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Trieste, 5 - 6 settembre 2009 - WeDoCARE

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<strong>Trieste</strong>, 5 - 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong><br />

Un fine settimana<br />

di approfondimenti, dibattiti,<br />

musica e arte per lanciare<br />

un messaggio comune<br />

che ricordi il dovere fondamentale<br />

dell’Accoglienza.<br />

In collaborazione con:<br />

FONDAZIONE GLOCAL FORUM ITALY<br />

CATTEDRA UNESCO “GIOVANNI XXIII”<br />

sul pluralismo religioso e la pace<br />

1


COMUNITÀ EBRAICA DI TRIESTE<br />

ASSOCIAZIONE WEDOCARE<br />

in collaborazione con<br />

FONDAZIONE GLOCAL FORUM ITALY<br />

CATTEDRA UNESCO “GIOVANNI XXIII” sul pluralismo religioso e la pace<br />

Decima Giornata Europea della Cultura Ebraica<br />

Conoscere e accogliere l’altro<br />

<strong>Trieste</strong>, 5 e 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong><br />

Progetto e realizzazione di<br />

Ron Fremder<br />

ideato e curato da<br />

Maria Nicoletta Gaida<br />

con il personale contributo di<br />

Andrea Mariani<br />

Associazione <strong>WeDoCARE</strong>:<br />

Produzione e Organizzazione<br />

Ron Fremder<br />

Aiuto produzione<br />

Mario Matta<br />

Segreteria Organizzativa<br />

Angela Leo<br />

Segreteria – Amministrazione<br />

Giulio Garau<br />

Promozione, Comunicazione e Ufficio Stampa<br />

Paola Sain / Studio Volpe & Sain<br />

Clara Giangaspero / ConnectEventi<br />

Comunità Ebraica:<br />

Coordinamento<br />

Andrea Mariani<br />

Produzione e Organizzazione<br />

Eugenio Bevitori<br />

Organizzazione<br />

Gabriella Kropf<br />

Segreteria – Amministrazione<br />

Eliahu Giorgi<br />

Segreteria<br />

Pacifico Funaro<br />

Comunicazione, Ufficio Stampa e Organizzazione<br />

Daniela Gross / Ufficio Stampa Comunità Ebraica<br />

Coordinamento volontari comunità<br />

Alessandro Salonicchio, Paolo Levi<br />

Stampa<br />

Graphart / David Stupar<br />

Webmaster<br />

Bi@work / Massimo Gregori<br />

Grafica e illustrazioni<br />

Pika / Chiara Sepin<br />

Riprese e Webcast<br />

Andrea Sivini – Regia / Antonio Giacomin – Webcast<br />

Un particolare ringraziamento<br />

per le mostre:<br />

Museo Ebraico per la Mostra “Besa” – Gianna De Polo; Ariel Hadad; Daniela Gross<br />

per la Mostra “Memorie di Pietra”:<br />

signori Claudio Ernè e Fulvio Rogantin<br />

i volontari della Comunità Ebraica<br />

per il momento ecumenico di piazza S. Antonio Nuovo:<br />

S.E. Eugenio Ravignani; Padre Rasko; Pastore Kampen<br />

per il particolare contributo al momento dell’accoglienza della “Tenda di Abramo”:<br />

tutte le Comunità di <strong>Trieste</strong> e dintorni che hanno aderito e partecipato<br />

Claudio Caramia (Religioni per la Pace W.C.R.P. FVG) per il coordinamento<br />

Gabriele Marini e la Rinascente cooperativa sociale per l’organizzazione ed il servizio catering<br />

Manuel Osmo - produzione ed allestimenti<br />

Ben Zur – allestimenti<br />

la società israeliana Shantipi per i materiali mandati da Israele<br />

la Compagnia di navigazione Zim Israely Navigation Company per il Container messo a disposizione<br />

ed trasporto degli allestimenti fino a <strong>Trieste</strong><br />

La Società Alpe Adria Spa – Logistica e servizi intermodali per il trasporto degli allestimenti dal porto di <strong>Trieste</strong> fino in Piazza<br />

S. Antonio Nuovo


4<br />

dott. Renzo Tondo<br />

Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia<br />

La Giornata europea della cultura ebraica,<br />

che coinvolge quest’anno <strong>Trieste</strong> assieme a<br />

tante altre città italiane, è stata sin dall’inizio<br />

concepita come momento di dialogo e<br />

di confronto, di apertura al pubblico delle<br />

sinagoghe e degli altri luoghi della vita<br />

ebraica. La Giornata è stata concepita insomma<br />

come occasione per promuovere<br />

la conoscenza delle tradizioni e della cultura<br />

di questa comunità che, soprattutto in<br />

Italia, è stata sempre fortemente integrata<br />

nel tessuto sociale del Paese, parte significativa<br />

della sua storia, eppure capace di<br />

mantenere tenacemente la propria identità<br />

anche se spesso in forme poco visibili.<br />

Questo desiderio di aprirsi alla società è<br />

confermato dal tema scelto per la decima<br />

edizione <strong>2009</strong> della Giornata europea: “Conoscere<br />

e accogliere l’altro”. Un tema con il<br />

quale si vuole sottolineare, appunto, come<br />

al centro della cultura ebraica ci sia proprio<br />

lo spirito di accoglienza.<br />

I segni del radicamento storico degli ebrei<br />

in Friuli Venezia Giulia sono molti e numerosi,<br />

e soprattutto diffusi su tutto il territorio,<br />

non solo nei capoluoghi di provincia<br />

ma anche in diversi centri minori. Ma è<br />

indubbiamente <strong>Trieste</strong> a rappresentare il<br />

fulcro di questa presenza, il più importante<br />

centro ebraico dell’Italia orientale. È proprio<br />

qui, a partire dallo sviluppo del porto<br />

franco nel ‘700, che giunsero ebrei da altre<br />

regioni dell’Impero asburgico, per integrarsi<br />

con la componente italiana fino a costituire<br />

una comunità molto ampia, articolata,<br />

pienamente inserita nell’élite cittadina<br />

e protagonista dell’ascesa economica di<br />

<strong>Trieste</strong>, a cominciare per esempio da quel<br />

settore delle assicurazioni che ancora oggi<br />

la qualifica sul piano internazionale.<br />

Non si può tuttavia dimenticare che <strong>Trieste</strong>,<br />

accanto ai segni della vivace e attiva presenza<br />

della comunità ebraica nel tessuto<br />

sociale ed economico cittadino, porta anche<br />

altre e più terribili testimonianze della<br />

storia e della tragedia di questo popolo:<br />

la Risiera di San Sabba, unico esempio di<br />

lager nazista in Italia, oggi monumento nazionale,<br />

luogo simbolo delle celebrazioni<br />

annuali in occasione del Giorno della Memoria.<br />

E non si può dimenticare che proprio<br />

da <strong>Trieste</strong>, in un discorso in piazza Unità<br />

d’Italia, Mussolini annunciò per la prima<br />

volta la promulgazione delle leggi razziali,<br />

un’infamia che non può essere cancellata<br />

neppure dagli atti di resistenza individuale<br />

e collettiva, in qualche caso di vero e proprio<br />

eroismo, che tanti italiani hanno compiuto<br />

spesso silenziosamente per difendere<br />

e salvare i concittadini ebrei.<br />

Biografia del dott. Renzo Tondo a pag 48


prof. Maria Teresa Bassa Poropat<br />

Presidente della Provincia di <strong>Trieste</strong><br />

Ogni iniziativa che consenta alla gente<br />

della nostra Provincia di avvicinarsi a tradizioni<br />

e culture diverse, a stili di vita che<br />

non ci appartengono, a modi diversi di<br />

concepire la spiritualità deve essere sostenuta<br />

e promossa. Ecco perché la Provincia<br />

di <strong>Trieste</strong> ha voluto essere vicina alla Comunità<br />

Ebraica che propone un tema così<br />

straordinariamente attuale come quello<br />

della conoscenza e accoglienza dell’altro<br />

all’interno delle celebrazioni Triestine della<br />

Decima Giornata Europea della Cultura<br />

Ebraica, per cercare di sensibilizzare una<br />

nuova coscienza multiculturale. Il nostro<br />

è un territorio che per la sua posizione geografica,<br />

la sua morfologia ed ovviamente<br />

la sua storia è particolarmente sensibile ai<br />

temi della convivenza e dell’accoglienza<br />

attraverso la conoscenza delle molteplicità<br />

delle identità. La nostra Provincia deve<br />

essere un esempio per far sì che non si<br />

parli più di tolleranza ma di accoglienza.<br />

Occorre oggi affermare il concetto di inclusione<br />

nelle diversità a cui associare quello<br />

di ospitalità. L’Altro deve essere parte integrante<br />

del nostro territorio rispettando regole<br />

di comportamento, e al tempo stesso<br />

noi dobbiamo accoglierlo senza pregiudizi.<br />

Purtroppo, in molti casi, la politica avanza,<br />

chiusa nel suo individualismo esasperato<br />

mentre l’etica dovrebbe manifestarsi con<br />

la rivelazione del volto dell’Altro. Nel momento<br />

in cui l’Altro si mostra, con il suo volto,<br />

e questo volto solleva in noi un enigma,<br />

si rende esplicita l’etica, ossia, il farsi carico<br />

della vita degli altri. Sono profondamente<br />

addolorata per quello che sta accadendo<br />

in Italia, com’è possibile che la politica assista<br />

inerme alle tragedie di migliaia di immigrati<br />

abbandonati al largo delle nostre<br />

coste, com’è possibile restare insensibili a<br />

tragedie come quella accaduta al largo di<br />

Lampedusa alcuni giorni fa? Come facciamo<br />

a non vedere gente in fuga dalla guerra,<br />

dalla fame, dalla miseria in cerca di serenità<br />

e pace? Le morti assurde di bambini,<br />

donne, innocenti gettati in mare è davvero<br />

la visione di una società che decade e che<br />

ha perso il senso dell’esistenza umana. La<br />

nostra Provincia deve essere promotrice di<br />

pace e convivenza e quello che possiamo<br />

fare è cercare di informare, sensibilizzare e<br />

educare l’opinione pubblica, a partire dalle<br />

giovani generazioni, affinché siano strumento<br />

di promozione di una nuova era, di<br />

una nuova società globale, in cui siano rispettati<br />

i diritti umani di tutti, senza distinzione<br />

di razza, sesso o religione. Educare<br />

significa conoscere; conoscere le diverse<br />

realtà che ci circondano, scoprirle ed apprezzarle<br />

proprio in virtù della loro diversità<br />

e della possibilità di un reciproco arricchimento.<br />

Ecco perché voglio ringraziare<br />

La Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> per questo<br />

importante evento che ci consentirà momenti<br />

di approfondimento e conoscenza.<br />

Nata il 23 novembre 1946 a <strong>Trieste</strong>.<br />

Laureata in Psicologia presso l’Università degli<br />

Studi di <strong>Trieste</strong> e specializzata in Psicopedagogia<br />

presso l’Università degli Studi di Torino Scienze<br />

dell’educazione, insegna presso la Facoltà di Psicologia<br />

dell’Università di <strong>Trieste</strong>.<br />

Dal 1989 al 2003 ha presieduto il Comitato pedagogico<br />

ed organizzativo dei nidi della Regione Friuli<br />

Venezia Giulia ed è stata responsabile della formazione<br />

regionale dei nidi; ha coordinato la Scuola di<br />

Specializzazione per l’handicap; ha svolto attività di<br />

consulenza e formazione per gli operatori dei servizi<br />

socioeducativi e sanitari.<br />

Iscritta all’albo degli psicologi, è stata Giudice privato<br />

del Tribunale dei minori della provincia di <strong>Trieste</strong><br />

e Consulente psicopedagogico dell’Area educativa<br />

del Comune di <strong>Trieste</strong>.<br />

Dal 1996 al 2001 è stata Assessore all’Educazione,<br />

Condizione giovanile e Pari opportunità del Comune<br />

di <strong>Trieste</strong>, per la Giunta Illy.<br />

Nel 2003 è stata eletta in Consiglio Regionale nella<br />

lista civica “Cittadini per il Presidente”; ha fatto parte<br />

di due Commissioni consiliari quella relativa alle<br />

Politiche sociali, sanità e istruzione e quella relativa<br />

alle Attività produttive, commercio, industria e turismo.<br />

Nell’aprile 2006 è stata eletta Presidente della Provincia<br />

di <strong>Trieste</strong>, mantenendo le seguenti deleghe:<br />

Cultura, Università e Ricerca, Marketing territoriale,<br />

Pari Opportunità, Rapporti Istituzionali. È stata Presidente<br />

dell’Unione delle Province del Friuli Venezia<br />

Giulia. È un componente del Fondo <strong>Trieste</strong>, organismo<br />

del quale è stata Presidente.<br />

5


6<br />

Roberto Dipiazza<br />

Sindaco di <strong>Trieste</strong><br />

La Decima Giornata Europea della Cultura<br />

Ebraica, organizzata a <strong>Trieste</strong> il 5 e 6 <strong>settembre</strong>,<br />

rappresenta un’occasione importante<br />

per ribadire la centralità della presenza di<br />

una delle comunità più appartenenti alla<br />

storia e alla cultura della città. Ed è significativo<br />

che il tema delle riflessioni proposte<br />

nel corso delle due giornate sia quello della<br />

conoscenza e dell’accoglienza, un argomento,<br />

peraltro, che si innesta all’attualità<br />

e ai riflessi che le decisioni politiche hanno<br />

poi in materia.<br />

Ma dicevamo di <strong>Trieste</strong>, che ha vissuto il<br />

suo sviluppo nell’800 sullo slancio di un impulso<br />

generato da forze e intelligenze provenienti<br />

proprio dalla comunità ebraica. Ad<br />

essa infatti si associano i nomi dei fondatori<br />

delle più famose compagnie assicurative<br />

che negli anni a seguire hanno, con successo,<br />

ampliato e diffuso la propria attività in<br />

tutto il mondo. Parte di questa energia venne<br />

generata da un clima di armonica convivenza,<br />

in cui l’alto grado di civiltà, associato<br />

a un pragmatismo proprio di chi è imprenditore,<br />

ha fatto sì che uomini di religioni e<br />

culture diverse abbiano convissuto fianco<br />

a fianco senza che le diversità diventassero<br />

causa di scontro o di emarginazione. Vorremmo<br />

definirlo un “modello <strong>Trieste</strong>”, che<br />

ancor oggi viene ricordato nei libri di storia<br />

come un esempio di civile convivenza.<br />

Compito nostro, adesso, è riaccompagnare<br />

la città verso quel clima, dopo un ‘900 in<br />

cui i drammi delle dittature e delle guerre<br />

hanno segnato gli animi di chi ha vissuto<br />

con dolore i lutti e le ingiustizie subite. Per<br />

questo l’appuntamento offerto nel primo<br />

fine settimana di <strong>settembre</strong> ha incontrato<br />

l’appoggio convinto dell’amministrazine<br />

comunale: il dialogo, il confronto e la<br />

memoria sono gli elementi fondanti di un<br />

percorso di cui <strong>Trieste</strong> si sente quel crocevia<br />

europeo strategicamente collocato nel<br />

cuore dell’Europa.<br />

Merita senza dubbio un’ulteriore riflessione<br />

la tematica che farà da base al dibattito<br />

delle due giornate triestine: la conoscenza<br />

e l’accoglienza nei confronti dell’altro. Credo,<br />

a tal riguardo, che due siano gli approcci<br />

alla questione, non contrapposti ma da<br />

integrare in un’unica sintesi: il primo, squisitamente<br />

di principio, non può non essere<br />

che quello dell’umana solidarietà, al rispetto<br />

della quale siamo chiamati a non essere<br />

insensibili a chi bussa alle nostre porte in<br />

cerca di un lavoro o di una vita migliore. Ma,<br />

da un punto di vista più pragmatico, invece,<br />

chi amministra ha anche il dovere di tutelare<br />

la propria comunità e di impedire che un<br />

afflusso indiscriminato generi un clima di<br />

insicurezza, di fronte al quale i primi a pagare<br />

le conseguenza sarebbero le fasce meno<br />

abbienti della popolazione locale. Servono<br />

quindi politiche di integrazione applicate<br />

all’interno di una cornice di legalità, dove<br />

chi viene nel nostro Paese deve inderogabilmente<br />

osservare le regole.<br />

<strong>Trieste</strong>, quindi, sarà al centro di questo importante<br />

dialogo. Da qui partirà un segnale<br />

forte ed inequivocabile di civiltà, di cultura<br />

e di partecipazione. Di questo, come Sindaco<br />

di questa straordinaria città, non posso<br />

che essere orgoglioso e, ringraziando<br />

gli organizzatori e la Comunità Ebraica per<br />

l’impegno profuso, auguro il miglior successo<br />

possibile alla manifestazione.<br />

Roberto Dipiazza nasce ad Aiello del Friuli (Ud), il<br />

1° febbraio 1953. La sua attività professionale inizia<br />

in qualità di dirigente nella grande distribuzione, in<br />

seguito crea una propria catena di esercizi commerciali<br />

operanti nella provincia di <strong>Trieste</strong>.<br />

Nel 1996 si candida a sindaco di Muggia e vince a<br />

capo di una coalizione di centro-destra. Nei cinque<br />

anni del mandato si occupa della la ristrutturazione<br />

del centro storico,del rilancio turistico, dell’apertura<br />

di Porto San Rocco. Nel quadro di migliori relazioni<br />

transfrontaliere intraprende con i vicini comuni<br />

sloveni significative operazioni legate alla gestione<br />

di pubblici servizi. Nel 2000 viene insignito del titolo<br />

di Commendatore della Repubblica dall’allora<br />

Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2001 diviene,<br />

sempre riferimento dello schieramento di centrodestra,<br />

Sindaco di <strong>Trieste</strong>.<br />

Un nuovo ruolo per <strong>Trieste</strong> nell’ambito dell’ampliamento<br />

a Est della UE, lo sviluppo dei traffici portuali<br />

e la contestuale riconversione di Porto vecchio<br />

sono il perno programmatico dell’azione politicoamministrativa.<br />

Consapevole della rilevante presenza<br />

a <strong>Trieste</strong> di centri scientifici di eccellenza,<br />

Dipiazza si impegna per rafforzare il rapporto tra<br />

città e ricerca.<br />

Durante il mandato avviene la fusione tra Acegas e<br />

la padovana Aps, che dà vita alla più grande multiutility<br />

del Nordest quotata in Borsa.<br />

Nel 2004 progetta e gestisce le celebrazioni in occasione<br />

del Cinquantenario del ritorno di <strong>Trieste</strong><br />

all’Italia. Specifiche graduatorie de Il Sole 24 ore<br />

classificano <strong>Trieste</strong> al primo posto in Italia per vivibilità<br />

urbana e qualità dei servizi. Del 2004 la nomina<br />

a Grande Ufficiale da parte del Presidente della<br />

Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Del 2006 la rielezione<br />

a Sindaco del capoluogo giuliano. In qualità<br />

di Sindaco di <strong>Trieste</strong> presiede il Teatro lirico comunale<br />

Giuseppe Verdi.


La cultura dell’accoglienza e del dialogo<br />

sono i presupposti su cui si basa la pacificazione<br />

sociale. Una società senza dialogo<br />

non può portare sviluppo e benessere<br />

alla comunità che in quel contesto vive<br />

e opera. Con questo spirito la Camera di<br />

Commercio di <strong>Trieste</strong> ha voluto essere concretamente<br />

vicina alla Comunità Ebraica e<br />

all’Associazione <strong>WeDoCARE</strong> nell’organizzazione<br />

della Decima Giornata Europea della<br />

Cultura Ebraica. Conoscere e approfondire<br />

tematiche inerenti le diverse religioni, per<br />

comprendere al meglio ciò che unisce<br />

piuttosto di ciò che divide è la via giusta da<br />

perseguire. Il percorso ecumenico è fondamentale,<br />

da approfondire e diffondere nel<br />

rispetto delle singole identità, attraverso<br />

incontri, dibattiti e concerti in un continuo<br />

confronto tra religioni, culture, musica che<br />

sono patrimonio di diverse identità ma che<br />

tutte assieme costituiscono un insieme<br />

unico e meraviglioso.<br />

Nato il 29 luglio 1949 a <strong>Trieste</strong>, è imprenditore<br />

commerciale e industriale nel settore del bricolage<br />

e delle vernici ed è attivamente impegnato nella<br />

gestione di aziende che spaziano dal settore del<br />

commercio a quello della produzione.<br />

Presidente della Confcommercio di <strong>Trieste</strong> dal 1999,<br />

è anche membro della Giunta e del Consiglio della<br />

Confcommercio Nazionale e, dal 2006, del Board<br />

di Presidenza, componente del Consiglio di Amministrazione<br />

di Enasco e Presidente di Euromed<br />

TDS, Euro-Mediterranean Trade Distribution and<br />

Services Initiative, organizzazione che raggruppa le<br />

unioni nazionali delle camere di commercio e industria,<br />

le confederazioni e le associazioni di categoria<br />

dei paesi dell’area euro-mediterranea che ha come<br />

mission superare le barriere ancora esistenti per<br />

realizzare nella migliore maniera possibile la libera<br />

circolazione di beni e servizi in tutta l’area (dal 23<br />

novembre 2007).<br />

All’interno del sistema camerale, è Presidente della<br />

Camera di Commercio di <strong>Trieste</strong> dal 20 novembre<br />

2000 (rieletto il 6 marzo 2006) e delle Aziende Speciali<br />

Aries, <strong>Trieste</strong> On line, <strong>Trieste</strong> Benzina Agevolata;<br />

Presidente di Unioncamere Friuli Venezia Giulia dal<br />

1° gennaio <strong>2009</strong> per il biennio <strong>2009</strong>-2010; membro<br />

del Consiglio di Unioncamere Nazionale dal 2001<br />

e, dal 2004, del Comitato di presidenza; Vicepresidente<br />

di Unioncamere Nazionale dal 22 luglio <strong>2009</strong>;<br />

membro del Consiglio Direttivo del Consorzio Camerale<br />

per il Credito e la Finanza dal 2005; membro<br />

del Consiglio di Amministrazione di Tecno Holding<br />

Spa dal 2006; membro del Consiglio di Amministrazione<br />

di Assocamerestero – Associazione tra Unioncamere<br />

e le Camere di Commercio Italiane all’Estero;<br />

membro del Consiglio direttivo di Assonautica<br />

– Associazione Nazionale per la Nautica da Diporto<br />

dal 2002 e, da gennaio 2006, del Comitato Esecuti-<br />

comm. Antonio Paoletti<br />

Presidente della Camera di Commercio di <strong>Trieste</strong><br />

vo; componente del Consiglio di Amministrazione<br />

e del Comitato Esecutivo di Infocamere - Societa’<br />

Consortile di Informatica delle Camere di Commercio<br />

Italiane per azioni.<br />

A livello nazionale annovera le deleghe di Presidente<br />

della “Commissione per l’Internazionalizzazione<br />

delle Imprese del Terziario e la Tutela dei Prodotti<br />

made in Italy” della Confcommercio Nazionale<br />

(dal 2006) e di delegato Unioncamere per i Balcani<br />

e il Mediterraneo, in materia di infrastrutture e<br />

trasporti nell’Area dei Balcani e dell’Est Europa e<br />

nell’attuazione della Legge 84/2001 “Disposizioni<br />

per la partecipazione italiana alla stabilizzazione,<br />

alla ricostruzione e allo sviluppo dei paesi dell’area<br />

balcanica” (dal 2001).<br />

Nel settore della logistica e dei trasporti è Presidente<br />

di Alpe Adria S.p.A., società di Logistica e Servizi<br />

Intermodali; dal 19 maggio <strong>2009</strong> è Presidente del<br />

Comitato Promotore Transpadana, associazione<br />

pubblico-privata che promuove l’alta velocità/<br />

alta capacità ferroviaria lungo la direttrice Lione-<br />

Torino-Milano/Genova-Venezia-<strong>Trieste</strong>-Lubiana; è<br />

Consigliere nazionale di Uniontrasporti dal 2005.<br />

Dal 2001 al 2003 è stato Presidente del Napan (Northern<br />

Adriatic Port Area Network), associazione volta<br />

a favorire l’integrazione dei porti del nord Adriatico.<br />

Dal 25 giugno 2008 è membro del Consiglio di<br />

Assoporti, su delega di Unioncamere Nazionale.<br />

Tra gli incarichi e le partecipazioni ad organismi<br />

pubblici e privati è stato incaricato Presidente di<br />

Confidi <strong>Trieste</strong> nel 2008; Consigliere di amministrazione<br />

dell’Autorità Portuale di <strong>Trieste</strong>, di Aeroporto<br />

Friuli Venezia Giulia Spa, del Teatro Stabile del Friuli<br />

Venezia Giulia “Il Rossetti” di <strong>Trieste</strong> e del Consorzio<br />

MIB School of Management; dal 2004 è componente<br />

del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare<br />

Friuladria; dal 2006 è membro del Consiglio<br />

di Amministrazione di Globus et Locus.<br />

7


8<br />

Andrea Mariani<br />

Presidente della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong><br />

Decimo appuntamento con la Giornata<br />

Europea della Cultura Ebraica, dedicata<br />

quest’anno al tema delle feste e delle tradizioni,<br />

cui partecipano 59 città italiane e 28<br />

paesi europei. In quest’occasione <strong>Trieste</strong> si<br />

vuole esprimere attraverso il messaggio<br />

che più le appartiene: l’accoglienza e la<br />

multiculturalità.<br />

<strong>Trieste</strong> vuole proporsi così all’insegna della<br />

sua tradizione migliore, ripartendo dai<br />

propri punti di forza che nel passato hanno<br />

creato le condizioni necessarie alla prosperità<br />

e alla civiltà, fattori che sono imprescindibilmente<br />

legati alla libertà di ogni uomo.<br />

Prendendo le mosse da questa premessa, la<br />

novità da evidenziare quest’anno è la condivisione<br />

tra la Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong>,<br />

il Comune di <strong>Trieste</strong>, la Provincia di <strong>Trieste</strong><br />

e la Regione Friuli Venezia Giulia nel promuovere<br />

e sostenere un programma articolato<br />

che coniuga sia il profilo dell’evento,<br />

sia il significativo contenuto delle diversità<br />

religiose caratterizzanti la ricchezza esemplare<br />

della triestinità. La volontà comune è<br />

di segnare una fondamentale tappa, nella<br />

prospettiva di una visione futura aperta;<br />

un impegno collettivo all’ottimismo, soprattutto<br />

per quanto riguarda il senso sociale<br />

di giustizia, di progresso, di tolleranza<br />

e di dignità per tutti gli esseri umani.<br />

La Giornata della Cultura Ebraica dunque<br />

come punto di partenza sostanziale, capace<br />

di esprimere la devozione necessaria ai<br />

principi etici e morali radicati nella cultura<br />

del dialogo e nella cultura del rispetto<br />

dell’altro. Il riferimento alla diversità religiosa<br />

non può infatti essere irriverente:<br />

sentirsi lontani da una tradizione che non<br />

è la propria deve comunque spingere parallelamente<br />

alla sincera attrazione verso<br />

la volontà di conoscere il proprio vicino,<br />

minoritaria o maggioritaria sia la sua appartenenza.<br />

Alcuni temi di congiunzione sono l’unicità<br />

di Dio, il rispetto della sacralità della vita,<br />

il rifiuto delle strumentalizzazioni ideologiche<br />

delle religioni, la promozione della<br />

conoscenza reciproca, il rigetto costante<br />

di ogni stereotipo negativo, la lotta senza<br />

riserve contro ogni forma di razzismo.<br />

Penso sia apprezzabile da chiunque la<br />

scelta di aderire quest’evento che vede la<br />

Comunità Ebraica esprimere i suoi tratti<br />

distintivi, quest’anno riguardo le feste e le<br />

tradizioni, e diviene al tempo stesso anche<br />

l’occasione e la cornice per la consapevolezza,<br />

l’incontro e il rispetto degli altri.<br />

Sottolineo il grande entusiasmo che in<br />

questo progetto la Comunità Ebraica ha<br />

incontrato nei partner istituzionali, in<br />

modo determinante nel Sindaco Dipiazza<br />

e nel Presidente della Regione e in tutti i<br />

partecipanti attivi di questa Giornata culturale<br />

specialmente in monsignor Eugenio<br />

Ravignani e in padre Rasko Radovic come<br />

generoso e dinamico è stato l’apporto del<br />

Presidente della commissione cultura della<br />

Regione FVG Piero Camber.<br />

Voglio ringraziare anche e particolarmente<br />

l’associazione <strong>WeDoCARE</strong> nella persona di<br />

Ron Fremder, che con un contributo professionale<br />

di grande livello e con il convinto<br />

coinvolgimento nelle tematiche da noi presentate,<br />

ha saputo essere uno strumento<br />

eccezionale per soddisfare le esigenze tecniche<br />

e il delicato sviluppo relazionale di<br />

tutto il contesto interessato al programma.<br />

Ho la convinzione che quest’appuntamento<br />

di <strong>settembre</strong> sarà il raggiungimento di<br />

un’esperienza speciale, lontano dalla quotidiana<br />

ricerca delle cose materiali, piuttosto<br />

lo immagino come una nemesi tra parole<br />

ed eternità. Le religioni essenzialmente<br />

sono il nesso alla continuità, ma anche<br />

al nostro mondo più intimo, dove troviamo<br />

un senso all’idea della fine, così come<br />

all’idea dell’inizio.<br />

Per chi ha una visione diversa delle cose, mi<br />

viene da riproporre una risposta che uno<br />

scrittore di Gerusalemme dette quando gli<br />

si chiese se credesse in Dio: “Non lo so. Sarei<br />

tentato di dire di no, se non avessi paura di<br />

una sua reazione”.<br />

Penso che questo tipico humour ebraico,<br />

egualmente comico quanto serio, dichiari<br />

i conflitti che tutti noi percorriamo, con gli<br />

alti e bassi delle certezze e delle incertezze,<br />

giuste o sbagliate che siano. È comunque<br />

impossibile rimanere neutrali rispetto a<br />

qualunque cosa riguardi la nostra esistenza<br />

nello spirito e nella carne.<br />

Nella nostra epoca fatta di diritti e di aperture,<br />

di orizzonti che si allargano oltre molte<br />

frontiere, ma dove troviamo a volte muri<br />

di diffidenza dobbiamo tutti noi ascoltare<br />

attentamente chi ci circonda. Vogliamo tutti<br />

essere accettati, avere dei riconoscimenti,<br />

esprimerci. E per raggiungere serenità e felicità<br />

dobbiamo capire cosa gli altri cercano,<br />

per sapere cosa di noi possiamo offrire.


Faremo un grande passo avanti quando<br />

sapremo essere rispettosi anche laddove<br />

non saremo d’accordo, in modo particolare<br />

quando rafforzeremo la giustizia plasmando<br />

su di essa la nostra coerenza.<br />

Combattere il concetto del soli contro tutti,<br />

dove il silenzio collettivo ha il peggiore<br />

rimbombo nei drammi dei popoli. Questa<br />

città ha conosciuto tanti di questi silenzi,<br />

ogni gruppo culturale, ogni gruppo religioso,<br />

ogni gruppo minoritario o diverso e<br />

l’insieme tutto di tutti noi ha lasciato alle<br />

spalle tragedie scolpite nella nostre memorie<br />

di oggi. Questa ragione può renderci<br />

ancora più forti e determinati nel porre<br />

le fondamenta di un incontro che ci trovi<br />

uniti e curiosi, senza che nessuno rinunci<br />

alla propria identità.<br />

Fare questo significa anche riflettere a fondo<br />

sulle occasioni in cui a volte ci si schiera<br />

troppo banalmente sul fronte del bene o<br />

del male. Ci sembra normale adesso la condanna<br />

dei razzismi biologici e su questo<br />

progresso la migliore e fortunata testimonianza<br />

è che l’uomo più potente del mondo<br />

sia di colore. Ma abbiamo superato quel<br />

livello di conoscenza e di predisposizione a<br />

ragionare in termini di categorie discriminatorie<br />

che sempre è pronto a condurci nel<br />

buio della xenofobia?<br />

Credo che <strong>Trieste</strong>, i suoi rappresentanti<br />

delle istituzioni e tutti coloro che hanno<br />

partecipato alla stesura e all’attuabilità di<br />

questo programma per la decima Giornata<br />

della Cultura Ebraica abbiano trovato<br />

un’opportunità per rispondere a questa<br />

domanda.<br />

Forse veramente sta iniziando una nuova<br />

epoca per questa città, probabilmente questo<br />

lembo d’estremo Est d’italianità, questo<br />

luogo crocevia della nuova Europa potrà<br />

fare capire a tanti di più, quanto grande<br />

sia la propria potenzialità dimostrando gli<br />

immensi vantaggi dell’essere insieme ma<br />

diversi e di essere solidali perché ci sono<br />

sempre cose più importanti delle tempeste<br />

contingenti.<br />

Il più cordiale shalom, salam, mir, pace.<br />

9


10<br />

Ron Fremder<br />

Fondatore dell’associazione <strong>WeDoCARE</strong><br />

(progetto e realizzazione della Decima Giornata Europea<br />

della Cultura Ebraica “Conoscere e accogliere l’altro”)<br />

<strong>WeDoCARE</strong>: “a noi importa, interessa”; ma<br />

anche “noi ci prendiamo cura”. Un’associazione<br />

che ha scopi concreti, che a <strong>Trieste</strong><br />

mette a frutto – di concerto e con la preziosa<br />

collaborazione della Comunità Ebraica –<br />

in un’occasione importante e significativa<br />

come quella della celebrazione europea<br />

della cultura ebraica.<br />

La scelta di parlare oggi di accoglienza è<br />

una necessità. In un mondo dove l’”ignoranza”<br />

(intesa letteralmente come mancata<br />

conoscenza) permette che la diversità diventi<br />

conflitto anziché ricchezza, la conoscenza<br />

è lo strumento vincente per mettersi<br />

in relazione con se stessi e con gli altri.<br />

Perché conoscere significa comprendere,<br />

ascoltare, osservare, rispettare, accettare<br />

qualcosa di diverso da sé. Conoscere e accogliere,<br />

in questo senso, possono diventare<br />

la stessa cosa.<br />

Ecco perché, dunque, questo evento che<br />

abbiamo creato insieme con la Comunità<br />

Ebraica di <strong>Trieste</strong> e con la collaborazione<br />

della Fondazione Glocal Forum Italy e la<br />

Cattedra Unesco “Giovanni XXIII” sul pluralismo<br />

religioso e la pace, è particolarmente<br />

emozionante per noi.<br />

Esserci quando un’istituzione come la Comunità<br />

Ebraica apre le proprie porte e fa<br />

conoscere i propri luoghi, disponendosi<br />

all’incontro.<br />

Esserci quando la preghiera accomuna;<br />

esserci quando protagonisti di spicco della<br />

cultura, dei media, delle istituzioni, delle<br />

religioni, si incontrano per “riflettere” e<br />

spiegare cosa significa per loro oggi, ben<br />

lontanamente da ogni facile retorica, accogliere<br />

l’altro.<br />

E ancora esserci quando cantanti e musicisti<br />

che delle proprie tradizioni hanno fatto<br />

ricerca, pregio, vanto e soprattutto arte si<br />

dispongono a cantare insieme, a fondere i<br />

loro suoni, le loro emozioni, le loro radici<br />

per uscirne più ricchi.<br />

Anche la città di <strong>Trieste</strong> è sembrata da subito<br />

una “necessità”, il luogo giusto per dire<br />

ed amplificare: “a noi importa” comprendere<br />

e conoscere, perché la sua fisionomia è<br />

tra le più variegate e affascinanti che la storia<br />

abbia mai disegnato; perché il suo crogiuolo<br />

di etnie, religioni, culture ha dietro<br />

a sé un percorso complesso e molto forte<br />

di interculturalità, di convivenza e sovrapposizione.<br />

Un percorso che va compreso,<br />

vissuto e condiviso.<br />

Che sia dunque, questo, il primo passo,<br />

verso un percorso di approfondimento di<br />

cui <strong>Trieste</strong> e tutti gli “attori” di questa manifestazione<br />

siano solo i primi protagonisti.<br />

L’augurio è di essere tutti più aperti e consapevoli<br />

e di poter dire tutti veramente “we<br />

do care”.<br />

<strong>WeDoCARE</strong> è un’associazione senza scopo<br />

di lucro che nasce a <strong>Trieste</strong> all’inizio del<br />

<strong>2009</strong> con lo scopo di favorire, divulgare e<br />

sollecitare la sensibilità dell’opinione pubblica<br />

nei confronti delle tematiche dell’accoglienza<br />

e della convivenza, del rispetto e<br />

dell’accettazione delle diversità siano esse<br />

di tipo culturale, religioso, ideologico, sociale,<br />

fisico o di altra natura.<br />

Diverse le strategie che l’associazione si<br />

prefigge di mettere in atto nella sua attività.<br />

Dalla proposta di attività culturali di varia<br />

natura (spettacoli musicali e di teatro, mostre<br />

d’arte visiva, incontri e convegni di studio,<br />

meeting tra personalità dell’opinione<br />

pubblica, del giornalismo, della letteratura,<br />

del mondo politico, universitario e scientifico),<br />

fino a iniziative didattiche, sportive e<br />

sociali che si occupino di approfondire di<br />

volta in volta diverse situazioni di conflitto,<br />

di intolleranza, di non accettazione che<br />

affliggono diverse comunità a livello internazionale.<br />

Particolare attenzione <strong>WeDoCARE</strong> vuole<br />

dedicare, inoltre, al mondo dell’infanzia<br />

meno fortunato: a quei bambini che si vedono<br />

costretti a una vita “diversa” a causa<br />

di malattie, di ingiuste e trascurate condizioni<br />

di vita, di soprusi e costrizioni. Anche<br />

in questo caso le intenzioni volgono alla<br />

creazione di progetti locali ed internazionali<br />

comuni tra fondazioni, ospedali, centri<br />

specializzati che dedicano le loro attività ai<br />

bambini ed ai loro diritti.


Maria Nicoletta Gaida<br />

Presidente della Fondazione Glocal Forum Italy<br />

(ideatrice e curatrice progetto “Conoscere e accogliere l’altro”)<br />

In questo momento in cui l’Italia e il mondo<br />

sembrano dare ascolto al richiamo della<br />

paura - nome che prestiamo alle nostre incertezze,<br />

alla nostra ignoranza, a minacce<br />

vere o percepite - la storia ci insegna che i<br />

fantasmi resuscitati di nemici dimenticati,<br />

nemici immaginati e capri espiatori, accrescono<br />

la violenza nei confronti dei più<br />

deboli: i bambini, le donne, gli immigrati e<br />

le minoranze.<br />

Quando Ron Fremder, a nome dell’Associazione<br />

<strong>WeDoCARE</strong>, e Andrea Mariani, Presidente<br />

della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong>,<br />

mi hanno chiesto di concepire un progetto<br />

per la Decima Giornata Europea della<br />

Cultura Ebraica non ho avuto esitazioni: il<br />

tema doveva essere l’accoglienza.<br />

Troppo spesso lo straniero viene rappresentato<br />

come una minaccia alla nostra<br />

“identità” la quale viene definita di matrice<br />

giudaico cristiana. Ebbene, guardiamo<br />

questa nostra identità più da vicino e scopriamo<br />

che il cuore dell’ebraismo e del cristianesimo<br />

è l’accoglienza, al punto che la<br />

parola “altro “(in ebraico acher) contiene la<br />

parola “fratello” (in ebraico ach), e che una<br />

delle parabole più conosciute è propria<br />

quella del “buon samaritano”. Allora forse<br />

non è lo straniero che minaccia la nostra<br />

identità, siamo noi che la ignoriamo, e si<br />

sa, chi perde contatto con se stesso perde<br />

la propria anima – e questo è un rischio che<br />

le città di frontiera contese e violate anche<br />

a causa della loro identità plurima o “contaminata”,<br />

conoscono bene.<br />

Da qui l’idea che una minuscola comunità<br />

ebraica lanciasse un messaggio di accoglienza<br />

al paese e al mondo, da una città,<br />

<strong>Trieste</strong>, che ha fatto delle proprie minoranze<br />

la pietra d’angolo di una rinascita pacifica<br />

e multiculturale, e che questo messaggio<br />

fosse accolto in primis dalla comunità<br />

serbo ortodossa, che porta nella propria<br />

carne l’esperienza della sopraffazione che<br />

deriva dal tentativo di separare e di rendere<br />

“pure” le identità dei popoli: questa<br />

è sembrata una sfida a cui non si poteva e<br />

non si doveva rinunciare.<br />

Per citare il bel libro di uno dei protagonisti<br />

del nostro evento, Marco Aime, La Macchia<br />

della Razza, “…le razze sono nella testa di<br />

certa gente, o peggio nella loro pancia,<br />

come un male incurabile. È una battaglia<br />

persa, lo so, … però facciamola”. Desidero<br />

ringraziare la Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> e<br />

le istituzioni civili e religiose per aver “accolto”<br />

il messaggio, e per aver permesso a<br />

tutti noi di uscire dall’indifferenza, e ,armati<br />

di comprensione e di rispetto, di combattere<br />

la giusta battaglia.<br />

Maria Nicoletta Gaida è nata a Tacoma, Washington<br />

(USA) il 5 dicembre 1961.<br />

Giunta in Italia nel 1979 , lavora come attrice di teatro<br />

e di televisione; traduttrice e adattatrice di testi<br />

letterari, teatrali e cinematografici (conosce, oltre<br />

all’italiano e all’inglese anche il francese e lo spagnolo).<br />

Tra il 1991 ed il 2006, costituisce, diventandone<br />

presidente e direttore artistico, l’Associazione<br />

Dionysia (in seguito Centro Internazionale Dionysia<br />

per le Arti e le Culture), associazione culturale senza<br />

fine di lucro dedicata alla ideazione e realizzazione<br />

di progetti artistici e culturali nella convinzione<br />

che l’arte sia un mezzo necessario ed efficace per<br />

esaltare e proteggere i valori più alti dello spirito<br />

dell’uomo, nonché strumento indispensabile per la<br />

costruzione di ponti di dialogo e di pace.<br />

Dal 2007 è responsabile delle relazioni internazionali<br />

della Casa delle Regioni del Mediterraneo,<br />

fondazione senza fine di lucro presieduta dal Presidente<br />

della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Dal<br />

2008 ricopre la carica di presidente e direttore dei<br />

programmi della Fondazione Glocal Forum Italy,<br />

ente riconosciuto, creato dall’Amb. Uri Savir (Presidente<br />

del Centro Peres per la Pace e capo negoziatore<br />

per gli israeliani nei negoziati di Oslo). Il Glocal<br />

Forum assiste le popolazioni e le comunità di tutto<br />

il mondo a trovare un equilibrio tra le opportunità<br />

globali e le priorità locali e a superare le divisioni<br />

ed i conflitti.<br />

Con il Glocal Forum la Gaida ha ideato e sta portando<br />

avanti quattro macro progetti: la creazione e la<br />

diffusione di una free press in Africa; con il Fondo<br />

Sociale Europeo iniziative mirate alla formazione<br />

e all’inclusione sociale delle popolazioni Rom (in<br />

collaborazione con la European Roma and Travelers<br />

Forum, organizzazione Rom con sede al Consiglio<br />

d’Europa) oltre ad una campagna antidiscriminazione<br />

dei nomadi da realizzare in collaborazione<br />

con la Nazionale Italiana Cantanti; sempre con il<br />

Fondo Sociale Europeo, e sempre con la NIC, è in<br />

via di realizzazione il Progetto Mistica, Campus della<br />

legalità e della Solidarietà, inedito e creativo approccio<br />

al disagio sociale che nascerà su un terreno<br />

di 32 ettari concesso dal Comune di Roma (casolari<br />

in corso di restauro); l’Iniziativa Ara Pacis, propone<br />

di utilizzare il perdono come strumento per giungere<br />

alla riconciliazione, progetto sostenuto dal<br />

Presidente dello Stato d’Israele, Simon Peres e dal<br />

Presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas, sotto l’Alto<br />

Patronato del Presidente della Repubblica e con i<br />

patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

e del Ministero degli Affari Esteri.<br />

11


il programma


14<br />

Progetto e realizzazione di<br />

Ron Fremder<br />

ideato e curato da<br />

Maria Nicoletta Gaida<br />

con il personale contributo di<br />

Andrea Mariani<br />

Il cuore della cultura Ebraica è l’Accoglienza<br />

<strong>Trieste</strong>, 5 - 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong><br />

TRADIZIONI E MUSICA<br />

sabato 5 <strong>settembre</strong>,<br />

ore 20.32 - piazza Giotti<br />

davanti alla Sinagoga,<br />

per la celebrazione dell’Havdalah<br />

PREGHIERE E MUSICA<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />

ore 12.30 - piazza S.Antonio Nuovo<br />

per una preghiera ecumenica guidata<br />

dalla comunità serbo ortodossa<br />

PAROLE E MUSICA<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />

ore 16.30 - Teatro Verdi<br />

per un confronto a più voci<br />

sul tema dell’incontro e dell’accoglienza<br />

GRANDE MUSICA<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />

ore 21.00 - piazza Giotti<br />

davanti alla Sinagoga,<br />

per il grande concerto finale<br />

La celebrazione della Decima Giornata Europea della Cultura Ebraica (celebrata<br />

contemporaneamente in 28 paesi europei e in 59 città italiane) è organizzata<br />

nel capoluogo giuliano dalla Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> con l’Associazione<br />

<strong>WeDoCARE</strong>.<br />

Nel fine settimana del 5 e 6 <strong>settembre</strong> la Comunità Ebraica apre le proprie<br />

porte alla città e condivide i propri luoghi con tutti i cittadini.<br />

Vengono inoltre proposti alla città una serie di appuntamenti che vogliono<br />

focalizzare l’attenzione - attraverso il dialogo, la diffusione della conoscenza,<br />

gli approfondimenti culturali, e lo spettacolo - sull’accoglienza nella sua definizione<br />

più profonda: una predisposizione dello spirito all’ascolto e all’apertura<br />

verso il prossimo.<br />

Solo riscoprendo le radici della nostra autentica identità, si potrà infatti praticare<br />

e agire l’accoglienza, nelle nostre famiglie e nella società.


il programma<br />

sabato 5 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 20.32, Piazza Giotti<br />

Davanti alla Sinagoga, il rito dell’Havdalah si apre alla città<br />

La cerimonia d’apertura della Decima Giornata della Cultura Ebraica si svolge alla<br />

presenza delle autorità religiose e civili della città, degli ospiti della manifestazione<br />

e dei cittadini. La sera del Sabato, all’uscita dello Shabbat (le 20.31 è l’orario<br />

di uscita dalla festività del giorno santo), nella piazza antistante la Sinagoga, si<br />

celebra un rito ebraico dal profondo significato simbolico: l’Havdalah (questo il<br />

nome del rito che in ebraico significa “differenza”) segna l’uscita dal giorno santo<br />

e il rientro nel tempo ordinario.<br />

L’augurio comune è di accogliere il nostro prossimo nella quotidianità come<br />

nell’ospitalità dei giorni santi.<br />

Maria Nicoletta Gaida, presidente del Glocal Forum Italy, introduce la Decima<br />

giornata della Cultura Ebraica di <strong>Trieste</strong> e Andrea Mariani, presidente della Comunità<br />

Ebraica di <strong>Trieste</strong> apre ufficialmente la manifestazione.<br />

La serata si apre con un suggestivo canto interpretato da David D’Or che lascia<br />

spazio al cuore della celebrazione dell’Havdalah. La funzione, che alterna canti<br />

e preghiere, si svolge solitamente all’interno della Sinagoga, ma per l’occasione<br />

viene officiata nel piazzale antistante, affinchè tutti possano assistervi.<br />

La cerimonia si svolge alla presenza di Itzhak David Margalit, Rabbino capo<br />

della Comunità ebraica di <strong>Trieste</strong> e del Friuli Venezia Giulia.<br />

Alla fine del rito il Maestro Haim Baharier, tra i maggiori studiosi di ermeneutica<br />

biblica e studi ebraici, oltre che avvincente narratore, spiega l’Havdalah e ne racconta<br />

i significati nel contesto dell’accoglienza e delle tradizioni ebraiche.<br />

La serata si chiude con due ulteriori momenti musicali, interpretati dalla straordinaria<br />

voce di David D’Or accompagnato dal suo ensemble, e lascia il passo ai<br />

successivi appuntamenti che riempiono la città fino alla sera della domenica.<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 9.45, Sinagoga di Piazza Giotti<br />

Inaugurazione della mostra “Memorie di Pietra”<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 12.30, Piazza S. Antonio Nuovo<br />

Una preghiera ecumenica cristiana è condivisa con la collettività.<br />

Segue, nella Tenda di Abramo, un ulteriore simbolico messaggio<br />

di ospitalità e di accoglienza.<br />

Il messaggio dell’accoglienza, proposto dalla Comunità Ebraica, viene accolto<br />

dalle guide spirituali della Chiesa Serbo Ortodossa che dà vita a una preghiera<br />

ecumenica. La Chiesa Serbo Ortodossa è rappresentata dal suo parroco, padre<br />

Rasko Radovic; insieme a lui sono presenti S.E. il Vescovo di <strong>Trieste</strong>, Monsignor<br />

Eugenio Ravignani e i rappresentanti di tutte le comunità cristiane della città.<br />

Al termine della Celebrazione del rito ecumenico, la Comunità Ebraica dispone<br />

“un assaggio” di ospitalità e accoglienza: nella Tenda di Abramo, appositamente<br />

allestita nella stessa piazza, la Comunità offre del cibo e disseta i suoi ospiti, come<br />

nella migliore tradizione ebraica. Nella Tenda sono ospiti anche le altre comunità<br />

religiose e laiche e tutti i presenti in piazza. In segno di ospitalità reciproca acqua,<br />

bibite e frutta saranno condivise dalle varie comunità.<br />

15


16<br />

il programma<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 16.30, Teatro Verdi<br />

Alcune letture sull’accoglienza tratte dei Testi Sacri, alternate<br />

a quattro canti appositamente scelti dalla letteratura sacra,<br />

introducono una conversazione a più voci sul tema “L’accoglienza:<br />

le fonti spirituali, le paure, la sicurezza e le prospettive”, che vede<br />

confrontarsi personaggi di primissimo piano.<br />

Le letture e i canti (interpretati, questi ultimi, dagli artisti d’eccezione che seguono<br />

tutta la manifestazione: David D’Or, Dragan Dautovski Quartet, Miriam Tukan e<br />

Bilja Krstić) aprono il pomeriggio e si alternano in una suggestiva sequenza.<br />

L’esordio è affidato a una lettura tratta dai testi sacri cristiani, cui segue un’antica<br />

preghiera interpretata da Bilja Krstić; ad esse si avvicendano un brano letto dai<br />

sacri testi ebraici e un’intima preghiera offerta dal canto di David D’Or. Seguono<br />

alcuni brani sull’accoglienza tratti dal Corano cui fa eco una preghiera intonata<br />

dalla voce vellutata di Miriam Tukan; a chiudere un ultimo testo recitato dal Nuovo<br />

Testamento cui segue un brano cantato dal quartetto macedone di Dragan<br />

Dautovski che si accompagna con uno strumento unico al mondo per il suo pregio:<br />

un’ocarina di oltre 6000 anni.<br />

Nella breve pausa che segna il passaggio alla seconda parte del pomeriggio al<br />

Teatro Verdi, il presidente della Comunità Ebraica, Andrea Mariani, saluta il pubblico<br />

e introduce il Sindaco di <strong>Trieste</strong>, Roberto Dipiazza, che rivolge alla platea il<br />

suo messaggio sull’accoglienza.<br />

Si apre poi il confronto a più voci sul tema “L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure,<br />

la sicurezza e le prospettive”. Il dibattito, moderato da Alberto Melloni, vede<br />

l’intervento di: Marco Aime, Haim Baharier, Giovanna Botteri, Ismet Bušatlić, Ivan<br />

Jakovčić, Drago Jančar, Enes Karić, Trajko Petrovski, S.E. Amfilohije Radović, S.E.<br />

Eugenio Ravignani, Renzo Tondo.<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>, ore 21.00, piazza Giotti<br />

Un palcoscenico simbolico – la piazza davanti alla Sinagoga –<br />

si riempie di festa, di suggestione, di musica<br />

La Decima Giornata delle Cultura Ebraica si chiude con un grande concerto.<br />

David D’Or, la voce israeliana più celebre e acclamata del momento; Bilja Krstić,<br />

la quintessenza musicale della Serbia; Dragan Dautovski Quartet, straordinaria<br />

testimonianza delle tradizioni musicali macedoni e Miriam Tukan, cantante araba<br />

dalla voce vellutata e struggente cantano le proprie tradizioni.<br />

Culture, religioni, sonorità, colori diversi si uniscono in un sentire comune guidato<br />

dal rispetto, dalla conoscenza e dal confronto.<br />

La piazza è allestita con un maestoso palco (corredato da un megaschermo) sul<br />

quale gli interpreti si alternano e si uniscono, cantano ognuno il proprio repertorio,<br />

ma suonano assieme in molti momenti comuni, in diverse formazioni, aprendosi<br />

ognuno alla sonorità, alla lingua, al sentire dell’altro.<br />

Un saluto degli organizzatori a suggello della manifestazione anticipa il concerto<br />

finale e introduce l’intervento del Presidente della Provincia di <strong>Trieste</strong>, prof.ssa<br />

Maria Teresa Bassa Poropat.<br />

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero


Sinagoga, piazza Giotti<br />

Memorie di pietra<br />

Inaugurazione: domenica 6 <strong>settembre</strong>,<br />

ore 9.45<br />

I vicoli dietro piazza Unità, l’antica Sinagoga,<br />

i ristoranti kasher lungo il corso<br />

Italia e le insegne storiche di tanti<br />

negozi ora scomparsi. Una carrellata<br />

d’immagini d’epoca tratte dalle collezioni<br />

di Claudio Ernè e Fulvio Rogantin<br />

ricostruisce scorci inediti e atmosfere<br />

di una città ricca di presenze ebraiche<br />

cancellate dallo sventramento edilizio<br />

degli anni Trenta.<br />

Fino all’8 novembre.<br />

APERTURA AL PUBBLICO<br />

DEI LUOGHI EBRAICI<br />

le mostre<br />

Museo ebraico “Carlo e Vera<br />

Wagner”, via del Monte 7<br />

Besa, un codice d’onore.<br />

Albanesi musulmani che<br />

salvarono gli ebrei dalla<br />

Shoah<br />

Una mostra fotografica a cura di Yad<br />

Vashem, dal Museo dell’Olocausto<br />

di Gerusalemme, documenta la straordinaria<br />

vicenda che negli anni della<br />

seconda guerra mondiale vide la<br />

popolazione albanese musulmana<br />

proteggere e mettere in salvo dallo<br />

sterminio oltre duemila ebrei in nome<br />

di un antico ideale d’accoglienza e solidarietà.<br />

Fino al 15 ottobre.<br />

domenica 6 <strong>settembre</strong> i principali luoghi ebraici sono aperti al pubblico<br />

- Nella Sinagoga di piazza Giotti:<br />

visite guidate gratuite alle ore 10, 11, 12, 19, 20.<br />

Alle ore 12, dopo la visita della Sinagoga, passeggiata nei luoghi ebraici e visita<br />

del ghetto.<br />

Alle ore 17.30 visita del ghetto, passeggiata nei luoghi ebraici e visita della<br />

Sinagoga.<br />

- Al Cimitero ebraico di via della Pace 4, visite guidate gratuite alle ore 10, 11, 16.<br />

- Il Museo ebraico, in via del Monte 7, è aperto dalle ore 10 alle ore 18.<br />

L’accoglienza del pubblico e le visite guidate sono affidate ad alcuni volontari<br />

della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong>, che prestano gentilmente il loro servizio e le<br />

loro conoscenze in occasione dell’apertura straordinaria di questi luoghi.<br />

Mostre e visite guidate sono a ingresso gratuito<br />

17


tradizioni e<br />

musica<br />

ore 20.32<br />

Piazza Giotti<br />

SABATO<br />

5<br />

<strong>settembre</strong>


20<br />

tradizioni e musica<br />

SABATO<br />

5<br />

<strong>settembre</strong><br />

ore 20.32<br />

Piazza Giotti<br />

Davanti alla Sinagoga, il rito dell’Havdalah si apre alla città<br />

La sera del Sabato, all’uscita dello<br />

Shabbat (le 20.31 è l’orario di uscita<br />

dalla festività del giorno santo), nella<br />

piazza antistante la Sinagoga, si celebra<br />

un rito ebraico dal profondo significato<br />

simbolico: l’Havdalah (questo il<br />

nome del rito che in ebraico significa<br />

“differenza”) segna l’uscita dal giorno<br />

santo e il rientro nel tempo ordinario.<br />

L’augurio comune è di accogliere il nostro<br />

prossimo nella quotidianità come<br />

nell’ospitalità dei giorni santi.<br />

La serata<br />

La cerimonia d’apertura della X Giornata<br />

della Cultura Ebraica si svolge alla<br />

presenza delle autorità religiose e civili<br />

della città, degli ospiti della manifestazione<br />

e dei cittadini.<br />

Maria Nicoletta Gaida, presidente<br />

del Glocal Forum Italy, presenta il<br />

programma della manifestazione e<br />

Andrea Mariani, presidente della Comunità<br />

Ebraica di <strong>Trieste</strong> apre ufficialmentel’evento.<br />

Ai presenti in piazza vengono offerti<br />

dei sacchettini contenenti delle essenze<br />

profumate, piccoli simboli che<br />

fanno parte della cerimonia.<br />

La serata si apre con una speciale interpretazione<br />

di David D’Or che con la<br />

preghiera cantata Shemà Israel (Ascolta<br />

Israele), introduce la celebrazione<br />

dell’Havdalah. I canti e la preghiera della<br />

cerimonia si svolgono nella piazza<br />

(anziché, come d’uso, all’interno della<br />

Sinagoga) perché un ampio pubblico<br />

possa condividere la funzione.<br />

David D’Or e il triestino Shai Misan<br />

interpretano insieme la parte cantata<br />

dell’Havdalah, alternandosi alla preghiera;<br />

quest’ultima viene officiata dal<br />

Rabbino capo della Comunità ebraica<br />

di <strong>Trieste</strong>, Itzhak David Margalit.<br />

Di seguito il Maestro Haim Baharier,<br />

massimo esperto di ebraismo e avvincente<br />

narratore, spiega al pubblico la<br />

funzione e la tradizione ebraica legata<br />

ad essa.<br />

Chiude la serata la voce di David D’Or<br />

che omaggia la tradizione ebraica con<br />

due ulteriori bellissimi canti.


tradizioni e musica<br />

L’Havdalah<br />

Havdalah è il nome del rito che segna<br />

l’uscita dal giorno santo e il rientro nel<br />

tempo ordinario (le 20.31 è l’orario di<br />

uscita dalla festività del Sabato).<br />

“Osservare il Sabato significa anche<br />

“santificarlo” (in ebraico Kidush), cioè<br />

“tenerlo separato” (in ebraico, appunto,<br />

Havdalà) dalle altre giornate. "Ricordati<br />

del giorno di Sabato per santificarlo”<br />

(Esodo 20, 10). Si tratta di fare<br />

del sabato un giorno completamente<br />

differente dagli altri giorni della settimana,<br />

“un giorno di riposo e di santità”<br />

che comincia con il rito del Kidush e<br />

termina con il rito del Havdalah.<br />

Nella religione ebraica, l’andamento<br />

della casa e della vita familiare ruota<br />

attorno allo Shabbat: i cibi migliori, i<br />

canti più gioiosi, la compagnia, l’attenzione<br />

dei genitori verso i figli: tutto ciò<br />

che colpisce e rallegra i cuori si ritrova<br />

insieme in queste ventiquattro ore. Ma<br />

il momento più toccante della giornata<br />

è forse proprio la sua conclusione;<br />

quando la famiglia riunita da’ l’addio<br />

alla festa celebrando il rito della Havdalah.<br />

La luce della candela che illumina<br />

la stanza buia, il vino e i profumi<br />

sono l’ultima immagine dello Shabbat<br />

che rimarrà nel cuore e negli occhi dei<br />

padri e dei figli e li guiderà nel loro<br />

rapporto durante la settimana entrante.<br />

“Ecco io mando a voi il profeta Elia<br />

prima che venga il giorno del Signore,<br />

grande e venerando. E ricondurrò il<br />

cuore dei padri verso i figli ed il cuore<br />

dei figli verso il loro padre” (Malachì 3°,<br />

22-23).<br />

Come l’inizio dello Shabbat è segnalato<br />

da alcuni atti che devono essere<br />

eseguiti secondo norme rigorosamente<br />

codificate (l’accensione dei<br />

lumi e il Kidush) che ne sottolineano<br />

l’importanza e la particolare sacralità,<br />

così la sua fine viene accompagnata<br />

dalla cerimonia - breve e di origine<br />

antichissima – che costituisce appunto<br />

l’Havdalah che marca la differenza<br />

tra il sabato che sta per terminare e i<br />

giorni feriali che stanno per iniziare. La<br />

celebrazione consiste nel recitare delle<br />

brevi benedizioni su una coppa di<br />

vino, su delle erbe profumate e sulla<br />

luce del fuoco.<br />

Il cuore più profondo e simbolico del<br />

significato dell’Havdalah è insito proprio<br />

nell’idea della separazione: separare<br />

per distinguere tra il sabato e<br />

i giorni della settimana, separare per<br />

distinguere la luce e il buio, il sacro e<br />

il profano.<br />

21


22<br />

tradizioni e musica<br />

Le musiche per l’Havdalah<br />

In occasione della cerimonia triestina,<br />

accanto alle parole del Maestro Haim<br />

Baharier e alla celebrazione del Rabbino<br />

Margalit, la musica è parte integrante<br />

della celebrazione.<br />

Il canto, dolce e solenne assieme, di<br />

David D’Or – “voce” protagonista della<br />

scena musicale israeliana e tra i protagonisti<br />

del concerto conclusivo – si<br />

inserisce nel rito con alcuni canti tratti<br />

dalla tradizione ebraica. Con lui Shai<br />

Misan interpreta in musica due significative<br />

preghiere.<br />

Shai Misan Medico chirurgo e Baritono,<br />

Primo cantore della Sinagoga maggiore<br />

di <strong>Trieste</strong>, ha studiato canto lirico con<br />

il maestro Ennio Silvestri con il quale si e<br />

esibito in vari concerti di musica ebraica e<br />

operistica in Italia e all’estero. Appassionato<br />

della musica tradizionale oggi uno dei<br />

depositari dei canti tradizionali della comunità<br />

ebraica triestina che gelosamente<br />

custodisce e tramanda in famiglia.<br />

“Ecco io mando a voi il profeta Elia<br />

prima che venga il giorno del Signore,<br />

grande e venerando. E ricondurrò<br />

il cuore dei padri verso i figli ed il cuore<br />

dei figli verso il loro padre”: questi i<br />

versi augurali per un buon inizio della<br />

nuova settimana, con l’auspicio di<br />

veder rinsaldare l’unione tra i padri e<br />

i figli.<br />

“Colui che distingue tra il sacro e il<br />

profano; che accrescerà i propri meriti<br />

come le stelle nel cielo” sono invece<br />

alcuni versi della preghiera conclusiva,<br />

che consacra la differenza tra il Sabato<br />

e il tempo ordinario.<br />

Rav Itzhak David Margalit, Rabbino Capo<br />

della Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> e del Friuli<br />

Venezia Giulia. Nato nel 1950, attualmente<br />

è sposato e ha due figli; tra i suoi studi,<br />

oltre alla Laurea Rabbinica, si ricordano lo<br />

Yeshiva ad Alto Livello e il servizio di Assistente<br />

Sociale all’università di Ben Gurion;<br />

ha inoltre seguito dei corsi per la direzione<br />

amministrativa di grandi istituti e ha ottenuto<br />

il brevetto di pilotaggio di aerei (israeliano<br />

e americano).<br />

In Italia, oltre alla carica triestina, che ricopre<br />

dal 2007, è stato Vice Rabbino capo a<br />

Torino tra il 1999 e il 2007. Tra le sue attività<br />

pubbliche e di volontariato è stato<br />

Consigliere Comunale della località di Tifrah<br />

(Israele), Consigliere Provinciale della<br />

località di Merhavim (Israele); nella città di<br />

Yamit è stato Tesoriere della Stella di Davide<br />

Rossa (istituzione omologa alla Croce<br />

Rossa Italiana), Consigliere Comunale, Presidente<br />

del Consiglio Comunale.


preghiere e<br />

musica<br />

ore 12.30<br />

Piazza S. Antonio Nuovo<br />

DOMENICA<br />

6<br />

<strong>settembre</strong>


preghiere e musica<br />

DOMENICA<br />

24<br />

6<br />

<strong>settembre</strong><br />

ore 12.30<br />

Piazza S. Antonio Nuovo<br />

Una preghiera ecumenica cristiana è condivisa<br />

con la collettività. Segue, nella Tenda di Abramo, un ulteriore<br />

simbolico messaggio di ospitalità e di accoglienza<br />

Il messaggio dell’accoglienza, proposto dalla Comunità Ebraica, viene accolto<br />

dalle guide spirituali della Chiesa Serbo Ortodossa che dà vita a una preghiera<br />

ecumenica.<br />

Insieme alla Chiesa Serbo ortodossa che è rappresentata dal suo parroco, padre<br />

Rasko Radovic, sono presenti S.E. il Vescovo di <strong>Trieste</strong>, Monsignor Eugenio Ravignani<br />

e i rappresentanti di tutte le comunità cristiane della città.<br />

Al termine della Celebrazione del rito ecumenico, la Comunità Ebraica dispone<br />

“un assaggio” di ospitalità e accoglienza: nella Tenda di Abramo, appositamente<br />

allestita nella stessa piazza, la Comunità offre del cibo e disseta i suoi ospiti, come<br />

nella migliore tradizione ebraica.<br />

Nella Tenda sono ospiti anche le altre comunità religiose e laiche e tutti i presenti<br />

in piazza. In segno di ospitalità reciproca acqua, bibite e frutta sono condivise<br />

dalle varie comunità.<br />

Padre Rasko Radovic<br />

Nato l’11 ottobre del 1953 a Tulare (Serbia del sud)<br />

ha seguito le scuole primarie e le superiori nel luogo<br />

di nascita e ha frequentato il seminario a Prizren<br />

(Kosovo e Metochia); ha studiato alla Facoltà teologica<br />

dell’Università di Belgrado. Ordinato parroco a<br />

Belgrado dal Patriarca Germano nel 1980 e poi Parroco<br />

di Bezania (periferia di Belgrado), nel 1990 si è<br />

trasferito a <strong>Trieste</strong> dove è stato nominato Parroco<br />

della Chiesa di San Spiridione. Dal 1993 è Parroco<br />

amministrativo (nominato dal Vescovo Kostantino)<br />

della piccola parrocchia serbo-ortodossa di Roma.<br />

Nel 1993 è stato incaricato dallo stesso Vescovo a<br />

fondare ed organizzare la parrocchia serba a Vicenza<br />

e nel 2000 è stato incaricato dal Metroplita Jovan<br />

a organizzare la parrocchia serba a Milano. Nel 2003<br />

è stato nominato dal Sinodo della Chiesa serbo-ortodossa,<br />

su invito del Metrolita Jovan, Vicario generale<br />

della Diocesi di Zagabria, Lubiana e d’Italia. Nel<br />

2006 il Vescovo lo ha invitato a organizzare la Parrocchia<br />

serba a Udine. Oltre all’operato pastorale,<br />

ha partecipato attivamente alla vita culturale triestina<br />

e dell’intero Paese, prestando il suo contributo<br />

con interventi di vario genere e su diversi argomenti<br />

(tavole rotonde, conferenze, convegni). Nell’arco<br />

di diciannove anni in Italia ha tenuto una ventina<br />

di conferenze su vari temi (gli atti di alcune di esse<br />

sono state pubblicate). Tra queste si ricordano: nel<br />

2000 a Chianciano Terme una conferenza sul tema<br />

“Identità religiosa e convivenza”, organizzata e pubblicata<br />

dal SAE 2006 e un intervento sull’Eucaristia<br />

pubblicato da parte del Centro Studi “Abert Schweitzer”<br />

di <strong>Trieste</strong>, nel 2008, a cura di Dario Fiorensoli.<br />

Bilja Krstić ha una voce bellissima e<br />

un’intensità emotiva travolgente caratterizza<br />

le sue interpretazioni.<br />

Alcune canzoni sono state scelte da<br />

Bilja e dal suo gruppo per accompagnare<br />

il rito ecumenico.<br />

Un insieme di sonorità tradizionali (raccolte<br />

dalla Serbia, dal Kossovo, dalla<br />

Macedonia, dalla Romania orientale),<br />

di musica sacra a cappella, di elementi<br />

etnici e di improvvisazione riempie di<br />

suggestione l’incontro collettivo nella<br />

preghiera.


preghiere e musica<br />

La tenda dell’accoglienza - La tenda di Abramo<br />

Al termine del momento ecumenico, tutti i presenti in piazza<br />

sono invitati, nel nome dell’accoglienza, nella Tenda dell’accoglienza<br />

(simbolicamente chiamata “La tenda di Abramo”). Qui<br />

si può gustare del cibo e bere del vino offerti dalla Comunità<br />

Ebraica di <strong>Trieste</strong>. Acqua, bibite e frutta sono offerte dalle altre<br />

comunità presenti.<br />

Nella nostra breve vita siamo di passaggio e come<br />

viaggiatori siamo accolti nell’ambiente in cui viviamo,<br />

siamo ospiti della natura che ci circonda ed<br />

impariamo ad esserlo gli uni con gli altri.<br />

Da Abramo provengono le tre religioni monoteiste<br />

Ebraismo, Cristianesimo e Islam. È scritto di<br />

Abramo che l’ospitalità era talmente importante<br />

per lui che un giorno mentre il Signore gli si rivelò<br />

nella sua tenda, Abramo notò tre forestieri che si<br />

stavano avvicinando e senza esitare, si scusò con<br />

il Signore e si affrettò a dare loro di persona il benvenuto.<br />

1200 anni dopo i tempi di Abramo, Gesù di Nazareth,<br />

che nasce ebreo, non solo continua la tradizione<br />

di Abramo, ma ne approfondisce il significato.<br />

Per Gesù non basta essere ligi ed obbedire<br />

ai comandamenti divini: egli insegna che l’essenza<br />

dell’ospitalità e dell’accoglienza sta nella purezza<br />

delle intenzioni e nell’apertura del cuore.<br />

Esempi moderni di queste radicate tradizioni antiche<br />

sono riportati nei comportamenti delle tribù<br />

beduine in Arabia: esse infatti ritengono che la<br />

sicurezza degli ospiti sia più importante della loro<br />

stessa vita e ritengono che poter accordare ospitalità<br />

all’altro sia il più grande dei privilegi.<br />

Anche la mostra fotografica in corso fino alla metà<br />

di ottobre al Museo Ebraico di <strong>Trieste</strong> è un’eccel-<br />

lente testimonianza della manifestazione assoluta<br />

di ospitalità e accoglienza: qui si racconta come<br />

i musulmani albanesi, durante la seconda guerra<br />

mondiale, salvarono gli ebrei dalla Shoà: nel nome<br />

dell’ospitalità e del suo codice d’onore chiamato<br />

“Besa”, rischiarono la loro vita nascondendo e proteggendo<br />

gli ebrei dai nazisti.<br />

In occasione delle celebrazioni triestine della Giornata<br />

Europea della Cultura Ebraica, nei pressi della<br />

fontana situata tra le chiese di Sant’Antonio Nuovo<br />

e San Spiridione a Ponterosso, l’organizzazione<br />

propone la grande tenda dell’accoglienza, che<br />

nomina simbolicamente “La tenda di Abramo”. In<br />

questa tenda la Comunità Ebraica di <strong>Trieste</strong> offre il<br />

proprio cibo a tutti coloro che passano. Anche le<br />

varie comunità religiose e laiche presenti a <strong>Trieste</strong><br />

sono chiamate, nel nome dell’accoglienza, a portare<br />

le loro bevande e della frutta per offrirle agli<br />

avventori: nutrire e dissetare il prossimo, un gesto<br />

assieme simbolico e concreto.<br />

Ognuno di noi offre ospitalità all’altro, così come<br />

l’altro la offre a noi: ospite è colui che accoglie, ma<br />

anche chi riceve l’ospitalità. Questo atteggiamento<br />

è il cuore dell’accoglienza: un concetto universale<br />

secondo il quale noi siamo l’altro e l’altro è lo<br />

stesso per noi.<br />

25


parole e<br />

musica<br />

ore 16.30<br />

Teatro Verdi<br />

DOMENICA<br />

6<br />

<strong>settembre</strong>


parole e musica<br />

DOMENICA<br />

28<br />

6<br />

<strong>settembre</strong><br />

ore 16.30<br />

Teatro Verdi<br />

Parlare di Accoglienza può essere facile e rischia di essere banale; è un concetto che<br />

si accetta e si comprende volentieri. Ma praticare l’accoglienza nel suo significato più<br />

profondo è invece un compito tutt’altro che immediato.<br />

Altrettanto si può dire per l’ospitalità, per la tolleranza, per l’attitudine all’ascolto e alla<br />

conoscenza che del più vasto concetto di accoglienza sono parte integrante.<br />

Ciò che riteniamo giusto nel nostro intimo e che nei nostri principi sembra essere radicato<br />

e imprescindibile, nel quotidiano non è in realtà sufficientemente tenuto in evidenza<br />

e spesso viene spodestato dalle necessità spicciole, da una sorta di autodifesa o<br />

dall’urgenza immediata dell’affermazione di sé, delle proprie azioni.<br />

Una soluzione perché la riflessione sulle tematiche dell’accoglienza non sfugga alla<br />

vita di ogni giorno è quella di parlarne, di mantenere alto il livello di attenzione, di<br />

far sì che le coscienze siano costantemente sollecitate ad aver presente la necessità<br />

di praticare l’accoglienza, senza relegarla al ruolo di un principio astratto e sterile, per<br />

quanto nobile.<br />

Ron Fremder<br />

Il pomeriggio organizzato nella preziosa cornice del Teatro<br />

Verdi prende il via con una serie di letture dai testi sacri, alternate<br />

a quattro canti eseguiti dagli interpreti musicali protagonisti<br />

dell’intero evento: David D’Or, Dragan Dautovski Quartet,<br />

Miriam Tukan, Bilja Krstić. A seguire una conversazione a più<br />

voci sul tema “L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure, la sicurezza<br />

e le prospettive” che vede protagonisti alcuni personaggi<br />

di assoluta eccellenza.<br />

I canti e le letture<br />

Le letture dei testi sacri introducono<br />

il pomeriggio al Teatro Verdi e sono<br />

alternate con canti scelti dalle diverse<br />

letterature musicali sacre.<br />

Alla prima lettura di un canto cristiano<br />

segue una preghiera antica, interpretata<br />

da Bilja Krstić. La seconda<br />

lettura è tratta dal sacro testo ebraico<br />

e si avvicenda con una preghiera<br />

ebraica cantata da David D’Or. È poi<br />

la volta della lettura di alcuni brani<br />

del Corano, incentrati sull’accoglien-<br />

za cui fa eco un canto affidato alla<br />

voce vellutata della cantante araba<br />

Miriam Tukan. Chiude la serie delle<br />

letture un testo recitato dal dal Nuovo<br />

Testamento cui segue un brano<br />

originale interpretato dal Dragan<br />

Dautovski Quartet, che già in questa<br />

occasione si accompagna in modo<br />

mirabile con uno strumento unico al<br />

mondo: un’ocarina di oltre 6000 anni,<br />

originaria delle terre di Macedonia.


parole e musica<br />

Un testo cristiano<br />

Luca 10, 25-37<br />

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la<br />

vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose:<br />

“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza<br />

e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo<br />

e vivrai”. Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù riprese:<br />

“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero<br />

e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per<br />

quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in<br />

quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto<br />

lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi,<br />

caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente,<br />

estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in<br />

più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è<br />

incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’<br />

e anche tu fa’ lo stesso”.<br />

Un canto<br />

Tebe Pojem (Bilja Krstić)<br />

Un inno antichissimo, tra i più celebrati e al centro di alcune importanti pagine della storia<br />

della musica (è stato ripreso, tra gli altri, da Sergej Rachmaninov e Pëtr Il’ič Čajkovskij).<br />

Gli angeli sono messaggeri di Dio e portano la gioia del messaggio “Cantate questa preghiera.<br />

Glorificate il vostro Dio”.<br />

Un testo ebraico<br />

Dalla Gmarà – Masechet Shabat – 27 p. 1 – Ricevere gli ospiti:<br />

Il precetto di Ospitalità è tanto importante da esserlo anche più che pregare il Signore.<br />

E dissero di questo Rabbi Yehuda figlio di Rav Shilo e Rabbi Assi e Rabbi Yochanan: ci sono<br />

sei precetti dei quali, rispettandoli, l’uomo mangerà i frutti già in questo regno e si assicurerà<br />

di farlo anche nel prossimo. Sono i precetti dell’Ospitalità … e gli altri.<br />

Il Rambam ha classificato in 8 gradini i gradi della carità. Questi gradi non riguardano solo<br />

l’elemosina in termini economici ma toccano tutti i settori del dare e della carità tra i quali<br />

l’accoglienza.<br />

Si racconta che dopo le terribili vicissitudini che si abbatterono su Giobbe, egli interpellò<br />

il Signore chiedendogli se non fosse vero che anch’egli come Abramo aveva nutrito, dissetato<br />

e vestito i poveri.<br />

Il Signore gli rispose che lui, Giobbe, non era arrivato neanche lontanamente al livello di<br />

Abramo, perchè egli aveva dato a coloro che erano abituati a mangiare poco, quel poco<br />

necessario e a quelli che erano abituati a mangiare carne aveva dato loro anche la carne,<br />

mentre Abramo aveva dato subito tutto il meglio che poteva. Disse anche che lui, Giobbe,<br />

attendeva nella sua casa che qualche ospite entrasse, mentre Abramo era seduto sull’uscio<br />

della tenda e cercava l’ospite da invitare e quando poteva gli andava anche incontro.<br />

Nei libri della Torà sono scritte sull’ospitalità delle iniziali che corrispondono a quelle delle<br />

parole “mangiare”, “bere” e “accompagnare”. Perchè Abramo dava da mangiare ai suoi<br />

ospiti, dava loro da bere e li accompagnava per un tratto nel prosieguo della loro strada.<br />

Quindi il precetto dell’ospitalità per completezza prevede anche l’accompagnare l’ospite<br />

per un tratto.<br />

29


30<br />

parole e musica<br />

Un canto<br />

Avinu malkeinu (David D’Or)<br />

Tradotto comunemente in Padre Nostro è una preghiera altamente simbolica, recitata in<br />

diversi momenti dei servizi religiosi ebraici. “Abbi pietà di noi e dei nostri bambini, aiutaci a<br />

liberarci dalle pestilenze, dalla guerra, dalla carestia. Fa’ che l’odio e l’oppressione lascino il<br />

mondo”: queste alcune invocazioni dei versi della preghiera.<br />

Una versione del canto di Avinu Malkeinu è stata resa celebre dall’interpretazione di Barbara<br />

Streisand.<br />

Un testo dell’Islam<br />

O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli<br />

e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo<br />

teme. In verità Allah è sapiente, ben informato. {Al-Hujuraat, 13}<br />

Ti è giunta la storia degli ospiti onorati di Abramo? Quando entrarono da lui dicendo:<br />

“Pace”, egli rispose: “Pace, o sconosciuti”. Poi andò discretamente dai suoi e tornò con un<br />

vitello grasso, e l’offrì loro... [Disse]: “Non mangiate nulla?”. {Adh-Dhariyat, 24-27}<br />

La carità non consiste nel volgere i volti [in preghiera] verso l’Oriente e l’Occidente, ma nel<br />

credere in Allah e nell’Ultimo Giorno, negli Angeli, nel Libro e nei Profeti e nel dare, dei propri<br />

beni, per amore Suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti<br />

e per liberare gli schiavi; assolvere l’orazione e pagare la decima. Coloro che mantengono<br />

fede agli impegni presi, coloro che sono pazienti nelle avversità e nelle ristrettezze, e<br />

nella guerra, ecco coloro che sono veritieri, ecco i timorati. {Al-Baqarah, 177}<br />

Ti chiederanno: “Cosa dobbiamo dare in elemosina?” Di’: “I beni che erogate siano destinati<br />

ai genitori, ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai viandati diseredati. E Allah conosce tutto il<br />

bene che fate”. {Al-Baqarah, 215}<br />

Rendi il loro diritto ai parenti, ai poveri e al viandante, senza [per questo] essere prodigo.<br />

{Al-Isra’ , 26}<br />

Adorate Allah e non associateGli alcunché. Siate buoni con i genitori, i parenti, gli orfani, i<br />

poveri, i vicini vostri parenti e coloro che vi sono estranei, il compagno che vi sta accanto ,<br />

il viandante e chi è schiavo in vostro possesso. In verità Allah non ama l’insolente, il vanaglorioso.<br />

{An-Nisa , 36}<br />

Sura 2, al-Baqara (Capitolo 2 - La Giovenca) versetto 62 - Certo, quelli che hanno creduto,<br />

quelli che praticano l’ebraismo, i cristiani, i sabei, chiunque ha creduto in Dio e nel Giorno<br />

ultimo e compie opera buona, avranno la loro ricompensa presso il Signore. Per loro nessun<br />

timore, e non verranno afflitti.<br />

Un canto<br />

Nasheed Lel Hob - Un canto per l’amore (Miriam Tukan)<br />

musiche di Joseph Khaleefa, arrangiamento di Kamal Siqely, testo tratto dall’introduzione<br />

di Una lacrima e un sorriso di Khalil Gibran.<br />

Un canto che inneggia all’amore, alla gloria della fede, alla sua luce. Un inno di gioia e luce<br />

nel nome di Dio, salvatore di tutti i cuori.<br />

Un brano tratto dal testo sacro ai cristiani<br />

Giovanni 15, 9-17<br />

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato<br />

voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore,<br />

come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho<br />

detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.<br />

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno<br />

ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei<br />

amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello


parole e musica<br />

che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio<br />

l’ho fatto conoscere a voi.<br />

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate<br />

frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome,<br />

ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.<br />

Un canto<br />

Psalm (Dautoski Quartet)<br />

musiche di Stojan Stojkov, arrangiamento di Dragan Dautovski e Aleksandra Popovska,<br />

testo di P. Rendzov.<br />

Un canto di preghiera, che alterna l’intimità del silenzio e delle atmosfere raccolte alle<br />

esplosioni sincere e luminose della gioia della fede.<br />

Nella pausa che segna il passaggio alla seconda parte del pomeriggio il presidente<br />

della Comunità Ebraica, Andrea Mariani, saluta il pubblico e introduce l’intervento<br />

del Sindaco di <strong>Trieste</strong>, Roberto Dipiazza, che rivolge alla platea un personale messaggio<br />

sull’accoglienza.<br />

“L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure, la sicurezza e le prospettive”:<br />

un confronto a più voci<br />

Terminati letture e canti, si apre un incontro tra molti personaggi di primissimo<br />

piano che si confrontano sul tema: "L’accoglienza: le fonti spirituali, le paure,<br />

la sicurezza e le prospettive".<br />

Moderatore dell’incontro:<br />

Alberto Melloni, titolare della Cattedra Unesco per il pluralismo religioso e la<br />

pace, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena - Reggio Emilia,<br />

Direttore della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna,<br />

editorialista Corriere della Sera.<br />

Partecipano:<br />

Marco Aime - Scrittore e docente di antropologia culturale all’Università di Genova<br />

Haim Baharier - Maestro di ermeneutica biblica e studi ebraici<br />

Giovanna Botteri - Giornalista RAI corrispondente dagli Stati Uniti<br />

Ismet Bušatlić - Decano della facoltà di studi islamici dell’Università di Sarajevo<br />

Ivan Jakovčić - Presidente della Regione Istriana<br />

Drago Jančar - Autore e drammaturgo<br />

Enes Karić - Professore di studi coranici all’Università di Sarajevo<br />

Trajko Petrovski - Storico ed etnologo, esperto di cultura Rom<br />

S.E. Amfilohije Radović - Metropolita di Crna Gora e Primorje<br />

S.E. Eugenio Ravignani - Vescovo di <strong>Trieste</strong><br />

Renzo Tondo - Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia<br />

31


32<br />

i protagonisti<br />

Alberto Melloni<br />

Titolare della Cattedra Unesco per il pluralismo religioso e la pace, docente<br />

di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena - Reggio Emilia,<br />

Direttore della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di<br />

Bologna, editorialista Corriere della Sera.<br />

Nato a Reggio Emilia nel 1959, è ordinario di Storia<br />

del cristianesimo all’Università di Modena - Reggio<br />

Emilia e dirige la Fondazione per le scienze religiose<br />

Giovanni XXIII di Bologna.<br />

È membro dell’Académie des sciences réligieuses di<br />

Bruxelles e fa parte del consiglio scientifico dell’Istituto<br />

dell’Enciclopedia Italiana. Ha fatto parte della<br />

direzione di “Concilium” e ora siede nella redazione<br />

di “Cristianesimo nella storia”, della “Schweizerische<br />

Zeitschrift für Religions- und Kulturgeschichte” e<br />

nel consiglio internazionale della “Revue d’histoire<br />

ecclésiastique”.<br />

È curatore della serie Conciliorum Oecumenicorum<br />

Generaliumque Decreta, nel Corpus Christianorum<br />

(Brepols 2007-) e ha presieduto la Commissione<br />

per l’edizione nazionale dei diari di A.G. Roncalli-<br />

Giovanni XXIII e del Comitato internazionale per il<br />

bilancio delle scienze religiose del Novecento.<br />

...Sull’accoglienza<br />

da Simon Weil<br />

Poiché quaggiù il bene puro non si trova<br />

da nessuna parte, o Dio non è onnipotente<br />

o non è assolutamente buono, o non comanda<br />

ovunque ne avrebbe il potere. Pertanto<br />

l’esistenza del male in questo mondo,<br />

lungi dall’essere una prova contro la realtà<br />

di Dio, è ciò che ce la svela nella sua verità.<br />

La creazione è da parte di Dio non un atto<br />

di espansione di sé, ma un ritrarsi, un atto<br />

di rinuncia. Dio insieme a tutte le creature<br />

è meno di Dio da solo.<br />

Egli ha accettato questa diminuzione. Ha<br />

svuotato di sé una parte dell’essere.<br />

Egli si è svuotato già in quest’atto della sua<br />

divinità: per questo san Giovanni afferma<br />

che l’agnello è stato sgozzato fin dalla creazione<br />

del mondo. Dio ha permesso che esistessero<br />

cose altre da lui e di valore infinitamente<br />

minore. Attraverso l’atto creatore<br />

egli ha negato se stesso, così come il Cristo<br />

Ha curato l’edizione italiana della Storia del Concilio<br />

Vaticano II, diretta da Giuseppe Alberigo (5 voll.,<br />

il Mulino, 1995-2001) e ha pubblicato saggi sulle<br />

istituzioni e le politiche ecclesiastiche, fra i quali Il<br />

conclave. Storia di una istituzione (Mulino, Bologna<br />

2003: Premio Capri), L’altra Roma. Politica e santa<br />

sede al concilio (Mulino, Bologna 2000), La storia che<br />

giudica la storia che assolve (Laterza, Bari 2007) e<br />

Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio (Einaudi,<br />

Torino <strong>2009</strong>).<br />

Collabora con Rai e dal 2001 scrive per Il Corriere<br />

della Sera.<br />

ha prescritto a noi di negare noi stessi. Dio<br />

si è negato in nostro favore per dare a noi<br />

la possibilità di negarci a nostra volta per<br />

lui. Questa risposta, quest’eco che dipende<br />

da noi rifiutare, è l’unica risposta possibile<br />

alla follia d’amore dell’atto creatore.<br />

(Simon Weil, Forme dell’amore implicito di<br />

Dio, in “Attesa d’amore”, Sanpaolo <strong>2009</strong>,<br />

pp. 106-107)


Laureato presso la Facoltà di Lettere<br />

dell’Università di Torino con una tesi in<br />

antropologia culturale sulle credenze di<br />

stregoneria in una valle alpina del cuneese.<br />

Nel 1996 ha conseguito il dottorato di<br />

ricerca in “Antropologia culturale ed Etnografia:<br />

teoria e pratica della ricerca”<br />

presso l’Università di Torino.<br />

Durante questo periodo ha condotto<br />

ricerche tra i tangba (taneka) del Benin<br />

settentrionale.<br />

I risultati della ricerca sono contenuti nel<br />

testo Il mercato e la collina. Il sistema politico<br />

dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale.<br />

Passato e presente (Il Segnalibro,<br />

1997).<br />

Nel 1998-99 ha condotto una ricerca<br />

sull’impatto turistico e sulla reazione dei<br />

locali nella regione del Mali, abitata dai<br />

dogon, da cui è nato Diario Dogon (Bollati<br />

Boringhieri, 2000).<br />

Nel 1999 vince il concorso da ricercatore<br />

presso l’Università di Genova, e dall’anno<br />

successivo tiene regolarmente corsi<br />

di Antropologia culturale nel triennio e<br />

di Antropologia delle società complesse<br />

nella laurea magistrale.<br />

Nel 1999 ha condotto una ricerca con<br />

Stefano Allovio e Pier Paolo Viazzo sui<br />

pastori transumanti di Roaschia e sulle<br />

dinamiche di trasformazione di quella<br />

comunità, che si è tradotta nel libro Sapersi<br />

muovere. Pastori transumanti di Roaschia<br />

in collaborazione con S. Allovio e<br />

i protagonisti<br />

Marco Aime<br />

Scrittore e docente di antropologia culturale all’Università di Genova<br />

P.P. Viazzo (Meltemi, Roma, 2001).<br />

Successive ricerche condotte in Africa<br />

occidentale hanno prodotto La casa di<br />

nessuno. Mercati in Africa occidentale,<br />

(Bollati Boringhieri, 2002), un testo di antropologia<br />

economica e Timbuctu (Bollati<br />

Boringhieri, 2008), in cui si riprendono le<br />

tematiche legate al turismo e all’immaginario<br />

turistico. Nel frattempo ha pubblicato<br />

diversi articoli scientifici e alcuni<br />

testi di carattere teorico come Eccessi di<br />

culture (Einaudi, 2004), in cui ha affrontato<br />

i nuovi scenari disegnati da migrazioni,<br />

tensioni internazionali, scambi di<br />

idee e di immagini; parole come “cultura”,<br />

“etnia”, “identità” riempiono sempre<br />

più i discorsi dei politici e le colonne dei<br />

giornali.<br />

Tra i libri usciti negli ultimi anni si ricordano<br />

Sensi di viaggio. Il piacere di girare<br />

il mondo (Ponte alle Grazie, 2005), L’incontro<br />

mancato. Turisti, nativi, immagini<br />

(Bollati Boringhieri, 2005); Gli specchi di<br />

Gulliver. In difesa del relativismo (Bollati<br />

Boringhieri, 2006); Gli stranieri portano<br />

fortuna, con Tokou Lawa (Epoché, 2007);<br />

Il lato selvatico del tempo (Ponte alle Grazie,<br />

2008); Il diverso come icona del male<br />

(Bollati Boringhieri, <strong>2009</strong>); Una bella differenza<br />

(Einaudi, <strong>2009</strong>).<br />

Il suo scritto più recente è La macchia<br />

della razza. Lettera alle vittime della paura<br />

e dell’intolleranza, Ponte alle Grazie,<br />

<strong>2009</strong>.<br />

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34<br />

i protagonisti<br />

Haim Baharier<br />

Maestro di ermeneutica biblica e di studi ebraici<br />

Nato a Parigi nel 1947, ha compiuto studi scientifici<br />

in Francia e negli Stati Uniti (phd al Mit di Boston).<br />

È stato allievo dei filosofi Emmanuel Lévinas e Léon<br />

Askenazi e del Maestro Israel di Gur. Attualmente<br />

Haim Baharier è tra i principali studiosi di ermeneutica<br />

biblica e di pensiero ebraico.<br />

Matematico, si è anche abilitato in Francia alla psicanalisi.<br />

Interviene come visiting professor in diverse<br />

facoltà italiane ed estere (scienze della formazione,<br />

sociologia, arte) e in summit mondiali.<br />

Dopo aver diretto a lungo l’impresa di famiglia, ha<br />

fondato un centro per la formazione manageriale.<br />

Gli interventi e i percorsi di formazione da lui elaborati<br />

si ispirano alla saggezza biblica e si fondano<br />

sull’approccio ermeneutico: percorsi di gruppo e<br />

individual coaching, percorsi nella leadership, nella<br />

comunicazione, analisi e elaborazione della conflittualità,<br />

della precarietà; accompagna i processi<br />

d’integrazione in azienda e tra aziende. Ultimamente<br />

rivolge la sua attenzione all’etica, in termini di<br />

credibilità e di linguaggio per le imprese e i grandi<br />

gruppi bancari del Terzo Millennio.<br />

Nel campo dello sviluppo delle abilità cognitive,<br />

Haim Baharier opera insieme ai suoi formatori lavorando<br />

sia con high performers e high potentials, sia<br />

con soggetti in situazioni di deficit.<br />

Ha tenuto cicli domenicali di lezioni nella primavera<br />

2006 e 2007 al Teatro Dal Verme di Milano che ha<br />

registrato ogni volta con pubblico pagante il tutto<br />

esaurito. Al primo ciclo di lezioni ha fatto seguito<br />

il libro La Genesi spiegata da mia figlia (Garzanti,<br />

2006). Nel 2008 è uscito, sempre per Garzanti, Il<br />

Tacchino pensante. È autore e regista della pièce<br />

Chisimb’arca, recitata dall’attore Eugenio De Giorgi,<br />

presentata con successo il 25 maggio 2008 a Venezia<br />

nell’ambito del “Festival dell’Arca”.<br />

Il massimo conoscitore di sapienza ebraica<br />

tra noi. (Erri De Luca, Il Mattino di Napoli, 2<br />

luglio 2008)<br />

Saggio che attrae e respinge, oppure semplice<br />

veicolo per far luce dentro di noi, Baharier<br />

- ascoltare Baharier - resta una delle<br />

più alte esperienze che si possono fare<br />

a Milano. (Corriere della Sera 5 febbraio<br />

2007)<br />

Un racconto, quello di Baharier, che letteralmente<br />

è pieno di “colpi di teatro” (Il Giornale,<br />

1 febbraio 2007)<br />

È annunciato, con quattro lezioni sulla Genesi,<br />

il ciclone Haim Baharier, l’esegeta biblico<br />

da grandi folle che sta diventando il<br />

Vittorio Sermonti della Torah. (L’Espresso, 1<br />

febbraio 2007 )<br />

Parla, e ovunque parli riesce a tenere il suo<br />

pubblico, così variegato per età, professione,<br />

cultura, nazionalità e fede, inchiodato<br />

al suo posto, nel denso silenzio che richiede<br />

ogni ascolto. (L’Osservatore Romano, 19<br />

ottobre 2006)<br />

Uno dei massimi interpreti viventi della tradizione<br />

ebraica. Una manciata di lucciole,<br />

per stupirsi delle profondità (Erri De Luca,<br />

Vanity Fair, 21 <strong>settembre</strong> 2006)<br />

Ciò che colpiva, per sei domeniche mattina<br />

al Teatro Dal Verme a Milano, non erano<br />

tanto le millecinquecento persone che si<br />

accalcavano ad ascoltare Haim Baharier.<br />

Stupiva piuttosto che a fine lezione in tre o<br />

quattrocento si mettessero in fila per pagare.,<br />

non avendolo fatto prima per la ressa<br />

alla cassa. (L’Espresso, 7 <strong>settembre</strong> 2006)<br />

Baharier, matematico e psicoanalista, allievo<br />

di Emmanuel Lévinas, è davvero un maestro.<br />

(Avvenire, 31 gennaio 2006)<br />

Il suo insegnamento non facile, le sue parole<br />

esigenti e tormentate, il suo pensiero<br />

che sfida la banalità dei luoghi comuni offrono<br />

percorsi di senso vertiginosi e illuminanti.<br />

(La Repubblica, 27 gennaio 2006)


...Sull’ accoglienza<br />

Non nominerai il nome di Dio invano, recita il<br />

terzo comandamento. Non si tratta soltanto<br />

del divieto di strumentalizzare il divino ma<br />

di cautelare i percorsi dell’identità umana<br />

sottraendoli al marchio dell’assoluto. Una<br />

cosa è il valore assoluto, altra cosa è la specificità<br />

di tutti i singoli percorsi che cercano la<br />

realizzazione di questo valore. Percorsi identitari<br />

immersi nella storia, fatti di conquiste,<br />

dubbi, derive, e talvolta anche di ripensamenti.<br />

Un esempio: tutti noi reputiamo la giustizia<br />

un valore assoluto. Invochiamo la giustizia<br />

come un valore assoluto perché giusto è il<br />

Dio che vorremmo al nostro fianco. Ma appellarsi<br />

e agire in nome di un Dio giusto aggrappato<br />

perennemente alla sua creatura significa<br />

contrarre lo spazio e il tempo, negarsi<br />

e negare agli altri la dignità del percorso. La<br />

vita umana, se non si dispiega in cammino<br />

identitario, perde ogni valore. La vita delle<br />

vittime innocenti o quella dei kamikaze,<br />

è valutata dal terrorista solo in termini di<br />

adeguamento o meno al divino-secondo-ilterrorista.<br />

Ogni suo intento di proselitismo<br />

universale, di espansione, non è che la caricatura<br />

di un percorso, la negazione della storia.<br />

Perché il cammino verso la realizzazione<br />

dei valori assoluti è fatto di passi ponderati,<br />

di tappe intermedie consolidate dalla verifica<br />

e dalla condivisione.<br />

Anche il popolo d’Israele subì la tentazione<br />

di adorare un Dio schierato. Nella Bibbia, per<br />

esempio, questo avvenne dopo le manifestazioni<br />

di potenza divina delle piaghe inferte<br />

all’Egitto e del mare che si apriva davanti<br />

agli schiavi liberati. Che queste non fossero<br />

manifestazioni elettive e che Dio non fosse<br />

un nume tutelare, il popolo d’Israele lo capì<br />

presto. Appena uscito dall’Egitto, sul suo<br />

cammino si materializzarono all’improvviso<br />

le orde del nemico Amalec. Chi era Amalec?<br />

Soffermiamoci sui versetti precedenti la sua<br />

comparsa, e che narrano di come il popolo<br />

mormorasse contro Mosè, domandandogli:<br />

Dio è o non è con noi?<br />

È da questa domanda che procede il nemico<br />

di ogni percorso identitario. Concepire una<br />

relazione univoca e lineare di captazione e<br />

di possesso, pensare che possa esistere una<br />

relazione all’altro così riduttiva: con noi o<br />

contro di noi, dentro di noi o fuori da noi? È<br />

questo che la Torah chiama Amalec. È un nemico<br />

che va combattuto incessantemente,<br />

senza mai rinunciare alla progettualità. Narra<br />

infatti la Bibbia che mentre il popolo d’Israe-<br />

i protagonisti<br />

le combatteva contro Amalec, Mosè teneva<br />

le braccia alzate: ogni qual volta le braccia si<br />

abbassavano, le orde di Amalec prendevano<br />

il sopravvento; sollevate di nuovo, il popolo<br />

d’Israele ritornava vincitore. Mosè - e Amalec<br />

è lì a confermarlo - non pregava. Il testo<br />

biblico non menziona implorazioni rivolte a<br />

Dio. Quella postura - secondo la tradizione<br />

qabalista – indica quanto sia vitale, anche in<br />

guerra, rimanere concentrati sulla progettualità<br />

del percorso.<br />

Il percorso identitario ebraico ha un imprescindibile<br />

postulato: ogni altra identità deve<br />

potersi cercare, legittimare in questo percorso<br />

e la legittimazione altrui deve diventare<br />

il parametro per verificare la propria. Ogni<br />

identità deve sentirsi elevata dall’altra nella<br />

ricerca continua dei ‘massimi’ comuni denominatori.<br />

Si capisce come l’imposizione<br />

dell’assoluto, vuoi sotto forma di guerra santa,<br />

di religione, vuoi di sistema economico,<br />

di globalizzazione, sia aliena a questa visione.<br />

L’incapacità di sottoporsi continuamente<br />

a una reciproca verifica non solo si traduce<br />

spesso in scontro ma conferma nel vincitore<br />

la certezza di adorare il vero Dio, e nello<br />

sconfitto lascia la convinzione che il proprio<br />

Dio, mettendolo a dura prova, lo invita a reagire<br />

con maggiore determinazione.<br />

Tre libri dopo la guerra a Amalec, nel Deuteronomio,<br />

viene enunciato in un modo assai<br />

ambiguo uno dei precetti fondamentali<br />

di Israele: ricordati di cancellare il ricordo di<br />

Amalec. Poco prima invece una prescrizione<br />

risuona forte e chiara: avrai un peso integro e<br />

giusto, una misura integra e giusta.<br />

Il peso in ebraico è even, che significa letteralmente<br />

‘pietra’, utilizzata come misura del<br />

commercio onesto. Se dovessi avere due<br />

pesi e due misure sei in pieno Amalec! Ecco<br />

dunque un impegno che richiede una verifica<br />

interiore continua: ricordati di cancellare.<br />

Even, il peso o la pietra, è un chiasmo tra due<br />

parole: av e ben, padre e figlio. La tradizione<br />

ebraica insegna che, quando ci si reca in visita<br />

a un defunto, prima di congedarsi, si seminano<br />

sulla tomba due o tre piccole pietre. È il<br />

segno della continuità tra le generazioni. Per<br />

la Torah il senso dell’anteriorità deve essere<br />

integro; un’anteriorità che non è un viaggio<br />

nel tempo ma è presa di coscienza di una<br />

responsabilità e di un progetto, la continua<br />

verifica richiesta al popolo viaggiatore. Non<br />

può essere l’opera di una singola vita umana.<br />

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36<br />

i protagonisti<br />

Giovanna Botteri<br />

Giornalista RAI corrispondente dagli Stati Uniti<br />

Giovanna Botteri, triestina, è laureata in filosofia<br />

con il massimo dei voti e ottiene un Dottorato di<br />

ricerca in Storia del cinema alla Sorbonne - Paris. Ha<br />

collaborato con “Il Piccolo” di <strong>Trieste</strong> e “L’Altoadige”<br />

di Bolzano. È stata assunta alla RAI, al Tg3 redazione<br />

esteri, nel 1989. Da allora, come inviata, ha coperto<br />

la crisi balcanica in tutte le sue tragiche vicende. Ha<br />

filmato, assieme a Miran Horovatin, ucciso a Mogadiscio<br />

insieme con Ilaria Alpi nel 1994, l’incendio<br />

della biblioteca nazionale di Sarajevo, la strage del<br />

pane e quella del mercato che portò all’intervento<br />

Americano, la fuga da Sebrenica e le fosse comuni.<br />

È stata poi in Albania, dove ha seguito la rivolta di<br />

Valona, e in Kossovo, dai primi massacri dell’89 fino<br />

alla guerra, entrando con i primi blindati dell’esercito<br />

italiano a Pec’ e scoprendo gli eccidi ed i morti.<br />

...Sull’ accoglienza<br />

Un sabato di <strong>settembre</strong>, a <strong>Trieste</strong>, nel piazzale<br />

antistante la Sinagoga, un Rabbino<br />

capo e uno studioso di ermeneutica biblica<br />

spiegano alla città il significato simbolico<br />

dell’Havdalah, la differenza.<br />

A questa stessa città che meno di settant’anni<br />

prima vide la propria risiera trasformarsi<br />

in un campo di sterminio, l’unico in Italia,<br />

per punire quella ed altre diversità.<br />

La domenica, nel glorioso Teatro Lirico dedicato<br />

a Giuseppe Verdi, ebrei, musulmani,<br />

cristiani e ortodossi e cattolici, italiani, serbi<br />

e bosniaci raccontano come nelle diverse<br />

religioni e culture si educhi alla conoscenza<br />

al rispetto dell’altro, del diverso.<br />

In platea c’è ancora quella stessa città che<br />

scoprì le fosse comuni delle foibe sul suo<br />

carso, che accolse sgomenta migliaia di<br />

profughi, moltiplicando divisioni, Zone A,<br />

Zone B, per segnare i suoi nuovi confini. La<br />

città che ha continuato a vedere profughi<br />

e a sentire racconti di campi di concentramento.<br />

Anche se ormai i nuovi profughi sono semplicemente<br />

clandestini, illegali e dei loro<br />

racconti di paura e fuga nessuno si interessa<br />

più.<br />

A <strong>Trieste</strong> ho conosciuto la linea invisibile<br />

che viene tracciata attorno ai diversi. È<br />

importante riconoscerla perché non accorgersene<br />

è sempre pericoloso. Rischi di<br />

oltrepassarla e di ritrovarti al di là, magari<br />

E ancora: a Mosca nel 1991, durante il tramonto<br />

dell’era Gorbaciov; Algeria, Iran, Sudafrica sono le<br />

successive tappe. In Afghanistan fino al crollo del<br />

regime talebano. È stata inviata molte volte in Iraq,<br />

anche quando Saddam aprì le prigioni nell’ottobre<br />

del 2002 per le ispezioni ONU e poi a Baghdad durante<br />

la guerra ed i bombardamenti, che ha filmato<br />

per prima il 20 marzo 2003, fino all’arrivo dei carri<br />

armati americani, anche questa volta mostrati in<br />

esclusiva RAI il 9 aprile di quell’anno. È tornata più<br />

volte in Iraq, ed ha continuato a coprire l’area medio<br />

orientale, il Libano, la Siria, e anche l’Iran.<br />

Dal 2004 al 2007 ha condotto l’edizione principale<br />

del TG3. Dal giugno 2007 è corrispondente della<br />

RAI dagli Stati Uniti.<br />

anche in buona compagnia, maggioranza<br />

deviante, come teorizzava Franco Basaglia.<br />

Sui fronti di guerra ho visto quella linea<br />

invisibile diventare trincea, baratro, abisso.<br />

Così profonda e smisurata da rendere impossibile<br />

non la conoscenza, ma nemmeno<br />

la vista di chi sta dall’altra parte.<br />

E continuo a pensare che un giorno potrei<br />

svegliarmi e ritrovarmi come Peter, il bambino<br />

protagonista del film di Joseph Losey,<br />

The boy with the green hair, con i capelli verdi,<br />

e la vita segnata per sempre da questa<br />

diversità.<br />

Passare attraverso la disperazione, e la fuga<br />

prima di capire che proprio questa diversità<br />

può diventare un simbolo di pace.


Ismet Bušatlić<br />

Decano della facoltà di studi islamici dell’Università di Sarajevo<br />

È nato il 7 agosto del 1948 a Zastinju, Gornji Vakuf<br />

(Bosnia ed Erzegovina). A Sarajevo ha terminato la<br />

Medresa (Scuola Superiore Islamica) e si è laureato<br />

all’Università degli Studi Islamici.<br />

A Belgrado si è laureato anche in Giornalismo e a<br />

Madrid ha compiuto gli studi di post laurea e post<br />

dottorato all’Universidad Complutense de Madrid<br />

dottorali. La sua tesi di dottorato è dedicata a Obras<br />

andalusies conocidas en Bosnia e inluyentes en su desarollo<br />

religioso e intelectual.<br />

È Decano dell’Università degli Studi Islamici a Sarajevo<br />

dove insegna Storia e civilità della cultura islamica<br />

ed è docente della medesima disciplina presso<br />

l’Università di Pedagogia di Bihac e presso l’Accademia<br />

di Pedagogia “Džemal Bijedić” di Mostar.<br />

È comunemente risaputo che le fonti<br />

dell’Islam, del Corano in quanto libro sacro<br />

e della Sunnah in quanto tradizione illuminata,<br />

considerano il pluralismo religioso<br />

etnico e razziale come espressione della<br />

volontà divina ed una conseguenza della<br />

creazione divina che dovrebbe indurre<br />

l’uomo al rispetto reciproco ed alla cooperazione<br />

e non all’odio e alla guerra. Le autorità<br />

politiche e religiose avevano questo in<br />

mente quando redigevano documenti - in<br />

luoghi e tempi specifici - che confermavano<br />

i diritti degli altri di vivere in terre islamiche<br />

continuando a osservare la propria<br />

legge religiosa e le proprie tradizioni.<br />

L’Europa ha la sua millenaria esperienza di<br />

coesistenza tra cristiani ebrei e musulmani<br />

in al-Andalus (Andalusia), Malta, Sicilia,<br />

Cipro, e nei Balcani, dove, frequente era lo<br />

scambio ideologico, di conoscenze, di arti,<br />

di musica, di stile e di moda. Dall’eredità<br />

storica di queste regioni e micro-regioni<br />

possiamo ricavare un’importanti lezioni sul<br />

conoscere e accogliere l’altro.<br />

La maniera in cui il Sultano Mehmed II<br />

i protagonisti<br />

Conoscere e accogliere l’altro<br />

nell’eredità storica della Bosnia ed Erzegovina<br />

Ha collaborato con l’Università diTeheran e di Tübingen<br />

e ha paretcipato ai diversi incontri, conferenze,<br />

seminari e colloqui in Bosnia ed Erzegovina<br />

ed all’estero.<br />

Sono stati pubblicati diversi suoi testi riguardanti<br />

gli Studi dei seguaci del Libro (Studije o sljedbenicima<br />

knjige). È membro del Direttivo della Comunità Islamica<br />

in Bosnia ed Erzegovina.<br />

Fa parte della redazione dei seguenti periodici: Annali<br />

della Biblioteca di Husrevbey (Anali Gazi Husrevbegove<br />

biblioteke), dell’Università degli Studi Islamici<br />

di Sarajevo (Zbornik radova Fakulteta islamskih<br />

nauka), Nuovi Mualli (Novi Muallim), Annuario BZK<br />

Rinascita (Godišnjak BZK Preporod) ed I Segni del<br />

tempo (Znakovi vremena).<br />

trattò gli ortodossi, gli ebrei e gli armeni<br />

dopo l’entrata vittoriosa a Costantinopoli,<br />

e i cattolici dopo la conquista della Bosnia<br />

divenne un uso comune tra i millet degli<br />

ottomani nei Balcani.<br />

Benchè lo stesso sistema venne ufficialmente<br />

applicato in Bosnia ed Erzegovina a<br />

partire dal 1463 e fino al 1878, la maniera e<br />

la consistenza della sua implementazione<br />

dipese dall’avidità dei rappresentanti locali<br />

del governo ottomano e dall’interpretazine<br />

delle autorità religiose bosniache.<br />

È stata questa specificità locale che ha indebolito<br />

l’interesse di ciascuno nella ricerca<br />

approfondita e nell’oggettiva valutazione<br />

di conoscenza e accoglienza dell’altro<br />

nella tradizione storica di questa regione.<br />

Dal momento che non ci sono stati studi<br />

del genere ad oggi, crediamo che sia interessante,<br />

in questa occasione, citare alcuni<br />

esempi e parlare dello status dei non-musulmani<br />

rispetto alla proprietà di tipo waqf<br />

e dell’attitudine dei mufti della Bosnia ed<br />

Herzegovina nei confronti dei diritti degli<br />

ortodossi, degli ebrei e dei cattolici in Bosnia<br />

ed Eerzegovina sotto il dominio islamico-ottomano.<br />

- NDT millet (dall’arabo milla, “confessione<br />

religiosa”) si indicano quelle comunità religiose<br />

dell’impero ottomano che godevano di una serie<br />

di diritti e di prerogative nel quadro del sistema<br />

istituzionale complessivo dell’impero.<br />

- 2 NDT Il termine Waqf indica l’“immobilizzazione”<br />

di un bene per sfruttarlo e quindi donarne il<br />

ricavato ai poveri. Il waqf è una sadaqah jariah<br />

(elemosina continua) i cui effetti benefici e l’utilità<br />

aumentano durante tutta la vita del donatore e<br />

soprattutto continuano anche dopo la sua morte.<br />

37


38<br />

i protagonisti<br />

Ivan Jakovčić<br />

Presidente della Regione Istriana<br />

Nato a Parenzo il 15 novembre 1957, si è<br />

laureato nel nel 1980 presso la Facoltà di<br />

commercio estero dell’Università degli<br />

Studi di Zagabria. È sposato e ha tre figli.<br />

Ha una conoscenza attiva nel parlato e nello<br />

scritto delle lingue italiana, tedesca, francese<br />

e inglese. Dal 1981 al 1986 ha lavorato<br />

all’impresa pisinese “Pazinka” come addetto<br />

all’esportazione e al marketing; nel 1987<br />

si è trasferito in Austria diventando imprenditore<br />

privato; continua quest’attività<br />

anche nel 1989 quando ritorna in Croazia.<br />

Alle elezioni amministrative del 2001 viene<br />

eletto Presidente della Regione Istriana e<br />

attualmente svolge questa mansione già<br />

per il terzo mandato.<br />

Nel giugno del 2006 è stato eletto presidente<br />

provvisorio dell’Euroregione Adriatica,<br />

mentre il 21 <strong>settembre</strong> 2007 nella città<br />

albanese di Scutari, gli è stato confermato<br />

il mandato biennale di Presidente della<br />

stessa Euroregione. Quest’organizzazione,<br />

quale cornice istituzionale per identificare<br />

e risolvere le più importanti questioni<br />

comuni sull’Adriatico, rappresenta un modello<br />

d’interazione che riunisce la collaborazione<br />

transnazionale, transfrontaliera e<br />

interregionale, conformemente agli standard<br />

moderni ed ai numerosi esempi in<br />

tutta Europa: è costituita da 25 membri,<br />

rappresentanti di città e regioni, provenienti<br />

da Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed<br />

Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia.<br />

Nel 1994 la Regione Istriana entra a far<br />

parte di una delle più grosse e rispettabili<br />

organizzazioni europee, l’Assemblea delle<br />

Regioni Europee – Assembly of European<br />

Regions (AER), diventando così la prima regione<br />

della Repubblica di Croazia ad aderire<br />

a questa prestigiosa organizzazione.<br />

Nell’ambito dell’Assemblea delle Regioni<br />

Europee Ivan Jakovčić ha svolto dal 1998 al<br />

1999 l’incarico di Presidente della Commissione<br />

II, dal 1999 al 2000 è stato Presidente<br />

della Commissione A per la collaborazione<br />

fra oriente e occidente, mentre dal 2003 al<br />

2007 è stato eletto Vicepresidente dell’Assemblea<br />

delle Regioni Europee. È stato<br />

nominato membro associato del Presidio<br />

nel 2006, svolgendo quest’incarico fino al<br />

2008; attualmente ne è membro onorario.<br />

Nell’autunno del 2004 il Presidente della<br />

Regione Ivan Jakovčić ha appoggiato fortemente<br />

il dott. Franz Schausberger nell’ini-<br />

ziativa mirata alla costituzione dell’Istituto<br />

delle Regioni Europee – Institut der Regionen<br />

Europas (IRE). La Regione Istriana<br />

come uno dei fondatori dell’IRE, è membro<br />

di quest’organizzazione dal 2004, mentre il<br />

Presidente della Regione Ivan Jakovčić fa<br />

parte del Comitato consultivo.<br />

Alle elezioni parlamentari è stato eletto<br />

deputato nella seconda sessione della Camera<br />

dei deputati del Parlamento croato,<br />

dall’agosto 1992 fino al 1995; in quel periodo<br />

ha fatto parte anche del Comitato per la<br />

politica estera del Parlamento croato. È stato<br />

eletto anche nella terza sessione del Parlamento,<br />

dall’ottobre 1995 fino a novembre<br />

1999 e nella quarta, da febbraio 2000 fino<br />

a giugno 2001 quando ha assunto l’incarico<br />

di Ministro del neocostituito Ministero<br />

alle integrazioni europee, diventando così<br />

il primo Ministro alle integrazioni europee<br />

presso il Governo della Repubblica di Croazia.<br />

Alle elezioni amministrative del 1993, 1997<br />

e 2001 è stato eletto consigliere dell’Assemblea<br />

della Regione Istriana e dal 1993<br />

al 1997 è stato presidente del Comitato<br />

regionale per la collaborazione interregionale<br />

e i rapporti con gli emigrati della Regione<br />

Istriana.<br />

Dal 1991 fino ad oggi è presidente della<br />

Dieta Democratica Istriana – Istarski demokratski<br />

sabor (IDS-DDI).<br />

Quale politico e funzionario eminente, ha<br />

partecipato a numerose conferenze nazionali<br />

e internazionali nel campo della<br />

democrazia, dei diritti dell’uomo e delle<br />

minoranze, del regionalismo, della tutela<br />

ambientale, della libertà dei mass media e<br />

dell’economia.<br />

Nell’ottobre del 2008 il Presidente dell’Assemblea<br />

della Provincia Autonoma della<br />

Voivodina gli conferisce il Riconoscimento<br />

dell’Assemblea della Provincia Autonoma<br />

della Voivodina per la tolleranza. Nell’aprile<br />

del <strong>2009</strong> la Federazione dei cuochi delle<br />

regioni mediterranee ed europee gli conferisce<br />

il titolo onorario di Cavaliere dell’arte<br />

culinaria. Fra i suoi interessi particolari,<br />

spicca l’amore per il golf; è anche un noto<br />

e affermato sommelier.


...Sull’accoglienza<br />

La Giornata Europea della Cultura ebraica<br />

rappresenta l’occasione per valorizzare il<br />

grande contributo dato dagli Ebrei alla civiltà<br />

europea. Oggi, sollevati dal fardello<br />

del passato che spesso ci ha più divisi che<br />

uniti, grazie alla cultura, possiamo valutare<br />

tutta l’inutilità procurataci da una tale divisione<br />

e costruire legami di collaborazione<br />

in tutti i settori. La cultura contribuirà sicuramente<br />

ad allentare le differenze e rappresenterà<br />

un campo nel quale ci sarà una<br />

migliore comprensione.<br />

È nostro desiderio che questo luogo, caratterizzato<br />

da una storia comune e spesso<br />

turbolenta, sia per sempre in funzione della<br />

pace, della stabilità, della collaborazione,<br />

della prosperità e di una vita sicura e felice:<br />

ciononostante, ognuno custodirà accuratamente<br />

le sue peculiarità.<br />

L’Istria con il suo paesaggio, l’eredità storico-culturale<br />

e i traguardi di civiltà raggiunti,<br />

rappresenta una ricchezza per l’Europa:<br />

nel suo impegno a rappacificare gli<br />

eterni scontri di civiltà – slave, romaniche<br />

e germaniche – l’Istria è rimasta segnata<br />

da numerose ferite e cicatrici, ma ha pure<br />

acquistato un grosso patrimonio spirituale<br />

e materiale. Situata nel cuore dell’Europa,<br />

l’Istria oggi rappresenta un ponte di pace e<br />

collaborazione fra i popoli e i paesi, è una<br />

regione rinomata e riconosciuta sulla carta<br />

politica, culturale, scientifica ed economica<br />

europea.<br />

Seguendo attentamente i notevoli mutamenti<br />

nel mondo e specialmente in Europa,<br />

siamo pronti ad accettare la sfida della<br />

globalizzazione e perciò costruiamo la nostra<br />

competitività regionale, ma in questo<br />

mondo pieno di legami, custodiamo gelosamente<br />

i nostri buoi istriani, le nostre casite<br />

e le nostre battane, le particolarità e i<br />

gioielli del nostro ambiente istriano. L’Istria<br />

è la prima regione in questi luoghi che ha<br />

articolato il fenomeno della peculiarità<br />

locale che distingue un luogo dall’altro,<br />

come precursore del moderno regionalismo<br />

europeo; per questo motivo, oltre a<br />

ciò che è pertinente a noi, dobbiamo custodire<br />

e apprezzare anche quello che appartiene<br />

agli altri perché la nuova Europa è<br />

una comunità di paesi con le loro particolarità<br />

che si rispettano e completano, creando<br />

da una moltitudine di differenze, un<br />

nuovo mosaico europeo più suggestivo.<br />

Per questo motivo, appoggio gli sforzi con<br />

i protagonisti<br />

i quali ogni anno, agli inizi di <strong>settembre</strong>, attraverso<br />

una delle tematiche appartenenti<br />

al ricco patrimonio culturale ebreo, emergono<br />

le particolarità storiche e le ricchezze<br />

del nostro continente al quale siamo legati<br />

da un comune destino.<br />

39


40<br />

i protagonisti<br />

Drago Jančar<br />

Autore e drammaturgo<br />

Nato a Maribor, Slovenia, nel 1948, Drago<br />

Jančar è lo scrittore sloveno più conosciuto<br />

nella sua terra e all’estero. Ha<br />

studiato Legge e ha lavorato come giornalista,<br />

redattore editoriale e scrittore.<br />

Durante il regime comunista, è stato<br />

condannato per “propaganda al servizio<br />

del nemico”. Nel 1985 è stato Fulbright<br />

fellow negli Stati Uniti, e nel 1988 in Germania.<br />

Come Presidente del Slovenian P.E.N.<br />

Center (1987-91) ha avuto parte attiva<br />

nella crescita della democrazia in Slovenia<br />

e in Jugoslavia.<br />

I romanzi ed i racconti di Drago Jančar<br />

sono stati tradotti e pubblicati in vari<br />

lingue europee e negli Stati Uniti, cosi<br />

come le sue opere teatrali che sono state<br />

prodotte spesso all’estero e sono considerate<br />

il punto di forza della stagione<br />

teatrale slovena.<br />

Nel 1993 lo scrittore ha ricevuto il premio<br />

Preseren (il più prestigioso premio<br />

letterario sloveno).<br />

Nel 1994 ha vinto il premio Europeo della<br />

città di Arnsberg (Germania), per il miglior<br />

racconto dell’anno. Nel 2003 Jančar<br />

ha ricevuto il premio Herder per la letteratura<br />

e nel 2007 ha vinto il premio Jean<br />

Amery per la saggistica alla Fiera del Libro<br />

di Francoforte.<br />

Oggi Drago Jančar risiede a Lubiana. Tra<br />

i suoi romanzi si ricordano Il galeotto,<br />

1978; Aurora boreale, 1984; Brama Schernitrice,<br />

1994; Catarina, il pavone e il gesuita,<br />

2000; Il Costruttore, 2006; L’albero senza<br />

nome, 2008. Le sue novelle più famose<br />

sono Del pallido malfattore, 1978; Morte<br />

a Santa Maria delle Nevi, 1985; Lo sguardo<br />

dell’angelo, 1992. I saggi: Terra incognita,<br />

1989; Il vaso in cocci, 1993; Ricordi sulla<br />

Jugoslavia, 1991; La Disputa (con Adam<br />

Michnik), 1993; Pentole di carne egizia,<br />

1995; Un rapporto corto da una città assediata<br />

a lungo, 1996; Brioni, 2002; L’anima<br />

d’ Europa, 2006. Gli scritti per il teatro: Il<br />

dissidente Arnoz e i suoi, 1982; Gran valzer<br />

brillante, 1985; Pedinando Godot, 1987;<br />

Dedalus, 1988; Hallstatt, 1994; Cavalleria<br />

leggera, 2008; L’orologio batte in silenzio,<br />

<strong>2009</strong>. In italiano sono stati tradotti: Aurora<br />

boreale, tradotto da Enrico Lenaz e<br />

Darja Betocci. Milano: Bompiani, 2007; Il<br />

ronzio, tradotto da Roberto Dapit. Udine:<br />

Forum Editrice, 2007; L’allievo di Joyce,<br />

tradotto da Veronika Brecelj. Firenze: Ibiskos<br />

Editrice Risolo, 2006.


“Eppure, per poter capire l’altro, il presupposto<br />

necessario è proprio questo: parlare<br />

e ascoltarsi. Non occorre che gli interlocutori<br />

siano propriamente amici, ma se<br />

conoscono le reciproche esperienze, le reciproche<br />

vicissitudini, l’ambiente in cui l’altro<br />

è vissuto, sarà per loro molto più facile<br />

parlare anche di ciò che vogliono, di ciò<br />

che sperano e di dove intendono arrivare.<br />

Nell’Europa odierna la gente parla soprattutto<br />

allo scopo di promuovere i propri e i<br />

reciproci interessi. Nell’Europa odierna, chi<br />

proviene dalla sua parte orientale in genere<br />

sa quel che vuole: benessere e determinati<br />

standard nella vita pubblica. Anche<br />

chi proviene dalla sua parte occidentale<br />

sa cosa vuole: i mercati dell’Est, un’Europa<br />

senza confini, il mantenimento di uno stato<br />

di non-conflittualità politica nella vasta<br />

area che congiunge l’Adriatico al Baltico.<br />

Ma questo non basta. È necessario che<br />

ognuno degli interlocutori capisca l’altro<br />

nel complesso del suo contesto, per così<br />

dire, umano e storico. Per una conversazione<br />

di questo genere è necessaria la curiosità<br />

nei confronti dell’altro. E una comune<br />

battaglia contro la tendenza a dimenticare.<br />

L’ignoranza e il dimenticare rendono l’individuo<br />

supponente e borioso. La letteratura<br />

può quindi dare a un dialogo europeo un<br />

apporto molto maggiore rispetto a quanto<br />

possano fare gli interessi. Essa può introdurvi<br />

una particolare sensibilità per le condizioni<br />

di debolezza dell’altro, per l’alterità,<br />

ma soprattutto può essere veicolo della<br />

memoria.<br />

Memoria a questo proposito la parola chiave.<br />

Solo chi crede di edificare il mondo ex<br />

novo la evita. O la misitifica. O semplicemente<br />

dimentica”.<br />

(Traduzione Darja Betocchi)<br />

Il testo completo, redatto in occasione della Decima<br />

Giornata della Cultura Ebraica, sarà consegnato<br />

agli spettatori durante l’incontro.<br />

i protagonisti<br />

Un pensiero sull’accoglienza<br />

(Tratto dagli appunti sul tema: Conoscere e accettare l’altro )<br />

41


42<br />

i protagonisti<br />

Enes Karić<br />

Professore di studi coranici all’Università di Sarajevo<br />

Nato a Višnjevo (Bosnia ed Erzegovina) il 16 maggio<br />

1958, ha compiuto i suoi studi a Sarajevo presso la<br />

Facoltà di studi islamici e presso le Facoltà di Scienze<br />

Politiche e di Filosofia: in quest’ultimo ambito si<br />

è laureato con una tesi su Il rapporto tra la filosofia<br />

greca ed islamica nelle Epistole degli Ikhwan al-Safa<br />

(Fratelli della purità). All’Università di Belgrado ha<br />

ottenuto un dottorato presso la Facoltà di filologia<br />

con una tesi in Ermeneutica e problemi di traduzione<br />

dei testi sacri (con particolare riferimento al corano)<br />

nella lingua serbo croata (direttore della ricerca Prof.<br />

Rade Božović).<br />

Si è poi specializzato presso le Univeristà del Cairo<br />

(Egitto) Università al-Azhar (Il Cairo, Egitto), Yale<br />

University (USA), Oxford University (UK) ed è attualmente<br />

professore ordinario di Studi coranici e storia<br />

dell’interpretazione coranica presso la Facoltà di<br />

Studi Islamici dell’Università di Sarajevo, oltre che<br />

docente in corsi post laurea in Filosofia e Filosofia<br />

della Shari’a presso la Facoltà di Filosofia e Legge<br />

dell’Università di Sarajevo. Nel 2003 è stato nominato<br />

decano della Facoltà di Studi Islamici a Sarajevo.<br />

In ambito politico, tra il 1994-1996, durante il governo<br />

della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina<br />

guidato da Haris Silajdžić, è stato Ministro di Educazione,<br />

Scienza, Cultura e Sport.<br />

Molte le sue pubblicazioni: libri ed articoli di filosofia,<br />

teologia ed ideologia moderna e traduzioni<br />

dall’inglese e dall’arabo. La sua traduzione del corano<br />

in lingua bosniaca è stata recentemente pubblicata<br />

in due volumi ed è la prima edizione nel suo<br />

genere. Alcuni dei suoi articoli e trattati sono stati<br />

anche pubblicati in inglese, e alcuni di essi tradotti<br />

da lui stesso. Altri articoli sono stati pubblicati an-<br />

… Sull’accoglienza<br />

Accogliere l’altro in Europa<br />

I. Di primo acchito ciò che una persona coglie<br />

dell’attuale mosaico europeo, quando<br />

prende in considerazione l’aspetto religioso,<br />

è la nozione di un’Europa come un continente<br />

che è stato colonizzato, per più di due<br />

millenni, dalla religione. Dall’Enciclopedia<br />

delle religioni (ed. Mircea Eliade) si evince<br />

che l’Europa non ha dato i natali a nessuna<br />

delle maggiori religioni del mondo. In altre<br />

parole, le religioni che hanno assunto un<br />

ruolo significativo in Europa (Giudaismo,<br />

Cristianesimo ed Islam) sono nate e si sono<br />

sviluppate tutte in Asia, in quel magnifico<br />

‘’contenitore di fedi e nazioni”. Le principali<br />

terre e città che sono definite terre sante<br />

e città sante dall’odierna Europa, non sono<br />

in Europa. Si trovano in Asia. I fiumi sacri, le<br />

pietre sante, gli edifici sacri delle maggiori<br />

religioni del mondo trovarono luogo di divulgazione<br />

in Europa. Esse furono accolte<br />

dagli europei che decisero di riporre in loro<br />

la propria fede. Ciascuna di esse ebbe origine<br />

in Asia e non in Europa. Si può, invece,<br />

che in tedesco.<br />

Dal 1976 al 1978 Karić è stato capo editore di ZEM-<br />

ZEM, mensile pubblicato da Ghazi Husraw-bey Madrasah<br />

a Sarajevo. Dal 1988 al 1990 è stato editore<br />

capo di Islamska misao (Islamic Thought- pensiero<br />

islamico), mensile dedicato al mondo islamico contemporaneo<br />

e alle moderne correnti ideologiche e<br />

politiche e dal 2002 al 2005 è stato capo editore di<br />

Annals della Ghazi Husrawbey Library a Sarajevo.<br />

Negli anni che vanno dal 1984 al 2002 Karić ha<br />

intervistato molti studiosi e personalità di prestigio<br />

sia del mondo islamico che occidentale tra cui<br />

Annemarie Schimmel, Seyyed Hossein Nasr, Fathi<br />

Osman, Seyd Naquib al-Attas, Tim J Winter, Abdalwahab<br />

Bouhdiba, Ahmed Zeki Yamani, Gilles<br />

Keppel, Re Hassan II del Morocco, ed altri. Tutte le<br />

interviste sono state pubblicate in diverse riviste<br />

jugoslave e bosniache.<br />

Nel 1990, Karić è stato eletto membro del collegio<br />

consultivo di “Al-Furqan” (Fondazione per la conservazione<br />

dei manoscritti islamici), fondata a Londra<br />

da Ahmed Zeki Yamani. È anche membro della<br />

commissione editoriale di “Islamic Studies” (Islamabad,<br />

Pakistan).<br />

È membro attivo di Aalu l-Bayt – Jordanian Royal<br />

Academy di Amman e membro esperto del programma<br />

UNESCO I differenti Aspetti della cultura<br />

islamica, pubblicato in sei volumi. Il suo trattato Il<br />

significato del sufismo nella storia della civiltà islamica:<br />

il suo ruolo e il suo valore nel processo universale<br />

e perenne della ricerca spirituale è stato pubblicato<br />

nel vol. IV, il cui editore capo è il Prof. Ekmeleddin<br />

Ihsanoglu, già direttore dell’ IRCICA, Istanbul, Turkey,<br />

ora Segretario Generale dell’ OIC (Organization<br />

of Islamic Conference).<br />

affermare che l’unico ruolo religioso significativo<br />

che si può riconoscere all’Europa è<br />

quello di aver visto fiorire numerose sette<br />

religiose che hanno influenzato, in questo<br />

continente, la visione delle cose. L’origine di<br />

queste sette resta sempre al di là dei confini<br />

europei. Si può confermare, senza timore<br />

di cadere in contraddizione, la tesi di Edgar<br />

Morin, in un contesto leggermente diverso,<br />

che l’Europa non è altro che un pezzo importante<br />

di “penisola asiatica”.<br />

Il grande ristagno religioso così come le<br />

principali correnti degli sviluppi religiosi e<br />

storici sono giunte indubbiamente e principalmente<br />

dall’Asia. I linguisti affermano che<br />

la famiglia delle lingue indoeuropee fornisce<br />

una solida base attraverso cui possiamo<br />

capire chiaramente che le nazioni europee<br />

devono la loro origine biologica e il loro sviluppo<br />

storico, al grande albero delle nazioni<br />

asiatiche.<br />

È in questo contesto che dovremmo notare<br />

la morbida irrazionalità della teoria delle


eligioni straniere e indigene in Europa o<br />

in qualsiasi altra parte del mondo. Chiunque<br />

accolga l’altro rigetterà la teoria delle<br />

religioni straniere e indigene in Europa, o<br />

in qualsiasi altra parte del mondo. Chiunque<br />

aderisca ad una teoria del genere sarà<br />

incapace di fermarsi ad essa, ma comincerà<br />

inevitabilmente a parlare di lingue indigene<br />

come opposte a straniere sullo stesso suolo<br />

europeo, o di razze indigene opposte a straniere.<br />

Non è difficile immaginare che tipo di<br />

Europa sarebbe, se questa mostruosa dottrina<br />

si sviluppasse in tutto il continente. Coloro<br />

che hanno vissuto o conoscono bene i<br />

fatti della seconda guerra mondiale e l’olocausto<br />

di certo rabbrividiranno al pensiero<br />

di una dottrina distintamente simile al razzismo<br />

sciovinista del nazismo in un momento<br />

in cui l’Europa, come il resto del mondo, stava<br />

per incamminarsi verso il XXI secolo.<br />

II. Sono un musulmano di fede e bosniaco in<br />

virtù del mio background etnico, e grazie a<br />

questa doppia caratteristica non ho nessuna<br />

esitazione nell’affermare che quando si<br />

arriva a parlare di religione, l’Europa condivide<br />

il destino dell’Asia, che è stata la culla<br />

delle tradizioni religiose che hanno ispirato<br />

noi europei. Ciò significa che l’Europa, come<br />

l’Asia, è anche il continente dell’Islam e del<br />

Giudaismo anche se è il continente dell’Ortodossia<br />

Cristiana e del Cattolicesimo e, in<br />

futuro potrebbe diventare, chi può dirlo, la<br />

casa del Buddhismo... le foglie vengono dai<br />

rami, i rami dall’albero, e l’albero dalle sue<br />

radici. Il Giudaismo e l’Islam sono nati in<br />

Asia, ma ciò non toglie che l’Asia sia stata anche<br />

la culla del Cristianesimo. Il Giudaismo e<br />

l’Islam hanno trovato la loro via verso l’Europa<br />

ed hanno saputo trovare una regione in<br />

cui è fiorita la loro civiltà. Si può negare che<br />

la Spagna islamica ha scritto uno dei capitoli<br />

più gloriosi della storia europea?<br />

Chiunque accolga l’Altro rifiuterà qualsiasi<br />

giustificazione che consideri l’Europa come<br />

un continente esclusivamente cristiano!<br />

Per accogliere l’Altro dobbiamo cominciare<br />

a concepire più di un occidente e più di un<br />

oriente in tutte le parti del globo. Dobbiamo<br />

promuovere una consapevolezza del dialogo<br />

per la salvaguardia di un futuro migliore.<br />

Dal momento che l’oriente islamico non implica<br />

la negazione né dell’oriente cristiano<br />

né dell’oriente giudaico, allo stesso modo<br />

l’espressione dell’occidente cristiano non<br />

dovrebbe negare né l’occidente islamico né<br />

l’occidente giudaico.<br />

III. Il Giudaismo, il Cristianesimo e l’Islam, religioni<br />

universali che portano un messaggio<br />

universale, dovrebbero opporsi al progetto<br />

che cerca di riservare alcune zone, per<br />

non parlare di un intero continente, come<br />

i protagonisti<br />

esclusive di una religione. Questo sarebbe<br />

il progetto più ridicolo ed anacronistico che<br />

possa mai essere concepito. Perché insisto<br />

su questo punto? Perché ci sono alcuni<br />

gravi errori di interpretazione e, ancora più<br />

importante, nella pratica dell’universalità<br />

occidentale ed europea. Questa universalità<br />

per alcuni significa “nessun altro” e “nient’altro”<br />

tra noi e cioè “un cerchio europeo di<br />

universalità”. Un progetto universalista del<br />

genere riduce la cristianità ad un credo<br />

esclusivamente europeo, ad una fede solo<br />

europea ed occidentale. Come musulmano,<br />

noto che teorie di questo genere e progetti<br />

di questo tipo si ritorcono contro la cristianità<br />

e minacciano pericolosamente il suo<br />

vero spirito universalista.. Se si prende in<br />

considerazione il tempo in cui l’uomo è sulla<br />

terra, si può dire che l’Islam è nato ieri, ma<br />

ciò non significa nient’altro se non che il Cristianesimo<br />

è arrivato in Europa l’altro ieri e il<br />

Giudaismo ancora un giorno prima. Quindi,<br />

questa semplificazione temporale di venti<br />

secoli di cristianesimo e quattordici d’Islam<br />

può essere utile a coloro che non sostengono<br />

chi designa una regione ad una sola fede.<br />

L’Europa moderna, particolarmente dopo la<br />

seconda Guerra mondiale, ha basato il suo<br />

sviluppo e il suo progetto di crescita sull’universalismo,<br />

che implica la multi- etnicità, il<br />

pluralismo religioso e il multi-culturalismo.<br />

In altre parole la nostra ricerca della felicità,<br />

alla quale ogni uomo può liberamente<br />

partecipare, può essere basata solo sul<br />

multilateralismo e sull’accoglienza dell’Altro.<br />

Comprendiamo che il vero significato<br />

dell’universalità consiste nel riconoscere<br />

il diritto (di quelle fedi e culture alle quali<br />

non apparteniamo) di avere una esistenza<br />

libera, condivisa e parallela in un ambiente<br />

che accoglie la diversità e contribuisce a far<br />

sbocciare centinaia di fiori diversi. Avere una<br />

visione religiosa universale significa accettare<br />

di vivere di fianco alle idee e ai credo di<br />

coloro che sono diversi da noi. Deve essere<br />

totalmente rispettato il diritto di vivere secondo<br />

la propria luce e di inseguire la felicità<br />

nella maniera che ciascuno percepisce.<br />

Le profezie apocalittiche, dello “scontro di<br />

civiltà” dovrebbero essere sostituite da idee<br />

che creino le basi intellettuali del vivere sulla<br />

terra in armonia e cooperazione. Milioni<br />

di cristiani in Egitto, Iraq, Libano, Siria, Nord<br />

Africa, e milioni di musulmani in Francia,<br />

Gran Bretagna, Germania, Bosnia ed Erzegovina,<br />

insieme a milioni di ebrei in Israele e in<br />

occidente sono pronti ad intraprendere un<br />

dialogo che assicuri il diritto di ogni uomo a<br />

onorare Dio in diverse maniere.<br />

43


44<br />

i protagonisti<br />

Trajko Petrovski<br />

Storico ed etnologo, esperto di cultura Rom<br />

Trajko Petrovski, è uno dei massimi esperti della<br />

cultura e delle popolazioni Rom, e si è occupato<br />

con particolare attenzione della loro vita in Macedonia.<br />

Originario di una famiglia Rom cristiana, è<br />

cresciuto a Skopje, dove si è formato, terminando<br />

gli studi alla Accademia Pedagogica (indirizzo storico<br />

– geografico) e laureandosi alla Facoltà di Filosofia<br />

dell’Università della stessa città.<br />

Ha completato un Master in etnologia all’Università<br />

di Belgrado con una tesi su I costumi quotidiani<br />

dei Rom a Skopje e nei suoi quartieri. Ha ottenuto<br />

il PhD all’Università di Zagabria, presso il Dipartimento<br />

di Etnologia, con una tesi di dottorato su Le<br />

caratteristiche etniche e culturali dei Rom di Macedonia.<br />

Dal 1974 al 1980 ha insegnato storia e geo-<br />

...Sull’accoglienza<br />

I Rom sono la popolazione più povera, discriminata<br />

e meno istruita in Europa. Nel<br />

corso della loro storia sono sempre stati<br />

perseguitati, maltrattati ed hanno timore<br />

di tutto quanto li circonda. Da sempre hanno<br />

avuto paura di ribellarsi contro le ingiustizie<br />

che hanno subito. I Rom non hanno<br />

un proprio paese e forse, o proprio, per<br />

questo motivo non sono stati mai accettati<br />

dagli altri.<br />

A causa della scarsa istruzione sono in ritardo<br />

nei confronti degli altri popoli in Europa.<br />

Il 90% circa della popolazione Rom,<br />

su un totale di 13 milioni presenti in Europa,<br />

è analfabeta.<br />

I Rom hanno una cultura molto ricca, un<br />

folclore incantevole, una musica che fa venire<br />

i brividi; è un popolo pacifico che ama<br />

la vita, vuole essere in pace con i popoli<br />

con i quali convive, e non pensa male di<br />

nessuno.<br />

I popolo Rom è simpatico, molto vivace,<br />

con una grande tradizione musicale. Le sue<br />

origini sono in India.<br />

Per quale motivo non sono accettati dagli<br />

altri? Perche non sono istruiti.<br />

L’Europa di oggi deve prendersi cura dei<br />

Rom e risolvere il problema della loro istruzione.<br />

È necessaria e urgente l’istituzione<br />

di cattedre per l’insegnamento della lingua<br />

e della cultura rom.<br />

I giovani Rom devono studiare per diventare<br />

essi stessi insegnanti, ovvero protagonisti<br />

della propria cultura.<br />

L’Unione Europea ha il dovere di risolvere il<br />

grafia a Skopje e dal 1980 ha dato il proprio contributo<br />

scientifico agli studi sulla lingua dei Rom, sul<br />

folklore e sull’etnologia, lavorando presso l’Istituto<br />

del folklore a Skopje. Ha pubblicato oltre 300 saggi<br />

scientifici sui Rom, molti articoli sulla cultura, l’etnologia<br />

e il linguaggio Rom (presentati a diversi<br />

meeting, conferenze, simposi e congressi in tutto<br />

il mondo). Ha pubblicato anche una grammatica<br />

di lingua Rom e un dizionario Rom – Italiano e uno<br />

Rom – Macedone. Ha infine scritto tre volumi sui<br />

Rom in Macedonia oggi e sul loro attuale folklore.<br />

problema dell’istruzione dei Rom. Io, come<br />

esperto, sono disponibile a collaborare per<br />

aiutare a risolvere questo problema. Una<br />

volta risolto il nodo dell’istruzione, sarà<br />

molto più facile affrontare le altre problematiche<br />

della popolazione Rom. L’Europa<br />

deve impegnarsi ad integrare i Rom nella<br />

sua Famiglia.<br />

Quindi i Rom devono sapere e curare la<br />

loro lingua e la lingua del paese dove vivono.<br />

Bisognerebbe pubblicare studi sui Rom,<br />

conoscere la loro storia e farla conoscere<br />

agli altri. È necessario anche pubblicare il<br />

vocabolario della lingua romanés in inglese,<br />

tedesco, francese e russo.<br />

Se la cultura Rom continua a rimanere sconosciuta<br />

agli altri e soprattutto se le nuove<br />

generazioni non sono istruite, si corre il<br />

rischio che i Rom perdano la propria identità<br />

e, dall’altra parte, saranno sempre più<br />

sconosciuti agli altri. Il pregiudizio e la discriminazione<br />

nei loro confronti aumenteranno.<br />

Sono dell’opinione che oggi un grande<br />

numero della popolazione europea ami il<br />

popolo Rom e che sia pronto ad aiutarli nel<br />

loro cammino verso un futuro migliore.


Sua Eminenza il Metropolita Amfilohije (Risto)<br />

Radović è nato il giorno di Natale, il 7 gennaio 1938<br />

(25 dicembre secondo il calendario Gregoriano)<br />

nel villaggio di Bare in Moraca, Montenegro. È discendente<br />

diretto del duca Mina Radović, che fu un<br />

importante membro del primo Senato dello Stato<br />

montenegrino, originariamente fondato dal principe<br />

del Montenegro e Metropolita St. Peter I di Cetinje.<br />

Ha frequentato il Seminario Teologico di San<br />

Sava a Belgrado. Nel 1958 ha intrapreso gli studi<br />

presso la Facoltà Teologica della Chiesa Ortodossa<br />

Serba di Belgrado. Nel 1962 si è laureato in Teologia<br />

e agli studi teologici ha accostato quelli di Filologia<br />

Classica presso l’Università di Belgrado.<br />

Dopo la laurea, nel 1963 ha intrapreso studi postlaurea<br />

prima presso l’Università di Berna e poi presso<br />

il Pontificio Istituto Orientale a Roma. Da qui si<br />

è trasferito ad Atene dove ha ricevuto una chierica<br />

monastica nel 1966, e poco più tardi è stato ordinato<br />

sacerdote e archimandrita. Insieme al suo quotidiano<br />

ministero in una parrocchia ortodossa di<br />

Atene è riuscito a terminare il lavoro di tesi di dottorale<br />

dal titolo Il mistero della Santissima Trinità nella<br />

teologia di San Gregorio Palamas, presso la Facoltà<br />

Teologica dell’Università di Atene.<br />

Per tutto il 1973 è rimasto sul Monte Athos e in questo<br />

periodo ha ricevuto l’invito ad insegnare all’Accademia<br />

Teologica Russa St. Sergius a Parigi, dove è<br />

rimasto dal 1974 al 1976.<br />

Dopo il ritorno a Belgrado ha cominciato ad insegnare<br />

presso la Facoltà teologica della Chiesa Ortodossa<br />

Serba di Belgrado ed è diventato il preside<br />

di questa Facoltà nei primi anni Ottanta, quando ha<br />

svolto un lavoro divulgativo molto importante presso<br />

l’Università di Belgrado, organizzando discussioni<br />

pubbliche e aperte sul cristianesimo ortodosso e<br />

invitando molti artisti, intellettuali e dissidenti politici<br />

a prendere parte in queste discussioni.<br />

Nel 1985 l’archimandrita Amfilohije è stato eletto<br />

vescovo di Vrsac nel Banato. Ha lavorato con entusiasmo<br />

per ripristinare la vita della Chiesa Ortodossa<br />

e il tempo trascorso in questa diocesi sarà<br />

ricordato come un momento di dinamismo e di<br />

i protagonisti<br />

S.E. Amfilohije Radović<br />

Metropolita di Crna Gora e Primorje<br />

cambiamento, il momento in cui la Chiesa ortodossa<br />

ha iniziato a venire fuori dall’isolamento per stare<br />

in prima linea nella vita sociale.<br />

Nel 1991 Amfilohije è stato eletto Metropolita del<br />

Montenegro e del litorale. La sua nomina ha coinciso<br />

con la progressiva decostruzione del vecchio regime<br />

comunista che ha portato alle prime elezioni<br />

libere e democratiche. Il Metropolitanato ortodosso<br />

del Montenegro e del litorale hanno cominciato<br />

rapidamente a fiorire. Il numero di sacerdoti, monaci<br />

e monache, così come il numero dei fedeli è<br />

aumentato rapidamente. Lo stesso si può dire per<br />

molti monasteri e chiese parrocchiali che sono stati<br />

ristrutturati e riportati al loro antico splendore.<br />

Con solo 10 monasteri attivi circa 20 tra monaci e<br />

monache nel 1991, il Montenegro ha ora più di 30<br />

monasteri attivi dove più di 160 monaci e monache<br />

vivono e pregano. Il numero dei parroci si è incrementato:<br />

da meno di 20 nel 1991, a più di 80 nel<br />

2002. Il seminario ortodosso che porta il nome di<br />

San Pietro di Cetinje è stato completamente restaurato<br />

nel 1993.<br />

Sua Eminenza il Metropolita Amfilohije conosce<br />

il greco, il russo, l’italiano, il tedesco e il francese e<br />

ha un’ottima base di slavo antico, greco classico e<br />

latino classico.<br />

Da due anni è Deputato del Patriarca Serbo e ricopre<br />

la carica di Presidente del Sacro Sinodo della<br />

Chiesa Ortodossa Serba.<br />

Tra le sue opere si ricordano: Il Segreto della Santissima<br />

Trinità nella teologia di San Gregorio Palamas,<br />

in greco, 1973 (tesi del Dottorato); Significato della<br />

Liturgia, studio dal greco, 1974; I Sinaiti e la loro<br />

importanza nella Serbia nel XIV secolo, studio, 1981;<br />

Movimento Filokalijski del XVIII e XIX secolo, studio<br />

dal greco, 1982; Significato spirituale del tempio di<br />

San Sava sul Vracar, Vrsac 1989; Venerabile Rafailo di<br />

Banat, Vrsac, 1988; Il ritorno delle anime alla purezza,<br />

Podgorica, 1992; Fondamenti di istruzione ortodossa,<br />

Vrnjacka Banja,1993; Tradizioni nell’istruzioni di<br />

San Sava e l’illuminismo del Dositej Obradovic, Vrnjacka<br />

Banja, 1994; L’agnello è la salvezza, poesie,<br />

1996; Interpretazione Storica del Vecchio Testamento,<br />

Niksic, 1996; Il Segreto della Santissima Trinità nella<br />

teologia di San Gregorio Palamas, traduzione da Bp.<br />

Athanasius Jevtic, 2006.<br />

Molte anche le sue traduzioni: dal Vescovo Nikolaj,<br />

Cassiana romanzo tradotto dal serbo al greco 1973.<br />

dall’archimandrita Justin Popovic: Agiografia di San<br />

Simeone e San Sava dal serbo al greco 1974. Dal Greco<br />

al serbo: Vecchio Arsenios Capadocian; dal Metropolita<br />

di Pergamon John Ziziulas, Da maschera alla<br />

persona, 1993; Sapienza di Salomone; Alphavitic Paternik;<br />

Sapienza di Gesù Sirach; Libro di Tobia; Libro<br />

di Giuditta; Libro di Baruch; Libro di Daniel (con aggiunte),<br />

Libro di Ester; 2 Esedras; Lettera di Geremia;<br />

Le omelie di San Gregorio Palamas. Numerosi anche<br />

altri saggi, studi e contributi a pubblicazioni incentrati<br />

sulla teologia, sulla cultura e sulla storia.<br />

45


46<br />

i protagonisti<br />

S.E. Eugenio Ravignani<br />

Vescovo di <strong>Trieste</strong><br />

Mons. Eugenio Ravignani è nato a Pola<br />

il 30 dicembre 1932; è stato ordinato sacerdote<br />

a <strong>Trieste</strong> il 3 luglio 1955 e si è laureato<br />

in teologia dogmatica nel 1961. È<br />

stato docente nello Studio teologico del<br />

Seminario vescovile di <strong>Trieste</strong>, di cui divenne<br />

nel 1968 Rettore e Prefetto degli<br />

Studi. Eletto vescovo di Vittorio Veneto il<br />

7 marzo 1983 e consacrato vescovo nella<br />

Cattedrale di San Giusto a <strong>Trieste</strong> il 24<br />

aprile 1983, venne trasferito alla sede di<br />

<strong>Trieste</strong> il 4 gennaio 1997 e fece l’ingresso<br />

in diocesi il 2 febbraio.<br />

È membro della Commissione episcopale<br />

della CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo,<br />

Vicepresidente della Conferenza Episcopale<br />

Triveneta, membro della Commissione<br />

Episcopale per la Facoltà Teologica<br />

del Triveneto e vescovo delegato per la<br />

Commissione regionale triveneta del<br />

dialogo ecumenico e interreligioso.<br />

Per raggiunti limiti d’età ha rinunciato<br />

alla guida della diocesi che, dal 4 luglio<br />

<strong>2009</strong> fino all’ingresso del suo Successore,<br />

regge quale Amministratore Apostolico.<br />

...Sull’accoglienza<br />

<strong>Trieste</strong> è una città per tanti aspetti singolare.<br />

La sua posizione geografica, le sue<br />

vicende storiche, ne fanno un crocevia di<br />

lingue, culture e tradizioni diverse. Ma ne<br />

fanno pure il luogo del loro incontro, in<br />

un dialogo rispettoso e aperto, che delle<br />

diversità fa una ricchezza condivisa e diventa<br />

un’esperienza vissuta nella concordia<br />

e nella pace. Ciò che può far provare a<br />

quanti qui viviamo non solo compiacimento<br />

e soddisfazione per una realtà presente,<br />

ma impegna ad assicurarle una continuità<br />

promuovendo un’autentica disponibilità<br />

all’accoglienza rispettosa delle persone e<br />

dei valori di cui sono portatrici, pronti pure<br />

ad ampliare gli spazi dal dialogo al di là dei<br />

confini verso l’Est e il Centro Europa.<br />

La nostra città viene definita multietnica<br />

e multiculturale, e lo è. Ma non possiamo<br />

non tenere presente che essa è pure multi-<br />

religiosa. Ciò che, analogamente a quanto<br />

richiesto dalla diversa composizione etnica<br />

e dalla pluralità delle culture, postula pure<br />

un dialogo ecumenico e interreligioso. Nella<br />

sua storia è attestata, fin dal ‘700, la presenza<br />

della Chiesa Ortodossa nelle due Comunità<br />

greco-orientale e serbo-ortodossa<br />

(recentemente vi si è aggiunta quella romena);<br />

le Chiese evangeliche sono presenti<br />

con la Comunità Luterana di confessione<br />

augustana, la Comunità Elvetica e Valdese<br />

e le Comunità Metodista, Battista e Avventista;<br />

vi sono pure alcuni fedeli della Chiesa<br />

Anglicana. Un posto particolare lo ha la<br />

Comunità Israelitica, che ha conosciuto la<br />

tragedia della persecuzione antiebraica e<br />

nella cui memoria vivono oggi ancora le<br />

vittime dell’Olocausto.<br />

La presenza di religioni diverse nel passato<br />

non creava difficoltà particolarmente


gravi né ancor meno conflitti. Alcuni interventi<br />

dell’allora Impero Austro-Ungarico<br />

avevano creato condizioni di vita serena.<br />

E sostanzialmente rispettoso era l’atteggiamento<br />

dei cittadini di fronte a tale pluralismo<br />

religioso, anche se si viveva quasi<br />

ignorandosi. Sarà stato così anche altrove,<br />

ma il reciproco ignorarsi era qui certo più<br />

avvilente che là dove cattolici e non cattolici<br />

vivevano l’uno accanto all’altro. Mentre<br />

ad esigere un dialogo fra religioni diverse<br />

era ed è tuttora la loro presenza che si è<br />

andata intrecciando con la storia stessa<br />

della nostra città. Nessuno, penso, ignori<br />

il contributo da loro dato alla cultura, al<br />

progresso morale, alla stessa prosperità di<br />

<strong>Trieste</strong>. E qui va doverosamente ricordato il<br />

significativo apporto della Comunità Israelitica<br />

che, agli altri meriti, aggiunse quello<br />

dell’inestimabile esempio di fedeltà di tanti<br />

suoi membri sacrificati nei giorni bui della<br />

persecuzione razziale<br />

Se c’è un interrogativo e un rammarico che<br />

avverto è questo: siamo vissuti per secoli<br />

accanto gli uni agli altri, cristiani cattolici,<br />

ortodossi, evangelici, ebrei e non ci siamo<br />

parlati. Come potevamo conoscerci? E poi<br />

accoglierci? E tutto ciò – oggi ancora sorprende,<br />

ma non sorprendeva cinquant’anni<br />

fa – in una città in cui si viveva fianco a<br />

fianco, si intessevano amicizie personali<br />

che superavano la diversità della confessione<br />

religiosa, si andavano formando famiglie<br />

miste che, come avevano trovato<br />

difficoltà a nascere, così vivevano spesso<br />

inquietudini spirituali che non è lecito sottovalutare.<br />

I primi contatti, seguendo le indicazioni<br />

del Concilio Vaticano II, risalgono al 1967.<br />

Fu l’inizio di rapporti che via via si fecero<br />

sempre più cordiali e fraterni. Il cammino<br />

non fu sempre facile, con qualche ritardo e<br />

qualche stanchezza, ma ricco di speranza,<br />

severo ed insieme lieto, fraterno ed amico.<br />

Il dialogo ecumenico e interreligioso ormai<br />

non è più una scelta di vertici, è divenuto<br />

esigenza sentita e vissuta da ampia parte<br />

della nostra Chiesa. Forte e fedele rimane<br />

l’amicizia che ci lega alla Comunità Israelitica,<br />

mentre ora si è aggiunta l’attenzione<br />

alla presenza islamica nella nostra città e<br />

alle altre esperienze religiose, tra cui quella<br />

del centro buddista.<br />

i protagonisti<br />

A questo cammino occorre dare continuità<br />

ed incremento. Non solo continuità, ma<br />

nuovo slancio e novità di iniziative. Non si<br />

assicura, però, continuità al dialogo che favorisce<br />

conoscenza ed accoglienza, se non<br />

si conferma responsabilmente l’impegno<br />

fondamentale del sincero rispetto. Che è<br />

anzitutto rispetto dell’altro, della sua fede<br />

religiosa, della sua sensibilità spirituale,<br />

delle sue posizioni di fronte ai tanti problemi<br />

che si pongono all’uomo d’oggi. Ma che<br />

è pure rispetto della propria convinzione<br />

di fede, della propria spiritualità, della propria<br />

coerente testimonianza di vita, della<br />

propria chiara presa di posizione di fronte<br />

a tutto ciò che possa umiliare l’uomo e<br />

lacerare il tessuto di una concorde serena<br />

pacifica convivenza. E ad assicurare la crescita<br />

di un autentico dialogo ecumenico<br />

e interreligioso si chiede il rispetto della<br />

libertà: chi vuole davvero dialogare, non<br />

impone nulla all’altro, bensì con fermezza<br />

e con chiarezza non disgiunta da delicata<br />

discrezione, espone il suo pensiero ed apre<br />

l’animo ad accogliere quello dell’altro, in<br />

spirito di stima, di gratitudine, di simpatia.<br />

A me piace molto sottolineare che in<br />

questi ormai lunghi anni di dialogo ecumenico<br />

e interreligioso a <strong>Trieste</strong> non si è<br />

mai mancato da parte di chiunque al dovere<br />

di esporre integra la verità, in fedeltà<br />

alla propria Chiesa o alla propria Comunità<br />

religiosa, senza che mai ciò potesse rappresentare<br />

un giudizio sulla fede dell’altro<br />

o una sia pur velata e non voluta forma di<br />

condizionamento della libertà altrui. Ciò<br />

che ha favorito la conoscenza e l’affermarsi<br />

di una cordiale comprensione, non solo,<br />

ma una vera amicizia. Ed è così che si dovrà<br />

continuare a crescere insieme.<br />

47


48<br />

i protagonisti<br />

dott. Renzo Tondo<br />

Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia<br />

Nato a Tolmezzo il 7 agosto 1956, è sposato<br />

con Anna, dalla quale ha avuto tre<br />

figli: Giulia, Simone e Matteo. Diplomatosi<br />

al Liceo Scientifico di Tolmezzo, ha<br />

frequentato i corsi di Scienze Politiche a<br />

<strong>Trieste</strong> lavorando nel contempo nell’impresa<br />

di famiglia e laureandosi a 23 anni.<br />

Iniziata da giovanissimo l’attività politica,<br />

a soli 19 anni è già consigliere comunale<br />

a Tolmezzo, cittadina di cui diventa<br />

sindaco nel 1990. Otto anni più tardi, nel<br />

1998, l’elezione al Consiglio regionale<br />

del Friuli Venezia Giulia e la nomina ad<br />

assessore, prima al Lavoro e poi alla Sanità.<br />

Nel 2001 diviene Presidente della<br />

Regione fino alla fine della legislatura,<br />

nel 2003.<br />

Deputato nella XV Legislatura, è sempre<br />

rimasto molto legato alla propria regione,<br />

difendendone le istanze alla Camera<br />

dei deputati. Candidato della coalizione<br />

di Centrodestra composta da PdL, Lega<br />

Nord, Udc e Pensionati alla presidenza<br />

della Regione, è eletto Presidente nella<br />

consultazione elettorale del 13 e 14 aprile<br />

2008.<br />

Continua ad occuparsi dell’impresa alberghiera<br />

di famiglia, che conduce da<br />

oltre vent’anni.<br />

è presidente della Federazione Italiana<br />

Dama e del coordinamento nazionale<br />

delle federazioni discipline sportive associate<br />

del CONI.<br />

Da quando il fratello Giovanni ha adottato<br />

due bimbi indiani, si è interessato in<br />

prima persona di adozioni internazionali,<br />

collaborando con l’associazione International<br />

Adoption e compiendo numerosi<br />

viaggi in India e Guatemala per favorire<br />

l’arrivo in Italia di bambini abbandonati.<br />

Nel 1986, di ritorno dal primo volo a<br />

Delhi, ha raccolto le sue esperienze di<br />

viaggio nel libro “Chapati, dieci giorni a<br />

Delhi”.<br />

Dall’introduzione di pag. 4<br />

“ … Questo desiderio di aprirsi alla società<br />

è confermato dal tema scelto per la decima<br />

edizione <strong>2009</strong> della Giornata europea: “Conoscere<br />

e accogliere l’altro”. Un tema con il<br />

quale si vuole sottolineare, appunto, come<br />

al centro della cultura ebraica ci sia proprio<br />

lo spirito di accoglienza. … ”


grande musica<br />

ore 21.00<br />

Piazza Giotti<br />

DOMENICA<br />

6<br />

<strong>settembre</strong><br />

La Decima Giornata della Cultura Ebraica si chiude con un grande<br />

concerto.<br />

Un palcoscenico simbolico – la piazza davanti alla Sinagoga – si riempie<br />

di festa, di suggestione, di musica.<br />

David D’Or, Bilja Krstić, Dragan Dautoski Quartet e Miriam Tukan sono<br />

protagonisti di una spettacolare performance di world music in cui<br />

suggestioni e armonie di tutto il mondo si uniscono per un comune<br />

messaggio di conoscenza e accoglienza<br />

Dopo il loro personale saluto a suggello della manifestazione, gli organizzatori introducono<br />

l’intervento del Presidente della Provincia di <strong>Trieste</strong>, prof. Maria Teresa<br />

Bassa Poropat.<br />

La musica prende vita con l’attesissima voce di David D’Or che con il suo ensemble<br />

interpreta alcuni brani del proprio repertorio e invita sul palcoscenico Miriam<br />

Tukan che con lui duetta in due canzoni, cantando in inglese e in ebraico. A seguire<br />

sale sul palcoscenico Bilja Krstić che con il suo ensemble regala una parte<br />

delle sue musiche e chiama a salire sul palcoscenico David D’Or.<br />

D’Or è ospite anche della tranche successiva, chiamato dagli artisti del Dragan<br />

Dautovski Quartet che proseguono il concerto. Miriam Tukan chiude la serata<br />

con alcuni brani in arabo e in ebraico. Un festoso canto collettivo finale vede<br />

ospiti sul palcoscenico assieme a Miriam Tukan anche David D’Or, Aleksandra Popovska<br />

e Bilja Krstić.


grande musica<br />

David D’Or è la voce più rappresentativa<br />

della musica israeliana di oggi: il suo timbro<br />

straordinario (gli studi classici gli hanno<br />

restituito un meraviglioso canto di contro-tenore)<br />

è conosciuto in tutto il mondo<br />

e lo ha portato ad esibirsi nelle location più<br />

suggestive e importanti, tra cui la corte del<br />

re della Thailandia e in Vaticano alla presenza<br />

del Santo Padre.<br />

Tuttavia le luci della ribalta di una carriera<br />

internazionale nel mondo dell’opera (è stato<br />

chiamato, tra gli altri, anche dal Metropolitan<br />

Opera di New York) non lo hanno<br />

distratto dalla sua vera passione, non lo<br />

hanno fatto desistere dall’andare, per mezzo<br />

della musica e della ricerca, alla riscoperta<br />

delle proprie radici.<br />

Nato in Israele (dove è una star riconosciuta<br />

e affermata) da una famiglia di cantori<br />

ebrei libici con un background andaluso, la<br />

ricerca delle proprie origini lo ha portato a<br />

mettere in luce un tesoro unico, che evoca<br />

il canto salmodiato del Sacro Tempio. David<br />

scopre che il suo bisnonno fu uno dei<br />

più importanti Rabbi in Libia, originari di<br />

una famiglia di ebrei espulsa dalla Spagna<br />

durante il periodo dell’Inquisizione. È così<br />

che si avvicina proprio al Rabbi della comunità<br />

libica, con l’intenzione di conoscere<br />

le vere origini delle bellissime preghiere<br />

cantate che ascoltava da piccolo, a casa e<br />

nella sinagoga. La tradizione racconta che<br />

quei magici canti sacri furono tramandati<br />

oralmente da padre in figlio e si riconducono<br />

ai canti di preghiera dei leviti del Sacro<br />

Tempio di Gerusalemme: oggi quegli stessi<br />

canti sono usati dalla comunità ebraica<br />

libica nelle preghiere di Yom Kippur e nei<br />

giorni sacri.<br />

David ha raccolto questo tesoro musicale<br />

e di tradizioni, e insieme ad esso altri canti<br />

sacri, i canti di preghiera yemeniti, i canti di<br />

Shabbat – indimenticabile, per esempio, la<br />

melodia di Lecha Dodi scoperta in un’antica<br />

sinagoga. Con il suo gruppo di giovani<br />

ma esperti musicisti di origini differenti<br />

(Nord Africa, Medio oriente, Balcani) ha<br />

così creato una nuova performance, ricca<br />

di emozioni ed energia: un vivido “melting<br />

pot” di suoni, ritmi e colori cui non mancano<br />

scelte tecniche innovative e intelligenti.<br />

Accanto agli strumenti musicali e tecnologici<br />

contemporanei, infatti, l’ensemble di<br />

D’Or usa anche strumenti della tradizione<br />

come il gumbush (simile al banjo turco), la<br />

fisarmonica, il duduk, il clarinetto, il violino,<br />

le diverse percussioni mediorientali e persino<br />

lo shofar, il tradizionale corno d’ariete<br />

che viene soffiato durante i giorni sacri<br />

ebraici e “sa aprire il cielo per preghiere e<br />

auguri”.<br />

È in uscita un nuovo lavoro di David che<br />

presenterà un raccolta di preghiere e canti<br />

in una celebrazione di emozione ed energia.<br />

www.daviddor.com<br />

David D’Or<br />

51


52<br />

grande musica<br />

Bilja Krstić<br />

Bilja Krstić esegue canzoni che sin<br />

dall’infanzia sono state vicine al suo<br />

cuore, sono le canzoni più belle della<br />

Serbia, del Kosovo, della Macedonia<br />

e della Romania orientale che ha raccolto<br />

pazientemente per anni. Ecco<br />

perché le sue interpretazioni sono<br />

toccanti e travolgenti, perché toccano<br />

il cuore delle radici e delle tradizioni<br />

più antiche e sincere della Serbia e<br />

di tutta l’area balcanica ed est europea.<br />

La musica che esegue con il suo<br />

gruppo, Bistrik, è una miscela di musica<br />

tradizionale, canzoni a cappella<br />

ed ethno-groove con elementi di<br />

improvvisazione e di nuova musica;<br />

il loro obiettivo è tradurre il folklore in<br />

arte contemporanea, risvegliare i cuori<br />

e dare nuovo vigore ed energia alle<br />

emozioni dimenticate. Il canto di Bilja<br />

è stato paragonato, per originalità ed<br />

impatto, a quello di Shella Chandra e<br />

Lorenna McKennit.<br />

Bilja Krstić è stata a lungo sulla scena<br />

della musica pop in Jugoslavia. La sua<br />

esperienza è cominciata da giovanissima<br />

tra le file del Coro della Gioventù.<br />

Più tardi, negli anni ’70, ha cantato<br />

con le band dei Sunflowers e di Early<br />

Frost. Intrapresa la carriera da solista,<br />

nel 1983 incide il suo primo album, cui<br />

seguono altri tre lavori di musica pop.<br />

Negli stessi anni scrive le musiche per<br />

gli spettacoli del Teatro Nazionale di<br />

Belgrado e si laurea presso la University<br />

of Musical Arts, e comincia a lavorare<br />

come editore musicale presso la National<br />

Radio Broadcast.<br />

Dopo una carriera di successo nella musica<br />

pop, Bilja Krstic decide di incidere<br />

un tipo di musica più vicina alla sua anima<br />

e legata alla sua infanzia. Per più di<br />

cinque anni raccoglie con pazienza certosina<br />

canti popolari sconosciuti delle<br />

zone di Kosovo, Serbia orientale, Macedonia,<br />

Romania, Bulgaria e Ungheria.<br />

Colleziona il suo lavoro negli album Bistrik<br />

(2001) e Zapisi (2003). Bistrik viene<br />

distribuito dall’etichetta V2-Greece record,<br />

nel maggio 2002.<br />

La presenza scenica autentica e spontanea<br />

unitamente alla sua voce superba<br />

restituiscono a Bilja Krstić entusiastici<br />

consensi nei suoi tantissimi concerti nel<br />

suo paese natale e nel resto del mondo.<br />

A livello internazionale un passo da ricordare<br />

è la partecipazione come unica<br />

voce femminile del mediterraneo al festival<br />

“Mostra Sesc de Artes” a São Paulo:<br />

è il periodo in cui fa parte della Mediterraneo<br />

Orchestra, composta da 25 musicisti<br />

tra i più importanti del mondo.<br />

Il suo terzo CD Tarpos è uscito nel 2007<br />

per Intuition/Schott Music e ha ottenuto<br />

ottimo riscontro in tutta Europa.<br />

www.bilja.rs


54<br />

grande musica<br />

Dautovski Quartet<br />

Dragan Dautovski, Aleksandra Popovska,<br />

Bajsa Arifovska, Ratko Dautovski<br />

Dragan Dautovski<br />

Dragan Dautovski è uno dei più accreditati<br />

ambasciatori della musica macedone<br />

nel mondo ed è tra i più scrupolosi<br />

e raffinati studiosi delle tradizioni<br />

musicali della sua terra. Nato nel 1957<br />

nel piccolo villaggio di Rusinovo (Berovo,<br />

Macedonia) si diploma in Teoria<br />

Musicale nel 1984 presso l’Università<br />

dei Santi Cirillo e Metodio a Skopje.<br />

È compositore e valido polistrumentista:<br />

compone numerose opere per<br />

solista (strumentale e vocale), per<br />

gruppi e orchestre, destinate a un organico<br />

di strumenti della tradizione<br />

popolare: esegue o registra le proprie<br />

composizioni all’inizio in Macedonia<br />

e nelle aree limitrofe per poi portarle<br />

in tutto il mondo. Oltre che autore e<br />

interprete è anche docente di kaval,<br />

gajda e tambura (strumenti tradizionali)<br />

presso l’Università dei Santi Cirillo<br />

e Metodio di Skopje. Nel 1992 fonda l’<br />

ensemble Mile Kolarovski con il quale<br />

suona molto in Macedonia e all’estero<br />

e partecipa alla colonna sonora del<br />

film Before the Rain. Nel 1995 fonda<br />

il gruppo DD Synthesis che riscuote<br />

ottimo riscontro internazionale che<br />

arriva fino al Giappone: il fine costante<br />

di tutte le attività musicali di Dragan è<br />

sempre quello di esplorare in profondità<br />

la cultura popolare macedone e i<br />

suoi tesori. La fondazione del Dragan<br />

Dautovski Quartet (Dragan ha scelto<br />

tre giovani collaboratori, preparatissimi<br />

e molto motivati), oggi formazione<br />

riconosciuta e consolidata, risale al<br />

2000 e da allora ha mantenuto lo stesso<br />

organico.<br />

Aleksandra Popovska, è un’artista<br />

completa, e oltre al campo musicale<br />

estende la sua creatività in vari ambiti:<br />

canta e compone, ma anche dipinge<br />

e si occupa di video arte. Il suo studio<br />

sulla vocalità ne ha fatto una pioniera<br />

– nel contesto balcanico – dell’esplorazione<br />

delle tecniche vocali. Nelle sue<br />

performance l’interdisciplinarietà è al<br />

primo posto e la musica e le immagini<br />

sono intersecate e usate assieme per<br />

sondare nuove modalità percettive.<br />

La sua espressione artistica travalica i<br />

confini di genere e crea diverse esperienze<br />

per gli ascoltatori. La sua voce è<br />

uno strumento e come tale viene utilizzata;<br />

i campi musicali nei confronti<br />

dei quali si esprime sono i più diversi,<br />

dal folk, al pop, al jazz, fino all’elettronica<br />

live sperimentale.<br />

La sua carriera di respiro internazionale<br />

è esplosa a partire dal 2000 sia come<br />

solista collaborando con diversi ensemble,<br />

sia come vocalist e tastierista<br />

del Dragan Dautovsky Quartet.<br />

Bajsa Arifovska è una delle più famose<br />

musiciste macedoni delle nuove<br />

generazioni. È cresciuta tra i miglio


i strumentisti di zurla (uno speciale<br />

flauto in cocco o legno) e tapan (un<br />

tamburo a doppia pelle), nel villaggio<br />

di Ratevo, nella Macedonia dell’est.<br />

Nella sua famiglia la musica si pratica<br />

da generazioni: il padre, Dželo Destanovski,<br />

è tra i maggiori esecutori di<br />

zurla in Macedonia e Bajsa cominicò<br />

a suonare quando aveva solo sette<br />

anni. Dragan Dautovski è stato il suo<br />

insegnante, e oltre che con lui oggi<br />

Bajsa suona anche con Goran Alachki<br />

e in altri gruppi. È anche compositrice,<br />

oltre che ammirevole esecutrice<br />

di diversi strumenti tradizionalo come<br />

kaval, tarabuka ma anche di clarinetto,<br />

violino e tambura; insegna alla State<br />

High School di Macedonia nella classe<br />

di strumenti folk tradizionali.<br />

Ratko Dautovski è un percussionista<br />

tra i migliori delle nuove generazioni<br />

di strumentisti macedoni. Si è esibito<br />

in più di 100 concerti in tutto il mondo<br />

e collabora con molti musicisti, orchestre,<br />

e compositori, oltre ad annoverare<br />

tantissime esibizioni da solista. È membro<br />

del Dautovski Quartet dall’anno<br />

della sua fondazione, il 2000.<br />

L’ ocarina<br />

Dragan Dautovski è un musicista di grande genio<br />

pratico che padroneggia sapientemente più di<br />

venti diversi strumenti musicali. Non è caratteristica<br />

diffusa quella di essere in grado di suonare uno<br />

strumento a fiato che risale a circa 6000 anni fa. Dragan<br />

Dautovski, infatti, è stato il musicista più adatto<br />

a dare un soffio di vita ad un’ocarina risalente al<br />

periodo Neolitico, rinvenuta in un sito vicino alla<br />

città di Veles, Macedonia, dall’archeologo Trajanka<br />

Jovcevska e dalla sua equipe. Dragan Dautovski, è<br />

l’unico flautista neolitico. È stato il primo musicista<br />

a studiare uno strumento di 6000 anni, sferico, di<br />

ceramica. “Ha un suono leggero e musicale” afferma<br />

Dautowsky, che suona strumenti musicali della<br />

tradizione macedone “il suo sound è quello di<br />

6000 anni fa”. Lo strumento è stato ritrovato in uno<br />

scrigno che nascondeva oggetti rituali: i suonatori<br />

del Neolitico, dunque, lo usavano per officiare cerimonie<br />

religiose. “Suonare questo flauto richiede<br />

profonda concentrazione” continua Dautowsky “è<br />

necessario essere preparati spiritualmente per poterlo<br />

suonare”.<br />

55


56<br />

Miriam Tukan<br />

Miriam Tukan è una giovane cantante<br />

cristiana araba del piccolo paese israeliano<br />

I’billin.<br />

Ha avuto l’onore di essere la prima<br />

cantante araba a partecipare a Kokhav<br />

Nolad, un programma israeliano<br />

di grande successo che presenta le<br />

migliori voci e i migliori interpreti del<br />

paese (strutturato sull’esempio del<br />

celebre format American Idol) e per<br />

la prima volta canta in arabo nel corso<br />

della trasmissione.<br />

Ha una qualità vocale unica, un timbro<br />

dolcissimo e struggente, e una tecnica<br />

e una pulizia di suono ineccepibili.<br />

Il suo stile combina spesso stili della<br />

musica araba con canzoni della tradizione<br />

ebraica e della musica westernstyle<br />

israeliana: ne risulta un’impronta<br />

convincente e non convenzionale.<br />

Nonostante la giovane età, le sue performance<br />

delle poesie di Bialik e delle<br />

melodie di Arik Einstein Hachnisini Tachat<br />

Knafech, hanno già ottenuto molti<br />

riconoscimenti dal pubblico e dalla<br />

critica, sia per la scelta dei titoli, sia per<br />

le interpretazioni originalissime.<br />

Miriam, attualmente, studia Giurisprudenza<br />

all’Università di Haifa e sta registrando<br />

il suo primo album.


le mostre


58<br />

MEMORIE DI PIETRA<br />

Una carrellata d’immagini d’epoca inedite ricostruisce la <strong>Trieste</strong> ebraica<br />

cancellata dallo sventramento edilizio degli anni Trenta<br />

Inaugurazione domenica 6 <strong>settembre</strong><br />

alle ore 9.45, Sinagoga di piazza Giotti<br />

I vicoli dietro piazza Unità, l’antica Sinagoga,<br />

i ristoranti kasher lungo il<br />

Corso Italia e le insegne storiche di<br />

tanti negozi ora scomparsi. Una carrellata<br />

d’immagini d’epoca, tratte dalle<br />

collezioni di Claudio Ernè e Fulvio<br />

Rogantin, ricostruisce scorci inediti e<br />

atmosfere di una <strong>Trieste</strong> ricca di presenze<br />

ebraiche cancellate dallo sventramento<br />

edilizio degli anni Trenta in<br />

una mostra di grande suggestione<br />

allestita negli ambienti della Sinagoga<br />

di piazza Giotti.<br />

Visitabile fino a domenica 8 novembre,<br />

l’esposizione offre uno spaccato<br />

emozionante e finora poco conosciuto<br />

del violento impatto che ebbe sulla<br />

realtà ebraica l’intervento edilizio che<br />

tra il 1934 e il 1937 vide a <strong>Trieste</strong> all’abbattimento<br />

di 181 case, due edifici di<br />

culto, tra una Sinagoga, sette magazzini,<br />

negozi e stalle, un albergo e dieci<br />

case di tolleranza.<br />

L’area su cui si accanisce il “piccone risanatore”<br />

è quella di Cittavecchia. Qui<br />

viene distrutta la “piccola e modesta<br />

<strong>Trieste</strong> medioevale, groviglio di viuzze<br />

e casupole” sbrigativamente definite<br />

“malsane e sovraffollate” nei resoconti<br />

pubblicati sui giornali dell’epoca. Una<br />

parte della città, con la sua gente, la<br />

sua tradizione e suoi luoghi di culto e<br />

di riunione, viene così cancellata per<br />

offrire nuovi spazi a quanto la politica<br />

fascista ha deciso di realizzare.<br />

Il cuore della mostra è costituita dalle<br />

immagini scattate dal fotografo triestino<br />

Francesco Penco che torna così<br />

alla ribalta con una selezione di alcune<br />

delle sue opere più belle. Nato il 10 ottobre<br />

1871 e troppo a lungo dimenticato,<br />

Penco col suo apparecchio ha<br />

“congelato” nella gelatina di migliaia di<br />

lastre e pellicole, con una modernità<br />

di composizione notevole, gli avvenimenti<br />

cittadini più importanti e drammatici<br />

della prima metà dello scorso<br />

secolo: dallo sciopero dei fuochisti del


Lloyd, finito in tragedia con 14 manifestanti<br />

uccisi dalle truppe austriache,<br />

ai funerali dell’erede al trono imperiale<br />

Francesco Ferdinando assassinato a<br />

Sarajevo, all’occupazione militare jugoslava<br />

della città del maggio 1945,<br />

alle manifestazioni per il ritorno della<br />

città all’Italia.<br />

Negli scatti relativi allo sventramento<br />

edilizio finora salvati dall’oblio Penco,<br />

avvezzo non a scattare da lontano ma<br />

a scendere tra la gente, appare attratto<br />

soprattutto dagli aspetti urbanisticoarchitettonici<br />

delle demolizioni e delle<br />

successive scenografiche riedificazioni<br />

volute dal regime fascista che nella<br />

zona di Cittavecchia aprirà gli spazi di<br />

una via triumphalis su cui affacceranno<br />

i nuovi monumentali edifici. Non<br />

sono infatti emerse finora fotografie<br />

che mostrino qualche fase della risistemazione<br />

della popolazione in altri<br />

rioni della città di ben diecimila persone<br />

o della distruzione del ghetto.<br />

La qualità delle immagini proposte<br />

dall’esposizione è straordinaria perché<br />

Francesco Penco usava lastre di<br />

grandissimo formato, anche di 20X30<br />

centimetri che dopo essere state recuperate<br />

sono state digitalizzate e<br />

restaurate con cura. Ricavate da negativi<br />

in vetro di 13x18 centimetri, le sue<br />

foto consentono una lettura perfetta<br />

di ogni dettaglio.<br />

È invece ancora ignoto l’autore delle<br />

altre foto che compongono la mostra.<br />

Gli oltre trecento negativi da cui sono<br />

state tratte costituiscono in ogni caso<br />

un unico “corpus” messo di recente in<br />

vendita a <strong>Trieste</strong>. Le immagini sono<br />

state conservate in tre piccoli album<br />

di identica fattura e dimensione, dove<br />

ogni negativo del formato 6x9 centimetri,<br />

è inserito in una tasca di pergamino<br />

(carta oliata trasparente) su cui<br />

le mostre<br />

l’autore ha indicato la data dello scatto<br />

usando una penna stilografica riempita<br />

di inchiostro blu.<br />

Tutti questi negativi sono stati digitalizzati<br />

ad altissima risoluzione e poi<br />

restaurati per consentirne la migliore<br />

lettura.<br />

“Memorie di pietra”<br />

fino all’8 novembre alla Sinagoga<br />

di piazza Giotti (<strong>Trieste</strong>)<br />

tel. 040 632119<br />

museumcarloeverawagner@gmail.com<br />

info@triestebraica.it - www.triestebraica.it<br />

Orario:<br />

lunedì - giovedì 10.00 -11.00.<br />

Domenica 10.00 -12.00 (visite guidate<br />

della Sinagoga con partenza<br />

alle 10.00, 11.00, 12.00).<br />

59


60<br />

BESA, UN CODICE D’ONORE<br />

ALBANESI MUSULMANI CHE SALVARONO GLI EBREI DALLA SHOAH<br />

Un’esposizione a cura di Yad Vashem,<br />

il museo dell’Olocausto di Gerusalemme<br />

In mostra fino al 15 ottobre al Museo<br />

ebraico Carlo e Vera Wagner di <strong>Trieste</strong><br />

Negli anni drammatici della seconda<br />

guerra mondiale fu un rigido codice<br />

d’onore, detto Besa, a decretare la<br />

salvezza degli ebrei di Albania. Mentre<br />

nel resto d’Europa la persecuzione<br />

mieteva le sue vittime lì gli ebrei<br />

vennero infatti considerati ospiti e in<br />

quanto tali da proteggere e preservare.<br />

Fino al punto di donare loro abiti e<br />

nomi musulmani.<br />

A raccontare questa vicenda, ancora<br />

poco nota all’opinione pubblica occidentale,<br />

è la mostra “Besa, un codice<br />

d’onore. Albanesi musulmani che salvarono<br />

gli ebrei dalla Shoah” in esposizione<br />

per la prima volta in Italia al Museo<br />

ebraico Carlo e Vera Wagner fino al<br />

15 ottobre.<br />

Realizzata da Yad Vashem, il museo<br />

dell’Olocausto di Gerusalemme, la rassegna<br />

propone le suggestive immagini<br />

del fotografo americano Norman Gershman<br />

che per cinque anni ha percorso<br />

l’Albania recuperando le testimonianze<br />

di questo straordinario salvataggio che<br />

riguardò quasi 2 mila ebrei e documentandolo<br />

attraverso i ritratti dei salvatori<br />

e dei loro discendenti.<br />

La storia appare ancora più sorprendente<br />

se si considera che nei primi decenni<br />

del Novecento l’Albania, paese<br />

a maggioranza musulmana, contava<br />

una popolazione di 803 mila abitanti di<br />

cui solo 200 erano ebrei. Dopo l’ascesa<br />

al potere di Hitler nel 1933 molto ebrei<br />

trovarono però rifugio in Albania. Diverse<br />

fonti stimano che vi affluirono da<br />

600 a 1800 a rifugiati ebrei provenienti<br />

da Germania, Austria, Serbia, Grecia e<br />

Jugoslavia nella speranza di proseguire<br />

alla volta d’Israele o di altri paesi.<br />

Dopo l’occupazione nazista nel 1943<br />

gli albanesi, con un atto di grande<br />

generosità, rifiutarono di consegnare<br />

le liste degli ebrei che vivevano nel<br />

paese. Varie agenzie governative fornirono<br />

a molti ebrei documenti falsi<br />

che consentirono loro di mescolarsi al<br />

resto della popolazione. E gli albanesi<br />

non solo protessero i loro cittadini<br />

ebrei ma diedero rifugio ai tanti ebrei<br />

giunti in Albania quando ancora era<br />

sotto il dominio italiano, che ora rischiavano<br />

la deportazione nei campi<br />

di sterminio.


A proteggere gli ebrei fu Besa, l’antico<br />

codice d’onore del popolo albanese,<br />

profondamente radicato nella cultura<br />

e nelle usanze. Besa alla lettera significa<br />

“mantenere la promessa”. Chi si<br />

comporta secondo Besa è qualcuno<br />

che tiene fede alla parola data, a cui<br />

si può affidare la propria vita e quella<br />

della propria famiglia.<br />

Quasi tutti gli ebrei che si trovavano<br />

entro i confini dell’Albania durante<br />

l’occupazione tedesca furono salvati,<br />

fatta eccezione per poche famiglie.<br />

L’Albania, unico paese europeo a maggioranza<br />

musulmana riuscì così dove<br />

le altre nazioni europee fallirono.<br />

Sembra che il codice Besa si sia sviluppato<br />

dalla fede musulmana secondo<br />

un’interpretazione tipica degli albanesi.<br />

Ma l’aiuto prestato agli ebrei e<br />

ai non ebrei può anche essere inteso<br />

come una sorta di onore nazionale in<br />

nome del quale gli albanesi si prodigarono<br />

nel prestare aiuto e addirittura<br />

entrarono in competizione per il privilegio<br />

di salvare gli ebrei con atti che<br />

nacquero dalla compassione, dalla<br />

bontà e dal desiderio di sostenere chi<br />

si trovava in una situazione di bisogno<br />

anche se di altra fede o altra origine.<br />

“Besa – spiega il fotografo Norman<br />

Gershman – è molto più della semplice<br />

ospitalità. È un sentimento che ti<br />

lega a chi entra nella tua sfera contro<br />

ogni avversità”. Non a caso nel 1934<br />

Herman Bernstein, l’ambasciatore<br />

degli Stati Uniti in Albania scrisse “In<br />

Albania non vi è traccia di alcuna discriminazione<br />

contro gli ebrei perchè<br />

l’Albania è oggi uno dei pochi paesi<br />

in Europa in cui il pregiudizio e l’odio<br />

religioso non esiste benchè gli stessi<br />

albanesi siano divisi in tre fedi”.<br />

le mostre<br />

Il FOTOGRAFO NORMAN GERSHMAN<br />

Norman H. Gershman ha cominciato la sua carriera<br />

di fotografo relativamente tardi. Ha studiato con<br />

fotografi come Ansel Adams, Roman Vishniac e Arnold<br />

Newman ed è stato influenzato dai loro lavori.<br />

È stato anche sotto la tutela di Cornell Capa, il fondatore<br />

e direttore dell’International Center of Photography<br />

a New York. Gershman ha sviluppato un<br />

suo stile personale incentrato sul ritratto, nel quale<br />

lascia il suo tocco enfatizzando la speciale personalità<br />

del soggetto. Oggi vive e lavora ad Aspen in<br />

Colorado.<br />

Per quattro anni Gershman ha fotograto famiglie<br />

musulmane che salvarono ebrei durante la Seconda<br />

Guerra Mondiale, facendo convergere due mondi<br />

apparentemente in contrasto. Da questo lavoro<br />

è nata la mostra “Besa, un codice d’onore. Albanesi<br />

musulmani che salvarono gli ebrei dalla Shoah” presentata<br />

a <strong>Trieste</strong> per la prima volta in Italia. “Le famiglie<br />

musulmane – racconta Gershman - mi ripetevano<br />

in continuazione che salvare una vita umana<br />

è andare in paradiso. I figli di un salvatore mi dissero<br />

che il principio insegnatogli dal padre, secondo cui<br />

vivono, è ‘se qualcuno bussa alla tua porta, devi assumerti<br />

la responsabilità’”.<br />

I lavori di Norman Gershman si trovano presso molte<br />

collezioni pubbliche tra cui l’International Center<br />

of Photography, New York; il Brooklyn Museum;<br />

l’Aspen Museum of Art e molte gallerie in Russia.<br />

“Besa, un codice d’onore.<br />

Albanesi musulmani che salvarono<br />

gli ebrei dalla Shoah”<br />

fino al 15 ottobreMuseo ebraico Carlo<br />

e Vera Wagner<br />

via del Monte 7 (<strong>Trieste</strong>)<br />

tel. 040 633819<br />

museumcarloeverawagner@gmail.com<br />

www.triestebraica.it<br />

Orario:<br />

lunedì, mercoledì, giovedì,<br />

venerdì e domenica: 10.00 - 13.00<br />

martedì: 16.00 - 19.00<br />

61


62<br />

Con il patrocinio e il sostegno di:<br />

Con il contributo di:<br />

Con il supporto di:<br />

Media partner:<br />

PER GLI STUDI SULLA COESISTENZA TRA I POPOLI<br />

Savoia Excelsior Palace<br />

GIEMME<br />

ALLESTIMENTI


Il Gruppo Generali, consapevole della<br />

responsabilità sociale propria di un<br />

assicuratore leader a livello europeo,<br />

ha sempre avuto un ruolo attivo nel<br />

sostenere e sviluppare iniziative ed<br />

eventi culturali di rilievo.<br />

L’impegno delle Assicurazioni Generali<br />

si è caratterizzato negli anni in varie<br />

attività di sostegno a premi letterari,<br />

quali il Campiello, uno dei più importanti<br />

appuntamenti culturali in Italia,<br />

nonché a premi giornalistici come il<br />

Premio Amalfi Internazionale di Giornalismo<br />

e il Premio Luchetta dedicato<br />

ai reportage sui minori vittime di ogni<br />

violenza.<br />

Inoltre, Generali è presente in numerose<br />

iniziative editoriali e festival che<br />

offrono un contributo alla diffusione<br />

della cultura e della storia, nonché in<br />

eventi di respiro internazionale come<br />

il Forum Economia e Società Aperta<br />

e la collaborazione con la Comunità<br />

Ebraica di <strong>Trieste</strong> per l’organizzazione<br />

della decima edizione della Giornata<br />

Europea della Cultura Ebraica, che<br />

promuove il dialogo e l’interculturalità<br />

propria di una città come <strong>Trieste</strong>.<br />

i sostenitori<br />

LE ASSICURAZIONI GENERALI:<br />

UNA TRADIZIONE DI CULTURA<br />

ASSICURAZIONI GENERALI<br />

Costituite a <strong>Trieste</strong> il 26 dicembre 1831, le Generali<br />

sono oggi a capo di un Gruppo internazionale presente<br />

in oltre 64 Paesi. Nel corso degli ultimi anni,<br />

il Gruppo ha consolidato la propria posizione tra i<br />

maggiori gruppi assicurativi europei ed ha ricostituito<br />

una significativa presenza nei paesi dell’Europa<br />

centro-orientale così come ha cominciato a svilupparsi<br />

nei principali mercati nell’Estremo Oriente,<br />

tra cui la Cina e l’India. Oggi il Gruppo Generali,<br />

leader di mercato in Italia, si colloca al terzo posto<br />

a livello europeo con una raccolta premi di 69 miliardi<br />

di euro.<br />

63


64<br />

i sostenitori<br />

FONDAZIONE STOCK<br />

PER GLI STUDI SULLA COESISTENZA TRA I POPOLI<br />

La Fondazione Stock per gli studi sulla coesistenza<br />

tra i popoli nasce a <strong>Trieste</strong> sulla base di un fondamentale<br />

intento programmatico: perseguire la coesistenza<br />

pacifica ed il dialogo costruttivo tra popoli.<br />

Un proposito che non è soltanto un ideale, ma si<br />

basa su alcune azioni concrete che la Fondazione<br />

ha svolto e continua a svolgere, fondate su tre assi<br />

portanti: l’educazione, le scienze le arti.<br />

Nell’ambito di queste tre discipline la Fondazione<br />

promuove incontri, eventi, collaborazioni, scambi<br />

ad alto livello per far sì che le diverse parti (culture,<br />

etnie, religioni) si confrontino e dialoghino per un<br />

fruttuoso scambio di idee.<br />

I giovani vengono prevalentemente orientati allo<br />

studio, allo sport, al lavoro, con particolare attenzione<br />

alle realtà arabe e israeliane, per creare team<br />

e progetti comuni. In particolare, per quanto riguarda<br />

la formazione e l’istruzione dei giovani, la Fondazione<br />

attinge alle preziose risorse degli insegnanti e<br />

degli allievi del Collegio del Mondo Unito di <strong>Trieste</strong>,<br />

quintessenza della coesistenza matura e ponderata<br />

tra i popoli, ed investe nell’educazione con un fiore<br />

all’occhiello quale la scuola secondaria di primo<br />

grado di Campi Elisi, intestata alla memoria di Lionello<br />

Stock.<br />

Tra le testimonianze, le attività e i riconoscimenti<br />

della Fondazione Stock si ricordano:<br />

- la conquista del primo premio al concorso nazionale<br />

“I giovani ricordano la Shoah”, affidato nel gennaio<br />

<strong>2009</strong> dal Ministero dell’Istruzione alla classe III<br />

D della stessa scuola Lionello Stock;<br />

- l’istituzione del Premio Lionello Stock per giovani<br />

imprenditori che il Consorzio per l’Area di Ricerca<br />

assegna a un giovane studioso che abbia contribuito<br />

alla ricerca e all’applicazione dei risultati nell’ambito<br />

industriale-scientifico;<br />

- l’intitolazione del reparto di dermatologia pediatrica<br />

nell’ospedale di Tel Aviv al dr. Gino Stock, che<br />

da sempre aveva concepito il proprio lavoro (medico<br />

dermatologo) come una vera missione;<br />

- una targa ricordo nel nome della generosità di<br />

Enzo e Renata Cantarutto per il supporto prestato<br />

all’ospedale Alyn di Gerusalemme, l’unico ospedale<br />

dove medici israeliani e palestinesi operano fianco<br />

a fianco;<br />

- una targa che dedica la sala prove cantanti del Teatro<br />

Verdi di <strong>Trieste</strong> a Emilio Weinberg, ricordato per<br />

i suoi studi musicali e per il suo mecenatismo e un<br />

premio intitolato allo stesso Weinberg nell’ambito<br />

del Concorso Lirico Internazionale Carlo Cossutta<br />

che ha portato a <strong>Trieste</strong> le più belle voci di tutto il<br />

mondo;<br />

- un importante riconoscimento del Presidente Shimon<br />

Peres all’attività della Fondazione per il profondo<br />

impegno nei confronti della coesistenza, del<br />

dialogo e della tolleranza.<br />

“Accogliere per conoscere<br />

o conoscere per accogliere?”<br />

Intervento di Liliana Stock<br />

Fino al secolo scorso nelle scuole di insegnavano<br />

soprattutto la storia Patria e la religione di Stato,<br />

questo presupponeva un peccato d’orgoglio e una<br />

scelta che era stata fatta senza termini di paragone,<br />

del tipo: il mio Paese e è il migliore, la mia Religione<br />

la più vera. Ma oggi non è più così.<br />

Finita l’era dei contrasti sanguinosi e delle oppressioni<br />

totalitarie, i giovani possono finalmente soddisfare<br />

le proprie curiosità per quanto avviene al di là dei<br />

confini. La cultura del viaggio li porta a vivere nuove<br />

esperienze nell’incontro con l’altro. Hanno compreso<br />

la fatuità dei pre-giudizi, giudizi dati a priori senza<br />

conoscere l’argomento cui si riferivano.<br />

Nuovi concetti si sono diffusi nelle scuole e nelle<br />

università, contagiando anche i genitori e interessando<br />

particolarmente gli intellettuali. Oggi, parole<br />

come multiculturalità e identità plurima, così come<br />

simposio, fondazione, convegno, fanno ormai parte<br />

del frasario e dell’esperienza quotidiani. La facilità di<br />

spostarsi in aereo da un Paese all’altro ha reso il mondo<br />

più piccolo e l’orizzonte personale più grande.<br />

Già Stendhal affermava che “il viaggio è una metafora<br />

della vita e l’esilio è una metafora del viaggio”<br />

e, aggiungiamo noi, “l’accoglienza è una metafora<br />

della coesistenza”.<br />

Quindi “conoscere per accogliere” o “accogliere per<br />

conoscere”? In qualsiasi modo si presenti, il concetto<br />

va bene comunque.


La Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali<br />

è stata istituita nel 2001 per volontà della signora<br />

Kathleen Foreman Casali che - sulla scia di quanto<br />

fatto dal marito, Cavaliere del Lavoro Alberto Casali,<br />

che ancora nel 1966 aveva costituito una Fondazione<br />

a sostegno delle persone indigenti della<br />

città – dispose che dopo la sua morte nascesse a<br />

<strong>Trieste</strong> una seconda Fondazione Casali, ma con un<br />

indirizzo ben diverso. Gli interventi della Fondazione<br />

Benefica Kathleen Foreman Casali hanno infatti<br />

lo scopo di favorire ogni espressione culturale, di<br />

promuovere la scienza e la ricerca scientifica a livello<br />

nazionale ed anche internazionale, senza mai<br />

operare alcuna discriminazione ricollegantesi alla<br />

fede religiosa, alla nazionalità, alla razza o al credo<br />

politico delle persone e delle istituzioni che, direttamente<br />

o indirettamente, vengono beneficiate dalle<br />

erogazioni.<br />

Dal 2002 ad oggi i fondi lasciati Fondatrice hanno<br />

permesso di devolvere in beneficenza una<br />

Situato nel cuore di <strong>Trieste</strong>, Palazzo Tergesteo fu<br />

eretto tra il 1840 e il 1842 su progetto dell’architetto<br />

e ingegnere triestino Francesco Brujn quale<br />

nodo ideale della <strong>Trieste</strong> ottocentesca, raffinato<br />

equilibrio di attività commerciali e vita culturale.<br />

Edificato secondi i dettami dell’architettura neoclassica,<br />

il Palazzo fu dunque pensato come trait<br />

d’union tra le due anime della città: la Borsa, centro<br />

dell’attività finanziaria da un lato, e il Nuovo Teatro<br />

della Città, fulcro della vita artistica dall’altro. L’unione<br />

tra i due si concretizzò in quella che ancora oggi<br />

rappresenta un importante punto d’incontro per la<br />

vita cittadina, la galleria a crociera aperta sui quattro<br />

lati del complesso edilizio.<br />

Ed è precisamente questo ruolo di connettivo urbano<br />

e polo funzionale che The Carlyle Group intende<br />

restituire a Palazzo Tergesteo attraverso un’attenta<br />

opera di restauro volta a ripristinare il prestigio e i<br />

fasti di un’epoca passata ad un immobile che connota<br />

la città tanto da prenderne il nome.<br />

Opere strutturali, interventi di restauro architettonico<br />

delle facciate, dei gruppi scultorei e dei fregi,<br />

i sostenitori<br />

FONDAZIONE BENEFICA<br />

KATHLEEN FOREMAN CASALI<br />

somma che complessivamente ammonta ad €<br />

1.912,431,47.<br />

Molte le iniziative fino ad oggi realizzate nel settore<br />

della cultura, della scienza e della ricerca.<br />

È il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione,<br />

presieduto dall’avv. Gianni Sadar, che valuta le richieste<br />

che pervengono alla Fondazione ed adotta<br />

tutte le deliberazioni del caso, coadiuvato dal Collegio<br />

dei Revisori dei Conti, che esercita funzioni<br />

di controllo sulla gestione amministrativa e finanziaria<br />

della Fondazione e sul perseguimento degli<br />

scopi fondazionali.<br />

L’obiettivo della Fondazione Benefica Kathleen Foreman<br />

Casali è e sarà sempre quello di porsi quale<br />

sicuro sostegno per iniziative culturali e scientifiche<br />

che importanti Enti od Organizzazioni cittadine e<br />

della Provincia di <strong>Trieste</strong> dovessero promuovere,<br />

ottemperando così alla volontà espressa dalla sua<br />

Fondatrice, signora Kathleen Casali.<br />

PALAZZO TERGESTEO<br />

interventi sulle quattro torri e al passage sono le<br />

basi di un complesso progetto - pianificato in stretto<br />

coordinamento con l’amministrazione comunale<br />

e con la Soprintendenza - che prevede alcune fasi<br />

particolarmente delicate per riportare l’immobile<br />

alla veste ottocentesca originale, merito di un attento<br />

quanto scrupoloso studio dei disegni dell’epoca.<br />

In particolare, la galleria commerciale, inizialmente<br />

in ferro e vetro ma sostituita con una copertura in<br />

vetrocemento negli anni ‘50, sarà riportata al disegno<br />

originario e nella posizione originaria in modo<br />

da ridare ariosità al passaggio e risalto alla galleria,<br />

che nelle intenzioni del progetto apparirà come<br />

una via cittadina coperta.<br />

Al suo interno Palazzo Tergesteo ospiterà circa ottanta<br />

appartamenti di pregio (dagli 80 mq in su) distribuiti<br />

su tre torri, uffici nella quarta torre, e spazi<br />

commerciali al piano terra e ammezzato a conferma<br />

della vocazione trasversale del sito: spazio pubblico<br />

e privato, di svago e lavoro.<br />

65


66<br />

i sostenitori<br />

SAVOIA EXCELSIOR PALACE / STARHOTELS<br />

RIVA DEL MANDRACCHIO 4 - TRIESTE<br />

Edificio monumentale e interni d’autore. ll totale<br />

restauro della struttura sede dell’hotel ha seguito<br />

scelte architettoniche ed estetiche che restituiscono<br />

all’edificio la maestosità e il rigore formale,<br />

creando al contempo nuove funzionalità. Le pareti<br />

interne sono state di nuovo rivestite di un’avvolgente<br />

boiserie con disegno e lavorazioni classiche<br />

per ricreare l’atmosfera calda e discreta degli interni<br />

mitteleuropei. Tutto ricorda lo stile impareggiabile<br />

e lussuoso dei Grand Hotel, che si andava delineando<br />

alla fine dell’800.<br />

La storia. L’albergo è un edificio monumentale progettato<br />

dall’architetto austriaco Ladislaus Fiedler,<br />

inaugurato nel 1912. Fu definito “il più imponente<br />

e lussuoso hotel dell’Austria Ungheria”. La facciata<br />

decorata con sculture e colonne viene delineata da<br />

ampi balconi che si affacciano sul golfo di <strong>Trieste</strong> e<br />

regalano un impareggiabile colpo d’occhio sul porto<br />

e sul Castello di Miramare.<br />

Camere e Suites. Le 142 camere sono arredate in<br />

stile classico, con accenti contemporanei, che ha<br />

visto l’utilizzo di materiali eleganti e pregiati come<br />

la pelle, la seta e il marmo Calacatta dei bagni. Particolare<br />

importanza è stata data alla scelta cromatica<br />

della tappezzeria e ai dettagli, dai cuscini cifrati ai<br />

rulli imbottiti, alle applicazioni di nappe e frange<br />

che arricchiscono le tappezzerie. Le ampie terrazze<br />

URBAN HOTEL DESIGN,<br />

VIA ANDRONA CHIUSA, 4 - TRIESTE<br />

Situato a pochi passi dalla piazza Unita' d'Italia e dai<br />

suoi meravigliosi palazzi settecenteschi, lo distinguono<br />

stile contemporaneo, eleganza e tecnologia<br />

per le 40 stanze, con rifiniture ricercate nei materiali<br />

e nello stile, dotate di tutti i confort.<br />

Nell'antica cornice del Borgo tergestino Urban Hotel<br />

Design propone ai suoi clienti un'atmosfera moderna<br />

e rilassante.<br />

www.urbanhotel.it<br />

delle camere si affacciano sul lungomare e sono arredate<br />

per offrire un angolo di relax sul panorama<br />

del golfo. La Cruise Suite è un grande appartamento<br />

di 106 mq., in puro stile nautico, che ricorda la<br />

cabina armatoriale di un grande yacht.<br />

Bar e ristorante. La zona lobby, che comprende il<br />

bar e il ristorante, è stata realizzata nella parte che<br />

si affaccia sul lungomare. Sotto il maestoso soffitto<br />

a conchiglia, il bar “Savoy lounge” diventa un luogo<br />

di alta rappresentanza, aperto alla città. Gli ampi<br />

finestroni regalano un’incomparabile vista sul golfo<br />

di <strong>Trieste</strong>. Il ristorante può accogliere fino a 150<br />

persone placé.<br />

Relax. Il giardino d’inverno, illuminato dal grande<br />

lucernario, riprende lo stile dei padiglioni espositivi<br />

ottocenteschi e diventa grande biblioteca dell’hotel.<br />

Di prossima apertura: all’ultimo piano, con vista<br />

mare, un centro benessere dotato di piscina.<br />

Meetings & incentives. Il centro congressi è composto<br />

di 9 sale riunioni e può accogliere complessivamente<br />

fino a 650 persone, con una capacità in<br />

sala plenaria fino a 320. Le sale riunioni sono state<br />

oggetto di un recupero architettonico degli affreschi,<br />

dei corpi illuminanti e delle boiseries. Tutte le<br />

sale e gli spazi sono a luce naturale e godono del<br />

panorama.


BI@Work è una società che opera nel settore dei<br />

servizi informatici e delle telecomunicazioni e assiste<br />

le piccole e medie imprese nell’individuazione<br />

e nell’implementazione delle soluzioni tecnologiche<br />

più adatte alle proprie esigenze. BI@Work (Business<br />

Intelligence at Work) sviluppa soluzioni web personalizzate,<br />

fornisce servizi di assistenza e consulenza<br />

sia nel settore informatico che in quello delle telecomunicazioni,<br />

realizza e gestisce l’hosting di siti<br />

web aziendali, portali informativi e siti e-commerce<br />

chiavi in mano offrendo, inoltre, servizi avanzati per<br />

la gestione delle mail e dell’archiviazione documentale<br />

dematerializzata su server remoti. BI@Work è un<br />

system integrator che sviluppa soluzioni e servizi<br />

intelligenti che migliorano le performance operative<br />

delle aziende in modo che possano concentrarsi sul<br />

proprio “core business” usando strumenti all’avanguardia<br />

che permettono un’operatività efficiente,<br />

sicura, delocalizzata e condivisa.<br />

GRAPHART nasce a <strong>Trieste</strong> nel 1971 come tipografia<br />

tradizionale. Negli ultimi anni l’azienda ha subito<br />

un grosso salto di qualità grazie a David Stupar, figlio<br />

del fondatore, Vinicio Stupar, che assieme alla<br />

sua famiglia ed ad uno staff altamente qualificato<br />

ha introdotto in Graphart una ventata di rinnovamento<br />

e sopratutto una spinta verso nuove tecnologie<br />

d’avanguardia.<br />

Attraverso una moderna politica aziendale GRA-<br />

PHART si è inserita in un mercato globale sempre<br />

più competitiva in cui il trinomio “qualità-ambiente-sicurezza”<br />

è stato ad essa conferito attraverso il<br />

prestigioso riconoscimento della certificazione ISO<br />

14001, ISO 9001 e OHSAS 18001. Tutto ciò a testimonianza<br />

di una costante crescita industriale che<br />

va di pari passo con un concreto sviluppo sostenibile<br />

a favore della qualità del prodotto finito, della<br />

salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza della<br />

produzione.<br />

La missione della GRAPHART srl è di fornire ai Clienti<br />

prodotti di qualità avanzata, in grado di corrispon-<br />

i sostenitori<br />

Nell’ottica di una razionalizzazione della gestione<br />

delle telecomunicazioni aziendali BI@Work ha sviluppato<br />

BI4Data (Business Intelligence for Data),<br />

una soluzione software integrata, a supporto delle<br />

decisioni, per il controllo di gestione in ambito telefonico<br />

sia per sistemi tradizionali che per sistemi<br />

telefonici VoIP evoluti.<br />

BI4Data è un’applicazione web, fruibile anche in<br />

modalità S.a.a.S. (Software as a Service), che risponde<br />

alle esigenze di maggior consapevolezza nel<br />

controllo di gestione relativo ai costi ed alle performance<br />

di un sistema telefonico sia di medie o<br />

piccole aziende che di pubbliche amministrazioni,<br />

ma anche di multinazionali.<br />

www.biatwork.com<br />

www.bi4data.com.<br />

BI@WORK<br />

GRAPHART<br />

dere nel modo migliore alle loro aspettative, di soddisfare<br />

ogni requisito di disposizioni contrattuali o<br />

di esigenze che sopravvengono nel corso di realizzazione<br />

dei prodotti, e di promuovere ogni azione<br />

diretta a proteggere la salute e l’ambiente in favore<br />

di tutte le parti interessate:<br />

dipendenti e comunità;<br />

clienti e fornitori.<br />

Al fine di garantire forniture con livello d’eccellenza,<br />

in qualità, affidabilità, flessibilità, prezzo e valore<br />

aggiunto, in modo da mantenere consolidata la<br />

scelta e l’apprezzamento dei Clienti la GRAPHART<br />

srl, agli effetti dell’impiego efficiente e pianificato<br />

di adeguate risorse tecnologiche e di migliorare<br />

costantemente la qualità dei prodotti offerti onde<br />

evitare ogni carenza organizzativa, promuove e si<br />

ispira a solidi e fondati principi manageriali per la<br />

gestione di qualità, ambiente e sicurezza.<br />

www.graphart.it<br />

67


68<br />

i sostenitori<br />

IL GIULIA<br />

In occasione della Decima Giornata Europea della<br />

Cultura Ebraica, il Centro Commerciale IL GIULIA di<br />

<strong>Trieste</strong> ha accettato con entusiasmo ed interesse<br />

la proposta di sostenere le iniziative realizzate per<br />

l’occasione, contribuendo agli eventi ed incontri<br />

che si svolgono il 5 e 6 <strong>settembre</strong> <strong>2009</strong>.<br />

“Conoscere ed accogliere l’altro. Il cuore della cultura<br />

ebraica è l’accoglienza” è un assunto molto semplice<br />

ma allo stesso tempo profondo che rispecchia<br />

il significato specifico di solidarietà, convivenza e<br />

rispetto delle culture e religioni dei popoli e delle<br />

società multietniche. Il Presidente del Consorzio,<br />

dott. Marco Donda, ha voluto prestare la giusta attenzione<br />

a queste tematiche inserendo tale evento<br />

nel progetto IL GIULIA per <strong>Trieste</strong>.<br />

GM ALLESTIMENTI<br />

di Fabio Guastini<br />

Piazza Foraggi, 1 - <strong>Trieste</strong><br />

Il progetto, ideato proprio dallo stesso Donda in<br />

collaborazione con l’intero direttivo del Consorzio<br />

stesso, ha come finalità lo sviluppo delle iniziative<br />

cittadine, provinciali e regionali legate al miglioramento<br />

della società, dando risalto alle tematiche<br />

inerenti i giovani, l’istruzione abbinata alla ricerca,<br />

i valori morali ed etici, la cultura e lo sport.<br />

Il Centro IL GIULIA si è reso promotore e sponsor di<br />

innumerevoli eventi a tema, allargano il progetto IL<br />

GIULIA per <strong>Trieste</strong> con IL GIULIA per lo sport ed IL<br />

GIULIA per la cultura.<br />

Gli incontri del 5 e 6 <strong>settembre</strong>, dunque, apportano<br />

ulteriore ricchezza di contenuti al calendario di iniziative<br />

ed eventi legati al progetto del Consorzio.


i sostenitori<br />

RADIOATTIVITÀ<br />

Il Gruppo Radioattività raggruppa due emittenti:<br />

Radioattività News e Radioattività Solo Musica<br />

Italiana, che operano da 32 anni sul territorio della<br />

provincia di <strong>Trieste</strong>, su parte della provincia di<br />

Gorizia e sulle zone costiere dell’Istria (Slovenia e<br />

Croazia).<br />

Radioattività News nasce nel 1977. La programmazione<br />

di musica e intrattenimento è gestita in modo<br />

completamente digitale dai suoi tre studi di produzione,<br />

con trasmissioni in diretta dalle 7.00 alle<br />

24.00. La fascia media d’età dell’utenza è compresa<br />

tra i 18 e i 55 anni.<br />

Radioattività News trasmette sullefrequenze 97.5 e<br />

97.9 MHZ.<br />

Radioattività Solo Musica Italiana nasce nel 1996,<br />

con una programmazione totalmente dedicata alla<br />

musica italiana. È arricchita da news nazionali ed<br />

internazionali e da rubriche redazionali di vario tipo<br />

dalla cultura allo spettacolo al sociale. La fascia media<br />

d’età dell’utenza è compresa tra i 15 e i 75 anni.<br />

Radioattività Solo Musica Italiana trasmette sulle<br />

frequenze 97.00 e 98.3 MHZ.<br />

Dal 2001 è possibile ascoltare le emittenti in streaming<br />

su www.radioattivita.com<br />

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70<br />

Alcune curiosità sulla manifestazione …<br />

- Servizio di Webcast<br />

Tutti gli appuntamenti della Decima Giornata della Cultura Ebraica sono ripresi da una<br />

troupe con regia mobile e vengono trasmessi in diretta in streaming su www.wedocare.<br />

eu, sito della manifestazione.<br />

- Una gara - public contest - è stata lanciata sul social network Twitter<br />

Twitter è un servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina<br />

personale aggiornabile tramite brevi messaggi di testo. Blogger da tutto il mondo, che<br />

trattano temi religiosi e di accoglienza, hanno diffuso nel network - che conta molti milioni<br />

di iscritti - la notizia della manifestazione e del concorso. Utenti di tutto il mondo si sono<br />

cimentati a scrivere frasi inerenti al tema dell’accoglienza. Il concorrente vincitore della<br />

gara è invitato dall’organizzazione a partecipare alla manifestazione triestina.<br />

- Una mostra fotografica<br />

Coordinati da Alberto Jona Falco, diversi fotografi professionisti sono stati chiamati da tutta<br />

Italia a immortalare la manifestazione con il loro obiettivo. Un’importante testimonianza<br />

artistica che vedrà raccolte in una mostra fotografica, allestita a posteriori, tutti i migliori<br />

lavori dei fotografi presenti.


Ringrazio!!<br />

di Ron Fremder<br />

Mi sono tenuto questa ultima pagina… per chiudere con alcune riflessioni personali quella che per me è stata<br />

un'esperienza esaltante, un progetto che ha richiesto da parte mia 10 mesi di dedizione quasi totale e di un duro<br />

lavoro preparatorio ed organizzativo. Sono però già sicuro che ne sia valsa la pena - pur scrivendo queste riflessioni<br />

alcuni giorni prima dell'evento - per due ottimi motivi: il primo per i contenuti importanti che sono trattati e divulgati<br />

con questo evento.<br />

Contenuti che hanno avuto il consenso di tutti! Contenuti che per come è stato prodotto l'evento avranno in esso<br />

un'ottima cassa di risonanza, sia immediata che futura.<br />

Il secondo motivo, riguarda le persone incontrate in questi 10 mesi, persone che nei modi più differenti hanno contribuito,<br />

chi più e chi meno attivamente, ma tutti convinti che per gli argomenti trattati valeva la pena schierarsi dalla<br />

parte di chi fa.<br />

È quindi certo che mi sento di dover ringraziare coloro che mi hanno aiutato a realizzare questo mio sogno … e qui<br />

cito mio fratello, un vero fratello anche se siamo di madri diverse, che suole dividere i sognatori in due categorie: i<br />

sognatori veri, quelli puri dai sognatori stolti “the dreamer fool” … i primi sono quelli che riconoscono che i sogni<br />

in quanto tali sono irraggiungibili e sono belli anche per questo .. i secondi sono quelli “fool” che i sogni cercano di<br />

trasformarli in realtà. Naturalmente io mi sento assolutamente un “fool” rendendomi conto che per giuste cause è<br />

assolutamente necessario esserlo.<br />

Come fondatore di <strong>WeDoCARE</strong>, ideatore e produttore di questa edizione della Decima Giornata Europea della Cultura<br />

Ebraica di <strong>Trieste</strong>, mi sento in dovere di presentare una lista di nomi più o meno conosciuti a <strong>Trieste</strong> che mi hanno<br />

sostenuto, incitato e sopratutto aiutato: senza di loro mi sarebbe stato estremamente difficile creare questa particolare<br />

manifestazione in questa splendida città.<br />

Quindi nello spirito e nel tema di questa Giornata tutti quelli che cito qui di seguito sono “l'Altro” che mi ha accolto ed<br />

aiutato e che qui in queste poche righe voglio ringraziare (naturalmente in ordine alfabetico!):<br />

Eugenio Bevitori – per la sua grande disponibilità e generosità<br />

Raffaella Brigio – per il coordinamento iniziale, la supervisione dei testi... e la grande buona volontà<br />

Piero Camber – persona generosa e dinamica, un amico acquisito<br />

Loredana D'Andrea – per la pazienza, la dedizione e la fedeltà<br />

Miriam Dellasorte – per il logo e la generosa disponibilità personale nella gestione grafica iniziale<br />

Patrizia Fasolato – che dall'alto della sua carica di Capo Gabinetto della Provincia, instancabile e paziente si è resa<br />

sempre disponibile aiutando fattivamente… e con lei anche il suo staff<br />

Fiorella Fontanot – titolare di Radioattività, che con passione e pazienza mi ha dato una mano dovunque potesse<br />

aiutare, proponendo anche Radioattività come Media Partner<br />

Nicoletta Gaida – compagna di ventura, colei che senza un briciolo di pazienza ma con assoluta integrità, esperienza<br />

e professionalità ha ideato e curato gli importanti contenuti dell'evento<br />

Guido Galetto – Portavoce del Sindaco di <strong>Trieste</strong> che dalla primissima bozza del progetto ha coinvolto con il suo<br />

entusiasmo il Comune, aiutando a far succedere le cose con calma e positività<br />

Giulio Garau – veterano giornalista de Il Piccolo di <strong>Trieste</strong> e grande conoscitore del mondo triestino che ha contribuito<br />

in prima persona dedicandosi al progetto anche nelle ore piccole<br />

Yossi Ghinsberg – cittadino cosmopolita, tra i primi e più quotati “Inspirational-motivational<br />

speakers” nel mondo, che da amico fraterno mi ha aiutato specialmente nei contenuti in inglese.<br />

Clara Giangaspero – una delle anime buone, nel progetto dal primo momento come responsabile dei contenuti dei<br />

vari stampati, incluso questo libretto e come ufficio stampa<br />

Daniela Gross – sincera e professionale<br />

Massimo Gregori... e Michela – ottima persona, gentile e grande professionista<br />

Gabriella Kropf – disponibile e premurosa<br />

Angela Leo – peperino efficiente e laborioso<br />

Andrea Mariani – come uomo ed amico prima e Presidente della Comunità ebraica poi, ha<br />

condiviso da subito programma e contenuti contribuendo in prima persona a realizzarlo<br />

Shai Misan – per la sincera amicizia<br />

Liora Misan – per la costante disponibilità ad aiutare<br />

Antonio ed Annamaria Piemontesi – perchè mi stanno vicini<br />

Paola Sain – per la sua tranquillità e disponibilità<br />

Tiziana Sandrinelli – per lo slancio nel voler aiutare e per l'aiuto fattivo<br />

Chiara Sepin – brillante grafica, paziente e disponibile<br />

Andrea Sivini – che mi ha già aiutato in passato e si è proposto immediatamente mettendo al servizio del progetto<br />

grande professionalità e disponibilità... ed anche la sua unità mobile di regia<br />

David Stupar – titolare della Tipografia Graphart ottimo amico persona disponibile e di animo nobile che ha sponsorizzato<br />

tutti gli stampati affinchè “il messaggio arrivasse a tutti”<br />

infine velocemente… auspicando di non dimenticare nessuno di coloro che nell'ultimo anno mi hanno aiutato a<br />

realizzare il progetto nelle sue varie fasi: Francesca Vigori, Xenia Bevitori, Davide Casali, Sara di Radioattività,<br />

Altea Ariano, Alessandro Vitrani, Claudio Caramia, Padre Rasko, Barbara Candotti<br />

e … last but not least, in ultimo ringrazio la mia meravigliosa famiglia: Ariela, Shaily, Moran e Danny e con loro, il<br />

resto della famiglia, coloro che subiscono in silenzio, ma che sono un sostegno solido … e mio padre che guarisca<br />

completamente e presto.<br />

Un grazie di cuore a tutti… e chiedo perdono se ho dimenticato qualcuno.


72<br />

www.wedocare.eu - info@wedocare.eu<br />

tel. +39 040 368521 - cel. +39 349 2634190

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