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CAPITOLO XIX<br />
Tempo fa mi hanno presentato un bel giovane di nome Lucio.<br />
Appena l’ho visto è scattato in me il desiderio di conoscerlo meglio:<br />
è un giovane che piace alle ragazze. Piacque subito anche a me.<br />
Abbiamo trascorso alcune ore parlando di noi e delle prospettive<br />
future. Ho cominciato a fantasticare, immaginavo i nostri futuri<br />
incontri, un matrimonio, la famiglia, i figli, l’armonia, la pace e una<br />
casa al centro di una città, una spiaggia grande e pulita dove i bambini<br />
si sarebbero divertiti durante l’estate. Il mio cervello sfornava una<br />
marea di sogni. Viaggiare su una Mercedes decappottabile in cerca di<br />
una località tranquilla dove ci si poteva fermare all’ombra di un<br />
gigantesco albero, mentre i bambini felici e contenti si trastullavano.<br />
Sapevo che sbagliavo e sapevo pure che l’esperienza del passato<br />
pesava ancora molto sulle mie spalle. Sentivo di non avere di<br />
fronte l’uomo giusto e dopo averlo frequentato per qualche tempo,<br />
lasciai perdere.<br />
L’esperienza dell’aborto seguitava il suo indicibile lavoro di<br />
dolore dentro di me: aver perso quel bimbo per un suggerimento<br />
sbagliato di mia madre, ancora mi fa soffrire non poco. Sarà un pentimento<br />
dell’anima?<br />
Nei momenti di solitudine mi arrabbio con me stessa per avere<br />
fatto quella scelta.<br />
Anche i genitori sbagliano e danno ai figli dei suggerimenti errati.<br />
Sarebbe stato più logico ascoltare la voce della mia coscienza e<br />
non quella altrui. In fin dei conti il mio passato non sarebbe stato<br />
l’unico al mondo, ma uno dei tanti che capitano alle ragazze che si<br />
illudono di essere innamorate. Da ragazza inesperta cercavo di<br />
seguire il mio istinto, scambiandolo per il destino.