Libera - Associazione Generale Cooperative Italiane
Libera - Associazione Generale Cooperative Italiane
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<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
Mensile di informazione<br />
dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Generale</strong><br />
delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong> AGCI<br />
<strong>Libera</strong> Cooperazione Anno XIII – Nuova Serie<br />
N. 86 – Febbraio 2011<br />
Registrazione n. 227/1997 del 24.04.1997<br />
Pubblicazione mensile - Distribuzione gratuita -<br />
Poste <strong>Italiane</strong> SpA Spedizione in Abbonamento<br />
postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004<br />
n. 46) Art. 1 comma 1 DCB - ROMA<br />
"ESEMPLARE FUORI COMMERCIO PER IL DEPOSITO<br />
LEGALE AGLI EFFETTI DELLA LEGGE 15 APRILE 2004<br />
N° 106 (ART. 10 DEL DPR N.252)”<br />
Editore<br />
<strong>Associazione</strong> <strong>Generale</strong> delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong><br />
via Angelo Bargoni 78 - 00153 Roma<br />
Direttore<br />
Rosario Altieri<br />
Direttore responsabile<br />
Raffaella De Rosa<br />
Collaboratori<br />
Raffaella De Rosa, Filippo Turi<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Giovanni Conti jr, Silvia Conti, Silvia Rimondi<br />
Segreteria di redazione<br />
Stefano Pasqualini tel. 06.58327214<br />
Stampa<br />
I.F. Chitarrini Sas - Centro Stampa - Roma<br />
Redazione e Amministrazione<br />
via Angelo Bargoni 78 - 00153 Roma<br />
tel. 06.58328342 - fax 06.58328350<br />
info@agci.it - www.agci.it<br />
Finito di stampare Febbraio 2011<br />
Pubblicazione mensile - Distribuzione gratuita - Poste <strong>Italiane</strong> SpA -<br />
Spedizione in Abbonamento postale D.L. 353/2003<br />
(conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - ROMA<br />
Sommario<br />
Editoriale<br />
AGCI Confcooperative e Legacoop per una<br />
politica di sviluppo che aiuti le imprese,<br />
anche quelle medie e piccole, a competere<br />
sul mercato<br />
Attualità<br />
Nasce l’Alleanza delle <strong>Cooperative</strong><br />
<strong>Italiane</strong><br />
Imprese cooperative: le più recenti e<br />
rilevanti novità<br />
Archivio Storico-Culturale<br />
Verso i primi moti italiani<br />
Francesco Hayez<br />
<strong>Associazione</strong><br />
Lando Conti: il ricordo dell’AGCI a 25<br />
anni dalla scomparsa<br />
Febbraio 2011<br />
Dalle Regioni<br />
AGCI Campania: tra crisi e sviluppo il ruolo<br />
della Cooperazione (Napoli, 11 marzo<br />
2011) e convegno conclusivo del IV ciclo di<br />
Conferenze universitarie (Salerno, 25 febbraio<br />
2011)<br />
Congresso Regionale AGCI Lombardia<br />
Congresso Regionale AGCI Emilia-Romagna<br />
Congresso Provinciale AGCI Bologna<br />
Congresso Interprovinciale AGCI Ravenna-<br />
Ferrara<br />
Congresso territoriale AGCI Forlì Cesena<br />
Rimini<br />
Pari Opportunità<br />
I risultati del progetto "Staffetta Rosa"<br />
AGCI
Febbraio 2011<br />
2 Editoriale<br />
AGCI, Confcooperative e Legacoop per una politica di sviluppo che aiuti<br />
le imprese, anche quelle medie e piccole, a competere sul mercato<br />
di Rosario Altieri<br />
Si corre sempre il rischio di apparire retorici quando si definisce<br />
storico un evento e spesso si viene anche assaliti dal<br />
dubbio che si sia data una valutazione eccessiva ad un<br />
fatto che potrebbe risultare meno significativo di quanto<br />
sia stato considerato.<br />
Credo però che questa definizione sia assolutamente calzante<br />
per la riunione congiunta dei gruppi dirigenti di<br />
AGCI, Confcooperative e Legacoop di giovedì 27 gennaio,<br />
nel corso della quale si è proceduto, da parte dei Presidenti<br />
delle tre Centrali, alla firma del protocollo d’intesa che ha<br />
dato vita all’Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong>.<br />
La storicità del momento risiede nella consapevolezza che<br />
questo evento non rappresenta un episodio isolato lungo<br />
il cammino di ciascuna delle tre Associazioni coinvolte,<br />
bensì l’assunzione dell’impegno, da parte di tutti i contraenti,<br />
a costruire, a partire da questa data, un percorso<br />
comune teso alla ricerca di forme di collaborazione e di<br />
unità sempre più avanzate.Le ragioni sono state ampiamente<br />
illustrate da Luigi Marino, Giuliano Poletti e da me<br />
e riguardano, da un lato, il venir meno dei motivi delle divisioni,<br />
che è corretto far risalire, prevalentemente, ad<br />
appartenenze ideologiche che tanto hanno pesato nei rapporti<br />
politici, economici e sociali per alcuni decenni, dall’altro,<br />
le sfide sempre più ardue che l’economia globalizzata<br />
ed una società sempre più competitiva e sempre<br />
meno solidale impongono.<br />
La Cooperazione soffre per una serie di condizioni oggettive<br />
che ne compromettono la competitività e che possono<br />
essere riassunte nel modo seguente: una insufficiente<br />
capitalizzazione; dimensioni, per lo più, ridotte delle singole<br />
imprese; una legislazione che sempre meno si rapporta<br />
utilmente alle caratteristiche strutturali ed alla funzione<br />
sociale che essa assolve, tra l’altro prevista e tutelata<br />
dall’articolo 45 della Costituzione ma, poi, quasi completamente<br />
ignorata nelle norme vigenti.<br />
Non è facile rappresentare i legittimi interessi della<br />
<strong>Libera</strong><br />
Cooperazione e delle imprese che la compongono, così<br />
come non è facile diffondere le sue caratteristiche, le sue<br />
virtù e la forte capacità da essa espressa di resistere, con<br />
maggiore utilità, alle difficoltà che crisi economiche e<br />
finanziarie periodicamente producono per le singole<br />
imprese e per gli interi sistemi nazionali.<br />
Non lo è soprattutto quando la rappresentanza si presenta<br />
disunita, frazionata e, in certe occasioni, discordante.<br />
Da qui l’esigenza, avvertita, con sempre maggiore forza, da<br />
AGCI, Confcooperative e Legacoop, di intraprendere un<br />
percorso comune e condiviso per assicurare al mondo<br />
cooperativo una rappresentanza più unitaria, in grado di<br />
presentarsi alle interlocuzioni istituzionali, politiche e sociali<br />
con una accresciuta autorevolezza, derivante dall’essere<br />
espressione della quasi totalità della Cooperazione organizzata<br />
e di non annoverare tra le proprie fila imprese spurie.<br />
Esse, viceversa, si annidano numerose fra le non aderenti e<br />
non vorremmo che fossero presenti in quelle associazioni<br />
di più o meno recente costituzione, qualcuna delle quali è<br />
solita stipulare CCNL che prevedono trattamenti indegni<br />
per retribuire il lavoro e che offendono la dignità dei lavoratori<br />
ai quali vengono applicati.<br />
La lotta alla cooperazione spuria è l’impegno prioritario<br />
della neonata Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong> e su questo<br />
terreno intendiamo procedere, fin dall’inizio, con forza<br />
e determinazione.<br />
Combattere ogni forma di mistificazione dei valori della<br />
Cooperazione è un dovere e, insieme, una necessità; un<br />
dovere perché occorre impedire che, nel nome dei principi<br />
cooperativi, si consumino veri e propri misfatti dal punto di<br />
vista imprenditoriale e sociale; una necessità perché pratiche<br />
illegali, comunque irrispettose della dignità della persona,<br />
compromettono l’immagine non solo dei diretti<br />
responsabili, ma anche dell’intera Cooperazione, che deve,<br />
viceversa, essere salvaguardata, promossa e sviluppata<br />
quale forma più avanzata di democrazia economica.<br />
cooperazione
Il sistema cooperativo, anche grazie a questa forma di collaborazione<br />
unitaria fra AGCI, Confcooperative e Legacoop,<br />
avviata appunto con la riunione del 27 gennaio, si candida<br />
a svolgere un ruolo ancora più significativo nella ricerca delle<br />
condizioni migliori per costruire lo sviluppo economico,<br />
sociale, imprenditoriale ed occupazionale del Paese.<br />
L’Italia, infatti, attraversa una crisi che ne sta compromettendo<br />
molte prospettive per il futuro: una crisi che è, insieme,<br />
economica e finanziaria. Come abbiamo detto in numerose<br />
altre occasioni, le ragioni che devono indurci ad una<br />
maggiore cautela e suggerirci interventi concreti e mirati<br />
risiedono nelle conseguenze negative che potranno derivare<br />
dalla persistenza delle condizioni di una minore competitività<br />
del nostro sistema economico ed imprenditoriale.<br />
Abbiamo sofferto meno degli altri Paesi occidentali le ripercussioni<br />
delle criticità poste da un uso spregiudicato del credito,<br />
in ragione di comportamenti più virtuosi delle nostre<br />
banche e, anche, per una maggiore propensione al risparmio<br />
delle famiglie italiane.<br />
Questo ha fatto illudere qualcuno che la nostra economia<br />
sarebbe potuta uscire dalla tormenta finanziaria che ha investito<br />
l’Europa e l’intero mondo occidentale in una condizione<br />
meno preoccupante di quanto non fosse in precedenza.<br />
La realtà è molto diversa: il nostro Paese non è riuscito a col-<br />
<strong>Libera</strong> <strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
cooperazione<br />
Editoriale 3<br />
mare il divario infrastrutturale che lo separa dalle altre economie<br />
competitrici; manca di una politica mirata a dare<br />
risposte concrete al sistema delle imprese, costituito nella<br />
stragrande maggioranza da piccole e medie realtà (95%<br />
circa), che assicurano il 75% del valore della produzione e<br />
quasi altrettanto in occupazione.<br />
Da qui la necessità di una politica di sviluppo che affronti i<br />
problemi per quelli che sono e che si rivolga sia alle grandi<br />
imprese che a quelle piccole e medie. Uno dei limiti degli<br />
interventi del Governo nazionale, che spesso sono reiterati<br />
dalle Regioni, è quello di indirizzare gli investimenti in direzione<br />
delle aziende più strutturate, senza che le altre possano<br />
godere dei loro benefici.<br />
Più che il nanismo delle imprese è la mancanza di una politica<br />
rivolta alle piccole realtà che determina una minore<br />
competitività del Sistema Italia e questo occorre tenerlo<br />
sempre presente in ogni circostanza nella quale si disegnano<br />
strategie di sviluppo.<br />
Fino a quando non avranno buon esito le misure rivolte a<br />
processi di fusione e di accorpamento, occorrerà fare i conti<br />
con i limiti dimensionali del nostro sistema ed operare sul<br />
versante della costruzione di reti che aiutino le nostre imprese<br />
a competere sui mercati, sia facilitandole nell’approvvigionamento<br />
dei beni e servizi, sia accompagnandole nella<br />
fase della commercializzazione degli stessi.
Febbraio 2011<br />
4 Attualità<br />
Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong>: "Insieme per dare più forza alle<br />
imprese cooperative"<br />
L’attività sarà svolta in comune dai tre presidenti, Altieri, Marino e Poletti affiancati da un’Assemblea<br />
composta dagli organismi delle tre organizzazioni, Luigi Marino sarà il primo portavoce<br />
Il nome e i numeri del Coordinamento<br />
Si chiama Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong> il coordinamento<br />
nazionale nata il 27 gennaio scorso a Roma voluto<br />
dalle componenti più rappresentative della cooperazione<br />
italiana. AGCI, Confcooperative e Legacoop assieme rappresentano<br />
oltre il 90% del settore per persone occupate<br />
(1.100.000) e fatturato realizzato (127 miliardi di euro).<br />
Ben 43.000 le imprese rappresentate con oltre 12 milioni<br />
di soci.<br />
<strong>Libera</strong><br />
Le tre centrali cooperative promuovono un coordinamento<br />
stabile, ma senza strutture permanenti che si esprimerà<br />
attraverso il portavoce unico, rinnovabile annualmente, la<br />
cui individuazione avviene ad opera dei presidenti delle tre<br />
centrali. Il primo mandato va al presidente di<br />
Confcooperative, Luigi Marino. Nella prima fase l’attività<br />
dell’Alleanza punterà a consolidare il progetto a livello<br />
nazionale. Nel giro di tre anni l’obiettivo è quello di estendere<br />
l’attività di coordinamento ai settori e ai territori.<br />
cooperazione
Le finalità<br />
«È così – dicono i presidenti Altieri, Marino e Poletti – che<br />
si rafforza il grande albero della cooperazione che vede<br />
confluire i suoi rami principali in un unico organismo che<br />
avrà la funzione di coordinare l’azione di rappresentanza<br />
nei confronti del Governo, del Parlamento, delle istituzioni<br />
europee e delle parti sociali: sindacati dei lavoratori e associazioni<br />
datoriali».<br />
Il percorso comune e i progetti già realizzati<br />
«Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong> – aggiungono i tre presidenti<br />
– nasce per dare più forza alle imprese cooperative.<br />
Sarà un organismo reale dove non ci si limiterà a parlare a<br />
un’unica voce. Non arriva all’improvviso, ma è stato preceduto,<br />
negli anni, da molte esperienze concrete, così come<br />
testimonia l’attiva collaborazione comune. Già nel 1990 le<br />
tre centrali hanno scelto un modello comune di relazioni<br />
industriali da cui nascono 15 Ccnl e vari organismi bilaterali».<br />
Altre esperienze concrete sono: 1) Cooperfidi Italia che<br />
ha unificato nove dei più grandi confidi della cooperazione;<br />
2) i tre fondi di previdenza complementare negoziale<br />
(Cooperlavoro, Previcooper e Filcoop) che vedono un<br />
totale di oltre 130 mila iscritti per un patrimonio complessivo<br />
di oltre 800 milioni di euro; 3) Fon.Coop il fondo di<br />
formazione continua che mette a disposizione risorse per<br />
investire sulla formazione e il know how delle cooperative<br />
associate; 4) Cfi, una società finanziaria che ha come<br />
oggetto sociale la partecipazione temporanea al capitale di<br />
rischio; 5) i fondi integrativi sanitari negoziali<br />
(Coopersalute, Filcoop agricolo e Fasiv) che contano<br />
circa 110.000 iscritti; 6) Coopform Ente bilaterale della<br />
cooperazione che tratta le tematiche della formazione professionale<br />
e dell’ambiente, salute e sicurezza nei luoghi di<br />
lavoro.<br />
«L’Alleanza non cancella la storia, né mette in discussione<br />
l’identità e l’autonomia di nessuna delle tre centrali che<br />
restano distinte nella governance interna e nei patrimoni»<br />
precisano i tre presidenti.<br />
Il funzionamento dell’Alleanza<br />
I presidenti si riuniranno periodicamente e utilizzeranno<br />
due formule di partecipazione una con 24, l’altra con 90<br />
dirigenti scelti dalle tre centrali. Sarà costantemente<br />
aggiornata l’agenda degli impegni comuni, definendo le<br />
priorità e le decisioni da assumere. I presidenti saranno<br />
affiancati da un gruppo di lavoro che si avvarrà di infor-<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Attualità 5<br />
ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE:<br />
IL LOGO<br />
Le “Tre Centrali <strong>Cooperative</strong>” vengono descritte dal segno<br />
grafico delle “Tre C” che, convergendo, riscrivono una<br />
nuova pagina della Cooperazione nazionale.<br />
Le “Tre C”, pur mantenendo il dinamismo della propria<br />
identità, danno origine al coordinamento delle<br />
“<strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong>” la cui coesione è rafforzata dalla<br />
sovrapposizione del lettering.<br />
I colori della bandiera italiana, segno di appartenenza, sottolineano<br />
il riferimento delle cooperative alla Nazione e<br />
alla Carta Costituzionale.<br />
mazioni e di dati di natura economica e sociale, forniti<br />
dalle organizzazioni, utili per valutare l’andamento delle<br />
imprese cooperative aderenti, simulare impatti delle normative<br />
di riferimento ed elaborare proposte. È prevista<br />
anche la costituzione di singoli Tavoli specialistici, per i<br />
quali potranno essere nominati relativi portavoce unici.<br />
L’Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong> produrrà un Rapporto<br />
annuale sulla cooperazione italiana che faccia chiarezza<br />
sugli aspetti qualitativi e quantitativi e metta a fuoco evoluzioni<br />
e tendenze del comparto. «Perché senza conoscenze<br />
dirette – precisano i tre presidenti – non c’è buona politica<br />
cooperativa. A noi interessa un’operazione verità».<br />
Nel coordinamento saranno coinvolti anche gli organismi<br />
collegiali nazionali delle organizzazioni: formeranno<br />
l’Assemblea dell’Alleanza, che si riunirà almeno una volta<br />
all’anno per discutere le principali questioni ed azioni di<br />
interesse comune.
Febbraio 2011<br />
6 Attualità<br />
Luigi Marino Presidente Nazionale Confcooperative<br />
L’Alleanza tutelerà i “padroni” veri<br />
delle cooperative: i soci cooperatori<br />
siano essi lavoratori, produttori, consumatori<br />
o utenti. L’Alleanza delle<br />
cooperative italiane non è un’improvvisazione.<br />
Non è una scelta<br />
avventata o temeraria. Non è una di<br />
quelle storie, nelle quali si butta il<br />
cuore oltre l’ostacolo. Con l’Alleanza<br />
decidiamo di dare sistematicità e<br />
regole ad una pratica di coordinamento.<br />
Una collaborazione l’abbiamo<br />
attuata in tante occasioni e più<br />
intensamente nell’ultimo decennio,<br />
con alti e bassi. Abbiamo difeso la<br />
cooperazione da chi voleva omologarla<br />
– spesso in modo subdolo – alle imprese capitalistiche<br />
tradizionali.<br />
Abbiamo concorso alla disciplina innovativa del socio lavoratore<br />
che, dieci anni dopo, richiede una manutenzione.<br />
Abbiamo gestito le vicende (drammatiche in qualche passaggio)<br />
della riforma del diritto societario. Abbiamo concorso<br />
agli aggiustamenti conseguenti del regime fiscale.<br />
Siamo impegnati insieme a fronteggiare le aggressioni sul<br />
terreno comunitario. Respingiamo periodicamente i tentativi<br />
accaniti e subdoli di demolire il regime fiscale delle cooperative.<br />
Rinnovare questi assalti mentre la crisi assottiglia<br />
l’imponibile ne evidenzia la cecità di pregiudizio. Abbiamo<br />
stipulato e rinnovato insieme 15 contratti collettivi nazionali<br />
di lavoro (oltre ad alcuni specifici delle singole centrali).<br />
Abbiamo fondato enti bilaterali (fondi pensione, fondo<br />
interprofessionale). Abbiamo costituito iniziative economiche<br />
comuni (CFI, Cooperfidi Italia, ecc.). I risultati della<br />
nostra azione hanno consentito alle cooperative italiane di<br />
vivere e svilupparsi. La cooperazione italiana ha così completato<br />
il primo decennio del secolo con un grande balzo.<br />
Nei dieci anni l’occupazione nelle cooperative è aumentata<br />
del 51%. Il fatturato del 65% (soprattutto ad opera delle<br />
cooperative maggiori). Il patrimonio netto è più che raddoppiato.<br />
<strong>Libera</strong><br />
Non parlerò del passato. Nel passato<br />
ci siamo divisi. Non parlerò di<br />
ideologie. Anche le ideologie sono<br />
bandiere di divisione. Ci incontriamo<br />
per il futuro del movimento<br />
cooperativo in Italia e in Europa.<br />
Ogni <strong>Associazione</strong> porta in dote la<br />
propria esperienza, la propria concezione<br />
cooperativa, la propria identità.<br />
Non ci serve, infatti, un’identità–chimera,<br />
fatta con le zampe di<br />
uno, la testa di un altro, la coda di<br />
un altro ancora. Non ci serve cioè<br />
un’identità artefatta, nella quale a<br />
parole si riconoscono tutti e nei fatti<br />
non si può riconoscere nessuno.<br />
Sottolineo alcune emergenze. Il dumping contrattuale è<br />
un’alterazione scandalosa e illegale della concorrenza.<br />
Questi cosiddetti contratti, se ci fosse uno straccio di regole<br />
sulla rappresentanza, non sarebbero stipulati o non<br />
sarebbero applicabili.<br />
Anzi, sarebbero fuori legge.<br />
Sono “contratti” che prevedono salari tabellari sotto le<br />
condizioni minime di dignità che la Costituzione esige<br />
(come una prima sentenza ha già accertato). Se questi<br />
“contratti” fossero presi per buoni, avremmo già condannato<br />
l’Italia ad essere un Paese in via di sottosviluppo, perché<br />
con 670 € netti mensili per 40 ore alla settimana si è<br />
poveri pur lavorando, ancor più miseri in vecchiaia e non si<br />
partecipa a una economia vitale.<br />
Chi stipula questi “contratti” ha trasformato i lavoratori<br />
cooperatori da destinatari di un vantaggio a condannati<br />
allo sfruttamento. I lavoratori interessati sono semplicemente<br />
incatenati al contratto della miseria. Tali comportamenti<br />
si assommano alla crisi che rende il mercato magro<br />
e feroce e al malcostume perdurante delle gare al massimo<br />
ribasso (bisogna dire fatta la legge, trovato l’inganno, da<br />
parte del settore pubblico).<br />
Il nostro dovere di difendere e tutelare le cooperative e i<br />
cooperazione
cooperatori, di proteggere da un’insidia così grave la reputazione<br />
delle cooperative, ci impone di contrastare implacabilmente<br />
simili abusi. Dobbiamo sostenere la scelta di<br />
norme sulla rappresentanza, che assicurino al sistema contrattuale<br />
grande flessibilità, ma escludano la gara al ribasso<br />
dei salari. Chi si vanta di abbassare i salari non ambisce<br />
allo sviluppo, si è accomodato nella decadenza.<br />
C’eravamo abituati a un mondo nel quale i ricchi – cioè le<br />
economie industriali occidentali – continuavano a crescere.<br />
I poveri (i c.d. paesi in via di sviluppo) continuavano a rimanere<br />
per via (a volte fermi).<br />
È cambiato tutto. L’Italia ha concluso il decennio con un PIL<br />
quasi al punto di partenza. La Cina ha concluso il decennio<br />
con una crescita del 170,86%. L’India, invece, ha ‘solo’<br />
raddoppiato (+ 103,52%). Questi due Paesi sono il 37%<br />
della popolazione mondiale. (Noi non arriviamo all’1%).<br />
Cambia l’assetto del potere economico. Cambia di conse-<br />
Rosario Altieri Presidente Nazionale AGCI<br />
In questa giornata stiamo procedendo alla posa della prima<br />
pietra di una costruzione molto più ampia ed ambiziosa di<br />
un semplice coordinamento; stiamo, infatti, dando l’avvio<br />
ad un percorso che, con senso di responsabilità e con la<br />
giusta dose di tolleranza, potrà consentirci di raggiungere il<br />
traguardo della riunificazione della rappresentanza del<br />
mondo della Cooperazione. Il Coordinamento al quale stiamo<br />
dando vita e le cui regole sono contenute nel protocollo<br />
firmato ci consentirà di verificare ed approfondire forme<br />
sempre più avanzate di collaborazione fra le tre Centrali<br />
storiche.<br />
Il mondo della Cooperazione vive oggi un momento molto<br />
delicato, dovuto ad una deriva assolutamente liberista<br />
verso la quale sembra avviarsi gran parte degli ordinamenti<br />
degli Stati e dell’economia globalizzata. A ciò si aggiunge<br />
la scarsa attenzione che, in questi ultimi anni, viene<br />
rivolta dalle forze politiche a questa forma di impresa, quasi<br />
considerata una parte residuale del sistema imprenditoriale<br />
del nostro Paese. La realtà non è questa ed i numeri relativi<br />
al valore della produzione, quelli riguardanti gli addetti e<br />
quelli concernenti il contributo che la Cooperazione assicura<br />
al Prodotto Interno Lordo lo confermano ampiamente.<br />
Nello stesso tempo, però, la Cooperazione, per le sue<br />
caratteristiche, che la identificano fra le forme più avanza-<br />
<strong>Libera</strong><br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
guenza la distribuzione del potere politico. Nella nuova<br />
governance del Fondo Monetario Internazionale, l’Europa<br />
ha rinunciato a due seggi a favore dei Paesi emergenti.<br />
Sono fatti che parlano da soli. La geografia politica dei<br />
“grandi” stati (e la demografia) corrisponde sempre più<br />
alla geoeconomia. Nell’Europa con molti nonni e pochi<br />
bambini, i sistemi di welfare procedono con l’affanno. I<br />
popoli che si riproducono rapidamente spingono per emigrare,<br />
legalmente o clandestinamente. Sono tendenze di<br />
lungo periodo, ma non perpetue.<br />
Tra pochi decenni l’immigrazione di oggi fatta da extracomunitari<br />
e di comunitari di ultima adesione alla U.E. non<br />
sarà in quantità quella di oggi. Anche i cinesi saranno un<br />
popolo che invecchia, a causa della politica del figlio unico.<br />
In 150 anni di storia d’Italia, la cooperazione è sopravissuta<br />
alla dittatura fascista, ad ubriacature capitalistiche, a<br />
strumentalizzazioni partitiche, a ripetute gravi crisi economiche<br />
sempre crescendo e mai arretrando.<br />
cooperazione<br />
Febbraio 2011<br />
Attualità 7<br />
te di democrazia economica, può rappresentare non solo<br />
un riferimento imprescindibile per la costruzione di uno sviluppo<br />
diffuso, in grado di esaltare le potenzialità del territorio,<br />
ma anche una voce autorevole per richiamare le<br />
Istituzioni, le forze politiche e quelle sociali ad un comportamento<br />
che affronti, insieme, le questioni della competiti-
Febbraio 2011<br />
8 Attualità<br />
vità e dell’inclusione sociale. D’altro canto, è stato questo il<br />
motivo per cui i Costituenti hanno voluto riconoscere la<br />
funzione sociale della Cooperazione, prevedendone,<br />
all’articolo 45 della nostra Legge Fondamentale, la tutela,<br />
la promozione e lo sviluppo “La Cooperazione è un sistema<br />
di consumo e di produzione. Ed è anche sempre e più<br />
Cooperazione integrale. Che può e deve trovar aperte<br />
avvedutamente le vie per le funzioni che avrà nell’avveni-<br />
<strong>Libera</strong><br />
re, ormai rivolto a forme di «comunità» in cui convergeranno<br />
le attività degli individui”. Così si esprimeva, sessantacinque<br />
anni fa, il Presidente della Commissione dei<br />
75, che fu anche primo Presidente dell’AGCI, Meuccio<br />
Ruini, commentando il richiamato articolo della<br />
Costituzione inerente alla Cooperazione (si veda, “La<br />
Costituzione della Repubblica Italiana. Appunti”, dicembre<br />
2007, che riunisce le riflessioni e le annotazioni con le<br />
quali Ruini ha voluto lasciare traccia di<br />
quella che sarebbe stata la nostra Carta<br />
Costituzionale senza la necessaria sintesi<br />
tra le diverse componenti politiche, insieme<br />
alle ragioni delle scelte condivise).<br />
cooperazione<br />
I motivi che hanno ridato vita alle tre<br />
Centrali storiche sono quasi tutti riconducibili<br />
al ruolo, allora predominante, delle<br />
ideologie, al quale neanche la Cooperazione<br />
è stata capace di sottrarsi. Tutto ciò,<br />
però, deve indurre ognuno di noi a separare<br />
quanto, della propria identità, appartiene<br />
al passato e non è più proponibile, da quanto,<br />
invece, può ancora essere utile per<br />
costruire un futuro nel quale il pluralismo<br />
delle idee, ma, anche, una comune visione<br />
della società verso cui tendere, rappresentino<br />
il vero valore aggiunto. È necessario dunque<br />
agire, con immediatezza e determinazione,<br />
perché insieme si cresce di più, insieme<br />
si cresce tutti, insieme abbiamo maggiori<br />
opportunità per affermare i valori e le<br />
potenzialità della Cooperazione.<br />
E il riconoscimento dell’insostituibile ruolo<br />
della Cooperazione quale forma più avanzata<br />
di democrazia economica passa attraverso<br />
il rispetto delle norme che regolano il<br />
funzionamento dell’impresa cooperativa.<br />
In questo senso, vanno fermamente perseguiti<br />
ogni forma di Cooperazione spuria,<br />
ogni scorciatoia che dovesse essere tentata<br />
per aggirare le regole, ogni scostamento<br />
dai sani principi mutualistici, ogni disattenzione<br />
nei confronti delle pratiche più virtuose,<br />
che compromettono l’immagine<br />
della Cooperazione.
Su questo fronte, l’Alleanza delle <strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong><br />
intende impegnarsi da subito e metterà insieme gli strumenti<br />
di ciascun suo componente per rendere maggiormente<br />
efficaci le azioni concordate.<br />
Il modello di impresa cooperativa, infine, può e deve diventare<br />
una delle opportunità a cui i giovani possono rivolgersi<br />
per costruire il loro futuro, per crearsi il lavoro della loro<br />
vita, per contribuire, da cooperatori, alla crescita del Paese<br />
e della sua economia. Ciò deve impegnare l’Alleanza delle<br />
Giuliano Poletti Presidente Legacoop<br />
L’accordo che abbiamo sottoscritto<br />
oggi è, da un lato, il punto di arrivo<br />
di un percorso di collaborazione<br />
fra le nostre Centrali e, dall’altro,<br />
l’inizio di un viaggio comune.<br />
Oggi dobbiamo fare i conti con<br />
una crisi pesante e dobbiamo trovare<br />
gli strumenti per affrontarla:<br />
l’Alleanza è appunto lo strumento<br />
per portare un contributo del<br />
mondo della cooperazione per far<br />
ripartire l’economia. Uno strumento<br />
per dare risposte ai bisogni pressanti<br />
di una società in difficoltà,<br />
alle fasce più deboli della popolazione<br />
e, in modo particolare, alle<br />
istanze del mondo giovanile che è<br />
il futuro del Paese.<br />
La storia più che centenaria del movimento cooperativo ha<br />
conosciuto momenti di divergenza, difficoltà, errori, ma è<br />
una realtà alle nostre spalle. Quello che ci ha accomunato<br />
sempre è stata l’adesione ai valori fondanti, ai principi essenziali<br />
su cui si fondarono le origini delle cooperative e si fonda<br />
oggi l’Alleanza Internazionale delle <strong>Cooperative</strong>. E di qui che<br />
dobbiamo partire, guardando avanti, reinterpretando quei<br />
principi e quei valori in termini contemporanei, per cogliere<br />
bisogni ed opportunità, in una parola per contribuire, per la<br />
nostra parte, a ristabilire un clima di fiducia superando il peso<br />
delle paure che bloccano l’evoluzione dei soggetti sociali e la<br />
capacità di reagire, di crescere, di innovare.<br />
La forma cooperativa è una grande opportunità nel quadro<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Attualità 9<br />
<strong>Cooperative</strong> <strong>Italiane</strong> ad uno sforzo straordinario nei confronti<br />
dei giovani, così come ha detto anche Luigi Marino.<br />
Gli impegni che ci siamo assunti dando vita all’Alleanza non<br />
sono certo poca cosa: essi presuppongono una collaborazione<br />
che dobbiamo rafforzare sempre di più ed una unità<br />
di intenti che dovrà sempre più caratterizzare le nostre<br />
Associazioni.<br />
Sappiamo che non è semplice, ma sappiamo anche che ce<br />
la metteremo tutta e sapremo superare la sfida. Grazie.<br />
della pluralità delle forme di impresa,<br />
e occorre cooperare insieme per liberarla<br />
da quei vincoli che impediscono<br />
la piena espressione delle sue potenzialità.<br />
Le cooperative sono imprese<br />
di persone e non di capitali e, di conseguenza,<br />
misurano i risultati in termini<br />
diversi. Hanno la peculiarità di<br />
saper aggregare quei bisogni del tessuto<br />
sociale che altrimenti non troverebbero<br />
risposta sul mercato e di trasformare<br />
questa missione in attività<br />
economica e imprenditoriale capace<br />
di essere competitiva. D’altronde,<br />
essere imprese d’eccellenza è la condizione<br />
necessaria per essere buone<br />
cooperative.<br />
La forma cooperativa è una delle<br />
basilari forme di democrazia, che non<br />
si esaurisce nell’espressione del voto, ma ha il suo fondamento<br />
sostanziale nella partecipazione responsabile dei cittadini<br />
alla vita della comunità.<br />
La cooperazione è uno strumento potentemente moderno<br />
per offrire una via di uscita dai tanti corporativismi, lacci e lacciuoli<br />
che bloccano la nostra società. È un’opportunità per i<br />
settori più dinamici della società, quelli che afferiscono all’economia<br />
della conoscenza, e per esplorare sentieri nuovi. Far<br />
ripartire le politiche di liberalizzazione è d’altra parte indispensabile<br />
per determinare aumenti di produttività e innalzare<br />
la competitività delle imprese e del sistema Paese. Noi<br />
siamo nettamente a favore di un mercato concorrenziale e
Febbraio 2011<br />
10 Attualità<br />
ben regolato, in cui la competizione avviene tra imprese<br />
che hanno funzioni obiettivo diverse tra loro.<br />
L’impresa cooperativa ha così nel proprio dna un forte legame<br />
con il territorio. La cooperativa, comunità di persone,<br />
determina i propri obiettivi a partire dalla loro cultura, dal<br />
loro contesto, dal loro sistema relazionale. Costituisce una<br />
base produttiva stabilmente insediata e senza velleità delocalizzative,<br />
in un circolo virtuoso di arricchimento reciproco<br />
che apre strade rilevanti nel momento in cui, come ora,<br />
deve essere ripensato il rapporto tra locale e globale.<br />
L’impresa cooperativa nasce con una visione di mediolungo<br />
periodo, nasce per durare in quel territorio e in quella<br />
comunità. È una visione che il nostro Paese deve ritrovare<br />
per uscire dalle secche di questa crisi strutturale che<br />
rischia ogni giorno di più di sfibrarne energie e volontà.<br />
La relazione di Luigi Marino, che condivido, ha saputo<br />
esprimere in sintesi i nostri pensieri, il nostro comune sentire<br />
su questi punti essenziali. L’Alleanza dovrà portare<br />
avanti una ampia battaglia culturale a livello nazionale ed<br />
europeo per dare forza, valore e incisività a questi principi.<br />
<strong>Libera</strong><br />
E proprio la storia delle cooperative ci ha insegnato che da<br />
soli si viene sopraffatti dalle paure, dalle resistenze, dalle<br />
perplessità, mentre insieme e con coraggio si trovano le<br />
risposte adeguate per superare le difficoltà.<br />
In uno spirito di collaborazione e di cooperazione possiamo<br />
difendere meglio il lavoro e le regole del mercato trasparente<br />
e sano. Insieme dobbiamo contrastare tutte quelle<br />
forme di sfruttamento del lavoro, quelle forme di imprenditoria<br />
illegale, mascherate sotto l’etichetta di false cooperative.<br />
Sono necessari, certamente da parte di tutti, rigore<br />
e coerenza.<br />
Ognuna delle nostre organizzazioni ha storia, modelli organizzativi<br />
e culturali, aree di interessi per certi aspetti differenti.<br />
Siamo consapevoli, perciò, che non mancheranno difficoltà<br />
sul nostro cammino, ma sappiamo che questa è la<br />
strada giusta da intraprendere, da percorrere con lealtà e<br />
generosità, se vogliamo lavorare per l’obiettivo di costruire<br />
una nuova organizzazione di rappresentanza delle cooperative<br />
italiane. È un percorso necessario per contribuire a<br />
costruire il futuro delle giovani generazioni e del Paese; e<br />
sono felice, oggi, di poter intraprendere insieme questo<br />
viaggio<br />
cooperazione
ituati come siamo a<br />
comunicare con cellulari<br />
e reti informatiche,<br />
vale la pena meditare<br />
in quali condizioni pratiche<br />
le idee di libertà e<br />
di identità nazionale si<br />
siano propagate in<br />
Italia dopo il Congresso di Vienna<br />
del 1814-1815, che restaurò le<br />
monarchie cadute in epoca napoleonica.<br />
Le terribili polizie dei governi<br />
oppressori e le loro spie impedivano<br />
la diffusione di scritti meno che<br />
innocui per l’ordine costituito. Era impensabile riunirsi e discutere<br />
di politica. Ai primi del XIX secolo si scriveva con<br />
penne d’oca (Diderot vi ha dedicato una intera tavola<br />
dell’Encyclopédie); si stampava col rullo (nei primi anni del<br />
secolo Stanhope, George E. Clymer, Koenig introdussero<br />
nuovi modelli di apparecchi tipografici; nel 1814 il motore a<br />
vapore fu introdotto per la prima volta nella tipografia; il<br />
The Times fu il primo giornale stampato a macchina). La<br />
posta viaggiava a cavallo e la carta, oltreché costosa, era<br />
mal vista dal potere, salvo che per usi diversi dalla comunicazione:<br />
guai a parlare, figuriamoci scrivere.<br />
Silvio Pellico, detenuto nella tetra fortezza dello Spielberg in<br />
Moravia, era stato privato di tutto, per un certo tempo persino<br />
degli occhiali, ”per cui egli poté dire che il funzionario<br />
di polizia che glieli sequestrava era più crudele<br />
dell’Imperatore, il quale l’aveva condannato al carcere duro,<br />
non alla cecità ” (Spellanzon, Storia del Risorgimento e<br />
dell’Unità d’Italia). Ma Piero Maroncelli, che condivideva la<br />
<strong>Libera</strong><br />
cella al primo piano (dopo essere<br />
stato per otto mesi in una sotterranea<br />
malsana e priva di luce)<br />
aveva avuto una geniale trovata:<br />
immergeva la carta priva di<br />
colla, distribuita ai prigionieri<br />
per loro uso personale, in una<br />
miscela gommosa ricavata dalla<br />
mollica del pane sciolta nell’acqua,<br />
ricavandone un che di sufficiente<br />
a ricevere a conservare<br />
lo scritto; penne e pennini si<br />
facevano con pezzetti di legno<br />
Diploma carbonaro.<br />
lavorato, lische di pesce, persino<br />
frammenti di unghie; l’inchiostro<br />
era un miscuglio di medicinali sapientemente mescolati. E si<br />
scriveva sul tavolaccio, stando seduti con i piedi incatenati<br />
da ceppi fermati con chiodi ribattuti (da Le mie prigioni,<br />
capo LXI, LXII).<br />
Insomma, sotto le dinastie assolute, la comunicazione delle<br />
idee liberali e di unità nazionale veniva repressa prima di<br />
ogni altra e, non a caso, i governi autoritari reagiscono<br />
anche oggi al dissenso popolare oscurando Internet. Ma<br />
nell’epoca della Restaurazione la ”rete” erano le gambe dei<br />
congiurati delle sètte segrete ed anche i messaggi allegorici<br />
dei letterati e degli artisti. La Storia non guarda solamente<br />
alle guerre ed alle rivoluzioni, ma soprattutto alla diffusione<br />
delle ideologie, degli ideali, delle tensioni politiche e<br />
sociali che le precedono. E quello di camuffare le idee di<br />
libertà e di riscatto nazionale, tramite metafore, parabole,<br />
figure retoriche, fu un gioco di astuzia, un certame dei<br />
patrioti contro la reazione. Un esempio è ben noto: “Viva<br />
Verdi” significava “ Viva Vittorio Emanuele re d’Italia”.<br />
cooperazione<br />
ARCHIVIO STORICO-CULTURALE<br />
Le sètte segrete e le arti diffondono sentimenti di libertà:<br />
VERSO I PRIMI MOTI ITALIANI
Febbraio 2011<br />
12 Archivio Storico-Culturale<br />
Vediamo, allora, come i patrioti italiani si fossero organizzati<br />
per scantonare la reazione poliziesca, gli arresti, le forche,<br />
e fare circolare l’idea di un popolo che Alessandro<br />
Manzoni,<br />
nell’ode 21 Marzo, immagina<br />
una gente che libera tutta<br />
o fia serva tra l’Alpe ed il mare;<br />
una d’arme, di lingua, d’altare,<br />
di memorie, di sangue e di cor.<br />
“Non potendo, per allora, l’Italia debellare la potenza<br />
austriaca con battaglie campali, perché impotente, divisa e<br />
signoreggiata, le rivolse una guerra latente, sorda, pertinace,<br />
coperta, fu la guerra delle società segrete, che le pullularono<br />
nel seno” (da Rinieri, Le sètte in Italia dopo la restaurazione<br />
del 1815).<br />
Già nel XVIII secolo le idee liberali ed il costituzionalismo<br />
avevano trovato terreno fertile nella Massoneria. I muratori<br />
(maçons) erano stati, in epoca medievale, depositari dei<br />
segreti della costruzione delle cattedrali. Nel 1717 era stata<br />
fondata in Inghilterra la massoneria speculativa, (francmaçonnerie)<br />
con lo scopo di innalzare “templi” di libertà,<br />
uguaglianza, fratellanza e tolleranza umana. A questi valori,<br />
collegati ad un rigoroso simbolismo, si erano ispirate la<br />
Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America<br />
del 4 luglio 1776, la Costituzione<br />
americana e persino la progettazione<br />
della città di Washington<br />
D.C. La massoneria ben si prestava<br />
a celare le cospirazioni patriottiche<br />
e la diffusione del messaggio liberale.<br />
Furono massoni Foscolo,<br />
Maroncelli, Romagnosi, La Farina,<br />
Montanelli, Pisacane, Guerrazzi,<br />
Nigra, Bixio, Ricasoli, Garibaldi.<br />
Non lo furono - ma non per avversione<br />
- Carlo Cattaneo e Giuseppe<br />
Mazzini. Il Supremo Consiglio di<br />
Palermo inviò al fondatore della<br />
Giovine Italia un diploma del tren-<br />
tatreesimo grado della massoneria<br />
(il massimo) e il testo di un giura-<br />
La fucilazione di Ugo Bassi , autore ignoto,<br />
Firenze, Museo del Risorgimento Italiano.<br />
<strong>Libera</strong><br />
mento da restituire firmato, ma, pur manifestando simpatia<br />
per l’ ”obbedienza” siciliana, Mazzini rispose: ” Un solo<br />
giuramento ho prestato nella mia vita: fu alla Repubblica, e<br />
vorrei scendere con quello solo al sepolcro”.<br />
Ora la massoneria aveva vita difficile, perché era già adocchiata<br />
dalla Chiesa e dai governi, ed era malvista in alcuni<br />
ambienti patriottici perché compromessa con la dominazione<br />
francese. Sorsero perciò nuove sètte segrete.<br />
Ma, prima di parlare di quelle patriottiche, è bene sapere<br />
che anche la reazione si organizzò con metodi analoghi:<br />
negli Stati della Chiesa agivano i Sanfedisti (che abbiamo<br />
visto all’opera nella repressione della repubblica partenopea).<br />
C’erano, poi, i Concistoriali, presieduti dal cardinale<br />
Consalvi e capitanati da prìncipi italiani non appartenenti<br />
alla Casa d’Austria, che avrebbero voluto dare la Toscana al<br />
Papa, l’Elba e le Marche al re di Napoli, Parma e Piacenza e<br />
parte della Lombardia al duca di Modena (l’unico austriaco),<br />
Ancona o Civitavecchia addiritttura alla Russia, considerata<br />
protettrice della sètta.<br />
Delle associazioni segrete patriottiche la più nota è senz’altro<br />
la Carboneria. Gli Charbonniers erano un’antica lega<br />
artigiana francese che riuniva carbonai, boscaioli, persino<br />
contrabbandieri. Dalla Francia fu portata nel Regno di<br />
Napoli da ufficiali napoleonici. Dai carbonai derivò il gergo:<br />
“vendita di carbone”, “fare il carbone nel bosco”, “purgare<br />
la foresta dai lupi” (cioè liberare la terra dai tiranni). Gli<br />
affiliati si chiamavano tra loro<br />
“buoni cugini” e si riconoscevano<br />
reciprocamente per mezzo di<br />
segni convenzionali (“toccamenti”)<br />
e parole d’ordine cambiate frequentemente.<br />
Il carbonaro doveva<br />
essere armato a sue spese e versava<br />
una tassa mensile all’organizzazione<br />
per sovvenzionare le sommosse.<br />
La Carboneria non era<br />
dichiaratamente avversa alla<br />
Chiesa ed aveva attratto anche<br />
preti e frati del Mezzogiorno, che<br />
vi rivestirono delle cariche. Il papa<br />
Pio VII, consapevole di ciò, con<br />
cooperazione<br />
apposita enciclica del 13 settembre<br />
1821, ne ribadì la condanna.
Alla luce dell’appello di Mazzini “Preti della mia<br />
Patria!....” è doveroso qui ricordare che tanti sacerdoti<br />
umili e vicini al popolo furono patrioti, liberali, talvolta<br />
repubblicani: Don Giovanni Verità, capo della “Trafila“,<br />
organizzazione segreta che aveva il compito di aiutare i<br />
perseguitati politici a fuggire dallo Stato Pontificio; Don<br />
Enrico Tazzoli, tra i martiri impiccati a Belfiore nel 1852;<br />
Don Marco Fortini, cappellano della chiesa della Fratta<br />
Polesine, arrestato nel 1819 nella cosiddetta congiura del<br />
Polesine insieme con Antonio Fortunato Oroboni e una<br />
trentina di settari; Don Ugo Bassi, cappellano di Garibaldi,<br />
che nel suo canto popolare Agl’Italiani, rappresentato la<br />
sera del 15 febbraio 1849 al Teatro Comunale di Bologna,<br />
aveva levato alto il grido: «Guerra al vandalo, guerra ai<br />
tiranni – già del popolo è l’ora sonata…» e venne fucilato<br />
a Bologna dagli austriaci l’8 agosto del 1849 unitamente<br />
al garibaldino Giovanni Livraghi. “Volle che fosse un<br />
sacerdote a bendarlo. Prese a recitare: “Ave Maria”... ma<br />
una fucilata troncò l’ultima parola. Fu sepolto senza bara,<br />
in una fossa insieme al Livraghi. Nei giorni successivi gruppi<br />
di bolognesi si recarono sulla tomba, la coprirono di fiori<br />
e ne tolsero zolle di terra per ricordo. Per impedire ai bolognesi<br />
di manifestare i loro sentimenti di amore e di devozione<br />
al martire, nella notte fra il 18 e il 19 agosto i due<br />
corpi vennero esumati e occultati nell’interno del cimitero<br />
della Certosa. Soltanto nell’agosto del 1859 i parenti<br />
ottennero che le ossa di Ugo Bassi fossero collocate nella<br />
tomba di famiglia accanto ai genitori.” (Giorgio Ravaioli).<br />
(E in séguito parleremo di Padre Giovanni Semerìa, cappellano<br />
militare del <strong>Generale</strong> Luigi Cadorna, di Don Pietro<br />
Pappagallo trucidato dai nazisti alle Fosse Ardeatine, e di<br />
altri sacerdoti martiri per la libertà). La necessità di sfuggire<br />
alla polizia, di isolare i traditori e gli elementi indesiderabili<br />
indusse la Carboneria a numerose mutazioni. A<br />
Roma nacque la Guelfia e ogni massone e carbonaro vi era<br />
ipso-facto ammesso. In Piemonte si diffuse l’Adelfia,, detta<br />
in Francia Filadelfia, derivante dai massoni che avevano<br />
fatto opposizione al dispotismo napoleonico. I gradi superiori<br />
dell’ Adelfia erano i Sublimi Maestri Perfetti e il Sinodo<br />
degli Eletti, dai quali dipendeva la stessa Carboneria.<br />
Patrioti lombardi e piemontesi si strinsero nei Federati, e i<br />
carbonari dell’Italia centrale nella Costituzione latina. La<br />
politica di queste sètte fu in parte diversa: i napoletani<br />
miravano al governo costituzionale, sulla scia di Mario<br />
Pagano; romani e marchigiani, pur di togliersi di mezzo il<br />
potere teocratico, avrebbero accettato anche il dominio<br />
austriaco; lombardi e piemontesi speravano nel regno<br />
dell’Italia settentrionale. A Lecce c’erano gli Edennisti, con<br />
l’avvocato Liborio Romano, a Barletta la Tomba centrale<br />
(che, significativamente, si proponeva di affogare il dispo-<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Archivio Storico-Culturale 13<br />
“Apprendente” carbonaro<br />
tismo nella tomba comune) e gli Eremiti fedeli. In Sicilia i<br />
Seguaci di Bruto, i Novelli Templari, la Nuova Riforma di<br />
Francia, la Gioventù Ravveduta, i Pellegrini Bianchi, i Sette<br />
dormienti, i Veri patrioti. Ovunque si riannodavano forse<br />
settarie. In questo quadro cospiratorio si collocarono la letteratura,<br />
la pittura e la musica del tempo, con i loro contenuti<br />
allegorici. Dedichiamo questo numero a Francesco<br />
Hayez ed all’efficace simbolismo del suo dipinto I profughi<br />
di Parga. In séguito accenneremo al contributo patriottico<br />
della letteratura e della musica del Risorgimento.<br />
Giovanni Conti jr.<br />
Francesco Hayez<br />
Francesco Hayez, pittore romantico, classicheggiante, nacque<br />
a Venezia il 10 febbraio 1791. In gioventù fu testimone della<br />
caduta della Repubblica di Venezia. La frequentazione della<br />
bottega di uno zio ne rivelò la naturale inclinazione al disegno.<br />
Malgrado la sua educazione artistica fosse affidata a pittori<br />
locali, vera scuola di pittura fu la galleria del palazzo<br />
Farsetti, dove il giovane si esercitava a copiare gessi statuari.<br />
Hayez si è ispirato principalmente a tre artisti: Tiziano, le cui<br />
opere iniziò a osservare a Venezia, Raffaello e Antonio<br />
Canova. Svolse un triennio di studi a Roma, avendo vinto un<br />
concorso indetto dall’Accademia d’Arte di Venezia.<br />
In breve tempo egli raggiunse numerosi traguardi, grazie<br />
soprattutto all’aiuto di Canova e dello storico d’arte Leopoldo<br />
Cicognara che lo lanciarono a livello internazionale, attraverso<br />
concorsi istituzionali e commissioni pubbliche e private.<br />
Nel 1822 si trasferì con la famiglia a Milano e, per la fama dei<br />
suoi lavori, venne nominato nel 1831 Socio Corrispondente<br />
dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1836, eletto membro<br />
dell’Accademia di Vienna, fu ricevuto dall’Imperatore e
Febbraio 2011<br />
14 Archivio Storico-Culturale<br />
da Metternich; nel 1838 fu insignito Accademico Ordinario di<br />
Brera.<br />
Hayez propose temi moderni collocandoli in contesti medioevali.<br />
I soggetti simbolici ottenuti con sfumature di squisita<br />
gradevolezza sono spesso veicolo di messaggi politici, tramite<br />
accorte allusioni cromatiche. Si possono anche scorgere tra<br />
i personaggi storici e biblici alcuni volti del Risorgimento.<br />
Tipicamente storico-patriottico è il dipinto I profughi di Parga,<br />
del 1826-1831. La città di Parga, sulla costa greca dello Ionio,<br />
appartenne dal 1401 alla Serenissima e passò ai francesi nel<br />
1796. Con la fine di Napoleone, Parga venne ceduta dagli<br />
inglesi al Pascià turco di Giannina, nel 1819. Intervenne una<br />
straordinaria mobilitazione europea, ben oltre le simpatie per<br />
il popolo greco, contro quel cinismo della Restaurazione al<br />
quale non parve sottrarsi un paese di tradizione liberale come<br />
l’Inghilterra. Ugo Foscolo, esule a Londra e peraltro nativo di<br />
Zante in Grecia, sposò la causa dei patrioti pargioti con un<br />
intervento sull’Edinburgh Review, evidenziando l’atteggiamento<br />
dignitoso degli esuli, che esumavano i morti per darli<br />
alle pire sotto l’imminente occupazione delle truppe della<br />
Porta. Il governo inglese reagì definendo l’articolo di Foscolo<br />
una marchingegno (“a machinery”), ma ciò non impedì l’adesione<br />
di altri artisti: nel 1822 i pittori inglesi James e Gorge<br />
Foggo dipinsero la cremazione delle salme col titolo<br />
Deposizione; il francese Apollodore Callet raffigurò l’imbarcazione<br />
dei pargioti sotto l’occhio vigile degli inglesi. Ma soprattutto<br />
l’italiano Giovanni Berchet, nel 1823, pubblicò a Parigi<br />
il poema in versione bilingue I profughi di Parga, ricordato da<br />
Hayez nelle proprie memorie come opera ispiratrice del dipin-<br />
<strong>Libera</strong><br />
to. La critica artistica<br />
ritiene che l’evidente<br />
assimilazione dello<br />
sventurato popolo di<br />
Parga all’Italia dominata<br />
dallo straniero,<br />
sostenuta dalla simpatia<br />
del mondo artistico<br />
internazionale<br />
per la causa greca,<br />
rendano I profughi di<br />
Parga il manifesto<br />
ufficioso della Giovine<br />
Europa. Lo stesso<br />
Mazzini definì Hayez il<br />
”genio democratico” a capo della scuola nazionale proiettata<br />
verso l’Europa.<br />
L’opera probabilmente più celebre di Hayez è Il Bacio, presentato<br />
all’esposizione di Brera del 9 settembre 1859, tre<br />
mesi dopo l’ingresso di Vittorio Emanuele II a Milano, e dopo<br />
l’armistizio di Villafranca dell’11 luglio con il quale Napoleone<br />
III aveva abbandonato Venezia in mano austriaca.<br />
Hayez si era già cimentato sul tema nel 1823, non senza<br />
suscitare scandalo, con L’ultimo bacio dato a Giulietta da<br />
Romeo. Con Il Bacio l’artista si ripete, proponendo vari simbolismi<br />
politici: il tricolore della repubblica francese e l’azzurro<br />
d’Italia che traspaiono dagli abiti degli innamorati; la delusione<br />
per un commiato (la perdita di Venezia) che forse sarà<br />
addio; l’appello ad una gioventù forte, bella e fiera, come<br />
quel “volontario” che, accomiatandosi, si avvia a nuovi destini,<br />
quelle “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità che<br />
Leopardi aveva cantato nella Ginestra, nel 1836, ripetendo le<br />
parole scritte da suo cugino Terenzio Mamiani nella prefazione<br />
agli Inni Sacri del 1832. In effetti Hayez volle lasciare un<br />
messaggio di ottimismo alla giovane nazione avviata all’indipendenza.<br />
Il Bacio divenne anche emblema della delusione<br />
risorgimentale, lasciando intravvedere, dietro l’entusiasmo<br />
per la nascita della nazione, le perplessità sulle sorti del nuovo<br />
Stato unitario.<br />
Francesco Hayez morì il 21 dicembre del 1882, carico di anni<br />
e di onori.<br />
Virna Conti<br />
cooperazione
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
I progetti già realizzati da AGCI, Confcooperative e Legacoop<br />
Confidi<br />
COOPERFIDI ITALIA: AGCI, Confcooperative e<br />
Legacoop per dare ossigeno finanziario alle cooperative<br />
hanno unificato nove dei principali Confidi regionali del<br />
movimento cooperativo e hanno dato vita a “Cooperfidi<br />
Italia”, consorzio nazionale di garanzia fidi che ha oltre<br />
95 milioni di euro di garanzie in essere che hanno determinato<br />
un accesso al credito che supera i 200 milioni di<br />
Euro.<br />
Fondi di previdenza complementare negoziali<br />
COOPERLAVORO: Cooperlavoro è il Fondo Pensione<br />
Complementare riservato ai soci lavoratori e ai dipendenti<br />
delle cooperative di lavoro, delle loro società collegate,<br />
delle associazioni cooperative (AGCI, Confcooperative,<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
Attualità 15<br />
Legacoop) e sindacali promotrici (CGIL, CISL, UIL).<br />
Cooperlavoro associa lavoratori occupati in tutti settori<br />
produttivi. È costituito in forma di associazione senza<br />
scopo di lucro e funziona come una cooperativa, perseguendo<br />
l’esclusivo interesse dei lavoratori associati al fine<br />
di erogare una prestazione previdenziale aggiuntiva a<br />
quella garantita dall’Inps.<br />
PREVICOOPER: Fondo Pensione per i lavoratori dipendenti<br />
dalle imprese della distribuzione cooperativa, è<br />
finalizzato all’erogazione di trattamenti pensionistici<br />
complementari del sistema obbligatorio. Destinatari di<br />
PREVICOOPER sono i lavoratori dipendenti, assunti con<br />
contratto di lavoro a tempo indeterminato, nonché i<br />
lavoratori assunti a tempo determinato ovvero con periodicità<br />
stagionale, la cui attività lavorativa abbia durata<br />
complessivamente non inferiore a 3 mesi nell’anno, delle<br />
imprese rientranti nella sfera di applicazione del CCNL
Febbraio 2011<br />
16 Attualità<br />
della distribuzione cooperativa nonché delle imprese o<br />
rilevanti rami di azienda acquisiti da parte di imprese<br />
della distribuzione cooperativa.<br />
FILCOOP: Fondo Pensione a Capitalizzazione per i lavoratori<br />
dipendenti addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale<br />
ed idraulico-agraria, per i dipendenti da<br />
<strong>Cooperative</strong> di trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici<br />
e lavorazione prodotti alimentari e per i lavoratori<br />
dipendenti da cooperative e consorzi agricoli.<br />
Fondi sanitari<br />
COOPERSALUTE: è il Fondo di assistenza sanitaria integrativa<br />
per i dipendenti, assunti con contratto a tempo<br />
indeterminato e con contratto di apprendistato, delle<br />
imprese della distribuzione cooperativa. Coopersalute<br />
nasce nel 2006, in attuazione della normativa stabilita<br />
dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per dipendenti<br />
da imprese della distribuzione cooperativa del 2<br />
luglio 2004. Il fondo conta oltre 80.000 iscritti.<br />
FIL.COOP AGRICOLO SANITARIO: è il Fondo di assistenza<br />
sanitaria integrativa per tutti i dipendenti delle<br />
cooperative agricole, forestali e dell’agroalimentare. Il<br />
fondo conta oltre 22.000 iscritti.<br />
FASIV: è il Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i<br />
dipendenti, assunti con contratto a tempo indeterminato<br />
e con contratto di apprendistato, delle cooperative di<br />
produzione lavoro e servizi.<br />
Formazione<br />
FON.COOP: è il Fondo Paritetico Interprofessionale<br />
Nazionale per la formazione continua delle imprese<br />
cooperative italiane ed è una struttura di natura bilaterale<br />
nata nel 2003 dall’iniziativa congiunta di AGCI,<br />
Confcooperative e Legacoop insieme a CGIL, CISL e UIL.<br />
Fon.Coop finanzia la formazione continua delle imprese<br />
aderenti utilizzando il contributo dello 0,30%, versato<br />
obbligatoriamente ogni mese all’Inps dalle imprese per<br />
ogni lavoratore dipendente. Il Fondo gestisce annualmente<br />
un gettito di circa 21 milioni di euro. Quinto per<br />
<strong>Libera</strong><br />
dimensione e secondo per capacità redistributiva tra i<br />
Fondi interprofessionali, conta 13.000 imprese associate<br />
– per l’85% cooperative - per un totale di 515.000 lavoratori:<br />
sono state associate oltre un terzo delle imprese<br />
cooperative con dipendenti e la metà dei lavoratori del<br />
comparto cooperativo. Dal 2003 ha distribuito oltre 80<br />
milioni di euro, a circa 6 mila imprese che hanno utilizzato<br />
i finanziamenti per oltre 110.000 persone occupate.<br />
Sono stati emessi in tutto 14 Avvisi, di cui due attualmente<br />
aperti: l’Avviso 11 di 6 milioni di euro dedicato alla<br />
formazione dei lavoratori in cassa integrazione e in mobilità<br />
di imprese in crisi e l’Avviso 14: oltre sei milioni di<br />
euro per finanziare la formazione ordinaria delle PMI.<br />
cooperazione<br />
Imprese e sicurezza sul lavoro<br />
CFI – Cooperazione, Finanza, Impresa: Cooperazione,<br />
Finanza, Impresa (CFI scpa), nata nel 1986 su iniziativa di<br />
Agci, Confcooperative e Legacoop, è una società finanziaria<br />
che ha come oggetto sociale la partecipazione<br />
temporanea al capitale di rischio e il finanziamento di<br />
cooperative di produzione lavoro e sociali che presentano<br />
validi programmi di sviluppo, comprese quelle promosse<br />
da lavoratori che rilevano attività aziendali in crisi.<br />
Soci di CFI sono 237 cooperative e il Ministero dello<br />
Sviluppo Economico. Ha un capitale di oltre 83 milioni di<br />
euro e un patrimonio netto di poco superiore ai 98 milioni<br />
di euro. Complessivamente ha realizzato interventi per<br />
136 milioni di euro in 200 cooperative che hanno promosso<br />
la creazione di oltre 9.000 posti di lavoro.<br />
Attualmente partecipa al capitale di 50 cooperative operative<br />
nell’industria e nei servizi che occupano 2.600<br />
lavoratori.<br />
COOPFORM: è l’Ente bilaterale della cooperazione.<br />
Stabilisce rapporti permanenti di confronto con le<br />
Istituzioni e gli Enti competenti su tutte le tematiche della<br />
formazione professionale e dell’ambiente, salute e sicurezza<br />
nei luoghi di lavoro. Partecipa attivamente alle politiche<br />
formative della Comunità Europea sia promuovendo<br />
il ruolo del dialogo sociale e delle strutture paritetiche,<br />
sia concorrendo ai programmi e alle azioni comunitarie.<br />
Sviluppa ricerche sui fabbisogni formativi delle imprese e<br />
dei lavoratori, sia soci delle cooperative che dipendenti.
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Le più recenti e rilevanti novità per le imprese cooperative<br />
di Silvia Rimondi<br />
Una panoramica dei provvedimenti, di più o meno ampia<br />
portata, che, in via diretta o indiretta, hanno interessato nell’ultimo<br />
semestre le società cooperative, ci dà conto delle<br />
numerose novità che hanno per lo più inciso sul trattamento<br />
fiscale alle stesse riservato.<br />
Molti ricorderanno senz’altro le modifiche apportate, con<br />
Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 23 giugno<br />
2010, al modello del verbale di revisione da compilare in<br />
occasione dello svolgimento dell’attività di vigilanza sugli enti<br />
mutualistici, nel quale è stata introdotta la nuova sanzione<br />
della “sospensione semestrale di ogni attività dell’ente”, che<br />
può essere ora comminata nei casi previsti dall’articolo 10<br />
della Legge n. 99/2009.<br />
Successivamente, le norme dettate dal D.Lgs. n. 141 del 13<br />
agosto scorso, che ha integrato il Testo Unico Bancario,<br />
aggiungendovi gli articoli 111 e 113, hanno aperto la strada<br />
ad interessanti opportunità per le imprese cooperative o,<br />
meglio, hanno abbattuto barriere prima esistenti che ne<br />
impedivano, sul versante delle disponibilità di fondi, l’allargamento<br />
del proprio raggio di azione ed il passaggio da un<br />
ruolo, per così dire, passivo, ad una funzione più propositiva.<br />
In particolare, dopo l’emanazione dei relativi provvedimenti<br />
attuativi da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze,<br />
queste ultime potranno, infatti, non solo beneficiare del<br />
microcredito, come accadeva già in precedenza, ma anche<br />
elargirlo, a condizione naturalmente di possedere determinati<br />
requisiti, di essere iscritte in una sezione separata dell’apposito<br />
elenco dei soggetti abilitati e di erogare finanziamenti<br />
per l’avvio o l’esercizio di attività di lavoro autonomo o di<br />
microimpresa applicando tassi più favorevoli di quelli prevalenti<br />
sul mercato. Se lo strumento verrà opportunamente utilizzato,<br />
sarà tale da avere un impatto fortemente positivo nell’ambito<br />
del Movimento cooperativo, specie sotto il profilo<br />
dell’accesso al credito da parte di enti tradizionalmente sottopatrimonializzati,<br />
sottocapitalizzati e quindi strutturalmente<br />
deboli al cospetto degli istituti bancari.<br />
Proseguendo questa rassegna in ordine cronologico, ma<br />
restando alle disposizioni di tipo settoriale, vale la pena fare<br />
un cenno alla Risoluzione n. 108 del 15 ottobre 2010, con cui<br />
l’Agenzia delle Entrate ha precisato che, con riferimento alle<br />
cooperative di abitazione o ai condomini, il limite di 480<br />
metri cubi annui cui è applicabile l’aliquota IVA agevolata del<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
Attualità 17<br />
10% in caso di “somministrazione di gas metano usato per<br />
combustione per usi civili”, si riferisce alle singole utenze di<br />
ciascuna unità immobiliare e, in presenza di un impianto centralizzato,<br />
deve essere moltiplicato per il numero delle unità<br />
stesse ad esso allacciate. Nel provvedimento, sono anche<br />
indicate le procedure da seguire, ove non sia ancora intervenuta<br />
la prescrizione dei termini, per il recupero dei maggiori<br />
importi eventualmente versati dagli utenti del servizio alle<br />
società erogatrici del gas, ovvero da queste ultime all’Erario.<br />
Su un altro fronte, certamente degno di nota è il D.M. 5 agosto<br />
2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 6<br />
novembre, con il quale il Ministero dell’Economia e delle<br />
Finanze ha provveduto a sancire modalità e termini per l’attuazione<br />
dell’articolo 82, commi 25 e 26, del Decreto Legge<br />
n. 112 del 25 giugno 2008, così come convertito dalla L. n.<br />
133 del successivo 6 agosto, recante l’obbligo, per le cooperative<br />
(e loro consorzi) a mutualità prevalente che presentassero<br />
in bilancio un debito per raccolta di prestito sociale di<br />
importo pari a più di 50 milioni di euro, purché superiore al<br />
patrimonio netto contabile, di destinare, relativamente agli<br />
esercizi 2009 e 2008, il 5% dell’utile netto annuale al cosiddetto<br />
Fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti. Nello<br />
specifico, il sopra citato Decreto ha fissato le date dei due versamenti,<br />
rispettivamente, al 30 novembre ed al 6 dicembre<br />
2010. Si tratta, come è evidente, di un ulteriore aggravio a<br />
carico del Movimento cooperativo, già interessato negli ultimi<br />
anni da una progressiva, ma netta, riduzione delle agevolazioni<br />
fiscali ad esso originariamente destinate e, questa<br />
volta, chiamato a contribuire, con le sue imprese di maggiori<br />
dimensioni, al soddisfacimento delle esigenze di natura alimentare,<br />
ovvero energetice e sanitarie, delle fasce più deboli<br />
della popolazione.<br />
Il 22 novembre 2010 è stata poi emanata la Circolare n. 55/E,<br />
con la quale l’Agenzia delle Entrate, conformandosi agli ultimi<br />
orientamenti espressi in materia dalla Corte di Cassazione,<br />
ha chiarito che le cooperative e le società forestali possono<br />
applicare l’imposta di registro e quella ipotecaria in misura<br />
fissa per gli atti di acquisto della proprietà di fondi rustici idonei<br />
ad aumentare l’efficienza dell’azienda ed il relativo reddito,<br />
anche nel caso in cui, entro i tre anni successivi, non sia<br />
stato realizzato, ovvero non sia ancora in corso di esecuzione,<br />
il piano di coltura e conservazione di cui all’articolo 10<br />
della Legge n. 984 del 27 dicembre 1977.
Febbraio 2011<br />
18 Dalle Regioni<br />
Solo tre giorni dopo, il 25 novembre, il Ministero dello<br />
Sviluppo Economico ha approvato la Risoluzione n. 174928,<br />
che riguarda le cooperative sociali, non iscrivibili all’Albo delle<br />
imprese artigiane, le quali, nell’ambito delle proprie attività<br />
riabilitative, educative, socio-sanitarie e di inserimento lavorativo,<br />
vendano al pubblico prodotti realizzati dagli ospiti<br />
delle rispettive strutture. Il citato provvedimento stabilisce che<br />
si tratta, in questi casi, di attività di commercio al dettaglio a<br />
tutti gli effetti, in quanto tale soggetta alle norme di cui al<br />
D.lgs. 114/98 ed a quelle regionali eventualmente vigenti,<br />
con la precisazione che, ove le transazioni abbiano ad oggetto<br />
generi alimentari, deve essere verificato il possesso, in<br />
capo al legale rappresentante, dei requisiti professionali indicati<br />
all’articolo 71, comma 6, del Decreto legislativo n. 59 del<br />
26 marzo 2010.<br />
Contestualmente, con la pubblicazione del D.P.R. 25 novembre<br />
2010, n. 223, è stato sancito che le cooperative editoriali<br />
possono beneficiare dei contributi previsti per il relativo settore<br />
di attività, inoltrando apposita domanda - per via telematica<br />
e con firma digitale - dal 1° al 31 gennaio dell’anno<br />
successivo a quello di riferimento, soltanto se sono composte<br />
in prevalenza da giornalisti e se la maggioranza dei soci risulta<br />
dipendente della società stessa, con contratto di lavoro a<br />
tempo pieno ed indeterminato.<br />
Spostandoci sul terreno giuridico, la Risoluzione n. 129 del 13<br />
dicembre 2010, emanata dall’Agenzia delle Entrate, ha poi<br />
fornito alcune importanti precisazioni in merito alla disciplina<br />
dell’utilizzo e del riporto delle perdite ex artt. 83 e 84 del<br />
TUIR, con riferimento alle cooperative agricole, della piccola<br />
pesca, oltre che di produzione e lavoro, per le quali il trattamento<br />
agevolativo di cui agli articoli 10 e 11 del D.P.R. n.<br />
601/1973 renda variabile, per ciascun esercizio, la quota di<br />
reddito esente. In particolare, si stabilisce che le limitazioni<br />
previste dal citato Testo Unico si applichino soltanto nel caso<br />
in cui il regime di esenzione si basi su percentuali ben definite<br />
e che siano, pertanto, da escludere per questi soggetti, i<br />
quali sono tuttavia tenuti ad indicare in un prospetto extradichiarativo<br />
(da esibire in occasione di eventuali controlli) l’utile<br />
che non concorre alla formazione del reddito, in quanto<br />
assume valenza nei periodi d’imposta successivi, ai fini della<br />
determinazione dell’entità della perdita riportabile.<br />
Solo marginalmente, ricordiamo che il 21 dicembre scorso è<br />
<strong>Libera</strong><br />
stata pubblicata, sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta<br />
Ufficiale n. 297, la L. n. 220 del 13/12/2010: si tratta, in ultima<br />
analisi, della vecchia Finanziaria che, in seguito alle modifiche<br />
apportate alle norme per la gestione del bilancio pubblico,<br />
in conformità con le nuove disposizioni europee in<br />
materia, è stata presentata in questa nuova forma, assumendo<br />
la denominazione “Legge di stabilità per il 2011”. In proposito,<br />
vale la pena evidenziare che essa ha disposto l’applicazione<br />
delle riduzioni contributive, relativamente ai premi<br />
INAIL, per le cooperative e loro consorzi operanti in zone<br />
montane (nella misura del 75%) e svantaggiate (nella misura<br />
del 68%), con effetto retroattivo per tutto il 2010 e confermandole<br />
anche per il futuro.<br />
E ancora: appare meritevole di essere menzionato l’Interpello<br />
n. 44 del 22 dicembre 2010, relativo alla Cassa integrazione<br />
guadagni straordinaria di cui alla Legge n. 223/1991, con<br />
riferimento al quale il Ministero del Lavoro ha chiarito che le<br />
cooperative sociali di tipo a), costituite per la gestione dei servizi<br />
socio-sanitari ed educativi, “non sono ammesse alla fruizione<br />
dei benefici di cui alla CIGS”; diversamente, quelle di<br />
tipo b), qualificandosi in base alla finalità perseguita, “possono<br />
godere del trattamento integrativo straordinario, concesso<br />
per i soci lavoratori subordinati, nell’ipotesi in cui rientrino<br />
in uno dei particolari settori economici ammessi al beneficio<br />
e qualora sussista il requisito occupazionale richiesto dalla<br />
specifica normativa di riferimento”. Va comunque evidenziato<br />
che, per tali cooperative, deve essere anche accertato il<br />
perfezionamento della posizione contributiva ed assicurativa,<br />
quale condizione necessaria ai fini dell’accesso al trattamento<br />
di integrazione salariale. Si precisa altresì che, nell’ambito<br />
delle cooperative sociali di tipo b), non possano evidentemente<br />
fruire della disciplina della CIGS i soci volontari in<br />
quanto non sussiste, nel loro caso, il requisito del rapporto di<br />
lavoro subordinato.<br />
Tornando ai provvedimenti più prettamente normativi, nella<br />
Gazzetta Ufficiale n. 302 del 28 dicembre scorso, è stato<br />
pubblicato il D.M. 22 dicembre 2010, contenente “Modifiche<br />
ed integrazioni al decreto 17 dicembre 2009, recante l’istituzione<br />
del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti”.<br />
Esso consta di due soli articoli: nel primo, il Ministero<br />
dell’Ambiente dispone lo slittamento della piena operatività<br />
del Sistri al 1° giugno 2011, prolungando così la fase transitoria,<br />
in cui continueranno a coesistere - e dovranno essere<br />
cooperazione
utilizzati dai soggetti obbligati - sia il nuovo strumento che<br />
quelli tradizionali (formulari e registri), fino al prossimo 31<br />
maggio; nel secondo, viene prevista la definitiva uscita di<br />
scena del cosiddetto “MUD dell’ultimo dell’anno”, introdotto<br />
con il citato provvedimento del 17 dicembre.<br />
Con riguardo alle disposizioni che si iscrivono tra gli appuntamenti<br />
tradizionali e che coinvolgono anche le società<br />
cooperative, va annoverata la Nota n. 201046, datata 30<br />
dicembre 2010, con la quale il Ministero dello Sviluppo<br />
Economico ha definito, in via provvisoria, gli importi del<br />
diritto camerale annuale per i soggetti che si iscrivono nel<br />
Registro delle Imprese a decorrere dal 1° gennaio 2011.<br />
Quale principale novità rispetto allo scorso anno, spicca l’estensione<br />
dell’obbligo di versamento ai soggetti iscritti soltanto<br />
al Repertorio Economico<br />
Amministrativo (REA), ma non nel<br />
Registro delle Imprese. Al di là di ciò,<br />
a seconda delle fattispecie, l’ammontare<br />
dovuto, che non è rateizzabile<br />
ma può essere compensato con eventuali<br />
crediti fiscali e contributivi disponibili,<br />
risulta invariato o sensibilmente<br />
aumentato rispetto all’anno passato.<br />
Passando al consueto Decreto<br />
“Milleproroghe” (D.L. n. 225/2010),<br />
tra le varie misure, a molte delle quali<br />
l’Esecutivo ha ritenuto opportuno<br />
dedicare autonome previsioni, in<br />
ragione del fatto che le stesse determinano<br />
riflessi sulla finanza pubblica<br />
e, conseguentemente, necessitano di<br />
norme di copertura, esso ha posticipato<br />
dal 31 dicembre scorso al 31<br />
marzo 2011 la prevista entrata in<br />
vigore del D.lgs. n. 81/2008, in materia<br />
di salute e sicurezza sui luoghi di<br />
lavoro, nei riguardi delle cooperative<br />
sociali, di cui alla Legge n. 381 dell’8<br />
novembre 1991, oltre che delle organizzazioni<br />
di volontariato della protezione<br />
civile. In proposito, viene inoltre<br />
ventilata la possibilità che, tramite<br />
uno o più decreti successivi del<br />
Presidente del Consiglio dei Ministri,<br />
sia disposto un ulteriore slittamento<br />
dei termini al 31 dicembre 2011.<br />
Concludiamo questa panoramica,<br />
certamente non esauriente ma signi-<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Dalle Regioni 19<br />
ficativa, dei principali provvedimenti che, in via generale o<br />
più nello specifico, hanno riguardato il mondo della<br />
Cooperazione, volgendo uno sguardo alle prime disposizioni<br />
approvate proprio agli inizi del nuovo anno.<br />
In proposito, segnaliamo che, in materia fiscale,<br />
l’Amministrazione finanziaria ha chiarito, con la Risoluzione<br />
n. 2/E del 4 gennaio 2011, che le ritenute (nella misura del<br />
10%) subite dai consorzi di imprese con attività esterna e<br />
senza finalità lucrative per le prestazioni di recupero edilizio<br />
o di riqualificazione energetica, possono da questi essere<br />
trasferite ai singoli consorziati che hanno effettivamente eseguito<br />
i lavori, purché la volontà di effettuare il trasferimento<br />
risulti da un documento avente data certa, quale, ad esempio,<br />
il verbale del CdA, ovvero dallo stesso atto costitutivo.<br />
Infine, richiamiamo brevemente<br />
le ultime novità circa la dichiarazione<br />
annuale e la comunicazione<br />
dati IVA: al riguardo,<br />
l’Agenzia delle Entrate, con la<br />
Circolare n. 1/E dello scorso 25<br />
gennaio, nell’ottica della semplificazione<br />
degli adempimenti a<br />
carico degli operatori economici<br />
e coerentemente con gli obiettivi<br />
di riduzione degli oneri amministrativi<br />
di cui all’art. 25 del<br />
Decreto Legge n. 112/2008,<br />
convertito, con modificazioni,<br />
dalla L. n. 133 del successivo 6<br />
agosto, ha accordato che la possibilità<br />
di non comprendere la<br />
dichiarazione Iva in quella unificata<br />
e, quindi, di compilarla<br />
separatamente dal Modello<br />
unico, sia riconosciuta a tutti i<br />
soggetti passivi d’imposta.<br />
Indipendentemente dall’esistenza<br />
di un credito o di un debito<br />
nei confronti dell’Erario, essi<br />
potranno quindi trasmettere<br />
detta dichiarazione entro il mese<br />
di febbraio di ciascun anno –<br />
effettuando il saldo entro il 16<br />
marzo - e, in tale ipotesi, sono<br />
esonerati dall’obbligo di presentazione<br />
all’Amministrazione<br />
finanziaria della comunicazione<br />
annuale dati Iva.
Febbraio 2011<br />
20 <strong>Associazione</strong><br />
L’AGCI ricorda Lando Conti a 25 anni dalla scomparsa<br />
“Lando Conti: testimonianza di impegno civico” questo,<br />
il tema del convegno organizzato da AGCI il 10 febbraio,<br />
a Firenze, presso il salone De’ Dugento di Palazzo<br />
Vecchio, per ricordare la figura di Lando Conti, Sindaco di<br />
Firenze e Presidente dell’<strong>Associazione</strong>, a 25 anni dal suo<br />
barbaro assassinio. All’introduzione di Carlo Scarzanella,<br />
Vicepresidente Nazionale AGCI e ai saluti di Matteo Renzi<br />
Sindaco di Firenze, seguiranno gli interventi di Rosario<br />
Altieri, Presidente Nazionale di AGCI, Cosimo Ceccuti,<br />
Presidente Fondazione Spadolini, Zeffiro Ciuffoletti,<br />
docente di Storia Contemporanea Università di Firenze e<br />
Stefano Folli, editorialista de “Il sole 24 ore”. I lavori<br />
saranno moderati da Alessandro Giaconi, presidente di<br />
AGCI Toscana.<br />
Stava per dedicarsi più assiduamente ed in prima fila alla<br />
Cooperazione: purtroppo, non ha fatto in tempo. Lando<br />
Conti, già Sindaco di Firenze dal marzo 1984 al settembre<br />
dell’anno successivo, quando la città toscana era nel pieno<br />
di un periodo di prosperità, pace e buona amministrazione,<br />
assunse la presidenza dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Generale</strong> <strong>Cooperative</strong><br />
<strong>Italiane</strong> soltanto poche settimane prima del barbaro<br />
assassinio, presto rivendicato dalle Brigate Rosse, di<br />
cui fu vittima il 10 febbraio 1986, mentre si stava recando,<br />
in automobile, ad una seduta del Consiglio comunale.<br />
Nella sua vita, nella sua azione e nei suoi programmi di<br />
lavoro, Egli si dimostrò vero cultore e sempre coerente<br />
attuatore del pensiero mazziniano, del quale abbracciò<br />
appieno, tra gli altri, il principio del primato dell’educazione<br />
per il miglioramento morale dell’Umanità e l’ideale della<br />
fratellanza, da affermare per il bene comune, al di là di<br />
qualsivoglia interesse di parte.<br />
Alla domanda “Cosa devi alla Patria?”, Conti così rispondeva:<br />
“La Patria non va assolutamente intesa come estensione<br />
territoriale, ma soprattutto come nucleo della società<br />
umana a cui sono legato da vincoli non tanto politici quanto<br />
affettivi, sentimentali, etici ed ideologici, vincoli che<br />
devono essere la base di una moderna civiltà. Ho il dovere<br />
di amare la mia Patria e questo implica innanzitutto il dovere<br />
di difenderla contro ogni tipo di aggressione, sia essa<br />
militare o politica o ideologica, non tralasciando però di<br />
rendersi conto dei diritti degli altri quando essi abbiano fon-<br />
<strong>Libera</strong><br />
damento nella giustizia. Ho<br />
inoltre il dovere di cercare di<br />
renderla sempre più grande,<br />
e questo non dal punto di<br />
vista territoriale e imperialistico,<br />
bensì da quello civile,<br />
sociale, morale o culturale”.<br />
Se poi gli si chiedeva “Cosa<br />
devi all’umanità?”, Egli affermava:<br />
“Ho il dovere di rispettare e<br />
difendere l’altrui personalità<br />
e dignità, cercando nei limiti<br />
dell’umano potere di aiutare coloro che potrebbero avere<br />
bisogno della mia assistenza sia materiale sia spirituale e<br />
questo senza distinzione di razza, lingua e origine”.<br />
Sulla scorta dei suoi sani principi, dopo essere stato esempio<br />
di virtù civili e di attenta gestione della cosa pubblica,<br />
Conti si preparava quindi ad affrontare un’altra sfida: la<br />
direzione dell’AGCI, la Centrale cooperativa laica di ispirazione<br />
repubblicana, liberale e socialdemocratica, che si<br />
affiancava allora alla Confcooperative ed alla Lega delle<br />
<strong>Cooperative</strong>.<br />
Per la nostra <strong>Associazione</strong>, è un onore aver avuto come<br />
Presidente, seppure per un breve periodo, un così grande<br />
Uomo, di cui molti hanno già illustrato lo spessore, le qualità,<br />
gli indiscussi valori civili e morali, l’alta idealità che lo ha<br />
sorretto lungo tutto l’arco della vita.<br />
La sua elezione fu legata ad una grande speranza di rafforzamento<br />
e rilancio dell’AGCI, ma il tempo che gli venne<br />
concesso a capo della stessa fu, però, sufficiente solo per<br />
ribadire la natura della Cooperazione quale strumento indispensabile<br />
per la crescita civile ed economica dei soci e delle<br />
comunità, in grado di rendere ciascun individuo un cittadino<br />
consapevole e responsabile del proprio futuro.<br />
Se, dunque, indubbiamente, la sua uccisione rappresentò<br />
una grandissima perdita per il Paese in generale, per la città<br />
di Firenze e per il Partito Repubblicano, si potrebbe dire che<br />
essa stessa costituì altrettanto certamente una mancata<br />
occasione di crescita per l’intero Movimento cooperativo,<br />
che non si è potuto avvalere della sua esperienza di imprenditore,<br />
uomo politico, amministratore, ma soprattutto del<br />
suo spirito di cooperatore autentico.<br />
cooperazione
“Tra crisi e sviluppo il ruolo della cooperazione” questo, il tema del convegno<br />
che si terrà il prossimo 11 marzo alle 9.30, presso la Sala Parlamentino<br />
della Camera di Commercio di Napoli in via Aspreno, 2. L’evento è stato organizzato<br />
dall’AGCI Campania con il finanziamento della Camera di Commercio<br />
di Napoli e in collaborazione con la facoltà di Economia Dipartimento di<br />
Economia Aziendale a conclusione del ciclo di Conferenze Universitarie, svoltosi<br />
dal 29 novembre 2010 al 12 gennaio 2011 presso l’Università degli Studi<br />
di Napoli “Federico II”. Durante il Convegno saranno assegnati i Premi Studio<br />
intitolati al noto meridionalista “Francesco Compagna” e consegnati gli attestati<br />
di partecipazione. I lavori, moderati da Alfonso Ruffo direttore de “Il<br />
Denaro”, si apriranno con i saluti del dott. Maddaloni, presidente della<br />
Camera di Commercio di Napoli e seguiranno con gli interventi, del prof.<br />
Mangia, associato di Organizzazione Aziendale presso la facoltà di Economia<br />
dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, del dott. De Gregorio, presidente<br />
di AGCI Campania, del prof. Esposito, ordinario di Diritto Costituzionale<br />
dell’Università di Salerno, dell’on. Borea capo dell’Ufficio Nazionale per il<br />
Servizio Civile, del prof. Nappi, Assessore al Lavoro della Regione Campania,<br />
del sen. Compagna, ordinario di Storia delle Dottrine Politiche dell’Università<br />
LUISS, del dott. Altieri presidente Nazionale AGCI.<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Dalle Regioni 21<br />
AGCI Campania: “Tra crisi e sviluppo il ruolo della cooperazione”<br />
11 marzo Camera di Commercio di Napoli Sala Parlamentino<br />
L’AGCI Campania organizza un convegno a conclusione<br />
del quarto ciclo di conferenze universitarie di Salerno<br />
Salerno, Camera di Commercio-Salone Genovesi, 25 febbraio 2011<br />
A conclusione del quarto Ciclo di Conferenze Universitarie svoltosi dal 19 novembre<br />
2010 al 17 dicembre 2010, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli<br />
Studi di Salerno, l’AGCI Campania con il finanziamento della Camera di Commercio di<br />
Salerno organizza un convegno conclusivo che si terrà il 25 febbraio presso il Salone<br />
Genovesi della Camera di Commercio di Salerno in via Roma, 29. Durante l’evento<br />
saranno assegnati i Premi Studio intitolati al noto meridionalista “Francesco<br />
Compagna” e consegnati gli attestati di partecipazione. I lavori, moderati da Alfonso<br />
Ruffo direttore de “Il Denaro”, si apriranno con i saluti del dott. Strianese, presidente<br />
della Camera di Commercio di Salerno e seguiranno con gli interventi del prof. Rossi,<br />
preside della facoltà di Scienze Politiche, del dott. De Gregorio, presidente di AGCI<br />
Campania, del prof. Di Cecco, docente di Diritto Commerciale dell’Università di Roma<br />
Tre, dell’on. Borea capo dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, del sen. Fleres, quinta<br />
commissione permanente Bilancio Senato della Repubblica, del dott. Altieri presidente<br />
Nazionale AGCI.
Febbraio 2011<br />
22 Dalle Regioni<br />
Congresso Regionale di AGCI<br />
Lombardia<br />
Milano, UNA Hotel Century, 18 febbraio 2011<br />
“Unità e sviluppo cooperativo: modello d’impresa<br />
per il futuro”, questo il tema su cui ci si confronterà il<br />
prossimo 18 febbraio al Congresso Regionale della<br />
Lombardia presso l’UNA Hotel Century di Milano, via F.<br />
Filzi 25/B. I lavori saranno aperti alle ore 9.00 con la registrazione<br />
dei partecipanti alla quale seguirà la nomina<br />
della Presidenza dell’Assemblea e della Commissione verifica<br />
poteri e mozione. Gli interventi dei partecipanti e del<br />
dott. Altieri Presidente Nazionale di AGCI, saranno preceduti<br />
dalla relazione politico-programmatica del Presidente<br />
uscente Giuseppe Di Giugno. Dopo l’elezione dei<br />
Responsabili Regionali di settore, del nuovo Consiglio<br />
Regionale e del Collegio dei Revisori si terrà la prima<br />
riunione del nuovo Consiglio Regionale per gli adempimenti<br />
statutari.<br />
Congresso Regionale AGCI<br />
Piemonte<br />
Si terrà a Torino, nella mattinata del 28 febbraio 2011, il<br />
Congresso dell’AGCI Piemonte, presso la sede<br />
dell’<strong>Associazione</strong> regionale stessa, in corso Traiano n. 24/10.<br />
“La Cooperazione: una opportunità per il mondo del<br />
lavoro”: sarà questo il tema congressuale, intorno al quale<br />
si articolerà il dibattito fra i dirigenti, i cooperatori e gli<br />
Ospiti. Le imprese aderenti saranno quindi chiamate a rinnovare<br />
gli Organismi elettivi, secondo le modalità e le procedure<br />
stabilite dal vigente Statuto. Dopo il saluto e l’introduzione<br />
della Presidente in carica, Mirella Margarino, alla<br />
guida dell’<strong>Associazione</strong> dal 2007, è prevista la relazione<br />
politico-programmatica del Vice Presidente, Alberto<br />
Garretto. Interverranno rappresentanti del mondo politico<br />
ed istituzionale locale; concluderà i lavori il Presidente<br />
Nazionale AGCI, Rosario Altieri.<br />
<strong>Libera</strong><br />
Congresso Interprovinciale AGCI<br />
Ravenna - Ferrara<br />
Il prossimo 4 marzo si svolgerà a Ravenna, presso la<br />
Sala Galla Placida dell’ hotel Cube, il XIII Congresso<br />
Interprovinciale di AGCI Ravenna-Ferrara. I lavori, presieduti<br />
da Giorgio Brunelli, inizieranno alle 9.30 con una breve<br />
celebrazione per il centocinquantesimo anniversario<br />
dell’Unità d’Italia a cura del prof. Sauro Mattarelli.<br />
Seguiranno le relazioni del Presidente di AGCI <strong>Associazione</strong><br />
Interprovinciale Ravenna-Ferrara Giuseppe Morgani e del<br />
Vice Presidente Alessandro Brunelli. I lavori si concluderanno<br />
con l’intervento del Presidente Nazionale AGCI Altieri e<br />
con l’ elezione statutaria degli organi.<br />
La XIII Assemblea Congressuale della Federazione<br />
Territoriale AGCI di Forlì Cesena Rimini si svolgerà il prossimo<br />
3 marzo alle ore 16 presso la Saletta Rosa della<br />
Cooperativa Lavoranti Muratori di Forlì in via<br />
Golfarelli n. 123. Dopo l’apertura dei lavori e l’insediamento<br />
delle Commissioni Congressuali sono previste la<br />
relazione politico programmatica del Presidente Valter<br />
Rusticali e gli interventi dei delegati. I lavori si concluderanno<br />
con l’intervento di Altieri, Presidente Nazionale<br />
AGCI e le elezione degli organi statutari. Potranno partecipare<br />
al Congresso tutte le cooperative in regola con i versamenti<br />
delle contribuzioni previste dai regolamenti nazionali.<br />
L’eventuale regolarizzazione delle quote contributive<br />
non ancora versate potrà avvenire entro il 1 marzo.<br />
XII CONGRESSO REGIONALE AGCI EMILIA-ROMAGNA<br />
Martedì 15 marzo 2011 Circolo "La Torretta" Corso Mazzini, 12 Molinella (BO)<br />
cooperazione<br />
XV CONGRESSO PROVINCIALE AGCI<br />
BOLOGNA<br />
Sabato 5 marzo 2011<br />
“Sala Schubert” Green Park Hotel &<br />
Congressi Bologna - Via San Donato, 5/A<br />
Quarto Inferiore - Bologna<br />
Congresso territoriale AGCI Forlì<br />
Cesena Rimini
“Formazione e sviluppo dell’imprenditoria<br />
femminile: il ruolo delle associazioni”<br />
questo, il tema trattato nel seminario<br />
che si è svolto a Roma, presso la sede<br />
nazionale di Confesercenti, lo scorso 26<br />
gennaio.<br />
L’evento è stato organizzato dal<br />
Coordinamento Imprenditoria Femminile<br />
Confesercenti e dal Cescot insieme al<br />
Laboratorio delle Idee. Obiettivo del seminario<br />
è stato diffondere i risultati raggiunti<br />
attraverso il progetto formativo “Staffetta<br />
Rosa” che ha visto coinvolte trenta imprenditrici.<br />
Il progetto, finanziato dal Ministero del<br />
Lavoro ed eseguito da un ATS composta<br />
dal Cescot (l’ente di formazione di<br />
Confesercenti) e dal Laboratorio delle Idee<br />
di Fabriano, ha eseguito un percorso formativo<br />
destinato a donne imprenditrici che<br />
si trovavano a dover gestire situazioni di<br />
cambiamento con un forte impatto sull’azienda quali ad<br />
esempio: passaggi generazionali, ampliamento/diversificazione<br />
del target e/o del servizio, matrimonio, convivenza<br />
e maternità, necessità di cura degli anziani e della<br />
famiglia, modifiche della compagnia societaria e ristrutturazioni<br />
aziendali. Il progetto ha prodotto risultati articolati<br />
e significativi sulle partecipanti attraverso un rafforzamento<br />
della consapevolezza del loro ruolo imprenditoriale,<br />
la definizione condivisa di modelli e strumenti per la<br />
gestione del cambiamento, lo sviluppo di abilità e competenze<br />
gestionali, la promozione dello scambio di esperienze<br />
tra imprenditrici provenienti da diverse regioni e da<br />
diverse settori e una sempre maggiore focalizzazione dei<br />
problemi, degli obiettivi e dei target. Visto, il buon esito,<br />
sarà istituito uno apposito spazio web nel sito della<br />
Confesercenti finalizzato a dare la massima risonanza ai<br />
risultati conseguiti, agli strumenti prodotti e alle buone<br />
prassi individuate, in modo tale da dare forma e vita a<br />
nuove edizioni. I lavori, che hanno offerto anche un<br />
momento di approfondimento delle problematiche ed<br />
opportunità dell’imprenditoria femminile, si sono aperti<br />
con i saluti del Presidente Nazionale di Confesercenti<br />
<strong>Libera</strong><br />
cooperazione<br />
<strong>Libera</strong><br />
Febbraio 2011<br />
cooperazione<br />
Pari Opportunità 23<br />
Presentati in un seminario i risultati del progetto “Staffetta Rosa”<br />
Marco Venturi. Nel suo intervento il Presidente ha sottolineato<br />
che: «la crescita delle imprenditrici ed il rafforzamento<br />
della loro rappresentanza all’interno dei governi<br />
delle associazioni rappresentano una leva significativa per<br />
favorire lo sviluppo e la crescita del Paese. La vera sfida<br />
per delineare prospettive di successo è uscire dagli schemi<br />
consolidati, fare quel passo culturale che spinga le<br />
imprenditrici ad occupare nuovi settori, oltre alla presenza<br />
ormai consolidata in settori tradizionali come quello<br />
del tessile e dell’abbigliamento, utilizzando proprio la formazione<br />
come strumento per favorire l’innovazione ed<br />
incrementando, così, quella capacità produttiva di cui le<br />
nostre imprese hanno bisogno». Successivamente sono<br />
intervenuti il direttore del Cescot Gaetano Di Pietro, l’esperto<br />
per l’imprenditoria femminile del Dipartimento per<br />
le Pari Opportunità, Lorenzo Improta, il vice segretario<br />
generale di Unioncamere, Tiziana Pompei ed Alessandra<br />
Millevolte del Laboratorio delle Idee. Significative, infine,<br />
le testimonianze di alcune imprenditrici che hanno fatto<br />
parte del progetto. I lavori sono stati conclusi dalla<br />
Presidente del Coordinamento Nazionale Imprenditoria<br />
Femminile Patrizia Luise.