Trieste, 5 - 6 settembre 2009 - WeDoCARE
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<strong>Trieste</strong>, 5 - 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong><br />
Un fine settimana<br />
di approfondimenti, dibattiti,<br />
musica e arte per lanciare<br />
un messaggio comune<br />
che ricordi il dovere fondamentale<br />
dell’Accoglienza.<br />
In collaborazione con:<br />
FONDAZIONE GLOCAL FORUM ITALY<br />
CATTEDRA UNESCO “GIOVANNI XXIII”<br />
sul pluralismo religioso e la pace<br />
1
COMUNITÀ EBRAICA DI TRIESTE<br />
ASSOCIAZIONE WEDOCARE<br />
in collaborazione con<br />
FONDAZIONE GLOCAL FORUM ITALY<br />
CATTEDRA UNESCO “GIOVANNI XXIII” sul pluralismo religioso e la pace<br />
Decima Giornata Europea della Cultura Ebraica<br />
Conoscere e accogliere l’altro<br />
<strong>Trieste</strong>, 5 e 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong><br />
Progetto e realizzazione di<br />
Ron Fremder<br />
ideato e curato da<br />
Maria Nicoletta Gaida<br />
con il personale contributo di<br />
Andrea Mariani<br />
Associazione <strong>WeDoCARE</strong>:<br />
Produzione e Organizzazione<br />
Ron Fremder<br />
Aiuto produzione<br />
Mario Matta<br />
Segreteria Organizzativa<br />
Angela Leo<br />
Segreteria – Amministrazione<br />
Giulio Garau<br />
Promozione, Comunicazione e Ufficio Stampa<br />
Paola Sain / Studio Volpe & Sain<br />
Clara Giangaspero / ConnectEventi<br />
Comunità Ebraica:<br />
Coordinamento<br />
Andrea Mariani<br />
Produzione e Organizzazione<br />
Eugenio Bevitori<br />
Organizzazione<br />
Gabriella Kropf<br />
Segreteria – Amministrazione<br />
Eliahu Giorgi<br />
Segreteria<br />
Pacifico Funaro<br />
Comunicazione, Ufficio Stampa e Organizzazione<br />
Daniela Gross / Ufficio Stampa Comunità Ebraica<br />
Coordinamento volontari comunità<br />
Alessandro Salonicchio, Paolo Levi<br />
Stampa<br />
Graphart / David Stupar<br />
Webmaster<br />
Bi@work / Massimo Gregori<br />
Grafica e illustrazioni<br />
Pika / Chiara Sepin<br />
Riprese e Webcast<br />
Andrea Sivini – Regia / Antonio Giacomin – Webcast<br />
Un particolare ringraziamento<br />
per le mostre:<br />
Museo Ebraico per la Mostra “Besa” – Gianna De Polo; Ariel Hadad; Daniela Gross<br />
per la Mostra “Memorie di Pietra”:<br />
signori Claudio Ernè e Fulvio Rogantin<br />
i volontari della Comunità Ebraica<br />
per il momento ecumenico di piazza S. Antonio Nuovo:<br />
S.E. Eugenio Ravignani; Padre Rasko; Pastore Kampen<br />
per il particolare contributo al momento dell’accoglienza della “Tenda di Abramo”:<br />
tutte le Comunità di <strong>Trieste</strong> e dintorni che hanno aderito e partecipato<br />
Claudio Caramia (Religioni per la Pace W.C.R.P. FVG) per il coordinamento<br />
Gabriele Marini e la Rinascente cooperativa sociale per l’organizzazione ed il servizio catering<br />
Manuel Osmo - produzione ed allestimenti<br />
Ben Zur – allestimenti<br />
la società israeliana Shantipi per i materiali mandati da Israele<br />
la Compagnia di navigazione Zim Israely Navigation Company per il Container messo a disposizione<br />
ed trasporto degli allestimenti fino a <strong>Trieste</strong><br />
La Società Alpe Adria Spa – Logistica e servizi intermodali per il trasporto degli allestimenti dal porto di <strong>Trieste</strong> fino in Piazza<br />
S. Antonio Nuovo
4<br />
dott. Renzo Tondo<br />
Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia<br />
La Giornata europea della cultura ebraica,<br />
che coinvolge quest’anno <strong>Trieste</strong> assieme a<br />
tante altre città italiane, è stata sin dall’inizio<br />
concepita come momento di dialogo e<br />
di confronto, di apertura al pubblico delle<br />
sinagoghe e degli altri luoghi della vita<br />
ebraica. La Giornata è stata concepita insomma<br />
come occasione per promuovere<br />
la conoscenza delle tradizioni e della cultura<br />
di questa comunità che, soprattutto in<br />
Italia, è stata sempre fortemente integrata<br />
nel tessuto sociale del Paese, parte significativa<br />
della sua storia, eppure capace di<br />
mantenere tenacemente la propria identità<br />
anche se spesso in forme poco visibili.<br />
Questo desiderio di aprirsi alla società è<br />
confermato dal tema scelto per la decima<br />
edizione <strong>2009</strong> della Giornata europea: “Conoscere<br />
e accogliere l’altro”. Un tema con il<br />
quale si vuole sottolineare, appunto, come<br />
al centro della cultura ebraica ci sia proprio<br />
lo spirito di accoglienza.<br />
I segni del radicamento storico degli ebrei<br />
in Friuli Venezia Giulia sono molti e numerosi,<br />
e soprattutto diffusi su tutto il territorio,<br />
non solo nei capoluoghi di provincia<br />
ma anche in diversi centri minori. Ma è<br />
indubbiamente <strong>Trieste</strong> a rappresentare il<br />
fulcro di questa presenza, il più importante<br />
centro ebraico dell’Italia orientale. È proprio<br />
qui, a partire dallo sviluppo del porto<br />
franco nel ‘700, che giunsero ebrei da altre<br />
regioni dell’Impero asburgico, per integrarsi<br />
con la componente italiana fino a costituire<br />
una comunità molto ampia, articolata,<br />
pienamente inserita nell’élite cittadina<br />
e protagonista dell’ascesa economica di<br />
<strong>Trieste</strong>, a cominciare per esempio da quel<br />
settore delle assicurazioni che ancora oggi<br />
la qualifica sul piano internazionale.<br />
Non si può tuttavia dimenticare che <strong>Trieste</strong>,<br />
accanto ai segni della vivace e attiva presenza<br />
della comunità ebraica nel tessuto<br />
sociale ed economico cittadino, porta anche<br />
altre e più terribili testimonianze della<br />
storia e della tragedia di questo popolo:<br />
la Risiera di San Sabba, unico esempio di<br />
lager nazista in Italia, oggi monumento nazionale,<br />
luogo simbolo delle celebrazioni<br />
annuali in occasione del Giorno della Memoria.<br />
E non si può dimenticare che proprio<br />
da <strong>Trieste</strong>, in un discorso in piazza Unità<br />
d’Italia, Mussolini annunciò per la prima<br />
volta la promulgazione delle leggi razziali,<br />
un’infamia che non può essere cancellata<br />
neppure dagli atti di resistenza individuale<br />
e collettiva, in qualche caso di vero e proprio<br />
eroismo, che tanti italiani hanno compiuto<br />
spesso silenziosamente per difendere<br />
e salvare i concittadini ebrei.<br />
Biografia del dott. Renzo Tondo a pag 48
prof. Maria Teresa Bassa Poropat<br />
Presidente della Provincia di <strong>Trieste</strong><br />
Ogni iniziativa che consenta alla gente<br />
della nostra Provincia di avvicinarsi a tradizioni<br />
e culture diverse, a stili di vita che<br />
non ci appartengono, a modi diversi di<br />
concepire la spiritualità deve essere sostenuta<br />
e promossa. Ecco perché la Provincia<br />
di <strong>Trieste</strong> ha voluto essere vicina alla Comunità<br />
Ebraica che propone un tema così<br />
straordinariamente attuale come quello<br />
della conoscenza e accoglienza dell’altro<br />
all’interno delle celebrazioni Triestine della<br />
Decima Giornata Europea della Cultura<br />
Ebraica, per cercare di sensibilizzare una<br />
nuova coscienza multiculturale. Il nostro<br />
è un territorio che per la sua posizione geografica,<br />
la sua morfologia ed ovviamente<br />
la sua storia è particolarmente sensibile ai<br />
temi della convivenza e dell’accoglienza<br />
attraverso la conoscenza delle molteplicità<br />
delle identità. La nostra Provincia deve<br />
essere un esempio per far sì che non si<br />
parli più di tolleranza ma di accoglienza.<br />
Occorre oggi affermare il concetto di inclusione<br />
nelle diversità a cui associare quello<br />
di ospitalità. L’Altro deve essere parte integrante<br />
del nostro territorio rispettando regole<br />
di comportamento, e al tempo stesso<br />
noi dobbiamo accoglierlo senza pregiudizi.<br />
Purtroppo, in molti casi, la politica avanza,<br />
chiusa nel suo individualismo esasperato<br />
mentre l’etica dovrebbe manifestarsi con<br />
la rivelazione del volto dell’Altro. Nel momento<br />
in cui l’Altro si mostra, con il suo volto,<br />
e questo volto solleva in noi un enigma,<br />
si rende esplicita l’etica, ossia, il farsi carico<br />
della vita degli altri. Sono profondamente<br />
addolorata per quello che sta accadendo<br />
in Italia, com’è possibile che la politica assista<br />
inerme alle tragedie di migliaia di immigrati<br />
abbandonati al largo delle nostre<br />
coste, com’è possibile restare insensibili a<br />
tragedie come quella accaduta al largo di<br />
Lampedusa alcuni giorni fa? Come facciamo<br />
a non vedere gente in fuga dalla guerra,<br />
dalla fame, dalla miseria in cerca di serenità<br />
e pace? Le morti assurde di bambini,<br />
donne, innocenti gettati in mare è davvero<br />
la visione di una società che decade e che<br />
ha perso il senso dell’esistenza umana. La<br />
nostra Provincia deve essere promotrice di<br />
pace e convivenza e quello che possiamo<br />
fare è cercare di informare, sensibilizzare e<br />
educare l’opinione pubblica, a partire dalle<br />
giovani generazioni, affinché siano strumento<br />
di promozione di una nuova era, di<br />
una nuova società globale, in cui siano rispettati<br />
i diritti umani di tutti, senza distinzione<br />
di razza, sesso o religione. Educare<br />
significa conoscere; conoscere le diverse<br />
realtà che ci circondano, scoprirle ed apprezzarle<br />
proprio in virtù della loro diversità<br />
e della possibilità di un reciproco arricchimento.<br />
Ecco perché voglio ringraziare<br />
La Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> per questo<br />
importante evento che ci consentirà momenti<br />
di approfondimento e conoscenza.<br />
Nata il 23 novembre 1946 a <strong>Trieste</strong>.<br />
Laureata in Psicologia presso l’Università degli<br />
Studi di <strong>Trieste</strong> e specializzata in Psicopedagogia<br />
presso l’Università degli Studi di Torino Scienze<br />
dell’educazione, insegna presso la Facoltà di Psicologia<br />
dell’Università di <strong>Trieste</strong>.<br />
Dal 1989 al 2003 ha presieduto il Comitato pedagogico<br />
ed organizzativo dei nidi della Regione Friuli<br />
Venezia Giulia ed è stata responsabile della formazione<br />
regionale dei nidi; ha coordinato la Scuola di<br />
Specializzazione per l’handicap; ha svolto attività di<br />
consulenza e formazione per gli operatori dei servizi<br />
socioeducativi e sanitari.<br />
Iscritta all’albo degli psicologi, è stata Giudice privato<br />
del Tribunale dei minori della provincia di <strong>Trieste</strong><br />
e Consulente psicopedagogico dell’Area educativa<br />
del Comune di <strong>Trieste</strong>.<br />
Dal 1996 al 2001 è stata Assessore all’Educazione,<br />
Condizione giovanile e Pari opportunità del Comune<br />
di <strong>Trieste</strong>, per la Giunta Illy.<br />
Nel 2003 è stata eletta in Consiglio Regionale nella<br />
lista civica “Cittadini per il Presidente”; ha fatto parte<br />
di due Commissioni consiliari quella relativa alle<br />
Politiche sociali, sanità e istruzione e quella relativa<br />
alle Attività produttive, commercio, industria e turismo.<br />
Nell’aprile 2006 è stata eletta Presidente della Provincia<br />
di <strong>Trieste</strong>, mantenendo le seguenti deleghe:<br />
Cultura, Università e Ricerca, Marketing territoriale,<br />
Pari Opportunità, Rapporti Istituzionali. È stata Presidente<br />
dell’Unione delle Province del Friuli Venezia<br />
Giulia. È un componente del Fondo <strong>Trieste</strong>, organismo<br />
del quale è stata Presidente.<br />
5
6<br />
Roberto Dipiazza<br />
Sindaco di <strong>Trieste</strong><br />
La Decima Giornata Europea della Cultura<br />
Ebraica, organizzata a <strong>Trieste</strong> il 5 e 6 <strong>settembre</strong>,<br />
rappresenta un’occasione importante<br />
per ribadire la centralità della presenza di<br />
una delle comunità più appartenenti alla<br />
storia e alla cultura della città. Ed è significativo<br />
che il tema delle riflessioni proposte<br />
nel corso delle due giornate sia quello della<br />
conoscenza e dell’accoglienza, un argomento,<br />
peraltro, che si innesta all’attualità<br />
e ai riflessi che le decisioni politiche hanno<br />
poi in materia.<br />
Ma dicevamo di <strong>Trieste</strong>, che ha vissuto il<br />
suo sviluppo nell’800 sullo slancio di un impulso<br />
generato da forze e intelligenze provenienti<br />
proprio dalla comunità ebraica. Ad<br />
essa infatti si associano i nomi dei fondatori<br />
delle più famose compagnie assicurative<br />
che negli anni a seguire hanno, con successo,<br />
ampliato e diffuso la propria attività in<br />
tutto il mondo. Parte di questa energia venne<br />
generata da un clima di armonica convivenza,<br />
in cui l’alto grado di civiltà, associato<br />
a un pragmatismo proprio di chi è imprenditore,<br />
ha fatto sì che uomini di religioni e<br />
culture diverse abbiano convissuto fianco<br />
a fianco senza che le diversità diventassero<br />
causa di scontro o di emarginazione. Vorremmo<br />
definirlo un “modello <strong>Trieste</strong>”, che<br />
ancor oggi viene ricordato nei libri di storia<br />
come un esempio di civile convivenza.<br />
Compito nostro, adesso, è riaccompagnare<br />
la città verso quel clima, dopo un ‘900 in<br />
cui i drammi delle dittature e delle guerre<br />
hanno segnato gli animi di chi ha vissuto<br />
con dolore i lutti e le ingiustizie subite. Per<br />
questo l’appuntamento offerto nel primo<br />
fine settimana di <strong>settembre</strong> ha incontrato<br />
l’appoggio convinto dell’amministrazine<br />
comunale: il dialogo, il confronto e la<br />
memoria sono gli elementi fondanti di un<br />
percorso di cui <strong>Trieste</strong> si sente quel crocevia<br />
europeo strategicamente collocato nel<br />
cuore dell’Europa.<br />
Merita senza dubbio un’ulteriore riflessione<br />
la tematica che farà da base al dibattito<br />
delle due giornate triestine: la conoscenza<br />
e l’accoglienza nei confronti dell’altro. Credo,<br />
a tal riguardo, che due siano gli approcci<br />
alla questione, non contrapposti ma da<br />
integrare in un’unica sintesi: il primo, squisitamente<br />
di principio, non può non essere<br />
che quello dell’umana solidarietà, al rispetto<br />
della quale siamo chiamati a non essere<br />
insensibili a chi bussa alle nostre porte in<br />
cerca di un lavoro o di una vita migliore. Ma,<br />
da un punto di vista più pragmatico, invece,<br />
chi amministra ha anche il dovere di tutelare<br />
la propria comunità e di impedire che un<br />
afflusso indiscriminato generi un clima di<br />
insicurezza, di fronte al quale i primi a pagare<br />
le conseguenza sarebbero le fasce meno<br />
abbienti della popolazione locale. Servono<br />
quindi politiche di integrazione applicate<br />
all’interno di una cornice di legalità, dove<br />
chi viene nel nostro Paese deve inderogabilmente<br />
osservare le regole.<br />
<strong>Trieste</strong>, quindi, sarà al centro di questo importante<br />
dialogo. Da qui partirà un segnale<br />
forte ed inequivocabile di civiltà, di cultura<br />
e di partecipazione. Di questo, come Sindaco<br />
di questa straordinaria città, non posso<br />
che essere orgoglioso e, ringraziando<br />
gli organizzatori e la Comunità Ebraica per<br />
l’impegno profuso, auguro il miglior successo<br />
possibile alla manifestazione.<br />
Roberto Dipiazza nasce ad Aiello del Friuli (Ud), il<br />
1° febbraio 1953. La sua attività professionale inizia<br />
in qualità di dirigente nella grande distribuzione, in<br />
seguito crea una propria catena di esercizi commerciali<br />
operanti nella provincia di <strong>Trieste</strong>.<br />
Nel 1996 si candida a sindaco di Muggia e vince a<br />
capo di una coalizione di centro-destra. Nei cinque<br />
anni del mandato si occupa della la ristrutturazione<br />
del centro storico,del rilancio turistico, dell’apertura<br />
di Porto San Rocco. Nel quadro di migliori relazioni<br />
transfrontaliere intraprende con i vicini comuni<br />
sloveni significative operazioni legate alla gestione<br />
di pubblici servizi. Nel 2000 viene insignito del titolo<br />
di Commendatore della Repubblica dall’allora<br />
Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2001 diviene,<br />
sempre riferimento dello schieramento di centrodestra,<br />
Sindaco di <strong>Trieste</strong>.<br />
Un nuovo ruolo per <strong>Trieste</strong> nell’ambito dell’ampliamento<br />
a Est della UE, lo sviluppo dei traffici portuali<br />
e la contestuale riconversione di Porto vecchio<br />
sono il perno programmatico dell’azione politicoamministrativa.<br />
Consapevole della rilevante presenza<br />
a <strong>Trieste</strong> di centri scientifici di eccellenza,<br />
Dipiazza si impegna per rafforzare il rapporto tra<br />
città e ricerca.<br />
Durante il mandato avviene la fusione tra Acegas e<br />
la padovana Aps, che dà vita alla più grande multiutility<br />
del Nordest quotata in Borsa.<br />
Nel 2004 progetta e gestisce le celebrazioni in occasione<br />
del Cinquantenario del ritorno di <strong>Trieste</strong><br />
all’Italia. Specifiche graduatorie de Il Sole 24 ore<br />
classificano <strong>Trieste</strong> al primo posto in Italia per vivibilità<br />
urbana e qualità dei servizi. Del 2004 la nomina<br />
a Grande Ufficiale da parte del Presidente della<br />
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Del 2006 la rielezione<br />
a Sindaco del capoluogo giuliano. In qualità<br />
di Sindaco di <strong>Trieste</strong> presiede il Teatro lirico comunale<br />
Giuseppe Verdi.
La cultura dell’accoglienza e del dialogo<br />
sono i presupposti su cui si basa la pacificazione<br />
sociale. Una società senza dialogo<br />
non può portare sviluppo e benessere<br />
alla comunità che in quel contesto vive<br />
e opera. Con questo spirito la Camera di<br />
Commercio di <strong>Trieste</strong> ha voluto essere concretamente<br />
vicina alla Comunità Ebraica e<br />
all’Associazione <strong>WeDoCARE</strong> nell’organizzazione<br />
della Decima Giornata Europea della<br />
Cultura Ebraica. Conoscere e approfondire<br />
tematiche inerenti le diverse religioni, per<br />
comprendere al meglio ciò che unisce<br />
piuttosto di ciò che divide è la via giusta da<br />
perseguire. Il percorso ecumenico è fondamentale,<br />
da approfondire e diffondere nel<br />
rispetto delle singole identità, attraverso<br />
incontri, dibattiti e concerti in un continuo<br />
confronto tra religioni, culture, musica che<br />
sono patrimonio di diverse identità ma che<br />
tutte assieme costituiscono un insieme<br />
unico e meraviglioso.<br />
Nato il 29 luglio 1949 a <strong>Trieste</strong>, è imprenditore<br />
commerciale e industriale nel settore del bricolage<br />
e delle vernici ed è attivamente impegnato nella<br />
gestione di aziende che spaziano dal settore del<br />
commercio a quello della produzione.<br />
Presidente della Confcommercio di <strong>Trieste</strong> dal 1999,<br />
è anche membro della Giunta e del Consiglio della<br />
Confcommercio Nazionale e, dal 2006, del Board<br />
di Presidenza, componente del Consiglio di Amministrazione<br />
di Enasco e Presidente di Euromed<br />
TDS, Euro-Mediterranean Trade Distribution and<br />
Services Initiative, organizzazione che raggruppa le<br />
unioni nazionali delle camere di commercio e industria,<br />
le confederazioni e le associazioni di categoria<br />
dei paesi dell’area euro-mediterranea che ha come<br />
mission superare le barriere ancora esistenti per<br />
realizzare nella migliore maniera possibile la libera<br />
circolazione di beni e servizi in tutta l’area (dal 23<br />
novembre 2007).<br />
All’interno del sistema camerale, è Presidente della<br />
Camera di Commercio di <strong>Trieste</strong> dal 20 novembre<br />
2000 (rieletto il 6 marzo 2006) e delle Aziende Speciali<br />
Aries, <strong>Trieste</strong> On line, <strong>Trieste</strong> Benzina Agevolata;<br />
Presidente di Unioncamere Friuli Venezia Giulia dal<br />
1° gennaio <strong>2009</strong> per il biennio <strong>2009</strong>-2010; membro<br />
del Consiglio di Unioncamere Nazionale dal 2001<br />
e, dal 2004, del Comitato di presidenza; Vicepresidente<br />
di Unioncamere Nazionale dal 22 luglio <strong>2009</strong>;<br />
membro del Consiglio Direttivo del Consorzio Camerale<br />
per il Credito e la Finanza dal 2005; membro<br />
del Consiglio di Amministrazione di Tecno Holding<br />
Spa dal 2006; membro del Consiglio di Amministrazione<br />
di Assocamerestero – Associazione tra Unioncamere<br />
e le Camere di Commercio Italiane all’Estero;<br />
membro del Consiglio direttivo di Assonautica<br />
– Associazione Nazionale per la Nautica da Diporto<br />
dal 2002 e, da gennaio 2006, del Comitato Esecuti-<br />
comm. Antonio Paoletti<br />
Presidente della Camera di Commercio di <strong>Trieste</strong><br />
vo; componente del Consiglio di Amministrazione<br />
e del Comitato Esecutivo di Infocamere - Societa’<br />
Consortile di Informatica delle Camere di Commercio<br />
Italiane per azioni.<br />
A livello nazionale annovera le deleghe di Presidente<br />
della “Commissione per l’Internazionalizzazione<br />
delle Imprese del Terziario e la Tutela dei Prodotti<br />
made in Italy” della Confcommercio Nazionale<br />
(dal 2006) e di delegato Unioncamere per i Balcani<br />
e il Mediterraneo, in materia di infrastrutture e<br />
trasporti nell’Area dei Balcani e dell’Est Europa e<br />
nell’attuazione della Legge 84/2001 “Disposizioni<br />
per la partecipazione italiana alla stabilizzazione,<br />
alla ricostruzione e allo sviluppo dei paesi dell’area<br />
balcanica” (dal 2001).<br />
Nel settore della logistica e dei trasporti è Presidente<br />
di Alpe Adria S.p.A., società di Logistica e Servizi<br />
Intermodali; dal 19 maggio <strong>2009</strong> è Presidente del<br />
Comitato Promotore Transpadana, associazione<br />
pubblico-privata che promuove l’alta velocità/<br />
alta capacità ferroviaria lungo la direttrice Lione-<br />
Torino-Milano/Genova-Venezia-<strong>Trieste</strong>-Lubiana; è<br />
Consigliere nazionale di Uniontrasporti dal 2005.<br />
Dal 2001 al 2003 è stato Presidente del Napan (Northern<br />
Adriatic Port Area Network), associazione volta<br />
a favorire l’integrazione dei porti del nord Adriatico.<br />
Dal 25 giugno 2008 è membro del Consiglio di<br />
Assoporti, su delega di Unioncamere Nazionale.<br />
Tra gli incarichi e le partecipazioni ad organismi<br />
pubblici e privati è stato incaricato Presidente di<br />
Confidi <strong>Trieste</strong> nel 2008; Consigliere di amministrazione<br />
dell’Autorità Portuale di <strong>Trieste</strong>, di Aeroporto<br />
Friuli Venezia Giulia Spa, del Teatro Stabile del Friuli<br />
Venezia Giulia “Il Rossetti” di <strong>Trieste</strong> e del Consorzio<br />
MIB School of Management; dal 2004 è componente<br />
del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare<br />
Friuladria; dal 2006 è membro del Consiglio<br />
di Amministrazione di Globus et Locus.<br />
7
8<br />
Andrea Mariani<br />
Presidente della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong><br />
Decimo appuntamento con la Giornata<br />
Europea della Cultura Ebraica, dedicata<br />
quest’anno al tema delle feste e delle tradizioni,<br />
cui partecipano 59 città italiane e 28<br />
paesi europei. In quest’occasione <strong>Trieste</strong> si<br />
vuole esprimere attraverso il messaggio<br />
che più le appartiene: l’accoglienza e la<br />
multiculturalità.<br />
<strong>Trieste</strong> vuole proporsi così all’insegna della<br />
sua tradizione migliore, ripartendo dai<br />
propri punti di forza che nel passato hanno<br />
creato le condizioni necessarie alla prosperità<br />
e alla civiltà, fattori che sono imprescindibilmente<br />
legati alla libertà di ogni uomo.<br />
Prendendo le mosse da questa premessa, la<br />
novità da evidenziare quest’anno è la condivisione<br />
tra la Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong>,<br />
il Comune di <strong>Trieste</strong>, la Provincia di <strong>Trieste</strong><br />
e la Regione Friuli Venezia Giulia nel promuovere<br />
e sostenere un programma articolato<br />
che coniuga sia il profilo dell’evento,<br />
sia il significativo contenuto delle diversità<br />
religiose caratterizzanti la ricchezza esemplare<br />
della triestinità. La volontà comune è<br />
di segnare una fondamentale tappa, nella<br />
prospettiva di una visione futura aperta;<br />
un impegno collettivo all’ottimismo, soprattutto<br />
per quanto riguarda il senso sociale<br />
di giustizia, di progresso, di tolleranza<br />
e di dignità per tutti gli esseri umani.<br />
La Giornata della Cultura Ebraica dunque<br />
come punto di partenza sostanziale, capace<br />
di esprimere la devozione necessaria ai<br />
principi etici e morali radicati nella cultura<br />
del dialogo e nella cultura del rispetto<br />
dell’altro. Il riferimento alla diversità religiosa<br />
non può infatti essere irriverente:<br />
sentirsi lontani da una tradizione che non<br />
è la propria deve comunque spingere parallelamente<br />
alla sincera attrazione verso<br />
la volontà di conoscere il proprio vicino,<br />
minoritaria o maggioritaria sia la sua appartenenza.<br />
Alcuni temi di congiunzione sono l’unicità<br />
di Dio, il rispetto della sacralità della vita,<br />
il rifiuto delle strumentalizzazioni ideologiche<br />
delle religioni, la promozione della<br />
conoscenza reciproca, il rigetto costante<br />
di ogni stereotipo negativo, la lotta senza<br />
riserve contro ogni forma di razzismo.<br />
Penso sia apprezzabile da chiunque la<br />
scelta di aderire quest’evento che vede la<br />
Comunità Ebraica esprimere i suoi tratti<br />
distintivi, quest’anno riguardo le feste e le<br />
tradizioni, e diviene al tempo stesso anche<br />
l’occasione e la cornice per la consapevolezza,<br />
l’incontro e il rispetto degli altri.<br />
Sottolineo il grande entusiasmo che in<br />
questo progetto la Comunità Ebraica ha<br />
incontrato nei partner istituzionali, in<br />
modo determinante nel Sindaco Dipiazza<br />
e nel Presidente della Regione e in tutti i<br />
partecipanti attivi di questa Giornata culturale<br />
specialmente in monsignor Eugenio<br />
Ravignani e in padre Rasko Radovic come<br />
generoso e dinamico è stato l’apporto del<br />
Presidente della commissione cultura della<br />
Regione FVG Piero Camber.<br />
Voglio ringraziare anche e particolarmente<br />
l’associazione <strong>WeDoCARE</strong> nella persona di<br />
Ron Fremder, che con un contributo professionale<br />
di grande livello e con il convinto<br />
coinvolgimento nelle tematiche da noi presentate,<br />
ha saputo essere uno strumento<br />
eccezionale per soddisfare le esigenze tecniche<br />
e il delicato sviluppo relazionale di<br />
tutto il contesto interessato al programma.<br />
Ho la convinzione che quest’appuntamento<br />
di <strong>settembre</strong> sarà il raggiungimento di<br />
un’esperienza speciale, lontano dalla quotidiana<br />
ricerca delle cose materiali, piuttosto<br />
lo immagino come una nemesi tra parole<br />
ed eternità. Le religioni essenzialmente<br />
sono il nesso alla continuità, ma anche<br />
al nostro mondo più intimo, dove troviamo<br />
un senso all’idea della fine, così come<br />
all’idea dell’inizio.<br />
Per chi ha una visione diversa delle cose, mi<br />
viene da riproporre una risposta che uno<br />
scrittore di Gerusalemme dette quando gli<br />
si chiese se credesse in Dio: “Non lo so. Sarei<br />
tentato di dire di no, se non avessi paura di<br />
una sua reazione”.<br />
Penso che questo tipico humour ebraico,<br />
egualmente comico quanto serio, dichiari<br />
i conflitti che tutti noi percorriamo, con gli<br />
alti e bassi delle certezze e delle incertezze,<br />
giuste o sbagliate che siano. È comunque<br />
impossibile rimanere neutrali rispetto a<br />
qualunque cosa riguardi la nostra esistenza<br />
nello spirito e nella carne.<br />
Nella nostra epoca fatta di diritti e di aperture,<br />
di orizzonti che si allargano oltre molte<br />
frontiere, ma dove troviamo a volte muri<br />
di diffidenza dobbiamo tutti noi ascoltare<br />
attentamente chi ci circonda. Vogliamo tutti<br />
essere accettati, avere dei riconoscimenti,<br />
esprimerci. E per raggiungere serenità e felicità<br />
dobbiamo capire cosa gli altri cercano,<br />
per sapere cosa di noi possiamo offrire.
Faremo un grande passo avanti quando<br />
sapremo essere rispettosi anche laddove<br />
non saremo d’accordo, in modo particolare<br />
quando rafforzeremo la giustizia plasmando<br />
su di essa la nostra coerenza.<br />
Combattere il concetto del soli contro tutti,<br />
dove il silenzio collettivo ha il peggiore<br />
rimbombo nei drammi dei popoli. Questa<br />
città ha conosciuto tanti di questi silenzi,<br />
ogni gruppo culturale, ogni gruppo religioso,<br />
ogni gruppo minoritario o diverso e<br />
l’insieme tutto di tutti noi ha lasciato alle<br />
spalle tragedie scolpite nella nostre memorie<br />
di oggi. Questa ragione può renderci<br />
ancora più forti e determinati nel porre<br />
le fondamenta di un incontro che ci trovi<br />
uniti e curiosi, senza che nessuno rinunci<br />
alla propria identità.<br />
Fare questo significa anche riflettere a fondo<br />
sulle occasioni in cui a volte ci si schiera<br />
troppo banalmente sul fronte del bene o<br />
del male. Ci sembra normale adesso la condanna<br />
dei razzismi biologici e su questo<br />
progresso la migliore e fortunata testimonianza<br />
è che l’uomo più potente del mondo<br />
sia di colore. Ma abbiamo superato quel<br />
livello di conoscenza e di predisposizione a<br />
ragionare in termini di categorie discriminatorie<br />
che sempre è pronto a condurci nel<br />
buio della xenofobia?<br />
Credo che <strong>Trieste</strong>, i suoi rappresentanti<br />
delle istituzioni e tutti coloro che hanno<br />
partecipato alla stesura e all’attuabilità di<br />
questo programma per la decima Giornata<br />
della Cultura Ebraica abbiano trovato<br />
un’opportunità per rispondere a questa<br />
domanda.<br />
Forse veramente sta iniziando una nuova<br />
epoca per questa città, probabilmente questo<br />
lembo d’estremo Est d’italianità, questo<br />
luogo crocevia della nuova Europa potrà<br />
fare capire a tanti di più, quanto grande<br />
sia la propria potenzialità dimostrando gli<br />
immensi vantaggi dell’essere insieme ma<br />
diversi e di essere solidali perché ci sono<br />
sempre cose più importanti delle tempeste<br />
contingenti.<br />
Il più cordiale shalom, salam, mir, pace.<br />
9
10<br />
Ron Fremder<br />
Fondatore dell’associazione <strong>WeDoCARE</strong><br />
(progetto e realizzazione della Decima Giornata Europea<br />
della Cultura Ebraica “Conoscere e accogliere l’altro”)<br />
<strong>WeDoCARE</strong>: “a noi importa, interessa”; ma<br />
anche “noi ci prendiamo cura”. Un’associazione<br />
che ha scopi concreti, che a <strong>Trieste</strong><br />
mette a frutto – di concerto e con la preziosa<br />
collaborazione della Comunità Ebraica –<br />
in un’occasione importante e significativa<br />
come quella della celebrazione europea<br />
della cultura ebraica.<br />
La scelta di parlare oggi di accoglienza è<br />
una necessità. In un mondo dove l’”ignoranza”<br />
(intesa letteralmente come mancata<br />
conoscenza) permette che la diversità diventi<br />
conflitto anziché ricchezza, la conoscenza<br />
è lo strumento vincente per mettersi<br />
in relazione con se stessi e con gli altri.<br />
Perché conoscere significa comprendere,<br />
ascoltare, osservare, rispettare, accettare<br />
qualcosa di diverso da sé. Conoscere e accogliere,<br />
in questo senso, possono diventare<br />
la stessa cosa.<br />
Ecco perché, dunque, questo evento che<br />
abbiamo creato insieme con la Comunità<br />
Ebraica di <strong>Trieste</strong> e con la collaborazione<br />
della Fondazione Glocal Forum Italy e la<br />
Cattedra Unesco “Giovanni XXIII” sul pluralismo<br />
religioso e la pace, è particolarmente<br />
emozionante per noi.<br />
Esserci quando un’istituzione come la Comunità<br />
Ebraica apre le proprie porte e fa<br />
conoscere i propri luoghi, disponendosi<br />
all’incontro.<br />
Esserci quando la preghiera accomuna;<br />
esserci quando protagonisti di spicco della<br />
cultura, dei media, delle istituzioni, delle<br />
religioni, si incontrano per “riflettere” e<br />
spiegare cosa significa per loro oggi, ben<br />
lontanamente da ogni facile retorica, accogliere<br />
l’altro.<br />
E ancora esserci quando cantanti e musicisti<br />
che delle proprie tradizioni hanno fatto<br />
ricerca, pregio, vanto e soprattutto arte si<br />
dispongono a cantare insieme, a fondere i<br />
loro suoni, le loro emozioni, le loro radici<br />
per uscirne più ricchi.<br />
Anche la città di <strong>Trieste</strong> è sembrata da subito<br />
una “necessità”, il luogo giusto per dire<br />
ed amplificare: “a noi importa” comprendere<br />
e conoscere, perché la sua fisionomia è<br />
tra le più variegate e affascinanti che la storia<br />
abbia mai disegnato; perché il suo crogiuolo<br />
di etnie, religioni, culture ha dietro<br />
a sé un percorso complesso e molto forte<br />
di interculturalità, di convivenza e sovrapposizione.<br />
Un percorso che va compreso,<br />
vissuto e condiviso.<br />
Che sia dunque, questo, il primo passo,<br />
verso un percorso di approfondimento di<br />
cui <strong>Trieste</strong> e tutti gli “attori” di questa manifestazione<br />
siano solo i primi protagonisti.<br />
L’augurio è di essere tutti più aperti e consapevoli<br />
e di poter dire tutti veramente “we<br />
do care”.<br />
<strong>WeDoCARE</strong> è un’associazione senza scopo<br />
di lucro che nasce a <strong>Trieste</strong> all’inizio del<br />
<strong>2009</strong> con lo scopo di favorire, divulgare e<br />
sollecitare la sensibilità dell’opinione pubblica<br />
nei confronti delle tematiche dell’accoglienza<br />
e della convivenza, del rispetto e<br />
dell’accettazione delle diversità siano esse<br />
di tipo culturale, religioso, ideologico, sociale,<br />
fisico o di altra natura.<br />
Diverse le strategie che l’associazione si<br />
prefigge di mettere in atto nella sua attività.<br />
Dalla proposta di attività culturali di varia<br />
natura (spettacoli musicali e di teatro, mostre<br />
d’arte visiva, incontri e convegni di studio,<br />
meeting tra personalità dell’opinione<br />
pubblica, del giornalismo, della letteratura,<br />
del mondo politico, universitario e scientifico),<br />
fino a iniziative didattiche, sportive e<br />
sociali che si occupino di approfondire di<br />
volta in volta diverse situazioni di conflitto,<br />
di intolleranza, di non accettazione che<br />
affliggono diverse comunità a livello internazionale.<br />
Particolare attenzione <strong>WeDoCARE</strong> vuole<br />
dedicare, inoltre, al mondo dell’infanzia<br />
meno fortunato: a quei bambini che si vedono<br />
costretti a una vita “diversa” a causa<br />
di malattie, di ingiuste e trascurate condizioni<br />
di vita, di soprusi e costrizioni. Anche<br />
in questo caso le intenzioni volgono alla<br />
creazione di progetti locali ed internazionali<br />
comuni tra fondazioni, ospedali, centri<br />
specializzati che dedicano le loro attività ai<br />
bambini ed ai loro diritti.
Maria Nicoletta Gaida<br />
Presidente della Fondazione Glocal Forum Italy<br />
(ideatrice e curatrice progetto “Conoscere e accogliere l’altro”)<br />
In questo momento in cui l’Italia e il mondo<br />
sembrano dare ascolto al richiamo della<br />
paura - nome che prestiamo alle nostre incertezze,<br />
alla nostra ignoranza, a minacce<br />
vere o percepite - la storia ci insegna che i<br />
fantasmi resuscitati di nemici dimenticati,<br />
nemici immaginati e capri espiatori, accrescono<br />
la violenza nei confronti dei più<br />
deboli: i bambini, le donne, gli immigrati e<br />
le minoranze.<br />
Quando Ron Fremder, a nome dell’Associazione<br />
<strong>WeDoCARE</strong>, e Andrea Mariani, Presidente<br />
della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong>,<br />
mi hanno chiesto di concepire un progetto<br />
per la Decima Giornata Europea della<br />
Cultura Ebraica non ho avuto esitazioni: il<br />
tema doveva essere l’accoglienza.<br />
Troppo spesso lo straniero viene rappresentato<br />
come una minaccia alla nostra<br />
“identità” la quale viene definita di matrice<br />
giudaico cristiana. Ebbene, guardiamo<br />
questa nostra identità più da vicino e scopriamo<br />
che il cuore dell’ebraismo e del cristianesimo<br />
è l’accoglienza, al punto che la<br />
parola “altro “(in ebraico acher) contiene la<br />
parola “fratello” (in ebraico ach), e che una<br />
delle parabole più conosciute è propria<br />
quella del “buon samaritano”. Allora forse<br />
non è lo straniero che minaccia la nostra<br />
identità, siamo noi che la ignoriamo, e si<br />
sa, chi perde contatto con se stesso perde<br />
la propria anima – e questo è un rischio che<br />
le città di frontiera contese e violate anche<br />
a causa della loro identità plurima o “contaminata”,<br />
conoscono bene.<br />
Da qui l’idea che una minuscola comunità<br />
ebraica lanciasse un messaggio di accoglienza<br />
al paese e al mondo, da una città,<br />
<strong>Trieste</strong>, che ha fatto delle proprie minoranze<br />
la pietra d’angolo di una rinascita pacifica<br />
e multiculturale, e che questo messaggio<br />
fosse accolto in primis dalla comunità<br />
serbo ortodossa, che porta nella propria<br />
carne l’esperienza della sopraffazione che<br />
deriva dal tentativo di separare e di rendere<br />
“pure” le identità dei popoli: questa<br />
è sembrata una sfida a cui non si poteva e<br />
non si doveva rinunciare.<br />
Per citare il bel libro di uno dei protagonisti<br />
del nostro evento, Marco Aime, La Macchia<br />
della Razza, “…le razze sono nella testa di<br />
certa gente, o peggio nella loro pancia,<br />
come un male incurabile. È una battaglia<br />
persa, lo so, … però facciamola”. Desidero<br />
ringraziare la Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> e<br />
le istituzioni civili e religiose per aver “accolto”<br />
il messaggio, e per aver permesso a<br />
tutti noi di uscire dall’indifferenza, e ,armati<br />
di comprensione e di rispetto, di combattere<br />
la giusta battaglia.<br />
Maria Nicoletta Gaida è nata a Tacoma, Washington<br />
(USA) il 5 dicembre 1961.<br />
Giunta in Italia nel 1979 , lavora come attrice di teatro<br />
e di televisione; traduttrice e adattatrice di testi<br />
letterari, teatrali e cinematografici (conosce, oltre<br />
all’italiano e all’inglese anche il francese e lo spagnolo).<br />
Tra il 1991 ed il 2006, costituisce, diventandone<br />
presidente e direttore artistico, l’Associazione<br />
Dionysia (in seguito Centro Internazionale Dionysia<br />
per le Arti e le Culture), associazione culturale senza<br />
fine di lucro dedicata alla ideazione e realizzazione<br />
di progetti artistici e culturali nella convinzione<br />
che l’arte sia un mezzo necessario ed efficace per<br />
esaltare e proteggere i valori più alti dello spirito<br />
dell’uomo, nonché strumento indispensabile per la<br />
costruzione di ponti di dialogo e di pace.<br />
Dal 2007 è responsabile delle relazioni internazionali<br />
della Casa delle Regioni del Mediterraneo,<br />
fondazione senza fine di lucro presieduta dal Presidente<br />
della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Dal<br />
2008 ricopre la carica di presidente e direttore dei<br />
programmi della Fondazione Glocal Forum Italy,<br />
ente riconosciuto, creato dall’Amb. Uri Savir (Presidente<br />
del Centro Peres per la Pace e capo negoziatore<br />
per gli israeliani nei negoziati di Oslo). Il Glocal<br />
Forum assiste le popolazioni e le comunità di tutto<br />
il mondo a trovare un equilibrio tra le opportunità<br />
globali e le priorità locali e a superare le divisioni<br />
ed i conflitti.<br />
Con il Glocal Forum la Gaida ha ideato e sta portando<br />
avanti quattro macro progetti: la creazione e la<br />
diffusione di una free press in Africa; con il Fondo<br />
Sociale Europeo iniziative mirate alla formazione<br />
e all’inclusione sociale delle popolazioni Rom (in<br />
collaborazione con la European Roma and Travelers<br />
Forum, organizzazione Rom con sede al Consiglio<br />
d’Europa) oltre ad una campagna antidiscriminazione<br />
dei nomadi da realizzare in collaborazione<br />
con la Nazionale Italiana Cantanti; sempre con il<br />
Fondo Sociale Europeo, e sempre con la NIC, è in<br />
via di realizzazione il Progetto Mistica, Campus della<br />
legalità e della Solidarietà, inedito e creativo approccio<br />
al disagio sociale che nascerà su un terreno<br />
di 32 ettari concesso dal Comune di Roma (casolari<br />
in corso di restauro); l’Iniziativa Ara Pacis, propone<br />
di utilizzare il perdono come strumento per giungere<br />
alla riconciliazione, progetto sostenuto dal<br />
Presidente dello Stato d’Israele, Simon Peres e dal<br />
Presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas, sotto l’Alto<br />
Patronato del Presidente della Repubblica e con i<br />
patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />
e del Ministero degli Affari Esteri.<br />
11
il programma
14<br />
Progetto e realizzazione di<br />
Ron Fremder<br />
ideato e curato da<br />
Maria Nicoletta Gaida<br />
con il personale contributo di<br />
Andrea Mariani<br />
Il cuore della cultura Ebraica è l’Accoglienza<br />
<strong>Trieste</strong>, 5 - 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong><br />
TRADIZIONI E MUSICA<br />
sabato 5 <strong>settembre</strong>,<br />
ore 20.32 - piazza Giotti<br />
davanti alla Sinagoga,<br />
per la celebrazione dell’Havdalah<br />
PREGHIERE E MUSICA<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />
ore 12.30 - piazza S.Antonio Nuovo<br />
per una preghiera ecumenica guidata<br />
dalla comunità serbo ortodossa<br />
PAROLE E MUSICA<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />
ore 16.30 - Teatro Verdi<br />
per un confronto a più voci<br />
sul tema dell’incontro e dell’accoglienza<br />
GRANDE MUSICA<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />
ore 21.00 - piazza Giotti<br />
davanti alla Sinagoga,<br />
per il grande concerto finale<br />
La celebrazione della Decima Giornata Europea della Cultura Ebraica (celebrata<br />
contemporaneamente in 28 paesi europei e in 59 città italiane) è organizzata<br />
nel capoluogo giuliano dalla Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> con l’Associazione<br />
<strong>WeDoCARE</strong>.<br />
Nel fine settimana del 5 e 6 <strong>settembre</strong> la Comunità Ebraica apre le proprie<br />
porte alla città e condivide i propri luoghi con tutti i cittadini.<br />
Vengono inoltre proposti alla città una serie di appuntamenti che vogliono<br />
focalizzare l’attenzione - attraverso il dialogo, la diffusione della conoscenza,<br />
gli approfondimenti culturali, e lo spettacolo - sull’accoglienza nella sua definizione<br />
più profonda: una predisposizione dello spirito all’ascolto e all’apertura<br />
verso il prossimo.<br />
Solo riscoprendo le radici della nostra autentica identità, si potrà infatti praticare<br />
e agire l’accoglienza, nelle nostre famiglie e nella società.
il programma<br />
sabato 5 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 20.32, Piazza Giotti<br />
Davanti alla Sinagoga, il rito dell’Havdalah si apre alla città<br />
La cerimonia d’apertura della Decima Giornata della Cultura Ebraica si svolge alla<br />
presenza delle autorità religiose e civili della città, degli ospiti della manifestazione<br />
e dei cittadini. La sera del Sabato, all’uscita dello Shabbat (le 20.31 è l’orario<br />
di uscita dalla festività del giorno santo), nella piazza antistante la Sinagoga, si<br />
celebra un rito ebraico dal profondo significato simbolico: l’Havdalah (questo il<br />
nome del rito che in ebraico significa “differenza”) segna l’uscita dal giorno santo<br />
e il rientro nel tempo ordinario.<br />
L’augurio comune è di accogliere il nostro prossimo nella quotidianità come<br />
nell’ospitalità dei giorni santi.<br />
Maria Nicoletta Gaida, presidente del Glocal Forum Italy, introduce la Decima<br />
giornata della Cultura Ebraica di <strong>Trieste</strong> e Andrea Mariani, presidente della Comunità<br />
Ebraica di <strong>Trieste</strong> apre ufficialmente la manifestazione.<br />
La serata si apre con un suggestivo canto interpretato da David D’Or che lascia<br />
spazio al cuore della celebrazione dell’Havdalah. La funzione, che alterna canti<br />
e preghiere, si svolge solitamente all’interno della Sinagoga, ma per l’occasione<br />
viene officiata nel piazzale antistante, affinchè tutti possano assistervi.<br />
La cerimonia si svolge alla presenza di Itzhak David Margalit, Rabbino capo<br />
della Comunità ebraica di <strong>Trieste</strong> e del Friuli Venezia Giulia.<br />
Alla fine del rito il Maestro Haim Baharier, tra i maggiori studiosi di ermeneutica<br />
biblica e studi ebraici, oltre che avvincente narratore, spiega l’Havdalah e ne racconta<br />
i significati nel contesto dell’accoglienza e delle tradizioni ebraiche.<br />
La serata si chiude con due ulteriori momenti musicali, interpretati dalla straordinaria<br />
voce di David D’Or accompagnato dal suo ensemble, e lascia il passo ai<br />
successivi appuntamenti che riempiono la città fino alla sera della domenica.<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 9.45, Sinagoga di Piazza Giotti<br />
Inaugurazione della mostra “Memorie di Pietra”<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 12.30, Piazza S. Antonio Nuovo<br />
Una preghiera ecumenica cristiana è condivisa con la collettività.<br />
Segue, nella Tenda di Abramo, un ulteriore simbolico messaggio<br />
di ospitalità e di accoglienza.<br />
Il messaggio dell’accoglienza, proposto dalla Comunità Ebraica, viene accolto<br />
dalle guide spirituali della Chiesa Serbo Ortodossa che dà vita a una preghiera<br />
ecumenica. La Chiesa Serbo Ortodossa è rappresentata dal suo parroco, padre<br />
Rasko Radovic; insieme a lui sono presenti S.E. il Vescovo di <strong>Trieste</strong>, Monsignor<br />
Eugenio Ravignani e i rappresentanti di tutte le comunità cristiane della città.<br />
Al termine della Celebrazione del rito ecumenico, la Comunità Ebraica dispone<br />
“un assaggio” di ospitalità e accoglienza: nella Tenda di Abramo, appositamente<br />
allestita nella stessa piazza, la Comunità offre del cibo e disseta i suoi ospiti, come<br />
nella migliore tradizione ebraica. Nella Tenda sono ospiti anche le altre comunità<br />
religiose e laiche e tutti i presenti in piazza. In segno di ospitalità reciproca acqua,<br />
bibite e frutta saranno condivise dalle varie comunità.<br />
15
16<br />
il programma<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 16.30, Teatro Verdi<br />
Alcune letture sull’accoglienza tratte dei Testi Sacri, alternate<br />
a quattro canti appositamente scelti dalla letteratura sacra,<br />
introducono una conversazione a più voci sul tema “L’accoglienza:<br />
le fonti spirituali, le paure, la sicurezza e le prospettive”, che vede<br />
confrontarsi personaggi di primissimo piano.<br />
Le letture e i canti (interpretati, questi ultimi, dagli artisti d’eccezione che seguono<br />
tutta la manifestazione: David D’Or, Dragan Dautovski Quartet, Miriam Tukan e<br />
Bilja Krstić) aprono il pomeriggio e si alternano in una suggestiva sequenza.<br />
L’esordio è affidato a una lettura tratta dai testi sacri cristiani, cui segue un’antica<br />
preghiera interpretata da Bilja Krstić; ad esse si avvicendano un brano letto dai<br />
sacri testi ebraici e un’intima preghiera offerta dal canto di David D’Or. Seguono<br />
alcuni brani sull’accoglienza tratti dal Corano cui fa eco una preghiera intonata<br />
dalla voce vellutata di Miriam Tukan; a chiudere un ultimo testo recitato dal Nuovo<br />
Testamento cui segue un brano cantato dal quartetto macedone di Dragan<br />
Dautovski che si accompagna con uno strumento unico al mondo per il suo pregio:<br />
un’ocarina di oltre 6000 anni.<br />
Nella breve pausa che segna il passaggio alla seconda parte del pomeriggio al<br />
Teatro Verdi, il presidente della Comunità Ebraica, Andrea Mariani, saluta il pubblico<br />
e introduce il Sindaco di <strong>Trieste</strong>, Roberto Dipiazza, che rivolge alla platea il<br />
suo messaggio sull’accoglienza.<br />
Si apre poi il confronto a più voci sul tema “L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure,<br />
la sicurezza e le prospettive”. Il dibattito, moderato da Alberto Melloni, vede<br />
l’intervento di: Marco Aime, Haim Baharier, Giovanna Botteri, Ismet Bušatlić, Ivan<br />
Jakovčić, Drago Jančar, Enes Karić, Trajko Petrovski, S.E. Amfilohije Radović, S.E.<br />
Eugenio Ravignani, Renzo Tondo.<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 21.00, piazza Giotti<br />
Un palcoscenico simbolico – la piazza davanti alla Sinagoga –<br />
si riempie di festa, di suggestione, di musica<br />
La Decima Giornata delle Cultura Ebraica si chiude con un grande concerto.<br />
David D’Or, la voce israeliana più celebre e acclamata del momento; Bilja Krstić,<br />
la quintessenza musicale della Serbia; Dragan Dautovski Quartet, straordinaria<br />
testimonianza delle tradizioni musicali macedoni e Miriam Tukan, cantante araba<br />
dalla voce vellutata e struggente cantano le proprie tradizioni.<br />
Culture, religioni, sonorità, colori diversi si uniscono in un sentire comune guidato<br />
dal rispetto, dalla conoscenza e dal confronto.<br />
La piazza è allestita con un maestoso palco (corredato da un megaschermo) sul<br />
quale gli interpreti si alternano e si uniscono, cantano ognuno il proprio repertorio,<br />
ma suonano assieme in molti momenti comuni, in diverse formazioni, aprendosi<br />
ognuno alla sonorità, alla lingua, al sentire dell’altro.<br />
Un saluto degli organizzatori a suggello della manifestazione anticipa il concerto<br />
finale e introduce l’intervento del Presidente della Provincia di <strong>Trieste</strong>, prof.ssa<br />
Maria Teresa Bassa Poropat.<br />
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero
Sinagoga, piazza Giotti<br />
Memorie di pietra<br />
Inaugurazione: domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />
ore 9.45<br />
I vicoli dietro piazza Unità, l’antica Sinagoga,<br />
i ristoranti kasher lungo il corso<br />
Italia e le insegne storiche di tanti<br />
negozi ora scomparsi. Una carrellata<br />
d’immagini d’epoca tratte dalle collezioni<br />
di Claudio Ernè e Fulvio Rogantin<br />
ricostruisce scorci inediti e atmosfere<br />
di una città ricca di presenze ebraiche<br />
cancellate dallo sventramento edilizio<br />
degli anni Trenta.<br />
Fino all’8 novembre.<br />
APERTURA AL PUBBLICO<br />
DEI LUOGHI EBRAICI<br />
le mostre<br />
Museo ebraico “Carlo e Vera<br />
Wagner”, via del Monte 7<br />
Besa, un codice d’onore.<br />
Albanesi musulmani che<br />
salvarono gli ebrei dalla<br />
Shoah<br />
Una mostra fotografica a cura di Yad<br />
Vashem, dal Museo dell’Olocausto<br />
di Gerusalemme, documenta la straordinaria<br />
vicenda che negli anni della<br />
seconda guerra mondiale vide la<br />
popolazione albanese musulmana<br />
proteggere e mettere in salvo dallo<br />
sterminio oltre duemila ebrei in nome<br />
di un antico ideale d’accoglienza e solidarietà.<br />
Fino al 15 ottobre.<br />
domenica 6 <strong>settembre</strong> i principali luoghi ebraici sono aperti al pubblico<br />
- Nella Sinagoga di piazza Giotti:<br />
visite guidate gratuite alle ore 10, 11, 12, 19, 20.<br />
Alle ore 12, dopo la visita della Sinagoga, passeggiata nei luoghi ebraici e visita<br />
del ghetto.<br />
Alle ore 17.30 visita del ghetto, passeggiata nei luoghi ebraici e visita della<br />
Sinagoga.<br />
- Al Cimitero ebraico di via della Pace 4, visite guidate gratuite alle ore 10, 11, 16.<br />
- Il Museo ebraico, in via del Monte 7, è aperto dalle ore 10 alle ore 18.<br />
L’accoglienza del pubblico e le visite guidate sono affidate ad alcuni volontari<br />
della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong>, che prestano gentilmente il loro servizio e le<br />
loro conoscenze in occasione dell’apertura straordinaria di questi luoghi.<br />
Mostre e visite guidate sono a ingresso gratuito<br />
17
tradizioni e<br />
musica<br />
ore 20.32<br />
Piazza Giotti<br />
SABATO<br />
5<br />
<strong>settembre</strong>
20<br />
tradizioni e musica<br />
SABATO<br />
5<br />
<strong>settembre</strong><br />
ore 20.32<br />
Piazza Giotti<br />
Davanti alla Sinagoga, il rito dell’Havdalah si apre alla città<br />
La sera del Sabato, all’uscita dello<br />
Shabbat (le 20.31 è l’orario di uscita<br />
dalla festività del giorno santo), nella<br />
piazza antistante la Sinagoga, si celebra<br />
un rito ebraico dal profondo significato<br />
simbolico: l’Havdalah (questo il<br />
nome del rito che in ebraico significa<br />
“differenza”) segna l’uscita dal giorno<br />
santo e il rientro nel tempo ordinario.<br />
L’augurio comune è di accogliere il nostro<br />
prossimo nella quotidianità come<br />
nell’ospitalità dei giorni santi.<br />
La serata<br />
La cerimonia d’apertura della X Giornata<br />
della Cultura Ebraica si svolge alla<br />
presenza delle autorità religiose e civili<br />
della città, degli ospiti della manifestazione<br />
e dei cittadini.<br />
Maria Nicoletta Gaida, presidente<br />
del Glocal Forum Italy, presenta il<br />
programma della manifestazione e<br />
Andrea Mariani, presidente della Comunità<br />
Ebraica di <strong>Trieste</strong> apre ufficialmentel’evento.<br />
Ai presenti in piazza vengono offerti<br />
dei sacchettini contenenti delle essenze<br />
profumate, piccoli simboli che<br />
fanno parte della cerimonia.<br />
La serata si apre con una speciale interpretazione<br />
di David D’Or che con la<br />
preghiera cantata Shemà Israel (Ascolta<br />
Israele), introduce la celebrazione<br />
dell’Havdalah. I canti e la preghiera della<br />
cerimonia si svolgono nella piazza<br />
(anziché, come d’uso, all’interno della<br />
Sinagoga) perché un ampio pubblico<br />
possa condividere la funzione.<br />
David D’Or e il triestino Shai Misan<br />
interpretano insieme la parte cantata<br />
dell’Havdalah, alternandosi alla preghiera;<br />
quest’ultima viene officiata dal<br />
Rabbino capo della Comunità ebraica<br />
di <strong>Trieste</strong>, Itzhak David Margalit.<br />
Di seguito il Maestro Haim Baharier,<br />
massimo esperto di ebraismo e avvincente<br />
narratore, spiega al pubblico la<br />
funzione e la tradizione ebraica legata<br />
ad essa.<br />
Chiude la serata la voce di David D’Or<br />
che omaggia la tradizione ebraica con<br />
due ulteriori bellissimi canti.
tradizioni e musica<br />
L’Havdalah<br />
Havdalah è il nome del rito che segna<br />
l’uscita dal giorno santo e il rientro nel<br />
tempo ordinario (le 20.31 è l’orario di<br />
uscita dalla festività del Sabato).<br />
“Osservare il Sabato significa anche<br />
“santificarlo” (in ebraico Kidush), cioè<br />
“tenerlo separato” (in ebraico, appunto,<br />
Havdalà) dalle altre giornate. "Ricordati<br />
del giorno di Sabato per santificarlo”<br />
(Esodo 20, 10). Si tratta di fare<br />
del sabato un giorno completamente<br />
differente dagli altri giorni della settimana,<br />
“un giorno di riposo e di santità”<br />
che comincia con il rito del Kidush e<br />
termina con il rito del Havdalah.<br />
Nella religione ebraica, l’andamento<br />
della casa e della vita familiare ruota<br />
attorno allo Shabbat: i cibi migliori, i<br />
canti più gioiosi, la compagnia, l’attenzione<br />
dei genitori verso i figli: tutto ciò<br />
che colpisce e rallegra i cuori si ritrova<br />
insieme in queste ventiquattro ore. Ma<br />
il momento più toccante della giornata<br />
è forse proprio la sua conclusione;<br />
quando la famiglia riunita da’ l’addio<br />
alla festa celebrando il rito della Havdalah.<br />
La luce della candela che illumina<br />
la stanza buia, il vino e i profumi<br />
sono l’ultima immagine dello Shabbat<br />
che rimarrà nel cuore e negli occhi dei<br />
padri e dei figli e li guiderà nel loro<br />
rapporto durante la settimana entrante.<br />
“Ecco io mando a voi il profeta Elia<br />
prima che venga il giorno del Signore,<br />
grande e venerando. E ricondurrò il<br />
cuore dei padri verso i figli ed il cuore<br />
dei figli verso il loro padre” (Malachì 3°,<br />
22-23).<br />
Come l’inizio dello Shabbat è segnalato<br />
da alcuni atti che devono essere<br />
eseguiti secondo norme rigorosamente<br />
codificate (l’accensione dei<br />
lumi e il Kidush) che ne sottolineano<br />
l’importanza e la particolare sacralità,<br />
così la sua fine viene accompagnata<br />
dalla cerimonia - breve e di origine<br />
antichissima – che costituisce appunto<br />
l’Havdalah che marca la differenza<br />
tra il sabato che sta per terminare e i<br />
giorni feriali che stanno per iniziare. La<br />
celebrazione consiste nel recitare delle<br />
brevi benedizioni su una coppa di<br />
vino, su delle erbe profumate e sulla<br />
luce del fuoco.<br />
Il cuore più profondo e simbolico del<br />
significato dell’Havdalah è insito proprio<br />
nell’idea della separazione: separare<br />
per distinguere tra il sabato e<br />
i giorni della settimana, separare per<br />
distinguere la luce e il buio, il sacro e<br />
il profano.<br />
21
22<br />
tradizioni e musica<br />
Le musiche per l’Havdalah<br />
In occasione della cerimonia triestina,<br />
accanto alle parole del Maestro Haim<br />
Baharier e alla celebrazione del Rabbino<br />
Margalit, la musica è parte integrante<br />
della celebrazione.<br />
Il canto, dolce e solenne assieme, di<br />
David D’Or – “voce” protagonista della<br />
scena musicale israeliana e tra i protagonisti<br />
del concerto conclusivo – si<br />
inserisce nel rito con alcuni canti tratti<br />
dalla tradizione ebraica. Con lui Shai<br />
Misan interpreta in musica due significative<br />
preghiere.<br />
Shai Misan Medico chirurgo e Baritono,<br />
Primo cantore della Sinagoga maggiore<br />
di <strong>Trieste</strong>, ha studiato canto lirico con<br />
il maestro Ennio Silvestri con il quale si e<br />
esibito in vari concerti di musica ebraica e<br />
operistica in Italia e all’estero. Appassionato<br />
della musica tradizionale oggi uno dei<br />
depositari dei canti tradizionali della comunità<br />
ebraica triestina che gelosamente<br />
custodisce e tramanda in famiglia.<br />
“Ecco io mando a voi il profeta Elia<br />
prima che venga il giorno del Signore,<br />
grande e venerando. E ricondurrò<br />
il cuore dei padri verso i figli ed il cuore<br />
dei figli verso il loro padre”: questi i<br />
versi augurali per un buon inizio della<br />
nuova settimana, con l’auspicio di<br />
veder rinsaldare l’unione tra i padri e<br />
i figli.<br />
“Colui che distingue tra il sacro e il<br />
profano; che accrescerà i propri meriti<br />
come le stelle nel cielo” sono invece<br />
alcuni versi della preghiera conclusiva,<br />
che consacra la differenza tra il Sabato<br />
e il tempo ordinario.<br />
Rav Itzhak David Margalit, Rabbino Capo<br />
della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> e del Friuli<br />
Venezia Giulia. Nato nel 1950, attualmente<br />
è sposato e ha due figli; tra i suoi studi,<br />
oltre alla Laurea Rabbinica, si ricordano lo<br />
Yeshiva ad Alto Livello e il servizio di Assistente<br />
Sociale all’università di Ben Gurion;<br />
ha inoltre seguito dei corsi per la direzione<br />
amministrativa di grandi istituti e ha ottenuto<br />
il brevetto di pilotaggio di aerei (israeliano<br />
e americano).<br />
In Italia, oltre alla carica triestina, che ricopre<br />
dal 2007, è stato Vice Rabbino capo a<br />
Torino tra il 1999 e il 2007. Tra le sue attività<br />
pubbliche e di volontariato è stato<br />
Consigliere Comunale della località di Tifrah<br />
(Israele), Consigliere Provinciale della<br />
località di Merhavim (Israele); nella città di<br />
Yamit è stato Tesoriere della Stella di Davide<br />
Rossa (istituzione omologa alla Croce<br />
Rossa Italiana), Consigliere Comunale, Presidente<br />
del Consiglio Comunale.
preghiere e<br />
musica<br />
ore 12.30<br />
Piazza S. Antonio Nuovo<br />
DOMENICA<br />
6<br />
<strong>settembre</strong>
preghiere e musica<br />
DOMENICA<br />
24<br />
6<br />
<strong>settembre</strong><br />
ore 12.30<br />
Piazza S. Antonio Nuovo<br />
Una preghiera ecumenica cristiana è condivisa<br />
con la collettività. Segue, nella Tenda di Abramo, un ulteriore<br />
simbolico messaggio di ospitalità e di accoglienza<br />
Il messaggio dell’accoglienza, proposto dalla Comunità Ebraica, viene accolto<br />
dalle guide spirituali della Chiesa Serbo Ortodossa che dà vita a una preghiera<br />
ecumenica.<br />
Insieme alla Chiesa Serbo ortodossa che è rappresentata dal suo parroco, padre<br />
Rasko Radovic, sono presenti S.E. il Vescovo di <strong>Trieste</strong>, Monsignor Eugenio Ravignani<br />
e i rappresentanti di tutte le comunità cristiane della città.<br />
Al termine della Celebrazione del rito ecumenico, la Comunità Ebraica dispone<br />
“un assaggio” di ospitalità e accoglienza: nella Tenda di Abramo, appositamente<br />
allestita nella stessa piazza, la Comunità offre del cibo e disseta i suoi ospiti, come<br />
nella migliore tradizione ebraica.<br />
Nella Tenda sono ospiti anche le altre comunità religiose e laiche e tutti i presenti<br />
in piazza. In segno di ospitalità reciproca acqua, bibite e frutta sono condivise<br />
dalle varie comunità.<br />
Padre Rasko Radovic<br />
Nato l’11 ottobre del 1953 a Tulare (Serbia del sud)<br />
ha seguito le scuole primarie e le superiori nel luogo<br />
di nascita e ha frequentato il seminario a Prizren<br />
(Kosovo e Metochia); ha studiato alla Facoltà teologica<br />
dell’Università di Belgrado. Ordinato parroco a<br />
Belgrado dal Patriarca Germano nel 1980 e poi Parroco<br />
di Bezania (periferia di Belgrado), nel 1990 si è<br />
trasferito a <strong>Trieste</strong> dove è stato nominato Parroco<br />
della Chiesa di San Spiridione. Dal 1993 è Parroco<br />
amministrativo (nominato dal Vescovo Kostantino)<br />
della piccola parrocchia serbo-ortodossa di Roma.<br />
Nel 1993 è stato incaricato dallo stesso Vescovo a<br />
fondare ed organizzare la parrocchia serba a Vicenza<br />
e nel 2000 è stato incaricato dal Metroplita Jovan<br />
a organizzare la parrocchia serba a Milano. Nel 2003<br />
è stato nominato dal Sinodo della Chiesa serbo-ortodossa,<br />
su invito del Metrolita Jovan, Vicario generale<br />
della Diocesi di Zagabria, Lubiana e d’Italia. Nel<br />
2006 il Vescovo lo ha invitato a organizzare la Parrocchia<br />
serba a Udine. Oltre all’operato pastorale,<br />
ha partecipato attivamente alla vita culturale triestina<br />
e dell’intero Paese, prestando il suo contributo<br />
con interventi di vario genere e su diversi argomenti<br />
(tavole rotonde, conferenze, convegni). Nell’arco<br />
di diciannove anni in Italia ha tenuto una ventina<br />
di conferenze su vari temi (gli atti di alcune di esse<br />
sono state pubblicate). Tra queste si ricordano: nel<br />
2000 a Chianciano Terme una conferenza sul tema<br />
“Identità religiosa e convivenza”, organizzata e pubblicata<br />
dal SAE 2006 e un intervento sull’Eucaristia<br />
pubblicato da parte del Centro Studi “Abert Schweitzer”<br />
di <strong>Trieste</strong>, nel 2008, a cura di Dario Fiorensoli.<br />
Bilja Krstić ha una voce bellissima e<br />
un’intensità emotiva travolgente caratterizza<br />
le sue interpretazioni.<br />
Alcune canzoni sono state scelte da<br />
Bilja e dal suo gruppo per accompagnare<br />
il rito ecumenico.<br />
Un insieme di sonorità tradizionali (raccolte<br />
dalla Serbia, dal Kossovo, dalla<br />
Macedonia, dalla Romania orientale),<br />
di musica sacra a cappella, di elementi<br />
etnici e di improvvisazione riempie di<br />
suggestione l’incontro collettivo nella<br />
preghiera.
preghiere e musica<br />
La tenda dell’accoglienza - La tenda di Abramo<br />
Al termine del momento ecumenico, tutti i presenti in piazza<br />
sono invitati, nel nome dell’accoglienza, nella Tenda dell’accoglienza<br />
(simbolicamente chiamata “La tenda di Abramo”). Qui<br />
si può gustare del cibo e bere del vino offerti dalla Comunità<br />
Ebraica di <strong>Trieste</strong>. Acqua, bibite e frutta sono offerte dalle altre<br />
comunità presenti.<br />
Nella nostra breve vita siamo di passaggio e come<br />
viaggiatori siamo accolti nell’ambiente in cui viviamo,<br />
siamo ospiti della natura che ci circonda ed<br />
impariamo ad esserlo gli uni con gli altri.<br />
Da Abramo provengono le tre religioni monoteiste<br />
Ebraismo, Cristianesimo e Islam. È scritto di<br />
Abramo che l’ospitalità era talmente importante<br />
per lui che un giorno mentre il Signore gli si rivelò<br />
nella sua tenda, Abramo notò tre forestieri che si<br />
stavano avvicinando e senza esitare, si scusò con<br />
il Signore e si affrettò a dare loro di persona il benvenuto.<br />
1200 anni dopo i tempi di Abramo, Gesù di Nazareth,<br />
che nasce ebreo, non solo continua la tradizione<br />
di Abramo, ma ne approfondisce il significato.<br />
Per Gesù non basta essere ligi ed obbedire<br />
ai comandamenti divini: egli insegna che l’essenza<br />
dell’ospitalità e dell’accoglienza sta nella purezza<br />
delle intenzioni e nell’apertura del cuore.<br />
Esempi moderni di queste radicate tradizioni antiche<br />
sono riportati nei comportamenti delle tribù<br />
beduine in Arabia: esse infatti ritengono che la<br />
sicurezza degli ospiti sia più importante della loro<br />
stessa vita e ritengono che poter accordare ospitalità<br />
all’altro sia il più grande dei privilegi.<br />
Anche la mostra fotografica in corso fino alla metà<br />
di ottobre al Museo Ebraico di <strong>Trieste</strong> è un’eccel-<br />
lente testimonianza della manifestazione assoluta<br />
di ospitalità e accoglienza: qui si racconta come<br />
i musulmani albanesi, durante la seconda guerra<br />
mondiale, salvarono gli ebrei dalla Shoà: nel nome<br />
dell’ospitalità e del suo codice d’onore chiamato<br />
“Besa”, rischiarono la loro vita nascondendo e proteggendo<br />
gli ebrei dai nazisti.<br />
In occasione delle celebrazioni triestine della Giornata<br />
Europea della Cultura Ebraica, nei pressi della<br />
fontana situata tra le chiese di Sant’Antonio Nuovo<br />
e San Spiridione a Ponterosso, l’organizzazione<br />
propone la grande tenda dell’accoglienza, che<br />
nomina simbolicamente “La tenda di Abramo”. In<br />
questa tenda la Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> offre il<br />
proprio cibo a tutti coloro che passano. Anche le<br />
varie comunità religiose e laiche presenti a <strong>Trieste</strong><br />
sono chiamate, nel nome dell’accoglienza, a portare<br />
le loro bevande e della frutta per offrirle agli<br />
avventori: nutrire e dissetare il prossimo, un gesto<br />
assieme simbolico e concreto.<br />
Ognuno di noi offre ospitalità all’altro, così come<br />
l’altro la offre a noi: ospite è colui che accoglie, ma<br />
anche chi riceve l’ospitalità. Questo atteggiamento<br />
è il cuore dell’accoglienza: un concetto universale<br />
secondo il quale noi siamo l’altro e l’altro è lo<br />
stesso per noi.<br />
25
parole e<br />
musica<br />
ore 16.30<br />
Teatro Verdi<br />
DOMENICA<br />
6<br />
<strong>settembre</strong>
parole e musica<br />
DOMENICA<br />
28<br />
6<br />
<strong>settembre</strong><br />
ore 16.30<br />
Teatro Verdi<br />
Parlare di Accoglienza può essere facile e rischia di essere banale; è un concetto che<br />
si accetta e si comprende volentieri. Ma praticare l’accoglienza nel suo significato più<br />
profondo è invece un compito tutt’altro che immediato.<br />
Altrettanto si può dire per l’ospitalità, per la tolleranza, per l’attitudine all’ascolto e alla<br />
conoscenza che del più vasto concetto di accoglienza sono parte integrante.<br />
Ciò che riteniamo giusto nel nostro intimo e che nei nostri principi sembra essere radicato<br />
e imprescindibile, nel quotidiano non è in realtà sufficientemente tenuto in evidenza<br />
e spesso viene spodestato dalle necessità spicciole, da una sorta di autodifesa o<br />
dall’urgenza immediata dell’affermazione di sé, delle proprie azioni.<br />
Una soluzione perché la riflessione sulle tematiche dell’accoglienza non sfugga alla<br />
vita di ogni giorno è quella di parlarne, di mantenere alto il livello di attenzione, di<br />
far sì che le coscienze siano costantemente sollecitate ad aver presente la necessità<br />
di praticare l’accoglienza, senza relegarla al ruolo di un principio astratto e sterile, per<br />
quanto nobile.<br />
Ron Fremder<br />
Il pomeriggio organizzato nella preziosa cornice del Teatro<br />
Verdi prende il via con una serie di letture dai testi sacri, alternate<br />
a quattro canti eseguiti dagli interpreti musicali protagonisti<br />
dell’intero evento: David D’Or, Dragan Dautovski Quartet,<br />
Miriam Tukan, Bilja Krstić. A seguire una conversazione a più<br />
voci sul tema “L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure, la sicurezza<br />
e le prospettive” che vede protagonisti alcuni personaggi<br />
di assoluta eccellenza.<br />
I canti e le letture<br />
Le letture dei testi sacri introducono<br />
il pomeriggio al Teatro Verdi e sono<br />
alternate con canti scelti dalle diverse<br />
letterature musicali sacre.<br />
Alla prima lettura di un canto cristiano<br />
segue una preghiera antica, interpretata<br />
da Bilja Krstić. La seconda<br />
lettura è tratta dal sacro testo ebraico<br />
e si avvicenda con una preghiera<br />
ebraica cantata da David D’Or. È poi<br />
la volta della lettura di alcuni brani<br />
del Corano, incentrati sull’accoglien-<br />
za cui fa eco un canto affidato alla<br />
voce vellutata della cantante araba<br />
Miriam Tukan. Chiude la serie delle<br />
letture un testo recitato dal dal Nuovo<br />
Testamento cui segue un brano<br />
originale interpretato dal Dragan<br />
Dautovski Quartet, che già in questa<br />
occasione si accompagna in modo<br />
mirabile con uno strumento unico al<br />
mondo: un’ocarina di oltre 6000 anni,<br />
originaria delle terre di Macedonia.
parole e musica<br />
Un testo cristiano<br />
Luca 10, 25-37<br />
Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la<br />
vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose:<br />
“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza<br />
e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo<br />
e vivrai”. Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù riprese:<br />
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero<br />
e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per<br />
quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in<br />
quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto<br />
lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi,<br />
caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente,<br />
estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in<br />
più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è<br />
incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’<br />
e anche tu fa’ lo stesso”.<br />
Un canto<br />
Tebe Pojem (Bilja Krstić)<br />
Un inno antichissimo, tra i più celebrati e al centro di alcune importanti pagine della storia<br />
della musica (è stato ripreso, tra gli altri, da Sergej Rachmaninov e Pëtr Il’ič Čajkovskij).<br />
Gli angeli sono messaggeri di Dio e portano la gioia del messaggio “Cantate questa preghiera.<br />
Glorificate il vostro Dio”.<br />
Un testo ebraico<br />
Dalla Gmarà – Masechet Shabat – 27 p. 1 – Ricevere gli ospiti:<br />
Il precetto di Ospitalità è tanto importante da esserlo anche più che pregare il Signore.<br />
E dissero di questo Rabbi Yehuda figlio di Rav Shilo e Rabbi Assi e Rabbi Yochanan: ci sono<br />
sei precetti dei quali, rispettandoli, l’uomo mangerà i frutti già in questo regno e si assicurerà<br />
di farlo anche nel prossimo. Sono i precetti dell’Ospitalità … e gli altri.<br />
Il Rambam ha classificato in 8 gradini i gradi della carità. Questi gradi non riguardano solo<br />
l’elemosina in termini economici ma toccano tutti i settori del dare e della carità tra i quali<br />
l’accoglienza.<br />
Si racconta che dopo le terribili vicissitudini che si abbatterono su Giobbe, egli interpellò<br />
il Signore chiedendogli se non fosse vero che anch’egli come Abramo aveva nutrito, dissetato<br />
e vestito i poveri.<br />
Il Signore gli rispose che lui, Giobbe, non era arrivato neanche lontanamente al livello di<br />
Abramo, perchè egli aveva dato a coloro che erano abituati a mangiare poco, quel poco<br />
necessario e a quelli che erano abituati a mangiare carne aveva dato loro anche la carne,<br />
mentre Abramo aveva dato subito tutto il meglio che poteva. Disse anche che lui, Giobbe,<br />
attendeva nella sua casa che qualche ospite entrasse, mentre Abramo era seduto sull’uscio<br />
della tenda e cercava l’ospite da invitare e quando poteva gli andava anche incontro.<br />
Nei libri della Torà sono scritte sull’ospitalità delle iniziali che corrispondono a quelle delle<br />
parole “mangiare”, “bere” e “accompagnare”. Perchè Abramo dava da mangiare ai suoi<br />
ospiti, dava loro da bere e li accompagnava per un tratto nel prosieguo della loro strada.<br />
Quindi il precetto dell’ospitalità per completezza prevede anche l’accompagnare l’ospite<br />
per un tratto.<br />
29
30<br />
parole e musica<br />
Un canto<br />
Avinu malkeinu (David D’Or)<br />
Tradotto comunemente in Padre Nostro è una preghiera altamente simbolica, recitata in<br />
diversi momenti dei servizi religiosi ebraici. “Abbi pietà di noi e dei nostri bambini, aiutaci a<br />
liberarci dalle pestilenze, dalla guerra, dalla carestia. Fa’ che l’odio e l’oppressione lascino il<br />
mondo”: queste alcune invocazioni dei versi della preghiera.<br />
Una versione del canto di Avinu Malkeinu è stata resa celebre dall’interpretazione di Barbara<br />
Streisand.<br />
Un testo dell’Islam<br />
O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli<br />
e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo<br />
teme. In verità Allah è sapiente, ben informato. {Al-Hujuraat, 13}<br />
Ti è giunta la storia degli ospiti onorati di Abramo? Quando entrarono da lui dicendo:<br />
“Pace”, egli rispose: “Pace, o sconosciuti”. Poi andò discretamente dai suoi e tornò con un<br />
vitello grasso, e l’offrì loro... [Disse]: “Non mangiate nulla?”. {Adh-Dhariyat, 24-27}<br />
La carità non consiste nel volgere i volti [in preghiera] verso l’Oriente e l’Occidente, ma nel<br />
credere in Allah e nell’Ultimo Giorno, negli Angeli, nel Libro e nei Profeti e nel dare, dei propri<br />
beni, per amore Suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti<br />
e per liberare gli schiavi; assolvere l’orazione e pagare la decima. Coloro che mantengono<br />
fede agli impegni presi, coloro che sono pazienti nelle avversità e nelle ristrettezze, e<br />
nella guerra, ecco coloro che sono veritieri, ecco i timorati. {Al-Baqarah, 177}<br />
Ti chiederanno: “Cosa dobbiamo dare in elemosina?” Di’: “I beni che erogate siano destinati<br />
ai genitori, ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai viandati diseredati. E Allah conosce tutto il<br />
bene che fate”. {Al-Baqarah, 215}<br />
Rendi il loro diritto ai parenti, ai poveri e al viandante, senza [per questo] essere prodigo.<br />
{Al-Isra’ , 26}<br />
Adorate Allah e non associateGli alcunché. Siate buoni con i genitori, i parenti, gli orfani, i<br />
poveri, i vicini vostri parenti e coloro che vi sono estranei, il compagno che vi sta accanto ,<br />
il viandante e chi è schiavo in vostro possesso. In verità Allah non ama l’insolente, il vanaglorioso.<br />
{An-Nisa , 36}<br />
Sura 2, al-Baqara (Capitolo 2 - La Giovenca) versetto 62 - Certo, quelli che hanno creduto,<br />
quelli che praticano l’ebraismo, i cristiani, i sabei, chiunque ha creduto in Dio e nel Giorno<br />
ultimo e compie opera buona, avranno la loro ricompensa presso il Signore. Per loro nessun<br />
timore, e non verranno afflitti.<br />
Un canto<br />
Nasheed Lel Hob - Un canto per l’amore (Miriam Tukan)<br />
musiche di Joseph Khaleefa, arrangiamento di Kamal Siqely, testo tratto dall’introduzione<br />
di Una lacrima e un sorriso di Khalil Gibran.<br />
Un canto che inneggia all’amore, alla gloria della fede, alla sua luce. Un inno di gioia e luce<br />
nel nome di Dio, salvatore di tutti i cuori.<br />
Un brano tratto dal testo sacro ai cristiani<br />
Giovanni 15, 9-17<br />
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato<br />
voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore,<br />
come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho<br />
detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.<br />
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno<br />
ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei<br />
amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello
parole e musica<br />
che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio<br />
l’ho fatto conoscere a voi.<br />
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate<br />
frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome,<br />
ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.<br />
Un canto<br />
Psalm (Dautoski Quartet)<br />
musiche di Stojan Stojkov, arrangiamento di Dragan Dautovski e Aleksandra Popovska,<br />
testo di P. Rendzov.<br />
Un canto di preghiera, che alterna l’intimità del silenzio e delle atmosfere raccolte alle<br />
esplosioni sincere e luminose della gioia della fede.<br />
Nella pausa che segna il passaggio alla seconda parte del pomeriggio il presidente<br />
della Comunità Ebraica, Andrea Mariani, saluta il pubblico e introduce l’intervento<br />
del Sindaco di <strong>Trieste</strong>, Roberto Dipiazza, che rivolge alla platea un personale messaggio<br />
sull’accoglienza.<br />
“L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure, la sicurezza e le prospettive”:<br />
un confronto a più voci<br />
Terminati letture e canti, si apre un incontro tra molti personaggi di primissimo<br />
piano che si confrontano sul tema: "L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure,<br />
la sicurezza e le prospettive".<br />
Moderatore dell’incontro:<br />
Alberto Melloni, titolare della Cattedra Unesco per il pluralismo religioso e la<br />
pace, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena - Reggio Emilia,<br />
Direttore della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna,<br />
editorialista Corriere della Sera.<br />
Partecipano:<br />
Marco Aime - Scrittore e docente di antropologia culturale all’Università di Genova<br />
Haim Baharier - Maestro di ermeneutica biblica e studi ebraici<br />
Giovanna Botteri - Giornalista RAI corrispondente dagli Stati Uniti<br />
Ismet Bušatlić - Decano della facoltà di studi islamici dell’Università di Sarajevo<br />
Ivan Jakovčić - Presidente della Regione Istriana<br />
Drago Jančar - Autore e drammaturgo<br />
Enes Karić - Professore di studi coranici all’Università di Sarajevo<br />
Trajko Petrovski - Storico ed etnologo, esperto di cultura Rom<br />
S.E. Amfilohije Radović - Metropolita di Crna Gora e Primorje<br />
S.E. Eugenio Ravignani - Vescovo di <strong>Trieste</strong><br />
Renzo Tondo - Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia<br />
31
32<br />
i protagonisti<br />
Alberto Melloni<br />
Titolare della Cattedra Unesco per il pluralismo religioso e la pace, docente<br />
di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena - Reggio Emilia,<br />
Direttore della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di<br />
Bologna, editorialista Corriere della Sera.<br />
Nato a Reggio Emilia nel 1959, è ordinario di Storia<br />
del cristianesimo all’Università di Modena - Reggio<br />
Emilia e dirige la Fondazione per le scienze religiose<br />
Giovanni XXIII di Bologna.<br />
È membro dell’Académie des sciences réligieuses di<br />
Bruxelles e fa parte del consiglio scientifico dell’Istituto<br />
dell’Enciclopedia Italiana. Ha fatto parte della<br />
direzione di “Concilium” e ora siede nella redazione<br />
di “Cristianesimo nella storia”, della “Schweizerische<br />
Zeitschrift für Religions- und Kulturgeschichte” e<br />
nel consiglio internazionale della “Revue d’histoire<br />
ecclésiastique”.<br />
È curatore della serie Conciliorum Oecumenicorum<br />
Generaliumque Decreta, nel Corpus Christianorum<br />
(Brepols 2007-) e ha presieduto la Commissione<br />
per l’edizione nazionale dei diari di A.G. Roncalli-<br />
Giovanni XXIII e del Comitato internazionale per il<br />
bilancio delle scienze religiose del Novecento.<br />
...Sull’accoglienza<br />
da Simon Weil<br />
Poiché quaggiù il bene puro non si trova<br />
da nessuna parte, o Dio non è onnipotente<br />
o non è assolutamente buono, o non comanda<br />
ovunque ne avrebbe il potere. Pertanto<br />
l’esistenza del male in questo mondo,<br />
lungi dall’essere una prova contro la realtà<br />
di Dio, è ciò che ce la svela nella sua verità.<br />
La creazione è da parte di Dio non un atto<br />
di espansione di sé, ma un ritrarsi, un atto<br />
di rinuncia. Dio insieme a tutte le creature<br />
è meno di Dio da solo.<br />
Egli ha accettato questa diminuzione. Ha<br />
svuotato di sé una parte dell’essere.<br />
Egli si è svuotato già in quest’atto della sua<br />
divinità: per questo san Giovanni afferma<br />
che l’agnello è stato sgozzato fin dalla creazione<br />
del mondo. Dio ha permesso che esistessero<br />
cose altre da lui e di valore infinitamente<br />
minore. Attraverso l’atto creatore<br />
egli ha negato se stesso, così come il Cristo<br />
Ha curato l’edizione italiana della Storia del Concilio<br />
Vaticano II, diretta da Giuseppe Alberigo (5 voll.,<br />
il Mulino, 1995-2001) e ha pubblicato saggi sulle<br />
istituzioni e le politiche ecclesiastiche, fra i quali Il<br />
conclave. Storia di una istituzione (Mulino, Bologna<br />
2003: Premio Capri), L’altra Roma. Politica e santa<br />
sede al concilio (Mulino, Bologna 2000), La storia che<br />
giudica la storia che assolve (Laterza, Bari 2007) e<br />
Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio (Einaudi,<br />
Torino <strong>2009</strong>).<br />
Collabora con Rai e dal 2001 scrive per Il Corriere<br />
della Sera.<br />
ha prescritto a noi di negare noi stessi. Dio<br />
si è negato in nostro favore per dare a noi<br />
la possibilità di negarci a nostra volta per<br />
lui. Questa risposta, quest’eco che dipende<br />
da noi rifiutare, è l’unica risposta possibile<br />
alla follia d’amore dell’atto creatore.<br />
(Simon Weil, Forme dell’amore implicito di<br />
Dio, in “Attesa d’amore”, Sanpaolo <strong>2009</strong>,<br />
pp. 106-107)
Laureato presso la Facoltà di Lettere<br />
dell’Università di Torino con una tesi in<br />
antropologia culturale sulle credenze di<br />
stregoneria in una valle alpina del cuneese.<br />
Nel 1996 ha conseguito il dottorato di<br />
ricerca in “Antropologia culturale ed Etnografia:<br />
teoria e pratica della ricerca”<br />
presso l’Università di Torino.<br />
Durante questo periodo ha condotto<br />
ricerche tra i tangba (taneka) del Benin<br />
settentrionale.<br />
I risultati della ricerca sono contenuti nel<br />
testo Il mercato e la collina. Il sistema politico<br />
dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale.<br />
Passato e presente (Il Segnalibro,<br />
1997).<br />
Nel 1998-99 ha condotto una ricerca<br />
sull’impatto turistico e sulla reazione dei<br />
locali nella regione del Mali, abitata dai<br />
dogon, da cui è nato Diario Dogon (Bollati<br />
Boringhieri, 2000).<br />
Nel 1999 vince il concorso da ricercatore<br />
presso l’Università di Genova, e dall’anno<br />
successivo tiene regolarmente corsi<br />
di Antropologia culturale nel triennio e<br />
di Antropologia delle società complesse<br />
nella laurea magistrale.<br />
Nel 1999 ha condotto una ricerca con<br />
Stefano Allovio e Pier Paolo Viazzo sui<br />
pastori transumanti di Roaschia e sulle<br />
dinamiche di trasformazione di quella<br />
comunità, che si è tradotta nel libro Sapersi<br />
muovere. Pastori transumanti di Roaschia<br />
in collaborazione con S. Allovio e<br />
i protagonisti<br />
Marco Aime<br />
Scrittore e docente di antropologia culturale all’Università di Genova<br />
P.P. Viazzo (Meltemi, Roma, 2001).<br />
Successive ricerche condotte in Africa<br />
occidentale hanno prodotto La casa di<br />
nessuno. Mercati in Africa occidentale,<br />
(Bollati Boringhieri, 2002), un testo di antropologia<br />
economica e Timbuctu (Bollati<br />
Boringhieri, 2008), in cui si riprendono le<br />
tematiche legate al turismo e all’immaginario<br />
turistico. Nel frattempo ha pubblicato<br />
diversi articoli scientifici e alcuni<br />
testi di carattere teorico come Eccessi di<br />
culture (Einaudi, 2004), in cui ha affrontato<br />
i nuovi scenari disegnati da migrazioni,<br />
tensioni internazionali, scambi di<br />
idee e di immagini; parole come “cultura”,<br />
“etnia”, “identità” riempiono sempre<br />
più i discorsi dei politici e le colonne dei<br />
giornali.<br />
Tra i libri usciti negli ultimi anni si ricordano<br />
Sensi di viaggio. Il piacere di girare<br />
il mondo (Ponte alle Grazie, 2005), L’incontro<br />
mancato. Turisti, nativi, immagini<br />
(Bollati Boringhieri, 2005); Gli specchi di<br />
Gulliver. In difesa del relativismo (Bollati<br />
Boringhieri, 2006); Gli stranieri portano<br />
fortuna, con Tokou Lawa (Epoché, 2007);<br />
Il lato selvatico del tempo (Ponte alle Grazie,<br />
2008); Il diverso come icona del male<br />
(Bollati Boringhieri, <strong>2009</strong>); Una bella differenza<br />
(Einaudi, <strong>2009</strong>).<br />
Il suo scritto più recente è La macchia<br />
della razza. Lettera alle vittime della paura<br />
e dell’intolleranza, Ponte alle Grazie,<br />
<strong>2009</strong>.<br />
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34<br />
i protagonisti<br />
Haim Baharier<br />
Maestro di ermeneutica biblica e di studi ebraici<br />
Nato a Parigi nel 1947, ha compiuto studi scientifici<br />
in Francia e negli Stati Uniti (phd al Mit di Boston).<br />
È stato allievo dei filosofi Emmanuel Lévinas e Léon<br />
Askenazi e del Maestro Israel di Gur. Attualmente<br />
Haim Baharier è tra i principali studiosi di ermeneutica<br />
biblica e di pensiero ebraico.<br />
Matematico, si è anche abilitato in Francia alla psicanalisi.<br />
Interviene come visiting professor in diverse<br />
facoltà italiane ed estere (scienze della formazione,<br />
sociologia, arte) e in summit mondiali.<br />
Dopo aver diretto a lungo l’impresa di famiglia, ha<br />
fondato un centro per la formazione manageriale.<br />
Gli interventi e i percorsi di formazione da lui elaborati<br />
si ispirano alla saggezza biblica e si fondano<br />
sull’approccio ermeneutico: percorsi di gruppo e<br />
individual coaching, percorsi nella leadership, nella<br />
comunicazione, analisi e elaborazione della conflittualità,<br />
della precarietà; accompagna i processi<br />
d’integrazione in azienda e tra aziende. Ultimamente<br />
rivolge la sua attenzione all’etica, in termini di<br />
credibilità e di linguaggio per le imprese e i grandi<br />
gruppi bancari del Terzo Millennio.<br />
Nel campo dello sviluppo delle abilità cognitive,<br />
Haim Baharier opera insieme ai suoi formatori lavorando<br />
sia con high performers e high potentials, sia<br />
con soggetti in situazioni di deficit.<br />
Ha tenuto cicli domenicali di lezioni nella primavera<br />
2006 e 2007 al Teatro Dal Verme di Milano che ha<br />
registrato ogni volta con pubblico pagante il tutto<br />
esaurito. Al primo ciclo di lezioni ha fatto seguito<br />
il libro La Genesi spiegata da mia figlia (Garzanti,<br />
2006). Nel 2008 è uscito, sempre per Garzanti, Il<br />
Tacchino pensante. È autore e regista della pièce<br />
Chisimb’arca, recitata dall’attore Eugenio De Giorgi,<br />
presentata con successo il 25 maggio 2008 a Venezia<br />
nell’ambito del “Festival dell’Arca”.<br />
Il massimo conoscitore di sapienza ebraica<br />
tra noi. (Erri De Luca, Il Mattino di Napoli, 2<br />
luglio 2008)<br />
Saggio che attrae e respinge, oppure semplice<br />
veicolo per far luce dentro di noi, Baharier<br />
- ascoltare Baharier - resta una delle<br />
più alte esperienze che si possono fare<br />
a Milano. (Corriere della Sera 5 febbraio<br />
2007)<br />
Un racconto, quello di Baharier, che letteralmente<br />
è pieno di “colpi di teatro” (Il Giornale,<br />
1 febbraio 2007)<br />
È annunciato, con quattro lezioni sulla Genesi,<br />
il ciclone Haim Baharier, l’esegeta biblico<br />
da grandi folle che sta diventando il<br />
Vittorio Sermonti della Torah. (L’Espresso, 1<br />
febbraio 2007 )<br />
Parla, e ovunque parli riesce a tenere il suo<br />
pubblico, così variegato per età, professione,<br />
cultura, nazionalità e fede, inchiodato<br />
al suo posto, nel denso silenzio che richiede<br />
ogni ascolto. (L’Osservatore Romano, 19<br />
ottobre 2006)<br />
Uno dei massimi interpreti viventi della tradizione<br />
ebraica. Una manciata di lucciole,<br />
per stupirsi delle profondità (Erri De Luca,<br />
Vanity Fair, 21 <strong>settembre</strong> 2006)<br />
Ciò che colpiva, per sei domeniche mattina<br />
al Teatro Dal Verme a Milano, non erano<br />
tanto le millecinquecento persone che si<br />
accalcavano ad ascoltare Haim Baharier.<br />
Stupiva piuttosto che a fine lezione in tre o<br />
quattrocento si mettessero in fila per pagare.,<br />
non avendolo fatto prima per la ressa<br />
alla cassa. (L’Espresso, 7 <strong>settembre</strong> 2006)<br />
Baharier, matematico e psicoanalista, allievo<br />
di Emmanuel Lévinas, è davvero un maestro.<br />
(Avvenire, 31 gennaio 2006)<br />
Il suo insegnamento non facile, le sue parole<br />
esigenti e tormentate, il suo pensiero<br />
che sfida la banalità dei luoghi comuni offrono<br />
percorsi di senso vertiginosi e illuminanti.<br />
(La Repubblica, 27 gennaio 2006)
...Sull’ accoglienza<br />
Non nominerai il nome di Dio invano, recita il<br />
terzo comandamento. Non si tratta soltanto<br />
del divieto di strumentalizzare il divino ma<br />
di cautelare i percorsi dell’identità umana<br />
sottraendoli al marchio dell’assoluto. Una<br />
cosa è il valore assoluto, altra cosa è la specificità<br />
di tutti i singoli percorsi che cercano la<br />
realizzazione di questo valore. Percorsi identitari<br />
immersi nella storia, fatti di conquiste,<br />
dubbi, derive, e talvolta anche di ripensamenti.<br />
Un esempio: tutti noi reputiamo la giustizia<br />
un valore assoluto. Invochiamo la giustizia<br />
come un valore assoluto perché giusto è il<br />
Dio che vorremmo al nostro fianco. Ma appellarsi<br />
e agire in nome di un Dio giusto aggrappato<br />
perennemente alla sua creatura significa<br />
contrarre lo spazio e il tempo, negarsi<br />
e negare agli altri la dignità del percorso. La<br />
vita umana, se non si dispiega in cammino<br />
identitario, perde ogni valore. La vita delle<br />
vittime innocenti o quella dei kamikaze,<br />
è valutata dal terrorista solo in termini di<br />
adeguamento o meno al divino-secondo-ilterrorista.<br />
Ogni suo intento di proselitismo<br />
universale, di espansione, non è che la caricatura<br />
di un percorso, la negazione della storia.<br />
Perché il cammino verso la realizzazione<br />
dei valori assoluti è fatto di passi ponderati,<br />
di tappe intermedie consolidate dalla verifica<br />
e dalla condivisione.<br />
Anche il popolo d’Israele subì la tentazione<br />
di adorare un Dio schierato. Nella Bibbia, per<br />
esempio, questo avvenne dopo le manifestazioni<br />
di potenza divina delle piaghe inferte<br />
all’Egitto e del mare che si apriva davanti<br />
agli schiavi liberati. Che queste non fossero<br />
manifestazioni elettive e che Dio non fosse<br />
un nume tutelare, il popolo d’Israele lo capì<br />
presto. Appena uscito dall’Egitto, sul suo<br />
cammino si materializzarono all’improvviso<br />
le orde del nemico Amalec. Chi era Amalec?<br />
Soffermiamoci sui versetti precedenti la sua<br />
comparsa, e che narrano di come il popolo<br />
mormorasse contro Mosè, domandandogli:<br />
Dio è o non è con noi?<br />
È da questa domanda che procede il nemico<br />
di ogni percorso identitario. Concepire una<br />
relazione univoca e lineare di captazione e<br />
di possesso, pensare che possa esistere una<br />
relazione all’altro così riduttiva: con noi o<br />
contro di noi, dentro di noi o fuori da noi? È<br />
questo che la Torah chiama Amalec. È un nemico<br />
che va combattuto incessantemente,<br />
senza mai rinunciare alla progettualità. Narra<br />
infatti la Bibbia che mentre il popolo d’Israe-<br />
i protagonisti<br />
le combatteva contro Amalec, Mosè teneva<br />
le braccia alzate: ogni qual volta le braccia si<br />
abbassavano, le orde di Amalec prendevano<br />
il sopravvento; sollevate di nuovo, il popolo<br />
d’Israele ritornava vincitore. Mosè - e Amalec<br />
è lì a confermarlo - non pregava. Il testo<br />
biblico non menziona implorazioni rivolte a<br />
Dio. Quella postura - secondo la tradizione<br />
qabalista – indica quanto sia vitale, anche in<br />
guerra, rimanere concentrati sulla progettualità<br />
del percorso.<br />
Il percorso identitario ebraico ha un imprescindibile<br />
postulato: ogni altra identità deve<br />
potersi cercare, legittimare in questo percorso<br />
e la legittimazione altrui deve diventare<br />
il parametro per verificare la propria. Ogni<br />
identità deve sentirsi elevata dall’altra nella<br />
ricerca continua dei ‘massimi’ comuni denominatori.<br />
Si capisce come l’imposizione<br />
dell’assoluto, vuoi sotto forma di guerra santa,<br />
di religione, vuoi di sistema economico,<br />
di globalizzazione, sia aliena a questa visione.<br />
L’incapacità di sottoporsi continuamente<br />
a una reciproca verifica non solo si traduce<br />
spesso in scontro ma conferma nel vincitore<br />
la certezza di adorare il vero Dio, e nello<br />
sconfitto lascia la convinzione che il proprio<br />
Dio, mettendolo a dura prova, lo invita a reagire<br />
con maggiore determinazione.<br />
Tre libri dopo la guerra a Amalec, nel Deuteronomio,<br />
viene enunciato in un modo assai<br />
ambiguo uno dei precetti fondamentali<br />
di Israele: ricordati di cancellare il ricordo di<br />
Amalec. Poco prima invece una prescrizione<br />
risuona forte e chiara: avrai un peso integro e<br />
giusto, una misura integra e giusta.<br />
Il peso in ebraico è even, che significa letteralmente<br />
‘pietra’, utilizzata come misura del<br />
commercio onesto. Se dovessi avere due<br />
pesi e due misure sei in pieno Amalec! Ecco<br />
dunque un impegno che richiede una verifica<br />
interiore continua: ricordati di cancellare.<br />
Even, il peso o la pietra, è un chiasmo tra due<br />
parole: av e ben, padre e figlio. La tradizione<br />
ebraica insegna che, quando ci si reca in visita<br />
a un defunto, prima di congedarsi, si seminano<br />
sulla tomba due o tre piccole pietre. È il<br />
segno della continuità tra le generazioni. Per<br />
la Torah il senso dell’anteriorità deve essere<br />
integro; un’anteriorità che non è un viaggio<br />
nel tempo ma è presa di coscienza di una<br />
responsabilità e di un progetto, la continua<br />
verifica richiesta al popolo viaggiatore. Non<br />
può essere l’opera di una singola vita umana.<br />
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36<br />
i protagonisti<br />
Giovanna Botteri<br />
Giornalista RAI corrispondente dagli Stati Uniti<br />
Giovanna Botteri, triestina, è laureata in filosofia<br />
con il massimo dei voti e ottiene un Dottorato di<br />
ricerca in Storia del cinema alla Sorbonne - Paris. Ha<br />
collaborato con “Il Piccolo” di <strong>Trieste</strong> e “L’Altoadige”<br />
di Bolzano. È stata assunta alla RAI, al Tg3 redazione<br />
esteri, nel 1989. Da allora, come inviata, ha coperto<br />
la crisi balcanica in tutte le sue tragiche vicende. Ha<br />
filmato, assieme a Miran Horovatin, ucciso a Mogadiscio<br />
insieme con Ilaria Alpi nel 1994, l’incendio<br />
della biblioteca nazionale di Sarajevo, la strage del<br />
pane e quella del mercato che portò all’intervento<br />
Americano, la fuga da Sebrenica e le fosse comuni.<br />
È stata poi in Albania, dove ha seguito la rivolta di<br />
Valona, e in Kossovo, dai primi massacri dell’89 fino<br />
alla guerra, entrando con i primi blindati dell’esercito<br />
italiano a Pec’ e scoprendo gli eccidi ed i morti.<br />
...Sull’ accoglienza<br />
Un sabato di <strong>settembre</strong>, a <strong>Trieste</strong>, nel piazzale<br />
antistante la Sinagoga, un Rabbino<br />
capo e uno studioso di ermeneutica biblica<br />
spiegano alla città il significato simbolico<br />
dell’Havdalah, la differenza.<br />
A questa stessa città che meno di settant’anni<br />
prima vide la propria risiera trasformarsi<br />
in un campo di sterminio, l’unico in Italia,<br />
per punire quella ed altre diversità.<br />
La domenica, nel glorioso Teatro Lirico dedicato<br />
a Giuseppe Verdi, ebrei, musulmani,<br />
cristiani e ortodossi e cattolici, italiani, serbi<br />
e bosniaci raccontano come nelle diverse<br />
religioni e culture si educhi alla conoscenza<br />
al rispetto dell’altro, del diverso.<br />
In platea c’è ancora quella stessa città che<br />
scoprì le fosse comuni delle foibe sul suo<br />
carso, che accolse sgomenta migliaia di<br />
profughi, moltiplicando divisioni, Zone A,<br />
Zone B, per segnare i suoi nuovi confini. La<br />
città che ha continuato a vedere profughi<br />
e a sentire racconti di campi di concentramento.<br />
Anche se ormai i nuovi profughi sono semplicemente<br />
clandestini, illegali e dei loro<br />
racconti di paura e fuga nessuno si interessa<br />
più.<br />
A <strong>Trieste</strong> ho conosciuto la linea invisibile<br />
che viene tracciata attorno ai diversi. È<br />
importante riconoscerla perché non accorgersene<br />
è sempre pericoloso. Rischi di<br />
oltrepassarla e di ritrovarti al di là, magari<br />
E ancora: a Mosca nel 1991, durante il tramonto<br />
dell’era Gorbaciov; Algeria, Iran, Sudafrica sono le<br />
successive tappe. In Afghanistan fino al crollo del<br />
regime talebano. È stata inviata molte volte in Iraq,<br />
anche quando Saddam aprì le prigioni nell’ottobre<br />
del 2002 per le ispezioni ONU e poi a Baghdad durante<br />
la guerra ed i bombardamenti, che ha filmato<br />
per prima il 20 marzo 2003, fino all’arrivo dei carri<br />
armati americani, anche questa volta mostrati in<br />
esclusiva RAI il 9 aprile di quell’anno. È tornata più<br />
volte in Iraq, ed ha continuato a coprire l’area medio<br />
orientale, il Libano, la Siria, e anche l’Iran.<br />
Dal 2004 al 2007 ha condotto l’edizione principale<br />
del TG3. Dal giugno 2007 è corrispondente della<br />
RAI dagli Stati Uniti.<br />
anche in buona compagnia, maggioranza<br />
deviante, come teorizzava Franco Basaglia.<br />
Sui fronti di guerra ho visto quella linea<br />
invisibile diventare trincea, baratro, abisso.<br />
Così profonda e smisurata da rendere impossibile<br />
non la conoscenza, ma nemmeno<br />
la vista di chi sta dall’altra parte.<br />
E continuo a pensare che un giorno potrei<br />
svegliarmi e ritrovarmi come Peter, il bambino<br />
protagonista del film di Joseph Losey,<br />
The boy with the green hair, con i capelli verdi,<br />
e la vita segnata per sempre da questa<br />
diversità.<br />
Passare attraverso la disperazione, e la fuga<br />
prima di capire che proprio questa diversità<br />
può diventare un simbolo di pace.
Ismet Bušatlić<br />
Decano della facoltà di studi islamici dell’Università di Sarajevo<br />
È nato il 7 agosto del 1948 a Zastinju, Gornji Vakuf<br />
(Bosnia ed Erzegovina). A Sarajevo ha terminato la<br />
Medresa (Scuola Superiore Islamica) e si è laureato<br />
all’Università degli Studi Islamici.<br />
A Belgrado si è laureato anche in Giornalismo e a<br />
Madrid ha compiuto gli studi di post laurea e post<br />
dottorato all’Universidad Complutense de Madrid<br />
dottorali. La sua tesi di dottorato è dedicata a Obras<br />
andalusies conocidas en Bosnia e inluyentes en su desarollo<br />
religioso e intelectual.<br />
È Decano dell’Università degli Studi Islamici a Sarajevo<br />
dove insegna Storia e civilità della cultura islamica<br />
ed è docente della medesima disciplina presso<br />
l’Università di Pedagogia di Bihac e presso l’Accademia<br />
di Pedagogia “Džemal Bijedić” di Mostar.<br />
È comunemente risaputo che le fonti<br />
dell’Islam, del Corano in quanto libro sacro<br />
e della Sunnah in quanto tradizione illuminata,<br />
considerano il pluralismo religioso<br />
etnico e razziale come espressione della<br />
volontà divina ed una conseguenza della<br />
creazione divina che dovrebbe indurre<br />
l’uomo al rispetto reciproco ed alla cooperazione<br />
e non all’odio e alla guerra. Le autorità<br />
politiche e religiose avevano questo in<br />
mente quando redigevano documenti - in<br />
luoghi e tempi specifici - che confermavano<br />
i diritti degli altri di vivere in terre islamiche<br />
continuando a osservare la propria<br />
legge religiosa e le proprie tradizioni.<br />
L’Europa ha la sua millenaria esperienza di<br />
coesistenza tra cristiani ebrei e musulmani<br />
in al-Andalus (Andalusia), Malta, Sicilia,<br />
Cipro, e nei Balcani, dove, frequente era lo<br />
scambio ideologico, di conoscenze, di arti,<br />
di musica, di stile e di moda. Dall’eredità<br />
storica di queste regioni e micro-regioni<br />
possiamo ricavare un’importanti lezioni sul<br />
conoscere e accogliere l’altro.<br />
La maniera in cui il Sultano Mehmed II<br />
i protagonisti<br />
Conoscere e accogliere l’altro<br />
nell’eredità storica della Bosnia ed Erzegovina<br />
Ha collaborato con l’Università diTeheran e di Tübingen<br />
e ha paretcipato ai diversi incontri, conferenze,<br />
seminari e colloqui in Bosnia ed Erzegovina<br />
ed all’estero.<br />
Sono stati pubblicati diversi suoi testi riguardanti<br />
gli Studi dei seguaci del Libro (Studije o sljedbenicima<br />
knjige). È membro del Direttivo della Comunità Islamica<br />
in Bosnia ed Erzegovina.<br />
Fa parte della redazione dei seguenti periodici: Annali<br />
della Biblioteca di Husrevbey (Anali Gazi Husrevbegove<br />
biblioteke), dell’Università degli Studi Islamici<br />
di Sarajevo (Zbornik radova Fakulteta islamskih<br />
nauka), Nuovi Mualli (Novi Muallim), Annuario BZK<br />
Rinascita (Godišnjak BZK Preporod) ed I Segni del<br />
tempo (Znakovi vremena).<br />
trattò gli ortodossi, gli ebrei e gli armeni<br />
dopo l’entrata vittoriosa a Costantinopoli,<br />
e i cattolici dopo la conquista della Bosnia<br />
divenne un uso comune tra i millet degli<br />
ottomani nei Balcani.<br />
Benchè lo stesso sistema venne ufficialmente<br />
applicato in Bosnia ed Erzegovina a<br />
partire dal 1463 e fino al 1878, la maniera e<br />
la consistenza della sua implementazione<br />
dipese dall’avidità dei rappresentanti locali<br />
del governo ottomano e dall’interpretazine<br />
delle autorità religiose bosniache.<br />
È stata questa specificità locale che ha indebolito<br />
l’interesse di ciascuno nella ricerca<br />
approfondita e nell’oggettiva valutazione<br />
di conoscenza e accoglienza dell’altro<br />
nella tradizione storica di questa regione.<br />
Dal momento che non ci sono stati studi<br />
del genere ad oggi, crediamo che sia interessante,<br />
in questa occasione, citare alcuni<br />
esempi e parlare dello status dei non-musulmani<br />
rispetto alla proprietà di tipo waqf<br />
e dell’attitudine dei mufti della Bosnia ed<br />
Herzegovina nei confronti dei diritti degli<br />
ortodossi, degli ebrei e dei cattolici in Bosnia<br />
ed Eerzegovina sotto il dominio islamico-ottomano.<br />
- NDT millet (dall’arabo milla, “confessione<br />
religiosa”) si indicano quelle comunità religiose<br />
dell’impero ottomano che godevano di una serie<br />
di diritti e di prerogative nel quadro del sistema<br />
istituzionale complessivo dell’impero.<br />
- 2 NDT Il termine Waqf indica l’“immobilizzazione”<br />
di un bene per sfruttarlo e quindi donarne il<br />
ricavato ai poveri. Il waqf è una sadaqah jariah<br />
(elemosina continua) i cui effetti benefici e l’utilità<br />
aumentano durante tutta la vita del donatore e<br />
soprattutto continuano anche dopo la sua morte.<br />
37
38<br />
i protagonisti<br />
Ivan Jakovčić<br />
Presidente della Regione Istriana<br />
Nato a Parenzo il 15 novembre 1957, si è<br />
laureato nel nel 1980 presso la Facoltà di<br />
commercio estero dell’Università degli<br />
Studi di Zagabria. È sposato e ha tre figli.<br />
Ha una conoscenza attiva nel parlato e nello<br />
scritto delle lingue italiana, tedesca, francese<br />
e inglese. Dal 1981 al 1986 ha lavorato<br />
all’impresa pisinese “Pazinka” come addetto<br />
all’esportazione e al marketing; nel 1987<br />
si è trasferito in Austria diventando imprenditore<br />
privato; continua quest’attività<br />
anche nel 1989 quando ritorna in Croazia.<br />
Alle elezioni amministrative del 2001 viene<br />
eletto Presidente della Regione Istriana e<br />
attualmente svolge questa mansione già<br />
per il terzo mandato.<br />
Nel giugno del 2006 è stato eletto presidente<br />
provvisorio dell’Euroregione Adriatica,<br />
mentre il 21 <strong>settembre</strong> 2007 nella città<br />
albanese di Scutari, gli è stato confermato<br />
il mandato biennale di Presidente della<br />
stessa Euroregione. Quest’organizzazione,<br />
quale cornice istituzionale per identificare<br />
e risolvere le più importanti questioni<br />
comuni sull’Adriatico, rappresenta un modello<br />
d’interazione che riunisce la collaborazione<br />
transnazionale, transfrontaliera e<br />
interregionale, conformemente agli standard<br />
moderni ed ai numerosi esempi in<br />
tutta Europa: è costituita da 25 membri,<br />
rappresentanti di città e regioni, provenienti<br />
da Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed<br />
Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia.<br />
Nel 1994 la Regione Istriana entra a far<br />
parte di una delle più grosse e rispettabili<br />
organizzazioni europee, l’Assemblea delle<br />
Regioni Europee – Assembly of European<br />
Regions (AER), diventando così la prima regione<br />
della Repubblica di Croazia ad aderire<br />
a questa prestigiosa organizzazione.<br />
Nell’ambito dell’Assemblea delle Regioni<br />
Europee Ivan Jakovčić ha svolto dal 1998 al<br />
1999 l’incarico di Presidente della Commissione<br />
II, dal 1999 al 2000 è stato Presidente<br />
della Commissione A per la collaborazione<br />
fra oriente e occidente, mentre dal 2003 al<br />
2007 è stato eletto Vicepresidente dell’Assemblea<br />
delle Regioni Europee. È stato<br />
nominato membro associato del Presidio<br />
nel 2006, svolgendo quest’incarico fino al<br />
2008; attualmente ne è membro onorario.<br />
Nell’autunno del 2004 il Presidente della<br />
Regione Ivan Jakovčić ha appoggiato fortemente<br />
il dott. Franz Schausberger nell’ini-<br />
ziativa mirata alla costituzione dell’Istituto<br />
delle Regioni Europee – Institut der Regionen<br />
Europas (IRE). La Regione Istriana<br />
come uno dei fondatori dell’IRE, è membro<br />
di quest’organizzazione dal 2004, mentre il<br />
Presidente della Regione Ivan Jakovčić fa<br />
parte del Comitato consultivo.<br />
Alle elezioni parlamentari è stato eletto<br />
deputato nella seconda sessione della Camera<br />
dei deputati del Parlamento croato,<br />
dall’agosto 1992 fino al 1995; in quel periodo<br />
ha fatto parte anche del Comitato per la<br />
politica estera del Parlamento croato. È stato<br />
eletto anche nella terza sessione del Parlamento,<br />
dall’ottobre 1995 fino a novembre<br />
1999 e nella quarta, da febbraio 2000 fino<br />
a giugno 2001 quando ha assunto l’incarico<br />
di Ministro del neocostituito Ministero<br />
alle integrazioni europee, diventando così<br />
il primo Ministro alle integrazioni europee<br />
presso il Governo della Repubblica di Croazia.<br />
Alle elezioni amministrative del 1993, 1997<br />
e 2001 è stato eletto consigliere dell’Assemblea<br />
della Regione Istriana e dal 1993<br />
al 1997 è stato presidente del Comitato<br />
regionale per la collaborazione interregionale<br />
e i rapporti con gli emigrati della Regione<br />
Istriana.<br />
Dal 1991 fino ad oggi è presidente della<br />
Dieta Democratica Istriana – Istarski demokratski<br />
sabor (IDS-DDI).<br />
Quale politico e funzionario eminente, ha<br />
partecipato a numerose conferenze nazionali<br />
e internazionali nel campo della<br />
democrazia, dei diritti dell’uomo e delle<br />
minoranze, del regionalismo, della tutela<br />
ambientale, della libertà dei mass media e<br />
dell’economia.<br />
Nell’ottobre del 2008 il Presidente dell’Assemblea<br />
della Provincia Autonoma della<br />
Voivodina gli conferisce il Riconoscimento<br />
dell’Assemblea della Provincia Autonoma<br />
della Voivodina per la tolleranza. Nell’aprile<br />
del <strong>2009</strong> la Federazione dei cuochi delle<br />
regioni mediterranee ed europee gli conferisce<br />
il titolo onorario di Cavaliere dell’arte<br />
culinaria. Fra i suoi interessi particolari,<br />
spicca l’amore per il golf; è anche un noto<br />
e affermato sommelier.
...Sull’accoglienza<br />
La Giornata Europea della Cultura ebraica<br />
rappresenta l’occasione per valorizzare il<br />
grande contributo dato dagli Ebrei alla civiltà<br />
europea. Oggi, sollevati dal fardello<br />
del passato che spesso ci ha più divisi che<br />
uniti, grazie alla cultura, possiamo valutare<br />
tutta l’inutilità procurataci da una tale divisione<br />
e costruire legami di collaborazione<br />
in tutti i settori. La cultura contribuirà sicuramente<br />
ad allentare le differenze e rappresenterà<br />
un campo nel quale ci sarà una<br />
migliore comprensione.<br />
È nostro desiderio che questo luogo, caratterizzato<br />
da una storia comune e spesso<br />
turbolenta, sia per sempre in funzione della<br />
pace, della stabilità, della collaborazione,<br />
della prosperità e di una vita sicura e felice:<br />
ciononostante, ognuno custodirà accuratamente<br />
le sue peculiarità.<br />
L’Istria con il suo paesaggio, l’eredità storico-culturale<br />
e i traguardi di civiltà raggiunti,<br />
rappresenta una ricchezza per l’Europa:<br />
nel suo impegno a rappacificare gli<br />
eterni scontri di civiltà – slave, romaniche<br />
e germaniche – l’Istria è rimasta segnata<br />
da numerose ferite e cicatrici, ma ha pure<br />
acquistato un grosso patrimonio spirituale<br />
e materiale. Situata nel cuore dell’Europa,<br />
l’Istria oggi rappresenta un ponte di pace e<br />
collaborazione fra i popoli e i paesi, è una<br />
regione rinomata e riconosciuta sulla carta<br />
politica, culturale, scientifica ed economica<br />
europea.<br />
Seguendo attentamente i notevoli mutamenti<br />
nel mondo e specialmente in Europa,<br />
siamo pronti ad accettare la sfida della<br />
globalizzazione e perciò costruiamo la nostra<br />
competitività regionale, ma in questo<br />
mondo pieno di legami, custodiamo gelosamente<br />
i nostri buoi istriani, le nostre casite<br />
e le nostre battane, le particolarità e i<br />
gioielli del nostro ambiente istriano. L’Istria<br />
è la prima regione in questi luoghi che ha<br />
articolato il fenomeno della peculiarità<br />
locale che distingue un luogo dall’altro,<br />
come precursore del moderno regionalismo<br />
europeo; per questo motivo, oltre a<br />
ciò che è pertinente a noi, dobbiamo custodire<br />
e apprezzare anche quello che appartiene<br />
agli altri perché la nuova Europa è<br />
una comunità di paesi con le loro particolarità<br />
che si rispettano e completano, creando<br />
da una moltitudine di differenze, un<br />
nuovo mosaico europeo più suggestivo.<br />
Per questo motivo, appoggio gli sforzi con<br />
i protagonisti<br />
i quali ogni anno, agli inizi di <strong>settembre</strong>, attraverso<br />
una delle tematiche appartenenti<br />
al ricco patrimonio culturale ebreo, emergono<br />
le particolarità storiche e le ricchezze<br />
del nostro continente al quale siamo legati<br />
da un comune destino.<br />
39
40<br />
i protagonisti<br />
Drago Jančar<br />
Autore e drammaturgo<br />
Nato a Maribor, Slovenia, nel 1948, Drago<br />
Jančar è lo scrittore sloveno più conosciuto<br />
nella sua terra e all’estero. Ha<br />
studiato Legge e ha lavorato come giornalista,<br />
redattore editoriale e scrittore.<br />
Durante il regime comunista, è stato<br />
condannato per “propaganda al servizio<br />
del nemico”. Nel 1985 è stato Fulbright<br />
fellow negli Stati Uniti, e nel 1988 in Germania.<br />
Come Presidente del Slovenian P.E.N.<br />
Center (1987-91) ha avuto parte attiva<br />
nella crescita della democrazia in Slovenia<br />
e in Jugoslavia.<br />
I romanzi ed i racconti di Drago Jančar<br />
sono stati tradotti e pubblicati in vari<br />
lingue europee e negli Stati Uniti, cosi<br />
come le sue opere teatrali che sono state<br />
prodotte spesso all’estero e sono considerate<br />
il punto di forza della stagione<br />
teatrale slovena.<br />
Nel 1993 lo scrittore ha ricevuto il premio<br />
Preseren (il più prestigioso premio<br />
letterario sloveno).<br />
Nel 1994 ha vinto il premio Europeo della<br />
città di Arnsberg (Germania), per il miglior<br />
racconto dell’anno. Nel 2003 Jančar<br />
ha ricevuto il premio Herder per la letteratura<br />
e nel 2007 ha vinto il premio Jean<br />
Amery per la saggistica alla Fiera del Libro<br />
di Francoforte.<br />
Oggi Drago Jančar risiede a Lubiana. Tra<br />
i suoi romanzi si ricordano Il galeotto,<br />
1978; Aurora boreale, 1984; Brama Schernitrice,<br />
1994; Catarina, il pavone e il gesuita,<br />
2000; Il Costruttore, 2006; L’albero senza<br />
nome, 2008. Le sue novelle più famose<br />
sono Del pallido malfattore, 1978; Morte<br />
a Santa Maria delle Nevi, 1985; Lo sguardo<br />
dell’angelo, 1992. I saggi: Terra incognita,<br />
1989; Il vaso in cocci, 1993; Ricordi sulla<br />
Jugoslavia, 1991; La Disputa (con Adam<br />
Michnik), 1993; Pentole di carne egizia,<br />
1995; Un rapporto corto da una città assediata<br />
a lungo, 1996; Brioni, 2002; L’anima<br />
d’ Europa, 2006. Gli scritti per il teatro: Il<br />
dissidente Arnoz e i suoi, 1982; Gran valzer<br />
brillante, 1985; Pedinando Godot, 1987;<br />
Dedalus, 1988; Hallstatt, 1994; Cavalleria<br />
leggera, 2008; L’orologio batte in silenzio,<br />
<strong>2009</strong>. In italiano sono stati tradotti: Aurora<br />
boreale, tradotto da Enrico Lenaz e<br />
Darja Betocci. Milano: Bompiani, 2007; Il<br />
ronzio, tradotto da Roberto Dapit. Udine:<br />
Forum Editrice, 2007; L’allievo di Joyce,<br />
tradotto da Veronika Brecelj. Firenze: Ibiskos<br />
Editrice Risolo, 2006.
“Eppure, per poter capire l’altro, il presupposto<br />
necessario è proprio questo: parlare<br />
e ascoltarsi. Non occorre che gli interlocutori<br />
siano propriamente amici, ma se<br />
conoscono le reciproche esperienze, le reciproche<br />
vicissitudini, l’ambiente in cui l’altro<br />
è vissuto, sarà per loro molto più facile<br />
parlare anche di ciò che vogliono, di ciò<br />
che sperano e di dove intendono arrivare.<br />
Nell’Europa odierna la gente parla soprattutto<br />
allo scopo di promuovere i propri e i<br />
reciproci interessi. Nell’Europa odierna, chi<br />
proviene dalla sua parte orientale in genere<br />
sa quel che vuole: benessere e determinati<br />
standard nella vita pubblica. Anche<br />
chi proviene dalla sua parte occidentale<br />
sa cosa vuole: i mercati dell’Est, un’Europa<br />
senza confini, il mantenimento di uno stato<br />
di non-conflittualità politica nella vasta<br />
area che congiunge l’Adriatico al Baltico.<br />
Ma questo non basta. È necessario che<br />
ognuno degli interlocutori capisca l’altro<br />
nel complesso del suo contesto, per così<br />
dire, umano e storico. Per una conversazione<br />
di questo genere è necessaria la curiosità<br />
nei confronti dell’altro. E una comune<br />
battaglia contro la tendenza a dimenticare.<br />
L’ignoranza e il dimenticare rendono l’individuo<br />
supponente e borioso. La letteratura<br />
può quindi dare a un dialogo europeo un<br />
apporto molto maggiore rispetto a quanto<br />
possano fare gli interessi. Essa può introdurvi<br />
una particolare sensibilità per le condizioni<br />
di debolezza dell’altro, per l’alterità,<br />
ma soprattutto può essere veicolo della<br />
memoria.<br />
Memoria a questo proposito la parola chiave.<br />
Solo chi crede di edificare il mondo ex<br />
novo la evita. O la misitifica. O semplicemente<br />
dimentica”.<br />
(Traduzione Darja Betocchi)<br />
Il testo completo, redatto in occasione della Decima<br />
Giornata della Cultura Ebraica, sarà consegnato<br />
agli spettatori durante l’incontro.<br />
i protagonisti<br />
Un pensiero sull’accoglienza<br />
(Tratto dagli appunti sul tema: Conoscere e accettare l’altro )<br />
41
42<br />
i protagonisti<br />
Enes Karić<br />
Professore di studi coranici all’Università di Sarajevo<br />
Nato a Višnjevo (Bosnia ed Erzegovina) il 16 maggio<br />
1958, ha compiuto i suoi studi a Sarajevo presso la<br />
Facoltà di studi islamici e presso le Facoltà di Scienze<br />
Politiche e di Filosofia: in quest’ultimo ambito si<br />
è laureato con una tesi su Il rapporto tra la filosofia<br />
greca ed islamica nelle Epistole degli Ikhwan al-Safa<br />
(Fratelli della purità). All’Università di Belgrado ha<br />
ottenuto un dottorato presso la Facoltà di filologia<br />
con una tesi in Ermeneutica e problemi di traduzione<br />
dei testi sacri (con particolare riferimento al corano)<br />
nella lingua serbo croata (direttore della ricerca Prof.<br />
Rade Božović).<br />
Si è poi specializzato presso le Univeristà del Cairo<br />
(Egitto) Università al-Azhar (Il Cairo, Egitto), Yale<br />
University (USA), Oxford University (UK) ed è attualmente<br />
professore ordinario di Studi coranici e storia<br />
dell’interpretazione coranica presso la Facoltà di<br />
Studi Islamici dell’Università di Sarajevo, oltre che<br />
docente in corsi post laurea in Filosofia e Filosofia<br />
della Shari’a presso la Facoltà di Filosofia e Legge<br />
dell’Università di Sarajevo. Nel 2003 è stato nominato<br />
decano della Facoltà di Studi Islamici a Sarajevo.<br />
In ambito politico, tra il 1994-1996, durante il governo<br />
della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina<br />
guidato da Haris Silajdžić, è stato Ministro di Educazione,<br />
Scienza, Cultura e Sport.<br />
Molte le sue pubblicazioni: libri ed articoli di filosofia,<br />
teologia ed ideologia moderna e traduzioni<br />
dall’inglese e dall’arabo. La sua traduzione del corano<br />
in lingua bosniaca è stata recentemente pubblicata<br />
in due volumi ed è la prima edizione nel suo<br />
genere. Alcuni dei suoi articoli e trattati sono stati<br />
anche pubblicati in inglese, e alcuni di essi tradotti<br />
da lui stesso. Altri articoli sono stati pubblicati an-<br />
… Sull’accoglienza<br />
Accogliere l’altro in Europa<br />
I. Di primo acchito ciò che una persona coglie<br />
dell’attuale mosaico europeo, quando<br />
prende in considerazione l’aspetto religioso,<br />
è la nozione di un’Europa come un continente<br />
che è stato colonizzato, per più di due<br />
millenni, dalla religione. Dall’Enciclopedia<br />
delle religioni (ed. Mircea Eliade) si evince<br />
che l’Europa non ha dato i natali a nessuna<br />
delle maggiori religioni del mondo. In altre<br />
parole, le religioni che hanno assunto un<br />
ruolo significativo in Europa (Giudaismo,<br />
Cristianesimo ed Islam) sono nate e si sono<br />
sviluppate tutte in Asia, in quel magnifico<br />
‘’contenitore di fedi e nazioni”. Le principali<br />
terre e città che sono definite terre sante<br />
e città sante dall’odierna Europa, non sono<br />
in Europa. Si trovano in Asia. I fiumi sacri, le<br />
pietre sante, gli edifici sacri delle maggiori<br />
religioni del mondo trovarono luogo di divulgazione<br />
in Europa. Esse furono accolte<br />
dagli europei che decisero di riporre in loro<br />
la propria fede. Ciascuna di esse ebbe origine<br />
in Asia e non in Europa. Si può, invece,<br />
che in tedesco.<br />
Dal 1976 al 1978 Karić è stato capo editore di ZEM-<br />
ZEM, mensile pubblicato da Ghazi Husraw-bey Madrasah<br />
a Sarajevo. Dal 1988 al 1990 è stato editore<br />
capo di Islamska misao (Islamic Thought- pensiero<br />
islamico), mensile dedicato al mondo islamico contemporaneo<br />
e alle moderne correnti ideologiche e<br />
politiche e dal 2002 al 2005 è stato capo editore di<br />
Annals della Ghazi Husrawbey Library a Sarajevo.<br />
Negli anni che vanno dal 1984 al 2002 Karić ha<br />
intervistato molti studiosi e personalità di prestigio<br />
sia del mondo islamico che occidentale tra cui<br />
Annemarie Schimmel, Seyyed Hossein Nasr, Fathi<br />
Osman, Seyd Naquib al-Attas, Tim J Winter, Abdalwahab<br />
Bouhdiba, Ahmed Zeki Yamani, Gilles<br />
Keppel, Re Hassan II del Morocco, ed altri. Tutte le<br />
interviste sono state pubblicate in diverse riviste<br />
jugoslave e bosniache.<br />
Nel 1990, Karić è stato eletto membro del collegio<br />
consultivo di “Al-Furqan” (Fondazione per la conservazione<br />
dei manoscritti islamici), fondata a Londra<br />
da Ahmed Zeki Yamani. È anche membro della<br />
commissione editoriale di “Islamic Studies” (Islamabad,<br />
Pakistan).<br />
È membro attivo di Aalu l-Bayt – Jordanian Royal<br />
Academy di Amman e membro esperto del programma<br />
UNESCO I differenti Aspetti della cultura<br />
islamica, pubblicato in sei volumi. Il suo trattato Il<br />
significato del sufismo nella storia della civiltà islamica:<br />
il suo ruolo e il suo valore nel processo universale<br />
e perenne della ricerca spirituale è stato pubblicato<br />
nel vol. IV, il cui editore capo è il Prof. Ekmeleddin<br />
Ihsanoglu, già direttore dell’ IRCICA, Istanbul, Turkey,<br />
ora Segretario Generale dell’ OIC (Organization<br />
of Islamic Conference).<br />
affermare che l’unico ruolo religioso significativo<br />
che si può riconoscere all’Europa è<br />
quello di aver visto fiorire numerose sette<br />
religiose che hanno influenzato, in questo<br />
continente, la visione delle cose. L’origine di<br />
queste sette resta sempre al di là dei confini<br />
europei. Si può confermare, senza timore<br />
di cadere in contraddizione, la tesi di Edgar<br />
Morin, in un contesto leggermente diverso,<br />
che l’Europa non è altro che un pezzo importante<br />
di “penisola asiatica”.<br />
Il grande ristagno religioso così come le<br />
principali correnti degli sviluppi religiosi e<br />
storici sono giunte indubbiamente e principalmente<br />
dall’Asia. I linguisti affermano che<br />
la famiglia delle lingue indoeuropee fornisce<br />
una solida base attraverso cui possiamo<br />
capire chiaramente che le nazioni europee<br />
devono la loro origine biologica e il loro sviluppo<br />
storico, al grande albero delle nazioni<br />
asiatiche.<br />
È in questo contesto che dovremmo notare<br />
la morbida irrazionalità della teoria delle
eligioni straniere e indigene in Europa o<br />
in qualsiasi altra parte del mondo. Chiunque<br />
accolga l’altro rigetterà la teoria delle<br />
religioni straniere e indigene in Europa, o<br />
in qualsiasi altra parte del mondo. Chiunque<br />
aderisca ad una teoria del genere sarà<br />
incapace di fermarsi ad essa, ma comincerà<br />
inevitabilmente a parlare di lingue indigene<br />
come opposte a straniere sullo stesso suolo<br />
europeo, o di razze indigene opposte a straniere.<br />
Non è difficile immaginare che tipo di<br />
Europa sarebbe, se questa mostruosa dottrina<br />
si sviluppasse in tutto il continente. Coloro<br />
che hanno vissuto o conoscono bene i<br />
fatti della seconda guerra mondiale e l’olocausto<br />
di certo rabbrividiranno al pensiero<br />
di una dottrina distintamente simile al razzismo<br />
sciovinista del nazismo in un momento<br />
in cui l’Europa, come il resto del mondo, stava<br />
per incamminarsi verso il XXI secolo.<br />
II. Sono un musulmano di fede e bosniaco in<br />
virtù del mio background etnico, e grazie a<br />
questa doppia caratteristica non ho nessuna<br />
esitazione nell’affermare che quando si<br />
arriva a parlare di religione, l’Europa condivide<br />
il destino dell’Asia, che è stata la culla<br />
delle tradizioni religiose che hanno ispirato<br />
noi europei. Ciò significa che l’Europa, come<br />
l’Asia, è anche il continente dell’Islam e del<br />
Giudaismo anche se è il continente dell’Ortodossia<br />
Cristiana e del Cattolicesimo e, in<br />
futuro potrebbe diventare, chi può dirlo, la<br />
casa del Buddhismo... le foglie vengono dai<br />
rami, i rami dall’albero, e l’albero dalle sue<br />
radici. Il Giudaismo e l’Islam sono nati in<br />
Asia, ma ciò non toglie che l’Asia sia stata anche<br />
la culla del Cristianesimo. Il Giudaismo e<br />
l’Islam hanno trovato la loro via verso l’Europa<br />
ed hanno saputo trovare una regione in<br />
cui è fiorita la loro civiltà. Si può negare che<br />
la Spagna islamica ha scritto uno dei capitoli<br />
più gloriosi della storia europea?<br />
Chiunque accolga l’Altro rifiuterà qualsiasi<br />
giustificazione che consideri l’Europa come<br />
un continente esclusivamente cristiano!<br />
Per accogliere l’Altro dobbiamo cominciare<br />
a concepire più di un occidente e più di un<br />
oriente in tutte le parti del globo. Dobbiamo<br />
promuovere una consapevolezza del dialogo<br />
per la salvaguardia di un futuro migliore.<br />
Dal momento che l’oriente islamico non implica<br />
la negazione né dell’oriente cristiano<br />
né dell’oriente giudaico, allo stesso modo<br />
l’espressione dell’occidente cristiano non<br />
dovrebbe negare né l’occidente islamico né<br />
l’occidente giudaico.<br />
III. Il Giudaismo, il Cristianesimo e l’Islam, religioni<br />
universali che portano un messaggio<br />
universale, dovrebbero opporsi al progetto<br />
che cerca di riservare alcune zone, per<br />
non parlare di un intero continente, come<br />
i protagonisti<br />
esclusive di una religione. Questo sarebbe<br />
il progetto più ridicolo ed anacronistico che<br />
possa mai essere concepito. Perché insisto<br />
su questo punto? Perché ci sono alcuni<br />
gravi errori di interpretazione e, ancora più<br />
importante, nella pratica dell’universalità<br />
occidentale ed europea. Questa universalità<br />
per alcuni significa “nessun altro” e “nient’altro”<br />
tra noi e cioè “un cerchio europeo di<br />
universalità”. Un progetto universalista del<br />
genere riduce la cristianità ad un credo<br />
esclusivamente europeo, ad una fede solo<br />
europea ed occidentale. Come musulmano,<br />
noto che teorie di questo genere e progetti<br />
di questo tipo si ritorcono contro la cristianità<br />
e minacciano pericolosamente il suo<br />
vero spirito universalista.. Se si prende in<br />
considerazione il tempo in cui l’uomo è sulla<br />
terra, si può dire che l’Islam è nato ieri, ma<br />
ciò non significa nient’altro se non che il Cristianesimo<br />
è arrivato in Europa l’altro ieri e il<br />
Giudaismo ancora un giorno prima. Quindi,<br />
questa semplificazione temporale di venti<br />
secoli di cristianesimo e quattordici d’Islam<br />
può essere utile a coloro che non sostengono<br />
chi designa una regione ad una sola fede.<br />
L’Europa moderna, particolarmente dopo la<br />
seconda Guerra mondiale, ha basato il suo<br />
sviluppo e il suo progetto di crescita sull’universalismo,<br />
che implica la multi- etnicità, il<br />
pluralismo religioso e il multi-culturalismo.<br />
In altre parole la nostra ricerca della felicità,<br />
alla quale ogni uomo può liberamente<br />
partecipare, può essere basata solo sul<br />
multilateralismo e sull’accoglienza dell’Altro.<br />
Comprendiamo che il vero significato<br />
dell’universalità consiste nel riconoscere<br />
il diritto (di quelle fedi e culture alle quali<br />
non apparteniamo) di avere una esistenza<br />
libera, condivisa e parallela in un ambiente<br />
che accoglie la diversità e contribuisce a far<br />
sbocciare centinaia di fiori diversi. Avere una<br />
visione religiosa universale significa accettare<br />
di vivere di fianco alle idee e ai credo di<br />
coloro che sono diversi da noi. Deve essere<br />
totalmente rispettato il diritto di vivere secondo<br />
la propria luce e di inseguire la felicità<br />
nella maniera che ciascuno percepisce.<br />
Le profezie apocalittiche, dello “scontro di<br />
civiltà” dovrebbero essere sostituite da idee<br />
che creino le basi intellettuali del vivere sulla<br />
terra in armonia e cooperazione. Milioni<br />
di cristiani in Egitto, Iraq, Libano, Siria, Nord<br />
Africa, e milioni di musulmani in Francia,<br />
Gran Bretagna, Germania, Bosnia ed Erzegovina,<br />
insieme a milioni di ebrei in Israele e in<br />
occidente sono pronti ad intraprendere un<br />
dialogo che assicuri il diritto di ogni uomo a<br />
onorare Dio in diverse maniere.<br />
43
44<br />
i protagonisti<br />
Trajko Petrovski<br />
Storico ed etnologo, esperto di cultura Rom<br />
Trajko Petrovski, è uno dei massimi esperti della<br />
cultura e delle popolazioni Rom, e si è occupato<br />
con particolare attenzione della loro vita in Macedonia.<br />
Originario di una famiglia Rom cristiana, è<br />
cresciuto a Skopje, dove si è formato, terminando<br />
gli studi alla Accademia Pedagogica (indirizzo storico<br />
– geografico) e laureandosi alla Facoltà di Filosofia<br />
dell’Università della stessa città.<br />
Ha completato un Master in etnologia all’Università<br />
di Belgrado con una tesi su I costumi quotidiani<br />
dei Rom a Skopje e nei suoi quartieri. Ha ottenuto<br />
il PhD all’Università di Zagabria, presso il Dipartimento<br />
di Etnologia, con una tesi di dottorato su Le<br />
caratteristiche etniche e culturali dei Rom di Macedonia.<br />
Dal 1974 al 1980 ha insegnato storia e geo-<br />
...Sull’accoglienza<br />
I Rom sono la popolazione più povera, discriminata<br />
e meno istruita in Europa. Nel<br />
corso della loro storia sono sempre stati<br />
perseguitati, maltrattati ed hanno timore<br />
di tutto quanto li circonda. Da sempre hanno<br />
avuto paura di ribellarsi contro le ingiustizie<br />
che hanno subito. I Rom non hanno<br />
un proprio paese e forse, o proprio, per<br />
questo motivo non sono stati mai accettati<br />
dagli altri.<br />
A causa della scarsa istruzione sono in ritardo<br />
nei confronti degli altri popoli in Europa.<br />
Il 90% circa della popolazione Rom,<br />
su un totale di 13 milioni presenti in Europa,<br />
è analfabeta.<br />
I Rom hanno una cultura molto ricca, un<br />
folclore incantevole, una musica che fa venire<br />
i brividi; è un popolo pacifico che ama<br />
la vita, vuole essere in pace con i popoli<br />
con i quali convive, e non pensa male di<br />
nessuno.<br />
I popolo Rom è simpatico, molto vivace,<br />
con una grande tradizione musicale. Le sue<br />
origini sono in India.<br />
Per quale motivo non sono accettati dagli<br />
altri? Perche non sono istruiti.<br />
L’Europa di oggi deve prendersi cura dei<br />
Rom e risolvere il problema della loro istruzione.<br />
È necessaria e urgente l’istituzione<br />
di cattedre per l’insegnamento della lingua<br />
e della cultura rom.<br />
I giovani Rom devono studiare per diventare<br />
essi stessi insegnanti, ovvero protagonisti<br />
della propria cultura.<br />
L’Unione Europea ha il dovere di risolvere il<br />
grafia a Skopje e dal 1980 ha dato il proprio contributo<br />
scientifico agli studi sulla lingua dei Rom, sul<br />
folklore e sull’etnologia, lavorando presso l’Istituto<br />
del folklore a Skopje. Ha pubblicato oltre 300 saggi<br />
scientifici sui Rom, molti articoli sulla cultura, l’etnologia<br />
e il linguaggio Rom (presentati a diversi<br />
meeting, conferenze, simposi e congressi in tutto<br />
il mondo). Ha pubblicato anche una grammatica<br />
di lingua Rom e un dizionario Rom – Italiano e uno<br />
Rom – Macedone. Ha infine scritto tre volumi sui<br />
Rom in Macedonia oggi e sul loro attuale folklore.<br />
problema dell’istruzione dei Rom. Io, come<br />
esperto, sono disponibile a collaborare per<br />
aiutare a risolvere questo problema. Una<br />
volta risolto il nodo dell’istruzione, sarà<br />
molto più facile affrontare le altre problematiche<br />
della popolazione Rom. L’Europa<br />
deve impegnarsi ad integrare i Rom nella<br />
sua Famiglia.<br />
Quindi i Rom devono sapere e curare la<br />
loro lingua e la lingua del paese dove vivono.<br />
Bisognerebbe pubblicare studi sui Rom,<br />
conoscere la loro storia e farla conoscere<br />
agli altri. È necessario anche pubblicare il<br />
vocabolario della lingua romanés in inglese,<br />
tedesco, francese e russo.<br />
Se la cultura Rom continua a rimanere sconosciuta<br />
agli altri e soprattutto se le nuove<br />
generazioni non sono istruite, si corre il<br />
rischio che i Rom perdano la propria identità<br />
e, dall’altra parte, saranno sempre più<br />
sconosciuti agli altri. Il pregiudizio e la discriminazione<br />
nei loro confronti aumenteranno.<br />
Sono dell’opinione che oggi un grande<br />
numero della popolazione europea ami il<br />
popolo Rom e che sia pronto ad aiutarli nel<br />
loro cammino verso un futuro migliore.
Sua Eminenza il Metropolita Amfilohije (Risto)<br />
Radović è nato il giorno di Natale, il 7 gennaio 1938<br />
(25 dicembre secondo il calendario Gregoriano)<br />
nel villaggio di Bare in Moraca, Montenegro. È discendente<br />
diretto del duca Mina Radović, che fu un<br />
importante membro del primo Senato dello Stato<br />
montenegrino, originariamente fondato dal principe<br />
del Montenegro e Metropolita St. Peter I di Cetinje.<br />
Ha frequentato il Seminario Teologico di San<br />
Sava a Belgrado. Nel 1958 ha intrapreso gli studi<br />
presso la Facoltà Teologica della Chiesa Ortodossa<br />
Serba di Belgrado. Nel 1962 si è laureato in Teologia<br />
e agli studi teologici ha accostato quelli di Filologia<br />
Classica presso l’Università di Belgrado.<br />
Dopo la laurea, nel 1963 ha intrapreso studi postlaurea<br />
prima presso l’Università di Berna e poi presso<br />
il Pontificio Istituto Orientale a Roma. Da qui si<br />
è trasferito ad Atene dove ha ricevuto una chierica<br />
monastica nel 1966, e poco più tardi è stato ordinato<br />
sacerdote e archimandrita. Insieme al suo quotidiano<br />
ministero in una parrocchia ortodossa di<br />
Atene è riuscito a terminare il lavoro di tesi di dottorale<br />
dal titolo Il mistero della Santissima Trinità nella<br />
teologia di San Gregorio Palamas, presso la Facoltà<br />
Teologica dell’Università di Atene.<br />
Per tutto il 1973 è rimasto sul Monte Athos e in questo<br />
periodo ha ricevuto l’invito ad insegnare all’Accademia<br />
Teologica Russa St. Sergius a Parigi, dove è<br />
rimasto dal 1974 al 1976.<br />
Dopo il ritorno a Belgrado ha cominciato ad insegnare<br />
presso la Facoltà teologica della Chiesa Ortodossa<br />
Serba di Belgrado ed è diventato il preside<br />
di questa Facoltà nei primi anni Ottanta, quando ha<br />
svolto un lavoro divulgativo molto importante presso<br />
l’Università di Belgrado, organizzando discussioni<br />
pubbliche e aperte sul cristianesimo ortodosso e<br />
invitando molti artisti, intellettuali e dissidenti politici<br />
a prendere parte in queste discussioni.<br />
Nel 1985 l’archimandrita Amfilohije è stato eletto<br />
vescovo di Vrsac nel Banato. Ha lavorato con entusiasmo<br />
per ripristinare la vita della Chiesa Ortodossa<br />
e il tempo trascorso in questa diocesi sarà<br />
ricordato come un momento di dinamismo e di<br />
i protagonisti<br />
S.E. Amfilohije Radović<br />
Metropolita di Crna Gora e Primorje<br />
cambiamento, il momento in cui la Chiesa ortodossa<br />
ha iniziato a venire fuori dall’isolamento per stare<br />
in prima linea nella vita sociale.<br />
Nel 1991 Amfilohije è stato eletto Metropolita del<br />
Montenegro e del litorale. La sua nomina ha coinciso<br />
con la progressiva decostruzione del vecchio regime<br />
comunista che ha portato alle prime elezioni<br />
libere e democratiche. Il Metropolitanato ortodosso<br />
del Montenegro e del litorale hanno cominciato<br />
rapidamente a fiorire. Il numero di sacerdoti, monaci<br />
e monache, così come il numero dei fedeli è<br />
aumentato rapidamente. Lo stesso si può dire per<br />
molti monasteri e chiese parrocchiali che sono stati<br />
ristrutturati e riportati al loro antico splendore.<br />
Con solo 10 monasteri attivi circa 20 tra monaci e<br />
monache nel 1991, il Montenegro ha ora più di 30<br />
monasteri attivi dove più di 160 monaci e monache<br />
vivono e pregano. Il numero dei parroci si è incrementato:<br />
da meno di 20 nel 1991, a più di 80 nel<br />
2002. Il seminario ortodosso che porta il nome di<br />
San Pietro di Cetinje è stato completamente restaurato<br />
nel 1993.<br />
Sua Eminenza il Metropolita Amfilohije conosce<br />
il greco, il russo, l’italiano, il tedesco e il francese e<br />
ha un’ottima base di slavo antico, greco classico e<br />
latino classico.<br />
Da due anni è Deputato del Patriarca Serbo e ricopre<br />
la carica di Presidente del Sacro Sinodo della<br />
Chiesa Ortodossa Serba.<br />
Tra le sue opere si ricordano: Il Segreto della Santissima<br />
Trinità nella teologia di San Gregorio Palamas,<br />
in greco, 1973 (tesi del Dottorato); Significato della<br />
Liturgia, studio dal greco, 1974; I Sinaiti e la loro<br />
importanza nella Serbia nel XIV secolo, studio, 1981;<br />
Movimento Filokalijski del XVIII e XIX secolo, studio<br />
dal greco, 1982; Significato spirituale del tempio di<br />
San Sava sul Vracar, Vrsac 1989; Venerabile Rafailo di<br />
Banat, Vrsac, 1988; Il ritorno delle anime alla purezza,<br />
Podgorica, 1992; Fondamenti di istruzione ortodossa,<br />
Vrnjacka Banja,1993; Tradizioni nell’istruzioni di<br />
San Sava e l’illuminismo del Dositej Obradovic, Vrnjacka<br />
Banja, 1994; L’agnello è la salvezza, poesie,<br />
1996; Interpretazione Storica del Vecchio Testamento,<br />
Niksic, 1996; Il Segreto della Santissima Trinità nella<br />
teologia di San Gregorio Palamas, traduzione da Bp.<br />
Athanasius Jevtic, 2006.<br />
Molte anche le sue traduzioni: dal Vescovo Nikolaj,<br />
Cassiana romanzo tradotto dal serbo al greco 1973.<br />
dall’archimandrita Justin Popovic: Agiografia di San<br />
Simeone e San Sava dal serbo al greco 1974. Dal Greco<br />
al serbo: Vecchio Arsenios Capadocian; dal Metropolita<br />
di Pergamon John Ziziulas, Da maschera alla<br />
persona, 1993; Sapienza di Salomone; Alphavitic Paternik;<br />
Sapienza di Gesù Sirach; Libro di Tobia; Libro<br />
di Giuditta; Libro di Baruch; Libro di Daniel (con aggiunte),<br />
Libro di Ester; 2 Esedras; Lettera di Geremia;<br />
Le omelie di San Gregorio Palamas. Numerosi anche<br />
altri saggi, studi e contributi a pubblicazioni incentrati<br />
sulla teologia, sulla cultura e sulla storia.<br />
45
46<br />
i protagonisti<br />
S.E. Eugenio Ravignani<br />
Vescovo di <strong>Trieste</strong><br />
Mons. Eugenio Ravignani è nato a Pola<br />
il 30 dicembre 1932; è stato ordinato sacerdote<br />
a <strong>Trieste</strong> il 3 luglio 1955 e si è laureato<br />
in teologia dogmatica nel 1961. È<br />
stato docente nello Studio teologico del<br />
Seminario vescovile di <strong>Trieste</strong>, di cui divenne<br />
nel 1968 Rettore e Prefetto degli<br />
Studi. Eletto vescovo di Vittorio Veneto il<br />
7 marzo 1983 e consacrato vescovo nella<br />
Cattedrale di San Giusto a <strong>Trieste</strong> il 24<br />
aprile 1983, venne trasferito alla sede di<br />
<strong>Trieste</strong> il 4 gennaio 1997 e fece l’ingresso<br />
in diocesi il 2 febbraio.<br />
È membro della Commissione episcopale<br />
della CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo,<br />
Vicepresidente della Conferenza Episcopale<br />
Triveneta, membro della Commissione<br />
Episcopale per la Facoltà Teologica<br />
del Triveneto e vescovo delegato per la<br />
Commissione regionale triveneta del<br />
dialogo ecumenico e interreligioso.<br />
Per raggiunti limiti d’età ha rinunciato<br />
alla guida della diocesi che, dal 4 luglio<br />
<strong>2009</strong> fino all’ingresso del suo Successore,<br />
regge quale Amministratore Apostolico.<br />
...Sull’accoglienza<br />
<strong>Trieste</strong> è una città per tanti aspetti singolare.<br />
La sua posizione geografica, le sue<br />
vicende storiche, ne fanno un crocevia di<br />
lingue, culture e tradizioni diverse. Ma ne<br />
fanno pure il luogo del loro incontro, in<br />
un dialogo rispettoso e aperto, che delle<br />
diversità fa una ricchezza condivisa e diventa<br />
un’esperienza vissuta nella concordia<br />
e nella pace. Ciò che può far provare a<br />
quanti qui viviamo non solo compiacimento<br />
e soddisfazione per una realtà presente,<br />
ma impegna ad assicurarle una continuità<br />
promuovendo un’autentica disponibilità<br />
all’accoglienza rispettosa delle persone e<br />
dei valori di cui sono portatrici, pronti pure<br />
ad ampliare gli spazi dal dialogo al di là dei<br />
confini verso l’Est e il Centro Europa.<br />
La nostra città viene definita multietnica<br />
e multiculturale, e lo è. Ma non possiamo<br />
non tenere presente che essa è pure multi-<br />
religiosa. Ciò che, analogamente a quanto<br />
richiesto dalla diversa composizione etnica<br />
e dalla pluralità delle culture, postula pure<br />
un dialogo ecumenico e interreligioso. Nella<br />
sua storia è attestata, fin dal ‘700, la presenza<br />
della Chiesa Ortodossa nelle due Comunità<br />
greco-orientale e serbo-ortodossa<br />
(recentemente vi si è aggiunta quella romena);<br />
le Chiese evangeliche sono presenti<br />
con la Comunità Luterana di confessione<br />
augustana, la Comunità Elvetica e Valdese<br />
e le Comunità Metodista, Battista e Avventista;<br />
vi sono pure alcuni fedeli della Chiesa<br />
Anglicana. Un posto particolare lo ha la<br />
Comunità Israelitica, che ha conosciuto la<br />
tragedia della persecuzione antiebraica e<br />
nella cui memoria vivono oggi ancora le<br />
vittime dell’Olocausto.<br />
La presenza di religioni diverse nel passato<br />
non creava difficoltà particolarmente
gravi né ancor meno conflitti. Alcuni interventi<br />
dell’allora Impero Austro-Ungarico<br />
avevano creato condizioni di vita serena.<br />
E sostanzialmente rispettoso era l’atteggiamento<br />
dei cittadini di fronte a tale pluralismo<br />
religioso, anche se si viveva quasi<br />
ignorandosi. Sarà stato così anche altrove,<br />
ma il reciproco ignorarsi era qui certo più<br />
avvilente che là dove cattolici e non cattolici<br />
vivevano l’uno accanto all’altro. Mentre<br />
ad esigere un dialogo fra religioni diverse<br />
era ed è tuttora la loro presenza che si è<br />
andata intrecciando con la storia stessa<br />
della nostra città. Nessuno, penso, ignori<br />
il contributo da loro dato alla cultura, al<br />
progresso morale, alla stessa prosperità di<br />
<strong>Trieste</strong>. E qui va doverosamente ricordato il<br />
significativo apporto della Comunità Israelitica<br />
che, agli altri meriti, aggiunse quello<br />
dell’inestimabile esempio di fedeltà di tanti<br />
suoi membri sacrificati nei giorni bui della<br />
persecuzione razziale<br />
Se c’è un interrogativo e un rammarico che<br />
avverto è questo: siamo vissuti per secoli<br />
accanto gli uni agli altri, cristiani cattolici,<br />
ortodossi, evangelici, ebrei e non ci siamo<br />
parlati. Come potevamo conoscerci? E poi<br />
accoglierci? E tutto ciò – oggi ancora sorprende,<br />
ma non sorprendeva cinquant’anni<br />
fa – in una città in cui si viveva fianco a<br />
fianco, si intessevano amicizie personali<br />
che superavano la diversità della confessione<br />
religiosa, si andavano formando famiglie<br />
miste che, come avevano trovato<br />
difficoltà a nascere, così vivevano spesso<br />
inquietudini spirituali che non è lecito sottovalutare.<br />
I primi contatti, seguendo le indicazioni<br />
del Concilio Vaticano II, risalgono al 1967.<br />
Fu l’inizio di rapporti che via via si fecero<br />
sempre più cordiali e fraterni. Il cammino<br />
non fu sempre facile, con qualche ritardo e<br />
qualche stanchezza, ma ricco di speranza,<br />
severo ed insieme lieto, fraterno ed amico.<br />
Il dialogo ecumenico e interreligioso ormai<br />
non è più una scelta di vertici, è divenuto<br />
esigenza sentita e vissuta da ampia parte<br />
della nostra Chiesa. Forte e fedele rimane<br />
l’amicizia che ci lega alla Comunità Israelitica,<br />
mentre ora si è aggiunta l’attenzione<br />
alla presenza islamica nella nostra città e<br />
alle altre esperienze religiose, tra cui quella<br />
del centro buddista.<br />
i protagonisti<br />
A questo cammino occorre dare continuità<br />
ed incremento. Non solo continuità, ma<br />
nuovo slancio e novità di iniziative. Non si<br />
assicura, però, continuità al dialogo che favorisce<br />
conoscenza ed accoglienza, se non<br />
si conferma responsabilmente l’impegno<br />
fondamentale del sincero rispetto. Che è<br />
anzitutto rispetto dell’altro, della sua fede<br />
religiosa, della sua sensibilità spirituale,<br />
delle sue posizioni di fronte ai tanti problemi<br />
che si pongono all’uomo d’oggi. Ma che<br />
è pure rispetto della propria convinzione<br />
di fede, della propria spiritualità, della propria<br />
coerente testimonianza di vita, della<br />
propria chiara presa di posizione di fronte<br />
a tutto ciò che possa umiliare l’uomo e<br />
lacerare il tessuto di una concorde serena<br />
pacifica convivenza. E ad assicurare la crescita<br />
di un autentico dialogo ecumenico<br />
e interreligioso si chiede il rispetto della<br />
libertà: chi vuole davvero dialogare, non<br />
impone nulla all’altro, bensì con fermezza<br />
e con chiarezza non disgiunta da delicata<br />
discrezione, espone il suo pensiero ed apre<br />
l’animo ad accogliere quello dell’altro, in<br />
spirito di stima, di gratitudine, di simpatia.<br />
A me piace molto sottolineare che in<br />
questi ormai lunghi anni di dialogo ecumenico<br />
e interreligioso a <strong>Trieste</strong> non si è<br />
mai mancato da parte di chiunque al dovere<br />
di esporre integra la verità, in fedeltà<br />
alla propria Chiesa o alla propria Comunità<br />
religiosa, senza che mai ciò potesse rappresentare<br />
un giudizio sulla fede dell’altro<br />
o una sia pur velata e non voluta forma di<br />
condizionamento della libertà altrui. Ciò<br />
che ha favorito la conoscenza e l’affermarsi<br />
di una cordiale comprensione, non solo,<br />
ma una vera amicizia. Ed è così che si dovrà<br />
continuare a crescere insieme.<br />
47
48<br />
i protagonisti<br />
dott. Renzo Tondo<br />
Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia<br />
Nato a Tolmezzo il 7 agosto 1956, è sposato<br />
con Anna, dalla quale ha avuto tre<br />
figli: Giulia, Simone e Matteo. Diplomatosi<br />
al Liceo Scientifico di Tolmezzo, ha<br />
frequentato i corsi di Scienze Politiche a<br />
<strong>Trieste</strong> lavorando nel contempo nell’impresa<br />
di famiglia e laureandosi a 23 anni.<br />
Iniziata da giovanissimo l’attività politica,<br />
a soli 19 anni è già consigliere comunale<br />
a Tolmezzo, cittadina di cui diventa<br />
sindaco nel 1990. Otto anni più tardi, nel<br />
1998, l’elezione al Consiglio regionale<br />
del Friuli Venezia Giulia e la nomina ad<br />
assessore, prima al Lavoro e poi alla Sanità.<br />
Nel 2001 diviene Presidente della<br />
Regione fino alla fine della legislatura,<br />
nel 2003.<br />
Deputato nella XV Legislatura, è sempre<br />
rimasto molto legato alla propria regione,<br />
difendendone le istanze alla Camera<br />
dei deputati. Candidato della coalizione<br />
di Centrodestra composta da PdL, Lega<br />
Nord, Udc e Pensionati alla presidenza<br />
della Regione, è eletto Presidente nella<br />
consultazione elettorale del 13 e 14 aprile<br />
2008.<br />
Continua ad occuparsi dell’impresa alberghiera<br />
di famiglia, che conduce da<br />
oltre vent’anni.<br />
è presidente della Federazione Italiana<br />
Dama e del coordinamento nazionale<br />
delle federazioni discipline sportive associate<br />
del CONI.<br />
Da quando il fratello Giovanni ha adottato<br />
due bimbi indiani, si è interessato in<br />
prima persona di adozioni internazionali,<br />
collaborando con l’associazione International<br />
Adoption e compiendo numerosi<br />
viaggi in India e Guatemala per favorire<br />
l’arrivo in Italia di bambini abbandonati.<br />
Nel 1986, di ritorno dal primo volo a<br />
Delhi, ha raccolto le sue esperienze di<br />
viaggio nel libro “Chapati, dieci giorni a<br />
Delhi”.<br />
Dall’introduzione di pag. 4<br />
“ … Questo desiderio di aprirsi alla società<br />
è confermato dal tema scelto per la decima<br />
edizione <strong>2009</strong> della Giornata europea: “Conoscere<br />
e accogliere l’altro”. Un tema con il<br />
quale si vuole sottolineare, appunto, come<br />
al centro della cultura ebraica ci sia proprio<br />
lo spirito di accoglienza. … ”
grande musica<br />
ore 21.00<br />
Piazza Giotti<br />
DOMENICA<br />
6<br />
<strong>settembre</strong><br />
La Decima Giornata della Cultura Ebraica si chiude con un grande<br />
concerto.<br />
Un palcoscenico simbolico – la piazza davanti alla Sinagoga – si riempie<br />
di festa, di suggestione, di musica.<br />
David D’Or, Bilja Krstić, Dragan Dautoski Quartet e Miriam Tukan sono<br />
protagonisti di una spettacolare performance di world music in cui<br />
suggestioni e armonie di tutto il mondo si uniscono per un comune<br />
messaggio di conoscenza e accoglienza<br />
Dopo il loro personale saluto a suggello della manifestazione, gli organizzatori introducono<br />
l’intervento del Presidente della Provincia di <strong>Trieste</strong>, prof. Maria Teresa<br />
Bassa Poropat.<br />
La musica prende vita con l’attesissima voce di David D’Or che con il suo ensemble<br />
interpreta alcuni brani del proprio repertorio e invita sul palcoscenico Miriam<br />
Tukan che con lui duetta in due canzoni, cantando in inglese e in ebraico. A seguire<br />
sale sul palcoscenico Bilja Krstić che con il suo ensemble regala una parte<br />
delle sue musiche e chiama a salire sul palcoscenico David D’Or.<br />
D’Or è ospite anche della tranche successiva, chiamato dagli artisti del Dragan<br />
Dautovski Quartet che proseguono il concerto. Miriam Tukan chiude la serata<br />
con alcuni brani in arabo e in ebraico. Un festoso canto collettivo finale vede<br />
ospiti sul palcoscenico assieme a Miriam Tukan anche David D’Or, Aleksandra Popovska<br />
e Bilja Krstić.
grande musica<br />
David D’Or è la voce più rappresentativa<br />
della musica israeliana di oggi: il suo timbro<br />
straordinario (gli studi classici gli hanno<br />
restituito un meraviglioso canto di contro-tenore)<br />
è conosciuto in tutto il mondo<br />
e lo ha portato ad esibirsi nelle location più<br />
suggestive e importanti, tra cui la corte del<br />
re della Thailandia e in Vaticano alla presenza<br />
del Santo Padre.<br />
Tuttavia le luci della ribalta di una carriera<br />
internazionale nel mondo dell’opera (è stato<br />
chiamato, tra gli altri, anche dal Metropolitan<br />
Opera di New York) non lo hanno<br />
distratto dalla sua vera passione, non lo<br />
hanno fatto desistere dall’andare, per mezzo<br />
della musica e della ricerca, alla riscoperta<br />
delle proprie radici.<br />
Nato in Israele (dove è una star riconosciuta<br />
e affermata) da una famiglia di cantori<br />
ebrei libici con un background andaluso, la<br />
ricerca delle proprie origini lo ha portato a<br />
mettere in luce un tesoro unico, che evoca<br />
il canto salmodiato del Sacro Tempio. David<br />
scopre che il suo bisnonno fu uno dei<br />
più importanti Rabbi in Libia, originari di<br />
una famiglia di ebrei espulsa dalla Spagna<br />
durante il periodo dell’Inquisizione. È così<br />
che si avvicina proprio al Rabbi della comunità<br />
libica, con l’intenzione di conoscere<br />
le vere origini delle bellissime preghiere<br />
cantate che ascoltava da piccolo, a casa e<br />
nella sinagoga. La tradizione racconta che<br />
quei magici canti sacri furono tramandati<br />
oralmente da padre in figlio e si riconducono<br />
ai canti di preghiera dei leviti del Sacro<br />
Tempio di Gerusalemme: oggi quegli stessi<br />
canti sono usati dalla comunità ebraica<br />
libica nelle preghiere di Yom Kippur e nei<br />
giorni sacri.<br />
David ha raccolto questo tesoro musicale<br />
e di tradizioni, e insieme ad esso altri canti<br />
sacri, i canti di preghiera yemeniti, i canti di<br />
Shabbat – indimenticabile, per esempio, la<br />
melodia di Lecha Dodi scoperta in un’antica<br />
sinagoga. Con il suo gruppo di giovani<br />
ma esperti musicisti di origini differenti<br />
(Nord Africa, Medio oriente, Balcani) ha<br />
così creato una nuova performance, ricca<br />
di emozioni ed energia: un vivido “melting<br />
pot” di suoni, ritmi e colori cui non mancano<br />
scelte tecniche innovative e intelligenti.<br />
Accanto agli strumenti musicali e tecnologici<br />
contemporanei, infatti, l’ensemble di<br />
D’Or usa anche strumenti della tradizione<br />
come il gumbush (simile al banjo turco), la<br />
fisarmonica, il duduk, il clarinetto, il violino,<br />
le diverse percussioni mediorientali e persino<br />
lo shofar, il tradizionale corno d’ariete<br />
che viene soffiato durante i giorni sacri<br />
ebraici e “sa aprire il cielo per preghiere e<br />
auguri”.<br />
È in uscita un nuovo lavoro di David che<br />
presenterà un raccolta di preghiere e canti<br />
in una celebrazione di emozione ed energia.<br />
www.daviddor.com<br />
David D’Or<br />
51
52<br />
grande musica<br />
Bilja Krstić<br />
Bilja Krstić esegue canzoni che sin<br />
dall’infanzia sono state vicine al suo<br />
cuore, sono le canzoni più belle della<br />
Serbia, del Kosovo, della Macedonia<br />
e della Romania orientale che ha raccolto<br />
pazientemente per anni. Ecco<br />
perché le sue interpretazioni sono<br />
toccanti e travolgenti, perché toccano<br />
il cuore delle radici e delle tradizioni<br />
più antiche e sincere della Serbia e<br />
di tutta l’area balcanica ed est europea.<br />
La musica che esegue con il suo<br />
gruppo, Bistrik, è una miscela di musica<br />
tradizionale, canzoni a cappella<br />
ed ethno-groove con elementi di<br />
improvvisazione e di nuova musica;<br />
il loro obiettivo è tradurre il folklore in<br />
arte contemporanea, risvegliare i cuori<br />
e dare nuovo vigore ed energia alle<br />
emozioni dimenticate. Il canto di Bilja<br />
è stato paragonato, per originalità ed<br />
impatto, a quello di Shella Chandra e<br />
Lorenna McKennit.<br />
Bilja Krstić è stata a lungo sulla scena<br />
della musica pop in Jugoslavia. La sua<br />
esperienza è cominciata da giovanissima<br />
tra le file del Coro della Gioventù.<br />
Più tardi, negli anni ’70, ha cantato<br />
con le band dei Sunflowers e di Early<br />
Frost. Intrapresa la carriera da solista,<br />
nel 1983 incide il suo primo album, cui<br />
seguono altri tre lavori di musica pop.<br />
Negli stessi anni scrive le musiche per<br />
gli spettacoli del Teatro Nazionale di<br />
Belgrado e si laurea presso la University<br />
of Musical Arts, e comincia a lavorare<br />
come editore musicale presso la National<br />
Radio Broadcast.<br />
Dopo una carriera di successo nella musica<br />
pop, Bilja Krstic decide di incidere<br />
un tipo di musica più vicina alla sua anima<br />
e legata alla sua infanzia. Per più di<br />
cinque anni raccoglie con pazienza certosina<br />
canti popolari sconosciuti delle<br />
zone di Kosovo, Serbia orientale, Macedonia,<br />
Romania, Bulgaria e Ungheria.<br />
Colleziona il suo lavoro negli album Bistrik<br />
(2001) e Zapisi (2003). Bistrik viene<br />
distribuito dall’etichetta V2-Greece record,<br />
nel maggio 2002.<br />
La presenza scenica autentica e spontanea<br />
unitamente alla sua voce superba<br />
restituiscono a Bilja Krstić entusiastici<br />
consensi nei suoi tantissimi concerti nel<br />
suo paese natale e nel resto del mondo.<br />
A livello internazionale un passo da ricordare<br />
è la partecipazione come unica<br />
voce femminile del mediterraneo al festival<br />
“Mostra Sesc de Artes” a São Paulo:<br />
è il periodo in cui fa parte della Mediterraneo<br />
Orchestra, composta da 25 musicisti<br />
tra i più importanti del mondo.<br />
Il suo terzo CD Tarpos è uscito nel 2007<br />
per Intuition/Schott Music e ha ottenuto<br />
ottimo riscontro in tutta Europa.<br />
www.bilja.rs
54<br />
grande musica<br />
Dautovski Quartet<br />
Dragan Dautovski, Aleksandra Popovska,<br />
Bajsa Arifovska, Ratko Dautovski<br />
Dragan Dautovski<br />
Dragan Dautovski è uno dei più accreditati<br />
ambasciatori della musica macedone<br />
nel mondo ed è tra i più scrupolosi<br />
e raffinati studiosi delle tradizioni<br />
musicali della sua terra. Nato nel 1957<br />
nel piccolo villaggio di Rusinovo (Berovo,<br />
Macedonia) si diploma in Teoria<br />
Musicale nel 1984 presso l’Università<br />
dei Santi Cirillo e Metodio a Skopje.<br />
È compositore e valido polistrumentista:<br />
compone numerose opere per<br />
solista (strumentale e vocale), per<br />
gruppi e orchestre, destinate a un organico<br />
di strumenti della tradizione<br />
popolare: esegue o registra le proprie<br />
composizioni all’inizio in Macedonia<br />
e nelle aree limitrofe per poi portarle<br />
in tutto il mondo. Oltre che autore e<br />
interprete è anche docente di kaval,<br />
gajda e tambura (strumenti tradizionali)<br />
presso l’Università dei Santi Cirillo<br />
e Metodio di Skopje. Nel 1992 fonda l’<br />
ensemble Mile Kolarovski con il quale<br />
suona molto in Macedonia e all’estero<br />
e partecipa alla colonna sonora del<br />
film Before the Rain. Nel 1995 fonda<br />
il gruppo DD Synthesis che riscuote<br />
ottimo riscontro internazionale che<br />
arriva fino al Giappone: il fine costante<br />
di tutte le attività musicali di Dragan è<br />
sempre quello di esplorare in profondità<br />
la cultura popolare macedone e i<br />
suoi tesori. La fondazione del Dragan<br />
Dautovski Quartet (Dragan ha scelto<br />
tre giovani collaboratori, preparatissimi<br />
e molto motivati), oggi formazione<br />
riconosciuta e consolidata, risale al<br />
2000 e da allora ha mantenuto lo stesso<br />
organico.<br />
Aleksandra Popovska, è un’artista<br />
completa, e oltre al campo musicale<br />
estende la sua creatività in vari ambiti:<br />
canta e compone, ma anche dipinge<br />
e si occupa di video arte. Il suo studio<br />
sulla vocalità ne ha fatto una pioniera<br />
– nel contesto balcanico – dell’esplorazione<br />
delle tecniche vocali. Nelle sue<br />
performance l’interdisciplinarietà è al<br />
primo posto e la musica e le immagini<br />
sono intersecate e usate assieme per<br />
sondare nuove modalità percettive.<br />
La sua espressione artistica travalica i<br />
confini di genere e crea diverse esperienze<br />
per gli ascoltatori. La sua voce è<br />
uno strumento e come tale viene utilizzata;<br />
i campi musicali nei confronti<br />
dei quali si esprime sono i più diversi,<br />
dal folk, al pop, al jazz, fino all’elettronica<br />
live sperimentale.<br />
La sua carriera di respiro internazionale<br />
è esplosa a partire dal 2000 sia come<br />
solista collaborando con diversi ensemble,<br />
sia come vocalist e tastierista<br />
del Dragan Dautovsky Quartet.<br />
Bajsa Arifovska è una delle più famose<br />
musiciste macedoni delle nuove<br />
generazioni. È cresciuta tra i miglio
i strumentisti di zurla (uno speciale<br />
flauto in cocco o legno) e tapan (un<br />
tamburo a doppia pelle), nel villaggio<br />
di Ratevo, nella Macedonia dell’est.<br />
Nella sua famiglia la musica si pratica<br />
da generazioni: il padre, Dželo Destanovski,<br />
è tra i maggiori esecutori di<br />
zurla in Macedonia e Bajsa cominicò<br />
a suonare quando aveva solo sette<br />
anni. Dragan Dautovski è stato il suo<br />
insegnante, e oltre che con lui oggi<br />
Bajsa suona anche con Goran Alachki<br />
e in altri gruppi. È anche compositrice,<br />
oltre che ammirevole esecutrice<br />
di diversi strumenti tradizionalo come<br />
kaval, tarabuka ma anche di clarinetto,<br />
violino e tambura; insegna alla State<br />
High School di Macedonia nella classe<br />
di strumenti folk tradizionali.<br />
Ratko Dautovski è un percussionista<br />
tra i migliori delle nuove generazioni<br />
di strumentisti macedoni. Si è esibito<br />
in più di 100 concerti in tutto il mondo<br />
e collabora con molti musicisti, orchestre,<br />
e compositori, oltre ad annoverare<br />
tantissime esibizioni da solista. È membro<br />
del Dautovski Quartet dall’anno<br />
della sua fondazione, il 2000.<br />
L’ ocarina<br />
Dragan Dautovski è un musicista di grande genio<br />
pratico che padroneggia sapientemente più di<br />
venti diversi strumenti musicali. Non è caratteristica<br />
diffusa quella di essere in grado di suonare uno<br />
strumento a fiato che risale a circa 6000 anni fa. Dragan<br />
Dautovski, infatti, è stato il musicista più adatto<br />
a dare un soffio di vita ad un’ocarina risalente al<br />
periodo Neolitico, rinvenuta in un sito vicino alla<br />
città di Veles, Macedonia, dall’archeologo Trajanka<br />
Jovcevska e dalla sua equipe. Dragan Dautovski, è<br />
l’unico flautista neolitico. È stato il primo musicista<br />
a studiare uno strumento di 6000 anni, sferico, di<br />
ceramica. “Ha un suono leggero e musicale” afferma<br />
Dautowsky, che suona strumenti musicali della<br />
tradizione macedone “il suo sound è quello di<br />
6000 anni fa”. Lo strumento è stato ritrovato in uno<br />
scrigno che nascondeva oggetti rituali: i suonatori<br />
del Neolitico, dunque, lo usavano per officiare cerimonie<br />
religiose. “Suonare questo flauto richiede<br />
profonda concentrazione” continua Dautowsky “è<br />
necessario essere preparati spiritualmente per poterlo<br />
suonare”.<br />
55
56<br />
Miriam Tukan<br />
Miriam Tukan è una giovane cantante<br />
cristiana araba del piccolo paese israeliano<br />
I’billin.<br />
Ha avuto l’onore di essere la prima<br />
cantante araba a partecipare a Kokhav<br />
Nolad, un programma israeliano<br />
di grande successo che presenta le<br />
migliori voci e i migliori interpreti del<br />
paese (strutturato sull’esempio del<br />
celebre format American Idol) e per<br />
la prima volta canta in arabo nel corso<br />
della trasmissione.<br />
Ha una qualità vocale unica, un timbro<br />
dolcissimo e struggente, e una tecnica<br />
e una pulizia di suono ineccepibili.<br />
Il suo stile combina spesso stili della<br />
musica araba con canzoni della tradizione<br />
ebraica e della musica westernstyle<br />
israeliana: ne risulta un’impronta<br />
convincente e non convenzionale.<br />
Nonostante la giovane età, le sue performance<br />
delle poesie di Bialik e delle<br />
melodie di Arik Einstein Hachnisini Tachat<br />
Knafech, hanno già ottenuto molti<br />
riconoscimenti dal pubblico e dalla<br />
critica, sia per la scelta dei titoli, sia per<br />
le interpretazioni originalissime.<br />
Miriam, attualmente, studia Giurisprudenza<br />
all’Università di Haifa e sta registrando<br />
il suo primo album.
le mostre
58<br />
MEMORIE DI PIETRA<br />
Una carrellata d’immagini d’epoca inedite ricostruisce la <strong>Trieste</strong> ebraica<br />
cancellata dallo sventramento edilizio degli anni Trenta<br />
Inaugurazione domenica 6 <strong>settembre</strong><br />
alle ore 9.45, Sinagoga di piazza Giotti<br />
I vicoli dietro piazza Unità, l’antica Sinagoga,<br />
i ristoranti kasher lungo il<br />
Corso Italia e le insegne storiche di<br />
tanti negozi ora scomparsi. Una carrellata<br />
d’immagini d’epoca, tratte dalle<br />
collezioni di Claudio Ernè e Fulvio<br />
Rogantin, ricostruisce scorci inediti e<br />
atmosfere di una <strong>Trieste</strong> ricca di presenze<br />
ebraiche cancellate dallo sventramento<br />
edilizio degli anni Trenta in<br />
una mostra di grande suggestione<br />
allestita negli ambienti della Sinagoga<br />
di piazza Giotti.<br />
Visitabile fino a domenica 8 novembre,<br />
l’esposizione offre uno spaccato<br />
emozionante e finora poco conosciuto<br />
del violento impatto che ebbe sulla<br />
realtà ebraica l’intervento edilizio che<br />
tra il 1934 e il 1937 vide a <strong>Trieste</strong> all’abbattimento<br />
di 181 case, due edifici di<br />
culto, tra una Sinagoga, sette magazzini,<br />
negozi e stalle, un albergo e dieci<br />
case di tolleranza.<br />
L’area su cui si accanisce il “piccone risanatore”<br />
è quella di Cittavecchia. Qui<br />
viene distrutta la “piccola e modesta<br />
<strong>Trieste</strong> medioevale, groviglio di viuzze<br />
e casupole” sbrigativamente definite<br />
“malsane e sovraffollate” nei resoconti<br />
pubblicati sui giornali dell’epoca. Una<br />
parte della città, con la sua gente, la<br />
sua tradizione e suoi luoghi di culto e<br />
di riunione, viene così cancellata per<br />
offrire nuovi spazi a quanto la politica<br />
fascista ha deciso di realizzare.<br />
Il cuore della mostra è costituita dalle<br />
immagini scattate dal fotografo triestino<br />
Francesco Penco che torna così<br />
alla ribalta con una selezione di alcune<br />
delle sue opere più belle. Nato il 10 ottobre<br />
1871 e troppo a lungo dimenticato,<br />
Penco col suo apparecchio ha<br />
“congelato” nella gelatina di migliaia di<br />
lastre e pellicole, con una modernità<br />
di composizione notevole, gli avvenimenti<br />
cittadini più importanti e drammatici<br />
della prima metà dello scorso<br />
secolo: dallo sciopero dei fuochisti del
Lloyd, finito in tragedia con 14 manifestanti<br />
uccisi dalle truppe austriache,<br />
ai funerali dell’erede al trono imperiale<br />
Francesco Ferdinando assassinato a<br />
Sarajevo, all’occupazione militare jugoslava<br />
della città del maggio 1945,<br />
alle manifestazioni per il ritorno della<br />
città all’Italia.<br />
Negli scatti relativi allo sventramento<br />
edilizio finora salvati dall’oblio Penco,<br />
avvezzo non a scattare da lontano ma<br />
a scendere tra la gente, appare attratto<br />
soprattutto dagli aspetti urbanisticoarchitettonici<br />
delle demolizioni e delle<br />
successive scenografiche riedificazioni<br />
volute dal regime fascista che nella<br />
zona di Cittavecchia aprirà gli spazi di<br />
una via triumphalis su cui affacceranno<br />
i nuovi monumentali edifici. Non<br />
sono infatti emerse finora fotografie<br />
che mostrino qualche fase della risistemazione<br />
della popolazione in altri<br />
rioni della città di ben diecimila persone<br />
o della distruzione del ghetto.<br />
La qualità delle immagini proposte<br />
dall’esposizione è straordinaria perché<br />
Francesco Penco usava lastre di<br />
grandissimo formato, anche di 20X30<br />
centimetri che dopo essere state recuperate<br />
sono state digitalizzate e<br />
restaurate con cura. Ricavate da negativi<br />
in vetro di 13x18 centimetri, le sue<br />
foto consentono una lettura perfetta<br />
di ogni dettaglio.<br />
È invece ancora ignoto l’autore delle<br />
altre foto che compongono la mostra.<br />
Gli oltre trecento negativi da cui sono<br />
state tratte costituiscono in ogni caso<br />
un unico “corpus” messo di recente in<br />
vendita a <strong>Trieste</strong>. Le immagini sono<br />
state conservate in tre piccoli album<br />
di identica fattura e dimensione, dove<br />
ogni negativo del formato 6x9 centimetri,<br />
è inserito in una tasca di pergamino<br />
(carta oliata trasparente) su cui<br />
le mostre<br />
l’autore ha indicato la data dello scatto<br />
usando una penna stilografica riempita<br />
di inchiostro blu.<br />
Tutti questi negativi sono stati digitalizzati<br />
ad altissima risoluzione e poi<br />
restaurati per consentirne la migliore<br />
lettura.<br />
“Memorie di pietra”<br />
fino all’8 novembre alla Sinagoga<br />
di piazza Giotti (<strong>Trieste</strong>)<br />
tel. 040 632119<br />
museumcarloeverawagner@gmail.com<br />
info@triestebraica.it - www.triestebraica.it<br />
Orario:<br />
lunedì - giovedì 10.00 -11.00.<br />
Domenica 10.00 -12.00 (visite guidate<br />
della Sinagoga con partenza<br />
alle 10.00, 11.00, 12.00).<br />
59
60<br />
BESA, UN CODICE D’ONORE<br />
ALBANESI MUSULMANI CHE SALVARONO GLI EBREI DALLA SHOAH<br />
Un’esposizione a cura di Yad Vashem,<br />
il museo dell’Olocausto di Gerusalemme<br />
In mostra fino al 15 ottobre al Museo<br />
ebraico Carlo e Vera Wagner di <strong>Trieste</strong><br />
Negli anni drammatici della seconda<br />
guerra mondiale fu un rigido codice<br />
d’onore, detto Besa, a decretare la<br />
salvezza degli ebrei di Albania. Mentre<br />
nel resto d’Europa la persecuzione<br />
mieteva le sue vittime lì gli ebrei<br />
vennero infatti considerati ospiti e in<br />
quanto tali da proteggere e preservare.<br />
Fino al punto di donare loro abiti e<br />
nomi musulmani.<br />
A raccontare questa vicenda, ancora<br />
poco nota all’opinione pubblica occidentale,<br />
è la mostra “Besa, un codice<br />
d’onore. Albanesi musulmani che salvarono<br />
gli ebrei dalla Shoah” in esposizione<br />
per la prima volta in Italia al Museo<br />
ebraico Carlo e Vera Wagner fino al<br />
15 ottobre.<br />
Realizzata da Yad Vashem, il museo<br />
dell’Olocausto di Gerusalemme, la rassegna<br />
propone le suggestive immagini<br />
del fotografo americano Norman Gershman<br />
che per cinque anni ha percorso<br />
l’Albania recuperando le testimonianze<br />
di questo straordinario salvataggio che<br />
riguardò quasi 2 mila ebrei e documentandolo<br />
attraverso i ritratti dei salvatori<br />
e dei loro discendenti.<br />
La storia appare ancora più sorprendente<br />
se si considera che nei primi decenni<br />
del Novecento l’Albania, paese<br />
a maggioranza musulmana, contava<br />
una popolazione di 803 mila abitanti di<br />
cui solo 200 erano ebrei. Dopo l’ascesa<br />
al potere di Hitler nel 1933 molto ebrei<br />
trovarono però rifugio in Albania. Diverse<br />
fonti stimano che vi affluirono da<br />
600 a 1800 a rifugiati ebrei provenienti<br />
da Germania, Austria, Serbia, Grecia e<br />
Jugoslavia nella speranza di proseguire<br />
alla volta d’Israele o di altri paesi.<br />
Dopo l’occupazione nazista nel 1943<br />
gli albanesi, con un atto di grande<br />
generosità, rifiutarono di consegnare<br />
le liste degli ebrei che vivevano nel<br />
paese. Varie agenzie governative fornirono<br />
a molti ebrei documenti falsi<br />
che consentirono loro di mescolarsi al<br />
resto della popolazione. E gli albanesi<br />
non solo protessero i loro cittadini<br />
ebrei ma diedero rifugio ai tanti ebrei<br />
giunti in Albania quando ancora era<br />
sotto il dominio italiano, che ora rischiavano<br />
la deportazione nei campi<br />
di sterminio.
A proteggere gli ebrei fu Besa, l’antico<br />
codice d’onore del popolo albanese,<br />
profondamente radicato nella cultura<br />
e nelle usanze. Besa alla lettera significa<br />
“mantenere la promessa”. Chi si<br />
comporta secondo Besa è qualcuno<br />
che tiene fede alla parola data, a cui<br />
si può affidare la propria vita e quella<br />
della propria famiglia.<br />
Quasi tutti gli ebrei che si trovavano<br />
entro i confini dell’Albania durante<br />
l’occupazione tedesca furono salvati,<br />
fatta eccezione per poche famiglie.<br />
L’Albania, unico paese europeo a maggioranza<br />
musulmana riuscì così dove<br />
le altre nazioni europee fallirono.<br />
Sembra che il codice Besa si sia sviluppato<br />
dalla fede musulmana secondo<br />
un’interpretazione tipica degli albanesi.<br />
Ma l’aiuto prestato agli ebrei e<br />
ai non ebrei può anche essere inteso<br />
come una sorta di onore nazionale in<br />
nome del quale gli albanesi si prodigarono<br />
nel prestare aiuto e addirittura<br />
entrarono in competizione per il privilegio<br />
di salvare gli ebrei con atti che<br />
nacquero dalla compassione, dalla<br />
bontà e dal desiderio di sostenere chi<br />
si trovava in una situazione di bisogno<br />
anche se di altra fede o altra origine.<br />
“Besa – spiega il fotografo Norman<br />
Gershman – è molto più della semplice<br />
ospitalità. È un sentimento che ti<br />
lega a chi entra nella tua sfera contro<br />
ogni avversità”. Non a caso nel 1934<br />
Herman Bernstein, l’ambasciatore<br />
degli Stati Uniti in Albania scrisse “In<br />
Albania non vi è traccia di alcuna discriminazione<br />
contro gli ebrei perchè<br />
l’Albania è oggi uno dei pochi paesi<br />
in Europa in cui il pregiudizio e l’odio<br />
religioso non esiste benchè gli stessi<br />
albanesi siano divisi in tre fedi”.<br />
le mostre<br />
Il FOTOGRAFO NORMAN GERSHMAN<br />
Norman H. Gershman ha cominciato la sua carriera<br />
di fotografo relativamente tardi. Ha studiato con<br />
fotografi come Ansel Adams, Roman Vishniac e Arnold<br />
Newman ed è stato influenzato dai loro lavori.<br />
È stato anche sotto la tutela di Cornell Capa, il fondatore<br />
e direttore dell’International Center of Photography<br />
a New York. Gershman ha sviluppato un<br />
suo stile personale incentrato sul ritratto, nel quale<br />
lascia il suo tocco enfatizzando la speciale personalità<br />
del soggetto. Oggi vive e lavora ad Aspen in<br />
Colorado.<br />
Per quattro anni Gershman ha fotograto famiglie<br />
musulmane che salvarono ebrei durante la Seconda<br />
Guerra Mondiale, facendo convergere due mondi<br />
apparentemente in contrasto. Da questo lavoro<br />
è nata la mostra “Besa, un codice d’onore. Albanesi<br />
musulmani che salvarono gli ebrei dalla Shoah” presentata<br />
a <strong>Trieste</strong> per la prima volta in Italia. “Le famiglie<br />
musulmane – racconta Gershman - mi ripetevano<br />
in continuazione che salvare una vita umana<br />
è andare in paradiso. I figli di un salvatore mi dissero<br />
che il principio insegnatogli dal padre, secondo cui<br />
vivono, è ‘se qualcuno bussa alla tua porta, devi assumerti<br />
la responsabilità’”.<br />
I lavori di Norman Gershman si trovano presso molte<br />
collezioni pubbliche tra cui l’International Center<br />
of Photography, New York; il Brooklyn Museum;<br />
l’Aspen Museum of Art e molte gallerie in Russia.<br />
“Besa, un codice d’onore.<br />
Albanesi musulmani che salvarono<br />
gli ebrei dalla Shoah”<br />
fino al 15 ottobreMuseo ebraico Carlo<br />
e Vera Wagner<br />
via del Monte 7 (<strong>Trieste</strong>)<br />
tel. 040 633819<br />
museumcarloeverawagner@gmail.com<br />
www.triestebraica.it<br />
Orario:<br />
lunedì, mercoledì, giovedì,<br />
venerdì e domenica: 10.00 - 13.00<br />
martedì: 16.00 - 19.00<br />
61
62<br />
Con il patrocinio e il sostegno di:<br />
Con il contributo di:<br />
Con il supporto di:<br />
Media partner:<br />
PER GLI STUDI SULLA COESISTENZA TRA I POPOLI<br />
Savoia Excelsior Palace<br />
GIEMME<br />
ALLESTIMENTI
Il Gruppo Generali, consapevole della<br />
responsabilità sociale propria di un<br />
assicuratore leader a livello europeo,<br />
ha sempre avuto un ruolo attivo nel<br />
sostenere e sviluppare iniziative ed<br />
eventi culturali di rilievo.<br />
L’impegno delle Assicurazioni Generali<br />
si è caratterizzato negli anni in varie<br />
attività di sostegno a premi letterari,<br />
quali il Campiello, uno dei più importanti<br />
appuntamenti culturali in Italia,<br />
nonché a premi giornalistici come il<br />
Premio Amalfi Internazionale di Giornalismo<br />
e il Premio Luchetta dedicato<br />
ai reportage sui minori vittime di ogni<br />
violenza.<br />
Inoltre, Generali è presente in numerose<br />
iniziative editoriali e festival che<br />
offrono un contributo alla diffusione<br />
della cultura e della storia, nonché in<br />
eventi di respiro internazionale come<br />
il Forum Economia e Società Aperta<br />
e la collaborazione con la Comunità<br />
Ebraica di <strong>Trieste</strong> per l’organizzazione<br />
della decima edizione della Giornata<br />
Europea della Cultura Ebraica, che<br />
promuove il dialogo e l’interculturalità<br />
propria di una città come <strong>Trieste</strong>.<br />
i sostenitori<br />
LE ASSICURAZIONI GENERALI:<br />
UNA TRADIZIONE DI CULTURA<br />
ASSICURAZIONI GENERALI<br />
Costituite a <strong>Trieste</strong> il 26 dicembre 1831, le Generali<br />
sono oggi a capo di un Gruppo internazionale presente<br />
in oltre 64 Paesi. Nel corso degli ultimi anni,<br />
il Gruppo ha consolidato la propria posizione tra i<br />
maggiori gruppi assicurativi europei ed ha ricostituito<br />
una significativa presenza nei paesi dell’Europa<br />
centro-orientale così come ha cominciato a svilupparsi<br />
nei principali mercati nell’Estremo Oriente,<br />
tra cui la Cina e l’India. Oggi il Gruppo Generali,<br />
leader di mercato in Italia, si colloca al terzo posto<br />
a livello europeo con una raccolta premi di 69 miliardi<br />
di euro.<br />
63
64<br />
i sostenitori<br />
FONDAZIONE STOCK<br />
PER GLI STUDI SULLA COESISTENZA TRA I POPOLI<br />
La Fondazione Stock per gli studi sulla coesistenza<br />
tra i popoli nasce a <strong>Trieste</strong> sulla base di un fondamentale<br />
intento programmatico: perseguire la coesistenza<br />
pacifica ed il dialogo costruttivo tra popoli.<br />
Un proposito che non è soltanto un ideale, ma si<br />
basa su alcune azioni concrete che la Fondazione<br />
ha svolto e continua a svolgere, fondate su tre assi<br />
portanti: l’educazione, le scienze le arti.<br />
Nell’ambito di queste tre discipline la Fondazione<br />
promuove incontri, eventi, collaborazioni, scambi<br />
ad alto livello per far sì che le diverse parti (culture,<br />
etnie, religioni) si confrontino e dialoghino per un<br />
fruttuoso scambio di idee.<br />
I giovani vengono prevalentemente orientati allo<br />
studio, allo sport, al lavoro, con particolare attenzione<br />
alle realtà arabe e israeliane, per creare team<br />
e progetti comuni. In particolare, per quanto riguarda<br />
la formazione e l’istruzione dei giovani, la Fondazione<br />
attinge alle preziose risorse degli insegnanti e<br />
degli allievi del Collegio del Mondo Unito di <strong>Trieste</strong>,<br />
quintessenza della coesistenza matura e ponderata<br />
tra i popoli, ed investe nell’educazione con un fiore<br />
all’occhiello quale la scuola secondaria di primo<br />
grado di Campi Elisi, intestata alla memoria di Lionello<br />
Stock.<br />
Tra le testimonianze, le attività e i riconoscimenti<br />
della Fondazione Stock si ricordano:<br />
- la conquista del primo premio al concorso nazionale<br />
“I giovani ricordano la Shoah”, affidato nel gennaio<br />
<strong>2009</strong> dal Ministero dell’Istruzione alla classe III<br />
D della stessa scuola Lionello Stock;<br />
- l’istituzione del Premio Lionello Stock per giovani<br />
imprenditori che il Consorzio per l’Area di Ricerca<br />
assegna a un giovane studioso che abbia contribuito<br />
alla ricerca e all’applicazione dei risultati nell’ambito<br />
industriale-scientifico;<br />
- l’intitolazione del reparto di dermatologia pediatrica<br />
nell’ospedale di Tel Aviv al dr. Gino Stock, che<br />
da sempre aveva concepito il proprio lavoro (medico<br />
dermatologo) come una vera missione;<br />
- una targa ricordo nel nome della generosità di<br />
Enzo e Renata Cantarutto per il supporto prestato<br />
all’ospedale Alyn di Gerusalemme, l’unico ospedale<br />
dove medici israeliani e palestinesi operano fianco<br />
a fianco;<br />
- una targa che dedica la sala prove cantanti del Teatro<br />
Verdi di <strong>Trieste</strong> a Emilio Weinberg, ricordato per<br />
i suoi studi musicali e per il suo mecenatismo e un<br />
premio intitolato allo stesso Weinberg nell’ambito<br />
del Concorso Lirico Internazionale Carlo Cossutta<br />
che ha portato a <strong>Trieste</strong> le più belle voci di tutto il<br />
mondo;<br />
- un importante riconoscimento del Presidente Shimon<br />
Peres all’attività della Fondazione per il profondo<br />
impegno nei confronti della coesistenza, del<br />
dialogo e della tolleranza.<br />
“Accogliere per conoscere<br />
o conoscere per accogliere?”<br />
Intervento di Liliana Stock<br />
Fino al secolo scorso nelle scuole di insegnavano<br />
soprattutto la storia Patria e la religione di Stato,<br />
questo presupponeva un peccato d’orgoglio e una<br />
scelta che era stata fatta senza termini di paragone,<br />
del tipo: il mio Paese e è il migliore, la mia Religione<br />
la più vera. Ma oggi non è più così.<br />
Finita l’era dei contrasti sanguinosi e delle oppressioni<br />
totalitarie, i giovani possono finalmente soddisfare<br />
le proprie curiosità per quanto avviene al di là dei<br />
confini. La cultura del viaggio li porta a vivere nuove<br />
esperienze nell’incontro con l’altro. Hanno compreso<br />
la fatuità dei pre-giudizi, giudizi dati a priori senza<br />
conoscere l’argomento cui si riferivano.<br />
Nuovi concetti si sono diffusi nelle scuole e nelle<br />
università, contagiando anche i genitori e interessando<br />
particolarmente gli intellettuali. Oggi, parole<br />
come multiculturalità e identità plurima, così come<br />
simposio, fondazione, convegno, fanno ormai parte<br />
del frasario e dell’esperienza quotidiani. La facilità di<br />
spostarsi in aereo da un Paese all’altro ha reso il mondo<br />
più piccolo e l’orizzonte personale più grande.<br />
Già Stendhal affermava che “il viaggio è una metafora<br />
della vita e l’esilio è una metafora del viaggio”<br />
e, aggiungiamo noi, “l’accoglienza è una metafora<br />
della coesistenza”.<br />
Quindi “conoscere per accogliere” o “accogliere per<br />
conoscere”? In qualsiasi modo si presenti, il concetto<br />
va bene comunque.
La Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali<br />
è stata istituita nel 2001 per volontà della signora<br />
Kathleen Foreman Casali che - sulla scia di quanto<br />
fatto dal marito, Cavaliere del Lavoro Alberto Casali,<br />
che ancora nel 1966 aveva costituito una Fondazione<br />
a sostegno delle persone indigenti della<br />
città – dispose che dopo la sua morte nascesse a<br />
<strong>Trieste</strong> una seconda Fondazione Casali, ma con un<br />
indirizzo ben diverso. Gli interventi della Fondazione<br />
Benefica Kathleen Foreman Casali hanno infatti<br />
lo scopo di favorire ogni espressione culturale, di<br />
promuovere la scienza e la ricerca scientifica a livello<br />
nazionale ed anche internazionale, senza mai<br />
operare alcuna discriminazione ricollegantesi alla<br />
fede religiosa, alla nazionalità, alla razza o al credo<br />
politico delle persone e delle istituzioni che, direttamente<br />
o indirettamente, vengono beneficiate dalle<br />
erogazioni.<br />
Dal 2002 ad oggi i fondi lasciati Fondatrice hanno<br />
permesso di devolvere in beneficenza una<br />
Situato nel cuore di <strong>Trieste</strong>, Palazzo Tergesteo fu<br />
eretto tra il 1840 e il 1842 su progetto dell’architetto<br />
e ingegnere triestino Francesco Brujn quale<br />
nodo ideale della <strong>Trieste</strong> ottocentesca, raffinato<br />
equilibrio di attività commerciali e vita culturale.<br />
Edificato secondi i dettami dell’architettura neoclassica,<br />
il Palazzo fu dunque pensato come trait<br />
d’union tra le due anime della città: la Borsa, centro<br />
dell’attività finanziaria da un lato, e il Nuovo Teatro<br />
della Città, fulcro della vita artistica dall’altro. L’unione<br />
tra i due si concretizzò in quella che ancora oggi<br />
rappresenta un importante punto d’incontro per la<br />
vita cittadina, la galleria a crociera aperta sui quattro<br />
lati del complesso edilizio.<br />
Ed è precisamente questo ruolo di connettivo urbano<br />
e polo funzionale che The Carlyle Group intende<br />
restituire a Palazzo Tergesteo attraverso un’attenta<br />
opera di restauro volta a ripristinare il prestigio e i<br />
fasti di un’epoca passata ad un immobile che connota<br />
la città tanto da prenderne il nome.<br />
Opere strutturali, interventi di restauro architettonico<br />
delle facciate, dei gruppi scultorei e dei fregi,<br />
i sostenitori<br />
FONDAZIONE BENEFICA<br />
KATHLEEN FOREMAN CASALI<br />
somma che complessivamente ammonta ad €<br />
1.912,431,47.<br />
Molte le iniziative fino ad oggi realizzate nel settore<br />
della cultura, della scienza e della ricerca.<br />
È il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione,<br />
presieduto dall’avv. Gianni Sadar, che valuta le richieste<br />
che pervengono alla Fondazione ed adotta<br />
tutte le deliberazioni del caso, coadiuvato dal Collegio<br />
dei Revisori dei Conti, che esercita funzioni<br />
di controllo sulla gestione amministrativa e finanziaria<br />
della Fondazione e sul perseguimento degli<br />
scopi fondazionali.<br />
L’obiettivo della Fondazione Benefica Kathleen Foreman<br />
Casali è e sarà sempre quello di porsi quale<br />
sicuro sostegno per iniziative culturali e scientifiche<br />
che importanti Enti od Organizzazioni cittadine e<br />
della Provincia di <strong>Trieste</strong> dovessero promuovere,<br />
ottemperando così alla volontà espressa dalla sua<br />
Fondatrice, signora Kathleen Casali.<br />
PALAZZO TERGESTEO<br />
interventi sulle quattro torri e al passage sono le<br />
basi di un complesso progetto - pianificato in stretto<br />
coordinamento con l’amministrazione comunale<br />
e con la Soprintendenza - che prevede alcune fasi<br />
particolarmente delicate per riportare l’immobile<br />
alla veste ottocentesca originale, merito di un attento<br />
quanto scrupoloso studio dei disegni dell’epoca.<br />
In particolare, la galleria commerciale, inizialmente<br />
in ferro e vetro ma sostituita con una copertura in<br />
vetrocemento negli anni ‘50, sarà riportata al disegno<br />
originario e nella posizione originaria in modo<br />
da ridare ariosità al passaggio e risalto alla galleria,<br />
che nelle intenzioni del progetto apparirà come<br />
una via cittadina coperta.<br />
Al suo interno Palazzo Tergesteo ospiterà circa ottanta<br />
appartamenti di pregio (dagli 80 mq in su) distribuiti<br />
su tre torri, uffici nella quarta torre, e spazi<br />
commerciali al piano terra e ammezzato a conferma<br />
della vocazione trasversale del sito: spazio pubblico<br />
e privato, di svago e lavoro.<br />
65
66<br />
i sostenitori<br />
SAVOIA EXCELSIOR PALACE / STARHOTELS<br />
RIVA DEL MANDRACCHIO 4 - TRIESTE<br />
Edificio monumentale e interni d’autore. ll totale<br />
restauro della struttura sede dell’hotel ha seguito<br />
scelte architettoniche ed estetiche che restituiscono<br />
all’edificio la maestosità e il rigore formale,<br />
creando al contempo nuove funzionalità. Le pareti<br />
interne sono state di nuovo rivestite di un’avvolgente<br />
boiserie con disegno e lavorazioni classiche<br />
per ricreare l’atmosfera calda e discreta degli interni<br />
mitteleuropei. Tutto ricorda lo stile impareggiabile<br />
e lussuoso dei Grand Hotel, che si andava delineando<br />
alla fine dell’800.<br />
La storia. L’albergo è un edificio monumentale progettato<br />
dall’architetto austriaco Ladislaus Fiedler,<br />
inaugurato nel 1912. Fu definito “il più imponente<br />
e lussuoso hotel dell’Austria Ungheria”. La facciata<br />
decorata con sculture e colonne viene delineata da<br />
ampi balconi che si affacciano sul golfo di <strong>Trieste</strong> e<br />
regalano un impareggiabile colpo d’occhio sul porto<br />
e sul Castello di Miramare.<br />
Camere e Suites. Le 142 camere sono arredate in<br />
stile classico, con accenti contemporanei, che ha<br />
visto l’utilizzo di materiali eleganti e pregiati come<br />
la pelle, la seta e il marmo Calacatta dei bagni. Particolare<br />
importanza è stata data alla scelta cromatica<br />
della tappezzeria e ai dettagli, dai cuscini cifrati ai<br />
rulli imbottiti, alle applicazioni di nappe e frange<br />
che arricchiscono le tappezzerie. Le ampie terrazze<br />
URBAN HOTEL DESIGN,<br />
VIA ANDRONA CHIUSA, 4 - TRIESTE<br />
Situato a pochi passi dalla piazza Unita' d'Italia e dai<br />
suoi meravigliosi palazzi settecenteschi, lo distinguono<br />
stile contemporaneo, eleganza e tecnologia<br />
per le 40 stanze, con rifiniture ricercate nei materiali<br />
e nello stile, dotate di tutti i confort.<br />
Nell'antica cornice del Borgo tergestino Urban Hotel<br />
Design propone ai suoi clienti un'atmosfera moderna<br />
e rilassante.<br />
www.urbanhotel.it<br />
delle camere si affacciano sul lungomare e sono arredate<br />
per offrire un angolo di relax sul panorama<br />
del golfo. La Cruise Suite è un grande appartamento<br />
di 106 mq., in puro stile nautico, che ricorda la<br />
cabina armatoriale di un grande yacht.<br />
Bar e ristorante. La zona lobby, che comprende il<br />
bar e il ristorante, è stata realizzata nella parte che<br />
si affaccia sul lungomare. Sotto il maestoso soffitto<br />
a conchiglia, il bar “Savoy lounge” diventa un luogo<br />
di alta rappresentanza, aperto alla città. Gli ampi<br />
finestroni regalano un’incomparabile vista sul golfo<br />
di <strong>Trieste</strong>. Il ristorante può accogliere fino a 150<br />
persone placé.<br />
Relax. Il giardino d’inverno, illuminato dal grande<br />
lucernario, riprende lo stile dei padiglioni espositivi<br />
ottocenteschi e diventa grande biblioteca dell’hotel.<br />
Di prossima apertura: all’ultimo piano, con vista<br />
mare, un centro benessere dotato di piscina.<br />
Meetings & incentives. Il centro congressi è composto<br />
di 9 sale riunioni e può accogliere complessivamente<br />
fino a 650 persone, con una capacità in<br />
sala plenaria fino a 320. Le sale riunioni sono state<br />
oggetto di un recupero architettonico degli affreschi,<br />
dei corpi illuminanti e delle boiseries. Tutte le<br />
sale e gli spazi sono a luce naturale e godono del<br />
panorama.
BI@Work è una società che opera nel settore dei<br />
servizi informatici e delle telecomunicazioni e assiste<br />
le piccole e medie imprese nell’individuazione<br />
e nell’implementazione delle soluzioni tecnologiche<br />
più adatte alle proprie esigenze. BI@Work (Business<br />
Intelligence at Work) sviluppa soluzioni web personalizzate,<br />
fornisce servizi di assistenza e consulenza<br />
sia nel settore informatico che in quello delle telecomunicazioni,<br />
realizza e gestisce l’hosting di siti<br />
web aziendali, portali informativi e siti e-commerce<br />
chiavi in mano offrendo, inoltre, servizi avanzati per<br />
la gestione delle mail e dell’archiviazione documentale<br />
dematerializzata su server remoti. BI@Work è un<br />
system integrator che sviluppa soluzioni e servizi<br />
intelligenti che migliorano le performance operative<br />
delle aziende in modo che possano concentrarsi sul<br />
proprio “core business” usando strumenti all’avanguardia<br />
che permettono un’operatività efficiente,<br />
sicura, delocalizzata e condivisa.<br />
GRAPHART nasce a <strong>Trieste</strong> nel 1971 come tipografia<br />
tradizionale. Negli ultimi anni l’azienda ha subito<br />
un grosso salto di qualità grazie a David Stupar, figlio<br />
del fondatore, Vinicio Stupar, che assieme alla<br />
sua famiglia ed ad uno staff altamente qualificato<br />
ha introdotto in Graphart una ventata di rinnovamento<br />
e sopratutto una spinta verso nuove tecnologie<br />
d’avanguardia.<br />
Attraverso una moderna politica aziendale GRA-<br />
PHART si è inserita in un mercato globale sempre<br />
più competitiva in cui il trinomio “qualità-ambiente-sicurezza”<br />
è stato ad essa conferito attraverso il<br />
prestigioso riconoscimento della certificazione ISO<br />
14001, ISO 9001 e OHSAS 18001. Tutto ciò a testimonianza<br />
di una costante crescita industriale che<br />
va di pari passo con un concreto sviluppo sostenibile<br />
a favore della qualità del prodotto finito, della<br />
salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza della<br />
produzione.<br />
La missione della GRAPHART srl è di fornire ai Clienti<br />
prodotti di qualità avanzata, in grado di corrispon-<br />
i sostenitori<br />
Nell’ottica di una razionalizzazione della gestione<br />
delle telecomunicazioni aziendali BI@Work ha sviluppato<br />
BI4Data (Business Intelligence for Data),<br />
una soluzione software integrata, a supporto delle<br />
decisioni, per il controllo di gestione in ambito telefonico<br />
sia per sistemi tradizionali che per sistemi<br />
telefonici VoIP evoluti.<br />
BI4Data è un’applicazione web, fruibile anche in<br />
modalità S.a.a.S. (Software as a Service), che risponde<br />
alle esigenze di maggior consapevolezza nel<br />
controllo di gestione relativo ai costi ed alle performance<br />
di un sistema telefonico sia di medie o<br />
piccole aziende che di pubbliche amministrazioni,<br />
ma anche di multinazionali.<br />
www.biatwork.com<br />
www.bi4data.com.<br />
BI@WORK<br />
GRAPHART<br />
dere nel modo migliore alle loro aspettative, di soddisfare<br />
ogni requisito di disposizioni contrattuali o<br />
di esigenze che sopravvengono nel corso di realizzazione<br />
dei prodotti, e di promuovere ogni azione<br />
diretta a proteggere la salute e l’ambiente in favore<br />
di tutte le parti interessate:<br />
dipendenti e comunità;<br />
clienti e fornitori.<br />
Al fine di garantire forniture con livello d’eccellenza,<br />
in qualità, affidabilità, flessibilità, prezzo e valore<br />
aggiunto, in modo da mantenere consolidata la<br />
scelta e l’apprezzamento dei Clienti la GRAPHART<br />
srl, agli effetti dell’impiego efficiente e pianificato<br />
di adeguate risorse tecnologiche e di migliorare<br />
costantemente la qualità dei prodotti offerti onde<br />
evitare ogni carenza organizzativa, promuove e si<br />
ispira a solidi e fondati principi manageriali per la<br />
gestione di qualità, ambiente e sicurezza.<br />
www.graphart.it<br />
67
68<br />
i sostenitori<br />
IL GIULIA<br />
In occasione della Decima Giornata Europea della<br />
Cultura Ebraica, il Centro Commerciale IL GIULIA di<br />
<strong>Trieste</strong> ha accettato con entusiasmo ed interesse<br />
la proposta di sostenere le iniziative realizzate per<br />
l’occasione, contribuendo agli eventi ed incontri<br />
che si svolgono il 5 e 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>.<br />
“Conoscere ed accogliere l’altro. Il cuore della cultura<br />
ebraica è l’accoglienza” è un assunto molto semplice<br />
ma allo stesso tempo profondo che rispecchia<br />
il significato specifico di solidarietà, convivenza e<br />
rispetto delle culture e religioni dei popoli e delle<br />
società multietniche. Il Presidente del Consorzio,<br />
dott. Marco Donda, ha voluto prestare la giusta attenzione<br />
a queste tematiche inserendo tale evento<br />
nel progetto IL GIULIA per <strong>Trieste</strong>.<br />
GM ALLESTIMENTI<br />
di Fabio Guastini<br />
Piazza Foraggi, 1 - <strong>Trieste</strong><br />
Il progetto, ideato proprio dallo stesso Donda in<br />
collaborazione con l’intero direttivo del Consorzio<br />
stesso, ha come finalità lo sviluppo delle iniziative<br />
cittadine, provinciali e regionali legate al miglioramento<br />
della società, dando risalto alle tematiche<br />
inerenti i giovani, l’istruzione abbinata alla ricerca,<br />
i valori morali ed etici, la cultura e lo sport.<br />
Il Centro IL GIULIA si è reso promotore e sponsor di<br />
innumerevoli eventi a tema, allargano il progetto IL<br />
GIULIA per <strong>Trieste</strong> con IL GIULIA per lo sport ed IL<br />
GIULIA per la cultura.<br />
Gli incontri del 5 e 6 <strong>settembre</strong>, dunque, apportano<br />
ulteriore ricchezza di contenuti al calendario di iniziative<br />
ed eventi legati al progetto del Consorzio.
i sostenitori<br />
RADIOATTIVITÀ<br />
Il Gruppo Radioattività raggruppa due emittenti:<br />
Radioattività News e Radioattività Solo Musica<br />
Italiana, che operano da 32 anni sul territorio della<br />
provincia di <strong>Trieste</strong>, su parte della provincia di<br />
Gorizia e sulle zone costiere dell’Istria (Slovenia e<br />
Croazia).<br />
Radioattività News nasce nel 1977. La programmazione<br />
di musica e intrattenimento è gestita in modo<br />
completamente digitale dai suoi tre studi di produzione,<br />
con trasmissioni in diretta dalle 7.00 alle<br />
24.00. La fascia media d’età dell’utenza è compresa<br />
tra i 18 e i 55 anni.<br />
Radioattività News trasmette sullefrequenze 97.5 e<br />
97.9 MHZ.<br />
Radioattività Solo Musica Italiana nasce nel 1996,<br />
con una programmazione totalmente dedicata alla<br />
musica italiana. È arricchita da news nazionali ed<br />
internazionali e da rubriche redazionali di vario tipo<br />
dalla cultura allo spettacolo al sociale. La fascia media<br />
d’età dell’utenza è compresa tra i 15 e i 75 anni.<br />
Radioattività Solo Musica Italiana trasmette sulle<br />
frequenze 97.00 e 98.3 MHZ.<br />
Dal 2001 è possibile ascoltare le emittenti in streaming<br />
su www.radioattivita.com<br />
69
70<br />
Alcune curiosità sulla manifestazione …<br />
- Servizio di Webcast<br />
Tutti gli appuntamenti della Decima Giornata della Cultura Ebraica sono ripresi da una<br />
troupe con regia mobile e vengono trasmessi in diretta in streaming su www.wedocare.<br />
eu, sito della manifestazione.<br />
- Una gara - public contest - è stata lanciata sul social network Twitter<br />
Twitter è un servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina<br />
personale aggiornabile tramite brevi messaggi di testo. Blogger da tutto il mondo, che<br />
trattano temi religiosi e di accoglienza, hanno diffuso nel network - che conta molti milioni<br />
di iscritti - la notizia della manifestazione e del concorso. Utenti di tutto il mondo si sono<br />
cimentati a scrivere frasi inerenti al tema dell’accoglienza. Il concorrente vincitore della<br />
gara è invitato dall’organizzazione a partecipare alla manifestazione triestina.<br />
- Una mostra fotografica<br />
Coordinati da Alberto Jona Falco, diversi fotografi professionisti sono stati chiamati da tutta<br />
Italia a immortalare la manifestazione con il loro obiettivo. Un’importante testimonianza<br />
artistica che vedrà raccolte in una mostra fotografica, allestita a posteriori, tutti i migliori<br />
lavori dei fotografi presenti.
Ringrazio!!<br />
di Ron Fremder<br />
Mi sono tenuto questa ultima pagina… per chiudere con alcune riflessioni personali quella che per me è stata<br />
un'esperienza esaltante, un progetto che ha richiesto da parte mia 10 mesi di dedizione quasi totale e di un duro<br />
lavoro preparatorio ed organizzativo. Sono però già sicuro che ne sia valsa la pena - pur scrivendo queste riflessioni<br />
alcuni giorni prima dell'evento - per due ottimi motivi: il primo per i contenuti importanti che sono trattati e divulgati<br />
con questo evento.<br />
Contenuti che hanno avuto il consenso di tutti! Contenuti che per come è stato prodotto l'evento avranno in esso<br />
un'ottima cassa di risonanza, sia immediata che futura.<br />
Il secondo motivo, riguarda le persone incontrate in questi 10 mesi, persone che nei modi più differenti hanno contribuito,<br />
chi più e chi meno attivamente, ma tutti convinti che per gli argomenti trattati valeva la pena schierarsi dalla<br />
parte di chi fa.<br />
È quindi certo che mi sento di dover ringraziare coloro che mi hanno aiutato a realizzare questo mio sogno … e qui<br />
cito mio fratello, un vero fratello anche se siamo di madri diverse, che suole dividere i sognatori in due categorie: i<br />
sognatori veri, quelli puri dai sognatori stolti “the dreamer fool” … i primi sono quelli che riconoscono che i sogni<br />
in quanto tali sono irraggiungibili e sono belli anche per questo .. i secondi sono quelli “fool” che i sogni cercano di<br />
trasformarli in realtà. Naturalmente io mi sento assolutamente un “fool” rendendomi conto che per giuste cause è<br />
assolutamente necessario esserlo.<br />
Come fondatore di <strong>WeDoCARE</strong>, ideatore e produttore di questa edizione della Decima Giornata Europea della Cultura<br />
Ebraica di <strong>Trieste</strong>, mi sento in dovere di presentare una lista di nomi più o meno conosciuti a <strong>Trieste</strong> che mi hanno<br />
sostenuto, incitato e sopratutto aiutato: senza di loro mi sarebbe stato estremamente difficile creare questa particolare<br />
manifestazione in questa splendida città.<br />
Quindi nello spirito e nel tema di questa Giornata tutti quelli che cito qui di seguito sono “l'Altro” che mi ha accolto ed<br />
aiutato e che qui in queste poche righe voglio ringraziare (naturalmente in ordine alfabetico!):<br />
Eugenio Bevitori – per la sua grande disponibilità e generosità<br />
Raffaella Brigio – per il coordinamento iniziale, la supervisione dei testi... e la grande buona volontà<br />
Piero Camber – persona generosa e dinamica, un amico acquisito<br />
Loredana D'Andrea – per la pazienza, la dedizione e la fedeltà<br />
Miriam Dellasorte – per il logo e la generosa disponibilità personale nella gestione grafica iniziale<br />
Patrizia Fasolato – che dall'alto della sua carica di Capo Gabinetto della Provincia, instancabile e paziente si è resa<br />
sempre disponibile aiutando fattivamente… e con lei anche il suo staff<br />
Fiorella Fontanot – titolare di Radioattività, che con passione e pazienza mi ha dato una mano dovunque potesse<br />
aiutare, proponendo anche Radioattività come Media Partner<br />
Nicoletta Gaida – compagna di ventura, colei che senza un briciolo di pazienza ma con assoluta integrità, esperienza<br />
e professionalità ha ideato e curato gli importanti contenuti dell'evento<br />
Guido Galetto – Portavoce del Sindaco di <strong>Trieste</strong> che dalla primissima bozza del progetto ha coinvolto con il suo<br />
entusiasmo il Comune, aiutando a far succedere le cose con calma e positività<br />
Giulio Garau – veterano giornalista de Il Piccolo di <strong>Trieste</strong> e grande conoscitore del mondo triestino che ha contribuito<br />
in prima persona dedicandosi al progetto anche nelle ore piccole<br />
Yossi Ghinsberg – cittadino cosmopolita, tra i primi e più quotati “Inspirational-motivational<br />
speakers” nel mondo, che da amico fraterno mi ha aiutato specialmente nei contenuti in inglese.<br />
Clara Giangaspero – una delle anime buone, nel progetto dal primo momento come responsabile dei contenuti dei<br />
vari stampati, incluso questo libretto e come ufficio stampa<br />
Daniela Gross – sincera e professionale<br />
Massimo Gregori... e Michela – ottima persona, gentile e grande professionista<br />
Gabriella Kropf – disponibile e premurosa<br />
Angela Leo – peperino efficiente e laborioso<br />
Andrea Mariani – come uomo ed amico prima e Presidente della Comunità ebraica poi, ha<br />
condiviso da subito programma e contenuti contribuendo in prima persona a realizzarlo<br />
Shai Misan – per la sincera amicizia<br />
Liora Misan – per la costante disponibilità ad aiutare<br />
Antonio ed Annamaria Piemontesi – perchè mi stanno vicini<br />
Paola Sain – per la sua tranquillità e disponibilità<br />
Tiziana Sandrinelli – per lo slancio nel voler aiutare e per l'aiuto fattivo<br />
Chiara Sepin – brillante grafica, paziente e disponibile<br />
Andrea Sivini – che mi ha già aiutato in passato e si è proposto immediatamente mettendo al servizio del progetto<br />
grande professionalità e disponibilità... ed anche la sua unità mobile di regia<br />
David Stupar – titolare della Tipografia Graphart ottimo amico persona disponibile e di animo nobile che ha sponsorizzato<br />
tutti gli stampati affinchè “il messaggio arrivasse a tutti”<br />
infine velocemente… auspicando di non dimenticare nessuno di coloro che nell'ultimo anno mi hanno aiutato a<br />
realizzare il progetto nelle sue varie fasi: Francesca Vigori, Xenia Bevitori, Davide Casali, Sara di Radioattività,<br />
Altea Ariano, Alessandro Vitrani, Claudio Caramia, Padre Rasko, Barbara Candotti<br />
e … last but not least, in ultimo ringrazio la mia meravigliosa famiglia: Ariela, Shaily, Moran e Danny e con loro, il<br />
resto della famiglia, coloro che subiscono in silenzio, ma che sono un sostegno solido … e mio padre che guarisca<br />
completamente e presto.<br />
Un grazie di cuore a tutti… e chiedo perdono se ho dimenticato qualcuno.
72<br />
www.wedocare.eu - info@wedocare.eu<br />
tel. +39 040 368521 - cel. +39 349 2634190