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standard italiani per la cura del diabete mellito - Changing Diabetes ...

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26 Standard <strong>italiani</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>cura</strong> <strong>del</strong> <strong>diabete</strong> <strong>mellito</strong> 2009-2010<br />

<strong>diabete</strong> tipo 2, da cui è emersa una riduzione complessiva <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

glicemia a digiuno <strong>del</strong> 7,5%, in partico<strong>la</strong>re <strong>del</strong> 5,1% nel gruppo<br />

dei non diabetici e <strong>del</strong> 15,0% nel gruppo dei diabetici (17).<br />

L’efficacia <strong>del</strong><strong>la</strong> terapia con statine nel prevenire l’insorgenza<br />

<strong>del</strong> <strong>diabete</strong> tipo 2 nei soggetti a rischio è da dimostrare. La pravastatina<br />

nello studio WOSCOPS (West Of Scot<strong>la</strong>nd Coronary<br />

Prevention Study) (18) ha dimostrato di ridurre l’incidenza di<br />

<strong>diabete</strong> tipo 2 <strong>del</strong> 30%, suggerendo un importante effetto pleiotropico:<br />

si è ipotizzato che l’effetto sul metabolismo glucidico<br />

possa essere legato al<strong>la</strong> significativa riduzione dei trigliceridi circo<strong>la</strong>nti<br />

(�12%) rispetto ai controlli; in alternativa, <strong>la</strong> pravastatina<br />

potrebbe ridurre le citochine infiammatorie (IL-6, TNF-a)<br />

coinvolte direttamente nel<strong>la</strong> genesi <strong>del</strong>l’insulino-resistenza. Altra<br />

ipotesi evocata è il miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> funzione endoteliale con<br />

incremento <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>per</strong>fusione musco<strong>la</strong>re e adiposa e aumento<br />

<strong>del</strong>l’uptake e <strong>del</strong>l’utilizzo di glucosio.<br />

In realtà, altri studi con statine non hanno confermato quanto<br />

osservato nello studio WOSCOPS: è il caso degli studi HPS con<br />

simvastatina (19), ASCOT-LLA con atorvastatina (20) e LIPID<br />

ancora con <strong>la</strong> stessa pravastatina (21).<br />

Già negli anni ’80 <strong>del</strong> secolo scorso, era stato evidenziato<br />

un effetto benefico <strong>del</strong> clofibrato sul<strong>la</strong> sensibilità insulinica.<br />

Successivamente, anche <strong>per</strong> il bezafibrato sono stati dimostrati<br />

il miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> tolleranza glucidica in soggetti dislipidemici<br />

con IGT, <strong>la</strong> riduzione significativa dei livelli di FFA e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

resistenza insulinica, <strong>la</strong> diminuzione <strong>del</strong>l’incidenza di nuovi casi<br />

di <strong>diabete</strong> dal 54 al 42% e il rallentamento nel<strong>la</strong> progressione<br />

<strong>del</strong>l’intolleranza glucidica.<br />

Al momento attuale, non vi sono dati sufficientemente convincenti<br />

che dimostrino chiaramente che l’uso di alcune c<strong>la</strong>ssi<br />

di farmaci anti<strong>per</strong>tensivi sia utile <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> comparsa di<br />

<strong>diabete</strong> tipo 2 nei soggetti a rischio. I pazienti con <strong>diabete</strong> tipo 2<br />

sono i<strong>per</strong>tesi con una frequenza maggiore rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

non diabetica. Allo stesso modo, è stato evidenziato come<br />

i soggetti con resistenza insulinica, sindrome metabolica o alterazione<br />

<strong>del</strong> metabolismo glicidico siano a maggior rischio di essere<br />

i<strong>per</strong>tesi e di sviluppare ma<strong>la</strong>ttie cardiovasco<strong>la</strong>ri. L’utilizzo su <strong>la</strong>rga<br />

sca<strong>la</strong> di farmaci anti<strong>per</strong>tensivi nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione diabetica ha<br />

favorito già anni fa <strong>la</strong> ricerca sul<strong>la</strong> eventuale influenza che questi<br />

farmaci potessero avere sul metabolismo glicidico. Diversamente<br />

da quanto riferibile ai diuretici e ai b-bloccanti non selettivi, che<br />

anche in studi di popo<strong>la</strong>zione molto ampi hanno confermato un<br />

modesto effetto peggiorativo sull’equilibrio glucidico, i principi<br />

attivi entrati nell’uso in anni più recenti hanno invece mostrato<br />

un effetto praticamente nullo o addirittura lievemente migliorativo<br />

sul compenso metabolico (calcioantagonisti, ACE-inibitori,<br />

inibitori AT-II). Tra gli oltre 200 studi riportati in letteratura nei<br />

quali è stato considerato un eventuale effetto protettivo di farmaci<br />

anti<strong>per</strong>tensivi sull’incidenza di nuovi casi di <strong>diabete</strong>, so<strong>la</strong>mente<br />

14 rispondono ai criteri di inclusione in metanalisi come<br />

trial randomizzati e control<strong>la</strong>ti, anche se nessuno di essi aveva<br />

l’incidenza <strong>del</strong> <strong>diabete</strong> come endpoint primario (22). Le conclusioni<br />

che si possono trarre è che, in generale, l’impatto <strong>del</strong><br />

trattamento anti<strong>per</strong>tensivo sul rischio di sviluppare il <strong>diabete</strong> in<br />

soggetti predisposti è abbastanza neutro con tendenza al peggioramento<br />

se si utilizzano diuretici e b-bloccanti, e neutro o<br />

moderatamente favorevole se si utilizzano ACE-inibitori, bloccanti<br />

dei recettori AT-II o calcioantagonisti. Nel recente studio<br />

DREAM, che aveva come endpoint primario <strong>la</strong> comparsa <strong>del</strong><br />

<strong>diabete</strong>, è stato anche valutato l’effetto <strong>del</strong> ramipril. In questo<br />

studio, l’incidenza di <strong>diabete</strong> non differiva tra ramipril e p<strong>la</strong>cebo.<br />

Tuttavia, ramipril ha mostrato di produrre una maggior<br />

regressione a normoglicemia, che era un endpoint secondario<br />

<strong>del</strong>lo studio. Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong>lo studio, i valori medi di glicemia a<br />

digiuno non differivano tra ramipril e p<strong>la</strong>cebo, ma <strong>la</strong> glicemia<br />

dopo 120 minuti da un carico orale di glucosio era più bassa nel<br />

gruppo trattato con l’ACE-inibitore. Un endpoint secondario<br />

composto da infarto <strong>del</strong> miocardio, ictus, scompenso cardiaco<br />

congestizio, morte cardiovasco<strong>la</strong>re, angina di nuova insorgenza<br />

e rivasco<strong>la</strong>rizzazione, non differiva tra ramipril e p<strong>la</strong>cebo; va<br />

comunque ricordato che i soggetti arruo<strong>la</strong>ti non presentavano<br />

patologia cardiovasco<strong>la</strong>re. Quindi il ramipril, in soggetti con<br />

IFG o con IGT, non è in grado di ridurre l’incidenza di <strong>diabete</strong><br />

o i decessi, anche se si assiste a una maggiore regressione a<br />

normoglicemia (13).<br />

Effetti <strong>del</strong><strong>la</strong> chirurgia bariatrica<br />

Alcuni studi hanno valutato l’efficacia di interventi di chirurgia<br />

bariatrica rispetto al<strong>la</strong> dieta ipocalorica nel prevenire l’insorgenza<br />

di <strong>diabete</strong> tipo 2 in soggetti affetti da obesità di grado<br />

severo (BMI � 40) e IGT (23-25). Nello studio svedese (24),<br />

condotto su un più ampio numero di soggetti seguiti <strong>per</strong> 2 o<br />

10 anni, si è osservata una ridotta incidenza di <strong>diabete</strong> tipo 2 in<br />

associazione a una riduzione <strong>del</strong> BMI nel gruppo sottoposto a<br />

trattamento con chirurgia gastrica rispetto al gruppo trattato in<br />

maniera convenzionale. Nello studio italiano (25), condotto in<br />

un più limitato numero di soggetti e con un follow-up di 4 anni,<br />

l’applicazione <strong>del</strong> bendaggio gastrico ha determinato una riduzione<br />

<strong>del</strong> BMI da 46 a 38 kg/m 2 e nessun caso di nuovo <strong>diabete</strong>,<br />

mentre nei soggetti trattati con terapia convenzionale l’incidenza<br />

di <strong>diabete</strong> è stata <strong>del</strong> 17%.<br />

Stile di vita o farmaci?<br />

Nel DPP è stato effettuato un confronto fra i due tipi di intervento<br />

terapeutico, da cui è emerso che le modificazioni <strong>del</strong>lo<br />

stile di vita hanno un’efficacia circa doppia nel prevenire il <strong>diabete</strong><br />

rispetto all’intervento con metformina (riduzione re<strong>la</strong>tiva<br />

rispettivamente 58 vs. 31%). Il maggior beneficio ottenuto con<br />

il calo ponderale e l’aumento <strong>del</strong>l’attività fisica dimostra l’opportunità,<br />

come prima scelta nel<strong>la</strong> prevenzione, di incoraggiare<br />

i pazienti a rischio affinché modifichino il proprio stile di vita.<br />

Recentemente gli studi di intervento con stile di vita o farmaci<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione <strong>del</strong> <strong>diabete</strong> nei soggetti con ridotta tolleranza<br />

glicidica sono stati valutati in una revisione sistematica e metanalisi<br />

che indica che l’intervento sullo stile di vita è almeno efficace<br />

quanto l’intervento farmacologico (26).<br />

Gli obiettivi da raccomandare sono modesti cali ponderali<br />

(5-10% <strong>del</strong> peso corporeo) e moderata attività fisica (30 minuti<br />

al giorno). Poiché questo approccio terapeutico ha dimostrato<br />

non solo di prevenire o ritardare <strong>la</strong> comparsa <strong>del</strong> <strong>diabete</strong> ma di<br />

avere anche altri effetti benefici, i medici e gli infermieri devono<br />

esortare tutti i soggetti sovrappeso o sedentari ad adottare tali<br />

cambiamenti <strong>del</strong>lo stile di vita, e simili raccomandazioni devono<br />

essere riproposte a ogni occasione. Una volta considerati tutti<br />

questi aspetti, non vi sono attualmente evidenze sufficienti <strong>per</strong><br />

consigliare l’uso <strong>del</strong><strong>la</strong> terapia farmacologica in sostituzione, o in<br />

aggiunta routinaria, al<strong>la</strong> modificazione <strong>del</strong>lo stile di vita nel<strong>la</strong><br />

prevenzione <strong>del</strong> <strong>diabete</strong>; <strong>per</strong>tanto, medici, o<strong>per</strong>atori sanitari,<br />

il Sistema Sanitario in generale e tutti coloro che svolgono un<br />

ruolo sociale devono incoraggiare un mo<strong>del</strong>lo di stile di vita più<br />

sano, nell’attesa che ulteriori ricerche individuino più efficaci

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