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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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i valori delle coordinate corrispondenti ai punti dell’insieme numerabile Q.<br />

Se ora consideriamo l’insieme R, si può dimostrare che i valori delle coordinate<br />

corrispondenti ai suoi punti coincidono con la totalità dei valori interni di una<br />

successione infinita di intervalli<br />

(c1, d1), (c2, d2), ..., (cν, dν), ... (3)<br />

esterni l’uno all’altro e contenuti, ovviamente, in (0, l). Poiché solo i valori<br />

interni di questi intervalli corrispondono a punti dell’insieme R, dalla relazione<br />

(1) segue immediatamente che gli estremi cν e dν degli intervalli stessi<br />

corrispondono a punti dell’insieme Q e quindi occorrono nella successione (2).<br />

Sia infatti r un punto di R: allora i punti di Q non gli si possono approssimare<br />

all’infinito, perché in tal caso r sarebbe un punto limite di P e di conseguenza<br />

apparterrebbe a Q. Ora, devono esserci un punto c alla sinistra di r e un punto<br />

d alla sua destra tali che all’interno dell’intervallo (c, d) non cada nessun punto<br />

di Q, mentre se c e d non sono punti isolati di Q, al di fuori di questo intervallo<br />

i punti di Q si possono approssimare ad essi quanto si vuole; ma poiché ogni<br />

punto limite di Q appartiene a Q stesso, anche in quest’ultimo caso c e d sono<br />

punti appartenenti a Q. Gli infiniti intervalli (c, d) che si formano in questo<br />

modo sono, chiaramente, tutti esterni l’uno all’altro e perciò costituiscono, per<br />

il lemma II, un insieme numerabile (3), come volevasi dimostrare.<br />

La grandezza dell’intervallo (cν, dν) è, ponendo cν < dν ,<br />

= dν − cν.<br />

Chiamiamo σ la somma delle grandezze di tutti questi intervalli; sarà allora<br />

∞�<br />

(dν − cν) = σ. (4)<br />

ν=1<br />

Si vede subito che σ ≤ l, perché gli intervalli sono tutti esterni l’uno all’altro<br />

e sono contenuti in (0, l). Se ora fossimo in grado di provare che σ = l,<br />

ovvero di escludere la possibilità di σ < l, con ciò il teorema VI resterebbe<br />

dimostrato come risulta chiaro da una semplicissima riflessione sul significato<br />

degli intervalli (cν, dν).<br />

Per completare la dimostrazione dovremo dunque provare che l’ipotesi σ < l<br />

porta a una contraddizione.<br />

A tale scopo definiamo per 0 ≤ x ≤ 1 la seguente funzione f(x): si sommino le<br />

grandezze di tutti gli intervalli (cν, dν), per quella parte in cui questi cadono<br />

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