Dicembre 2010 - ATRA
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la testimonianza<br />
atra orizzonti<br />
06<br />
Perché sostengo<br />
una ricerca senza l’uso di animali<br />
Ho scelto la facoltà di biologia per la profonda curiosità che mi ha sempre ispirato il vivente,<br />
dalle piante, agli animali, ai microorganismi.<br />
Quando sei una ragazzina agli inizi degli studi, non hai<br />
necessariamente una visione completa del sistema in cui<br />
stai entrando e delle opinioni delle persone che ne fanno<br />
parte. Più avanzavo negli studi, più gli insegnamenti che<br />
seguivo all’università si specializzavano. Così al fianco<br />
delle tecniche più innovative basate sulla disciplina della<br />
biologia molecolare, nata intorno<br />
agli anni ‘50 del secolo scorso, seguivo<br />
corsi sulla produzione di anticorpi<br />
in piccoli roditori, corsi di fisiologia<br />
basati sulla dissezione di vari<br />
animali, corsi di genetica molecolare<br />
sulla generazione di animali geneticamente<br />
modificati e su come questi<br />
modelli animali erano usati per lo<br />
studio delle malattie dell’uomo.<br />
Studiavo della manipolazione animale<br />
in forma teorica con un’unica<br />
certezza, che personalmente non<br />
avrei mai potuto dormire la notte se<br />
durante il giorno avessi fatto esperimenti<br />
su qualsiasi specie animale.<br />
Insieme alle mie convinzioni eticomorali<br />
persisteva però la volontà ad ingaggiarmi nella ricerca<br />
scientifica. Ho allora cercato un compromesso, lavorare<br />
solo per istituzioni pubbliche e solo utilizzando<br />
tecniche in vitro. Sapevo che nel campo del privato e soprattutto<br />
all’interno di industrie farmaceutiche, uno dei<br />
principali sbocchi lavorativi per un biologo che vuole fare<br />
ricerca, le idee del singolo valgono davvero poco e gli interessi<br />
economici sono troppo grandi per badare alla sofferenza<br />
degli animali. Così ho continuato a studiare per poter<br />
diventare ricercatrice cercando di essere sempre il più<br />
informata possibile circa la sperimentazione animale, i<br />
suoi pregi, i suoi difetti, le leggi al riguardo e la possibilità di<br />
fare ricerca senza essere direttamente responsabile di sofferenza<br />
e morte di altri esseri viventi.<br />
Fortunatamente, durante il periodo universitario non mi<br />
sono mai trovata nella posizione di dovermi rifiutare di seguire<br />
un corso perché questo prevedesse la dissezione di un<br />
animale o simili. Purtroppo, seppure la legge in Italia dia la<br />
possibilità ad uno studente di dichiararsi obbiettore di coscienza,<br />
non sempre il professore titolare dell’insegnamento<br />
è disposto a concedere questo diritto, né l’università<br />
propone un’attività alternativa e complementare che non<br />
faccia uso di animali. Ancora oggi, infatti, sento di studenti<br />
che si sono visti annullare un esame perché rifiutatisi di vivisezionare<br />
un animale.<br />
Per conseguire il diploma di laurea in<br />
Biologia, ottenuto all’Università degli<br />
Studi del Sannio di Benevento (Campania),<br />
ho scelto di effettuare uno stage<br />
di ricerca in un laboratorio all’estero<br />
e presentare una tesi sperimentale.<br />
Tramite un programma di mobilità<br />
internazionale ho preso contatti con<br />
un laboratorio in Francia, precisamente<br />
a Lille, per seguire un progetto<br />
di ricerca scientifica riguardante il virus<br />
dell’epatite C (HCV). Il laboratorio<br />
è co-finanziato per la maggior parte<br />
dal CNRS (Centre Nationale de la<br />
Recherche Scientifique), l’organismo<br />
pubblico di ricerca più importante<br />
della Paese e dall’Istituto Pasteur, un’istituzione privata<br />
senza fini di lucro con base a Parigi. Mi sono informata<br />
sull’attività di ricerca del laboratorio, mi sono assicurata<br />
che non si effettuassero esperimenti su animali ed allora ho<br />
inviato il mio curriculum. Poter lavorare in quel laboratorio<br />
è stata una grande esperienza: ho appreso la maggior<br />
parte delle tecniche senza l’uso di animali che oggi conosco<br />
ed è stato un primo vero incontro col mondo della ricerca,<br />
ma mi sono anche scontrata più volte con diversi colleghi.<br />
Purtroppo, nel campo della ricerca scientifica, a meno<br />
che non si abbia a che fare con persone con la tua stessa<br />
sensibilità, una tale attenzione al benessere ed alla sofferenza<br />
animale è davvero difficile da trovare. Mi sono<br />
spesso sentita rispondere da colleghi che anch’io, se mi trovassi<br />
nella situazione di dover scegliere tra un membro della<br />
mia famiglia ammalatosi gravemente ed una cavia da laboratorio,<br />
come chiunque cercherei di salvare il mio<br />
famigliare. Certo che vorrei salvare il mio caro ma con