standard italiani per la cura del diabete mellito - Changing Diabetes ...
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Standard <strong>italiani</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>cura</strong> <strong>del</strong> <strong>diabete</strong> <strong>mellito</strong> 2009-2010<br />
II.<br />
SCREENING DEL DIABETE TIPO 2<br />
raccomandazioni<br />
I programmi di screening raccomandati nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
generale sono quelli rivolti alle <strong>per</strong>sone ad<br />
alto rischio di <strong>diabete</strong> (screening selettivi, Tabel<strong>la</strong> 4)<br />
effettuati in occasione di un controllo medico (screening<br />
opportunistici). (Livello <strong>del</strong><strong>la</strong> Prova VI, Forza<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> raccomandazione B)<br />
I programmi di screening basati sul<strong>la</strong> glicemia a<br />
digiuno hanno un più favorevole rapporto costo/efficacia<br />
rispetto a quelli basati su OGTT. (Livello <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
Prova VI, Forza <strong>del</strong><strong>la</strong> raccomandazione B)<br />
L’esecuzione <strong>del</strong>l’OGTT può essere presa in considerazione<br />
nei soggetti ad alto rischio <strong>per</strong> meglio<br />
definire il rischio individuale di <strong>diabete</strong> e di ma<strong>la</strong>ttie<br />
cardiovasco<strong>la</strong>ri. (Livello <strong>del</strong><strong>la</strong> Prova VI, Forza <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
raccomandazione B)<br />
In caso di normalità <strong>del</strong> test di screening, i soggetti<br />
ad alto rischio dovrebbero essere riesaminati dopo<br />
2-3 anni, considerando valutazioni anche più frequenti,<br />
sul<strong>la</strong> base dei risultati iniziali e <strong>del</strong><strong>la</strong> condizione<br />
di rischio globale. Inoltre, devono essere loro<br />
fornite indicazioni utili a modificare lo stile di vita e a<br />
ridurre i fattori di rischio di <strong>diabete</strong> presenti. (Livello<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> Prova VI, Forza <strong>del</strong><strong>la</strong> raccomandazione B)<br />
◆◆COMMENTO Lo screening è un processo di valutazione di soggetti asintomatici<br />
volto a identificare quelli più probabilmente affetti dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
di interesse. Per definizione lo screening è prescritto dal medico<br />
a soggetti asintomatici, mentre il test diagnostico è effettuato<br />
<strong>per</strong> confermare un sospetto clinico formu<strong>la</strong>to nel corso di una<br />
visita medica sollecitata dal paziente stesso. In caso di positività<br />
di un test di screening, quindi, è necessario eseguire un test diagnostico<br />
che confermi <strong>la</strong> diagnosi. In linea generale, l’OMS ha<br />
definito criteri che rendono un test di screening raccomandabile;<br />
tale condizione si realizza se il test è semplice da eseguire,<br />
facile da interpretare, accettabile dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a cui è proposto,<br />
di elevata ac<strong>cura</strong>tezza diagnostica, ripetibile nel tempo e dotato<br />
di un favorevole rapporto costo/beneficio (1).<br />
A livello internazionale è in atto un ampio dibattito sull’utilità<br />
e sulle modalità di attuazione di programmi di screening <strong>del</strong><br />
<strong>diabete</strong> tipo 2 (2-11). Il tema è partico<strong>la</strong>rmente attuale in considerazione<br />
<strong>del</strong>l’incremento <strong>del</strong><strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia registrato sia nelle aree<br />
in via di sviluppo sia in quelle industrializzate, come l’Italia, e<br />
degli elevati costi sociali <strong>del</strong><strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Secondo alcuni <strong>la</strong> strategia<br />
più efficace di riduzione dei costi corre<strong>la</strong>ti al <strong>diabete</strong> sarebbe<br />
quel<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, incentrata su campagne informative<br />
Tabel<strong>la</strong> 4<br />
Soggetti ad alto rischio di <strong>diabete</strong><br />
IfG o IGT o pregresso <strong>diabete</strong> gestazionale o<br />
HbA 1c 6-6,49% (solo con dosaggio <strong>standard</strong>izzato<br />
secondo raccomandazioni di cui a pag. 30)<br />
Età � 45 anni, specialmente se con BMI � 25 kg/m 2<br />
Età � 45 anni e una o più tra le seguenti<br />
condizioni:<br />
• inattività fisica<br />
• familiarità di primo grado <strong>per</strong> <strong>diabete</strong> tipo 2<br />
(genitori, fratelli);<br />
• appartenenza a gruppo etnico ad alto rischio;<br />
• i<strong>per</strong>tensione arteriosa ( � 140/90 mmHg)<br />
o terapia anti<strong>per</strong>tensiva in atto;<br />
• bassi livelli di colesterolo HDL ( � 35 mg/dl)<br />
e/o elevati valori di trigliceridi (� 250 mg/dl);<br />
• nel<strong>la</strong> donna, parto di un neonato di peso � 4 kg;<br />
• basso peso al<strong>la</strong> nascita ( � 2,5 kg)<br />
• sindrome <strong>del</strong>l’ovaio policistico o altre condizioni di<br />
insulino-resistenza come l’acanthosis nigricans;<br />
• evidenza clinica di ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri<br />
Ragazzi/e di età � 10 anni, con BMI � 85° <strong>per</strong>centile<br />
e due tra le seguenti condizioni:<br />
• familiarità di primo o secondo grado <strong>per</strong> <strong>diabete</strong><br />
tipo 2;<br />
• madre con <strong>diabete</strong> gestazionale;<br />
• segni di insulino-resistenza o condizioni<br />
associate (i<strong>per</strong>tensione, dislipidemia,<br />
acanthosis nigricans, ovaio policistico, basso<br />
peso al<strong>la</strong> nascita);<br />
• appartenenza a gruppo etnico ad alto rischio<br />
BMI, indice di massa coporea (Body Mass Index); HDL, lipoproteine<br />
a bassa densità (high density lipoprotein).<br />
sugli stili di vita, in quanto riduzioni anche molto limitate <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
glicemia ma estese a una vasta proporzione <strong>del</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
non diabetica sarebbero in grado di indurre grandi benefici in<br />
termini assoluti (riduzione <strong>del</strong> numero di nuovi casi di <strong>diabete</strong> e<br />
di eventi cardiovasco<strong>la</strong>ri). Dati osservazionali suffragano l’ipotesi<br />
di un ruolo rilevante <strong>del</strong><strong>la</strong> riduzione anche modesta dei valori<br />
di glicemia esteso a tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione: <strong>per</strong> esempio, uno studio<br />
condotto in Israele in maschi di età 26-45 anni con glicemia<br />
basale � 100 mg/dl ha mostrato come, rispetto a valori di glicemia<br />
� 86 mg/dl e trigliceridi � 150 mg/dl, valori di glicemia<br />
compresi tra 91 e 99 e di trigliceridi � 150 mg/dl conferissero<br />
in un follow-up di 12 anni un incremento di rischio di <strong>diabete</strong><br />
pari a 8 volte; analogo incremento era riportato, rispetto a valori<br />
di glicemia � 86 e di BMI � 25 kg/m 2 , <strong>per</strong> valori di glicemia<br />
pari a 91-99 mg/dl e BMI � 30 mg/k 2 (12).<br />
Si stima che <strong>la</strong> diagnosi clinica di <strong>diabete</strong> sia mediamente<br />
preceduta da una fase asintomatica <strong>del</strong><strong>la</strong> durata di circa 7 anni,