una storia d'amore A Christmas Carol La Principessa e ... - Primissima
una storia d'amore A Christmas Carol La Principessa e ... - Primissima
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In questo numero<br />
HACHIKo - <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>d'amore</strong><br />
A <strong>Christmas</strong> <strong>Carol</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>Principessa</strong> e il ranocchio<br />
Cuccioli - Il Codice di marco Polo<br />
IntervIste• rICHArd Gere - serGIo e FrAnCesCo mAnFIo
6<br />
12<br />
Periodico di informazioni<br />
cinematografiche per le<br />
scuole<br />
Anno 16 n. 7 dicembre<br />
2009<br />
Direttore Responsabile<br />
Piero Cinelli<br />
Direttore Editoriale<br />
Paolo Sivori<br />
Reg. Trib. Roma n.<br />
00438/94 del 1/10/1994<br />
Sommario<br />
editore<br />
MULTIVISION S.R.L.<br />
Via Fabio Massimo,<br />
107 • 00192 - Roma<br />
tel. fax. +39 0645437670<br />
HacHiko: <strong>una</strong> <strong>storia</strong> <strong>d'amore</strong><br />
grafica<br />
Luca Foddis<br />
luca.foddis@primissima.it<br />
Patrizia Morfù<br />
patrizia.morfu@primissima.it<br />
stampa Ige, Roma<br />
la principessa e il ranoccHio<br />
8<br />
16<br />
n°7 2008<br />
a cHristmas carol<br />
cuccioli - il codice di marco polo<br />
scHede Film scuole superiori<br />
21 la prima linea, il viaggio di Jeanne, Welcome, il mio amico eric , dorian gray<br />
3<br />
IntervIstA A rICHArd Gere<br />
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Intervista a Richard Gere<br />
Hachiko - Un Cane è per sempre<br />
“Questo è un film sul potere della forza della vita ed è dotato di <strong>una</strong> grande spiritualità. E’ <strong>una</strong> <strong>storia</strong> senza<br />
tempo e che, in qualche maniera, è senza fine. Volevamo che Hachiko diventasse <strong>una</strong> finestra nella possibilità di<br />
fare esperienza di quello che viene raccontato che diventa molto rapidamente parte di noi, entrando velocemente<br />
nella nostra anima.”<br />
dopo aver letto la sceneggiatura richard gere non ha avuto<br />
il minimo dubbio, decidendo di interpretare e di produrre<br />
il film Hachiko, affidandone la regia al premio oscar, lasse<br />
Hallstrom. Buddista praticante dall’età di venti anni, gere ha individuato<br />
in questa <strong>storia</strong> <strong>una</strong> spiritualità e <strong>una</strong> interconnessione tra<br />
gli esseri viventi, che la rende universale. Hachiko, A Dog’s Story<br />
è la versione americana del film giapponese del 1987 diretto da<br />
seijirô kôyama ed è ispirato alla straordinaria e commovente <strong>storia</strong><br />
vera del cane Hachi che per circa un decennio tra il 1925 e il 1935<br />
ha atteso invano che il suo padrone, un professore universitario di<br />
tokyo tornasse dal lavoro. nel film, ogni giorno Hachi accompagna<br />
il professor parker (richard gere) alla stazione e lo aspetta al suo<br />
ritorno per dargli il benvenuto. l’emozionante e complessa natura<br />
di ciò che accade quando questa routine viene bruscamente interrotta,<br />
rende la <strong>storia</strong> di Hachi <strong>una</strong> testimonianza del rapporto speciale<br />
tra esseri umani ed animali. l’assoluta dedizione di un cane<br />
nei confronti del suo padrone ci mostra lo straordinario potere dei<br />
sentimenti e come anche il più semplice fra i gesti possa diventare<br />
la più grande manifestazione di affetto mai ricevuta.<br />
“Quella che abbiamo raccontato nel nostro film è <strong>una</strong> <strong>storia</strong> molto<br />
semplice.” spiega gere “e la nostra sfida era quella di riuscire a<br />
mantenere questa semplicità attraverso tutta la pellicola, perché<br />
la forza di tutta l’operazione stava nella <strong>storia</strong> stessa. ci piaceva<br />
immaginare che il nostro lavoro diventasse simile a quello dei<br />
narratori di storie intorno ai fuochi e che il calore delle emozioni<br />
che raccontavamo illuminasse i volti delle persone che vedranno<br />
il nostro film. siamo stati ispirati da un modo di raccontare archetipico.”<br />
Il film offre un punto di vista spirituale su questa che resta<br />
<strong>una</strong> <strong>storia</strong> vera…<br />
Questo è un film sul potere della forza della vita ed è dotato di <strong>una</strong><br />
grande spiritualità. e’ <strong>una</strong> <strong>storia</strong> senza tempo e che, in qualche maniera,<br />
è senza fine. volevamo che Hachiko diventasse <strong>una</strong> finestra<br />
nella possibilità di fare esperienza di quello che viene raccontato<br />
che diventa molto rapidamente parte di noi, entrando velocemente<br />
nella nostra anima. Queste storie sono difficili da inventare, perché<br />
rischiano di scivolare al di fuori della propria struttura narrativa. e’<br />
la loro verità a donare credibilità e forza alla narrazione. Quando<br />
ho letto la sceneggiatura io stesso ho avuto <strong>una</strong> reazione molto<br />
forte al punto di non trattenere le lacrime. credo, dunque, che in<br />
questa <strong>storia</strong> si nasconda un misterioso potere cui sarebbe inutile<br />
provare a dare un nome. la sua forza appartiene allla sfera dell’accettazione,<br />
della pazienza, della lealtà, dell’amore e della compassione.<br />
tutti elementi che fanno parte di ciò che siamo davvero,<br />
rispetto a quello che crediamo di essere quando ci vediamo in uno<br />
specchio. noi non siamo i nostri lavori, i nostri tagli di capelli, i<br />
• 3 •<br />
nostri vestiti, ma quella forza misteriosa animata<br />
dall’amore. noi siamo qualcosa oltre i confini di<br />
quello che vediamo.<br />
Il film inizia in un monastero Zen…<br />
e’ uno dei suggerimenti che ho dato quando abbiamo<br />
iniziato a leggere la sceneggiatura. anche se<br />
quella di Hachiko non è necessariamente<br />
<strong>una</strong> <strong>storia</strong> buddista, mi interessava potere<br />
creare <strong>una</strong> connessione diretta con<br />
quanto è accaduto davvero in giappone.<br />
per me era come costruire intorno<br />
alla trama un bozzolo spirituale, un<br />
orizzonte spirituale più vasto. Questo,<br />
però, non significa che anche altri film<br />
che ho interpretato non fossero animati<br />
da un’analoga volontà di raccontare<br />
<strong>una</strong> <strong>storia</strong> che avesse dei valori<br />
spirituali anche se, forse, in maniera<br />
meno evidente.<br />
Cosa ha significato recitare da solo<br />
con un cane?<br />
e’ stata un’esperienza molto interessante,<br />
perché Hachiko è <strong>una</strong> <strong>storia</strong><br />
d’amore. potremmo parlare di amicizia,<br />
ma è <strong>una</strong> <strong>storia</strong> d’amore nel senso più<br />
profondo di questa definizione. trascende<br />
il genere e le specie e riguarda il nostro essere<br />
più profondo. in questo senso abbiamo<br />
operato <strong>una</strong> scelta molto cosciente nel non<br />
addestrare i cani a ‘recitare’. abbiamo creato<br />
un ambiente confortevole per i cani e abbiamo<br />
girato in digitale così da non avere problemi<br />
di durata della pellicola. così facendo abbiamo<br />
consentito che qualcosa di magico accadesse sul<br />
set. alle volte le cose hanno funzionato, altre per<br />
niente, ma il risultato è che, alla fine, quello che<br />
si vede è veritiero.<br />
E’ stato difficile…<br />
sì, ma al tempo stesso quello che ottieni è davvero<br />
‘magico’ e non ‘artificioso’. anni fa ho lavorato con<br />
robert altman ne Il Dottor T e le Donne. Ho visto<br />
che otteneva dai bambini sul set un’interpretazione<br />
molto spontanea e piacevole. gli ho chiesto come<br />
facesse e lui mi ha risposto: “e’ semplice. non dire<br />
loro quello che devono fare.” noi siamo stati molto<br />
Di Marco Spagnoli
schede film<br />
fort<strong>una</strong>ti a ‘catturare’ quello che si vede<br />
nel nostro film. Qualcosa di molto difficile<br />
da definire che, però, mi sembra molto<br />
evidente e tangibile nel film.<br />
Qual è il suo rapporto con i cani?<br />
Ho <strong>una</strong> foto del 1950: avevo meno di un<br />
anno e non camminavo ancora e, al mio<br />
fianco, c’era il nostro cocker spaniel di<br />
nome chipper. oggi, con mio figlio e mia<br />
moglie, abbiamo <strong>una</strong> cagnetta di nome<br />
Billie in onore di Billie Holliday. <strong>una</strong> delle<br />
ragioni per cui ho accettato questo film è<br />
che ho un legame speciale con questi animali<br />
e con quest’ultima cagnolina in particolare.<br />
in un certo senso è come se avessi<br />
voluto girare questo film per mio figlio e<br />
per il mio cane. il regno animale non è<br />
un posto semplice: ci sono molte paure,<br />
l’angoscia per la sopravvivenza, per il cibo,<br />
per trovarsi un posto caldo. potenzialmente<br />
il mondo di noi umani è molto più<br />
sicuro. sicuramente abbiamo meno paura<br />
di quanto ne abbiano gli animali di lasciare<br />
le loro case. noi uomini viviamo in un posto<br />
meraviglioso grazie all’intelligenza che<br />
ci deriva dai nostri cervelli più sviluppati ci<br />
poniamo domande riguardo all’esistenza nei<br />
cui confronti gli animali non hanno alc<strong>una</strong><br />
preoccupazione. al tempo stesso anche noi<br />
proviamo sofferenze e dolori che ci spingono,<br />
però, a superare queste difficoltà.<br />
essere umani è un’incarnazione straordinaria<br />
che porta con sé, a differenza dei cani,<br />
delle grandissime responsabilità. in questo<br />
senso per me è stata <strong>una</strong> scelta interessante<br />
interpretare un film destinato ai bambini<br />
che solo gli adulti possono capire fino in<br />
fondo e apprezzare.<br />
Lei ha compiuto sessant’anni lo scorso<br />
agosto: come guarda, oggi, al mondo?<br />
sono sempre stato convinto che il meglio<br />
della vita ti arriva solo se sei un ottimista.<br />
la realtà della nostra vita continua a ripe-<br />
• 4 •<br />
terci quanto tutti noi siamo interconnessi.<br />
e’ un qualcosa che non possiamo evitare<br />
e la realtà del nostro legame è qualcosa<br />
che non possiamo rinnegare. l’unico modo<br />
per sopravvivere è comprendere questa<br />
connessione e proteggerci gli uni con gli<br />
altri. l’america, fino ad oggi, ha sfruttato<br />
il resto del mondo, ma se obama riuscirà a<br />
cambiarci e far riemergere la buona volontà<br />
cui abbiamo sempre aspirato, allora, credo<br />
che cose straordinarie potranno davvero capitare.<br />
resto ottimista: quando vedo come<br />
viene accolto il dalai lama in tutto il pianeta,<br />
a parte la cina, allora, sono convinto<br />
che il nostro piccolo pianeta – villaggio<br />
potrà funzionare al meglio. penso che noi<br />
ci stiamo tutti muovendo verso la vita e<br />
la verità.<br />
Parliamo del Dalai <strong>La</strong>ma?<br />
Ha avuto un’influenza enorme sulla mia<br />
vita anche se ero buddista già prima di conoscerlo,<br />
avendo studiato con dei maestri<br />
giapponesi. il dalai lama ha non solo interiorizzato<br />
i principi di saggezza e compassione<br />
fondanti il buddismo, ma è diventato<br />
essi. Quando conosci un uomo capace di<br />
trasformarsi in un essere del genere, sai che<br />
quello è l’obiettivo che vorresti raggiungere,<br />
perché scopri che sia possibile arrivarci.<br />
la sua amicizia ti fa sentire di avere queste<br />
possibilità. ogni giorno prego affinché la<br />
mia mente sia libera e possa funzionare in<br />
maniera trasparente per arrivare a conoscere<br />
la verità. ci vuole coraggio per affrontare<br />
questo processo. tutti quanti noi siamo, infatti,<br />
pieni di ‘schifezze’ di cui ci dobbiamo<br />
liberare. <strong>una</strong> persona come il dalai lama è<br />
come uno specchio. i monaci tibetani sono<br />
così chiari che riflettono tutto quello che<br />
sei e che non ti piace di te stesso. se vuoi<br />
cambiare la tua speranza è solo quella di<br />
trovarti in mezzo a persone sempre in grado<br />
di riflettere l’immagine di quello che sei<br />
davvero. e non è facile vedere la propria<br />
mente per quello che è. ci vuole molto coraggio<br />
per trovare la propria libertà.<br />
Quanto?<br />
Quanto quello che hanno avuto gandhi,<br />
gesù, Buddha, il dalai lama: esseri in grado<br />
di guardare con profondità nella propria<br />
mente e nel proprio cuore ignorando ogni<br />
residuo di auto compiacenza e negandosi<br />
ogni forma di indulgenza. Questo è un<br />
grande coraggio che io non ho. ne ho un<br />
po’, ma non così tanto da essere come loro<br />
e non credo che ne avrò mai.<br />
Come attore non si sente in qualche
Scuole Medie e Superiori<br />
maniera limitato dal suo lavoro a<br />
Hollywood che notoriamente non è un<br />
luogo molto religioso?<br />
assolutamente no. io credo che avere a che<br />
fare quasi quotidianamente con i peggiori<br />
aspetti della realtà sia un ottimo modo per<br />
conoscere se stessi ed il mondo. infatti, anche<br />
il nostro peggior nemico può diventare<br />
il migliore maestro. vede, il lavoro di miglioramento<br />
è un’occupazione della mente.<br />
ogni giorno, da quando avevo ventiquattro<br />
anni, per almeno quarantacinque minuti mi<br />
concentro in meditazione e tento così di<br />
limitare la mia ignoranza, aumentando la<br />
quantità di bene e di amore che è dentro di<br />
me. Forse per il fatto che io sono un attore<br />
e gli attori fanno cose che nella scala dei<br />
valori spirituali stanno molto in basso, la<br />
gente non si aspetta molto da me...eppure<br />
questo è un po’ come la <strong>storia</strong> di milarepa<br />
che rinchiuso nella sua caverna con un gessetto<br />
nero segnava sulle pareti i pensieri<br />
negativi e con uno bianco quelli positivi. i<br />
primi giorni la caverna era interamente nera,<br />
ma dopo un po’ divenne completamente<br />
bianca. per un buddista stare a Hollywood<br />
o nella caverna di milarepa è esattamente<br />
la stessa cosa. Forse vivere nella caverna<br />
è ancora più difficile perché lì non si può<br />
conoscere la realtà che ci circonda e affrontandola,<br />
superarla. del resto la stessa<br />
idea di cinema è profondamente connaturata<br />
all’esplorazione della mente e del cuore<br />
degli uomini.<br />
A proposito di Giappone cosa le è rimasto<br />
dell’incontro con Akira Kurosawa?<br />
avevo seguito <strong>una</strong> retrospettiva a new york<br />
dei suoi film in versione restaurata e, in<br />
quell’occasione, avevo incontrato suo figlio.<br />
e’ stato lui a presentarmelo qualche<br />
tempo dopo e mi sono trovato dinanzi ad<br />
un uomo di così grande carisma, da sentirmi<br />
più basso e intimidito, mentre in realtà<br />
avevamo tutti e due la stessa altezza. mi<br />
trovavo dinanzi ad un gigante: quando sei<br />
a contatto con tanto talento e genio, non<br />
puoi sentirti a tuo agio. ti sembra di avere<br />
a che fare con un leone enorme. kurosawa<br />
era così.<br />
Lei ha due figli: come si pone nei loro<br />
confronti?<br />
vivere è <strong>una</strong> cosa molto difficile da<br />
imparare a fare, io sono sempre al loro<br />
fianco durante il processo di crescita che,<br />
ovviamente, è tutt’altro che semplice. non<br />
ho <strong>una</strong> risposta precisa se non questa: ‘sto<br />
ancora imparando’...<br />
• 5 •
schede film<br />
“Durerà la razza che possiede il più<br />
elevato altruismo.”<br />
Jack london<br />
<strong>La</strong> favola del cane che<br />
aspettava il treno…<br />
da qualche tempo a roma, più precisamente<br />
a ponte milvio, le coppie di<br />
adolescenti suggellano il proprio amore<br />
incatenando un lucchetto a uno dei lampioni<br />
che mostra al tevere il proprio oneroso disappunto.<br />
diecimila chilometri più a est, alla<br />
stazione ferroviaria di shibuya, nelle vicinanze<br />
di tokyo, gli innamorati si ritrovano per<br />
un appuntamento, o per promettersi eterno<br />
amore e fedeltà, al cospetto della statua di<br />
un cane. si tratta di Hachiko, la cui copia di<br />
bronzo è stata sistemata sulla banchina ad<br />
attendere lo scorrere del tempo. e a ricordare<br />
che alcuni dei sentimenti più nobili trovano<br />
la massima espressione negli animali prima<br />
ancora che negli uomini.<br />
la dedizione più completa, la nobiltà d’animo,<br />
l’amicizia costante e senza riserve del migliore<br />
amico dell’uomo, ci portano ad aderire<br />
senz’altro al celebre adagio di socrate, che<br />
recitava: “Più gente conosco, e più apprezzo<br />
il mio cane.” ma la <strong>storia</strong> di Hachico appartiene<br />
al nostro tempo. meglio, agli anni venti<br />
e trenta, periodo in cui il bellissimo esemplare<br />
bianco di razza akita venne regalato al<br />
professor Hidesamuroh uyeno, un docente di<br />
agronomia, il quale, da shibuya, quotidianamente<br />
prendeva il treno per la capitale del sol<br />
levante per recarsi all’università, e ritornare<br />
nel primo pomeriggio, sempre accompagnato<br />
dall’amico a quattro zampe.<br />
il vero nome del cane era Hachi (il suffisso<br />
“ko” è usato come vezzeggiativo), che in<br />
giapponese sta per “otto”, un segno assai<br />
fort<strong>una</strong>to secondo la numerologia orientale<br />
in quanto la doppia forma circolare indica il<br />
collegamento tra il piano materiale e quello<br />
spirituale. ebbene, anche dopo la morte del<br />
suo padrone, avvenuta nel 1925, Hachiko ha<br />
continuato a recarsi ogni giorno - per quasi<br />
dieci anni - ad aspettarlo, invano, alla stazione.<br />
la vicenda ebbe un’enorme risonanza<br />
nell’opinione pubblica dell’epoca e ben presto<br />
il cane divenne, in giappone, un emblema<br />
di affetto e lealtà. nel 1987 seijirô kôyama<br />
ne ha ricavato un film di grande successo in<br />
patria, Hachiko Monogatari, purtroppo mai<br />
distribuito in italia.<br />
ma finalmente, le prossime feste natalizie<br />
porteranno questa <strong>storia</strong>, intitolata semplicemente<br />
Hachiko, anche sugli schermi della<br />
penisola, grazie alla passione e all’ostinazione<br />
di richard gere, interprete principale, nonché<br />
produttore della pellicola, e all’intelligente<br />
trasposizione americana effettuata da lasse<br />
Hallstrom (Chocolat, Buon compleanno Mr.<br />
Grape e Le regole della casa del sidro), non<br />
nuovo a regie “canine” (<strong>La</strong> mia vita a quattro<br />
zampe) e alla collaborazione con il fascinoso<br />
• 6 •<br />
claudio lugi<br />
divo “brizzolato” (L’imbroglio - The Hoax).<br />
in verità, il film in questione è già stato presentato<br />
in anteprima, fuori concorso, alla iv<br />
edizione del Festival internazionale del Film<br />
di roma nella sezione “alice nella città”, dedicata<br />
al pubblico dei ragazzi e degli studenti,<br />
riscuotendo <strong>una</strong> calorosa accoglienza. e i<br />
media hanno dato ampio risalto alla sfilata<br />
dell’attore americano in compagnia di un simpatico<br />
cagnolino bianco che ben risaltava sul<br />
tappeto rosso allestito all’auditorium parco<br />
della musica. tuttavia, Hachiko: A Dog’s Story<br />
ha commosso gli spettatori specialmente<br />
con la semplicità del racconto archetipo, e<br />
con la sincerità di <strong>una</strong> recitazione sobria e<br />
misurata. richard gere, infatti, consapevole<br />
che il cane gli avrebbe, inevitabilmente,<br />
“rubato la scena”, ha svolto con pazienza e<br />
amorevolezza il suo ruolo allo scopo di evidenziare<br />
la natura affettiva, e non solamente<br />
“professionale”, del proprio rapporto con<br />
l’animale.<br />
nonostante l’universalità del messaggio divulgato<br />
non richieda necessariamente <strong>una</strong><br />
precisa collocazione spazio-temporale, Hachiko:<br />
A Dog’s Story presenta solo qualche<br />
variazione<br />
rispetto all’edizione nipponica. in primo
luogo le vicende narrate avvengono ai nostri<br />
giorni nel rhode island, nord-est degli stati<br />
uniti; inoltre, l’insegnante di musica e compositore<br />
interpretato dal sessantenne attore<br />
di philadelphia è sicuramente più giovane<br />
dell’agronomo di shibuya.<br />
richard gere (Chicago, Ufficiale e gentiluomo,<br />
American Gigolò, Pretty Woman...) è<br />
parker Wilson, un uomo benestante e tranquillo<br />
che ama la famiglia e il proprio lavoro.<br />
il quotidiano pendolarismo tra la piccola città<br />
dove vive e l'università non gli pesa più di<br />
tanto. i suoi pensieri sono diretti alla moglie<br />
cate (Joan allen), che si occupa della conservazione<br />
dei beni storici, e verso sua figlia andy<br />
(sarah roemer) in procinto di sposarsi.<br />
in <strong>una</strong> fredda serata d’inverno parker s’imbatte<br />
in un cucciolo di razza akita proveniente<br />
dal remoto tibet, e casualmente smarrito<br />
sulla banchina della stazione. ammaliato da<br />
quella piccola palla di pelo, e incoraggiato<br />
da carl (Jason alexander), l’affabile capostazione,<br />
decide di portare a casa il cagnolino,<br />
che l’ideogramma stampato sulla medaglietta<br />
nomina come Hachi, e affrontare la prevedibile<br />
contrarietà della consorte, vista la recente<br />
scomparsa del loro ultimo cagnetto luke.<br />
ma la naturale simpatia tra Hachi e il professore<br />
si trasforma immediatamente in un legame<br />
esclusivo, così evidente da cancellare ogni<br />
remora rispetto all’allargamento della famiglia.<br />
Hachi diventa il compagno inseparabile<br />
di parker: è sempre pronto a carpire carezze e<br />
attenzioni, ne condivide la passione televisiva<br />
per il baseball, lo segue come un’ombra<br />
dappertutto, in casa e in giardino, dal divano<br />
alla vasca da bagno. e ogni mattina lo guida<br />
fino al binario, e la sera lo attende puntuale<br />
nel piazzale della stazione stimolando il compiaciuto<br />
stupore dello stesso ferroviere carl,<br />
del venditore ambulante di panini e caffè,<br />
shabir (erick avari), e di mary anne (davinia<br />
mcFadden), la libraia, tutti testimoni della<br />
simbiosi tra il musicista e il suo scodinzolante<br />
compagno.<br />
Questa piacevole consuetudine prosegue per<br />
settimane, mesi, stagioni, fino alla prematura<br />
scomparsa di parker, stroncato da un ictus<br />
durante <strong>una</strong> lezione all’università. l’improvvisa<br />
perdita sconvolge cate e andy, le quali<br />
continueranno a dispensare affetto al piccolo<br />
Hachi, che in cuor suo non ha perso la speranza<br />
di ritrovare l’inseparabile amico al solito<br />
posto, dopo il fischio che annuncia l’arrivo<br />
del treno delle cinque del pomeriggio: sarà lì<br />
tutti i santi giorni, che piova o tiri vento, che<br />
nevichi o splenda il sole, per tutto il tempo<br />
che gli rimarrà da vivere. perché - e non è<br />
retorico ricordarlo - l’amore di un cane è per<br />
sempre…<br />
esemplare, a proposito, la scena in cui il cane<br />
decide di raccogliere la pallina da baseball<br />
che si era sempre rifiutato di riportare al padrone<br />
ogniqualvolta questi l’aveva lanciata.<br />
• 7 •<br />
ormai è troppo tardi, ma Hachi è disposto a<br />
tutto pur di compiacere l’uomo a cui è legato.<br />
perciò è difficile per adulti, adolescenti<br />
e bambini non farsi travolgere dal diluvio di<br />
emozioni che <strong>una</strong> <strong>storia</strong> così lineare e priva<br />
di artifici procura. e non bisogna necessariamente<br />
possedere un cane per cogliere il<br />
messaggio di fedeltà e altruismo, lealtà e generosità<br />
che il film propone. sono valori che<br />
purtroppo appaiono sempre più attinenti alle<br />
favole, e sempre meno presenti nella realtà<br />
che viviamo giorno dopo giorno. ritrovarli, di<br />
tanto in tanto, nella sala buia di un cinema,<br />
vale la pena. anche a costo di farsi coinvolgere.<br />
e magari, versare <strong>una</strong> lacrima.<br />
Hachiko<br />
(titolo originale: Hachiko: a dog’s story)<br />
regia: lasse Hallstrom<br />
con: richard gere, Joan allen, Jason alexander,<br />
erick avari, Hiroyuki tagawa, davenia<br />
macFadden<br />
98’, lucky red, drammatico<br />
“NoN C’è PATTo CHE NoN SIA STATo<br />
roTTo, NoN C’è fEDELTà CHE NoN SIA<br />
STATA TrADITA, fUorCHé QUELLA DI<br />
UN CANE vErAMENTE fEDELE.”<br />
konrad lorenz,<br />
L’ANELLo DI rE SALoMoNE
schede film<br />
“Eccomi qua, nella mia comoda dimora, aspettando che<br />
passi il Natale! Bah! Che stupida festa, in cui tutti si<br />
vogliono bene! Ma per me è diverso! Tutti mi odiano e io<br />
odio tutti! E tutti a comprare regali... Pare che si divertano!<br />
Non mi sono mai divertito, io!”<br />
(paperon de’ paperoni in Il Natale di Paperino sul Monte orso)<br />
Natale. Quale migliore<br />
occasione per cambiare?<br />
se c’è <strong>una</strong> qualità che va riconosciuta a robert zemeckis, perfettamente<br />
compresa dalle grandi case di produzione che con<br />
lui dietro la macchina da presa raggiungono sempre incassi<br />
favolosi, riguarda il fatto che le sue opere sono nella videoteca di<br />
qualunque famiglia, dal momento che gli spettatori non si fermano<br />
quasi mai alla mera visione sul grande schermo, ritornando a vedere,<br />
anche più volte, i suoi capolavori. chi infatti non ha rivisto a casa,<br />
spalmato sul divano, film memorabili come Chi ha incastrato roger<br />
rabbit? o la trilogia di ritorno al futuro, forrest Gump (che gli ha<br />
fruttato un oscar per la regia), oppure Cast Away?<br />
robert Zemeckis torna nelle vesti di regista, produttore e sceneggiatore<br />
del film portabandiera della produzione disney del natale 2009:<br />
A <strong>Christmas</strong> <strong>Carol</strong>, la terza prova consecutiva – e aggiungiamo, la<br />
più riuscita tra le pellicole in performance capture finora eseguite.<br />
le precedenti realizzazioni, ossia <strong>La</strong> leggenda di Beowulf, ispirata<br />
a uno dei poemi anglosassoni più antichi, e The Polar Express,<br />
anch’essa un’incantevole strenna natalizia, hanno evidenziato le straordinarie<br />
capacità della suddetta tecnica di ripresa che consente di<br />
registrare nella memoria di un computer ogni movimento ed espressione<br />
degli attori al fine d’impiegarli nella costruzione di uno o più<br />
personaggi animati, come appunto accade nel film in esame, dove<br />
Jim carrey (The Truman Show, Una settimana da Dio, Yes Man…),<br />
il protagonista, e <strong>una</strong> buona parte del cast, compare in spoglie differenti<br />
per recitare vari ruoli. artista tra i più versatili di Hollywood,<br />
carrey, stavolta, è uno e settuplo, cioè rappresenta scrooge nelle<br />
• 8 •<br />
claudio lugi<br />
varie fasi dell’esistenza, e anche i tre fantasmi che lo tormentano.<br />
la sua mimica facciale e la sua fisicità sono assolutamente uniche,<br />
a prescindere dalla fantasmagoria tecnica che in quest’occasione<br />
stupirà – ne siamo certi – pure il pubblico più scettico.<br />
in più, A <strong>Christmas</strong> <strong>Carol</strong> è presentato in 3d, perciò possiamo garantire<br />
che lo spettacolo è veramente un'esperienza fantastica che<br />
in 90 minuti trasporta gli spettatori in <strong>una</strong> dimensione magica dalla<br />
quale si fa fatica a uscire. alla fine si ha quasi l’impressione di<br />
aver partecipato attivamente all’avventura che vede all’opera uno<br />
dei rappresentanti più emblematici dell'avarizia: ebenezer scrooge,<br />
protagonista di <strong>una</strong> delle novelle più conosciute sulla festa invernale<br />
più bella. scritto da charles dickens nel 1843 (tra le varie edizioni<br />
del testo consigliamo quella appena uscita nel volume racconti di<br />
Natale, a cura delle edizioni newton compton), e pubblicato proprio<br />
il 19 dicembre di quello stesso anno, Un Canto di Natale è <strong>una</strong> delle<br />
opere più frequentemente tradotte in immagini da quando è nato il<br />
cinematografo, e non sempre con risultati all’altezza.<br />
citiamo, tra le migliori trasposizioni: Canto di Natale di Topolino,<br />
un divertentissimo corto del 1983 targato disney e prodotto per la<br />
tv; festa in casa Muppet del 1992, intelligente commistione tra i<br />
noti pupazzi di Brian Henson e attori in carne e ossa, in cui michael<br />
caine interpreta ottimamente il taccagno; Scrooge. <strong>La</strong> più bella<br />
<strong>storia</strong> di Dickens (1970), commedia musicale con albert Finney<br />
protagonista; Looney Tunes - Canto Di Natale (2006), uno spassoso<br />
mediometraggio animato con daffy duck nel ruolo dello spilorcio;
Per tutte le Scuole<br />
S.o.S. fantasmi, con Bill murray, pellicola<br />
del 1988 che rivisita in chiave moderna l’avido<br />
dickensiano; e infine due curiosità nostrane,<br />
Non è mai troppo tardi (1953) con<br />
paolo stoppa arcigno misantropo, e Natale a<br />
casa Deejay (2004), recitato dai dj di radio<br />
deejay, primo film realizzato da un’emittente<br />
radiofonica...<br />
un altro decisivo punto di forza del lungometraggio<br />
riguarda l’eccellente adattamento<br />
di zemeckis, e l’assoluta fedeltà all’essenza<br />
del testo scritto. ricordiamo brevemente la<br />
trama. scrooge (Jim carrey) si appresta alle<br />
feste natalizie con il solito disprezzo per lo<br />
sciupìo e l’inutile allegria che pervade l’intera<br />
umanità all’approssimarsi della ricorrenza.<br />
vittime congeniali delle sue invettive sono:<br />
il contabile Bob cratchit (gary oldman), al<br />
quale paga uno stipendio da fame, e il nipote<br />
Fred (colin Firth), che lo invita, invano,<br />
a godersi il pranzo tradizionale in famiglia.<br />
dopo <strong>una</strong> giornata di varie scontrosità elargite<br />
“gratuitamente” a tutti quelli che gli<br />
augurano il Buon natale, lo sgradevole strozzino<br />
fa ritorno a casa.<br />
la frugale cena consumata davanti al focolare<br />
viene interrotta dall’arrivo di un terribile<br />
spettro: si tratta del socio e amico Joseph<br />
marley (oldman), defunto da sette anni, il<br />
quale, mostrando a scrooge le proprie catene,<br />
l’ammonisce a cambiar vita preannunciandogli<br />
la visita di tre fantasmi spaventosi<br />
nelle ore che precedono la “grande festa”.<br />
puntuale come un orologio ecco lo spirito<br />
del natale passato (carrey) in sembianze di<br />
fiammella. il fantasma scaraventa l'usuraio<br />
nel lontano passato, nelle immagini dell'infanzia,<br />
dell'adolescenza e dell'età matura.<br />
scorrono davanti agli occhi del vecchio le<br />
scene della vita per le quali solo ora riesce a<br />
nutrire un certo rimpianto: la solitudine sui<br />
banchi di scuola, le premure di sua sorella<br />
Fanny, prematuramente scomparsa, l’impiego<br />
come apprendista contabile presso il benevolo<br />
Fezziwig (Bob Hoskins), l’amicizia con<br />
il collega dick Wilkins (cary elwes), il ballo<br />
di natale con Belle (robin Wright penn), e il<br />
triste abbandono della ragazza che avrebbe<br />
dovuto sposare. scrooge, invece, aveva sposato<br />
il denaro. disperato, tenta di spengere<br />
la luce dello spettro, ma ne rimane inondato…<br />
È la volta dello spirito del natale presente<br />
(carrey), un gigante rivestito di tuniche, che<br />
mostra a scrooge la difficile situazione in<br />
casa cratchit, e la grave malattia del piccolo<br />
tiny tim (oldman). poi <strong>una</strong> scena di festa a<br />
casa del nipote, dove scrooge è fatto oggetto<br />
di scherno per via della sua irrimediabile<br />
• 9 •<br />
insensibilità. lo spirito del natale Futuro<br />
(carrey), prospetta la misera fine dell’avaro:<br />
alcuni uomini discettano sulla sorte dei<br />
beni del defunto, il vecchio Joe (Hoskins)<br />
e la signora dilber (Fionnula Flannigan) si<br />
spartiscono le lenzuola e le tende di scrooge.<br />
Quindi, il fantasma catapulta l’usuraio al<br />
cospetto della propria lapide mortuaria, con<br />
tanto di nome inciso. manca ancora, però,<br />
la data della morte. scrooge sprofonda nel<br />
sepolcro, implorando. se solo ci fosse un’altra<br />
possibilità...<br />
a chi ha conosciuto la verità non può essere<br />
preclusa la redenzione. ecco la parabola di<br />
pace che il testo veicola. in <strong>una</strong> sola notte<br />
scrooge fa i conti con la propria esistenza,<br />
riesce dopo <strong>una</strong> vita passata nell’aridità a liberarsi<br />
della gabbia dorata che gli incatenava<br />
l’animo. grazie al viaggio (terapeutico?)<br />
di conoscenza che gli hanno apparecchiato<br />
gli spiriti. e grazie alla forza del natale, che<br />
allieta i semplici e i poveri, i giusti e i puri<br />
di cuore, allontanando lo spettro delle loro<br />
paure e dell’inadeguatezza nei confronti del<br />
mondo. e può, così, riscattarsi. un attimo<br />
prima che sia troppo tardi.<br />
Fiaba morale o racconto gotico, fantasy o satira,<br />
bozzetto vittoriano o novella realistica?<br />
zemeckis e dickens narrano la conversione<br />
del vecchio spilorcio: infine il bene che prevale<br />
sul male. ma è tiny tim a pronunciare la<br />
battuta di commiato: “dio ci benedica tutti”;<br />
e sui titoli di coda parte la voce di andrea<br />
Bocelli con God Bless Us Everyone, pezzo<br />
composto da alan silvestri, autore della colonna<br />
sonora del film. la canzone è entrata<br />
a far parte della miscellanea natalizia in cd<br />
realizzata dal tenore toscano, e già disponibile<br />
in tutti i negozi di musica.<br />
A <strong>Christmas</strong> <strong>Carol</strong><br />
regia: robert zemeckis<br />
con: Jim carrey, gary oldman, colin Firth,<br />
Bob Hoskins, robin Wright penn, cary elwes,<br />
Fionnula Flanagan<br />
distribuzione: Walt disney pictures<br />
durata: 96'
Un variegato campionario di… tirchieria!<br />
crepi l'avarizia? meglio di no, vista la ricchezza<br />
e la varietà di tipi umani, avidi<br />
e spilorci, che affollano le letterature di<br />
ogni tempo e latitudine. in un'ideale galleria di<br />
personaggi accecati dalla cupidigia non si può<br />
che partire da mida, il mitico sovrano anatolico<br />
investito da dioniso del potere di trasformare<br />
in oro qualunque cosa toccasse. ma è nel teatro<br />
greco e latino che viene spiegandosi <strong>una</strong> figura<br />
archetipa di avaro che diverrà ricorrente nella<br />
novella trecentesca e nella commedia dell'arte,<br />
e successivamente, nel romanzo del 1800, sia<br />
di stampo realistico che fantastico.<br />
nell’Aulularia di plauto, difatti, il vecchio<br />
euclione trova <strong>una</strong> pentola piena di denaro<br />
e vive nel terrore che gli venga sottratta. la<br />
sua nevrosi è tale che finirà per provocargli<br />
la perdita delle ricchezze tanto gelosamente<br />
custodite. la commedia degli equivoci,<br />
nelle spoglie dell’astuto servo strobilo, che<br />
ne sposerà la figlia, gli restituisce, alfine, il<br />
malloppo, in un epilogo piuttosto simile al<br />
Canto di Natale dickensiano, e a innumerevoli<br />
altri racconti. tra le riduzioni per il cinema<br />
ispirate al capolavoro plautino la più spassosa<br />
rimane ancora 47 morto che parla (1950),<br />
farsa diretta da carlo ludovico Bragaglia da<br />
un soggetto di ettore petrolini, con totò nelle<br />
vesti dell’avaro barone antonio peletti, del<br />
quale ricordiamo il proverbiale adagio: “E io<br />
pago... e io pago!”<br />
se, dunque, nel mndo classico la taccagneria<br />
è oggetto di scherno e mordace ironia, suscitando<br />
comicità e riso, il cristianesimo ne drammatizza<br />
la valenza morale inserendola a pieno<br />
titolo nel settetto dei peccati capitali. dante<br />
alighieri colloca gli avari nel quarto cerchio<br />
dell’inferno (canto vii) e nella quinta cornice<br />
del purgatorio (canto XXi) specularmente<br />
ai prodighi, in quanto entrambi i gruppi sono<br />
stati mossi dall’irrefrenabile brama di accumulo<br />
delle ricchezze: gli uni per la mera tesaurizzazione,<br />
gli altri per il gusto dello sperpero.<br />
sorprende la copiosa presenza, tra i peccatori,<br />
di papi, cardinali e uomini di chiesa, alla quale,<br />
per mezzo dell’allegoria della lupa, dante<br />
aveva più volte indirizzato le sue invettive più<br />
acute: “Maledetta sie tu, antica lupa, / che più<br />
che tutte le altre bestie hai preda / per la tua<br />
fame senza fine cupa!” (purg. c. XX, vv. 10-12).<br />
nel 1300 anche Boccaccio mira all’avidità come<br />
a uno dei bersagli preferiti dei suoi strali.<br />
nel Decameron, assurto dalla critica letteraria<br />
a “epopea dei mercatanti” (Branca), il “tipo”<br />
del commerciante avaro, dedito al proprio tornaconto<br />
più che agli ideali etici e religiosi, si<br />
affaccia con prepotenza sul palcoscenico della<br />
<strong>storia</strong>. ricordiamo, a proposito, la novella dedicata<br />
al facoltoso cittadino genovese erminio<br />
de’ grimaldi, meglio conosciuto come messer<br />
erminio avarizia, che lo scrittore di certaldo<br />
così disprezza: “… E sì come egli di ricchezza<br />
• 10 •<br />
ogni altro avanzava che italico fosse, così d’avarizia<br />
e di miseria ogni altro misero e avaro che<br />
al mondo fosse soperchiava oltre misura”.<br />
anche shakespeare si serve di <strong>una</strong> cornice<br />
italiana per narrare la vicenda di uno degli<br />
usurai meglio riusciti della letteratura, l’ebreo<br />
shylock, travagliato antieroe de Il mercante<br />
di venezia, ove antonio, ricco armatore, si fa<br />
prestare dallo strozzino tremila ducati offrendo<br />
in garanzia <strong>una</strong> libbra della propria carne,<br />
come richiesto dal giudeo. sfort<strong>una</strong>tamente,<br />
le navi di antonio, ricche di beni preziosissimi<br />
naufragheranno, così shylock reclamerà quello<br />
sconveniente risarcimento davanti al doge. ma<br />
in trib<strong>una</strong>le il verdetto verrà capovolto giacché<br />
attentare alla vita di un mercante veneziano è<br />
un gravissimo reato punibile con la morte…<br />
nel Xvii secolo è molière a disegnare con<br />
L’Avaro (1668) <strong>una</strong> figura esemplare di spilorcio.<br />
nonostante la scarsa originalità della<br />
commedia, ispirata all’Aulularia di plauto, da<br />
cui riprende alcune delle scene più famose, e<br />
aggiungendo, però, la rivalità amorosa tra padre<br />
e figlio, molière mette in scena arpagone,<br />
un ricco vedovo borghese in ansia per i diecimila<br />
scudi d’oro che conserva in casa, e che<br />
gli saranno sottratti al fine di realizzare due<br />
matrimoni d’amore. la pitoccheria del vecchio<br />
protagonista è tale da rinunciare a risposarsi<br />
con la giovane e bella marianna pur di rientra-<br />
“L’avarizia è un amore smodato di possedere”<br />
cicerone, Tuscolane
e in possesso del ben più adorato gruzzolo.<br />
dell’opera di moliere si ricorda l’omonima versione<br />
cinematografica di tonino cervi (1989),<br />
con alberto sordi nei panni dello strozzino don<br />
arpagone. si tratta di <strong>una</strong> pellicola che si concede<br />
molte libertà rispetto al testo teatrale,<br />
ma che conserva ugualmente svariati momenti<br />
di comicità.<br />
con carlo goldoni torniamo al teatro e all’ambiente<br />
borghese della città lag<strong>una</strong>re. la maschera<br />
di pantalone, ispirata al modello del<br />
mercante veneziano avaro e lussurioso è <strong>una</strong><br />
delle più longeve della commedia dell’arte, tuttavia,<br />
con la riforma goldoniana del settecento<br />
il personaggio viene smussato assumendo<br />
i toni più rassicuranti di un padre burbero e<br />
conservatore, seppur taccagno, come possiamo<br />
osservare ne I rusteghi, o nel celeberrimo Sior<br />
Todero brontolon.<br />
Honoré de Balzac introduce il grande romanzo<br />
realista ottocentesco. la sua monumentale<br />
Commedia Umana ha l’ambizione di descrivere<br />
compiutamente la società francese della<br />
prima metà del XiX secolo. perciò non poteva<br />
mancare in questo vasto repertorio di caratteri<br />
il ritratto di uno spilorcio, anche stavolta un<br />
uomo maturo, protagonista di <strong>una</strong> <strong>storia</strong> intitolata<br />
alla propria figlia: Eugenia Grandet, suo<br />
malgrado costretta a vivere un’esistenza grama.<br />
papà grandet, infatti, un vecchio vignaiuolo arricchitosi<br />
grazie alla cospicua eredità paterna,<br />
e ai mirati investimenti finanziari, è refrattario<br />
a ogni tipo di spesa, al punto da condurre <strong>una</strong><br />
vita miserabile e trascinando nel baratro della<br />
sua grottesca ossessione l’intera famiglia. era<br />
tale il suo attaccamento all’oro che - racconta<br />
Balzac - “sembrava aver comunicato il suo colore<br />
al suo viso”.<br />
anche il Canto di Natale, considerato charles<br />
dickens, attento osservatore della stratificazione<br />
della società vittoriana, e nonostante gli<br />
evidenti richiami fantastici, può essere considerato<br />
come un’opera ascrivibile nella vasta corrente<br />
realistica europea dell’ottocento, accanto<br />
ai grandi classici francesi e russi. in italia bisognerà<br />
attendere la fine del secolo, giovanni<br />
verga e il “verismo” per ritrovare un vivo interesse<br />
per un’umanità bramosa e indigente, e<br />
<strong>una</strong> certa considerazione per il disagio sociale<br />
e individuale di quelli che lo scrittore siciliano<br />
aveva definito “i vinti”. lo zio crocifisso de I<br />
Malavoglia, Mastro Don Gesualdo e mazzarò,<br />
personaggio principale della novella <strong>La</strong> roba,<br />
rappresentano l’avidità materiale che si trasforma<br />
in mania, in vera e propria fissazione per i<br />
beni mobili e immobili, per il denaro, ma anche<br />
per le terre, il bestiame, il mobilio, fino al tormento<br />
di non poter portare con sé nell’aldilà<br />
tutte le proprie cose. il motivo della “roba”<br />
finisce, così, per assumere i contorni della sacralità,<br />
per via della venerazione idolatra che<br />
induce negli avari, e della tragedia, a causa<br />
dell’inevitabilità del distacco fisico da essa.<br />
il ritratto dell’avaro dal XX secolo fino ai nostri<br />
giorni si è evoluto al punto da essere incarnato<br />
in uomini di enorme popolarità e straordinaria<br />
ricchezza. i capitani d’industria e i grandi<br />
finanzieri, i petrolieri e gli imprenditori dell’informatica<br />
hanno scalzato dall’immaginario collettivo<br />
moderno la figura gretta e sparagnina<br />
del vecchio genitore attaccato ai propri beni,<br />
del bifolco sudicio e miserabile o del burocrate<br />
tirchio e trasandato. ecco perché la letteratura<br />
non ha prodotto spilorci memorabili, eccezion<br />
fatta per il racconto animato, e a fumetti, dove,<br />
invece, si è imposto un personaggio moderno<br />
- con illustri ascendenze - e antico per quanto<br />
concerne il vizio di cui stiamo discorrendo.<br />
si tratta del celeberrimo paperon de’ paperoni<br />
(scrooge mcduck in lingua originale), “il<br />
papero più ricco del mondo” nonché zio<br />
stramiliardario di paperino, ideato nel 1947.<br />
È uno dei personaggi del bestiario disney<br />
• 11 •<br />
che ha riscosso il maggior successo fino a<br />
essere considerato tra i più amati del mondo,<br />
malgrado la sua infinita spilorceria, ricalcata<br />
sul modello di scrooge, lo abbia reso, agli inizi,<br />
tutt’altro che simpatico. la vita di paperone è<br />
contrassegnata da azzeccati investimenti ed<br />
enormi successi economici in concorrenza con<br />
il rivale rockerduck, dalla conta delle proprie<br />
infinite ricchezze custodite nel deposito di<br />
paperopoli, e dalla sua inarrivabile tirchieria.<br />
oltre all’antieroe del Canto di Natale la<br />
biografia di paperone è stata probabilmente<br />
ispirata anche alla vita di andrew carnegie<br />
(1835-1919), un importante magnate - e<br />
filantropo - americano emigrato dalla scozia,<br />
al quale dobbiamo <strong>una</strong> stilla di saggezza<br />
che adoperiamo volentieri a conclusione di<br />
questo breve viaggio nell’avarizia: “Non è <strong>una</strong><br />
vergogna diventare ricchi. Ma è <strong>una</strong> vergogna<br />
morire ricchi”.
schede film<br />
nella galleria delle eroine disney di quest’ultimo<br />
decennio abbiamo ammirato un’orgogliosa<br />
pellerossa, Pochaontas, mostrare la simbiosi<br />
degli indiani d’america con la madre terra; la<br />
suadente gitana Esmeralda (ne Il gobbo di<br />
Notre Dame), insegnare a rispettare la diversità,<br />
intesa come un valore, <strong>una</strong> ricchezza del<br />
genere umano; l’esile cinesina Mulan, esempio<br />
della forza di volontà e della dedizione,<br />
della virtù e della dignità del genere femminile.<br />
Tiana, ultima in ordine di arrivo, ha<br />
l’onore di rappresentare la prima protagonista<br />
afro-americana di un lungometraggio animato<br />
della casa di topolino: <strong>La</strong> <strong>Principessa</strong> e<br />
il ranocchio. un segno della coerenza della<br />
Walt disney, oppure dell’influenza empatica<br />
della presidenza obama?<br />
dal canto nostro riteniamo entrambe le opzioni<br />
altrettanto decisive. ma ciò che maggiormente<br />
colpisce di questo quarantanovesimo<br />
“classico” degli studios di paperino è il ritorno,<br />
dopo qualche anno, all’animazione disegnata<br />
a mano, con profluvio della gamma dei<br />
colori, forme tondeggianti e tratti stilizzati,<br />
in osservanza a <strong>una</strong> tradizione che non ha<br />
dimenticato, in tempi di strapotere digitale,<br />
i fasti e la bontà di produzioni come Biancaneve<br />
e i sette nani e fantasia, Cenerentola<br />
e <strong>La</strong> Carica dei 101, Il re leone e <strong>La</strong> Bella<br />
e la Bestia…<br />
chi meglio di John musker e ron clements<br />
(già registi de <strong>La</strong> sirenetta e Aladdin) poteva<br />
suggellare il recupero dell’atmosfera calda<br />
e sognante dei tanti cartoni tratti dalle storie<br />
più belle e popolari del mondo? <strong>La</strong> <strong>Principessa</strong><br />
e il ranocchio, in uscita sugli schermi<br />
italiani a partire dal 18 dicembre, si appresta,<br />
così, a rappresentare l’ennesima scommessa<br />
vincente della disney. la vicenda descritta è<br />
basata sulla fiaba de Il principe ranocchio<br />
dei Fratelli grimm, tuttavia, il racconto contiene<br />
pure alcune interessanti varianti tratte<br />
dal libro per bambini Incantesimi, baci, ranocchi<br />
& principesse (The frog Princess),<br />
della scrittrice statunitense e. d. Baker.<br />
new orleans e il bacino del mississipi, l’età<br />
del proibizionismo (gli anni venti) e la musica<br />
jazz contrassegnano l’ambientazione spazio<br />
temporale di questa emozionante favola<br />
musicale. tra i balconi di ferro battuto e le<br />
caratteristiche strade del Quartiere Francese<br />
si aggira tiana, <strong>una</strong> ragazza affascinante, dai<br />
sani principi e dal carattere saldo, che lavora<br />
duramente per realizzare un sogno che era<br />
già appartenuto al padre: aprire un ristorante<br />
di successo. ma è appena giunto in città,<br />
accompagnato dal valletto lawrence, il bel<br />
principe della maldonia, naveen, <strong>una</strong> sorta<br />
di “giovin signore” di pariniana memoria:<br />
viziato e indolente, però attraente, e sinceramente<br />
incantato dalle calde sonorità della<br />
louisiana.<br />
claudio lugi<br />
Favole e Incantesimi sulle<br />
sponde del Mississipi<br />
“Quando suono, penso a quei momenti del<br />
passato e dentro di me nasce <strong>una</strong> visione. Una<br />
città, <strong>una</strong> ragazza lontani nella memoria, un<br />
vecchio senza nome incontrato in un posto che<br />
non ricordo. I suoni che escono dalla tromba di<br />
un uomo, sono parte di lui.”<br />
louis armstrong<br />
• 12 •<br />
le prerogative e le ricchezze di questo rampollo<br />
della nobiltà finiscono per attirare il<br />
sordido dottor Facilier, un malvagio stregone<br />
voodoo, il quale, lo trasforma in ranocchio.<br />
naveen, seppure angustiato, è consapevole<br />
delle tradizioni fiabesche, e pertanto si mette<br />
alla ricerca di <strong>una</strong> principessa che possa<br />
affrancarlo dal maleficio. trova tania, alla<br />
quale implora il bacio salvifico. ma qualcosa<br />
va storto e il bacio concesso produce l’immediata<br />
trasformazione della bellissima creola in<br />
<strong>una</strong> “verdissima rana”.<br />
accom<strong>una</strong>ti dalla medesima sorte i due anfibi<br />
cercheranno di liberarsi dell’incantesimo raggiungendo<br />
<strong>una</strong> misteriosa maga buona, mama<br />
odie, sacerdotessa voodoo di 197 anni. però,<br />
nel golfo della louisiana non è facile sfuggire<br />
neppure alle insidie dei cacciatori di rane.<br />
per fort<strong>una</strong>, in quest’avvincente odissea tra<br />
le paludi i due giovani saranno aiutati da <strong>una</strong><br />
romantica lucciola cajun di nome ray, e dal<br />
buffo alligatore trombettista louis (un chiaro<br />
omaggio al mitico “satchmo”, ossia, louis<br />
armstrong).<br />
l’avventura, costellata di ostacoli e imprevisti,<br />
limerà un poco alla volta le innegabili<br />
differenze sociali (tania non è di sangue blu)<br />
e caratteriali della coppia, trasformandosi in<br />
<strong>una</strong> commedia sentimentale “colorata” dalle<br />
melodie delle canzoni, e dai ritmi del blues e<br />
del ragtime, del gospel e del jazz, tutti com
Per tutte le Scuole<br />
posti dal grande randy newman, già autore di<br />
alcuni dei successi pixar (Toy story, Cars…),<br />
di pellicole celebri come ragtime di milos<br />
Forman e Il migliore di Barry levinson, nonché<br />
vincitore dell’oscar 2002 per Monsters<br />
& Co.<br />
il perfido Facilier, servendosi delle “forze ultraterrene”,<br />
tenterà d’impedire la soluzione<br />
dell’incantesimo, ma in un finale scoppiettante<br />
che si svolge durante il tradizionale<br />
martedì grasso di new orleans, la vicenda troverà<br />
il suo scioglimento, che naturalmente ci<br />
asteniamo dal suggerire per non guastare la<br />
sorpresa agli spettatori, grandi e piccini, che<br />
affolleranno le sale per le prossime festività<br />
natalizie.<br />
oltre alla novità della sceneggiatura, che<br />
stravolge la fiaba originale, che narrava la<br />
<strong>storia</strong> di <strong>una</strong> giovane incapace di mantenere<br />
le promesse e di rispettare il patto stabilito<br />
con un ranocchio, il film si giova di <strong>una</strong> messinscena<br />
che accentua sia le tinte notturne<br />
che la tavolozza carnevalesca, procurando un<br />
innegabile piacere visivo. inoltre, i frequenti<br />
intermezzi musicali arricchiscono il racconto<br />
al punto da saldarsi indissolubilmente ai momenti<br />
divertenti, drammatici o sentimentali<br />
che si susseguono durante il cartone animato.<br />
esemplare, a tale proposito, l’inno all’amore<br />
indirizzato da ray a evangelina, la lucciola<br />
più bella dell’universo, o gli assolo di tromba<br />
del simpatico coccodrillo sui vaporetti che<br />
solcano il delta del mississipi.<br />
tra i personaggi che popolano la <strong>storia</strong> meritano<br />
<strong>una</strong> citazione i genitori di tiana: James<br />
ed eudora.<br />
lui ha trasmesso alla figlia l’amore verso il<br />
buon cibo, mentre lei è madre esemplare, e<br />
sarta raffinata, che offre le sue prestazioni<br />
nella casa del ricco piantatore “Big daddy”,<br />
e della figlia di questi, charlotte, la migliore<br />
amica di tiana. comunque, il carattere più<br />
curioso del film è costituito dall’ultra centenaria<br />
mama odie, maga saggia e stravagante<br />
che vive su un vecchio battello legato a un<br />
albero gigantesco. essendo cieca, viene assistita<br />
da zuju, un serpente addomesticato<br />
che le permette di vedere e di soccorrere le<br />
persone bisognose dei suoi prodigi.<br />
con il successo di Up, e con la recentissima<br />
uscita di A <strong>Christmas</strong> <strong>Carol</strong>, ecco <strong>La</strong> <strong>Principessa</strong><br />
e il ranocchio a completare un trittico<br />
di animazioni decisamente differenti tra<br />
loro dal punto di vista tecnico, ma unite da<br />
un medesimo intento: quello di continuare a<br />
fabbricare storie di qualità che costituiscono<br />
l’alimento principale dei sogni, soprattutto<br />
dei bambini e degli adolescenti. È quello<br />
che i Walt disney animation studios fanno<br />
da diversi decenni. stavolta l’identificazione<br />
con un personaggio positivo come tania comprende<br />
l’adesione ai canoni di <strong>una</strong> donna più<br />
moderna, meno dipendente dai capricci del<br />
solito principe azzurro.<br />
• 13 •<br />
la ragazza lotta per realizzare i suoi desideri,<br />
con il lavoro e la determinazione, tenendo<br />
sì in gran conto la propria bellezza, ma al<br />
tempo stesso mantenendo il proprio orgoglio<br />
di appartenenza alla nazione afroamericana,<br />
che per ness<strong>una</strong> ragione al mondo merita di<br />
essere posto in subordine. ma questa sua indipendenza<br />
verrà poco a poco a vacillare a<br />
causa del mutato sentimento per naveen, il<br />
quale, si rivelerà migliore di quello che era<br />
sembrato: è lui, difatti, che le insegna a rilassarsi,<br />
ad accettare gli altri così come sono, e<br />
a godersi la vita, nella sua semplicità e nella<br />
sua quotidiana meraviglia…<br />
con un personaggio positivo come tania<br />
comprende l’adesione ai canoni di <strong>una</strong> donna<br />
più moderna, meno dipendente dai capricci<br />
del solito principe azzurro.<br />
la ragazza lotta per realizzare i suoi desideri,<br />
con il lavoro e la determinazione, tenendo<br />
sì in gran conto la propria bellezza, ma al<br />
tempo stesso mantenendo il proprio orgoglio<br />
di appartenenza alla nazione afroamericana,<br />
che per ness<strong>una</strong> ragione al mondo merita di<br />
essere posto in subordine. ma questa sua indipendenza<br />
verrà poco a poco a vacillare a<br />
causa del mutato sentimento per naveen, il<br />
quale, si rivelerà migliore di quello che era<br />
sembrato: è lui, difatti, che le insegna a rilassarsi,<br />
ad accettare gli altri così come sono, e<br />
a godersi la vita, nella sua semplicità e nella<br />
sua quotidiana meraviglia…<br />
<strong>La</strong> <strong>Principessa</strong> e il ranocchio<br />
(titolo originale: The Princess and the frog)<br />
regia: John musker e ron clements<br />
distribuzione: Walt disney pictures<br />
durata: 97'
il diluvio annunciato si è abbattuto su new orleans<br />
come <strong>una</strong> nemesi. <strong>una</strong> metropoli costruita<br />
in massima parte sotto il livello del mare, e circondata<br />
dalle acque: la palude, il lago pontchartrain,<br />
il mississippi, “grande fiume padre”. tutti<br />
destinati a tracimare e sommergere intere regioni,<br />
come ha dimostrato nel 2005 il catastrofico<br />
uragano katrina. la sorte benevola, e la collina<br />
sulla quale era stato edificato nel 1718, hanno<br />
risparmiato in buona parte il quartiere turistico,<br />
la vecchia anima francese della città, la vetrina,<br />
il salottino della dolce vita e degli stereotipi<br />
che ne hanno alimentato a lungo il mito.<br />
new orleans è chiamata “the Big easy”, città<br />
facile - con un pizzico d invidia mista a commiserazione<br />
- negli stati uniti. a causa delle sue<br />
origini latine e meticce, per il suo spirito straniero<br />
e ribelle derivato dagli schiavi neri e dalla<br />
comunità francofona (i cajun, in primo luogo),<br />
per la sfrontatezza con cui esibisce templi e<br />
bordelli, santi e streghe, la cattedrale di san<br />
luigi e il museo voodoo, per la magia che scaturisce<br />
dall’architettura vittoriana che sa di unto e<br />
pestilenze, e da quelle strade afose e promiscue,<br />
viziose e immorali, che hanno ispirato tutta la<br />
musica del ‘900, da louis armstrong, nato qui<br />
nel 1901, a mahalia Jackson, da Fats domino a<br />
Wynton marsalis...<br />
<strong>una</strong> rassegna della cinematografia usa su<br />
questa metropoli esotica e “straniera” che gli<br />
americani accettano a fatica - e che forse hanno<br />
rinunciato a voler capire - richiederebbe lo<br />
spazio di un volume ponderoso. in questa sede,<br />
tuttavia, tenteremo <strong>una</strong> breve ricognizione su<br />
un’area e su ambientazioni congeniali tanto al<br />
noir d’autore che al poliziesco, al thriller giu-<br />
diziario e a quello esoterico, al dramma storico<br />
sociale come alla spy-story, al lungometraggio<br />
musicale e alla commedia brillante, e ora, con<br />
<strong>La</strong> <strong>Principessa</strong> e il ranocchio, alla fiaba animata.<br />
non è infrequente in questo cinema il<br />
riferimento al folklore cittadino, arma decisiva,<br />
che se usata con giudizio può costituire uno<br />
sfondo di grande interesse per la riuscita di un<br />
film. si pensi, ad esempio, ai cortei funebri in<br />
Bourbon street a ritmo di musica in Agente<br />
007-vivi e lascia morire (Live and Let Die,<br />
1973), il primo James Bond di roger moore,<br />
nobilitato anche da <strong>una</strong> eccezionale sequenza<br />
d inseguimento tra motoscafi (nulla di digitale!)<br />
tra le paludi che circondano la città, che<br />
riscatta la paccottiglia voodoo del finale, e dalla<br />
bella canzone di paul mccartney che scorre sui<br />
titoli di testa e su quelli di coda.<br />
in tema di processioni, come non citare quelle<br />
sontuose in occasione del capodanno, o del<br />
“mardi gras”, ultimo giorno di carnevale, durante<br />
il quale splendide ragazze si affacciano ai<br />
balconi in ferro battuto del Quartiere Francese<br />
e scoprono il seno per il piacere dei festanti.<br />
uno scenario ideale per un filmetto d’evasione<br />
- che naturalmente rinuncia a esibire le dette<br />
grazie femminili - a ritmo di danze e canzoni<br />
di pat Boone: Martedì grasso (1958). comunque,<br />
il lungometraggio che meglio rappresenta<br />
l’atmosfera festosa, e al tempo stesso cupa del<br />
carnevale, è senz altro Il trapezio della vita<br />
(1958), un suggestivo melodramma di douglas<br />
sirk ispirato al romanzo oggi si vola di William<br />
Faulkner. ritratto di new orleans nel periodo<br />
della depressione, la <strong>storia</strong> è incentrata su un<br />
vecchio aviatore (robert stack) che vive con i<br />
guadagni di pericolose gare acrobatiche, e che<br />
claudio lugi<br />
New Orleans, l’anima nera del jazz. E del cinema<br />
• 14 •<br />
“Sono nato lungo il fiume<br />
in <strong>una</strong> piccola tenda<br />
e proprio come il fiume<br />
sin d’allora non faccio che correre […]”<br />
sam cook, A change is gonna come<br />
non esita a spingere la moglie (dorothy malone),<br />
vinta a dadi (!), tra le braccia di un altro,<br />
pur di acquistare un nuovo aeroplano con cui<br />
riprendere a volare. l’epilogo, come s’intuisce,<br />
è tragico, ma il contrappunto tra dramma e avventura,<br />
ben sintetizzato dalle scene carnevalesche,<br />
costituisce un ammonimento contro le<br />
insidie dei falsi miti, <strong>una</strong> lettura malinconica<br />
e pessimista della società americana tra gli<br />
anni venti e trenta, ancor più significativa in<br />
quanto elaborata un trentennio più tardi, in un<br />
periodo di grande sviluppo economico, sociale<br />
e culturale.<br />
l’anima musicale di new orleans è raccontata<br />
in diverse pellicole uscite fra la metà degli anni<br />
Quaranta e i primi anni del decennio successivo.<br />
si tratta di film non particolarmente felici nella<br />
sceneggiatura, ma decisivi nel proporre immagini<br />
e suoni dell’età d’oro del jazz. ecco allora<br />
Stella nel cielo (1942), ovvero la carriera del<br />
giovane trombettista bianco Jackie cooper nel<br />
periodo in cui il jazz passò da new orleans a<br />
chicago, con <strong>una</strong> jam session finale straordinaria,<br />
e <strong>La</strong> città del jazz (1947) in cui la narrazione<br />
delle origini e dello sviluppo di questo genere<br />
musicale è assolutamente sovrastata dalla<br />
presenza e dalle performance di louis armstrong<br />
e di Woody Herman con le rispettive orchestre,<br />
nonché dalla voce sublime di Billie Holiday che<br />
esegue Do You Know What It Means to Miss<br />
New orleans. per il resto prevalgono le immagini<br />
stereotipate di <strong>una</strong> città alla deriva, <strong>una</strong><br />
sorta di sordida frontiera popolata da pugili e<br />
marinai, pirati e prostitute, poliziotti corrotti<br />
e belle cameriere, giocatori di carte e artisti<br />
squattrinati, loschi sacerdoti voodoo e coltivatori<br />
schiavisti, intellettuali storditi dall’alcool e
dall’afa e caparbi investigatori…<br />
tuttavia, val la pena nominare alcuni dei lungometraggi<br />
che hanno saputo cogliere lo spirito<br />
di questi luoghi magici. diretto da alan parker,<br />
con un luciferino robert de niro e con mickey<br />
rourke nei panni di un detective impregnato<br />
di whisky, Angel Heart (1987) riesce a sedurre<br />
visivamente miscelando inquietanti riti voodoo<br />
ed erotismo, scene d’azione e musica sofisticata.<br />
Ben più ambizioso risulta Intervista col<br />
vampiro (1994), diretto da neil Jordan, <strong>una</strong><br />
trasposizione non perfettamente riuscita del<br />
romanzo omonimo di anne rice: ricco e ridondante<br />
nel cast artistico (tom cruise, Brad pitt,<br />
kirsten dunst, antonio Banderas…) e tecnico,<br />
come nella suggestione visiva, è un horror di<br />
vampiri condannati all’eterna giovinezza e a<br />
un tributo infinito di sangue, i quali incarnano<br />
la smania inarrestabile dell’americano conquistatore.<br />
curioso ricordare che sting, due anni<br />
prima dell’uscita del film, aveva composto la<br />
struggente Moon over Bourbon Street ispirata<br />
al medesimo libro.<br />
anche Il grande peccato (1960) è tratto da<br />
uno dei libri più densi e tragici di quel “poeta<br />
delle anime primitive, oscure e dannate” come è<br />
stato definito da un critico Faulkner: Santuario<br />
(1931), che però non ha trovato ancora <strong>una</strong><br />
degna riduzione cinematografica. Ben altro peso<br />
specifico possiedono <strong>La</strong> via del male (1958), in<br />
cui michael curtiz dirige un buon cast con l’ispirato<br />
elvis presley nei panni di un bus driver di<br />
new orleans che grazie alla musica (buon assortimento<br />
di canzoni) dà un calcio alle sirene che<br />
sembravano portarlo alla delinquenza, e soprattutto,<br />
Cincinnati Kid (1965), ritratto della new<br />
orleans degli anni trenta (con annesse scene di<br />
un funerale musicale), con un cast stellare. la<br />
vicenda è imperniata sulla sfida tra due assi del<br />
poker scoperto, il giovane e il veterano (steve<br />
mcQueen ed edward g. robinson), ritratti in <strong>una</strong><br />
partita memorabile, che è rimasta negli annali<br />
della cinematografia. il blues malinconico della<br />
chitarra di ry cooder, invece, è il sottofondo<br />
ideale di un ottimo film di Walter Hill sul tragico<br />
fatalismo che resta appiccicato addosso agli<br />
emarginati e ai disperati di new orleans: Johnny<br />
il bello (1989), la <strong>storia</strong> di un rapinatore dal<br />
volto deforme (l’ottimo mickey rourke), il quale,<br />
riacquistata la normalità grazie a un complicato<br />
intervento chirurgico, sceglie la strada della<br />
vendetta a quella di <strong>una</strong> nuova vita.<br />
altrettanto raffinato per la messa in scena e per<br />
la forte vocazione letteraria dello script, farcito<br />
di citazioni da carson mccullers, Flannery o’connor<br />
o dai versi di dylan thomas, e impregnato<br />
di twain e Faulkner, Una canzone per Bobby<br />
Long (2004), diretto da shainee gabel; è <strong>una</strong><br />
pellicola indipendente che parla di <strong>una</strong> famiglia<br />
spezzata, e del tentativo di creare <strong>una</strong> rete di<br />
affetti che in qualche misura la sostituisca. È<br />
anche la <strong>storia</strong> di <strong>una</strong> figlia (scarlett Johansson)<br />
che torna nella casa di new orleans dopo<br />
la morte della madre, e di un padre, Bobby long<br />
(John travolta), <strong>una</strong> sorta di alter ego della città,<br />
un uomo perso nel turbine dell’alcool e del<br />
rimpianto per il tempo trascorso. uno scenario<br />
lirico, di canzoni, di note magiche e malinconiche,<br />
di lunghi meriggi caldi, di storie intime ed<br />
epiche al tempo stesso. un elogio alla lentezza<br />
del profondo sud.<br />
infine, l’opera che, a nostro parere, fotografa<br />
meglio l’anima antica e moderna di <strong>una</strong> città<br />
che sopravvive in bilico tra il fatalismo epico<br />
e nostalgico del vecchio sud e i falsi miti del<br />
sogno americano aggiornati alla realtà contemporanea:<br />
Daunbailò (Down By <strong>La</strong>w, 1986) di<br />
Jim Jarmusch, un lungometraggio “minore” in<br />
cui l’ironia e la vena spleen rievocano il tono<br />
dell’avventura picaresca. a new orleans zack, un<br />
dj vagabondo (tom Waits), e Jack, un protettore<br />
da quattro soldi (John lurie), finiti in <strong>una</strong><br />
trappola, sono raggiunti in galera, la parish prison,<br />
da uno stral<strong>una</strong>to turista italiano (roberto<br />
Benigni) con un bizzarro slang anglo-toscano,<br />
il quale ha commesso un omicidio con un palla<br />
da biliardo. i tre reclusi solidarizzano al punto<br />
da progettare un’audace evasione. inseguiti per<br />
i boschi e le pericolose paludi che circondano la<br />
città, riusciranno a far perdere le proprie tracce<br />
e a ripararsi in <strong>una</strong> strana locanda abitata da<br />
<strong>una</strong> dolce fanciulla italiana (nicoletta Braschi)<br />
che trattiene roberto, e aiuta gli altri due a<br />
sconfinare.<br />
un po’ fiaba surreale, un po’ commedia dark,<br />
Daunbailò è un inno alla libertà, non solo<br />
per il tema della fratellanza che nasce<br />
dal curioso sodalizio, ma per via di <strong>una</strong><br />
scelta di regia che lascia agli interpreti<br />
uno spazio larghissimo per l’improvvisazione,<br />
che talvolta produce stral<strong>una</strong>ti silenzi, ma più<br />
spesso - grazie a un Benigni in stato di grazia<br />
- regala momenti buffoneschi e ironici in cui<br />
anche il nonsenso acquista la dignità di un simpatico<br />
gioco che vale la pena<br />
ten- tare. come nella<br />
me- morabile<br />
scena tra le<br />
sbarre in cui roberto<br />
dirige tutto il braccio<br />
della prigione al grido di “I scream,<br />
you scream, we all scream for ice<br />
cream” o quando descrive ai compagni di<br />
cella la dinamica del suo delitto involontario.<br />
• 15 •<br />
ma anche John lurie, autore della musiche, e<br />
tom Waits, roco interprete dello struggente<br />
blues d’apertura (Jockey full of bourbon), appaiono<br />
ispirati e felicemente trascinati nella divertita<br />
atmosfera innescata da Jarmush e accesa<br />
dal folletto di castiglion Fiorentino...<br />
la luce è un altro dei protagonisti decisivi di<br />
questo film, girato in un bianco e nero magico,<br />
che evoca i mitici polizieschi di serie B degli<br />
anni ’40 e ’50 o i romanzetti a puntate usciti<br />
sui giornali della sera. appena “colorato” da <strong>una</strong><br />
musica sospesa tra il jazz e il blues, Daunbailò<br />
si culla in un’aria malinconica in cui gli uomini,<br />
naufraghi destinati a un’esistenza di solitudine,<br />
vagheggiano “un’età dell’oro” in <strong>una</strong> remota<br />
terra promessa, o sognano misteriose donne di<br />
confine in cui perdersi. del resto, come dichiara<br />
roberto a zack: “Non è questo un mondo triste<br />
e bello?”
schede film<br />
cilindro<br />
senzanome<br />
protagonisti i sei cuccioli tanto amati dai<br />
bambini di tutto il mondo, nati dalla<br />
creatività di francesco Manfio e Sergio<br />
Manfio, che firma anche la regia, e dalla matita<br />
del grande disegnatore Giorgio Cavazzano. i<br />
cuccioli questa volta saranno impegnati in <strong>una</strong><br />
difficile missione ambientalista: salvare venezia<br />
dalle macchinazioni dell’implacabile maga<br />
cornacchia che vuole prosciugare la lag<strong>una</strong> per<br />
trasformarla in <strong>una</strong> città come tutte le altre,<br />
con le strade al posto dei canali e motorini e<br />
macchine a soppiantare gondole e barche. il<br />
codice di marco polo è l’ambita chiave per risolvere<br />
il mistero centrale del film, che procede tra<br />
avvincenti indagini, inseguimenti mozzafiato,<br />
viaggi intorno al mondo e colpi di scena per un<br />
emozionante racconto animato in cui non mancano<br />
divertenti citazioni cinematografiche dai<br />
Blues Brothers a 007, da Harry Potter a L’Era<br />
Glaciale. <strong>una</strong> <strong>storia</strong> appassionante che affronta<br />
il tema della tutela dell’ambiente e dell’acqua<br />
coniugando la coscienza ecologista con i valori<br />
dell’amicizia e della solidarietà, lo spirito<br />
ambientalista con l’avventura. un film che con<br />
le sue gag strizza l’occhio alla commedia senza<br />
perdere di vista l’attualità. per affrontare que-<br />
pio<br />
olly<br />
sta impegnativa sfida i cuccioli, richiamati a<br />
venezia dal cane portatile e dal pulcino senzanome,<br />
interrompono le loro attività: diva,<br />
la papera sfrontata, sta calcando le passerelle<br />
delle sfilate di parigi per inseguire il sogno di<br />
diventare <strong>una</strong> top model; il coniglio cilindro ha<br />
trovato lavoro come bodyguard di <strong>una</strong> star di<br />
Hollywood; il ranocchio pio, aspirante attore,<br />
sta facendo un provino per il reality “il grande<br />
nasello” e la gattina olly mette la sua abilità a<br />
disposizione della polizia di chicago.<br />
Cuccioli – Il Codice di Marco Polo è stato<br />
interamente realizzato presso la factory di animazione<br />
Gruppo Alcuni a treviso, <strong>una</strong> delle<br />
realtà produttive più vitali e innovative nel<br />
mondo dell’animazione che, con uno studio di<br />
produzione di cartoni animati, un team che si<br />
occupa di trasmissioni televisive, un’attività<br />
editoriale e musicale, si colloca tra le maggiori<br />
strutture multimediali europee di produzione<br />
per l’infanzia. il film – <strong>una</strong> produzione Gruppo<br />
Alcuni con gli spagnoli del Gruppo Edebé – è<br />
stato realizzato in 3d, venduto in 21 paesi e<br />
uscirà nelle sale italiane il 22 gennaio 2010<br />
distribuito da 01 Distribution. ne abbiamo<br />
nicoletta gemmi<br />
Cuccioli – Il Codice di Marco Polo<br />
presentato recentemente alla conferenza generale dell’unesco a parigi, come esempio di progetto finalizzato a promuovere la coscienza<br />
ambientale fra i giovani, Cuccioli – Il Codice di Marco Polo è il primo lungometraggio d’animazione completamente italiano incentrato<br />
sulla salvaguardia del mondo in cui viviamo. ce lo presentano i suoi autori: i fratelli Francesco e sergio manfio.<br />
• 16 •<br />
diva<br />
portatile<br />
parlato con il regista Sergio Manfio e con il<br />
fratello francesco Manfio che ha partecipato<br />
alla sceneggiatura e si è occupato della produzione<br />
della pellicola.<br />
Come nasce questo film e che attinenza<br />
ha con la serie Cuccioli che va in onda su<br />
rai2?<br />
Sergio Manfio: la sceneggiatura ha avuto <strong>una</strong><br />
stesura che è durata circa un anno. ovviamente<br />
il film ha un’attinenza con la serie televisiva,<br />
perché i personaggi sono gli stessi e avendo<br />
ottenuto un notevole successo sul piccolo<br />
schermo abbiamo pensato di rilanciare questi<br />
protagonisti anche in un lungometraggio con<br />
un diverso respiro narrativo. la sceneggiatura<br />
si è concentrata sull’idea di far vivere i cuccioli<br />
all’interno di <strong>una</strong> lunga avventura che ha il suo<br />
svolgimento e la sua conclusione a venezia,<br />
passando attraverso l’Himalaya e un’oasi nel deserto,<br />
luogo nel quale i cuccioli troveranno <strong>una</strong><br />
pietra – e questo è un riferimento che abbiamo<br />
preso da Il Milione di marco polo, dove lui<br />
racconta di <strong>una</strong> pietra ricevuta dal gran khan.<br />
Questo oggetto, inserito all’interno di un pavimento<br />
della più antica biblioteca di venezia,
permetterà ai cuccioli di trovare, appunto, il<br />
codice di marco polo, la chiave per risolvere i<br />
problemi a cui sta andando incontro venezia a<br />
causa di maga cornacchia.<br />
E’ un film per bambini, ma per quale età è<br />
stato pensato e su quali aspetti avete maggiormente<br />
lavorato?<br />
Sergio Manfio: il target della serie è un target<br />
che, originariamente, si colloca intorno all’età<br />
dei bambini delle scuole elementari. il film per<br />
certi versi cerca di spostare l’età verso gli otto/<br />
dieci anni, anche se rimane perfettamente leggibile<br />
per un bambino di cinque anni. Quindi<br />
diciamo che la fascia di età oscilla dai 5 ai<br />
10 anni, loro sono il nostro riferimento. siccome<br />
poi i cuccioli, nonostante il nome, non<br />
vivono avventure così elementari, crediamo di<br />
avere sviluppato un racconto che possa essere<br />
tranquillamente recepito sia da un bambino<br />
piccolo che da uno più grandicello. cuccioli<br />
non è soltanto un film per bambini nel senso<br />
etimologico, dato che è evidente che è fatto<br />
per loro, ma la cosa importante è che abbiamo<br />
cercato di scrivere tenendo ben presente la nostra<br />
esperienza che è quella di autori teatrali<br />
per bambini. noi infatti abbiamo iniziato la<br />
nostra attività facendo spettacoli di teatro per<br />
i più piccoli, oramai abbiamo <strong>una</strong> esperienza<br />
trentennale in questo campo, abbiamo scritto<br />
oltre 100 spettacoli e li abbiamo rappresentati<br />
in tutti i teatri d’italia. pertanto sappiamo<br />
per esperienza che nelle storie indirizzate ai<br />
più piccoli occorre stare molto attenti allo<br />
sviluppo narrativo perché il bambino si concentra<br />
sulla <strong>storia</strong> e accetta con qualche difficoltà<br />
tutte le divagazioni e le digressioni,<br />
che sono tipiche della comicità di alcuni film<br />
di animazione. in particolare ci riferiamo ai<br />
prodotti americani nei quali si perde un po’ di<br />
vista, in alcuni momenti, il senso della <strong>storia</strong><br />
- o addirittura la <strong>storia</strong> rimane molto marginale<br />
rispetto a quello che vediamo – e si<br />
cerca di strizzare l’occhio al pubblico adulto,<br />
inserendo delle battute che un bambino - per<br />
esperienza – sappiamo non gradisce. non le<br />
apprezza perché non le capisce, oppure, cosa<br />
più importante, lo allontanano dal senso di<br />
quello che gli si sta narrando. ci siamo resi<br />
conto, provando anche a raccontare il film<br />
ai bambini, che erano molto più interessati<br />
a sapere quello che accadeva, evento dopo<br />
evento, che non a valutare se un personaggio<br />
fosse impiegato per <strong>una</strong> gag. in questo caso<br />
ottieni <strong>una</strong> risata ma allontani il tuo spettatore<br />
dallo storyline del racconto.<br />
Quale messaggio vi interessava maggiormente<br />
mettere in evidenza per il<br />
pubblico che vedrà Cuccioli? Ambiente,<br />
ecologia, amore per gli animali…<br />
Sergio Manfio: il film recupera i valori<br />
• 17 •<br />
Scuole elementari - medie<br />
Francesco manfio e sergio manfio<br />
diva
proposti dalla serie televisiva, a cominciare<br />
dalla cooperazione tra i protagonisti che propongono<br />
<strong>una</strong> tipologia di caratteri facilmente<br />
abbinabili a quelli dei bambini. olly è la<br />
gattina coraggiosa che identifica il coraggio<br />
che è presente in ogni bambino; portatile,<br />
che è il cane, è un animale molto riflessivo al<br />
quale piace molto leggere e che interpreta la<br />
voglia di scoperta; diva che è la papera vanitosa,<br />
rappresenta l’aspetto narcisistico delle<br />
bambine, molto attente alle mode, anche se<br />
questo aspetto viene visto con ironia, mentre<br />
con il coniglio cilindro, abbiamo rappresentato<br />
quei tentativi dei bambini di mettersi in<br />
mostra, facendo anche delle figure barbine,<br />
e infine con senzanome che è il pulcino che<br />
non parla, volevamo evidenziare l’intelligenza<br />
dei più piccoli che si manifesta anche senza<br />
dover comunicare.<br />
francesco Manfio: aggiungerei a questo proposito<br />
che senzanome non parla ma alza solo<br />
dei cartelli fornendo delle soluzioni geniali<br />
e creative.<br />
Sergio Manfio: Quindi diciamo che sono tutte<br />
tipologie di animali nei quali i bambini riconoscono<br />
facilmente alcuni lati del loro carattere,<br />
sia in positivo che in negativo. nella<br />
serie i cuccioli hanno <strong>una</strong> antagonista che è<br />
maga cornacchia. lei è la protagonista negativa<br />
del film, ed è importante sottolineare<br />
che gli scontri che avvengono fra di loro non<br />
sono basati sulla sopraffazione, sullo scontro<br />
fisico, ma sulla capacità creativa, sull’abilità<br />
e sull’astuzia che i cuccioli mettono in atto<br />
per cercare di vincere questa sfida con il male.<br />
lo storyline del film – cioè il tentativo<br />
di maga cornacchia di prosciugare venezia e<br />
trasformarla in <strong>una</strong> città uguale se non peg-<br />
giore delle altre – può offrire due chiavi di<br />
lettura. la prima è il tentativo malvagio di<br />
trasformare il non convenzionale in qualcosa<br />
di convenzionale, ovvero la non accettazione<br />
della diversità in senso astratto. il secondo<br />
aspetto è la sottolineatura dell’importanza<br />
dell’acqua, un bene di tutti che è fondamentale<br />
che rimanga tale. infatti nel film maga<br />
cornacchia vuole prosciugare venezia e arriva<br />
ad affermare: “Una volta che prosciugherò Venezia<br />
l’unica acqua che si troverà sarà quella<br />
minerale”.<br />
Un argomento anche molto attuale dato<br />
che è appena uscita la proposta di privatizzare<br />
l’acqua…<br />
ecco noi non lo sapevamo quando abbiamo<br />
cominciato a scrivere la sceneggiatura ma<br />
questo rende ancora più forte l’importanza<br />
che ha invece questo elemento vitale nell’esistenza<br />
di ognuno di noi.<br />
francesco Manfio: l’interesse per l’acqua per<br />
noi è sempre stato presente, dato che abbiamo<br />
anche un altro progetto televisivo che<br />
si chiama H2ooooh! che nasce dalla voglia<br />
di sensibilizzare i bambini sul tema di <strong>una</strong><br />
risorsa così importante per la vita.<br />
Sergio Manfio: più sinteticamente il messaggio<br />
è un concetto di cooperazione e amicizia<br />
tra un gruppo di animali che, come abbiamo<br />
spiegato prima rappresentano le varie<br />
tipologie degli esseri umani, e il fatto di<br />
vivere assieme consente loro di risolvere un<br />
problema e trovare la soluzione osservando<br />
ciò che è accaduto e unendo le loro forze.<br />
Questa è la via giusta da parte dei cuccioli<br />
per affrontare il mistero che li vede coinvolti,<br />
che devono interpretare, e per il quale<br />
devono trovare <strong>una</strong> soluzione. e venezia, in<br />
• 18 •<br />
senzanome<br />
quanto città diversa che non viene accettata<br />
dal cattivo di turno, diventa metafora<br />
della non accettazione del diverso in senso<br />
più astratto, del rifiuto a priori di quello che<br />
non conosciamo proprio perché non ci riconosciamo.<br />
ecco, questo aspetto del film sarà<br />
chiaramente molto interessante anche per i<br />
genitori che accompagneranno i bambini a<br />
vedere il film, perché sia adulti che bambini<br />
possono riflettere su questo problema, mai<br />
così attuale come di questi tempi, di tutto<br />
ciò che è “altro” da noi,<br />
Ho letto che siete particolarmente orgogliosi<br />
della colonna sonora, realizzata in<br />
collaborazione tra l’altro con l’orchestra<br />
Haydn di Bolzano e Trento, ci spiega meglio<br />
il perché e come ci avete lavorato?<br />
francesco Manfio: noi abbiamo cercato di<br />
fare un film che, per quanto con budget europei,<br />
non lesinasse però i costi su nulla.<br />
abbiamo lavorato al massimo delle nostre<br />
possibilità tenendo sempre presente per prima<br />
cosa la qualità. anche il discorso della<br />
colonna sonora rientra in questa ottica.<br />
Quindi abbiamo voluto per il nostro film solo<br />
musiche originali, tutte le canzoni sono state<br />
scritte appositamente per la pellicola e abbiamo<br />
fortemente voluto questa grandissima<br />
orchestra formata da strumentisti di eccelsa<br />
qualità che hanno lavorato al nostro fianco<br />
per parecchio tempo. il risultato è straordinario,<br />
e molto attento ai particolari. un’altra<br />
prestigiosa collaborazione è con gli ska-j, un<br />
gruppo che nasce da <strong>una</strong> costola dei pitura<br />
Freska. Quando i cuccioli incontrano un vecchio<br />
gondoliere che gli racconta del codice<br />
di marco polo la canzone è cantata da loro,
che essendo veneziani doc e avendo sempre<br />
cantato in dialetto, si rivelano perfetti per<br />
quella determinata scena.<br />
Gruppo Alcuni e la factory a Treviso. Ci<br />
raccontate chi siete e da dove venite?<br />
francesco Manfio: il gruppo nasce nel 1973<br />
occupandosi principalmente di teatro: spettacoli<br />
teatrali per ragazzi ma non solo per<br />
loro. in seguito abbiamo iniziato ad occuparci<br />
di multimedialità, termine che negli<br />
anni settanta non era stato ancora coniato,<br />
ma per noi significava allargare i nostri orizzonti<br />
all’editoria, ai fumetti, alla televisione<br />
e per ultimo al cinema. c’è stato anche un<br />
momento nel quale i personaggi dei nostri<br />
spettacoli teatrali erano protagonisti anche<br />
di un fumetto sul Corriere dei Piccoli e poi<br />
su Topolino. abbiamo cominciato a produrre<br />
un programma televisivo – e lo facciamo<br />
ancora – che si chiama Ciak Junior e che<br />
va in onda su canale 5 tutte le domeniche,<br />
con storie scritte dai ragazzi e realizzate da<br />
varie equipe nel mondo, tanto che attualmente<br />
si realizza anche in cina, in india e in<br />
sudafrica. <strong>una</strong> quindicina di anni fa abbiamo<br />
cominciato ad occuparci di cartoni animati<br />
fino ad arrivare ad oggi, che siamo presenti<br />
in 52 paesi del mondo, con programmi come<br />
Cuccioli che va su rai2, poi Leonardo ed<br />
Eppur si muove. e devo dire che in quasi<br />
tutti i paesi in cui va in onda Cuccioli è la<br />
serie che ha più successo e non parlo solo di<br />
ascolti ma proprio di gradimento da parte<br />
degli spettatori, tanto che questo ci ha<br />
spinto a realizzare il lungometraggio Cuccioli<br />
– Il Codice di Marco Polo che uscirà<br />
il 22 gennaio 2010. stiamo preparando<br />
<strong>una</strong> nuova serie che si chiama Slash per<br />
i ragazzini un po’ più grandicelli, stiamo<br />
lavorando alla seconda serie di Leonardo,<br />
alla quarta serie di Eppur si muove.<br />
Sergio Manfio: volevo solo aggiungere che<br />
abbiamo portato avanti la multimedialità<br />
perché reputiamo che ci sia <strong>una</strong> correlazione<br />
evidente tra comunicazione ed educazione.<br />
i messaggi che comunichiamo sono<br />
messaggi che formano e noi ne siamo consapevoli<br />
in ogni momento. occorre molta<br />
attenzione, perché la responsabilità formativa,<br />
educativa è anche di chi si occupa di<br />
comunicazione.<br />
Quali autori dell’animazione le piacciono?<br />
Sergio Manfio: non mi piacciono quei cartoni<br />
animati studiati per allargare l’audience.<br />
creare un contenitore che vada bene<br />
per nonni, bambini, mamme e papà, a mio<br />
avviso, sposta l’attenzione dal pubblico per<br />
eccellenza dei cartoni che sono i piccoli.<br />
anche se Cuccioli – Il Codice di Marco<br />
Polo è realizzato in 3d non amo particolarmente<br />
quelli in stereoscopia perché mi<br />
pare che indossare gli occhiali formi <strong>una</strong><br />
barriera tra le emozioni che lo schermo<br />
in quel momento mi sta cercando di dare.<br />
portatile<br />
• 19 •<br />
Scuole elementari - medie<br />
detto questo uno che mi piace moltissimo<br />
– e come si fa a non amarlo dato che è un<br />
maestro - è Hayao Miyazaki. lui mette poesia<br />
in tutte le cose che fa ed è quello che<br />
tentiamo, ogni volta, di fare anche noi.<br />
“I Cuccioli” su MSC crociere.<br />
dal 19 dicembre 2009 al 31 gennaio 2010, il gioiello<br />
della flotta msc, “splendida”, in rotta tra i<br />
principali porti del mediterraneo, navigherà tra<br />
la simpatia e l’entusiasmo de I cuccioli, l’evento<br />
cinematografico 01 distribution più atteso dai<br />
bambini. saranno quattro le crociere msc coinvolte<br />
in questo speciale evento che offriranno<br />
ai propri ospiti attività creative, feste e giochi<br />
a tema. saranno tutte personalizzate con materiali<br />
originali del film e coinvolgeranno adulti<br />
e bambini in esclusive proiezioni pomeridiane<br />
(con speciali filmati del backstage), animazioni<br />
organizzate da professionisti, speciali allestimenti<br />
all’interno della nave, come ad esempio alberi di<br />
natale, foto ricordo, concorsi fotografici a tema,<br />
merende tematizzate e mille altre attività che<br />
si svolgeranno nelle aree comuni della nave e<br />
nell’area miniclub dedicata ai bambini. un modo<br />
ancora più unico di vivere la vacanza con msc.<br />
l’attività “i cuccioli in crociera con msc” sarà un<br />
grande evento promozionale per l’attesissimo film<br />
di 01 distribution, basato sulle storie dei 6 scatenati<br />
cuccioli protagonisti dei <strong>una</strong> delle serie tv<br />
di maggior successo dei cartoon.
Colora<br />
i personaggi di<br />
Cuccioli – Il Codice di Marco Polo<br />
•20•
SCHEDE FILM SCUOLE SUPERIORI<br />
<strong>La</strong> Prima Linea<br />
la domanda che sorge spontanea è la seguente: “possono due<br />
volti così noti, due icone del nostro tempo come riccardo scamarcio<br />
e giovanna mezzogiorno, interpretare i terroristi sergio<br />
segio e susanna ronconi senza rischiare che il messaggio del film<br />
giunga agli studenti delle scuole superiori - cui riteniamo vada indirizzato,<br />
previa adeguata preparazione da parte dei docenti - in<br />
qualche misura condizionato, addolcito?”<br />
la risposta è sì. <strong>La</strong> Prima Linea, liberamente ispirato al “memoriale”<br />
Miccia Corta di sergio segio, diretto da renato de maria (Paz,<br />
Amatemi…) si propone, anzi, come il punto di partenza di <strong>una</strong><br />
cinematografia che finalmente può tornare a interrogarsi sugli “anni<br />
di piombo” liberandosi delle polemiche sull’opportunità di presentare<br />
al pubblico giovanile il volto violento di <strong>una</strong> limitata parte politica,<br />
“fuorviata” da <strong>una</strong> sorta di delirio di onnipotenza, autoinvestitasi<br />
avanguardia di un proletariato tutt’altro che intenzionato alla logica<br />
dello scontro armato, e che iniziava proprio alla fine degli anni<br />
settanta ad abbandonare le sirene dell’ideologia rivoluzionaria per<br />
aderire alla normalità del benessere a portata di mano.<br />
l’ordito principale, intercalato da svariati flashback, che hanno il<br />
compito di illustrare la biografia del protagonista nelle sue tappe salienti,<br />
descrive la lunga preparazione dell’assalto al carcere di rovigo<br />
avvenuto il 3 gennaio 1982 per favorire l’evasione della ronconi, e<br />
che provocò la morte di un pensionato, “colpevole” di transitare nei<br />
paraggi con il proprio cane nell’istante sbagliato.<br />
la messinscena, caratterizzata da <strong>una</strong> recitazione tutto sommato<br />
sobria, a parte “lo schieramento da battaglia” di certe inquadrature,<br />
che ricorda un po’ Quarto Stato di pelizza da volpedo e un po’<br />
I magnifici sette, genera la giusta tensione per un film che non<br />
pretende di praticare troppo a lungo le strade del thriller. <strong>La</strong> Prima<br />
Linea analizza, senza alc<strong>una</strong> giustificazione, l’humus in cui il movimento<br />
antagonista si è nutrito, trasformandosi in un gruppo di fuoco<br />
che ha lasciato sull’asfalto delle strade e il cemento dei marciapiedi<br />
<strong>una</strong> lunga scia di sangue: dall’agente di custodia giuseppe lo russo<br />
all’ingegner paolo paletti, considerato tra i responsabili del disastro<br />
ambientale di seveso del 10 luglio 1976, da emilio alessandrini, sostituto<br />
procuratore della repubblica ad alfredo paolella, consulente<br />
del ministero di grazia e giustizia…<br />
• 21 •<br />
i ragazzi pretenderanno molte più risposte di quelle che il film può<br />
fornire, vista la contingenza degli avvenimenti, e le immancabili polemiche<br />
su un’opera che riteniamo vada considerata come un primo<br />
utile tassello per ricomporre il complicato mosaico del terrorismo<br />
italiano degli anni ’70 e ‘80. per ora posson bastare le parole dello<br />
stesso segio: “Ci siamo allora induriti, senza riuscire a mantenere la<br />
capacità di tenerezza. In un’anestesia morale progressiva, che ha avuto<br />
ragione delle nostre ragioni. <strong>La</strong> logica delle armi ci ha preso non solo<br />
la mano ma anche il cuore e la testa”.<br />
<strong>La</strong> Prima Linea<br />
regia: renato de maria<br />
cast: riccardo scamarcio, giovanna mezzogiorno, Fabrizio rongione<br />
96', distribuzione: lucky red
Il viaggio di Jeanne<br />
Il viaggio di Jeanne (Les grandes persones)<br />
regia: anna novion<br />
cast: Jean-pierre darroussin, anais demoustier, Judith Henry, lia<br />
Boysen, Jakob eklund<br />
84', Bolero Film<br />
andrebbe presentato in tutte le scuole Welcome, raro gioiello di<br />
cinema che possiede il dono del tempismo e della semplicità. il<br />
tema dell’emigrazione clandestina è trattato con <strong>una</strong> tale lucidità<br />
da consigliarlo caldamente anche ai nostri legislatori. vincitore morale<br />
del Festival di Berlino, in Francia ha già ottenuto il successo che merita<br />
(incasso da più di 10 milioni di euro), ma ha scatenato pure molte<br />
polemiche. durante la visione ne comprendiamo i motivi. innanzitutto<br />
scopriamo con stupore che le leggi francesi superano di gran lunga<br />
le nostre in quanto a severità, ma soprattutto vengono applicate con<br />
estremo rigore. in pratica non vengono penalizzati solo gli immigrati,<br />
ma possono incorrere in gravi sanzioni anche coloro che ospitano, aiutano<br />
o sostengono, a vario titolo, “i disperati” che entrano in Francia<br />
illegalmente. perfino le organizzazioni di volontariato rischiano serie<br />
conseguenze penali.<br />
Welcome narra l’incontro di due solitudini, che si trasforma, a poco a<br />
poco, in un intenso rapporto di amicizia. Bilal (Firat ayverdi), un diciassettenne<br />
curdo fuggito dall’iraq, e avventurosamente giunto a calais,<br />
chiede a simon (vincent lindon), un istruttore di nuoto francese, di<br />
insegnargli lo stile libero. perché è stato “beccato” su un tir mentre<br />
tentava l’espatrio in inghilterra. perché intende ritrovare la bella mina,<br />
la fidanzata che vive a londra con la famiglia. e perché vuole raggiungere<br />
a nuoto le coste britanniche, attraversando la manica. un’impresa mai<br />
riuscita a un immigrato. simon, immalinconito dalla recente separazione,<br />
e dalla tendenza a subire gli eventi, è colpito dalla forza d’animo di quel<br />
giovane, e cerca, quantomeno, di prepararlo al folle tentativo…<br />
se il sottotesto evoca un’intensa <strong>storia</strong> di redenzione, la trama principale<br />
ci riporta ai migliori esempi di cine-verità con le scene iniziali sui camion<br />
ricche di suspense, con l’eroismo inconsapevole e silenzioso di un uomo<br />
qualunque, e con quello disperato e struggente di un giovane innamorato<br />
(entrambe da applauso le performance) e fornisce la cifra di un’opera<br />
di grande forza politica e sociale costruita sulla sobrietà e sui numerosi<br />
•22•<br />
un’opera prima al femminile, semplice e delicata, in cui succede<br />
ben poco di eclatante, ma quel poco è così ricco di umanità e di<br />
sentimenti da farci uscire dalla sala buia soddisfatti e rinfrancati. Il<br />
viaggio di Jeanne è <strong>una</strong> <strong>storia</strong> di formazione che, evidentemente, dato il<br />
titolo originale, non riguarda solo Jeanne (la giovane e talentuosa anais<br />
demoustier), un’adolescente alle prese con le prime pulsioni verso l’altro<br />
sesso. albert, il padre (il bravissimo Jean-pierre darroussin) è un uomo<br />
di mezz’età, separato, metodico, e un po’ bambinone, che trascorre le<br />
vacanze estive con la figlia, sulla quale riversa tutte le sue attenzioni.<br />
ogni anno i due si spostano in luoghi differenti del vecchio continente:<br />
questa è la volta di <strong>una</strong> piccola isola svedese, styrsö, che oltre alla tranquillità,<br />
conserverebbe preziosi reperti vichinghi. laggiù hanno affittato<br />
<strong>una</strong> casa per due settimane, ma per un disguido della proprietaria, annika,<br />
dovranno dividere l’alloggio con lei e la sua amica francese christine per<br />
l’intero periodo.<br />
la <strong>storia</strong> si dipana all’insegna della leggerezza e dei toni pastello, con<br />
qualche punta di divertente comicità. l’uomo vaga per il villaggio con un<br />
ridicolo metal detector alla ricerca di un antico e mitico tesoro, e durante<br />
<strong>una</strong> perlustrazione in canoa su un isolotto vicino, perde l’imbarcazione e<br />
rimane per l’intera notte all’addiaccio, lasciando in ambasce la figlia e le<br />
ospiti della casa. Jeanne gira in lungo e in largo con <strong>una</strong> bicicletta, entrando<br />
in <strong>una</strong> comitiva di giovani locali tra i quali inizia a frequentare un<br />
biondino di cui s’invaghisce. annika ritrova un vecchio amore di gioventù,<br />
e scopre che se ne era distaccata troppo rapidamente. christine, tra <strong>una</strong><br />
telefonata e l’altra, cerca di rilassarsi, senza riuscirvi appieno, illusa che<br />
il pittore con cui ha in piedi <strong>una</strong> <strong>storia</strong> sia più importante di quello che<br />
realmente crede e spera.<br />
con il procedere dei giorni la convivenza forzata costituirà un’opportunità<br />
per tutti e quattro i personaggi, i quali, si saluteranno fiduciosi, come<br />
coloro che credono di stare per afferrare i propri sogni, mai prima di<br />
allora, così vicini…<br />
Welcome<br />
virtuosismi visivi. intanto, come denunciano le associazioni contro il<br />
razzismo, si sta materializzando il progetto di costruzione di un centro<br />
di detenzione in territorio francese, ma sotto la giurisdizione britannica,<br />
possibile in base allo statuto di “zona di controllo” del porto di calais:<br />
<strong>una</strong> nuova guantanamo in europa?<br />
Welcome<br />
regia: philippe lioret<br />
cast: vincent lindon, Firat ayverdi, audrey dana, derya ayverdi, olivier<br />
rabourdin<br />
110', teodora Film
Dorian Gray<br />
indicato ai maggiori di 14 anni per alcune scene di sesso, e<br />
altre sequenze raccapriccianti, che garantiscono alla pellicola<br />
un richiamo per il pubblico giovanile, Dorian Gray soccorre gli<br />
studenti che si apprestano all’esame di stato, e che solitamente si<br />
sobbarcano la lettura di questo classico di oscar Wilde, già saccheggiato<br />
<strong>una</strong> decina di volte dal cinema. a patto che distinguano alcune<br />
libertà di sceneggiatura, presenti specialmente nella seconda parte<br />
del film.<br />
alla fine del XiX secolo il giovane dorian gray (Ben Barnes, ovvero<br />
Il Principe Caspian dei racconti di Narnia) giunge a londra, dove<br />
il cinico sir Henry Wotton (colin Firth) lo avvia alla trasgressione<br />
commedia e dramma s’intersecano in questo commovente omaggio<br />
al football e alla solidarietà in quel di manchester, capitale<br />
industriale e calcistica del regno unito. eric Bishop (steve<br />
evets) un postino che ha lasciato l’amata lily appena dopo che lei<br />
ha messo al mondo la prima figlia, vive con i due figliastri lasciatigli<br />
dalla seconda moglie in un appartamento abbandonato al caos. la<br />
casa è un porto di mare dove i ragazzi ospitano chicchessia fumando,<br />
bevendo e tirando al mattino davanti a youtube, videogame,<br />
trasmissioni sportive o pornografiche. inoltre, il rapporto tra eric<br />
e i due giovani è minato dal fatto che costoro fanno parte di <strong>una</strong><br />
gang di delinquenti capitanata dal “profeta”, un piccolo boss di<br />
quartiere, arrogante e violento.<br />
la predilezione per il manchester united e l’apporto generoso dei<br />
compagni di lavoro non evitano al povero eric la disperazione. nel<br />
chiuso della sua stanza maledice la propria paura di incontrare lily<br />
per chiarirsi, sprofondando ancor più nella depressione. ma, come<br />
per incanto, si materializza la figura del suo idolo sportivo: eric<br />
cantona (che recita se stesso), il carismatico numero 7 del team di<br />
Ferguson degli anni scorsi, rimasto nel cuore di tutti i tifosi dell’old<br />
trafford, lo stadio dello united, e specialmente di Bishop. il campione<br />
aiuterà il suo sostenitore a sconfiggere le proprie insicurezze<br />
fornendogli la chiave per la risoluzione di tutti i suoi problemi…<br />
sullo sfondo congeniale dell’emarginazione e della crisi economica e<br />
sociale delle periferie urbane, ken loach elabora <strong>una</strong> <strong>storia</strong> corale di<br />
passioni: nei riguardi della donna amata, verso la squadra del cuore,<br />
riguardo “l’angelo custode” cantona, e nei confronti dei colleghi,<br />
degli amici del pub e dei tifosi dei red devils. insomma, ne Il mio<br />
amico Eric l’elemento realistico e quello surreale coesistono in perfetto<br />
equilibrio senza che questo pregiudichi la qualità offerta dallo<br />
spettacolo, divertente e intelligente, che consigliamo caldamente<br />
agli insegnanti ai fini del dialogo educativo.<br />
delle regole della società: chi è bello, ricco e aristocratico<br />
ha diritto a tutto ciò che desidera. così ha inizio l’escalation<br />
all’onnipotenza dell’affascinante eroe, a cui non è estranea<br />
la sua faustiana adesione al demonio pronunciata davanti al<br />
ritratto confezionatogli dal pittore Basil Hallward (Ben chaplin),<br />
che finirà assassinato brutalmente proprio da dorian.<br />
Quest’ultimo, ormai, dedica il suo tempo completamente al<br />
piacere, ai salotti, alla seduzione e alle pratiche sessuali, in<br />
tutte le varianti possibili a <strong>una</strong> fantasia luciferina. la bellezza<br />
e la giovinezza non dureranno in eterno: il quadro che<br />
lo ritrae sta lì a ricordarglielo. inoltre, il rimorso per i propri<br />
tragici errori lo angoscia al punto da obbligarlo ad allontanarsi<br />
da londra per un buon ventennio. tornerà più giovane<br />
e bello di prima, nello stupore e nell’inquietudine di tutti. ma<br />
sarà il suo ritratto a portare in vece sua il fardello degli anni<br />
e i segni della depravazione…<br />
nel finale compare la giovane figlia di sir Henry, emily Wotton<br />
(rebecca Hall), personaggio del tutto assente nel romanzo,<br />
così come manca - nel libro - l’accentuazione dell’elemento<br />
horror dell’epilogo, che finisce per spettacolarizzare oltremodo<br />
<strong>una</strong> messinscena che mantiene l’atmosfera elegante e<br />
raffinata dell’epoca vittoriana, e gli echi del decadentismo e del<br />
superomismo, che tuttavia i discenti faranno bene ad approfondire<br />
in sede scolastica.<br />
Dorian Gray<br />
regia: oliver parker<br />
cast: Ben Barnes, colin Firth, Ben chaplin, rebecca Hall, Fiona<br />
shaw<br />
112', eagle pictures<br />
Il mio amico Eric<br />
Il mio amico Eric (Looking for Eric)<br />
regia: ken loach<br />
cast: steve evets, eric cantona, stephanie Bishop, gerard kearns,<br />
stefan gumbs<br />
119', Bim<br />
• 23 •