato all’epoca per progettazione preliminare e
definitiva. Ad ogni buon conto, le funzioni che interpolavano
utilmente i dati contenuti nel suddetto
database (con coefficienti di determinazione molto
elevati), per la viabilità, risultavano le seguenti:
TEMPO MEDIO DI ATTUAZIONE
PER INTERVENTI RELATIVI ALLA
VIABILITÁ (tempo T in giorni e importo progetto in M€)
PROGETTAZIONE PRELIMINARE
PROGETTAZIONE DEFINITIVA
PROGETTAZIONE ESECUTIVA
AFFIDAMENTO
ESECUZIONE
TEMPO TOTALE
T = 241,39 * M€^0,114
T = 315,84 * M€^0,177
T = 310,45 * M€^0,074
T = 196,89 * M€^0,056
T = 540,92 * M€^0,236
T = 1.598,41 * M€^0,162
Poiché la stessa applicazione forniva anche i dati
relativi ai tempi minimi e massimi di realizzazione
degli interventi di viabilità, secondo quanto rilevato
statisticamente e corrispondenti a percentili
Figura 5 - Tempo di attuazione
complessivo minimo, medio
e massimo di un intervento
di viabilità in funzione
dell’importo in milioni di euro.
Figura 6 - Tempo di attuazione
per ciascuna fase minimo,
medio e massimo
di un intervento di viabilità
in funzione dell’importo
in milioni di euro.
ritenuti significativi per l’individuazione del range,
ritenuto ragionevole, di variabilità del tempo
complessivo, sono disponibili anche le formule di
regressione che consentono la previsione di questi
tempi in funzione dell’importo dell’intervento.
In buona sostanza, prima dell’avvio dell’intervento
è possibile affinare la stima del tempo di attuazione
in funzione delle caratteristiche specifiche
dell’intervento specifico. La scelta di una delle tre
ipotesi di tempo di attuazione (minimo, medio o
massimo) è legata alla valutazione della complessità
dell’intervento (per la viabilità si va dalla manutenzione
straordinaria alla realizzazione di ponti,
viadotti e gallerie in tracciati complessi) e del percorso
autorizzativo (dall’assenza di autorizzazioni,
come nel caso della manutenzione, all’esperimento
di delicate conferenze dei servizi o procedure di
autorizzazione ambientale come VIA, VAS, ecc.).
Inoltre, possono essere prese in considerazione
anche caratteristiche del contesto in cui si deve
inserire l’opera (cantiere libero o caratterizzato da
molte interferenze con il traffico, presenza di impedimenti
o sottoservizi esistenti, territorio ambientalmente
di pregio o fragile, prescrizioni raccolte
che limitano la produttività del cantiere, stagionalità
di lavorazioni da rispettare, ecc.).
Nelle figure 5 e 6 sono illustrate le situazioni di
tempo di attuazione complessivo, in relazione ad
interventi di realizzazione di opere di viabilità, in
termini di tempo di attuazione prevedibile (minimo,
medio e massimo), in funzione dell’importo
dell’intervento stesso e in termini di singola fase
di realizzazione (progettazione preliminare+definitiva,
progettazione esecutiva, affidamento ed
esecuzione).
A questo punto siamo in grado di ipotizzare quale
possa essere la durata complessiva di un qualsiasi
intervento di viabilità ed anche la durata di ciascuna
fase. Non sappiamo ancora però quanto può
“pesare” l’impegno del RUP dell’intervento stesso.
La determinazione dell’impegno
del RUP per la viabilità
Conoscendo la durata presumibile dell’intervento
della viabilità (dalla comparazione con i dati del data-base
di “VISTO”) ed il valore del ruolo del RUP
è quindi possibile dedurre, anche in via previsionale,
l’impegno del RUP.
È possibile, infatti, ipotizzare l’impegno medio in
termini di ore giornaliere da parte del RUP per ciascuna
fase dell’intervento in modo da poter valutare,
in caso di presenza contemporanea di più interventi
a carico dello stesso RUP, se il soggetto ha
il tempo sufficiente per potersi occupare di tutti gli
interventi oppure, inversamente, stabilire quali e
quanti tipi di intervento il soggetto che riveste il
ruolo di RUP può gestire contemporaneamente. E
cosa ancora più importante, di quale tipo di supporto
può avere bisogno il RUP in termini qualitativi
e quantitativi al fine di ottimizzare la capacità
di risposta della stazione appaltante alle esigenze
realizzative di opere pubbliche, nell’ambito della
propria strategia di Portfolio Management.
Poiché per determinare la “dimensione economica”
del valore del ruolo del RUP è stata utilizzata
una comparazione con i corrispettivi della progettazione
e della direzione dei lavori per lo specifico
intervento in questione, appare ragionevole, in
prima approssimazione e nelle more di ulteriori
approfondimenti, tradurre tale valore in un monte
ore che descriva l’impegno del RUP mediante l’applicazione
di quanto prevede il Decreto ministeriale
17 giugno 2016 come onorario a vacazione, nel
caso di servizi di ingegneria e architettura per la
progettazione e direzione lavori per la realizzazione
di opere pubbliche. Tale onorario viene definito
Infrastrutture&Mobilità
72 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 73
esempio, la previsione di impegno per interventi
di viabilità ordinaria (V.01) e importi di intervento
tra 1 milione e 25 milioni di euro. In questo
diagramma l’impegno del RUP è confrontato
con la disponibilità oraria minima che il RUP deve
garantire: pertanto l’impegno stesso è rappresentato
con una percentuale rispetto a quanto
contrattualmente previsto per il soggetto incaricato;
ogni stazione appaltante può valutare questo
confronto con le stesse tecniche e considerazioni
con le quali gestisce il proprio personale in
termini di affidamento di mansioni ed incarichi.
Ovviamente le percentuali decrescono con l’aumentare
delle ore di
lavoro che possono essere richieste complessivamente
al RUP secondo le disposizioni contrattuali
che regolano l’impegno dello stesso. Non deve
trarre in inganno il fatto che in caso di tempo di atall’art.
6 per “altre prestazioni non determinabili”
ai sensi del comma 1 (per “analogia con le prestazioni
comprese nelle tavole allegate”). Per il professionista
incaricato viene previsto un onorario
compreso tra 50 e 75 euro/ora. Poiché ci stiamo riferendo
ad un’esigenza di programmazione di attività,
la scelta del parametro da utilizzare come
onorario a vacazione spetta all’ente che gestisce
i RUP e può ovviamente variare da caso a caso in
funzione di diversi fattori. Tuttavia, si ritiene utile
procedere ad una esemplificazione prendendo
in considerazione il valore massimo previsto dal
D.M. 2016: in questo modo, qualsiasi affinamento
su questo parametro che consenta di utilizzare
un costo orario inferiore a quello massimo considerato
produrrà un aumento del numero di ore nella
determinazione dell’impegno del RUP.
Utilizzando questa ipotesi è pertanto possibile provare
a stimare l’impegno programmabile del RUP
per interventi di realizzazione di opere di viabilità:
possiamo prendere infatti in considerazione il numero
delle ore che si determina rapportando la dimensione
economica del valore del ruolo del RUP
con il costo orario ipotizzato per un professionista
che si occupa di attività connesse con gli appalti di
lavori pubblici e, specificamente, della progettazione
e della direzione dei lavori. Tali attività, infatti,
erano state prese in considerazione per determinare
la dimensione economica del RUP, stimata in circa
il 18% (pari a circa due terzi di quanto previsto
per il supporto al RUP, se presente) della somma
del corrispettivo per la progettazione e per la direzione
lavori per quello specifico intervento. Come
già specificato, tale stima si riferisce al caso del
RUP pienamente supportato, mentre, nel caso in
cui il supporto garantito sia meno incisivo, la percentuale
di cui sopra sale e può raggiungere il valore
del 43% (che si ottiene sommando al valore
dell’attività personale del RUP anche quella che
svolgerebbe, se presente, il supporto, stimata appunto
nel 25% della somma della progettazione e
della direzione dei lavori dal Decreto Ministeriale 4
aprile 2001).
Il numero di ore di impegno del RUP ottenuto con
le considerazioni di cui sopra va spalmato su tutta
la durata della realizzazione dell’intervento, in
modo da ottenere un impegno medio del RUP per
tutto il tempo di attuazione, e confrontato con la
disponibilità oraria che il RUP deve garantire in termini
di contratto di lavoro. Tale suddivisione in realtà
può essere affinata nel caso in cui si disponga
di dati storici sulla determinazione dell’impegno del
RUP per fase (progettazione, affidamento, esecuzione,
avvio della funzionalità), nonchè sulla base
di considerazioni legate al costo del supporto al
RUP nelle diverse fasi di realizzazione.
Rimanendo sull’ipotesi più semplice di ripartizione
media dell’impegno del RUP, la figura 7 mostra, ad
Figura 7 - Impegno
programmabile del RUP
per interventi di viabilità
ordinaria (V.01)
in funzione delle dimensioni
dell’intervento.
Figura 8 - Impegno
programmabile del RUP
per interventi caratterizzati
da una composizione
di diverse categorie di opere
in funzione delle dimensioni
dell’intervento.
tuazione con valori massimi rilevati statisticamente,
l’impegno del RUP sia più basso a quello in cui
il tempo di attuazione è risultato “medio”: ovviamente
l’impegno del RUP in quel caso è ”spalmato”
su un periodo più lungo. Nel caso di tempi di
attuazione “lunghi”, ovviamente, occorre fare delle
considerazioni specifiche sulle ragioni che hanno
portato all’allungamento dei tempi e tener conto
delle criticità che si sono prodotte. In alcuni casi,
infatti, l’impegno del RUP potrebbe subire delle
impennate per gestire le criticità che si creano.
Proprio per questo la stima dell’impegno è quella
“programmabile”, cioè determinabile secondo le
ipotesi disponibili in termini di previsioni, da definirsi
in funzione delle caratteristiche dell’intervento.
Tali caratteristiche si palesano man mano che
la realizzazione dell’intervento progredisce: prima
con il progetto, poi con il sistema di affidamento
scelto ed infine con l’operatore economico che si
è aggiudicato l’appalto. La stima pertanto procede
e si aggiorna con la progressione dell’intervento e
man mano che si rilevano i dati cristallizzati delle
fasi concluse è possibile confrontare la situazione
ipotizzata e programmata con quella verificatasi,
analizzando quindi gli eventuali scostamenti che
si sono prodotti.
Prendendo in considerazione una composizione
tipica di un intervento di viabilità che preveda, ad
esempio, la realizzazione di alcune intersezioni
e la necessità di costruire alcune strutture, la situazione
potrebbe essere rappresentata dal grafico
contenuto nella figura 8. In tale figura viene
presa in considerazione una situazione in cui le
opere da realizzare sono costituite per il 60% da
viabilità ordinaria “V.02”, per il 20% da viabilità
speciale “V.03” (con particolari difficoltà di studio)
e per il restante 20% da strutture (tipo S.04).
L’andamento dell’impegno del RUP in funzione
della dimensione dell’intervento è similare a
quella rappresentata nel caso della viabilità ordinaria
ma ovviamente si attesta su percentuali
superiori.
In questo modo è possibile confrontare l’impegno
del RUP, su scala settimanale o mensile, in funzione
della dimensione degli interventi per i quali
è nominato e della durata stimata delle fasi di realizzazione,
in fase previsionale. In seguito, infatti,
questa stima può essere aggiornata e basata
sui tempi contrattuali dell’affidamento della progettazione
e infine sui tempi contrattuali dell’affidamento
della costruzione. La stazione appaltante
può quindi esercitare il proprio coordinamento,
e controllo, sia in termini di “Program Management”
che di “Portfolio Management”. Infatti, pur
riconoscendo che il metodo descritto sconta alcune
ipotesi di semplificazione che non lo rendono
rigorosamente affidabile in termini assoluti,
tuttavia si ritiene che tale metodo non perda la
caratteristica fondamentale di poter confrontare
l’impegno per interventi molto diversi tra loro
per tipologia di opera, caratteristiche e dimensioni,
ma anche per fase di realizzazione dell’intervento
stesso.
Conclusioni
La stima dell’impegno del RUP, per qualsiasi intervento
da realizzare, costituisce un’operazione
basilare nell’esercizio dell’attività di Program Management
a cui è chiamata ciascuna stazione appaltante
che intende realizzare una o più opere
mediante un appalto di lavori pubblici. Tale sforzo
costituisce un passo concreto che deve discendere
da una corretta impostazione organizzativa e
sancisce un efficace incardinamento del RUP nella
stessa stazione appaltante.
D’altra parte, sono stati gli stessi codici dei lavori
pubblici che si sono susseguiti ad affidare chiaramente
al RUP il ruolo di Project Manager. Soltanto
l’inserimento del progetto in un insieme di progetti
correlati tra loro consente di ottenere obiettivi strategici
altrimenti non conseguibili. Da ciò discende
la necessità di inserire il “Project” in un “Program”
gestito dalla stazione appaltante. Purtroppo, ciò
non è altrettanto chiaramente definito nella normativa
sui lavori pubblici come lo è invece l’abbinamento
“RUP/Project”. Forse la ragione di questo va
ricercata nell’estrema varietà di enti che gestiscono
lavori pubblici, dal punto di vista della diversità,
del numero e delle dimensioni di interventi che
trattano, per cui la normativa si è gioco forza dovuta
affidare all’autonomia organizzativa e vocazionale
del singolo ente.
Il metodo esposto per determinare l’impegno del
RUP, sulla scorta della valorizzazione economica
del suo ruolo, rappresenta un tentativo per intraprendere
questa strada, finora poco battuta anche
per lo scarso interesse da parte delle stazioni
appaltanti (ansiose prevalentemente di delegare
ogni incombenza al RUP), ed è passibile di molti
affinamenti, ma può essere uno stimolo ad una
maggiore attenzione all’argomento.
In particolare, occorrerà raccogliere dati recenti,
raccolti sistematicamente e correlati ad un’epoca
caratterizzata da una maggiore stabilità del mercato
(superata quindi la crisi dell’aumento straordinario
dei prezzi), delle condizioni di lavoro (a valle
quindi del periodo contrassegnato dalla pandemia)
e, ci auguriamo, della normativa dei lavori pubblici.
La possibilità di affinare la determinazione del peso
delle incombenze del supporto e del RUP stesso
potranno consentire di migliorare la programmazione
dell’assegnazione dei carichi di lavoro in via
previsionale con le consuete tecniche di Project
Management, consentendo poi un controllo maggiormente
mirato e consapevole di eventuali scostamenti
per analizzarne le ragioni. nn
Infrastrutture&Mobilità
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leStrade 10/2025 75
Opere
Galleria di Base del Brennero,
18 settembre 25: giornata storica
Con l’abbattimento del diaframma nel cunicolo esplorativo della Galleria
di Base del Brennero, si è compiuto un evento di portata storica. Si è celebrato
un decisivo passo avanti in uno dei progetti ferroviari più importanti d’Europa
18 settembre 2025: una tappa fondamentale per
la realizzazione del tunnel ferroviario di base del
Brennero, grazie all’abbattimento del diaframma
nel cunicolo esplorativo: per la prima volta
un tunnel continuo collega Italia e Austria sotto
le Alpi: un passaggio decisivo nella costruzione
del più lungo collegamento ferroviario sotterraneo
al mondo, realizzato per la parte italiana da
un consorzio di imprese guidato da Webuild per
conto di BBT SE.
Carlo Dossi
Sul lato italiano, la TBM Flavia aveva scavato fino
a raggiungere il confine con l’Austria lo scorso
maggio, dopo un viaggio di oltre 14 chilometri.
A presenziare alla cerimonia per l’apertura della
prima connessione sotterranea transfrontaliera
nel progetto della Galleria di Base del Brennero
circa 1.000 ospiti, tra cui il Commissario
europeo per i trasporti e il turismo sostenibile,
Apostolos Tzitzikostas, i direttori della DG Move,
Herald Ruijters ed Eric von Breska, la Presidente
del Consiglio, Giorgia Meloni, il Vicepresidente
e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti,
Matteo Salvini, il Cancelliere federale austriaco,
Christian Stocker, e il Ministro dei Trasporti, Peter
Hanke, i Presidenti del Tirolo e della Provincia
Autonoma di Bolzano, Anton Mattle e Arno
Kompatscher, l’amministratrice delegata di ÖBB-
-Infrastruktur AG Judith Engel, l’amministratore
delegato di Rete Ferroviaria Italiana Aldo Isi, gli
assessori ai trasporti Renè Zumtobel (Tirolo) e
Daniel Alfreider (Alto Adige), i membri dei consigli
di sorveglianza italiani e austriaci di BBT SE,
nonché i rappresentanti delle imprese costruttrici
di entrambi i Paesi.
L’abbattimento a 1.400 metri
di profondità
L’abbattimento del diaframma è avvenuto a circa
1.400 metri di profondità sotto il Brennero: alle
ore 14.30 del 18 settembre 2025 il Commissario
europeo Tzitzikostas, la Presidente Meloni, il Cancelliere
Stocker e i due ministri dei trasporti hanno
premuto insieme il pulsante di avvio.
Nei lotti H53 Pfons–Brennero (Austria) e H61 Mules
2-3 (Italia) si respirava grande attesa: mentre
i minatori e i team di progetto attendevano sottoterra,
gli ospiti hanno potuto seguire l’evento in
diretta da un tendone allestito presso il Brennero.
Con un martello demolitore, i minatori hanno
abbattuto la parete di roccia che divideva i due
fronti di scavo. L’incontro delle squadre, tra abbracci
e applausi, ha reso visibile l’eccezionale lavoro
di squadra, l’innovazione tecnica e la collaborazione
internazionale.
Un unicum a livello mondiale
Con i suoi 57,5 chilometri, il cunicolo esplorativo
della Galleria di Base del Brennero è uno dei più
lunghi al mondo nel suo genere. Non sarà uti-
Infrastrutture&Mobilità
76 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 77
lizzato per il traffico ferroviario, ma è stato realizzato
per indagini geologiche, trasporti interni,
manutenzione e anche come via di fuga in caso
di emergenza.
Particolarmente rilevante è l’altissima precisione
delle misurazioni: il tratto fino al Brennero è
stato scavato da due lati, dalle gallerie di accesso
di Wolf e di Mules. Per i 29,1 chilometri della
tratta era stata fissata una tolleranza massima
di soli 20 centimetri, ma lo scostamento effettivo
è stato di appena sei centimetri. Grazie a questa
accuratezza è stato possibile costruire le due
gallerie principali senza dover ricorrere a complesse
correzioni.
Questo concetto di cunicolo esplorativo separato,
che funge da “precursore” per la Galleria di Base
del Brennero, rappresenta un unicum a livello
mondiale per lunghezza e precisione e sottolinea
l’elevata complessità tecnologica del progetto.
Il cunicolo esplorativo si trova in posizione centrale
sotto le due gallerie principali, a una profondità
di circa 10-12 metri.
A 12 metri di profondità è lungo 57,5
chilometri
Il cunicolo esplorativo segue il tracciato delle due
gallerie principali est e ovest del BBT, posizionandosi
a circa 12 metri di profondità rispetto a esse.
Ha una lunghezza di 55 chilometri e due funzioni
fondamentali in fase di esercizio: fornire informazioni
sulla qualità della roccia e studiare
le condizioni geologiche per lo scavo delle gallerie
principali.
Una volta che il tunnel sarà in esercizio, il cunicolo
servirà al drenaggio delle acque e alle attività
di manutenzione degli impianti.
Tre delle nove TBM del progetto BBT (Clio, Günther
e Serena) sono state impiegate lungo il cu-
nicolo esplorativo, scavando un totale di circa 42
chilometri. I restanti chilometri sono stati o vengono
realizzati con metodo tradizionale.
Il cunicolo esplorativo ha una lunghezza complessiva
di 57,5 chilometri, di cui 27,2 in Italia e
30,3 in Austria.
Stato di avanzamento del progetto
La Galleria di Base del Brennero è un sistema di
gallerie che si sviluppa per una lunghezza complessiva
di 230 chilometri. Ad oggi sono già stati
scavati 204 chilometri di gallerie: 100 chilometri
– gallerie transito treni; 57 chilometri – cunicolo
esplorativo; 47 chilometri – altre gallerie.
Un simbolo dell’ideale europeo
«Oggi l’Europa si unisce ancora di più grazie a
Italia e Austria - hanno dichiarato i due membri
del Consiglio di Gestione di BBT SE, Gilberto
Cardola e Martin Gradnitzer. La Galleria di Base
del Brennero è molto più di un’opera ingegneristica:
è un simbolo dell’ideale europeo, sostenuto
da determinazione e da anni di intensa collaborazione.
Gli ultimi anni sono stati impegnativi,
ma come team di direzione ci siamo adoperati
ogni giorno per rendere possibile questo ambizioso
traguardo. La nostra più profonda gratitudine
va ai minatori e a tutti i soggetti coinvolti nel
progetto, che con impegno e competenza hanno
reso possibile questo risultato.
Con i suoi 64 chilometri di lunghezza, una volta
completata, la Galleria di Base del Brennero sarà
il tunnel ferroviario più lungo del mondo. Consentirà
di trasferire milioni di tonnellate di merci
dalla strada alla ferrovia, alleggerendo le sensibili
regioni alpine e rendendo Austria e Italia
protagoniste di una politica europea dei trasporti
più sostenibile».
Cenni di storia
28/04/2008: cerimonia di avvio dei lavori per
il cunicolo esplorativo di Aica (Italia): 10,5 chilometri,
fresa doppio scudata (6,3 metri di diametro).
04/12/2009: inizio dei lavori di scavo in Austria:
cunicolo esplorativo gola del Sill: 5,4 chilometri,
26 metri quadrati sezione di scavo, avanzamento
in tradizionale.
03/11/2010: caduta del diaframma cunicolo
esplorativo Aica-Mules (Italia).
11/12/2013: completamento cunicolo esplorativo
Gola del Sill (Austria).
26/09/2015: avvio dello scavo con TBM per il cunicolo
esplorativo Ahrental-Pfons (Austria): 17
chilometri, TBM aperta, lunga 200 metri (otto
metri di diametro).
05/01/2016: avvio dei lavori per il cunicolo esplorativo
Wolf.
29/03/2019: colpo di piccone “cunicolo esplorativo
sud” da Wolf al Brennero.
06/07/2020: abbattimento del diaframma del
cunicolo esplorativo nel comune di Steinach am
Brenner.
24/11/2021: grazie alla fresa meccanica “Serena”,
dopo tre anni e mezzo e 14,2 chilometri di
scavo verso nord, per la prima volta una galleria
del BBT raggiunge il confine di Stato al Brennero:
il cunicolo esplorativo, a 1.450 metri di profondità.
18/09/2025: con il completamento dei lavori del
cunicolo esplorativo verso sud, realizzati con metodo
tradizionale, per la prima volta una galleria
del BBT collega Italia e Austria.
A maggio del 1994 fu inaugurata a sud di Innsbruck
una circonvallazione ferroviaria, la cosiddetta
“Galleria della Valle dell’Inn”. Questa galleria,
lunga 12,7 chilometri, si allaccia alla Galleria
di Base del Brennero. I treni passeggeri e merci
che viaggiano su questa tratta passeranno non
soltanto per la BBT ma anche, per diversi chilometri,
nella Galleria della Valle dell’Inn. Questa linea,
lunga 64 chilometri nel suo complesso, sarà
in futuro il collegamento ferroviario sotterraneo
più lungo del mondo.
La Galleria di Base del Brennero offrirà una valida
alternativa per quanto riguarda il trasporto
merci e aprirà al traffico passeggeri una nuova
dimensione di viaggio. nn
Infrastrutture&Mobilità
78 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025 79
Novità
Il primo treno a batteria
a scartamento ridotto
leStrade
Aeroporti Autostrade Ferrovie
MATERIALI&TECNOLOGIE
Stadler e Ferrovie Appulo Lucane hanno presentano il primo
elettrotreno Tailor Made a batteria a scartamento ridotto:
si tratta di una novità assoluta nel panorama ferroviario europeo
«Si tratta del primo elettrotreno a scartamento ridotto
alimentato interamente a batteria, in Italia
e in Europa. Un cento per cento green che cambierà
il futuro della mobilità sostenibile in Basilicata»,
spiega Maurizio Oberti, Direttore vendite
per il mercato italiano presso Stadler. «Siamo
molto orgogliosi di portare sul mercato italiano le
nostre innovative tecnologie green e di contribuire
così all’ecosostenibilità del Comune di Matera
e della Regione Basilicata. Ringraziamo FAL per la
fiducia accordataci e per l’eccellente collaborazione
instaurata nell’ambito del progetto».
«Ferrovie Appulo Lucane si conferma un’Azienda
pubblica in grado di investire su futuro e innovazione
e di rispettare gli impegni - dice il Direttore Generale
di Ferrovie Appulo Lucane, Stefano Di Bello
- Due anni fa, insieme con il Ministro dei Trasporti,
Matteo Salvini, presentammo quello che all’epoca
era solo un progetto avveniristico, oggi abbiamo
già il primo di sette treni che, entro fine 2026, entreranno
in esercizio sulla tratta Altamura - Matera.
Grazie alla sinergia tra FAL, Ministero dei Trasporti,
Regione Basilicata, Comune di Matera abbiamo
messo in campo un investimento complessivo di
63 milioni di euro, a valere in parte sul PNRR, in
parte sul Fondo complementare al PNRR, in parte
sul PON-PAC 2014-2020 e, a seguito dell’espletamento
di una procedura a evidenza pubblica di rilevanza
comunitaria, FAL ha affidato a Stadler la
realizzazione dei treni».
«L’obiettivo - aggiunge il Presidente di Ferrovie Appulo
Lucane, Vittorio Zizza - è quello di decarbonizzare
il servizio ferroviario sulla tratta Altamura
- Matera. FAL già da anni è un’Azienda a forte vocazione
green».
I nuovi convogli, interamente realizzati presso la
sede centrale di Stadler a Bussnang (Svizzera),
andranno ad ampliare il parco veicoli attualmente
esercito da FAL.
Il contratto per la progettazione e la fornitura di un
totale di sette elettrotreni Tailor Made a batteria,
a scartamento ridotto è stato sottoscritto da FAL e
Stadler tra il 2023 e il 2024, per rispondere alla richiesta
del Comune di Matera e della Regione Basilicata
di avviare l’esercizio di nuovi treni ecologici.
Prima dell’entrata in servizio, i nuovi elettrotreni
a batteria saranno sottoposti ad una serie di test
rigorosi, conformi alle linee guida previste da AN-
SFISA, l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle
Ferrovie e delle Infrastrutture stradali e autostradali,
che promuove la sicurezza e la vigilanza sulle
infrastrutture ferroviarie.
Risparmio di più di 1.300 tonnellate
di CO 2
Rispetto all’impiego di un numero equivalente di
convogli diesel, i sette nuovi veicoli a batteria consentiranno
di risparmiare un totale di oltre 1.300
tonnellate di CO 2
all’anno che corrisponde a 650
voli da Zurigo alla Thailandia.
Il tema dell’ecosostenibilità si riflette in tutte le
caratteristiche e funzionalità dei nuovi convogli:
dall’innovativa propulsione a batteria, all’ecologico
sistema di illuminazione interna a LED, aggiornato
alle più recenti norme energetiche ed in linea
con le specifiche tecniche richieste da FAL; dal rivestimento
dei sedili, realizzato con materiali riciclati,
all’area green per le e-bike. nn
Giovanni Adorni
n Galleria di Base del Brennero.
Heidelberg Materials è presente nel progetto
con un impegno diretto e continuativo.
n Seipa, strade intelligenti.
Il bitume smart rigenera i danni
in autonomia e promette una viabilità
più sicura e sostenibile.
n Fly ash come filler nei conglomerati
bituminosi. La sperimetazione
condotta da Resilco.
n Aeternum Fire, l’egregio sconosciuto.
Rivestimento antincendio gallerie.
Infrastrutture&Mobilità
80 10/2025 leStrade
Iniziative
La cultura del passato
per plasmare il futuro
Holcim Italia e Ance Como hanno siglato un Protocollo d’Intesa decennale
per rafforzare la formazione professionale nel settore delle costruzioni,
con la creazione di un nuovo ITS Academy nello stabilimento Holcim di Merone
L’accordo formalizza una cooperazione strategica
che mira a offrire una formazione tecnica di eccellenza,
innovativa e in linea con le esigenze del
mercato, ponendo particolare attenzione ai valori
di innovazione, tecnologia, sostenibilità ambientale,
qualità, competenza, salute e sicurezza
nei luoghi di lavoro.
Holcim si impegna a ristrutturare un edificio all’interno
del proprio complesso di Merone, destinandolo
a sede delle attività didattiche del nuovo ITS
Academy. I locali saranno resi idonei per l’erogazione
dei corsi a partire da ottobre 2026, e una
volta completata la ristrutturazione, Holcim Italia
concederà gli spazi in comodato d’uso gratuito
ad Ance Como per un periodo di dieci anni,
con possibilità di rinnovo.
Ance Como si occuperà della gestione e del coordinamento
delle attività didattiche, inclusa la progettazione
dei corsi, la selezione degli studenti
e l’allestimento dei locali con le attrezzature necessarie.
L’Associazione collaborerà strettamente
con Holcim per integrare l’uso di tecnologie innovative,
con un focus sulla sostenibilità e sulla
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Questo protocollo d’intesa nasce anche in seguito
a eventi significativi, come la conferenza internazionale
Unesco-Unevoc “Building & Construction”
tenutasi a Como nell’aprile 2024, durante la quale
Holcim Italia ha ospitato una visita al proprio
stabilimento di Merone, e Ance Como ha collaborato
alla creazione di prodotti digitali innovativi
sulla storia dei Magistri Comacini.
Obiettivi e partner del progetto
L’obiettivo ambizioso è che i nuovi percorsi ITS
Academy a Merone diventino il punto di riferimento
del territorio per la formazione post-diploma
nell’ambito “Building & Construction” facendo
in modo che le nuove generazioni possano agire
con consapevolezza per creare soluzioni innovative;
per la valorizzazione dei territori e per la rigenerazione
dei tessuti urbani.
Materiali&Tecnologie
«Una formazione teorica in aula alternata a spiegazioni
pratiche possibili grazie alla collocazione
che consente la vicinanza dei laboratori e dei reparti
produttivi di Holcim che ringraziamo per la
preziosa collaborazione. Questa è la dimensione
del programma educativo che vorremmo proporre
con l’obiettivo di favorire appunto la formazione
di competenze professionali specializzate e
potenziare la sinergia con il mondo delle imprese
per allineare la formazione alle reali esigenze
del mercato del lavoro. Il tema dell’innovazione
è una priorità per Ance ed è per questo che ci
attiviamo per supportare gli ITS ad affrontare le
sfide del 4.0 attraverso la collaborazione tra studenti,
docenti e personale delle imprese», ha dichiarato
Francesco Molteni, Presidente di Ance
Como. E ha aggiunto: «L’iniziativa si inquadra
nello sviluppo dell’attività della Fondazione regionale
ITS - Cantieri dell’arte di cui facciamo parte
nell’ambito del sistema Ance regionale». nn
82 10/2025 leStrade
VANTAGGI DEL
BITUME MODIFICATO
maggiore intervallo di elastoplasticità
migliore comportamento alle alte e basse temperature
maggiore resistenza al carico e alla fatica
aumento della coesione e adesione agli inerti
miglioramento della resistenza all’invecchiamento
Petroli Firenze S.p.A.
Via di Casellina, 89 - 50018 Scandicci (FI)
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Opere
Due tipologie di calcestruzzo
ad hoc per il progetto
Il 18 settembre 2025 si è celebrato il primo abbattimento transfrontaliero tra Italia
e Austria del diaframma del cunicolo esplorativo della Galleria di Base del Brennero.
Heidelberg Materials è presente nel progetto con un impegno diretto e continuativo
Heidelberg Materials opera nella tratta di Campo
di Trens (Mules) e Fortezza, fino al confine al cosiddetto
“diaframma”, attraverso la società San
Francesco, di cui detiene la maggioranza. Qui è
stato installato un impianto di betonaggio automatizzato
direttamente in galleria, che ha già
prodotto oltre 750.000 metri cubi di calcestruzzo,
anche con caratteristiche speciali di resistenza al
fuoco e con l’impiego di materie prime seconde.
Parallelamente, è attiva anche con la società Gardena
Beton – anch’essa a maggioranza Heidelberg
Materials – nell’area di Ponte Gardena. Il
contributo non si limita alla fornitura, ma nasce
e si propaga a partire dallo studio e dallo sviluppo
di soluzioni dedicate, calibrate in funzione
delle diverse tecniche costruttive adottate per i
tunnel principali: scavo meccanizzato con TBM e
scavo tradizionale.
Conci e scavo tradizionale
Per i conci prefabbricati destinati al rivestimento
delle gallerie scavate con TBM è stato individuato
il cemento Portland Ferrico 42,5 N SR 0, caratterizzato
dall’assenza di C3A, in grado quindi
di garantire un’elevata resistenza ai solfati. Questa
scelta è stata dettata dagli studi idrogeologici
preliminari, che avevano evidenziato la necessità
di prevenire fenomeni di degrado dovuti
ad acque solfatiche aggressive.
L’impiego del cemento ferrico rende tali acque
inoffensive per la matrice cementizia, prevenendo
espansioni e fessurazioni, con un effetto protettivo
fondamentale per la durabilità dell’opera.
Nello scavo tradizionale, invece, è stato installato
un impianto unico nel suo genere direttamente
all’interno della montagna, in grado di produrre
fino a 180 m³/h di calcestruzzo in condizioni
logistiche complesse, attivo h24. Si tratta di impianto
a circuito chiuso, senza scarichi di acqua
da lavorazione, che viene reimpiegata nel ciclo
di produzione. Questi processi sono opportunamente
normati e certificati.
Due linee di prodotto
In questo contesto sono state sviluppate due linee
di prodotto: da un lato, calcestruzzi con cemento
ferrico, utilizzati nelle zone soggette a
forte aggressività chimica (classi XA2 e XA3);
dall’altro, calcestruzzi confezionati con cemento
Portland al Calcare II ALL 42,5 R, impiegati in
strutture esposte a rischio di carbonatazione in
ambienti umidi (classe XC3). Questa doppia formulazione
consente di garantire sempre la combinazione
ottimale tra prestazioni meccaniche,
resistenza chimica e durabilità. In questi anni il
cemento è stato fornito dalle cementerie Heidelberg
Materials di Rezzato (BS) e Sarche di Madruzzo
(TN). nn
INSIEME
COSTRUIAMO
PROGRESSO
Materiali&Tecnologie
84 10/2025 leStrade
Soluzioni
Seipa, strade intelligenti
Ul bitume smart rigenera i danni in autonomia e promette una viabilità
più sicura e sostenibile. A metterlo in evidenza sono gli esperti del Gruppo
Seipa che della sostenibilità hanno fatto una missione costante
Il principio dell’auto-manutenzione non è nuovo,
ma fino a pochi anni fa era appannaggio esclusivo
di settori altamente tecnologici: nell’aerospazio,
ad esempio, materiali compositi sono in grado di
rilevare microfratture e autorigenerarsi per mantenere
l’integrità delle ali e delle fusoliere; nell’automotive,
rivestimenti auto-riparanti rispondono
in tempo reale a graffi e abrasioni; nell’edilizia
avanzata, cementi bioattivi colmano autonomamente
le fessure riducendo l’intervento umano.
L’asfalto intelligente porta ora questo paradigma
su scala urbana, con applicazioni potenzialmente
diffuse su tutta la rete stradale.
Il progetto, sviluppato tra Regno Unito e Cile, con
il supporto tecnologico di Google Cloud, ha dato
vita a un bitume intelligente, capace di autoripararsi
in meno di un’ora, grazie a microcapsule rigenerative
attivate da sofisticati algoritmi di intelligenza
artificiale. A mettere in rilievo questa
notizia sono gli esperti del Gruppo Seipa.
Il progetto anglo-cileno
Si tratta di un progetto, in fase di sperimentazione
su tratti stradali selezionati, che utilizza microcapsule
riempite con agenti rigeneranti che si attivano
non appena si forma una microfrattura. L’intelligenza
artificiale ha il compito di monitorare in
tempo reale l’intera superficie stradale, analizzare
i dati raccolti da sensori integrati e innescare,
quando serve, la risposta autoriparante.
Il risultato è una rete stradale che si cura da sola,
riducendo drasticamente i tempi di intervento e il
numero di operazioni di manutenzione ordinaria.
Si tratta di un materiale che ‘sente’ il danno, lo
analizza e si rigenera. Nessun intervento umano,
nessun cantiere, nessun traffico deviato. Solo
una strada che si prende cura di sé», spiegano gli
esperti di Seipa.
I dati
30% in più di durata del manto stradale, 25% di
costi in meno per la manutenzione, 20% di riduzione
delle emissioni di CO 2
legate ai lavori stradali.
Numeri che impressionano e aprono la porta
a un cambiamento radicale: le infrastrutture non
sono più semplici oggetti passivi da riparare pe-
riodicamente, ma diventano sistemi intelligenti,
proattivi, capaci di auto-diagnosticarsi e intervenire
autonomamente.
Un salto tecnologico
A riconoscere il potenziale rivoluzionario di questa
scoperta è il Gruppo Seipa, realtà italiana con
57 anni di esperienza nell’economia circolare applicata
all’edilizia, da sempre impegnata nella trasformazione
dei rifiuti inerti in materiali da costruzione
ecosostenibili. «Ci troviamo davanti a un
salto tecnologico vero, tangibile e già testato sul
campo» dichiarano i responsabili del Gruppo Seipa.
«Questa - continuano - non è solo una nuova
miscela d’asfalto: è una nuova mentalità. La manutenzione
non è più un costo da rincorrere, ma
un’intelligenza distribuita nei materiali».
«L’idea che una strada possa curarsi da sola cambia
tutto» proseguono gli esperti di Seipa. «Riduce
i tempi di intervento - evidenziano - i costi pubblici,
i disagi per cittadini e imprese. È una rivoluzione
silenziosa, ma potentissima. E non è una visione
lontana: è un futuro che si sta già costruendo
sotto i nostri occhi».
«L’Italia ha bisogno di infrastrutture intelligenti e
resilienti. Soluzioni come l’asfalto autorigenerante
non solo aumentano la durata delle opere, ma
abbassano il loro impatto ambientale e migliorano
la qualità della vita di chi le utilizza ogni giorno.
È una direzione che riteniamo strategica per il
Paese», concludono gli specialisti. nn
Materiali&Tecnologie
86 10/2025 leStrade
Scenari
Fly ash come filler
nei conglomerati bituminosi
La sperimentazione di Resilco
riguarda una tecnologia che, conclusa
la fase sperimentale, potrà consentire
anche l’impiego delle fly ash (FA),
un residuo del processo
di termovalorizzazione, trattate come
filler nei conglomerati bituminosi
L’innovazione nel settore delle infrastrutture stradali
passa sempre più spesso attraverso l’integrazione
di materiali secondari e sottoprodotti industriali
in grado di sostituire, totalmente o in parte,
le materie prime tradizionali. L’obiettivo è duplice:
da un lato garantire le prestazioni meccaniche
e la durabilità delle pavimentazioni, dall’altro
introdurre logiche di circolarità nei processi
produttivi, riducendo l’impatto ambientale complessivo.
È in questa prospettiva che si colloca la
sperimentazione che sta portando avanti Resilco
S.r.l. - Società Benefit, startup lombarda natanel
2019 a Bergamo, che ha sviluppato una tecnologia
innovativa per trasformare alcune tipologie di
rifiuti industriali in prodotti di seconda vita riutilizzabili
nel settore delle costruzioni, con annesso
stoccaggio di CO 2
. Una tecnologia che potrà consentire,
una volta conclusa la fase sperimentale,
anche l’impiego delle fly ash (FA), un residuo del
processo di termovalorizzazione, trattate come
filler nei conglomerati bituminosi.
La sperimentazione
Le fly ash, derivanti da dai processi di termovalorizzazione
rappresentano tradizionalmente un
flusso di scarto complesso da gestire. La tecnologia
sviluppata e brevettata da Resilco si basa
sul processo di carbonatazione, una reazione che
in natura richiede migliaia di anni e che in laboratorio
viene accelerata tramite sistemi meccanici.
Questo processo consente di stabilizzare e
valorizzare tali residui, aprendo la possibilità di
David Callejo Munoz
Ceo di Resilco S.r.l. -
Società Benefit
reimmetterli in un ciclo produttivo di alto valore
aggiunto come quello delle costruzioni stradali.
Nel corso della sperimentazione, le FA sono state
prima soggette a carbonatazione accelerata,
un processo basato sulla reazione tra le FA e la
CO 2
, che ha portato alla formazione di un carbonato
artificiale, poi impiegato come filler sostitutivo
in una miscela di usura standard, mantenendo
invariata la quota di filler al 6% del totale.
Come termine di paragone è stato utilizzato un
filler carbonatico, materiale ampiamente diffuso
e consolidato nella pratica.
Prima della fase sperimentale, le FA sono state
sottoposte a verifica di conformità alla norma
tecnica UNI EN 13043 – Aggregati per miscele
bituminose e trattamenti superficiali per strade,
aeroporti e altre aree soggette a traffico. L’esito
positivo della valutazione ha confermato la
piena compatibilità del materiale con i requisiti
di riferimento, legittimandone l’impiego in laboratorio
e, in prospettiva, anche in applicazioni
su scala reale.
I provini confezionati sono stati quindi sottoposti
a un insieme completo di prove meccaniche e
prestazionali: Prova Marshall per la determinazione
della stabilità e del flusso, valutazione dei
vuoti residui con pressa giratoria per l’analisi della
compattazione, e test di resistenza a trazione
indiretta finalizzato a stimare il comportamento
sotto carichi ciclici. Il confronto con i valori riportati
nei quaderni tecnici Anas ha permesso di collocare
i risultati all’interno di un quadro metodologico
riconosciuto a livello nazionale.
L’analisi dei dati ha messo in evidenza alcune
tendenze significative. I campioni contenenti il
carbonato artificiale, ottenuto dalle FA, hanno
mostrato una rigidezza talvolta superiore a quelli
realizzati con filler carbonatico, indice di una
potenziale maggiore resistenza alle deformazioni
permanenti. È stata rilevata, parallelamente,
una percentuale di vuoti leggermente più elevata.
Questo aspetto, tuttavia, non rappresenta un
limite intrinseco del materiale, ma è piuttosto riconducibile
alla configurazione standard del provino
utilizzato nella fase sperimentale. In un contesto
di ottimizzazione del mix design, infatti, tali
parametri possono essere calibrati dall’utilizzatore
finale, garantendo prestazioni perfettamente
comparabili con quelle dei filler convenzionali.
Utilizzo su scala industriale e
benefici ambientali e economici
I risultati che abbiamo ottenuto dimostrano che
le fly ash se gestite in maniera idonea non solo
sono tecnicamente adeguate all’impiego nei conglomerati
bituminosi, ma in alcuni casi forniscono
addirittura valori di rigidezza superiori ai filler
carbonatici standard. È un’indicazione importante,
che per il futuro apre la strada a un loro utilizzo
su scala industriale.
Nel complesso, i dati sperimentali hanno evidenziato
una sovrapponibilità delle prestazioni tra i
due materiali, con la differenza che, nel caso delle
FA, si ottiene contestualmente una significativa
valorizzazione di uno scarto industriale. L’impiego
delle fly ash si configura quindi come un esempio
concreto di applicazione dei principi dell’economia
circolare al settore delle infrastrutture,
con effetti rilevanti sia sul piano ambientale sia
su quello economico.
Dal punto di vista ambientale, l’inserimento delle
FA nei conglomerati bituminosi consente di ridurre
la quantità di rifiuti da smaltire e il consumo
di materie prime naturali, con un duplice beneficio:
minore pressione sulle risorse non rinnovabili
e riduzione dei costi e delle complessità legate
al conferimento in discarica. Sul fronte economico,
la disponibilità di un materiale alternativo
- sul quale sono in corso le necessarie verifiche
per assicurarne la sicurezza ambientale oltre che
la conformità con le normative - apre opportunità
per una razionalizzazione della supply chain e
Materiali&Tecnologie
88 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
89
PRODOTTI
E SISTEMI
UNICI
per una maggiore resilienza del settore rispetto
alle oscillazioni dei mercati delle materie prime.
La nostra missione è applicare la scienza dei materiali
per trasformare criticità ambientali in soluzioni
concrete e scalabili. In questo caso abbiamo
dimostrato che un flusso di scarti problematico,
come le fly ash, può essere convertito in una
risorsa funzionale e prestazionale per le infrastrutture.
La prospettiva è quella di ampliare progressivamente
il raggio d’azione delle FA, testandone
l’impiego in differenti tipologie di miscele bituminose
e in condizioni reali di esercizio. Una maggiore
diffusione su scala industriale potrà contribuire
non solo al miglioramento delle pratiche
costruttive, ma anche all’allineamento del settore
stradale alle politiche europee di decarbonizzazione
e gestione sostenibile delle risorse.
Strumento concreto e sostenibile
In sintesi, l’esperienza di Resilco dimostra che
l’inserimento delle fly ash, soggette ad un processo
di mineralizzazione accelerata, come filler
nei conglomerati bituminosi non solo è tecnicamente
fattibile, ma può diventare uno strumento
concreto di innovazione sostenibile.
La riduzione dello smaltimento in discarica, il recupero
dei rifiuti e la loro reintroduzione sul mercato
come materiali riciclati accompagnati dallo
stoccaggio permanente della CO 2
sono tre delle
sfide globali che la nostra società sta affrontando.
Con l’obiettivo di trovare nuove soluzioni per
materiali che fino a ieri erano considerati un problema.
Portarli a nuova vita nelle infrastrutture
significa trasformare un costo in un valore, con
benefici tangibili per l’intero settore. nn
Materiali&Tecnologie
I cofondatori di Resilco.
Resilco S.r.l. - Società
Benefit, una startup
lombarda - fondata
nel 2019 a Bergamo
da David Callejo Munoz
(immagine a lato).
90 10/2025 leStrade
PER DURARE
NEL TEMPO
VENERDÌ 28 NOVEMBRE
ACCADEMIA
ISTITUTO ITALIANO
PER IL CALCESTRUZZO
VIA SIRTORI, 18 - RENATE (MB)
9:00
10:00
13:00
14:30
16:00
Welcome Coffe
Presentazione gamma
prodotti innovativi
Pranzo presso Tekna Café
Visita guidata in aziende
Conclusione e dibattito
PARTECIPA
fondazione@istic.it
0362.918516
Scenari
Nuova strategia
di decarbonizzazione
Federbeton, in un evento alla Camera dei deputati, ha presentato la nuova strategia
di decarbonizzazione del settore del cemento e del calcestruzzo. Investimenti
per cinque miliardi di euro e costi destinati a crescere di circa un miliardo l’anno
dustria, anche Fabrizio Capaccioli, Presidente
Green Building Council Italia, Paolo Casalino,
Direttore Generale Politica industriale, Riconversione
e crisi industriale, Innovazione, PMI e
Made in Italy del MIMIT e Agime Gerbeti, Senior
Advisor del Direttore Generale Mercati e
Infrastrutture Energetiche MASE.
«Il cemento è un materiale strategico per l’Italia,
essenziale per lo sviluppo del Paese, per
la realizzazione di infrastrutture sicure, edifici
sostenibili e strutture alla transizione energetica,
come impianti eolici e fotovoltaici. Tuttavia,
gli interventi che stiamo attuando per
abbattere le emissioni di CO2 e combattere il
cambiamento climatico non devono impattare
sulla competitività dell’industria italiana, oggi
messa a rischio dalla concorrenza delle produzioni
extra-UE, che non condividono le stesse
ambizioni ambientali e i relativi investimenti.
Con la nuova strategia di decarbonizzazione
confermiamo la volontà di investire in innovazione
e sostenibilità, ma chiediamo che alle
imprese italiane sia garantito un quadro normativo
chiaro e stabile, affinché il settore possa
competere ad armi pari con i produttori internazionali
e continuare a generare valore per
il Paese», dichiara Stefano Gallini, Presidente
di Federbeton.
«Sul cemento si basa l’industria delle costruzioni
e delle infrastrutture, settori trainanti
per l’economia nazionale. Per questo la semplificazione
dell’utilizzo del CSS (combustibile
secondario prodotto dai rifiuti raccolti e non
convogliabili in altre filiere di riciclo e/o valorizzazione)
nel processo produttivo del cemento
è un obiettivo importante che il governo sta
perseguendo» ha inoltre aggiunto l’On. Massimo
Milani. nn
La strategia presentata conferma l’impegno
dell’industria italiana del cemento a contribuire
agli obiettivi europei di neutralità climatica
al 2030 e al 2050 e le leve identificate vanno
dalla sostituzione dei combustibili fossili tradizionali
- con combustibili alternativi fra cui i
CSS (Combustibili Solidi Secondari) – alla riduzione
del rapporto clinker-cemento, per arrivare
allo sviluppo di tecnologie breakthrough
come quelle per la cattura e stoccaggio della
CO 2
e all’efficientamento dei processi produttivi
ed energetici.
L’impegno economico da qui
al 2050 è rilevante
I costi operativi per l’industria aumenteranno
di circa un miliardo di euro all’anno e sarà necessario
un investimento di circa cinque miliardi
per implementare le tecnologie di cattura e
stoccaggio della CO 2
, la digitalizzazione, per
adeguare gli impianti all’adozione delle leve,
incrementare l’autoproduzione energetica da
fonti rinnovabili, potenziare l’efficienza dei processi.
Serve un contesto normativo,
economico e culturale
Un impegno, quello assunto dall’industria del
cemento, che però deve andare di pari passo
con la definizione di un contesto normativo,
economico e culturale favorevole che con-
senta alle imprese di attuare queste misure.
Federbeton prosegue il confronto con le istituzioni
per definire il percorso verso il 2050, una
sfida non solo tecnologica ma anche sociale ed
economica, che può diventare un volano di sostenibilità
e competitività per il comparto delle
costruzioni italiane.
L’industria chiede di evitare ritardi nell’applicazione
del CBAM (Carbon Border Adjustment
Mechanism), che deve includere al 100% anche
le emissioni indirette, e di introdurre controlli
doganali efficaci come già avviene in altri
Paesi europei. Centrale anche la richiesta di
premialità nei bandi pubblici per favorire materiali
a basse emissioni, in linea con i criteri
della tassonomia europea, e di valorizzare la
provenienza europea fino alla piena applicazione
del CBAM.
Dal punto di vista regolatorio, Federbeton sollecita
un quadro chiaro e semplificato, con
iter autorizzativi omogenei a livello nazionale
per l’uso di combustibili alternativi, indicazioni
chiare per l’applicazione del DL Semplificazioni
77/2021 e tempi di autorizzazione più rapidi
per l’autoconsumo di energia rinnovabile.
Di questi temi si è discusso nell’evento promosso
dall’On. Massimo Milani, VIII Commissione
(Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici)
nella Sala Stampa delle Camera dei Deputati.
Al dibattito hanno preso parte, oltre a Stefano
Gallini, Presidente di Federbeton Confin-
Damiano Diotti
Da sinistra,
- Stefano Gallini, Presidente
di Federbeton Confindustria,
- On. Massimo Milani, VIII
Commissione Ambiente,
Territorio e Lavori Pubblici,
- Agime Gerbeti, Senior
Advisor del Direttore
Generale Mercati
e Infrastrutture Energetiche
MASE,
- Paolo Casalino, Direttore
Generale Politica industriale,
Riconversione e crisi
industriale, Innovazione,
PMI e Made in Italy
del MIMIT,
- Fabrizio Capaccioli,
Presidente Green Building
Council Italia.
Materiali&Tecnologie
92 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
93
Gallerie
Aeternum Fire, l’egregio sconosciuto.
Rivestimento antincendio gallerie
Nell’articolo si fa specifico riferimento alla modalità di prova prevista alla Norma
UNI 11076 – che si applica ai materiali protettivi utilizzati come rivestimenti
interni antincendio di soffitti, in conglomerato cementizio di opere sotterranee,
quali: gallerie stradali, gallerie ferroviarie, metropolitane, ecc. soggette
a rischio di incendio derivanti da mezzi di trasporto e dal loro contenuti
La sicurezza delle opere edili ed infrastrutturali
oggi riveste un ruolo centrale. L’infrastruttura
stradale italiana comprende, infatti, autostrade,
strade statali, strade regionali, provinciali e comunali,
dove si contano 2.179 gallerie. Eppure,
il contesto italiano è tutt’altro che roseo, il 70%
della rete infrastrutturale italiana è in esercizio
da oltre trent’anni, crepe e infiltrazioni d’acqua
sono solo una parte delle problematiche a cui
sono esposte le nostre infrastrutture. Spostando
lo sguardo sul trasporto ferroviario nazionale,
troviamo che ci sono 1.633 gallerie ferroviarie
in esercizio.
L’Italia vanta dunque un’estensione maggiore
che nel resto d’Europa. Le gallerie rappresentano
quindi il 7,7% dell’intera rete ferroviaria nazionale
che è composta da circa 16.800 chilometri
di infrastruttura. Sono dati che devono guidare
soprattutto noi Tecnici verso una riflessione profonda.
Progettare e realizzare opere infrastrutturali
sicure e durevoli si può e si deve fare! A tal
proposito preme ricordare la tragedia del traforo
del Monte Bianco, avvenuta il 24 marzo 1999,
che comportò la morte di trentanove persone.
In quel caso, a scatenare l’incendio fu un tir che
trasportava farina e margarina. Per via dell’effetto
“forno” il tunnel in pochissimo tempo raggiunse
temperature di oltre 1000°C: ciò ha causato il
Geom. Emilio
Sorridente
crollo e l’ammaloramento di parti consistenti della
galleria dovuti allo spalling.
Scenari simili disgraziatamente possono ripetersi
se non si affronta il problema alla radice. A tal
proposito le esperienze pregresse devono essere
da monito sia per i futuri progettisti di nuove
opere che per i Tecnici chiamati a dare il proprio
contributo tecnico per restaurare, proteggere e
quindi migliorare le opere esistenti. L’incendio
rappresenta forse la condizione più severa per
gli elementi strutturali, motivo per cui la prestazione
delle misure e degli elementi posti a protezione
delle strutture per migliorare il comportamento
al fuoco devono essere tali per garantire
la capacità portante e quindi il livello di sicurezza
in caso d’incendio per l’intera struttura e/o parte
di essa, in modo da permettere l’evacuazione degli
occupanti in autonomia o comunque per permettere
alle squadre di soccorso di operare in sicurezza.
Anche in questo caso fortunatamente ci
vengono in aiuto le normative. Non a caso la UNI
11076 si occupa esattamente di stabilire le modalità
di prova per la valutazione del comportamento
di protettivi applicati a soffitti di opere sotterranee,
in condizioni di incendio. Sappiamo per
certo che lo spalling può iniziare già a 300-400 °C
e diventare estremamente intenso a 600-800 °C.
Tale fenomeno è ancora più evidente nel caso in
cui ci troviamo di fronte a calcestruzzi ad alta resistenza,
in quanto il calcestruzzo inizia ad avere
un abbassamento delle resistenze tra 200-400
°C. Mentre per quanto riguarda l’acciaio per calcestruzzo
armato ordinario, sappiamo che questo
è in grado di mantenere la propria resistenza
a rottura fino a 350 °C, la stessa si dimezza a
500 °C e diviene nulla a 800 °C. Nel caso, invece,
di un calcestruzzo armato precompresso, la resistenza
ha un decadimento del 30%, si dimezza
a 500 °C e diviene nulla a 750 °C. Per quanto riguarda
invece il punto di rammollimento dell’acciaio
da costruzione sappiamo che questo si verifica
in un range tra i 1100-1300 °C, il suo punto
di fusione si determina a 1538 °C.
Secondo i dati di riferimento estratti dalle linee
guida europee sulle gallerie (Piarc e Nfpa) gli incendi
causati da autovetture o mezzi pesanti
sono i seguenti:
• incendio autovetture (motore termico): temperature
max tra 600-900 °C, con picchi fino a
1000 °C;
• incendio autovetture auto elettriche: temperature
max oltre i 1000 °C con picchi fino a 1500
°C;
• incendi autobus: temperature max tra 1000-
1200 °C;
• incendi autotreni che trasportano merci infiammabili
(es. materiale plastica, pneumatici, ecc.)
tetemperature max 1200-1350 °C.
Determinazione della resistenza
al fuoco secondo la Norma
UNI 11076:2003
La prova ha una durata max di 120 minuti e consiste
nella determinazione della temperatura a 25
millimetri dall’intradosso del supporto, per mezzo
di termocoppie di tipo platino rodio e conformi
alla CEI EN 60584-1.
Esecuzione. della prova.
Classificazione T1
La temperatura media registrata dalle termocoppie
posizionate a 25 millimetri dall’intradosso del
supporto non deve superare la temperatura iniziale
di 200 °C, mentre la temperatura massima
non deve superare la temperatura iniziale di 250
°C. Mentre la temperatura media registrata dalle
termocoppie posizionate sull’interfaccia fra rivestimento
protettivo e supporto non deve superare
la temperatura iniziale di 330 °C, mentre
la temperatura massima non deve superare la
temperatura iniziale di 380 °C.
Classificazione T2
La temperatura media registrata dalle termocoppie
posizionate a 25 millimetri dall’intradosso del
supporto non deve superare la temperatura iniziale
di 250 °C, mentre la temperatura massima
non deve superare la temperatura iniziale di 290
°C. Mentre la temperatura media registrata dalle
termocoppie posizionate sull’interfaccia fra rivestimento
protettivo e supporto non deve superare
la temperatura iniziale di 380 °C, mentre
la temperatura massima non deve superare la
temperatura iniziale di 420 °C.
Per l’esecuzione della prova la struttura di supporto
normalizzata deve essere eseguita rispettando
i parametri dettati dalla UNI 11076
Materiali&Tecnologie
94 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
95
appendice B. Dunque, il prodotto protettivo
deve essere applicato su una soletta in c.a.
delle dimensioni 1.650x1.650 millimetri, spessore
150 millimetri. A 25 millimetri dall’intradosso
della soletta viene posizionata la rete
elettrosaldata realizzata con tondini di Ø12
millimetri posizionati a maglia quadrata da
200x200 millimetri.
Sebbene questo problema sia estremamente
grave e ampiamente discusso dalle stesse norme,
non è raro oramai assistere alle teorie più
disparate. Si invita il lettore, infatti, a voler riflettere
abbondantemente su quanto si legge
sempre più spesso su vari articoli.
La domanda allora sorge spontanea: «Come si
può pensare che un prodotto qualsiasi - si spera
a base cementizia - che non sia stato specificatamente
concepito, progettato e formulato
per rispondere a prove di laboratorio così stringenti,
possa farlo positivamente in situazioni di
reale pericolo per la collettività? Ma soprattutto,
perché questi materiali non sono certificati
T1 e T2??». La norma ci dice che un intonaco
antincendio deve proteggere e di conseguenza
isolare la struttura sottostante.
Lato esposto (protettivo)
al termine della prova.
Particolare protettivo
al termine della prova.
Particolare fissaggio
rete elettrosaldata.
dizioni estreme. Allo spessore di 60 millimetri,
si mantiene strutturalmente integro a contatto
diretto con fiamme superiori a 1400 °C, per
un tempo che va ben oltre i 120 minuti previsti
dalla norma di riferimento UNI 11076.
Con Aeternum Fire la protezione passiva al fuoco,
grazie alla conformità normativa, rappresenta
una garanzia di continuità verso l’affidabilità
delle infrastrutture.
Aeternum Fire è certificato alla resistenza al fuoco
secondo la normativa UNI 11076:2003: classificazione
T1 allo spessore di sei centimetri.
Classificazione T1
Per ottenere la classificazione T1, come mostrato
dai grafici e dai dati:
• un intonaco speciale protettivo antifuoco
dovrebbe garantire, a 2,5 centimetri dall’intradosso:
una temperatura massima di 250 °C: l’Aeternum
Fire garantisce una temperatura massima 102 °C
(148 °C in meno della classe T1);
e una temperatura media di 200 °C: l’Aeternum
Fire garantisce una temperatura media 91,5 °C
(108,5 °C in meno della classe T1).
• un intonaco speciale protettivo antifuoco
dovrebbe garantire, all’interfaccia fra
supporto e il rivestimento protettivo:
una temperatura massima di 380 °C: l’Aeternum
Fire garantisce una temperatura massima 274 °C
(106 °C in meno della classe T1);
una temperatura media di 330 °C: l’Aeternum
Fire garantisce una temperatura media 247 °C
(83 °C in meno della classe T1).
Quali obiettivi devono porsi
oggi i Tecnici che vogliono
davvero proteggere e migliorare
il livello di comportamento
al fuoco delle strutture?
Come abbiamo potuto constatare già all’inizio
dell’articolo (si riporta testuale):
“…il calcestruzzo inizia ad avere un abbassamento
delle resistenze tra 200-400 °C.
Mentre per quanto riguarda l’acciaio per
calcestruzzo armato ordinario, sappiamo
che questo è in grado di mantenere la propria
resistenza a rottura fino a 350 °C, la
stessa si dimezza a 500 °C e diviene nulla a
800 °C. Nel caso invece di un calcestruzzo
armato precompresso, la resistenza ha un
decadimento del 30%, si dimezza a 500 °C
e diviene nulla a 750 °C.” È evidente che,
se non si rispettano questi parametri, non
si sta proteggendo la struttura!”
Confezionamento provino.
Applicazione in situ.
Cosa ci offre il mercato?
Esistono proposte rispondenti
alla norma di riferimento
in commercio?
Un’attenta ricerca di mercato ha permesso di venire
a conoscenza del fatto che l’unico prodotto
esistente sul mercato in grado rispondere alla
suddetta norma è l’Aeternum Fire di Tekna Chem
(vedasi di seguito dati tecnici) salvo smentite.
Aeternum Fire
Aeternum Fire è uno speciale intonaco antifuoco
premiscelato, progettato per resistere a con-
Curva di riscaldamento teorica e sperimentale.
Incremento temperatura media e massima in
corrispondenza dell’interfaccia tra protettivo e soletta.
Materiali&Tecnologie
96 10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
97
leStrade
Aeroporti Autostrade Ferrovie
MACCHINE&ATTREZZATURE
Di fronte a questi dati è facile dimostrare come
la teoria proposta da molti, secondo cui l’immissione
di fibre in acciaio e polipropilene, fallisca
miseramente!
Il vero obiettivo di un Tecnico deve essere quello
di proteggere interamente l’opera con uno
strato di sacrificio, come può essere un intonaco
antincendio studiato e progettato specificatamente.
Dopotutto, l’ingegneria ci insegna
a risolvere problemi complessi non a cercare
di aggirarli. L’aggiunta di fibre in polipropilene,
che per propria natura iniziano a sublimare
parzialmente già a 170°C, non può assolutamente
rappresentare la panacea per questo
tipo di problema!
Sappiamo benissimo che il calcestruzzo a 200°C
inizia a subire un lento ma inesorabile decadimento
delle sue proprietà e dunque le caratteristiche
di un intonaco antincendio devono essere
tali per garantire il mantenimento della capacità
portante delle strutture in condizioni di emergenza.
Per proteggere, ad esempio, la calotta di una
galleria, un intonaco antifuoco deve possedere
caratteristiche tali da consentirgli di rappresentare
un vero e proprio scudo per il calcestruzzo e
per le armature metalliche, in modo che queste
ultime possano conservare il più a lungo possibile
la loro resistenza a rottura.
È sulla base di queste riflessioni ed argomentazioni
che un Tecnico dovrebbe progettare la durabilità
ed il restauro delle opere e non seguire le
mode imposte dal “mercato”. Tentare di mitigare
gli effetti negativi dello spalling nel calcestruzzo
(agente veicolante per il calore) non è una soluzione,
ma è soltanto un disperato e maldestro
tentativo di aggirare il problema. Il vero killer
è rappresentato dal calore che colpisce il calcestruzzo
e l’acciaio d’armatura e non dalle fessurazioni
che si generano a seguito di questo fenomeno.
nn
n Il Vento del corten nel Parco
del Delta del Po.
n Il mondo Comar, biografia di un successo.
Abbiamo partecipato alla giornata dedicata
a festeggiare la vitalità operosa
che caratterizza un’azienda
sul mercato da 65 anni.
n I fanghi da perforazione da rifiuto a risorsa.
È possibile con i riciclatori di Vermeer.
n Officine Maccaferri, platform company di
Ambienta SGR S.p.A., ha siglato
un accordo di distribuzione con Tubosider.
Materiali&Tecnologie
98 10/2025 leStrade
Soluzioni
Tutto su rotaia
Nuovo escavatore cingolato Develon DX140LCR-7 usato
da Van der Vlist Logistics B.V. per dimostrare l’efficacia
del nuovo trasporto ferroviario ecologico attraverso l’Europa
Carlo Dossi
Un nuovo escavatore cingolato DX140LCR-7 di
Develon, ex Doosan Construction Equipment, è
stato usato da Van der Vlist Logistics B.V., parte
del Gruppo Van der Vlist, in una prova finalizzata
a dimostrare un nuovo metodo di trasporto su
rotaia, anziché su camion, attraverso l’Europa di
macchine di grandi dimensioni.
Sistema S-Bolster
Il DX140LCR-7 è stato trasportato usando il sistema
ferroviario brevettato S-Bolster, sviluppato
da Van der Vlist Logistics B.V. Il sistema S-Bolster
è stato progettato per trasportare carichi con
una larghezza massima di 2,59 metri, un’altezza
massima di 2,95 metri e un peso massimo di
28 tonnellate.
Macchine&Attrezzature
Le considerazioni
Martin van Dam, Managing Director di Van der
Vlist Logistics B.V., spiega: «Dopo una fase di ricerca
e sviluppo, il nostro nuovo sistema S-Bolster
è ufficialmente partito per trasportare l’escavatore
Develon DX140LCR-7. Il nostro nuovo servizio ferroviario
intermodale per carichi fuori sagoma usa
piattaforme ferroviarie brevettate e progettate internamente,
come S-Bolster, concepita per il trasporto
di macchine come escavatori, piattaforme
aeree, macchine agricole e camper che non entrano
in container di dimensioni standard. Il trasporto
ferroviario consente di ridurre in modo significativo
le emissioni, senza allungare i tempi di
transito né aumentare i costi. Nel prossimo futuro
svilupperemo e implementeremo ulteriori soluzioni
per rendere possibile il trasporto su rotaia
di macchine ancora più alte e più larghe».
Jan Liska, Direttore Supply Chain di Develon Europe,
commenta: «In Develon ci impegniamo
a sviluppare tecnologie all’avanguardia, sia nel
campo delle macchine che in quello digitale: dalla
digitalizzazione alla sostenibilità, dall’automazione
ai sistemi di trazione alternativi, fino alla
cantieristica connessa, alla riduzione dell’impronta
di carbonio e all’economia circolare. Le nuove
soluzioni di trasporto sviluppate da Van der Vlist
sono perfettamente in linea con il nostro impegno
verso una maggiore sostenibilità e la riduzione
delle emissioni di carbonio, evitando qualsiasi
impatto negativo sulle persone e sull’ambiente».
Diverse destinazioni
Il nuovo servizio ferroviario per il trasporto di
macchine di grandi dimensioni offerto da Van der
Vlist Logistics B.V. opera attualmente da Paesi
Bassi e Belgio verso diverse destinazioni in Italia,
con l’obiettivo di estendersi prossimamente anche
a Germania e Scandinavia. Grazie a partenze
giornaliere dei treni, i tempi di trasporto restano
brevi e affidabili. Il primo trasporto di successo
dell’escavatore Develon DX140LCR-7 è stato realizzato
in stretta collaborazione con Cargobeamer,
garantendo una programmazione regolare
e transizioni intermodali fluide.
Riduzione delle emissioni di CO 2
Il passaggio dal trasporto su strada a quello su
rotaia riduce le emissioni di CO 2
del 60-75%,
garantendo al tempo stesso la consegna door-to-door,
la copertura assicurativa CMR necessaria
e il tracciamento GPS in tempo reale
tramite il portale Van der Vlist. Oltre a rappresentare
una soluzione più ecologica, il nuovo sistema
non comporta compromessi in termini di
velocità o costi.
Martin van Dam aggiunge: «Il nostro approccio
innovativo sta cambiando la modalità di trasporto
dei carichi fuori sagoma attraverso l’Europa,
più intelligente, più ecologico e altrettanto rapido.
Ovviamente, non ci fermeremo qui: svilupperemo
ulteriormente questa soluzione per trasportare
su rotaia carichi ancora più alti e più
larghi, ampliando le possibilità per una logistica
sostenibile».
Monitoraggio GPS del carico
Impegnata, da tempo, nello sviluppo di soluzioni
di trasporto flessibili ed ecologiche, Van der
Vlist opera nel settore del trasporto ferroviario
di macchine in sagoma. L’azienda ha recentemente
investito in cassoni intercambiabili da
13,70 metri (45 piedi) per il trasporto di questo
tipo di carico. I cassoni sono dotati di sistemi
GPS allo scopo di consentire ai clienti di monitorare
la propria spedizione attraverso il portale
Van der Vlist.
Integrando il trasporto ferroviario, Van der Vlist
continua a perseguire innovazioni volte a ridurre
le emissioni, con la ferrovia che offre sia flessibilità
operativa sia significativi vantaggi ambientali.
La precisione dei tempi di transito garantita
dal trasporto su rotaia, unita alla riduzione di
emissioni, si allinea con gli obiettivi di sostenibilità
a lungo termine dell’azienda.
Sistema XL-bolster
Oltre al sistema S-Bolster, Van der Vlist ha sviluppato
anche il sistema XL-bolster: progettato
per trasportare carichi di massimo tre metri di
larghezza, tre metri di altezza, 12 metri di lunghezza
e 28 tonnellate di peso. In collaborazione
con un altro cliente, l’azienda ha testato operazioni
di carico, fissaggio e messa in sicurezza
di diverse tipologie di macchinari.
Martin van Dam aggiunge: «Un ulteriore vantaggio
è la riduzione della congestione stradale e la
possibilità di superare il problema legato alla carenza
di autisti per il trasporto internazionale a
lunga percorrenza. L’obiettivo della nostra “iron
road” è fornire soluzioni door-to-door per carichi
sia standard che fuori sagoma, riducendo le
emissioni al minimo sfruttando i regolari servizi
ferroviari già esistenti». nn
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Nuova funzione Attivazione/Disattivazione
del motore da remoto per telescopici
Bobcat ha introdotto la nuova funzione Attivazione/Disattivazione
del motore da remoto sulla
piattaforma telematica Machine IQ anche per
i telescopici. Questa nuova funzione permette ai
clienti in Europa di attivare e disattivare da remoto
il motore delle loro macchine tramite l’Owner
Portal o l’app Machine IQ per smartphone. Con
pochi clic, operatori e proprietari possono arrestare
il mezzo, scoraggiando i furti e facilitando
il recupero rapido della macchina.
Innovazione al servizio del cliente
Gli esempi concreti dell’impatto di Machine IQ su
efficienza, sicurezza e operatività non mancano.
Ad esempio, quando l’escavatore E27z di HA
Terrassement è stato rubato dal piazzale dell’azienda
(con tanto di rimorchio), il concessionario
Bobcat in Belgio ha usato la piattaforma per
rintracciare la posizione GPS più recente e condividere
le coordinate esatte con il cliente. Come
spiega Hans Vervloet, Aftermarket Manager di
Vangaever NV, la macchina rubata, del valore di
decine di migliaia di euro, è stata recuperata rapidamente
e in sicurezza.
Soluzioni
Machine IQ conquista l’Europa
La piattaforma telematica Machine IQ di Bobcat supera le 30.000 unità
vendute in Europa, rivoluzionando l’efficienza nei cantieri. Machine IQ connette
al cloud i modelli Bobcat compatibili con tutti i plurimi benefici del caso
Bobcat ha venduto più di 30.000 macchine dotate
di Machine IQ in Europa, offrendo prestazioni,
produttività e serenità ai clienti. Lanciata nel
2019, la piattaforma telematica proprietaria del
produttore consente a clienti e concessionari l’accesso
quasi in tempo reale a dati fondamentali
della macchina, contribuendo a migliorare l’efficienza
e la sicurezza e a massimizzare l’operatività.
Installato in fabbrica o dai concessionari come kit
aftermarket, Machine IQ connette al cloud i modelli
Bobcat compatibili, consentendo ai clienti di
agire tempestivamente, ridurre i rischi e mantenere
le loro macchine sempre in condizioni ottimali.
Funzioni quali il monitoraggio dello stato
della manutenzione e la gestione per gruppi di
macchine sono incluse nel Pacchetto Standard,
gratuito per i primi due anni. Il Pacchetto Premium
offre invece geofencing, report avanzati di
utilizzo, cronologia dei codici di guasto e notifiche
personalizzabili, oltre alla possibilità di attivare/
disattivare da remoto il motore per skid-steer loaders,
pale compatte cingolate e gommate, miniescavatori
e ora anche telescopici.
Dalla localizzazione e recupero delle macchine
fino alla configurazione di geofence e avvisi notturni
che segnalano movimenti sospetti, operatori
e gestori di flotte usano Machine IQ per rafforzare
la sicurezza e mantenere i progetti nei
tempi previsti. Grazie al monitoraggio dell’utilizzo
e dei consumi, i clienti possono prendere decisioni
più rapide e consapevoli, massimizzando la
produttività e riducendo i fermi. I codici di guasto
inviati quasi in tempo reale, inoltre, permettono
ai concessionari di prevenire problemi di piccola
entità che potrebbero trasformarsi in riparazioni
importanti, aiutando a ottimizzare la manutenzione
in ambienti difficili.
Macchine&Attrezzature
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Nel Regno Unito Sandy Gray, Direttore di Grays
Machinery Ltd, racconta di un cliente che utilizza
Machine IQ per proteggere una Bobcat S450
spesso lasciata lontano dalla sede principale. L’azienda
usa la funzione Geofence e i codici di guasto
in tempo reale per assicurare la sicurezza e
pianificare la manutenzione preventiva, essenziale
in quanto la macchina lavora in aree remote
e difficili. Oltre a ridurre i fermi imprevisti, la
tecnologia contribuisce a prolungare la vita utile
della macchina.
In Bulgaria Rashev & Co, ha tratto grandi benefici
dalla visibilità e dal supporto proattivo offerti
da Machine IQ, come racconta Kristina Bozhilova,
Sales and Service Administration di Megatron
EAD. La possibilità di monitorare in tempo reale
i codici di guasto, i programmi di manutenzione
e il consumo di carburante, identificando i problemi
e pianificando la manutenzione in anticipo,
sta sostenendo decisioni più rapide e basate
sui dati, garantendo al contempo la piena operatività
della flotta.
Strategia guidata dall’innovazione
Tomas Plechaty, Senior Digital Program Manager,
Doosan Bobcat EMEA, commenta: «Superare il
traguardo delle 30.000 unità di Machine IQ non
solo sottolinea l’impegno del nostro team verso
soluzioni innovative e orientate all’efficienza, ma
riflette anche il valore reale che le nostre macchine
connesse portano sul campo. Con dati in
tempo reale a portata di mano, i clienti Bobcat in
tutta Europa stanno utilizzando questa tecnologia
per migliorare la sicurezza, incrementare la
produttività e migliorare il processo decisionale».
I vantaggi di Machine IQ
• La piattaforma telematica Bobcat Machine IQ offre
informazioni quasi in tempo reale su posizione, utilizzo,
consumo di carburante e manutenzione, offrendo così a
proprietari e operatori un controllo accurato.
• Clienti e concessionari in tutta Europa usano Machine IQ per
prevenire i furti, ridurre i tempi di inattività e massimizzare la
produttività, grazie a interventi proattivi e al tracciamento delle
macchine.
• Le oltre 30.000 unità vendute di Machine IQ riflettono
l’impegno costante di Bobcat verso una maggiore efficienza e
serenità per i clienti europei.
• Per tutte le informazioni su Machine IQ consulta il QR code
Bobcat continuerà a investire in Machine IQ
e nel suo portfolio digitale per offrire insight
più approfonditi, diagnostica avanzata e nuove
integrazioni a clienti e gestori di flotte. Questo
impegno costante verso l’innovazione e soluzioni
connesse fornirà alla rete europea dei
concessionari Bobcat sempre più strumenti per
proteggere le macchine, pianificare la manutenzione
e mantenere le macchine dei clienti
funzionanti e produttive.
«Io e i miei colleghi siamo felici di aver raggiunto
questo traguardo, ma siamo solo agli inizi»,
commenta Tomas Plechaty. «Machine IQ è il cardine
della strategia ‘l’innovazione innanzitutto’ di
Bobcat, e continueremo a investire considerevolmente
in funzionalità connesse, integrazioni e assistenza
ai concessionari per permettere ai nostri
clienti di raggiungere più risultati». nn
19, 20 e 21 Novembre 2025
Università di Napoli Federico II - Campus di San Giovanni a Teduccio, Aula Magna
www.siiv.it
segreteria@siiv.it
Instagram: siiv.infrastrutture
LinkedIn: siiv-società-italiana-di-infrastrutture-viarie
con il patrocinio di:
con il contributo incondizionato di:
Dipartimento di Ingegneria
Civile Edile e Ambientale
Macchine&Attrezzature
104
10/2025 leStrade
Aziende e uomini
Tecnologia e assistenza
Sono i segreti del successo di Wirtgen Group, gruppo
di imprese mondiale che copre l’intero processo di costruzione
stradale e che in Italia ha creato un nuovo mercato,
come ci spiega il General Sales Manager Domenico Matrone
Enzo Rizzo
Novemila dipendenti in tutto il mondo, otto fabbriche
di cui cinque in Germania, le altre in Brasile,
Cina e India, circa 700 sedi come proprie
società di vendita e assistenza, una rete mondiale
di concessionari contrattuali. È questa la
fotografia in numeri del colosso Wirtgen Group,
gruppo d’imprese attivo a livello internazionale
nel settore delle macchine edili - i marchi sono
Wirtgen, Vögele, Hamm, Kleemann, Beninghoven
e Ciber - che copre l’intera catena del processo
di costruzione stradale, dal trattamento
delle materie prime al confezionamento dei conglomerati
bituminosi, alla stesa, alla compattazione
e al ripristino, con un’offerta articolata di
macchine, impianti e soluzioni tecnologiche. Tutto
ha inizio 64 anni fa. Tutto ebbe inizio nel 1961,
quando Reinhard Wirtgen, appena ventenne, decise
di mettersi in proprio. Con un solo camion
e tanta determinazione, fondò la sua impresa a
Windhagen, nel cuore della Renania-Palatinato,
nel sud-ovest della Germania, dove ancora oggi
hanno sede il Wirtgen Group e la Wirtgen Gmbh.
Iniziò con piccole commesse di trasporto e si
specializzò nella costruzione di strade con una
macchina frantuma-calcestruzzo continuando a
sviluppare nella sua officina tre di queste macchine
con i suoi dieci collaboratori. Dato che la
squadra evadeva con successo sempre più commesse,
la frantumazione del calcestruzzo divenne
rapidamente un procedimento noto in tutta
la Germania nel quadro del ripristino stradale.
Oggi il gruppo è attivo in tutto il mondo e offre
una vasta gamma di soluzioni per la costruzione
di strade e la coltivazione a cielo aperto. «Siamo
storicamente leader per quanto riguarda le frese»,
spiega a «LeStrade» l’ingegnere Domenico
Matrone, direttore commerciale e marketing della
filiale italiana di Wirtgen che ha sede a Noviglio, in
provincia di Milano. «Ma lo siamo al di là del fatto
storico, è una questione di tecnologia avanzata.
Per quanto riguarda la fresatura, c’è un gap tecnologico
rispetto alla concorrenza. Per quanto riguarda
le finitrici, quest’anno abbiamo introdotto
la nuova SUPER 1803-5, un modello atteso da
tempo dai clienti. Grazie alla sua tecnologia innovativa
e alle elevate prestazioni, siamo riusciti
ad acquisire ordini di grande rilievo. Tra frese, finitrici
e rulli, possiamo affermare con orgoglio la
nostra posizione di leadership sul mercato. Parallelamente,
stiamo assistendo a una forte crescita
nel settore degli impianti per la produzione di
conglomerato bituminoso, che oggi offre soluzioni
altamente tecnologiche, in particolare sul fronte
delle emissioni. I nostri impianti rispettano le
normative più recenti e rispondono alle esigenze
delle singole province, che stanno rivedendo i limiti
di emissione atmosferica e promuovendo l’uso
di materiali di riciclo. Si tratta di prodotti molto
apprezzati, che ci hanno permesso di creare un
mercato completamente nuovo in Italia.
A proposito di mercato: la situazione in generale
è che negli ultimi anni è molto florido, merito
in primis degli incentivi fiscali che, a differenza
del passato, sono supportati dal fatto che le infrastrutture
e i progetti sono tanti. Post-covid il
mercato è sempre cresciuto, ci aspettiamo che,
prima o poi, cominci a stabilizzarsi. Dico “stabilizzarsi”
e non a calare come è successo post-
2008, dopo la crisi Lehman Brothers. Sono in
corso molti lavori, quindi ci dovrebbe essere continuità:
i clienti stanno cambiando le macchine,
quindi il parco macchine in Italia, nel settore stradale,
è molto fresco. Però confidiamo anche nel
fatto che potremo mantenere un buon livello di
fatturato grazie anche alla crescita della richiesta
degli impianti di conglomerato e riciclaggio.
In Italia siamo presenti da Nord a Sud, con un
servizio di assistenza che fa la differenza. Anche
perché la sfida futura passa proprio da qui: la carenza
di tecnici e, quindi, le competenze, fanno sì
che un cliente, quando deve scegliere un prodotto,
le prime domande che si pone sono: “Quanto
è affidabile? Com’è l’assistenza?”.
Di conseguenza l’obiettivo sarà quello di implementare
il supporto tecnico. Anche perché stiamo
parlando di macchine che, di solito, lavorano
di notte, e che non si possono certamente
fermare in autostrada. Attualmente nelle nostre
officine la formazione è continua così come la
ricerca di giovani da poter introdurre in un settore
che offre molte opportunità professionali.
Wirtgen Group offre tutto il pacchetto al cliente
“stradale”, dalla produzione del conglomerato alla
costruzione di strade, al mantenimento, al rifaci-
Macchine&Attrezzature
106
10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
107
Macchine&Attrezzature
mento e al riciclaggio», continua Matrone, che,
al di là degli studi in ingegneria meccanica, è da
sempre nelle vendite. «Se poi lo contestualizziamo
in quello che è il gruppo John Deere, in cui al
di là della tecnologia del Gruppo, c’è tutto il supporto
delle nuove tecnologie in termini di Operation
Center, si comprende come l’obiettivo principale
è quello di sviluppare cantieri circolari a
impatto zero. Trasmettere in tempo reale e direttamente
dal cantiere i dati relativi alla produzione,
ai consumi o alle attività di fresatura consente di
ottimizzare la logistica e i tempi operativi. Questo
approccio non solo migliora l’efficienza, ma contribuisce
anche a generare risparmi per il cliente; va
inoltre a supporto della Pubblica Amministrazione
nella realizzazione di infrastrutture stradali di
maggiore qualità, con un impatto minore sull’ambiente.
Tutto questo, secondo me, è una pratica
destinata a crescere. La tecnologia che il Gruppo
sta sviluppando mette il cliente in condizioni ottimali
per gestire l’appalto, il cantiere e gli uomini.
E, nel futuro, sarà sempre più implementata».
Wirtgen Group si conferma così all’avanguardia di
queste tecnologie: «Molto», afferma sicuro il direttore
commerciale e marketing della filiale italiana
di Wirtgen Group. «Lo stiamo riscontrando anche
dal fatto che sempre più aiutiamo il cliente a
ottimizzare l’impiego di queste tecnologie. Abbiamo
una figura dedicata alla formazione che supporta
il cliente nell’apprendere il funzionamento
dei sistemi e nell’individuare le modalità più efficaci
per ottimizzarne l’utilizzo. Ripeto, non si effettua
solo la vendita del prodotto o della macchina
fine a se stessa, ma si diventa partner del cliente,
al di là dell’aspetto puramente commerciale.
Un aspetto, questo che secondo me oggi è premiante,
soprattutto per un’azienda che è leader di
settore: ho imparato che saper mantenere quote
di mercato alte non lo fai solo con il prodotto o
con la qualità, comunque importantissimi. Oggi i
clienti sono sempre più esigenti, di conseguenza
bisogna essere propositivi così, oltre a presentare
nuovi prodotti, bisogna offrire soluzioni nuove
mettendoti nella favorevole posizione di affrontare
il cliente da consulente e non solo da venditore».
L’ing. Matrone ha una lunga esperienza nel settore
commerciale: «Ho lavorato come venditore
di prodotti chimici e per autolavaggi. Sapere cosa
significa suonare un campanello, proporsi e vendere
qualcosa a qualcuno è sempre stata la mia
passione principale. Una volta laureato mi sono
trasferito in Emilia-Romagna con mia moglie e ho
cominciato a lavorare, da neolaureato, occupandomi
della parte impiantistica: la mia zona erano
il Sud Italia, la ex-Jugoslavia, la Libia e l’Iran.
Un’esperienza bellissima, ho imparato molto e mi
sono innamorato del settore stradale. Così, dopo
altre esperienze, quando si è creata l’opportunità
in Wirtgen Macchine S.r.l., che ho sempre visto
e ammirato come azienda leader, non ci ho pensato
un secondo. Essere approdato nel Wirtgen
Group è per me la realizzazione di un sogno». nn
PORTIAMO L’EDILIZIA
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108
10/2025 leStrade
Aziende
Il 12 settembre 2025,
Comar ha celebrato i propri
65 anni di attività con
un’iniziativa nello splendido
scenario della cava a Serra
San Quirico (AN) di proprietà
della Gola della Rossa
Mineraria S.p.A.
Il mondo Comar,
biografia di un successo
Abbiamo partecipato, nell’avvincente
scenario della cava di proprietà della Gola
della Rossa Mineraria, alla giornata dedicata
a festeggiare la vitalità operosa che caratterizza
un’azienda sul mercato da 65 anni, e con
un’inossidabile voglia di fare (e di festeggiare)
Fabrizio Parati
Fabrizio Parati
Dagli scaffali del passato, ci arriva la biografia di
un successo. Approdare a 65 anni di attività e alla
quarta generazione impiegata in azienda significa,
oltre alla “scontata” pratica della religione del
lavoro quotidiano, avere un profilo aziendale fondato
sulla capacità di risolvere davvero qualsiasi
problema dei clienti. Un profilo nato nel mondo
della riparazione delle macchine usate. Sì, le
radici della storia qui contano, perché forniscono
un fondamento per la salda identità della Comar
Commerciale S.p.A. di oggi: «Abbiamo iniziato a
lavorare con le macchine usate. Dovevamo pensare
a come risparmiare sulla riparazione. Quando
i ricambi originali costavano molto e si faceva
difficoltà a recuperarli noi abbiamo sviluppato la
capacità di riprodurre tutto internamente alla nostra
azienda», ci dice Paolo Ramazzotti, titolare
dell’azienda, accogliendoci nella sede di Senigallia
(AN). Vita professionale relativamente lontana
quella evocata da Ramazzotti, ma che ancora
s’intreccia con quella di adesso: oggi le cose
sono notoriamente cambiate, perché il costo della
manodopera prevale su quello del materiale,
ma «siamo riusciti a trasmettere ai nuovi dipendenti
quella costellazione di competenze che ci
consente di risolvere veramente ogni problema.
Abbiamo la struttura per poter eseguire in qualsiasi
momento qualunque intervento di riparazione
richiesto dai nostri clienti. Offriamo un’assistenza
tecnica specializzata, capace di intervenire con
prontezza e precisione su ogni tipo di problematica,
ma anche la fornitura di parti di ricambio
essenziali per garantire la continuità operativa
delle attrezzature. Assicuriamo un servizio
a 360 gradi: che si tratti di interventi pianificati
o di emergenza, la nostra squadra di esperti è
sempre pronta a rispondere con soluzioni efficaci
e personalizzate. È questo è fondamentale».
Happy birthday, venerdì 12.09.2025
C’è chi, distratto dai mille problemi del minuto,
li celebra in modo frettoloso e chi, invece, i compleanni
li festeggia adeguatamente (e ciò rientra
tra le benemerenze aziendali!): il 12 settembre
scorso, Comar ha chiamato attorno all’ideale
torta dei propri 65 anni molti clienti e partner (oltre
300 persone invitate): «La giornata di oggi è
per me un momento davvero importante, perché
celebriamo oltre 60 anni di attività.
Creata da mio padre nel 1960, l’azienda è un
successo: perché in Italia, nel nostro settore, 65
anni di attività per un’azienda a carattere famigliare
sono un primato», precisa Ramazzotti.
Compleanno importante chiede cornice di rilievo.
Macchine&Attrezzature
110
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leStrade 10/2025
111
In contemporanea a quello
di Comar, si è festeggiato
anche il venticinquesimo
compleanno di komplet
S.p.A., come ci ha ricordato
Alan Canestrari, Sales
manager della Komplet.
E ha precisato: «Stiamo
entrando nel mondo stradale
gardualmente da due anni
a questa parte.
L’espressione del nostro
successo nel mondo
stradale è il nostro Krokodile
Plus» (immagine accanto).
E così è stato: gli ospiti sono stati accolti nell’incantevole
anfiteatro di rocce di una cava a Serra
San Quirico (AN), di proprietà della Gola della
Rossa Mineraria S.p.A.
Le attività estrattive nella Gola della Rossa, che
si perpetuano da 157 anni (anche qui una storia
di eccellenza), sono specializzate nell’estrazione
e nella lavorazione del carbonato di calcio per la
produzione di inerti, carbonati granulari e in polvere,
micronizzati e premiscelati.
La cava, in cui lavorano oltre 60 persone, è una
delle realtà estrattive più rilevanti a livello nazionale
e una fonte continua di innovazione, come
ci ha detto Luca Alfieri che, insieme ad Alessandro
Vergari è uno dei responsabili della cava stessa:
«Qui, essendo questa un’attività storica, si è
vissuta l’evoluzione dell’attività estrattiva. È qui
che, dopo il superamento dei metodi di scavo
tradizionali, sono arrivate le prime pale, i primi
mezzi meccanici dagli Stati Uniti. È qui che,
prima che altrove, l’attenzione all’ambiente, alla
tutela paesaggistica, sono state e sono al centro
dell’azione».
La cava, proprio nell’accesa attenzione ambientale
che la caratterizza, è anche una fucina “nascosta”
di laboriosità: il progetto di riconversione
industriale e riqualificazione ambientale dell’area-
svolto in collaborazione con le università di
Trieste, Bologna e Camerino - ha portato alla trasformazione
da sito estrattivo a cielo aperto a sito
estrattivo in sotterraneo. «Arrivano visitatori da
tutto il mondo» – ci dice Alfieri - per apprezzare
un sistema di estrazione evoluto, altamente
specializzato, che lascia inalterato l’ecosistema
superficiale a favore del reinserimento definitivo
dell’area della cava nel contesto territoriale di
appartenenza, mitigando l’impatto delle zone più
in vista e creando le condizioni migliori per l’insediamento
della flora e della fauna autoctoni.
Nascita e crescita di Comar
Un imperativo dovere di cronaca ci ha fatto dire
dove e quando si sono spente le candeline, ma
torniamo ai protagonisti della festa, vale a dire a
Comar e a Paolo Ramazzotti.
Ci traccia un profilo di Comar? Da semplice
distributore di macchine agricole, Comar ha
Pagina a lato,
Paolo Ramazzotti,
titolare della Comar S.p.A.
Una nutrita presenza
di ospiti, oltre 200,
ha animato la festa
per i 65 anni della Comar,
che, dopo la giornata
in cava, si è degnamente
conclusa con una cena
di gala.
saputo tramutarsi, con il laborioso lavoro
di anni, in una società di vendita e noleggio
di macchinari edili e stradali con un posto
d’onore sia sul mercato nazionale sia internazionale.
Ora l’azienda com’è strutturata?
Comar nasce nel 1960: fondata da mio padre
Aldo, classe 1921. Nel dopoguerra inizia a recuperare
mezzi militari che ripara e commercializza.
Con l’inizio della meccanizzazione agricola,
negli anni Sessanta, si occupa di trattori e attrezzature,
per poi passare al settore industriale
e al movimento terra: nel 1965, prende la rappresentanza
della Poclain (noto produttore francese
di escavatori idraulici). Nel 1972, inizio a lavorare
in azienda e, nel 1974, con un gruppo di
imprenditori del nord, con Agriservice iniziamo
ad importare dall’America le terne Case (molto
richieste all’epoca).
Sono anni in cui la commercializzazione di macchine
usate, da e per l’estero, ha un grande sviluppo.
Siamo agli inizi della meccanizzazione, e
in quegli anni si avvia la nostra collaborazione in
Sardegna con Salvatore Obrano. Un tecnico con
la mentalità commerciale, che nel 1979 fonda la
Soveri. Andavo in Sardegna almeno due volte al
mese e tornavo sempre con dei contratti. La collaborazione
con la Soveri continua tutt’oggi con
grande successo con Roberto, Claudio, Pina. Collaborazione
che ci ha permesso di fidelizzare i migliori
clienti sardi.
Nel 1999 assumiamo la rappresentanza di Kubota
(leader mondiale di miniescavatori), per le
Marche, l’Emilia-Romagna e la Sardegna. Prendiamo
poi la distribuzione di Bomag come mac-
Macchine&Attrezzature
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Officina Comar
Nella sede di Senigallia Comar ha uno spazio, di 3.200 metri
quadrati, dedicato all’assistenza e alla manutenzione delle
macchine movimento terra. Lo staff tecnico, sempre in crescita
e in costante aggiornamento, è attualmente composto di venti
meccanici, un Responsabile Officina per le commesse interne, uno
per le commesse esterne e le garanzie e un Commerciale dedicato
all’assistenza post-vendita.
L’officina interna dispone di:
• reparto macchine utensili con fresatrici, torni, levigatrici fisse e mobili;
• attrezzatura per revisione motori, pompe e distributori idraulici;
• barenatrice mobile per interventi in cantiere;
• carenatura dei bracci sia in officina che direttamente in cantiere;
• camera di verniciatura e reparto dedicato;
• revisione di pistoni idraulici, motori e pompe;
• centro ricambi interno;
• personalizzazione delle macchine per esigenze specifiche, come
per esempio l’installazione di gomme rinforzate per cantieri che
presentano superfici e condizioni di lavoro problematiche;
• reparto utensili;
• reparto saldatura.
Grazie a questi servizi e a una flotta di dieci furgoni
attrezzati e camioncini con gru, Comar fa fronte
alla gestione di qualsiasi tipo di intervento: dalla
manutenzione ordinaria alle riparazioni più complesse,
presso la propria sede o direttamente in cantiere
Paolo Ramazzotti con alcuni dei molti ospiti della festa dei 65
anni della Comar. Sotto l’officina nella sede di Senigallia.
chine da compattazione stradale e per discariche.
Nel 2007, decidiamo di lasciare CNH per passare
a Volvo, che ad oggi continuiamo con grande
successo a distribuire.
Siamo anche distributori per l’Italia del marchio
Fravizel: produttore portoghese di macchine
e attrezzature per cave di marmo.
Le nostre collaborazioni per accessori sono con
Mantovani benne, Simex, Cangini, Malaguti, Socomec.
Questa è la sintesi dei miei cinquant’anni
di vita professionale.
Ci sono due rami aziendali, ad oggi
C’è la Comar Commerciale S.p.A. che si occupa
della vendita (sia di nuovo sia di usato) e del
noleggio di macchine movimento terra. E la Comar
S.r.l. che si occupa del servizio d’assistenza
tecnica e della vendita dei ricambi. Due aziende
che verranno unificate, alla fine di quest’anno,
in un’unica società, che continuerà ad essere la
Comar S.p.A.
acquisizioni di nuovi macchinari per la triturazione
e la vagliatura dei materiali: il Krokodile della
Komplet e i vagli EvoQuip.
E per quanto riguarda lo stradale com’è la
situazione?
Per lo stradale ci affidiamo, da sempre, a Bomag.
È un ottimo prodotto, che ci dà grande soddisfazione.
Stiamo facendo un buon lavoro, e lo stiamo
spingendo in Sardegna in maniera importante.
Sopra, un’insegna “storica”
che campeggia nell’attuale
officina di Comar,
a Senigallia.
C’è un messaggio che, in questa giornata di
festa, vuole fare passare?
Sì. Innanzitutto, un grande ringraziamento va ai
clienti che, dandoci fiducia, ci hanno permesso di
arrivare a 65 anni di attività. Un ringraziamento va
anche alla mia famiglia, che, in tanti anni, mi ha
sempre supportato. Mia moglie dice: «Tu non hai
sposato me, ma la Comar!». Non è così, ma certamente
il tempo dedicato al lavoro è stato mol-
to. Far crescere un’azienda a carattere familiare e
condurla con successo per 65 anni impegna molto.
Grazie anche a mio figlio Cristian, che, in anni
particolarmente difficili, si è impegnato nel nostro
settore, per poi assecondare con grande successo
la propria passione, cioè la ristorazione. Grazie a
mia figlia Giorgia che, entrata in azienda in punta
di piedi, oggi gestisce tutta la parte finanziaria, il
personale e non solo. Il suo è veramente un grande
supporto. Grazie a mia sorella Paola, che si occupa
ancora oggi di ricambi. Grazie a mio nipote
Daniele, che si occupa del noleggio. E grazie a mio
nipote Samuele (e con lui siamo alla quarta generazione),
che già all’età di 19 anni era in azienda e
che oggi, dopo tre anni, con grande capacità e professionalità
gestisce, con ottimi risultati, la parte
commerciale. È grazie a Samuele che è iniziata la
collaborazione con la Komplet.
Grazie, infine, a tutti i nostri collaboratori
e ai nostri tecnici, che sono il nostro fiore
all’occhiello, e grazie ai responsabili amministrativi
e agli addetti al servizio ricambi.
E i miei auguri a Comar per altri 65 anni di successi.
nn
Il noleggio come va?
Sta andando molto bene. È in forte sviluppo. Abbiamo
messo a noleggio molte macchine: compattatori,
escavatori, pale e impianti di triturazione.
Oggi offriamo un parco macchine completo
per ogni settore. Abbiamo puntato molto sui
compattatori di rifiuti solidi urbani. Abbiamo poi
ovviamente macchine da frantumazione, sia di
inerte sia di rifiuto, oltre a tutti i mezzi per il mondo
del movimento terra. Le nostre recentissime
A lato, un momento
dei festeggiamenti
dei 65 anni di Comar
durante la partecipata
cena di gala.
Macchine&Attrezzature
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Scenari
La filiera construction europea
deve necessariamente reagire ora
L’industria delle macchine per costruzioni e degli impianti per materiali
da costruzione avverte del rischio di svantaggi competitivi di lungo periodo causati
da mutamenti dei mercati globali e da problemi strutturali interni all’Europa
LA RIVISTA SULLE INFRASTRUTTURE
AEROPORTI, AUTOSTRADE E FERROVIE
INSERTO: PONTI
E GALLERIE
«Non vi è alcun dubbio che l’industria globale delle
costruzioni crescerà nel lungo termine. Tuttavia,
temiamo che ci venga attualmente sottratta
la possibilità di partecipare a questa crescita»,
hanno concluso lo scorso settembre i membri del
consiglio direttivo dell’associazione VDMA che rappresenta
3.600 aziende tedesche ed europee della
meccanica e della costruzione di impianti.
Da tempo è chiaro, ancor prima che il settore sostenesse
le sanzioni contro la Russia, che alcune
regioni di mercato globali non sono più effettivamente
accessibili ai produttori europei. Mercati
come la Cina e l’India possono essere serviti solo
tramite una produzione locale.
Allo stesso tempo, i costruttori europei di macchine
per costruzioni si trovano in molti mercati
terzi ad affrontare una concorrenza cinese dominante
e spesso anche sleale. Contrariamente
a quanto inizialmente dichiarato dalla Presidente
della Commissione UE von der Leyen, l’accordo
commerciale con gli Stati Uniti non ha portato
stabilità duratura, ma è già diventato obsoleto
a causa dell’estensione dei dazi sull’acciaio e degli
ostacoli amministrativi associati per l’industria
delle macchine da costruzione. Compensare le
esportazioni perdute sul mercato interno europeo
è praticamente impossibile a causa degli svantaggi
legati alla localizzazione. Le misure annunciate
di riduzione della burocrazia e di deregolamentazione
sono ancora in sospeso. Da anni il
settore chiede che regolamenti di sostenibilità,
pur animati da buone intenzioni ma eccessivi, siano
ridotti a un livello ragionevole per poter restare
competitivi. Allo stesso tempo, la spesa per
infrastrutture in Germania è urgentemente necessaria.
Tuttavia, sarebbe più importante riformare
il sistema inefficiente piuttosto che iniettare
ulteriori risorse.
Joachim Strobel, Presidente di VDMA Costruzioni
- Macchine e Impianti, sottolinea: «Possiamo ritenerci
fortunati se quest’anno vedremo probabilmente
solo un calo delle vendite del 5%. L’attenzione
deve essere rivolta meno alle fluttuazioni
congiunturali e più ai massicci problemi strutturali.
I loro effetti non sono ancora visibili nei numeri,
ma ci causeranno enormi difficoltà nei prossimi
anni. Bruxelles e Berlino devono agire ora, altrimenti
assisteremo a un processo in cui perderemo
progressivamente competitività e un numero
crescente di produttori sarà costretto a delocalizzare
le proprie attività al di fuori dell’Europa».
Il settore delle macchine e attrezzature da costruzione
ha un peso importante in Europa ed è
formato sia da grandi industrie, sia e soprattutto
da piccole e medie imprese che danno lavoro
a circa tre milioni di persone nell’UE-27. Di questi
tre milioni, oltre 1,2 milioni sono in Germania.
Questo rende la filiera dei macchinari e degli impianti
utili alla filiera delle costruzioni il più grande
datore di lavoro tra le industrie di beni strumentali
sia nell’UE-27, sia in Germania. Nell’Unione
Europea il comparto rappresenta un volume d’affari
stimato in 870 miliardi di euro. Circa l’80 per
cento dei macchinari venduti nell’UE proviene da
uno stabilimento produttivo situato nel mercato
interno. nn
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Riciclaggio
Più attenzione all’acqua
I fanghi da perforazione, da rifiuto a risorsa.
È possibile con i riciclatori di Vermeer, che ricondizionano i fluidi
e riducono la quantità di acqua e le materie utilizzate
Il miscelatore riciclatore MR1000 è
stato creato con le stesse misure di un
container ISO da 20 piedi, pertanto ha
dimensioni di trasporto ridotte.
Non esiste una cultura al mondo in cui il termine
“fango” abbia un’accezione positiva. Anche
quando è citato in frasi motivazionali, ha sempre
una connotazione negativa, assumendo il
significato di dolore, ostilità, male, da cui liberarsi.
Un esempio è il celebre aforisma No mud,
no lotus attribuito al monaco buddista Thích
Nhất Hạnh: tradotto con “Non c’è fango, non c’è
loto”, indica che la sofferenza e le avversità (il
fango) sono necessarie per permettere la crescita,
la bellezza e la consapevolezza (il loto).
Simile percezione anche nel nostro ambito professionale:
nei cantieri, i fanghi di perforazione
sono classificati come “rifiuti” e la loro corretta
gestione (raccolta, trasporto, recupero o smaltimento)
è disciplinata dal D.Lgs. 152/06 (Testo
Unico Ambientale). E qui entra in gioco Vermeer:
proprio col fine di ottimizzare la gestione
dei fanghi, l’azienda ha di recente introdotto in
gamma i riciclatori, macchine che recuperano i
fluidi e riducono la quantità di acqua e materie
utilizzate. Il concetto di fondo è la separazione
del fluido dalla componente solida che si sta
scavando (terra e roccia da scavo per l’appunto):
si ottiene così materiale di scarto asciutto,
dalla pezzatura già lavorata. Usati in abbinamento
alle perforatrici TOC/HDD (perforazione
orizzontale controllata), i riciclatori rendono
quindi più efficiente e sostenibile il cantiere. Ne
abbiamo parlato con Alessandro Cestaro, HDD
Specialist di Vermeer Italia, che ci ha illustrato
caratteristiche e vantaggi.
Daniela Stasi
L’MR2000 è in grado di
processare fino a 2.000 l/min
di fluidi di perforazione.
In una macchina,
due funzioni: miscelazione
e riciclo.
I numeri della gamma
Più recupero, meno costi
di smaltimento
La premessa: perché utilizzare i riciclatori? L’utilizzo
di acqua è sempre più consapevole (finalmente,
aggiungiamo), e i costi di trasporto
per averla in cantiere e di smaltimento dei fanghi
sono sempre più ingenti e regolamentati.
In sintesi, le spese di gestione dei fluidi di perforazione
sono in crescita, ma allo stesso tempo
il loro utilizzo in cantiere è fondamentale per
assicurare la riuscita della perforazione stessa.
L’R500 pesa 2.500 kg, è lungo 260 cm, largo 216 cm e alto 252 cm. La sua capacità di
trattamento è di 500 l/min e il suo serbatoio può contenere 2,3 mc.
L’MR1000, in grado di processare 1.000 l/min, è dotato di un serbatoio da 23
mc. Il suo peso (trasporto completo a vuoto) è di 11.700 kg, il peso (modulo con
vibrovaglio) di 2.900 kg, la lunghezza (incluso gancio e rulli) di 6,5 m, la larghezza di
2,5 m e l’altezza di 2,7 m; le dimensioni operative: lunghezza 6,8 m, larghezza 4 m,
altezza 4,9 m.
Infine, il top di gamma, l’MR2000, vanta una capacità di processo di 2.000 l/min e un
serbatoio da 26 mc. Pesa (trasporto completo a vuoto) 17.300 kg, è lungo (incluso
gancio e rulli) 7,4 m, largo 2,5 m e alto 2,75 m. Dimensioni operative: lunghezza 8,2 m,
larghezza 4,2 m, altezza 4,9 m.
Per il loro funzionamento, l’azienda consiglia generatori da 40 kVA per il primo
modello, 150 kVA per il secondo e 200 kVA per il terzo. Tutte le specifiche tecniche
su: vermeer.com
Ecco perché aggiungere un riciclatore alla flotta:
per “riciclare” i fluidi - da cui il nome stesso
della macchina - e ridurre la quantità di acqua
impiegata. Non solo: la rimozione di sabbia e di
altri elementi abrasivi contribuisce a prevenire
l’usura prematura delle pompe ad alta pressione
delle macchine da perforazione e degli altri
accessori fondo foro.
«Ridurre il volume di fango significa ridurre l’impatto
ambientale di una lavorazione TOC/HDD
perché si limita l’uso di acqua, bentonite e degli
altri prodotti utilizzati, ma significa anche ridimensionare
il costo degli smaltimenti finali. Pertanto,
l’utilizzo dei riciclatori consente di avere
sia maggiore marginalità, sia benefici a livello
ambientale, andando a ridurre l’uso di risorse
naturali, soprattutto in zone in cui sono scarse -
spiega Alessandro Cestaro - Accoppiati a diverse
taglie di perforatrici, a seconda del modello
scelto, integrano in modo ottimale le operazioni
di perforazione. In sostanza, si va a realizzare
un circuito chiuso: una sorta di treno che fa
da mezzo di trasporto, si carica di passeggeri,
ovvero i solidi; poi i solidi fuoriescono, e il treno
viene utilizzato nuovamente». Cosa contraddistingue
i vostri riciclatori da quelli dei competitor?
«Progettati e costruiti integralmente da
Vermeer, i nostri riciclatori sono elettrici, molto
compatti per ridurre gli ingombri in cantiere
e dotati di sensori automatici che ne semplificano
l’operatività. Sono anche rapidi, per un
maggiore controllo della macchina stessa». Prima
di addentrarci negli aspetti tecnici, poniamo
a Cestaro altre due domande: quali sono le
principali applicazioni e come sta rispondendo il
mercato a questa tipologia di macchine? Qui le
risposte: «I riciclatori vengono utilizzati in cantieri
per l’installazione di sottoservizi che prevedono
perforazioni per lo più di medio-grande
diametro, dove il quantitativo di fango è elevato.
Per quanto riguarda il mercato, la risposta è
positiva. Queste macchine stanno riscuotendo
successo, e la ragione è semplice: permettono
di ridurre quello che per la normativa è considerato
un rifiuto, a tutto vantaggio degli scarti
di lavorazione, notevolmente inferiori». I clienti
sono soddisfatti? «Sì, i clienti sono decisamente
soddisfatti dell’utilità di questa tipologia di
macchine».
Tre modelli, un unico scopo
La gamma di riciclatori Vermeer si compone di
tre modelli, R500, MR1000 e MR2000 (gli ultimi
due abbinano alle funzioni di riciclaggio anche
quelle di miscelazione). «Per ottimizzare al
meglio il riciclo, tutti e tre i modelli sfruttano l’equilibrio
tra il flusso del fango in entrata e quello
in uscita - chiosa Alessandro Cestaro - I no-
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Conoscere le macchine
per usarle al meglio
Oltre al prodotto e al classico post vendita
(assistenza tecnica, intervento in cantiere, ricambi,
etc.), Vermeer Italia organizza periodicamente
training formativi per gli operatori dei propri clienti,
sulle tecnologie di perforazione TOC/HDD, quindi
anche sui riciclatori, il cui uso è strettamente
connesso alla perforazione stessa.
«Da sempre ci teniamo a dare supporto ai nostri
clienti con sessioni periodiche di aggiornamento e
approfondimento teorico-pratico. È un’attività che
consideriamo parte integrante del nostro servizio
post vendita, perché siamo consapevoli che sia
fondamentale per tutti gli specialisti di settore avere
un supporto completo, che comprende anche la
possibilità di formazione periodica - racconta Giorgia
Compagni, marketing manager di Vermeer Italia -
Dall’inizio dell’anno abbiamo organizzato più di dieci
sessioni per nuovi operatori e questo contribuisce
a potenziare il nostro lavoro. Uno dei nostri obiettivi
infatti è quello di offrire un’assistenza completa
e capillare a tutti i clienti del territorio. Questo è
possibile non solo grazie alla sede centrale di Verona,
ma anche a tutti i nostri centri di assistenza (Vermeer
Adriatico nei pressi di Ascoli Piceno, Vermeer Tirreno
vicino a Roma, Trencher Service a Bari e Vermeer
Sicilia a Caltanisetta). L’aggiornamento tecnico è
parte sostanziale del supporto Vermeer.
Siamo inoltre associati alla IATT, Italian Association
for Trenchless Technology, che sosteniamo nei
vari progetti. Tra questi, ospitiamo il corso da loro
organizzato insieme alle scuole edili del territorio di
riferimento, per conseguire il patentino di operatori
per macchine complesse nella trivellazione
orizzontale controllata».
stri nuovi sistemi integrano in modo ottimale la
separazione meccanica eseguita dai vagli, per
ottenere materiale grossolano, con quella effettuata
dagli idrocicloni, per materiale più fine. In
questo modo i riciclatori si adattano alla granulometria
richiesta per il singolo lavoro».
Iniziamo l’approfondimento tecnico con il riciclatore
R500, le cui operazioni sono automatizzate:
non occorre controllare manualmente le valvole,
i sensori di livello nella vasca del riciclatore e
il sensore di livello da remoto nella vasca di miscelazione
aiutano a prevenire la tracimazione al
di fuori del sistema di gestione dei fluidi. I vagli
primari sono mantenuti in posizione da un sistema
di ancoraggio ad aria, per un accesso semplificato
e la sostituzione rapida dei vagli stessi. La
separazione dei solidi è particolarmente efficace
Il riciclatore R500 è una
macchina compatta che
lavora in autonomia in base
ai sensori di livello, senza
una persona dedicata.
grazie al sistema di idrocicloni in abbinamento
a un’area di vagliatura piuttosto ampia. Il robusto
vibrovaglio garantisce performance stabili anche
con volumi di processo variabili, mentre una
pompa a elevata capacità di processo assicura
una circolazione ottimale. Si ricorda che l’R500 è
su slitta, per il sollevamento con muletto.
«L’R500 è una macchina compatta che lavora
in autonomia in base ai sensori di livello, senza
una persona dedicata. Sta dando parecchie soddisfazioni
ai nostri clienti, basta collegarla, e gestisce
in modo indipendente il carico e lo scarico
del fango - commenta Cestaro - Questo modello
si può accoppiare alle nostre perforatrici TOC/
HDD per la posa di sottoservizi, modelli D40X55
S3, D40X55DR S3 e D60X90 S3».
Passiamo ora al miscelatore e riciclatore MR1000,
in grado di facilitare il lavoro all’operatore grazie
al sistema di ancoraggio innovativo dei vagli,
alle valvole pneumatiche, al pannello di controllo
intuitivo e al sistema di interruzione automatica
dell’immissione acqua e della pompa di pozzetto.
In questo caso nella separazione dei solidi
concorrono 12 idrocicloni a corpo lungo da quattro
pollici, sempre in abbinamento a un’ampia
Perforazione orizzontale controllata: di cosa si tratta
Vermeer ha una gamma prodotti decisamente estesa. Il suo nome nel mondo, però, è indissolubilmente legato
alle macchine per la perforazione orizzontale controllata, nota anche come TOC (trivellazione orizzontale
controllata) o HDD (horizontal directional drilling), sistema che permette di installare cavi e condotte senza
scavare a cielo aperto. In che modo? Una serie di aste teleguidate da una testa di perforazione vengono
introdotte nel terreno e creano il percorso del sottoservizio/tubazione da posare. Tre le fasi principali:
perforazione pilota guidata per la creazione del percorso, passaggi di alesatura per adattare il percorso al
diametro del sottoservizio/tubazione, tiro del sottoservizio/tubazione in posizione. Tra i vantaggi: possibilità
di lavorare in aree difficili come passaggi sotto strade, autostrade e corsi d’acqua, senza dover bloccare il
movimento di mezzi e persone; posa di condotte di ampio diametro e per tratte molto lunghe, anche oltre
un chilometro; possibilità di effettuare la posa in aree dove è già presente una fitta rete di utenze, senza
interferenze o blocchi dell’erogazione dei servizi; nessuna necessità di spazi ampi per operare, quindi possibilità
di effettuare la posa senza interrompere il traffico veicolare, in centri storici e con presenza di pavimentazioni
pregiate senza alcun danno. Infine, riduzione dell’impatto ambientale e dei costi sociali.
area di vagliatura. Il sistema di miscelazione è
ottimizzato con un agitatore ed equipaggiato
con un potente tubo di aspirazione della bentonite,
in grado di processare in modo rapido anche
le big bag. Creato sulle misure di un container
ISO da 20 piedi, le dimensioni di trasporto
dell’MR1000 sono ridotte (dettagli nel box “I numeri
della gamma”): è disponibile con sistema
di sollevamento a gancio regolabile con rulli per
rientrare nei limiti di trasporto locali. Il modulo
con vibrovaglio è alloggiato all’interno della vasca
attiva e, durante il montaggio, può essere sollevato
all’esterno e installato semplicemente ruotandolo
di un quarto di giro.
Ed eccoci all’MR2000, macchina compatta in grado
di processare fino a 2.000 l/min di fluidi di
perforazione. In un solo trasporto due funzioni:
miscelazione e riciclo, prioritari in ogni cantiere
di perforazione orizzontale controllata. Anche in
questo modello è l’ancoraggio ad aria a mantenere
in posizione i vagli primari, sistema che ne
permette la sostituzione rapida. Le elevate prestazioni
nella separazione dei solidi sono date dai
due idrocicloni desander da dieci pollici, più 12
idrocicloni a corpo lungo da quattro pollici in abbinamento
a un’ampia area di vagliatura. Come
nel modello MR1000 anche nell’MR2000 il sistema
di miscelazione è dotato di un tubo di aspirazione
della bentonite che processa velocemente
anche le big bag. Il venturi e un agitatore garantiscono
una miscelazione ottimale. Per ridurre le
dimensioni di trasporto, il modulo di separazione
con vibrovaglio viene alloggiato nella vasca attiva.
Grazie a un sistema di sollevamento idraulico
automatico, il modulo può essere montato facilmente,
sopra al container, pronto per entrare in
azione. L’architettura lineare di questo sistema,
con una parete cieca, lo rende ideale per cantieri
a bordo strada.
Per tutti e tre i i modelli, l’utilizzo di componenti
di alta qualità e ad alta resistenza all’usura ne
massimizzano la durabilità.
«Le macchine combinate MR1000 e MR2000 possono
essere abbinate a tutti e sei i modelli della
nostra gamma di perforatrici TOC/HDD per la
posa di pipeline, in base alle esigenze di cantiere
- conclude l’HDD Specialist di Vermeer Italia
- I riciclatori sono macchine indipendenti dalle
perforatrici Vermeer, quindi possono essere accoppiati
anche con modelli di altri marchi e persino
con perforatrici verticali. A prescindere dalla
macchina a cui sono abbinati, il loro scopo è
sempre quello di ricondizionare un fluido e andare
a ridurre le materie prime». nn
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Soluzioni
Stesa di precisione, rapida e sicura,
e documentazione digitale
Sterzo e mpostazione delle larghezze automatici AutoTrac, controllo
digitale Smart Pave, il Wirtgen Group Performance Tracker Paving digitale
e il sistema di rilevamento della temperatura RoadScan
Per agevolare gli operatori nel loro lavoro, aumentare
la sicurezza sul lavoro e incrementare l’efficienza,
Vögele ha automatizzato numerose funzioni
di controllo della generazione Tratto 5. Lo sterzo
e l’impostazione delle larghezze automatici Auto-
Trac: tramite svariati sensori e riferimenti fisici, gli
operatori possono così controllare in modo automatico
sia la larghezza sia la direzione. Oltre allo
sterzo automatico Steering Control, alla larghezza
del banco fissa e al filo di guida Edge Control, le
soluzioni AutoTrac comprendono il nuovo assistente
Edge Detection, che è in grado di controllare automaticamente
la larghezza del banco in base a un
bordo. Il sensore laser del sistema rileva, tra l’altro,
bordi, solchi o bordi fresati con un profilo di almeno
due centimetri e li utilizza come riferimento,
definendo così un tracciato preciso del bordo con
conseguente risparmio di materiale. In più, il lavoro
dei banchisti risulta facilitato.
Lo Smart Pave
Con Smart Pave, Vögele dà il via al livello di automazione
successivo: il sistema integrato controlla
la larghezza, la posizione e il senso di stesa della
finitrice in modo completamente automatico basandosi
su riferimenti virtuali. Smart Pave si avvale
di geometrie di stesa archiviate nella piattaforma
digitale, ossia il John Deere Operations Center.
Dopo una verifica automatica di plausibilità, i dati
possono essere trasmessi facilmente alla finitrice
stradale. Il sistema a doppia antenna StarFire di
John Deere, montato fisso sul tettuccio, determina
la posizione esatta della finitrice assicurando un
controllo preciso.
Documentazione digitale del cantiere
Con la nuova soluzione Wirtgen Group Performance
Tracker (WPT) Paving, Vögele permette, inoltre, di
documentare con precisione la stesa e i processi del
cantiere. Sulla base di dati di stesa fondamentali
(lunghezza del tracciato, larghezza e spessore dello
strato, spessore del materiale) il sistema calcola
la quantità di materiale già stesa. Le consegne di
materiale possono essere registrate velocemente e
semplicemente ed è anche possibile raffigurare altri
dati rilevanti come le emissioni di CO 2
e il consumo
di carburante. Come per Smart Pave e tutte le
soluzioni digitali del Wirtgen Group, la piattaforma
centrale è il John Deere Operations Center: i capisquadra
di stesa e gli operatori possono richiamare
i dati necessari per interconnettere, coordinare
e analizzare con efficienza le varie fasi di lavoro. In
combinazione con WPT Milling e WPT Compacting,
possono documentare ed esaminare l’intero processo
di fresatura, stesa e compattazione.
Il RoadScan
Al fine di documentare in modo ancora più completo
ed esatto le temperature di stesa, Vögele ha sviluppato,
per la generazione Tratto 5, il sistema di
rilevamento della temperatura RoadScan. La larghezza
dell’aria di misura del sensore di temperatura
è stata aumentata da tre a 13 metri rispetto
al modello attuale, con una conseguente migliore
risoluzione. Inoltre, poiché il nuovo RoadScan utilizza
il sistema a doppia antenna StarFiredi WPT
Paving, non è più necessario un ricevitore GPS aggiuntivo.
Ecco perché l’involucro è ancora dotato
del sensore ed è più piccolo, leggero e semplice da
montare. nn
Giovanni Adorni
Aziende
Maccaferri con Tubosider
Officine Maccaferri, platform company di Ambienta SGR S.p.A.,
ha siglato un accordo di distribuzione con Tubosider, società italiana parte
del Gruppo Gavio attiva a livello globale nel settore delle opere stradali
Grazie alla nuova partnership, Officine Maccaferri
potrà commercializzare le soluzioni Tubosider sul
mercato globale al di fuori dell’Italia, ampliando
e rafforzando la propria offerta nel settore delle
infrastrutture con prodotti altamente performanti
e perfettamente complementari alle sue tecnologie
ingegneristiche.
Fondata nel 1965, Tubosider è un’azienda italiana
parte del Gruppo Gavio, tra i maggiori operatori
autostradali a livello mondiale. Specializzata
in soluzioni per la sicurezza e le infrastrutture civili,
l’azienda opera attraverso uno stabilimento
produttivo in Italia e commercializza i propri prodotti
in oltre 110 Paesi. Il portafoglio comprende
due linee principali: barriere metalliche di sicurezza
stradale e condotte in lamiera ondulata.
Le barriere, certificate secondo la norma europea
EN1317 e validate da oltre 500 crash test, sono
progettate per assicurare le massime prestazioni
in termini di contenimento e reindirizzamento
dei veicoli. Le condotte in lamiera ondulata, invece,
rappresentano una soluzione versatile e sostenibile
per sottopassi, sovrappassi, attraversamenti
idraulici e gallerie artificiali, garantendo al
contempo durabilità, rapidità di posa e riduzione
dei costi rispetto alle alternative in calcestruzzo.
Possibili sinergie anche sul piano
produttivo
Tramite l’accordo, Maccaferri, in qualità di piattaforma
globale multi-business, punta a sviluppare
un portafoglio sempre più completo e integrato,
capace di rispondere alle crescenti esigenze
di sicurezza, efficienza e sostenibilità che caratterizzano
i progetti infrastrutturali a livello internazionale.
La partnership, inoltre, apre la strada
a possibili sinergie anche sul piano produttivo,
valorizzando la complementarità industriale tra
le due realtà, e si colloca all’interno di un quadro
di più ampia collaborazione con altri primari
operatori di settore, volta a offrire soluzioni di ingegneria
sostenibile caratterizzate da un elevato
livello di innovazione tecnologica e da un Total
Cost of Ownership inferiore rispetto alle soluzioni
tradizionali.
Stefano Susani,
Amministratore
Delegato
di Maccaferri.
Macchine&Attrezzature
122
10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
123
Aziende
Davì al marketing JCB
A partire dal 1° settembre 2025 Michele Davì ha assunto il ruolo
di Direttore Marketing & Aftersales di JCB S.p.A. con l’obiettivo di rafforzare
la presenza del marchio e creare nuove opportunità sul mercato italiano
leStrade
Aeroporti Autostrade Ferrovie
ASSOCIAZIONI
Nuova nomina in JCB S.p.A., la filiale italiana del
player globale nella produzione di macchine per
la cantieristica, l’industria e l’agricoltura: a partire
dal 1° settembre 2025 Michele Davì ha assunto
il ruolo di Direttore Marketing & Aftersales.
Michele Davì, 50 anni, vanta una carriera professionale
di lungo corso nel sales management, con
competenze consolidate in settori affini a quello
di JCB come l’industriale e il movimento terra.
Prima di approdare in JCB, infatti, ha lavorato per
oltre 25 anni per Goodyear, nota multinazionale
degli pneumatici, ricoprendo posizioni di crescente
responsabilità fino a diventare Direttore
Vendite Europa per il brand Goodyear OTR, ora
parte del gruppo Yokohama. Nella propria precedente
esperienza, Davì ha avuto modo di confrontarsi
con le attività manageriali in ambiti diversi
quali quelli portuale, estrattivo, minerario,
siderurgico, waste e, come già sottolineato, agricolo
e construction. In questo percorso ha maturato
una solida esperienza nello sviluppo delle
reti commerciali, dei processi gestionali, nella business
transformation e nella crescita dei team.
Con il nuovo ingresso nel team, l’azienda acquisisce
un patrimonio di conoscenze ed esperienze
che sarà fondamentale per essere sempre più
vicini a dealer e clienti finali. «Entrare in JCB rappresenta
per me un’opportunità affascinante e
stimolante» – dichiara il nuovo Direttore Marketing
& Aftersales di JCB S.p.A., Michele Davì –
«Dopo 25 anni trascorsi nel settore degli pneumatici,
ho accolto con entusiasmo la possibilità di
abbracciare un progetto ambizioso come quello
di JCB in Italia, per integrare marketing e aftersales
in una visione a 360°. Il mio obiettivo sarà
lavorare sullo sviluppo dei team e sulla customer
experience, curando ogni aspetto del rapporto
con i clienti: dal prodotto al service, dai ricambi
alla rete di concessionari. JCB è un marchio storico,
con prodotti eccellenti e una rete di distribuzione
solida, e allo stesso tempo con la forza
di innovare e anticipare le richieste del mercato:
abbiamo tutte le carte in regola per crescere rapidamente
in un contesto in forte trasformazione.
Credo fermamente che la differenza la facciano
le persone: sviluppare competenze, aumentare
il livello di engagement e garantire trasparenza
sugli obiettivi è il modo migliore per raggiungere
risultati concreti e duraturi».
«La nomina di Michele Davì rappresenta un chiaro
segnale della volontà di JCB di crescere nel
mercato italiano e dell’impegno a rafforzare la filiale
e la rete dei concessionari» – afferma Marco
Falcone, Amministratore Delegato di JCB S.p.A.
– «Tecnologia, prodotti e servizi sono inscindibili
dalla componente umana: per questo abbiamo
scelto strategicamente di investire nel rafforzamento
del capitale umano professionale». nn
n Osservatorio OICE/Informatel
di agosto 2025. Luglio e agosto migliorano
il trend dei primi otto mesi ’25 di gare.
n XXI International S.I.I.V. Summer School.
A settembre si è svolta la XXI edizione della
scuola di alta formazione estiva della S.I.I.V.
n LogIN Business al traguardo.
Intervista a Davide Bordoni,
amministratore unico di Ram.
Associazione Italiana
della Telematica
per i Trasporti e la Sicurezza
Macchine&Attrezzature
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10/2025 leStrade
Osservatorio OICE/Informatel di agosto 2025
Luglio e agosto migliorano il trend dei primi otto mesi ’25 di gare
XXI International S.I.I.V. Summer School
A settembre si è svolta la XXI edizione della scuola di alta formazione estiva della S.I.I.V.
OICE
Associazione delle organizzazioni
di ingegneria, di architettura e
di consulenza tecnico-economica
Via G. B. Martini, 13
00198 Roma
Tel. 06.80687248
E-mail info@oice.it
www.oice.it
In netto miglioramento
negli ultimi due mesi i bandi
pubblici per servizi tecnici
analizzati dall’Osservatorio
gare OICE, l’Associazione
delle società di ingegneria
e architettura aderente a
Confindustria, con i primi
otto mesi in aumento del
26% sul 2024: circa 1,6 mld.
rispetto a circa 1,3 del 2024.
Va precisato che, al fine di
restituire un più verosimile
andamento del mercato, i dati
citati e nel seguito esposti
non tengono volutamente in
considerazione il mega-bando
Consip S.p.A. per conto del
Ministero dell’Economia e
delle Finanze da 2,1 mld
pubblicato nel mese di
agosto. Anche il bimestre
estivo 2025 (luglio-agosto) è
risultato in crescita: +62,0%
sull’analogo bimestre del
2024.
Nell’ottavo mese dell’anno, il
valore ottenuto sommando
l’importo delle gare per
servizi di ingegneria e
architettura (414,9 mln) al
valore della progettazione
esecutiva stimata compresa
negli appalti integrati (36,0
mln), raggiunge l’importo
complessivo di 450,9 mln,
evidenziando una consistente
crescita su agosto 2024 del
60,6% e una impennata su
luglio 2025 del 150,7%.
Così commenta i dati
dell’Osservatorio di agosto il
Presidente dell’Associazione,
Giorgio Lupoi: «È positiva
questa crescita che migliora
le prospettive molto negative
dei primi mesi. Abbiamo tolto
dal calcolo il maxi-bando
Consip che avrebbe falsato
il confronto ma a fine anno
sarà comunque calcolato.
Assistiamo invece a sempre
più frequenti criticità negli
atti di gara. Siamo alle solite
notae dolentes: parcelle
artatamente sottostimate,
requisiti a pena di esclusione
palesemente illegittimi, tempi
di pagamento assurdi che
costringono il progettista
a finanziare la stazione
appaltante senza certezza di
ricevere il saldo. Su questi e
su altri punti l’Associazione
e il nuovo Consiglio che si è
insediato questa settimana
è compatto nel volere
perseguire azioni tese a
ripristinare quell’equilibrio
contrattuale e quel rispetto
fra le parti che oggi latitano
pur essendo richiamati come
principi fondamentali nel
Codice appalti. Se le stazioni
appaltanti continueranno
a fare finta di niente, lo
faremo su vari fronti: con il
legislatore, con l’Anac - da cui
attendiamo il nuovo bandotipo
- e se necessario con il
giudice amministrativo».
Le gare per soli servizi di
ingegneria e architettura
(esclusi gli appalti integrati)
rilevate ad agosto hanno
raggiunto un importo di 414,9
mln. Dal confronto con luglio
2025, i dati evidenziano
una forte crescita in valore:
+151,8% su luglio 2025,
+71,2% su agosto 2024.
Complessivamente, nei primi
otto mesi del 2025, l’importo
totale dei servizi di ingegneria
e architettura ha raggiunto
i 1.503 mln. Rispetto allo
stesso periodo 2024, si
registra una crescita in valore
del 35,5%.
Ad agosto, nel contesto
di una battuta di arresto
generale nel numero delle
gare UE (-61,0% su luglio
2025; -47,1% su agosto
2024), l’Italia, con 178
bandi, registra tuttavia
una crescita (+39,1%) sul
mese precedente, balzando
dal quinto al terzo posto
per gare pubblicate (solo a
giugno 2025 era all’ottavo
posto). Anche il confronto con
agosto 2024 mostra un dato
estremamente positivo in
numero (+114,5%). nn
Società Italiana
Infrastrutture Viarie
SIIV
www.siiv.it
Stefano Coropulis
La XXI edizione della
scuola di alta formazione
estiva della S.I.I.V.,
organizzata dal Politecnico
di Bari in collaborazione con
l’Università del Salento, si
è tenuta principalmente
presso l’elegante Hotel Villa
Romanazzi Carducci di Bari
(sede anche della cena di
gala), la Sala del Rettorato
dell’Università del Salento
(Lecce) e nei laboratori MOST
del Politecnico di Bari.
Il programma formativo
proposto è stato costruito con
approccio multidisciplinare
orientato all’intero comparto
delle infrastrutture stradali,
ferroviarie e aeroportuali,
come voluto dal Presidente
Prof. Gianluca Dell’Acqua,
e si è articolato in un ricco
calendario di interventi, grazie
anche al lavoro del Comitato
Scientifico Organizzatore,
che ha saputo richiamare
l’attenzione di enti, istituzioni
e imprese, che hanno
patrocinato e sponsorizzato
gli eventi (Enac, Most e molti
altri).
Gli sponsor, provenienti dal
mondo delle infrastrutture
viarie, hanno avuto uno
spazio dedicato nella giornata
inaugurale (15 settembre),
con un workshop tecnico
e desk espositivi. Tra i
temi trattati, uno spazio
considerevole è stato riservato
anche ai materiali sostenibili e
alle pavimentazioni stradali.
Nei giorni successivi, i 23
partecipanti hanno seguito le
lezioni impartite da docenti
italiani e stranieri chiamati ad
esporre sui temi di maggiore
attualità nel settore scientifico
disciplinare delle strade, delle
ferrovie e degli aeroporti.
Così, la prima giornata è stata
dedicata all’innovazione in
ambito stradale: dall’uso dei
big data per la previsione
della sicurezza (Prof. G.
Cantisani), agli aggiornamenti
normativi (Prof. A. Montella),
fino agli aspetti psicologici del
comportamento umano (Prof.
A. Bosco, L. Tinella). Infine,
l’Ing. B. Ciuffo (Joint Research
Centre, Commissione
Europea) ha presentato
una panoramica normativa
sull’introduzione dei sistemi di
guida automatica nel mercato
europeo.
Successivamente è
intervenuto il Prof. J.J.
Sansalone (University of
Florida), che ha relazionato
sulle tecniche innovative
per la gestione delle
acque meteoriche in aree
aeroportuali combinando
modelli fisici e di
computational fluid dynamics.
Nella seconda giornata,
tenutasi a Lecce, sono state
impartite lezioni di Building
Information Modeling per
opere lineari, heavy BIM (Prof.
S. A. Biancardo), e sicurezza
stradale (Prof. P. Intini).
Nella terza, si sono tenute due
sessioni didattiche distinte:
infrastrutture aeroportuali al
mattino, con analisi di rischio
(Prof. P. Di Mascio), progetti
Enac (Ing. G. Di Antonio)
e Aeroporti di Puglia (Ing.
D. D’Auria); infrastrutture
ferroviarie al pomeriggio, con
interventi su geometria (Prof.
G. Loprencipe, Responsabile
del GdL SIIV-FERROVIE) e
gestione del rischio (Prof. A.
Di Graziano). La Scuola si è
conclusa nei laboratori MOST
del Politecnico di Bari, con la
presentazione delle attività di
UniBo (Dr. M. Pazzini) e PoliBa
(Dr. S. Coropulis), culminata in
una dimostrazione pratica sui
test di guida per la valutazione
del comportamento del
conducente.
Come di consueto, ormai da
oltre vent’anni, le attività della
scuola estiva della S.I.I.V.
sono state costruite anche per
favorire l’attivazione di nuove
relazioni scientifiche, umane
e culturali tra giovani studiosi
del SSD Strade, Ferrovie e
Aeroporti ed ha permesso ai
partecipanti di immergersi
anche nella cultura pugliese
(“non solo School”).
I partecipanti si potranno
iscrivere alla nostra
associazione beneficiando
della gratuità delle quote
per il biennio 2025/2026.
L’iniziativa ha segnato l’avvio
di un intenso ciclo di eventi
autunnali, che vedranno la
S.I.I.V. protagonista, a partire
dal XX Convegno Nazionale
“Strade, Ferrovie e Aeroporti”
che si terrà a Napoli dal 19 al
21 novembre 2025 nn
Associazione OICE
Associazione SIIV
126
10/2025 leStrade
leStrade 10/2025
127
LogIN Business al traguardo
Intervista a Davide Bordoni, amministratore unico di Ram
Associazione Italiana
RIDUZIONE TEMPERATURE della Telematica
DI PRODUZIONE E STESA
TTS Italia
Associazione Italiana della Telematica
per i Trasporti e la Sicurezza
Via Flaminia, 388
00196 Roma
E-mail ttsitalia@ttsitalia.it
www.ttsitalia.it
Morena Pivetti
per i Trasporti e la Sicurezza
Dal 2 al 17 settembre le
imprese di logistica e trasporti
hanno avuto l’opportunità
di presentare domanda a
Ram, Logistica, Infrastrutture
e Trasporti - il braccio
operativo del Ministero delle
Infrastrutture e Trasporti - per
accedere ai contributi per la
digitalizzazione stanziati dal
PNRR.
Per questa prima newsletter
dopo l’estate abbiamo
chiesto a Davide Bordoni,
amministratore unico della
società, di spiegare le finalità
dell’iniziativa e le opportunità
di business per i provider
tecnologici.
RICICLO RAP
Per la prima volta in Italia,
grazie al PNRR, sono
stati stanziati fondi per
la digitalizzazione delle
imprese di trasporto e
logistica e parallelamente
si è voluto incentivare
anche la dotazione digitale
RIDUZIONE dei nodi DEL logistici CONSUMO
quali
le Autorità di sistema
DI MATERIA PRIMA
portuale e gli interporti di
rilevanza nazionale. Qual
è il significato di questa
scelta, come la giudica?
Il significato principale del
bando LogIN Business è
supportare le imprese di
trasporto merci e della
SALVAGUARDIA
DELL’AMBIENTE
RISPARMIO
ECONOMICO
RISPARMIO
ENERGETICO
RIGENERAZIONE DEL BITUME INVECCHIATO
logistica nell’adozione di
soluzioni digitali avanzate. La
misura è destinata ad almeno
8.350 imprese beneficiarie.
Si tratta di grande occasione
per gli operatori della logistica,
un settore nel quale la
digitalizzazione consentirà
miglioramenti su tutta la
filiera. Le imprese potranno
contare su un incentivo
concreto che agevolerà
quell’efficientamento
necessario per cogliere
completamente i vantaggi
offerti dalla innovazione
digitale nel campo dei
trasporti.
Il Ministero delle
Infrastrutture e Trasporti,
attraverso Ram, ha
emanato il Bando
riguardanti la realizzazione
della misura il MIT ha dato
importanza al confronto con
le associazioni di settore ed
ha costantemente interloquito
con la Commissione Europea.
Come RAM abbiamo dato al
MIT il supporto richiesto per
29-31 OTTOBRE
Nuova Fiera del Levante – BARI
Padiglione | Hall 110 | Stand N. 5
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI
DI GAS SERRA
portare a termine rapidamente
le attività necessarie allo scopo
di rendere operativo il bando.
Gli obiettivi rientrano nella
realizzazione del progetto
M3C2 del PNRR con 250
milioni di euro destinati alla
digitalizzazione ed il LogIN
Business mira ad erogare
contributi finalizzati alla
realizzazione di interventi di
incremento della dotazione
digitale volta a favorire
il dialogo informatizzato
tra le imprese e gli enti
World
I beneficiari sono le imprese
di trasporto merci e logistica
con sede legale in Italia
oppure appartenenti allo
Spazio Economico Europeo
con stabile organizzazione o
con una filiale nel territorio
nazionale. Tali imprese devono
svolgere l’attività economica,
così come registrata presso
il Registro delle imprese
e corrispondente ad uno
dei codici ATECO previsti
nel Bando. I proponenti
possono presentare richiesta
di ammissione anche in
forma aggregata formale o
informale.
A quanto ammonta il fondo
a disposizione e quale
quota delle risorse sarà
assegnata ad imprese che
operano nel Mezzogiorno?
Le risorse stanziate sono
pari ad un massimo di 157
milioni di euro così ripartiti:
97.500.000 per le domande i
cui costi previsti siano inferiori
a 150 mila euro e 59.500.000
per le domande i cui costi
previsti siano pari o superiori
a 150 mila euro. Almeno il
40% delle risorse è destinato
prioritariamente alle Regioni
del Mezzogiorno.
Chi è Davide Bordoni.
Davide Bordoni è dal 2022
consigliere del Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti
sen. Matteo Salvini e dal 2023
Amministratore Unico di RAM.
LogIN Business per la pubblici, nonché tra le
digitalizzazione della stesse imprese e le aziende
catena logistica nazionale: caricatrici anche attraverso
quali sono gli obiettivi la dematerializzazione
generali di questa misura documentale. Si vuole
iterwarm rap
molto attesa dall’industria incentivare, inolte, l’adozione
del settore e a chi si Prodotti per di piattaforme Warm Mix e e la rigeneranti formazione per Per miscele leggere contenenti l’intervista RAP
rivolge?
del capitale umano per
in versione integrale
Fin dalle preliminari intese l’utilizzo delle stesse.
consultare il QR code
Roads towards sustainability
Associazione TTS ITALIA
128
www.iterchimica.it
10/2025 leStrade
LOWVAL
UN GRADO
DI TECNOLOGIA
MAI RAGGIUNTO
PRIMA
Bitumi modificati appositamente
formulati con polimeri SBS
(Stirene butadiene Stirene)
per la produzione di asfalti a tiepido
WMA (Warm Mix Asphalt).
1
I conglomerati tiepidi (Warm Mix Asphalt – WMA) sono
conglomerati bituminosi confezionati con bitumi modificati
ad alta lavorabilità LOWVAL, che permettono la diminuzione
delle temperature di produzione, garantendo l’omogeneità
di stesa e un adeguato grado di compattazione fino a 100°C.
Nei conglomerati tiepidi le temperature di produzione
sono comprese tra 120 e 150°C, con una riduzione di
consumo di circa 1,5 kg combustibile/t e, di conseguenza,
una diminuzione di 5 kg di anidride carbonica immessa in
atmosfera. Oltre a rappresentare una soluzione tecnologica
ecosostenibile, questi conglomerati permettono un aumento
della durabilità, grazie alla ridotta ossidazione del bitume
che facilita la compattazione, incrementando così la vita
utile della pavimentazione e diminuendo gli interventi di
manutenzione straordinaria da eseguire.