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F. Amatori - Dipartimento di Analisi dei processi economico-sociali ...

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durante la crisi tra le due guerre, proseguito con il «piano Sinigaglia», quando nel<br />

secondo dopoguerra si realizzoÁ la modernizzazione del settore in vista della produzione<br />

<strong>di</strong> massa, e conclusosi con quel «capitalismo politico», strategicamente orientato al<br />

mantenimento del consenso, che ha condotto la siderurgia <strong>di</strong> Stato al fallimento<br />

(bancarotta della Finsider nel 1988). Al settore della chimica, dove pure notevole eÁ<br />

stato l'intervento dello Stato, eÁ poi de<strong>di</strong>cato il saggio che completa questa sezione,<br />

(Montecatini: un profilo storico. 1990).<br />

Al La <strong>di</strong>mensione regionale eÁ de<strong>di</strong>cata infine la terza sezione, con due interventi<br />

dell'autore sulle Marche, la sua regione d'origine, ed uno sulla Lombar<strong>di</strong>a (Per un<br />

<strong>di</strong>zionario biografico degli impren<strong>di</strong>tori marchigiani. 1987; Il cantiere Morini <strong>di</strong> Ancona<br />

e la cantieristica minore in etaÁ contemporanea. 1993; Industria e impresa in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Alla guida dell'industrializzazione italiana. 2004). Nell'analisi del modello marchigiano<br />

<strong>di</strong> modernizzazione, che «sembra aver <strong>di</strong>mostrato possibile un'industrializzazione<br />

senza la grande fabbrica tayloristica e l'abnorme crescita urbana», gran<strong>di</strong> protagoniste<br />

sono le piccole imprese. Queste sono infatti gli elementi car<strong>di</strong>ne <strong>dei</strong> <strong>di</strong>stretti monoproduttivi,<br />

al cui interno esse appaiono integrate in maniera verticale ed orizzontale,<br />

in una forma <strong>di</strong> organizzazione, ancora una volta, che <strong>dei</strong> <strong>di</strong>stretti costituisce la<br />

principale caratteristica e che eÁ il frutto <strong>di</strong> un «lento accumulo <strong>di</strong> esperienze», maturato<br />

fin dall'ultimo ventennio dell'Ottocento. Una grande importanza nello sviluppo <strong>di</strong><br />

questo tipo <strong>di</strong> industrializzazione va attribuita, a giu<strong>di</strong>zio dell'autore, ai fattori endogeni<br />

al territorio. «Giocato nel tempo lungo», benche <strong>di</strong>verso, eÁ anche il processo <strong>di</strong><br />

sviluppo della Lombar<strong>di</strong>a, la regione «guida» dell'industrializzazione italiana, che dell'Italia<br />

tutta puoÁ considerarsi rappresentativa, con il suo assetto industriale al cui<br />

interno grande e piccolo coesistono. In Lombar<strong>di</strong>a una «industrializzazione <strong>di</strong>ffusa»<br />

ha presto permeato il settore primario, dalla «gelsomania», alla trasformazione <strong>dei</strong><br />

prodotti lattiero-caseari, allo sviluppo della lavorazione del cotone, permettendo una<br />

lenta accumulazione <strong>di</strong> risorse e il loro esito nell'attivitaÁ bancaria e nell'investimento<br />

in altri settori produttivi. Centro <strong>dei</strong> sistemi produttivi locali qui il capoluogo, Milano,<br />

luogo <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> merci e materie prime, luogo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della cultura tecnica e<br />

delle innovazioni provenienti dall'estero, luogo dell'interme<strong>di</strong>azione finanziaria, dove<br />

le risorse monetarie trovano presto impiego nel cre<strong>di</strong>to all'impresa. Un centro tuttavia<br />

che non soffoca ma anzi promuove le specificitaÁ locali, conservando, anche nella fase <strong>di</strong><br />

intenso sviluppo <strong>dei</strong> settori propri della seconda rivoluzione industriale e della grande<br />

impresa, la sua caratteristica <strong>di</strong> industrializzazione <strong>di</strong>ffusa.<br />

Al <strong>di</strong>battito molto vivo sul dualismo grande/piccola impresa eÁ de<strong>di</strong>cato un articolo<br />

del 2006 (Grande e piccola impresa nella storia dell'industria italiana) inserito nell'ultima<br />

sezione, de<strong>di</strong>cata come detto in precedenza, alle riflessioni conclusive e ai cantieri<br />

aperti. Qui Franco <strong>Amatori</strong> si mostra critico sull'atteggiamento <strong>di</strong> quella parte della<br />

storiografia italiana, che partendo dalla considerazione che l'Italia eÁ oggi innegabilmente<br />

un paese <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese, proietta nel passato la possibilitaÁ <strong>di</strong> vie<br />

alternative alla crescita industriale. A fine Ottocento i settori dello sviluppo erano<br />

quelli car<strong>di</strong>ne della seconda rivoluzione industriale terreno d'azione della grande impresa<br />

ed eÁ stato questo il modello delle nazioni avanzate che l'Italia ha cercato <strong>di</strong><br />

imitare, con le peculiaritaÁ dovute alla ristrettezza del mercato interno e del capitale. E Á<br />

stata dunque la grande impresa la protagonista della prima fase dell'industrializzazione<br />

italiana nonche del miracolo <strong>economico</strong>. Se l'Italia ha mancato l'«approdo giapponese»<br />

eÁ fondamentalmente per il <strong>di</strong>verso comportamento del potere politico nei due paesi. Il<br />

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